La centralità di Cristo nell’oratorio A inizio di questo progetto educativo sentiamo il desiderio e l’urgenza di mettere a fondamento di tutto il nostro agire educativo, la persona di Cristo. Stimolati dalla sua domanda: “La gente chi dice che io sia?” vogliamo costantemente vigilare su questo interrogativo per far sempre più posto al Signore nel nostro pensare, progettare e realizzare le proposte. Ma siamo pure certi “che egli camminava con loro”. Questa presenza amica e fedele ci sostiene e ci fa sentire sempre più comunità in cammino dietro all’unico maestro, che si rivela, si racconta, e ci rende testimoni nel cammino della vita nostra e della chiesa. Esteticamente può anche essere uno dei migliori al mondo, ma se l’oratorio è frequentato da una delle comunità peggiori, beh, quella struttura è solo una maschera. All’oratorio si fa di tutto, non è solo il posto dove si prega: all’oratorio si balla, si gioca, si ride e si scherza. L’oratorio è una grande famiglia. E, come fa la famiglia, educa. E in questo compito ci riesce benissimo. E sapete qual è la cosa bella dell’oratorio? E’ che ci possono entrare tutti. Concluderei con una frase presa da una canzone dedicata all’oratorio scritta da Elio e le storie tese: “…All’oratorio il sacro s’incontra col profano Gli offre una spuma e poi si stringono la mano…” Oratorio e ratri Comodità o comunità? Cos’è l’Oratorio? Se si cerca su uno dei più comuni dizionari si trova questa definizione: “Oratorio = ambiente attiguo alla parrocchia, in cui bambini e ragazzi svolgono attività ludico ricreative.” Esatto. Ma non è solo questo. Un signore passeggia, lancia un’occhiata verso l’oratorio e vede questo cancello blu, un campo da basket, uno da calcio nascosto da delle semitribune, bambini ragazzi ed educatori che giocano, gridano, schiamazzano e si divertono. L’oratorio potrebbe apparire come un parcheggio per i bambini e ragazzi. Come un posto in cui quando fa freddo trovi dei caloriferi e una cioccolata calda per scaldarti. Come un “tappabuchi” per i sabato sera in bianco. L’oratorio è altro. Quel signore non sa che il vero oratorio è quello che cresce grazie a chi lo frequenta. L’oratorio non è bello perché ha la palestra nuova o il bar ben rifornito. L’oratorio è bello perché delle persone lo rendono vivo con quello che trasmettono. Comunità in cordata Oratorio è camminare coi piedi nel fango – nella realtà, nella storia, nel nostro presente, nel nostro territorio – e con gli occhi fissi alla Stella, ma questo cammino in oratorio non è percorribile in solitaria, è un cammino che va affrontato in cordata: il nome di questa cordata è comunità. Mettersi in cordata significa dunque accettare la faticosa sfida di camminare insieme ad altri, di trovare, oltre alla meta comune, un passo comune, rispettoso dei tempi e delle esigenze di ciascuno. Mettersi in cordata significa sentirsi corresponsabili – responsabili insieme – di questo cammino, perciò è fondamentale che ciascuno si senta chiamato in prima persona ad aiutare e sostenere l’altro nella sua crescita, ma anche che sia disponibile a lasciarsi aiutare e correggere dagli altri. La corda che tiene unita la nostra comunità è una fraternità autentica, fatta di gesti semplici e concreti: la preghiera comune, la convivialità e la festa, la cura per l’altro, in modo particolare per il più piccolo, e la correzione fraterna. Comunità pastorale Da alcuni anni la nostra comunità oratoriana è chiamata a giocarsi con le altre comunità del canturino – san Paolo, san Michele e più tardi anche san Carlo di Fecchio- lungo il percorso dell’Unità di Pastorale Giovanile (UPG). Si è trattato e si tratta di un percorso di condivisione dei cammini e delle esperienze, ma soprattutto delle relazioni, in cui l’attenzione è stata puntata sull’unità nella diversità: la comunanza di cammini ed obiettivi non ha mai fatto passare in secondo piano le caratteristiche che costituiscono l’identità di ogni comunità, non si è cercato di omologare, bensì di costruire percorsi di comunicazione in cui le differenze fossero un potenziale arricchente. L’UPG è stata dapprima accettata con fatica e con una certa rassegnazione: nelle comunità c’erano forti resistenze rispetto all’effettiva possibilità di riuscire a condividere cammini tradizionalmente molto distanti, ma pian piano è divenuta una realtà concreta costruita con amore ed entusiasmo. L’oggi della nostra UPG ci dà fiducia circa la proposta di Comunità Pastorale rispetto a cui alle nostre comunità parrocchiali è chiesto di mettersi in cammino: la Comunità Pastorale è il volto di Chiesa che vogliamo proporre al nostro territorio, una Chiesa per cui è possibile e bello costruire cammini comuni. Inseriti all’interno di una Chiesa Il nostro essere comunità cristiana, tuttavia, non può fare a meno di allargare lo sguardo ed inserirsi nella prospettiva ecclesiale: possiamo essere comunità oratoriana, comunità parrocchiale, comunità di pastorale cittadina, solo se siamo prima di tutto Chiesa, se siamo cioè popolo di Dio che ha per legge il comandamento dell’amore e per missione quella di essere sale della terra e luce del mondo. Singolarità e identità “Ecco l’uomo” Questa espressione evangelica inserita nella passione del signore vuole diventare un doppio invito, un doppio sguardo. Il primo sguardo lo volgiamo rivolgere all’ “uomo Gesù” nostro riferimento, nostro modello, essendo il primo educatore. Il secondo lo rivolgiamo all’uomo, alla persona, centro e cuore dell’opera educativa. È la persona nel suo essere generale, e per generale intendiamo in ogni sua stagione e età della vita, che deve stare al centro dell’opera educativa certi che l’oratorio vede nella persona l’unico motivo per la quale vale la pena spendersi. La comunità oratoriana dovrà allora tener conto di due ambiti della persona: la singolarità e l’identità. Per singolarità intendiamo che in oratorio ci sono tanti punti di partenza, tanti cammini individuali perché questo rispecchia la storia e il vissuto che ogni individuo si porta. Partendo dal principio che ogni storia, sia essa felice o travagliata, deve essere rispettata e incoraggiata, si rispetteranno le proprie sensibilità e inclinazioni convinti che questo e solo questo è il punto di partenza per un cammino. Per identità pensiamo alla proposta educativa che l’oratorio offre, che si esprime in uno stile di vita che tocca la libertà di ognuno nel vissuto quotidiano. Ed è proprio questa proposta che parte da quel “punto di partenza” che è la singolarità di ogni individuo, dando però una propria identità comune favorendo appartenenza e percorsi all’interno di una comunità oratoriana, parrocchiale ecclesiale. Noi nella storia Andando a ripercorrere la nostra storia emerge un grande parallelismo con il popolo d’Israele che lascia la propria terra per realizzare la promessa sotto la guida di importanti persone. Infatti Cantù racchiude l’influenza della civiltà romana, dell’impero di Carlo Magno e già nel 1007 trova la figura di Ariberto da Intimiano che realizza una conciliazione tra i gruppi della popolazione. Passa poi la dominazione degli Sforza, degli Spagnoli e degli Austriaci che accompagnano l’aggregazione delle attuali parrocchie. Le chiese hanno sempre rappresentato il centro della vita religiosa unitamente a quello della vita civile, dove la gente incontra la su identità. Così un passo importante è il 1875 quando il parroco di San Teodoro acquista dagli eredi del Cav. Giorgio Boldorini la casa e il giardino adiacenti al lato Sud della chiesa e, successivamente, nel 1953, si aggiungono le aree confinanti con il lato Nord assumendo le forme del complesso odierno. Questa struttura fa nascere l’oratorio, come luogo di incontro e di crescita per i parrocchiani che trovano come riferimento la figura del parroco. Soltanto negli anni il “popolo” si San Teodoro è capace di abbandonare la propria strutturalità cogliendo occasioni per ampliarsi e crescere all’interno della chiesa; nasce così l’oratorio di Via Daverio, intitolato a Maria Immacolata, con lo scopo di creare un luogo per i ragazzi e uno per le ragazze. Per coordinare e seguire la comunità si affianca al parroco il coadiutore, che negli anni è ruolo rivestito da diversi preti, ognuno dei quali dona alla nostra realtà una tinta di colore luminosa e portatrice del messaggio del Vangelo. Si da il via al gruppo giovani e adolescenti che diventano meta importante per ogni ragazzo, in quanto si vivono esperienze “…..”, anche attraverso vacanze estive. Permane l’influenza e il riferimento del sacerdote che dedica alla vita parrocchiale tempo e carisma. A metà degli ’80, accanto al cambiamento della società, anche al chiesa propone un’evoluzione della struttura: infatti Cantù vive la proposta e la realizzazione dell’interparrocchialità nel ’97 con un parroco residente per parrocchia ed un unico coadiutore, affiancato successivamente da un responsabile laico per oratorio. È passo decisivo per il nostro popolo, in quanto l’uscire dal proprio campanile sembra perdita di identità e non occasione di arricchimento. L’azione di Dio però, accompagna l’intera Cantù, che in 9 anni arriva a condividere cammini di catechesi, incontri di giovanissimi e giovani facendo della proprio parrocchia luogo di reciproca crescita. Questo cammino procede facendo emergere il divenire della stessa chiesa: avviene il passaggio da “… candele a destra e il paramento” alla consapevolezza che la salvezza cammina bene tra gli uomini. Ciò significa che ognuno di noi è chiamato ad una partecipazione collettiva in cui esprime la propria ministerialità. Questo scenario non deve spaventare, non si deve credere che sia tutto causato dalla diminuzione del clero, ma gia negli atti degli apostoli possiamo trovare le origini della comunità pastorale di Cantù. Il nostro oratorio che ora vede le principali attività nella struttura di Via Daverio e lo svolgersi dell’oratorio estivo nelle due strutture, ha nel 2006 occasione per crescere maggiormente attraverso la guida di un Prevosto, di due vicari residenti e un responsabile della pastorale giovanile. Questa storia trova senso e conferma dell’attuarsi nella promessa anche nella collocazione della cappellina in oratorio; questa si raggiunge scendendo delle scale che fanno scoprire come la chiesa possa crescere nella società odierna, riconoscendo e custodendo la radice comune, il cuore dell’eucarestia. Così ognuno potrà partire da qui vivendo il proprio compito e facendosi portatore della parola di Dio all’interno dello stesso oratorio. Famiglia INIZIATIVE A LIVELLO INTERPÀRROCCHIALE: 3^Elementare 4^Elementare Il programma di questo anno ha come obiettivo quello di far incontrare Gesù nei sacramenti e fare acquisire la consapevolezza che il sacramento non è un obbligo, ma un dono. Per accogliere con frutto la Grazia dei sacramenti è necessaria la fede in Gesù: senza la fede il sacramento è come un seme che ha in se la vita ma il terreno su cui è posto non è fertile. Riconciliazione La fragilità dell’uomo conduce spesso all’esperienza del male che è tutto ciò che porta sofferenza, dolore e pena al mondo e quindi anche a Dio che è il Padre di tutti. Il cristiano non deve arrendersi al male: le sue debolezze e suoi errori trovano sempre il perdono di Dio e la spinta per ricominciare. Eucaristia: I ragazzi verranno introdotti gradualmente alla liturgia domenicale. Si renderanno conto che fa parte della nostra fedeltà alla chiamata del Signore, rispondere ogni domenica con una partecipazione viva e attiva alla celebrazione dell’eucarestia. Nell’Eucarestia il cristiano trova l’alimento che, come il cibo, gli da forza ed energia. Appuntamenti: ritiro I confessione I confessione Ritiro I comunione I comunione 5^ Elementare Il 3° anno di catechesi è rivolto ai ragazzi e alle ragazze di 5^ elementare. CONSEGNA BIBBIA Mattino: S. Messa interparrocchiale Pranzo in oratorio Pomeriggio: momento di preghiera con ragazzi e genitori nella cappella dell' oratorio e consegna della Bibbia ANNIVERSARIO PRIMA COMUNIONE: S. Messa interparrocchiale Pranzo in oratorio INIZIATIVE A LIVELLO PARROCCHIALE: GIORNATA DI CONDIVISIONE (una domenica Quaresima) Mattino: S. Messa nella chiesa parrocchiale Pranzo in oratorio Pomeriggio: giochi in oratorio di TESTIMONIANZA MISSIONARIA In ottobre, in occasione della Giornata Missionaria, durante l'incontro di catechismo, testimonianza di un parrocchiano/a che ha fatto un' esperienza di servizio o volontariato missionario I media Il 4° anno di catechesi si rivolge ai ragazzi/e di I media che riceveranno la S. Cresima all'inizio della II media. Durante il cammino si cerca di far capire ai ragazzi che possono portare la loro testimonianza di fede vissuta nel gruppo, che via via si deve unire sempre più, imparando anche dalle testimonianze portate dal altri. Iniziative interparrochiali o condivise da tutte le parrocchie Visita a Milano della chiesa di Sant'Ambrogio per conoscere le origini della liturgia ambrosiana, la struttura della chiesa e i santi che vi trovano sepoltura. Prima di effettuare la visita ai ragazzi è stata presentata la figura di Sant'Ambrogio, la sua vita nei diversi aspetti ( ottobre novembre ). A gennaio presentazione cammino 100 giorni ( Alte vette) obiettivo arrivare in cima per incontrare il Signore: si devono affrontare diverse tappe con difficoltà simili a quelle che si incontrano durante una scalata in montagna, l'importante è avere una buona guida su cui poter contare e in cui riporre la più completa fiducia. Durante questo cammino ci siamo avvalse di testimonianze che potessero far capire ai ragazzi i vari aspetti delle vita di fede: Isabella Biffi - ha raccontato la sua esperienza in Bolivia con M.G. Luisa Girgi - ha parlato della vita della sua famiglia in Perù e degli incontri avuti con i bambini peruviani Marta Galbiati - ha testimoniato la sua esperienza in parrocchia e nel C.D.O. Novati - ha parlato del suo lavoro (maestra) che la porta ad aiutare gli altri Dopo Pasqua il cammino procede con la presa visione di differenti realtà, noi siamo andati al seminario di Venegono per conoscere la strada che porta alla vocazione; in seguito abbiamo sentito Suor Marzia per farci raccontare la sua chiamata. la conclusione è a San Siro con l'incontro con il cardinale, nel mese di Giugno. Ripresa in Il media .Giornata insieme - messa interparrocchiale - camminata a Cucciago - condivisione del pranzo - visita al Santuario della Madonna della Neve dove si è potuto conoscere la vita di S.Arialdo e poi tutti insieme ai genitori si sono rinnovate le promesse battesimali Preghiera interparrocchiale - invitati padrini e madrine - icona Pentecoste Ritiro nel seminario di Muggiò ( presenti anche i seminaristi) 16 ottobre S.Cresima - Mons. Franco Brovelli il III e IV anno di catechesi hanno come testo, il catechismo della CEI "Sarete miei testimoni". OBIETTIVI Scoprire il progetto di salvezza di Dio, come progetto d'amore: . da accogliere con l'atteggiamento di Gesù, testimone fedele del Padre; . a cui collaborare con la forza dello Spirito Santo; . da manifestare e vivere nella Chiesa; . da celebrare come evento nella Cresima. II e III media, Preado 1. Introduzione Il presente progetto è solamente una bozza, un tentativo iniziale da completare e da “aggiustare” durante e dopo la sua sperimentazione. Questo itinerario nasce innanzitutto da una profonda e seria verifica condotta a più riprese dagli educatori dei preadolescenti avvenuta nel mese di maggio 2000. Tra le osservazioni emerse con maggior decisione c’era la constatazione pressoché unanime che il metodo catechistico “tradizionale” (che consiste nel dare in mano ai ragazzi il libro del catechismo C.E.I. e nel partire da lì per iniziare un dibattito o un confronto) è del tutto inadeguato ai ragazzi che abbiamo davanti e che ci sono affidati. Anche i tentativi per cercare di “cammuffare” l’evidente aspetto intellettuale-scolastico della proposta (giochi per introdurre il tema, cartelloni etc.) sono sembrati onestamente poco efficaci. Inoltre si è riscontrato come “il mercato” (sussidi catechistici alternativi, esperienze di altre parrocchie a noi note) sia, per questa fascia d’età, molto povero. Gli stessi progetti educativi esistenti nei tre oratori, per questa fascia d’età, riportavano indicazioni assolutamente insufficienti (otto righe nel progetto educativo dell’oratorio S.Michele; S.Paolo e S.Teodoro al momento non hanno un progetto educativo dell’oratorio, almeno scritto!). Inoltre, in questi ultimi tre anni, con l’avvento dell’interparrocchialità, è mutato il concetto stesso di oratorio e di itinerario educativo. Questo progetto ha subito molte verifiche e cambiamenti: in particolare uno sostanziale nell’agosto del 2003. 2. Il metodo esperienziale L’aggettivo “esperienziale” ci sembra il più adatto a descrivere il metodo che vogliamo proporre. Si tratta di partire da una esperienza concreta e reale (non dunque un giochino o un cartellone!) per elaborare in alcune fasi successive un contenuto catechistico e l’approccio al Vangelo. Ad esempio: l’itinerario di III media prevede la tappa della croce, un momento liturgico dove viene consegnata a ciascun ragazzo e a ciascuna ragazza una Tau di legno a significare l’impegno di ciascuno a seguire Gesù sulla via della Croce, che è la via del dono di sé al prossimo. Normalmente tale consegna è preceduta da un breve momento di ritiro e di riflessione. Abbiamo notato come questo gesto spesso è vissuto in modo formale, dove prevale più l’emozione di essere per un giorno protagonisti sull’altare che non il contenuto e il ritorno nella propria quotidianità del gesto stesso. Il metodo esperienziale prevede il raggiungimento di questo obiettivo catechistico attraverso un altro itinerario. Per esempio si può ipotizzare una raccolta di generi alimentari da destinare ai poveri, raccolta fatta dai ragazzi/e stessi insieme ai loro educatori. I ragazzi portano in alcune case un volantino con delle richieste. La settimana dopo passano casa per casa a raccogliere ciò che la gente da. In questa fase le persone spontaneamente faranno delle domande ai ragazzi: perché questa iniziativa? A chi date questi alimenti? In questo modo i ragazzi hanno l’occasione di scoprire in loro stessi quali sono le motivazioni iniziali del loro gesto (cosa che in una discussione, a priori, in gruppo, certamente non emergerebbe!). In un secondo momento ciò che si è raccolto si porta al Centro d’Ascolto di S.Teodoro; lì si può incontrare un operatore che spiega ai ragazzi/e chi sono le persone bisognose nel nostro territorio e a chi andranno le cose da loro raccolte. Sulla base di questa esperienza concreta l’educatore può riprendere nel gruppo il tema della povertà e della carità, di come è bello, anche se impegnativo, spendere un po’ del proprio tempo per gli altri, in particolare per i bisognosi. Il tema può essere anche successivamente ripreso in un incontro di preghiera dove i ragazzi riscoprono l’importanza del dono di sé al prossimo guardando all’agire di Gesù nei confronti dell’uomo (ad esempio la classica parabola del buon Samaritano). Solo alla fine, come coronamento di questo breve percorso, arriva il gesto liturgico della consegna della croce, che a questo punto non è più un gesto esteriore e formale, ma rappresenta l’impegno reale e concreto a vivere sempre nella propria vita quella dimensione che si è scoperta insieme nel gruppo, in questo caso la carità e il dono di se ai più poveri. Questo è solo un esempio da attuare per ogni obiettivo catechistico. Tra l’altro questo è il metodo educativo usato da Gesù nel Vangelo! Ad esempio nel racconto dell’ultima cena dal Vangelo secondo Giovanni è descritto Gesù che lava i piedi ai discepoli (momento esperienziale!); Pietro e gli altri non capiscono cosa sta succedendo, ma Gesù chiede di rimandare a dopo le spiegazioni (“Tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo!”). Solo alla fine il momento catechetico: “Sapete ciò che vi ho fatto? Se dunque io, il Maestro e Signore, ho lavato i piedi a voi, anche voi lavatevi i piedi gli uni gli altri”. Naturalmente ci rendiamo conto che questo metodo contiene un rischio: quello di affidarsi ad una cieca sperimentazione; di affidarsi, cioè, all’illusione che tanto più uno accumula esperienze, tanto più cresce. Per questo, in questo metodo, è di fondamentale importanza curare la fase finale dove si ragiona su ciò che si è fatto e si colgono, nella discussione, con approfondimenti ulteriori (letture, fotocopie di alcune pagine del catechismo, approccio col tema nel Vangelo) i valori e i contenuti dell’esperienza. Fondamentale sarà anche che ogni ragazzo raccolga su un quadernone personale la documentazione del percorso e delle riflessioni fatte. Inoltre è necessario fare di tanto in tanto delle riprese, magari proposte con metodi dinamici (es. dare una foto relativa ad una situazione di una esperienza fatta e commentarla!) Tuttavia, lo ripetiamo, il momento catechetico in senso stretto viene sempre alla fine e non è mai il punto di partenza. 3. La gradualità pedagogica Riteniamo che sia importante puntare, nell’esperienza educativa, ad obiettivi alti; non intendiamo giocare al minimo o abbassare la proposta. Tuttavia, come ci ha insegnato anche il nostro ex Cardinale (C.M.Martini), crediamo nella gradualità pedagogica. Il cammino dei ragazzi, come ogni cammino umano reale, è fatto di “rotture” o “salti di qualità” (per esempio momenti forti come le due giorni o gli esercizi spirituali o i “passaggi”) e di momenti ordinari dove emerge maggiormente il criterio della continuità. Tuttavia, sempre, per raggiungere punti d’arrivo alti occorre condurre i ragazzi attraverso passi graduali, volta per volta da decidere, ma comunque sempre alla loro portata. Gradualità pedagogica significa anche ipotizzare degli itinerari differenziati, che però noi intendiamo in modo radicalmente diverso dalla interpretazione usuale. Itinerario differenziato non significa fare un percorso alternativo di catechesi distinguendo due gruppi: quelli a cui fare la “proposta alta” e quelli rispetto ai quali “abbassare il tiro”. Il concetto di itinerario differenziato non è un percorso alternativo del ragazzo, ma è una mentalità che deve acquisire l’educatore che è interessato alla persona, più che al gruppo o al programma e dunque ha cuore sufficiente per seguire altrove i ragazzi che decidono di percorrere altre strade ed è così un punto di riferimento costante nel tempo anche al di fuori dell’oratorio e dei suoi itinerari specializzati. Spesso, invece, quando un ragazzo lascia l’oratorio è abbandonato e l’educatore raramente ha il coraggio di lasciare il caldo ovile delle “novantanove pecore” per spingersi a percorrere avventure educative “fuori dagli schemi classici” (ad esempio sostituendo il rapporto formale educatoreragazzo con uno più informale) per amore ed interesse verso quella singola “pecorella”. A questo proposito è fondamentale il rapporto personale tra educatore e ragazzo. Gli educatori di seconda media devono avere in mano l’elenco e la data del compleanno di tutti i ragazzi che hanno fatto la cresima in quell’anno: di ciascuno di essi, gli educatori (a nome dell’intera Parrocchia) sono responsabili per sempre! Per cui se un ragazzo non si vede, qualcuno sa perché, qualcuno va a vedere, parla con i genitori, parla con il ragazzo che si sente interpellato, seguito, capito, sostenuto, magari anche rimproverato, ma mai anonimo! Se un ragazzo decide di non venire più all’oratorio l’educatore deve comunque trovare il modo di incontrarlo, magari andando a vederlo giocare a calcio o a pallavolo (se pratica uno sport), magari andando a sentirlo suonare se ha con dei suoi amici un piccolo gruppo musicale, magari solo per una telefonata il giorno del suo compleanno, ma deve fargli capire che a lui, comunque, ci tiene! 4. Educazione globale Ci rendiamo perfettamente conto di essere soltanto una delle numerose agenzie educative che intervengono nella crescita dei ragazzi. La famiglia, ad esempio, ci precede e è un riferimento educativo con il quale è indispensabile interagire. Su questo siamo decisi ad investire una consistente parte del nostro tempo. Ad esempio gli educatori possono proporre il “caffè in famiglia”: un breve incontro a casa del ragazzo dopo cena col pretesto di un caffè. Altre iniziative (un percorso formativo con i genitori?) sono senz’altro da proporre. Sarebbe bello interagire attivamente anche con gli insegnanti delle scuole medie (in particolare quelli di religione), gli educatori degli scout, gli animatori del doposcuola, gli allenatori sportivi delle varie società perché interagiscano nei nostri percorsi. Educazione globale significa, infine, ragionare su prospettive ampie (nel tempo) sapendo che questi ragazzi arrivano a noi con una storia, un cammino alle spalle e andranno oltre noi. A noi è chiesto semplicemente di accompagnarli, nella maniera migliore a noi possibile, in questo tratto di strada. 5. La preghiera Trattandosi di un itinerario cristiano, la preghiera dovrà avere, nel percorso dei ragazzi, un ruolo importante. La proposta è quella di iniziare o (meglio) terminare ogni incontro con un breve momento di preghiera (10 min circa) organizzato dall’educatore tenendo conto delle caratteristiche del preadolescente. Facciamo alcuni esempi: iniziare sempre con un breve canto, magari suonato con la chitarra; poi si può ad esempio: 1. L’educatore propone una piccola riflessione su un branetto del Vangelo e chiede ai ragazzi di comporre una breve preghiera personale (i preado amano raccontarsi!) 2. Si può aprire il Vangelo a caso, legger un brano e far scrivere a ciascun ragazzo una esperienza simile capitata. 3. Si può far pregare per qualche situazione concreta di cronaca (es per la Pace) a partire da un fatto che ha avuto particolare risonanza in loro 4. Si può far scrivere loro una cosa positiva e una negativa capitata e metterla davanti al Signore 5. Si può (verso la fine dell’anno) dare a loro, turno, l’incarico di preparare una piccola preghiera per gli altri (magari a partire dal Vangelo della Domenica) 6. Ci sono in giro anche dei bei sussidi ad esempio sui salmi oppure su qualche figura biblica adatti ai ragazzi: gliene si può regalare uno, usarne alcune parti nel gruppo e lasciare il resto alla loro iniziativa. 7. Si possono usare dei cartoncini con delle immagini che suscitino una preghiera spontanea La preghiera cresce e diventa un riferimento importante nel tempo solo se è strutturata su due binari: la preghiera di gruppo (al catechismo, in oratorio, la Messa etc.) e la preghiera personale. Se un ragazzo prega solo nel gruppo, ma trascura del tutto la preghiera personale, pian piano il rapporto con Signore diventerà esteriore e formale. Occorre che entrambe le dimensioni siano curate e questo è compito dell’educatore. Suggerisco, nel corso dei due anni, di vivere nel gruppo varie modalità di preghiera: preghiere semplici e “accattivanti” (vedi alcuni esempi nel progetto educativo), ma soprattutto preghiere che poi possano essere ripetute anche a casa, da soli, a livello personale. A questo proposito alla libreria “La Speranza” di Vighizzolo potrete trovare tanti libretti e sussidi utili (ad esempio sui salmi o sulla vita di alcuni santi o piccoli commenti ad alcuni versetti del Vangelo…). E’ utile iniziare nel gruppo ad usare questi sussidi e poi darli ai ragazzi e invitarli a proseguire a casa quella particolare preghiera sperimentata insieme nel gruppo. Si può anche pensare qualcosa di particolare e coinvolgente per i tempi forti (Avvento e Quaresima). In ogni caso non va davvero trascurata l’educazione alla preghiera: nel cammino di fede essa è un ingrediente fondamentale e insostituibile!!! 6. I momenti aggregativi A questa età sono fondamentali i momenti aggregativi: un ragazzo fa anche fatiche grosse se è sostenuto dal gruppo; nella adolescenza sarà chiamato a fare scelte personali, ma ora è il gruppo il vero motore segreto. Soprattutto in seconda media è importante spingere molto su questo proponendo momenti aggregativi (es un sabato sera ogni tanto insieme in qualche oratorio, le due giorni etc), ma anche avendo cura di far capire che un gruppo cristiano non è mai un circolino chiuso, ma deve essere sempre aperto all’accoglienza!! (A questo scopo si può ad es organizzare delle feste dove i ragazzi invitano altri che non frequentano!) Da ultimo vediamo come le vacanze estive comunitarie rappresentino, a questo scopo, una esperienza straordinaria! Siamo particolarmente felici del fatto che si sia arrivati a realizzare vacanze interparrocchiali coinvolgendo i ragazzi di tutti e tre gli oratori per fasce di età. 7. Il percorso L’itinerario educativo del biennio II-III media è l’itinerario evangelico dei discepoli di Gesù. L’icona evangelica alla base del percorso è quella di Mc 3, 14: “(Gesù) ne costituì 12 perché stessero con lui (obiettivo di II media) e per mandarli (obiettivo di III media) ad annunciare il vangelo”. L’icona pedagogica è rappresentata dal cerchio (per l’anno di II media) - cioè dall’idea del gruppo, dell’amicizia etc - dalla strada (per l’anno di terza) - cioè dall’idea di scoperta della realtà che ci circonda e apertura ai problemi dell’uomo e ai valori cristiani - e dalla casa (per la professione di fede e il passaggio agli adolescenti) - che suggerisce l’idea di un iniziale progetto di vita. La professione di fede, allora, è insieme un punto d’arrivo (nel senso di una tappa importante, una svolta nella mia vita) e un punto di partenza verso un cammino più maturo. Un passaggio che assume l’icona della casa a tre piani, cioè di una iniziale regola di vita centrata sulla preghiera, la comunità, il servizio. L’itinerario educativo è pensato come una “scommessa”: “Maestro dove abiti?” (Gv 1,38-39). E’ la domanda che i primi discepoli rivolgono a Gesù. “Venite e vedrete!”. E’ la risposta del maestro. Ecco l’itinerario: vuoi capire cosa significa essere discepoli di Gesù, essere cristiani “maturi”, seguire la Sua proposta? Vieni e vedi! Prova a vivere fino in fondo questa scommessa: l’itinerario di fede e di sequela che Gesù propone ai suoi discepoli. Alla fine dei due anni tu stesso potrai giudicare se questa esperienza è davvero importante per la tua vita oppure no. Quando Gesù si avvicina alla croce “molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui”. (Gv 6,66) E’ la scoperta che seguire Gesù e bello, ma anche è impegnativo: comporta sacrificio e rinuncia. Ed ecco la domanda di Gesù ai 12: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli risponde Pietro: “Signore e da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!” che è come dire: sappiamo che ci attende un cammino molto impegnativo, non sappiamo se saremo all’altezza. Ma ora che ti abbiamo conosciuto ci accorgiamo che non possiamo più stare senza di te, non possiamo più tirarci indietro. Ecco: la professione di fede è la vittoria della scommessa iniziale. Ho accettato di fare questo itinerario di due anni dietro a Gesù, non ho ancora capito tutto, dovrò ancora camminare molto, anzi, per tutta la vita e tuttavia ho sperimentato che solo Gesù ha parole di vita eterna, solo lui mi fa una proposta che da senso pienamente ai miei giorni. 8. Il programma di II media In questo primo anno si privilegia la dimensione parrocchiale. L’icona pedagogica è il cerchio, cioè il gruppo. L’icona evangelica è la comunità dei discepoli insieme a Gesù. (N.B. Nella prospettiva di spostare il Sacramento della Cresima all’inizio della 2media a fine Ottobre riterremmo opportuno che già da settembre gli educatori di II media si affianchino alle catechiste in modo da permettere una reciproca conoscenza con i ragazzi in quei due mesi!) In linea di massima in quest’anno si punta molto su questi obiettivi: Novembre-Dicembre: il "mese" del "Ciao"! Obiettivo: Conoscersi Mi presento agli altri e imparo a conoscere i miei nuovi compagni di viaggio, cerco di capire che immagine ho di me stesso e che immagine hanno gli altri si fanno di me. Insieme cerchiamo di creare un gruppo unito dall'amicizia tra noi e con Gesù che ci cammina accanto ed è il modello per le nostre relazioni, per questo dobbiamo superare divisioni e pregiudizi, in modo da facilitare l'instaurarsi di relazioni interpersonali ricche e coinvolgenti,che non escludano nessuno. Il valore dell'amicizia e delle gioia di stare insieme animano le attività, i giochi di conoscenza e la preghiera di questo periodo, tutti finalizzati ala conoscenza reciproca e alla coesione del gruppo. Questa tappa si conclude con la due giorni interparrocchiale che vuole essere un momento di forte amicizia,gioia e condivisione, capace di dare slancio e unità al gruppo. Rif per l’educatore Catechismo CEI “Vi ho chiamato amici”: pag 16-23, 38-111 e 138-145 Gennaio- Maggio: il "mese" dei talenti. Obiettivo: Scoprire le potenzialità del gruppo A ciascuno Dio ha dato dei doni: l'obiettivo è quello di scoprire i propri doni e quelli degli altri e che, mettendoli insieme ( nel gruppo) mi arricchisco e arricchisco gli altri; in questo periodo vengono proposte esperienze volte ad aiutare a sentirsi di più "gruppo" e che permettono di lavorare insieme ( teatro, giornalino, dipinti...).Il riuscire a mettere al servizio e in comunione le proprie abilità, fisiche e morali ,permette di accrescere interiormente e di non sprecare quanto il Signore ci ha dato. Rif per l’educatore Catechismo CEI “Vi ho chiamato amici”: pag 8-15 e 112-137 9. Il programma di terza media In questo secondo anno si privilegia la dimensione interparrocchiale. L’icona pedagogica è la Strada, scoprire la realtà che ci circonda e aprirsi ad amarla ed accoglierla. L’icona evangelica è l’invio dei discepoli nel mondo per testimoniare il Vangelo. Questi i contenuti del percorso di terza: Ottobre-Dicembre: la tappa del Padre Nostro. Obiettivo: scoprire la realtà intorno a me. L'obiettivo di questa tappa è quello di rendere il gruppo consapevole della presenza di numerose realtà in grado di essere segni di speranza per molte persone del territorio. Sono segni di speranza tutte le persone che sanno essere di conforto, sostegno e aiuto per chi si trova in difficoltà; il loro intervento non si riduce a semplice assistenza materiale ma diventa segno tangibile della presenza del Signore nel loro cuore; diventano così esempio di come nella vita non siano tanto importanti le cose che si fanno, ma l'amore che si mette nel realizzarle. Per fare ciò gli educatori conducono i ragazzi lungo un percorso che porterà loro ad incontrare associazioni presenti nel territorio (Croce Rossa, Cooperativa "In Cammino", Caritas...), che rispondono con modalità differenti alle problematiche sociali; importante sarà anche il coinvolgimento dei ragazzi in iniziative che possano permettere al gruppo di aprirsi verso l'esterno,come per esempio eventuali esperienze di aiuto ai segni di speranza incontrati oppure incontri volti alla crescita del senso di interparrocchialità ( uscite pomeridiane e serali in comune, tornei sportivi...): Importante risulterà infine la riflessione e l'analisi dell'esperienza vissuta in modo tale da poter comprendere come anche nella quotidianità è possibile scoprire il Signore in semplici gesti di attenzione e aiuto verso chi ne ha bisogno. Rif per l’educatore Catechismo CEI “Vi ho chiamato amici”: pag 24-37 e 172-193 Gennaio-Febbraio: la tappa del perdono. Obiettivo: Imparare a superare le divisioni e i conflitti. Mese della Pace : Conosco e rifletto sui conflitti che ci sono nel mondo,ponendo attenzione anche a quelli meno "pubblicizzati"(incontro con extracomunitari che sono stati costretti a fuggire dal loro paese a causa della guerra o per situazioni di persecuzione o conflittualità; esempi di operatori di Pace e di tolleranza; si affronta il problema dell'azzeramento del debito pubblico dei paesi del terzo mondo). Rifletto sui piccoli,grandi conflitti nel vivere quotidiano di ognuno : in famiglia, con gli amici, a scuola, nello sport, attraverso discussioni e rappresentazioni; questa tappa ci porta a capire come ogni situazione di lotta e di contrasto nasce da una mancanza di perdono e necessiti proprio di questo per essere risolta: Riscopriamo il valore e l'importanza del perdono testimoniato con tutta la sua vita da Gesù, esempio più grande di Amore e Pace. Rif per l’educatore Catechismo CEI “Vi ho chiamato amici”: pag 162-171 divina. Dalla preghiera del gruppo alla preghiera della Chiesa: la diurna laus. - come cambia il rapporto con gli altri: dal gruppo degli amici alla comunità. - come cambia il servizio: dal servizio “episodico” ad un impegno continuativo. Professione di fede. Marzo-Maggio: la tappa della croce. Obiettivo: Vivere la carità In questa tappa vogliamo sperimentare in prima persona quel servizio agli altri visto compiere da alte persone durante il nostro cammino, vivendo cioè come un gruppo di carità, prendendo in modo convinto sulla propria schiena la propria croce e portandola nel mondo come testimoni di fede e uomini di carità. L'esperienza diretta che accompagna il cammino è una possibile iniziativa ( una raccilta, un mercatino) il cui ricavato viene destinato ai più bisognosi (poveri,carcerati, Terzo Mondo ),con uno stile che vuole essere quello di Gesù con un riferimento importante al Vangelo, mezzo di motivazione e verifica sul proprio operato e i nostri atteggiamenti, scoprendo il piacere di servire gli altri e trovare quel sorriso che è la ricompensa più grande. 10. L’investimento economico L’investimento economico che chiediamo ai genitori e alle parrocchie è minimo: per l’anno di seconda media: la copertura delle spese del teatro o di altre attività analoghe. per l’anno di terza media: un Tau e nel passaggio agli adolescenti il libretto della Compieta per ogni ragazzo/a). In più il materiale didattico necessario. Concretamente, in media, chiediamo alla parrocchia di contribuire con circa € 12,00 per ciascun ragazzo all’anno! Ai genitori di integrare questa quota aggiungendo € 12,00 all’anno (Escluso le due-giorni). In totale € 24,00 all’anno per ciascun ragazzo. Rif per l’educatore Catechismo CEI “Vi ho chiamato amici”: pag 146-161 e 194-208 11. La consulta di pastorale giovanile, l’A.C.R. e l’apertura al decanato Giugno: professione di fede Ritiro (due giorni) professione di fede e proposta dei tre salti di qualità: - come cambia la preghiera: dalla esperienza per arrivare a ritrovare il valore nel Vangelo al percorso inverso: la lectio E’ nostra intenzione mantenerci aperti ed in contatto sia con la consulta di pastorale giovanile e le iniziative da lei promosse per i preadolescenti (a questo scopo già da quest’anno cureremo che intervengano sempre due educatori preadolescenti per parrocchia ad ogni riunione della consulta), sia con l’A.C.R. avendo riconosciuto la bontà di questa ulteriore possibilità educativa (almeno per qualche ragazzo!). Inoltre è auspicabile che nei vari Consigli degli Oratori ci sia la presenza di qualche educatore preado. 12. Il cammino degli educatori e i passaggi Per gli educatori sono previsti tre livelli di lavoro (più uno). Il primo livello (programmazione) è interparrocchiale, per fascia d’età. Tutti gli educatori di II media delle tre parrocchie si ritrovano insieme agli educatori laici di riferimento e don Giovanni per la programmazione della tappa. Così pure gli educatori di III media. Il secondo livello (organizzazione) è parrocchiale, per fascia d’età. Gli educatori di II media di ciascuna parrocchia si ritrovano settimanalmente (da soli) per predisporre materiale, affinare idee, organizzare gli incontri con i ragazzi. Così gli educatori di III media. Il terzo livello (formazione) è parrocchiale, educatori di II e di III media insieme. Una volta ogni due mesi (circa) tutti gli educatori preadolescenti di ciascuna parrocchia si ritrovano per un momento di formazione, confronto, condivisione (cena) su temi legati alle problematiche educative. Oppure si può mettere in atto un percorso educativo comune: genitori e educatori. Esiste anche un quarto livello non meno importante: è il cammino che ciascun educatore deve fare con i giovani della sua età, nei relativi gruppi. Senza curare il proprio cammino personale non si può neppure prendersi cura di quello degli altri! Per quanto riguarda i passaggi degli educatori (da aiuto catechista a educatore medie, da educatore medie a educatore adolescenti) ci si è orientati, negli ultimi anni, per una “formula mista”: alcuni educatori accompagnano i ragazzi passando anche loro ad un’altra fascia d’età, altri rimangono prendendo un nuovo gruppo. Tali passaggi, dunque, non avvengono mai “automaticamente”: essi sono sempre il frutto di un discernimento personale (mi sento, mi piacerebbe) e di un confronto con i responsabili don Giovanni e don Roberto (ti vedo bene qui o là, c’è bisogno di te qui o là). Se lo spirito è quello del servizio e del mettersi a disposizione per il bene della Chiesa dovrebbe essere immediato il fatto che se è sempre lecito auto-candidarsi, non è mai lecito pretendere a tutti i costi quello che si vuole. Per quanto riguarda il progetto educativo per la fascia dei preadolescenti, si persiste nel lavorare sul programma e sulle linee di quello che è tuttora presente e utilizzato in tute e tre le parrocchie, con risultati e riscontri positivi e costruttivi. Oltre a questo progetto, da un anno a questa parte, nella nostra comunità, sono state introdotte dapprima in fase sperimentale ora come appuntamenti fissi e fondamentali all’interno dei cammini dei preado, le due giorni in oratorio. Due giorni di vita comunitaria che mirano alla condivisione intersecata dei due gruppi, II e III media, che nonostante seguano due cammini differenti, vengono riuniti in questi momenti di vita comune. Le due giorni sono, a grandi linee, così strutturate: ritrovo cena comunitaria serata a tema ( film, attività ludico ricreative) notte insieme colazione messa domenicale Finora le due giorni hanno portato parecchi e positivi risultati all’interno dei vari gruppi di catechesi. ADO A. PREMESSE 1. nello stendere questo progetto educativo siamo ben coscienti dei cambiamenti significativi che la realtà degli adolescenti sta incontrando in questi anni e che a volte sembrano scoraggiarci e prenderci di sorpresa. Siamo comunque convinti dell’importanza della nostra proposta educativa 2. Per questo facciamo nostre le parole del Cardinale Martini “quale chiesa può educare se non una chiesa appassionata? Che non si lascia tagliare le gambe dalle delusioni, che non smonta mai dal suo turno di lavoro, che di fronte agli indifferenti non riesce a dire “che si arrangino”? quale chiesa potrà forare persone e comunità, se non quella che conosce l’attesa, l’angustia, il tormento, l’esultanza, la pace dell’apostolo?” (“Dio educa il suo popolo”- Lettera pastorale alla diocesi 1987 pag. 56) 3. Il nostro mandato educativo ci viene consegnato dalla comunità parrocchiale che ci chiede di occuparci degli adolescenti che vivono sul territorio. Vista la difficoltà di raggiungere e interessare ogni ragazzo, ci si propone innanzitutto di ampliare la nostra attenzione alla realtà e maturare un maggiore spirito di accoglienza verso quelli che si avvicinano 4. La nostra proposta educativa si rivolge ai ragazzi di 1^, “2^, 3^ superiore dalla professione di fede (al termine delle scuole medie)all’impegno dei giovanissimi 5. Il contesto pastorale è quello dell’interparrocchialità B. OBIETTIVI FONDAMENTALI L’obiettivo principale del cammino è condurre l’adolescente all’incontro con Gesù, favorendo una fondamentale crescita umana e cristiana. Questo obiettivo “alto” verrà raggiunto attraverso passi graduali e mediato da obiettivi intermedi 1. Dal gruppo alla comunità dei discepoli di Gesù ( comunità ado, comunità giovanile, comunità cristiana). È questo il momento in cui educare i ragazzi a passare dal gruppo alla comunità dell’oratorio e sottolineare l’importanza della comunità radunata in festa (Eucaristia) 2. Nella comunità scopro il mio posto e il mio ruolo. In questa tappa si dà particolare rilievo alla responsabilizzazione dell’adolescente e lo si invita ad impegnarsi in un servizio gratuito dentro o fuori la comunità. 3. Come essere discepoli del Signore? Come seguire Gesù? È il momento in cui l’adolescente riflette sui valori e non valori che il Vangelo e il mondo gli propongono. Può essere anche il tempo in cui aiutare l’ado ad aprirsi alla realtà che lo circonda. C. ITINERARI DI CATECHESI Utilizziamo la scansione triennale proposta dal catechismo, con la libertà di adattarla alle situazioni diverse che ci si presentano. Per ogni tappa è stato deciso di trovare una concretizzazione molto forte che aiuti il ragazzo ad attualizzare e riportare il messaggio ricevuto alla propria realtà. 1. Relazionalità (rif. B.1) ”Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” Incontrare Gesù e per questo far parte di una comunità di fratelli e sorelle nella fede (Chiesa) 2. Responsabilità (rif. B.2) ”Venite e vedrete” Protagonisti responsabili: impegno e servizio. Sono testimone di Gesù nell’ambiente in cui vivo. (Missione) 3. Libertà (rif. B.3) ”Non più servi ma amici” Un grande ideale: la vita cristiana (Discepolato) D. SOTTOLINEATURE ANNUALI A SECONDA DELLA SCANSIONE TEMATICA 1. (rif. C.1) Proposte concrete di vita comunitaria avendo particolare cura dello stile con cui si vivono (es: durante l’anno scolastico l’esperienza di qualche giorno di vita comunitaria oltre i giorni di ritiro e di vacanza) 2. (rif. C.2) Insistenza per l’assunzione di un impegno o servizio sottolineando in particolare l’animazione della domenica in oratorio ed altri gruppi di servizio ( aiutocatechisti, collaborazione con associazioni come La Soglia, Briantea, Mensa di solidarietà…) 3. (rif. C.3) Proposte forti di cammini di preghiera. Insistenza sulla scelta personale per l’Eucarestia. Cammino di avvicinamento alla preghiera con la Parola di Dio, pensato con modalità che possano facilitare la partecipazione degli adolescenti. E. PROPOSTE ANNUALI DA MANTENERE 1. Cammino di preghiera sempre più esigente da proporre a tutti gli adolescenti, al cui interno sono inseriti: Eucaristia domenicale, settimana di esercizi spirituali, preghiera personale e comunitaria (es: Diurna Laus), giornate di ritiro di Avvento e Quaresima. 2. Accompagnamento personale, con particolare attenzione all’educazione all’affettività e alla sessualità, alla problematica della relazione fra adolescente e genitore e all’impegno scolastico. 3. Vacanze estive interparrocchiali: la proposta delle vacanze è un momento fondamentale della vita della comunità ado sia per l’entusiasmo che caratterizza l’adesione dei ragazzi, sia per la possibilità di vivere una forte esperienza di vita comune. Vista la partecipazione numerosa degli ultimi anni vengono organizzati due turni ed ogni adolescente può scegliere a quale di essi partecipare. 4. Capodanno comunitario 5. Due giorni comunitarie con giovanissimi e giovani F. PASSAGGI Particolare attenzione deve essere posta nella cura dei passaggi dal gruppo preado alla comunità ado e quelli verso la comunità diciottenni per evitare la dispersione che spesso caratterizza i nostri cammini. Momento fondamentale è l’incontro e lo scambio di informazioni e riflessioni tra gli educatori delle diverse équipe. Per gli adolescenti il passaggio è sottolineato dalla celebrazione di inizio anno che vede riunita la comunità interparrocchiale. G. INTERPARROCCHIALITA’ Ricordandoci che interparrocchialità non vuol dire uniformità, ma unità nella diversità, sono stati individuati alcuni obiettivi di questo cammino, tra cui momenti di aggregazione e di spiritualità in cui vivere esperienze comuni (momenti forti in Avvento e Quaresima, Infestado, tornei sportivi, alcuni momenti della settimana ado, serate di aggregazione, vacanze estive…). La proposta di fede viene fatta a livello parrocchiale per sviluppare in loro un senso di appartenenza alla loro comunità. Obiettivo immediato dev’essere l’interparrocchialità tra gli educatori, che lavorano su una sintonia pastorale e una sinergia d’intenti che potranno trovare concretizzazioni diverse. Una buona riuscita del cammino interparrocchiale è anche il frutto delle relazioni personali costruite dagli educatori lavorando insieme, attraverso esperienze come la tre giorni educatori interparrocchiale per programmare insieme ed altre occasioni d’incontro. Siamo convinti che costruire nei ragazzi uno spirito di unità, obiettivo della pastorale interparrocchiale, sia per noi oggi un impegno i cui frutti verranno raccolti da chi verrà dopo di noi. H. DECANATO La comunità adolescenti partecipa alle proposte della Consulta Decanale, alla quale partecipiamo con dei rappresentanti, anche per dare ai ragazzi una prospettiva di Chiesa più ampia della sola parrocchia. I. GLI EDUCATORI L’équipe degli educatori è formata da una parte stabile e da altre figure che nel corso degli anni garantiscono l’accompagnamento dei ragazzi nei passaggi. Gli educatori sono impegnati nell’accompagnamento dei ragazzi garantendo una presenza nei diversi momenti della vita della comunità (incontro di catechismo, sabato sera, domenica…). Un impegno fondamentale è l’incontro tra gli educatori per la programmazione e il confronto sui cammini dei ragazzi con l’aiuto del don o del responsabile dell’oratorio. È importante che gli educatori continuino il proprio cammino di fede nella comunità giovanile. Giovanissimi Giovani Comunità Educante A conclusione di questa analisi dei percorsi educativi che il nostro oratorio propone, vogliamo fermarci a riflettere per rispondere alla domanda: “chi educa in oratorio?”. La prima risposta è che in oratorio –per riprendere le parole del Cardinal Martini- “Dio educa il suo popolo”. “Dio è in mezzo a noi, Dio ha educato ciascuno di noi e tutti noi” “Dio continua ad educare. Noi educatori siamo suoi alleati. L’opera educativa non è nostra, è sua. Noi impariamo da lui, lo seguiamo, gli facciamo fiducia ed egli ci guida e ci conduce”. Dio educa il suo popolo e lo fa attraverso la comunità oratoriana, sì perché responsabile del cammino di ogni bambino o ragazzo che entra in oratorio non è il singolo catechista o educatore che segue questo o quel gruppo di catechismo, ma l’intera comunità, che accetta con entusiasmo di essere strumento dell’opera educativa del padre e con amore e passione –nella logica del servizio ai fratelli- si fa carico della cura dei più piccoli All’interno della comunità viene poi operato un discernimento e si individuano alcune persone perché mettano i loro talenti al servizio di alcuni gruppi o fasce d’età de in particolari ambiti (catechesi, animazione, sport…) Il mandato educativo non è dunque unicamente frutto della disponibilità dell’individuo ma nasce da un percorso che potremmo definire di tipo vocazionale e attraverso cui la comunità e i suoi responsabili –sacerdote di riferimento per la pastorale giovanile e responsabile laico dell’oratorio- aiutano interpellando ciascuno personalmente in merito alla chiamata educativa ed investendo tempo ed energie sulla formazione degli educatori. L’obiettivo fondamentale della formazione non è quindi tanto quello di preparare dei professionisti per quanto riguarda i diversi ambiti e fasce d’età, ma –riprendendo quanto il cardinal Tettamanzi ha comunicato nel percorso pastorale “Mi sarete testimoni”- la scoperta sempre più limpida e precisa della propria vocazione e la disponibilità sempre più pronta e matura a viverla nel compimento della propria missione” Sport L'attività sportiva, nel suo senso di affiliazione e partecipazione ad attività e campionati ufficiali, è iniziata nell'anno 2003, il nostro oratorio ( nell'ambito dell'interparrocchialità ) entra a far parte della realtà della società sportiva San Michele, ora riconosciuta come associazione sportiva dilettantistica San Michele che svolge le proprie attività nel mondo C.S.I. Attualmente sono due le discipline interessate: CALCIO e BASKET. Nell'ambito calcistico sono presenti tre squadre che partecipano rispettivamente ai campionati di poligiocasport, poli sportivo, allievi a 7. Per quanto riguarda il basket la squadra è formata da una rappresentanza mista ( San Teodoro e San Michele) e partecipa al campionato nel girone milanese. Nello specifico le squadre sono così articolate: POLIGIOCASPORT : 13 componenti, nati nel996-97 Allenatore: MARELLI STEFANO. Dirigente- accompagnatore: MORELLI ETTORE. Allenamenti: mercoledì - venerdì Gare interne:domenica ore11,30 POLISPORTIVO : 12 componenti, nati nel 1994-95 Allenatore: AUGUADRA STEFANO. Dirigenteaccompagnatore: CATTANEO LUCA. Allenamenti:martedì-giovedì Gare interne:sabato ore 16,30 ALLIEVI A 7 : 14 componenti, nati nel 1991-92-93 Allenatori: LONGONI ANDREA, FRIGERIO MA TTEO, Dirigenti accompagnatori : CARFORA,CANONACO,RONCORONI Allenamenti:mercoledì -venerdì Gare interne:sabato ore 16,30 BASKET: 13 componenti ( mista San Teodoro - San Michele) Allenatore: LIVIO MARCO. Alcuni adolescenti come proposto dal mandato educativo affiancano gli allenatori aiutandoli m;gli allenamenti. L'attività e la durata degli impegni ,ricalcando il calendario C.S.I. Como,prevedono opportune soste in concomitanza delle principali solennità religiose o avvenimenti particolarmente importanti. L'attività delle squadre poligiocasport e polisportivo,sono intervallate a cadenze regolari,con prove alternative,nuoto,ginnastica,mountain-bike,atletica ecc.,occasioni di socializzazione e svago comune per centinaia di ragazzi in contemporanea,organizzate in varie località della nostra provincia. Premessa: dal quadro delineato, è evidente, constatando che la realtà sportiva nel nostro oratorio è relativamente giovane e suscettibile di sviluppi futuri, che essa vada integrata, incanalata coerentemente nel progetto educativo dell’oratorio. Lo sport deve integrarsi con le attività educative dell'oratorio, catechesi,preghiera, liturgia,sacramenti nell'ambito della formazione del comportamento cristiano dei nostri ragazzi. È chiaro che solo con un 'attenta coordinazione tra le varie attività, la sinergia tra di esse e, un filo logico conduttore comune ( il progetto educativo ),si otterranno i frutti sperati. Lo sport in oratorio 'non deve essere considerato come un attività fine a sé stessa, una competizione, ma uno strumento per sviluppare, valorizzare sempre più le qualità psicofisiche, la formazione umana dei nostri ragazzi e dei giovani, indirizzando! i ai valori più forti: onestà, lealtà,rispetto di sé e degli avversari, autodisciplina, sono doti umane e profondamente cristiane. DUNQUE: il fine che deve avere la nostra attività sportiva, è l'identità cristiana dei nostri ambienti, delle nostre attività, dei nostri ragazzi. Tutte queste attività, non dovranno mai diventare delle entità assolute, svincolate dal nostro progetto educativo. Chiaramente, facendo ciò, andremmo incontro a problematiche varie, difficoltà dei rapporti interpersonali con i nostri atleti e le loro famiglie, sarà compito dei responsabili sportivi, supportati dalle altre realtà dell'oratorio, di mediare le diverse posizioni, sempre nella chiarezza del nostro messaggio (progetto educativo) RESPONSABILI SPORTIVI: allenatori, dirigenti, accompagnato l'i sportivi, lo ha ricordato anche il nostro arcivescovo "MI SARETE TESTTIMONI", hanno un compito affascinante, "ALLENARE IL CUORE DEI NOSTRI RAGAZ71 AD AMARE". testimoniando in qucllo che fate l'esempio di Gesù. Sappiamo che lo sport è uno strumento di immediata presa per i giovani, attraverso esso si avvicinano all'oratorio ragazzi e famiglie altrimenti irraggiungibili, occasioni uniche, per diffondere il nostro messaggio educativo. È auspicabile, pur considerando le varie problematiche, la gratuita passione e dedizione, le competenze dei nostri allenatori, dirigenti, accompagnatori sportivi, che anche essi seguano un adeguato percorso formati va per ampliare e valorizzare maggiormente le proprie doti. LINEE GUIDA GENERALI: l'attività sportiva deve essere aperta a tutti, anche ai più deboli o meno dotati. L'attività sportiva non è subordinata alla competizione fine a sé stessa, all'agonismo esasperato. L'attività sportiva deve far crescere i nostri ragazzi, sul piano psicofisico e umano. I responsabili sportivi, coerentemente dovranno far parte, o gravitare nell'azione pastorale del nostro oratorio,o parrocchia. Fatte queste premesse, possiamo ritenere che lo sport, l'attività sportiva, possano essere parte integrante del nostro oratorio, del suo progetto educativo, un volano per ampliare e diffondere il nostro messaggio. Gruppo liturgico: All'interno dell'oratorio si fanno anche proposte che impegnano i ragazzi e le ragazze a fare delle scelte per il servizio liturgico della Parrocchia. Consistente è infatti il gruppo dei chierichetti e delle chierichette come pure il gruppo del coretto delle bambine che ogni domenica animano in mo'do particolare la Messa dei ragazzi. Sono ragazzi e ragazze che, dalla terza elementare alla terza media e oltre, con i loro responsabili si impegnano dando tempo e disponibilità. A loro viene richiesta la partecipazione ad alcuni incontri formativi, che hanno lo scopo di rafforzare il loro gruppo, le loro motivazioni, oltre che la preparazione perché il loro servizio sia svolto in modo sempre più accurato e responsabile. Animazione L'oratorio con il passare degli anni sta sempre più prendendo le sembianze di "agenzia educativa", cosa per altro riconosciuta anche a Jivello giuridico dalla legge italiana; sovente però questi viene associato ad una funzione puramente catechetica, trascurando così quello che è uno degli elementi fondamentali: l'animazione. Non bisogna però fare l'errore di considerare l'animazione prettamente nella sua componente ludica, identificando quindi l'oratorio come parco giochi o peggio parcheggio per i ragazzi; l'animatore infatti è colui che si preoccupa di relazionarsi con il bambino, investendo su una relazione pedagogica a 3600 e partendo da quella che è la sua unicità. Nel nostro oratorio l'animazione è seguita da 5 responsabili che si relazionano mensilmente con l'educatore laico su quelle che sono state le maggiori problematiche, con il fine di programmare al meglio le attività che si susseguono durante l'anno: oltre all'animazione domenicale infatti vi sono numerose iniziative dove è richiesto l'aiuto e l'impegno degli animatori. Questi, solitamente ragazzi dalla prima alla quinta superiore, sono divisi in tre turni, in modo da diluire l'impegno richiesto nell'arco del mese; in base a questa divisione, il Sabato prima del proprio turno tutti i ragazzi si ritrovano con i propri responsabili per programmare quelle che saranno le attività per il giorno successivo. Lo scopo ultimo dell'animazione è quindi il cercare di vivere al meglio la comunità e far sì che l'oratorio diventi come una seconda casa. Bar Nel sinodo degli oratori il bar è definito come il luogo dove la comunità si incontra e socializza; partendo da queste parole abbiamo voluto definire cosa è per noi questa realtà. Dalle nostre riflessioni è emerso che così come la cappella può essere metaforicamente definita come la "cucina" dell'oratorio, dove ci si "ciba" della parola di Dio, il bar può essere considerato come il luogo dove l'uomo incontro l'uomo, una sorta di "salotto" dell'oratorio stesso; i baristi non devono quindi limitarsi a svolgere un semplice servizio, ma diventare essi stessi servizio con il fine ultimo di creare un ambiente domestico, una seconda casa, dove è possibile scambiarsi vicendevolmente parole, esperienze, ricordi. L'importante infatti non è "fare" il bar, ma essere il "bar", vivendo unà dimensione comunitaria anche in questo luogo di passaggio Servizi mamme/papà CDO Vacanze La proposta dell'interparrocchialità ha coinvolto anche le vacanze estive dei ragazzi degli oratori canturini. Il significato più profondo di questa iniziativa sta nel fatto di aver dato la possibilità ai ragazzi di tutte le fasce di età di condividere il cammino di fede iniziato durante l'anno di catechismo e conclusosi proprio con le vacanze. L' esperienza del campeggio, della casa autogestita e dell'albergo dei Forni è stata per tutti sicuramente positiva soprattutto per l'amicizia creatasi tra ragazzi, sacerdoti, educatori"laicLe._ adulti. Oltre che per i ragazzi, anche agli adulti è stata data la possibilità di realizzare questa interparrocchialità attraverso il coinvolgimento per l'organizzazione delle vacanze. Soprattutto per il campeggio un buon numero di adulti e non si sono resi disponibili per il montaggio e smontaggio, creando così un buon gruppo di amici. Altro Iato positivo è stato il coinvolgimento delle mamme per cucinare nei vari luoghi di vacanza. Tutto questo intenso lavoro è stato fatto con molto entusiasmo e disponibilità sicuramente un buon esempio per i nostri ragazzi. Durante la vacanza i ragazzi sono chiamati a riflettere su un argomento preparato dai sacerdoti e dagli educatori confrontandosi in piccoli gruppi ed inoltre ad aiutare nei servizi pratici della vita in comune Quidati daQIi educatori. Oratorio feriale L'oratorio feriale occupa un periodo di cinque settimane che parte il primo lunedì dopo la chiusura delle scuole e si conclude con la festa finale il venerdì sera della quinta settimana; la divisione stessa della settimana è strutturata e prevede attività in oratorio ogni lunedì, mercoledì e venerdì, mentre per i martedì sono previste delle gita in paIiicolari località dél territorio e i giovedì invece sono i cosiddetti "giorni-piscina". Nei giorni in cui non vi è né la gita, né la piscina è prevista anche un'animazione mattutina che parte dalle ore 7:30 con il preoratorio (per venire incontro alle esigenze di orario di lavoro di alcune famiglie) e prosegue fino alle ore Il:30 con una serie di attività e laboratori. Le strutture utilizzate per il grest durante i pomeriggi, che vanno dalle ore 14 !-tlle ore 17:30, sono due: l'oratorio maschile, che accoglie i ragazzi dalla quarta elementare fino alle terza meilla, e l'oratorio femminile che accoglie invece i ragazzi dall'ultimo anno di asilo alla terza elementare. Questa divisione permette di andare incontro a quelle che sono le esigenze tipiche di ogni fascia d'età, proponendo attività e giochi il più possibile coinvolgenti. Sempre per venire incontro alle esigenze di alcune realtà famigliari da qualche anno è stato istituito un servizio mensa, gestito dalla sodexho, che penTIette per chi lo desidera di vivere il momento del pranzo sempre in compagnia di alcuni animatori. L'oratorio feriale inoltre, come momento forte e privilegiato del cammino educativo annuale, necessita di un lavoro di collaborazione e coordinamento educativo; prevede pertanto la fonTIazione di un' equipe necessariamente allargata, per poter rispondere in modo qualitativamente adeguato alla grande richiesta proveniente dalle famiglie. L'organizzazione generale delle attività parte da una cerchia ristretta di responsabili, solitamente circa 4 educatori che da tempo prestano il loro servizio in oratorio e dispongono di competenze specifiche in materia educativa; essi assumono un ruolo di responsabilità nei confronti dei bambini presenti, sono referenti per le famiglie e riferimenti per il vasto gruppo di animatori, seguiti attraverso supervisionee coordinamento. Vi è inoltre il gruppo animatori, composto da raga72i appartenenti alla fascia degli adolescenti e dei giovanissimi, coinvolti nell'organizzazione delle diverse attività della giornata e nella relazione diretta con i bambini. I ragazzi che hanno ultimato la terza media, inoltre, vivono l'oratorio estivo come momento di introduzione alla vita attiva e responsabile della comunità giovanile; formano infatti il gruppo degli aiuto-animatori e sono chiamati all'assunzione di piccoli ruoli di collaborazione, con responsabilità limitate, accompagnati puntualmente dalla presenza dei responsabili e dei compagni con più espenenza. Ogni anno, inoltre le settimane di oratorio estivo seguono un itinerario definito da un tema che accompagna i ragazzi e scandisce i vari momenti della giornata; gli argomenti e il materiale di base sono forniti dalla FOM (Fondazione diocesana per gli oratori milanesi), ma il tutto poi viene rielaborato e adattato alla realtà concreta del nostro oratorio