Adorazione
Eucaristica
Giovedì 5 aprile 2012
“Io sarò il vostro Dio
e voi sarete il mio popolo”
“Li amò sino alla fine!”
G
uidati dallo Spirito Santo siamo venuti, in questa sera
del Giovedì Santo, a stare un po’ qui con Te, o Gesù.
Abbiamo condiviso la mensa Eucaristica dove Tu, ti sei
offerto al Padre e ti sei fatto pane per noi e ancora una volta,
come sarà sino alla fine dei tempi, ci hai parlato del tuo Amore
e Ti sei donato a noi, pane spezzato, perché anche noi
diventiamo pane spezzato per i nostri fratelli, vivendo nella
carità, nella giustizia e nella speranza, per essere con Te quando
è giunta la tua ora.
Da quando è giunta, una volta per tutte, l’ora di Cristo, Agnello
di Dio, l’ora del suo passare da questo mondo al Padre,
quell’ora riempie tutte le ore fino alla fine del mondo, poiché
Cristo «dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò
sino alla fine» (Gv 13,1). Quindi, in ogni ora della storia si
rinnova e si realizza di nuovo il suo passare da questo mondo al
Padre, nei suoi amici e fratelli, che passano in Lui, con Lui e
per Lui.
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Canto: CHI CI SEPARERÀ
Un deserto per ripartire. Il fondamento dell’alleanza
Gen 9,8-15
Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io
stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di
voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali
selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca, con tutti gli
animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà
più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio
devasterà più-la-terra».
Dio disse: «Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi
e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me
e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l'arco
sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere
che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio,
per distruggere ogni carne»
«testimoni di fede»
G
esù percorreva le strade attento non soltanto a incontrare la
folla che gli era attorno, ma anche chi, a causa della
folla, non riusciva a vederlo: come Zaccheo. Un Gesù che
attraversa le strade del suo tempo è, probabilmente, il più bel ricordo
di don Giuseppe Puglisi ucciso a Palermo, nel giorno del suo
compleanno.
Lo hanno ucciso in "strada". Dove viveva, dove incontrava i
"piccoli", gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto
e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di
illegalità, soprusi e violenze.
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Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perché un modo così
radicale di abitare la "strada" e di esercitare il ministero del parroco è
scomodo.
Lo hanno ucciso nell'illusione di spegnere una presenza fatta di
ascolto, di denuncia, di condivisione. Ricordare quel momento
significa non soltanto "celebrare", ma prima di tutto alzare lo
sguardo, far nostro l'impegno di don Giuseppe, raccogliere
quell'eredità con la stessa determinazione, con identica passione e
uguale umiltà.
Ha vissuto la strada -quella strada che Gesù ha fatto sua- come luogo
di povertà, di bisogni, di linguaggi, di relazioni e di domande in
continua trasformazione. L'ha abitata così e ha tentato, a ogni costo,
di restarvi fedele, con impegno e silenzio.
Non il silenzio di chi rinuncia a parlare e denunciare, ma quello di
chi, per la scelta dello "stare" nel suo territorio, rifiuta le passerelle o
gli inutili proclami. "Beati i perseguitati a causa della giustizia perché
di essi è il Regno dei cieli" (Mt 5, 10).
Anche questo ci ha consegnato don Giuseppe: una grande passione
per la giustizia, una direzione e un senso per il nostro essere Chiesa e
soprattutto un invito per le nostre parrocchie ad alzare lo sguardo, a
dotarsi di strumenti adeguati e incisivi per perseguire quella giustizia
e quella legalità che tutti, a parole, desideriamo. Per questo don
Giuseppe è morto: perché con l'ostinata volontà del cercare giustizia
è andato oltre i confini della sua stessa comunità di credenti.
Don Giuseppe Puglisi
Ucciso dalla mafia nella borgata Brancaccio il 15 settembre 1993,
giorno del suo 56° compleanno.
Riflessione personale
Ma tra gli onesti silenziosi, ci sono forse anch’io?
Adorazione silenziosa
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Canto: DAL PROFONDO A TE GRIDO
Un monte per ascoltare. Le condizioni dell’alleanza
Gen 22,1-2.9.10-13.15-18
In quei giorni Dio mise alla prova Abramo e gli disse: "Abramo!".
Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che
ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un
monte-che-io-ti-indicherò".
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo
costruì l'altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il
coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò
dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose "Eccomi!".
L'angelo disse: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli
niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo
unigenito".
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna
in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in
olocausto-invece-del-figlio.
L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e
disse: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto
questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò
di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le
stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua
discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno
benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu
hai obbedito alla mia voce”.
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Testamento spirituale di Shahbaz Bhatti
"Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica.
Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno
educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che
hanno influenzato la mia infanzia.
Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda
ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di
Gesù. Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla
Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del
Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo
solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la
nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di
corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e
sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri,
dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese
islamico.
Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto
di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a
rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa:
«No, io voglio servire Gesù da uomo comune»".
Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per
me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte
in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo
e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani
perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della
mia vita. Gli estremisti, qualche anno fa, hanno persino chiesto ai
miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare
la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi
avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato.
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Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio
ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra
salvezza, mi chiedo come possa io seguire il cammino del Calvario.
Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e
seguimi». I passi che più amo della Bibbia recitano: «Ho avuto fame
e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere,
ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e
mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi»; così, quando
vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia
Gesù a venirmi incontro.
Shahbaz Bhatti
E’ stato assassinato il 2 marzo 2012 a Islamabad da uomini armati.
Adorazione silenziosa
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Canto: RESTA CON NOI
Un tempio di pietre vive per pregare. Le tavole dell’alleanza
Es 20,1-17
In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il
Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla
condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai
idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è
quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti
prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo
Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino
alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma
che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi
amano-e-osservano-i-miei-comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il
Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai
e farai ogni tuo lavoro;ma il settimo giorno è il sabato in onore del
Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua
figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il
forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha
fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il
settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e
lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si
prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non
ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai
falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa
del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il
suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna
cosa che appartenga al tuo-prossimo».
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Il testamento spirituale di don Andrea Santoro
"Dialogate con le altre religioni"
C
arissimi,
vi scrivo da Roma, dove sono arrivato da circa 3 settimane
prima di ripartire per la Turchia tra qualche giorno. Sono stati
giorni molto intensi dedicati a testimonianze, incontri, catechesi,
conferenze, momenti di preghiera.
Ho trovato ovunque interesse e partecipazione e un sincero desiderio
di capire e di allacciare legami di comunione. Ho sentito quanto sia
importante e possibile a realizzarsi uno scambio di doni spirituali tra
questi due mondi. Il Medio Oriente, grande "terra santa" dove Dio ha
deciso di comunicarsi in modo speciale all'uomo, ha le sue ricchezze
e la sua capacità, grazie alla luce che Dio vi ha immesso da sempre,
di illuminare-il-nostro-mondo-occidentale.
Ma il Medio Oriente ha la sue oscurità, i suoi problemi spesso tragici
e i suoi "vuoti". Ha bisogno quindi a sua volta che quel Vangelo che
di lì è partito vi sia di nuovo riseminato e quella presenza che Cristo
vi realizzò vi sia di nuovo riproposta. È una reciproca
"rievangelizzazione" e arricchimento che i due mondi si possono
scambiare.
A Trabzon, nel frattempo, la minuscola comunità cristiana si è riunita
ogni domenica mattina per celebrare la liturgia della Parola e la
chiesa è stata aperta ai visitatori musulmani due volte la settimana
sotto la responsabilità di una persona di fiducia. Vi farò sapere come
è andata.
Vi saluto affidandovi queste riflessioni ed esortando me e voi a
mettere sempre in contatto la fede con il presente. Non una fede
astratta e generica ma una fede quasi come da quei primi "inizi" ci è
stata riversata in grembo di generazione in generazione. Il lievito,
come dice il Vangelo, ha una sua capacità misteriosa di fermentare la
pasta, se viene messo in contatto con essa. La pasta di ogni tempo, di
ogni-luogo,-di-ogni-generazione.
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Inoltre Gesù diceva: «Io sono la luce del mondo, chi segue me non
cammina nelle tenebre». Se la sua luce è in noi, non solo illuminerà
ogni situazione, fosse pure la più tragica, ma noi pure, come sempre
Lui diceva, saremo luce. La luce fioca di una candela illumina una
casa, un lampadario fulminato lascia tutto al buio, che Lui brilli in
noi con la sua parola, con il suo Spirito, con la linfa dei suoi santi.
Che la nostra vita sia la cera che si consuma in totale disponibilità.
Con affetto.
Don Andrea
Ucciso a Trabzon,Turchia, il 5 febbraio 2006
Adorazione silenziosa
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Canto: DOVE LA CARITÀ È VERA
Un incontro per cambiare. L’alleanza distrutta
2Cr.36,14-16.19-23
In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo
moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli
altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era
consacrato a Gerusalemme. Il Signore, Dio dei loro padri, mandò
premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli,
perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma
essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e
schernirono i suoi profeti al punto che l'ira del Signore contro il suo
popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi
nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di
Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero
tutti i suoi oggetti preziosi Il re deportò in Babilonia gli scampati
alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all'avvento
del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca
di Geremia: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa
riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di
settanta anni». Nell'anno primo di Ciro, re di Persia, perché si
adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremia,
il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare
per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di
Persia: "Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della
terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme,
che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore
suo Dio sia con lui e parta!”».
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L’identità divina che si esprime nell’Alleanza è quella di un
Dio-per-noi, un Dio al quale sta immensamente a cuore la vita
dell’uomo. Parallelamente l’uomo appare come colui che è chiamato
alla comunione con Dio e solo in questa comunione ritrova se stesso.
Senza questa le alleanze sono parodie; con questa ogni alleanza
diventa suscitatrice di vita. Siamo chiamati a riscoprire la nuova ed
eterna alleanza: quella che Cristo ha compiuto; quella che noi
cristiani dobbiamo rendere “evento” nel mondo assetato di verità, di
giustizia, di autenticità.
Il Signore ci racconta il suo tenace lavorare per costruire e ricostruire
un’alleanza, con noi e con l’umanità, con le generazioni che ci
seguono, così come quelle che ci hanno preceduto, in un abbraccio
che non lascia fuori neanche il creato. E’ una dichiarazione d’amore
che vuole risvegliarci, risvegliare le nostre energie sopite, liberarci
dal vuoto che ci opprime. E noi viviamo questo incontro insieme:
accumunati dallo stesso appello e dallo stesso desiderio di
corrispondergli.
Adorazione silenziosa
Riflettendo su questo tema cerchiamo di fare riferimento a situazioni
di vita concrete attraverso le quali si realizza nella nostra vita questo
desiderio di Dio di costruire l’alleanza con noi e on le persone che
incontriamo lungo la strada.
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Canto: TI SEGUIRÒ
Una vita da donare: la nuova Alleanza
Ger 31,31-34
"Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali con la casa
d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova. Non
sarà come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li
presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto, alleanza che essi
hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l'alleanza che concluderò con la casa d'Israele dopo
quei giorni - oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro ci loro,
la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno
il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l'un l'altro, dicendo:
"Conoscete il Signore", perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo
al più grande - oracolo del Signore -, poiché io perdonerò la loro
iniquità e non ricorderò più il loro peccato".
“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se
invece muore, produce molto frutto”.
Q
ueste parole devono esser risuonate nel cuore di Mons. Romero
quando, diventato Vescovo di San Salvador, iniziò a incontrare
la gente semplice e, ascoltando tutte le difficoltà e le ingiustizie
che subivano, cominciò a schierarsi dalla loro parte.
Aprendo gli occhi sulla realtà che lo circondava, Mons. Romero si
rese conto non solo della grande povertà che affliggeva il suo popolo,
ma anche della grande diseguaglianza sociale: poche famiglie, infatti,
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detenevano tutto il potere e la ricchezza del paese, mentre la
stragrande maggioranza della popolazione viveva nell’indigenza.
Egli voleva rendere ai poveri la dignità propria dei Figli di Dio,
credeva fermamente nella condivisione dei beni come manifestazione
dell’amore di Dio tra i fratelli e quindi come presenza di Dio nel
mondo.
Nelle sue lunghe prediche, dopo aver commentato le Letture e il
Vangelo, enunciava le decine di omicidi che c’erano stati nel corso
della settimana sia a livello locale che a livello nazionale, facendo
chiaramente nomi e luoghi. Egli era consapevole del rischio che
correva: si era messo contro il potere militare, contro persone che non
davano valore alla vita, ma non poteva fare diversamente: se si
sceglie di servire Dio, si è anche già scelto da che parte stare.
La sua ultima omelia, quella che fece il 23 marzo 1980, gli costò la
vita. Il suo discorso, infatti, si concludeva esortando i militari a
disobbedire agli ordini, se questi erano contrari alla legge di Dio. Li
esortò a seguire la loro coscienza piuttosto che l’ordine dei loro
superiori e con forza li supplicò, li pregò e ordinò loro, in nome di
Dio, di mettere fine alla repressione! Probabilmente il governo
militare non sopportò più l’intromissione di questo Vescovo e volle
metterlo a tacere per sempre.
Riuscirono sì ad ucciderlo, ma non a farlo tacere: la sua presenza e i
suoi insegnamenti, dopo 30 anni, sono ancora vivi nel popolo
salvadoregno ed è proprio la forza di Romero che li sostiene ancora
nella lotta per l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Adorazione silenziosa
Canto finale: È GIUNTA L’ORA
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A CURA DEI CATECHISTI:
del ”Battesimo” & “Laboratorio di Liturgia”
per bambini dai 3 ai 7 anni
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PARROCCHIA SAN GIUSEPPE MOSCATI
Via Libero Leonardi, 41 - 00173 Roma
tel. e fax 06-721.55.71
http://www.sangiuseppemoscatiroma.it
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Libretto Adorazione del Giovedì santo