TITOLO VOLUME IPRASE del Trentino Viaggiando... lungo la Valsugana a cura di Roberta Opassi 1 2 PARTE 1 Titolo della parte o della sezione © Editore Provincia Autonoma di Trento - IPRASE del Trentino Tutti i diritti riservati Prima pubblicazione marzo 2009 Stampa: Centro Duplicazioni della Provincia Autonoma di Trento Viaggiando... lungo la Valsugana a cura di Roberta Opassi p. 310; cm 297 ISBN 978-88-7702-240-0 In copertina Murales ad opera degli alunni della scuola primaria di Scurelle Realizzazione e conduzione del progetto educativo Viaggiando... lungo la Valsugana Annalisa Bonomi e Roberta Opassi anno scolastico 2000-2001 Realizzazione della documentazione Annalisa Bonomi e Roberta Opassi con gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino Nicoletta Asti, Katia Baldi, Chiara Boso, Ezia Bozzola, Lucia Campestrini, Franco Carraro, Damiana Chiappa, Vincenza De Rosa, Flavia Degol, Carlo Feller, Loretta Ferrai, Daniela Ferraro, Rossana Paoli, Ivana Tessaro, Laura Tomaselli, Giulia Tullini Redazione della documentazione Roberta Opassi e Ivana Tessaro Grafica e impaginazione Roberta Opassi Immagini Le fotografie presenti nel volume fanno parte dell’archivio di Roberta Opassi ad esclusione delle immagini alle pp. 165 e 269 che sono ad opera di Giancarlo Dal Savio e delle immagini alle pp. 166, 168, 170, 177, 271, 272, 273, 274, 275, 276, 277, 278, 279 e 307 che sono ad opera del prof. Vittorio Fabris L’immagine a p. 299 è stata tratta dal sito www.geocities.com/dariomonti/ TITOLO VOLUME IPRASE del Trentino INDICE Premessa L. Miato Conoscere e vivere il patrimonio culturale: il valore dell’esperienza S. Mascheroni Presentazione Le insegnanti partecipanti al progetto Memoria e divulgazione: documentare un’esperienza educativa R. Opassi 5 7 9 11 Come utilizzare la documentazione Le insegnanti partecipanti al progetto 16 Il progetto educativo Le insegnanti partecipanti al progetto 18 Il progetto educativo: aspetti metodologici R. Opassi 21 Il progetto educativo: finalità generali Le insegnanti partecipanti al progetto 23 Il progetto educativo per la classe prima e seconda di scuola primaria 27 Il progetto educativo per la classe terza di scuola primaria 141 Strumenti per insegnanti 247 3 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Premessa Nell’anno scolastico 2000/2001, nell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino è stato effettuato, grazie al sostegno dell’IPRASE del Trentino e sotto la guida esperta delle dott.sse Annalisa Bonomi e Roberta Opassi, un percorso di ricerca-azione, nel campo dell’educazione al patrimonio culturale, con alunni e insegnanti della scuola primaria. I docenti coinvolti nell’attività sono stati 24, le classi 20 per un totale di circa 150 bambini. Dopo la sperimentazione un gruppo di docenti, nell’ambito di un corso di aggiornamento, promosso sempre dall’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino in collaborazione con l’IPRASE, ha rielaborato il materiale. Lo scopo è stato quello di documentare il percorso effettuato e di metterlo così a disposizione di altri insegnanti interessati a svolgere un progetto di educazione al patrimonio locale. Il progetto Viaggiando… lungo la Valsugana, caratterizzato da una didattica sperimentale, si è sviluppato lungo tutto un anno scolastico, e ripreso in quelli successivi, mettendo in campo nuove ipotesi, verifiche e confronti tra risultati attesi e quelli effettivamente osservati. Il progetto avvalendosi di un’attenta predisposizione di tutte le condizioni di fattibilità e di un metodo progettuale che ha seguito un piano di intervento precedentemente definito, concedeva spazio alle possibili variabili, ai fattori importanti di “adattamento”, a nuove programmazioni dovute a realtà di fatto. In ultimo ne è nata questa pubblicazione che raccoglie tutti questi anni di sperimentazioni e riflessioni. Il piano di intervento ha avuto come finalità generale la volontà di sperimentare l’efficacia, in ambito curricolare, di una didattica attiva che caratterizza specificatamente l’educazione al e con il patrimonio culturale e contemporaneamente l’adozione di un metodo che promuovesse nei bambini un atteggiamento di ricerca e di scoperta per offrire loro la possibilità di costruire in maniera consapevole e sempre più autonoma il proprio sapere. Affinché il progetto assumesse maggior efficacia sono stati scelti beni architettonici e monumenti che caratterizzano il territorio di appartenenza della comunità scolastica, interpretando il patrimonio locale come un serbatoio di saperi utili allo sviluppo di conoscenze e abilità disciplinari. Sul piano delle scelte concrete degli insegnamenti, l’evoluzione del rapporto scuola-patrimonio culturale del territorio va di pari passo con i cambiamenti che sta attualmente vivendo la scuola, nei suoi programmi, nella sua struttura e il significato 5 6 PREMESSA culturale e sociale attribuito al patrimonio come bene da tramandare, conservare e valorizzare. Una pedagogia del patrimonio intende: • consentire una migliore conoscenza dei beni culturali nel loro complesso e nei loro aspetti inter e multidisciplinari, sensibilizzando nel contempo alla necessità di protezione e conservazione; • prevedere uno stretto legame con i programmi e le discipline scolastiche; • usare metodi attivi di coinvolgimento e approccio degli alunni a monumenti/beni culturali presenti sul territorio di residenza; • far interagire scuola e istituzioni del territorio responsabili della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale per trovare punti comuni e azioni educative condivise; • portare ad acquisire un atteggiamento di curiosità e sviluppare creatività; • favorire il riconoscimento della identità culturale nei giovani d’oggi così presi dal mondo massmediatico, nonché far apprezzare loro la diversità delle culture europee come valore umano ricco di potenzialità; • essere un mezzo di prevenzione dei conflitti e di educazione all’integrazione sociale attraverso l’utilizzo di metodologie legate al cooperative learning. La scuola dell’autonomia con una adeguata progettazione di curricolo locale nell’ambito dell’educazione al patrimonio naturale e culturale locale, si fa parte attiva del processo di elaborazione culturale che la società compie sul territorio e recupera in senso innovativo, creativo e attivo le discipline d’insegnamento che costituiscono il suo specifico ambito di lavoro. Per questo sia il progetto educativo sia il corso di aggiornamento da esso scaturito sono stati accolti con entusiasmo dalla dirigenza dell’istituto scolastico e ora promossi e resi visibili con questa pubblicazione. Lidio Miato Dirigente scolastico Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino Trento VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Conoscere e vivere il patrimonio culturale: il valore dell’esperienza Viaggiando… lungo la Valsugana è un’opera preziosa perché documenta con rigore il progetto ideato e condotto con passione, sensibile attenzione e precisione metodologica da Annalisa Bonomi, Roberta Opassi e insieme alle insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino. Un’opera preziosa ed esemplare perché consegna a coloro che vorranno intraprendere altre esperienze di educazione al patrimonio culturale ogni snodo ed elemento progettuale, qui restituito in modo analitico, corredato da un repertorio grafico e illustrativo curato in ogni dettaglio. Sappiamo bene quanto il “fare” non sempre sia sostenuto da una documentazione appropriata e completa, per mancanza di tempo o di risorse, e invece quanto sia cruciale poterne disporre quale parte integrante e non accessoria del progetto vissuto. Altri insegnanti potranno utilizzare le matrici progettuali, le tavole sinottiche, gli schemi operativi, le schede di verifica, ma anche gli strumenti qui presentati per osservare, leggere, comprendere, porre a confronto, ricercare, produrre, … in diversi contesti scolastici, adattandoli alle differenti programmazioni e alle specificità del loro insegnamento. Le modalità indicate e i sussidi predisposti sono attenti alla progressione di sapere e di saper fare, riconoscendo al patrimonio culturale sia valore conoscitivo che formativo; l’esperienza si colloca all’interno della didattica d’aula e l’educazione al patrimonio si fa elemento generativo di apprendimenti, lo studio dei temi del patrimonio non risulta aggiuntivo rispetto alle discipline del curricolo. I piccoli cittadini in formazione esplorano l’ambiente di vita, scoprono le tracce dei beni patrimoniali che lo caratterizzano, imparano a saperle interrogare, a porre quesiti, a cercare risposte, ad “appropriarsene” e a viverle nella contemporaneità del loro essere persone, destinatari e interpreti di una storia che li riguarda da vicino e che viene continuamente vivificata e attualizzata anche grazie alla loro presenza e partecipazione. Questo progetto ha raggiunto le finalità e gli obiettivi di educare gli allievi alla conoscenza e all’uso consapevole del patrimonio, esercitando capacità critiche, nonché la cittadinanza attiva e democratica, con la consapevolezza della propria e dell’altrui biografia culturale, sapendo riconoscere gli elementi significativi dei beni caratterizzanti il patrimonio del proprio territorio, che potranno comparare con altri: attenzione al “locale”, ma anche per comprendere il “generale”, dal “vicino”, al “lontano”. Quante e diverse “cose” si possono fare con il patrimonio? Davvero ricchissimo è il repertorio di possibilità che il gruppo di progetto (insegnanti ed esperti) ha esplorato e per le quali hanno ideato e costruito percorsi e proposte di lavoro, di 7 8 CONOSCERE E VIVERE IL PATRIMONIO CULTURALE: IL VALORE DELL’ESPERIENZA preparazione e di elaborazione a scuola e in presenza delle singole testimonianze, promuovendo quella “didattica dal vivo”, condizione imprescindibile per acquisire conoscenze non mediate e compresse dalla restituzione fornita dai manuali scolatici. Il lavoro “sul campo” e lo studio attento del patrimonio – di cui si ricompongono i raccordi e le specificità storico-sociali e ambientali – è un’esperienza unica e insostituibile per esercitare abilità e suscitare comportamenti dall’indiscusso valore al fine di esercitare una cittadinanza responsabile. La didattica operativa si alimenta di idee e percorsi, gli allievi sono i protagonisti dell’esperienza, sviluppando un rapporto di stretta familiarità con il patrimonio diffuso: per loro, vivendo questo progetto, ogni testimonianza avrà un significato appreso e compreso, rendendosi conto che le tracce del patrimonio, se indagate e ricomposte, permettono di conoscere trasformazioni, acquisire coscienza storica dell’identità culturale. Il tema del viaggio è sensibile e trasversale, tema della contemporaneità, con tutte le implicazioni sottese; preso per mano, l’alunno compie anche il viaggio del conoscere, del problematizzare, dell’esperire, e gli esiti del percorso di apprendimento e di formazione, non sono un’esercitazione “di rito”, temporaneamente esibita, ma un prodotto articolato di cui sa ricomporre il processo, le difficoltà, gli approdi. Gli insegnanti insieme agli esperti, hanno dato vita a una “comunità di pratica” attenta alla riflessività del proprio ricercare e costruire, hanno saputo articolare gli apprendimenti e far dialogare in modo sistemico i diversi ambiti disciplinari, restituendo quella complessità del sapere che la natura stessa del patrimonio promuove e chiede, utilizzando metodologie mirate, con intenti comuni: è una “fatica” purtroppo non sempre adeguatamente sostenuta e condivisa perché sovente vissuta “in solitaria”. È un lavoro complesso, in controtendenza rispetto agli indicatori del presente: non spettacolare ed esibito, non autoreferenziale e personalizzato, non episodico e improvvisato, ma meditato e partecipato, sottoposto ad analisi, e verificato con attenzione e rigore. Il mio “grazie” dunque per questo progetto che ci fa comprendere quanto sia possibile essere esperti ed educatori assumendo una prospettiva innovativa, coraggiosa e corsara che permette all’educazione al patrimonio culturale di farsi pratica costante, sostanziando le relazioni tra scuola, patrimonio e territorio, raggiungendo davvero una delle finalità cardine: gli alunni diventano attori consapevoli, cittadini attenti, interpreti sensibili. Silvia Mascheroni ICOM Italia (International Council of Museums) Commissione tematica “Educazione e mediazione” VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Presentazione Il progetto educativo Viaggiando… lungo la Valsugana è nato dalla volontà di alcuni insegnanti dell’istituto Comprensivo di Strigno e Tesino di svolgere, durante l’anno scolastico 2000-2001, un percorso formativo diverso in quanto proponente, all’interno del curricolo locale, un avvicinamento e approfondimento ad alcuni beni culturali e monumenti presenti sul territorio della Valsugana. Il progetto ha preso immediatamente la forma di un percorso di ricerca-azione che coinvolgeva sia l’aggiornamento della professionalità del docente, in questo caso nel campo dell’educazione in presenza dei beni culturali, sia la programmazione scolastica e la didattica conseguente. L’obiettivo principale era quello di attuare un percorso sperimentale che applicasse “sul campo” una didattica attiva e “riflessiva” su processi di apprendimento meno formali e convenzionalmente istituzionalizzati dall’insegnamento scolastico. Le finalità generali del progetto erano perciò due e ben distinte: educativa, per quanto riguarda il percorso da svolgersi a scuola, nel quale gli alunni fossero stimolati a sviluppare abilità diversificate e trasversali alle discipline; formativa per quanto riguarda invece gli insegnanti, che volevano crescere professionalmente nell’ambito della didattica per progetti e specificatamente per progetti in presenza di beni culturali. Le persone coinvolte nel progetto sono perciò diventate anche la comunità di ricerca, in maniera tale che il sapere scaturito dalla sperimentazione, nato dall’interrogazione e riflessione dell’insegnante sul suo operare in classe, si trasformasse in considerazioni e riflessioni educative. Non per niente si ritiene fondamentale parlare sempre, all’interno di questa pubblicazione, di “progetto” che evoca l’idea di un percorso dinamico, in itinere e sensibile ai ritmi e ai tempi dell’indagine, della ricerca, della verifica e della valutazione. Il progetto educativo Viaggiando… lungo la Valsugana è diventato così un’attività collettiva di ricerca motivata, che si è strutturata dal contesto dell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino, particolarmente aperto a sperimentazione didattiche e soprattutto all’ambito dell’educazione al patrimonio culturale. La volontà degli insegnanti era quella di lavorare sulla realtà che circonda il bambino facendo sì che questa diventi via via più significativa e assuma un forte valore culturale. Il progetto è stato strutturato in quattro macro-momenti: 1. periodo di progettazione con l’analisi delle risorse e lo studio delle fattibilità del percorso in stretta collaborazione con gli esperti di educazione al patrimonio culturale; 9 10 PRESENTAZIONE l’attività di ricerca vera e propria che consiste nella realizzazione del progetto con le classi e la sua verifica in itinere, in sinergia sempre con gli esperti in educazione al patrimonio culturale; 3. la fase di valutazione sommativa per poter redigere la documentazione del progetto educativo che, nel tempo, si è configurato come uno degli obiettivi principali del percorso di ricerca-azione; 4. la documentazione del progetto svolto per lasciare memoria di ciò che si è fatto, ma soprattutto per attivare processi di “imitazione” delle scelte educative portate avanti da un gruppo numeroso, ma comunque percentualmente ridotto di insegnanti dell’istituto Comprensivo di Strigno e Tesino. 2. La seguente pubblicazione è stata pensata per cercare di lasciare una nitida immagine di un progetto educativo che riconosce il valore del patrimonio culturale presente sul territorio di appartenenza di un’istituzione scolastica, aprendo nuovi itinerari formativi per la costruzione di un sapere che attinga direttamente dall’analisi e dallo studio delle risorse culturali del territorio. La specificità del progetto consiste nell’aver pensato, fin dall’inizio dell’attività, alla formazione, alla ricerca e all’azione sul campo con la volontà di documentarla e lasciare “traccia” del percorso intrapreso: per questo ci si è dedicati non solo ad una documentazione scritta ma anche fotografica che restituisse le fasi operative svolte. Durante la sperimentazione, ogni attività del percorso educativo è stata documentata attraverso l’uso di diapositive che in fase di documentazione vera e propria sono andate a corredare lo “Schema operativo e consigli per l’insegnante”. Ma la principale azione svolta è stata quella “riflessiva” che ha coinvolto, con grande impegno e interesse, tutte le insegnanti, lasciando loro un “capitale di conoscenza progettuale nell’ambito dell’educazione al patrimonio culturale” di grande valore e significato professionale. La documentazione raccolta in questa pubblicazione restituisce perciò il percorso svolto dopo che è stato effettuato, in presenza di tutta la comunità di ricerca, l’imprescindibile momento di valutazione sommativa. Durante il lavoro di documentazione si è deciso di utilizzare delle matrici di documentazione, stese dagli stessi insegnanti e condivise da tutto il gruppo di lavoro, per descrivere in maniera chiara e precisa, le attività svolte, le finalità principali, gli strumenti utilizzati e quant’altro si è ritenuto importante annotare. Lo “Schema operativo e consigli per l’insegnante” narrano l’operatività del docente con l’aiuto della documentazione fotografica, realizzata durante l’anno e ha lo scopo di “raccontare” i momenti salienti della sperimentazione. Inoltre, durante l’elaborazione della documentazione, si è deciso di inserire anche tutti i materiali utilizzati sia con gli alunni sia dagli insegnanti per dare “piena visibilità” al percorso. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Memoria e divulgazione: documentare un’esperienza educativa Il contenuto di questa pubblicazione è mosso dalla convinzione che oggi, nel mondo della scuola e in quello dell’educazione al patrimonio culturale, sia evidente la necessità inderogabile di non disperdere il patrimonio di saperi e sperimentazioni, utili a costruire dialoghi, confronti, analisi ma anche riflessioni critiche necessarie a ridefinire percorsi e metodologie di lavoro. L’efficacia di una cultura scolastica e professionale che lasci traccia del proprio svolgersi, rendendo visibile il valore dei percorsi intrapresi e, nel contempo, offrire la possibilità di partire da questi per farli evolvere, cambiare, seguire i tempi e i bisogni degli alunni e della scuola, è l’intento di questa pubblicazione, frutto di un lungo percorso riflessivo e di ricerca-azione. Nei tre significati che Francesco De Bartolomeis attribuisce alla documentazione,1 quello di sapere ciò che si è fatto e di strumento di visibilità all’esterno identificano il percorso svolto, caratterizzato da una prima fase in cui gli insegnanti hanno registrato con semplici scritti, commenti e materiale fotografico, la ricerca-azione realizzata con le classi; una seconda fase nella quale la volontà di riflettere e rendere visibile l’esperienza ha offerto l’opportunità al gruppo docente di analizzare il proprio percorso didattico ed educativo, di fermarsi a ricostruire le azioni compiute e gli atteggiamenti assunti e condividere le riflessioni personali, con l’obiettivo di incrementare la propria consapevolezza professionale.2 L’insegnante che documenta è, infatti, in una fase metacognitiva perché si attiva per darsi spiegazioni e riflettere sul senso profondo del proprio lavoro. Domande come: “Quale direzione ha preso il progetto?”, “È attinente alle ipotesi iniziali?”, “Come mi sono sentito durante il suo 1 “C’è una documentazione che fa tutt’uno con uno svolgimento corretto della ricerca, perché se non documento quello che faccio non ho la possibilità di sapere quello che ho fatto e neppure come mi devo comportare nell’andare avanti. Devo sapere quale risultato ho raggiunto perché questo ovviamente ha influenza sul mio comportamento di ricercatore, di persona impegnata nell’apprendimento nella fasi ulteriori. Ci sono poi almeno altri due significati della documentazione: come strumento di visibilità all’esterno, quindi a persone che non partecipano direttamente a un nuovo modo di fare educazione, e come Banca Dati che estende il suo prelievo di informazioni e usa le tecnologie per essere più fruibile”; in Documentare per documentare. Esperienze di documentazione nei servizi educativi dell’Emilia-Romagna, a cura di F. Mazzoli, novembre 2005, p. 27. 2 “Proprio perché la documentazione consente una riflessione, un ripensamento sull’operato può favorire da un lato l’individuazione degli elementi di successo (per ricavarne le motivazioni e le ulteriori potenzialità), dall’altro degli aspetti più deboli per farli divenire oggetto di una successiva e più attenta rivisitazione in chiave progettuale” ”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni, Junior edizioni, Bergamo, 2001, p. 49. 11 12 MEMORIA E DIVULGAZIONE: DOCUMENTARE UN’ESPERIENZA EDUCATIVA svolgimento?”, “Come hanno reagito i bambini?”, “Cosa hanno provato?”, “Ci sono stati incidenti critici?”, sono l’espressione di un atteggiamento riflessivo che porta, quasi inevitabilmente, a una nuova sistemazione. È stato questo il caso del progetto Viaggiando … lungo la Valsugana, che nato con una propria strutturazione, ha subito nel corso delle sperimentazioni e delle discussioni di gruppo una conformazione differente e maggiormente aderente ai bisogni educativi e didattici dei bambini di scuola primaria. E questa pubblicazione restituisca proprio la forma e struttura finale del progetto così elaborato. L’urgenza di trovare adeguate forme divulgative, consone ai tempi e in grado di trasmettere saperi e pratiche di rapporto scuola e patrimonio culturale, si è rivelato un punto irrinunciabile nel progetto di strutturazione del lavoro, insieme alla necessità di creare circolarità tra quotidianità e ricerca, tra aggiornamento, progettazione sperimentale e riflessione teorica dove progetti di esperienze vissute possano essere rigiocati in diversi contesti educativi dando vita a nuove realtà e attivando nuovi focus di ricerca. La finalità di tale pubblicazione è perciò quella di diventare luogo di formazione, di informazione, di promozione dell’educazione con il patrimonio culturale e del lavoro per progetti e anche quella di aprire nuove piste di sperimentazione. In risposta al mandato istituzionale che la dirigenza scolastica aveva concesso alle insegnanti, che stavano svolgendo il progetto educativo Viaggiando … lungo la Valsugana, la documentazione si è articolata in diversi livelli: • la costruzione di un gruppo di lavoro composto dagli insegnanti partecipanti, con le loro classi, al progetto, due esperte nell’ambito dell’educazione con il patrimonio culturale e altri insegnanti che alla sperimentazione non avevano partecipato: nell’ottica che l’esperienza potesse essere documentata con chiarezza, anche per coloro che non vi avevano preso parte; • l’analisi dei materiali prodotti dalle singole classi durante lo svolgimento del progetto educativo per individuarne peculiarità, punti di forza e di debolezza; • la creazione, da parte del gruppo di lavoro, di una matrice di documentazione condivisa da tutti e che potesse rendere visibile e chiaro il lavoro svolto nella sua complessità e varietà; • la compilazione delle matrici di documentazione per ogni fase del progetto e nel contempo la risistemazione dei materiali utilizzati con gli studenti durante la sperimentazione e dei materiali di approfondimento per gli insegnanti. Nello svolgere questo lavoro di documentazione eravamo consci del suo carattere arbitrario e parziale; per questo riteniamo fondamentale denunciare i criteri che sono intervenuti nella sua realizzazione:3 la rappresentatitivà, la pertinenza e la 3 Realizzazione costituita dalla stesura di Matrici di documentazione, dello Schema operativo e i consigli per l’insegnante, dei Materiali per gli studenti e degli Strumenti per gli insegnati. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino coerenza. Il criterio della rappresentatività ha significato interrogarsi su che cosa sia stato rilevante, perché paradigmatico, esemplare, illustrativo di ciò che si è inteso promuovere;4 la pertinenza di ogni azione didattica nella complessità del processo educativo mantenendo viva la circolarità tra attività specifica e quadro generale del progetto; e la coerenza di ogni parte ad un pensiero pedagogica che intendeva lavorare con i metodi e gli strumenti dell’educazione al patrimonio culturale.5 La scelta di questi criteri di raccolta è dipesa dagli obiettivi che si è prefissato il gruppo di lavoro: la volontà di rendere palese un modo per utilizzare e inserire il patrimonio culturale del territorio di appartenenza nella programmazione scolastica del curricolo locale e contemporaneamente creare una documentazione che fosse divulgazione dell’esperienza e promozione dell’educazione con il patrimonio culturale pensando all’autoformazione degli insegnanti. Ne è emerso un materiale in cui si intrecciano modalità differenti di raccolta e trattamento dei dati: un livello più “tecnico” – la matrice di documentazione - che considera finalità, tempi, spazi, attività, strumenti, ecc. e un livello più “narrativo” dove si racconta l’esperienza svolta dall’insegnante - schema operativo e consigli per l’insegnante6 - al fine di mostrarne un esempio esecutivo7 e non di certo il modello tout court, ma eventualmente un modello di documentazione di un processo educativo dal quale si evincano le logiche progettuali e la mediazione didattica praticata. Questo perché non esistono criteri migliori o più corretti di fare documentazione ma esistono scelte più o meno adeguate agli obiettivi prefissati, ai contenuti da trasmettere e alle condizioni strutturali del progetto educativo. Nel caso di questo lavoro, l’intenzione è stata quella di spostarsi da una logica di documentazione interna al gruppo insegnante, attore dell’esperienza assieme ai bambini, ad una documentazione rivolta all’esterno che avesse come interlocutore il mondo della scuola e dei professionisti che vi gravitano attorno, e perciò anche degli educatori al patrimonio culturale. L’azione del documentare è stata intesa come una volontà di apprendere dalla propria esperienza, di favorire una progressiva acquisizione di elementi teorici strettamente collegati alla pratica, di assumere un modello professionale interrogativo e riflessivo. Aver avuto chiaro, fin dall’inizio del lavoro, il proprio interlocutore e la direzione a cui la docu4 Documentare un processo in maniera rappresentativa significa “attivare un autentico processo di ricerca sulla qualità educativa ed interrogarsi su che cosa è in luce e che cosa, nella propria azione, è rimasto in ombra”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni, Junior edizioni, Bergamo, 2001, p. 69. 5 Cfr. Il progetto educativo: finalità generali, p. 23. 6 Nello Schema operativo e Consigli per l’insegnante la forma del resoconto, che tende “a evocare” una esperienza vissuta invitando il lettore a ricostruirla applicando i proprio schemi di conoscenza e quindi di interpretazione, si accompagna a materiale fotografico che, al contrario, tende “a mostrare”, che consente di vedere e non solo di inferire. 7 Cioè “una documentazione che, andando oltre l’informazione e la comprensione, si cimenti nel tentativo di diventare emblematica, ovvero di costituire una base scientifica (rigorosa ed oggettiva) per scelte procedurali efficaci ed efficienti nel campo dell’insegnamento-apprendimento”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni, Junior edizioni, Bergamo, 2001, p. 22. 13 14 MEMORIA E DIVULGAZIONE: DOCUMENTARE UN’ESPERIENZA EDUCATIVA mentazione doveva rivolgersi, ha significato semplificare la decisione su cosa e come documentare: l’autoformazione professionale, capace di aprire strade di ricerca e di sperimentazione. Ne emerge una documentazione che non è un semplice spazio di raccolta ma un luogo dove è elaborato un pensiero pedagogico consapevole, fatto di sapere esperenziale e teorico intrecciato a una logica di crescita professionale in servizio.8 Per questo, la pubblicazione va interpretata come una spinta verso la promozione di una cultura della documentazione che non si realizzi post,9 ma che diventi parte integrante del progetto educativo dalla sua fase di avvio e lungo tutto il suo svolgimento: una documentazione in itinere,10 strutturata e appositamente pensata per lasciare traccia delle azioni e dei risultati ottenuti e che in battuta finale abbia la capacità di esprimere tutte le sue potenzialità informative e generative.11 La scelta e la costruzione della matrice di documentazione ha perciò occupato molto tempo e molte discussioni perché doveva saper rispondere a un modello utilizzabile, in itinere, per qualsiasi tipo di progetto educativo e adattabile a qualsiasi contesto. La matrice non è stata pensata come un’istantanea su ciò che si è fatto ma come uno spazio di memoria costruttiva che, nel tempo stesso in cui ricorda, ricerca e seleziona e ricostruisce il pensiero pedagogico sottostante. Questo perché, qualunque sia lo strumento utilizzato, comporre dei testi di documentazione significa soprattutto pensare e far pensare, riappropriarsi di quello che è stato fatto e contemporaneamente avere la forza di esporlo a nuovi cambiamenti e mutazioni. Documentare significa fermarsi a riflettere, individuare i punti qualificanti o problematici dell’esperienza attraverso un lavoro di analisi ma contemporaneamente creare un materiale che, una volta pubblicato, possa essere nuovamente ripreso, osservato e interpretato da chi la vorrà liberamente utilizzare continuando un processo di sistemazione e appropriazione. Se la documentazione è ben costruita, chi la esamina può controllare 8 “Potremo definire questo tipo di documentazione per piuttosto che dei processi perché, innescando presso i docenti itinerari di autoanalisi a carattere permanente, favorisce riflessioni approfondite circa: 1. lo stile educativo e di insegnamento, ovvero la filosofia di fondo che ispira l’insegnante nella propria classe/sezione; 2. la qualità della mediazione didattica operata dal docente nella quotidianità scolastica; 3. l’interazione fra pensiero e azione, fra intenzionalità pedagogica e la conseguente realizzazione ”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni, Junior edizioni, Bergamo, 2001, p. 46. 9 È la documentazione che consente di tirare le fila del discorso, di ciò che è accaduto in uno spazio temporale definito: è un modo per ricostruire l’attività svolta, le scelte compiute, le decisioni prese, per misurare le distanze tra l’intenzione iniziale e l’azione effettuata. 10 È la documentazione che consente di acquisire informazioni durante la realizzazione del percorso didattico e quindi risulta funzionale ad apportare eventuali modifiche o variazioni al percorso. È un potente strumento di autochiarificazione dell’agito educativo e didattico poiché si configura come un’azione critica e dinamica che mira ad analizzare l’efficacia, la pertinenza e la correttezza pedagogica di ciò che è stato fatto, e che perciò è inscindibile dal pensiero valutativo. 11 “La documentazione diviene essa stessa uno strumento progettuale, nel senso che sostiene la definizione del percorso progettuale, serve a chi la produce, non è solo un complemento, un arricchimento del proprio lavoro, ma può diventare un vero e proprio strumento operativo”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni, Junior edizioni, Bergamo, 2001, p. 50. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino le logiche didattiche attuate, le intenzioni pedagogiche sottese e i percorsi di attribuzione di senso alle esperienze progettate. Comprendendone la struttura e la logica sottostante, ogni lettore potrà così cambiarne l’andamento, aggiungendo o togliendo o modificando elementi, senza farne perdere il senso educativo. Di conseguenza, questa pubblicazione evidenzia due aspetti peculiari della documentazione: la memoria e la divulgazione dei processi educativi. Quanto abbiamo fatto nasce dalla volontà di costruire un materiale capace sì di restituire ai protagonisti del processo svolto il ricordo dell’esperienza ma soprattutto di raccontare, rendere noto e comprensibile un percorso, che possa essere plasmabile e diversamente ripetibile da chi non lo ha vissuto e lo vorrà però fare proprio. Se da un lato, con la memoria, la documentazione si rivolge all’interno, cioè a chi ha vissuto l’esperienza, dall’altra, nell’ottica della divulgazione, va oltre i confini del contesto di appartenenza per invogliare alla ripetibilità e alla trasferibilità. Un lavoro di documentazione non deve servire soltanto a raccontare ciò che si fa con i bambini ma anche a elaborare un pensiero pedagogico consapevole, facendo il punto della situazione per aprire nuove strade di riflessione e di azione: la documentazione è un’attività “riflessiva e dinamica per fare conoscere ciò che si è fatto per poter fare, mettendo in relazione il processo di ricerca e sviluppo di abilità progettuali e di autoformazione”12 con la chiarezza e prontezza di veicolare informazioni e contenuti e dare corpo a un materiale che diventi trasferibile nella significativà dell’esperienza vissuta. In quest’ottica, la documentazione diventa uno spazio di pensiero, una possibilità di definire e riappropriarsi dei valori pedagogici che orientano un progetto educativo e riconsiderarli alla luce della quotidianità professionale. Il valore divulgativo della documentazione non è legato alla singola esperienza ma si trasforma in un materiale di pratiche educative, più o meno ripetibili, che comunque, nel loro insieme, contribuiscono ad alimentare la cultura dell’educazione e in questo caso dell’educazione formale in rapporto con il patrimonio culturale. Ci auguriamo che questo lavoro possa aiutare le professioni educative a recuperare una dimensione culturale del progetto e favorire la pratica riflessiva sulle modalità procedurali per realizzare un percorso educativo rivolto ai bambini della scuola primaria. 12 In Documentare per documentare. Esperienze di documentazione nei servizi educativi dell’EmiliaRomagna, a cura di F. Mazzoli, novembre 2005, p. 152. 15 16 COME UTILIZZARE LA DOCUMENTAZIONE Come utilizzare la documentazione Gli insegnanti che hanno seguito il progetto educativo Viaggiando… lungo la Valsugana hanno successivamente partecipato ad un corso di aggiornamento con lo scopo di rendere il materiale prodotto o utilizzato, fruibile anche da parte di altri colleghi che abbiano il piacere di fare una simile esperienza. I beni culturali presi in esame durante il progetto sono presenti sul territorio della Valsugana: scelta voluta dalle esperte che hanno condotto e realizzato il progetto proprio per avvicinare i bambini al loro territorio e far crescere così una maggiore familiarità e comprensione di concetti quali “salvaguardia”, “valorizzazione” e “conservazione”. Il metodo descritto è però facilmente trasferibile ad altre realtà ambientali in cui siano presenti beni culturali ugualmente significativi per l’argomento trattato. L’importante è che il progetto non perda la sua principale motivazione: sviluppare nei riguardi dei beni culturali atteggiamenti di rispetto, motivazione alla conoscenza, appropriazione di idonei strumenti di lettura e di rielaborazione cognitiva e senso di appartenenza. La presente pubblicazione è composta da due parti: una parte dedicata alla programmazione delle attività nelle classi prima e seconda della scuola primaria, corredata da schede di approfondimento e di verifica per i bambini; una seconda parte dedicata alle classi terze completa di schede operative e di approfondimento per bambini ed insegnanti; ciascuna delle due parti è preceduta da una tavola sinottica riassuntiva delle fasi del progetto. La programmazione per ogni classe è suddivisa in fasi di lavoro da svolgere in modo susseguente, ciascuna con finalità ed obiettivi specifici. Al termine di ciascuna fase di lavoro sono riportate le schede operative e di verifica che potranno essere utilizzate o modificate a discrezione dell’insegnante. Una terza parte che raccoglie i materiali del percorso didattico utilizzati con le classi quarte e quinte della scuola primaria, ma anche fruibili dalle prime classi della scuola secondaria di primo grado, è disponibile nel sito dell’IPRASE sotto la voce http://www.iprase.tn.it/prodotti/materiali_di_lavoro/viaggiandoVS/, dove è reperibile anche questo materiale. Quest’ultimo si è deciso di non inserirlo nella pubblicazione per i cambiamenti curricolari e disciplinari sopraggiunti negli ultimi anni nella scuola italiana che hanno portato lo studio della civiltà medievale al primo anno della scuola secondaria di primo grado. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Il gruppo di lavoro ha cercato di descrivere analiticamente le procedure specificando luoghi, tempi, modalità, attività e strumenti didattici utilizzati, sia per quanto riguarda l’operatività dell’insegnante sia per quella del bambino ed eventualmente, quando questi interviene, anche per l’esperto in educazione al patrimonio culturale. Sarà naturalmente facoltà di ciascun docente, che utilizza questo materiale, modificarlo ed adattarlo alle esigenze della propria classe o della propria realtà nonché alle proprie modalità operative e professionali. Questo lavoro prevede numerose uscite sul territorio indispensabili al raggiungimento della finalità generale specificatamente orientata alla lettura e all’esame del bene culturale in quanto fonte ed oggetto della ricerca storica, cioè come testo e pretesto per trattare argomenti inerenti le discipline scolastiche e non solo. Le schede semistrutturate che corredano l’intero progetto e che sono state pensate dagli esperti in educazione al patrimonio culturale, sono relative ai beni esaminati in Valsugana, per altre realtà sarà evidentemente necessario predisporre un materiale apposito che però può essere organizzato in base agli obiettivi specifici qui espressi. 17 18 IL PROGETTO EDUCATIVO Il progetto educativo Il progetto educativo Viaggiando… lungo la Valsugana è stato un percorso annuale, differenziato in base all’età dei bambini, in cui le discipline del curricolo scolastico si sono unite in maniera trasversale per un’attività di ricerca, scoperta e analisi su un unico tema generale. La volontà che ha fatto nascere questa sperimentazione è stata quella di voler utilizzare i beni culturali del territorio di appartenenza come pretesto per promuovere la conoscenza di una particolare e specifica tematica: il viaggio. L’idea è perciò stata quella di aggregare intorno ad un’unità tematica significativa -il viaggio- un coerente percorso multidisciplinare a contatto con i beni culturali per favorire la crescita dell’attenzione e della sensibilità nei confronti del territorio che quotidianamente circonda la vita e le esperienze dei bambini. Il tema scelto dalle esperte in educazione con il patrimonio culturale chiamate a costruire il progetto, è stato considerato dalle insegnanti potenzialmente ricco di risorse educative e formative e per questo subito accettato come argomento idoneo a rispondere alle esigenze espresse dai docenti. Tutt’oggi il viaggio è considerato un’esperienza importante, formativa, che apre verso nuovi orizzonti e diverse culture. Così partendo dalla contemporaneità, da come l’uomo moderno considera il viaggio e il motivo per cui lo realizza, si è andati indietro nei secoli: prima, nell’epoca romana, quando percorrere dei tragitti era motivo di incertezza e di dubbio sull’effettiva riuscita, una vera e propria avventura che l’uomo intraprendeva per conquistare nuovi territori, per commerciare, per diffondere la propria cultura o per impossessarsi di nuove terre (quarto anno); poi, nell’epoca medioevale, quando viaggiare significava spostarsi per trovare lavoro, per andare alle fiere commerciali, per camminare verso luoghi sacri (quinto anno). Per rendere il viaggio più sicuro vennero edificate, lungo i consueti tragitti di percorrenza, locande, ospedali, piccole chiese votive. Erano soprattutto le chiese e i santi affrescati sulle loro mura, che davano il calore e il senso di appartenenza ad una comunità universale: quella cristiana. La religione era infatti un bene comune dell’uomo medioevale, un bene che univa popoli di lingue e culture diverse, attraverso immagini codificabili dalla comunità. Tra le figure dei viandanti è stata analizzata quella del pellegrino che percorreva, nella pericolosa epoca medioevale, lunghi tragitti per visitare luoghi sacri, unicamente accompagnato dalle immagini presenti nelle piccole chiese che incontrava lungo il suo difficile e imprevedibile cammino (terzo anno). VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Il viaggio come percorso da, per e intorno a luoghi, spazi ed edifici pubblici e privati e per “muoversi” alla conoscenza di monumenti storico-culturali importanti per il proprio territorio (primo e secondo anno). Il tema del viaggio inoltre è particolarmente indicato per il territorio in cui il progetto è stato realizzato: la Valsugana. La valle, fin da epoca antica, metteva in comunicazione il mondo romano prima, l’area veneta dopo, con le zone alpine, ossia il mondo latino con quello germanico. In questo territorio i romani realizzarono l’importante arteria commerciale denominata Claudia Augusta Altinate che rimase da allora via di transito commerciale, religioso e politico tra Venezia e il suo porto e tutta l’area alpina. Ma, in realtà, è una tematica che ben si adatta a quasi tutte le valli del Trentino. Le discipline toccate durante il progetto educativo sono state essenzialmente: la geografia, per l’analisi morfologica e geofisica della Valsugana, realizzata fisicamente attraverso la costruzione di un plastico. In esso sono state riprodotte tridimensionalmente le chiese visitate con le classi alla presenza delle esperte in educazione al patrimonio culturale, Annalisa Bonomi e Roberta Opassi; la storia, approfondita sia interrogando documenti scritti sia documenti iconografici e materiali per conoscere il modo di edificare, di vivere, di abbigliarsi, di intendere il sentimento religioso dei momenti storici presi in considerazione; l’area linguistica, per l’attenzione all’uso corretto della terminologia storico-artistica, per il lavoro di destrutturazione e la successiva ricomposizione della storia dei santi affrescati nelle chiese e l’attenzione sempre costante all’uso della narrazione nella rielaborazione dei percorsi di visita ai beni culturali; l’educazione all’immagine, per la lettura e l’analisi iconografica delle rappresentazioni figurative e per i lineamenti di storia dell’architettura, utili ad un primo approccio scientifico agli edifici religiosi. Tutte le fasi del percorso hanno previsto la lettura di testi di letteratura per l’infanzia che trattino il tema del viaggio, l’utilizzo di fonti scritte come documenti per il lavoro di ricerca storica svolto in classe e di fonti iconografiche interpretate e considerate dal gruppo di progettazione come i nuovi manuali per una “storia sempre più figurata”. Durante il percorso sono stati utilizzate schede semistrutturate di lettura dei beni culturali, materiali e giochi didattici per fissare le conoscenze acquisite e sono state effettuate visite ai luoghi più significativi lungo la Valsugana, come il ponte di epoca probabilmente romana a Castello Tesino (o che comunque rispecchia i modi costruttivi romani); la chiesa di San Ippolito a Castello Tesino, quella di San Biagio a Levico Terme ed infine la chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana. Infine è stato realizzato un plastico rappresentante morfologicamente la valle e la strada che i viandanti percorrevano per giungere nel capoluogo del principato vescovile di Trento (quarto anno); una chiesa in polistirolo con tutte le sue parti per “vivere” e affezionarsi agli spazi degli edifici sacri conosciuti nel progetto (primo e 19 20 IL PROGETTO EDUCATIVO secondo anno). A fine percorso sono stati anche elaborati alcuni murales, diversi per livello scolastico, raffiguranti l’Ultima Cena affrescata nella chiesa di San Ippolito a Castello Tesino (quinto anno), il viaggio intrapreso in pullman per andare ad osservare un bene culturale e la leggenda sulla vita del pellegrino San Rocco (terzo anno). Inoltre è stata allestita una mostra finale, rivolta alla comunità del territorio, nella quale sono state esposte le fasi del processo conoscitivo messo in atto durante il lavoro di ricerca dei bambini e le produzioni grafico-plastiche da loro eseguite. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Il progetto educativo: aspetti metodologici A partire dal tema del viaggio, individuato come argomento centrale del progetto, il gruppo di lavoro ha trovato nella presenza di diverse e significative chiese della Valsugana la tipologia di bene culturale che poteva rispondere alle esigenze educative. Gli edifici sacri nella realtà territoriale della valle sono rilevanti sia per la loro posizione in punti strategici, aprendo piste di analisi geografiche e ambientali del territorio; sia per le iconografie presenti che ricordano le figure dei pellegrini di epoca medievale, offrendo così ampie possibilità didattiche. Dopo un primo lavoro di analisi e riflessione sugli edifici sacri e sulle tematiche da trattare nelle varie classi, il progetto educativo è stato strutturato in forma graduale, in modo tale da organizzare i diversi tasselli cognitivi e contenutistici in maniera sempre più complessa, così da permettere agli alunni una conoscenza graduale e via via sempre più approfondita e sistematica. Si parte dalle idee generiche che il bambino possiede a riguardo del viaggio per proseguire poi verso un sapere più organizzato, attraverso lo sviluppo delle capacità di osservazione e un continuo allargamento delle conoscenze, dove le prime diventano base e punto di partenza su cui costruire scoperte e conoscenze maggiormente complesse e intrecciate di diversi saperi disciplinari. L’approccio didattico al bene culturale adottato dal progetto è di tipo esplorativo e analitico: un approccio di osservazione guidata, utile per individuare alcuni elementi, effettuarne analogie, confronti, inferenze e classificazioni sistematiche delle conoscenze acquisite. Con questa metodologia operativa lo studente diventa agente attivo per la costruzione delle sue conquiste intellettuali e per questo generalmente entusiasta del sapere raggiunto. Per poter arrivare a tale obiettivo formativo, il lavoro non è quasi mai individuale ma collettivo, soprattutto nei momenti più delicati e significativi di costruzione del sapere. Un percorso esplorativo di gruppo nel quale ognuno ha un ruolo significativo e ugualmente importante. Le conoscenze e le scoperte acquisite sono discusse con i compagni che co-costruiscono l’esperienza, con l’aiuto dell’insegnante e dell’esperto in educazione al patrimonio culturale, visti come registi del processo cognitivo e conoscitivo. La situazione che si crea è quella del dialogo,1 1 Uno degli obiettivi principali dichiarati dal progetto educativo è proprio quello di abituare i bambini al dialogo e all’organizzazione delle proprie idee, senza la paura del confronto con i coetanei o di sbagliare. Situazioni di discussione e scambio di opinioni vengono perciò appositamente strutturate 21 22 IL PROGETTO EDUCATIVO: ASPETTI METODOLOGICI che deve attivare strategie di esplorazione del reale e un’articolata vita relazionale del gruppo. Durante i percorsi di visita ai beni culturali è compito dell’esperto in educazione al patrimonio porre le domande appropriate e pertinenti fornendo, nel contempo, strumenti e suggerimenti utili a stimolare, quanto più possibile, la ricerca autonoma. L’esperto ha perciò il compito di dare un “ordine”, un “senso” al percorso di ricerca applicato ai beni culturali trovando la giusta misura tra libertà di osservazione e pensiero e percorso strutturato di lettura. Alla fine di tale processo il bambino dovrebbe riuscire ad essere il costruttore attivo della propria conoscenza, in quanto incoraggiato dal dialogo a “riflettere su un’esperienza” piuttosto che a fare semplicemente “esperienza”.2 In tutto questo è comunque fondamentale l’organizzazione strutturale dell’attività, dove le competenze progettuali del gruppo di lavoro sono messe in campo per attivare previsioni e attuazioni di possibili sequenze di operazioni mentali e logiche che sappiano riflettere lo stile di apprendimento del gruppo con cui si lavora. Con una metodologia didattica così descritta non si può che creare un progetto interdisciplinare e transdisciplinare, che sollecita saperi in modo trasversale superando l’idea che ciascuna materia sia un momento a sé stante, sganciato da qualsiasi collegamento con le altre, dando vita invece ad un intreccio di competenze, abilità e conoscenze che abitua gli alunni ad applicare un metodo conoscitivo maggiormente utile al suo percorso di vita. Una considerazione ritenuta basilare per la realizzazione del percorso, è che il progetto Viaggiando… lungo la Valsugana ha lavorato “in situazione”, in presenza costante e ripetuta degli oggetti del patrimonio culturale del territorio di appartenenza dell’istituzione scolastica. Durante le uscite, l’attenzione degli educatori era rivolta a far sì che il cosiddetto “sapere caldo”, cioè legato alle esperienze, potesse progredire e trasformarsi in “sapere colto”, ovvero insieme di conoscenze, abilità, competenze e comportamenti trasferibili anche in contesti formativi diversi. Questo significa attivare dinamiche didattiche specifiche sia dell’educazione formale, bagaglio professionale dei docenti, sia di quella non-formale che contraddistingue invece la disciplina dell’educazione al patrimonio culturale, cercando di creare tra le due figure di educatori uno stretto legame non solo nella progettazione del percorso, ma anche nella sua gestione in presenza della classe. per confrontare idee e conoscenze personali. 2 “Innanzitutto gli incontri educativi dovrebbero sfociare nella comprensione, e non nella mera performance. Comprendere significa cogliere il posto occupato da un’idea o da un fatto in una più generale struttura di conoscenza. […] La conoscenza acquisita inoltre è più utile se chi apprende la “scopre” attraverso i suoi stessi sforzi cognitivi, perché in tal caso si collega con ciò che si conosceva prima. Simili atti di scoperta sono enormemente facilitati dalla struttura stessa della conoscenza perché, per quanto un campo di conoscenza possa essere complicato, può essere rappresentato in modo tale da renderlo accessibile tramite processi meno complessi ed elaborati.” Jerome Bruner, La cultura dell’educazione, Feltrinelli, Milano, 2001; p. 9. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Il progetto educativo: finalità generali Attivare un percorso educativo che incentri il lavoro didattico sulla lettura e analisi dei beni culturali, ha significato per l’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino credere nella definizione che il Comité des Ministres aux Etats membres relative à la pédagogie du Patrimoine ha promosso con la Récommandation N R (’98) 5, nella quale si esplicita che per educazione al patrimonio culturale si intende una “pedagogia fondata sul patrimonio culturale, integrante metodi di insegnamento attivi, un dispiegamento delle discipline, un partenariato tra insegnamento e cultura che ricorre ai metodi di comunicazione e di espressione i più diversi”. Utilizzando le metodologie e le strategie che la disciplina dell’educazione al patrimonio culturale ha ormai da molti anni sviluppato, il progetto Viaggiando… lungo la Valsugana ha inteso fare propria la finalità generale di costruire dei percorsi di sensibilizzazione e di forma mentis tali che il cittadino in formazione abbia la possibilità di diventare consapevole dei diritti e dei doveri che lo riguardano rispetto ai beni culturali e che perciò li riconosca, li sappia “leggere” ed apprezzare fino a considerarli come “propri”. Avviare e realizzare un processo educativo che conduca a tale prospettiva non è di certo un’impresa facile e soprattutto non avviene per caso. Bisogna creare le condizioni strutturali e organizzare i contesti relativi alla conoscenza dei beni perché possano funzionare come ambienti di apprendimento, dove si possa crescere, dove sia possibile interrogarsi e prendere decisioni ragionate, partecipate e dove si possa costruire insieme la conoscenza. Avvicinarsi al patrimonio culturale significa dunque far prendere coscienza che le cose che oggi fanno parte della vita quotidiana hanno un passato, sono nate in un certo momento storico e, per certe ragioni, sono state conservate ma anche trasformate. Sono oggetti che hanno costituito la nostra cultura e perciò sono parte integrante della nostra identità. Comprendere questo porta a costruire il senso del valore e del significato intrinseco dei beni culturali e porta al concetto di tutela1 che 1 “Esiste prima di tutto un problema di educazione civica: solo costruendo il senso di appartenenza a una tradizione culturale comune, a un luogo e alla sua storia, indagati e conosciuti in tutte le loro espressioni materiali e spirituali attraverso gli strumenti più aggiornati della mediazione e della progettualità scolastica, si può sperare di far nascere nei futuri cittadini quella coscienza della propria responsabilità nella salvaguardia del patrimonio culturale su cui si dovrebbe fondare l’efficacia di un’azione di tutela svolta dalle istituzioni dello Stato”. M. Dalai Emiliani, Difficoltà e traguardi di un percorso, in “Verso un sistema nazionale di educazione al patrimonio culturale. Materiali di lavoro della Commissione ministeriale”, Roma, Ministero per i Beni e le Attività culturali, 1999, pp. XVIIXVIII. 23 24 IL PROGETTO EDUCATIVO: FINALITÀ GENERALI è, inevitabilmente per la sua complessità, un concetto-approdo, ma che può emergere nei cittadini in formazione, come sono gli alunni della scuola di oggi, attraverso un percorso mirato, strutturato e concordato congiuntamente tra le diverse agenzie educative presenti sul territorio. La finalità principale è stata perciò quella di abituare gli alunni ad interrogare, facendo proprio un modus operandi di ricerca applicata, ed a frequentare gli oggetti del patrimonio culturale per ricercare risposte ai quesiti che inevitabilmente nascono con la messa in atto di un processo attivo di formazione della conoscenza. Il progetto educativo mette in primo piano gli scopi formativi inerenti l’educazione al patrimonio culturale e la conoscenza dei contesti culturali, storico-culturali, che fanno da sfondo al tema prescelto: il viaggio nel tempo e nello spazio. Le finalità principali del progetto sono: • conoscere e valorizzare il territorio come palinsesto per i saperi disciplinari che, didatticamente adattati, possono diventare risorsa educativa per la didattica a scuola; • promuovere nei soggetti un saper essere, cioè attraverso la conoscenza della propria specificità territoriale dare significato al concetto di patrimonio culturale come entità da salvaguardare e valorizzare; • applicare metodologie di lettura dei beni culturali che rispecchiano, semplificandole, strategie di studio e di analisi promosse dalla professione dello storico, dello storico dell’arte o del geografo. Andando maggiormente nel dettaglio ma rimanendo sempre nel generale, in quanto le precisazioni sia negli obiettivi sia nelle finalità sono state documentate nelle matrici di documentazione delle varie fasi di lavoro, gli obiettivi di apprendimento per gli studenti sono: • conoscere alcuni beni culturali particolarmente importanti per il proprio territorio; • sviluppare o rafforzare le conoscenze e abilità per quanto riguarda la categorizzazione spaziale e temporale; • saper tematizzare le informazioni tratte da diversi tipi di documenti: iconografici, scritti e materiali. • saper problematizzare le conoscenze acquisite dall’analisi dei documenti/e delle fonti; • saper sintetizzare, con diverse forme -scritta, grafica, orale- le conoscenze acquisite; • saper confrontare documenti diversi e comparare le informazioni realizzando testi descrittivi e/o mappe concettuali; • saper lavorare in gruppo con altri compagni per realizzare un prodotto finale. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Per quanto riguarda gli insegnanti gli obiettivi formativi sono: • acquisire capacità progettuali attraverso un lavoro di equipe (=la didattica per progetti); • acquisire capacità di stesura delle matrici di documentazione, che lasciano la testimonianza scritta del lavoro progettuale svolto; • abituarsi a redigere la documentazione quando si vuole svolgere un progetto di ricerca-azione; • aumentare le proprie capacità collaborative per la realizzazione di un progetto condiviso; • applicare metodi e strumenti propri dell’educazione al patrimonio culturale nella pratica didattica quotidiana. 25 27 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Progetto educativo per la classe prima e seconda di scuola primaria 2. Viaggiamo... da casa a scuola 3. Spostiamoci intorno alla scuola 4. Viaggiamo... per ambientare una chiesa 5. Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa 6. Viaggiamo... fino alla chiesa di S. Biagio a Levico 7. Lavoriamo con la pianta della chiesa 8. Chi lavora alla costruzione di una chiesa? 9. Laboratorio architettonico p. 45 p. 55 p. 69 p. 77 p. 99 p. 119 p. 127 p. 137 U.d. = unità didattica 1. Viaggiamo... con la fantasia p. 31 FASI aula aula 1. U.d. 6 ore: Progettazione e costruzione del plastico della chiesa (classe 1a e 2a) esterno della scuola e aula 1 U.d. 2 ore: Individuazione dei personaggi e dei ruoli 1. U.d. 2 ore: Attività operative aula chiesa di S. Biagio 1. U.d. 3 ore: Visita alla chiesa di San Biagio a Levico Terme 2. U.d. 2 ore: Le Madonne con Bambino aula 3. U.d. 3 ore: Attività di ricerca chiesa del paese aula 1. U.d. 3 ore: Osservazione delle parti di una chiesa. Costruzione di un modellino 2. U.d. 3 ore: Laboratorio plastico aula aula ed esterno scuola aula ed esterno scuola aula LUOGO DI SVOLGIMENTO 1. U.d. 2 ore: Ambientazione della chiesa 1. U.d. 3 ore: Osservazione e analisi dell’edificio-scuola. Attività operativa 2.U.d. 3 ore: Rappresentazione simbolica del percorso 1. U.d. 2 ore: Rappresentazione grafica del percorso casa-scuola 3. U.d. 2 ore: Il viaggio del signor Venceslao 2. U.d. 3 ore: Ricostruzione trama del libro. Laboratorio grafico-pittorico 1. U.d. 2 ore: Conversazione “sul viaggio”. Lettura del libro con diapositive TEMPI Prospetto generale delle fasi del progetto educativo VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 29 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 31 1ª fase Raccogliere i prerequisiti: cosa sanno i bambini a riguardo del “viaggio”; capacità di rapportarsi con il concetto di spazio in senso generale, capacità di osservare immagini visive, che saranno uno degli strumenti didattici del percorso formativo del progetto; sviluppo della dimensione fantastica del bambino utilizzando materiali iconografici e scritti. OBIETTIVI SPECIFICI Sviluppare capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione di racconti fantastici attraverso l’utilizzo di illustrazioni per bambini e di testi fantastici. LUOGO DI SVOLGIMENTO • • TEMPI • In classe. In aula laboratoriale. 3 unità didattiche (2 ore + 3 ore + 2 ore): 1ª unità: Conversazione sul “viaggio”. Lettura del libro con diapositive; ‡ 2ª unità: Ricostruzione trama del libro. Laboratorio graficopittorico; ‡ 3ª unità: Il viaggio del signor Venceslao. ‡ COSA FA L’INSEGNANTE1 1ª unità: • • • • • • • 2ª unità: • • • • • 3ª unità: • • 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. 2 Raccoglie informazioni riguardo alle esperienze dei bambini rispetto al tema del “viaggio”; 1ª lettura del libro Vieni con me di Roberto Piumini con il supporto di diapositive; sollecita le risposte da dare durante la lettura del libro; 2ª lettura del libro (sempre con l’utilizzo di diapositive) analisi degli elementi visivi significativi: ambientazione, punto di vista, personaggi principali e secondari, primo piano e sfondo, ecc.; raccoglie informazioni sulle conoscenze dei bambini nei riguardi delle categorie spaziali; raccoglie le conoscenze dei bambini nella descrizione degli ambienti naturali, puntando l’attenzione sulle loro caratteristiche specifiche; raccoglie le conoscenze dei bambini sulla capacità di lettura di un tipo di immagine visiva (=illustrazione per l’infanzia). Ricostruisce la trama narrativa del racconto assieme ai bambini (oralmente); coordina il lavoro di ricostruzione della storia e di rivisitazione dell’esperienza; prepara il laboratorio pittorico: ricostruzione piana del percorso che compie il protagonista nella storia letta; dà le regole ai bambini sulla gestione di un laboratorio pittorico e su come si usano pennelli e colori a tempera; fornisce consigli sul lavoro manuale che devono svolgere i bambini. Assieme ai bambini legge il racconto di Gianni Rodari: La casa del signor Venceslao e lo analizza con la scheda di lettura;2 consegna ai bambini di 1ª e 2ª elementare la verifica Ricostruisci, con più dettagli possibili, il viaggio compiuto dal protagonista del racconto di Gianni Rodari. Vedi Materiali per studenti: Scheda di lettura: La casa del signor Venceslao. Matrice di documentazione della 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia FINALITÀ 32 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia DINAMICHE DI LAVORO 1ª unità: • Lavoro di gruppo: lettura partecipata del libro, fatta dall’insegnante, mentre i bambini osservano in silenzio tutte le diapositive; 2ª visione delle diapositive e contemporaneamente lettura e commento delle immagini visive del racconto; discussione con i bambini; 2ª unità: • attività laboratoriale: singolarmente; 3ª unità: • lavoro di gruppo e conversazione guidata. COSA FA L’ALUNNO lavoro a gruppi e/o ABILITÀ ATTIVATE ش 1ª unità: • Ascolta in silenzio la 1ª lettura del racconto di Piumini; • osserva attentamente la proiezione delle diapositive durante la 1ª lettura; • durante la 2ª visione delle diapositive descrive con l’aiuto dell’insegnate le immagini del racconto. 2ª unità: • Ricostruisce, con l’insegnate, la storia del protagonista del racconto, senza libro e diapositive, mettendolo in giusta sequenza; • Realizzazione a gruppi del percorso fatto dal protagonista, mentre alcuni singolarmente, disegnano i personaggi della storia. 3ª unità: • Legge e analizza assieme all’insegnante il testo di G. Rodari compilando le schede di lettura e le schede di verifica. • • • • • • • • • • • • Saper ascoltare un racconto; saper osservare attentamente immagini visive; riconoscere elementi della realtà quotidiana in immagini fantastiche; saper descrivere immagini visive; attivare capacità linguisticoespressive. Saper ricostruire mentalmente un racconto visto, sentito e analizzato; produrre immagini riferite ad un codice visivo (illustrazioni) attraverso un altro mezzo visivo (pittura); rappresentare elementi della realtà e/o della fantasia. Saper leggere un racconto capendone il senso e il significato delle parole; utilizzare una scheda di lettura di un testo narrativo; saper individuare le risposte corrette da ricercare nel testo; utilizzare una corretta sintassi dell’italiano nelle risposte. STRUMENTI PER L’ALUNNO • Fogli da disegno, pennelli e colori a tempera, pennarelli, forbici, colla, cartoncini, spugnette. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Libro intitolato Vieni con me? di Roberto Piumini, disegni di Charlotte Dematons, Lemniscaat ed., 2000; diapositive riguardanti ogni pagina illustrata del libro, da proiettare ai bambini durante la lettura; libro Prime fiabe e filastrocche di Gianni Rodari, Torino, Einaudi 2000 e scheda operativa corrispondente. • • VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • • PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA • Far raccogliere al bambino fotografie dei propri viaggi, cartoline, immagini in generale riguardanti viaggi, in cui è rappresentato un ambiente naturale o artificiale, un ambiente reale e/o un ambiente fantastico, per incominciare a differenziare la realtà dalla fantasia. VERIFICHE3 • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione, il modo di usare i colori a tempera; Relative all’area linguistica: i bambini di 2ª elementare descrivono per iscritto il viaggio svolto dal protagonista del primo racconto fantastico; i bambini descrivono singolarmente per iscritto (2ª elementare) con un disegno (1ª elementare) la casa del signor Venceslao inserendo tutti i particolari menzionati da Gianni Rodari; Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: i bambini inseriscono in un cartellone, differenziandole in categorie, alcune immagini precedentemente raccolte che rappresentano ambienti naturali e artificiali, reali e fantastici e spiegano ai compagni gli elementi che caratterizzano le diverse categorie. • • ULTERIORI ATTIVITÀ • • DOCUMENTAZIONE • • • • 3 Cartellone (1mx70cm) con la rappresentazione del percorso del protagonista della storia di Piumini; scheda di lettura del testo La casa del signor Venceslao, compilata. Racconti di viaggi/gite, che i bambini riportano a scuola e raccontano ai compagni; ogni bambino, ricostruisce in forma pittorica l’ambientazione di una gita/viaggio. Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini con il registratore o per iscritto; riprende con la videocamera o la macchina fotografica l’attività laboratoriale e tutti i momenti possibili dell’attività educativa; l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del bambino; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. 33 34 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • Raccoglie informazioni sulle conoscenze dei bambini riguardo al tema del “viaggio” in senso generale, facendo raccontare ai bambini esperienze vissute, conoscenze e ricordi di viaggi/gite/escursioni in luoghi lontani o vicini, sottolineandone le differenze. Introduce la lettura del libro, raccontando che si parlerà di un viaggio piuttosto particolare; il perché lo dovranno capire gli stessi bambini. Lettura del libro di Piumini e contemporanea proiezione delle diapositive riguardanti le pagine che si stanno leggendo. Durante questa lettura i bambini devono intervenire in alcuni momenti espressamente richiesti dal libro (=libro interattivo). Seconda lettura del libro, accompagnata dalla discussione collettiva sulle caratteristiche specifiche dell’immagine: l’illustrazione per l’infanzia. Aspetti da analizzare: l’ambiente in cui si verificano le azioni del protagonista, il percorso che questi compie durante il racconto, la visuale di rappresentazione adottata dall’illustratrice, l’abbigliamento, le espressioni dei personaggi, l’attenzione al tempo in cui avviene l’azione, le relazioni tra i personaggi rappresentati e tra i personaggi e l’ambiente. Definire la differenza tra il concetto di fantastico e quello di reale. In questa parte, è importante che l’insegnante raccolga le conoscenze sulla visione spazio-temporale che i bambini dimostrano di possedere. 2ª unità didattica • • Conversazione sul “viaggio”. Lettura animata del libro con diapositive Ricostruzione della trama del libro. Laboratorio grafico-pittorico Ricostruisce la trama narrativa del racconto instaurando un dialogo con i bambini, per riportare alla memoria la storia letta e i particolari utili alla realizzazione del laboratorio. I bambini interagiscono con l’insegnante e ricostruiscono verbalmente e sinteticamente la storia. Laboratorio grafico-pittorico: Raffigurazione della storia narrata nel libro su un cartoncino 1mx70cm. L’insegnante spiega le regole per una corretta gestione del laboratorio e sull’uso/pulitura dei pennelli. Successivamente, ad alcuni bambini viene dato il compito di rappresentare, su piccoli cartoncini bianchi, i principali personaggi presenti nel racconto, disegnandoli e colorandoli (lavoro individuale); ad altri di ambientare la storia colorando il cartoncino, che farà da sfondo, con l’utilizzo di spugne imbevute di colore a tempera oppure con pennellesse (lavoro di gruppo). Durante questo momento, è bene che l’insegnante dia indicazioni sul tipo di segni e movimenti da fare con spugne/pennellesse. I personaggi, dopo essere stati colorati dai bambini, vengono attaccati con la colla sul cartoncino. Infine, con un taglierino, l’insegnante incide il cartoncino con l’ambientazione della storia, creando il percorso compiuto dal protagonista che, provvisto di una linguetta di cartoncino applicata sul retro del corpo, potrà essere spostato lungo il tragitto che lo porterà dalla sua casa al supermercato. Il laboratorio. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 3ª unità didattica • • • • 35 Il viaggio del signor Venceslao L’insegnate legge la storia del viaggio fantastico che il signor Venceslao compie ogni sera con la sua casa. La rilegge, commentando le frasi assieme ai bambini e facendo loro notare gli aspetti fantastici e reali della situazione, le parti della casa, con le loro rispettive funzioni, le parti naturali e artificiali che distinguono la realtà intorno alla vita del signor Venceslao. Dopo avere terminato l’analisi del testo narrativo, dà ai bambini una scheda di lettura, dando loro specificazioni sul modo di compilarla. Quest’ultimo lavoro può essere fatto in modo individuale da ogni bambino, oppure in modo collettivo, per approfondire ulteriormente l’analisi del testo. Obiettivi cognitivi • • • • • La lettura del libro approfondisce e sviluppa: 1. l’aspetto fantastico riguardante il tema del viaggio 2. la realtà spaziale collegabile ad un edificio conosciuto: la casa 3. l’analisi di un altro testo sulla tematica del viaggio. Abitua il bambino ad associare una funzione ad uno spazio specifico. Lo introduce alla capacità di utilizzare schemi concettuali. Sviluppa le capacità di osservazione e di analisi di un breve testo narrativo. Prendere contatto con le parti che caratterizzano il mondo che lo circonda, dividendole in categorie (naturale/artificiale). Strumenti per l’insegnante • • Il viaggio del signor Venceslao interpretato dai bambini. La casa del signor Venceslao, di Gianni Rodari in Prime fiabe e filastrocche di Gianni Rodari, Ed. Einaudi, Torino, 2000; Vieni con me?, di Roberto Piumini, Lemniscaat ed, 2000. Il viaggio del signor Venceslao interpretato dai bambini. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 37 Viaggiamo… con la fantasia Materiali per studenti 38 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia LA CASA DEL SIGNOR VENCESLAO racconto di Gianni Rodari tratto da Prime fiabe e filastrocche di Gianni Rodari GIANNI RODARI La casa del signor Venceslao Quando meno ve l’aspettate, alzando la testa vedete passare a gran velocità la casa del signor Venceslao. La casa intera, dal tetto alle fondamenta, vi passa sulla testa intera, dal tetto alle fondamenta, vi passa sulla testa dondolando dolcemente come un aeroplano. Il comignolo manda un fumo nerastro che si allunga come quello di una locomotiva. Sotto la casa sono appesi sacchi di carbone, bottiglie di vino, vecchie damigiane: la cantina, insomma. Il signor Venceslao, affacciato ad una finestra del primo piano, accarezza la pipa, pensieroso, e non si accorge di voi. La gente guarda su e dice: – Il signor Venceslao è diventato matto. Guardate se è la maniera di andarsene in giro come se la sua casa fosse un aeroplano. – Bisognerebbe avvertire la polizia, – dice qualcuno, – perché il signor Venceslao non ha il brevetto di pilota, e potrebbe far succedere qualche guaio. La casa attraversa in pochi minuti il cielo e scompare dietro la collina. Dopo un poco, riappare, attraversa il cielo in senso contrario, discende verso terra e si ferma vicino al villaggio, cento metri dietro la chiesa, insomma nel luogo dove la casa è stata fabbricata. – Ecco, – dice la gente, – il signor Venceslao ha finito la sua passeggiata. Il signor Venceslao sta alla finestra e fuma la pipa. – Ha qualche rotella della testa che non funziona, – dice la gente. Queste passeggiate il signor Venceslao le fa sempre verso sera. State lì a parlare tranquillamente, lui seduto alla finestra del piano terreno. Improvvisamente lui vi saluta con la mano, la casa con un fischio sottile si stacca dalle fondamenta e si innalza nel cielo. Fa due o tre giri intorno al campanile, poi si dirige verso le colline. In fondo in fondo siamo tutti un po’ invidiosi del signor Venceslao e guardiamo con tristezza le nostre casette che stanno sempre ferme in riva alla strada, come barchette in riva ad un fiume, ma come barchette che non scenderanno mai la corrente. Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Sottolinea con il rosso le parti della casa del Signor Venceslao Sottolinea con il verde gli elementi della natura Sottolinea con l’azzurro i mezzi di trasporto Nuovi vocaboli Scheda di lettura 39 40 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia LA CASA DEL SIGNOR VENCESLAO racconto di Gianni Rodari PARTI DELLA CASA MEZZI DI TRASPORTO LORO FUNZIONI FANTASTICI REALI q q q q q q q q ? Quale tra questi mezzi di trasporto è il più veloce? ELEMENTI DELL’AMBIENTE NATURALE Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ELEMENTI ARTIFICIALI PRESENTI NELL’AMBIENTE ? A cosa è paragonata la casa del signor Venceslao? ? Cosa bisogna possedere per guidare questo mezzo di trasporto? ? Quanto tempo impiega Venceslao per attraversare il cielo? ? Dove è stata costruita la casa del signor Venceslao? ? A che cosa gira intorno il signor Venceslao? Scheda di lettura 41 42 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia Dopo aver riletto il testo di Gianni Rodari, disegna la casa del signor Venceslao con tutti i particolari. Scheda di verifica 1a classe VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Ricostruisci, con più dettagli possibili, il viaggio compiuto dal protagonista del racconto di Gianni Rodari. Scheda di verifica 2a classe 43 44 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia Dopo aver riletto il testo di Gianni Rodari, descrivi la casa del signor Venceslao con tutti i particolari. Scheda di verifica 2a classe VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 45 2ª fase Concentrare l’attenzione sul concetto di spostamento, di ambientazione e di tragitto guidando l’osservazione di realtà conosciute e vissute dai bambini: il percorso casa – scuola e l’ambientazione circostante. Attraverso una conversazione guidata si amplia il ventaglio delle percezioni visive che si offrono al discente nell’osservazione attenta della realtà che lo circonda. Le due fasi laboratoriali, con la ricostruzione del percorso prima grafico poi simbolico rafforza la costruzione dei concetti spaziali e topologici presenti nel bambino. OBIETTIVI SPECIFICI Acquisire e potenziare le abilità e le competenze nell’area topologicospaziale del vissuto del bambino attraverso l’utilizzo di giochi e di attività manuali nonché di abilità linguistico-comunicative e dell’acquisizione di nuovi termini. LUOGO DI SVOLGIMENTO • • TEMPI • In classe. In aula laboratoriale. 2 unità didattiche (2 ore la prima – 3 ore la seconda): 1ª unità: Rappresentazione grafica del percorso casa-scuola; ‡ 2ª unità: Rappresentazione simbolica del percorso. ‡ COSA FA L’INSEGNANTE1 1ª unità: • • • • 2ª unità: • • • • DINAMICHE DI LAVORO 1ª unità: • • 2ª unità: • • avvia la discussione sul percorso che fanno i bambini da casa a scuola; stimola le osservazioni dei bambini sul paesaggio che vedono ogni giorno nel fare tale tragitto; raccoglie ulteriori dati sulla concezione spaziale presente nei bambini e li inserisce nella tabella di documentazione personale di ogni alunno; distribuisce fogli da disegno per il laboratorio, specificando il compito. Riprende il discorso fatto nell’unità precedente; riguarda assieme ai bambini i disegni realizzati; assieme a loro trova dei giusti simboli che rappresentino gli edifici e/o spazi che incontrano per arrivare a scuola; dà le indicazioni su come realizzare graficamente il percorso casa-scuola in modo simbolico. Lavoro di gruppo (discussione); lavoro individuale (laboratorio). Lavoro di gruppo (discussione); lavoro individuale (laboratorio). COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE ش 1ª unità: • Partecipa alla discussione sul percorso che compie ogni giorno per arrivare a scuola; • disegna e colora il percorso casa-scuola su un foglio da disegno A3; • discute con i compagni durante l’analisi collettiva dei diversi prodotti grafici. 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. • • Saper intervenire a proposito durante discussioni collettive; sviluppare abilità, quali saper ricostruire verbalmente e graficamente percorsi personalmente vissuti. Matrice di documentazione della 2a fase: Viaggiamo... da casa a scuola FINALITÀ 46 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 2a fase: Viaggiamo... da casa a scuola 2ª unità: • Riprende il discorso svolto precedentemente; • apprende una terminologia simbolica; • realizza il percorso casa-scuola utilizzando dei simboli; • crea la legenda vicino al disegno. • • • • • • • Utilizzare concetti topologicospaziali fondamentali; sviluppare capacità percettive e di osservazione di realtà circostanti; promuovere capacità sintattico-grammaticali; utilizzare una terminologia specifica; ricordare gli elementi incontrati e collocarli al posto giusto nel disegno; promuovere processi simbolici; promuovere processi operativi. STRUMENTI PER L’ALUNNO • Fogli da disegno (A3), pennarelli, matite colorate. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Tabelle di documentazione di ciascun alunno. PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Fogli da disegno con i due percorsi casa-scuola. PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA • Far disegnare al bambino la propria casa e l’ambiente circostante utilizzando sempre le matite colorate. VERIFICHE2 • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva le reazioni dei bambini (interesse, curiosità, e partecipazione); la capacità di ascolto, di osservazione della realtà e di concentrazione in condizioni diverse dall’aula scolastica. Relative all’area antropologica: far descrivere per iscritto ad ogni bambino il tragitto che compie da casa fino a scuola, annotando il tempo di percorrenza e con chi lo svolge e con quale mezzo. • ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • • • 2 ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio; tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: in un proprio dossier; documentare con diapositive ogni elaborato finito del bambino; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • • Avvia la discussione sul percorso che i bambini compiono ogni giorno per arrivare a scuola dalla loro casa e viceversa. Punta l’attenzione sul come e con chi realizzano questo tragitto e anche con quale mezzo di trasposto. Se i bambini sanno già leggere l’orologio, indirizza la discussione anche sul tempo impiegato nel percorso e sui diversi tempi di attuazione di questo a seconda del mezzo di trasporto utilizzato. Porta alla memoria dei bambini l’ambiente che circonda il tragitto tra casa e scuola. Inserisce i dati ricavati dalla discussione nelle tabelle di documentazione personale di ogni bambino. Distribuisce i fogli da disegno, e dà le indicazioni per realizzare il prodotto dell’attività (=il percorso grafico individuale casa scuola) e continua, durante il laboratorio grafico, a sollecitare l’attenzione dei bambini sulla rappresentazione dei particolari o delle particolarità che questi incontrano o vedono durante il percorso. Invita i bambini ad utilizzare le matite colorate con sistema ma anche creatività, evidenziando che si può disegnare in toni diversi, chiari e scuri, e che le aree devono essere riempite in modo armonico e completo o comunque con un metodo preciso. 2ª unità didattica • • • • Rappresentazione grafica del percorso casa-scuola Rappresentazione simbolica del percorso Riguarda assieme ai bambini i disegni fatti nella fase precedente, riprendendo così il discorso sul tema del tragitto. Attraverso una discussione guidata, trova con i bambini dei simboli che possano sostituire graficamente le realtà nei percorsi casa-scuola. Organizza l’attività laboratoriale, spiegando che ogni bambino dovrà realizzare il percorso casa-scuola non più riproducendo fedelmente ciò che vede, ma utilizzando i simboli condivisi dalla classe. In ultimo, nello stesso foglio dovrà scrivere anche la legenda, in maniera che tutti possano capire il significato del disegno. Inserisce i dati ricavati dall’attività operativa collettiva nelle tabelle, personali di ogni bambino, di documentazione del percorso formativo. Percorso casa-scuola. 47 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 49 Viaggiamo... da casa a scuola Materiali per studenti 50 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 2a fase: Viaggiamo... da casa a scuola Disegna il tragitto che fai per arrivare a scuola rappresentando fedelmente tutto ciò che vedi. Scheda operativa VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? È un tragitto q corto q lungo ? Che mezzo di trasporto usi? ______________________________________________ ? Quanto tempo impieghi a percorrerlo? ______________________________________________ ? In compagnia di chi fai questo tragitto? ______________________________________________ ? Durante il tragitto c’è qualcosa che ti colpisce? ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ Perché? ______________________________________________ ______________________________________________ Scheda operativa 51 52 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 2a fase: Viaggiamo... da casa a scuola Disegna il tragitto che fai per arrivare a scuola utilizzando dei simboli e facendo la legenda. Descrivi, con più dettagli possibili, il tragitto che compi per Scheda operativa VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino arrivare a scuola, con chi lo fai e quanto tempo occupi a percorrerlo. Scheda operativa 53 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 55 3ª fase Concentrare l’attenzione sul concetto di spazio e di ambientazione, guidando l’osservazione di realtà conosciute e vissute dai bambini in prima persona: l’edificio - scuola e lo spazio circostante. Attraverso l’utilizzo di diverse categorie mentali caratterizzanti lo spazio si amplia il ventaglio delle percezioni visive che si offrono al bambino nell’osservazione attenta della realtà che lo circonda. Conclude una fase laboratoriale che verifica immediatamente il lavoro svolto. Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto nella didattica del patrimonio culturale, che collaborerà con l’insegnante nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita sul territorio. OBIETTIVI SPECIFICI Potenziare le abilità e le competenze nell’area topologico-spaziale del vissuto del bambino attraverso l’utilizzo di giochi e di attività manuali nonché dell’utilizzo di abilità linguistico-comunicative e dell’acquisizione di nuovi termini. LUOGO DI SVOLGIMENTO • • TEMPI • All’esterno della scuola. In aula laboratoriale. 1 unità didattiche (3 ore): Osservazione e analisi dell’edificio-scuola. Attività operativa. ‡ COSA FA L’INSEGNANTE1 1ª unità: • • • • • DINAMICHE DI LAVORO 1ª unità: • • Distribuisce a ciascun bambino una scheda di osservazione; avvicina la classe all’uso e alla compilazione di queste schede (da usare singolarmente con discussione in gruppo), mentre insieme ai bambini guida l’osservazione dell’edificio-scuola; assieme ai bambini, all’esterno della scuola, compila la scheda di osservazione; fornisce ulteriori termini architettonici per allargare le conoscenze e la terminologia specifica; dà le istruzioni ai bambini per realizzare il collage della facciata della scuola. Attività interattiva e individuale (per alcune risposte); lavoro individuale per la parte laboratoriale. COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1ª unità: • Osserva attentamente l’edificio-scuola assieme all’insegnante con l’utilizzo della scheda di osservazione; • compila la scheda di osservazione; • apprende vocaboli nuovi; • realizza il collage della facciata della scuola, appena osservata. ش • • • • • • STRUMENTI PER L’ALUNNO • • Utilizzare concetti topologicospaziali fondamentali; sviluppare capacità percettive e di osservazione della realtà; promuovere capacità sintattico-grammaticali durante il lavoro collettivo; utilizzare una terminologia specifica appena conosciuta; ricordare gli elementi incontrati e collocarli al posto giusto (collage); promuovere processi operativi. Scheda di osservazione dell’edificio - scuola; foglio da disegno per il collage e cartoncini colorati, forbici e colla. 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. Matrice di documentazione della 3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola FINALITÀ 56 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • • PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • • Scheda di osservazione dell’edificio - scuola compilata; tabelle di documentazione di ciascun alunno. Scheda di osservazione dell’edificio - scuola compilata; collage della facciata della scuola PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA • far ambientare la facciata della scuola realizzata con la tecnica del collage (utilizzare una fotocopia). Il bambino deve disegnare graficamente l’ambiente presente intorno alla scuola con l’uso di matite colorate. VERIFICHE2 • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva le reazioni dei bambini (interesse, curiosità, partecipazione); la capacità di ascolto, di osservazione della realtà e di concentrazione in condizioni diverse dall’aula scolastica. Relative all’area antropologica: preparare una scheda di verifica nella quale sia descritta in maniera particolareggiata la scuola e l’ambiente circostante. Nella descrizione dovranno essere poste delle affermazioni sbagliate, che il bambino deve essere capace di trovare, sottolineandole con il rosso. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: ogni bambino, con poche frasi e per iscritto, descrive il foglio sul quale ha rappresentato la facciata della scuola e l’ambientazione circostante. • • ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • • • 2 Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio; tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: ognuno un proprio dossier; documentare con diapositive ogni elaborato finito del bambino; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • • • Osservazione e analisi dell’edificio-scuola. Attività operativa Distribuisce ai bambini la scheda di osservazione. In questo momento l’insegnante deve spiegare con precisione come si utilizza questo strumento di analisi. Con la classe, esce all’esterno dell’edificio - scuola. Durante questa unità, i bambini vengono sollecitati ad osservare con attenzione i particolari strutturali, architettonici, ambientali della loro scuola e il suo orientamento secondo la posizione del sole, a riportare i dati osservati sulla scheda semistrutturata precedentemente illustrata ed a svolgere la lezione scolastica in un ambiente non tradizionale. Dinamiche di lavoro: i bambini lavorano in gruppo: in maniera collettiva, imparano non solo ad esprimersi in modo appropriato, ma anche ad aspettare il loro turno e ad ascoltare ciò che viene detto dai compagni. Devono essere sempre provvisti di una teca rigida, che farà da supporto alla scheda di osservazione, di una gomma e di una matita. Inserisce i dati ricavati dall’attività operativa collettiva nelle tabelle personali di ogni bambino, di documentazione del percorso formativo. Attività operativa di collage: i bambini devono ricostruire la facciata della scuola appena osservata. Terminata la visita all’edificio-scuola, i bambini tornano in classe, dove vengono a loro consegnati cartoncini colorati di differenti colori e forme (un rettangolo, che farà la funzione della facciata, un triangolo per il tetto, una serie di quadrati più piccoli per le finestre, ecc.). I bambini devono trovare le forme giuste da abbinare ad ogni parte della scuola, ritagliarla della appropriata e proporzionata dimensione e incollarli sul cartoncino di supporto predisposto dall’insegnante. Alla fine avranno ricostruito la facciata della scuola. Dinamiche di lavoro: ogni bambino lavora individualmente. Laboratorio finale. 57 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 59 Spostiamoci intorno alla scuola Materiali per studenti 60 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola SCHEDA DI OSSERVAZIONE DELL’EDIFICIO - SCUOLA ? La tua scuola si trova a (località) ______________________________________________ ? Da quanti anni la frequenti? ______________________________________________ ? Che funzione ha la scuola? ______________________________________________ ? La tua scuola è un edificio q q q q grande piccolo pubblico privato ? Lo spazio intorno alla scuola q q è aperto verso l’esterno è chiuso da un cancello ? Con quale materiale è costruita q q q q q q mattoni cemento pietre legno paglia altro la tua scuola? Scheda di lettura dell’edificio VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Perché non si vede il materiale con cui è costruita? q i muri sono sporchi q i muri sono coperti da pitture o disegni q i muri sono intonacati ? Che forma ha il tetto della scuola? ______________________________________________ Misura in passi la lunghezza dell’edificio-scuola = lunghezza ? La lunghezza della scuola è di passi ____________________ Un passo misura cm _______________________________ La lunghezza della scuola è di cm ______________________ Scheda di lettura dell’edificio 61 62 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola ? Che forma ha il tetto della scuola? q triangolare q rettangolare q quadrata q altro ? Che forma ha la facciata principale? q q q q triangolare rettangolare quadrata altro (disegnalo) ? Cosa c’è davanti alla scuola? q q q q q q case negozi cortile fiume strada altro: ________ ? Questo spazio è q q grande piccolo Scheda di lettura dell’edificio VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? È recintato? ? È uno spazio ? È uno spazio q q sì no q q pubblico privato q q aperto chiuso ? Quanto è profondo in passi il cortile? __________________ = profondità ? Quanto è profondo in cm il cortile? ____________________ ? Quanto è lungo il cortile in cm? _______________________ ? Che funzione ha il cortile? q q q q di svago di ritrovo di studio altro: ________ Scheda di lettura dell’edificio 63 64 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola ? Quanto tempo durante una giornata rimani in cortile? ______________________________________________ ? Cosa vedi davanti al cortile? ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ Disegna la forma delle finestre presenti nella facciata principale e scrivi il nome della loro forma. Scheda di lettura dell’edificio VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Tipo di finestre presenti (rettangolari, quadrate, monofore, bifore, trifore, ecc.) ______________________________________________ ? Quante finestre vedi? ______________________________________________ ? Le finestre sono q q grandi piccole ? Sono tutte uguali? q q sì no ? Quanti piani ha la scuola? ______________________________________________ ? La porta di entrata è q q al centro laterale ? La facciata laterale è q q più corta più lunga di quella principale ? Quante finestre ha la facciata laterale? ______________________________________________ Scheda di lettura dell’edificio 65 66 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola ? Cosa si trova dietro q q q q q case montagne alberi fiumi altro ________________ ? Come si chiama ciò che sta q q q q palcoscenico sfondo schermo altro ________________ alla scuola? dietro alle cose? Scheda operativa VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino COSTRUIAMO LA FACCIATA DELLA NOSTRA SCUOLA utilizzando cartoncini di diverse forme e colori, forbici e colla Scheda di verifica 2a classe 67 68 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola Descrivi la tua scuola e l’ambiente circostante. Scheda operativa VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 69 4ª fase Durante questa fase di lavoro viene introdotto il nucleo tematico sul quale verteranno tutte le fasi successive del progetto educativo: la chiesa. Analisi visiva e cognitiva sempre più approfondita nei termini e nelle caratterizzazioni dell’ambiente che circonda una tipologia architettonica; analizzare un bene culturale presente nel territorio di vita dai bambini: la chiesa. Continuare a lavorare sul passaggio da ciò che si conosce alla sua trasposizione grafico-pittorica. OBIETTIVI SPECIFICI Conoscenza dell’ambiente che circonda un edificio architettonico significativo nella vita delle comunità della Bassa Valsugana; conoscenza e appropriazione della terminologia specifica a riguardo della disciplina architettonica sacra; conoscenza delle funzioni dell’edificio e dello spazio circostante; acquisire e/o potenziare concetti tipologico-spaziali. LUOGO DI SVOLGIMENTO • TEMPI • In classe (aula laboratoriale). 1 unità didattiche (2 ore): Ambientazione della chiesa. ‡ COSA FA L’INSEGNANTE1 1ª unità: • • • • • • • DINAMICHE DI LAVORO 1ª unità: • • Guida il bambino all’individuazione di altri possibili edifici pubblici, oltre alla scuola, proponendo materiali di diverso genere (scritti e/o iconografici); crea con i bambini un cartellone che divide gli edifici per categorie e funzioni; ferma l’attenzione sull’edificio-chiesa; rileva oralmente le conoscenze dei bambini in rapporto a questo edificio; mostra, con l’utilizzo di diapositive/fotografie/altro, delle chiese e loro ambientazioni, puntando l’attenzione sui diversi ambienti che possono caratterizzare la zona circostante un edificio sacro; realizza con i bambini un cartellone sulle conoscenze riguardanti l’edificio-chiesa; fornisce le regole per una corretta gestione del laboratorio grafico-pittorico conclusivo. Discussione guidata: lavoro di gruppo; laboratorio: lavoro individuale. COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1ª unità: • Partecipa alla discussione sugli edifici pubblici conosciuti; • coglie le principali caratteristiche dell’edificio sacro, la chiesa, seguendo la discussione guidata dell’insegnante; • osserva e commenta le immagini che l’insegnante gli mostra; • realizza il cartellone con l’insegnante; • realizza con le tempere l’ambientazione di una chiesa fornitagli in fotocopia dall’insegnante. 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. ش • • • • • • Saper intervenire a proposito durante discussioni collettive; utilizzare la giusta terminologia rispetto alle immagini visive osservate; utilizzare concetti topologicospaziali; affinare capacità percettive e di osservazione; promuovere processi operativi, realizzando immagini pittoriche, che esercitano la manualità del bambino; rappresentare elementi della realtà conosciuta e vissuta. Matrice di documentazione della 4a fase: Viaggiamo... per ambientare una chiesa FINALITÀ 70 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 4a fase: Viaggiamo... per ambientare una chiesa STRUMENTI PER L’ALUNNO • Foglio da disegno, colori a tempera, immagine in fotocopia di una chiesa, colle, pennelli. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE2 • • Diverse immagini di chiese; materiale di approfondimento: La chiesa: edificio sacro; tabelle di documentazione di ciascun alunno. • Disegni individuali sull’ambientazione di una chiesa • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva le reazioni dei bambini (interesse, curiosità, partecipazione); la capacità di ascolto, di osservazione della realtà e di concentrazione in condizioni diverse dall’aula scolastica. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: far descrivere al bambino, oralmente (1ª elementare, registrandolo) per iscritto (2ª elementare) l’ambientazione realizzata intorno alla fotocopia della chiesa. • PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE3 • ULTERIORI ATTIVITÀ • • DOCUMENTAZIONE • • • Discussione su quali religioni ci sono nel mondo e sulle tipologie di edifici sacri che corrispondono all’esercizio delle suddette liturgie; realizzare una ricerca sulle diverse religioni nel mondo.4 Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio; tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: ognuno un proprio dossier; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. 2 Vedi Strumenti per l’insegnante, La chiesa: edificio sacro, p. 249. 3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. 4 Vedi Materiali per studenti: Foglio delle ricerche. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • • • Ambientazione della chiesa Guida il bambino all’individuazione di edifici pubblici, oltre a quello scolastico, attraverso una discussione collettiva e l’utilizzo di materiale iconografico di vario genere, fotografie, diapositive, riviste, video, ecc., cercando di categorizzare i diversi edifici. Crea con i bambini un cartellone per visualizzare le categorie evidenziate di tipologie architettoniche (biblioteche, ospedali, abitazioni, ecc.) e le loro funzioni. Ferma l’attenzione dei bambini sull’edificio-chiesa. In questo momento, l’insegnante raccoglie le conoscenze che i bambini hanno nei riguardi dell’edificio-chiesa, domandando cosa lo caratterizza, chi lavora al suo interno, chi lo frequenta e perché, cosa caratterizza lo spazio intorno all’edificio, ecc. Queste osservazioni vengono trascritte su un cartellone riassuntivo delle pre-conoscenze dei bambini nei riguardi della chiesa. Mostra ai bambini materiale iconografico, in cui sono presenti diversi edifici sacri con diverse ambientazioni. Commenta e analizza, assieme ai ragazzi, le immagini, concentrando le osservazioni sulle caratteristiche del paesaggio/ambiente che circonda questi edifici: le chiese di montagna sono generalmente molto piccole e costruite su un colle in posizione dominante, le chiese cittadine per lo più hanno una grande piazza attorno, la più importante è quasi al centro della città, ecc. Fornisce le regole per una corretta gestione del laboratorio di ambientazione di un’immagine: espansione di una fotocopia in bianco e nero di una chiesa (l’importante è che l’immagine non sia particolarmente complicata). L’insegnante predispone diverse fotocopie di immagini di chiese, avendone ritagliato perfettamente lo sfondo e l’ambiente circostante. L’immagine viene incollata dal bambino su un foglio da disegno grande e bianco. Su questo foglio il bambino traccia il disegno del paesaggio/ ambientazione che crede possa circondare quella chiesa; prima realizza sommariamente il disegno con la matita poi con i colori a tempera lo completa. Durante questa attività laboratoriale, l’insegnante deve stare attenta che i bambini pensino effettivamente ad un paesaggio possibile e reale per quella tipologia di chiesa e che cerchino di dipingere le giuste proporzioni fra i diversi elementi presenti nella loro composizione. Fasi e prodotti del laboratorio grafico-pittorico. 71 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 73 Viaggiamo... per ambientare una chiesa Materiali per studenti 74 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 4a fase: Viaggiamo... per ambientare una chiesa Descrivi l’ambientazione della chiesa realizzata durante il laboratorio pittorico. Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Quali religioni ci sono nel mondo? Foglio delle ricerche 75 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 77 5ª fase1 Abituare il bambino ad una lettura corretta del bene culturale presente nella sua realtà locale, facendo uso di una scheda di lettura che orienta le osservazioni. Dare risalto a realtà presenti nella vita quotidiana del bambino e del territorio di appartenenza. Scoprire l’appartenenza del patrimonio storico alla quotidianità locale attraverso attività di ricerca storica “in situazione” dei beni culturali. Introdurre il tema della chiesa in un contesto più generale introducendo materiali di approfondimento. OBIETTIVI SPECIFICI Leggere e osservare attentamente con l’aiuto della scheda di lettura la chiesa del proprio paese o di un paese vicino; utilizzare la posizione del sole per orientare piante e prospetti secondo i punti cardinali; osservare e disegnare le forme che si presentano nella lettura dell’edificio sacro; ricostruire plasticamente la forma della chiesa osservata attraverso un semplice laboratorio di architettura; imparare a svolgere una ricerca a carattere storico; potenziare le abilità manuali e operative presenti nei bambini. LUOGO DI SVOLGIMENTO • • TEMPI • Territorio: chiesa del paese. Aula scolastica. 3 unità didattiche (3 ore ciascuna): 1ª unità: Osservazione delle parti di una chiesa. Costruzione di un modellino; ‡ 2ª unità: Laboratorio plastico; ‡ 3ª unità: Attività di ricerca (classe seconda). ‡ COSA FA L’ESPERTO2 1ª unità: • • • • • • • COSA FA L’INSEGNANTE 1ª unità: • • 2ª unità: • • Guida il bambino all’osservazione del paesaggio circostante la chiesa del paese; ferma l’attenzione sull’edificio-chiesa; guida il bambino nell’osservazione della struttura esterna dell’edificio, utilizzando la scheda di lettura; fa cogliere al bambino le caratteristiche delle parti della chiesa e le loro funzioni; lavora con i bambini sull’orientamento utilizzando la posizione del sole e/o la bussola; guida il bambino alla compilazione della Scheda di lettura; prepara il materiale per la realizzazione di un modellino della chiesa appena osservata. Durante l’attività sul territorio aiuta l’esperto nella gestione dell’attività didattica e nella conduzione della classe; successivamente all’attività legge assieme alla classe il materiale di approfondimento: La chiesa: edificio sacro.3 Ricostruisce plasticamente assieme ai bambini il percorso compiuto per arrivare alla chiesa; consegna la scheda di verifica: Disegna e descrivi il tragitto compiuto fino alla chiesa del paese. 1 Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto in educazione al patrimonio culturale, che collaborerà con l’’insegnante nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita sul territorio. 2 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. 3 Vedi Materiale per studenti: Schede di approfondimento. Matrice di documentazione della 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa FINALITÀ 78 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa 3ª unità: (classe 2a) • • • • DINAMICHE DI LAVORO 1ª unità: • • Propone ai bambini di fare una ricerca sulla chiesa appena osservata; spiega che la ricerca dovrà essere di tipo storico; spiega loro i diversi modi per svolgere una ricerca; legge assieme ai bambini le diverse ricerche svolte e le commenta. Lavoro interattivo: coinvolgimento collettivo della classe con domande guidate dall’insegnante o dall’esperto; lavoro individuale per la compilazione della scheda di osservazione e realizzazione del modellino. 2ª unità: • Lavoro di gruppo. 3ª unità: (classe 2a) • Conversazione guidata; lavoro individuale per lo svolgimento della ricerca. ABILITÀ ATTIVATE COSA FA L’ALUNNO • 1ª unità: • Osserva il paesaggio circostante l’edificio sacro, rilevandone, sotto la guida dell’esperto, le caratteristiche specifiche; • partecipa attivamente al lavoro interattivo di osservazione dell’edificio; • legge e risponde in modo opportuno alle domande della scheda di lettura; • realizza sotto la guida dell’esperto il modellino della chiesa osservata • legge e analizza assieme all’insegnante il materiale di approfondimento: La chiesa: edificio sacro. ش • • • • • • • • • • 2ª unità: Realizza con l’aiuto dell’insegnante il plastico del percorso compiuto fino alla chiesa; • compila la scheda di verifica. • 3ª unità (classe 2a): Ascolta come svolgere una ricerca storica; • interviene durante le conversazioni guidate dall’insegnante; • realizza la ricerca storica. • • • • • • Saper intervenire a proposito durante discussioni collettive; utilizzare la giusta terminologia architettonica; utilizzare concetti topologicospaziali; usare la bussola per orientarsi con i punti cardinali; affinare capacità percettive, di osservazione e di analisi; produrre processi operativi, realizzando oggetti tridimensionali; trascrivere graficamente parti architettoniche dell’edificio sacro; comprendere il significato di un testo descrittivo; utilizzare il vocabolario per cercare il significato di termini sconosciuti; sviluppare capacità cognitive riguardanti processi temporali svoltisi nel tempo. Saper trasportare tridimensionalmente ciò che si è vissuto; sviluppare capacità manuali. Saper ricercare materiali/ informazioni utili alla ricerca; promuovere capacità di sintesi e di rielaborazioni delle informazioni; sviluppare capacità sintattiche e comunicative. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino STRUMENTI PER L’ALUNNO • • • • STRUMENTI PER L’INSEGNANTE4 • • • PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • • • Scheda di lettura della chiesa del paese; matita e gomma; cartoncini (per il modellino), pennarelli, base di cartone, scotch; foglio di compensato, scatoline, scotch colorato, colla. Scheda di lettura della chiesa del paese; materiale di approfondimento: La chiesa: edificio sacro; tabelle di documentazione di ciascun alunno. Scheda di osservazione della chiesa completata; modellino della chiesa; plastico del percorso compiuto. PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA • Leggere ed analizzare con i bambini un documento scritto molto semplice, come prerequisito per la lettura/analisi dell’iscrizione presente nella chiesa di San Biagio a Levico. VERIFICHE5 • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione. Relative al comportamento: rilevazione della capacità di ascolto e concentrazione in un ambiente diverso dall’aula scolastica. Relative all’area antropologica: compilare la scheda di verifica: Disegna e descrivi il tragitto compiuto fino alla chiesa del paese. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: esecuzione della scheda di verifica: Il vocabolario impazzito; esecuzione della scheda di verifica: Inserisci i termini al posto giusto. • • • ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • • • Durante l’attività sul territorio l’insegnante registra con la videocamera il lavoro svolto dall’esperto con i bambini; riprende con la videocamera l’attività laboratoriale e tutti i momenti possibili dell’attività educativa; l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del bambino; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. 4 Vedi materiale Strumenti per gli insegnanti, La chiesa: edificio sacro, p. 249. (Materiali generali per tutte le classi). 5 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. 79 80 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • • Osservazione delle parti di una chiesa. Costruzione di un modellino Uscita con l’esperto per visitare la chiesa del proprio paese. La classe percorre il tragitto fino alla chiesa prestando attenzione al paesaggio circostante e misurando con l’orologio il tempo impiegato per percorrere il tragitto. I bambini, giunti davanti all’edificio sacro, interagendo con l’esperto, analizzano in modo accurato l’architettura esterna attraverso l’utilizzo di una scheda di lettura semistrutturata con la quale giungono a conoscenza dell’ambientazione, dell’orientamento, dei materiali di costruzione, delle diverse parti che compongono l’edificio e delle sue funzioni e imparano ad usare la bussola. Dinamiche di lavoro: i bambini si dispongono in gruppo davanti alla facciata principale della chiesa provvisti di un supporto rigido su cui appoggiare la scheda semistrutturata, di matita e di gomma, osservano e analizzano l’edificio esternamente in tutte le sue parti interagendo con l’esperto e i compagni. La scheda viene compilata prestando particolare attenzione all’uso della terminologia architettonica appropriata. Progettazione di un modellino della chiesa osservata. Ritornati in aula i bambini lavorano a due a due per costruire un modellino della chiesa osservata. Per comporre l’edificio sacro utilizzano cartoncini di forme differenti ma dello stesso colore, predisposte dall’esperto, assemblandole e inserendole su un supporto di compensato dove è stata leggermente incisa la pianta della chiesa, con i due spazi principali: abside e navata. Prima di inserire le facciate dell’edificio nel supporto, il bambino, con l’utilizzo di pennarelli colorati, completa i particolari mancanti (finestre -bifore, monofore, ecc.- portali, ecc.), disegnandoli sulle varie facciate della chiesa. Lettura del materiale di approfondimento. L’insegnante legge con i bambini il materiale di approfondimento, utilizzando il vocabolario per cercare i termini sconosciuti al lessico dell’alunno. Analizza il testo con la classe e introduce concetti storici, quali il prima e il dopo nel succedersi degli eventi. Questa parte particolarmente delicata presuppone che i bambini vengano a conoscenza di fatti riguardanti la vita di Gesù Cristo (=la nascita, le persecuzioni); opportuno sarebbe un coinvolgimento della disciplina religiosa per affrontare questi temi in maniera interdisciplinare. L’insegnante può proporre la lettura di un libretto sulla chiesa, intitolato La cattedrale, a cura di Claude Delafosse e Maurice Pommier, Edizioni Elle, Trieste, 1996, dove vengono proposte in successione le fasi di costruzione di un edificio sacro. Schede di lettura. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 2ª unità didattica • • • Ricostruzione plastico del percorso compiuto. Viene rivisitato oralmente il percorso compiuto per arrivare dalla scuola alla chiesa; successivamente su compensato o cartone molto duro e spesso, si incollano gli edifici incontrati (utilizzando per esempio piccole scatole) e la vegetazione (disegnata su cartoncini rigidi da incollare al supporto). Dinamiche di lavoro: i bambini si dispongono in gruppo e ad ogni gruppo viene dato un incarico diverso da svolgere; importante è che i bambini sappiano mantenere un comportamento adeguato e di collaborazione reciproca. Conversazione sul lavoro svolto ed eventuali suggerimenti per i lavori futuri. 3ª unità didattica (classe 2a) • • • • Laboratorio plastico Attività di ricerca Proposta di fare una ricerca storica. Proposta di attività di ricerca sulla storia, della chiesa del paese appena osservata. L’insegnante attraverso una conversazione guidata aiuta i bambini a capire il significato dei termini “ricerca storica”. Spiega come si svolge una ricerca storica. Dà spiegazioni sulla maniera di operare dello storico e delle informazioni che si ottengono tramite una ricerca; come ricavarle e come relazionarle ai compagni. Propone di fare interviste ai nonni, ai genitori e/o al parroco della chiesa, ecc. Stimola i bambini ad usare diversi strumenti di ricerca: interviste, racconti dei nonni, ricerche in biblioteca di materiali scritti e fotografici da portare all’insegnate che li aiuterà nell’analisi. Relazione conclusiva. Dopo la ricerca svolta dai bambini propone un momento di confronto tra i diversi elaborati dei bambini, riunendo tutte le informazioni in un unico testo descrittivo. Dinamiche di lavoro: i bambini possono svolgere il lavoro in gruppo oppure singolarmente dipende dal gruppo-classe. Prodotti del laboratorio. 81 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 83 Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa Materiali per studenti 84 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa SCHEDA DI LETTURA DELLA CHIESA DEL NOSTRO PAESE ? La chiesa è un edificio q isolato su un colle q al centro del paese q in periferia ? Cosa c’è davanti alla chiesa? q q q q q un giardino uno spazio libero un parcheggio una piazza altro q q q q pubblico privato grande piccolo q q q sì no solo dei lacerti (tracce di affreschi) q q q q mattoni pietre cemento legno ? È un edificio ? Sono presenti pitture sulle pareti esterne della chiesa? ? Con che materiale è costruita? ? Come si chiama lo strato di malta che ricopre le pareti della chiesa? ______________________________________________ Scheda di lettura dell’edificio VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Qual è la facciata principale? q quella con il portale più grande q quella con più finestre q quella con più affreschi Disegna la forma del portale e delle finestre (se sono presenti) della facciata principale portale Scheda di lettura dell’edificio 85 86 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa finestra della facciata principale Cerca il lato della chiesa di forma semicircolare ? Come si chiama? _______________________________ O N S E Scheda di lettura dell’edificio N = nord S = sud E = est O = ovest VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Verso quale punto cardinale è rivolta l’abside? Utilizza la bussola per verificare le giusta disposizione dell’abside ______________________________________________ ? Conosci il nome di un antico orologio che funziona solo quando c’è il sole? ______________________________________________ ? In quale punto cardinale sorge il sole? ______________________________________________ Disegna le finestre dell’abside e di una facciata laterale finestre dell’abside Scheda di lettura dell’edificio 87 88 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa finestre della facciata laterale ? È presente un campanile? ? Dove è situato? q q sì no q q q q sul tetto staccato dalla chiesa addossato alla chiesa in mezzo alla piazza ? Che funzione ha il campanile? ______________________________________________ ? Con che materiale è costruito? ______________________________________________ Scheda di lettura dell’edificio VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Con che materiale è costruito il tetto del campanile? ______________________________________________ ? E quello della chiesa? ______________________________________________ ? Conosci qualcosa sulla chiesa del tuo paese? ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ Scheda di lettura dell’edificio 89 90 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa La chiesa: edificio sacro La chiesa è un edificio sacro della religione cristiana. È un luogo dedicato al culto, dove i fedeli si riuniscono per partecipare alle funzioni religiose e per pregare. In tempi passati, questo edificio (per le sue mura possenti) serviva anche a difendere la comunità. Cattedrale S. Ciriaco, Ancona. Le prime assemblee dei cristiani non avvenivano nelle chiese che oggi vediamo nelle nostre città o nei nostri paesi. I fedeli si riunivano nelle case private, dove in una stanza erano collocati un altare e delle candele. La chiesa come la conosciamo noi deriva da un edificio pubblico costruito dai Romani. Questo edificio si chiamava basilica ed era una lunga costruzione rettangolare, aperta ai lati, con colonne e un tetto che riparava dalle intemperie e dal troppo caldo del sole. La basilica terminava con uno spazio semicircolare, che si chiamava abside, come quella che hai visto nella chiesa del tuo paese. In questi edifici i Romani non pregavano ma svolgevano attività commerciali o scambiavano merci (=baratto) e amministravano la giustizia. Le prime chiese cristiane presero come modello questi edifici pubblici romani. Infatti, vennero costruite come grandi costruzioni rettangolari con abside semicircolare finale. Si entrava da occidente, dove cala il sole e si andava verso l’abside, cioè verso oriente. Nel corso del tempo, la chiesa cristiana diventò un edificio grande, imponente e molto decorato, spesso con una piazza antistante, per accogliere i fedeli, e un campanile alto affinché tutti potessero vedere dove fosse edificata la chiesa e il rumore delle campane potesse arrivare lontano. Inizialmente questi edifici vennero costruiti in legno e solo successivamente venne usata la pietra, molto più difficile da trovare e più faticosa da lavorare. Scheda di approfondimento VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino La chiesa: edificio sacro. Un po’ di storia! Le prime chiese furono costruite a partire dal 313 d.C. (=dopo la nascita di Cristo), quando un imperatore romano di nome Costantino riconobbe la religione cristiana. Infatti, il popolo romano non accettò subito questa nuova religione: i Romani credevano in molti dei, come Giove, Venere, Diana, e non in un Dio unico come i cristiani. Per questo motivo all’inizio non riuscirono ad accettare la religione cristiana, ma con il tempo permisero la diffusione di questo nuovo culto. Linea del prima e del dopo 0 1000 2008 Ricordati che lo 0 indica la data di nascita di Gesù Cristo. 1. Colora di rosso la striscia a destra dello 0. Colora di azzurro la striscia a sinistra dello 0. 2. La striscia rossa rappresenta il periodo dopo Cristo (d.C.). La striscia azzurra rappresenta il periodo avanti Cristo (a.C.). 3. Segna sulla linea del tempo la data 313 d.C. Questa data viene prima o dopo il 2008? ______________ L’anno 1000 viene prima o dopo il 313 d.C.?______________ Ti trovi nella parte di colore rosso o azzurro? __________ Scheda di approfondimento 91 92 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa Disegna il tragitto che hai fatto con la classe per arrivare alla chiesa del paese. Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Descrivi il tragitto che hai fatto con la classe per arrivare alla chiesa del paese. Scheda di verifica 93 94 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa Fai una ricerca storica sulla chiesa del paese. Foglio delle ricerche VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Il vocabolario impazzito! Chi ha scritto questo vocabolario non conosceva bene il significato dei termini. Cerca gli errori! Per sistemare correttamente il vocabolario, taglia i vocaboli e il significato e incollali corretti sul foglio seguente. Buon lavoro! % ABSIDE = una specie di torre vicino o attaccata ad una chiesa, in cima alla quale sono presenti le campane. BIFORA = finestra ad arco ad una sola apertura. CAMPANILE = spazio presente in fondo ad una chiesa, di forma poligonale o a semicerchio. In generale è rivolto verso oriente. CHIESA = grande e decorata apertura in un muro di un edificio importante, attraverso il quale si entra e si esce FACCIATA PRINCIPALE = spazio libero davanti ad una chiesa, spesso lastricato. INTONACO = edificio dove si prega e si celebrano svariate funzioni religiose. MONOFORA = finestra ad arco a due aperture con in mezzo una colonnina. PORTALE = strato di calcina (=calce) che ricopre un muro o un soffitto. ROSONE = lato principale della chiesa, dal quale i fedeli possono entrare all’interno. SAGRATO = grande finestra circolare, molto decorata, presente in alto nella facciata principale della chiesa. Scheda di verifica 95 96 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa Il vocabolario impazzito! Incolla il significato corretto vicino a ciascun vocabolo. ABSIDE BIFORA CAMPANILE CHIESA FACCIATA PRINCIPALE INTONACO MONOFORA PORTALE ROSONE SAGRATO Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Inserisci i termini corretti al posto giusto! ? Inserisci i seguenti termini nell’immagine: 1. 2. 3. 4. 5. 6. facciata principale facciata laterale portale campanile monofora bifora 7. 8. 9. 10. 11. portale secondario rosone sagrato larghezza lunghezza Scheda di verifica 97 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 99 6ª fase1 A contatto con il patrimonio culturale del territorio di appartenenza, il bambino acquisisce un metodo di “investigazione” storico-artistica. Questa fase promuove abilità e competenze necessarie alla lettura e all’analisi di documenti scritti e iconografici presenti nella chiesa di S. Biagio a Levico Terme e il bambino apprende i primi rudimenti della metodologia della ricerca storico-artistica, utilizzabili anche in altre occasioni formative, stabilisce un rapporto di familiarità e di conoscenza con edifici storici presenti nel territorio locale e viene avviato alla lettura e analisi di opere d’arte. OBIETTIVI SPECIFICI Conoscere e studiare un bene culturale del territorio locale; appropriarsi di un metodo di ricerca storico-artistico; imparare a leggere con schede di lettura documenti scritti e iconografici; potenziare le competenze topologico-spaziali e di analisi; ricevere e organizzare informazioni ricevute dall’analisi di fonti materiali. LUOGO DI SVOLGIMENTO • • TEMPI • Chiesa di San Biagio a Levico Terme. Aula didattica. 2 unità didattiche (3 ore + 2 ore): 1ª unità: Visita alla chiesa di San Biagio a Levico Terme ‡ 2ª unità: Le Madonne con Bambino. ‡ COSA FA L’ESPERTO 1ª unità: • • • • • • COSA FA L’INSEGNANTE2 2ª unità: • • DINAMICHE DI LAVORO 1ª unità: • • 2ª unità: • Guida il bambino all’osservazione del paesaggio circostante la chiesa; guida il bambino nell’osservazione della struttura esterna dell’edificio, utilizzando la scheda di lettura; fa cogliere al bambino le caratteristiche delle parti architettoniche con le loro specifiche funzioni; punta l’attenzione sulla corretta lettura del documento scritto (iscrizione) e di quelli iconografici (affreschi); guida all’osservazione dello spazio interno della chiesa; guida il bambino alla compilazione della scheda di lettura. Mostra i documenti iconografici rappresentanti Madonne con Bambino (in diapositiva); legge e analizza con i bambini i documenti utilizzando una scheda di lettura degli affreschi.3 Lavoro interattivo: discussione collettiva con domande guidate dall’esperto; lavoro individuale per la compilazione della scheda di lettura e la realizzazione del modellino. Conversazione guidata. 1 Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto in educazione al patrimonio culturale, che collaborerà con l’insegnante nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita sul territorio. 2 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. 3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di lettura degli affreschi. Matrice di documentazione della 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme FINALITÀ 100 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1ª unità: • Osserva il paesaggio circostante l’edificio sacro, rilevandone, sotto la guida dell’esperto, le caratteristiche specifiche; • partecipa attivamente al lavoro interattivo di osservazione dell’edificio, sia esternamente sia internamente; • legge e risponde in modo opportuno alle domande della scheda di lettura; • analizza assieme al gruppo di lavoro documenti scritti e documenti iconografici. 2ª unità: Osserva e commenta con l’insegnate i documenti iconografici; • legge e completa la scheda di lettura degli affreschi. • ش • • • • • • • • • • • • STRUMENTI PER L’ALUNNO • • • • STRUMENTI PER L’INSEGNANTE 4 • • • • PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • • Saper intervenire a proposito durante discussioni collettive; svilluppare capacità di analisi e di lettura di documenti iconografici e simbolici; saper trovare ipotesi di lettura del documento iconografico; appropriarsi di un linguaggio specifico dell’area artistica; dedurre conclusioni. Scheda di lettura della chiesa di San Biagio a Levico Terme; scheda di lettura degli afffreschi; matita e gomma; teca rigida come supporto. Scheda di lettura della chiesa di San Biagio a Levico Terme; scheda di lettura degli affreschi; materiale di approfondimento in Strumenti per l’insegnante: La chiesa di San Biagio a Levico Terme, p. 285; materiale di approfondimento in Strumenti per l’insegnante: La tecnica dell’affresco, p. 317. Scheda di lettura della chiesa completata dai bambini; scheda di lettura degli affreschi completata dai bambini. PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA 4 Saper intervenire a proposito durante discussioni collettive; saper utilizzare la corretta terminologia architettonica; utilizzare concetti topologicospaziali; affinare capacità percettive e di osservazione; osservare in modo critico ciò che costituisce la realtà culturale di appartenenza; sviluppare capacità di letturaosservazione di immagini visive; collegare il codice linguistico a quello visivo per trarre conclusioni. Vedi materiale Strumenti per l’insegnante. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino VERIFICHE5 • • • ULTERIORI ATTIVITÀ • Lavoro sul vocabolario: creare assieme ai bambini un vocabolario dell’architettura sacra con significati e disegni illustrativi. DOCUMENTAZIONE • Durante l’attività l’insegnante documenta il lavoro dell’esperto e dei bambini utilizzando la videocamera, macchina fotografica, ecc.; documenta tutti gli elaborati degli alunni con diapositive; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. • • 5 Relative alla partecipazione l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione, la capacità di ascolto e di intervenire a proposito. Relative all’area antropologica Compilazione della scheda di verifica: Il viaggio di Jacques. Breve cronaca (=spiegare cosa significa) scritta del percorso compiuto dalla scuola alla chiesa di San Biagio. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase descrivere l’ambiente che circonda la chiesa di San Biagio; compilare la scheda Vero o falso? Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. 101 102 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • Uscita con l’esperto per visitare la chiesa di San Biagio a Levico Terme. Durante il percorso dalla scuola alla chiesa di S. Biagio, i bambini assieme all’insegnante osservano il paesaggio che vedono, stimolati da opportune domande e riflessioni. Giunti davanti alla chiesa con l’ausilio di schede di lettura semistrutturate osservano attentamente la chiesa, l’orientamento spaziale dell’edificio, l’architettura e le differenti parti che lo compongono, interagendo con i compagni e l’esperto. Terminata l’osservazione esterna il gruppo si sposta all’interno della chiesa dove prosegue l’analisi, venendo così a conoscenza non solo della terminologia architettonica appropriata alle parti interne dell’edificio, ma anche della modalità di lettura di un documento iconografico, sempre grazie all’uso della scheda semistrutturata. Al termine del percorso viene loro distribuita una scheda intitolata Il viaggio di Jaques attraverso la quale vengono verificate le conoscenze apprese dai bambini durante il percorso fatto. Dinamiche di lavoro: all’esterno e all’interno dell’edificio sacro la classe lavora in gruppo sotto la guida dell’esperto; ogni bambino viene provvisto di un supporto rigido su cui appoggiare la scheda, di una gomma e una matita . Aspetti analizzati: contesto ambientale in cui è inserito l’edificio, l’ orientamento senza l’utilizzo della bussola, ma cercando di ricavare notizie dall’edificio stesso (=presenza della meridiana, del muschio sul lato nord della chiesa), materiali di costruzione, documenti scritti e iconografici. 2ª unità didattica • • Visita alla chiesa di San Biagio a Levico Terme Le Madonne con Bambino Lettura e analisi dell’affresco Utilizzando diapositive degli affreschi e dei particolari delle rappresentazioni si riprende il discorso iniziato durante il sopralluogo alla chiesa. Con l’aiuto della scheda di lettura si analizzano le varie componenti della composizione, focalizzando l’attenzione sui protagonisti, co-protagonisti della scena, sul primo piano, secondo piano e sfondo, sulle rappresentazioni dei volti e sugli oggetti. Anche questa unità può essere svolta e/o in compresenza con la disciplina religiosa, in maniera da approfondire ulteriormente la tematica trattata. Di importanza rilevante è presentare la maniera di lavorare dello storico dell’arte, che si aiuta nel suo lavoro utilizzando diverse fonti e strumenti di lettura. Dinamiche di lavoro: il lavoro si svolge in gruppo attraverso una conversazione guidata dall’insegnate che utilizza la scheda di lettura come traccia per lo svolgimento dell’unità. Sopralluogo alla chiesa. Lavoro sulle schede di lettura. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 103 Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme Materiali per studenti 104 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme SCHEDA DI LETTURA DELLA CHIESA di SAN BIAGIO a LEVICO TERME ? La chiesa è ? La chiesa è ? Con che materiale è costruita? ? Sono presenti delle pitture sulle pareti esterne della chiesa? q q q q isolata su un colle al centro del paese in periferia in mezzo al bosco q q grande piccola q q q q q q mattoni cemento pietra legno ferro altro: __________ q q sì no ? Se sì, cosa rappresentano? ______________________________________________ ? Qual è la facciata principale? Scheda di lettura q quella con il portale più grande q quella con più finestre q quella con più affreschi q quella che guarda verso il sagrato VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Cosa precede l’ingresso principale? q q q q un portico un corridoio una piazza un cortile Questo spazio antistante la chiesa si chiama NARTÉCE. Disegna il nartéce Disegna il portale Scheda di lettura 105 106 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme Nell’architrave del portale c’è un’iscrizione. Assieme all’insegnante leggi l’iscrizione e cerca un nome proprio. Architrave del portale. Chiesa di San Biagio, Levico Terme. ? Qual è il nome proprio scritto nell’iscrizione? ______________________________________________ ? Nell’iscrizione puoi leggere che professione svolgeva questa persona. Qual è? ______________________________________________ ? Cerca anche una data. Quale? ______________________________________________ ? Cosa ci indicano questi elementi? ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino La lettura di questa iscrizione ci ha fornito molte informazioni importanti nei riguardi della chiesa, di conseguenza per lo storico diventa un importante ____________________________ ? Come mai queste informazioni sono state scritte in questo punto della chiesa? ______________________________________________ ______________________________________________ Cerca il lato della chiesa che si chiama abside. ? Che forma ha? q q q q q rettangolare quadrata poligonale semicircolare altro: ________ ? Come si chiamano le finestre presenti nell’abside? ______________________________________________ Disegna una delle finestre dell’abside. Scheda di lettura 107 108 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme ? Verso quale punto cardinale è rivolta l’abside? ______________________________________________ ? Inserisci i punti cardinali nella pianta della chiesa. ? Nell’abside si trova anche ______________________________________________ ? A che cosa serve? ______________________________________________ ? Dove è situato il campanile? q q q q sul tetto lontano dalla chiesa addossato alla chiesa inserito nella facciata della chiesa ? Con quale materiale è costruito il tetto della chiesa? ______________________________________________ Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? E quello del campanile? ______________________________________________ Entra all’interno dell’edificio. ? Come ti appare l’interno della chiesa? q q q q q q affrescato luminoso spoglio cupo grande piccolo e intimo ? Cerca la zona absidale. Verso quale punto cardinale ti muovi? ______________________________________________ ? Che forma ha l’abside dall’interno? q q q q q rettangolare quadrata poligonale semicircolare altro ? Che forma ha la copertura dell’abside? q q q q q rettangolare quadrata poligonale semicircolare altro Nell’abside ci sono alcuni affreschi. ? Riconosci cosa raffigurano? ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ Scheda di lettura 109 110 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme All’interno della chiesa, c’è uno spazio di forma diversa dall’abside. ? A che forma geometrica corrisponde? q q q q q rettangolare quadrata poligonale semicircolare altro Questo spazio si chiama NAVATA. Osserva l’affresco sulla parete settentrionale della navata. ? Che cosa rappresenta? ______________________________________________ ? Da quali elementi lo hai dedotto? ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ? In quale posizione si trova Gesù? q q q q laterale centrale in primo piano sullo sfondo ? Questo ci indica che lui è il personaggio ______________________________________________ Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 111 SCHEDA DI LETTURA DEGLI AFFRESCHI DELLA CHIESA di SAN BIAGIO a LEVICO TERME All’interno della chiesetta di San Biagio sono affrescate 3 Madonne con Bambino. ? Ricordi la loro posizione (su quale parete)? ______________________________________________ ? Le due Madonne sulla parete settentrionale sono q q q sedute su una panca sedute su una sedia sedute su un trono ? Come ti appare la seduta di questa Madonna con Bambino? q q q q q q q q q piccola grande bassa alta decorata non decorata poco decorata con aperture simili alle bifore con semplici aperture ? La Madonna siede direttamente sulla pietra? _______________________________ ? Cosa sta facendo il Bambino? _______________________________ Madonna con Bambino. Chiesa di S. Biagio, Levico Terme. Scheda di lettura degli affreschi 112 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme ? Quale oggetto tiene in mano? q q q q q un fazzoletto una pallina una pera una mela un pezzo di pane ? Cosa può simboleggiare questo oggetto? ______________________________________________ ? C’è un rapporto di intimità tra la Madonna q q sì no ? La Madonna tiene affettuosamente il Bambino? q q sì no ? Lo sguardo della Madonna è rivolto q q sì no e il Bambino? verso il Bambino? ? In questa Madonna con Bambino il pittore ha rappresentato un rapporto di intimità tra le due figure? q sì q no ? Come? ____________________________ ____________________________ ? Cosa fa il Bambino? ____________________________ Madonna che allatta. Chiesa di S. Biagio, Levico Terme. Scheda di lettura degli affreschi VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? È un gesto comune nei bambini piccoli? q q sì no Questo ci indica che il pittore voleva rappresentare una realtà più vicina possibile alla vita dei fedeli che osservavano l’affresco. In questo modo si poteva capire meglio la condizione di madre di Maria. ? Gli sguardi delle due Madonne che hai visto sono rivolti q q q davanti di lato verso il Bambino ? Rispetto al primo affresco, il trono dove è seduta la Madonna è? q q q q più grande più piccolo uguale più alto q q q più basso più decorato meno decorato ? Quale elemento in più presenta questa Madonna rispetto alle precedenti? _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ Madonna con Bambino. Chiesa di S. Biagio, Levico Terme. Scheda di lettura degli affreschi 113 114 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme ? Come ti appare il paesaggio che fa da sfondo? q q q q q q q q ampio e vasto poco profondo poco particolareggiato molto particolareggiato dipinto con tanti toni di verde e di azzurro dipinto con pochi colori con la presenza di case, una chiesa e mura di difesa con molti personaggi secondari ? Cosa fanno la Madonna e il Bambino? ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ? Dove è seduta la Madonna? Scheda di lettura degli affreschi q q q q su un trono su un tronco d’albero su una piccola collina su un prato VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino IL VIAGGIO DI JACQUES Rispondendo ai quesiti scegli e colora il percorso che Jacques compie per tornare a casa 1. Una chiesetta ha 6 monofore, 1 rosone e 2 bifore. Quante finestre ha? ________ 2. Verso quale punto cardinale è di solito orientata una chiesa? Scrivi l’iniziale del punto ________ 3. Quante facciate principali può avere una chiesa? ________ 4. Quanti spazi coperti ha una chiesa costituita da 1 abside, 1 navata, 1 nartèce e 1 sagrato? ________ 5. Come si chiama lo spazio riservato ai fedeli? Scrivi l’iniziale della parola ________ Scheda di verifica 115 116 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme Descrivi l’ambiente intorno alla chiesa di San Biagio. Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Scrivi la cronaca del viaggio compiuto fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme. Scheda di verifica 117 118 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme VERO O FALSO? Leggi le frasi seguenti e distingui quelle vere da quelle false con una crocetta VERO FALSO 1. La chiesa di San Biagio è stata costruita su un colle vicino al paese di Levico. q q 2. L’ambiente intorno alla chiesa è ricco di vegetazione naturale. q q 3. La posizione della chiesa di San Biagio non è una posizione strategica, in quanto non si vede la piana di Levico sottostante. q q 4. L’iscrizione posta sullo stipite del portale della chiesa ci informa che l’edificio sacro venne ristrutturato nel 1506. q q 5. Lo spazio porticato antistante la chiesa si chiama sagrato. q q 6. La navata è lo spazio interno della chiesa riservato al sacerdote. q q 7. L’abside di una chiesa generalmente è rivolta verso Oriente, dove sorge il sole. q q 8. L’abside di una chiesa è generalmente affrescata con iconografie sacre. q q Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 119 7ª fase Usare giochi motori e attività del collage per rafforzare nel bambino concetti topologico-spaziali vissuti durante la visita alla chiesa di San Biagio a Levico; conoscere la simbologia dell’orientamento secondo i punti cardinali; passare dal reale alla sua rappresentazione simbolica. OBIETTIVI SPECIFICI Potenziare la comprensione di concetti topologico-spaziali passando dallo spazio tridimensionale vissuto personalmente dai bambini alla sua rappresentazione bidimensionale; sviluppare la capacità di orientamento secondo i punti cardinali; potenziare e sviluppare le abilità laboratoriali; rafforzare le conoscenze sull’orientamento spaziale; impadronirsi della terminologia corretta. LUOGO DI SVOLGIMENTO • • TEMPI • Esterno. Aula scolastica. 1 unità didattiche (2 ore): Attività operative. ‡ COSA FA L’INSEGNANTE1 1ª unità: • • • • • • DINAMICHE DI LAVORO 1ª unità: • • • Predispone spazi e materiali utili all’attività operativa; guida il bambino alla riproduzione della pianta della chiesa di San Biagio sul pavimento del cortile della scuola utilizzando i gessi; fa inserire i termini tecnici corrispondenti agli spazi interni della chiesa; guida il bambino a scrivere sul pavimento, nella posizione corretta, i punti cardinali e altri elementi che tornano alla mente dei bambini; avvia un gioco motorio intorno alla pianta disegnata; dà indicazioni ai bambini per ricostruire, in classe, la pianta della chiesa di San Biagio con striscioline di cartoncino. Lavoro collettivo e individuale per la ricostruzione grafica delle parti costituenti la pianta di una chiesa; lavoro collettivo durante il gioco motorio intorno alle piante di edifici sacri; lavoro individuale, in classe, per l’esecuzione della pianta con striscioline di cartoncino. COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1ª unità: • Con l’aiuto dell’insegnante e degli altri compagni ricorda lo spazio vissuto durante la visita alla chiesa di San Biagio e traccia sulla pavimentazione del cortile la pianta della chiesa; • scrive il nome dei diversi spazi in cui si divide lo spazio interno di un edificio sacro; • orienta la pianta appena disegnata, scrivendo i punti cardinali. ش • • • • • • 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. Saper ricordare nei particolari gli spazi vissuti in prima persona; saper trasferire spazi vissuti su un piano bidimensionale, quale è la pavimentazione del cortile; saper utilizzare la corretta terminologia architettonica; saper orientare secondo i punti cardinali; svilupparecapacità di elaborazione cognitiva di esperienze precedentemente vissute; promuovere abilità manuali artistiche. Matrice di documentazione della 7a fase: Lavoriamo con la pianta della chiesa FINALITÀ 120 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 7a fase: Lavoriamo con la pianta della chiesa • • STRUMENTI PER L’ALUNNO partecipa al gioco motorio, condotto dall’insegnante; ricostruisce su un foglio da disegno la pianta della chiesa con striscioline di cartoncino colorato. • Gessi colorati; foglio A4, striscioline di cartoncino colorato, forbici, colla. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Tabelle di documentazione di ciascun alunno. PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Fotografie del lavoro svolto dai i bambini sulla pavimentazione del cortile della scuola; foglio con la riproduzione della pianta della chiesa di San Biagio con le striscioline di cartoncino colorato. • • PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA • Visita esterna ad una casa in costruzione, per osservare le principali fasi di costruzione. VERIFICHE2 • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione. Relative al comportamento: rilevazione della capacità di ascolto, concentrazione e lavoro di gruppo in un ambiente diverso dall’aula scolastica. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: esecuzione della scheda di verifica Colora la pianta della chiesa di San Biagio a Levico. • • ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • • 2 Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio; tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: ognuno un proprio dossier; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • Attività operative Riproduzione della pianta della chiesa di San Biagio a Levico I bambini, con la guida dell’insegnante, riproducono sulla pavimentazione del cortile o dell’aula, utilizzando i gessi colorati o altro, la pianta della chiesa di San Biagio. Ogni parte dell’edificio sacro viene riprodotta in pianta con differenti colori (abside=verde; navata=rosso, ecc.). Durante il lavoro viene rispettato l’orientamento della chiesa di San Biagio grazie all’utilizzo di una bussola e/o del sole, segnando correttamente i diversi punti cardinali; accanto alla pianta viene scritta una legenda dove, con gli stessi colori, vengono riportati i nomi delle diverse parti dell’edificio. Svolgimento di giochi motori: per esempio i bambini si dispongono nelle varie parti della chiesa a seconda del comando dato o dall’insegnante o da un compagno (spostarsi dentro la navata, muoversi lungo il sagrato e fermarsi a sud-ovest, ecc.); molti altri giochi possono essere ideati dai bambini stessi o dall’insegnante. Ricostruzione della pianta della chiesa: rientrati in aula, l’insegnante consegna una serie di striscioline di carta colorate che vengono incollate, singolarmente da ogni bambino, su cartoncini bianchi, riproducendo esattamente le forme della pianta della chiesa di San Biagio con il sagrato, la navata e l’abside nelle loro corrette forme e proporzioni. Schede di verifica • Colora la pianta della chiesa di San Biagio L’insegnante fornisce ai bambini la fotocopia della pianta della chiesa di San Biagio; singolarmente e/o a gruppi vengono colorati con diversi colori gli spazi interni della chiesa; infine viene creata una legenda, nella quale ad ogni colore corrisponde il corretto termine architettonico. 121 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 123 Lavoriamo con la pianta della chiesa Materiali per studenti PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 7a fase: Lavoriamo con la pianta della chiesa INCOLLA LE STRISCIOLINE SUL FOGLIO cercando di rappresentare la pianta della chiesa di San Biagio a Levico 124 Scheda operativa VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino COLORA LA PIANTA DELLA CHIESA DI SAN BIAGIO A LEVICO con diversi colori e realizza la legenda per spiegare a quali termini o spazi architettonici corrispondono i colori usati Legenda Scheda di verifica 125 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 127 8ª fase Conoscere i diversi mestieri che concorrono alla costruzione di un edificio sacro. Introduzione del gioco di ruolo che si svolgerà nella fase successiva. OBIETTIVI SPECIFICI Saper unire immagini a brevi testi descrittivi; saper relazionare per iscritto o oralmente le conoscenze appena acquisite; riconoscere similitudini con mestieri più familiari. LUOGO DI SVOLGIMENTO • TEMPI • Aula scolastica. 1 unità didattiche (2 ore): Individuazione dei personaggi e dei ruoli. ‡ COSA FA L’INSEGNANTE1 1ª unità: • • • • • • DINAMICHE DI LAVORO 1ª unità: • • Proietta diapositive in cui si osserva la costruzione di diversi tipi di edifici e in particolare di chiese; guida la discussione durante la visione delle diapositive per far emergere quali professioni ruotano attorno alla costruzione di una chiesa; guida all’individuazione di figure che concorrono alla costruzione di un edificio in senso generale e di una chiesa nello specifico; aiuta il bambino a compilare la scheda operativa; propone un gioco di ruolo: i bambini diventeranno architetti per costruire un modellino della chiesa di San Biagio; consegna la pianta della chiesa di San Biagio. Lavoro collettivo durante la visione delle diapositive; lavoro individuale durante la compilazione della scheda operativa. COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1ª unità: • Osserva e commenta con l’insegnante le diapositive; • individua le figure che concorrono alla costruzione di un edificio sacro; • compila la scheda operativa; • si immedesima nel ruolo dell’architetto. STRUMENTI PER L’ALUNNO • • STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • • PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • ش • • • Osservare e dedurre informazioni da immagini visive; promuovere e sviluppare capacità linguistiche; sviluppare la capacità di mettersi nei panni di altri. Scheda operativa Chi lavora alla costruzione di un edificio sacro?2 scheda con la pianta della chiesa di San Biagio a Levico.3 Scheda operativa Chi lavora alla costruzione di un edificio sacro? scheda con la pianta della chiesa di San Biagio a Levico. Scheda operativa Chi lavora alla costruzione di un edificio sacro? compilata dai bambini. PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. 2 Vedi Materiali per studenti: Scheda operativa. 3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. Matrice di documentazione della 8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa? FINALITÀ 128 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa? VERIFICHE4 • • • • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione. Relative al comportamento: rilevazione della capacità di ascolto, concentrazione e lavoro di gruppo. Relative all’area antropologica: descrivere per iscritto la professione dei propri nonni. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: scrivere una relazione su alcuni mestieri che concorrono alla costruzione di un edificio sacro. ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • • 4 ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: ognuno un proprio dossier; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • • Individuazione dei personaggi e dei ruoli Proiezione di diapositive con differenti immagini di edifici in costruzione (case, castelli, chiese…); durante la proiezione i bambini interagiscono con l’insegnante, individuando le diverse figure che concorrono alla costruzione di un edificio (carpentieri, muratori, falegnami…) e ai modi di lavorare di ciascun mestiere. I bambini drammatizzano la costruzione di una chiesa, si calano nella figura dei diversi personaggi, nei lavori da loro svolti, venendo così a conoscenza in modo adeguato dei differenti mestieri che concorrono alla costruzione di un’opera pubblica o privata. Dopo la visione delle diapositive, viene completata una scheda operativa, con un lavoro di gruppo, dove i bambini focalizzano l’attenzione solo sui mestieri, imparano nuovi vocaboli e associano un mestiere agli strumenti idonei per svolgerlo. Si stimolano i bambini ad immedesimarsi nella figura dell’architetto, dato che da quel momento in poi cercheranno di costruire un modellino tridimensionale della chiesa di San Biagio. Viene, infatti, riconsegnata loro la scheda di verifica precedentemente fatta con la pianta della chiesa di S. Biagio, dove avevano individuato le differenti parti che ne costituiscono la pianta. Da questa pianta parte la costruzione del modellino tridimensionale. Schede di verifica • Descrivi la professione dei tuoi nonni (lavoro individuale) L’insegnante fornisce ai bambini la scheda di verifica nella quale l’alunno racconta nel modo più descrittivo possibile il mestiere svolto dal proprio nonno. Si è scelta questa figura familiare per poter prendere spunto ed iniziare ad introdurre la linea del tempo più vicina ai bambini: la famiglia. Scheda operativa. 129 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 131 Chi lavora alla costruzione di una chiesa? Materiali per studenti 132 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa? CHI LAVORA ALLA COSTRUZIONE DI UN EDIFICIO SACRO? Leggi le definizioni, ritaglia e incolla i disegni dei personaggi al posto giusto L’ARCHITETTO disegna l’edificio e dirige i lavori degli operai GLI OPERAI scavano le fondamenta dell’edificio I MURATORI innalzano i muri di un edificio Scheda operativa VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino I CARPENTIERI costruiscono le parti in legno: scale, ponteggi, tetti, ecc. I FABBRI preparano scalpelli, mazze, attrezzi e tutto ciò che è in metallo GLI SCALPELLINI squadrano e scolpiscono le pietre I PITTORI realizzano le decorazioni Scheda operativa 133 134 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa? Ritaglia e incolla i personaggi Scheda operativa VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Descrivi alcuni mestieri che occorrono per la costruzione di una chiesa. Scheda di verifica 135 136 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa? Descrivi in modo dettagliato il mestiere del tuo nonno. Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 137 9ª fase Rielaborare operativamente le conoscenze, le abilità e le competenze acquisite durante il progetto. L’attività laboratoriale conclude il percorso formativo mettendo in gioco tutto ciò che è stato svolto nelle fasi precedenti e facendo realizzare ai bambini qualcosa con cui possono ideare giochi di squadra o altro. OBIETTIVI SPECIFICI Ricordare situazione e realtà vissute in prima persona; saper trasformare le proprie conoscenze in prodotti plastici; potenziare le abilità manuali e la creatività del bambini; saper lavorare in gruppo. 9ª fase / classe 1a LUOGO DI SVOLGIMENTO • TEMPI • Aula laboratoriale. 1 unità didattiche (6 ore): Progettazione e costruzione del plastico della chiesa. ‡ COSA FA L’INSEGNANTE1 1ª unità: • • • Dà indicazioni sulle modalità generali con cui procedere nell’attività laboratoriale; aiuta e segue i bambini nella preparazione delle varie parti della chiesa da assemblare; aiuta a dipingere le varie parti della chiesa e gli affreschi presenti all’esterno della stessa. DINAMICHE DI LAVORO 1ª unità: COSA FA L’ALUNNO 1ª unità: • Incide il polistirolo per realizzare le forme delle finestre della chiesa; • dipinge con i colori a tempera le varie parti della chiesa, realizzate con il polistirolo; • assembla le varie parti della chiesa. STRUMENTI PER L’ALUNNO • Lavoro collettivo. ABILITÀ ATTIVATE ش • • • Promuovere capacità manuali; ricordare ciò che ha precedentemente visto e osservato; lavorare in gruppo. • 14 fogli di polistirolo (fogli di 100x50x10 cm); colori a tempera, pennelli, pennellesse, taglierini, coltelli, cucchiai. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Diapositive dell’esterno della chiesa di San Biagio a Levico. PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Modello tridimensionale della chiesa di San Biagio a Levico. • Relative al progetto educativo: a fine progetto l’insegnante consegna un questionario con domande riguardanti il gradimento del progetto svolto, oppure riunisce i bambini in cerchio per promuovere una discussione al riguardo. • Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. • PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. Matrice di documentazione della 9a fase: Laboratorio architettonico FINALITÀ 138 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 9a fase: Laboratorio architettonico 9ª fase / classe 2a LUOGO DI SVOLGIMENTO • Aula laboratoriale. TEMPI • 1 unità didattiche (3 ore + 3 ore): Costruzione del plastico della chiesa. COSA FA L’INSEGNANTE 1ª unità: • • • • MODALITÀ DI CONDUZIONE 1ª unità: • • COSA FA L’ALUNNO STRUMENTI PER L’ALUNNO • • • • • PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ Lavoro collettivo durante la realizzazione del plastico lavoro individuale per la rappresentazione di se stessi e della vegetazione. 1ª unità: • Incide il polistirolo seguendo le linee della pianta predisposta dall’insegnante; • dipinge con i colori a tempera le varie parti della chiesa realizzate con il polistirolo; • assembla le varie parti della chiesa su un supporto sempre in polistirolo; • ritaglia il cartoncino per creare la propria sagoma e la forma di alcuni alberi per dare vita all’ambiente circostante la chiesa. • STRUMENTI PER L’INSEGNANTE Dà indicazioni sulle modalità generali con cui procedere nell’attività laboratoriale; aiuta e segue i bambini nella preparazione delle varie parti della chiesa da assemblare; aiuta a dipingere le varie parti della chiesa e dell’ambiente circostante; predispone i cartoncini su cui i bambini riprodurranno se stessi e la vegetazione. ABILITÀ ATTIVATE ش • • • Promuovere capacità manuali; ricordare ciò che hanno precedentemente visto e osservato; lavorare in gruppo. Polistirolo (4 fogli di 100x50x10 cm; 2 fogli di 100x50x5 cm); colori a tempera, pennelli, pennellesse, taglierini, coltelli, cucchiai; cartoncini rigidi, matite, pennarelli, pastelli ad olio; pianta della chiesa di San Biagio (di 100x70 cm circa). Pianta della chiesa di San Biagio (di 100x70 cm circa); diapositive dell’esterno della chiesa di San Biagio. • Plastico riproducente la chiesa di San Biagio a Levico e l’ambiente circostante. • Relative al progetto educativo: a fine progetto l’insegnante consegna un questionario con domande riguardanti il gradimento del progetto svolto, oppure riunisce i bambini in cerchio per promuovere una discussione al riguardo. • Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante - classe 1a 1ª unità didattica • • • • • Progettazione e costruzione del plastico della chiesa Laboratorio architettonico Materiale predisposto dall’insegnante: ‡ 14 fogli di polistirolo 100x50x10 ‡ colori a tempera ‡ pennelli, pennellesse ‡ taglierino ‡ coltelli e cucchiai ‡ bastoncini di legno per spiedini ‡ la pianta della chiesa ‡ la diapositiva dell’esterno della chiesa L’insegnante, come prima cosa, deve dare ad ogni bambino un foglio di polistirolo e distribuire il necessario per poterlo dipingere. Verrà deciso, collettivamente, di che colore dipingere i fogli che formeranno l’abside della chiesa, il colore di quelli per la navata, ecc. Successivamente, l’insegnante incide nella posizione corretta le diverse aperture (finestre, porte…); sempre sotto la guida dell’insegnante i bambini dipingono la chiesa riproducendo eventuali affreschi presenti nelle facciate. Colorati e fatti asciugare i diversi fogli costituenti il perimetro della chiesa, questi vengono uniti con i bastoncini di legno per spiedini per costituire un modello a grandezza di bambino della chiesa di San Biagio. Al termine viene creata una legenda riguardante le parti architettoniche della chiesa (navata, abside, protiro) da posizionare vicino al modello tridimensionale della chiesa. A questo punto, l’insegnante e/o i bambini possono inventare giochi di ruolo da realizzare nello spazio tridimensionale. Fasi del laboratorio. 139 140 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA 9a fase: Laboratorio architettonico Schema operativo e consigli per l’insegnante - classe 2a 1ª unità didattica • • • • Costruzione del plastico della chiesa Laboratorio architettonico Materiale predisposto dall’insegnante: ‡ 4 fogli di polistirolo 100x70x10 cm (=base di appoggio) ‡ 2 fogli di polistirolo 100x50x5 cm (=serviranno per fare le facciate della chiesa) ‡ colori a tempera ‡ pennelli, pennellesse ‡ taglierino ‡ coltelli e cucchiai ‡ bastoncini di legno per spiedini ‡ la pianta della chiesa ‡ la diapositiva dell’esterno della chiesa ‡ colla per polistirolo All’inizio, l’insegnante deve dare tutte le indicazioni sul lavoro da svolgere e sulla gestione del laboratorio architettonico. La prima cosa da fare sarà di unire i 4 fogli di polistirolo (100x70 cm) in modo da avere una superficie piana piuttosto ampia che farà da supporto. Su questa, i bambini incideranno con i taglierini il perimetro della pianta della chiesa di San Biagio utilizzando un foglio molto grande riproducente la pianta dell’edificio. L’incisione della pianta sui fogli di polistirolo dovrà essere allargata con il manico di cucchiai da minestra, in modo da ottenere fessure abbastanza larghe dove poter infilare le varie facciate della chiesa. A questo punto, l’insegnante deve organizzare i gruppi di lavoro e spiegare ad ognuno il proprio compito. Ci sarà chi colorerà le facciate della chiesa, ricordandosi di che colore erano nella realtà, ci sarà chi realizzerà l’ambientazione, pitturando con pennellesse oppure spugne il prato sui fogli di polistirolo che si utilizzano come base, ci sarà chi disegnerà alberi, cespugli su cartoncini rigidi, che verranno poi infilati nel polistirolo di base. Dopo aver spiegato accuratamente come procedere nella realizzazione del plastico, l’insegnante segue i bambini nella preparazione delle varie parti da assemblare e dipingere con particolare attenzione ad eventuali affreschi presenti in facciata. Colorati e fatti asciugare i diversi fogli costituenti le facciate della chiesa, questi vengono uniti con la colla per polistirolo e infilati nelle fessure precedentemente allargate. Dopo il laboratorio i bambini raffigurano se stessi su un cartoncino (metà di un foglio A4); le diverse figure vengono poi inserite all’esterno della chiesa su un prato accanto ad altri elementi presenti nel paesaggio. Al termine viene creata una legenda riguardante le parti architettoniche della chiesa (navata, abside, protiro) da posizionare vicino al modello realizzato. Fasi del laboratorio. 141 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Progetto educativo per la classe terza di scuola primaria 2. Story board di un viaggiatore 3. Viaggiamo... fino alla chiesa di S. Rocco a Borgo 4. Ambientiamo il nostro viaggio 5. La storia di S. Rocco 6. Visitiamo la chiesa di S. Ermete a Calceranica 7. Viaggiamo... con i pellegrini 8. Murales p. 153 p. 159 p. 181 p. 191 p. 201 p. 221 p. 235 U.d. = unità didattica 1. Viaggiamo... con la fantasia p. 145 FASI 2. U.d. 8 ore: Murales 1. U.d. 2 ore: Analisi del documento scritto 1. U.d. 2 ore: Visione delle diapositive ed esame dei documenti scritti 1. U.d. 4 ore: Osservazione della chiesa con l’esperto 1. U.d. 2 ore: Visione diapositive ed esame dei documenti scritti 1 U.d. 2 ore: Rappresentazione grafica del percorso 1. U.d. 3 ore: Visita alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana 2. U.d. 2 ore: Ricostruzione del racconto. Laboratorio grafico-pittorico 1. U.d. 2 ore: Lettura del racconto: La paura di viaggiare 1. U.d. 3 ore: Lettura animata di un libro. Costruzione di un ipotetico viaggio TEMPI Prospetto generale delle fasi del progetto educativo aula e luogo di realizzazione del murales aula chiesa di S. Ermete a Calceranica aula aula chiesa di S. Rocco a Borgo Valsugana aula aula LUOGO DI SVOLGIMENTO VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 143 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 145 1ª fase Introduzione al tema a cui è dedicato il progetto educativo, il viaggio, utilizzando la dimensione fantastica; raccogliere i prerequisiti: cosa sanno i bambini a riguardo del “viaggio”, dello spostamento dei propri orizzonti e anche della loro capacità di osservazione e analisi di immagini visive che saranno alla base del percorso formativo; sviluppo della dimensione fantastica del bambino utilizzando materiali iconografici e scritti. OBIETTIVI SPECIFICI Sviluppare capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione di racconti fantastici attraverso l’utilizzo di racconti e immagini e di propri elaborati grafici; saper usare un lessico e una sintassi appropriata alla consegna dell’insegnante. LUOGO DI SVOLGIMENTO • • TEMPI • In classe. Aula laboratoriale. 1 unità didattiche (3 ore): Lettura animata di un libro. Costruzione di un viaggio ipotetico. ‡ COSA FA L’INSEGNANTE = schema operativo 1 unità: • • • • • • • DINAMICHE DI LAVORO • • Legge e mostra le diapositive inerenti il libro Viaggio al centro della spugna con sottofondo musicale; sollecita la curiosità e la discussione, ponendo domande inerenti gli elementi del viaggio del protagonista (meta, durata, scopo, modi di raccogliere informazioni, compagni di viaggio, mezzi di trasporto); raccoglie le preconoscenze sulle concezioni di spazio e tempo presenti negli alunni; verifica la capacità di ascolto dei bambini; coordina il lavoro di ricostruzione orale della storia; sollecita la strutturazione di un viaggio ipotetico; osserva e aiuta gli alunni nell’esecuzione grafica e pittorica del cartellone finale: Il viaggio fantastico della classe. Lavoro interattivo: conversazione guidata; lavoro individuale nella fase laboratoriale. COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE ش 1ª unità: • Ascolta in silenzio la prima lettura del racconto; • osserva attentamente la proiezione delle diapositive durante la lettura; • descrive con l’aiuto dell’insegnante le immagini del racconto durante la seconda lettura; • individua con l’insegnante gli elementi caratteristici del viaggio del protagonista; • realizza, scrivendo e disegnando, un cartellone che illustra un ipotetico viaggio. • • • • • Saper ascoltare, ricordare, osservare, riconoscere elementi del codice visivo; comprendere immagini visive e descriverle strutturalmente; saper ascoltare un racconto come modalità comunicativa; saper formulare ipotesi su un’esperienza ipotetica; saper ricostruire un’esperienza ipotetica. Matrice di documentazione della 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia FINALITÀ 146 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia STRUMENTI PER L’ALUNNO • Fogli da disegno, matite, colori. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Libro: Viaggio al centro della spugna, di Hans Traxler, Edizioni Elle, Trieste, 1981;1 diapositive raffiguranti ogni pagina illustrata del libro. • PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Cartellone riassuntivo di un viaggio ipotetico pensato collettivamente dalla classe: Il viaggio fantastico della classe. • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione, il modo di usare le matite colorate. Relative all’area antropologica: sulla capacità espressiva degli alunni e l’uso dei colori attraverso l’osservazione dei disegni realizzati per il cartellone. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: raccontare per iscritto un possibile viaggio deducendolo dalle decisioni prese in comune e descritte con i disegni nel cartellone;2 raccontare per iscritto il viaggio del protagonista del libro Viaggio al centro della spugna.3 PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE • • ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • • • Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini con il registratore o per iscritto; riprende con la videocamera o la macchina fotografica l’attività laboratoriale e tutti i momenti possibili dell’attività educativa; l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del bambino; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. 1 Questo testo è stato scelto perché contiene elementi fantastici e reali insieme, perché è realizzato con illustrazioni particolarmente ben fatte e ricche di particolari. È perciò una delle possibili scelte a riguardo del tema del viaggio nell’ambito della letteratura dell’infanzia. 2 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. 3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • 4 Lettura animata di un libro. Costruzione di un ipotetico viaggio Lettura del libro e visione delle diapositive L’insegnante predispone l’aula per la visione delle diapositive. Introduce ai bambini il tema che verrà affrontato durante il progetto, ponendo domande generiche sul viaggio. Successivamente legge il libro Viaggio all’interno della spugna, facendo scorrere le diapositive che riguardano la pagina letta e lasciando una musica di sottofondo. Osservazione delle immagini Contemporaneamente alla seconda lettura del libro, facendo scorrere sempre le diapositive fa rilevare agli alunni: 1. il contrasto fra elementi fantastici ed elementi reali; 2. l’ambiente in cui si svolgono le azioni del protagonista; 3. il percorso che questi compie nel corso del suo viaggio fantastico per il mondo; 4. fa coglie che gli spostamenti sono sia nello spazio sia nel tempo; 5. i motivi che spingono il protagonista a compiere il suo viaggio; 6. i mezzi di trasporto usati dal protagonista (fantastici, reali e possibili). Laboratorio Attraverso la discussione, l’insegnate sollecita gli alunni ad organizzare un viaggio ipotetico tenendo presenti i seguenti elementi: 1. la meta del viaggio; 2. la durata del viaggio; 3. lo scopo del viaggio; 4. i modi di raccogliere le informazioni sulla meta; 5. i compagni di viaggio; 6. i mezzi/mezzo di trasporto usato/i. In modo collettivo si stabiliscono sia la meta sia la durata del viaggio, mentre le altre variabili si lasciano alla decisione personale dell’alunno. Per tutte le variabile ogni bambino deve disegnare (o scrivere nel caso dello scopo e della durata) su un piccolo cartoncino quello che ha scelto. Ogni cartoncino disegnato dagli alunni viene posto nella variabile a cui si riferisce. Il cartellone completato e intitolato Il viaggio fantastico della classe deve raccogliere tutti i disegni dei bambini per ogni variabile e sarà il punto di partenza per la verifica,4 quando ciascuno racconta per iscritto un ipotetico viaggio tenendo presenti gli elementi disegnati nei propri elaborati. Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. Disegni dei bambini sui viaggi. 147 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 149 Viaggiamo… con la fantasia Materiali per studenti 150 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia Racconta il viaggio del protagonista del libro Viaggio al centro della spugna. Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Racconta un viaggio fantastico ricollegandoti ai disegni realizzati per il cartellone Il viaggio fantastico della classe. Scheda di verifica 151 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 153 2ª fase Accertare e rinforzare i seguenti prerequisiti: saper suddividere in sequenze significative una lettura (letta, ascoltata e narrata); saper commentare ogni immagine con didascalie volte a ricostruire per iscritto le sequenze logiche della storia. OBIETTIVI SPECIFICI Potenziare le capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione di racconti fantastici; saper usare un lessico e una sintassi appropriata alla consegna dell’insegnante; sperimentare la possibilità di raccontare una storia utilizzando in modo appropriato, ma anche creativo, la tecnica del disegno a matita. LUOGO DI SVOLGIMENTO • • TEMPI • In classe. Aula laboratoriale. 2 unità didattiche ( 2 ore ciascuna): 1° unità: Lettura del racconto La paura di viaggiare; ‡ 2° unità: Ricostruzione del racconto. Laboratorio grafico-pittorico. ‡ COSA FA L’INSEGNANTE1 = schema operativo 1° unità • • • • 2° unità • • • • • • • • • DINAMICHE DI LAVORO • • Legge la storia tratta dal libro di Roberto Piumini; durante una seconda lettura si sofferma con gli alunni sui particolari del racconto, analizzando gli elementi significativi; ricostruisce oralmente la trama narrativa del racconto assieme agli alunni; consegna la scheda di verifica2 nella quale i bambini devono ricostruire la storia. Legge con i bambini le trame del racconto da loro scritte; assieme agli alunni divide il racconto in sequenze logiche; decide con i bambini le caratteristiche fisiche dei vari personaggi; prepara il laboratorio grafico; dà le regole agli alunni sulla gestione di un laboratorio; distribuisce gli incarichi ai bambini; aiuta i bambini nella realizzazione grafica della storyboard; fa scrivere i commenti ad ogni disegno; aiuta i bambini a realizzare il libro con i loro disegni. Lavoro interattivo: lettura e conversazione guidata dall’insegnate; lavoro individuale nella realizzazione del foglio per la story-board. 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. 2 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. Matrice di documentazione della 2a fase: Story-board di un viaggiatore FINALITÀ 154 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 2a fase: Story-board di un viaggiatore COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1° unità • Ascolta in silenzio la lettura del racconto; • ne individua con l’aiuto dell’insegnante gli elementi significativi; • ricorda oralmente la storia del protagonista. ش • • • • • 2° unità • Legge le ricostruzioni scritte della storia del protagonista • individua le sequenze logiche nelle quali si può suddividere il racconto; • concorda con compagni ed insegnante gli elementi caratterizzanti personaggi e ambienti del racconto; • realizza individualmente con un disegno una sequenza della story-board; • realizza il libro che include tutti gli elaborati. • • • • Saper ascoltare, ricordare, osservare e riconoscere; saper ascoltare un racconto come modalità comunicativa di un messaggio; saper aspettare il proprio turno di parola; capacità di cogliere gli elementi importanti di un testo scritto; saper ricostruire la storia appena ascoltata. Capacità cognitive: dividere in sequenza una storia scritta; saper rappresentare graficamente ciò che si è scritto; saper titolare il proprio disegno; abilità grafiche. STRUMENTI PER L’ALUNNO • Fogli da disegno, matite, colori. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Racconto La paura dei viaggi, in C’era una volta, ascolta di Roberto Piumini, Edizioni Einaudi Ragazzi, Torino, 2000. PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Story-board del racconto. • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione, il modo di usare le matite colorate. Relative all’area antropologica: sulla capacità espressiva degli alunni e l’uso dei colori attraverso l’osservazione dei disegni realizzati. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: ricostruzione per iscritto della storia del protagonista del racconto.3 PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE • • ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • • • Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini con il registratore o per iscritto; riprende con la videocamera o la macchina fotografica l’attività laboratoriale e tutti i momenti possibili dell’attività educativa; l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del bambino; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. 3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 155 Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • • Lettura del racconto La paura di viaggiare L’insegnante legge il racconto a voce alta senza alcun commento. Alla fine della lettura chiede ai bambini cosa ricordano e ricostruisce sommariamente la trama del racconto. Fa una seconda lettura puntando l’attenzione: 1. a tutti i termini sconosciuti al lessico dei bambini; 2. alle diverse ambientazioni della storia; 3. alla figura e all’atteggiamento del protagonista; 4. alle figure secondarie e co-protagoniste; 5. alla morale del racconto. Ricostruzione orale della storia L’insegnante sollecita la memoria dei bambini ricostruendo con loro la trama del racconto facendo attenzione ad inserire tutti i particolari. I bambini in questo momento non hanno ancora sott’occhio il testo scritto. Consegna la scheda di verifica L’insegnante consegna ad ogni alunno la scheda di verifica: Ricostruisci la storia del protagonista del racconto La paura di viaggiare di Roberto Piumini. Al momento della consegna specificherà che gli alunni devono stare attenti ad inserire nel resoconto della storia tutti i particolari necessari allo svolgimento corretto della trama. Se l’insegnante lo ritiene opportuno può consegnare ai bambini il testo scritto da Piumini. 2ª unità didattica • • • Lettura del racconto: La paura di viaggiare Ricostruzione del racconto. Laboratorio grafico-pittorico Legge le schede di verifica realizzate dai bambini L’insegnante legge i resoconti della storia realizzati dai bambini. Suddivisione in sequenze della storia L’insegnante consegna ad ogni alunno il testo scritto da Piumini ed insieme a loro divide la storia in sequenze logiche, spiegando che ogni sequenza verrà successivamente disegnata o commentata da una didascalia. Laboratorio grafico L’insegnante spiega ai bambini il lavoro da svolgere: verrà realizzata una story-board con i disegni dei bambini. Ad ogni loro disegno corrisponderà una sequenza precedentemente decisa. Vengono decise collettivamente le caratteristiche fisiche del protagonista (capelli, abbigliamento, ecc.) e degli altri personaggi, in maniera tale che in ogni disegno tutti i personaggi si possano sempre riconoscere. A questo punto ogni bambino riceve una sequenza da disegnare con matite colate ed inizia il lavoro stando attento ad utilizzare in modo appropriato, ma anche creativo, le matite. Alla fine del lavoro i vari disegni vengono messi in sequenza e sotto ad ognuno viene scritta una frase che ne racconti l’azione. Il tutto viene rilegato nel modo più opportuno. Esempi di ricostruzione grafica del racconto. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 157 Story-board di un viaggiatore Materiali per studenti 158 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 2a fase: Story-board di un viaggiatore Ricostruisci la storia del protagonista del racconto La paura di viaggiare di Roberto Piumini. Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 159 3ª fase1 Conoscere una documento del patrimonio culturale locale cogliendone gli elementi essenziali nell’aspetto architettonico, decorativo e storico; introduzione alla metodologia della ricerca storico-artistica; avvio alla lettura di un’opera d’arte. OBIETTIVI SPECIFICI Sviluppare capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione di documenti iconografici; saper utilizzare una corretta terminologia storico-artistica; sviluppare la capacità di orientamento spaziale; destrutturate e ricostruire la storia di San Rocco osservando gli affreschi presenti nell’edificio sacro; utilizzare un documento visivo come fonte per ricevere informazioni. LUOGO DI SVOLGIMENTO • Chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana. TEMPI • 1 unità didattica di 3 ore: (comprendendo gli spostamenti dalla scuola alla chiesa) ‡ Visita alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana. COSA FA L’ESPERTO 1ª unità: • • • • • • • COSA FA L’INSEGNANTE2 1ª unità: • • • DINAMICHE DI LAVORO • • Lavora con gli alunni sull’orientamento con l’aiuto del sole e/o della bussola; guida all’osservazione della facciata esterna della chiesa, nominando gli elementi strutturali e confrontandoli con gli edifici circostanti, per individuarne funzioni e caratteristiche specifiche dell’edificio e dei suoi elementi; consegna le schede di lettura che riproducono la facciata e aiuta gli alunni nella compilazione; guida all’osservazione interna dell’edificio, prima del piano terra e successivamente del primo piano; invita gli alunni ad orientarsi e a indicare oralmente i punti cardinali all’interno della chiesa; conduce insieme agli alunni l’analisi degli affreschi; consegna le schede di lettura degli affreschi e aiuta gli alunni a compilarle. Durante il viaggio per raggiungere la chiesa, guida l’attenzione degli alunni al paesaggio geografico circostante; aiuta l’esperto durante la conduzione dell’attività e la gestione della classe; durante il viaggio di ritorno riosserva assieme ai bambini il paesaggio percorso. Lavoro interattivo: discussione collettiva con domande guidate; lavoro individuale nella compilazione delle schede. 1 Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto nella didattica del patrimonio culturale, che collaborerà con l’insegnante nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita sul territorio. 2 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. Matrice di documentazione della 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana FINALITÀ 160 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana COSA FA L’ALUNNO STRUMENTI PER L’ALUNNO 1ª unità: • Osserva il paesaggio circostante durante il viaggio di andata; • partecipa attivamente all’osservazione della chiesa seguendo le linee guida date dall’esperto; • si orienta all’esterno della chiesa; • inserisce i termini appresi, nella specifica scheda di lettura; • si orienta all’interno della chiesa, utilizzando i punti cardinali; • ricostruisce la storia narrata dagli affreschi, cogliendo gli elementi significativi che la costituiscono; • compila individualmente le schede di lettura; • prende appunti e pone domande. • • ABILITÀ ATTIVATE ش • • • • • • • Capacità di osservare in modo attivo e critico aspetti naturali del paesaggio; capacità di orientarsi con il sole e i punti cardinali; capacità di osservare, analizzare documenti materiali; capacità di osservare, analizzare documenti iconografici; capacità di collegare il codice linguistico a quello visivo; capacità di comprendere immagini visive e di descriverle strutturalmente; capacità di prendere appunti e porre domande appropriate al tema dell’unità. Teca, matita e gomma; scheda di lettura. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Materiale di approfondimento sulla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana.3 PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Schede di lettura compilate dagli alunni. • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione attiva alla discussione guidata dall’esperto. Relative all’area linguistica: descrivere per iscritto il paesaggio osservato durante il viaggio; Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: i bambini rispondono alle domande della scheda di verifica: Vero o falso?; Ricostruiscono la trama del racconto degli affreschi sulla vita di San Rocco con la scheda da verifica: La storia di San Rocco affrescata nella chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana. PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE4 • • ULTERIORI ATTIVITÀ • • DOCUMENTAZIONE • • 3 4 5 6 lettura della scheda di approfondimento sulla chiesa di San Rocco;5 compilazione della scheda con la ricerca del significato dei termini artistici indicati.6 durante l’attività con l’esperto l’insegnante riprende con la videocamera e/con diapositive; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. Vedi materiale Strumenti per l’insegnante: La chiesa di San Rocco, San Antonio e San Michele a Borgo Valsugana, p. 269. Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. Vedi Materiali per studenti: Scheda di approfondimento. Vedi Materiali per studenti: Foglio delle ricerche. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • Visita alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana Analisi del paesaggio Durante il viaggio di andata e di ritorno alla visita della chiesa, l’insegnante assieme ai ragazzi punta l’attenzione sul paesaggio che circonda il tragitto. Elementi importanti da riportare all’attenzione dei bambini: 1. diversità tra elementi del paesaggio naturale e paesaggio artificiale; 2. montagne, corsi d’acqua e loro identificazione; 3. vie di comunicazione: dove sono localizzate (a mezzo pendio e/o in valle) e loro funzionamento e uso; 4. altri elementi che si ritiene opportuno emergano dalla lettura dell’ambiente. Queste osservazioni serviranno per la fase successiva. Aiuta l’esperto durante la conduzione dell’attività conoscendo ciò che andrà ad osservare l’esperto con i bambini, aiuta la lettura e l’analisi della struttura architettonica della chiesa e degli affreschi. Il lavoro dell’esperto e dell’insegnante è necessario che sia condiviso e collaborativo. Sopralluogo alla Chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana. 161 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 163 Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana Materiali per studenti 164 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana La chiesa di San Rocco, Sant’Antonio Abate e San Michele a Borgo Valsugana ? La chiesa è un edificio ? La chiesa è un edificio ? Cosa c’è antistante la chiesa? ? La chiesa vicina è ? Quale sarà la chiesa principale del paese Scheda di lettura q q q q q pubblico privato grande piccolo di media grandezza q q q isolato su un colle al centro del paese in periferia q q q q q q q un cortile un giardino una piazza una strada alcuni edifici un’altra chiesa altro: ___________ q q q più grande più piccola uguale q q quella più grande quella più piccola VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Osservando la facciata principale della chiesa di San Rocco inserisci nell’immagine sottostante i seguenti termini: parasta iscrizione oculo scalinata portale tettuccio stipite intonaco Scheda di lettura 165 166 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana Entra all’interno della chiesa, al secondo piano. ? Come ti appare? q q q q q q q q grande piccola cupa luminosa affrescata senza decorazioni in buono stato conservativo abbandonata Dirigiti verso la zona affrescata. Questo spazio si chiama abside: è la zona riservata al celebrante e non ai fedeli, che rimanevano nello spazio antistante. Nell’abside sono presenti delle lunette completamente affrescate. Osserva la lunetta ad est. Lunetta orientale ? Chi è il protagonista della scena? Motiva la tua scelta. ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Come è abbigliato? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Cosa sta facendo? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Descrivi con più particolari possibili la scena. ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Come si caratterizzano le architetture sulla sinistra della scena? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Vicino alle mura della città è presente un cartiglio. Cosa c’è scritto? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ Scheda di lettura 167 168 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana Osserva la lunetta a sud. Lunetta meridionale ? Quante scene sono rappresentate in questa lunetta? q q q q una due tre quattro ? Quante episodi sono rappresentati in questa lunetta? q q q q una due tre quattro q q sì no 7 ? Il protagonista è presente in tutti gli episodi? ? Dove è ambientata la scena di sinistra? ______________________________________________________ ______________________________________________________ 7 Ricordati che per scena si intende la rappresentazione di un’azione con lo sfondo sempre uguale. Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Dove è ambientata la scena di destra? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Cosa sta facendo il protagonista nella scena di sinistra? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Cosa sta facendo il protagonista nei due episodi della scena di destra? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Come mai in un episodio della scena di destra il protagonista ha le calze della gamba sinistra abbassate? ______________________________________________________ ______________________________________________________ Scheda di lettura 169 170 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana Osserva la lunetta ad ovest. Lunetta occidentale ? Quante scene sono rappresentate in questa lunetta? ? Quante episodi sono rappresentati in questa lunetta? q q q q una due tre quattro q q q q una due tre quattro ? Dove è ambientata la scena affrescata? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Il protagonista è presente in entrambi gli episodi? Scheda di lettura q q sì no VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Cosa succede nell’episodio di sinistra? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Cosa succede nell’episodio di destra? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Come sono vestiti i Lanzichenecchi (soldati mercenari)? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Cosa c’è scritto nel cartiglio posto in mano ad un angelo? ______________________________________________________ ______________________________________________________ Scheda di lettura 171 172 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana Abbigliamento del protagonista degli affreschi Assegna i nomi sottostanti alle parti dell’abbigliamento di San Rocco. pètaso pellegrina Scheda di lettura bordone veste corta boraccia calze stivali flosci VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Cerca il significato dei seguenti termini artistici. abside loculo lunetta parasta portale volta stipite chiesa Foglio delle ricerche 173 174 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana Foglio delle ricerche VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Descrivi il paesaggio osservato durante il viaggio. Scheda di verifica 175 176 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana VERO O FALSO? Leggi le frasi seguenti e distingui quelle vere da quelle false VERO FALSO 1. La chiesa di San Rocco è stata costruita su un colle vicino al paese di Borgo Valsugana. q q 2. L’ambiente intorno alla chiesa è ricco di vegetazione naturale. q q 3. Antistante la chiesa di San Rocco è stata costruita un’altra chiesa e pavimentata una piazza. q q 4. La chiesa di San Rocco è stata edificata su due piani; il secondo è affrescato con scene dedicate alla vita di un santo pellegrino. q q 5. San Rocco lasciò i suoi genitori e la terra natia perché voleva conoscere il mondo. q q 6. San Rocco guarì miracolosamente dalla peste e per questo motivo diventò il santo protettore delle malattie infettive. q q 7. Nel corso della sua vita San Rocco non riuscì a guarire mai nessuno dalla peste ma solo sé stesso. q q 8. L’abside della chiesa è completamente affrescata con iconografie sacre. q q Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino La storia di San Rocco affrescata nella chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana Ritaglia le immagini sottostanti ed incollale nel foglio successivo scrivendo un commento breve e sintetico, come fosse una didascalia. Scheda di verifica 177 178 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana La storia di San Rocco affrescata nella chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana 1ª lunetta ______________________________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________________________ 2ª lunetta ______________________________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________________________ Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 3ª lunetta ______________________________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________________________ ______________________________________________________________________________________________________ Scheda di verifica 179 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 181 4ª fase Recuperare le osservazioni svolte durante il viaggio per raggiungere la chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana; analisi approfondita dell’aspetto fisico e antropologico che caratterizza l’ambiente della Bassa Valsugana con l’approfondimento su alcune categorie di paesaggio e sugli aspetti generali del paesaggio italiano (passando dall’esperienza alla concettualizzazione). OBIETTIVI SPECIFICI Recuperare elementi memorizzati in una fase precedente; sviluppare capacità di analisi di realtà fisiche osservate; potenziare capacità manuali; potenziale la capacità di trasportare su un supporto bidimensionale realtà tridimensionali; capacità descrittive sia orali sia manuali; saper dedurre informazioni da un testo descrittivo. LUOGO DI SVOLGIMENTO • TEMPI 1 unità (2 ore): Rappresentazione grafica del percorso. COSA FA L’INSEGNANTE1 1 unità: In classe e aula laboratoriale. • • • • • DINAMICHE DI LAVORO • • Legge alcune schede di verifica sulla descrizione del paesaggio osservato nel tragitto per Borgo Valsugana; invita gli alunni a ripensare al percorso fatto e a isolarne gli elementi caratteristici; luogo di partenza, paesi attraversati, ponti e strade, edifici …; legge assieme ai bambini la scheda di approfondimento sul paesaggio;2 fornisce del materiale per approfondire il discorso sul paesaggio della Valsugana; segue e coordina le fasi di realizzazione del cartellone. Lavoro di gruppo: discussione collettiva con domande guidate; lavoro individuale e/o gruppi nella realizzazione del cartellone. COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1 unità: • Ascolta le descrizioni dei compagni del paesaggio osservato; • ricostruisce oralmente il percorso effettuato; • individua, utilizzando anche le conoscenze geografiche precedentemente acquisite gli elementi caratteristici del percorso; • legge con l’insegnante la scheda di approfondimento sul paesaggio; • ricrea pittoricamente il paesaggio. STRUMENTI PER L’ALUNNO • • • ش • • • • • Capacità di ricordare; capacità di collegare le proprie conoscenze con gli elementi realmente osservati; capacità di categoricizzare; capacità di leggere un testo scritto e ricavarne informazioni; abilità nel riprodurre graficamente quanto osservato. Fogli da disegno, colla, cartoncini colorati, matite, colori (pennarelli, gessi, tecniche varie); scheda di approfondimento sul paesaggio; materiale iconografico vario e specifico della zona di Borgo e della Bassa Valsugana. 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. 2 Vedi Materiali per studenti: Scheda di approfondimento. Matrice i documentazione della 4a fase: Ambientiamo il nostro viaggio FINALITÀ 182 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 4a fase: Ambientiamo il nostro viaggio STRUMENTI PER L’INSEGNANTE PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Scheda di approfondimento per studenti sul paesaggio; materiale iconografico vario sulla Bassa Valsugana e specifico della zona di Borgo. • Cartellone che rappresenta il percorso effettuato. • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione, il modo di usare i colori a tempera e le matite colorate. Relative all’area antropologica: l’insegnante valuta la capacità di esprimersi oralmente su esperienze vissute in prima persona; osserva la capacità e competenza cognitiva di lettura e comprensione del testo di approfondimento. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: i bambini inseriscono in un cartellone, differenziandole in categorie, alcune immagini, raccolte precedentemente, che rappresentano ambienti naturali e artificiali, spiegano ai compagni gli elementi che caratterizzano le diverse categorie; L’insegnante osserva le capacità di ricordo e di rievocazione di eventi vissuti; I bambini compilano la scheda di verifica: Osserva il paesaggio. • PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE3 • • ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • • • è bene documentare ogni passaggio con video camera o fotografie e diapositive o registrazioni audio; tenere tutti gli elaborati dei bambini in un dossier personale; documentare con registrazioni audio le conversazioni guidate dall’insegnante con i bambini; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. 3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • Rappresentazione grafica del percorso Riprende il discorso sul paesaggio Leggendo alcune schede di verifica consegnate alla fine della fase precedente, l’insegnante introduce nuovamente il discorso sul paesaggio, trattando in primis quello della Bassa Valsugana e successivamente alcuni esempi e aspetti generali del paesaggio italiano. Quest’ultimo passaggio può essere svolto con la scheda di approfondimento, I più importanti paesaggi italiani, oppure mostrando diapositive rappresentanti paesaggi italiani differenti da quello alpino. Durante la lettura della scheda di approfondimento l’alunno è aiutato nella ricerca del significato dai molti termini nuovi (il testo è ricco di nuovi aggettivi descrittivi per promuovere lo sviluppo lessicale e la capacità osservativa/descrittiva). Importante è guidare la discussione con i bambini sulle caratteristiche specifiche e generali di ogni tipo di paesaggio. Possono venir realizzati anche cartelloni che definiscono le categorie nelle quali inserire fotografie e immagini. Realizzazione del cartellone L’insegnante guida gli alunni nella ricostruzione del percorso effettuato fino a Borgo Valsugana, soffermandosi sulla rilevazione di: 1. punto di partenza; 2. mezzo di trasporto; 3. punto di arrivo; 4. elementi naturali e artificiali del paesaggio osservato: ponti, strade, fiumi, torrenti, paesi, città, coltivazioni, ecc. Successivamente organizza il lavoro di gruppo, nel quale gli alunni rappresentano ciascuno un elemento individuato nel percorso compiuto. Soprattutto per la raffigurazione degli edifici possono essere fornite immagini di supporto. Tutti i disegni realizzati verranno a comporre un cartellone finale che riprodurrà il tragitto percorso dalla scuola alla chiesa di S. Rocco, comprendente tutti gli elementi individuati nella discussione precedente. Lo sfondo di tale cartellone può essere realizzato con varie tecniche artistiche: tempera (con pennello o spugne), gessi, cartoncini colorati, matite, e altro ancora. Elaborazione grafica del viaggio svolto. 183 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 185 Ambientiamo il nostro viaggio Materiali per studenti 186 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 4a fase: Ambientiamo il nostro viaggio I più importanti paesaggi italiani L’Italia è una penisola che presenta al suo interno diversi climi e di conseguenza diversi tipi di paesaggi. Alti e grandi monti, ampie pianure, lunghe coste ora frastagliate ora sabbiose, laghi e isole, fiumi lunghi e maestosi o torrenti piccoli e impetuosi, grandi città o piccoli paesi sono alcuni dei molti aspetti che caratterizzano l’ambiente italiano. All’interno di questa grande diversità è possibile individuare quattro grandi tipi di paesaggi, cioè quattro tipi di ambienti, che si distinguono tra loro per gli elementi naturali che li formano. Essi sono: 1. IL PAESAGGIO ALPINO 2. IL PAESAGGIO DELLA PIANURA PADANA 3. IL PAESAGGIO APPENNINICO 4. IL PAESAGGIO DELLE COSTE E DELLE ISOLE. IL PAESAGGIO DELLE ALPI Il paesaggio alpino si caratterizza per la presenza delle Alpi, un sistema montuoso molto ampio che svetta su ogni altra montagna Europea. Nelle zone più alte di queste montagne sono presenti soprattutto ghiacciai e molti laghetti alpini. La vegetazione compare molto più in basso, dapprima con arbusti e poi con praterie da sempre regno dei prati-pascoli degli animali. In queste zone montuose il popolamento è piuttosto scarso, concentrato soprattutto in piccoli centri valligiani o in città di non notevole grandezza. Poche strade, spesso strette e tortuose, torrenti e fiumi impetuosi caratterizzano l’ambiente. IL PAESAGGIO DELLA PIANURA PADANA Il paesaggio della Pianura Padana è caratterizzato da campi, pioppeti, canali, cascine e piccoli e medi borghi o grandi città. Il popolamento, infatti, in questa zona è maggiore rispetto all’ambiente alpino. Le strade non sono strette né tortuose, ma più grandi e diritte. Nell’orizzontarietà della pia- Scheda di approfondimento VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino nura si stagliano cascine, ma soprattutto industrie e fabbriche, che assieme all’agricoltura danno da vivere alla popolazione presente. IL PAESAGGIO APPENNINICO Gli Appennini sono una catena montuoso di oltre mille chilometri di lunghezza, distesa lungo la penisola italiana. Questa montagna va infatti dalla Liguria fino alla Sicilia, ma non raggiunge mai l’altezza delle vette delle Alpi. La catena appenninica è il regno dei boschi di faggi, castagni e di querce. Per la mitezza del clima, le coltivazioni si sono spinte in alto, quasi fino alle vette delle montagne. In questo ambiente il popolamento non è così fitto come nella Pianura Padana ed è essenzialmente concentrato nelle città di medie dimensioni oppure in piccoli paesi su alture. Ci sono ampie zone coltivate ma anche ampie zone lasciate a pascolo e perfino molte zone ancora incolte. IL PAESAGGIO COSTIERO Il paesaggio costiero è molto diversificato: può essere caratterizzato da distese ampie o strette e lunghe di sabbia oppure da promontori che terminano direttamente in mare. Ci sono zone basse e paludose come coste rocciose e impervie. Il popolamento è particolarmente fitto lungo le strade che costeggiano le coste, che d’estate diventano rinomati centri turistici. Il clima spesso è mite e ventilato sia d’estate sia d’inverno. Ricerca Ricerca, in biblioteca o a casa, immagini che possono associarsi ai quattro tipi di paesaggi studiati; incollali su un cartellone scrivendo ad ogni immagine l’opportuna didascalia. Scheda di approfondimento 187 188 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 4a fase: Ambientiamo il nostro viaggio Osserva il paesaggio ? A quale dei quattro paesaggi appartiene q q q q padano alpino appenninico costiero ? Come si può definire il luogo in cui abiti? q q q q q zona isolata zona di campagna popolata piccolo centro grosso centro piccolo gruppo di case città metropoli altro: __________ q q q q q q q q q rare campestri importanti trafficate di varie dimensioni tortuose strette ampie poco trafficate q q q q campagna coltivata terreni incolti boschi e prati pianura libera da abitazioni colli erbosi montagne la zona in cui vivi? q q q ? Come sono le strade? ? Qual è la condizione dei terreni circostanti? q q Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? La zona in cui vivi è ricca di corsi d’acqua. Quali sono? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Descrivi il clima della zona in cui abiti. ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Qual è il tipo di paesaggio in cui ti piacerebbe vivere? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Incolla qui sotto l’immagine del tuo paesaggio preferito e scrivi la didascalia. ______________________________________________________ Scheda di verifica 189 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 191 5ª fase Affrontare la lettura e l’analisi di un documento scritto utilizzando il metodo della ricerca storico-artistica: il documento è letto con l’aiuto delle immagini affrescate osservate nella chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana. OBIETTIVI SPECIFICI Sviluppare capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione di documenti scritti e iconografici, correlando le informazioni fornite dai due documenti; saper trarre informazioni dai documenti; capire l’importanza del metodo della ricerca storico-artistica; abituarsi a leggere documenti scritti e iconografici utilizzando schede di lettura. LUOGO DI SVOLGIMENTO • Aula scolastica. TEMPI • 1 unità didattica ( 2 ore ): Visione diapositive ed esame dei documenti scritti. COSA FA L’INSEGNANTE1 • 1 unità: • • • • • DINAMICHE DI LAVORO • • Legge il documento scritto e lo analizza con i bambini per trarre informazioni che integrino quelle assunte nel corso della visita alla chiesa di San Rocco; verifica la correttezza delle ipotesi dedotte dalla lettura degli affreschi con le informazioni fornite dal documento scritto; utilizza le diapositive come supporto, quando lo ritiene opportuno; guida la sintesi scritta delle informazioni ricavate dal documento per la compilazione della scheda di lettura; consegna le schede di verifica. Lavoro interattivo: discussione collettiva con domande guidate; lavoro individuale nella compilazione delle schede di verifica. COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE • • • • • 1 unità: Ascolta la lettura del documento scritto; ad un esame più approfondito del documento, rileva informazioni utili alla ricerca di nuove notizie sulla vita di San Rocco; confronta il documento scritto con le diapositive rappresentanti le lunette della chiesa di Borgo; risponde alle domande della scheda di lettura. ش • • • • • • • Capacità percettiva: saper osservare con attenzione; saper ascoltare e ricordare; capacità cognitiva: sa confrontare, sintetizzare e rilevare elementi significativi; rispondere correttamente a domande specifiche; capacità di utilizzare il metodo della ricerca storico-artistica; capacità di fare ipotesi e cercare fonti nuove di ricerca; capacità di utilizzare un lessico appropriato. STRUMENTI PER L’ALUNNO • Scheda di lettura del documento scritto, schede di verifica, matita, gomma. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Diapositive con le lunette affrescate della chiesa di San Rocco. materiale di approfondimento: La storia di San Rocco.2 • 1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. 2 Vedi materiale Strumenti per gli insegnanti, p. 291 (Materiali generali per tutte le classi). Matrice di documentazione della 5a fase: La storia di San Rocco FINALITÀ 192 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: La storia di San Rocco PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Schede di lettura compilate. PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA • Riprendere le voci del cartellone della I° fase e le applica a ciò che conosce della storia di San Rocco, integrandola con le informazioni raccolte (meta, durata, scopo, informazioni, con chi, con quale mezzo). VERIFICHE3 • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione. Relative all’area linguistica: i bambini scrivono un testo descrittivo sulla vita di San Rocco. • ULTERIORI ATTIVITÀ • Realizzare con i bambini un vocabolario dei termini artistici fino ad ora conosciuti, che verrà integrato in tutti i successivi momenti del progetto. DOCUMENTAZIONE • Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini con il registratore o per iscritto; riprende con la videocamera o la macchina fotografica tutti i momenti possibili dell’attività educativa; l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del bambino; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. • • • 3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • Visione diapositive ed esame dei documenti scritti Lettura del documento scritto Mostra la diapositiva con il documento scritto che si trova accanto alle lunette affrescate nella chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana. Riprende il discorso sulle osservazioni condotte durante il sopralluogo al bene culturale ed introduce la lettura del documento scritto. Prima lo legge ad alta voce spiegando i vocaboli poco conosciuti dai bambini. Successivamente assieme alla compilazione della scheda di lettura invita la classe a porre interrogativi, fare ipotesi di soluzione attraverso una conversazione guidata e mirata alla comprensione del significato del testo. Su tale documento scritto, l’insegnante può mettere in atto una serie di esercizi di area linguistica, in modo da integrare il progetto nella normale attività didattica. 193 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 195 La storia di San Rocco Materiali per studenti 196 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: La storia di San Rocco La storia di San Rocco Documento affrescato accanto alla lunetta orientale nella chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana “El padre de santo rocho fu chiamato joäne e la madre liberia cristianissimi signori de mompoliery del sangue regale de fraza e stando rocho in eta de ani vinti gera mancando el padre e la madre ude rocho seguendo el precetto evangelico venduto tutto il suo patrimonio comouendolo con la eterna mercede lo dete tuto per lo amor de dio e poi secondo el consilio paterno renunciata la signoria a uno suo barbano e tolto thabito de pelegri con el nome delo eterno Idio separti e ado in Italia e arivo a uno castelo chiamato acqua pendente dove era grandissima peste e rocho per opera dio se conseri al ospedale deli amorbati parlo con uno vincenzo priore de quelo e itro in sua compagnia. Ineli ani del signor nostro M.CC.XXII Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Scrivi i vocaboli che non conosci: ? A quale classe sociale apparteneva san Rocco? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Quali elementi, nel documento, ci indicano la classe sociale del santo? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ Scheda di lettura 197 198 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: La storia di San Rocco ? Quale era la sua città natale? ______________________________________________________ ? Dove si trova questa località nelle attuali carte geografiche? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Allontanandosi da casa, che abito indossò san Rocco? q q q q q da monaco da cavaliere da pellegrino da nobile altro ? Verso dove si allontanò San Rocco? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Acquapendente era… q q q q una città un villaggio un castello uno stato ? In che quadro di civiltà è ambientata la storia di San Rocco negli affreschi di Borgo Valsugana? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Da quali elementi visivi lo hai dedotto? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Nel documento scritto sono presenti informazioni ulteriori sul periodo storico in cui visse San Rocco? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Che “grandissimo pericolo” c’era, in quegli anni, nel territorio italiano? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? In che anno avvengono questi fatti? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Chi può aver scritto questo documento? ______________________________________________________ ______________________________________________________ Scheda di lettura 199 200 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 5a fase: La storia di San Rocco Scrivi un testo descrittivo (= con più dettagli possibili) sulla vita di San Rocco, utilizzando tutte le informazioni a tua disposizione. Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 201 6ª fase1 Recuperare le osservazioni fino ad ora svolte sulla figura di San Rocco e sul tema del viaggio in senso generale; avvicinarsi ad un bene culturale del territorio con già un’esperienza alle spalle; lettura ed analisi di documenti scritti e iconografici; incentrare l’attenzione sul concetto di spazio nel suo aspetto polisemico. OBIETTIVI SPECIFICI Recuperare elementi memorizzati in una fase precedente; sviluppare capacità di analisi di documenti scritti (iconografie e materiali); potenziare capacità percettive e di osservazione; potenziale la capacità dedurre informazioni da testi scritti e iconografici; sviluppare l’abitudine ad usare griglie di lettura e di osservazione nei confronti dello studio dei beni culturali; associare ad uno spazio la giusta funzione. LUOGO DI SVOLGIMENTO • Calceranica al Lago: chiesa di Sant’Ermete. TEMPI • 1 unità (4 ore): Osservazione della chiesa con l’esperto. COSA FA L’ESPERTO 1ª unità: • • • • • • • • COSA FA L’INSEGNANTE2 1ª unità: • • • DINAMICHE DI LAVORO • • Guida all’osservazione esterna della chiesa e denomina gli elementi strutturali per evidenziare funzioni e caratteristiche; Invita gli alunni ad identificare i punti cardinali per poter capire l’orientamento della chiesa; mostra un modellino di una chiesa (in legno) per dare una visione dall’alto della struttura dell’edificio e delle sue parti costituenti; scompone le parti del modellino attribuendo loro un nome o facendolo ricordare ai bambini; consegna le schede di lettura e aiuta gli alunni a compilarle; guida all’osservazione interna dell’edificio; guida all’analisi degli affreschi presenti facendo riconoscere i temi iconografici già conosciuti; consegna le schede di lettura per l’esame degli elementi significativi degli affreschi. Durante il viaggio invita gli alunni all’osservazione del paesaggio; aiuta l’esperto durante la conduzione dell’attività e la gestione della classe; durante il viaggio di ritorno riosserva assieme ai bambini il paesaggio percorso. Lavoro interattivo: discussione collettiva con domande guidate; lavoro individuale nella compilazione delle schede. 1 Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto nella didattica del patrimonio culturale, che collaborerà con l’insegnante nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita sul territorio. 2 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante. Matrice di documentazione della 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago FINALITÀ 202 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1ª unità: • Osserva e partecipa attivamente, seguendo le linee - guida date dall’esperto; • compila le schede di lettura della chiesa; • si orienta e individua la posizione corretta dell’edificio rispetto ai punti cardinali; • osserva e rileva gli elementi strutturali dell’interno della chiesa; • coglie gli elementi significativi che costituiscono l’affresco e ne ricostruisce il significato. ش • • • • • • Capacità di osservare in modo attivo e critico documenti materiali e iconografici; capacità di orientarsi con i punti cardinali; capacità di utilizzare alcune competenze geografiche acquisite; capacità di leggere documenti iconografici e scritti; capacità di fare ipotesi dopo la lettura dei documenti; capacità di trasformare informazioni raccolte col codice visivo in altre di tipo linguistico. STRUMENTI PER L’ALUNNO • teca, matita, gomma, forbici, colla, schede operative. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • plastico in legno rappresentante una chiesa tipo, con tutte le parti costituenti la sua struttura spaziale. PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • schede di lettura compilate. • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione attiva alla discussione guidata dall’esperto. Relative all’area linguistica: descrivere per iscritto il paesaggio osservato durante il viaggio. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: i bambini compilano la scheda di verifica: Il vocabolario impazzito! e Osserva l’affresco! PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE3 • • ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • è bene documentare ogni passaggio con video camera o fotografie e diapositive o registrazioni audio; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. 3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • • Osservazione della chiesa con l’esperto Analisi del paesaggio Durante il viaggio di andata e di ritorno alla visita della chiesa, l’insegnante assieme ai bambini punta l’attenzione sul paesaggio che circonda il tragitto compiuto. Elementi importanti da riportare all’attenzione dei bambini: 1. diversità tra elementi del paesaggio naturale e paesaggio artificiale; 2. montagne e corsi d’acqua; 3. vie di comunicazione (a mezzo pendio e/o in valle); 4. altri elementi che si ritiene opportuni. Attività con l’esperto Durante l’attività con l’esperto, l’insegnante integra i discorsi e le conoscenze dei bambini nei punti che ritiene opportuno affinché l’uscita si inserisca perfettamente nella complessità del processo educativo. È necessario che il lavoro dell’esperto e dell’insegnante siano perfettamente integrati l’uno nell’altro. Sopralluogo alla chiesa di S. Ermete a Calceranica al Lago. 203 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 205 Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago Materiali per studenti 206 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago La chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago ? La chiesa è un edificio ? Cosa circonda il sagrato? ? Con quale materiale è costruita la chiesa? q q q q isolato su un colle al centro del paese in periferia su un colle al centro della parte del paese più alta q q q q uno steccato un muretto una fitta siepe nulla q q q q q mattoni cemento pietre squadrate legno altro: _____________ ? E il tetto? ______________________________________________________ ? Come si chiama lo strato di malta che ricopre le pareti della chiesa? ______________________________________________________ ? Sulle facciate della chiesa sono presenti delle pitture? Scheda di lettura q q sì no VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Cerca il lato della chiesa di forma poligonale. ? Come si chiama? ______________________________________________________ Disegna una finestra dell’abside e scrivi il suo nome. ? Verso quale punto cardinale è rivolta l’abside della chiesa? ______________________________________________________ ? Secondo te per quale motivo l’abside è rivolta verso questo punto cardinale? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ Scheda di lettura 207 208 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago ? Inserisci i punti cardinali nella rappresentazione ipotetica di una chiesa. ? Nella chiesa di Sant’Ermete dove è situato il campanile? q q q sul tetto distante dalla chiesa addossato alla chiesa ? Con quale materiale è costruito il campanile? ______________________________________________________ ? E il suo tetto? ______________________________________________________ ? Qual è la facciata principale? Scheda di lettura q q q q q quella con il portale più decorato quella con più finestre quella con più affreschi quella più grande quella più stretta VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Disegna la facciata principale e gli elementi architettonici che la caratterizzano. Cerca l’architrave del portale: ci trovi un’iscrizione con uno stemma. Disegna lo stemma. Scheda di lettura 209 210 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago ? Cosa manca nello stemma dell’iscrizione? ______________________________________________________ ? In tedesco l’ottarda si dice die Trappe. Prova a cercare nell’iscrizione una parola simile. Qual è? ______________________________________________________ ? Se nello stemma compare l’ottarda (die Trappe) e nell’iscrizione c’è la pa- rola Trapp, come si sarà chiamata la famiglia a cui apparteneva questo stemma? ______________________________________________________ ? Leggi con l’esperto l’iscrizione e trascrivila nelle righe sottostanti. ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ Una facciata laterale della chiesa è caratterizzata da uno spazio aperto sui lati corti e chiuso da un tetto a volta. Si chiama pròtiro. La parola pròtiro deriva da una parola latina, che significa “tetto”, che poggia su due o quattro colonne e che sporge al di sopra di una porta. Nell’architettura romanica e gotica è un piccolo atrio posto dinnanzi al portale di una chiesa, chiuso superiormente da una copertura a volta. ? Che funzione potrà avere questo spazio? ______________________________________________________ Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Il tetto a volta è sostenuto da colonne. Nello schema sottostante inserisci i termini corretti che identificano le parti della colonna. 1. FUSTO = Elemento centrale, verticale, generalmente composto da un blocco unico di pietra. 2. CAPITELLO = Elemento conclusivo della colonna di forme diverse e di solito riccamente scolpito. 3. BASE = Blocco di pietra su cui poggia il fusto della colonna. ? Cerca, in un punto del protiro, una data. Qual è? ______________________________________________________ Entra all’interno della chiesa. ? Quanti spazi liturgici definiscono lo spazio interno della chiesetta? ______________________________________________________ ? Come si chiama lo spazio semicircolare e terminale della chiesetta? ______________________________________________________ ? Come si chiama lo spazio dedicato ai fedeli? ______________________________________________________ Scheda di lettura 211 212 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago ? Che forma ha questo spazio? q q q q circolare quadrata rettangolare altro: ___________ ? All’interno della chiesetta sono presenti diversi affreschi. Uno di questi rappresenta un santo da te già conosciuto. Chi è? ______________________________________________________ ? Da quali attributi lo hai riconosciuto? q q q q q q q q il bordone la pellegrina il bubbone della peste il petaso l’aureola gli stivali flosci l’aureola altro: ____________ ? Verso chi rivolge il suo sguardo? ______________________________________________________ ? Quale gesto compie San Rocco? Scheda di lettura q q q q q benedice il bambino indica il bambino indica Maria indica il bubbone indica il santo di fronte a lui VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Madonna con Bambino. Chiesa di S. Ermete, Calceranica al Lago. ? Chi è rappresentato al centro della scena? q q q San Rocco Maria e il Gesù Bambino un altro santo ? Dove sono seduti? ______________________________________________________ ? Verso chi si rivolgono Maria e Gesù Bambino? q q q q verso San Rocco verso i fedeli verso l’altro santo verso l’alto Scheda di lettura 213 214 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago ? Quale gesto compie Gesù Bambino? benedice San Rocco indica San Rocco indica Maria indica il bubbone di San Rocco indica il santo alla sua sinistra indica il cielo q q q q q q ? Cosa stanno facendo gli angeli in cielo? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Quale attributo possiede il santo a sinistra di Gesù Bambino? q q q q un bastone un fiore un ramo di palma un ramo di ulivo Questo attributo posseduto da un santo indica che nella sua vita ha subito il martirio. ? Che tipo di vestito indossa? ? Che gesto compie? Scheda di lettura q q q q q q q q q q da cardinale da pellegrino da vescovo da prete benedice San Rocco benedice il Bambino Gesù benedice Maria indica il cielo indica Gesù Bambino indica Maria VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino OSSERVA L’AFFRESCO! Trinità. Chiesa di S. Ermete, Calceranica al Lago. Questa raffigurazione era affrescata all’interno della chiesetta di Sant’Ermete a Calceranica al Lago. Portando attenzione agli elementi visivi affrescati dal pittore, compila la scheda di lettura. Quando non sei sicuro del significato dei termini cerca la spiegazione sul vocabolario della classe. Buon lavoro! ? La persona rappresentata a sinistra è? q q q q un prete un vescovo un cardinale un pellegrino Scheda di verifica 215 216 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago ? Lo hai riconosciuto perché ha come copricapo ? Cosa tiene in mano? ? È santo? q q q la mitria vescovile il galero cardinalizio il petaso del pellegrino q q q un semplice bastone il pastorale una lancia q q sì no ? Da cosa lo hai capito? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? È riccamente vestito? ? Da quali elementi lo deduci? q q 1. 2. 3. 4. 5. Scheda di verifica sì no VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Al centro dell’immagine è rappresentato Dio Padre, con l’aureola, e seduto su un trono. ? Dio Padre è la figura? ? Come mai? q q q più grande di tutte quelle presenti più piccola di tutte quelle presenti uguale alle altre q q q è il personaggio più importante è il personaggio meno importante è un personaggio qualunque ? Sotto di lui è rappresentato? ? Tra Dio padre e Gesù, il pittore ha introdotto? q q q Gesù Bambino Gesù in croce una persona qualunque q q q q q un’aquila un falco una colomba una gallina un animale di fantasia Questa volatile simboleggia lo Spirito Santo ed assieme a Dio Padre e Gesù in croce rappresenta, per la religione cattolica, la TRINITÀ. ? Cerca sul vocabolario della classe il significato del termine Trinità. ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ Scheda di verifica 217 218 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago ? Dio Padre, Gesù Cristo e la colomba sono posizionati? q q q perfettamente in verticale, uno sotto l’altro in maniera disordinata in linea orizzontale Nell’immagine dell’affresco, che hai nella prima pagina della verifica, con il righello, disegna una linea che divida l’immagine in due parti uguali in senso verticale e in senso orizzontale. ? Queste due linee corrispondono alla Croce di Gesù? q q sì no Infatti, la figura più significativa di tutto l’affresco è la rappresentazione di Gesù in croce, che è posizionata al centro dell’intera immagine. ? Scrivi la didascalia a questa immagine. __________________________________________ __________________________________________ __________________________________________ Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Il vocabolario impazzito! Chi ha scritto questo vocabolario non conosceva bene i significati dei termini. Cerca gli errori! Per sistemare correttamente il vocabolario, taglia separatamente il vocabolo e il significato e incollali sul foglio seguente. Buon lavoro! % ABSIDE = una specie di torre vicino o attaccata ad una chiesa, in cima alla quale sono presenti le campane. BIFORA = finestra ad arco ad una apertura. CAMPANILE = spazio presente in fondo ad una chiesa, di forma poligonale o a semicerchio. In generale è rivolto verso oriente. CHIESA = grande e decorata apertura in un muro di un edificio importante, attraverso il quale si entra e si esce FACCIATA PRINCIPALE = spazio libero davanti ad una chiesa, spesso lastricato. INTONACO = edificio dove si prega e si celebrano svariate funzioni religiose. MONOFORA = finestra ad arco a due aperture con in mezzo una colonnina. PORTALE = strato di calcina (=calce) che ricopre un muro o un soffitto. SAGRATO = lato principale della chiesa, dal quale i fedeli possono entrare all’interno. Scheda di verifica 219 220 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago Il vocabolario impazzito! Incolla il vocabolo con il significato corretto. ABSIDE BIFORA CAMPANILE CHIESA FACCIATA PRINCIPALE INTONACO MONOFORA PORTALE ROSONE SAGRATO Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 221 7ª fase Recuperare le osservazioni fino ad ora svolte sulla figura di San Rocco e sul viaggio in senso più ampio; avvicinarsi alla lettura ed analisi di documenti scritti e iconografici. OBIETTIVI SPECIFICI Recuperare elementi memorizzati in una fase precedente; sviluppare capacità di analisi di documenti; potenziare capacità percettive e di osservazione; potenziale la capacità dedurre informazioni da testi scritti e iconografici. LUOGO DI SVOLGIMENTO • TEMPI 1 unità (2 ore): Visione delle diapositive ed esame dei documenti scritti. COSA FA L’INSEGNANTE • • • • DINAMICHE DI LAVORO • • Aula scolastica. Mostra delle diapositive che illustrano alcuni aspetti della vita di un pellegrino (abbigliamento, percorsi, mappe, …); distribuisce e legge i documenti scritti durante la visione delle diapositive; rileva con gli alunni gli elementi caratteristici di un pellegrino comuni anche alla figura di San Rocco; guida alla sintesi delle informazioni essenziali ricavate dalla lettura delle due fonti. Lavoro interattivo durante la visione delle diapositive e l’analisi dei documenti scritti; lavoro individuale nella compilazione delle schede di lettura. COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1 unità: • Guarda e analizza con attenzione le diapositive; • trae dall’analisi di documenti visivi informazioni utili al tema delle ricerca; • ascolta la lettura dei documenti scritti; • analizza i documenti scritti assieme all’insegnante; • compila la scheda di lettura dei documenti. ش • • • • Capacità di ascolto; capacità di intervenire a proposito; capacità di comprendere immagini visive e ricavarne informazioni essenziali; capacità di sintesi scritta degli elementi rilevati. STRUMENTI PER L’ALUNNO • Schede di lettura, matita, gomma. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Diapositive. PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Schede di lettura compilate. • Relative alla partecipazione: l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione attiva alla discussione guidata. Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase: i bambini compilano la scheda di verifica: Il viaggio del pellegrino. PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE1 • ULTERIORI ATTIVITÀ 1 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica. Matrice di documentazione della 7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini FINALITÀ 222 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini DOCUMENTAZIONE • • • • Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini con il registratore o per iscritto; riprende con la videocamera o macchina fotografica tutti i momenti possibili dell’attività educativa; l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del bambino; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • Visione delle diapositive ed esame dei documenti scritti Analisi delle diapositive e dei documenti scritti L’insegnante visiona inizialmente tutte le diapositive e i documenti scritti e cerca di costruire un discorso che faccia interagire le due fonti di informazioni. In questa maniera l’alunno capirà che due tipi di documenti possono essere utilizzati insieme per trarre maggiori conoscenze e approfondimenti per la propria ricerca. Immagini riguardanti la vita dei pellegrini si possono trovare nella bibliografia a p. 306. La lettura delle immagini è orientata a riscoprire elementi che i bambini hanno già appreso nelle due uscite e contemporaneamente a introdurre nuovi elementi di realtà a riguardo della condizione di vita che un pellegrino doveva sopportare per raggiungere la meta desiderata. È questo un argomento che può sviluppare piste di approfondimento che si riferiscono alla vita personale dei bambini come: quali fatiche si è pronti a superare per ottenere qualcosa che si desidera molto intensamente, come si viaggia oggi, quali rischi ci sono, ecc. La lettura e analisi di documenti scritti aiuta ad approfondire e rendere storicamente verificabili le informazioni dedotte dalla lettura dei documenti iconografici. 223 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 225 Viaggiamo... con i pellegrini Materiali per studenti 226 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini Viaggiamo… con i pellegrini Leggi e analizza con molta attenzione i seguenti documenti scritti. Concorsevi gran quantità di gente da ogni parte della Cristianità, che solamente per Firenze passavano il giorno cinque o sei migliaia di forestieri, e nella maggior parte delle case per la via s’erano fatti alberghi. Et accozzavasi spesse volte in Roma parecchie centinaia, e migliaia d’anime secondo si disse, e alcuni dissono di più: e per esser questi paesi insino a Roma alquanto maculati di pestilenza, ne morì grandissima quantità, e per le vie, e in Roma, e per la pestilenza, e per i disagi e per la calca. tratto da Domenico Boninsegni, Storia della città di Firenze dall’anno 1410 al 1460, Firenze, 1637, p. 90. Vocaboli sconosciuti: ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Da chi è scritto il documento? ______________________________________________________ Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Quando? ______________________________________________________ ? Come si intitola? ______________________________________________________ ? Domenico Boninsegni descrive situazioni q q personalmente vissute? sì no ? Come mai? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Secondo le opinioni di Domenico Boninsegni nel XV secolo si muovevano molte persone? q q sì no ? Quante persone arrivavano a Roma? ______________________________________________________ ? Perché si voleva raggiungere Roma? q q q q q perché era una bella città perché era una grande città perché era la capitale della cristianità perché si voleva fare un lungo viaggio perché tutti la visitavano Scheda di lettura 227 228 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini ? Come si chiamavano le persone che viaggiavano per motivi religiosi? ______________________________________________________ ? Da dove venivano le persone che volevano andare a Roma? ______________________________________________________ ? Nel documento quale città menziona Boninsegni come luogo di transito per Roma? q q q q Verona Bologna Firenze Milano ? Cosa nacque in questa città per ospitare i viandanti? ______________________________________________________ ? Quale era il principale pericolo che si poteva trovare? ______________________________________________________ ? Boninsegni parla di altre cause di mortalità? Quali? 1._____________________________________________________ 2._____________________________________________________ Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Nel detto anno 1450 fu giubileo a Roma e durò dall’uno Natale all’altro. Andovi grandissimo numero d’oltramontani e nostrali, e maxime aprile, maggio e giugno, e poi dal settembre al Natale; in que’ tempi la strada in Firenze correa di continuo, quasi come andare a un perdono vicino. E molti di magio e di giugno ne morì per via e agli spedali, e fu dì a Santa Maria Nuova (= ospedale privato di Santa Maria Nuova di Firenze) ne morì XXVIII, ma di comunale (= ospedale comunale) ne morìa XII per dì. tratto da Matteo Palmieri, Annales, Firenze, XVI secolo. Vocaboli sconosciuti: ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Da chi è scritto il documento? ______________________________________________________ ? Quando? ______________________________________________________ ? Come si intitola? ______________________________________________________ Scheda di lettura 229 230 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini ? Matteo Palmieri descrive situazioni q q q personalmente vissute? sì no forse ? Di quale evento parla Matteo Palmieri? ______________________________________________________ ? In quale anno è accaduto? ______________________________________________________ ? Ricerca sul vocabolario il significato della parola Giubileo. ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Chi arrivò a Roma? q q ? In quali periodi dell’anno arrivavano a Roma molti pellegrini? ? Era pericoloso viaggiare nel XVI secolo? Scheda di lettura soltanto abitanti della penisola italiana anche abitanti di altre nazioni q q q q maggio giugno maggio e giugno maggio, giugno, ottobre, novembre, dicembre q q sì no VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Matteo Palmieri descrive per quali motivi q q era pericoloso viaggiare? sì no ? Secondo quanto afferma Matteo Calmieri quante persone morivano al giorno negli ospedali privati e in quelli comunali? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Quale situazione evidenziano entrambi i documenti letti? q q viaggiare in epoca medioevale era particolarmente semplice e non c’erano pericoli viaggiare in epoca medioevale era molto pericoloso soprattutto per la peste bubbonica Scheda di lettura 231 232 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini Lì non he hostarìa alcuna ma li monachi danno panne et vino, ollio et accetto et lecto per nientte ad tutti, et in gran largeza: vero è che quelli hanno il modo buttano in la cassetta de le helemosine tantto et più che non montta quello hanno autto. tratto da Anonimo mercante milanese, Un mercante di Milano in Europa, XVI secolo. Vocaboli sconosciuti: ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Da chi è scritto il documento? ______________________________________________________ ? Quando? ______________________________________________________ ? Come si intitola? ______________________________________________________ Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ? Lo scrittore anonimo descrive situazioni q personalmente vissute? q q sì no non lo sappiamo ? Cosa racconta questo documento? ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ? Dove si rifugiano i viandanti? q q q nelle osterie dai monaci, nei monasteri in case private ? Cosa viene loro offerto? q q q solo l’alloggio per dormire solo il vitto per sfamarsi ricevono vitto e alloggio ? Cosa lasciano i viandanti come ringraziamento? ______________________________________________________ ? Questo documento ci informa che q q q durante i viaggi non si riceveva aiuto da nessuno durante i viaggi si poteva rifocillarsi nei monasteri durante il viaggio si poteva ricevere alloggio e vitto in abbondanza dai monaci Scheda di lettura 233 234 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini IL VIAGGIO DEL PELLEGRINO Scrivi un testo descrittivo su quello che sai del viaggio che (in epoca medioevale) compivano i pellegrini per raggiungere la città di Roma. Scheda di verifica VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 235 8ª fase Ricostruzione della storia di San Rocco leggendo un documento scritto fondamentale per l’agiografia del santo; individuare le sequenze principali che si succedono nella vita del santo, prima per iscritto, successivamente rappresentandole con grandi disegni su un muro della scuola. In questa fase vengono riunite e collegate tutte le informazioni acquisite fino a questo momento per dare una visione il più possibile concreta della vita del santo e del suo pellegrinaggio verso Roma. Il murales è il prodotto conclusivo che raccoglie tutte le conoscenze e abilità acquisite durante il percorso educativo OBIETTIVI SPECIFICI Recuperare elementi memorizzati in una fase precedente; approfondire la capacità di analisi di documenti scritti; potenziare capacità percettive e di osservazione; potenziale la capacità di dedurre informazioni da testi scritti; potenziare e sviluppare capacità manuali e grafico-pittoriche. LUOGO DI SVOLGIMENTO • • In classe. Luogo di realizzazione del murales. TEMPI 2 unità: (2 ore + 8 ore circa) ‡ 1ª unità: Analisi del documento scritto; ‡ 2ª unità: Realizzazione murles. COSA FA L’INSEGNANTE 1° unità: • • • • • • • 2° unità • • • • • • DINAMICHE DI LAVORO Presenta un testo riguardante la vita di San Rocco tratto dalla Legenda Aurea; analizza il testo con gli alunni; fa raffrontare ai bambini il testo della legenda con le informazioni acquisite fino ad ora; consegna la scheda operativa che riguarda le caratteristiche dei personaggi della vita del santo e ne segue la compilazione; guida alla suddivisione in sequenze del racconto letto; scrive alla lavagna, per appunti, le sequenze individuate dagli alunni; incarica i bambini di scrivere la story-board della vita del santo in bella copia. Rilegge la sintesi del racconto in sequenze (=storyboard); coordina la suddivisione degli alunni in piccoli gruppi, ciascuno dei quali rappresenterà una scena della story-board in un murales collettivo; fa eseguire un piccolo disegno preparatorio della sequenza da rappresentare su un foglio da disegno; organizza il laboratorio pittorico; fornisce le regole laboratoriali agli alunni; aiuta gli alunni nella rappresentazione del murales. 1° unità: Lavoro interattivo; 2° unità: Lavoro di gruppo. Matrice di documentazione della 8a fase: Murales FINALITÀ 236 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Murales COSA FA L’ALUNNO ABILITÀ ATTIVATE 1° unità: • Ascolta la lettura della storia di San Rocco; • raffronta le informazioni avute fino ad ora con le nuove notizie; • compila la scheda di lettura del documento scritto analizzato; • partecipa attivamente all’analisi del documento scritto; • partecipa attivamente alla divisione in sequenza della storia del santo; • scrive la story-board della vita del santo. 2° unità: • Riascolta la lettura della storyboard; • si inserisce in un gruppo di lavoro e concorda con i compagni il modo di rappresentare la scena; • esegue il disegno preparatorio su un foglio da disegno; • collabora alla realizzazione del murales. ش • • • • • • • • • Capacità di ascoltare; capacità di analizzare un documento scritto; capacità di raffrontare le informazioni nuove con quelle possedute; capacità di dividere una storia in sequenze logiche; capacità di cogliere le informazioni utili per la rappresentazione grafica; capacità di sintesi sia orale che scritta; abilità manuali sia grafiche che pittoriche; capacità di lavorare in gruppo con i compagni; capacità di lavorare seguendo le regole laboratoriali. STRUMENTI PER L’ALUNNO 1° unità: matita, gomma, fogli, scheda di lettura; 2° unità: grembiule, pennelli, coloro a tempera acrilica, matita, riga, acqua, contenitori vari. STRUMENTI PER L’INSEGNANTE • Leggenda Aurea riguardante la vita di San Rocco. PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ • Murales. • Relative al progetto educativo: a fine progetto l’insegnate consegna un questionario con domande riguardanti il gradimento del progetto svolto. • Documentare ogni passaggio con video camera o fotografie e diapositive o registrazioni audio; tenere tutti gli elaborati dei bambini in un dossier personale; documentare il lavoro finale con diapositive; documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di documentazione. PRODOTTI/ATTIVITÀ IN PREPARAZIONE ALLA FASE SUCCESSIVA VERIFICHE ULTERIORI ATTIVITÀ DOCUMENTAZIONE • • • VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Schema operativo e consigli per l’insegnante 1ª unità didattica • Analisi del documento scritto Ricordare al ragazzo che si tratta di una leggenda, ossia di un racconto della vita di un santo, arricchito di elementi atti a stimolare la fantasia di chi legge. La leggenda, infatti, contiene sia parti veritiere sia parti fantastiche: è un misto di storia e di invenzione popolare che veniva apprezzata dai pittori proprio per la ricchezza di particolari. Leggere il testo narrativo insieme ai ragazzi, promuovendo la discussione sui diversi elementi che lo caratterizzano: i fatti narrati sono fatti fantastici; la vicenda non è ambientata ai giorni nostri, ma in epoca passata, quella considerata medioevale; carattere e particolarità dei diversi personaggi; svolgimento della storia in diversi luoghi e tempi. Per questo ultimo caso, si può realizzare su un cartellone (100x70) una linea del tempo riferita alla vita di San Rocco. Dalla linea del tempo, realizzata con i ragazzi in classe, si possono decidere quali scene dipingere nel murales finale. Le scene devono essere definite dal punto di vista ambientale, dal numero dei personaggi presenti sulla scena, dal loro modo di abbigliarsi, dai loro atteggiamenti e gesti, in modo da rendere senza parole il significato della scena. 2ª unità didattica • Analisi del documento scritto Murales Murales Dopo aver letto con gli alunni la storia di San Rocco, vengono identificate le scene da rappresentare. Gli alunni divisi in piccoli gruppi rappresentano su un foglio A4, con la matita, senza colorare, la scena prescelta. L’insegnante concorda con gli alunni le regole del lavoro (uso dei colori, dei pennelli, abbigliamento adatto…). Si individua una parete di dimensioni adeguate, interna o esterna, liscia e bianca sulla quale disegnare e dipingere il murales. L’insegnante guida gli alunni ad organizzare lo spazio da occupare con i disegni: la parete viene divisa in tanti riquadri quante sono le scene individuate; ogni riquadro misura circa 1,30 metri di altezza e 1,70 metri di lunghezza ed è circondato da una cornice di 10 cm. di larghezza, che sarà riempita da un fregio. L’insegnante aiuta gli alunni nella realizzazione dei disegni sul muro: successivamente essi verranno colorati con tempera acrilica. Se il murales viene realizzato all’esterno, è consigliabile prima di cominciare a disegnare, passare sul muro una vernice protettiva. Esecuzione dei murales. 237 238 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Murales VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 239 Murales Materiali per studenti 240 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Murales La storia di San Rocco Leggi e analizza con molta attenzione il seguente documento scritto. Incomincia la vita del glorioso sancto Rocho, composta per il magnifico messer Francesco Diedo, patrizio veneziano, essendo podestà nella città di Brescia, dove il glorioso santo Rocho mostrò molti miracoli. Il padre di Santo Rocho fu chiamato Joanne e la madre Libera, cristianissimi signori di Mompolieri, di sangue regale di Francia, i quali quel paese governavano non con tirannia e superbia, ma con summa grazia del popolo e di Dio. Rocco, benchè imparasse ed esercitasse l’arte militare, disprezzava il fasto e le cose vane del mondo e con fede e carità amava Dio; non dubitando che amando Iddio tutte le cose sarebbero andate prospere alla salute; per questo aveva sempre Dio davanti agli occhi. Entrambi i genitori essendo stati per lungo tempo, durante il matrimonio, senza prole fecero devota orazione a Dio e alla Vergine Maria per avere un figlio: “Ti preghiamo dicendoti questo Signore Iddio, padre di tutte le cose create, e Vergine Maria, speranza di tutti i mortali e unico sollievo di tutte le persone affrante, perchè esaudiate le nostre preghiere di aver un figlio, che disprezzando ogni cosa del mondo segua solo Dio immortale.” Compiuta l’orazione, nell’anno del Signore 1295, nacque il beatissimo Rocho, vuoto da ogni colpa e pieno di ogni virtù. Rocho nacque bellissimo nel corpo, con una croce rossa sopra al petto e crescendo di età cresceva nei costumi. E quando la madre lo allattava, nei giorni di mercoledì e venerdì, durante i quali lei digiunava, lui in quei giorni mangiava solo una volta al giorno. Pervenuto all’età di 5 anni, secondo il consiglio dell’ apostolo cominciò a fare astinenza. E arrivando ai 10 anni disprezzando le cose del mondo, usava ogni liberalità verso i poveri di Gesù Cristo, dimostrandosi benigno verso tutti i suoi cittadini, tanto che le sue virtù e il suo nome ovunque si diffondevano. Chiamato Rocho sul letto di morte del padre, questi gli disse: “Figliolo mio, è tempo che io vada; mi separo da questo pericoloso mondo grazie alla morte naturale, chiamato dal mio creatore Dio. Per questo motivo ti prego di temere sempre Dio, ricordantoti Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino della vita eterna, fuggendo così le pene infernali, mettendoti nelle mani di colui che con il suo prezioso sangue ci ha ricompensato sul legno della croce, per l’amore del quale condividi con tutti i poveri la tue cose, con pietà e misericordia. E così facendo, farai felice l’onnipotente Dio.” Rocho, con buon cuore, promise di fare questo a suo padre, il quale dopo poco morì con il Signore; sepolto il padre onorevolmente, prima che compisse 20 anni, gli mancò la madre. Dunque seguendo il precetto evangelico, vendette tutto il suo patrimonio, scambiandolo con l’eterna ricompensa, per amore di Dio. E così tuttto ai poveri distribuendo secondo il consigio paterno, rinunciando alla signoria la diede ad un suo parente, prese l’abito da pellegrino e in nome di Dio venne in Italia ad un castello chiamato Acquapendente, dove c’era grandissima peste, e subito Rocho, per fare opera di pietà, ando all’ospedale degli ammorbati. E parlato con una persona di nome Vincenzo, priore dell’ospedale, lo pregò di volerlo prendere in sua compagnia, dove sarebbe rimasto con somma carità fino alla morte. Vedendo Vincenzo che Roccho era giovane e di elegante aspetto, lo esortò affinche non volesse mettersi in tale pericolo, dove le fatiche e le puzze non avrebbe potuto sostenere. Rocho gli rispose, che la Sacra Scrittura dice che per colui che vuole nessuna cosa è difficile e che lui non temeva nè clamori nè puzze nè fatiche e che per Dio disprezzava ogni ozio e ogni quiete. Rocho dove trovava maggior pericolo, lì trovava più grande premio. (...). Rocho venne ricevuto nell’ospedale da Vincenzo. Entrato in quello, tutti i malati con il segno della croce liberava e pregava loro di non dire questo a nessuno, che per l’amor di Dio tenessero la sua fama nascosta, fuggendo dalla vana gloria che la fama stava divulgando in tutto il luogo. Venne in Romagna, nella città di Cesena, la quale era tutta morbata con la stesssa malattia, e con il segno della croce fu da lui totalmente liberata. E avendo Rocho saputo che la città di Roma, prima fra le città di tutta Italia, essere tutta morbata, pervenne finalmente a questa, venendo accolto famigliarmente dal Cardinale britannico, uomo di vita e costume santissimi, il quale era grande maestro presso il Papa. Rocho confessò integralmente i suoi peccati al Cardinale, il quale gli diede il corpo di Cristo, e vedendo nel viso di Rocho un grande splendore, con concitata devozione lo pregò di liberare dalla peste, per la sua fede in Scheda di lettura 241 242 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Murales Cristo, la citta di Roma, domicilio dei santi, madre delle virtù, ospizio di Santo Paolo e Pietro e meritatamente capitale del mondo. Rocho rispose: “Revendissimo Monsignore, non a un peccatore come me può chiedere una grazia simile, ma sia la malattia che la sanità dipende da Dio, il quale per virtù salva e attraverso i peccati danna”. Allora, il Cardinale alzate le mani al cielo, disse: “Dio Clementissimo, io ti prego che per le orazioni del tuo servo Rocho vogliate liberare questa città da ogni contagio della peste.”. Volle il Cardinale che Rocho li facesse il segno della croce sulla fronte, confidando nella sua devozione, grazie alla quale era sicuro di rimanere al riparo dalla peste. Il segno della croce rimase così scolpito, come se fosse stato fatto con la stampa, e uscendo il Cardinale fuori di casa, da molti fu visto il segno della croce scolpito e la gente gli domandava cosa voleva dire. Il cardinale diceva di essersi fatto segnare da un servo di Dio per preservarsi dalla peste. Molti prelati lo lodavano e molti altri lo disprezzavano. Quando tornò a casa, il cardinale pregò Rocho di cancellargli quel segno della croce, affinchè non fosse da tutti sbeffeggiato. Rocho gli rispose: “Monsignore, San Pietro e molti non si sono vergognati, per quale motivo lei, volendo seguire Cristo, si vergogna.”. Quando sentì questa frase, il Cardinale si decise a portare la croce di Cristo e condusse Rocho dal Papa, davanti al quale, dopo essere stato presentato e prono a terra, umilmente domandò l’indulgenza di tutti i suoi peccati (...) presa la benedizione si allontanò con il Cardinale. Essendo stato circa 3 anni presso il Cardinale, Rocho partì da Roma e peregrinò per i luoghi attorno alla città, ed ogni uomo che lo conosceva lodava grandemente Dio. Sanata tutta quella patria dal morbo, venne a Piacenza, dove allontanò tutta la peste, facendo in ogni ospedale benignamente il consueto segno della croce. Un giorno, dormendo, sentì una voce che diceva: “Rocho, che per Dio hai patito gran freddo e caldo e gran fatica ancora devi patire per lui tormenti e dolori”. Rocho si svegliò con grande piacere, essendo felice di sopportare quello che Dio voleva. Cominciò ad essere debilitato dalla frebbre e si sentì percosso dalla peste nella sinistra coscia, e non volendo dar fastidio agli altri infermi, si mise a giacere in terra davanti alla porta, e tutti coloro che passsavano, vedendo Rocho stare in terra, credevano che Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino fosse per crudeltà delle persone dell’ospedale; conosciuto non essere colpa loro, come insano e muto fu allontanato fuori dalla città; Rocho, indotto dallo Spirito Santo, come potè prese un bastone in mano e al meglio che potè venne in una selva; si costruì una casetta dove abitare e lì disse questa orazione: “Signore mio, che non abbandoni mai i tuoi servi, ti prego di non abbandonarmi in questa mia necessità e nonguardare i miei peccati; solo per la tua benignità, voglia tu aiutarmi ad avere in questo luogo così deserto un po’ di acqua”; e subito venne una nuvoletta dal cielo e in terra, vicino alla casetta di Rocho, nacque una bellissima fonte, che ancora oggi è lì. Essendo Rocho saziato dal bere, gli fu mandato per sussidio del pane. Infatti, il giorno di questo miracolo di Dio, non troppo lontano dal luogo dove abitava, stava uno dei primi cittadini di Piacenza, chiamato Gottardo, che in campagna aveva fabbricato un bellissimo palazzo; per divertirsi teneva cani e uccellatori per cacciare. Un giorno, uno di questi cani prese un pezzo di pane dalle mani di Gottardo e lo portò fino al luogo dove era Rocho. La qual cosa la prima volta, Gottardo non avvertì, ma facendo il cane la stessa cosa il secondo giorno e i seguenti, Gottardo rimproverò i servitori, credendo che il cane avesse fatto questo per necessità. Il giorno seguente, il cane fece lo stesso, prendendo il pane dalla tavola lo portò a San Rocco, il quale preso il pane e come il solito gli diede la benedizione. Gottardo seguì il cane e vide quello che Dio aveva operato. Quando Gottardo arrivò davanti a Rocho, gli chiese chi fosse e che male aveva. Allora, Rocho lo pregò di non avvicinarsi a lui, perchè aveva la peste. Tornato a casa, Gottardo ripensò al suo cane, che senza ragione aveva avuto compassione verso questo poveretto e lui, uomo razionale, non aveva avuto per lui compassione: questo Dio non lo avrebbe voluto. Decise allora di andarlo a prendere e tornato da Rocho si pentì di averlo lasciato lì solo e di non averlo aiutato in questa sua necessità, e gli disse che non lo avrebbe lasciato finchè lui non fosse guarito. Rocho, inteso questo, gli rispose che gli era molto grato di ciò che egli aveva deciso, perchè sapeva che tutto questo era stato deciso da Dio stesso, che fa tutto a buon fine o danna o giustifica l’uomo, secondo le sue opere. Parlato tra loro di molte cose spirituali, e non correndo più il cane a portargli il pane secondo la volontà di Dio, Rocho disse a Gottardo: Scheda di lettura 243 244 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Murales “Figliolo, vattene per questi luoghi vicini e domanda del pane.” Gottardo gli rispose:” Tu sai, padre, che io sono conosciuto in questi luoghi, come uno che non ha bisogno, e perciò non mi crederanno.” Rocho gli rispose: “ Tu sai che i figlioli di Dio e i suoi Apostoli non si vergognano a mendicare, così anche tu devi fare se vuoi loro imitare.” E così, mendicando in molti luoghi, egli fu riconosciuto come uomo non bisognoso e deriso, ma lui sopportò tutto per Dio. In un certo momento, Gottardo pervenne ad una porta di un suo amico, e riconosciuto da questi, venne sbeffeggiato, e se ne andò scandalizzandosi di come lo aveva trattato il suo amico. Tornò da Rocho e gli narrò tutto quello che gli era capitato, portandogli solo due pani. Rocho gli disse: “Sappi che quel tuo amico è ammmalato dipeste e non vivrà a lungo.” Il giorno seguente, Rocho, al meglio che poteva, aiutandosi con il bastone, venne a Piacenza, e tutti gli infermi nell’ospedale con il segno della croce liberò dalla malattia; la sera tornò alla sua casetta, lì tutte le bestie inferme della selva si presentarono a lui con un cervo domandandogli la sua guarigione; Rocho con il segno della croce liberò tutte le bestie dal morbo; e molte persone che dalla città avevano seguito Rocho, udirono una voce dal cielo, che diceva: “Rocho, Rocho, la tua preghiera ho sentito e la tua guarigione riceverari, bisognerà però che tu ritorni in patria, dove farai penitenza, affinchè tu sia scritto nel calendario dei Santi”. Tutti furono stupefatti e apertamente conobbero che Rocho era stato colui che aveva liberato molti infermi dalla malattia. Tutti questi malati, entrati nella casa di Rocho, raccomandarono se stessi e le loro fortune alle orazioi del santo, affinchè Dio li liberassi da ogni male. E Rocho chiese loro, umilmente, di non dire di aver sentito quella voce dal cielo, e volendosene partire ammaestrò Gottardo nel verbo di Dio. Ma Gottardo avrebbe voluto seguire Rocho, il quale decise di rimanere ancora qualche giorno con l’amico, insegnandoli la vita eremitica con esempi di San Paolo, San Antonio e San Geronimo. Presa licenza da Gottardo, si mise in cammino verso la sua patria; arrivò in Francia, la quale era in guerra. Preso per spione, gli fu chiesto chi fosse, e Rocho rispose che era un servo di Cristo e un povero pellegrino. Il principe del luogo non gli credette; venne perciò imprigionato. Scheda di lettura VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Rocho sopportò questo, pazientemente, per amor di Dio: rimase in quel carcere, pieno di odore, scorpioni e altre molestie, per amor di Dio, 5 anni. Conoscendo l’approssimarsi della sua morte, Rocho fece chiamare un sacerdote, il quale entrato nella prigione vide una splendida luce uscire dal volto di Rocho, verso il quale provò una grande ammirazione. Domandò a Rocho che cosa volesse, e Rocho umilmente, buttato in terra, gli domandò la santa confessione. Il sacerdote lo confessò, e dopo essersi allontanato dalla prigione, disse a tutto il popolo che c’era, in persona, un servo di Dio, il quale per 5 anni era stato incarcerato innocentemente. Tutto il popolo chiedeva di vederlo, ma Rocho si ammalò gravemente. Tanto che un giorno venne un angelo che gli disse che era tempo che la sua anima andasse alla beatitudine della vita eterna. Rocho rispose: “O Signore clementissimo, salva questa mia anima nell’ora della mia morte.” Compiuta l’orazione, quell’anima gloriosa salì al cielo. E rimasto il corpo suo in terra, sopra di esso comparì una tavoletta con scritto, che qualunque persona malata di peste domandasse aiuto al glorioso Rocho, ne sarebbe stato liberato. Quando il principe sentì questa cosa, comandò che il suo corpo fosse portato alla chiesa per farvi solenni e debiti ossequi, e voleva con la sua presenza onorarlo. In quel momento tutte le campane della terra da sole suonarono, dimostrando che era morto il fanciullo Rocho. La madre del principe, udendo nominare a tavola il nome di Rocho, disse subito a suo figlio, il principe, che doveva essere suo nipote, figliolo del fratello, che lasciò nelle sue mani la signoria per andare in Italia pellegrino. Per essere più certi, guardarono se aveva il segno della croce sul petto; trovato il segno, fu da tutti riconosciuto come Rocho, il passato signore della città, e venne pianto con grandi lamenti, cosicchè il principe gli fece fare un grande tempio in suo onore e ordinò, che dal quel giorno della sua morte, il 16 agosto 1317, ogni 16 agosto venisse festeggiata la sua festa. tratto da Legenda Aurea, di Jacopo da Varazze, Venezia, 1499 Scheda di lettura 245 246 PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA 8a fase: Murales Vocaboli sconosciuti: ? Da chi è scritto il documento? ______________________________________________________ ? Quando? ______________________________________________________ ? Come si intitola? ______________________________________________________ ? Jacopo da Varazze descrive situazioni personalmente vissute? Scheda di lettura q q sì no VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino 247 Strumenti per insegnanti VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Cattedrale S. Ciriaco, Ancona. La chiesa: edificio sacro n Aspetti generali n Glossario n Bibliografia 249 250 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro Aspetti generali Le chiese sono specchio dei loro tempi e come tali diven- CHIESA tano oggetto di studio per capire, conoscere la società a Deriva dalla parola greca ekklesia, che significa assemblea, e per estensione il luogo di riunione di questa assemblea. cui appartengono. Hanno accolto decorazioni, spesso sontuose, mosaici, pitture, sculture, vetrate che rappresentano una fonte inestimabile di documentazione. Attraverso queste opere si scoprono le difficoltà, le paure, la fede delle popolazioni ormai lontane dal nostro tempo. Nelle cattedrali cristiane si riflettono un sapere che non si limita alle aspirazioni di carattere spirituale: nella complessa realtà della cattedrale si inseriscono le conoscenze profane, si scoprono intenti politici, le fluttuazioni economiche e i problemi della società. Il termine “edificio sacro” è ambiguo per definizione. Nel caso si tratti di un luogo di culto, in senso generico, esso si determina senza la necessaria presenza di una costruzione edificata allo scopo, da un altro lato presenta una natura architettonica distinta da quella di tanti altri edifici a carattere religioso, come le edicole, i sacelli o le tombe. Lo spazio dell’architettura “sacra” è un spazio “etnico”, cioè specifico culturalmente di ogni popolo. Nonostante questo, la chiesa può raccogliere i dispersi sotto un unico tetto, concentrare gli estranei attorno all’unico altare e stabilire una nuova comunicazione tra le persone. L’edificio religioso, nell’arco dei millenni, ha rappresentato l’oggetto principale dell’architettura, e anche nella “laica” età moderna ha costituito il tema di tante grandi opere d’arte, mostrando un impianto carico di significati simbolici e rigorosi. Simbolismo e rigore contrassegnano, infatti, i caratteri generali di queste fabbriche: precisione e ricchezza del disegno di pianta; singolarità e chiarezza dell’immagine; misura e complessità della luce; obbligata articolazione in luoghi di accesso, di distribuzione, di mediazione, di rito. Il luogo sacro è luogo di passaggio, di cambiamento, di accesso ad un nuovo ordine. Il rito di passaggio si compie attraverso tre momenti: la separazione, la liminalità, la riaggregazione. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino La separazione, nell’architettura sacra cristiana tradizionale, ha espresso la separazione con i gradini, col sagrato, col nartece, col vestibolo, col portale; ha sottolineato la liminalità con il battistero e con le acquasantiere all’ingresso, con il cammino longitudinale della navata, coll’ambone per la proclamazione della Parola che converte, col buio delle chiese romaniche, col disorientamento delle chiese barocche, con lo spazio disadorno; ha sottolineato la riaggregazione con la navata accogliente e con l’accesso all’unico altare. Lo spazio sacro separa per proteggere e purificare. Infatti, CRISTIANESIMO È nato intorno a Cristo e ai suoi discepoli in Medio Oriente, ma all’epoca Roma era il centro del mondo occidentale. L’apostolo Pietro, nominato da Cristo capo della Chiesa, si recò a Roma, dove morì martire. Nei primi secoli della nostra era il cristianesimo si diffuse in tutto l’Impero romano, intorno al Mediterraneo. Alla fine del IV secolo l’Impero d’Oriente, con capitale Costantinopoli, si separò dall’Impero romano d’Occidente. Il cristianesimo proseguì la sua evoluzione nell’ambito dei due imperi, ma nell’Impero d’Oriente, meglio conosciuto come Impero Bizantino, si sviluppò in maniera sempre più autonoma. la solidità delle mura dell’edificio sacro, fino alla forma della chiesa-torre, non era tanto la fortificazione per arginare i nemici politici, quanto per difendersi dal maligno. Talune forme decorative e architettoniche delle facciate delle chiese, come le statue del santo protettore, o la Croce o gli angeli armati, o i leoni o i grifoni avevano un significato apotropaico. Nella chiesa cristiana si sommano diverse dimensioni: 1. Luogo della meditazione, della riflessione, del ritrovarsi del- l’uomo con se stesso; luogo del mistero e luogo dello spirito. 2. Luogo dell’esperienza religiosa, in genere, dell’incontro dell’uomo con il divino, luogo della preghiera. 3. Luogo del rito; luogo della presenza di Dio, in cui il rito im- plica una forte partecipazione emotiva. È a queste tre dimensioni che deve rispondere l’edificio sacro, e occorre aggiungere che la terza dimensione, la chiesa come luogo del rito, comporta precise diversificazioni architettoniche in dipendenza dei tipi di rito prevalentemente svolti. Le tipologie architettoniche, riferibili ai riti, sono: • CATTEDRALE e BASILICA, come luoghi della celebrazione episcopale della comunità più grande. Sede del seggio vescovile, che si chiama appunto cathedra. Sono le chiese madri delle diocesi. • CHIESA PARROCCHIALE, per le celebrazioni di una Comunità locale. • CAPPELLA VOTIVA O FUNERARIA, MEMORIALE, SACELLO, per devozioni particolari, di minor rilievo. • SANTUARIO, luogo di pellegrinaggio. ARCHITETTURA SACRA CRISTIANA L’arte cristiana delle origini della chiesa, o arte paleocristiana, comprende due periodi distinti: i primi tre secoli, nel corso dei qual i cristiani perseguitati sono costretti a nascondersi per praticare il loro culto, e il IV e V secolo, che corrispondono alla tolleranza e successivamente al predominio del cristianesimo. Una nuova architettura viene allora elaborata, quella delle cattedrali e delle chiese. 251 252 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro • MONASTERO, luogo di vita e celebrazione conventuale, costruito secondo predeterminate “regole”. Ciascuno di questi tipi richiede una composizione particolare, sia nella scala sia nelle dimensioni complessive. Per questo motivo è opportuno tornare agli archetipi, che hanno portato alle costruzioni sacre che oggi conosciamo. Gli archetipi In architettura, gli archetipi sono le forme elementari ed originarie, sono all’inizio dell’evoluzione delle forme. Queste primitive forme costituiscono un mondo di significati primari o naturali. Sono veri e propri modelli generatori delle successive costruzioni di edifici religiosi. Per parlare dell’originario edificio cristiano, bisogna ripercorrere la storia della Chiesa e delle prime adunanze dei cristiani: queste si svolgevano in sinagoghe ebraiche, edifici che avevano adottato il tipo basilicale, oppure nelle sale di case romane, che venivano trasformate in aule di culto, con l’aggiunta di elementi di arredo fisso, quali l’ambone. Questo significa che non esisteva una regola fissa. I cristiani delle origini, del IV secolo, non si sono ispirati al tempio per costruire le loro chiese, ma soprattutto agli edifici pubblici. Nel corso del III secolo, nel Mediterraneo orientale, edifici pagani, civili e religiosi si trasformano, infatti, in chiese cristiane. Uno dei modelli è stata la basilica romana, edificio adibito a diverse funzioni, utilizzato come tribunale o come luogo per riunioni, talvolta per il commercio o per operazioni di scambio. Il termine “basilica”, in origine, definiva un edificio pubblico romano, e solo più tardi si identifica tipologicamente in modo specifico per indicare una chiesa cristiana. La basilica romana, che poteva avere funzione di sala del trono, corte di giustizia, mercato coperto, aveva in generale la forma di un salone rettangolare, diviso da colonnati in più navate. La parte di fondo si sviluppava in un’abside circolare o rettangolare nella quale veniva collocato il trono dell’imperatore o il seggio del magistrato, fiancheggiati da seggi per i cortigiani o per i giudici. Era luogo di riunioni, frequentato anche dai mercanti, che vi trattavano i loro affari. Assunse poi il significato di Sala di Giustizia in quanto in esso si amministrava la giustizia. AMBONE Luogo dal quale viene annunciata la parola di Dio, dove si proclamano le letture e il salmo responsoriale. È elevato e stabile. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino A questo modello romano si ispirò la basilica cristiana, caratterizzata da una sala rettangolare con il tetto in legno, divisa grazie a colonne, in una navata centrale e in due o quattro navate laterali; la sala culminava, oltre l’altare, nell’abside, destinata ad accogliere la cattedra del vescovo e le panche per i celebranti. Anche le navate minori potevano terminare in absidi oppure in muri piani. La basilica era longitudinale e l’assialità era accentuata dalla presenza delle colonne tra navata principale e navate laterali, per dare movimento spaziale interno, in modo tale che il fedele si spostasse dall’entrata fino all’altare, inondato dalla massima luce. Il percorso del fedele, fisico e visivo, risulta essere ingresso-aula-altare-abside. In sintesi, le basiliche civili dell’antichità erano grandi sale rettangolari, con l’asse disposto nel senso della lunghezza, talvolta divise in 3 navate da 2 file di colonne. Potevano essere dotate di un’abside all’estremità, erano ben illuminate da grandi finestre ed erano coperte a capriate, con o senza soffitto. La basilica romana di Treviri, a navata unica, ne è un chiaro esempio; la basilica di Massenzio a Roma sembra invece un caso eccezionale per la sua struttura a volte. Le prime cattedrali sono spesso chiamate basiliche e da esse si ottennero complessi-tipo, che si diffondono presto anche in Occidente nel IV secolo. Gli schemi-base di pianta sono essenzialmente due: 1. schema assiale: la basilica longitudinale; 2. schema centrale: il tholos, rigorosamente radiale. Il contesto L’edificio di culto vuole integrarsi con l’ambiente circostante, ma nello stesso tempo stabilire un distacco. Il luogo di edificazione non veniva scelto a caso, ma il “genius loci” preesisteva all’edificio, cosicché il luogo determinava la costruzione e la caratterizzava. I campanili, per questo motivo, potevano diventare i “fari” di un vasto territorio. Inoltre, solo raramente l’ubicazione della cattedrale cambia al momento delle ricostruzioni successive: la più antica è situata generalmente sotto la più recente. L’ubicazione del sito “sacro” era strategica per resistere alle potenze demoniache. Nei battisteri paleocristiani si scendeva nella vasca voltando le spalle all’Occidente, dove cala il sole e dove è collocato il regno delle tenebre, e si risaliva 253 254 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro verso Oriente, luogo dove sorge il sole, rappresentante la rinascita nella simbologia cristiana. Dal tempio greco sull’acropoli discende la chiesa emergente sull’insieme urbano. Dal santuario nei boschi deriva la chiesa isolata nel paesaggio naturale. Le chiese cristiane hanno seguito gli uomini nei loro più difficili insediamenti ed ogni volta sono riuscite ad offrire, insieme a ripari più convenienti, elemento architettonici di identificazione della comunità. Il campanile, posto sulla cime più alta per diffondere meglio il suo richiamo, era anche e soprattutto il faro per il viandante; così nelle chiese alpine, fiancheggiate da piccoli cimiteri, o nelle antiche chiese di legno della Norvegia, esso svetta verso il cielo. L’edificio sacro dà identità ai luoghi, li qualifica. Nel Medioevo, la piazza della chiesa, insieme alla piazza del mercato, sede del Municipio, rappresentavano i due poteri, quello religioso e quello civile-commerciale, e irradiavano ordine all’intero abitato. Nelle città contemporanee, il ruolo della chiesa non è più così determinante; esse si perdono nei quartieri residenziali ed è raro che riescano ad aver posizioni rilevanti. L’orientamento L’edificio di culto è essenzialmente orientato ad Oriente, sulla scorta della tradizione biblica, in quanto i cristiani hanno tre motivi per guardare verso Oriente: 1. La patria, il paradiso è ad Oriente. 2. Da Oriente spunta la luce del giorno. 3. A Oriente sorge il sole, che significa il Cristo sole di giusti- zia. L’orientamento delle chiese, che diventa abituale nel corso del Medioevo, all’origine non è regolato da criteri fissi, ma si afferma progressivamente verso il VII - VIII secolo. L’orientamento dell’edificio sacro verso oriente è un elemento architettonico fondamentale: è l’orientamento simbolico verso levante. Le chiese tradizionali hanno rispettato questo orientamento verso Gerusalemme, il centro del mondo cristiano. Ma l’orientamento non è solo una questione simbolica, ma anche spaziale, che condiziona tre fattori importantissimi: la collocazione nel contesto, la cerniera fra ingresso e navata, e soprattutto l’impatto della luce all’in- VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino terno dell’edificio, che dipende dall’arco che compie il sole nella giornata. La luce è dunque uno degli elementi che determinano con decisione la costruzione tanto all’esterno quanto all’interno dell’edificio sacro. La luce (e la vista) La luce viene innanzitutto dall’alto, dalla sommità dei muri, ma anche di lato, da lunghe fessure finestrate. È una luce diffusa più che frammentata, indiretta più che direzionata, penetra attraverso velature, filtrata da vetrate a colori, grigliati, alabastri, vetri soffiati. Nello stesso momento è però ordinatamente distribuita in gerarchie, in maniera da lasciare opportune zone in penombra e altre nel più smagliante fulgore. La luce solare abbaglia di primo mattino attraverso l’abside, che segna le ore del giorno irradiandosi nella navata secondo movimenti cadenzati, e che al tramonto proietta la “rosa” della facciata (ossia la luce entra dal rosone) sull’altare. All’interno la luce è diffusa attraverso le finestre romaniche strombate o le gotiche vetrate policrome. Queste aperture lasciano passare la luce, ma non la vista, tanto da escludere la veduta del contesto, ancora una volta per esprimere da esso una distanza. Di norma, dunque, anche in prossimità dei paesaggi più grandiosi e incontaminati, l’interno è chiuso alla loro vista. Le parti Per conoscere un edificio sacro, bisogna imparare a rapportarsi con le sue parti: il sagrato, il quadriportico, il nartece, la navata, il deambulatorio, il presbiterio, l’abside, ecc. Ogni parte ha precisi significati religiosi, e il loro impiego e importanza variano nei diversi tipi di edifici, secondo le funzioni loro attribuite. Ad esempio, il presbiterio, la parte più importante di tutta la chiesa, è pensato in netta evidenza di collocazione, forma, illuminazione, non disturbato da alcuna distrazione visiva, in situazione di equilibrio dinamico fra centro e abside. E analogamente per ogni altra parte, sono dati precisi caratteri, semplici e assieme necessari. 255 256 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro Le parti fondamentali che costituiscono la chiesa in realtà possono essere solo tre: il presbiterio, l’aula e l’abside. • Presbiterio (o luogo della liturgia) Nella chiesa l’altare e l’ambone assieme al seggio del celebrante, formano il presbiterio. In alcuni esempi paleocristiani e bizantini il presbiterio tende a riempire l’intera aula, protendendosi fin presso l’entrata. Nella chiesa delle origini, l’azione liturgica si svolgeva attraverso l’aula, con la partecipazione attiva dei fedeli, che si spostavano durante le funzioni. In origine, e fino al XVII secolo, i fedeli rimanevano in piedi per la gran parte del tempo, inginocchiandosi per terra se non per brevi istanti. • Aula L’aula rappresenta l’assemblea; è giustapposta all’abside che indica la realtà cosmica esterna. È posizionata ancora prima del presbiterio, il quale ha la pavimentazione rialzata rispetto all’aula, e presenta in alto un arco trionfale, che la divide dall’abside. L’arretramento dell’altare dentro l’abside, e cioè oltre la soglia, ha reso l’aula un corpo morto. Tale arretramento è ancora più snaturato nelle piante cruciformi, dove nell’incrocio tra transetto e aula dovrebbe porsi l’altare, che invece venne spostato nell’abside. • Abside L’abside non è contrapposta all’aula, ma non è neppure il prolungamento naturale né una scontata testata. L’abside non è una nicchia dell’aula, ma si unisce all’aula secondo uno stacco preciso. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Caratteri generali dell’edificio sacro Le prime chiese sono costruite a partire dal momento in cui, nel 313, con l’editto di Milano, l’imperatore Costantino (306337) riconosce ufficialmente la religione cristiana; a partire da questa data, i cristiani possono celebrare apertamente il loro culto. Teodosio, alla fine del IV secolo, dichiara poi il cristianesimo religione di Stato e proibisce i culti pagani. I cristiani tuttavia non hanno atteso l’editto di Costantino per organizzarsi: si sono messi insieme e si sono riuniti nelle principali città dell’Impero. A capo di ogni comunità c’era un vescovo e il Concilio di Nivea, nel 325, raccomandava che il vescovo risiedesse nel capoluogo della diocesi. Il primo tra i vescovi fu quello di Roma, il papa, il cui primato sin dalla fine dell’antichità è contestato dal patriarca-vescovo di Costantinopoli. Una delle grandi preoccupazioni del vescovo fu la costruzione di luoghi di culto. Non appena viene emanato l’Editto di Milano il vescovo ottiene terreni situati nel cuore della città di Roma. MEDIOEVO Nel Medioevo, la chiesa, per le sue esigenze di amministrazione del culto, divise il mondo in regioni chiamate “sedi” o “diocesi”. A capo di ogni diocesi era posto un vescovo, carica riservata a rappresentanti della nobiltà o delle famiglie più ricche. La scelta del luogo, dove erigere una cattedrale, cadeva sempre nella città più importante della diocesi, spesso al posto di una chiesa precedente, soprattutto se questa conteneva delle sacre reliquie oppure se era stata fondata da qualche santo. Le cattedrali dell’alto Medioevo non dovevano essere molto differenti da quelle della tarda antichità. Erano di tipo basilicale, con navate coperte da capriate, file di colonne e grandi arcate separavano la navata centrale da quelle laterali. La novità risiede nelle absidi secondarie aggiunte all’estremità delle navate laterali che incominciarono a diffondersi sempre più. Il denaro per finanziare la costruzione veniva quasi sempre da donazioni private, sotto forma di proprietà immobili -terreni o edifici- oppure di denaro e gioielli. In quel tempo vigeva infatti il principio della “salvezza per opere”, secondo L’inizio del Medioevo coincide con la caduta definitiva dell’Impero romano, quando, nel 476, il capo ostrogoto Odoacre, depone l’ultimo imperatore d’Occidente, e si formano i regni barbarici. Clodoveo, re dei Franchi, è battezzato nel 499, il che situa il principio del Medioevo per la Gallia intorno al 500. Sino all’affermazione della dinastia carolingia a metà dell’VIII secolo, i vari paesi europei attraversarono tempi molto turbolenti. La Chiesa romana cristianizza le nuove popolazioni e genera una nuova arte. I Carolingi stringono un’alleanza con il papa e lo liberano dalla minaccia longobarda. Assumono, cioè, il ruolo di protettori della Chiesa. Carlo Magno si fa consacrare imperatore nell’800 e tenta di far rivivere l’Impero romano del periodo cristiano. Dopo la morte del figlio di Carlo Magno, nell’840, l’Impero è frammentato e ci sono nuove invasioni. Il secolo X segna la fine delle grandi invasioni e la formazione delle nuove strutture feudali. Nei secoli XI e XII, si ebbe un rinnovamento del papato e della Chiesa, vennero promosse le crociate, si affermarono i regni nazionali, uno sviluppo demografico, economico e dei centri urbani. 257 258 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro il quale donando dei beni materiali alla Chiesa si otteneva il perdono dei propri peccati. L’epoca delle grandi cattedrali ha inizio in Europa durante il Medioevo. In questo periodo si fissarono degli elementi chiave, quali la cattedra del vescovo, i posti a sedere per il clero, più tardi indicati come “coro”, e l’altare dove venivano celebrate le funzioni religiose. Nel tempo vennero aggiunti altri elementi, quali la navata, per dar modo al popolo di assistere alla messa, cappelle per custodire le reliquie dei santi, guglie e torri per alloggiare campane. Per erigere le prime chiese cristiane venne impiegato essenzialmente il legno, facilmente reperibile e anche deperibile. Col passare del tempo, tuttavia, essendo cresciuta l’influenza della chiesa cristiana nella società, i vescovi fecero costruire chiese di pietra e di dimensioni monumentali. A quei tempi la pietra veniva cavata a mano con l’ausilio di pochi e rudimentali attrezzi e trasportata a valle a gran fatica utilizzando argani e verricelli mossi dall’uomo o dagli animali. Nel Medioevo, il miglior marmo da cattedrale veniva dalla Francia e costava una fortuna, essenzialmente per via degli enormi costi di trasporto. Il secondo materiale importante per la costruzione di una chiesa era il legno. Quello di quercia, in particolare, era il più apprezzato, perché durevole e resistente agli sforzi. Già nel XII secolo andava scarseggiando e si faceva via via più caro, tanto che documenti dell’epoca testimoniano di pubbliche lamentele per l’abbattimento di intere foreste. Legnami di qualità inferiore, come quelli di pino e di frassino, venivano invece impiegati per la realizzazione di impalcature, scale e varie macchine di sollevamento. I lavori di costruzione di una cattedrale potevano durare anche qualche secolo e così accadeva che intere comunità di lavoratori si stabilissero per generazioni nella stessa città. Nel Medioevo, gli operai lavoravano dall’alba al tramonto e questo significava che la giornata lavorativa era più lunga d’estate che d’inverno. Non vi erano ferie vere e proprie, ma i giorni festivi erano molto più numerosi di quelli di oggi. Nel cantiere della cattedrale trovavano occupazione una vasta gamma di operai, dagli artigiani veri e propri ai manovali senza addestramento specifico, che venivano impie- VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino gati nei lavori più umili. Al gradino superiore si ponevano gli apprendisti, cioè ragazzi che stavano imparando un mestiere. Gli apprendisti vivevano nella casa del loro datore di lavoro e lo aiutavano in cambio dell’insegnamento ricevuto. Quando, l’apprendistato aveva termine, i ragazzo diventava un lavoratore a giornata, e solo i migliori tra questi potevano aspirare a diventare mastro, culmine della carriera di un artigiano. 259 260 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro Glossario Piante degli edifici di culto Pianta = Sezione orizzontale di una costruzione o dei vari piani di cui essa si compone, ovvero tracciato dei muri perimetrali e dei muri interni, e conseguente identificazione dei vani. • longitudinali ad aula o sala Una chiesa si definisce ad aula, quando le navate laterali sono alte esattamente quanto quelle centrali. La luce proviene lateralmente o dalle aperture presenti nelle cupole • longitudinali ad aula/ sala unica Chiesa priva di navate laterali; il suo spazio interno non è articolato da sostegni. Le superfici delle pareti sono intervallate da finestre più o meno grandi, che forniscono luce all’ambiente. Frequente nel primo Medioevo, mentre nel tardo venne adottata solo per le chiese di piccole dimensioni. • longitudinali ad aula/ sala con navate Chiesa con navata centrale e navate laterali, che possono andare da un minimo di due ad un massimo di tre per lato. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino • longitudinalibasilicali Una chiesa quando le navate laterali hanno un’altezza minore rispetto a quella centrale, solitamente più ampia e con finestre che ne illuminano direttamente lo spazio. In epoca romanica è di gran unga la tipologia più diffusa. • longitudinali a croce latina Quando la chiesa, oltre alle navata centrale, alle navate laterali, ne possiede un’altra trasversale a queste, che prende il nome di transetto. • longitudinali a croce greca Edificio con tutti i quattro bracci uguali; ossia transetto e navata centrale hanno la stessa lunghezza. 261 262 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro • a pianta centrale Edifici in cui tutte le parti sono relazionate ad un centro, differenti per questo dalle piante basilicali o ad aula, che sono disposte linearmente. Si tratta di edifici che hanno come pianta un cerchio o un quadrato e le loro varianti. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Spazi costitutivi degli edifici di culto • abside Volume a pianta semicircolare, poligonale o varia, che sostituisce una parte piana o ne interrompe la continuità, coperto da una semicupola, detta conca o catino absidale. Nelle antiche basiliche romane costituiva la tribuna in cui si sedevano l’imperatore o i magistrati, e che veniva utilizzato anche nella pianta di templi ed edifici termali. Con le basiliche cristiane è posta al termine della navata centrale, dietro all’altare e può contenere il coro, talvolta è presente anche nelle navate laterali. In alcuni casi, si possono trovare due absidi contrapposte, allora si è in presenza di una chiesa doppia. • arco trionfale Arco che separa la navata centrale dalla spazio chiamato crociera o dal presbiterio. La sua fronte può essere variamente decorata. In epoca romana veniva usata per uso celebrativo, ed era una costruzione a sé stante, con proprie caratteristiche tipologiche. Il più noto dell’epoca romana è l’Arco di Tito (81 d.C.). Era un vero e proprio monumento, una porta monumentale, lasciata aperta, che veniva eretta in onore di imperatori, personaggi illustri o generali vittoriosi o per particolari trionfi bellici. 263 264 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro • coro Originariamente parte della chiesa riservata ai cantori (“schola cantorum”) e collocata nel presbiterio per i monasteri e nell’abside per le chiese secolari. Lungo le pareti di solito sono disposte una o più file di sedili lignei (stalli) con al centro un leggio destinato ai corali. Nell’età gotica, il coro si amplia notevolmente, e la separazione rispetto all’abside viene abbandonata, tanto che il nome oggi vale anche per abside. Dal XIV secolo, il termine comprende la zona intorno all’altare maggiore. • cripta Dal greco kryptè = luogo nascosto, nascondiglio. È l’ambiente ricavato sotto il presbiterio e quindi a livello notevolmente più basso delle navate, sotterraneo. Può essere limitata alla larghezza del solo presbiterio ovvero può estendersi anche sotto la parte terminale delle navate laterali. In alcuni casi, lei stessa è suddivisa in più navate. Era luogo di sepoltura del santo patrono, spesso martire, al quale la chiesa era dedicata, e successivamente anche di dignitari laici. Era aperto ai fedeli. Anticamente indicava un passaggio coperto da una volta, poi una parte delle catacombe ed infine fu applicato alle chiese cristiane. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino • nartèce Portico colonnato, ad un solo piano, addossato alla facciata principale, riservato ai catecumeni (= i non battezzati), ai battezzandi e ai penitenti, detto anche esonarèece per distinguerlo dall’endonartèce, che è interno e può occupare la prima parte delle navate. • navata Deriva dalla parola “nave”, per la sua forma. Nelle piante longitudinali è lo spazio compreso tra due file di colonne o pilastri o un muro continuo. La navata centrale o principale è spesso più alta e illuminata da finestre, in alto sulle pareti, e verso l’altare può chiudersi con l’arco trionfale. Le navate laterali o navatelle si distribuiscono a una o più coppie sui lati della navata centrale. Una chiesa può essere a navata unica o a più navate. • presbiterio Dal greco presbytèrion = consiglio degli anziani. È il settore della chiesa riservato al clero officiante, dove trovano posto l’altare e il coro. È separato dal resto della chiesa, cioè dalla navata centrale, per mezzo di una balaustra o di un colonnato; questa anticamente era rappresentata da un pluteo formato di transenne. È chiuso dall’abside. Nelle chiese romaniche, dotate di cripta, il presbiterio si trova sopra di essa, e in genere è rialzato e vi si accede da una gradinata. 265 266 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro • transetto Dal latino trans saeptum = oltre la barriera. Navata trasversale, che interseca la navate centrale e le navate laterali, se queste sono presenti. Conferisce alla pianta della chiesa la forma di croce latina, e al punto d’incrocio si costruisce la crociera. Talvolta, anche il transetto può essere a tre navate. Ha la medesima altezza della navata centrale. Si sviluppa perciò perpendicolarmente all’asse principale, e è compresa tra abside, coro da una parte e navata centrale dall’altra. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Componenti ed elementi costitutivi degli edifici di culto 267 268 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa: edificio sacro Bibliografia Riguardante gli edifici di culto Arnaldo Bruschi Lineamenti di storia dell’architettura, e Gaetano Miarelli Mariani Carucci Ed., Roma, 1978 Adriano Cornoldi L’architettura dell’edificio sacro, Officina Edizioni, Roma, 1995 Guillaume Durand de Mende Manuale per comprendere il significato simbolico delle cattedrali e delle chiese, Edizioni Arkeios, Roma, 1999 Anne Parche Cattedrale. Dalle origini al Gotico, Jaca Book, Milano, 1997 Nikolaus Pevsner Dizionario di architettura, Einaudi Tascabili, Torino, 1992 A c. di Rolf Toman L’arte del Romanico Architettura – Scultura – Pittura Konemann ed., Milano, 1999 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Chiesa di San Rocco, Borgo Valsugana. La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele a Borgo Valsugana n Aspetti generali n Ciclo di affreschi riguardanti San Rocco n Affreschi riguardanti San Antonio Abate 269 270 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele a Borgo Valsugana Aspetti generali Eretta nel 1509 per voto della Comunità, restaurata e ampliata nel 1675, sconsacrata nel 1789, restaurata e benedetta definitivamente nel 1973-1978. Consta di due cappelle, una sovrasta l’altra. Contiene un ciclo di affreschi, raffiguranti la vita di San Rocco, realizzati da Francesco Corradi tra il 1516 e il 1519. Sul sagrato della Pieve di S. Maria a Borgo Valsugana si trova un edificio, composto di una chiesetta superiore dedicata a San Rocco1 e Sant’Antonio Abate, e una cappella a pianterreno dedicata a San Michele Arcangelo. La cappella dedicata a San Rocco e Sant’Antonio Abate venne edificata nel 1509, a scioglimento del voto fatto dai sopravvissuti alla peste, sopra la già preesistente cappella, con originaria funzione cimiteriale, edificata in memoria di S. Michele Arcangelo. La cappella aveva perciò un’importan- CAPPELLA Piccolo edificio sacro, isolato o annesso a una chiesa, un palazzo. Nell’epoca romanica, erano rare, mentre divennero comuni nel periodo rinascimentale. za simbolica per tutti gli abitanti del posto. Esternamente la chiesetta si presenta in forme semplici e severe, scandite da lesene angolari, che conferiscono alla LESENE facciata uno slancio in senso verticale. La facciata è inoltre Pilastro in risalto sul muro di appoggio con funzione decorativa, a differenza della parasta che ha finzione di supporto. È un elemento tipico dell’architettura romana e romanica. alleggerita da una doppia scalinata, grazie alla quale si accede alla cappella superiore. Le porte di ingresso alle due cappelle sono poste una sopra l’altra, in senso perfettamente verticale; ma, mentre la porta del piano inferiore è particolarmente spoglia, quella della cappella superiore si caratterizza come un rilevante portale rinascimentale. Sopra ai due portali è murata un’iscrizione in latino, che racconta la storia della chiesetta, ed è presente un oculo, di foro ovale, che dà luce al sottotetto. La cappella inferiore, divisa in due campate, come quella superiore, si presenta una copertura a volta a crociera a sesto acuto, ed in essa si conserva un affresco raffigurante San Michele Arcangelo, che combatte con il demonio. 1 Vedi materiale, intitolato La storia di San Rocco, p. 291. CAMPATA Spazio compreso fra due pilastri o, più in generale, fra due strutture portanti, collegate superiormente da un architrave, da un arco o da una volta. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino La cappella superiore consta di un unico spazio rettangolare, ripartito in due ampie campate, uguali per dimensioni, diverse per temi iconografici trattati. La campata d’ingresso è destinata ai fedeli, mentre quella di fondo corrisponde all’area absidale, fungendo così da presbiterio. Entrambe sono coperte da volte a crociera ogivale e divise da un arcosanto a sesto acuto. La prima campata presenta dei lacerti di affreschi e, vicino all’arcosanto, un riquadro rappresentante la Sacra Famiglia (1533), realizzato da un anonimo pittore nordico. La seconda campata è interamente affrescata con storie tratte dalla vita di San Rocco, di sant’Antonio Abate e di Gesù, ad opera del pittore locale Francesco Corradi. La maggior parte delle rappresentazioni è dedicata a San Rocco, mentre il contitolare della chiesetta è rappresentato solo in due scene, presenti sulla parete di fondo nel registro inferiore. Nella campata, ci sono numerose iscrizioni a carattere didascalico e cartigli in stile gotico medioevale. Le 4 vele della volta a crociera contengono i simboli degli Evangelisti; nei pennacchi di ciascuna volta, verso il basso, sono affrescati angeli reggenti gli arnesi della loro passione. Ciclo di affreschi riguardanti San Rocco Il suddetto ciclo costituisce, in Trentino, il primo esempio dedicato alla figura del santo taumaturgo. L’unico precedente, del 1506, si trova a Caneve di Arco, ma è costituito da un unico affresco rappresentante un solo episodio della vita del santo. Il riquadro, infatti, raffigura S. Rocco sdraiato ai piedi di un albero con accanto un cane con del pane in bocca. Il secondo ciclo trentino dedicato al santo si ebbe nel 1525, voluto dalla comunità di Volano in una piccola chiesa locale. La nascita di questi cicli affrescati si legano a due fatti storici: le pestilenze, che tormentavano periodicamente le valli trentine e la crescente diffusione del culto del santo taumaturgo. Infatti, la figura di San Rocco era considerata un efficace intercessore contro la peste, in virtù dei suoi straordinari poteri miracolosi. Sacra Famiglia 271 272 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele a Borgo Valsugana Il ciclo è costituito da sei scene, che riempiono il registro superiore della campata di fondo della chiesetta. Ha inizio nella lunetta di sinistra, prosegue in quello di fondo e si con- LUNETTA È la parte di muro limitata da un arco e posta generalmente sopra porte o finestre. clude in quello di destra. Si inizia con una lunga scritta in latino, in cui si narra, a grandi LEGGENDA AUREA linee, la storia di San Rocco, prendendo spunto dalla Leg- Raccolta agiografica scritta da Iacopo da Varazze nel XIII secolo, che ebbe enorme diffusione e venne continuamente aggiornata. genda Aurea, che diventa, per questi affreschi, la principale fonte di ispirazione. Ia scena del ciclo La parte sinistra del lunettone è occupata dalla rappresentazione medioevale della città di Montpellier. Si tratta con tutta evidenza di una rappresentazione fantastica, prospetticamente poco riuscita, ma attenta alla resa dei particolari, come la rappresentazione delle archibugiere nella parte bassa delle mura che difendono la città francese. San Rocco è raffigurato mentre abbandona la sua città natale. Ha un aspetto giovanile, alto, con una corta barba a punta -segno distintivo del viandante- e indossa già le vesti da pellegrino:2 il mantello, che arriva alle ginocchia, che si chiama “sanrocchino”, una tunica stretta in vita da un cingolo, gli stivali flosci da viaggio, il bastone lungo detto “bordone”, su cui è infilato il cappello a larghe falde. Francesco Corradi, per la rappresentazione del pellegrino, si rifà a modelli iconografici conosciuti attraverso le xilografie, le incisioni o i libri miniati, che allora costituivano i principali veicoli di diffusione e conoscenza delle immagini. 2 Vedi materiale, intitolato Il pellegrino e la figura del pellegrino in epoca medioevale, p. 299. XILOGRAFIA Incisione su legno. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino II, III e IV episodio È posta nel lunettone di fondo della chiesetta, dove sono rappresentati tre episodi in due scene distinte, commentate sempre da didascalie in lingua volgare, presenti nella parte inferiore degli affreschi. La prima scena, a sinistra, si svolge in un interno, e precisamente nell’ospedale di Acquapendente, cittadina in provincia di Viterbo, dove S. Rocco si era fermato per guarire alcuni malati. L’episodio rappresentato è la guarigione di un malato di peste, vestito di bianco, con il capo coperto da una cuffia anch’essa bianca, mentre mostra a San Rocco la piaga. La resa dei particolari è accurata, basti osservare la bisaccia attaccata al letto o il vestito del malato; non altrettanto la prospettiva e la distribuzione dei mobili nella stanza che non rendono il giusto senso di profondità. Nella seconda scena sono racchiusi due episodi in un continuum paesaggistico. A sinistra appare San Rocco in atto di mostrare la piaga sulla gamba, sollevando il mantello e la veste, mentre un cane gli porge del pane. Alla destra, il santo appare guarito e, con le mani giunte, si rivolge verso un messaggero celeste, che regge la palma, simbolo del futuro martirio e della pace. Sullo sfondo di queste due scene appare un castello, ben rappresentato nella sua struttura architettonica, che non viene menzionato nelle fonti agiografiche a disposizione di Francesco Corradi, che mostra contemporaneamente un vivo interesse per la realtà naturale. Per quanto riguarda la struttura fortificata potrebbe trattarsi di Castellalto a Telve, di cui oggi rimangono solo alcuni ruderi; ma, in realtà, non si può fare nessuna un’ipotesi certa. S. Rocco guarisce un malato 273 274 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele a Borgo Valsugana V e VI episodio Il ciclo termina con due scene, che si riferiscono all’imprigionamento e alla morte di S. Rocco sullo sfondo della rappresentazione di una cinta muraria. Sopra alla porta di entrata è collocato uno stemma, presente anche nella prima scena. L’appartenenza di questo stemma non è chiara; si sa solo che non appartiene alla città di Montpellier. È bipartito: la sezione di destra è composta da un’aquila nera ad ali spiegate su sfondo bianco, la parte di sinistra presenta un doppio giglio a tre punte su campo azzurro (l’aquila nera simboleggia la nazione germanica, mentre i gigli quella francese). In questa scena San Rocco viene arrestato da un gruppo di soldati, mentre stringe un rosario in mano. Nella sua agiografia si racconta che viene messo in prigione e che si spegnerà dopo cinque anni. I soldati che gli stanno intorno sono abbigliati con il costume dei Lanzichenecchi: lunghe calze bicolori, corti corsetti, camicie con ampie maniche a sbuffo, armati di lancia o alabarde e di spada -mezza spada da lazzo- I Lanzichenecchi appartenevano ad un particolare corpo di fanteria creato dall’imperatore Massimiliano I d’Austria nel 1493. Il loro modo di vestire si diffuse nelle diverse corti europee, divenendo in breve tempo la moda dominante. Francesco Corradi conosceva il loro abbigliamento e le loro armi, perché ebbe modo di vedere i Lanzichenecchi nella guerra di Cambrai combattuta contro Venezia nel 1508-16, durante la quale i soldati mercenari passarono anche il Valsugana. Alla destra di questa scena, è rappresentata la morte del santo: un messaggero celeste si piega si di lui ormai morto, disteso sopra una tavola, alla presenza di altri due angeli reggenti un cero acceso e un cartiglio con la scritta “ROCHO”. Tre altri angeli innalzano la sua anima, raffigurata come un piccolo bambino, mentre una luce illumina tutta lo spazio. LANZICHENECCHI Soldati mercenari germanici, tristemente famosi in Italia per la brutalità dei saccheggi a cui si abbandonarono tre il XVI e XVII secolo. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino L’intero ciclo della vita di San Rocco è incorniciato da una fascia decorata con motivi a grottesca, secondo le nuove formule decorative di chiaro gusto rinascimentale. Nella chiesa di Borgo, il pittore propose il motivo del delfino utilizzando la tecnica della mascherina. GROTTESCA Decorazione murale a stucco o affresco molto in uso nel Rinascimento, che deriva dalla scoperta delle “grotte” della Domus Area di Nerone. Le figure sono fantastiche, possono rappresentare uomini, animali o animali-uomini. La vita di San Rocco è stata rappresentata da Francesco Corradi in maniera semplice e chiara, con lo scopo di farla comprendere a tutti i fedeli. Il pittore concentra tutta la sua attenzione sulla figura del santo. Per metterlo in evidenza, Corradi trascura sia la prospettiva sia la resa prospettica, ossia il problema della corretta resa delle distanze tra le persone o tra le persone e le cose attorno. Nonostante questo, Francesco Corradi esprime un preciso gusto analitico, proveniente dalla cultura nordica, che si nota soprattutto nelle capigliature e nei volti dei personaggi rappresentati, negli oggetti e negli abbigliamenti. Affreschi riguardanti San Antonio Abate Accanto alla nicchia della parete di fondo della chiesa, nel registro inferiore, sono rappresentati due scene della vita di sant’Antonio Abate, contitolare della cappella votiva. I due affreschi sono dedicati ad uno degli episodi più rappresentati della vita del santo: le sue molteplici tentazioni. Il riferimento narrativo è ancora la “Leggenda Aurea”. S. Antonio tentato dai demoni Nel primo riquadro, il santo viene tentato e flagellato con dei bastoni dai demoni, che come comune denominatore mantengono il carattere antropomorfo. Hanno corna, code, corta barba, ali, artigli, zoccoli bovini, lunghe orecchie, pelo marroncino. Sono tutti molto simili tra di loro e si differenziano solo nella postura. Il santo, sul volto, mostra delle sopracciglia molto folte e occhi assorti nella preghiera. Nel secondo riquadro, è rappresentato il santo mentre è confortato da un’apparizione: quella del Dio Padre, che allontana i demoni, ossia le tentazioni. I due apisodi sono affrescati entro un simile paesaggio boschivo, ridotto ai minimi particolari al fine di attirare l’attenzione del guardante solo sulla figura del santo. Sant’Antonio Abate è rappresentato come un uomo anziano, dalla lunga barba, vestito di un ampio saio da frate S. Antonio confortato 275 276 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele a Borgo Valsugana con il cappuccio in quanto padre del monachesimo e con il lungo bastone da eremita a forma di “T”. Sono, invece, assenti i caratteristici attributi che gli conferisce il periodo medioevale, quali il maiale e il campanello. Nella nicchia della parete di fondo, dove si apre una finestra, sono affrescate santa Barbara, con la torre e all’interno di essa il calice con l’ostia, e santa Caterina, con la ruota uncinata e spezzata e la spada. Le due sante, sotto le quali si legge il nome con un’invocazione in latino, hanno una corona sul capo. Nell’arco della nicchia si legge anche il nome di un benefattore, tale “Blasi Furst”. Trittico del lunettone ovest Nel registro inferiore del lunettone ovest, sono affrescate tre scene: al centro c’è una Sacra Conversazione, a sinistra Sant’Anna o Mettenza, a destra San Giobbe. L’immagine della Sacra Conversazione è devozionale, in essa vi appare la Madonna col Bambino, a sinistra sant’Antonio e a desta San Rocco. È nella pittura veneziana che ha inizio SACRA CONVERSAZIONE Lo schema iconografico presenta la Madonna con il Bambino affiancati su ambo i lati da figure di santi. I santi appaiono raggruppati attorno alla Vergine, in trono col Bambino oppure raffigurata durante la sua Assunzione o Incoronazione. la tradizione di associare frequentemente San Rocco ad altri santi. I primi esempi si trovano oggi alla Galleria Nazionale di Capodimonte di Napoli con l’altare di Antonio Vivarini del 1464, e ai Musei Vaticani di Roma con la Sacra Conversazione di Bartolomeo Vivarini del 1465. Furono proprio i fratelli Vivarini ad indicare le tendenze per lo sviluppo della rappresentazione iconografica del santo. Opere dei Vivarini penetrarono nella diocesi di Feltre verso la fine del 1460, quando a Santo Stefano di Feltre giunge il polittico della Pentecoste di Antonio e Alvise Vivarini. Di conseguenza, sia nel territorio del Feltrino sia del Bellunese, i pittori locali hanno potuto prendere visione delle nuove iconografie veneziane. Nella Sacra Conversazione della chiesa di San Rocco di Borgo, la Madonna è seduta su un trono rialzato da un gradino POLITTICO È una pala d’altare, situata sopra o dietro l’altare di una chiesa cristiana, dipinta o in rilievo composta di tavole solitamente incernierate che si possono richiudere l’una sull’altra. Se gli scomparti sono 2 si ha un dittico, se 3 un trittico, se un numero maggiore un polittico. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino rispetto ai santi ed è circondata da teste di cherubini. Le espressioni dei volti sono assorte e ieraticamente impostate, secondo un gusto arcaicizzante e un linguaggio lineare. CHERUBINO Angelo messaggero degli dei e di Dio. È raffigurato soltanto il capo, provvisto di 1 o 2 o 3 paia di ali. È azzurro, a volte giallo-oro e può reggere un libro. San Rocco è rappresentato con le vesti e gli atteggiamenti da pellegrino: il bordone, la bisaccia a tracolla, cappello a larghe falde, calzari da viaggio, tunica stretta in vita da una correggia, mantello a mezza gamba chiamato “sanrocchio” o pellegrina. Inoltre mostra con il dito indice e medio la piaga della peste, da cui era riuscito miracolosamente a guarire, e che lo fece diventare protettore contro questa malattia. È rappresentato con un volto giovane e sereno anche se pensieroso. A sinistra della Madonna è rappresentato sant’Antonio Abate come un uomo anziano con lunga barba, vestito con l’ampio saio Sacra Conversazione da frate e con il bastone a forma di “T”. La figura di sant’Antonio unita a quella di San Rocco è atipica nell’uso iconografico. Si conosce solo un precedente, presente nella chiesa di San Rocco a Volano del 1491. Numerose sono invece le opere in cui San Rocco è rappresentato assieme a San Sebastiano martire, considerato da tutta la cristianità, fin dal VII secolo, il protettore per eccellenza degli appestati. Francesco Corradi non è aggiornato sul nuovo modello per realizzare le Sacre Conversazioni, soprattutto su quelle che si realizzavano a Venezia, dove i personaggi venivano inseriti in uno sfondo paesaggistico. Inoltre, ignora la profondità prospettica e lo sviluppo dei piani e non infonde vita ai personaggi, le cui figure vengono delineate da una linea che racchiude volumi e colori. Per riuscire a dare il senso dello spazio ricorre ad espedienti, quali la finzione dei volumi, la disposizione di tre/quarti dei personaggi e la linea di pavimentazione disegnata piuttosto alta rispetto allo sfondo. A destra della Sacra Conversazione è affrescato San Giobbe e un committente, inginocchiato ai suoi piedi. Entrambi sono affrescati di profilo con le mani giunte in preghiera e lo sguardo rivolto alla Madonna. S. Giobbe e committente 277 278 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele a Borgo Valsugana San Giobbe riassume in sè l’intera questione della sofferenza umana. I suoi tormenti derivano da una controversia tra Dio e Satana sulla possibilità che la fede possa resistere alle peggiori avversità. Giobbe fu sottoposto in vita a molte disgrazie, (fra cui anche la peste), che superò senza mai perdere la sua fede. Alla fine il Signore gli restituì la salute e la prosperità. Dopo la pestilenza scoppiata verso la metà del XIV secolo venne frequentemente raffigurato entro dipinti votivi, essendo uno dei santi invocati contro questa malattia, di cui lui stesso ne era sopravvissuto. È ritratto come un vecchio dalla barba canuta, ignudo e coperto solo di un perizoma. In questo affresco si è lontani dal sentimento sereno e dalla rimozione di tutto ciò che è terribile e oscuro, tipico della cultura figurativa veneziana; si è invece vicini ad una visione cupa delle immagini nordiche, come nel Trionfo della morte e nella Danza macabra. Nella rappresentazione di San Giobbe, il pittore aderisce anche ai nuovi modi di rappresentare lo spazio: il santo infatti invade la cornice in cui è racchiuso, fuoriuscendo da uno spazio chiuso e invadendo il “nostro” spazio di osservatori. Per quanto riguarda il personaggio inginocchiato non sono stati trovati indizi per attribuirgli un nome. Sopra alla sua testa si legge: “obijt anno 1519” (fatto nel 1519). Secondo il costume del tempo indossa un abito da nobile cavaliere e tiene in bella mostra la mezza spada da lanzo allora in voga. Il volto e la spada sono dipinti nei minimi particolari. A sinistra della Sacra Conversazione è rappresantata Sant’Anna Selbdritt o Mettenza, che è un modello iconografico tardo gotico di area tedesca. La santa madre di Maria tiene in grembo il Bambino Gesù e poggia la mano sulla spalla della figlia incoronata, ancora fanciulla. La sua presenza vicino ad una Sacra Conversazione è particolarmente singolare. In tutta la Valsugana si trova un solo altro esempio di questo uso, e precisamente nel Flügelaltar dell’Immacolata custodito nella chiesa di San Mauro a Baselga di Pinè, attribuito ad un artista proveniente dalla Svevia e datato dagli studiosi fra il 1515 e 1520. In quegli anni vivevano a Borgo Valsugana numerose famiglie di esperti canopi, ossia di minatori tedeschi, essendo le montagne della zona ricche di argento e altri minerali. Gli stessi feudatari Welsberg, giurisdicenti a Borgo Valsugana, erano di origine germanica e abitavano nel castello di Telvana. Sant’Anna Selbdritt VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Nel registro inferiore della parete orientale, verso destra, è rappresentato San Lazzaro: tema iconografico tratto dalla parabola di San Lazzaro e del ricco Epulone. In questo riquadro Lazzaro viene rappresentato assieme a due levrieri (presenze classiche nei dipinti del gotico fiorito o internazionale di clima feudale), che gli leccano le ferite, come riferisce il cartiglio soprastante la testa del santo. Nel Medioevo, Lazzaro viene identificato dalla tradizione popolare con “il lebbroso” e per questo ne divenne il santo patrono, canonizzato come se fosse figura storica. Il corpo di Lazzaro non si ispira alla bellezza classica, secondo la concezione eroica e umanistica del tempo, accolta per esempio dalla vicina Venezia, ma mette in evidenza una visione drammatica, tipica del gusto germanico. Nel nudo, lo stile si conferma arcaico: i corpi sono schiacciati e sospesi; così facendo si è lontani dalle ambientazioni venete del tempo, in cui i protagonisti erano inseriti in contesti paesaggistici perfettamente resi e particolarmente aderenti al vero. San Lazzaro 279 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Chiesa di San Biagio, Levico Terme. La chiesa di San Biagio a Levico Terme n Posizione n Evoluzione architettonica n Gli affreschi della chiesa di San Biagio n La figura di San Biagio n Bibliografia 281 282 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa di San Biagio a Levico Terme Posizione La chiesa di San Biagio a Levico Terme domina il colle omonimo, raggiungibile a piedi, dall’abitato sottostante, percorrendo una mulattiera, da cui si gode una splendida vista sull’Alta Valsugana, sul lago di Levico, sul colle di Tenna nonché sulle montagne circostanti. La chiesa, quindi, si trova in una posizione perfettamente strategica, di controllo sull’antica via Claudia Augusta Altinate, aperta in epoca romana e rimasta attiva nei secoli successivi, grazie ad una persistenza dei tracciati. La cartina mostra la posizione strategica di San Biagio, che poteva controllare non solo le principali vie fluviali dell’epoca, l’antica Claudia Augusta Altinate, ma anche comunicare con altri punti strategici, come il castello di Pergine, e la chiesa di San Valentino sul colle di Tenna. Proprio in luoghi come quello dell’area di San Biagio, lungo i pendii dei colli, accessibili per lo più da un solo lato, gli antichi Reti costruivano i loro castellieri. Probabilmente anche il colle di San Biagio era abitato in epoca preistorica, anche se gli scavi archeologici, eseguiti nel 1994 sul sito, non hanno portato testimonianze sufficienti per datare l’inizio della frequentazione della zona. Pochi sono i resti dell’età del ferro e altrettanto pochi sono quelli CASTELLIERI = villaggio preistorico fortificato, costituito da capanne di pietra e legno, cinte da un solido muro a secco realizzato con rozze pietre. A Monterei di Serso, vicino a Pergine, si è portato alla luce proprio una castelliere preistorico. di epoca romana. Mentre, le testimonianze altomedioevali sono più consistenti e sicure, indicando così l’effettiva e costante occupazione del luogo a questo periodo. Accanto alla chiesetta, a pochi metri dal nartèce, si vedono ancora le rovine di un romitorio, dove ancora nel Settecento abitava un eremita, custode dell’edificio sacro. Nell’attuale rudere si possono riconoscere la presenza di due stanze e due piani. Dalla metà del Settecento no è più abitato. ROMITORIO Luogo solitario, dove una persona o pochi di più, detti eremiti o anacoreti, si ritiravano per dedicarsi a vita ascetica, di povertà e carità. Gli eremiti non erano di necessità sacerdoti, potevano no avere i voti, ma dovevano osservare la regola di qualche ordine religioso e dopo un periodo di prova indossarne l’abito. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Evoluzione architettonica Sottostante all’attuale chiesa è presente una primitiva cappella absidale, anteriore al 1000.1 Questa struttura, cronologicamente, è riferibile all’epoca altomedioevali; non si può trarne una data precisa, ma solo un’indicazione temporale: edificazione avvenuta prima dell’anno Mille. La cappella, indicata nel disegno con il colore nero, era provvista, verso occidente, di una entrata, di non notevole dimensione e di un’abside, anch’essa piccola ed ovale. Chiesa di San Biagio Anteriore al 1000 Nei due secoli successivi, probabilmente la comunità sempre più numerosa e autonoma di Levico sentì l’esigenza di ampliare il luogo sacro. La cappella si trasformò (colore grigio chiaro nel disegno): tutta la parte antica cambiò funzione: diventò abside e presbiterio del nuovo edificio, a cui venne aggiunta una navata, ben costruita, coperta da un soffitto a volta e accuratamente affrescata con motivi geometrici policromi, realizzati sopra ad una fascia caratterizzata da finti panneggia di colore nero. Il muro della facciata occidentale venne mantenuto, venne però allargata l’apertura, che diventò il nuovo arco santo, intermezzo tra navata e presbiterio. Quest’ultimo venne leggermente rialzato rispetto alla navata. Successivamente, nella seconda metà del XI secolo o all’inizio del successivo, forse un terremoto, ha prodotto uno Chiesa di San Biagio Secolo XI sprofondamento verso valle di una porzione della navata di circa 50 cm, sprofondamento evidenziato nel disegno dal colore grigio scuro. Dopo questi improvvisi cedimenti strutturali della chiesetta, essa venne ristrutturata: venne posto un pavimento con lo stesso livello sia per la navata che per il presbiterio. L’arco santo venne eliminato e costruito quello attualmente presente a tutto sesto. Probabilmente venne realizzato in questo periodo l’affresco romanico presente sul tratto orientale del muro della navata Nord, che parrebbe datato al 1520. 1 Dati e disegni tratti dalle “Note riassuntive e preliminari sui risultati degli scavi archeologici nella chiesa di S. Biagio a Levico”, a cura dell’archeologo Gianni Rizzi (1993-94). Chiesa di San Biagio Secoli XII – XIII 283 284 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa di San Biagio a Levico Terme Forse venne posto un altare di tipo a blocco in mezzo al presbiterio. I lavori principali si ebbero probabilmente nel 1506, data che appare sullo stipite del nuovo portale realizzato sulla facciata occidentale e sostitutivo di quello romanico. Nella stessa iscrizione2 è inciso anche il nome di un personaggio locale: il notaio Bernardo Barezia, a cui si deve verosimilmente la ristrutturazione dell’edificio sacro, durante il principato vescovile di Giorgio Nejdeck, il cui stemma con la data 1506 è dipinto nell’intradosso dell’arco santo. In questa fase venne demolita la vecchia abside e costruita Chiesa di San Biagio Secolo XVI una poligonale, si ripropose il presbiterio rialzato di 15 cm circa rispetto alla navata. Venne proposto un altare di tipo a blocco non più in mezzo alla sala centrale, ma addossato alla parete absidale di fondo, quindi il sacerdote officiava con le spalle rivolte ai fedeli. Nello stesso periodo vennero realizzati gli affreschi nell’area absidale. Per quanto riguarda il protiro, esso parrebbe un elemento piuttosto giovane, forse settecentesco. BERNARDO BAREZIA Questi ebbe una parte cospicua nella vita pubblica di Levico nei primi decenni del 1500 e soprattutto nel 1525, quando fu il principale capo della rivolta dei contadini. I leviciani, infatti, aderirono alla guerra rustica in Valsugana, convinsero i rivoltosi di Borgo, Ivano e Strigno a unirsi a loro e ai ribelli di Pergine per marciare, alla fine dell’agosto 1525, su Trento, da dove ritornarono sconfitti. La chiesa che possiamo osservare attualmente ha subito ancora alcuni cambiamenti dopo il XVI secolo, quali il rifacimento del pavimento della zona absidale e venne ricostruito l’altare al centro del presbiterio. Oggi, l’edificio si presenta composto di un’unica aula, preceduta da un nartèce, conclusa da un’abside poligonale coperta da una volta a vele e quasi interamente affrescata al suo interno con rappresentazioni sacre realizzate in diverse epoche. La chiesa di San Biagio svolse sempre un ruolo importante nella vita della comunità levicensse: fu meta di pellegrinaggi e di processioni fin dal Rinascimento; infatti, un “Zuane patavino” immortala la data del suo arrivo proprio sulla figura di San Biagio, affrescata nell’abside: “Adì 11 aprile 1519” oppure qualcuno altro scrive: “A. dì 25 maggio 1500... hic fuit”. 2 Iscrizione: “HOC HOSTIUM A BERNARDO BAREZIA DE RONCAIIS BERGOMENSI NOTARIO LEVEGIN FACTUM EXTITI 1506” (= “Questa porta è stata offerta dal reverendo Bernardo Barezia cittadino di Bergamo, notaio in Levico nel 1506”). Chiesa di San Biagio pianta attuale VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Gli affreschi della chiesa di San Biagio L’interno della chiesa conserva importanti testimonianze artistiche, ancora poco studiate, tanto che ancora imprecisi sono i nomi degli autori o delle scuole a cui si rifecero gli artisti che lavorarono nell’edificio. Molte sono anche le perdite, che gli affreschi nel corso dei secoli hanno subito, sia per le continue ricostruzioni sia per i problemi conservati degli intonaci. Incominciando a sinistra dell’entrata, sulla parete è affrescata l’Ultima Cena, oggi purtroppo molto lacunosa. Gli AFFRESCHI Tecnica pittorica usata per decorare pareti sia interne che esterne di edifici pubblici o privati. Consiste nell’applicare colore macinato e diluito con acqua su un muro appositamente preparato con intonaco ancora umido3. apostoli sono allineati ai lati di Cristo, salvo nei due lati più corti dove probabilmente erano seduti di fianco, dato che sono rappresentati di profilo. L’allineamento delle figure è particolarmente rigido, anche se l’affreschista ha tentato di umanizzare alcuni personaggi, quali San Pietro, che con la mano alzata esprime meraviglia, oppure San Giovanni accasciato sulla tavola, dove l’attenzione ai particolari è evidente nella resa dell’oggettistica e degli alimenti, quali il pane, il vino, la frutta e forse anche delle ciliegie, altri due apostoli sono rappresentati in vivace discussione. Ultima Cena Chiesa di San Biagio a Levico Diversa appare invece la figura di Cristo; questi è completamente assorto, astratto, estraneo all’evento che sta per succedere e guarda fisso in avanti. L’autore dell’affresco è ignoto; per lo studioso Antonio Morassi,4 il pittore appartiene alla scuola riminese del 1300, vicino allo stile di Giuliano da Rimini, presente negli affreschi del refettorio di Pomposa, dove nell’Ultima Cena è sviluppato lo stesso schema figurativo. Per lo storico dell’arte, Nicolò Rasmo,5 invece, questi affreschi sono dello stesso autore della Madonna con la mela, databile 1346, presente nella parete nord della navata. Secondo Rasmo, è un pittore forse dell’area veneta con influssi padovani. Sempre sulla parete settentrionale, dopo l’Ultima Cena, è affrescata una Madonna in trono che allatta il Bambino. L’opera è attribuita ad un modesto e ritardatario pittore 3 Vedi Strumenti per gli insegnanti: La tecnica dell’affresco. Antonio Morassi, La chiesetta di San Biagio a Levico, Trento, 1926. 5 Nicolò Rasmo, 4 Madonna che allatta il Bambino Chiesa di San Biagio a Levico 285 286 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa di San Biagio a Levico Terme del 1300; Nicolò Rasmo lo identifica con un pittore modesto di tradizione grottesca, forse di origine lombarda. Anche il questo caso la Madonna conserva uno sguardo rigido e fisso in avanti; il volto sembra non partecipare all’atmosfera creata dal gesto materno, mentre il Bambino rivolge in dolce maniera lo sguardo verso di lei. La donna è seduta su un trono rivestito di tessuto prezioso, forse pelliccia, e siede su un cuscino, altrettanto prezioso. La decorazione della parte settentrionale termina con la raffigurazione di Quattro Santi, anche in questo caso lacunosa, con due devoti ai piedi. Morassi li attribuisce all’ambiente veronese dell’inizio del 1400; mentre per Nicolò Rasmo sono un intervento decorativo più antico, dell’inizio del 1300, di ignoto pittore pregiottesco, probabilmente proveniente dall’area veneta e di notevole livello. Rappresentati si distinguono due santi vescovi, in quanto hanno la mitria, il cappello vescovile, in testa, benedicenti alla maniera bizantina, e due diaconi o monaci distinguibili dalla acconciatura. Quattro Santi Chiesa di San Biagio a Levico Lungo la parete destra dell’entrata, è nuovamente presente un’altra Madonna con Bambino che tiene in mano una mela. Lo sguardo della Madonna appare severo e ieratico, fisso innanzi, mentre, anche in questo caso il Bambino rivolge a lei lo sguardo. La Madonna è seduta su un trono, architettonicamente reso, e su un cuscino di tessuto damascato. Madonna con Bambino che tiene in mano una mela Chiesa di San Biagio a Levico VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Ai piedi del trono è presente un’iscrizione, che Nicolò Rasmo così interpreta: “In anno dni millesimo CCCXLVI” (=1346). È la Madonna che secondo il suddetto studioso venne affrescata dallo stesso autore dell’Ultima Cena presente sul lato opposto. Gli affreschi dell’arco santo e dell’abside sono opera della stessa personalità. Quelli dell’abside sono databili al 1506, anno della ristrutturazione della chiesetta. Per Nicolò Rasmo sono opera di un pittore rinascimentale proveniente dall’area veneta, mentre il Morassi li attribuiva ad un pittore friulano. L’arco santo riporta sui pilastri le figure di San Rocco e di San Sebastiano, sormontate dai Quattro Profeti (Abramo e Davide a sinistra, Mosè e Isaia a destra) e al centro c’è lo stemma del principe vescovo Giorgio Neydeck (= 3 conchiglie trasversali su fondo bianco) e la data 1506. Sulla parete di fondo dell’abside è raffigurata una Madonna con Bambino su uno sfondo tipicamente rinascimentale di colline e villaggi. Ai lati, sulla parete a destra sono rappresentati San Gregorio, San Lorenzo e Sant’Antonio Abate; sulla parete di sinistra San Valentino, San Martino Vescovo e San Biagio. GIORGIO NEYDECK Nobile austriaco, che studiò lettere all’università di Vienna, si laureò a Bologna in diritto ecclesiastico e civile. Nel 1505 prese la carica di principe vescovo della diocesi trentina, ma continuò a risiedere a Vienna sino alla morte, avvenuta il 5 giugno 1514. 287 288 STRUMENTI PER INSEGNANTI La chiesa di San Biagio a Levico Terme La figura di San Biagio Biagio fu vescovo di Sebaste, in Asia Minore (Armenia) e lì anche morì, secondo la leggenda come martire cristiano, forse durante le persecuzioni dell’imperatore Licinio all’inizio del IV secolo d.C. È ricordato soprattutto per episodi leggendari, relativi alla sua mitezza, che lo resero amico di animali selvatici e uccelli. Leggende narrate in una Passio e nella Legenda Aurea. Prima di essere giustiziato, i suoi persecutori lo martirizzarono con pettini di ferro per lavorare la lana (cardatura); strumento che diventa suo attributo primario, come dimostra anche l’affresco presente nella chiesa di San Biagio a Levico. Proprio per lo strumento con cui è stato torturato è i protettore dei cardatori, ma è anche invocato contro i malanni alla gola, poiché salvo un fanciullo soffocato da una lisca di pesce. Inoltre, mentre si trovava in carcere, restituì vivo ad una donna il maiale divorato per metà dai lupi. È anche patrono dei contadini e delle loro bestie. San Biagio Chiesa di San Biagio a Levico 1. Pettine da cardatura 2. Porcellino 3. Candele incrociate VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Bibliografia Louis Goosen Dizionario dei santi, Mondatori, Milano, 2000 Antonio Morassi La chiesetta di S. Biagio a Levico, A. Scotoni, Trento, 1926 Iris Paletti La chiesa di San Biagio, in Levico. I segni della storia, a c. di Nino Forenza e Massimo Libardi, Cassa Rurale di Levico, 2000 Nicolò Rasmo Note riassuntive e preliminari sui risultati de- Gianni Rizzi gli scavi archeologici nella chiesa di S. Biagio a Levico, Levico, 1993-94 Iginio Rogger San Biagio quale patrono speciale di castelli vescovili trentini?, estratto da Studi, contributi, profili e bibliografia a c. di Aldo Gorfer, Provincia Autonoma di Trento, 1992 289 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino San Rocco, chiesa di San Rocco,Caneve di Arco La storia di San Rocco n La figura di San Rocco n San Rocco e la peste in Europa (XIV-XVII secolo) n San Rocco e la sua iconografia n Bibliografia 291 292 STRUMENTI PER INSEGNANTI La storia di San Rocco La figura di San Rocco Pellegrino laico. Originario probabilmente di Monpellier. Visse nel XIV secolo. Il suo culto fu approvato nel 1629 da papa Urbano VIII. Invocato contro la peste. È patrono di molte confraternite. Festeggiato il 16 agosto. Pochi santi sono stati famosi come San Rocco in Occidente fra Tre e Seicento, periodo che vide il suo culto diffondersi in tutti i paesi europei e nei diversi strati sociali. Tuttavia il caso di San Rocco è uno dei più paradossali nella storia della santità cristiana: da una parte ci si trova di fronte ad un santo largamente venerato in tutto il mondo; dall’altra non si conosce nulla di preciso su questo personaggio, non il luogo di nascita e di morte, ma neppure le esatte coordinate cronologiche della sua vita, tanto da essere messa in dubbio la sua realtà storica. Eroe culturale canonizzato (da Urbano VIII nel 1629, quando già centinaia di chiese, cappelle e di oratori erano a lui dedicati), Rocco è il prodotto di un’epoca, la fine del Medioevo, in cui il popolo era ancora creatore di santi. Nella venerazione che venne a crearsi intorno alla sua figura si è espressa l’angoscia degli uomini del tempo di fronte alla malattia e alla morte che li minacciavano quotidianamente, ma anche la loro fede nell’intercessione di un povero pellegrino che Dio aveva miracolosamente guarito, conferendogli il potere di liberarne quanti si fossero posti sotto la sua protezione. Contemporaneo della peste nera e della danza macabra, San Rocco, insieme alla Vergine della Misericordia, fu l’ultimo rifugio di un’umanità decimata dalle insidie della vita, che aspirava a ritrovare la pace sia del corpo che dell’anima. Sul conto di San Rocco si hanno poche notizie e quelle poche sono imprecise. Le antiche fonti che ce ne parlano sono infatti poco esplicite, soprattutto sul piano cronologico, e i rari dati concreti VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino che in esse si trovano sono resi oscuri dall’aggiunta di innumerevoli episodi più o meno leggendari. Rocco sarebbe nato nel Trecento a Montpellier da una ricca famiglia francese. Questo è l’unico punto su cui concordano tutti testi medioevali che lo riguardano. Il testo più antico e affidabile è la vita anonima conosciuta col nome di Acta breviora e sicuramente composta in Lombardia intorno al 1430, secondo il quale la sua nascita sarebbe dovuta a un voto fatto dai suoi genitori che si dolevano di non avere figli. Divenuto ben presto orfano, egli vendette tutti i suoi beni devolvendone il ricavato ai poveri e andò in pellegrinaggio a Roma. Lungo il cammino si fermò in un ospizio ad Acquapendente, in Toscana, dove prestò assistenza ad alcuni malati di peste, anche attraverso guarigioni miracolose. Di qui sarebbe passato per Cesena, prima di giungere a Roma, dove guarì un cardinale, che lo presentò al papa. Circa 3 anni dopo prese la via del ritorno attraverso Rimini e Piacenza. Qui contrasse la peste e fu costretto a ritirarsi in un bosco dove venne nutrito da un cane, che andava a rubare il pane nelle case vicine. Lo strano comportamento dell’animale fu notato da un patrizio della città che, seguendolo, penetrò nel bosco e vi scoprì il santo portandolo nella propria casa per curarlo. Qualche tempo dopo, al santo apparve un angelo, che miracolosamente lo guarì. Rocco decise allora di tornare in patria, ma venne ben presto arrestato ad Angera, sul lago Maggiore, da alcuni soldati che lo accusavano di essere una spia. Venne rinchiuso in prigione, dove morì 5 anni dopo. I prodigi che si manifestarono intorno al suo corpo attrassero l’attenzione sul santo e in seguito si scoprì che egli era nipote del governatore della fortezza. Venne solennemente sepolto in una chiesa della quale non si fa il nome. Da questo testo derivano tutte le altre biografie riguardanti il santo, ad eccezione di quella composta nel 1478 (forse sulla base di tradizioni orali) dal veneziano Francesco Diedo, governatore di Brescia, secondo il quale Rocco sarebbe nato nel 1295 e morto nel 1327; ma questa cronologia è inaccettabile, dal momento che non si hanno tracce di culto prima della fine del Trecento. Una volta escluse la date proposte da Diedo, la vita del santo andrebbe situata nel Trecento inoltrato. A questo proposito due sono le ipotesi: a) per lo storico A. Maurino, Rocco sarebbe vissuto fra il 1345 e il 1376, il che farebbe coincidere il suo soggiorno a 293 294 STRUMENTI PER INSEGNANTI La storia di San Rocco Roma con il ritorno di Urbano V (1367 - 1370); b) per il francese A. Fliche, sarebbe più opportuno situare la vita del santo fra il 1350 e il 1378-79. Da queste due ipotesi si può trarre solo una conclusione certa: San Rocco fu un pellegrino della Linguadoca, che venne in Italia nel secondo trentennio del Trecento e vi morì in odore di santità. Ancora più difficile è veder chiaro nelle vicissitudini delle sue reliquie: da Angera, luogo della sua presunta morte, esse sarebbero state traslate a Voghera dove i veneziani se ne impadronirono per portarle in gran pompa nella loro città nel 1485. A Venezia, sin dal 1477, in occasione di un’epidemia di peste, vi fu creata una confraternita in suo onore detta Scuola di San Rocco. Essa costruì una chiesa per accoglierne le reliquie, e un palazzo che fu un centro artistico di grande presa sulla cultura veneziana. Se sulla sua vita e personalità permangono molte incertezze, il successo del suo culto fu comunque rapido e clamoroso. Due furono i focolai di devozione: la Francia meridionale e l’Italia settentrionale, da Piacenza a Brescia a Venezia, da dove passò in Germania e di là nel Brabante e nelle Fiandre. Il successo del culto di San Rocco è chiaramente legato al suo ruolo di efficace intercessore contro la peste. A partire dalla fine del Trecento, il suo nome compare fra quello dei 14 santi ausiliatori, come protettore speciale contro questa malattia. Agli occhi dei fedeli egli si presentava in veste di pellegrino, e l’iconografia ha dato ampio spazio a questo aspetto. Rocco infatti s’iscrive in una categoria di santi che all’epoca esercitavano un grande fascino sulle menti: il fascino cioè dei pellegrini morti di malattia o di sfinimento durante il loro pio viaggio. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino San Rocco e la peste in Europa (XIV - XVII secolo) La nascita e lo sviluppo del culto di San Rocco in Occidente coincidono quasi esclusivamente con le grandi epidemie di peste che si abbatterono sulla maggior parte dell’Europa a partire dal 1346. Quella che contò il maggior numero di vittime fu la famosa peste nera del 1346-1353. Questo attacco della peste bubbonica lasciò un segno profondo nell’animo medioevale, ma il fenomeno più grave in realtà fu il periodico ritorno dell’epidemia. Sino alla fine del Quattrocento, infatti, la peste infuriò allo stato endemico, provocando un’inquietudine e un’angoscia permanenti negli uomini del tempo e colpendo gravemente la loro vita quotidiana. Di fronte al male, nei cui confronti la medicina era impotente, il bisogno di sicurezza e di protezione divenne fondamentale. Esso spiega in larga misura il successo del culto del santo. Il regresso e la scomparsa della peste in Occidente nel SeiSettecento determina un sensibili declino del culto di San Rocco ed un evolversi delle sue funzioni. Nel corso dell’Ottocento lo si invocò soprattutto contro il colera, che all’epoca mieteva molte vittime. La devozione era particolarmente forte in tutte le campagne, in quanto protettore anche degli animali. 295 296 STRUMENTI PER INSEGNANTI La storia di San Rocco San Rocco e la sua iconografia Le opere d’arte in cui compare San Rocco offrono al nostro sguardo una serie di aspetti comuni ed alcune sottili varianti. Rocco viene spesso raffigurato come un uomo nel pieno del vigore, alto di statura, quasi sempre con la barba, segno distintivo del viandante. Nelle immagini più antiche è rappresentato con le vesti e i segni del pellegrino, quali il largo cappello, il bastone, i calzari da viaggio, che designano il “romeo” in viaggio verso la Città eterna, mentre la “Veroni- VERONICA ca” (o Santo Volto) e le conchiglie rappresentano il pellegri- È l’immagine del volto di Gesù impressa su una tela di lino. Una leggenda raccontava che una donna di nome Veronica asciugò il sudore di Gesù con un panno, mentre questi saliva al Calvario. naggio a Gerusalemme e a Santiago de Compostela. Ha la tunica stretta in vita da una correggia e dalle fasce di stoffa tutt’intorno alle gambe. Gli accessori tradizionali - il bordone o bastone del pellegrino, la borraccia e il tascapane - lo avvicinano a San Giacomo o, in Italia, a San Pellegrino. Nell’arte italiana, San Rocco è spesso rappresentato con un giustacuore rosso e un mantello di ruvida stoffa, in conformità alle indicazioni fornite dal suo biografo, il veneziano Francesco Diedo. Spesso, è rappresentato o scolpito mentre scopre il bubbone della peste sulla gamba destra o sinistra (generalmente dovrebbe trovarsi nella regione inguinale, ma per decenza è posto a metà coscia). San Rocco viene rappresentato spesso in presenza si un angelo o di un cane, che diventano così i suoi attributi secondari. L’angelo interviene come annunciatore della terribile malattia e anche come consolatore del malato o anche in atto di medicare il bubbone infetto. Questo ruolo di celeste infermiere è conforme alla tradizione agiografica, che vuole Rocco visitato e guarito da un angelo. Il cane, invece, compare nell’iconografia solo nell’ultimo scorcio del Quattrocento. In alcuni casi si trova il cane che lecca le piaghe all’appestato, ma quasi sempre è accucciato accanto a lui 1. Piaga nella coscia 2. Cane con il pane 3. Bastone da pellegrino e tiene in bocca un pezzo di pane, che rubava per nutrire il suo padrone. SCUOLA DI SAN ROCCO A VENEZIA A partire dal Cinquecento appaiono dei veri e propri cicli pittorici, che rappresentano i principali avvenimenti della vita del santo. Celebre è quello del Tintoretto nella Scuola di San Rocco a Venezia (metà del XVI secolo). Le Scuole erano importanti centri assistenziali e devozionali, ma anche di aggregazione e controllo sociale. Esse gestivano patrimoni ingenti le cui rendite venivano messe a profitto degli affiliati poveri e bisognosi, assistevano malati e moribondi. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Fra i temi più rappresentati nella cultura figurativa vanno ricordati: San Rocco che dona i suoi beni ai poveri, la malattia e l’isolamento nella foresta, oppure l’incarcerazione del pellegrino e la visita dell’angelo. ATTRIBUTO PRIMARIO Piaga sulla coscia. ATTRIBUTO SECONDARIO Bastone, vestito da pellegrino, cane. 297 298 STRUMENTI PER INSEGNANTI La storia di San Rocco Bibliografia Acta breviora Francesco Diedo Vita sancti Rochi, 1479 A. Maurino Le vere date della vita di San Rocco, XV secolo Jacopo da Varagine Leggenda Aurea, Venezia, XV secolo VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Immagine: Pellegrini in visita al S. Sepolcro in Terra Santa Il pellegrinaggio e la figura del pellegrino in epoca medievale n Aspetti generali n Bibliografia 299 300 STRUMENTI PER INSEGNANTI Il pellegrinaggio e la figura del pellegrino in epoca medievale Aspetti generali Per la dottrina cristiana e per i teologi il pellegrinaggio doveva servire essenzialmente all’espiazione e alla santificazione; invece per il semplice fedele (nobile o contadino che fosse) il fine ultimo era rappresentato quasi sempre dal contatto immediato, fisico con il santo protettore. Secondo il diritto canonico, il pellegrino, per compiere il suo viaggio, doveva chiedere il consenso al signore se si trattava di un servo, al coniuge se si trattava di un uomo o di una donna, al suo superiore se si trattava di un monaco o di un religioso, al papa se si trattava di un vescovo. Inoltre, prima di partire, il pellegrino doveva sistemare le proprie pendenze economiche per i rischi che si correvano durante il viaggio e redigere il proprio testamento, che segnava, in realtà, anche una sorta di sospensione nel corso della vita individuale, l’ingresso in una temporanea nuova condizione, quella appunto di pellegrino, di membro di un ordo, di una societas peregrinorum. Il pellegrinaggio era un viaggio da farsi in forma colletiva o singolarmente, in una terra lontana o addirittura straniera, verso un santuario o un luogo religioso significativo, a scopo di pietà e di penitenza. Fra i pellegrinaggi diretti verso mete lontane, tre nella cristianità occidentale furono quelli considerate “maggiori”: il pellegrinaggio verso Gerusalemme e la Terrasanta, in quanto luogo del martirio di Cristo e sede del Santo Sepolcro e perciò culla del cristianesimo, quello verso Roma, luogo di riunione delle tombe dei santi Pietro e Paolo, e quello verso Santiago di Compostela, dove c’è la tomba dell’Apostolo san Giacomo il Maggiore. I primi due iniziarono già in età antica, il terzo come fenomeno europeo può essere ricondotto, nelle sue prime manifestazioni, al X-XI secolo, per quanto la tomba con il presunto corpo dell’Apostolo Giacomo il Maggiore fosse stata scoperta nella prima metà del IX secolo. Non furono e non sono solo i cristiani a svolgere pellegrinaggi: per i mussulmani, per esempio, è diventato una delle cinque obbligazioni fondamentali della loro religione ed ognu- VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino no, almeno una volta nella vita, deve recarsi alla Mecca; l’India è per eccellenza terra di pellegrinaggi, specialmente nelle regioni dell’Himalaya e del Kashmir. Lo stesso Giappone apprezza questa pratica religiosa e tra gli itinerari più seguiti c’è quello al Fusi-jama, la grande montagna vulcanica, eretta a simbolo nazionale. L’antica Grecia e Roma avevano molti santuari, dedicati agli dei, ai quali la gente si recava, in forma individuale, in cerca di oracoli, guarigioni o più semplicemente per offrire sacrifici propriziatori. Ma l’epoca dei grandi pellegrinaggi fu sicuramente quella medioevale. La paura per la fine del mondo, che ci si attendeva con il compimento dell’anno Mille, fece scattare un bisogno collettivo e individuale di riscatto dal peccato; così, mentre da una parte l’Europa andava coprendosi di chiese, anche il pellegrinaggio raggiungeva la sua età aurea. Infatti, per il cristiano medioevale il pellegrinaggio, o meglio ancora lo stato di pellegrino occupava a pieno titolo un posto nell’antropologia cristiana in base alla formula “la vita è un pellegrinaggio”. L’esistenza terrena non era altro, per l’uomo medioevale, che una fase di transizione, utile alla meta ultraterrena e definitiva, cioè Dio. Infatti, l’assunzione dell’abito da pellegrino era il segno di un radicale cambiamento esistenziale, una sorta di nuova esistenza data dal perdono divino, dopo le fatiche del viaggio. Non si comprende il senso vero del pellegrinaggio se non lo si inquadra nella cultura medioevale che credeva nella solidarietà, nella lotta contro il male, nelle indulgenze, nel Purgatorio. Allora la convinzione religiosa era collettiva, era il centro della società civile. Ciascun cittadino, infatti, agognava recarsi, almeno una volta nella vita, a pregare a Roma o a Gerusalemme o a Compostela, in quanto rappresentavano il vertice dell’espressione cristiana. La forma più pura del pellegrinaggio cristiano prevede che il pellegrino spezzi qualsivoglia legame verso la propria terra e i propri familiari. Pellegrini, infatti, si diventava attraverso una liturgia semplice ed essenziale, che si basa sulla benedizione della bisaccia e del bordone, attributi indispensabili per il viaggio. Nel Liber Sancti Jacobi si trova la spiegazione del significato simbolico di alcuni oggetti, quale la bisaccia per esempio: 301 302 STRUMENTI PER INSEGNANTI Il pellegrinaggio e la figura del pellegrino in epoca medievale • LA BISACCIA designa la generosità nell’elemosina e la mortificazione della carne. La bisaccia è un sacchetto stretto, fatto della pelle di una bestia morta, sempre aperto sulla bocca, non serrato da legacci. Il fatto che la bisaccia sia un sacchetto stretto significa che il pellegrino, fiducioso nel Signore, deve portare con sè una piccola e modica scorta. Che sia della pelle di un animale morto significa che il pellegrino deve mortificare i vizi e le concupiscenze della sua carne con fame, sete, molti digiuni e sopportazione del freddo. Il fatto che non abbia legacci, ma che stia aperto, significa che il pellegrino deve spartire ciò che possiede con i poveri che incontra durante il viaggio. Vero pellegrino quindi è colui che si spoglia dei suoi beni, accetta le pestilenze e i sacrifici di un viaggio massacrante e si abbandona completamente a Dio. Nel suo camminare aprirà la bisaccia per ricever e donare e su tutti gli itinerari troverà ospedali, ospizi, strutture assistenziali che gli forniranno il necessario per sopravvivere. I pellegrini scandivano il loro lungo viaggio in tappe ristoratrici e pause spirituali. Nel primo caso si trattava di ospizi e di ospedali urbani ed extraurbani, nel secondo caso di santuari minori. Questi ultimi erano legati alla presenza di reliquie di santi o al culto mariano Per questo motivo, lo sviluppo del pellegrinaggio aiutò a far nascere sulle strade locande, osterie, posti per il cambio dei cavalli, stationes, mansiones, attrezzature per l’ospitalità caritativa e ospedali, commissionati da re, principi, vescovi, nobili oppure gestite da comunità religiose. In realtà nel Medioevo, la mobilità umana era sorprendente. Potevano essere “viaggi d’istruzione”, possibili soltanto a chierici, monaci e nobili, l’errare dei trovatori, le crociate, le assemblee politiche per le guerre e per le paci, gli scambi commerciali e artigianali, il richiamo delle fiere e il pellegrinaggio. La via del Brennero e le sue direttrici laterali erano l’asse portante devozionale diretto ai tre luoghi più importanti della cristianità: Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela. In essa si innestavano le strade delle valli del Noce, dell’Avisio, del Brenta, del Sarca e del Leno. La direttrice atesina era costantemente frequentata a partire dall’era postglaciale (15.000 anni fa circa): cacciatori VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino ed esploratori della tarda età della pietra iniziarono la colonizzazione di questo settore delle Alpi. Le legioni romane di Druso risalirono il solco atesino per la conquista della Rezia, che le portò al lago di Costanza e al Danubio in particolare. Successivamente, le due Claudia Augusta perfezionarono l’asse di collegamento fra Roma e le sue province. L’una, l’Altinate, che nel Medioevo nel tratto Pergine-Civezzano assunse il nome di via Paulina, muoveva da Altino, porto militare e commerciale sull’Adriatico, e per il Feltrino e la Valsugana raggiungeva Trento (Tridentum). L’altra, la Padana, raccorda longitudinalmente Trento con il sistema viario italico convergente al Po. Da Trento le due vie proseguivano unificate per Bolzano (Pons Drusi), risalivano la Val Venosta e per il Passo Resia si fermavano ad Augusta (Augsburg di oggi, Augusta Vindelicum dei romani). Il sistema viario romano si articolava inoltre in una serie di itinerari minori, che penetravano nelle valli e costruivano una vera rete comunicativa. La geografia di tale assetto viario rimase pressoché inalterata fino ai nostri giorni. Si coglie infatti una continuità di percorsi geografici: furono i canali dell’azione evangelizzatrice trentina, successivamente li usarono i barbari nelle invasioni, i pellegrini medioevali e tutte le categorie che potevano viaggiare. Per l’intero arco medioevale, la libertà e la sicurezza di traffico fu un assillo per le autorità governative: dapprima grazie alla protezione reale offerta allo straniero e alle leggi barbariche, poi con la cosidetta “Tregua Dei”, o pace di Dio che garantiva la pace a determinate persone ed escludeva conflitti armati in certi giorni della settimana e nei giorni festivi. Inoltre, continuavano a migliorare le condizioni delle strade, ad aumentare i ponti che facilitavano, per i lunghi collegamenti, il passaggio di fiumi e torrenti. Ma spesso disastrosi erano anche gli imprevisti eventi naturali: alluvioni, valanghe, frane, tempeste di neve e nebbie montane erano, assieme ai banditi di strada e alle prepotenze dei signori feudali, la minaccia persistente che pesava sui viaggiatori. Era nei punti a maggior rischio che sorgevano ospizi e ospedali. Gli ospizi e gli ospedali erano iniziative autonome, affidate alla gestione delle confraternite o degli ordini religiosi. A differenze dei monasteri e dei conventi, tali organizzazioni erano specializzate nell’aiuto del viandante e del bisogno- 303 304 STRUMENTI PER INSEGNANTI Il pellegrinaggio e la figura del pellegrino in epoca medievale so. Possedevano beni immobiliari e fondiari immunitari, vantavano privilegi, franchigie e indulgenze. Gli ospedali dovevano essere forniti di medici e di infermieri. Ai malati si doveva distribuire una pelliccia di pecora, un paio di scarpe, un berretto di lana, assicurare l’assistenza religiosa giorno e notte, il vitto e la bevanda, compresa, tre volte alla settimana, carne fresca di agnello o di maiale. I più importanti ospizi-ospedali erano cinti da mura con corte mediana; altri erano fortificati con una torre a somiglianza dei castelli (Santa Margherita di Ala per esempio). Tutti erano composti di una chiesa, il cui titolo dava il nome a tutto il complesso; inoltre c’era un cimitero, la residenza conventuale o priorale, l’edificio ospitativo (dormitori e refettori), stalle, fienile, granaio, cantina, fonte, pozzo, molino, torchio e officine di diverso tipo. Tutti potevano contare su vasti territori intorno, come pascoli, campi e boschi. Gli ospedali e gli ospizi cercavano perciò di essere completamente autosufficienti al pari dei castelli e dei masi. Promotori, fondatori, consacratori, benefattori, rinnovatori di ospizi, di ospedali e di monasteri nell’ambito territoriale della diocesi tridentina furono i principi vescovi. L’assistenza prestata dagli ospedali ai pellegrini assumeva forme diverse, che potevano riguardare l’offerta del letto, del vitto, di un fuoco ristoratore nelle zone e nelle stagioni più fredde, la pulizia parziale o totale della persona, la donazione o riparazione delle calzature, l’assistenza spirituale con la celebrazione della messa mattutina e la cura in caso di malattia. Il vitto per lo più consisteva in un pezzo di pane e del vino. Nella Valsugana sono documentati i seguenti ospizi ed ospedali: San Egidio di Ospedaletto nella Pieve di Strigno, San Lorenzo di Borgo Valsugana e Santo Spirito a Pergine Valsugana. L’arte figurativa ci lascia in Trentino un grande esempio di ospitalità: nel Duomo di Trento, nel transetto settentrionale, è affrescata la storia di San Giuliano l’ospitaliere. Questi, secondo una leggenda assai diffusa nel Medioevo, dopo aver ucciso i genitori per un tragico equivoco, si ritirò con la sposa in una casetta in riva a un fiume traghettando, ospitando e curando viandanti, pellegrini e infermi. Una seconda raffigurazione di questa leggenda si ha nella chiesa dedicata al santo a Villa del Bleggio. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Oltre agli ospedali, c’erano anche le taverne, diverse dalle prime, perchè in esse generalmente non si dormiva, ma ci si fermava per un momento di riposo, per una bevuta, per mangiare su un tavolo, insieme al vino fornito dal taverniere, pane e companatico, portati personalmente dalle persone ospitate. Una cosa importante che va riconosciuta ai pellegrini e al pellegrinaggio è quella di averci lasciato numerose relazioni di viaggio, itinerari o guide, per la maggior parte o nei primi tempi dovute a religiosi o ispirate da ambienti ecclesiastici, ma nei due secoli finali del Medioevo opera anche di pellegrini laici che viaggiarono cverso Roma, o Compostela o verso la Terrasanta. L’esemplare più noto di questa letteratura è la cosiddetta Guida del pellegrino di Compostela, che risale alla metà circa del XII secolo. Fu Dante ad offrire la più conosciuta definizione di pellegrino medioevale: “Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori de la sua patria, in modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di sa’ Iacopo e riede. e però è da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l’Altissimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, là onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno alla casa di galizia, però che la sepoltura di sa’ Iacopo fue più lontana de la sua patria che d’alcuno altro apostolo; chiamansi romei in quanto vanno a Roma.”1 Emblema dei pellegrini diretti a Roma erano le chiavi di san Pietro, quello dei pellegrini diretti a Gerusalemme erano le palme ed infine quello di Compostela era la conchiglia. 1 Dante, Vita Nova, XL, 7. 305 306 STRUMENTI PER INSEGNANTI Il pellegrinaggio e la figura del pellegrino in epoca medievale Bibliografia essenziale AA.VV La storia dei Giubilei, 2 volumi, Giunti Editore, Firenze, 1997 Giovani Cherubini Pellegrini, pellegrinaggi, giubilei nel Medioevo, Quattro studi, Paravia, Milano, 2000 Aldo Gorfer Sulle orme di Santiago di Compostela. Vie e pellegrini nella storia del Trentino, Edizioni Arca, Trento, 1994 Raymond Oursel Le strade del medioevo, Jaca Book, Milano, 1982 VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Immagine: Prima scena del ciclo della storia di San Rocco, Chiesa di San Rocco e San Antonio Abate, Borgo Valsugana La tecnica dell’affresco n Aspetti generali n Fasi di realizzazione 307 308 STRUMENTI PER INSEGNANTI La tecnica dell’affresco Aspetti generali L’affresco è una tecnica di pittura murale, in cui i pigmenti terrosi, mescolati con acqua, vengono applicati sull’intonaco fresco e ancora umido affinché s’incorporino allo sfondo e si fissino ad esso sfruttando il processo chimico per cui la calce dell’intonaco, combinandosi con i gas carboniosi dell’aria, si trasforma in carbonato di calce, divenendo una superficie compatta che chiude in sé il colore. Questo è il vero affresco, che si differenzia nettamente dal fresco secco o secco, in cui si dipinge sulla parete secca. Comunque, spesso, i ritocchi finali di tutti gli affreschi venivano eseguiti al secco, mediante l’uso di tempera. L’uso dell’affresco è condizionato dal clima. Infatti, se l’umidità penetra nel muro, l’intonaco tende a sbriciolarsi e la pittura con esso: questo contribuisce a spiegare perché l’affresco si è sviluppato in modo particolare in paesi mediterranei come l’Italia e perché lo si ritrova raramente nell’Europa settentrionale. La tecnica dell’affresco è faticosa e richiede un grande lavoro di manualità. Alla fine del Quattrocento e all’inizio del Cinquecento, si diffuse l’uso del cartone, grandi fogli di carta, sui quali i pittori disegnava le figure punteggiandone i contorni trasferendole poi sul muro con la tecnica dello spolvero. In questo caso, l’invenzione dell’artista viene affidata al cartone, mentre l’esecuzione viene lasciata, completamente o in parte, agli aiuti del maestro. Non tutti i colori sono utilizzabili nell’affresco, giacché non tutti resistono alla causticità della calce; si preferiscono in genere colori naturali di origine minerale. VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA IPRASE del Trentino Fasi di realizzazione dell’affresco1 1. La prima operazione consiste nella pulitura della superficie del muro, che viene scrostato con l’aiuto della martellina, e poi bagnato prima di stendere l’intonaco. 2. Il primo strato d’intonaco è il rinzaffo, mistura di sabbia grossa, acqua e calce, che si presenta come una malta assai grezza e pesante che viene stesa con l’aiuto della cazzuola. 3. Il secondo strato di intonaco si chiama arriccio e viene steso solo quando il primo è asciutto. È costituito di una sabbia più fine e viene steso con uno strumento apposito, il frattazzo. 4. Sull’arriccio viene tracciata la sinopia, ossia il disegno preparatorio dell’affresco da realizzare. È formato di pigmento rosso, mescolato con acqua e calce, in modo da garantire la resistenza sul muro. 5. Sulla sinopia viene steso l’intonachino, ultimo strato di intonaco e anche il più sottile di tutti. Esso non viene steso su tutta la superficie, ma solo sulla zona che l’artista crede di poter dipingere in una giornata di lavoro. 6. Adesso, l’artista realizza lo spolvero: dopo aver disegnato l’immagine su un cartone, ne bucherella i contorni, appoggia il cartone sulla superficie e lo tampona con la polvere, lasciando così la traccia del disegno. 7. Ora, l’artista riprende la traccia dello spolvero incidendo appena i contorni con uno stilo; aggiunge poi i chiaroscuri, ombreggiando con cura le parti che avranno una tonalità di colore più scura. 8. L’artista è pronto per dipingere. I colori sono pigmenti naturali, le terre colorate, che vengono mescolate con acqua di calce e stesi con pennelli da affresco. 1 Spiegazioni tratte da Pisanello. Artista cortigiano, a cura di Franco Spaliviero, Electa, Torino, 1996. 309 310 STRUMENTI PER INSEGNANTI La tecnica dell’affresco 9. Terminata la giornata, e cioè lo spazio che l’artista è riuscito a dipingere nell’arco di un giorno, l’intonachino in eccesso viene tagliato con il coltello. 10. Il giorno dopo, l’artista riprende il lavoro stendendo l’intonachino dove intende dipingere in quella giornata, tenendo conto perciò dei tempi di esecuzione. 11. Terminato il lavoro e una volta essiccati i colori, essi assumono un’intensità diversa da quando sono stati stesi.