Vita Giuseppina
novembre 2011 - n. 8
Anno CXVII - N. 8 Novembre 2011 - POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, ROMA
M e n s i l e
d e i
g i u s e p p i n i
d e l
m u r i a l d o
“Con i giovani e per
i giovani poveri...
per avere vita
in Cristo”
1
L’orizzonte
da Fazenda Sousa
a Buenos Aires
di p. Mario Aldegani
Padre generale
è
già cominciato il “conto alla rovescia” verso il
prossimo capitolo generale dei Giuseppini del
Murialdo: sarà il XXII e si svolgerà a Buenos Aires
nel giugno del 2012.
Intanto, nelle comunità e nelle opere, in tutto il
mondo, religiosi e laici stanno riflettendo sul tema che
è stato scelto per il prossimo capitolo generale: “Con
i giovani e per i giovani poveri, rinnoviamo la nostra
consacrazione di Giuseppini, per avere Vita in Cristo”.
Un tema che mette al centro il carisma fondazionale
(con i giovani e per i giovani poveri) come principio
unificatore della vita e della consacrazione del giuseppino e ripropone con chiarezza il “fine” dell’azione
educativa, il “ne perdantur” del Murialdo (per avere
Vita in Cristo), che è il nostro modo di stare sul fronte
della nuova evangelizzazione.
Da Fazenda Sousa (cap. gen. XXI) a Buenos Aires, dal sogno condiviso di una “famiglia” impegnata a fianco dei
giovani e aperta al territorio e alle culture, al progetto di
•
unificare la vita in tutte le sue dimensioni, contro il rischio della frammentazione;
•
rivitalizzare l’identità a partire dal carisma vocazionale e ritrovare e testimoniare la gioia
della vocazione;
•
rafforzare la comunione delle vocazioni
mettendo al centro il carisma: ci riunisce la missione educativa;
•
qualificare le nostre risposte alle sfide
della Chiesa e del mondo di oggi;
•
offrire segni di vita e di speranza, camminando con i giovani e per i giovani.
Vita Giuseppina 8 2011
l
È un percorso che si sviluppa nella continuità: ancorarsi saldamente alle radici del carisma, interpretando con fiducia il presente, stando con amore dentro
il tempo che Dio ci dona e guardando al futuro con
speranza.
Abbiamo fatto nostre, in questo cammino verso il
capitolo generale XXII, le parole di una preghiera, che
condivido con voi, che ci siete vicini e ci accompagnate:
“Spirito, Vento, Soffio,
che distruggi le nostre paure
e infondi fiducia
nella nostra vita fragile;
che diradi le oscurità
sul nostro cammino;
che liberi dall’illusione
i nostri sogni
e li fai diventare realtà
secondo i disegni sapienti
della tua Provvidenza;
donaci il discernimento,
perché ci ritroviamo in unità
su ciò che a te piace;
donaci la libertà
per essere docili e disponibili
ai tuoi cammini;
donaci la forza e il coraggio
per non mancare all’appello,
quando tu ci chiami
ad avventure inedite”.
3
In copertina
Vita Giuseppina
“Con i giovani e per i giovani poveri, rinnoviamo la nostra
consacrazione di Giuseppini, per avere vita in Cristo”. Sarà il
tema del XXII capitolo generale che si terrà a Buenos Aires
nel giugno 2012. Nella foto: i Giuseppini che quest’anno
hanno festeggiato i 25 anni di sacerdozio.
“Con los jóvenes y para los jóvenes pobres, renovamos
“Con i giovani e per
nuestra consagración como Josefinos, para tener vida en
i giovani poveri...
per avere vita
Cristo”. Será el tema del XXII capítulo general que se tendrá
in Cristo”
en Buenos Aires en junio de 2012. En la foto: los Josefinos
que han festejado sus 25 años de sacerdocio en este año.
“Com os jovens e para os jovens pobres, renovamos nossa consagração como
Josefinos, para ter vida em Cristo”. Este será o tema do XXII capítulo geral
que acontecerá em Buenos Aires em junho de 2012. Na foto: os Josefinos
que festejaram seus 25 anos de sacerdócio neste ano.
“With the youth and for the poor youth, let us renew our consecration as
Josephites, so to have life in Christ”. This will be the theme of the General
Chapter XXII, Buenos Aires, June 2012. In the picture: the Josephites
who celebrated 25 years of priesthood in 2011.
grandangolo
novembre 2011 - n. 8
l’orizzonte
Da Fazenda Sousa a Buenos Aires
di p. Mario Aldegani
5
grandangolo
di Giuseppe Novero
reportage
Tempo d’estate guardando i ragazzi
di p. Fidenzio Nalin
6
Il ricordo
L’educazione sportiva e i cattivi maestri
8
Suore Murialdine: VIII Cap. Gen.
10
di p. Gino Giansante
di sr. Emma Bellotto
uomini di dio
Mons. Massimiliano Spiller
di p. Orides Ballardin
11
12
Ci scrivono
di p. Giovenale Dotta
13
il mURIALDO ci parla
a cura di p. Giuseppe Fossati
14
MURIALDO: STORIA PER IMMAGINI
Un anno di seminario a Parigi
Piena fiducia e confidenza in Dio
educare
Lasciamoli volare
di Alessandro Mazza
16
verso la comunità murialdina
di p. Ferruccio Cavaggioni
17 21
Comunità ecclesiale...
che celebra
roman: 10 anni di presenza
anno CXVII - novembre 2011
di p. Massimo Rocchi
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murialdine
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Cile: scuola S. L. Murialdo
di sr. Emma Bellotto
23
vita della chiesa
di p. Tullio Locatelli
di Sergio Dalla Ca’ di Dio
n. 8
Libreria Editrice murialdo
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VII Incontro mondiale delle famiglie
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Un pozzo di felicità
D E L
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C’è davvero qualcosa dopo la morte?
G I U S E P P I N I
Vita Giuseppina mensile dei giuseppini del murialdo
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D E I
di Giuseppe Novero
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M E N S I L E
Anno CXVII - N. 8 Novembre 2011 - POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, ROMA
sommario
3
di Massimo Angeli
di Marius Minut
Anno vocazionale in Argentina e Cile
di p. Giampietro Brizi
nella casa del padre
flash di vita
controluce
san giuseppe
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VITA GIUSEPPINA - Via Belvedere Montello, 77 - 00166 Roma
il ricordo
I
l parroco del mio paese ha parlato in un’occasione dei nonni e del ruolo da questi svolto. Non è solamente la disponibilità verso la propria famiglia, aiutando i figli nella crescita dei nipoti, sostenendo
economicamente i giovani in una difficile fase economica. È qualcosa di più profondo, una supplenza che - in qualche caso - tocca l’educazione dei nipoti, anche quella religiosa.
Sono i nonni, in molti casi, a insegnare ai bambini le prime preghiere del mattino e della sera, a fare
il segno della croce; sono i nonni a trasmettere quelle semplici nozioni che introducono i più piccoli
nella vita delle nostre parrocchie.
È vero: oggi spesso i genitori sono distratti e affannati in mille cose. Manca il tempo per quei
piccoli gesti che hanno formato intere generazioni. Può capitare allora che i bambini arrivino alla
prima comunione senza conoscere quelle preghiere che hanno accompagnato la nostra infanzia. E
ai nonni è chiesto, in molti casi, di tornare a fare quello già fatto in anni lontani.
In questi giorni di novembre non è raro, poi, vedere persone anziane circolare nei cimiteri,
mano nella mano con bambini. È il momento in cui ci confrontiamo con la malinconia delle
persone care scomparse, rendendoci conto dell’importanza delle relazioni. Anche un bimbo
si può rendere conto del valore di un affetto, misurando la profondità e l’importanza di una
relazione. E lo fa condividendo il ricordo insieme con i suoi famigliari. Talvolta, invece, in un
desiderio eccessivo di protezione, i genitori tendono ad allontanare dai figli le occasioni
in cui le famiglie si confrontano con la malattia, il dolore, la morte. Ogni caso è un caso
a sé, ma la vita ha la sua evoluzione naturale e, non a caso, nella civiltà contadina la
morte avveniva in pubblico, di fronte a tutti, piccoli e grandi, uniti da un filo misterioso, che rimane anche dopo lo spezzarsi della vita fisica.
Il ricordo, allora, rimette un po’ le cose a posto e arricchisce il patrimonio di
tutte le generazioni: è la riflessione che facevo con un amico, che mi ha fatto
leggere una frase tratta dalla Marcia di Radetsky di Joseph Roth: “Così era
allora! Tutto ciò che cresceva aveva bisogno di tanto tempo per essere
dimenticato. Ma tutto ciò che un giorno era esistito aveva lasciato le
sue tracce, e in quell’epoca si viveva di ricordi come oggigiorno si vive della capacità di dimenticare alla svelta
e senza esitazione”. n
specificando la causale: abbonamento / missioni / borsa di studio...
Oppure un bonifico bancario intestato a "Casa Generalizia Pia
Società Torinese di san Giuseppe" specificando la causale.
IBAN: IT 37 O (lettera) 076 0103 2000 0006 2635 008
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l
5
REPORTAGE
REPORTAGE
tempo d’estate
guardando i ragazzi
l’educazione sportiva
e i cattivi maestri
R
I
nizio Estate: dove vai in ferie? Fine Estate: dove sei
stato in ferie? è una vita che mi vengono rivolte queste domande, come un po’ a tutti, credo; domande
di stagione, dovute a sincero interessamento, oppure
a semplice cortesia, o tanto per tagliare l’aria. Ed è una
vita che mi chiedo: ma io in ferie ci sono mai andato?
Ma sì, a modo mio, sono sempre andato in ferie e continuo ad andarci, eccome! Se penso a mio padre, che
passava buona parte dell’estate ad infilare covoni sulla bocca della trebbiatrice del padrone, dormendo poi
sull’aia alla notte, le mie sono altro che ferie.
Ferie un po’ particolari, in mezzo al turbinare dei ragazzi, organizzando le giornate a stretto contatto con
i giovani animatori nei campi scuola o con i capi scout
nei campi di reparto.
In quei momenti il rapporto con i ragazzi e con i giovani stessi acquista una valenza particolare, perché vengono messi da parte i vari ruoli consacrati di cui è investita l’autorità e i filtri nella comunicazione sono ridotti
all’osso. Infatti mi trovo a mangiare insieme a loro, ad
aspettare il mio turno, a scambiare qualche chiacchiera
del più e del meno mentre mi lavo i denti: una quotidianità di contatto che dura per tutta la giornata.
E più che mai, in quei momenti, i ragazzi, inconsapevolmente, mi trasmettono fortemente il messaggio che
consiste nella loro stessa immediatezza, nell’aderire al
presente, nel divertirsi, nel comunicare, insomma nel
loro “esserci”. Se c’è una pagina di Vangelo che mi fanno venire in mente, è quella dove Gesù parla degli uccelli
e dei gigli dei campi. E come gli uccelli e i gigli, i ragazzi
“non hanno pensieri”, non si affliggono per il domani.
Un esempio. In questi ultimi anni c’è il problema dei
telefonini: al campo non si portano. Sul momento ci
6
sono delle resistenze e qualche tentativo di sotterfugio,
ma non più di tanto. Poi, una volta al campo, il feticcio
perde la sua presa e i ragazzi vivono come se i telefonini
non fossero stati ancora inventati. L’importanza passa
ai contatti diretti che domandano le attività di campo.
E questo non vuol dire che si viva all’insegna della superficialità, della mancanza di spessore, di interiorità, di
consapevolezza. Basta leggere alcune riflessioni o preghiere dopo una veglia alle stelle o assistere a qualche
dibattito tra di loro.
Ma pensano al futuro? I sogni ci sono, eccome, ma non
sono ancora diventati progetti e quindi possono continuare a stare nel cassetto. Bastano e avanzano gli impegni della scuola, ma anche quella, d’estate, vien messa tra
le tante parentesi che si aprono e si chiudono a piacimento. Sogni quindi che non si esauriscono in se stessi, ma
disegnano vaghi orizzonti che fanno guardare lontano.
E qui sono chiamati in causa “i grandi”, gli adulti,
rappresentati sul posto dalle figure intermedie che sono
i giovani animatori, i capi scout, fondamentali perché
“il gioco” continui e abbia consistenza, una sua riconosciuta serietà. Gioco tra ragazzi/adulti-educatori, che
si impernia su una rete sottile ma fitta e continua di
domande inespresse, che si possono riassumere così:
“Ma tu quanto ci credi a quello che dici, a quello che
fai?” Allora davvero l’estate al campo diventa metafora
vissuta di ogni cammino educativo che, lo sappiamo
bene, non prevede… ferie.
Ma cosa si è fatto nelle opere giuseppine durante
quest’estate? Sono ormai avventure consegnate alla vita
e al ricordo. L’era del digitale ha fatto scattare l’obiettivo
senza sosta, ma i doni più belli restano impressi nel cuore. n
p. Fidenzio Nalin
Vita Giuseppina 8 2011
l
A lui interessa solo che il figlio vinca la partita e
icordo gli anni della mia infanzia: ogni momenche il suo nome figuri nel tabellino dei marcatori o
to era buono ed ogni luogo era adatto per dare
dei migliori. Tutti vogliono la vittoria ad ogni costo e
libero sfogo alla mia spensieratezza. Il luogo più
una eventuale sconfitta viene vissuta come fosse una
frequentato era la strada: era lì che si trascorreva il temsconfitta nella vita. Ora vige la legge della prevaricapo libero in compagnia degli amici. Non era necessario il
zione, della prepotenza, della conquista facile e, di
controllo dei genitori: si usciva, si girava tranquillamente,
fronte alla sconfitta, si vivono drammi esagerati.
si frequentava l’oratorio. Il grande calcio del dopoguerra
Oggi si rende necessaria una contro-rivoluzione culè nato così: l’incontro fra il calcio di strada e quello dei
turale. A partire dai valori sportivi, fondamentali e basigrandi spazi. L’aspetto più esaltante era la spontaneità, il
lari. Senza la lealtà lo sport non ha futuro. C’è bisogno
divertimento puro.
di un serio ed inequivocabile segnale di discontinuità...
Poi, tutto questo si è andato perdendo ed è cominDobbiamo ripartire dai ragazzi, dal loro bisogno di giociata la corsa sfrenata di un processo culturale. Nessun
co libero e di divertimento sano. Essi hanno diritto non
genitore oggi manderebbe più i propri figli a giocare
solo all’istruzione scolastica, ma anche ad una formasulla strada da soli. E pochi oratori hanno spazi suffizione culturale e sportiva. Hanno bisogno di incontrare
cienti per tanti ragazzi. Così il calcio, da sport naziofigure carismatiche, buoni maestri dotati di autorevonal-popolare, è diventato qualcosa di alto-borghese,
lezza. I grandi fanno diventare tutto difficile; ai bambini
anzi di elitario. Non è più il calcio spontaneo tra amiinvece basta correre dietro a un pallone per essere felici.
ci. Ora i bambini che vogliono apprendere uno sport
La prima cosa che bisogna insegnare nella scuola caldebbono pagare per farlo.
cio è, per esempio, che alla fine della partita si stringe
Un cambio di cultura, dunque. Sono subentrati gli
la mano all’arbitro e agli avversari
interessi, i guadagni, gli imbrogli.
e che tutto finisce lì, senza rancori
Sono arrivate le scommesse, il
e senza strascichi.
doping, gli scandali.
Bisogna premiare e promuoveE i bambini, che fanno? Guarre i comportamenti e i personaggi
dano gli adulti, imitano i grandi. I
virtuosi; incrementare la coppaloro idoli sono diventati i giocatori
disciplina; dare risalto ai piccolifamosi della domenica, gli allenagrandi gesti positivi. Se ricomintori, gli accompagnatori, i dirigenciamo da qui, dall’educazione dei
ti. Più spesso sono i loro genitori!
ragazzi, non dovremo più racconBisogna dire, purtroppo, che
tare storie di mala educazione
tutti questi personaggi, che dosportiva. Puntare sulle nuove gevrebbero essere i loro naturali
nerazioni: è questa l’unica scomeducatori, si trasformano spesso
messa che ci può salvare!
in cattivi maestri. I loro comporta“Il suono del pallone colpito di
menti, fuori campo o addirittura
collo, lo schiocco della traversa,
in campo, sono a volte aberranti
le luci dello stadio di notte, l’odoe avvilenti per la volgarità, la viore dell’erba quando ti avvicini al
lenza, l’aggressività verbale e non
campo… Sono potenti evocatori
solo verbale.
di un’infanzia che dura!”. (BepAl cattivo genitore non interessa se il figlio si diverte e cresce
pe Severgnini) n
nell’ambiente sportivo.
p. Gino Giansante
Foto storica - Oratorio San Paolo Roma
Vita Giuseppina 8 2011
7
l
reportage
rEportage
Suore Murialdine
ottavo capitolo generale
cate in sala per eleggere la superiora generale. È stata
eletta suor Orsola Bertolotto per il quarto mandato:
l’abbraccio delle capitolari ha suggellato la stima e
l’affetto per lei.
Il giorno successivo è stato eletto il Consiglio Generale, che risulta così costituito: suor Terezinha Militz (brasiliana, vicaria generale), sr. Mariana Guerrero
(equatoriana, consigliera), sr. Emma Bellotto (italiana,
consigliera ed economa), sr. Amparo Guzman (equatoriana, consigliera).
L’invito di Gesù “rimanete nel mio amore” (Gv
15,9) ha accompagnato le capitolari lungo l’itinerario
di preparazione e continuerà a illuminare il cammino
nel prossimo sessennio, che vuole mettere a fuoco soprattutto il primato di Dio nella vita personale e comunitaria, la testimonianza di fraternità e comunione,
l’impegno nella pastorale giovanile e familiare.
Molto bello lo spirito di comunione tra le capitolari,
che si è manifestato come capacità di dialogo, di comunicazione e accoglienza della diversità.
All’inizio del nuovo sessennio si riparte dunque
con fiducia e speranza con il “mandato” che viene
dall’ascolto della Parola di Gesù: “Andate e portate
molto frutto come tralci uniti alla vite”. n
Suor Orsola e p. Mario
Suor Emma Bellotto
I lavori capitolari
D
al 23 agosto al 5 settembre
sione sul tema: “Io sono la vite e voi i
scorso si è svolto, presso la casa
tralci”; poi sono iniziati i lavori propri
generalizia delle Suore Murialdidi questa importante assemblea, che
ne di San Giuseppe, l’ottavo capitolo
ha il compito di verificare il sessennio
generale della Congregazione.
appena terminato e dare le linee di
Nei giorni precedenti l’apertura
programmazione per il successivo pedell’evento capitolare le consorelle
riodo, oltre alla elezione della Superiosi sono incontrate per una più prora Generale e del suo Consiglio.
fonda conoscenza reciproca e per
Non sono mancate alcune giornate
presentare le opere di apostolato
di studio e approfondimento su alcudelle diverse realtà.
ni aspetti tipici del carisma: lo stile di
Martedì 23 agosto, con la solenne
apostolato del Murialdo, che interroga
Il logo
celebrazione eucaristica presieduta da
ogni Murialdina nell’oggi dell’attività
p. Mario Aldegani, superiore generale dei Giuseppini
apostolica, l’importanza della formazione iniziale e
del Murialdo, è iniziato il capitolo dal titolo: “Rimanecontinua, l’urgenza dell’evangelizzazione.
te nel mio amore (Gv 15,9) - La vita religiosa murialdiIl 30 agosto è stato dedicato alla preghiera con il rina rinnovata nello Spirito”.
tiro spirituale guidato da p. Mario Aldegani; al termine
Tre giorni di esercizi spirituali hanno portato la riflesdella celebrazione eucaristica, le capitolari si sono re-
8
Vita Giuseppina 8 2011
l
Le capitolari
Vita Giuseppina 8 2011
l
9
uomini di dio
Mons.
ci scrivono
Cara Vita Giuseppina...
Massimiliano Spiller
di p. Orides Ballardin
N
ato a Carrè (Vicenza) il 22 aprile 1903 da Antonio e
Francesca Cecchellero, aveva frequentato da ragazzo
il Patronato S. Gaetano di Thiene, dove era direttore
p. Emilio Cecco, futuro primo Vicario Apostolico del Napo.
Nell’agosto 1917 entrò nell’Istituto “San Giuseppe” di
Volvera per frequentare la quarta ginnasio. Fu poi ammesso al Noviziato dal Servo di Dio D. Eugenio Reffo ed ebbe
come maestro p. Giorgio Apolloni; tra i suoi compagni il
Servo di Dio p. Giovanni Schiavo. Emise la prima professione il 27 agosto 1919. A Frascati si dedicò allo studio della
filosofia, che concluse a Oderzo nel 1923.
Compì il tirocinio all’Opera “San Pio X” di Roma con l’insegnamento ai giovani del convitto. Dopo la professione
perpetua ad Albano Laziale, il 5 settembre 1925, fu destinato all’Istituto “San Giuseppe” di Rivoli (Torino) per terminare lo studio di teologia.
Venne ordinato sacerdote a Rivoli l’11 giugno 1927. Sentiva crescere il desiderio di essere missionario. Accolse questa
sua disposizione il Superiore Generale, p. Girolamo Apolloni,
e così, il 6 maggio 1930, partiva da Genova per l’Ecuador,
dove cominciò gioiosamente il suo apostolato missionario
ad Archidona, nel cuore della foresta amazzonica.
Dal settembre 1934 fino al 1941, con intervallo di un
anno, si dedicò alla formazione degli aspiranti giuseppini ad
Ambato e divenne maestro dei Novizi.
Il 12 settembre 1941 il Papa Pio XII lo nominò Vicario Apostolico del Napo, quale successore di Mons. Giorgio Rossi.
Dopo la sua ordinazione episcopale a Quito fece l’ingresso a
Tena, sede episcopale del Vicariato, il 22 gennaio 1942.
Da allora diede inizio, senza risparmio di forze e con
dinamismo inventivo, ad una prodigiosa opera di sviluppo umano, cristiano e sociale nell’Oriente Ecuadoriano. Promosse in tutto il vasto territorio
della missione, nella selva senza strade, senza
comunicazioni, senza risorse, uno sviluppo
quasi miracoloso: costruzioni, prima in legno poi in cemento armato, di case, scuole, chiese, cappelle, ospedali, dispensari
medici, ponti, centrali elettriche. Realizzò
una stazione radiotrasmittente “La Voz
del Napo” e il collegamento radio tra i diversi centri missionari.
10
Costituì un’efficiente organizzazione scolastica con la
creazione di scuole di ogni tipo e livello, dai giardini d’infanzia alle scuole primarie, dalle scuole di cucito e confezione
alle scuole magistrali, dalle scuole professionali agli istituti
tecnici industriali e agrari.
Seppe promuovere la collaborazione fattiva tra la Chiesa
e lo Stato in molteplici iniziative e progetti. Per tutte queste
opere poté contare su una schiera di eroici e bravi missionari
Giuseppini, di eroiche e coraggiose Suore Dorotee, di sacerdoti “Fidei Donun” e di volontari laici. Con loro divenne
progettista, architetto, costruttore e capomastro…
Mons. Spiller possedeva in special modo il dono del coordinamento pastorale con serenità, sicurezza e perspicacia,
trasmettendo entusiasmo, forza morale e amore per l’evangelizzazione e lo sviluppo integrale di quelle popolazioni,
allora ancora emarginate dal resto della Nazione.
Dal 1942 al 1952 Mons. Spiller ricoprì pure la carica di Superiore Provinciale della Provincia Ecuadoriana e partecipò
ai Capitoli Generali del 1946 e del 1952.
Quale padre conciliare intervenne a tutte le sessioni del
Concilio Vaticano II. Fu presente alla grandiosa e solenne
Beatificazione del Murialdo (1963).
Mons. Spiller, senza dubbio il più grande missionario
della Congregazione, sapeva entusiasmare confratelli,
religiosi e laici allo spirito missionario. Visitò il Brasile e
l’Argentina, suscitando grande interesse per la nostra Missione del Napo. Durante il Concilio Vaticano II visitò varie
volte lo Scolasticato Giuseppino di Viterbo, incoraggiando
i numerosi confratelli giovani ad avere grande disponibilità
alla vocazione missionaria.
Quando p. Luigi Casaril fondò in Italia la Congregazione
delle Suore Murialdine di S. Giuseppe, Mons. Spiller
ne istituì il ramo ecuadoriano.
Avendo dato le dimissioni dal governo del
Vicariato a causa del limite di età, si ritirò ad
Archidona.
La sua serena dipartita avvenne il 27 luglio 1991, a 88 anni di età. Una immensa folla commossa, venuta da ogni parte
della Missione, partecipò alla celebrazione
dell’estremo saluto all’indimenticabile e
grande vescovo. n
Vita Giuseppina 8 2011
l
Caro signor Pier Renato,
grazie della sua lettera e del ricordo
affettuoso e riconoscente di Bruno
Faotto, “maestro di tante generazioni di giovani nello scautismo e nella
formazione professionale”.
In un tempo come quello che viviamo ricordare figure come questa è
importante per mettere in rilevo una
volta di più quanto sia importante per i giovani incontrare figure di
adulti significative e vere, che indichino un senso e una direzione per il
cammino della vita.
Vita Giuseppina 8 2011
l
Accolgo anche il suo “rimprovero”
circa il poco rilievo che diamo alle
figure dei religiosi fratelli laici... In
verità, attualmente, non sono molti
nella congregazione, anche se in loro
si rispecchia perfettamente e pienamente la figura e il carisma dell’educatore giuseppino, come il Murialdo
la pensava. Sono molti, però, in tutto
il mondo, i collaboratori laici delle
nostre opere educative, che, spesso,
non sono solo collaboratori, ma
condividono il carisma e la
spiritualità apostolica di San
Leonardo Murialdo; con loro, non di
rado, “facciamo famiglia” fra religiosi
e laici, in una comunione di vocazioni che è strada di vitalità e di futuro.
Grazie per averlo segnalato e per
averci dato l’occasione di ricordarlo.
Uniti nel Murialdo.
p. Mario Aldegani
11
murialdo: storia per immagini
Il Murialdo ci parla
Un anno
di seminario
a Parigi
scere libri francesi di spiritualità
e di pastorale, visitare oratori e
opere giovanili, il cui esempio
gli fu utile, più tardi, in Italia;
poté infine stringere contatti con ecclesiastici e laici, che
avrebbe incontrato anche in
seguito nel corso dei suoi numerosi viaggi in Francia.
L’influsso più determinante su
di lui fu senza dubbio quello del
direttore di San Sulpizio, Henri
Icard, con il quale egli rimase in
contatto, con visite e lettere reciproche, per vari anni. n
di p. Giovenale Dotta
(2) Seminario di S. Sulpizio (disegno da libro Carbon)
Piena fiducia e confidenza in Dio
Il Murialdo ha vissuto la risposta all’amore immenso di Dio
per lui, abbandonandosi con piena fiducia alla sua paterna
Provvidenza. In questo brano, tratto da un discorso pronunciato dal Murialdo nel 1852, dal titolo ”Della confidenza in
Dio”, si trova espresso il motivo centrale per cui l’uomo è
chiamato ad affidarsi totalmente nelle mani di Dio: Dio è un
“padre amoroso”, ricco di bontà e di misericordia.
(1) S. Sulpizio verso il 1860
L
a vita di san Leonardo Murialdo si può facilmente
dividere in due fasi: la giovinezza e i primi ministeri sacerdotali da una parte, il lavoro nel Collegio
Artigianelli e nelle opere ad esso collegate dall’altra. In
mezzo si colloca l’anno di studio, di preghiera e di vita
comunitaria trascorso nel seminario parigino di San Sulpizio nel 1865-66. La piazza e la chiesa di San Sulpizio, così
come erano nel 1860, si possono vedere in una litografia
d’epoca (1): sulla destra si scorge anche una parte del
seminario nel quale il Murialdo prese residenza durante il
suo anno di permanenza e di studio a Parigi.
12
Il seminario esiste ancora oggi, ma in un’altra sede;
quella del tempo del Murialdo è attualmente occupata
dal Ministero delle Finanze. La si può comunque vedere
nella seconda fotografia (2), che riproduce un disegno
risalente probabilmente alla prima metà del XIX secolo,
opera di un oscuro artista francese, Jacques-Alphonse Testard, nato nel 1810 e morto forse dopo il 1870.
L’anno parigino fu molto prezioso per san Leonardo
Murialdo: egli poté colmare alcune lacune della sua
formazione teologica (morale e diritto canonico), abituarsi ad una vita ordinata e ricca di preghiera, conoVita Giuseppina 8 2011
l
Moltissimi sono coloro che vivono privi di quella filiale confidenza
in Dio, che deve essere tutta propria di un cristiano, il quale deve riconoscere in Dio un padre amoroso che ha cura di lui e quindi, senza
timore, deve riporre nella sua mano tutto se stesso e riposare tranquillo, come un bambino che dorme sicuro in braccio a sua madre…
La confidenza in Dio è quel pio sentimento per cui l’uomo
abbandona se stesso e i suoi progetti, presenti e futuri, nelle
mani di Dio e riconosce in Dio il suo buon Padre. Per questo
motivo egli aspetta da Dio tutti i mezzi e le grazie necessarie per
la vita presente, così da giungere un giorno alla vita eterna. Chi
è animato da questa fiducia in Dio, in ogni azione che compie
attende da Dio una buona riuscita, e perciò a lui ricorre sicuro di
ricevere il suo aiuto. Accetta anche ogni tribolazione, pensando
che gli è mandata da un Padre buono, e vi si rassegna volentieri,
sapendo che Dio saprà ricavare profitto per la sua anima…
Quanto sono grandi e solidi i motivi che abbiamo per confidare
in Dio? Quali sono i fondamenti per cui dobbiamo sperare? Si possono ridurre a due: il primo è la bontà e la misericordia infinita di
Dio; il secondo sono i meriti, pure infiniti, di Gesù Cristo…
Ora, come alla somma perfezione di Dio corrisponde in noi
Vita Giuseppina 8 2011
l
il dovere di amarlo con tutto il nostro impegno, così alla bontà
e alla misericordia di Dio deve corrispondere in noi una piena
fiducia e confidenza in Dio sia per il nostro futuro destino, sia
per tutti quei mezzi che ad esso ci conducono…
Gesù Cristo stesso quanto non si adoperò per infondere nei
nostri cuori una tale fiducia? Diceva ai suoi discepoli: «Quando
voi pregate, invocate il Signore così: Padre nostro che sei nei cieli…» (cf. Mt 6,9). E, ogni volta che egli parlava loro dell’eterno
Padre, non terminava di chiamarlo il Padre vostro celeste (cf. Mt
5,16). Anzi, in un impeto di amore, Gesù usciva un giorno in
quelle tenere parole: «Oh, non vogliate chiamare alcuno padre
vostro sopra la terra; Padre non avete che quello che è lassù nei
cieli» (cf. Mt 23,9), quasi che volesse loro insegnare che tutta la
bontà e la tenerezza dei padri terreni non sono che l’ombra della bontà e tenerezza che ha verso di noi il nostro Padre celeste.
Vedete quale amore ci ha dimostrato il Padre, che vuole che
noi siamo chiamati e siamo di fatto suoi figli (cf. 1Gv 3,1). Poteva egli darci maggior stimolo alla confidenza che farci suoi
figli? Vi è un amore più tenero che quello di un padre? Sì, le
madri portano ai figli un amore ancora più tenero, più dolce e
più affettuoso. Ebbene, Dio nutrirà per noi un affetto di madre.
«Una madre - dice il Signore per mezzo di Isaia (49,15) - potrà
dimenticarsi di suo figlio e non avere sentimenti di affetto e di
compassione per colui che ha portato nel suo seno? Oh, quando pure ella si scordasse, io non mi dimenticherò mai di voi; io vi
porterò sempre scolpiti sopra la mia mano». n
S. L. Murialdo (Scritti, XI, pp. 295-298).
A cura di p.Giuseppe Fossati
13
educare
Lasciamoli
volare!
R
iprende l’anno pastorale,
riprendono le varie attività
e, come ogni anno, chi ha
responsabilità educative si chiede
come coinvolgere i giovani, quali
proposte fare, su cosa puntare.
Oggi, più che mai, chi opera in
ambito educativo è ben consapevole di quanto sia importante fare
delle proposte che mostrino un
orizzonte valoriale e di senso ampio, proponendo esperienze concrete, che indichino prospettive reali, modalità vere di realizzazione dei
propri sogni e delle proprie aspettative, insomma che permettano ai
giovani di intravedere la possibilità
di volare alto, di pensare alla grande
su se stessi, di spendersi da protagonisti e non da semplici fruitori di
ciò che la vita mette loro davanti.
Ecco una delle grandi sfide
dell’educare oggi: accompagnare i giovani in questo percorso di
crescita e di autonomia, aiutarli a
comprendere che possono e devono puntare in alto, perché hanno
le ali per poterlo fare e non devono
aver paura, non devono accontentarsi della mediocrità.
Il compito educativo contemporaneo deve quindi affrontare la
grande sfida di formare a questa
consapevolezza: il giovane ha le
ali, facciamo in modo che ne sia
cosciente e che impari ad usarle!
educare
di Alessandro Mazza
E qui si innesta il percorso pastorale, le proposte di impegno, di
servizio: infatti da una forte ed intensa esperienza può nascere una
profonda trasformazione interiore,
che può sfociare in una nuova vita,
aprire un nuovo orizzonte.
Ma chi ha responsabilità educative è disposto a credere in tutto ciò?
Crede che i giovani abbiano queste
potenzialità e agire di conseguenza?
Specialmente in un periodo,
come questo che stiamo vivendo,
è essenziale avere il coraggio di
fare proposte, proposte forti e impegnative, senza temere che per i
giovani sia “troppo”, senza dare
per scontato che se si chiede tanto
I giovani del Cile che hanno partecipato alla GMG 2011 a Madrid
14
Vita Giuseppina 8 2011
l
Un momento di
riflessione durante le
attività estive
si spaventino, si allontanino, che
scelgano comunque di fare ciò che
è meno impegnativo…
L’adulto, chi ha responsabilità
educative in generale, non tarpi le
ali, anzi insegni a volare, a volare
alto senza paura! Diamo loro la
possibilità di volare, crediamo che
siano capaci di farlo!
E allora, con coraggio, facciamo
queste proposte, proponiamo di
fare esperienza. Esperienza di partecipazione, di solidarietà, di comunione, di condivisione… esperienza di Cristo. La nostra stessa
fede non è forse altro che l’esperienza dell’incontro con Gesù? Se
non fosse così, sarebbe sterile dottrina, regola tra le regole e dunque
quanto di più lontano possa esserci
dalla realtà e dal vissuto giovanile.
L’esperienza è prima di tutto
contatto con la quotidianità. Il ritmo normale e quotidiano è quello
in cui misuriamo le scelte di fondo
della nostra vita; i nostri principi,
la nostra fede vanno professati nei
fatti. Relegare tutto ciò, ad esempio, alla liturgia religiosa o a dei
Vita Giuseppina 8 2011
l
momenti “isolati”, magari anche
emotivamente significativi, separandolo dalla quotidianità, è una
contraddizione pericolosa: da qui
nasce quel giovane “multipiano”
con le caratteristiche di contraddittorietà e di precarietà a cui ci siamo
spesso riferiti.
Le esperienze autenticamente significative sono quelle che hanno
una ricaduta forte nella quotidianità, che mettono radice in essa e
la modificano, che non rimangono
una parentesi, pur meravigliosa,
nel deserto quotidiano.
Ad esempio, il giovane che durante il periodo estivo ha fatto
un’esperienza di servizio molto
forte, quando torna alla sua vita
abituale ha una sensibilità e un’attenzione nuova. Quello che ha vissuto l’ha portato a essere nuovo
nelle relazioni quotidiane. Scopre
situazioni che prima lo lasciavano
indifferente. Si rende disponibile a
servizi “normali”, sui quali prima
era totalmente indifferente. L’esperienza vissuta ha consolidato in lui
una nuova struttura interiore.
Se invece, al contrario, essa non
ha portato alcuna trasformazione
efficace nel quotidiano, diverrà
ben presto un ricordo destinato a
sbiadire, sarà un’esperienza tra le
tante che hanno dato un’emozione intensa, positiva, ma sterile.
Certo è che i giovani devono essere accompagnati in questo percorso esperienziale; non possono
essere lasciati a se stessi. Senza un
lavoro educativo serio, la partecipazione non diventa esperienza,
rimane evento a se stante.
Accompagnare significa innanzitutto creare relazione e dare gli
strumenti per interiorizzare, per
superare le insicurezze tipiche
della loro età. Aiutiamoli a capire
quanto sia bello puntare in alto,
pensare ad una vita speciale, spesa per cose grandi.
È bello andare oltre.
Ognuno di noi può farlo e può
farlo senza farsi male, perché è
sempre amorevolmente vegliato
dal Padre.
Crediamo nei nostri giovani,
lasciamoli volare! n
15
romaN
V ERSO L A C OMUNIT à MURIA L DINA
Comunità ecclesiale...
che celebra
di p. Ferruccio Cavaggioni
Celebrazione
eucaristica
a Nazareth
A
llora abbiamo affermato che la comunità, per
essere ecclesiale, non può prescindere dall’essere una comunità che “celebra”, che significa “convenire”, cioè costituirsi in comunità che rende presente il mistero di Dio, lo accoglie per esser
vissuto e per essere testimoniato.
Ecco il punto: accogliere, vivere, testimoniare.
San Giovanni Crisostomo così si esprime: “Ogni
volta che Dio ci annuncia e ci dà il Vangelo, la comunità deve prenderlo, abbracciarlo, farlo suo per
lodare Dio e vivere il Vangelo a gloria di Dio Padre”.
Questo vale per ogni comunità ecclesiale. Ma lo
specifico della comunità murialdina?
Anche la comunità murialdina è chiamata ad accogliere, vivere, testimoniare il mistero di Dio, il suo
Vangelo, in una forma però specifica.
La specificità è data dal contenuto: viviamo la celebrazione come relazione d’amore e in questa relazione portiamo tutta la nostra passione per la salvezza
dei giovani, “ne perdantur”.
È questa specificità che portiamo nella relazione
che si crea: la passione per la salvezza dei giovani.
Nella celebrazione, con la comunità murialdina, una
16
folla di volti si affaccia e si fa presente e diventa dono
al Padre, il nostro dono d’amore, la nostra offerta.
Ma, nello stesso tempo, la nostra celebrazione si fa
anche canto, gioioso o sofferto, di speranza.
La speranza che questa nostra gioventù, amata da
Dio, è in cammino per la salvezza sua e nostra.
Nella celebrazione diventiamo servitori, ministri
della speranza, perché è la speranza che ci fa essere
educatori.
Celebriamo quindi l’amore, celebriamo la speranza, celebriamo la passione e celebrando facciamo
“comunione” con Cristo e tra noi, diventiamo testimoni, testimoni dell’amore, per essere a servizio.
La celebrazione diventa allora il cuore da cui scaturisce ogni nostro progetto, ogni nostro apostolato, ogni
nostro incontro autentico; in una parola, il luogo dove
la comunità murialdina si fa e da dove muove per darsi: si fa comunione, testimonianza, servizio.
Lo spazio tiranno mi costringe a scrivere per spunti,
che meritano articolati approfondimenti.
Un’idea mi piacerebbe far passare: essere comunità murialdina è una entusiasmante esperienza da
rivivere ogni giorno. n
Vita Giuseppina 8 2011
l
17
Dieci anni di presenza giuseppina a Roman: 2001-2011
Approdata in Romania, a Popesti–Leordeni,
periferia di Bucarest, fin dal 1998, la nostra
congregazione, nel fervore e nei sogni che
accompagnano sempre una nuova fondazione,
dopo solo due anni sentiva già l’esigenza di
spiccare il volo per altri lidi, con obiettivo:
regione Moldova. Circostanze favorevoli e
provvidenziali ci indicarono la città di Roman.
Il vescovo della diocesi di Iaşi, Mons Petru
Gherghel, accolse benevolmente la nostra
richiesta di aprire una casa di formazione
per i futuri giuseppini romeni, ma ci chiese
“in cambio” l’apertura di un’opera sociale a
favore dei giovani.
La città di Roman si trova nella parte Nord-Est
della Romania, regione Moldova, provincia di
Neamţ. La popolazione è di circa 73.000 abitanti di cui 12.000 cattolici. Nella zona ci sono diversi paesi
con popolazione a maggioranza cattolica.
Tappe di una presenza,
 Il 19 dicembre 2001 viene inaugurata e benedetta la prima casa della comunità di Roman.
 Il 19 marzo 2003 viene costituita ufficialmente la comunità.
 Il 18 dicembre 2004 il vescovo ausiliare di Iaşi Mons. Aurel Percă benedice la nuova casa di
formazione e della comunità.
 Il 19 maggio 2007, alla presenza di Mons. Petru Gherghel viene benedetto e inaugurato il Centro
Educativo “San Leonardo Murialdo”.
 Il 25 giugno 2008 p. Maximilian Horlescu, primo giuseppino romeno, celebra la sua prima santa messa.
 Il 2 ottobre 2010 viene benedetto e inaugurato il “Centro Te Ascult” realizzato nella prima casa della
comunità.
Una presenza che continua
La formazione dei seminaristi, la pastorale vocazionale,
l’animazione della pastorale giovanile sul territorio, l’oratorio, il
centro educativo ed il centro “Ti ascolto” sono le risposte che noi
giuseppini “attenti ai segni dei tempi” stiamo dando ai giovani e
alla gente della Moldova romena, sempre aperti e disponibili a
nuove proposte e impegni là dove i giovani, poveri soprattutto, ci
interpellano.
Segni e semi di futuro
Sono i giovani giuseppini romeni ed i seminaristi che stanno
consolidando, inculturando e continuando il carisma del Murialdo
in terra romena.
A cura di p. Fabio Volani
18
Vita Giuseppina 8 2011
l
Il parroco diocesano: “I Giuseppini: un bene necessario per Roman”
Si dice che nella vita di ogni giorno siamo dipendenti da alcuni “beni necessari”. Così posso dire
anch’io, dopo sette anni di attività come parroco nella città di Roman. Ho visto e conosciuto i padri ed
i seminaristi giuseppini come un “bene necessario” per le quattro parrocchie della città, soprattutto
per quel che riguarda l’animazione ed il coordinamento delle attività-iniziative per i giovani.
A livello parrocchiale ci sono molte iniziative, ma i giuseppini rappresentano il “legante” che unisce
i gruppi giovanili delle nostre comunità. Segnalo in particolare gli incontri di preghiera in occasione
di alcuni periodi particolari come la “Via Crucis” a livello cittadino, la celebrazione penitenziale
comunitaria in quaresima, la veglia di Pentecoste, le giornate di formazione per l’ estate ragazzi e per
il volontariato, diverse iniziative
missionarie come “la cena del
povero” o la veglia missionaria,
tavole rotonde e conferenze per
gli studenti, campeggi, estate
ragazzi, estate giovani, momenti
di svago per piccoli e grandi,
come i bingo, il campionato di
calcio, il torneo di ping-pong.
A
tutto
questo
bisogna
aggiungere i due grandi progetti
fortemente apprezzati da tutti: il
Centro Educativo ed il Centro
“Ti Ascolto”. Mi piace ricordare
anche l’aiuto pastorale e liturgico
che i padri ed i seminaristi prestano nelle parrocchie di Roman e dintorni. Da non dimenticare le
attività caritative a favore di famiglie bisognose, dei ragazzi abbandonati e di tanti altri che hanno
bisogno di un aiuto materiale o spirituale.
In occasione di questa ricorrenza, dieci anni di presenza e di attività a Roman, non possiamo che
ringraziare il Signore che ci ha offerto e regalato questo”bene necessario” e allo stesso tempo ci
congratuliamo con i giuseppini di
qui e con i loro superiori per la
disponibilità e per l’entusiasmo
che condividono con noi,
chiedendo loro di essere sempre
fedeli al carisma giuseppinomurialdino, secondo l’ esempio
di S. L Murialdo, quel “padre,
amico e fratello” di tutti, in tutti i
tempi e in tutte le nazioni.
Pr. Alois Moraru, parroco
della chiesa “Fericitul Ieremia
Vita Giuseppina 8 2011
l
19
POSSO farti una domanda?
di p. Massimo Rocchi
C’è davvero
qualcosa dopo la morte?
I
n genere, della morte non si parla. Se è così, è difficile che questa
domanda venga fatta. Fa parte
delle domande che ciascuno di noi
porta dentro di sé e che ogni tanto
si ripropone alla nostra riflessione.
Quando si partecipa al funerale
di una persona cara. Quando ci si
ferma a pensare la sera. Quando la
vita ci mette alla prova.
A un sacerdote questa domanda viene rivolta dalle persone che
sono nel dolore, oppure da un
giovane che per la prima volta si
interroga sul senso della vita.
In effetti, quello della vita eterna
è uno degli argomenti che riscuotono più attenzione nelle classi
dove lo propongo. E, guarda caso,
è il contenuto fondamentale della
fede cristiana.
La cultura occidentale, che pur
nasconde la morte, si interroga su
di essa e sono molti i film che trattano, in modo diverso, questo tema.
Vanno di moda le teorie orientali.
Lungo la storia, l’uomo non ha
20
Vita Giuseppina 8 2011
l
mai vissuto così a lungo e nello
stesso tempo non ha mai avuto così paura della morte. Ogni
morte diventa una tragedia. Forse
perché non ci interroghiamo abbastanza sulla vita. Forse perché
abbiamo smarrito il nostro essere
creature.
“Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, passano in fretta e noi ci dileguiamo”,
così recita il salmo 89. “Insegnaci a
contare i nostri giorni e giungeremo
alla sapienza del cuore”. Con tutta
la nostra scienza, oggi manchiamo
spesso di sapienza.
La morte prematura poi ci manda in tilt, solleva mille dubbi e
mille questioni, ci fa smarrire, ci
fa arrabbiare con Dio, ci fa perdere anche quella poca fede che
avevamo.
Non è questo il luogo per riproporre la teologia cristiana dell’aldilà; ma come non ricordare le parole di Gesù: “Io sono la risurrezione
e la vita; chi crede in me, anche
se muore, vivrà; chiunque vive e
crede in me, non morrà in eterno.
Credi tu questo?”.
È una questione di fede, di orizzonte di vita. E l’orizzonte è una
linea che si perde nell’infinito. Da
come ci poniamo di fronte a questo orizzonte cambia tutta la nostra prospettiva di vita.
E la fede deve diventare vita
concreta: “In verità, in verità vi
dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. Se uno
mangia di questo pane vivrà in
eterno”.
Anche di fronte allo stesso Gesù
molti trovavano difficile capire e
credere e se ne andavano. Anche
a noi come allora Gesù rivolge la
stessa domanda: “Forse anche
voi volete andarvene?”. Anche
noi, come allora, siamo chiamati
a rispondere con le parole di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu
solo hai parole di vita eterna!” n
Scrivete le vostre domande a:
[email protected]
21
murialdine
vita della chiesa
Cile: scuola
L
San L. Murialdo
e suore Murialdine operano nella scuola San
Leonardo Murialdo - La Reina (Santiago del
Cile) - da più di cinquant’anni, essendo stata
fondata dal padre giuseppino Antonio Zanandrea.
Le consorelle gestiscono la scuola che attualmente
ha quattrocento alunni (dai 4 ai 16 anni) e possono
contare con un’ottima équipe di personale docente e
ausiliario. Gli ambienti sono stati restaurati ed ampliati
con il passare degli anni ed offrono ampi spazi per le
attività didattiche e integrative.
Il programma è rigorosamente svolto secondo le direttive del governo, che vuole per il Cile una scuola
aperta a tutti, moderna e di avanguardia, attenta ai
bisogni dei bambini più deboli. Per questo è stato preparato un progetto particolare per cui le nostre consorelle hanno potuto accogliere ben 83 alunni con problemi di apprendimento, che vengono accompagnati
in modo personalizzato.
Molta importanza viene data nella nostra scuola alla
formazione religiosa, oltre che culturale e intellettuale.
Gli alunni e le loro famiglie possono usufruire di
22
VII INCONTRO MONDIALE
DELLE FAMIGLIE
di sr Emma Bellotto
di p. Tullio Locatelli
una pastorale che comprende: insegnamento della
religione cattolica, catechesi, preparazione e celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, partecipazione all’Eucaristia, ritiri spirituali, incontri di formazione cristiana per alunni, insegnanti, personale
ausiliario e famiglie.
Particolare importanza viene riservata alla conoscenza
di san Leonardo Murialdo e alla sua spiritualità attraverso incontri di preghiera, conferenze, proiezioni video,
rappresentazioni, settimana murialdina, giochi, ecc.
È interessante vedere come, anno dopo anno, gli
alunni crescono non solo in età, ma anche in amicizia
tra loro (non sono infatti tutti cileni: ci sono alunni
provenienti dal Perù e da altre nazioni di America Latina, le cui famiglie sono immigrate in cerca di lavoro),
crescono in conoscenza e simpatia verso san Leonardo
Murialdo che diventa “l’amico preferito,” come dicono loro stessi.
È bello vederli correre allegri e divertirsi gioiosamente nel cortile, ma anche osservarli disciplinati e
attenti durante le lezioni in aula, interessati nelle ore
di laboratorio di scienze e di informatica, tranquilli e silenziosi
nella lettura in biblioteca, felici
ed entusiasti quando ricevono il
premio alle loro fatiche: un buon
voto, la promozione, un elogio!
Interessante è il lavoro formativo e di evangelizzazione
che è possibile realizzare con le
famiglie: sono state preparate
alcune coppie per ricevere il sacramento del matrimonio, altri
adulti per il battesimo, altri che
non si avvicinavano alla Chiesa
da anni si sono riconciliati ricevendo i sacramenti.
Lodiamo il Signore per la possibilità che ci dona di poter far
conoscere il suo amore a tanti
fratelli. n
Vita Giuseppina 8 2011
l
D
a poco tempo si è conil senso vero della festa, speclusa la GMG a Madrid e
cialmente della domenica, pagià siamo alle porte di un
squa settimanale, giorno del
altro incontro internazionale.
Signore e giorno dell’uomo,
A Milano, dal 30 maggio al
giorno della famiglia, della
3 giugno 2012, si terrà il VII incomunità e della solidarietà”.
contro mondiale delle famiglie.
La Chiesa pensa ad una faTema dell’incontro: “Il lavoro e
miglia ben unita e aperta alla
la festa, questioni veramente
vita, inserita nella società e
attuali in questo tempo di crisi
nella Chiesa, attenta alle relaetica ed economica”.
zioni nel suo interno e verso il
Papa Benedetto XVI si è così
mondo civile, sociale, politico,
espresso: “Il lavoro e la festa
economico ed ecclesiale.
sono intimamente collegati con
La riflessione sarà quindi a
la vita delle famiglie: ne conditutto campo e avrà un suo
zionano le scelte, influenzano
momento importante nella
le relazioni tra i coniugi e tra
“Festa delle Testimonianze”,
i genitori e i figli, incidono sul
celebrazione nella quale dirapporto della famiglia con la
verse famiglie, alla presenza
Il logo
società e con la Chiesa.
del papa, offriranno il loro
La Sacra Scrittura (cfr Gen
contributo a partire dalla loro
1-2) ci dice che famiglia, lavoro
stessa esperienza di famiglie
e giorno festivo sono doni e becristiane.
nedizioni di Dio, per aiutarci a
Il cammino verso tale evenvivere un’esistenza pienamente
to è già iniziato nel corso del
umana.
2011, celebrando il XXX anL’esperienza quotidiana attesta che lo sviluppo
niversario della Esortazione Apostolica “Familiaris
autentico della persona comprende sia la dimenConsortio”, che rimane tuttora la magna charta,
sione individuale, familiare e comunitaria, sia le atcosì la chiama il papa, della pastorale familiare.
tività e le relazioni funzionali, come pure l’apertura
Celebrazioni della parola, riflessioni teologiche e
alla speranza e al Bene senza limiti.
pastorali, momenti di fraternità e di scambio tra
Ai nostri giorni, purtroppo, l’organizzazione del
famiglie sono mezzi attraverso i quali parrocchie,
lavoro, pensata e attuata in funzione della condiocesi, gruppi possono già alimentare e sostenere
correnza di mercato e del massimo profitto, e la
la loro specifica pastorale delle famiglie.
concezione della festa come occasione di evasione
Tra l’altro è stato preparato anche un sussidio
e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiche si può avere andando sul sito del Pontificio
glia e la comunità e a diffondere uno stile di vita
Consiglio per la famiglia.
individualistico.
Infine un augurio: si rimane certo ben impresOccorre perciò promuovere una riflessione e un
sionati da questi eventi internazionali; si spera che
impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi
non restino momenti isolati a solo beneficio di codel lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare
loro che vi partecipano. n
Vita Giuseppina 8 2011
l
MILANO
23
ENGIM ONG
ENGIM ONG
un pozzo di felicità
L’
urlo di gioia è commovente. Uno di quei momenti che non dimentichi facilmente. Arriva
spontaneo, senza preavviso. Appena l’acqua
zampilla fuori dal rubinetto, parte impetuoso, seguito
da canti e balli come si vede nei film
sulle esplorazioni dei villaggi africani.
Ed in effetti Makotha è proprio quel
genere di villaggio, quello in cui nei
cartoni animati c’è lo stregone che
bolle l’acqua nel pentolone, pronto a
buttarci il malcapitato di turno, che diventerà presto la prelibata cena.
È pomeriggio quando arriviamo:
insieme a padre Mario, Giuseppino
arrivato in Sierra Leone nel 1982, siamo partiti dalla missione di Lunsar con
uno dei pick up, senza i quali non si
potrebbe fare un passo al di fuori del
paese, diretti in un villaggio per terminare la costruzione di un pozzo.
Insieme a me, Rita e Mario, ci sono
John e Mohammed, quest’ultimo un
giovane tecnico dei pozzi, uscito dal
Centro Professionale che i Giuseppini hanno costruito e gestiscono qui
a Lunsar, 130 km circa dalla capitale
Freetown.
Il Centro è considerato uno dei migliori del Paese, su standard quasi europei: tanti gli ex allievi, che ora sono
impiegati dalla locale impresa mineraria internazionale.
Oltre a scuola e centro professionale, i Giuseppini da anni sviluppano
un’attività essenziale alle popolazioni
del luogo: la costruzione di pozzi. L’acqua, essenziale per l’uomo, lo è ancora di più in un Paese come la Sierra Leone, dove le malattie legate allo scarso
livello di igiene (colera, tifo, ecc.) sono
all’ordine del giorno e diventano facilmente mortali.
Quando arriviamo al villaggio, l’accoglienza degli abitanti ci lascia senza pa-
24
role: i canti e i balli accompagnano l’intera preparazione
della pompa e l’ultimazione di tutti i lavori. Le donne,
soprattutto, sono scatenate, consapevoli che la costruzione di un pozzo cambierà la loro vita e quella dei loro
figli: sono donne e bambini, infatti, i
responsabili dell’approvvigionamento
dell’acqua nei villaggi sierraleonesi.
I pozzi costruiti sono circa 350, ci
dice padre Mario. “Non so nemmeno se abbiamo una lista completa!
Noi siamo più interessati all’aspetto
pratico che a quello statistico: il pozzo
deve funzionare bene e dare acqua,
chi se ne importa di dirlo in giro”.
La logica non fa una grinza e si
sposa perfettamente con la mentalità
pratica dei Padri Giuseppini, ma con
Rita, l’altra operatrice ENGIM presente in questo momento in Sierra Leone, ci promettiamo che proveremo
a mettere insieme una bella lista di
tutti i pozzi, le scuole, i ponti, le case
costruite in 30 anni dai Giuseppini.
Siamo sicuri che prima o poi servirà,
perché un’attività bella e importante
come questa va valorizzata in ogni
suo aspetto.
Mentre ci godiamo l’urlo di gioia
del villaggio, donne, bambini e uomini di Makotha ci coinvolgono in una
sfrenata danza di felicità per celebrare
il nuovo pozzo. Una bella foto ricordo
per fissare l’immagine di questo toccante momento e poi via di nuovo in
direzione Lunsar, su una strada sempre più impervia. Minaccia temporale.
Il livello dell’acqua in palude si alzerà.
Ma agli abitanti di Makotha non
interessa più: da stanotte l’acqua per
la prima volta se la trovano in mezzo
al villaggio, non più nella lontana palude: basta azionare la leva e il gioco
è fatto! n
Sergio Dalla Ca’ di Dio
Vita Giuseppina 8 2011
l
commercio equo e solidale
non elemosina ma pari diritti
Il Commercio Equo e Solidale (Fair Trade) è una partnership commerciale basata sul dialogo, la trasparenza ed il rispetto,
che mira a promuovere una maggiore equità nel commercio internazionale. Offrendo migliori condizioni di scambio ed
assicurando i diritti dei produttori e dei lavoratori svantaggiati, specialmente nel Sud del Mondo, contribuisce ad uno sviluppo armonioso del sistema economico. Quasi 5 mila i volontari impegnati nelle oltre 350 Botteghe del Mondo in Italia.
C
affè e tè biologici, marmellate, miele, cioccolate,
tisane e succhi di frutta, e poi artigianato etnico,
bomboniere, articoli in carta riciclata, bigiotteria e
libri, saponi ecologici e piccoli mobili.
Questo ed altro ancora si può trovare nelle botteghe
del commercio equo e solidale, articoli in arrivo dai cinque
angoli del mondo, ma tutti con le stesse caratteristiche:
realizzati nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani.
Nato alla fine degli anni cinquanta in Gran Bretagna,
dove si cominciano a commercializzare prodotti realizzati da profughi cinesi, il “Commercio Equo e Solidale”
si sviluppa dapprima in Nord Europa per arrivare in Italia
durante gli anni ottanta, grazie anche alla FOCSIV (Federaz. Organismi Cristiani Servizio Internaz. Volontario),
tra le prime organizzazioni ad impegnarsi per la diffusione dei suoi principi.
A piccoli passi, ma con grande costanza, il commercio
equo e solidale è diventato, oggi, una realtà che coinvolge oltre un milione di piccoli produttori in tutto il mondo, organizzati in più di 3000 associazioni di base, con
strutture presenti in oltre 50 Paesi nel Sud del mondo.
Pilastri del commercio equo e solidale sono: il pagamento di un prezzo equo ai produttori, relazioni commerciali libere e trasparenti, reinvestimento di parte degli utili in attività sociali utili alle comunità locali, rifiuto
del lavoro minorile. Il commercio equo non è, insomma,
un modo di fare della beneficenza, ma un commercio
alternativo a quello convenzionale, in cui gli importatori
prefinanziano i progetti di produzione, garantiscono la
trasparenza di tutti i costi e favoriscono condizioni di
lavoro nel pieno rispetto dei diritti umani.
Vita Giuseppina 8 2011
l
I prodotti del commercio equo, una volta importati in
Italia da alcune centrali di importazione, sono venduti
al pubblico nelle “Botteghe del Mondo”.
Esse non si limitano solo a svolgere un’attività commerciale, ma fanno anche opera di sensibilizzazione
riguardo ai problemi del Sud del mondo, favoriscono
l’incontro e lo scambio di idee. Così ci spiegano all’ENGIM internazionale, da una decina d’anni impegnato
in questo settore per dare visibilità ai suoi interventi nel
“Terzo Mondo”.
Oltre all’attività commerciale, le botteghe svolgono,
quindi, un’opera di formazione e informazione sul territorio, collaborano con altre associazioni ed enti locali
anche per lo sviluppo della finanza etica, del consumo
critico e dello sviluppo sostenibile.
In Italia l’ENGIM internazionale ha aperto due “botteghe del mondo” attraverso una sua associazione,
“Ekuò – Servizi Solidali”, una a Roma, in Via degli Etruschi 9, e l’altra a Padova, in Via Ognissanti 95.
Molto significativa è l’opera di sensibilizzazione che viene svolta verso i giovani, ci spiegano sempre all’ENGIM.
Le botteghe, infatti, sono anche un mezzo per conoscere i limiti del sistema economico-politico in cui
viviamo e un luogo in cui impegnarsi a favore delle popolazioni più povere del mondo.
Molte le iniziative svolte per sensibilizzare il territorio: dalla degustazione dei prodotti durante colazioni o
cene tematiche alla partecipazione a manifestazioni ed
eventi cittadini; da seminari informativi ad incontri per
le scuole. Info: www.engiminternazionale.org n
Massimo Angeli
25
PUBBLICAZIONI
PUBBLICAZIONI
Figlio
tuo padre ed io
angosciati
ti cercavamo
A cura di
A.Agazzi, A.Girodo,
I.Soncini
Scrivi su me
le tue Parole
di Cielo
Parole di Cielo per
ogni giorno:
ottobre 2011 settembre 2012.
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Se desideri averne una copia scrivi a:
p. Sandro Agazzi presso Istituto Leonardo Murialdo via Anfiteatro Romano, 30 00041 Albano
Laziale (RM). [email protected]
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para los JÓVENES POBRES
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Riflessione a più voci
sull’icona del CG XXII
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GIUSEPP INI DEL MURIALD
AGENDA
2012
è in stampa la nuova
agenda 2012 della Famiglia del Murialdo.
Se desideri prenotare una o più copie scrivi
a: [email protected]
tel. 06.6247144
Costo: euro 10,00
Vita Giuseppina 8 2011
l
Vita Giuseppina 8 2011
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La nuova
Agenda 2012
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A.P. D.L.
Chi desidera i due DVD può richiederli a d. Adelio
Cola, Collegio Artigianelli, Corso Palestro 14 10122
Torino - [email protected]. Costo: euro 10,00
“Ho chiesto ad alcuni confratelli un commento
all’icona del Capitolo Generale XXII: “Figlio, tuo
padre ed io, angosciati, ti cercavamo” per poter
raccogliere la ricchezza della sensibilità educativa,
dell’esperienza e dell’amore alla congregazione e
al carisma che ci sono in mezzo a noi.
In questo libretto ci sono i contributi che ho ricevuto, diversi ed originali ognuno per la sua parte,
ma molto interessanti ed arricchenti.
Quello che personalmente mi ha entusiasmato e
incoraggiato nel ricevere e mettere insieme questi
testi è cogliere in tutti, nella legittima diversità delle
sensibilità e delle esperienze, un unico cuore di educatori nello spirito di S. Giuseppe e del Murialdo. (...)
Ecco, il capitolo generale “tematico” del 2012
vuol proprio essere questo: un momento di unità e
di speranza intorno al carisma di consacrati nell’educazione dei giovani, specialmente i più poveri; il
risveglio della coscienza che abbiamo nella Chiesa
questo dono e questo impegno; la chiara consapevolezza che su questo fondamento possiamo ravvivare il senso della nostra consacrazione, la fedeltà
alla nostra vocazione, il nostro essere fratelli in una
comunità e possiamo animare la costruzione di quella realtà che chiamiamo “Famiglia del Murialdo”.
Mentre ringrazio di cuore i confratelli che hanno
collaborato a questo testo, lo condivido con gioia
con confratelli e giovani, che potranno trovare in
esso l’occasione per approfondire e fare crescer la
nostra passione di educatori cristiani dei giovani,
specialmente poveri”.
IONE IN
- SPEDIZ
È una nuova raccolta in due DVD di immagini e di testi di San Leonardo Murialdo a cura di p. Adelio Cola.
Il primo DVD presenta una breve visita (virtuale) al
Museo Murialdo degli Artigianelli a Torino.
Il secondo DVD è una raccolta di testi che si riferisce
alla vita e all’apostolato di san Leonardo Murialdo.
Inoltre vengono approfondite le seguenti tematiche:
i miracoli operati da Dio per intercessione di S. L. Murialdo, le linee fondamentali di pedagogia giuseppina, la pedagogia del Murialdo, le frasi salienti tratte
dai suoi manoscritti e dal suo epistolario, la biografia.
dalla prefazione di p.mario aldegani:
E S.P.A.
POSTE ITALIAN
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Mostra Museo Murialdo
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“Capita di leggere sui muri delle scritte, con cui
chi ama dichiara il suo amore all’amata. Chi scrive
così vuole gridare a tutti il suo sentimento.
Sarebbe bello se, con la nostra vita, potessimo
dichiarare anche noi, in modo altrettanto sfacciato, il nostro amore per Dio. Senza curarci troppo
di cosa pensano gli altri. Da parte sua, Dio ha già
scritto, in modo tanto durevole da essere eterno, il
suo amore per noi. Ce lo ha dichiarato con Gesù,
in ciò che Lui ha detto e fatto.
Ritroviamo le sue dichiarazioni d’amore nella
Bibbia. In particolare nel Vangelo troviamo scritto
a grandi lettere il suo “I love you forever”. Quale
parola più bella potrebbe udire il nostro cuore, sia
nei momenti belli che in quelli bui della vita?
Lasciamo che queste parole di cielo si imprimano e mettano le radici dentro di noi, ascoltandole
con amore ogni giorno. Buon cammino!”
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Anno CXVII
dalla prefazione:
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“Con los JÓVENES y
para los JÓVENES
renovamos nuestra consagrac POBRES
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para tener Vida en CRISTO”
DVD
Sono state stampate 5.500 copie del nuovo
libretto di preghiera (2011-2012), curato da
p. Alessandro Agazzi, p. Alessandro Girodo
e Ilario Soncini, con la Parola di Dio di ogni
giorno e un breve commento.
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27
attualità
Quattro giovani
hanno scoperto
il tesoro del Vangelo
nella casa del padre
Anno vocazionale
in Argentina
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n un mondo divenuto villaggio globale, la chiamata alla vita consacrata giuseppina conserva
il suo fascino per quelli che vogliono assumersi
la responsabilità di seguire Cristo casto, povero e
obbediente a servizio dei giovani piu bisognosi.
Con questi sentimenti quattro giovani, di tre
paesi diversi, Petru Turcanu (Romania), Giuseppe
Meluso (Italia), Ionut Ciobanu (Romania) e Diego
Isaac Cadena Vallejo (Messico), hanno iniziato,
lunedì 19 settembre, nella sede di formazione
di Roma San Leonardo Murialdo, il cammino di
noviziato alla presenza del superiore provinciale
p. Tullio Locatelli e del padre maestro p. Cesare
Cotemme.
Vivere una vita conforme a Cristo, per coloro
che desiderano diventare giuseppini, non si realizza solo “sognando”; è necessario un processo di
trasformazione radicale, porsi alla ricerca di nuove
fonti di acqua viva, imparare di nuovo l’arte del
dialogo, in compagnia di coloro che sono assetati
di affetto sincero e di religiosità.
Per questo motivo l’anno di noviziato mette al
centro del cammino l’Eucaristia, la preghiera personale e comunitaria, la vita fraterna, le relazioni interpersonali, l’impegno nel discernimento, il
dialogo spirituale, il lavoro manuale e un ampio
orizzonte culturale.
I quattro giovani novizi si sono impegnati “a giocare” la propria vita profeticamente, seguendo Cristo con audacia apostolica a servizio dei giovani. n
Marius Minut
28
a programmazione provinciale per l’anno 2011
ha incluso, per la Provincia Argentino-Cilena, un
“anno vocazionale” che, iniziato la domenica del
“Buon Pastore” 2011, si concluderà nell’ottobre 2012
con un incontro di pastorale giovanile-vocazionale a livello provinciale.
“è un anno vocazionale, - scriveva p. Paolo Cestonaro,
superiore provinciale - nel quale tutti ci compromettiamo
a favorire la chiamata di Gesù a tanti giovani, affinché lo
seguano, con la nostra preghiera, con la proposta esplicita, con l’accompagnamento; ma, soprattutto, con la gioia
di sentirci noi chiamati da Lui”.
Tutte le comunità si sono messe in azione per rendere
fattivo ed efficace l’invito perentorio di Gesù: “La messe è
molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone
della messe che mandi operai alla sua messe!”. (Mt. 9, 38)
La scarsità di vocazioni di speciale consacrazione, sia alla
vita religiosa che al sacerdozio, suscita non pochi interrogativi per il futuro della vita consacrata e, più in generale,
della Chiesa. È perché crediamo fermamente che la vita
religiosa-giuseppina continua ad essere un dono unico e
insostituibile per la Chiesa intera che non cediamo alle
previsioni e resistenze negative e pessimiste, che vorrebbero vederci retrocedere e “tirare i remi in barca”.
Nella certezza che è sempre Dio a condurre il corso della
Chiesa, rinnoviamo l’impegno di una testimonianza gioiosa e fedele, che, insieme alla preghiera ed ad ogni iniziativa tendente a favorire nuove vocazioni, trovi il miglior
riscontro nel “SI” generoso e incondizionato di giovani
disposti a seguire il “Maestro”, come i primi apostoli. n
p. Giampietro Brizi
Vita Giuseppina 8 2011
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P. Giuseppe Bevilacqua
ë Polegge (Vicenza) , 4 dicembre 1921
+ Santa Lucia di Piave (Treviso), 17 settembre 2011
Sabato 17 settembre, nella mattinata, p. Giuseppe si è spento nella casa di cura di Santa
Lucia di Piave, dopo un declino lento ed inarrestabile, a 89 anni di età. Era nato a Vicenza
il 4 dicembre 1921. Desideroso di far parte della famiglia giuseppina, trascorse il periodo
di postulato a Montecchio, l’anno di noviziato a Vigone, dove il 29 agosto 1938 emise la
professione religiosa. A Montecchio celebrò la professione perpetua il 30 settembre 1943,
durante il periodo di magistero. Frequentato il corso di filosofia a Ponte di Piave dal 1938 al
1941, fece l’esperienza di tirocinio a Riva del Garda (1942-1943) ed a Treviso (1942-1944).
Seguì poi il corso di teologia a Montecchio (1944-1945) e Viterbo (1945-1948). Qui fu
consacrato sacerdote il 21 febbraio 1948. Il suo apostolato di sacerdote giuseppino iniziò a Vicenza, dove rimase due anni.
Quindi fu economo a Montecchio dal ’50 al ’53 ed al Camerini di Padova dal 1953 al 1966. Passò poi al Turazza di Treviso, per
un anno, a Thiene (1967-1972), a Oderzo (1972-1982), a Modena (1982-1984), fu per tre anni nella parrocchia Madonna
dell’Orto di Venezia, per un anno economo in casa generalizia ed infine, ultima tappa, a Oderzo dal 1988... Tanti anni tra il
Camerini-Rossi di Padova e il Collegio Brandolini di Oderzo, dove complessivamente è stato 33 anni, un numero simbolico
e suggestivo. Parlava poco di sé, e in tanti anni passati da amministratore ed economo teneva molto all’essenzialità. La sua
patente di guida è stata preziosa per molti. Si era diplomato ed è stato maestro tanti anni al Camerini-Rossi di Padova. È stato
poi insegnante di matematica ed educazione fisica e assistente di tanti ragazzi e giovani nei vari istituti dei Giuseppini. Infine,
dopo tanti anni spesi come educatore di generazioni, negli ultimi anni si è dedicato maggiormente al ministero sacerdotale,
aiutando per le messe e confessioni in diverse parrocchie vicine ad Oderzo e nel tempo libero in istituto si dedicava molto ai
fiori e al tempietto della Madonna: non gli mancherà il lavoro nel giardino del Paradiso, dove Gesù chiama tutti coloro che gli
sono appartenuti attraverso la vita religiosa e sacerdotale.
Fr. Augusto Rossi
ë Santa Corona (Brasile) , 1 dicembre 1928
+ Caxias do Sul (Brasile), 24 settembre 2011
Fr. Augusto fu uno dei primi giuseppini fratelli della Provincia Brasiliana. Era nato a Santa
Corona - Caxias do Sul, il 1 dicembre 1928. Nel 1942 entrò nel seminario di Fazenda Sousa, accolto da p. Giovanni Schiavo, che, in seguito, divenne il suo confessore e direttore
spirituale. Fece il noviziato a Conceição da Linha Feijó - Caxias do Sul - nel 1949 e qui professò per la prima volta il 22 febbraio dell’anno seguente, che rinnovò fino alla professione
perpetua, fatta nel Seminario di Fazenda Souza il 15 gennaio 1956. Dal 1957 al 1968 passò all’Obra social de São José de Murialdo di Porto Alegre (RS) collaborando nell’apertura
di una nuova scuola tipografica, dove insegnava ai ragazzi poveri a rilegare libri. Dal 1969
al 2004 fu ad Araranguá (SC) nel Colégio Nossa Senhora Mãe dos Homens, oggi Colégio
Murialdo, ricoprendo per 27 anni il compito di economo dell’opera; fu instancabile nel ricercare presso le amministrazioni
pubbliche sovvenzioni per istituire borse di studio in favore degli allievi più poveri. Il 25 novembre del 2004 fu insignito del titolo di “Cittadino Benemerito” di Araranguá, in riconoscimento della sua azione nella realizzazione del Campus Universitario
di Santa Caterina. Nel 2005 passò nella Casa Provinciale a Caxias do Sul con l’incarico di archivista e bibliotecario. Negli ultimi
sei anni, pur provato dalla malattia che lo aveva colpito, continuò nel suo servizio di bibliotecario e di archivista e a coltivare
le sue amicizie e ad essere cordialmente vicino a confratelli e amici ammalati. Ha concluso il suo lungo cammino verso la
mezzanotte di sabato 24 settembre 2011 nell’Hospital Saúde di Caxias do Sul (Brasile). La sua salma riposa nella tomba di
Congregazione nel Cimitero di Ana Rech - Caxias do Sul (RS).
Vita Giuseppina 8 2011
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29
flash di vita
flash di vita
san giuseppe
vesuviano
Il Capitolo
dell’Accoglienza
Nelle foto: alcuni dei
partecipanti al capitolo
dell’Accoglienza che ha
visto la presenza di laici e religiosi impegnati
nelle Case Famiglia, nei
centri diurni e in tante altre attività d’accoglienza dei minori.
Il capitolo ha avuto
luogo a San Giuseppe
Vesuviano dal 15 al 17
settembre.
Una Suora Murialdina indiana, Suor
Suma, collabora col seminario giuseppino di Aroor in India, insegnando inglese ai giovani del primo anno.
Nel frattempo la piccola comunità
Murialdina continua a seguire un
asilo per i più piccoli, ed è in attesa
di trasferirsi presso una nuova casa
in affitto, più rispondente alle sue
necessità. Attualmente le suore sono
ospitate in un’ala vuota del convento delle monache carmelitane ad
Eramalloor.
india
il Capitolo delle parrocchie e degli oratori
Nella foto: i partecipanti al capitolo delle Parrocchie e degli Oratori
della Provincia italiana che si è tenuto a Sacrofano (Roma) dal 26 al
28 agosto con la presenza di diversi laici e giuseppini.
Il Padre generale, in occasione della sua visita in Ecuador, il 5 ottobre ha visitato il progetto
sociale “Soñando por el cambio” nella città di Santo Domingo de los Tsachilas. Il progetto è
stato avviato da p. Sereno Cozza e accoglie oggi più di 65 bambini e adolescenti in situazione
di rischio. A loro e alle loro famiglie vengono offerti gratuitamente e quotidianamente una
serie di servizi che contribuiscono alla loro crescita fisica, culturale e sociale: sport, attività
ludico-ricreative, alimentazione, scuola, assistenza sociale e psicologica.
roma
ecuador
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Vita Giuseppina 8 2011
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Vita Giuseppina 8 2011
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flash di vita
flash di vita
roma
Mercoledì 21 settembre, festa di san
Matteo apostolo, 160° anniversario della
Prima Messa celebrata da san Leonardo
Murialdo, in casa generalizia, durante gli
esercizi spirituali di inizio anno accademico, 7 nostri confratelli hanno rinnovato la
loro professione religiosa. Erano presenti il padre generale, p. Mario Aldegani,
che ha presieduto la celebrazione, i padri
Fidel Anton e Nadir Poletto, dell’équipe
formativa di Viterbo San Pietro, i consiglieri generali p. Alejandro e p. Marco, i
padri Giuliano Pini e Carmelo Prestipino
- di passaggio a Roma e tutti i confratelli
della comunità di casa generalizia.
Il Presidente della Repubblica
Italiana Giorgio Napolitano,
nel suo viaggio in Romania,
ha incontrato una ristretta
rappresentanza della comunità italiana che opera in questo
paese: tra i presenti una delegazione della nostra Fundatia
Leonardo Murialdo.
Il C.I.A.O. (Comitato Italiano
Associazioni Ong in Romania),
di cui Fundatia Murialdo/ENGIM è tra i membri fondatori,
ha consegnato al Presidente
una targa a ricordo dell’evento ed una cartellina con le
schede di presentazione delle
associazioni appartenenti al
Comitato.
colombia
Pur essendo ancora
in atto i lavori di costruzione della nuova
chiesa di Bogotà dedicata a San Leonardo
Murialdo, i fedeli, impegnati nella raccolta
fondi per terminarla,
vivono già momenti
di preghiera e di celebrazione nel nuovo
edificio.
spagna
Nella foto: i ragazzi dell’Associazione
Murialdo di Getafe (Spagna) che hanno
partecipato ai campi estivi organizzati
dall’associazione stessa.
32
Vita Giuseppina 8 2011
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Affascinati della loro vocazione alla vita consacrata Giuseppina Florin,
Mihai, Alessandro, Marco, Rico del Rosario hanno confermato il loro
impegno a vivere il Vangelo con il rinnovo dei
voti religiosi di povertà,
castità ed obbedienza.
Dal 31 agosto al 5 settembre, hanno vissuto
insieme a p. Tullio, p. Cesare, p. Solideo gli esercizi spirituali annuali in
località Barnova (Iasi)
in Romania. A questi si
sono affiancati Luca Preciso e Marius Minut.
Vita Giuseppina 8 2011
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romania
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c o n t r o l u c e
23 ottobre 2011
Messaggio del Santo Padre per la Giornata Missionaria Mondiale
“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20,21)
“Destinatari dell’annuncio del Vangelo sono tutti i popoli. La Chiesa, per sua natura è missionaria (…). Di
conseguenza, la Chiesa non può mai chiudersi in se stessa. Si radica in determinati luoghi per andare oltre. La
sua azione, in adesione alla parola di Cristo e sotto l’influsso della sua grazia e della sua carità, si fa pienamente
e attualmente presente a tutti gli uomini e a tutti i popoli per condurli alla fede in Cristo .
Questo compito non ha perso la sua urgenza. Anzi, «la missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora
ben lontana dal suo compimento… Uno sguardo d’insieme all’umanità dimostra che tale missione è ancora agli
inizi e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio» Non possiamo rimanere tranquilli al pensiero
che, dopo duemila anni, ci sono ancora popoli che non conoscono Cristo e non hanno ancora ascoltato il suo
Messaggio di salvezza. Non solo; ma si allarga la schiera di coloro che, pur avendo ricevuto l’annuncio del
Vangelo, lo hanno dimenticato e abbandonato, non si riconoscono più nella Chiesa... È in atto un cambiamento
culturale,... un cambiamento che porta ad una mentalità e ad uno stile di vita che prescindono dal Messaggio
evangelico, come se Dio non esistesse, e che esaltano la ricerca del benessere, del guadagno facile, della carriera
e del successo come scopo della vita, anche a scapito dei valori morali. La missione universale coinvolge tutti,
tutto e sempre. Il Vangelo non è un bene esclusivo di chi lo ha ricevuto, ma è un dono da condividere, una bella
notizia da comunicare. E questo dono-impegno è affidato non soltanto ad alcuni, bensì a tutti i battezzati…”
Messaggio integrale su: www.vatican.va
la foto del mese
Il mare vicino all’oratorio di Cefalù e la scritta
“Estate Ragazzi!”, fatta dai partecipanti alle
attività estive dell’oratorio siciliano e giuseppino, ci ricordano che
l’estate non è lontana,
ma soprattutto le tante e belle attività che
hanno coinvolto migliaia di ragazzi e di
famiglie, di laici e di
consacrati presenti nelle Opere della Famiglia
del Murialdo di tutto il
mondo.
San Giuseppe: “un uomo più”
La nostra epoca forse passerà alla storia come il tempo dei crolli:
di ideologie, di imperi, di miti, di personalità. Aveva visto giusto
Maria SS.: “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha esaltato gli umili”.
Ma anche le parole dell’uomo crollano. Solenni proclami smentiti
dai fatti. Promesse non mantenute. Discorsi solo demagogici. Proposte politiche effimere. Parole, parole, parole…
È giunto il tempo della Parola? “Ecco verranno giorni, dice il Signore Dio, in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né
d’acqua ma d’ascoltare la parola del Signore” (Am. 8,11).
Un umile-grande ascoltatore-realizzatore della Parola è Giuseppe, lo sposo di Maria SS., il vicario in terra del Padre celeste. Egli sa
che non è il suo progetto che conta, ma quello di Dio, rilevato dalla
Parola. Progetto di Giuseppe: abbandonare Maria incinta al suo destino. Non è lui il padre della creatura che ella reca in grembo. Ma
è proprio quel Figlio che lo vuole come padre. Il progetto di Dio,
manifestato dall’angelo: “Giuseppe, non temere di prendere con te
Maria…”, trova in lui un realizzatore docile e intelligente. Assoluta
precedenza all’Assoluto.
La volontà di Dio è più importante della nostra. Giuseppe – Maria:
rapporto verginale. La vita con lei per Cristo è coerente risposta, è
un sì continuativo al divino progetto.
All’Eden della colpa per ribellione si contrappone Nazareth, dove
tutto è obbedienza per amore. Solo chi obbedisce serve; solo chi
ama obbedisce.
C’è il censimento? Egli va. C’è da fuggire nottetempo? Egli fugge.
C’è da tornare a Nazareth? Egli torna. E qui la triade terrena, Gesù,
Maria, Giuseppe, attua giorno dopo giorno il grande progetto della
Trinità divina. Sinfonia d’amore tra terra e cielo.
Per Giuseppe l’autorità è servizio, perché obbedisce a Dio, l’autorità più alta. Chi obbedisce costruisce pace. Il mondo ha bisogno di
costruttori di pace.
Quando la Parola è pronta ad effondersi, quando il Figlio del Padre si presenta al suo popolo, il padre terreno deve eclissarsi; Giuseppe, missione compiuta. L’ultimo si. Dio accende, Dio spegne; è
Lui l’autore della vita; solo Lui.
Chi realizza la Parola è sempre attuale, perché Cristo, la Parola, è
ieri, oggi, sempre. “Chi fa la volontà del Padre mio - Egli assicura
- è per me fratello, sorella, madre”. Non “padre”, perché la paternità eterna ha già avuto nell’uomo-Giuseppe la controfigura terrena.
L’uomo giusto al posto giusto.
La società ha bisogno di gente così.
Di uomini “più”.
p. Franco Verri
Le due immaginette sono tratte dalla Collezione di p. Giuseppe Taveri “San Giuseppe nelle immaginette sacre”.
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Vita Giuseppina 8 2011
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35
IL LOGO DEL CAPITOLO GENERALE 2012
DEI GIUSEPPINI DEL MURIALDO.
Sulla mano grande si poggia una mano piccola (la
mano dei giovani/poveri): il gesto rappresenta sia lo
stare insieme (“CON”) sia il servire (“PER”), quindi sia la collaborazione che la cura e l’educazione.
Le due mani sono attraversate dalla croce di Cristo,
l’unico in grado di realizzare questo incontro/unione tra le due mani. Il cerchio sullo sfondo, che parte
idealmente dal pollice della mano (con i colori del
Brasile, sede del Capitolo del 2006) rappresenta la famiglia dei Giuseppini
e la sfumatura sui toni dell’azzurro e del bianco è un
omaggio alla bandiera
dell’Argentina, il paese che ospiterà
il Capitolo del
2012. (Commento di Serena Aureli,
autrice
del Logo)
EL LOGO DEL CAPÍTULO GENERAL 2012
DE LOS JOSEFINOS DE MURIALDO.
Sobre la mano grande se apoya una mano pequeña (la
mano de los jóvenes / pobres): el gesto representa tanto
el estar juntos (“CON”) como el servir (“PER”); es decir ya
sea la colaboración, cuanto el cuidado y la educación. Las
dos manos están atravesadas por la cruz de Cristo, el único
capaz de realizar este encuentro / unión entre las dos manos. El círculo en el fondo, que parte idealmente del pulgar
de la mano (con los colores de Brasil, sede del
Capítulo de 2006) representa la familia
de los Josefinos y los matices de
tonos de azul y blanco son
un homenaje a la bandera de la Argentina,
país que será sede
del Capítulo de
2012. (Comentario de Serena Aureli,
autora
del logotipo)
O LOGOTIPO
DO
CAPÍTULO
GERAL 2012 DOS
JOSEFINOS DE MURIALDO.
Sobre a mão grande apoia-se
uma mão pequena (a mão dos
jovens / pobres): o gesto representa
tanto o estar junto (“CON”) como o servir
(“PER”), ou seja, a colaboração, quanto o cuidado e a
educação. As duas mãos estão atravessadas ​​pela cruz
de Cristo, o único capaz de realizar este encontro / união
entre as duas mãos. O círculo no fundo, que parte idealmente do polegar da mão (com as cores do Brasil, sede
do Capítulo de 2006) representa a família dos Josefinos
e as matizes de tons de azul e branco são uma homenagem à bandeira da Argentina, país que sediará o capítulo em 2012.
(Comentário de Serena Aureli, autora do logotipo)
The LOGO of
the GENERAL
CHAPTER 2012 of
the JOSEPHITES OF
MURIALDO.
On the bigger hand leans
a smaller one (the hand of the
young/poor): the gesture represents
both the being together (“WITH”) and the
serving (“FOR”), then both collaboration and care and education. Both hands are crossed by the cross of Christ, the
only one able to realize this meeting/union between the two
hands. The circle in the background, ideally starting from the
thumb of the bigger hand (which has the colours of Brazil,
home to the 2006 chapter) represents the family of the Josephites and its toning down on the tones of blue and white is
a homage to the flag of Argentina, the country that will host
the 2012 chapter.
(Comment by Serena Aureli, author of the Logo)
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"Vita Giuseppina" di Novembre 2011