Informatore parrocchiale n° 31 febbraio 2016 Parrocchia Santi Pietro e Paolo Turate Sommario 1 Il cammino comunitario parrocchiale 3 Una chiesa in uscita …non solo immagini ma vita cristiana 5 Essere comunità cristiana a Turate:è ancora possibile? 7 Calendario Settimana Santa 8 Itinerario spirituale nelle domeniche di quaresima 9 A proposito della segreteria parrocchiale 9 Il nuovo oratorio visto con gli occhi di una bambina di 10 anni 10 Vado a Messa …. alle 11.15 11 Il Signore è nato per noi 12 Tre giorni adolescenti 2015 13 Il viaggio di papa Francesco in Africa 15 «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» 19 Gesù nasce in Karamoja 20 Gesù «Entrerà in te se troverà aperta la tua porta» 22 Caritas Turate a EXPO 2015 23 Il bilancio di Expo: l’edicola Caritas 24 Sentieri di guerra 25 La tregua di Natale 26 La biblioteca del Pozzo 28 Alzo gli occhi verso i monti 29 Anagrafe 30 Lavori in corso 2016 32 I nostri beni culturali Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 EDITORIALE Il cammino comunitario parrocchiale di don Maurilio Frigerio urbane e rurali. Per le diocesi la parrocchia rimane fondamentale da tutti questi punti di vista. I diversi ministeri (sacerdotale, diaconale, laicale e di speciale consacrazione) sono chiamati a sostenere con impegno non comune il vissuto parrocchiale in questo tempo difficile e fecondo allo stesso tempo. Occorre favorire la corresponsabilità dei ministeri sopraelencati in comunione con i vescovi della chiesa impegnata nella diuturna “cura d'anime”. La parrocchia è chiamata a esprimere la sua vitalità stando in rapporto con la società in un tempo e in un luogo. Molte inchieste sulla parrocchia descrivono le strutture, le istituzioni e le azioni pastorali del cristianesimo italiano. Si tratta di una via comune per entrare in relazione decisiva con Gesù e il suo vangelo. La parrocchia infatti abita spazi sociali molto diversificati e, allo stesso, tempo, la società, nella sua complessità attuale, prende contatto con Gesù, la sua Parola, la sua proposta salvifica. La parrocchia è invitata a interpretare i nuovi fenomeni sociali per rendere presente la memoria cristiana nello spazio e nel tempo in cui è chiamata a vivere ed operare concretamente. I pastori ed i laici sono chiamati ad essere “in prima linea” nel dialogo costruttivo con le frontiere e i problemi dell'uomo che vive nel mondo le gioie e i drammi del presente: il lavoro e le prospettive di occupazione, la casa quale luogo di realizzazione per la famiglia, la società plurale e l'accoglienza dei migranti che bussano alla porta dell'Europa secolarizzata e altre questioni sempre nuove. La parrocchia è contraddistinta dal suo essere “vicina e accogliente” rispetto alle esigenze della gente comune. La parrocchia è capace di creare, non senza fatiche e fallimenti, nuovi equilibri e di far emergere risorse inattese che le permettono di abitare il presente e il futuro di questo mondo sempre in veloce mutamento. Il suo contributo fattivo è legato alla forza della testimonianza, dal basso, capace di rispondere alle urgenze della vita quotidiana e di stimolare le istituzioni a rispondere con responsabilità nei confronti dei più deboli. La parrocchia è una comunità che guarda al suo futuro a partire dalle questioni fondamentali: come porre attenzione alla sua figura, quali sono i ministeri da favorire per farla vivere al meglio, quali legami riscoprire con altre realtà, quale rapporto deve coltivare col territorio. La chiesa nella sua interezza è chiamata a porsi queste domande e a indicare percorsi e itinerari strutturati al riguardo. I vescovi stessi sono chiamati ad un discernimento senza precedenti che deve prevedere attenzioni per rimotivare la parrocchia di fronte ad inevitabili mutamenti legati al numero dei sacerdoti, al problema di parrocchie da rivedere nella dimensione soprattutto nelle zone urbane, fino a proporre accorpamenti capaci di mantenere la vitalità del tessuto parrocchiale. La trasformazione ecclesiale richiede una docilità non comune allo Spirito Santo per operare un discernimento positivo e profetico al tempo stesso. Una convinzione deve stare alla base del discernimento ed è quella che stabilisce come la Chiesa italiana ha bisogno della parrocchia. Essa è un luogo fisico che genera la fede nel vissuto quotidiano della gente. A partire dalla riflessione della chiesa-comunione come definizione base della chiesa alla riflessione più articolata sulla complementarietà dei ministeri, carismi e responsabilità che sono chiamati a formarla e ad animarla nel vissuto ecclesiale concreto. La parrocchia è, nel vissuto ecclesiale, l'ultima localizzazione della chiesa. La gente viene a contatto col vissuto ecclesiale quando bussa alla porta della parrocchia e si sente accolta da un volto amico di un laico, di un ministro di Dio, di una persona consacrata che vive con la società in un tempo e in un luogo. In nome dell'unico Vangelo. Questa figura di Chiesa garantisce, nello scorrere del tempo, quel bene che permette l'annuncio e la trasmissione dello stesso Vangelo. Ma non solo la parrocchia garantisce l'esercizio della vita cristiana, ma è garanzia per uno spazio unico di umanizzazione e socializzazione in un contesto di anonimato proprio delle realtà 1 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 EDITORIALE La fatica da affrontare è quella di rendere visibile la possibilità per tutti di accedere a cammini di redenzione e di salvezza. Infatti anche le situazioni più disparate trovano nella comunità cristiana un interlocutore attento ed accogliente pronto a mettersi in discussione a fare la propria parte in modo costruttivo. Anche di fronte a chi denuncia i limiti della parrocchia, la poca capacità di testimoniare la fede, o altro, dovremmo soffermarci a fare altre approfondite riflessioni. La parrocchia ha sempre permesso di accedere a una molteplicità di cammini strutturati, ha delineato percorsi inediti per l'accesso alla fede delle persone disagiate, ha avviato con semplicità molte persone al contatto con l'esperienza religiosa. Non intendiamo affermare che tutta l'esperienza cristiana coincida col vissuto parrocchiale, ma essa rappresenta una larga fetta del vissuto religioso della gente comune in ogni territorio. La parrocchia non deve inglobare ogni esperienza religiosa, ma deve mantenere e rendere visibile la sua singolarità. Il suo legame col Vescovo e la diocesi fonda la sua identità ed è garanzia della sua libertà e il fondamento della propria ecclesialità. Compito della parrocchia è di saper coniugare tutta la sua ricchezza con gli uomini e le donne che le vivono “accanto” perché essa non è altro che “chiesa tra le case” che ogni giorno ricomincia la sua missione dal Vangelo di Gesù. Papa Francesco parla spesso della chiesa in uscita e delinea in questo modo la missione della parrocchia di oggi e di domani. Riscopriamo nella Evangelii Gaudium una occasione privilegiata per ripensare il modello pastorale della parrocchia e per convertirci a nuove strade missionarie, come Egli stesso si esprime: «Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle nostre comunità» (EG, 33). Il Papa ci invita a raggiungere quelle «periferie esistenziali che hanno bisogno della luce del Vangelo», e così aiutarci a constatare l'azione dello Spirito Santo, che vuol fare di tutti noi, come singoli e come comunità, una Chiesa “in uscita”. Ora tocca a noi porci domande serie che ci invitino a riflettere e a fare nostra la ricchezza di un'esperienza parrocchiale che deve essere continuamente rivisitata e rinnovata alla luce del magistero della chiesa e di tante persone che umilmente, ma fattivamente costituiscono il nucleo vitale delle nostre parrocchie. Impariamo ad avviare una riflessione che ci porti a vivere e a proporre una nuova missione “in uscita” guidata dal discernimento di quel maestro unico che è lo Spirito Santo. Durante l'Anno giubilare, l'ultimo sabato del mese dalle 15.00 alle 18.00, sarà presente in chiesa un confessore straordinario. La presenza del confessore verrà segnalata su In Cammino. 2 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 RIFLESSIONI Una chiesa in uscita … non solo immagini ma vita cristiana di don Lorenzo Stefan In questi ultimi anni papa Francesco ci ha abituato a parole forti e schiette. La parola del papa è ascoltata con grande attenzione da chi vive l'esperienza ecclesiale, da chi si trova ai margini, da chi pratica la chiesa saltuariamente, da chi non vive affatto la dimensione comunitaria e perfino da chi si professa apertamente contrario. Credo che la parola del papa sia pronunciata sempre con l'autorevolezza dell'uomo di Dio che cerca la verità: per questo i suoi discorsi hanno uditori in tutto il mondo, in ogni ceto sociale e, anche trasversalmente, fra chi vive e chi non vive l'esperienza della Chiesa cattolica. Spesso Francesco utilizza delle immagini che sanno scaldare il cuore di credenti e non credenti. Le immagini, si sa, colpiscono la fantasia dell'uomo ma necessitano poi di essere elaborate in concetti, capaci di resistere nel tempo e di motivare le scelte. Di certo una delle espressioni che maggiormente hanno colpito l'immaginario comune è quella di una CHIESA IN USCITA. Un'immagine certamente interessante, che porta dentro di sé il concetto di una chiesa che non si chiude in sè stessa, ma che si apre al mondo diventando sempre più missionaria, imparando a dialogare con l'uomo di ogni cultura, razza e religione, tramite i nuovi canali della comunicazione che la tecnologia pone oggi a disposizione di tutti. Sicuramente quella di una chiesa in uscita è un'immagine positiva che è stata molto apprezzata. Vorrei qui, in maniera molto semplice, provare a scandagliare alcuni risvolti di una chiesa così intesa. Sì, perché se è vero che l'immagine scalda il cuore, è altrettanto vero che una chiesa concepita in tal modo chiede a ciascuno di noi, credenti e non, di cambiare alcuni aspetti del nostro modo di pensare. Una chiesa pensata così in qualche misura DEVE SCONTENTARE. L'ATEO, che si dichiara contrario a priori, avrà di fronte a sé una chiesa che non si chiude nel recinto della parrocchia o dell'oratorio e nemmeno in quello dei movimenti. L'ateo si dovrà confrontare con una chiesa che entra in casa sua e che vuole avere la possibilità di entrare nella sua vita. La chiesa in uscita sente il dovere di dire la parola di Gesù su ogni argomento che interessa la vicenda dell'uomo, proprio perché vuole essere accanto a ciascuno. A questo punto, l'immagine bella di chiesa in uscita può diventare fastidiosa e scontentare. Ecco che allora, a volte, la soluzione è quella di rifugiarsi in belle immagini che scaldano il cuore e alimentano la fantasia, senza però fare i conti con le conseguenze che tutto ciò comporta. Ancora peggio sarebbe l'utilizzo parziale e di parte delle parole del papa. A volte mi è capitato di dover rispondere a qualcuno: “È vero che il papa dice quello che dici tu, ma è vero anche che dice altre cose”. Dobbiamo sempre vigilare rispetto al fatto di far pronunciare ad altri idee che invece pensiamo noi, nascondendoci sempre dietro l'abito di qualcuno, meglio ancora se l'abito è bianco. Il CREDENTE, da parte sua, si sente invece spronato dalle parole del papa. È richiamato ad una maggiore autenticità nella vita cristiana. Le parole e la vita stessa di Francesco diventano per ogni battezzato occasione per rinvigorire la propria fede e per rafforzare la propria testimonianza cristiana. Una chiesa che esce dal proprio recinto, tuttavia, deve anche compiere scelte nuove. Una chiesa in uscita “sceglie” di dedicare più tempo a coloro che magari si vedono poco. Purtroppo però, alcune volte, coloro che sono più vicini sembrano risentirsi di questo atteggiamento. Si sentono discriminati perché si dedica loro meno tempo: iniziano allora a manifestare la loro scontentezza con tutte le forme della lamentosità di cui l'animo umano è capace e utilizzando i numerosi mezzi che la tecnologia offre. Una chiesa in uscita diventa in grado di compiere delle scelte concrete per andare incontro all'uomo, a scapito anche di ciò che si è sempre fatto. La totale incapacità da parte di alcuni di intravedere nuove possibilità di incontri pastorali sembra evidente. L'arte del rimanere attaccati al “si è sempre fatto così”, pensando che tutto debba procedere esattamente come sempre, è indice della poca flessibilità dell'animo umano e dell'incapacità di essere uomini e donne che vivono in questo mondo. Anche il credente può 3 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 RIFLESSIONI quindi essere scontento di una chiesa in uscita, soprattutto quando nuove forme di pastorale o cambiamenti nella vita della parrocchia o dell'oratorio vanno a ledere quelli che lui riteneva ormai essere diritti acquisiti. Infine, ci sono le persone che io amo definire GLI ATEI CREDENTI. Si tratta di coloro che non sono assolutamente interessati alla vita cristiana e proprio per questo non partecipano mai attivamente alla vita della comunità. Si dichiarano però credenti perché ritengono che la loro fede stia in piedi semplicemente vivendo alcuni gesti della tradizione cristiana, di cui non conoscono più nemmeno il significato. Costoro non vivono l'esperienza della chiesa ma esigono da essa dei servizi di carattere sociale e religioso. Quando questi “servizi” vengono meno, per mancanza di persone che si prestano a compierli o per scelta, allora succede il finimondo. Anche per costoro, la chiesa in uscita così come la intende il papa è chiesa che scontenta. Viviamo un'epoca della storia fatta di GRANDI CAMBIAMENTI che avvengono molto velocemente. Anche il nostro essere credenti chiede di incarnarsi nell'oggi della storia. Chi non si renderà conto di tutto questo e non cercherà di vivere la storia per quella che essa è, non perderà soltanto il treno della fede ma soprattutto quello della vita. Quaresima 2016 Quaresimali 1° venerdì – 19 febbraio ROVELLO Rappresentazione teatrale sul tema della vocazione di San Matteo 2° venerdì – 26 febbraio CISLAGO via crucis 3° venerdì – 4 marzo SARONNO SANTUARIO 24 ore della fede con la possibilità di confessioni 4° venerdì – 11 marzo UBOLDO via crucis 5° venerdì – 18 marzo GERENZANO testimonianza sulla chiesa che soffre (il programma dei quaresimali potrà subire qualche variazione per cui si prega comunque di prestare attenzione agli avvisi che si trovano su “In cammino”) 4 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 RIFLESSIONI Essere comunità cristiana a Turate: è ancora possibile? In una società dominata dall'individualismo il senso di appartenenza ad una comunità è una scelta sempre più controcorrente di Gigi Codurri Essere comunità cristiana, essere fedeli al Vangelo un territorio: Corinto, Tessalonica, Efeso, Colossi, Filippi, Roma. Dobbiamo sempre riferirci alla Parola di Dio: la comunità cristiana esiste e vive solo se è radunata attorno a Gesù di Nazareth: “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.” (Mt.18,20) Ogni domenica e, forse, ogni giorno diciamo con le labbra o con il cuore “Padre nostro”. Tutti coloro che chiamano Dio padre riconoscono la propria natura di figli (e quindi fratelli e sorelle): queste parole sono rafforzate dall'aggettivo “nostro” che implica una pluralità, una comunità. Se il Padre Nostro non è un insieme di parole vuote e abitudinarie ma una preghiera sincera scopriamo che Gesù nella seconda parte ci vuole insegnare che la fede senza comunità non esiste. O perlomeno non è la fede insegnata da Gesù. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo a nostri debitori. Non abbandonarci alla tentazione. Liberaci dal male.” L'accento è sempre posto sul “noi”. Il “noi” non è mai un insieme generico ma è composto da nomi, da volti, da persone che si incontrano, camminano insieme, si conoscono, si amano. È Gesù che ci indica la via: “Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo (…); e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì” (Mc. 3,14-19) È la prima comunità cristiana: sono nomi, volti, persone. Gesù ha voluto che il suo messaggio di salvezza fosse annunciato e venisse trasmesso attraverso una comunità. La Chiesa primitiva ha camminato nel solco del Maestro: esemplare è la testimonianza di Paolo. Le sue lettere sono quasi sempre rivolte a comunità, che si riconoscono in Essere comunità cristiana a Turate. cosa vuol dire? lo desideriamo? Turate è oggi per noi quello che nella parola di Dio è Corinto, Tessalonica, Efeso, Colossi, Filippi, Roma. Nel testo finale del Sinodo Diocesano, voluto dal card. Martini e promulgato nel 1995, si legge: “La parrocchia rappresenta tuttora la fondamentale articolazione della Chiesa particolare e del suo ministero pastorale ordinario.” Papa Francesco nelle sue visite pastorali lo manifesta chiaramente: la sua visita è sempre rivolta ad una comunità ecclesiale radunata attorno al suo vescovo o parroco. Sentiamo nel cuore il desiderio di appartenere alla comunità cristiana di Turate? Come viviamo questo desiderio? È il Vangelo vissuto e proclamato da Gesù che ci interpella: Gesù non ha voluto una fede disincarnata o solitaria. Le fondamenta della fede cristiana sono l'Eucaristia, la Parola di Dio, la carità. La celebrazione eucaristica e l'ascolto della Parola di Dio, con la preghiera, sono i fondamenti spirituali dell'amore verso di Dio; la carità manifesta in innumerevoli modi l'amore verso il prossimo. Queste parole che ascoltiamo spesso vanno tradotte concretamente perché come dice Giacomo nella 5 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 RIFLESSIONI sua lettera “la fede senza le opere è morta” (Gc.2,26). Per noi credenti turatesi queste parole significano che la Messa domenicale e la catechesi degli adulti (che da anni è centrata sull'ascolto e la meditazione del Vangelo) sono momenti essenziali per l'incontro personale e comunitario con il Signore e che l'impegno nei numerosi ambiti parrocchiali si dispiega poi secondo i propri carismi e le necessità della parrocchia. Il rischio sempre presente è quello di separare la spiritualità dalle opere ma Gesù e la Chiesa ci mostrano chiaramente che senza una spiritualità forte le opere perdono il sapore della fede cristiana e diventano espressione di ciò che noi pensiamo e non di ciò che pensa Gesù Cristo. Come affermò Papa Francesco nella sua prima omelia, il giorno dopo l'elezione, nella Messa alla Cappella Sistina con i cardinali: la Chiesa non è un ONG. Tutto ciò ci spinge a vivere la fede in comunità, una comunità che non si chiude in un circolo di eletti ma si apre a tutti perché l'invito di Gesù è rivolto a tutti. È Gesù nel Vangelo di Marco che ci suggerisce la via da percorrere: “ne costituì dodici” (una comunità) “che stessero con lui” (Eucaristia, catechesi, preghiera), “per mandarli a predicare e scacciare i demoni” (la testimonianza, la carità). Non ci può essere una vita spirituale autentica senza la testimonianza della carità ma neppure una vita di carità autentica senza una vita spirituale. L'appartenenza ad una comunità non è un concetto teorico, si misura sulla partecipazione ai vari momenti che vengono proposti durante l'anno. È chiaro che una comunità cresce e si consolida se sente la necessità vitale di radunarsi attorno a Gesù Cristo, Eucaristia e Parola. Non è teoria, è mera concretezza. In caso contrario si camminerà a “compartimenti stagni”. Tutte le difficoltà all'interno di una comunità cristiana nascono da un'insufficiente volontà di radunarsi insieme alla mensa dell'Eucaristia e della Parola. Se non ci incontriamo attorno alla Mensa e alla Parola, se non ci comunichiamo la fede, come possiamo crescere come comunità? È una pia illusione e scatterà inesorabilmente l'alibi della ricerca di una scusa o di un colpevole. Essere comunità cristiana a Turate è oggi ancora possibile? Perché la catechesi degli adulti da anni fondata sull'ascolto, l'interpretazione e la meditazione della Parola del Vangelo rimane confinata alla partecipazione di poche decine di persone? Perché all'apertura delle Giornate Eucaristiche alle quali erano espressamente invitati tutti coloro che sono impegnati in parrocchia in tutti gli ambiti (catechesi, liturgia, oratorio, pastorale battesimale, consiglio pastorale, consiglio economico, caritas, ecc…) c'era una chiesa desolatamente vuota? Il cammino della catechesi parrocchiale si snoda dai bambini delle scuole elementari agli adulti: quale credibilità ha un catechista che non partecipa agli incontri di catechesi previsti per la sua età? Perché è così difficile il passaggio dalla pastorale giovanile a quella degli adulti? La fascia che va dai 25 ai 45 è infatti quella più assente. Quando preghiamo con il salmo 132 diciamo: “Ecco, com'è bello e com'è dolce che i fratelli vivano insieme.” Lo preghiamo, lo cantiamo … ma ci crediamo? Lo desideriamo? Sono domande poste non per cercare il colpevole: ogni credente della comunità cristiana di Turate deve interrogarsi sul proprio senso di appartenenza alla Chiesa. Padre Silvano Fausti scrive in un suo libro che “il futuro, non solo del Cristianesimo ma del mondo intero, è legato alla nostra testimonianza da portare fino agli estremi confini della terra.” Il Vangelo ci suggerisce che per essere testimoni bisogna prima stare con Gesù e poi andare verso i fratelli e le sorelle che riconosciamo dicendo “Padre nostro”. Essere comunità cristiana a Turate è ancora possibile. Dipende da noi. Dal nostro desiderio. Dalla nostra testimonianza. Dalla nostra partecipazione. Si invita ad utilizzare l'inserto della preghiera per la preparazione alla confessione pasquale 6 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 CALENDARIO Settimana Santa Domenica 20 Marzo - Domenica delle Palme Ore 9.30: processione con gli ulivi con partenza da San Giuseppe. Lunedì 21 Marzo Distribuzione dell'ulivo nelle case. Ore 15.00: Confessioni per i ragazzi delle classi medie Ore 16.00: Confessioni per i ragazzi delle classi elementari (4° e 5° el.) Ore 20.30: Confessioni Gruppo Adolescenti, Giovani e Adulti Mercoledì 23 Marzo Via crucis al sacro Monte di Varese: partenza ore 19.15 dalla piazza della Chiesa. Giovedì 24 Marzo Confessioni: ore 9.30 – 11.30; 15.00 – 17.00 Ore 8.30: Liturgia della Parola Ore 9.30 in Duomo: S. Messa crismale. Ore 17.00: S. Messa “in Coena Domini” per i ragazzi. Ore 21.00: S. Messa “in Coena Domini”. Venerdì 25 Marzo Confessioni: ore 9.30 – 11.30; 15.00 – 17.00 Ore 8.30: Via Crucis Ore 10.00: Via Crucis per i ragazzi nel parco dei veterani (ritrovo sul sagrato della chiesa alle ore 9.50) Ore 15.00: Celebrazione della morte del Signore Ore 21.00: Via Crucis per le vie del paese e a seguire Adorazione Notturna Sabato 26 Marzo Confessioni: ore 9.30 – 11.30; 15.00 – 17.00 21.00: Veglia di Resurrezione. Domenica 27 Marzo - Pasqua S. Messe in Parrocchia: Ore 8.30, 10.30, 18.00. S. Messe S. Maria: Ore 9.00. S. Messe Fagnana: Ore 10.00. Lunedì 28 Marzo - Lunedì dell'Angelo S. Messe in Parrocchia: Ore 8.30, 10.30, 18.00. S. Messe S. Maria: Ore 9.00. 7 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 PARROCCHIA Itinerario spirituale nelle domeniche di quaresima di don Lorenzo Stefan Rimettere al centro della nostra vita la celebrazione eucaristica domenicale; questa è la sfida della quaresima 2016. La celebrazione eucaristica viene a volte vissuta in maniera amorfa e passiva. Capita che, per risvegliare la nostra attenzione, sia necessaria qualche parola o qualche gesto che riaccenda le nostre emozioni. Nella quaresima 2016 vogliamo proporre, durante la predicazione domenicale, un percorso che sappia invece farci riscoprire le ragioni del nostro celebrare. Cercheremo di comprendere come la celebrazione eucaristica chiede necessariamente di essere legata con la vita di ciascuno. Andremo alla riscoperta di alcuni atteggiamenti fondamentale del nostro vivere cristiano. Indagheremo come, nella parole che vengono pronunciate durante la celebrazione, e che spesso non vengono prese troppo in considerazione, siano invece presenti indicazione profonde circa quelli che potremmo definire “temi cristiani maggiori”. Di seguito l'itinerario che sarà proposto: Data Tema 1° Quaresima - 14 Febbraio Tentazioni Domandare perdono 2° Quaresima - 21 Febbraio Samaritana Ascoltare la Parola 3° Quaresima - 28 Febbraio Abramo Attesa 4° Quaresima - 6 Marzo Cieco nato Testimoniare 5° Quaresima - 13 Marzo Lazzaro Rendere grazie Domenica delle Palme - 20 Marzo Domenica delle Palme Accogliere Giovedì Santo - 24 Marzo Essere uomini di Comunione La comunione nella chiesa Venerdì Santo - 25 Marzo L’offerta Sabato Santo - 26 Marzo Il silenzio Pasqua - 27 Marzo La vita dei figli risorti 8 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 PARROCCHIA A proposito della segreteria parrocchiale di don Maurilio Frigerio computer che lavora, una fotocopiatrice che riproduce documenti, mille fogli con avvisi parrocchiali. Tutto ciò richiede cura da parte delle segretarie e un costo economico a carico della parrocchia stessa. Qualche altra persona viene in segreteria a confidare le sue pene o le sue gioie: è importante sentirsi ascoltati e per fortuna trova gente disposta a tanto. Poi qualcuno sbaglia indirizzo e scambia la segreteria parrocchiale col palazzo comunale, qualcuno cerca la farmacia ed è fuori posto, qualcuno cerca la sede Caritas e riceve informazioni e assistenza del caso. Insomma le richieste sono pressoché infinite e quando arriva l'ora di chiudere c'è sempre qualcuno che commenta: “Ma io passavo adesso di qui”. E la segretaria chiude in ritardo, ma non ha detto di no nemmeno a chi era fuori tempo massimo. Quanto è preziosa la presenza di queste segretarie dedite all'ascolto e all'organizzazione della vita parrocchiale partendo dalle piccole cose della vita quotidiana. Un grazie amico. In questo “luogo di frontiera” si affacciano fortunatamente moltissime persone. Le segretarie a volte faticano a star dietro al campanello che suona senza sosta. Ad esempio il lunedì è un giorno critico perché tutti si accorgono magicamente che c'è qualcosa da chiedere, un documento da ritirare, una iscrizione da portare a termine. Alle segretarie raccomandiamo gentilezza e pazienza e ai parrocchiani e, ai molti visitatori casuali, di aver pazienza e tatto nell'esporre le questioni. Qualcuno viene quotidianamente a chiedere 1 euro per il caffè e viene sempre esaudito perché lo chiede con un sorriso e aspetta il suo turno. Qualcuno viene per prenotare una Santa Messa e non ha ancora capito che si può indicare una famiglia con tre nomi e non venti, altrimenti nessun altro può aggiungersi. Qualcun altro chiede quanto costa una Messa e non sa che si tratta solo di fare un'offerta libera. Poi basta che si guardi intorno e veda che, in segreteria c'è una luce accesa, una caldaia che riscalda, un Il nuovo oratorio visto con gli occhi di una bambina di 10 anni di Chiara Filippini cortile esterno. Questo oratorio è molto più spazioso del primo ed è un grosso vantaggio sia per noi bambini sia per gli animatori. Alcune delle aule serviranno per il catechismo dei bambini: chissà, forse per la fine dell'anno riusciremo a fare almeno una lezione in oratorio. Sicuramente sarà più divertente anche l'oratorio estivo perché avremo più spazi per giocare. Non vedo l'ora che i lavori siano terminati così potrò frequentare di più l'oratorio con le mie amiche. Domenica 29 novembre c'è stata l'inaugurazione della campana per il nuovo oratorio. Quando hanno demolito il vecchio oratorio la campana della cappellina è stata restaurata e oggi, dopo la messa, ci siamo recati tutti in oratorio per portare la campana nella nuova struttura. Dopo una breve celebrazione siamo entrati nel cantiere per vedere come proseguono i lavori. L'edificio procede molto velocemente, le aule del primo e del secondo piano sono quasi complete, ci sono molti spazi dove giocare e un 9 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 PARROCCHIA Vado a Messa …. alle 11.15 di Lorena Perin Ho iniziato a frequentare la S. Messa delle ore 11.15 a quattordici anni, quando ho intrapreso il percorso di catechesi del gruppo adolescenti proposto ai ragazzi di prima, seconda e terza superiore. Don Lorenzo e i catechisti ci avevamo invitati a questa messa poiché era “fatta proprio per noi”. Terminata la terza superiore e entrata a far parte del gruppo giovani, ho continuato a frequentarla sempre su invito di don Lorenzo e del mio educatore. Oggi partecipo ancora a questa messa in quanto catechista, a mia volta, del gruppo adolescenti. Io e gli altri educatori invitiamo i nostri ragazzi a venire poiché loro stessi possono e devono essere i protagonisti di questa celebrazione eucaristica. Viene infatti proposto proprio agli adolescenti e ai giovani di animare questa Messa, mettendo a servizio il proprio talento come lettori o per portare il pane e il vino all'altare durante l'offertorio. Questo è un ulteriore modo per inserire gli adolescenti nel contesto parrocchiale e per “arruolare” nuovi giovani lettori. L'orario, la tarda mattinata, è molto comodo sia per me che per gli altri giovani che partecipano. Si tratta di una celebrazione Il 4 marzo, saremo chiamati a vivere le 24 ore con Gesù al santuario di Saronno. Avremo la possibilità di adorare la Croce e di accostarci al sacramento della Riconciliazione. semplice, che vede all'opera giovani e adolescenti che per la prima volta leggono in chiesa. Arrivano sempre con espressioni di paura, pensando di non riuscire a trovare il coraggio di leggere davanti a tante persone; ma scendono dall'ambone sempre con l'espressione di gioia e soddisfazione per essere riusciti a portare a termine il servizio e di aver fatto concretamente qualcosa per la comunità. Spesso sono presenti alla celebrazione anche i catechisti della pastorale battesimale, sia quando devono essere celebrati i battesimi, sia quando vengono invitate le famiglie dei bambini battezzati negli ultimi sei anni. È sempre molto bello vedere nuovi bambini che entrano a far parte della comunità cristiana e condividere la preghiera con le giovani famiglie. Ciò dimostra anche ai nostri adolescenti che la Chiesa è viva, sempre in cammino e che il futuro della nostra comunità si costruisce insieme. Dopo tutti questi anni posso dire di partecipare molto volentieri a questa Eucaristia e di sentirla ormai in po' mia. Incontro i miei amici, prego con i ragazzi che mi sono stati affidati a catechismo e vedo la nostra comunità crescere domenica dopo domenica. La parrocchia organizza un pellegrinaggio giubilare a Roma dal 7 al 12 aprile. Verranno date indicazioni su In cammino. 10 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 PARROCCHIA Il Signore è nato per noi di Don Maurilio e le coppie della pastorale battesimale Condividere il tempo dell'Avvento in attesa della nascita di Gesù è la forma migliore che una comunità parrocchiale possa desiderare. Con questa intenzione, noi coppie della pastorale battesimale guidate da Don Maurilio, per lo scorso Avvento, come ormai facciamo da un paio di anni, abbiamo pensato di coinvolgere i bambini battezzati 0/3 e 3/6 anni della scuola materna, per animare la S. Messa delle ore 11,15, dando così un segno tangibile dell'importanza di questa Attesa. Quest'anno il tema è stato "vai ad annunziar che il Signore è nato per noi". Perché questo titolo? Non solo perché è una strofa di una canzone cara a grandi e piccoli, ma anche e soprattutto perché, provoca ognuno di noi. Infatti l'incarnazione di Gesù nel grembo di Maria esprime la tenerezza di Dio nei nostri confronti: Lui ci manda suo Figlio per farci conoscere il Suo Amore misericordioso. In tempo di Giubileo siamo chiamati ad annunziare a tutte le persone che incontriamo l'amore misericordioso di nostro Padre! Così ci siamo messi all'opera per invitare ognuno di voi a portare nel mondo questo lieto annuncio. Abbiamo invitato, oltre ai piccolissimi, i bambini che frequentano la scuola materna a colorare secondo la loro fantasia, ritagliare e riportare, una stella consegnata in precedenza dalle loro insegnanti, ad ogni S. Messa delle domeniche di Avvento che ci hanno interessato (le ultime 4 domeniche). Li abbiamo aiutati ad appendere le loro stelle su un tabellone che rappresentava il cielo della "Notte Santa" e che abbiamo lasciato esposto all'ingresso della chiesa, ben visibile a tutti. Siamo stati presi dall'entusiasmo e dalla gioia nel vedere che, di domenica in domenica, il tabellone si riempiva di stelle variopinte, lo spazio vuoto scarseggiava e la S. Messa era sempre più partecipata dalle numerose famiglie e dai bambini presenti. Al Padre Nostro, il parroco ha invitato tutti i bambini a recarsi sull'altare, prendersi per mano ed insieme recitare la preghiera che Gesù ci ha insegnato. Un gesto così semplice in quel momento, ha rappresentato l'unione di tutti noi presenti in un'unica famiglia cristiana ed è stato esempio di fraternità. Oltre alla recita del Padre Nostro, per coinvolgere ulteriormente i bambini, l'idea di una canzoncina subito dopo la S. Comunione ci ha trovato tutti d'accordo. Pur non avendo molto tempo a disposizione ma, con l'aiuto delle loro maestre che pazientemente hanno insegnato loro la canzone e li hanno guidati anche durante la S. Messa, i bambini ai piedi dell'altare, hanno cantato, battuto le manine a tempo e suscitato al termine della canzone, un applauso spontaneo da parte di tutta l'assemblea. L'ultima domenica di Avvento, Don Maurilio ha distribuito a tutti i bambini presenti, il Gesù Bambino benedetto durante la S. Messa. Il nostro "GRAZIE" va a tutti i bambini che con le loro famiglie hanno potuto partecipare alle S. Messe, alle loro insegnanti ed al comitato genitori che hanno contribuito in modo propositivo a questa nostra iniziativa, al coro che ha accompagnato nell'intonazione questi speciali cantori e, l'impegno di tutti ci ha permesso di vivere con intensità un percorso di fede e condivisione. 11 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 ORATORIO Tre giorni adolescenti 2015 di Beatrice, Eleonora, Sara, Martina Anche quest'anno noi ragazzi del catechismo adolescenti abbiamo partecipato ad un momento di condivisione, la 3 giorni, durante la quale abbiamo avuto l'occasione di stare insieme attraverso il gioco, le riflessioni e le testimonianze di tre figure differenti, che ci hanno raccontato la loro storia. Luisa, ostetrica in un ospedale milanese, ha deciso di assistere gli immigrati a Lampedusa e nel Mediterraneo a bordo di una nave militare, spinta dall'ideale di "essere accoglienza". Rossano, Roberto e Sara, rappresentanti dell'associazione Amici per il CentrAfrica, ci hanno mostrato da un differente punto di vista la vita e i problemi della popolazione locale, focalizzando la nostra attenzione sugli aspetti positivi del loro modo di affrontare le difficoltà. L'azione di questa associazione mira a rendere indipendente il CentrAfrica tramite la formazione di educatori per i bambini. Nando Sanvito, famoso inviato di bordo campo, ripercorrendo alcuni episodi sportivi rimasti nella storia, ci ha dimostrato che spesso noi scambiamo il concetto di uomo complesso per complicato. Le nostre emozioni e reazioni non rappresentano infatti un difetto, ma l'insieme delle bellezze del nostro essere. In seguito ad una riflessione con gli educatori e Don Lorenzo oguno di noi è stato chiamato a mettere in discussione chi è e chi vuole essere così da impegnarsi concretamente nel portare avanti il proprio percorso di fede e di vita, senza lasciarsi scoraggiare o nascondersi dietro alla pigrizia. Ad esempio, partecipando più attivamente alla vita dell'oratorio in qualità di educatori ed animatori, potremmo ricavarne una crescita personale e trasmettere ai più piccoli la stessa passione per il mettersi in gioco ricevuta a nostra volta. Dobbiamo vivere al meglio la nostra vita giorno per giorno sfruttando ogni momento e utilizzando le nostre capacità con la consapevolezza che i nostri limiti possono diventare punti di forza. Inoltre siamo coscienti di avere l'appoggio di un Dio che ci sostiene davanti alle difficoltà incontrate lungo il cammino e di persone autentiche disposte ad accompagnarci sempre e comunque. Non bisogna lasciarsi influenzare però dalle maschere che rischiano di portarci fuori strada perchè ciò che conta davvero è l'essere in grado di difendere i valori per noi indispensabili così da non diventare "forestieri di noi stessi" . In conclusione quello che desideriamo ricordare di questa esperienza è il bisogno di predisporre mente e cuore, intelligenza e volontà per costruire relazioni di carità. 12 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 EVENTO Il viaggio di papa Francesco in Africa Il nostro “inviato speciale” ci scrive dall'Uganda di Mons. Damiano Guzzetti, vescovo della Diocesi di Moroto Il passaggio di Papa Francesco il mese scorso in Africa è stato qualcosa di estremamente profetico e inaudito. Il tutto è avvenuto quasi inaspettatamente e a fronte di molte pressioni internazionali perché venisse spostato ad altra data. Papa Francesco stesso intervistato sull'aereo ironizzando ha detto: “mi fanno più paura le zanzare che i terroristi”, e “se il pilota non mi vuole portare in Centrafrica gli chiederò di paracadutarmi quando sorvoliamo Bangui”. Innanzitutto la visita in Africa di Papa Francesco in Kenya, in Uganda e nella Repubblica Centrafricana è da considerarsi come un unico grande viaggio costituito da tre tappe. I problemi e le sfide che i tre paesi stanno vivendo sono simili e in molti aspetti interconnessi anche se con intensità diverse. Il Papa ha portato una ventata di rinnovamento e di sfida ad un impegno evangelico più radicale a tutta la popolazione cristiana e non. Le sue parole e i suoi discorsi hanno mirato al cuore del problema della Chiesa e della società. Papa Francesco ha ribadito che nelle vene dei fedeli ugandesi scorre il sangue dei martiri e per questo i cristiani non devono limitarsi a cullarsi nei ricordi gloriosi del passato dei Martiri Ugandesi. La comunità cristiana è chiamata invece ad abbracciare la profezia che le è propria per testimoniare il vangelo nella sua integrità senza compromessi o paure. La società ugandese sta vivendo momenti di forte cambiamento con fortissime pressioni e influenze culturali dall'esterno che minano i valori tradizionali e cristiani costruiti a fatica nel secolo passato dominato dal lavoro missionario di evangelizzazione. Per vincere la corruzione ci vuole l'onestà, per superare il tribalismo ci vuole la fratellanza che ci accomuna in Cristo, per costruire la pace c'è bisogno dello Spirito di riconciliazione e di impegno reciproco di accoglienza e tolleranza. Tu t t i q u e s t i d o n i c i v e n g o n o o f f e r t i abbondantemente dal Padre se crediamo in Gesù Cristo che può operare attraverso il Suo Santo Spirito se lo accogliamo a mani e cuori aperti. Mons. Damiano Guzzetti incontra Papa Francesco al suo arrivo in Uganda all'aeroporto di Entebbe. 13 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 EVENTO Una cosa che mi ha stupito e meravigliato è stato nel vedere il cordone umano al suo arrivo, lungo il percorso di 45 chilometri che separano l'aeroporto dalla capitale. La gente era arrampicata ovunque pur di potere vedere anche da lontano in qualche modo il Papa. Mentre passava rapidamente salutando dalla piccola vettura che lo ospitava la gente lo acclamava e implorava benedizioni. Ovunque è arrivato la gente lo ha atteso per ore e ore senza lamentarsi di nulla ma approfittando di cantare, pregare e ringraziare. Un esempio davvero bello della fede della gente semplice che piace a Papa Francesco. I giovani che venivano da tutta l'Uganda lo hanno aspettato per più di undici ore. C'era anche una rappresentanza da Moroto i quali mi hanno raccontato di non avere mai vissuto nulla di simile nella loro vita. Il fascino di Papa Francesco è stata una grande benedizione per tutti noi. Ora l'impegno più grande è la capacità di fare fruttificare ciò che lo Spirito ha seminato nei cuori al passaggio del Papa. Di certo nel vedere a Kololo le centinaia di migliaia di giovani pieni di forza e di entusiasmo per l'arrivo Papa ho avvertito un brivido che mi ha comunicato una forte speranza: la speranza che Francesco è capace di dare perché nella semplice umiltà è capace di avvicinarsi al cuore di tutti. Mi ha colpito molto che Papa Francesco ha chiesto più volte e a tutti di pregare per lui. Ricordiamolo affinché le sue parole diventino vita e testimonianza davanti al mondo intero. Il Giubileo Della Misericordia Un'itinerario attraverso le opera di misericordia corporale 30 gennaio 2016 ore 21 Ero straniero e mi avete accolto Incontro con Luca Guanziroli, Responsabile UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) 12 marzo 2016 ore 19.30 Ero in carcere e siete venuti a trovarmi Cena povera, il ricavato della cena sarà devoluto per un'associazione di volontariato che si occupa del recupero dei carcerati. All'incontro sarà presente don Silvano Brambilla, cappellano del carcere di Busto Arsizio Maggio 2016 Ero nudo e mi avete vestito Raccolta diocesana indumenti usati, la raccolta sarà preceduta da un'incontro di riflessione con i francescani e i volontari che gestiscono il guardaroba degli indumenti usati in Via Farini a Milano Ottobre 2016 Ero malato e siete venuti a visitarmi Incontro di riflessione sulla spiritualità della sofferenza con don Mauro Carnelli, cappellano del Presidio Ospedaliero di Saronno. Prima domenica di Avvento Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare Raccolta alimenti per le famiglie in difficoltà del nostro Decanato La Chiesa non è al mondo per condannare, ma per permettere l'incontro con quell'amore viscerale che è la misericordia di Dio. Perché ciò accada è necessario uscire. Uscire dalle chiese e dalle parrocchie, uscire e andare a cercare le persone là dove vivono, dove soffrono, dove sperano. (Papa Francesco) 14 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 PREGHIERA «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 119,105) Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. ⁵Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. ⁶La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». ⁷Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. ⁸ [ ] ⁹Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, ⁰salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». ⁵Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». ⁶Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». ⁷Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. ⁸Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. ⁹Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!». (Mc 15,22-38) È davvero troppo grande il mistero di amore che la persona di Gesù rivela perché non ci sentiamo invitati a sostare in silenzio davanti a lui. E chi non se ne sentirà coinvolto nel profondo dell'essere? È un momento di sosta per ciascuno di noi, per me, per te. Facciamo tacere le nostre preoccupazioni, arrestiamo le nostre ansie, non lasciamo che desideri soltanto umani ci occupino il cuore. Il Cristo crocifisso sta al centro, al posto di ogni altra cosa, egli che non cancella le altre cose e nemmeno le allontana da noi; piuttosto ci fa comprendere ciascuna di esse in modo nuovo. Ti adoriamo in ginocchio, Gesù, senza trovare parole o gesti adatti per esprimerti ciò che sentiamo, ciò che proviamo di fronte al tuo corpo 15 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 PREGHIERA straziato per amore nostro, per amore dell'uomo. Qui tutto è giunto al suo culmine. Qui, Signore, ci hai rivelato che nel mondo c'è un amore più forte di qualsiasi peccato, più forte della stessa morte. E la tua croce è la porta mediante la quale entri incessantemente nella nostra vita. Ti chiedo, o Signore, eli aprire il nostro cuore appassionandolo all'Unico, e di corrispondere al dono della tua vita rendendoci capaci di gesti concreti di riconciliazione. Fa' che siamo pronti a fare spazio agli altri, a riceverli con rispetto e con amore e offrire loro quanto ci hai regalato con la tua croce. Preghiamo O Dio, padre di misericordia, che nel tuo Figlio crocifisso ci hai mostrato il segno della salvezza definitiva e universale, donaci di sostare in silenzio di fronte alla croce, perché anche noi possiamo entrare in profondità nel mistero della nostra redenzione. Signore Gesù, per te morire in quel modo significa gustare amaramente il rifiuto di tutti: dei sommi sacerdoti, degli anziani del popolo, dei farisei, degli scribi e anche della folla, che tu avevi tanto amato e che ti aveva seguito persino nel deserto con grande fedeltà (cfr. Le 9,12). È vero che la folla che vuole la tua morte non è la stessa che ti ha osannato. Ma si ha sempre una certa impressione di totalità di fronte a una folla anonima. Tu ti senti respinto da tutti coloro che non hanno accolto il tuo messaggio e da quelli che per paura ti hanno abbandonato. Tu assapori come una sorta di tragico fallimento del progetto che ti è stato affidato dal Padre. Questa esperienza di rifiuto continua anche oggi, nella sofferenza per il rifiuto della tua Chiesa e per la solitudine dei suoi ministri. Signore Gesù, noi vorremmo offrirti la nostra fedeltà e il nostro amore e ti adoriamo chini, in silenzio, non osiamo più parlare per manifestare ciò che proviamo di fronte al tuo corpo lacerato e senza vita. Sappiamo che tu muori di una morte amarissima per amore dell'umanità. Sentiamo che il mistero dell'Incarnazione raggiunge qui il suo compimento. Gesù, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce, ci ha dato la certezza che il suo amore vince ogni peccato e perfino la morte. Così la croce diviene la soglia attraverso la quale passano senza sosta i tuoi messaggi di amore. 16 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 PREGHIERA Preghiamo O Dio, di fronte alla morte del tuo Figlio sulla croce rimaniamo sgomenti e talvolta sconfitti; aiutaci a comprendere nel cuore e nella nostra vita credente che solo un Dio che fino in fondo si offre per l'umanità ci libera veramente e ci rende partecipi del tuo regno. “Il mistero della croce” La Passione di Cristo passa oggi per le case di tanti che soffrono: dei disoccupati, di coloro che pensano all'avvenire con crescente timore, dei sequestrati ancora attesi con ansia e afflizione, di coloro che furono vittime di una violenza assurda e spietata. Ma passa anche per le case degli anziani, spremuti delle loro energie e messi da parte, in solitudine – e quanti di essi si lamentano con sofferenza di questa solitudine! –; passa per le case di coloro che attendono giustizia senza riuscire ad ottenerla, di quanti hanno dovuto, per qualunque motivo, abbandonare una patria, senza riuscire a trovarne una nuova, o a sentirsi accolti, che forse non hanno neppure una casa, e stanno magari vicino a noi. Il mistero della croce si rinnova in tutti coloro che si sentono esclusi e che la nostra società fa sentire come tali, come gli handicappati, o coloro a cui vengono indicate vie d'uscita che sono soluzione di morte: drogati, disadattati, carcerati, che anche nei luoghi che dovrebbero essere di espiazione ma anche di redenzione, rimangono vittime di un clima di violenza e di morte, che in passato hanno o possono aver contribuito a creare. Passa infine, questa Passione e questa sofferenza, per il cuore di tutti coloro che pensano che il loro sacrificio e la loro fedeltà al dovere quotidiano sia inutile, incompresa, e di questo dovere cadono vittime. Ci sembra impossibile alle volte, leggendo i giornali, pensare che uomini tanto piccoli possano fare nel mondo un male tanto grande, eppure se ascoltiamo la lettura della Passione non è un sentimento diverso quello che ci sentiamo nascere dentro. La Passione del Signore ci insegna non solo ad accorgerci anche di chi soffre, non solo a soccorrerlo, ma anche ad uscire dalla logica della violenza che sembra perpetuarsi nel cuore dell'uomo e della storia dell'umanità. Un gesto di perdono e di preghiera come quello di Cristo morente e che altri ai nostri giorni cercano di rendere vivo ed operante, è una buona novella che ci 17 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 PREGHIERA aiuta a credere che il mistero del Venerdì Santo conosce ancora e sempre l'alba del giorno di Pasqua e che il Cristo non vuole aver oggi altre mani che le nostre per avere cura dei nostri fratelli. (Testi del Card. Carlo Maria Martini) “Suggerimenti” in preparazione alla Confessione dei peccati: “Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo (..) si facevano beffe di lui” Signore Gesù perdonami, perché nella mia vita, in questi mesi, pensando a te ho “scosso il capo” ritenendoti inaffidabile, e magari ti ho insultato o non ho saputo dire nulla mentre qualcuno ti insultava. Quante volte ho pensato: “Ho sbagliato a fidarmi di Te, sei un perdente, un'illusione…” Signore Misericordioso, abbi pietà di me! “…scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo” Signore Gesù, troppe volte penso di sapere meglio io di Te quello che è giusto fare, quello che Tu dovresti fare per me; Ti metto alla prova anziché mettermi alla tua sequela; pretendo dei “segni” e non so riconoscerti quando mi cammini accanto, quando bussi alla porta del mio cuore. Signore Misericordioso, abbi pietà di me! “si fece buio su tutta la terra” Signore Gesù, Tu sei “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”, e invece tante volte mi sono lasciato “abbagliare” da lampi di falsità, che hanno portato nella mia vita solo tenebre, facendomi smarrire la via: se tu non ci sei il buio ricopre la terra, oscura le mie giornate, i miei pensieri, il mio cuore! Illumina Signore il mio cammino, sola speranza nella lunga notte! Signore Misericordioso, abbi pietà di me! “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!” Signore Gesù, mi interrogo sulla mia fede, su quel dono che ho ricevuto e che forse non ho saputo curare con amore, alimentare dissetandomi alla fonte della Tua parola (che ascolto distrattamente anche durante le celebrazioni domenicali), rinforzare attingendo alla grazia dei Sacramenti dell'Eucaristia e della Confessione. Concedimi in questa Pasqua, dopo aver rivissuto i gesti della tua Passione, il dono di poter dire come il centurione “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!”, e di testimoniare con la mia vita ai fratelli la gioia che nasce dalla certezza che: “Davvero il Signore è Risorto e ci vuole bene! Il suo nome è Misericordia!” Signore Misericordioso, abbi pietà di me! 18 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 TESTIMONIANZE Gesù nasce in Karamoja L'augurio di mons. Damiano Guzzetti è un atto di speranza in una realtà sempre più difficile Carissimi amici, la minaccia del terrore è ancora presente vivamente nelle nostre menti e nei nostri cuori dopo avere assistito all'ennesima carneficina. Papa Francesco ha più volte ricordato che è in atto la terza guerra mondiale. Pochi sembrano credere a queste parole eppure non possiamo ignorare la nostra storia. Se Dio ci invita attraverso la Liturgia a celebrare il Natale di Gesù è perché non dobbiamo abbandonare la bontà e la pace che Lui ci ha dato e che niente e nessuno potrà annientare. È ora di cambiare direzione e oltrepassare l'odio e la vendetta con un sano realismo che ci ricorda che andare avanti così ci porterà solamente all'autodistruzione. Tutto è sotto attacco. Il creato ci da segni chiari che non si può più sostenere i ritmi di sfruttamento della terra attuali. Il cristiano guarda al futuro con la speranza della pace che nasce da Betlemme e che si costruisce solo quando siamo testimoni che “Dio, che ci chiama alla dedizione generosa a dare tutto, ci offre le forze e la luce di cui abbiamo bisogno per andare avanti. Nel cuore di questo mondo rimane sempre presente il Signore della vita che ci ama tanto. Egli non ci abbandona, non ci lascia soli, perché si è unito definitivamente con la nostra terra, e il suo amore ci conduce sempre a trovare nuove strade. A Lui sia lode!” (Papa Francesco Laudato Sii, 245). La visita recente del Papa in Uganda breve ma intensa ha lasciato un segno indelebile per tutto il popolo ugandese al di là delle culture e delle religioni. È stata una boccata di ossigeno per continuare a testimoniare e ad annunciare la Speranza del Vangelo. Qui in Karamoja è in atto un'altra strage: il clima impazzito ha impedito alla mia gente di avere un po' di miglio per sfamarsi. Da aprile fino a novembre non è piovuto e i campi seminati in marzo dopo le prime piogge si sono accartocciati su se stessi inghiottendo i semi germinati da poco. Nei villaggi gli anziani e i bambini sono quelli che soffrono di più. Nell'ospedale di Matany hanno dovuto riaprire l'unità per denutriti adulti dopo tanti anni. Ieri un bambino mi ha seguito fino a casa e mentre camminava continuava a dirmi “ho fame”; in un istante ha divorato quel po' di cibo che gli ho dato e mi ha ringraziato. Mi sono chiesto “e domani come farà?”. Ci sono stati già cinque incontri qui a Moroto per affrontare il problema ma ancora non si vede niente di concreto accadere. Intanto i più forti si sono messi in cammino verso il sud dell'Uganda in cerca di lavoro per mandare qualcosa a casa. Gli esodi non sono una gita di piacere ma hanno sempre alle spalle situazioni insopportabili. Eppure il Karamoja sta dando le sue risorse minerarie alle industrie di cemento del sud. Come mai non si vede un po' di miglioramento? Ignoranza sui diritti e lo spettro della fame agevolano uno sfruttamento selvaggio sia del territorio che della manovalanza locale. I minatori pagati pochissimo vengono compensati con distillati abusivi che sono ritenuti dalla gente locale come un buon “addormentatore” della fame. Casi di coma etilico sia di uomini che di donne non si contano più per non parlare poi delle conseguenze catastrofiche sulle famiglie e sui loro bambini. Dalle ultime statistiche fatte risulta che i casi di decesso per malattie dovute all'abuso di alcool qui nella regione sono schizzati dal 7° al 2° posto. Nonostante questa situazione la gente continua ripetutamente a chiedermi quando inizieranno i lavori per la costruzione della nuova cattedrale. La aspettano da dodici anni e hanno ragione ad essere così insistenti. Speriamo che il mese prossimo possiamo iniziare a preparare il terreno. Ho pensato di impiegare più gente locale possibile per poterli aiutare in maniera dignitosa. Il lavoro e le emergenze da affrontare sono davvero tante. Sono comunque sereno e fiducioso che la Provvidenza non ci abbandonerà e ci aiuterà ad arrivare all'appuntamento della celebrazione del cinquantesimo della Diocesi che avremo verso la fine del nuovo anno. Grazie di cuore a tutti voi che ci avete mostrato solidarietà quest'anno. Assicuro a tutti voi la nostra preghiera e la mia benedizione. Per qualsiasi donazione verso le emergenze sopra accennate potete usare questi riferimenti bancari: Guzzetti Damiano Giulio, Intesa S. Paolo filiale di Turate, IT50R0306951781100000006903. Augurandovi un Santo Natale e un Felice Anno Nuovo della Misericordia vi saluto con affetto. 19 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 GIUBILEO Gesù «Entrerà in te se troverà aperta la tua porta» (sant'Ambrogio) Il giubileo nella diocesi di Milano di Fabrizio Pagani «Perché un Anno Santo della Misericordia? … Col Giubileo, seguendo le orme di Gesù, la Chiesa offre tempi determinati e luoghi precisi perché la misericordia riscatti il nostro peccato, mediante il perdono. Il tempo non rovina più verso la morte, ma viene trasformato, dalla pazienza amante del Padre, che ci aspetta come figli nel Figlio. Il Giubileo, per questa ragione, è sorgente e annuncio di speranza per tutti, soprattutto per coloro che si sentono esclusi dalla salvezza». Così diceva il card. Scola aprendo la Porta santa del Duomo di Milano. Per la prima volta nella storia plurisecolare della Chiesa, l'Anno santo viene celebrato in tutte le diocesi del mondo e non solo a Roma. Che cosa significa, allora, il dono del Giubileo per le nostre comunità cristiane e per le nostre persone? Diceva ancora l'arcivescovo: «L'esistenza di ogni uomo si svolge nel tempo e nello spazio: tutti noi abbiamo cari e custodiamo con cura date e luoghi che segnano la nostra biografia, perché ci richiamano il senso del nostro essere al mondo. Il Dio della vita ci viene incontro proprio lì. Si fa vicino a ciascuno di noi nel qui ed ora del Signore Gesù e della sua Chiesa». Proprio per questo motivo, nella nostra diocesi sono state individuate nove chiese giubilari. Oltre al Duomo e a sant'Ambrogio (meta di pellegrinaggio alle reliquie del nostro Patrono, anche da parte di fedeli di altre confessioni cristiane), vi è una chiesa giubilare in ognuna delle sette zone pastorali in cui è divisa la nostra Diocesi. Sono luoghi di culto nei quali il tema della misericordia trova particolare declinazione: per la nostra zona pastorale è il santuario della Madonna Addolorata di Rho (le altre sono il santuario del Sacro Monte di Varese, la basilica di san Nicolò di Lecco, il santuario di san Pietro martire di Seveso, la chiesa dell'Istituto della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e la chiesa parrocchiale della Madonna della Misericordia di Bresso). Sono state individuate altre due chiese collegate ad istituzioni in cui le opere di misericordia incontrano la vita quotidiana (il santuario del beato don Carlo Gnocchi a Milano e la Sacra Famiglia di Cesano Boscone). Accanto a queste chiese giubilari, ne sono state indicate altre 59 in tutta la diocesi come chiese penitenziali, in cui offrire con maggiore continuità l'accesso al sacramento della Penitenza e dove sarà possibile incontrare dei sacerdoti disponibili alle confessioni e dove vivere l'esperienza del perdono ricevuto e condiviso. Per il nostro decanato è il santuario della Madonna dei Miracoli di Saronno. Come si lucra il Giubileo? Diceva ancora il card. Scola: «Con i gesti di preghiera e di misericordia che la Chiesa ci propone in quest'Anno - il pellegrinaggio verso la porta santa, la celebrazione della riconciliazione sacramentale con una più assidua pratica della confessione, le opere di misericordia corporali e spirituali - il Signore ci chiama ad abbandonare ogni tentativo di salvarci con le nostre mani per affidarci completamente a Lui. Una delle grazie che l'Anno santo mette a nostra disposizione è la pratica delle indulgenze. Attraverso la preghiera della Chiesa, offrono al peccatore che si pente compiutamente il dono della remissione della pena temporale sempre connessa ai peccati». Ecco in queste poche parole tutto il significato del Giubileo. L'immagine della Porta santa è molto efficace: Dio ci apre la porta del cuore alla misericordia e all'amore ed ognuno di noi può varcare quella porta ed entrare nel cuore del Padre Misericordioso per essere misericordiosi come il Padre. Varcare la Porta santa non può essere solo un gesto devozionale, non può essere nemmeno un gesto finalizzato all'indulgenza: la Porta è la meta di un cammino spirituale di affidamento al Padre e di conversione del cuore. Allora a questa Porta si arriva attraverso il segno del pellegrinaggio: la vita è un cammino verso una 20 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 GIUBILEO meta e anche per raggiungere la Porta santa a Roma o in diocesi si deve compiere un pellegrinaggio che prima di essere itinerante, deve essere spirituale. Il vero pellegrinaggio dell'Anno santo inizia nel cuore di ogni uomo: è il cammino per la conversione del cuore alla misericordia: bisogna coltivare l'esigenza di aprire il cuore alla misericordia di Dio ed essere capaci di riconoscere i peccati della nostra vita e rinnovare il cammino di conversione. È la tappa penitenziale del Giubileo. Po i c ' è u n a t a p p a s a c ra m e n t a l e : i l pellegrinaggio penitenziale porta al sacramento del Perdono: Cristo risorto che vive e cammina con noi, attraverso la Chiesa ci dona lo Spirito per la remissione dei peccati. Segue la tappa giubilare, cioè il varcare la Porta santa di una delle Chiese giubilari con il dono dell'indulgenza: è un cammino di fede, di preghiera, di contemplazione e di gratitudine per la misericordia del Padre. Infine, come diceva Francesco, la tappa della testimonianza dell'amore misericordioso, che apre il cuore alle dimensioni più ricche e feconde della vita cristiana. vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore e di vivere questa prova ricevendo la comunione o partecipando alla messa e alla preghiera comunitaria attraverso i mezzi di comunicazione e così ottenere l'indulgenza; -a chi compie opere di misericordia. Scrive il papa: «ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo tempo giubilare la ricchezza contenuta nelle opere di misericordia corporale e spirituale. L'esperienza della misericordia, infatti, diventa visibile nella testimonianza di segni concreti come Gesù stesso ci ha insegnato. Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l'indulgenza giubilare piena». Le sette opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Le sette opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. -ai defunti. Scrive ancora il papa «a loro siamo legati per la testimonianza di fede e carità che ci hanno lasciato. Come li ricordiamo nella celebrazione eucaristica, così possiamo, nel grande mistero della comunione dei Santi, pregare per loro, perché il volto misericordioso del Padre li liberi da ogni residuo di colpa e possa stringerli a sé nella beatitudine senza fine». Come ottenere l'indulgenza giubilare «Desidero che l'indulgenza giubilare giunga per ognuno come genuina esperienza della misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato commesso». Papa Francesco con una lettera del 1° settembre scorso ha indicato i modi con cui si può ottenere l'indulgenza plenaria durante l'Anno santo della Misericordia. Le condizioni per ottenere l'indulgenza giubilare I pellegrini che varcheranno una delle Porte sante a Roma o nelle diocesi, ottengono l'indulgenza giubilare per sé o per i propri defunti quando, sacramentalmente riconciliati e comunicati (confessione e partecipazione all'Eucarestia con la comunione), professano la loro fede recitando il Credo e pregano per il papa e per le sue intenzioni recitando il Padre nostro, l'Ave Maria e il Gloria al Padre e l'invocazione a Cristo fonte della misericordia («Dal tuo cuore, Cristo, sgorga la fonte dell'acqua che lava ogni male del mondo e rinnova la vita. Signore, lava anche noi con quell'acqua purissima; da ogni malizia detergi il nostro povero cuore»). L'indulgenza viene concessa: -ai pellegrini che compiranno il pellegrinaggio alla Porta santa delle quattro basiliche papali a Roma e a quelle aperte nella Cattedrale e nelle altre chiese giubilari nelle diocesi. Il momento del pellegrinaggio deve essere unito al sacramento della Riconciliazione, alla celebrazione della messa, alla professione di fede e alla preghiera secondo le intenzioni del papa; -ai malati, agli anziani e a tutte quelle persone che per diversi motivi non possono uscire da casa. Il papa chiede a queste persone di 21 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 CARITAS Caritas Turate a EXPO 2015 La mensa dei popoli Il 4 Ottobre anche noi di Caritas Turate abbiamo partecipato alla “Mensa dei Popoli”, una grande tavola della solidarietà che ha riunito sotto il tendone montato in Expo, davanti Cascina Triulza, 3mila persone, oltre la metà provenienti dai Centri di Ascolto, dalle Mense dei Poveri e dai Dormitori delle Caritas di tutta la Lombardia, a cui si sono uniti i volontari e i visitatori di Expo che hanno acquistato il biglietto per partecipare a questo momento di condivisione. Il pranzo di solidarietà è stato promosso da Caritas Ambrosiana e dalla Diocesi di Milano e organizzato da Duomo Viaggi per celebrare il Patrono d'Italia S. Francesco d'Assisi. Questo gesto simbolico ha voluto mostrare che la lotta contro la povertà va combattuta insieme; certamente ci sono responsabilità legate all'attuale modello di sviluppo, alla finanza, all'economia, al sistema bancario, che vanno ripensati, ma allo stesso tempo, ciascuno di noi è chiamato a rivedere i propri stili di vita perché si arrivi ad una equa distribuzione della ricchezza oggi concentrata nelle mani di pochi. È stata una giornata intensa, iniziata con il ritrovo davanti alla sede della Caritas di alcune famiglie seguite dal Centro di Ascolto accompagnate da 4 volontari. Un gruppo di una ventina di persone dai 4 ai 70 anni di origini e culture diverse, di religione diversa, con in comune il desiderio di condividere emozioni, scoperte, cibo. Una giornata stupenda trascorsa su e giù per il Decumano con la preoccupazione di non perdere i bambini che si contendevano i cartelli con la s c r i t t a i n r o s s o “ C A R I TA S T U R AT E ” , a sottolineare, in quel momento, una appartenenza comune. Abbiamo scelto insieme i padiglioni da visitare tra code e piccoli imbrogli per passare prima di altri nel padiglione del Marocco o in quello dedicato all'Egitto, che non si potevano perdere. Abbiamo seguito con attenzione il percorso proposto nell'Edicola Caritas e ci siamo divertiti sulla grande rete di accesso al padiglione del Brasile. Abbiamo fatto insieme la spesa nel supermercato del futuro e seguito i bambini nella corsa per avere il maggior numero di timbri sulle cartine. A sera lo spettacolo dell'Albero della Vita ci ha saziato di luci e di suoni. Abbiamo condiviso le nostre vite durante le pause, seduti sui gradini che contornavano fontane e specchi d'acqua. Ci siamo raccontati gioie e fatiche davanti allo spettacolo dei bambini che naturalmente allargavano il cerchio per far entrare altri bambini, sconosciuti ma già amici attraverso il linguaggio universale del gioco. Abbiamo capito che è necessario partire da ciò che ci accomuna per accorciare le distanze, vincere l'indifferenza e conquistare la pace, come ci raccomanda Papa Francesco. Quaresima 2016 Settimana con Gesù Lunedì 14 marzo – Sabato 19 marzo : chiesa parrocchiale Ore 6.30 Incontro di preghiera – ore 18.30 Celebrazione Eucaristica Domenica 13 marzo : ore 15 - 18 Per gli adulti la Settimana con Gesù sarà preceduta da un pomeriggio di ritiro in cui tutti sono invitati, in particolare coloro che partecipano alla catechesi degli adulti e ai gruppi di ascolto nelle case. 22 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 CARITAS Il bilancio di Expo: l'edicola Caritas Con i suoi 250mila visitatori, l'Edicola Caritas è stato il cuore pulsante della Caritas all'Expo, il luogo in cui è stato rappresentato il tema “Dividere per moltiplicare”, l'apparente paradosso, che ispira l'azione di Caritas nel mondo per nutrire coloro che nel pianeta hanno fame. Al contrario di quanto avvenuto in altri padiglioni, l'Edicola Caritas non ha messo in scena il cibo ma chi il cibo non ce l'ha, attraverso un percorso fatto di più tappe; un percorso guidato, grazie all'impegno lungo i sei mesi di 171 volontari e 14 giovani in servizio civile. La presenza di Caritas in Expo è stata caratterizzata da momenti di grande partecipazione. All'inizio, il 19 maggio, il Caritas Day, la grande parata lungo il Decumano dei delegati delle Caritas nazionali provenienti da tutto il mondo, preceduto il giorno prima in piazza Duomo a Milano da un grande spettacolo di arte, cultura e fede “Tutti siete invitati”. Il 4 ottobre, in occasione della festa di San Francesco d'Assisi, la grande tavola di fraternità, la “Mensa dei Popoli” che ha visto pranzare insieme in Expo 3mila persone, oltre la metà delle quali provenienti dalla mense dei poveri di tutta la Lombardia. Tra questi due grandi eventi 11 convegni con esperti nazionali e internazionali in cui si sono toccati tutti i temi più scottanti: il diritto al cibo, i conflitti dimenticati, le migrazioni forzate, lo sfruttamento del lavoro agricolo, i paradossi del sistema alimentare. Nel semestre espositivo, Caritas ha poi promosso progetti ed iniziative fuori Expo. Il Refettorio Ambrosiano, ideato da Massimo Bottura e Davide Rampello ha trasformato in 6 mesi 10 tonnellate di eccedenze alimentari provenienti da Expo in 11.800 pasti di qualità offerti quotidianamente a persone fragili inserite nei programmi di accompagnamento di Caritas Ambrosiana. Un lascito di Expo che proseguirà anche dopo il termine dell'Esposizione.In agosto è partita Cena Sospesa: le donazioni dei clienti raccolte nei 28 ristoranti di Milano che hanno aderito all'iniziativa, hanno permesso alla Caritas di distribuire in un mese 1300 buoni pasto da 5 euro a persone impegnate in corsi di riqualificazione professionale o in tirocini. «Caritas è stata una delle organizzazioni della società civile che per la sua dimensione internazionale ha potuto partecipare ad Expo alla pari di un Paese, dunque con un proprio spazio autonomo sul Decumano. Nella storia delle esposizione è stata la prima volta che è accaduto. E credo che sia stato un vantaggio per tutti – osserva Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana -. Noi abbiamo avuto la straordinaria opportunità di far arrivare la voce dei poveri che incontriamo nel mondo e di portare anche fisicamente gli esclusi ad Expo. Il nostro ruolo di coscienza critica, mettendo in luce anche i limiti di Expo, ha fatto bene alla stessa esposizione. Trattare la società civile in modo paritetico, non relegandola in un solo padiglione, penso che sia ciò che ha fatto dell'Expo di Milano un modello per le esposizioni del futuro». Conclusione dell'itinerario pastorale degli adulti 2015-2016 Catechesi degli adulti Martedì 5 aprile ore 21 in Gesiora Gruppi di Ascolto Giovedì 14 aprile ore 21 nelle case 23 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 CULTURA Sentieri di guerra di Rada L'anno appena concluso - il 2015 - ha coinciso con il centenario delle «radiose giornate» del maggio 1915 che videro l'ingresso dell'Italia nel primo conflitto mondiale. La ricorrenza ha dato luogo ad una serie di manifestazioni, organizzate dall'Amministrazione comunale, dalla Casa Militare Umberto I° e dal Gruppo Alpini turatese, che hanno scandito l'anno centenario sollecitando una riflessione su quegli eventi fondativi nella storia del Novecento. Tra queste manifestazioni si distingue sicuramente la visita, compiuta in novembre, ad un tratto delle fortificazioni militari della «Linea Cadorna» situata nel comune di Cavallasca, al centro del comprensorio del Parco Regionale della Spina Verde di Como, occasione che ha reso possibile un approccio più diretto e concreto, scoprendo che la storia, la Grande Storia, è passata anche per Turate in quei giorni lontani. Il sistema di fortificazioni denominato «Occupazione Avanzata Frontiera Nord», costruito tra la primavera del 1916 e quella del 1917 in funzione difensiva a fronte di un eventuale attacco austro-tedesco attraverso la Svizzera, assunse la denominazione di «Linea Cadorna» dal nome del generale Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito dal 1914 al 1917, che rese esecutivo il progetto difensivo e seguì personalmente la realizzazione delle opere. Si tratta di un'opera ingegneristico-militare davvero imponente: 25.000 metri quadrati di baraccamenti per l'apparato logistico (centri di comando, depositi di viveri, di munizioni, di materiali, alloggiamenti per i soldati, cucine, ospedali da campo, ecc.); circa 90 postazioni d'artiglieria (di cui 11 in caverna); 296 km. di strade militari camionabili e 398 km. mulattiere; inoltre, fortini, punti blindati di avvistamento e di osservazione, camminamenti, bunker, gallerie e sbarramenti di filo spinato. Il tutto collegato da un fitto reticolo di trincee, in alcuni tratti con linee multiple di trinceramenti. Dai registri della direzione dei lavori della «Linea Cadorna» risultano anche maestranze turatesi ed è possibile che nelle nostre case si possano ancora trovare testimonianze di quegli eventi. A questo proposito ricordiamo che nella guerra del '15-'18 furono chiamati alle armi tutti i turatesi idonei nati tra il 1878 e il 1900 e di essi ne caddero 47 (nel 1915 gli abitanti erano 4140) il cui nome è ricordato nella parte superiore del Monumento ai Caduti eretto nel 1923. Come se non bastasse, nel 1918 scoppiò l'epidemia chiamata «spagnola» che causò a Turate 195 morti, quasi tutti di giovane età, mentre negli anni precedenti i morti erano soltanto poco più di un centinaio. La visita alle strutture difensive di Cavallasca preceduta da una affollata presentazione rigorosa e accurata del Generale Cesare Di Dato può restituire più di qualunque descrizione l'atmosfera e la quotidianità della Grande Guerra. Giunti a Cavallasca ci si inoltra per il sentiero denominato “Itinerario delle tattiche militari e delle strategie di difesa” e si raggiungono le postazioni difensive più significative della «Linea Cadorna» tra la città di Como e il confine svizzero, realizzate alle pendici del «Sasso di Cavallasca», una collina morenica alta 614 m. che era stata notevolmente fortificata per la sua posizione strategica: il culmine del «Sasso» offre, infatti, verso nord una completa visuale sulla zona di Chiasso sin verso il Mendrisiotto in territorio svizzero, verso sud, sulla Pianura Padana sino agli Appennini. È così possibile addentrarsi in un percorso con caverne e gallerie artificiali (usate come deposito munizioni o ricoveri per le sentinelle), capisaldi, trinceramenti, postazioni di mitragliatrici, fortini: rari modelli di "struttura fortificata" di archeologia bellica contemporanea, estremamente interessanti sotto il profilo architettonico e costruttivo presentando soluzioni di alta ingegneria militare moderna e innovativa. Ammirevole in particolare dal punto di vista ambientale non avendo minimamente alterato il paesaggio naturale. Fortunatamente queste fortificazioni non furono mai utilizzate e i soldati posti a protezione del confine non spararono un solo colpo di cannone o di moschetto, né furono segnalati avvistamenti di truppe o sconfinamenti di spie o soldati nemici. Poi, alla fine della guerra, per il successivo decadere delle strategie militari legate alla "guerra di posizione", tutte le opere della «Linea Cadorna» furono dismesse e abbandonate. Tutti i manufatti, recentemente ripristinati e messi in sicurezza da squadre di volontari della sezione di Como dell'Associazione Nazionale Alpini, perfettamente conservati, costituiscono un importante museo all'aperto per mantenere viva la memoria degli eventi e di coloro che vi parteciparono. 24 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 CULTURA La tregua di Natale Anche quest'anno a Turate si svolge la rassegna teatrale “Prospettive”, giunta all'ottava edizione. Una perla preziosa che ci invita a guardare la realtà attraverso gli occhi stupendi del teatro. Lo spettacolo del mese di dicembre dedicato ad un episodio famoso e incredibile della I° Guerra Mondiale è stato veramente bellissimo. di Loris Guzzetti Che la drammaticità di un conflitto, soprattutto se facente parte della grande piaga che fu la Prima Guerra mondiale, sia a livelli altissimi e fra i più impressionanti, lo si dovrebbe sapere o, per lo meno, intuire. Certamente lo sapevano quei milioni di soldati, ragazzi e adulti, che si ritrovarono, esattamente un secolo fa, schierati uno di fianco all'altro lungo le chilometriche trincee che costituivano gli unici punti di riparo e di vita dal terrore e dalla brutalità che li circondava sul campo di battaglia. In un clima di tensione e fragilità opprimente, essi se ne stavano immobili e angosciati, con la quasi esclusiva compagnia di ratti e moribondi che stazionavano qua e là, fino al momento in cui veniva ordinato loro di uscire e dirigersi verso il nemico. È questo lo scenario messo in scena durante lo spettacolo teatrale “La tregua di Natale”, presso la Sala polifunzionale, lo scorso 12 dicembre. Uno scenario teso e brutto, che però ha avuto un momento di vitalità e felicità quando, nella notte di Natale, alcuni canti e cori natalizi hanno improvvisamente fatto riscoprire l'incanto della Vita. Il fatto, veramente accaduto, riconduce all'inverno del 1914, al fronte lungo il confine fra Francia e Belgio, dove inglesi e tedeschi si contrapponevano in un gioco di forza inutile, ma logorante. In quella gelida notte di dicembre, i soldati hanno smesso di essere soldati, hanno fatto a gara per chi intonasse la miglior canzone popolare che rievocasse il calore delle festività natalizie e hanno addirittura trasformato un campo di battaglia, in un campo di gioco e divertimento. Hanno cominciato cioè a non aver più paura l'uno dell'altro e a manifestare gioia e allegria, nonché fratellanza e rispetto reciproco nonostante le differenti bandiere. Partite di calcio apparentemente infinite; soldati scozzesi con il tradizionale “Kilt” scambiate per belle fanciulle dalle gonnelle svolazzanti e un armonioso chiacchiericcio aveva trasformato quel giorno di guerra in un giorno di normalità che da troppo tempo mancava. Ma una simile atmosfera durò solo quella notte. Qualche giorno dopo, i cannoni ricominciarono a suonare e il dolore a riecheggiare nell'aria, travolgendo di nuovo tutto nel caos e nella tragicità. Rimaneva però il pur triste conforto di avere trascorso una notte di Vita, prima di un giorno di morte. I prossimi appuntamenti a teatro: Sabato 20 febbraio «I segreti di Arlecchino» con Enrico Bonavera (già protagonista dell'Arlecchino servitore di due padroni di Giorgio Strehler e Premio Arlecchino d'oro 2007) Sabato 19 marzo «B-twin» con R. Rapisarda e A. Rosti (Un uomo anziano e una donna: due storie che si scoprono e si raccontano per trasformare il finale) 25 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 L’ANGOLO DEL LIBRO La biblioteca del Pozzo a cura della redazione “Il nome di Dio è misericordia” di Papa Francesco (Piemme, 2015, € 15,00) Martedì 12 gennaio è stato presentato il primo libro di Papa Francesco, nato da una conversazione con il giornalista Andrea Tornielli. Il titolo del libro spiega nel modo più chiaro e sintetico come il Papa viva il suo ministero e mostra il significato profondo dell'anno giubilare che stiamo vivendo. Il 17 marzo 2013 Papa Francesco nella sua prima omelia, commentando il passo evangelico giovanneo della donna adultera, disse: “Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono, perché Lui non si stanca mai di perdonare.” Poco più di un anno dopo, commentando il medesimo brano in un'omelia a Santa Marta disse: “ Dio perdona non con un decreto, ma con una carezza.” Alla centralità della misericordia nel suo ministero pontificio si accompagna la convinzione che questo “sia il tempo della misericordia” in cui la Chiesa “non aspetta che i feriti bussino alla sua porta, li va a cercare per strada, li raccoglie, li abbraccia, li cura, li fa sentire amati.”(…) “La misericordia è profondamente unita alla fedeltà di Dio.” Come comunità cristiana di Turate lo abbiamo ben sperimentato nella catechesi degli adulti e nei gruppi di ascolto di gennaio quando abbiamo meditato sul cap.18 del Vangelo di Matteo: Dio perdona sempre, siamo noi che non perdoniamo. Ma Gesù ammonisce: “Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello” (Mt. 18,35) “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.”(Mt.6,12) Nel secondo capitolo il Papa parla del dono della confessione. Si comprende immediatamente che il Papa si dilunga sulla confessione perché è stato ed è (nei limiti del suo ministero papale) un grande uomo del confessionale. Infatti non teorizza, narra, racconta episodi di vita vissuta. Il confessionale – dice – non è una “tintoria” e neppure una “sala di tortura”. Sollecita sacerdoti e vescovi, consiglia i confessori: “nel dialogo con il confessore bisogna poter essere ascoltati, non essere interrogati.”. Per poter ricevere la misericordia di Dio bisogna essere coscienti del proprio peccato, del male compiuto. Alla domande del giornalista “Come si fa a riconoscersi peccatori? Che cosa direbbe a qualcuno che non si sente tale? il Papa inizia la sua risposta dicendo: “Gli consiglierei di chiedere questa grazia! Sì, perché anche riconoscersi peccatori è una grazia.”. Il libro continua: il Papa risponde alle obiezioni del giornalista sulla “troppa” misericordia, il rapporto tra dottrina e misericordia, la differenza tra il peccato e la corruzione, il rapporto tra misericordia e il Giubileo. E' un libro semplice ma di un intensità straordinaria. Leggendolo con attenzione si comprende come per Papa Francesco le radici di tutto siano il Vangelo (“Dobbiamo tornare al Vangelo”) e la necessità, il desiderio l'urgenza di incarnarlo nella vita quotidiana. Questo vale per il Papa, per i Vescovi, per i sacerdoti, per il popolo di Dio. Questa è la sfida più grande del nostro tempo: vivere da cristiani la misericordia di Dio per ogni donna ed ogni uomo, soprattutto per chi ne ha più bisogno perché come scrive San Paolo: “dove abbondò il peccato sovrabbondò la grazia.” (Rm.5,20) 26 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 L’ANGOLO DEL LIBRO Riceviamo e pubblichiamo “Ogni giorno come fossi bambina” di Michela Tilli (Garzanti, 2015, € 14,90) Protagonista di questo romanzo è una coppia inusuale che appare da subito mal assortita, ma destinata ad entrare in simbiosi. Arianna è una sedicenne goffa, grassa e insicura e Argentina una ottantenne che spesso si perde cioè "si incanta" letteralmente , lontana dal presente e avvolta nei suoi ricordi. Argentina ogni mattina si sveglia con gli occhi che brillano e attende con ansia quella sorpresa che le cambierà la giornata. In questa sorpresa c'è un segreto solo suo da non rivelare a nessuno. A scoprirlo è Arianna che è felice solo quando è circondata dai libri o chatta con amici virtuali. Essere costretta dai genitori a fare compagnia ad Argentina è l'ultima cosa che avrebbe voluto. In questo percorso, Arianna troverà il modo di crescere, di maturare e superare l'insicurezza del quotidiano che non le permette di sentirsi bella.. La bellezza e la fiducia in sé stessa derivano, come le insegnerà Argentina, da cose più profonde e non dall'apparenza. Una lettura che scava nell'animo e vuole insegnare che non è mai troppo tardi per sentirsi vivi, non è mai un errore vivere le proprie emozioni, non è mai tardi per ... “Baci a tutti”, di Andrea Antonello (Sperling & Kupfer, 2015, € 15,90) Il protagonista e scrittore Andrea Antonello è un ragazzo autistico e spiega a modo suo cosa significa convivere con gli umani, spesso un po' ottusi perché si affidano solo alle parole per capirsi. Come se gesti, colori, stati d'animo non potessero bastare. Andrea, classe 1993 vive a Castelfranco Veneto con i genitori e un fratello e nel libro descrive l'impegno costante per controllarsi e adattarsi, le incomprensioni e i loro esiti, buffi o preoccupanti e i momenti esilaranti in cui riesce a rapportarsi bene con un umano. Si perché sostiene che essere autistici è come essere alieni: in testa si hanno le regole di un mondo, però si vive in un altro. È un libro facile, divertente ma che fa riflettere. È semplice e complicato allo stesso tempo, ti porta in un mondo che dovrebbe essere il nostro, dove l'amore per la vita in tutte le sue manifestazioni, ci ricorda che quotidianamente possiamo fare di più con piccoli gesti, con la presenza e l'ascolto. Mi ha commosso quando chiede ai genitori di aiutarlo a diventare "come gli altri" visto che sono stati capaci di dargli un fratello senza disabilità. Leggerlo, penso, faccia bene a tutti e farebbe benissimo agli "arrabbiati e agli insoddisfatti cronici". 27 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 COI PIEDI PER TERRA Alzo gli occhi verso i monti (Sl 121,1) Alpe Devero – Lago Nero Il versetto del salmo 121 ci invita ad alzare gli occhi verso i monti che ci stanno attorno. Ci sono molti luoghi interessanti e poco conosciuti che ci circondano… basta alzare lo sguardo! Questa rubrica ha lo scopo di proporre delle mete (alcune facili, altre un po’ più escursionistiche) per tutti coloro che amano camminare a piedi e conoscere ciò che ci circonda. di don Lorenzo Stefan Nome: Lago Nero Segnavia: il sentiero indicato che conduce a Buscagna (per la salita). Il sentiero dell'Alpe Misanco per il ritorno. Comune: Baceno (Vb) Valle: Devero Descrizione Itinerario: Dal posteggio si sale brevemente fino alla chiesa di Devero. Non si oltrepassa il ponte, ma dalla chiesa di Devero, si costeggia il Rio Buscagna, si oltrepassa il campeggio e si raggiunge Pedemonte. Il sentiero passa attraverso le casa di Pedemonte (seguire le indicazioni Buscagna H99). In breve ci si alza di quota e lo sguardo spazia sulla retrostante piana del Devero. Si raggiunge quindi il piano di Buscagna e nei pressi di un masso si trovano le indicazioni che pongono il lago nero a 30 minuti di cammino. Si prosegue pressoché in piano fino a giungere alle successive indicazioni che ci fanno attraversare un ponticello e subito dopo svoltare a destra seguendo l'evidente traccia. In pochi minuti si giunge al lago nero a quota m.1890. Dopo la meritata sosta si costeggia il lago nero e attraversato un ruscello e attraversato un ruscello ci si immette sul sentiero H11 che scende ripidamente fino all'alpe Misanco e poi fino a Pedemonte per tornare al luogo di partenza. Se fosse presto consiglio di allungare il cammino fino a Crampiolo dove è possibile pranzare ottimamente presso il rifugio “La Baita” (0324619190; 3381246666). Cordinate: 46°18'31.31"N ; 8°14'17.22"E Accesso: Prendere l'autostrada A26 in direzione Gravellona Toce, proseguire sulla statale del Sempione e uscire a destra per Alpe Devero- Val Formazza. Seguire la valle fino a Baceno. Subito dopo il centro del paese, all'altezza di un tornante, abbandonare la principale svoltando a sinistra per Alpe Devero. Seguire la strada, a volte stretta, fino a Goglio e qui all'altezza della centrale idroelettrica, svoltare a destra su di un ponte e percorrere tutta la strada. Superate due gallerie costruite dall'Enel si giunge a quota m. 1622 al parcheggio sulla destra. Quota di partenza e quota di arrivo: Parcheggio Alpe devero: 1622 mslm Alpeggio val Buscagna: 1950 mslm Lago Nero: 1980 mdsl Dislivello: m 358 (m. 373 comprese le risalite) Tipo di ambiente: alta montagna Periodo consigliato: estate e autunno per i colori dei larici. Difficoltà complessive: Sentiero agevole Traccia GPS: Disponibile presso l'autore (e-mail: [email protected]) Tempo: Tempo impiegato: 1 ora e 40 minuti Link utili · http://www.esplorazione.net/public/003.asp (consiglio però di percorrere l'itinerario ad anello al contrario) 28 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 ANAGRAFE Anagrafe parrocchiale Rinati dall‛Acqua e dallo Spirito Turconi Martina Fusetti Leonardo Caironi Davide Zaffaroni Ambra Arveda Alessandro Colombo Giulia Drago Emma Ferrari Loris Fusetti Federico Li Volsi Daniele Zaffaroni Francesco Settembrini Riccardo Testa Carola Testa Francesca Alberio Edoardo Alberio Giovanni Caselli Davide Caselli Massimo Muggeri Gaia Restelli Paolo Lusumano Maria Gioia Modica Francesca Turconi Martina All‛ombra della Croce Perin Girolamo Arasi Vincenzo Pagani Giovanni Vimercati Luigia Rimoldi Aldo Guzzetti Ada Rossi Stefano Ziino Colanino Tindara Chiodini Felicita Fusetti Roberto Alberti Giacomina Stoppa Efrem Faranda Nicolina Di Majo Antonina Nuove famiglie Bianchi Roberto e Vescovi Marta Durante l'anno sono stati amministrati 69 battesimi, sono stati celebrati 14 matrimoni e 73 funerali 29 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 LAVORI IN CORSO Lavori in corso 2016 rumore sulle pareti, il pavimento radiante su cui sarà posato un apposito pavimento per uso ricreativo. Sarà realizzato il campo da mini volley come finitura finale e anche i canestri per il basket sono già previsti nelle pareti. Gli spogliatoi sono ormai completati con le relative docce e servizi igienici. L'auditorium prevederà tempi lunghi per il suo completamento a causa della complessità degli impianti da istallare, dell'allestimento del palcoscenico. Anche le poltroncine da teatro sono previste per la sala oltre ad una efficace insonorizzazione che favorisca la riproduzione del parlato, del canto e della musica. L'allestimento, anche dal punto di vista economico, oltre che tecnico, richiederà impegno e ricerca di sponsor adeguati alla realizzazione in atto. Stanno per essere completati anche i camerini sottostanti l'auditorium con relativi servizi igienici. Il piano interrato sta per essere completato con i serramenti e le porte in attesa di ultimare il cavedio che giungerà sotto l'ingresso carraio principale del cortile dell'oratorio. È già stato installato anche l'ascensore che servirà 3 piani. L'impegno per la realizzazione prosegue alacremente e prevede vari gradi di esecuzione degli impianti che poi dovranno essere collaudati per lavorare a regime. Sono in programma anche gli allacciamenti alla rete elettrica, del gas, dell'acqua e delle fognature bianche e nere. I sottoservizi nel cortile dell'oratorio sono in via di realizzazione e prevedono una complessa rete di vari impianti: fognatura, acqua, gas, energia elettrica. La realizzazione dei campi da gioco sta per essere progettata e prevista, ma occorre programmare il discorso economico perché l'impegno non sarà indifferente per la nostra comunità. Ricordo che i campi esterni sono però di primaria importanza per la fruizione della stessa struttura interna del nuovo edificio e perciò dovranno essere realizzati in tempi brevi. I dati edilizi del nuovo oratorio indicativamente sono i seguenti: Nuovo Oratorio In questi primi mesi dell'anno si stanno completando le finiture del nuovo edificio. In particolare l'impianto elettrico sta per essere completato nei vari ambienti con diverse peculiarità. L'impianto prevede peculiarità per ogni ambiente: bar, sala giochi, salone polifunzionale, cucina, direzione e segreteria. Inoltre un impianto particolare è previsto per l'Auditorium che comprende anche l'impianto di amplificazione e l'impianto-luci per il palco e la sala stessa. Il nuovo edificio verrà dotato anche dell'impianto per la trasmissione dei dati e di un impianto di allarme particolare. Viene ora allestito un locale quadri elettrici al piano interrato, e ai vari piani e in diversi ambienti progettati per la funzionalità dell'impianto stesso. La sorgente dell'energia elettrica sarà collegata a un impianto fotovoltaico da 21 KW posizionato sul tetto dell'Auditorium. L'impianto meccanico ha un apposito locale in cui sono poste tutte le partenze degli impianti per garantire una adeguata flessibilità di utilizzo ai diversi ambienti dell'oratorio. L'ambiente sarà riscaldato, per la maggior parte della superficie, con pavimento radiante. La sorgente che genererà il calore sarà data da due pompe di calore alimentate dall'impianto fotovoltaico. Sarà presente anche un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitari da immettere negli impianti appositamente progettati. L'impianto meccanico prevede anche il ricambio d'aria in alcuni ambienti che ne avranno bisogno. L'impianto meccanico provvederà anche una climatizzazione autonoma ad aria con unità di trattamento aria dell'Auditorium. Verrà completata la posa dei serramenti e in particolare delle porte di sicurezza oltre alle porta REI antincendio posizionate come da progetto previsto dai VVFF. La cappella, posta al primo piano, sta per essere completata con la posa del pavimento e del controsoffitto in legno. In un secondo tempo sarà realizzato l'arredo liturgico. Sarà anche posta in opera la scala antincendio sul retro dell'edificio principale. Nel salone polivalente sono stati posati pannelli per abbattimento del Volume complessivo 5480 mc Superficie lorda di pavimento 1115 mq Superficie coperta 734 mq 30 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 LAVORI IN CORSO Dovremo fare i conti con le disponibilità economiche del bilancio parrocchiale che è messo a dura prova dalla costruzione del nuovo oratorio. Santuario Santa Maria Negli ultimi mesi dell'anno è stata effettuata la sostituzione della vecchia caldaia e dei vecchi aerotermi ormai del tutto obsoleti, sia per la resa, sia per la sicurezza dei fedeli che frequentano il Santuario. L'impianto ha previsto un adeguamento anche della rete elettrica esistente e vari lavori inerenti la programmazione delle varie accensioni legate ai giorni di festa. Abbiamo anche completato l'allestimento dell'arredo liturgico della sagrestia che ora è completo. Rimangono da realizzare il riscaldamento della sagrestia che è particolarmente fredda perché esposta a nord. Rimangono da completare alcuni piccoli lavori. Chiesa Parrocchiale Impianto campanario: si sono verificati alcuni danni che hanno comportato il riavvolgimento del motore ottava campana perché bruciato, la sostituzione di un battaglio della terza campana, la revisione dell'intero impianto frenante. Impianto amplificazione: si è verificato un grave danno all'impianto della nostra chiesa a partire dal preamplificatore. Per ora si è provveduto a una riparazione provvisoria in attesa di preventivi adeguati e di indicazioni su come procedere in questo caso. Per Completare il nuovo oratorio serve la raggiungere l’ importo di € 1.000.000 Importo mancante per la costruzione del nuovo oratorio € 810.011 Pietre Vive Pietre Angolari Uno per Mille Iniziative Straordinarie 2015 Mattoncini per Campo Mini Volley Offerte «Pro Nuovo Oratorio» Offerte per dolce Epifania € € € € € € € 17.140 36.800 95.000 19.296 8.210 12.938 605 Totale Raccolta Offerte al 31 gennaio 2016 € 189.989 31 Informatore Parrocchiale, febbraio 2016 CULTURA I nostri beni culturali di Lara M. R. Barbieri Transito di san Giuseppe Pittore lombardo della prima metà del Settecento, oratorio di san Giuseppe Il dipinto costituisce la pala d'altare dell'oratorio fatto erigere dalla famiglia Caimi come cappella privata del Palazzo. Un sicuro riferimento ante quem è la visita del cardinale Giuseppe Pozzobonelli che vide l'oratorio già edificato nel 1749, descrive il dipinto e contestualmente ordina che il luogo sacro venga benedetto. La tela, opera di un pittore lombardo dell'inizio del Settecento, raffigura il momento del trapasso di san Giuseppe. L'episodio non viene menzionato nelle scritture canoniche. Il silenzio dei vangeli riguardo l'esistenza del padre terreno di Gesù - al di là degli episodi dell'infanzia lascia emergere la voce degli apocrifi; in particolare la morte di Giuseppe viene narrata nel testo conosciuto come la Storia di Giuseppe falegname, raccontata da Gesù agli apostoli sul monte degli Ulivi. Nel testo è riportata la tradizione secondo cui Giuseppe rimase sempre in buona salute, sano di vista e con tutti i denti. L'ora della morte gli fu preannunciata dall'apparizione di un angelo, all'età di centoundici anni, il giorno 26 del mese di abib (agosto) Giuseppe spirò con il conforto della Vergine e del Figlio. La figura del vegliardo padre putativo occupa il centro del dipinto; la luce ne mette in risalto il busto nudo e la carnagione olivastra. Il viso è tenuto dolcemente dalla mano di Cristo che lo solleva mostrandone la barba bianca e la bocca con ancora la dentatura. Sul volto sono tangibili i segni della stanchezza e dell'angoscia che precede la morte. Giuseppe tiene gli occhi aperti e guarda fisso verso il devoto come a volerne impetrare compassione. Il momento viene descritto facendo fede alle parole dell'apocrifo: la paura e il turbamento che invade il morente, “come è per tutti gli altri uomini che sono nati su questa terra”. Accanto sono Cristo benedicente e la Vergine Addolorata che sorregge la mano. In alto tre testine di angeli fanno capolino dalla cortina di panno, spalancando le porte del cielo; mentre in basso altri due angioletti si fermano al capezzale, uno di questi reca in mano il ramoscello secco fiorito con il virgulto dalla radice di Iesse, attributo del santo. 14 6 11 28 8