LETTERA DEL PROMOTORE
Gentilissimi lettori,
quando Vi giungerà questo nuovo numero di ROSARIUM la
Chiesa si sarà già inoltrata nel cammino quaresimale per prepararsi a celebrare ancora una volta la “misteriosa vittoria” di Gesù:
i fatti tremendi della Sua Passione e Morte e la gioia sconosciuta
della Sua Resurrezione.
Una “vittoria” non solo misteriosa ma sconcertante, ed è per
questo che a tutti noi è indicato un “clima” per riceverla, guardarla ed accettarla: questo “clima” è la Beata Vergine, la sola a
poterci sostenere di fronte al Mistero di Dio che si rivela in Gesù
Cristo.
In questo periodo, in cui saremo invitati a celebrare eventi drammatici e partecipare ad una gioia sconosciuta e misteriosa, il
dono del rifugio in Maria Santissima sarà per noi tutti l’unica
possibilità... non vi sono altre strade!
Con maggior confidenza rivolgiamoci a Lei affinché fra le sue
braccia ci disponga nel silenzio orante e nella gioia trasfigurata
della Chiesa.
Invocando su tutti Voi la materna protezione della Beata Vergine
e confidando nella Vostra preghiera, Vi saluto fraternamente...
Buona Pasqua!
P. Mauro
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TESTIMONIANZA
Quando nell’autunno del 1948, a tre anni dalla fine della guerra, il mio fidanzato ed io
decidemmo di sposarci, poiché il lavoro di lui esigeva che ci si stabilisse a Milano, iniziammo le ricerche per l’alloggio. La città si stava riprendendo con fatica; i pesanti bombardamenti l’avevano lasciata seminata di macerie, e trovare casa era una delle maggiori
difficoltà. Ci venne fortunatamente incontro un anziano cugino di mamma che, avendo
saputo delle nostre inutili ricerche, ci offrì di condividere con lui appartamento e spese.
La soluzione proposta ci parve ottima, ed alla fine di quell’ottobre, di ritorno dal viaggio
di nozze, il cugino ci accolse festosamente in casa sua.
La casa era bella, vicinissima al Santuario di S.Maria delle Grazie, che presi
subito a frequentare, come facevo in Ancona, a S. Domenico, con mia madre che era terziaria domenicana. La coabitazione con il cugino era cordiale; avevamo in comune la
passione per la musica, si andava alla Scala, a volte fuori insieme. Nel complesso una
vita serena e tranquilla.
Circa a metà dell’anno successivo mi resi conto di essere incinta, e appena avutane la conferma, desiderammo fare partecipe il cugino della nostra gioia, e quel giorno
stesso, appena tornò dall’ufficio, gli andammo incontro dandogli la bella notizia. Lo
vedemmo improvvisamente irrigidirsi, impallidire, assumendo un’espressione che mai gli
avevamo veduta... Rimasi impressionata. E mentre io, temendo qualcosa di grave, mi ritiravo in camera, udii che urlava contro mio marito, dicendo che ci aveva offerto la casa,
convinto che non volessimo figli, che ce ne dovevamo andare al più presto perché non
voleva piagnucolii di bimbi in casa sua.
Da quel giorno non volle più vederci; mangiavamo ad ore diverse, in camera
nostra spesso, ed era nostra particolare attenzione evitare d’incontrarlo.
Le difficoltà di trovar casa non erano cambiate. Passammo la voce tra i vari
conoscenti, senza smettere di sperare e pregare. In quel
periodo era arrivato a S. Maria delle Grazie, trasferito da
Modena, p. Emilio Jaquaniello, domenicano buon conoscente delle mie zie, una delle quali era terziaria. La sua
presenza ci fu di grande conforto. Io intanto pregavo con
particolare fervore la Madonna promettendoLe che se mi
fosse nata una bambina le avrei dato il Suo Nome. Si avvicinava infatti l’epoca del parto, che avvenne in anticipo sul
previsto, in un giorno di sciopero generale dei mezzi pubblici, per cui fui trasportata in clinica da una camionetta dell’esercito. Nacque così la mia prima bambina, che p. Emilio
battezzò con il nome di Maria Rosaria. Quando tornai a
casa il cugino non volle neppure vederla.
Di lì a otto mesi mi trovai nuovamente in “attesa”.
Alla gioia per la nuova maternità si univa l’ansia per l’inderogabile necessità di lasciare quella casa. Ora solo il cielo
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poteva aiutarci. E venne proprio dal cielo l’ispirazione. Mi affidai totalmente alla Vergine
del Rosario di Pompei ed iniziai la Devozione dei Quindici Sabati. Me ne venne una serenità benefica anche per la creatura che stava crescendo in me.
Nel dicembre, pochi giorni dopo il primo compleanno di Maria Rosaria, mi
telefonò p. Emilio pregandomi di andare da lui perché aveva bisogno di parlarmi. Lo raggiunsi alla Chiesa delle Grazie, e lì nel chiostro mi riferì che una terziaria domenicana si
era rivolta a lui per chiedergli se conosceva una famiglia di tre o quattro persone, moralmente ineccepibili, che cercava casa, per rimpiazzare un inquilino indesiderato al quale
non avrebbe rinnovato il contratto d’affitto. P .Emilio aveva pensato a noi.
Ci parve un sogno: il padre fissò per noi l’incontro, la nostra situazione fu compresa con umana partecipazione, e firmammo il contratto.
Si compiva in quei giorni il settimo sabato della famosa Devozione dei “quindici
sabati alla Madonna di Pompei”.
N.G.Z.P.
IL TRIONFO DEL ROSARIO
Ero ancora bambina quando mi hanno insegnato la devozione al Rosario e con questa sono andata
avanti tutta la vita; nelle prove - infatti - ho risolto così
molti dei miei problemi.
Sposandomi avevo desiderato avere un figlio
che avesse la vocazione al sacerdozio. Il figlio è nato,
Franco, ma mongoloide. Anche se con un immenso dolore l’ho accettato come un dono di Dio, con l’aiuto di mio
marito e degli altri figli nati dopo.
Non bastava, però, accettarlo, ho sentito che dovevo
trattarlo come un ragazzo normale e così è stato anche
con gli altri handicappati a cui ho deciso di dedicarmi.
Per mandarlo a scuola, dalla provincia, ci siamo trasferiti
ad Ancona, il 24.10.1954, ma con grande delusione
abbiamo constatato che anche in città non c’era nessuna
struttura adeguata.
Aggrappandomi all’Eucarestia, offrivo il
mio dolore alla Mamma Celeste, facendo così la volontà
di Dio. La notte del 3.7.1956 sogno la Madonna del
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Duomo che mi dice: “Tu devi far aprire un Istituto”. Le rispondo che essendo una
semplice mamma non ne ero capace, allora mi risponde: “Ti aiuterò io, però devi
recitare il S. Rosario” e mi indica un sacerdote alto, magro, che non avevo mai
visto.
La mattina seguente racconto il sogno alla maestra Romagnoli, che veniva a
casa per aiutare Franco ad imparare a leggere e scrivere, e lei mi consiglia di parlare con il suo parroco che allora era Don Carlo Rabbini della parrocchia del
SS. Sacramento. Vado e come lo vedo riconosco in lui il sacerdote del sogno, ne
parlo con lui e si impegna a riferirlo a S.E. Mons. Arcivescovo Bignamini.
L’Arcivescovo mi consiglia di rivolgermi all’ispettore Fucili, il quale mi
incarica di trovare un certo numero di bambini handicappati per poter formare una
classe differenziale. Anche se con grande difficoltà - perché ero da poco ad
Ancona e molti genitori non gradivano far conoscere la propria situazione - ne ho
trovati sedici.
Mi presento allora al provveditore Rocco Fedele per esporre la mia richiesta,
ma mi viene risposto che non ci sono insegnanti specializzate... con fede continuo
a recitare il S. Rosario.
Per un “caso” si presenta al Provveditore l’insegnante Chiodini di Bologna,
specializzata e disoccupata: era la persona che faceva al caso nostro. Il 7 ottobre
1956 si è aperta la prima classe differenziale presso la Scuola elementare Mazzini
di Ancona: era proprio il giorno della Madonna del S. Rosario.
In seguito è nata l’A.N.F.F.A.S., l’associazione delle famiglie dei ragazzi
handicappati: l’Arcivescovo Bignamini si è interessato per far aprire l’Istituto di
Falconara che ora porta il suo nome. Così grazie alla Madonna, all’Arcivescovo
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Mons. Bignamini, a Don Carlo Rabbini e a tanti altri che ci hanno aiutato, si è realizzato il nostro desiderio. Franco si è inserito bene, grazie anche alla parrocchia
del S. Cuore, tenuta dai Servi di Maria, i quali lo hanno accolto e trattato normalmente.
Un particolare grazie alla signora Raggetti Violanna della “Casa della
Bontà” che ha sempre seguito questi cari ragazzi con tanto amorevole affetto, grazie ancora a tanti anconitani che seguono... il mio Franco da farlo sentire come gli
altri.
Immensa è la mia gratitudine e riconoscenza a Dio ed alla Vergine S.S. del
Rosario.
Oliva Carmela
PELLEGRINAGGIO A LOURDES:
“voglio rendere testimonianza”
Nel luglio 1998 con i Padri Domenicani sono andata in pellegrinaggio a Lourdes; doveva venire con
me una mia vicina di casa che da 35 anni è malata...
ha subito tre interventi chirurgici superati abbastanza bene, ma proprio in quei giorni aveva dolori atroci in tutta la persona: dolori che da tempo la tormentavano senza trovarne alcun rimedio... tanto che
stava pensando di farla finita perché così non ne
poteva più.
A Lourdes ho ricordato molto questa mia
amica che si era tanto raccomandata alle mie preghiere. Appena tornata a casa le ho mandato subito
per mezzo di mio marito una bottiglietta di acqua
benedetta presa alla fonte di Lourdes assieme alle
immaginette con le preghiere. Lei con tanta fede ha
ricevuto questi miei doni e si è messa a pregare.
Man mano si è ripresa senza più medicine, era arrivata a pesare ben “39” chili, ed oggi è tornata a fare
una vita normale, guida la macchina ed accudisce
alla famiglia.
Ringraziamo la B. Vergine e a tutti voglio
dire “non lasciate la preghiera del S. Rosario”.
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POSSIAMO
CAPIRE QUALCOSA
ANCHE NOI
DEL GIUBILEO?
a cura di
P. Paolo Maria Calaon O.P.
cammino di preparazione
Con questo numero di ROSARIUM iniziamo una serie di riflessioni riguardanti il Grande
Giubileo del Duemila, indetto da Giovanni Paolo II, che inizierà nella solenne celebrazione vigiliare il
24 dicembre 1999, e terminerà nella solennità dell’Epifania del 2001.
Nella lettera di indizione del Giubileo, Incarnationis mysterium, il Papa ha riposto nelle mani
della Beatissima Vergine Maria “il cammino di quanti si faranno pellegrini in questo anno giubilare”
(Incarnationis mysterium, 14). Mentre la Chiesa, infatti, celebra e ricorda i duemila anni dell’Incarnazione, invoca “senza stancarsi” Colei che “ha generato per noi nella carne il Figlio di Dio”
(idem).
E il Papa, l’8 dicembre 1997, festa dell’Immacolata Concezione, quando era da poco iniziato il
triennio di preparazione immediata al Giubileo, così pregava:
“Resta con noi Madre Immacolata, nel cuore della nostra preparazione al grande Giubileo
del Duemila. Veglia, Ti preghiamo in modo particolare sul triduo, formato dagli ultimi tre
anni del secondo millennio, il 1997, il ‘98, il ‘99, anni dedicati alla contemplazione del
mistero trinitario di Dio”.
Come sempre, ma in modo particolare dal 1997 al 1999 la Chiesa è chiamata a contemplare il
Mistero Trinitario, rivelato in Gesù Cristo. A Lui, il Figlio di Dio, Seconda Persona della Santissima
Trinità, è stato dedicato il 1997, primo anno di preparazione, e i fedeli sono stati invitati - come
diceva il Papa il 16 febbraio 1996 - ad “approfondire la fede nel Figlio di Dio, incarnato, morto e
risorto, come condizione necessaria per la salvezza e il Battesimo come fondamento dell’esistenza
cristiana. La Vergine Santa, modello dei credenti, contemplata nel mistero della sua divina maternità,
sosterrà la paziente ed operosa ricerca dell’unità tra i battezzati, in conformità all’ardente preghiera
di Cristo nel Cenacolo”.
Il 1998 è stato l’anno dedicato allo Spirito Santo, Terza Persona della Santissima Trinità, che
“attualizza nella Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi l’unica Rivelazione portata da Cristo agli
uomini, rendendola viva ed efficace nell’animo di ciascuno” (Tertio Millennio adveniente, 44).
Il 1999, terzo ed ultimo anno preparatorio, è l’anno dedicato al Padre. “I credenti saranno invitati -diceva il Papa- ad un grande atto di lode al ‘Padre che è nei cieli’ (Mt 5,45), un prolungato
Magnificat, che li condurrà, guidati dalla Madre del Signore, a fare quello che Gesù dirà loro (cf. Gv
2,5). Si tratta di un cammino di autentica conversione, che avrà il suo culmine nella celebrazione del
sacramento della Penitenza. Quest’itinerario spirituale spingerà i fedeli ad aderire in pienezza a
Cristo, perché la Chiesa ‘permanga degna Sposa del suo Signore e non cessi con l’aiuto dello Spirito
Santo, di rinnovare se stessa finché attraverso la Croce giunga alla luce che non conosce tramonto
(Lumen gentium, 9)” (16 febbraio 1996).
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Questa “luce che non conosce tramonto” è la luce di
Dio, Trinità beata, alla quale siamo invitati sin da ora.
Ma solo chi sa di essere un cieco e grida verso la Luce,
può riceverla ed esserne illuminato. Per questo, come si
esprime Giovanni Paolo II nella preghiera che ha composto per il terzo anno di preparazione al Grande Giubileo
dell’anno Duemila, il 1999 è l’anno “del ritorno alla casa
paterna”. E’ questo l’anno in cui siamo invitati a contemplare il
volto del Padre, quel volto che in Gesù ci è stato rivelato: è l’infinita
misericordia del Padre che “si china sulla miseria dell’uomo”. Questo riempie il cuore della Chiesa
della vera esultanza e della vera lode, perché “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito,
che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,17).
Mi sembra di ritrovare “in filigrana” l’eco di questa gioia nella preghiera del Papa per il 1999, e
per questo ho pensato di riportarla interamente.
Benedetto sii Tu, Signore,
Padre che sei nei cieli,
perché nella tua infinita misericordia
Ti sei chinato sulla miseria dell’uomo
e ci hai donato Gesù, tuo Figlio, nato da donna,
nostro salvatore e amico, fratello e redentore.
Grazie, Padre buono,
per il dono dell’Anno giubilare;
fa’ che esso sia tempo favorevole,
anno del grande ritorno alla casa paterna,
dove Tu, pieno di amore, attendi i figli smarriti
per dar loro l’abbraccio del perdono
e accoglierli alla tua mensa,
rivestiti dell’abito di festa.
A Te, Padre, la nostra lode perenne!
Padre clementissimo,
nell’Anno Santo
fiorisca vigoroso l’amore verso di Te e verso il prossimo:
i discepoli di Cristo promuovano la giustizia e la pace;
ai poveri venga annunciata la Buona Novella.
A Te, Padre, la nostra lode perenne!
Padre giusto,
il grande Giubileo sia occasione propizia
perché tutti i cattolici riscoprano la gioia
di vivere nell’ascolto della tua parola
e nell’abbandono alla tua volontà;
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sperimentino il valore della comunione fraterna,
spezzando insieme il pane
e lodando Te con inni e cantici spirituali.
A Te, Padre, la nostra lode perenne!
Padre, ricco di misericordia,
il santo Giubileo sia tempo di apertura,
di dialogo e di incontro
con tutti i credenti in Cristo
e con i seguaci delle altre religioni:
nel tuo immenso amore
sii largo di misericordia con tutti.
A Te, Padre, la nostra lode perenne!
Dio, Padre onnipotente,
fa’ che tutti i tuoi figli sperimentino
che nel cammino verso di Te,
ultimo approdo dell’uomo,
li accompagna benigna Maria Santissima,
icona dell’amore puro,
da Te prescelta per essere Madre di Cristo
e della Chiesa.
A Te, Padre. la nostra lode perenne!
A Te, Padre della vita,
principio senza principio,
somma bontà ed eterna luce,
con il Figlio e con lo Spirito,
onore e gloria, lode e riconoscenza,
nei secoli senza fine. Amen.
TI BASTA CIO’ CHE SAI
O VUOI SAPERNE DI PIU?
a cura di P. Roberto Maria Coggi O.P.
La “Catechesi sulla Vergine” del Card. Charles Journet
Charles Journet, teologo svizzero elevato alla porpora cardinalizia dal papa Paolo VI,
va annoverato fra i più grandi teologi del nostro secolo. Appassionato studioso della
Chiesa ci ha lasciato un’opera monumentale dal titolo “L’Eglise du Verbe Incarné” (La
Chiesa del Verbo Incarnato), che Paolo VI teneva sul suo tavolo di studio durante i
lavori del Concilio. Il Card. Journet era legato da stretta amicizia sia con Paolo VI, che
conosceva personalmente da molto tempo prima che divenisse Papa, e con il grande
filosofo cattolico Jacques Maritain.
Egli si è occupato soprattutto dell’ecclesiologia, cioè della teologia riguardante la
Chiesa, come abbiamo detto, ma ha anche approfondito il mistero della Vergine
Maria. Frutto di questi suoi studi è il prezioso libretto “Catechesi sulla Vergine”, edito
dalla Libreria Editrice Fiorentina, purtroppo oggi non più reperibile in commercio. Noi
ci ripromettiamo di presentarlo a puntate suddiviso secondo i temi, facendoli precedere da una breve introduzione e, seguire da un breve commento.
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Parte prima (inizio)
Maxria, Madre di Dio
Introduzione
La maternità divina di Maria, cioè il fatto che Ella può e deve essere detta veramente Madre
di Dio costituisce il suo privilegio fondamentale e la sorgente di tutta la sua grandezza. Ma che senso
ha dire che una donna, cioè una creatura umana, è madre del suo creatore? Si può dire che la
Vergine Maria ha generato Dio?
Qui bisogna stare molto attenti e ricordare che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, cioè
che in lui c’è la vera natura divina e la vera natura umana. Più precisamente: la persona divina del
Verbo, cioè la seconda persona della Santissima Trinità, che possiede da tutta l’eternità la natura
divina, e ad un certo momento viene ad assumere anche una natura umana. In Lui quindi c’è una
sola persona, la persona divina del Verbo, e due nature: quella divina e quella umana.
Ora, la natura umana è stata data al Verbo dalla Vergine Maria: in questo senso Ella
diventa madre del Verbo. Non nel senso che abbia dato origine alla divinità, che abbia generato la
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divinità, ma nel senso che ha dato al Verbo una natura umana, cioè ha generato il Verbo secondo la
natura umana. Infatti quel bambino che nasce da Lei è suo figlio: Ella lo ha generato. Ma quel bambino è il Verbo. Quindi la Madonna Santissima ha generato il Verbo.
Il Verbo esisteva come Dio da tutta l’eternità, ma ha cominciato ad esistere anche come
uomo nel momento dell’Incarnazione.
Sentiamo adesso come il card. Charles Journet esprime questo mistero:
L’amore di Dio principio della maternità divina
01 - Qual è la creatura più amata da Dio?
- La creatura più amata da Dio è la Vergine Maria.
02 - Come Dio ce l’ha dimostrato?
- Scegliendola per essere la madre del Bambino Gesù. Da Maria, ci dice il Vangelo, “è
nato Gesù, che si chiama Cristo” (Matteo, 1,16).
03 - Dio doveva amare molto la Santa Vergine, per domandarle di essere la madre
del Bambino Gesù?
- Sì, è la missione più santa che Dio poteva dare ad una creatura. Dio ha dunque
amato la Santa Vergine più di tutti gli angeli e di tutti i santi.
Maria, vera Madre di Dio.
04 - La Santa Vergine può essere chiamata Madre di Dio?
- Sì, perché ella è Madre di Gesù, che è Dio. Vedendola, Elisabetta esclamò: “Perché la
Madre del mio Signore viene da me?” (Luca, 1,43)
05 - Perché si è cominciato a chiamare Maria: Madre di Dio?
- Per rispondere a quelli che dicevano: “Gesù non è Dio! e perciò Maria, Madre di
Gesù, non è Madre di Dio!”.
06 - Quando si è cominciato?
- Si è cominciato in oriente, già nel secolo III. Al IV secolo, san Gregorio di Nazianzo
scrisse: “Se qualcuno non crede che la Santa (Vergine) Maria è Madre di Dio, egli è
separato dalla Divinità!”.
07 - Quale vita la Santa Vergine ha dato a Gesù?
- Ella non gli ha dato la vita divina, che egli possedeva da sempre nel cielo. Ella gli ha
dato la vita umana, che egli veniva a cercare sulla terra.
Commento:
Il testo del card. Journet, come si vede, è molto semplice, ma unisce la profondità alla devozione. E’ questa una caratteristica di tutti i grandi teologi, i quali prima di essere degli studiosi erano
anche degli uomini di preghiera. E tale era in modo tutto particolare il card. Journet, il quale - soprattutto di notte - passava delle ore in cappella prostrato a terra in adorazione del Santissimo Sacramento.
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Notiamo il fatto che la Beata Vergine Maria è la creatura più amata da Dio. Pensiamo: più
degli angeli, anche più dei più sublimi fra i Serafini. Infatti la dignità di Madre di Dio innalza in un
certo senso la Beata Vergine al livello divino. La maternità divina è un mistero di insondabile profondità, che anche gli angeli venerano ed adorano.
Notiamo ancora che anche nella Bibbia la Vergine Santa è detta Madre di Dio. Non esplicitamente, ma in termini equivalenti. Infatti quando S. Elisabetta dice che Maria è “la Madre del suo
Signore”, intende il termine “Signore” come equivalente di “Dio”. Quindi è come se dicesse: “A che
debbo che la Madre del mio Dio venga a me?”.
E non dobbiamo meravigliarci se il titolo di Madre di Dio fu dato in modo esplicito alla
Vergine Maria solo nel III° secolo (cioè dopo l’anno 200). Infatti a quei tempi dominava il paganesimo, e gli dèi in cui il popolo credeva avevano spesso un padre ed una madre. Dire quindi che Maria
era Madre di Dio poteva far pensare che Gesù fosse uno dei tanti dèi venerati al tempo dei romani.
Per scongiurare questo rischio si evitò all’inizio di chiamare Maria “Madre di Dio”, e si cominciò a
farlo solo quando il popolo cristiano aveva ben capito che Gesù era Dio in un senso totalmente
diverso dagli dèi pagani: egli era il Verbo eterno, “nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio,
luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre” (Credo
della Messa).
Per concludere facciamo notare che il titolo di “Madre di Dio” riassume ed esprime la
profonda verità del mistero dell’Incarnazione. Infatti questo mistero consiste nel fatto che Gesù è vero
Dio e vero uomo. Dicendo che la Madonna Santissima è madre di Dio noi sottolineiamo il fatto che
Gesù è vero Dio. Dicendo però d’altra parte che Maria è Madre di Dio noi sottolineiamo il fatto che
Gesù è anche vero uomo. Infatti solo se Gesù è veramente uomo Maria può essere veramente madre.
Teniamo dunque cara questa splendida formula “Madre di Dio”, che riassume la nostra
fede nel mistero dell’Incarnazione. E quando recitiamo l’Ave Maria pensiamo alle parole che pronunciamo. Venerando Maria con questo titolo noi ci professiamo veramente “cristiani”, cioè credenti
nella divinità di Gesù Cristo, nostro unico Signore e Salvatore.
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Il Cielo può attendere ... o no ?!
I
l Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato nel 1992, afferma a più riprese
che la Vergine Maria è per i cristiani “modello e sorgente di santità” (n° 2030).
Tra i tanti che si potrebbero citare cito il numero 972:
“Dopo aver parlato della Chiesa, della sua origine, della sua missione e del suo destino, non sapremmo concludere meglio che volgendo lo sguardo verso Maria per contemplare in lei ciò che la
Chiesa è nel suo Mistero, nel suo ‘pellegrinaggio della fede’, e
quello che sarà nella patria al termine del suo cammino, dove l’attende, nella ‘gloria della Santissima ed indivisibile Trinità’, ‘nella
comunione di tutti i santi’ colei che la Chiesa venera come Madre
del suo Signore e come sua propria Madre”.
Osserviamo con attenzione che è tutta la vita di Maria che viene offerta
alla nostra venerazione ed imitazione, tutta la sua vita, nelle due fasi, terrena e
celeste. Questa vita ha conosciuto un passaggio (una Pasqua) cruciale, che è la sua
morte ed Assunzione, ma i mistici hanno compreso, e anche rivissuto!, che questa
morte è stata una morte d’amore che non ha fatto altro che portare al parossismo
ciò che Maria ha sempre vissuto.
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Questo non dovremmo mai scordarlo perché spesso siamo tentati non di
distinguere ma di spezzare in due le diverse fasi della nostra vita, la fase terrena e
la fase eterna (che vivremo in Paradiso, come dobbiamo sperare, o all’Inferno,
come dobbiamo temere ed evitare). Detto in termini semplici, insomma, ci sono
dei cristiani che, sotto sotto, pensano: all’eternità ci penserò dopo morto...
La Chiesa, però, e in parte l’ho già detto, insegna qualcosa di molto
diverso, e cioè che si può amare Dio in questa vita quanto lo si ama nell’altra (l’unico cambiamento avverrà nella nostra intelligenza, non più rischiarata dal chiaroscuro della fede, ma immersa nella luce della Visione), ed addirittura che un
Santo (pensiamo appunto alla Madonna) può amare Dio già in questa vita più di
un Beato in Paradiso. Naturalmente c’è il rovescio della medaglia: siamo liberi e
se il nostro “sì” può crescere in noi tanto da farci “vedere i cieli aperti” (come a S.
Stefano), il nostro “no” se ci ostiniamo in esso, può farci pregustare la vita
dell’Inferno.
Ma a questo punto può sorgere in noi un dubbio: in Maria c’è stato e da
sempre solo il “sì”, non c’è stato il “no”, non c’è stata quella lotta fra la Luce e le
Tenebre (ricordata per esempio nella “Gaudium et spes”) che ci travaglia. Noi
ammettiamo che la Madonna ci vuole e ci può aiutare in questa lotta, ma ci potrà
capire, Lei così pura e “Tutta Santa”?
È questo dubbio che si cela in quella falsa umiltà che ci fa dire: Maria
modello e sorgente di santità? Imitare Maria? Non stiamo esagerando? No, prima
di tutto perché non dobbiamo fare delle nostre deboli forze e del nostro debole
desiderio la misura di tutto; la misura è ciò che Dio desidera donarci. E poi perché
la Chiesa ci assicura che Maria comprende i peccatori. Se pensiamo che quanto
più si è buoni e santi tanto meno si capiscono il male e la miseria è perché confondiamo la bontà con l’insensibilità come facevano certi pagani. La Rivelazione e i
Santi ci mostrano invece che quanto più si è sensibili al bene tanto più si è sensibili al male e da questo punto di vista tutta la vita di Maria è stata un martirio nel
sopportare tutto il male, la durezza e l’orgoglio degli uomini, offrendo però loro
con passione uno sguardo in cui era riflessa la Beatitudine e la Misericordia di
Dio. E’ questa la sua Intercessione (vedi il n° 2618) resa ora più acuta e più potente dalla sua condizione gloriosa:
“Dopo il consenso dato nella fede al momento dell’Annunciazione e
mantenuto, senza esitazione, sotto la croce, la maternità di Maria si
estende ora ai fratelli e alle sorelle del Figlio suo, ‘ancora pellegrini e posti in mezzo a pericoli e affanni’. Gesù, l’unico Mediatore, è
la Via della nostra preghiera, Maria Madre sua e Madre nostra, è
pura trasparenza di lui: ella ‘mostra la via’, ne è ‘il Segno’, secondo l’iconografia tradizionale in Oriente e in Occidente”.
(Catechismo della Chiesa Cattolica n°
2674).
P .Paolo Maria Gerosa o.p.
14
lo conoscevate?
Un grande devoto della B. Vergine e del s. rosario
Nel centenario della morte di fra Girolamo Savonarola
(prima parte)
“Io non so come lodarla a sufficienza”
Il grande apostolo di Firenze, il domenicano Girolamo Savonarola, è un innamorato della B.Vergine. Maria è continuamente presente nella sua vita e nella sua attività
apostolica. Egli canta le grandezze di Maria nelle sue poesie; esorta i fiorentini a imitarne
le virtù; invita gli artisti a glorificarla nelle loro opere, che sono “come libri” per i fedeli.
Nelle prediche ha parole di squisita tenerezza per la Madre di Dio. Spesso ne
parla con espressioni di infuocato calore: certamente frutto di esperienze personali. “Che
diremo delle laudi della Regina nostra? Io non so come lodarla a sufficienza; chè non si
può... O Maria, la tua laude debba essere grande e dobbiamo assai laudarti; la tua bellezza
ci ha cavato el core” (Prediche sopra Amos e Zaccaria, Ed. Naz., III,p.117).
“Il nome di Maria è glorioso, santo e dolce”. È glorioso, perché vuol dire
“madonna”; è santo perché in lei è “massimamente puro; è dolce, perché significa quello
che ci dona, mille dolci consolazioni”.
“Tu se’ la nostra avvocata”
Maria è tutto nella vita di fra Girolamo. “Tu se’ la nostra avvocata -supplica- tu
se’ nostra madre, tu signora nostra, tu vita nostra, tu dolcezza del cor nostro, tu se’ tutta la
speranza nostra... Aprendo tu la mano tua, tutte le cose saranno ripiene di bontà e rimovendo tu la faccia tua, saranno turbate”.
Dopo aver proclamato Cristo re dei fiorentini, vuole che Maria ne sia la regina.
Nel giorno dell’Annunciazione (1496), che è la festa della divina maternità, causa della
sua regalità, invita la Beata vergine “a regnare in Firenze”. “Vogliamo - egli supplica che, Maria sii la nostra Regina e che tu venga a regnare in Firenze perché tu se’ tanto
umile e tanto benigna. O Signore, tu sei il nostro re, vogliamo ancora questa regina, che è
tanto illuminata... Ella è avvocata dei peccatori e noi facciamo di molti peccati... O
Maria, intercedi per noi...; tu hai abbastanza di ricchezze, deh infondile sopra di noi al
cospetto del tuo Figliuolo; volgi gli occhi pietosi alla nostra miseria” (Sopra Amos e
Zaccaria cit.,III,118-119).
Alla potente intercessione di Maria Savonarola attribuisce tutto ciò che di buono
avviene a Firenze. Nei momenti più difficili per la città, Maria è sempre il suo rifugio e la
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sua speranza. Mentre Carlo VIII si sta avvicinando a Firenze e i cittadini sono terrorizzati, Savonarola li rincuora dal pulpito: “Abbiamo Cristo al nostro governo e la Vergine
appresso a lui, nostra avvocata... che non manca mai a chi a Lei ricorre per aiuto”
(Prediche sopra Giobbe, Ed. Naz.,I,p.446).
In occasione dell’elezione della Signoria, così egli prega: “Regina nostra e della
nostra città, tu se’ piena di grazia, priega per noi il tu Figliolo che ci dia la sua benedizione e che si degni di governarci questa mattina e darci una buona Signoria” (Sopra Amos e
Zaccaria cit.,I,p.259).
A proposito del cambiamento di governo avvenuto a Firenze (1494) senza spargimento di sangue, afferma: “Sappi che Dio e la vergine sono stati quelli che hanno condotto quest’opera e non tu” (Sopra Giobbe cit.,II,p.15).
Fermamente convinto della celeste protezione di Maria sulla città, ai fiorentini
egli ricorda: “Tutte le grazie promesse alla città di Firenze e che Firenze ha avuto insino
qui, specialmente ti sono state concesse per la vergine... Non sapete voi che l’è la nostra
madre?” (Prediche sopra Ruth e Michea, Firenze 1889, p.397).
L’immensa fiducia di Savonarola in Maria si fonda sulla divina maternità della
Beata Vergine. Perché è Madre di Dio, Maria è potentissima ed infinitamente clemente. È
mediatrice universale di grazie perché, come Madre di Dio, partecipa del suo potere infinito. “Pensando io di avere qualche avvocato presso Dio che plachi l’ira sua e interceda
grazie per noi, pensai di non essere il migliore mezzo che la Vergine, la quale è Madre e
Sposa di Dio ed è stata abitacolo del Figliuolo di Dio; per il che non pare giusto che le
possa essere denegata da Dio cosa alcuna” (Sopra Giobbe cit.,I,p.278).
Nel suo commento all’Ave Maria fra Girolamo esclama: “Madre di Dio, o lode
incomparabile! Che si può più dire in laude di Maria? Questa parola è tanto grande ed
alta che, chi la pensa bene, io credo che non si possa dire cosa di maggior gloria alla gloriosa Regina dei cieli. Questa
laude passa ogni laude: Madre di
Dio! Certo... Madre del suo creatore, Madre del suo redentore,
Madre del suo Sposo, Madre del
Creatore dell’universo, Madre del
Padre degli angeli, Madre del
Padre della natura umana, Madre
del Padre di tutte le creature;
adunque Madre di tutte le creature” (Esposizione sopra l’orazione
della Vergine, p.142).
P.Alfonso Maria D’Amato o.p.
16
Il Rosario
con S. Caterina:
La SS.ma Trinità
I
l dogma della Ss. Trinità è il mistero più essenziale e più alto della religione cristiana. A S. Caterina piace inabissarsi in esso e colloquiare con la divinità nella sua
misteriosa concretezza. Le sue Orazioni, che furono raccolte dalle sue labbra negli
ultimi anni della sua vita, sono dirette spesso alla SS. Trinità, con vivo sentimento,
sostenuto da una fede resa quasi tangibile dalla vivacità d’espressione e dal pensiero
frequentemente meditato.
Per lei il mistero trinitario è lo specchio in cui si riflette l’anima nostra, che ha qualcosa dell’Unità e Trinità divina, essendo un’unica entità dotata di 3 facoltà intercomunicanti (memoria, intelletto e volontà), come da molti era insegnato. Ed è anche il vero
volto di Dio, che noi possiamo incontrare nel cielo dell’anima nostra, dove Egli abita
ed opera quasi svelando il tratto delle tre divine Persone, in quanto le doti loro appropriate, potenza sapienza e amore, le riscontriamo in noi a loro somiglianza.
Misteri gaudiosi: Il Padre principio di tutto
l.
ANNUNCIAZIONE. Nel consiglio della Trinità fu decisa, per un atto d’amore, la creazione dell’uomo. Ma l’uomo s’è messo ben presto sulla via della perdizione col peccato. Allora Dio Padre manda il Figlio suo per comunicare all’uomo la
sua verità, cioè di averlo fatto a sua immagine e somiglianza, come una piccola trinità,
e per farlo tornare a specchiarsi in Lui. Perciò ha scelto per Lui una madre piena di
grazia, la Vergine Maria.
17
2.
VISITAZIONE. Maria è già “tempio della Trinità” e “portatrice del fuoco”,
nell’andare da Elisabetta. La sua umiltà era
così grande che piacque all’Eterno Padre più
di tutte le donne.
Di questo lo Spirito Santo dette conoscenza
alla vecchia parente, che la riconobbe come
terra fruttifera in cui era già seminato il
Verbo. E dal cuore della Vergine eruppe un
canto di lode e di ringraziamento a Dio.
3.
NATIVITA’. L’Eterno Padre, come
si legge nel Dialogo, visto che l’uomo peccatore non può riparare le proprie colpe né salvarsi da solo, ha mandato il Verbo suo Figlio
a vestirsi della nostra carne mortale e farsi
manifestatore della verità del Padre, il quale
per amore ci vuole compagni della sua gioia
nel cielo. Quel Bambino nato nella grotta è
Dio umiliato all’uomo, per innalzare l’uomo
fino a Dio.
4.
PRESENTAZIONE. Dalle mani purissime di Maria il Padre celeste riceve
l’offerta del Figlio, presentato al tempio per noi. ll segreto divino è rivelato al vecchio
Simeone, che canta il suo addio alla vita terrena, ora che ha riconosciuto in quel
Bambino colui che è mandato dal Padre come nostro Salvatore. Maria accoglie tutto
questo nel suo cuore, compreso l’annunzio della spada nel cuore.
5.
RITROVAMENTO Di GESÙ. “Devo essere nelle cose del Padre mio”. Con
queste parole il fanciullo Gesù rivela la coscienza che ha del suo compito per tutta la
vita. La “verità del Padre” ce la farà conoscere Lui, ma già sappiamo che essa è la
direttiva della sua vita, come dev’essere della nostra, cioè l’obbedienza al Padre nella
fedeltà più assoluta. Su questa linea noi possiamo trovare Gesù.
Misteri dolorosi: Il Figlio manifestatore dell’amore del Padre.
1.
ORAZIONE E AGONIA NELL’ORTO. Dio ci ama tanto da dare il Figlio
suo in sacrificio per noi. Gesù accetta di dare questa prova d’amore fino alla morte.
Come uomo Egli è invaso da tristezza mortale e trema fino a sudar sangue. Ma prega
e dice: “Padre, sia fatta non la mia ma la tua volontà”. Investito da questo sentimento,
la sua obbedienza non ha limiti, per procurare l’onore di Dio e la salvezza dell’uomo.
2.
FLAGELLAZIONE.
. Obbedienza e amore Gesù li deve provare coi
fatti. Per darcene la sicurezza Egli soffre la crudele flagellazione, che è la sua maniera
18
di liberarci dalla schiavitù della carne e dei
sensi. D’ora in poi, se noi temiamo di non
poterci liberare da quel dominio carnale,
ricordiamoci che la forza è in quel sangue
versato abbondantemente per noi. Se Dio
non volesse o non potesse liberarci non ci
avrebbe dato il Figliuolo, e il Figliuolo la
vita.
3. CORONAZIONE Di SPINE.
Non c’è peccato nostro che non dovesse
essere espiato dalle sofferenze e dal sangue
di Cristo. Egli quindi volle sostenere tutto,
ingiurie, schiaffi, scherni, derisioni, corona di
spine, per dimostrare che l’amore del Padre
si estende a redimere tutti questi mali, e dare
conforto ed esempio di pazienza a coloro che
ne sono vittime. Per noi deboli ha preso Lui
l’amara medicina.
4.
VIAGGIO AL CALVARIO. Cristo
abbracciò la croce con amore e la portò senza
lamentarsi fino all’estremo delle forze, tanto che si può dire che “corse come innamorato alla mensa della santissima croce”. Così c’incoraggiò col suo esempio a non scoraggiarsi sotto il peso delle tribolazioni, perché c’è sopra di noi un amore paterno che
tiene conto di tutto.
5.
CROCIFISSIONE E MORTE. Sulla croce l’amore ha superato ogni confine. Il Padre sacrifica il Figlio per liberare il servo. Il Figlio perdona ai suoi crocifissori. Così giustizia e misericordia trionfano insieme. La chiave dell’obbedienza, gettata da Adamo nel fango del peccato, è recuperata da Cristo e, liberata dalla ruggine, è
rimessa nelle mani dell’uomo, che con essa può aprirsi la porta del cielo. E Cristo,
quasi con gioia, può gridare: Consummatum est!
Misteri gloriosi: Lo Spirito Santo, rifinitore e santificatore
1.
RISURREZIONE. Quell’eterno Amore, che tenne Cristo inchiodato in
croce, facendogli versare tutto il sangue, è il fuoco divino con cui Cristo ritorna alla
vita e diventa nostra resurrezione. Una vita nuova s’inaugura per l’uomo redento e
unito al Cristo: ministratore di questa vita è lo Spirito Santo, fatto per modo di dire
quasi nostro servitore, perché Egli ci porta tutti i doni di Dio.
2.
ASCENSIONE. Cristo sale al cielo, perché la missione visibile del Figlio è
terminata; ma egli non lascia orfani i suoi discepoli. Egli è sempre la via unica per
19
salire al cielo. Lo è stato con l’esempio e
con la parola; ora lo è con la dottrina che ci
ha lasciato e che ormai è affidata a un maestro sicuro, lo Spirito Santo, che spiegherà
più chiaramente e confermerà alle menti
degli uomini e alla Chiesa la dottrina di
Cristo.
3.
PENTECOSTE. La Pentecoste è
per antonomasia “l’avvenimento dello
Spirito”, che viene sugli apostoli e sulla
Chiesa, insieme con la potenza del Padre e
la sapienza del Figlio. Egli fortificò le
menti dei discepoli, illuminandoli più chiaramente sulla “inestimabile carità del Verbo
con la volontà dei Padre, che non voleva
altro che la nostra santificazione!”. Egli è
il Maestro interiore che non mancherà mai
alla Chiesa, suscitando in essa apostoli,
dottori e martiri.
4.
ASSUNZIONE DI MARIA.
Maria SS. è colei che merita di essere accolta in cielo con tutto il suo essere, perché
in lei la mano dello Spirito Santo ha scritto tutta la Trinità, cioè la potenza creatrice
del Padre, la sapienza salvatrice dei Figlio e la bontà dello Spirito stesso; ed è anche
la “ricompratrice dell’umana generazione”, perché la carne che ci ricomprò nella
passione del Figlio veniva da lei, che vi aggiunse anche il proprio dolore di corpo e
di mente.
5.
INCORONAZIONE DI MARIA E GLORIA DEI SANTI. Maria porta
con sé in cielo l’impronta di quel sigillo dello Spirito Santo, che la rese costante nel
cooperare col Figlio a promuovere la gloria e la lode del nome di Dio con la salvezza
delle anime. Essa è madre di grazia e di misericordia, con l’intercessione e l’esempio; e continua ad essere pronta ad accogliere le nostre preghiere come madre e
avvocata dei peccatori.
PREGHIERA FINALE
O Trinità beata, o eterna Deità, origine e termine d’ogni nostro bene, fa’ che la memoria dei tuoi doni ci faccia crescere come tempio tuo, guidati dalla luce di sapienza del
Figlio incarnato e sostenuti e infervorati dal fuoco dello Spirito. Tu che sei uno e vivi
in eterno.
Da: “Il Rosario con Caterina” del p.G.D’Urso - edizioni Cantagalli
20
PESARO e URBINO
... A SCUOLA DI “STARE INSIEME”
13 dicembre, festa di S.Lucia e II° domenica di Avvento... da ogni luogo ci giungono messaggi rivolti al
Natale, e quest’anno i gruppi del Rosario di Pesaro e Urbino hanno deciso di prepararsi al mistero della
Natività nel silenzio, accanto a Maria, chiedendo alla Vergine che fosse la recita della sua Corona ad
aprire i cuori, che fosse la proclamazione dei suoi misteri a far presentire l’imminente mistero. Con questa
speranza p. Mauro ha accolto il gruppo di persone radunate da tutta la provincia nell’istituto delle suore
domenicane a Marotta.
Dopo la recita e la meditazione dei misteri gaudiosi il p. promotore ci ha aiutato a riflettere sul
nostro rapporto personale con il Signore, sul nostro modo di essere fedeli al suo amore, alla sua Grazia. Il
Signore è presente e manifesto nella nostra vita, con il Suo Spirito ci guida nei momenti più difficili, con il
Suo Amore risponde alle nostre più intime invocazioni, con la sua Luce rischiara la nostra povertà, con la
sua Grazia ci attira a sé in ogni istante...ma siamo capaci di non dimenticarci di Lui, di non escluderlo
dalla nostra quotidianità? Lottiamo per rimanere fedeli al suo Amore, alla sua Luce, alla sua Grazia?
Soffriamo perché la sua Presenza nella nostra vita viene trascurata con tanta gentile e a volte religiosa
indifferenza? Accogliere il Signore, essere fedeli alla sua Grazia... abbandonare la nostra vita, le nostre
sicurezze, i nostri “ritmi” per donare con fiducia quanto ci appartiene all’unico Amore. Ecco cosa dobbiamo chiedere veramente al Salvatore: la nostra più intima conversione, quella che nasce con dolore nel
cuore, l’unica che ci prepara a comprendere il mistero che ha svelato il cuore di Dio...
Grazie alla preghiera con Maria e alla meditazione di p. Mauro nel nostro animo è entrato il
silenzio... è difficile da esprimere ma non erano più i singoli problemi di ognuno a creare divisioni, ma
era lo sguardo di ognuno rivolto al Signore a lenire le ferite e unire i cuori. Quasi consapevole del nuovo
21
clima p. Mauro ha ricordato come chiedendo sinceramente perdono delle nostre infedeltà, la Verità non ci
affligge ma ci colma il cuore di pace, di gioia autentica, l’unica gioia che ci spinge verso il prossimo. In
questa luce cerchiamo l’intimità con gli altri, cerchiamo la compagnia e la conoscenza con le persone che
il Signore ci concede di incontrare, in questa consapevolezza godiamo dei momenti di giovialità e di spensieratezza che queste giornate di ritiro ci donano.
Purtroppo infatti dobbiamo riconoscere con p. Mauro che non siamo più capaci di stare insieme e di divertirci in semplicità... Così ci siamo spostati nel refettorio per consumare i nostri pranzi al sacco e per studiare lezioni di “star bene insieme”; inutile dire che la materia principale è stata la tombolata, anzi le due
tombolate... eh sì, perché un Domenicano promosso a speaker ufficiale e le bizze della fortuna danno origine a un’ampia e molteplice area di studio..... In questo inciso è doveroso ringraziare le suore domenicane “Missionarie di S.Sisto” che oltre ad un ambiente caldo e confortevole ci hanno offerto il caffè, indispensabile per renderci così vivaci e attenti ai numeri estratti!
Con il sorriso sulle labbra (soprattutto i più fortunati!) siamo andati a visitare l’attiguo Santuario
della B.Vergine della Consolazione dove alla recita dei misteri dolorosi è seguita la Santa Messa.
All’omelia p. Mauro, “balbettando” sul mistero natalizio, ha cercato di farci presentire quanto, questo, pervada la nostra vita: non possiamo accogliere il S.Bambino senza riflettere sul perché della sua venuta, non
possiamo accompagnare Maria al Tempio e non accettare la profezia di Simeone, non possiamo adorare
l’immagine del piccolo Gesù senza vedere in filigrana la Crocifissione.
Anzi, il Natale si può anche dire un mistero di sangue... infatti o accettiamo il Bambino e il suo
“gioco” con il dono della propria libertà oppure conserviamo e operiamo secondo la nostra volontà condannando Gesù alla morte di croce. Il Verbo di Dio si è reso Bambino perché non vuole e come tale non
può né conquistare con la forza, né pretendere i nostri cuori... può soltanto domandarne il dono o morirne
per il rifiuto.
Al termine della messa ognuno di noi
si è inginocchiato dinanzi all’immagine miracolosa della Vergine, e grazie alla storia del
Santuario che ci ha gentilmente illustrato il vice
parroco anche le persone non originarie di
Marotta hanno potuto rivolgersi con venerazione e fiducia alla Madonna della Consolazione.
Nella recita del primo e secondo
mistero glorioso abbiamo offerto a Maria le
nostre più sincere intenzioni e le nostre più intime suppliche. P. Mauro ci ha poi chiesto di terminare il nostro raduno uniti dall’amore per il
Rosario, così ci ha consigliato di scandire le
tappe del viaggio di ritorno con gli ultimi tre
misteri gloriosi: il gruppo di Pesaro sarebbe
stato salutato dal terzo mistero, il gruppo del
Gallo e di Isola avrebbe recitato in compagnia
anche il quarto mistero e l’ultimo gruppo di
Fossombrone e Secchiano avrebbe terminato
la giornata con il quinto mistero glorioso.
Che la Beata Vergine del Rosario protegga tutti i suoi figli e ci aiuti ad accogliere
con amore il Suo Figlio Primogenito... Buon
Natale!
I.M.
22
CASTELNUOVO - CREMA
LA VERA FECONDITA’ DELLA LINA
Dopo aver preso contatto con gli altri gruppi della zona P. Mauro ha fatto visita al
nostro gruppo di Castelnuovo a Crema.
Un primo contatto con il parroco
Don Franco e la sig.ra Claudia per accordarsi ed ecco che la festa dell’Immacolata è
stata solennizzata oltre che dal tradizionale
momento di preghiera mariano nel pomeriggio, con la predicazione di P. Mauro
alle s.messe e da un suo incontro più ristretto con i componenti del gruppo del rosario.
La semplice ma penetrante predicazione di P. Mauro ha dato il “tono”, ma è
certamente stata la calorosa partecipazione
al momento di preghiera mariana introdotta da Don Franco, guidata dalla sig.ra
Claudia e conclusa da P. Mauro a dare il
vero senso della maturazione che il gruppo
di Castelnuovo ha compiuto in questi anni:
il gruppo del rosario pur mantenendo una sua fisionomia di massima, si è - per così dire - smembrato
per divenire un momento per tutta la comunità parrocchiale.
Con noi P. Mauro ha ringraziato la B.Vergine per questo cammino, ci ha invitati a rimanere
“lo zoccolo duro” che sostiene, ha ringraziato la sig.ra Claudia per quanto ha fatto e continua a fare
per sostenere il gruppo in questa sua maturazione, ha ringraziato Don Franco per la squisita e delicata accoglienza riservatagli e per il continuo ricordo della sig.ra Lina che con tanto amore ha seguito per anni questo ed altri gruppi e che ora nel silenzio continua in un modo diverso ma non meno
fecondo.
23
Non riesce a star ferma:
ma se tutti quanti
fossimo un po’ come Lei...
A
nni fa quando conobbi p. Mauro recitavo già il s. rosario giornalmente ed ero anche riuscita a
formare un gruppo che si riuniva a casa mia. Visto che le persone aumentavano spostammo il
luogo dell’incontro affinché fosse più agevole e comodo per tutti: questo gruppo si riunisce ancora,
qualche volta abbiamo avuto la possibilità di far venire p.Mauro e ora lo segue ordinariamente il
nostro parroco. Incontrando p. Mauro ebbi per la prima volta contatto con l’Ordine dei Padri
Domenicani. Illustrandomi la storia del s.rosario e le varie Associazioni Rosariane, mi precisò anche
quali erano le promesse fatte dalla B. Vergine al B. Alano de la Roche, oltre ai benefici di cui la
Chiesa e l’Ordine dei Domenicani fanno partecipi gli iscritti. Già dal 1992 mi iscrissi e da allora con
un grande zelo ho sempre cercato di divulgare il s.rosario formando anche delle fraternite o gruppi
del rosario. Ora, son riuscita anche a coinvolgere con la decina chi non recitava il s. rosario e a proporre anche l’Ora di Guardia a chi invece sapevo già fedele da tempo nell’impegno quotidiano.
Visto che il primo gruppo ha già un’esistenza autonoma, da tempo sognavo di tornare a
formare in casa mia un nuovo gruppo del s.rosario e finalmente il 23 novembre alle ore 21 nella
taverna di casa mia sotto la guida di p. Mauro ho nuovamente gettato il seme: con un nutrito gruppo
di persone abbiamo celebrato solennemente l’intero rosario meditato nel canto e nella supplica.
Ma non è tutto perché il prossimo mese ho già concordato con una mia amica che aspetta
p. Mauro per iniziare con un gruppo a casa sua.
Tutto questo lo devo alla B. Vergine che pian piano mi sta portando verso il Suo Figlio Gesù
e... un grazie anche a p. Mauro che è sempre stato disponibile ad ogni nostra richiesta e ci guida e
ci aiuta.
M. A.
24
CAGLI
UNA FEDELTA’ PREMIATA
Se per alcuni luoghi del pesarese gli incontri di preghiera del rosario sono una scoperta oppure un
impegno recente, il monastero domenicano di Cagli ci offre una gioiosa testimonianza di fedeltà. La
recita dell’intero s.rosario seguito dalla celebrazione della s.messa... ecco l’appuntamento con Maria
che le monache, i laici domenicani e i fedeli di Cagli attendono e rispettano ogni mese.
Una preziosa abitudine che ci fa percepire la fiducia e la devozione con cui viene accolto
l’invito a trascorrere due ore insieme alla Regina del S. Rosario: quando P. Mauro giunge al monastero, nella Chiesa - ora nell’atrio trasformato in cappella dopo la dichiarata inagibilità della chiesa a
causa dell’ultimo terremoto - si sono già radunati i partecipanti, in ginocchio e con il s.rosario nelle
mani, mentre le monache dirigono dal coro le prove dei canti che animeranno la preghiera. Al termine del momento di preghiera è una gioia assistere ai saluti densi di confidenza e rispetto che caratterizzano l’arrivederci dei fedeli a P. Mauro, sono una semplice e felice dimostrazione di come l’affetto
e l’unione dei cuori ponga le sue più profonde radici proprio nell’incontro e nel dialogo con Maria.
E in questo dialogo che si rinnova da tanto
tempo e che si esprime con una preghiera tanto
semplice come il s.rosario, la Madre Celeste assicura la sua presenza... eh, sì, perché oltre alle
grazie che dispensa nel cuore dei suoi figli, la
Vergine in questi ultimi anni ha donato al Monastero - così fedele nell’accogliere e nel divulgare il suo messaggio - la gioia della chiamata alla
vocazione claustrale domenicana di due giovani
ragazze.
Ecco un segno tangibile dell’amore della
Beata Vergine: la pace e la gioia che irradiano dai
volti delle due giovani consacrate chiamate,
accanto alle loro consorelle più anziane, a testimoniare il cuore della loro vocazione, una corona di
centocinquanta grani che pende dal loro fianco.
Credo che in questo felice periodo in cui spesso possiamo partecipare agli incontri di preghiera
mariana promossi dai zelatori e dalle zelatrici e
guidati da P. Mauro, la testimonianza costante e
fedele che ci offre la comunità di Cagli sia per tutti
noi che ci avviciniamo alla recita del s.rosario il
segno luminoso che ci invita ad inoltrarci sempre
più nel mistero dell’umile preghiera di Maria...
grazie sorelle per il vostro silenzioso e prezioso
invito!
25
MILANO
UN NUOVO FIORE A MILANO
Sì, è stato un momento di preghiera intensa
e calorosa attorno a Giuseppe. Eccoci riuniti
in una domenica di settembre alle 18, persone provenienti da esperienze diverse (dai
gruppi del Rinnovamento nello Spirito, dai
Missionari laici della carità di Madre Teresa,
da altri gruppi di preghiera) fratelli e sorelle
riuniti dalla fede e uniti dalla preghiera.
Davanti a noi, da benedire, una Madonna
in legno con il suo Bambino, quale espressione dell’immensa gratitudine di Giuseppe
verso Maria per l’assistenza materna con
cui lo ha sempre seguito nella vita guidandolo ed attendendolo al varco della conversione. Ci accompagnava nel canto la chitarra suonata da Alessandro. Padre Mauro a
capo del gruppo ha condotto la recita meditata di un Rosario. Abbiamo sentito l’amore
scendere nei nostri cuori, agape di pace e di
dolcezza. Grazie alla Vergine che ha così
voluto visitarci, grazie a P. Mauro per la sua
parola e il suo sorriso, grazie a Giuseppe e
alla sua semplicità e... grazie a tutti noi.
L’impegno è ripetere con una certa regolarità questi nostri incontri scanditi dalla preghiera del s.rosario. Che il Signore e la
Vergine SS. ci siano sempre accanto vigilando sui nostri cuori.
Magda
Mercoledì 18 novembre P. Mauro ha animato un “cenacolo” a casa del nostro caro zelatore
Giuseppe. Pur nella sua semplicità, questo evento ha significato l’inizio di un cammino che, per il
nostro gruppo, è motivo di felicità e di speranza. Infatti, se siamo convinti che la preghiera e in modo
particolare la recita del s.rosario sono fondamentali per chi ha il desiderio di tendere alla perfezione
cristiana, a mio modesto avviso, deve essere messo in risalto anche l’aspetto comunitario. A questo
fine nei nostri “cenacoli” è possibile anche uno scambio di idee tra i convenuti, con un conseguente
arricchimento spirituale. Inoltre P. Mauro con la sua amorevolezza ci ha dato anche alcuni consigli
per la nostra preghiera personale. Grazie a tutti ed arrivederci al prossimo “cenacolo”.
G.V.
26
Lettera al Papa
La piccola Alessia
ha scritto al Papa
che le ha risposto
27
Affidati alla Mamma del Cielo
“A Gesù furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse”
(Mt19,16)
i genitori Ester e Matteo di Isola del
Piano (PS) affidano il piccolo
Francesco
i genitori Sabina e Giulio di
Pontetaro (PR) affidano la piccola
Maria Chiara
la nonna Silvana di Vignola (MO) affida
la piccola Ingri
i genitori Sonia e Alberto di Fermo (AP)
affidano la piccola Federica
28
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cop 1/99 - Movimento Domenicano del Rosario