Informatore parrocchiale n° 31 febbraio 2016
Parrocchia Santi Pietro e Paolo Turate
Sommario
1 Il cammino comunitario parrocchiale
3 Una chiesa in uscita …non solo immagini ma vita cristiana
5 Essere comunità cristiana a Turate:è ancora possibile?
7 Calendario Settimana Santa
8 Itinerario spirituale nelle domeniche di quaresima
9 A proposito della segreteria parrocchiale
9 Il nuovo oratorio visto con gli occhi di una bambina di 10 anni
10 Vado a Messa …. alle 11.15
11 Il Signore è nato per noi
12 Tre giorni adolescenti 2015
13 Il viaggio di papa Francesco in Africa
15 «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino»
19 Gesù nasce in Karamoja
20 Gesù «Entrerà in te se troverà aperta la tua porta»
22 Caritas Turate a EXPO 2015
23 Il bilancio di Expo: l’edicola Caritas
24 Sentieri di guerra
25 La tregua di Natale
26 La biblioteca del Pozzo
28 Alzo gli occhi verso i monti
29 Anagrafe
30 Lavori in corso 2016
32 I nostri beni culturali
Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
EDITORIALE
Il cammino comunitario parrocchiale
di don Maurilio Frigerio
urbane e rurali. Per le diocesi la parrocchia
rimane fondamentale da tutti questi punti di
vista. I diversi ministeri (sacerdotale, diaconale,
laicale e di speciale consacrazione) sono
chiamati a sostenere con impegno non comune il
vissuto parrocchiale in questo tempo difficile e
fecondo allo stesso tempo.
Occorre favorire la corresponsabilità dei
ministeri sopraelencati in comunione con i
vescovi della chiesa impegnata nella diuturna
“cura d'anime”. La parrocchia è chiamata a
esprimere la sua vitalità stando in rapporto con la
società in un tempo e in un luogo. Molte inchieste
sulla parrocchia descrivono le strutture, le
istituzioni e le azioni pastorali del cristianesimo
italiano. Si tratta di una via comune per entrare
in relazione decisiva con Gesù e il suo vangelo.
La parrocchia infatti abita spazi sociali molto
diversificati e, allo stesso, tempo, la società,
nella sua complessità attuale, prende contatto
con Gesù, la sua Parola, la sua proposta salvifica.
La parrocchia è invitata a interpretare i nuovi
fenomeni sociali per rendere presente la
memoria cristiana nello spazio e nel tempo in cui
è chiamata a vivere ed operare concretamente.
I pastori ed i laici sono chiamati ad essere “in
prima linea” nel dialogo costruttivo con le
frontiere e i problemi dell'uomo che vive nel
mondo le gioie e i drammi del presente: il
lavoro e le prospettive di occupazione, la casa
quale luogo di realizzazione per la famiglia, la
società plurale e l'accoglienza dei migranti che
bussano alla porta dell'Europa secolarizzata e
altre questioni sempre nuove.
La parrocchia è contraddistinta dal suo essere
“vicina e accogliente” rispetto alle esigenze
della gente comune.
La parrocchia è capace di creare, non senza
fatiche e fallimenti, nuovi equilibri e di far
emergere risorse inattese che le permettono di
abitare il presente e il futuro di questo mondo
sempre in veloce mutamento. Il suo contributo
fattivo è legato alla forza della testimonianza,
dal basso, capace di rispondere alle urgenze
della vita quotidiana e di stimolare le istituzioni a
rispondere con responsabilità nei confronti dei
più deboli.
La parrocchia è una comunità che guarda al suo
futuro a partire dalle questioni fondamentali:
come porre attenzione alla sua figura, quali sono
i ministeri da favorire per farla vivere al meglio,
quali legami riscoprire con altre realtà, quale
rapporto deve coltivare col territorio. La chiesa
nella sua interezza è chiamata a porsi queste
domande e a indicare percorsi e itinerari
strutturati al riguardo. I vescovi stessi sono
chiamati ad un discernimento senza precedenti
che deve prevedere attenzioni per rimotivare la
parrocchia di fronte ad inevitabili mutamenti
legati al numero dei sacerdoti, al problema di
parrocchie da rivedere nella dimensione
soprattutto nelle zone urbane, fino a proporre
accorpamenti capaci di mantenere la vitalità del
tessuto parrocchiale.
La trasformazione ecclesiale richiede una
docilità non comune allo Spirito Santo per
operare un discernimento positivo e profetico
al tempo stesso.
Una convinzione deve stare alla base del
discernimento ed è quella che stabilisce come la
Chiesa italiana ha bisogno della parrocchia.
Essa è un luogo fisico che genera la fede nel
vissuto quotidiano della gente.
A partire dalla riflessione della
chiesa-comunione come definizione base della
chiesa alla riflessione più articolata sulla
complementarietà dei ministeri, carismi e
responsabilità che sono chiamati a formarla e ad
animarla nel vissuto ecclesiale concreto. La
parrocchia è, nel vissuto ecclesiale, l'ultima
localizzazione della chiesa.
La gente viene a contatto col vissuto ecclesiale
quando bussa alla porta della parrocchia e si
sente accolta da un volto amico di un laico, di un
ministro di Dio, di una persona consacrata che
vive con la società in un tempo e in un luogo. In
nome dell'unico Vangelo.
Questa figura di Chiesa garantisce, nello
scorrere del tempo, quel bene che permette
l'annuncio e la trasmissione dello stesso Vangelo.
Ma non solo la parrocchia garantisce l'esercizio
della vita cristiana, ma è garanzia per uno spazio
unico di umanizzazione e socializzazione in un
contesto di anonimato proprio delle realtà
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
EDITORIALE
La fatica da affrontare è quella di rendere
visibile la possibilità per tutti di accedere a
cammini di redenzione e di salvezza. Infatti
anche le situazioni più disparate trovano nella
comunità cristiana un interlocutore attento ed
accogliente pronto a mettersi in discussione a
fare la propria parte in modo costruttivo.
Anche di fronte a chi denuncia i limiti della
parrocchia, la poca capacità di testimoniare la
fede, o altro, dovremmo soffermarci a fare
altre approfondite riflessioni.
La parrocchia ha sempre permesso di accedere
a una molteplicità di cammini strutturati, ha
delineato percorsi inediti per l'accesso alla fede
delle persone disagiate, ha avviato con
semplicità molte persone al contatto con
l'esperienza religiosa.
Non intendiamo affermare che tutta
l'esperienza cristiana coincida col vissuto
parrocchiale, ma essa rappresenta una larga
fetta del vissuto religioso della gente comune in
ogni territorio.
La parrocchia non deve inglobare ogni
esperienza religiosa, ma deve mantenere e
rendere visibile la sua singolarità. Il suo legame
col Vescovo e la diocesi fonda la sua identità ed è
garanzia della sua libertà e il fondamento della
propria ecclesialità.
Compito della parrocchia è di saper coniugare
tutta la sua ricchezza con gli uomini e le donne
che le vivono “accanto” perché essa non è altro
che “chiesa tra le case” che ogni giorno
ricomincia la sua missione dal Vangelo di Gesù.
Papa Francesco parla spesso della chiesa in
uscita e delinea in questo modo la missione della
parrocchia di oggi e di domani. Riscopriamo nella
Evangelii Gaudium una occasione privilegiata per
ripensare il modello pastorale della parrocchia e
per convertirci a nuove strade missionarie, come
Egli stesso si esprime:
«Invito tutti ad essere audaci e creativi in
questo compito di ripensare gli obiettivi, le
strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori
delle nostre comunità» (EG, 33).
Il Papa ci invita a raggiungere quelle «periferie
esistenziali che hanno bisogno della luce del
Vangelo», e così aiutarci a constatare l'azione
dello Spirito Santo, che vuol fare di tutti noi,
come singoli e come comunità, una Chiesa “in
uscita”. Ora tocca a noi porci domande serie che
ci invitino a riflettere e a fare nostra la ricchezza
di un'esperienza parrocchiale che deve essere
continuamente rivisitata e rinnovata alla luce del
magistero della chiesa e di tante persone che
umilmente, ma fattivamente costituiscono il
nucleo vitale delle nostre parrocchie. Impariamo
ad avviare una riflessione che ci porti a vivere e a
proporre una nuova missione “in uscita” guidata
dal discernimento di quel maestro unico che è lo
Spirito Santo.
Durante l'Anno giubilare, l'ultimo sabato del mese
dalle 15.00 alle 18.00, sarà presente in chiesa un
confessore straordinario. La presenza del
confessore verrà segnalata su In Cammino.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
RIFLESSIONI
Una chiesa in uscita …
non solo immagini ma vita cristiana
di don Lorenzo Stefan
In questi ultimi anni papa Francesco ci ha
abituato a parole forti e schiette. La parola del
papa è ascoltata con grande attenzione da chi
vive l'esperienza ecclesiale, da chi si trova ai
margini, da chi pratica la chiesa saltuariamente,
da chi non vive affatto la dimensione comunitaria
e perfino da chi si professa apertamente contrario. Credo che la parola del papa sia pronunciata
sempre con l'autorevolezza dell'uomo di Dio che
cerca la verità: per questo i suoi discorsi hanno
uditori in tutto il mondo, in ogni ceto sociale e,
anche trasversalmente, fra chi vive e chi non vive
l'esperienza della Chiesa cattolica. Spesso
Francesco utilizza delle immagini che sanno
scaldare il cuore di credenti e non credenti. Le
immagini, si sa, colpiscono la fantasia dell'uomo
ma necessitano poi di essere elaborate in
concetti, capaci di resistere nel tempo e di
motivare le scelte.
Di certo una delle espressioni che maggiormente hanno colpito l'immaginario comune è quella
di una CHIESA IN USCITA. Un'immagine certamente interessante, che porta dentro di sé il
concetto di una chiesa che non si chiude in sè
stessa, ma che si apre al mondo diventando
sempre più missionaria, imparando a dialogare
con l'uomo di ogni cultura, razza e religione,
tramite i nuovi canali della comunicazione che la
tecnologia pone oggi a disposizione di tutti.
Sicuramente quella di una chiesa in uscita è
un'immagine positiva che è stata molto apprezzata.
Vorrei qui, in maniera molto semplice, provare
a scandagliare alcuni risvolti di una chiesa così
intesa. Sì, perché se è vero che l'immagine scalda
il cuore, è altrettanto vero che una chiesa
concepita in tal modo chiede a ciascuno di noi,
credenti e non, di cambiare alcuni aspetti del
nostro modo di pensare. Una chiesa pensata così
in qualche misura DEVE SCONTENTARE.
L'ATEO, che si dichiara contrario a priori, avrà
di fronte a sé una chiesa che non si chiude nel
recinto della parrocchia o dell'oratorio e nemmeno in quello dei movimenti. L'ateo si dovrà
confrontare con una chiesa che entra in casa sua
e che vuole avere la possibilità di entrare nella
sua vita. La chiesa in uscita sente il dovere di dire
la parola di Gesù su ogni argomento che interessa
la vicenda dell'uomo, proprio perché vuole
essere accanto a ciascuno. A questo punto,
l'immagine bella di chiesa in uscita può diventare
fastidiosa e scontentare. Ecco che allora, a volte,
la soluzione è quella di rifugiarsi in belle immagini che scaldano il cuore e alimentano la fantasia,
senza però fare i conti con le conseguenze che
tutto ciò comporta. Ancora peggio sarebbe
l'utilizzo parziale e di parte delle parole del
papa. A volte mi è capitato di dover rispondere a
qualcuno: “È vero che il papa dice quello che dici
tu, ma è vero anche che dice altre cose”.
Dobbiamo sempre vigilare rispetto al fatto di far
pronunciare ad altri idee che invece pensiamo
noi, nascondendoci sempre dietro l'abito di
qualcuno, meglio ancora se l'abito è bianco.
Il CREDENTE, da parte sua, si sente invece
spronato dalle parole del papa. È richiamato ad
una maggiore autenticità nella vita cristiana. Le
parole e la vita stessa di Francesco diventano per
ogni battezzato occasione per rinvigorire la
propria fede e per rafforzare la propria testimonianza cristiana. Una chiesa che esce dal proprio
recinto, tuttavia, deve anche compiere scelte
nuove. Una chiesa in uscita “sceglie” di dedicare
più tempo a coloro che magari si vedono poco.
Purtroppo però, alcune volte, coloro che sono più
vicini sembrano risentirsi di questo atteggiamento. Si sentono discriminati perché si dedica loro
meno tempo: iniziano allora a manifestare la loro
scontentezza con tutte le forme della lamentosità di cui l'animo umano è capace e utilizzando i
numerosi mezzi che la tecnologia offre. Una
chiesa in uscita diventa in grado di compiere
delle scelte concrete per andare incontro
all'uomo, a scapito anche di ciò che si è sempre
fatto. La totale incapacità da parte di alcuni di
intravedere nuove possibilità di incontri pastorali sembra evidente. L'arte del rimanere attaccati
al “si è sempre fatto così”, pensando che tutto
debba procedere esattamente come sempre, è
indice della poca flessibilità dell'animo umano e
dell'incapacità di essere uomini e donne che
vivono in questo mondo. Anche il credente può
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
RIFLESSIONI
quindi essere scontento di una chiesa in uscita,
soprattutto quando nuove forme di pastorale o
cambiamenti nella vita della parrocchia o
dell'oratorio vanno a ledere quelli che lui
riteneva ormai essere diritti acquisiti.
Infine, ci sono le persone che io amo definire
GLI ATEI CREDENTI. Si tratta di coloro che non
sono assolutamente interessati alla vita cristiana
e proprio per questo non partecipano mai
attivamente alla vita della comunità. Si dichiarano però credenti perché ritengono che la loro
fede stia in piedi semplicemente vivendo alcuni
gesti della tradizione cristiana, di cui non
conoscono più nemmeno il significato. Costoro
non vivono l'esperienza della chiesa ma esigono
da essa dei servizi di carattere sociale e religioso.
Quando questi “servizi” vengono meno, per
mancanza di persone che si prestano a compierli
o per scelta, allora succede il finimondo. Anche
per costoro, la chiesa in uscita così come la
intende il papa è chiesa che scontenta.
Viviamo un'epoca della storia fatta di GRANDI
CAMBIAMENTI che avvengono molto velocemente.
Anche il nostro essere credenti chiede di
incarnarsi nell'oggi della storia. Chi non si
renderà conto di tutto questo e non cercherà di
vivere la storia per quella che essa è, non perderà
soltanto il treno della fede ma soprattutto quello
della vita.
Quaresima 2016
Quaresimali
1° venerdì – 19 febbraio
ROVELLO
Rappresentazione teatrale sul tema della vocazione
di San Matteo
2° venerdì – 26 febbraio
CISLAGO
via crucis
3° venerdì – 4 marzo
SARONNO SANTUARIO
24 ore della fede con la possibilità di confessioni
4° venerdì – 11 marzo
UBOLDO
via crucis
5° venerdì – 18 marzo
GERENZANO
testimonianza sulla chiesa che soffre
(il programma dei quaresimali potrà subire qualche variazione per cui si prega
comunque di prestare attenzione agli avvisi che si trovano su “In cammino”)
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
RIFLESSIONI
Essere comunità cristiana a Turate:
è ancora possibile?
In una società dominata dall'individualismo il senso di appartenenza ad
una comunità è una scelta sempre più controcorrente
di Gigi Codurri
Essere comunità cristiana,
essere fedeli al Vangelo
un territorio: Corinto, Tessalonica, Efeso,
Colossi, Filippi, Roma.
Dobbiamo sempre riferirci alla Parola di Dio: la
comunità cristiana esiste e vive solo se è
radunata attorno a Gesù di Nazareth: “Perché
dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono
io in mezzo a loro.” (Mt.18,20)
Ogni domenica e, forse, ogni giorno diciamo
con le labbra o con il cuore “Padre nostro”. Tutti
coloro che chiamano Dio padre riconoscono la
propria natura di figli (e quindi fratelli e sorelle):
queste parole sono rafforzate dall'aggettivo
“nostro” che implica una pluralità, una
comunità. Se il Padre Nostro non è un insieme di
parole vuote e abitudinarie ma una preghiera
sincera scopriamo che Gesù nella seconda parte
ci vuole insegnare che la fede senza comunità
non esiste. O perlomeno non è la fede insegnata
da Gesù.
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimetti
a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo a
nostri debitori. Non abbandonarci alla
tentazione. Liberaci dal male.”
L'accento è sempre posto sul “noi”.
Il “noi” non è mai un insieme generico ma è
composto da nomi, da volti, da persone che si
incontrano, camminano insieme, si conoscono, si
amano. È Gesù che ci indica la via:
“Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -,
perché stessero con lui e per mandarli a
predicare con il potere di scacciare i demoni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale
impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di
Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo (…); e
Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso,
Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il
Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì”
(Mc. 3,14-19)
È la prima comunità cristiana: sono nomi, volti,
persone. Gesù ha voluto che il suo messaggio di
salvezza fosse annunciato e venisse trasmesso
attraverso una comunità. La Chiesa primitiva ha
camminato nel solco del Maestro: esemplare è la
testimonianza di Paolo. Le sue lettere sono quasi
sempre rivolte a comunità, che si riconoscono in
Essere comunità cristiana a Turate. cosa vuol
dire? lo desideriamo?
Turate è oggi per noi quello che nella parola di
Dio è Corinto, Tessalonica, Efeso, Colossi, Filippi,
Roma.
Nel testo finale del Sinodo Diocesano, voluto
dal card. Martini e promulgato nel 1995, si legge:
“La parrocchia rappresenta tuttora la
fondamentale articolazione della Chiesa
particolare e del suo ministero pastorale
ordinario.”
Papa Francesco nelle sue visite pastorali lo
manifesta chiaramente: la sua visita è sempre
rivolta ad una comunità ecclesiale radunata
attorno al suo vescovo o parroco.
Sentiamo nel cuore il desiderio di
appartenere alla comunità cristiana di Turate?
Come viviamo questo desiderio?
È il Vangelo vissuto e proclamato da Gesù che ci
interpella: Gesù non ha voluto una fede
disincarnata o solitaria.
Le fondamenta della fede cristiana sono
l'Eucaristia, la Parola di Dio, la carità. La
celebrazione eucaristica e l'ascolto della
Parola di Dio, con la preghiera, sono i
fondamenti spirituali dell'amore verso di Dio;
la carità manifesta in innumerevoli modi
l'amore verso il prossimo. Queste parole che
ascoltiamo spesso vanno tradotte
concretamente perché come dice Giacomo nella
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
RIFLESSIONI
sua lettera “la fede senza le opere è morta”
(Gc.2,26).
Per noi credenti turatesi queste parole
significano che la Messa domenicale e la
catechesi degli adulti (che da anni è centrata
sull'ascolto e la meditazione del Vangelo) sono
momenti essenziali per l'incontro personale e
comunitario con il Signore e che l'impegno nei
numerosi ambiti parrocchiali si dispiega poi
secondo i propri carismi e le necessità della
parrocchia. Il rischio sempre presente è quello di
separare la spiritualità dalle opere ma Gesù e la
Chiesa ci mostrano chiaramente che senza una
spiritualità forte le opere perdono il sapore della
fede cristiana e diventano espressione di ciò che
noi pensiamo e non di ciò che pensa Gesù Cristo.
Come affermò Papa Francesco nella sua prima
omelia, il giorno dopo l'elezione, nella Messa alla
Cappella Sistina con i cardinali: la Chiesa non è
un ONG.
Tutto ciò ci spinge a vivere la fede in
comunità, una comunità che non si chiude in
un circolo di eletti ma si apre a tutti perché
l'invito di Gesù è rivolto a tutti.
È Gesù nel Vangelo di Marco che ci suggerisce la
via da percorrere: “ne costituì dodici” (una
comunità) “che stessero con lui” (Eucaristia,
catechesi, preghiera), “per mandarli a predicare
e scacciare i demoni” (la testimonianza, la
carità). Non ci può essere una vita spirituale
autentica senza la testimonianza della carità ma
neppure una vita di carità autentica senza una
vita spirituale.
L'appartenenza ad una comunità non è un
concetto teorico, si misura sulla
partecipazione ai vari momenti che vengono
proposti durante l'anno.
È chiaro che una comunità cresce e si consolida
se sente la necessità vitale di radunarsi attorno a
Gesù Cristo, Eucaristia e Parola. Non è teoria, è
mera concretezza. In caso contrario si
camminerà a “compartimenti stagni”. Tutte le
difficoltà all'interno di una comunità cristiana
nascono da un'insufficiente volontà di radunarsi
insieme alla mensa dell'Eucaristia e della Parola.
Se non ci incontriamo attorno alla Mensa e alla
Parola, se non ci comunichiamo la fede, come
possiamo crescere come comunità? È una pia
illusione e scatterà inesorabilmente l'alibi della
ricerca di una scusa o di un colpevole.
Essere comunità cristiana a Turate è oggi
ancora possibile?
Perché la catechesi degli adulti da anni
fondata sull'ascolto, l'interpretazione e la
meditazione della Parola del Vangelo rimane
confinata alla partecipazione di poche decine di
persone?
Perché all'apertura delle Giornate Eucaristiche
alle quali erano espressamente invitati tutti
coloro che sono impegnati in parrocchia in tutti
gli ambiti (catechesi, liturgia, oratorio,
pastorale battesimale, consiglio pastorale,
consiglio economico, caritas, ecc…) c'era una
chiesa desolatamente vuota?
Il cammino della catechesi parrocchiale si
snoda dai bambini delle scuole elementari agli
adulti: quale credibilità ha un catechista che non
partecipa agli incontri di catechesi previsti per la
sua età?
Perché è così difficile il passaggio dalla
pastorale giovanile a quella degli adulti? La fascia
che va dai 25 ai 45 è infatti quella più assente.
Quando preghiamo con il salmo 132 diciamo:
“Ecco, com'è bello e com'è dolce che i fratelli
vivano insieme.”
Lo preghiamo, lo cantiamo … ma ci crediamo?
Lo desideriamo?
Sono domande poste non per cercare il
colpevole: ogni credente della comunità
cristiana di Turate deve interrogarsi sul proprio
senso di appartenenza alla Chiesa.
Padre Silvano Fausti scrive in un suo libro che
“il futuro, non solo del Cristianesimo ma del
mondo intero, è legato alla nostra testimonianza
da portare fino agli estremi confini della terra.”
Il Vangelo ci suggerisce che per essere
testimoni bisogna prima stare con Gesù e poi
andare verso i fratelli e le sorelle che
riconosciamo dicendo “Padre nostro”.
Essere comunità cristiana a Turate è ancora
possibile. Dipende da noi. Dal nostro desiderio.
Dalla nostra testimonianza. Dalla nostra
partecipazione.
Si invita ad utilizzare l'inserto della
preghiera
per la preparazione alla confessione
pasquale
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
CALENDARIO
Settimana Santa
Domenica 20 Marzo - Domenica delle Palme
Ore 9.30: processione con gli ulivi con partenza da San Giuseppe.
Lunedì 21 Marzo
Distribuzione dell'ulivo nelle case.
Ore 15.00: Confessioni per i ragazzi delle classi medie
Ore 16.00: Confessioni per i ragazzi delle classi elementari (4° e 5° el.)
Ore 20.30: Confessioni Gruppo Adolescenti, Giovani e Adulti
Mercoledì 23 Marzo
Via crucis al sacro Monte di Varese: partenza ore 19.15 dalla piazza della Chiesa.
Giovedì 24 Marzo
Confessioni: ore 9.30 – 11.30; 15.00 – 17.00
Ore 8.30: Liturgia della Parola
Ore 9.30 in Duomo: S. Messa crismale.
Ore 17.00: S. Messa “in Coena Domini” per i ragazzi.
Ore 21.00: S. Messa “in Coena Domini”.
Venerdì 25 Marzo
Confessioni: ore 9.30 – 11.30; 15.00 – 17.00
Ore 8.30: Via Crucis
Ore 10.00: Via Crucis per i ragazzi nel parco dei veterani
(ritrovo sul sagrato della chiesa alle ore 9.50)
Ore 15.00: Celebrazione della morte del Signore
Ore 21.00: Via Crucis per le vie del paese e a seguire Adorazione Notturna
Sabato 26 Marzo
Confessioni: ore 9.30 – 11.30; 15.00 – 17.00
21.00: Veglia di Resurrezione.
Domenica 27 Marzo - Pasqua
S. Messe in Parrocchia: Ore 8.30, 10.30, 18.00.
S. Messe S. Maria: Ore 9.00.
S. Messe Fagnana: Ore 10.00.
Lunedì 28 Marzo - Lunedì dell'Angelo
S. Messe in Parrocchia: Ore 8.30, 10.30, 18.00.
S. Messe S. Maria: Ore 9.00.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
PARROCCHIA
Itinerario spirituale nelle domeniche di
quaresima
di don Lorenzo Stefan
Rimettere al centro della nostra vita la celebrazione eucaristica domenicale; questa è la sfida della
quaresima 2016. La celebrazione eucaristica viene a volte vissuta in maniera amorfa e passiva. Capita
che, per risvegliare la nostra attenzione, sia necessaria qualche parola o qualche gesto che riaccenda
le nostre emozioni. Nella quaresima 2016 vogliamo proporre, durante la predicazione domenicale, un
percorso che sappia invece farci riscoprire le ragioni del nostro celebrare. Cercheremo di
comprendere come la celebrazione eucaristica chiede necessariamente di essere legata con la vita di
ciascuno. Andremo alla riscoperta di alcuni atteggiamenti fondamentale del nostro vivere cristiano.
Indagheremo come, nella parole che vengono pronunciate durante la celebrazione, e che spesso non
vengono prese troppo in considerazione, siano invece presenti indicazione profonde circa quelli che
potremmo definire “temi cristiani maggiori”. Di seguito l'itinerario che sarà proposto:
Data
Tema
1° Quaresima - 14 Febbraio
Tentazioni
Domandare perdono
2° Quaresima - 21 Febbraio
Samaritana
Ascoltare la Parola
3° Quaresima - 28 Febbraio
Abramo
Attesa
4° Quaresima - 6 Marzo
Cieco nato
Testimoniare
5° Quaresima - 13 Marzo
Lazzaro
Rendere grazie
Domenica delle Palme - 20 Marzo
Domenica delle Palme
Accogliere
Giovedì Santo - 24 Marzo
Essere uomini di Comunione
La comunione nella chiesa
Venerdì Santo - 25 Marzo
L’offerta
Sabato Santo - 26 Marzo
Il silenzio
Pasqua - 27 Marzo
La vita dei figli risorti
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
PARROCCHIA
A proposito della segreteria parrocchiale
di don Maurilio Frigerio
computer che lavora, una fotocopiatrice che
riproduce documenti, mille fogli con avvisi
parrocchiali. Tutto ciò richiede cura da parte
delle segretarie e un costo economico a carico
della parrocchia stessa. Qualche altra persona
viene in segreteria a confidare le sue pene o le
sue gioie: è importante sentirsi ascoltati e per
fortuna trova gente disposta a tanto. Poi
qualcuno sbaglia indirizzo e scambia la
segreteria parrocchiale col palazzo comunale,
qualcuno cerca la farmacia ed è fuori posto,
qualcuno cerca la sede Caritas e riceve
informazioni e assistenza del caso. Insomma le
richieste sono pressoché infinite e quando arriva
l'ora di chiudere c'è sempre qualcuno che
commenta: “Ma io passavo adesso di qui”. E la
segretaria chiude in ritardo, ma non ha detto di
no nemmeno a chi era fuori tempo massimo.
Quanto è preziosa la presenza di queste
segretarie dedite all'ascolto e all'organizzazione
della vita parrocchiale partendo dalle piccole
cose della vita quotidiana. Un grazie amico.
In questo “luogo di frontiera” si affacciano
fortunatamente moltissime persone. Le
segretarie a volte faticano a star dietro al
campanello che suona senza sosta. Ad esempio il
lunedì è un giorno critico perché tutti si
accorgono magicamente che c'è qualcosa da
chiedere, un documento da ritirare, una
iscrizione da portare a termine. Alle segretarie
raccomandiamo gentilezza e pazienza e ai
parrocchiani e, ai molti visitatori casuali, di aver
pazienza e tatto nell'esporre le questioni.
Qualcuno viene quotidianamente a chiedere 1
euro per il caffè e viene sempre esaudito perché
lo chiede con un sorriso e aspetta il suo turno.
Qualcuno viene per prenotare una Santa Messa e
non ha ancora capito che si può indicare una
famiglia con tre nomi e non venti, altrimenti
nessun altro può aggiungersi. Qualcun altro
chiede quanto costa una Messa e non sa che si
tratta solo di fare un'offerta libera. Poi basta che
si guardi intorno e veda che, in segreteria c'è una
luce accesa, una caldaia che riscalda, un
Il nuovo oratorio visto con gli occhi di una bambina di
10 anni
di Chiara Filippini
cortile esterno. Questo oratorio è molto più
spazioso del primo ed è un grosso vantaggio sia
per noi bambini sia per gli animatori.
Alcune delle aule serviranno per il catechismo
dei bambini: chissà, forse per la fine dell'anno
riusciremo a fare almeno una lezione in
oratorio.
Sicuramente sarà più divertente anche
l'oratorio estivo perché avremo più spazi per
giocare.
Non vedo l'ora che i lavori siano terminati così
potrò frequentare di più l'oratorio con le mie
amiche.
Domenica 29 novembre c'è stata
l'inaugurazione della campana per il nuovo
oratorio.
Quando hanno demolito il vecchio oratorio la
campana della cappellina è stata restaurata e
oggi, dopo la messa, ci siamo recati tutti in
oratorio per portare la campana nella nuova
struttura.
Dopo una breve celebrazione siamo entrati nel
cantiere per vedere come proseguono i lavori.
L'edificio procede molto velocemente, le aule
del primo e del secondo piano sono quasi
complete, ci sono molti spazi dove giocare e un
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
PARROCCHIA
Vado a Messa …. alle 11.15
di Lorena Perin
Ho iniziato a frequentare la S. Messa delle ore
11.15 a quattordici anni, quando ho intrapreso il
percorso di catechesi del gruppo adolescenti
proposto ai ragazzi di prima, seconda e terza
superiore. Don Lorenzo e i catechisti ci avevamo
invitati a questa messa poiché era “fatta proprio
per noi”.
Terminata la terza superiore e entrata a far
parte del gruppo giovani, ho continuato a
frequentarla sempre su invito di don Lorenzo e
del mio educatore. Oggi partecipo ancora a
questa messa in quanto catechista, a mia volta,
del gruppo adolescenti.
Io e gli altri educatori invitiamo i nostri ragazzi
a venire poiché loro stessi possono e devono
essere i protagonisti di questa celebrazione
eucaristica. Viene infatti proposto proprio agli
adolescenti e ai giovani di animare questa Messa,
mettendo a servizio il proprio talento come
lettori o per portare il pane e il vino all'altare
durante l'offertorio.
Questo è un ulteriore modo per inserire gli
adolescenti nel contesto parrocchiale e per
“arruolare” nuovi giovani lettori.
L'orario, la tarda mattinata, è molto comodo
sia per me che per gli altri giovani che
partecipano. Si tratta di una celebrazione
Il 4 marzo, saremo
chiamati a vivere le 24
ore con Gesù al
santuario di Saronno.
Avremo la possibilità di
adorare la Croce e di
accostarci al
sacramento della
Riconciliazione.
semplice, che vede all'opera giovani e
adolescenti che per la prima volta leggono in
chiesa. Arrivano sempre con espressioni di paura,
pensando di non riuscire a trovare il coraggio di
leggere davanti a tante persone; ma scendono
dall'ambone sempre con l'espressione di gioia e
soddisfazione per essere riusciti a portare a
termine il servizio e di aver fatto concretamente
qualcosa per la comunità.
Spesso sono presenti alla celebrazione anche i
catechisti della pastorale battesimale, sia
quando devono essere celebrati i battesimi, sia
quando vengono invitate le famiglie dei bambini
battezzati negli ultimi sei anni.
È sempre molto bello vedere nuovi bambini che
entrano a far parte della comunità cristiana e
condividere la preghiera con le giovani famiglie.
Ciò dimostra anche ai nostri adolescenti che la
Chiesa è viva, sempre in cammino e che il futuro
della nostra comunità si costruisce insieme.
Dopo tutti questi anni posso dire di partecipare
molto volentieri a questa Eucaristia e di sentirla
ormai in po' mia. Incontro i miei amici, prego con
i ragazzi che mi sono stati affidati a catechismo e
vedo la nostra comunità crescere domenica dopo
domenica.
La parrocchia organizza
un pellegrinaggio
giubilare a Roma dal 7
al 12 aprile. Verranno
date indicazioni su In
cammino.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
PARROCCHIA
Il Signore è nato per noi
di Don Maurilio e le coppie della pastorale battesimale
Condividere il tempo dell'Avvento in attesa
della nascita di Gesù è la forma migliore che una
comunità parrocchiale possa desiderare.
Con questa intenzione, noi coppie della
pastorale battesimale guidate da Don Maurilio,
per lo scorso Avvento, come ormai facciamo da
un paio di anni, abbiamo pensato di coinvolgere i
bambini battezzati 0/3 e 3/6 anni della scuola
materna, per animare la S. Messa delle ore 11,15,
dando così un segno tangibile dell'importanza di
questa Attesa.
Quest'anno il tema è stato "vai ad annunziar
che il Signore è nato per noi".
Perché questo titolo? Non solo perché è una
strofa di una canzone cara a grandi e piccoli, ma
anche e soprattutto perché, provoca ognuno di
noi. Infatti l'incarnazione di Gesù nel grembo di
Maria esprime la tenerezza di Dio nei nostri
confronti: Lui ci manda suo Figlio per farci
conoscere il Suo Amore misericordioso. In tempo
di Giubileo siamo chiamati ad annunziare a tutte
le persone che incontriamo l'amore
misericordioso di nostro Padre! Così ci siamo
messi all'opera per invitare ognuno di voi a
portare nel mondo questo lieto annuncio.
Abbiamo invitato, oltre ai piccolissimi, i
bambini che frequentano la scuola materna a
colorare secondo la loro fantasia, ritagliare e
riportare, una stella consegnata in precedenza
dalle loro insegnanti, ad ogni S. Messa delle
domeniche di Avvento che ci hanno interessato
(le ultime 4 domeniche).
Li abbiamo aiutati ad appendere le loro stelle
su un tabellone che rappresentava il cielo della
"Notte Santa" e che abbiamo lasciato esposto
all'ingresso della chiesa, ben visibile a tutti.
Siamo stati presi dall'entusiasmo e dalla gioia
nel vedere che, di domenica in domenica, il
tabellone si riempiva di stelle variopinte, lo
spazio vuoto scarseggiava e la S. Messa era
sempre più partecipata dalle numerose famiglie
e dai bambini presenti.
Al Padre Nostro, il parroco ha invitato tutti i
bambini a recarsi sull'altare, prendersi per mano
ed insieme recitare la preghiera che Gesù ci ha
insegnato.
Un gesto così semplice in quel momento, ha
rappresentato l'unione di tutti noi presenti in
un'unica famiglia cristiana ed è stato esempio di
fraternità.
Oltre alla recita del Padre Nostro, per
coinvolgere ulteriormente i bambini, l'idea di
una canzoncina subito dopo la S. Comunione ci ha
trovato tutti d'accordo.
Pur non avendo molto tempo a disposizione
ma, con l'aiuto delle loro maestre che
pazientemente hanno insegnato loro la canzone
e li hanno guidati anche durante la S. Messa, i
bambini ai piedi dell'altare, hanno cantato,
battuto le manine a tempo e suscitato al termine
della canzone, un applauso spontaneo da parte di
tutta l'assemblea.
L'ultima domenica di Avvento, Don Maurilio ha
distribuito a tutti i bambini presenti, il Gesù
Bambino benedetto durante la S. Messa.
Il nostro "GRAZIE" va a tutti i bambini che con le
loro famiglie hanno potuto partecipare alle S.
Messe, alle loro insegnanti ed al comitato
genitori che hanno contribuito in modo
propositivo a questa nostra iniziativa, al coro che
ha accompagnato nell'intonazione questi speciali
cantori e, l'impegno di tutti ci ha permesso di
vivere con intensità un percorso di fede e
condivisione.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
ORATORIO
Tre giorni adolescenti 2015
di Beatrice, Eleonora, Sara, Martina
Anche quest'anno noi ragazzi del catechismo
adolescenti abbiamo partecipato ad un momento
di condivisione, la 3 giorni, durante la quale
abbiamo avuto l'occasione di stare insieme
attraverso il gioco, le riflessioni e le
testimonianze di tre figure differenti, che ci
hanno raccontato la loro storia.
Luisa, ostetrica in un ospedale milanese, ha
deciso di assistere gli immigrati a Lampedusa e
nel Mediterraneo a bordo di una nave militare,
spinta dall'ideale di "essere accoglienza".
Rossano, Roberto e Sara, rappresentanti
dell'associazione Amici per il CentrAfrica, ci
hanno mostrato da un differente punto di vista la
vita e i problemi della popolazione locale,
focalizzando la nostra attenzione sugli aspetti
positivi del loro modo di affrontare le difficoltà.
L'azione di questa associazione mira a rendere
indipendente il CentrAfrica tramite la
formazione di educatori per i bambini.
Nando Sanvito, famoso inviato di bordo campo,
ripercorrendo alcuni episodi sportivi rimasti nella
storia, ci ha dimostrato che spesso noi scambiamo
il concetto di uomo complesso per complicato. Le
nostre emozioni e reazioni non rappresentano
infatti un difetto, ma l'insieme delle bellezze del
nostro essere.
In seguito ad una riflessione con gli educatori e
Don Lorenzo oguno di noi è stato chiamato a
mettere in discussione chi è e chi vuole essere
così da impegnarsi concretamente nel portare
avanti il proprio percorso di fede e di vita, senza
lasciarsi scoraggiare o nascondersi dietro alla
pigrizia. Ad esempio, partecipando più
attivamente alla vita dell'oratorio in qualità di
educatori ed animatori, potremmo ricavarne una
crescita personale e trasmettere ai più piccoli la
stessa passione per il mettersi in gioco ricevuta a
nostra volta.
Dobbiamo vivere al meglio la nostra vita giorno
per giorno sfruttando ogni momento e utilizzando
le nostre capacità con la consapevolezza che i
nostri limiti possono diventare punti di forza.
Inoltre siamo coscienti di avere l'appoggio di un
Dio che ci sostiene davanti alle difficoltà
incontrate lungo il cammino e di persone
autentiche disposte ad accompagnarci sempre e
comunque. Non bisogna lasciarsi influenzare però
dalle maschere che rischiano di portarci fuori
strada perchè ciò che conta davvero è l'essere in
grado di difendere i valori per noi indispensabili
così da non diventare "forestieri di noi stessi" .
In conclusione quello che desideriamo ricordare
di questa esperienza è il bisogno di predisporre
mente e cuore, intelligenza e volontà per
costruire relazioni di carità.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
EVENTO
Il viaggio di papa Francesco in Africa
Il nostro “inviato speciale” ci scrive dall'Uganda
di Mons. Damiano Guzzetti, vescovo della Diocesi di Moroto
Il passaggio di Papa Francesco il mese scorso in
Africa è stato qualcosa di estremamente
profetico e inaudito. Il tutto è avvenuto quasi
inaspettatamente e a fronte di molte pressioni
internazionali perché venisse spostato ad altra
data. Papa Francesco stesso intervistato
sull'aereo ironizzando ha detto: “mi fanno più
paura le zanzare che i terroristi”, e “se il pilota
non mi vuole portare in Centrafrica gli chiederò di
paracadutarmi quando sorvoliamo Bangui”.
Innanzitutto la visita in Africa di Papa
Francesco in Kenya, in Uganda e nella Repubblica
Centrafricana è da considerarsi come un unico
grande viaggio costituito da tre tappe. I problemi
e le sfide che i tre paesi stanno vivendo sono
simili e in molti aspetti interconnessi anche se
con intensità diverse. Il Papa ha portato una
ventata di rinnovamento e di sfida ad un impegno
evangelico più radicale a tutta la popolazione
cristiana e non. Le sue parole e i suoi discorsi
hanno mirato al cuore del problema della Chiesa
e della società. Papa Francesco ha ribadito che
nelle vene dei fedeli ugandesi scorre il sangue dei
martiri e per questo i cristiani non devono
limitarsi a cullarsi nei ricordi gloriosi del passato
dei Martiri Ugandesi. La comunità cristiana è
chiamata invece ad abbracciare la profezia che le
è propria per testimoniare il vangelo nella sua
integrità senza compromessi o paure.
La società ugandese sta vivendo momenti di
forte cambiamento con fortissime pressioni e
influenze culturali dall'esterno che minano i
valori tradizionali e cristiani costruiti a fatica nel
secolo passato dominato dal lavoro missionario di
evangelizzazione.
Per vincere la corruzione ci vuole l'onestà, per
superare il tribalismo ci vuole la fratellanza che
ci accomuna in Cristo, per costruire la pace c'è
bisogno dello Spirito di riconciliazione e di
impegno reciproco di accoglienza e tolleranza.
Tu t t i q u e s t i d o n i c i v e n g o n o o f f e r t i
abbondantemente dal Padre se crediamo in Gesù
Cristo che può operare attraverso il Suo Santo
Spirito se lo accogliamo a mani e cuori aperti.
Mons. Damiano Guzzetti incontra Papa Francesco al suo arrivo in Uganda all'aeroporto di Entebbe.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
EVENTO
Una cosa che mi ha stupito e meravigliato è
stato nel vedere il cordone umano al suo arrivo,
lungo il percorso di 45 chilometri che separano
l'aeroporto dalla capitale. La gente era
arrampicata ovunque pur di potere vedere anche
da lontano in qualche modo il Papa. Mentre
passava rapidamente salutando dalla piccola
vettura che lo ospitava la gente lo acclamava e
implorava benedizioni.
Ovunque è arrivato la gente lo ha atteso per ore
e ore senza lamentarsi di nulla ma approfittando
di cantare, pregare e ringraziare. Un esempio
davvero bello della fede della gente semplice che
piace a Papa Francesco. I giovani che venivano da
tutta l'Uganda lo hanno aspettato per più di
undici ore. C'era anche una rappresentanza da
Moroto i quali mi hanno raccontato di non avere
mai vissuto nulla di simile nella loro vita. Il
fascino di Papa Francesco è stata una grande
benedizione per tutti noi. Ora l'impegno più
grande è la capacità di fare fruttificare ciò che lo
Spirito ha seminato nei cuori al passaggio del
Papa. Di certo nel vedere a Kololo le centinaia di
migliaia di giovani pieni di forza e di entusiasmo
per l'arrivo Papa ho avvertito un brivido che mi ha
comunicato una forte speranza: la speranza che
Francesco è capace di dare perché nella semplice
umiltà è capace di avvicinarsi al cuore di tutti. Mi
ha colpito molto che Papa Francesco ha chiesto
più volte e a tutti di pregare per lui.
Ricordiamolo affinché le sue parole diventino
vita e testimonianza davanti al mondo intero.
Il Giubileo Della Misericordia
Un'itinerario attraverso le opera di misericordia corporale
30 gennaio 2016 ore 21
Ero straniero e mi avete accolto
Incontro con Luca Guanziroli,
Responsabile UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati)
12 marzo 2016 ore 19.30
Ero in carcere e siete venuti a trovarmi
Cena povera, il ricavato della cena sarà devoluto per un'associazione di volontariato che si occupa
del recupero dei carcerati.
All'incontro sarà presente don Silvano Brambilla, cappellano del carcere di Busto Arsizio
Maggio 2016
Ero nudo e mi avete vestito
Raccolta diocesana indumenti usati, la raccolta sarà preceduta da un'incontro di riflessione con i
francescani e i volontari che gestiscono il guardaroba degli indumenti usati in Via Farini a Milano
Ottobre 2016
Ero malato e siete venuti a visitarmi
Incontro di riflessione sulla spiritualità della sofferenza con don Mauro Carnelli, cappellano del
Presidio Ospedaliero di Saronno.
Prima domenica di Avvento
Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare
Raccolta alimenti per le famiglie in difficoltà del nostro Decanato
La Chiesa non è al mondo per condannare, ma per permettere l'incontro con quell'amore
viscerale che è la misericordia di Dio. Perché ciò accada è necessario uscire.
Uscire dalle chiese e dalle parrocchie, uscire e andare a cercare le persone là dove
vivono, dove soffrono, dove sperano. (Papa Francesco)
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
PREGHIERA
«Lampada per i miei passi è la tua parola, luce
sul mio cammino» (Sal 119,105)
Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio»,
e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo
crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che
ognuno avrebbe preso. ⁵Erano le nove del mattino quando lo crocifissero.
⁶La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei».
⁷Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua
sinistra. ⁸ [ ]
⁹Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo:
«Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, ⁰salva te
stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli
scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non
può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce,
perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con
lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del
pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà
sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?». ⁵Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco,
chiama Elia!». ⁶Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una
canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a
farlo scendere». ⁷Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
⁸Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. ⁹Il centurione, che
si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse:
«Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!».
(Mc 15,22-38)
È davvero troppo grande il mistero di amore che la persona di Gesù rivela perché
non ci sentiamo invitati a sostare in silenzio davanti a lui. E chi non se ne sentirà
coinvolto nel profondo dell'essere? È un momento di sosta per ciascuno di noi, per
me, per te. Facciamo tacere le nostre preoccupazioni, arrestiamo le nostre
ansie, non lasciamo che desideri soltanto umani ci occupino il cuore. Il Cristo
crocifisso sta al centro, al posto di ogni altra cosa, egli che non cancella le altre
cose e nemmeno le allontana da noi; piuttosto ci fa comprendere ciascuna di esse
in modo nuovo. Ti adoriamo in ginocchio, Gesù, senza trovare parole o gesti
adatti per esprimerti ciò che sentiamo, ciò che proviamo di fronte al tuo corpo
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
PREGHIERA
straziato per amore nostro, per amore dell'uomo. Qui tutto è giunto al suo
culmine. Qui, Signore, ci hai rivelato che nel mondo c'è un amore più forte di
qualsiasi peccato, più forte della stessa morte. E la tua croce è la porta mediante
la quale entri incessantemente nella nostra vita. Ti chiedo, o Signore, eli aprire il
nostro cuore appassionandolo all'Unico, e di corrispondere al dono della tua vita
rendendoci capaci di gesti concreti di riconciliazione. Fa' che siamo pronti a fare
spazio agli altri, a riceverli con rispetto e con amore e offrire loro quanto ci hai
regalato con la tua croce.
Preghiamo
O Dio, padre di misericordia, che nel tuo Figlio crocifisso ci hai mostrato il
segno della salvezza definitiva e universale, donaci di sostare in silenzio
di fronte alla croce, perché anche noi possiamo entrare in profondità nel
mistero della nostra redenzione.
Signore Gesù, per te morire in quel modo significa gustare amaramente il rifiuto
di tutti: dei sommi sacerdoti, degli anziani del popolo, dei farisei, degli scribi e
anche della folla, che tu avevi tanto amato e che ti aveva seguito persino nel
deserto con grande fedeltà (cfr. Le 9,12). È vero che la folla che vuole la tua
morte non è la stessa che ti ha osannato. Ma si ha sempre una certa impressione di
totalità di fronte a una folla anonima. Tu ti senti respinto da tutti coloro che non
hanno accolto il tuo messaggio e da quelli che per paura ti hanno abbandonato. Tu
assapori come una sorta di tragico fallimento del progetto che ti è stato affidato
dal Padre. Questa esperienza di rifiuto continua anche oggi, nella sofferenza per
il rifiuto della tua Chiesa e per la solitudine dei suoi ministri. Signore Gesù, noi
vorremmo offrirti la nostra fedeltà e il nostro amore e ti adoriamo chini, in
silenzio, non osiamo più parlare per manifestare ciò che proviamo di fronte al tuo
corpo lacerato e senza vita. Sappiamo che tu muori di una morte amarissima per
amore dell'umanità. Sentiamo che il mistero dell'Incarnazione raggiunge qui il
suo compimento. Gesù, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di
croce, ci ha dato la certezza che il suo amore vince ogni peccato e perfino la
morte. Così la croce diviene la soglia attraverso la quale passano senza sosta i
tuoi messaggi di amore.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
PREGHIERA
Preghiamo
O Dio, di fronte alla morte del tuo Figlio sulla croce rimaniamo sgomenti e
talvolta sconfitti; aiutaci a comprendere nel cuore e nella nostra vita
credente che solo un Dio che fino in fondo si offre per l'umanità ci libera
veramente e ci rende partecipi del tuo regno.
“Il mistero della croce”
La Passione di Cristo passa oggi per le case di tanti che soffrono: dei disoccupati,
di coloro che pensano all'avvenire con crescente timore, dei sequestrati ancora
attesi con ansia e afflizione, di coloro che furono vittime di una violenza assurda
e spietata.
Ma passa anche per le case degli anziani, spremuti delle loro energie e messi da
parte, in solitudine – e quanti di essi si lamentano con sofferenza di questa
solitudine! –; passa per le case di coloro che attendono giustizia senza riuscire ad
ottenerla, di quanti hanno dovuto, per qualunque motivo, abbandonare una
patria, senza riuscire a trovarne una nuova, o a sentirsi accolti, che forse non
hanno neppure una casa, e stanno magari vicino a noi.
Il mistero della croce si rinnova in tutti coloro che si sentono esclusi e che la
nostra società fa sentire come tali, come gli handicappati, o coloro a cui vengono
indicate vie d'uscita che sono soluzione di morte: drogati, disadattati, carcerati,
che anche nei luoghi che dovrebbero essere di espiazione ma anche di
redenzione, rimangono vittime di un clima di violenza e di morte, che in passato
hanno o possono aver contribuito a creare.
Passa infine, questa Passione e questa sofferenza, per il cuore di tutti coloro che
pensano che il loro sacrificio e la loro fedeltà al dovere quotidiano sia inutile,
incompresa, e di questo dovere cadono vittime.
Ci sembra impossibile alle volte, leggendo i giornali, pensare che uomini tanto
piccoli possano fare nel mondo un male tanto grande, eppure se ascoltiamo la
lettura della Passione non è un sentimento diverso quello che ci sentiamo nascere
dentro.
La Passione del Signore ci insegna non solo ad accorgerci anche di chi soffre, non
solo a soccorrerlo, ma anche ad uscire dalla logica della violenza che sembra
perpetuarsi nel cuore dell'uomo e della storia dell'umanità.
Un gesto di perdono e di preghiera come quello di Cristo morente e che altri ai
nostri giorni cercano di rendere vivo ed operante, è una buona novella che ci
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
PREGHIERA
aiuta a credere che il mistero del Venerdì Santo conosce ancora e sempre l'alba
del giorno di Pasqua e che il Cristo non vuole aver oggi altre mani che le nostre per
avere cura dei nostri fratelli.
(Testi del Card. Carlo Maria Martini)
“Suggerimenti” in preparazione alla Confessione dei peccati:
“Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo (..) si facevano beffe
di lui”
Signore Gesù perdonami, perché nella mia vita, in questi mesi, pensando a te ho
“scosso il capo” ritenendoti inaffidabile, e magari ti ho insultato o non ho saputo
dire nulla mentre qualcuno ti insultava. Quante volte ho pensato: “Ho sbagliato a
fidarmi di Te, sei un perdente, un'illusione…” Signore Misericordioso, abbi pietà
di me!
“…scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo”
Signore Gesù, troppe volte penso di sapere meglio io di Te quello che è giusto
fare, quello che Tu dovresti fare per me; Ti metto alla prova anziché mettermi
alla tua sequela; pretendo dei “segni” e non so riconoscerti quando mi cammini
accanto, quando bussi alla porta del mio cuore.
Signore Misericordioso, abbi pietà di me!
“si fece buio su tutta la terra”
Signore Gesù, Tu sei “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”, e invece tante
volte mi sono lasciato “abbagliare” da lampi di falsità, che hanno portato nella
mia vita solo tenebre, facendomi smarrire la via: se tu non ci sei il buio ricopre la
terra, oscura le mie giornate, i miei pensieri, il mio cuore! Illumina Signore il mio
cammino, sola speranza nella lunga notte!
Signore Misericordioso, abbi pietà di me!
“Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!”
Signore Gesù, mi interrogo sulla mia fede, su quel dono che ho ricevuto e che
forse non ho saputo curare con amore, alimentare dissetandomi alla fonte della
Tua parola (che ascolto distrattamente anche durante le celebrazioni
domenicali), rinforzare attingendo alla grazia dei Sacramenti dell'Eucaristia e
della Confessione. Concedimi in questa Pasqua, dopo aver rivissuto i gesti della
tua Passione, il dono di poter dire come il centurione “Davvero quest'uomo era
Figlio di Dio!”, e di testimoniare con la mia vita ai fratelli la gioia che nasce dalla
certezza che:
“Davvero il Signore è Risorto e ci vuole bene! Il suo nome è
Misericordia!”
Signore Misericordioso, abbi pietà di me!
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
TESTIMONIANZE
Gesù nasce in Karamoja
L'augurio di mons. Damiano Guzzetti è un atto di speranza in
una realtà sempre più difficile
Carissimi amici,
la minaccia del terrore è ancora presente vivamente nelle nostre menti e nei nostri cuori dopo
avere assistito all'ennesima carneficina. Papa Francesco ha più volte ricordato che è in atto la terza
guerra mondiale. Pochi sembrano credere a queste parole eppure non possiamo ignorare la nostra
storia. Se Dio ci invita attraverso la Liturgia a celebrare il Natale di Gesù è perché non dobbiamo
abbandonare la bontà e la pace che Lui ci ha dato e che niente e nessuno potrà annientare. È ora di
cambiare direzione e oltrepassare l'odio e la vendetta con un sano realismo che ci ricorda che
andare avanti così ci porterà solamente all'autodistruzione. Tutto è sotto attacco. Il creato ci da
segni chiari che non si può più sostenere i ritmi di sfruttamento della terra attuali. Il cristiano guarda
al futuro con la speranza della pace che nasce da Betlemme e che si costruisce solo quando siamo
testimoni che “Dio, che ci chiama alla dedizione generosa a dare tutto, ci offre le forze e la luce di
cui abbiamo bisogno per andare avanti. Nel cuore di questo mondo rimane sempre presente il
Signore della vita che ci ama tanto. Egli non ci abbandona, non ci lascia soli, perché si è unito
definitivamente con la nostra terra, e il suo amore ci conduce sempre a trovare nuove strade. A Lui
sia lode!” (Papa Francesco Laudato Sii, 245).
La visita recente del Papa in Uganda breve ma intensa ha lasciato un segno indelebile per tutto il
popolo ugandese al di là delle culture e delle religioni. È stata una boccata di ossigeno per
continuare a testimoniare e ad annunciare la Speranza del Vangelo.
Qui in Karamoja è in atto un'altra strage: il clima impazzito ha impedito alla mia gente di avere un
po' di miglio per sfamarsi. Da aprile fino a novembre non è piovuto e i campi seminati in marzo dopo
le prime piogge si sono accartocciati su se stessi inghiottendo i semi germinati da poco. Nei villaggi
gli anziani e i bambini sono quelli che soffrono di più. Nell'ospedale di Matany hanno dovuto riaprire
l'unità per denutriti adulti dopo tanti anni. Ieri un bambino mi ha seguito fino a casa e mentre
camminava continuava a dirmi “ho fame”; in un istante ha divorato quel po' di cibo che gli ho dato e
mi ha ringraziato. Mi sono chiesto “e domani come farà?”. Ci sono stati già cinque incontri qui a
Moroto per affrontare il problema ma ancora non si vede niente di concreto accadere. Intanto i più
forti si sono messi in cammino verso il sud dell'Uganda in cerca di lavoro per mandare qualcosa a
casa. Gli esodi non sono una gita di piacere ma hanno sempre alle spalle situazioni insopportabili.
Eppure il Karamoja sta dando le sue risorse minerarie alle industrie di cemento del sud. Come mai
non si vede un po' di miglioramento? Ignoranza sui diritti e lo spettro della fame agevolano uno
sfruttamento selvaggio sia del territorio che della manovalanza locale. I minatori pagati pochissimo
vengono compensati con distillati abusivi che sono ritenuti dalla gente locale come un buon
“addormentatore” della fame. Casi di coma etilico sia di uomini che di donne non si contano più per
non parlare poi delle conseguenze catastrofiche sulle famiglie e sui loro bambini. Dalle ultime
statistiche fatte risulta che i casi di decesso per malattie dovute all'abuso di alcool qui nella regione
sono schizzati dal 7° al 2° posto.
Nonostante questa situazione la gente continua ripetutamente a chiedermi quando inizieranno i
lavori per la costruzione della nuova cattedrale. La aspettano da dodici anni e hanno ragione ad
essere così insistenti. Speriamo che il mese prossimo possiamo iniziare a preparare il terreno. Ho
pensato di impiegare più gente locale possibile per poterli aiutare in maniera dignitosa.
Il lavoro e le emergenze da affrontare sono davvero tante. Sono comunque sereno e fiducioso che
la Provvidenza non ci abbandonerà e ci aiuterà ad arrivare all'appuntamento della celebrazione del
cinquantesimo della Diocesi che avremo verso la fine del nuovo anno.
Grazie di cuore a tutti voi che ci avete mostrato solidarietà quest'anno. Assicuro a tutti voi la
nostra preghiera e la mia benedizione. Per qualsiasi donazione verso le emergenze sopra accennate
potete usare questi riferimenti bancari:
Guzzetti Damiano Giulio, Intesa S. Paolo filiale di Turate, IT50R0306951781100000006903.
Augurandovi un Santo Natale e un Felice Anno Nuovo della Misericordia vi saluto con affetto.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
GIUBILEO
Gesù «Entrerà in te se troverà aperta la tua porta»
(sant'Ambrogio)
Il giubileo nella diocesi di Milano
di Fabrizio Pagani
«Perché un Anno Santo della Misericordia? …
Col Giubileo, seguendo le orme di Gesù, la Chiesa
offre tempi determinati e luoghi precisi perché la
misericordia riscatti il nostro peccato, mediante
il perdono. Il tempo non rovina più verso la
morte, ma viene trasformato, dalla pazienza
amante del Padre, che ci aspetta come figli nel
Figlio. Il Giubileo, per questa ragione, è sorgente
e annuncio di speranza per tutti, soprattutto per
coloro che si sentono esclusi dalla salvezza». Così
diceva il card. Scola aprendo la Porta santa del
Duomo di Milano.
Per la prima volta nella storia plurisecolare
della Chiesa, l'Anno santo viene celebrato in
tutte le diocesi del mondo e non solo a Roma.
Che cosa significa, allora, il dono del Giubileo
per le nostre comunità cristiane e per le nostre
persone? Diceva ancora l'arcivescovo:
«L'esistenza di ogni uomo si svolge nel tempo e
nello spazio: tutti noi abbiamo cari e custodiamo
con cura date e luoghi che segnano la nostra
biografia, perché ci richiamano il senso del
nostro essere al mondo. Il Dio della vita ci viene
incontro proprio lì. Si fa vicino a ciascuno di noi
nel qui ed ora del Signore Gesù e della sua
Chiesa».
Proprio per questo motivo, nella nostra diocesi
sono state individuate nove chiese giubilari.
Oltre al Duomo e a sant'Ambrogio (meta di
pellegrinaggio alle reliquie del nostro Patrono,
anche da parte di fedeli di altre confessioni
cristiane), vi è una chiesa giubilare in ognuna
delle sette zone pastorali in cui è divisa la
nostra Diocesi. Sono luoghi di culto nei quali il
tema della misericordia trova particolare
declinazione: per la nostra zona pastorale è il
santuario della Madonna Addolorata di Rho (le
altre sono il santuario del Sacro Monte di Varese,
la basilica di san Nicolò di Lecco, il santuario di
san Pietro martire di Seveso, la chiesa
dell'Istituto della Sacra Famiglia di Cesano
Boscone e la chiesa parrocchiale della Madonna
della Misericordia di Bresso). Sono state
individuate altre due chiese collegate ad
istituzioni in cui le opere di misericordia
incontrano la vita quotidiana (il santuario del
beato don Carlo Gnocchi a Milano e la Sacra
Famiglia di Cesano Boscone).
Accanto a queste chiese giubilari, ne sono
state indicate altre 59 in tutta la diocesi come
chiese penitenziali, in cui offrire con maggiore
continuità l'accesso al sacramento della
Penitenza e dove sarà possibile incontrare dei
sacerdoti disponibili alle confessioni e dove
vivere l'esperienza del perdono ricevuto e
condiviso. Per il nostro decanato è il santuario
della Madonna dei Miracoli di Saronno.
Come si lucra il Giubileo?
Diceva ancora il card. Scola: «Con i gesti di
preghiera e di misericordia che la Chiesa ci
propone in quest'Anno - il pellegrinaggio verso la
porta santa, la celebrazione della riconciliazione
sacramentale con una più assidua pratica della
confessione, le opere di misericordia corporali e
spirituali - il Signore ci chiama ad abbandonare
ogni tentativo di salvarci con le nostre mani per
affidarci completamente a Lui. Una delle grazie
che l'Anno santo mette a nostra disposizione è la
pratica delle indulgenze. Attraverso la preghiera
della Chiesa, offrono al peccatore che si pente
compiutamente il dono della remissione della
pena temporale sempre connessa ai peccati».
Ecco in queste poche parole tutto il significato
del Giubileo. L'immagine della Porta santa è
molto efficace: Dio ci apre la porta del cuore alla
misericordia e all'amore ed ognuno di noi può
varcare quella porta ed entrare nel cuore del
Padre Misericordioso per essere misericordiosi
come il Padre.
Varcare la Porta santa non può essere solo un
gesto devozionale, non può essere nemmeno un
gesto finalizzato all'indulgenza: la Porta è la
meta di un cammino spirituale di affidamento al
Padre e di conversione del cuore. Allora a questa
Porta si arriva attraverso il segno del
pellegrinaggio: la vita è un cammino verso una
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
GIUBILEO
meta e anche per raggiungere la Porta santa a
Roma o in diocesi si deve compiere un
pellegrinaggio che prima di essere itinerante,
deve essere spirituale.
Il vero pellegrinaggio dell'Anno santo inizia nel
cuore di ogni uomo: è il cammino per la
conversione del cuore alla misericordia: bisogna
coltivare l'esigenza di aprire il cuore alla
misericordia di Dio ed essere capaci di
riconoscere i peccati della nostra vita e rinnovare
il cammino di conversione.
È la tappa penitenziale del Giubileo.
Po i c ' è u n a t a p p a s a c ra m e n t a l e : i l
pellegrinaggio penitenziale porta al sacramento
del Perdono: Cristo risorto che vive e cammina
con noi, attraverso la Chiesa ci dona lo Spirito per
la remissione dei peccati.
Segue la tappa giubilare, cioè il varcare la
Porta santa di una delle Chiese giubilari con il
dono dell'indulgenza: è un cammino di fede, di
preghiera, di contemplazione e di gratitudine per
la misericordia del Padre.
Infine, come diceva Francesco, la tappa della
testimonianza dell'amore misericordioso, che
apre il cuore alle dimensioni più ricche e feconde
della vita cristiana.
vivere la malattia e la sofferenza come
esperienza di vicinanza al Signore e di vivere
questa prova ricevendo la comunione o
partecipando alla messa e alla preghiera
comunitaria attraverso i mezzi di comunicazione
e così ottenere l'indulgenza;
-a chi compie opere di misericordia. Scrive il
papa: «ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo
tempo giubilare la ricchezza contenuta nelle
opere di misericordia corporale e spirituale.
L'esperienza della misericordia, infatti, diventa
visibile nella testimonianza di segni concreti
come Gesù stesso ci ha insegnato. Ogni volta che
un fedele vivrà una o più di queste opere in prima
persona otterrà certamente l'indulgenza
giubilare piena».
Le sette opere di misericordia corporale:
dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli
assetati, vestire gli ignudi, accogliere i
forestieri, assistere gli ammalati, visitare i
carcerati, seppellire i morti.
Le sette opere di misericordia spirituale:
consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti,
ammonire i peccatori, consolare gli afflitti,
perdonare le offese, sopportare pazientemente
le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i
morti.
-ai defunti. Scrive ancora il papa «a loro siamo
legati per la testimonianza di fede e carità che ci
hanno lasciato. Come li ricordiamo nella
celebrazione eucaristica, così possiamo, nel
grande mistero della comunione dei Santi,
pregare per loro, perché il volto misericordioso
del Padre li liberi da ogni residuo di colpa e possa
stringerli a sé nella beatitudine senza fine».
Come ottenere l'indulgenza giubilare
«Desidero che l'indulgenza giubilare giunga per
ognuno come genuina esperienza della
misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro
con il volto del Padre che accoglie e perdona,
dimenticando completamente il peccato
commesso».
Papa Francesco con una lettera del 1°
settembre scorso ha indicato i modi con cui si può
ottenere l'indulgenza plenaria durante l'Anno
santo della Misericordia.
Le condizioni per ottenere l'indulgenza
giubilare
I pellegrini che varcheranno una delle Porte
sante a Roma o nelle diocesi, ottengono
l'indulgenza giubilare per sé o per i propri defunti
quando, sacramentalmente riconciliati e
comunicati (confessione e partecipazione
all'Eucarestia con la comunione), professano la
loro fede recitando il Credo e pregano per il papa
e per le sue intenzioni recitando il Padre nostro,
l'Ave Maria e il Gloria al Padre e l'invocazione a
Cristo fonte della misericordia («Dal tuo cuore,
Cristo, sgorga la fonte dell'acqua che lava ogni
male del mondo e rinnova la vita. Signore, lava
anche noi con quell'acqua purissima; da ogni
malizia detergi il nostro povero cuore»).
L'indulgenza viene concessa:
-ai pellegrini che compiranno il pellegrinaggio
alla Porta santa delle quattro basiliche papali a
Roma e a quelle aperte nella Cattedrale e nelle
altre chiese giubilari nelle diocesi. Il momento
del pellegrinaggio deve essere unito al
sacramento della Riconciliazione, alla
celebrazione della messa, alla professione di
fede e alla preghiera secondo le intenzioni del
papa;
-ai malati, agli anziani e a tutte quelle
persone che per diversi motivi non possono
uscire da casa. Il papa chiede a queste persone di
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
CARITAS
Caritas Turate a EXPO 2015
La mensa dei popoli
Il 4 Ottobre anche noi di Caritas Turate
abbiamo partecipato alla “Mensa dei Popoli”,
una grande tavola della solidarietà che ha riunito
sotto il tendone montato in Expo, davanti
Cascina Triulza, 3mila persone, oltre la metà
provenienti dai Centri di Ascolto, dalle Mense dei
Poveri e dai Dormitori delle Caritas di tutta la
Lombardia, a cui si sono uniti i volontari e i
visitatori di Expo che hanno acquistato il
biglietto per partecipare a questo momento di
condivisione.
Il pranzo di solidarietà è stato promosso da
Caritas Ambrosiana e dalla Diocesi di Milano e
organizzato da Duomo Viaggi per celebrare il
Patrono d'Italia S. Francesco d'Assisi.
Questo gesto simbolico ha voluto mostrare che
la lotta contro la povertà va combattuta insieme;
certamente ci sono responsabilità legate
all'attuale modello di sviluppo, alla finanza,
all'economia, al sistema bancario, che vanno
ripensati, ma allo stesso tempo, ciascuno di noi è
chiamato a rivedere i propri stili di vita perché si
arrivi ad una equa distribuzione della ricchezza
oggi concentrata nelle mani di pochi.
È stata una giornata intensa, iniziata con il
ritrovo davanti alla sede della Caritas di alcune
famiglie seguite dal Centro di Ascolto
accompagnate da 4 volontari. Un gruppo di una
ventina di persone dai 4 ai 70 anni di origini e
culture diverse, di religione diversa, con in
comune il desiderio di condividere emozioni,
scoperte, cibo.
Una giornata stupenda trascorsa su e giù per il
Decumano con la preoccupazione di non perdere
i bambini che si contendevano i cartelli con la
s c r i t t a i n r o s s o “ C A R I TA S T U R AT E ” , a
sottolineare, in quel momento, una
appartenenza comune.
Abbiamo scelto insieme i padiglioni da visitare
tra code e piccoli imbrogli per passare prima di
altri nel padiglione del Marocco o in quello
dedicato all'Egitto, che non si potevano perdere.
Abbiamo seguito con attenzione il percorso
proposto nell'Edicola Caritas e ci siamo divertiti
sulla grande rete di accesso al padiglione del
Brasile.
Abbiamo fatto insieme la spesa nel
supermercato del futuro e seguito i bambini nella
corsa per avere il maggior numero di timbri sulle
cartine.
A sera lo spettacolo dell'Albero della Vita ci ha
saziato di luci e di suoni.
Abbiamo condiviso le nostre vite durante le
pause, seduti sui gradini che contornavano
fontane e specchi d'acqua. Ci siamo raccontati
gioie e fatiche davanti allo spettacolo dei
bambini che naturalmente allargavano il cerchio
per far entrare altri bambini, sconosciuti ma già
amici attraverso il linguaggio universale del
gioco.
Abbiamo capito che è necessario partire da ciò
che ci accomuna per accorciare le distanze,
vincere l'indifferenza e conquistare la pace,
come ci raccomanda Papa Francesco.
Quaresima 2016
Settimana con Gesù
Lunedì 14 marzo – Sabato 19 marzo : chiesa parrocchiale
Ore 6.30 Incontro di preghiera – ore 18.30 Celebrazione Eucaristica
Domenica 13 marzo : ore 15 - 18
Per gli adulti la Settimana con Gesù sarà preceduta da un pomeriggio di
ritiro in cui tutti sono invitati, in particolare coloro che partecipano alla
catechesi degli adulti e ai gruppi di ascolto nelle case.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
CARITAS
Il bilancio di Expo: l'edicola Caritas
Con i suoi 250mila visitatori, l'Edicola Caritas è
stato il cuore pulsante della Caritas all'Expo, il
luogo in cui è stato rappresentato il tema
“Dividere per moltiplicare”, l'apparente
paradosso, che ispira l'azione di Caritas nel
mondo per nutrire coloro che nel pianeta hanno
fame. Al contrario di quanto avvenuto in altri
padiglioni, l'Edicola Caritas non ha messo in
scena il cibo ma chi il cibo non ce l'ha, attraverso
un percorso fatto di più tappe; un percorso
guidato, grazie all'impegno lungo i sei mesi di 171
volontari e 14 giovani in servizio civile.
La presenza di Caritas in Expo è stata
caratterizzata da momenti di grande
partecipazione. All'inizio, il 19 maggio, il Caritas
Day, la grande parata lungo il Decumano dei
delegati delle Caritas nazionali provenienti da
tutto il mondo, preceduto il giorno prima in
piazza Duomo a Milano da un grande spettacolo di
arte, cultura e fede “Tutti siete invitati”. Il 4
ottobre, in occasione della festa di San Francesco
d'Assisi, la grande tavola di fraternità, la “Mensa
dei Popoli” che ha visto pranzare insieme in Expo
3mila persone, oltre la metà delle quali
provenienti dalla mense dei poveri di tutta la
Lombardia. Tra questi due grandi eventi 11
convegni con esperti nazionali e internazionali in
cui si sono toccati tutti i temi più scottanti: il
diritto al cibo, i conflitti dimenticati, le
migrazioni forzate, lo sfruttamento del lavoro
agricolo, i paradossi del sistema alimentare. Nel
semestre espositivo, Caritas ha poi promosso
progetti ed iniziative fuori Expo. Il Refettorio
Ambrosiano, ideato da Massimo Bottura e Davide
Rampello ha trasformato in 6 mesi 10 tonnellate
di eccedenze alimentari provenienti da Expo in
11.800 pasti di qualità offerti quotidianamente a
persone fragili inserite nei programmi di
accompagnamento di Caritas Ambrosiana. Un
lascito di Expo che proseguirà anche dopo il
termine dell'Esposizione.In agosto è partita Cena
Sospesa: le donazioni dei clienti raccolte nei 28
ristoranti di Milano che hanno aderito
all'iniziativa, hanno permesso alla Caritas di
distribuire in un mese 1300 buoni pasto da 5 euro
a persone impegnate in corsi di riqualificazione
professionale o in tirocini.
«Caritas è stata una delle organizzazioni della
società civile che per la sua dimensione
internazionale ha potuto partecipare ad Expo
alla pari di un Paese, dunque con un proprio
spazio autonomo sul Decumano. Nella storia
delle esposizione è stata la prima volta che è
accaduto. E credo che sia stato un vantaggio per
tutti – osserva Luciano Gualzetti, vicedirettore di
Caritas Ambrosiana -. Noi abbiamo avuto la
straordinaria opportunità di far arrivare la voce
dei poveri che incontriamo nel mondo e di
portare anche fisicamente gli esclusi ad Expo. Il
nostro ruolo di coscienza critica, mettendo in
luce anche i limiti di Expo, ha fatto bene alla
stessa esposizione. Trattare la società civile in
modo paritetico, non relegandola in un solo
padiglione, penso che sia ciò che ha fatto
dell'Expo di Milano un modello per le esposizioni
del futuro».
Conclusione dell'itinerario pastorale degli adulti 2015-2016
Catechesi degli adulti
Martedì 5 aprile ore 21 in Gesiora
Gruppi di Ascolto
Giovedì 14 aprile ore 21 nelle case
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
CULTURA
Sentieri di guerra
di Rada
L'anno appena concluso - il 2015 - ha coinciso
con il centenario delle «radiose giornate» del
maggio 1915 che videro l'ingresso dell'Italia nel
primo conflitto mondiale. La ricorrenza ha dato
luogo ad una serie di manifestazioni, organizzate
dall'Amministrazione comunale, dalla Casa
Militare Umberto I° e dal Gruppo Alpini turatese,
che hanno scandito l'anno centenario
sollecitando una riflessione su quegli eventi
fondativi nella storia del Novecento.
Tra queste manifestazioni si distingue
sicuramente la visita, compiuta in novembre, ad
un tratto delle fortificazioni militari della «Linea
Cadorna» situata nel comune di Cavallasca, al
centro del comprensorio del Parco Regionale
della Spina Verde di Como, occasione che ha reso
possibile un approccio più diretto e concreto,
scoprendo che la storia, la Grande Storia, è
passata anche per Turate in quei giorni lontani.
Il sistema di fortificazioni denominato
«Occupazione Avanzata Frontiera Nord»,
costruito tra la primavera del 1916 e quella del
1917 in funzione difensiva a fronte di un
eventuale attacco austro-tedesco attraverso la
Svizzera, assunse la denominazione di «Linea
Cadorna» dal nome del generale Luigi Cadorna,
Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito dal
1914 al 1917, che rese esecutivo il progetto
difensivo e seguì personalmente la realizzazione
delle opere.
Si tratta di un'opera ingegneristico-militare
davvero imponente: 25.000 metri quadrati di
baraccamenti per l'apparato logistico (centri di
comando, depositi di viveri, di munizioni, di
materiali, alloggiamenti per i soldati, cucine,
ospedali da campo, ecc.); circa 90 postazioni
d'artiglieria (di cui 11 in caverna); 296 km. di
strade militari camionabili e 398 km. mulattiere;
inoltre, fortini, punti blindati di avvistamento e
di osservazione, camminamenti, bunker, gallerie
e sbarramenti di filo spinato. Il tutto collegato da
un fitto reticolo di trincee, in alcuni tratti con
linee multiple di trinceramenti.
Dai registri della direzione dei lavori della
«Linea Cadorna» risultano anche maestranze
turatesi ed è possibile che nelle nostre case si
possano ancora trovare testimonianze di quegli
eventi. A questo proposito ricordiamo che nella
guerra del '15-'18 furono chiamati alle armi tutti i
turatesi idonei nati tra il 1878 e il 1900 e di essi ne
caddero 47 (nel 1915 gli abitanti erano 4140) il
cui nome è ricordato nella parte superiore del
Monumento ai Caduti eretto nel 1923. Come se
non bastasse, nel 1918 scoppiò l'epidemia
chiamata «spagnola» che causò a Turate 195
morti, quasi tutti di giovane età, mentre negli
anni precedenti i morti erano soltanto poco più di
un centinaio.
La visita alle strutture difensive di Cavallasca preceduta da una affollata presentazione
rigorosa e accurata del Generale Cesare Di Dato può restituire più di qualunque descrizione
l'atmosfera e la quotidianità della Grande
Guerra.
Giunti a Cavallasca ci si inoltra per il sentiero
denominato “Itinerario delle tattiche militari e
delle strategie di difesa” e si raggiungono le
postazioni difensive più significative della «Linea
Cadorna» tra la città di Como e il confine
svizzero, realizzate alle pendici del «Sasso di
Cavallasca», una collina morenica alta 614 m.
che era stata notevolmente fortificata per la sua
posizione strategica: il culmine del «Sasso»
offre, infatti, verso nord una completa visuale
sulla zona di Chiasso sin verso il Mendrisiotto in
territorio svizzero, verso sud, sulla Pianura
Padana sino agli Appennini.
È così possibile addentrarsi in un percorso con
caverne e gallerie artificiali (usate come
deposito munizioni o ricoveri per le sentinelle),
capisaldi, trinceramenti, postazioni di
mitragliatrici, fortini: rari modelli di "struttura
fortificata" di archeologia bellica
contemporanea, estremamente interessanti
sotto il profilo architettonico e costruttivo
presentando soluzioni di alta ingegneria militare
moderna e innovativa. Ammirevole in particolare
dal punto di vista ambientale non avendo
minimamente alterato il paesaggio naturale.
Fortunatamente queste fortificazioni non
furono mai utilizzate e i soldati posti a
protezione del confine non spararono un solo
colpo di cannone o di moschetto, né furono
segnalati avvistamenti di truppe o sconfinamenti
di spie o soldati nemici. Poi, alla fine della
guerra, per il successivo decadere delle strategie
militari legate alla "guerra di posizione", tutte le
opere della «Linea Cadorna» furono dismesse e
abbandonate.
Tutti i manufatti, recentemente ripristinati e
messi in sicurezza da squadre di volontari della
sezione di Como dell'Associazione Nazionale
Alpini, perfettamente conservati, costituiscono
un importante museo all'aperto per mantenere
viva la memoria degli eventi e di coloro che vi
parteciparono.
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
CULTURA
La tregua di Natale
Anche quest'anno a Turate si svolge la rassegna teatrale “Prospettive”, giunta
all'ottava edizione. Una perla preziosa che ci invita a guardare la realtà
attraverso gli occhi stupendi del teatro. Lo spettacolo del mese di dicembre
dedicato ad un episodio famoso e incredibile della I° Guerra Mondiale è stato
veramente bellissimo.
di Loris Guzzetti
Che la drammaticità di un conflitto,
soprattutto se facente parte della grande piaga
che fu la Prima Guerra mondiale, sia a livelli
altissimi e fra i più impressionanti, lo si dovrebbe
sapere o, per lo meno, intuire.
Certamente lo sapevano quei milioni di soldati,
ragazzi e adulti, che si ritrovarono, esattamente
un secolo fa, schierati uno di fianco all'altro
lungo le chilometriche trincee che costituivano
gli unici punti di riparo e di vita dal terrore e dalla
brutalità che li circondava sul campo di
battaglia. In un clima di tensione e fragilità
opprimente, essi se ne stavano immobili e
angosciati, con la quasi esclusiva compagnia di
ratti e moribondi che stazionavano qua e là, fino
al momento in cui veniva ordinato loro di uscire e
dirigersi verso il nemico.
È questo lo scenario messo in scena durante lo
spettacolo teatrale “La tregua di Natale”, presso
la Sala polifunzionale, lo scorso 12 dicembre.
Uno scenario teso e brutto, che però ha avuto un
momento di vitalità e felicità quando, nella notte
di Natale, alcuni canti e cori natalizi hanno
improvvisamente fatto riscoprire l'incanto della
Vita.
Il fatto, veramente accaduto, riconduce
all'inverno del 1914, al fronte lungo il confine fra
Francia e Belgio, dove inglesi e tedeschi si
contrapponevano in un gioco di forza inutile, ma
logorante. In quella gelida notte di dicembre, i
soldati hanno smesso di essere soldati, hanno
fatto a gara per chi intonasse la miglior canzone
popolare che rievocasse il calore delle festività
natalizie e hanno addirittura trasformato un
campo di battaglia, in un campo di gioco e
divertimento. Hanno cominciato cioè a non aver
più paura l'uno dell'altro e a manifestare gioia e
allegria, nonché fratellanza e rispetto reciproco
nonostante le differenti bandiere. Partite di
calcio apparentemente infinite; soldati scozzesi
con il tradizionale “Kilt” scambiate per belle
fanciulle dalle gonnelle svolazzanti e un
armonioso chiacchiericcio aveva trasformato
quel giorno di guerra in un giorno di normalità
che da troppo tempo mancava.
Ma una simile atmosfera durò solo quella notte.
Qualche giorno dopo, i cannoni ricominciarono a
suonare e il dolore a riecheggiare nell'aria,
travolgendo di nuovo tutto nel caos e nella
tragicità. Rimaneva però il pur triste conforto di
avere trascorso una notte di Vita, prima di un
giorno di morte.
I prossimi appuntamenti a teatro:
Sabato 20 febbraio
«I segreti di Arlecchino»
con Enrico Bonavera (già protagonista dell'Arlecchino servitore di due
padroni di Giorgio Strehler e Premio Arlecchino d'oro 2007)
Sabato 19 marzo
«B-twin»
con R. Rapisarda e A. Rosti (Un uomo anziano e una donna: due storie
che si scoprono e si raccontano per trasformare il finale)
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
L’ANGOLO DEL LIBRO
La biblioteca del Pozzo
a cura della redazione
“Il nome di Dio è misericordia” di Papa Francesco (Piemme, 2015, € 15,00)
Martedì 12 gennaio è stato presentato il primo libro di Papa
Francesco, nato da una conversazione con il giornalista
Andrea Tornielli. Il titolo del libro spiega nel modo più
chiaro e sintetico come il Papa viva il suo ministero e mostra
il significato profondo dell'anno giubilare che stiamo
vivendo. Il 17 marzo 2013 Papa Francesco nella sua prima
omelia, commentando il passo evangelico giovanneo della
donna adultera, disse: “Il Signore mai si stanca di
perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli
perdono, perché Lui non si stanca mai di perdonare.” Poco
più di un anno dopo, commentando il medesimo brano in
un'omelia a Santa Marta disse: “ Dio perdona non con un
decreto, ma con una carezza.” Alla centralità della
misericordia nel suo ministero pontificio si accompagna la
convinzione che questo “sia il tempo della misericordia” in
cui la Chiesa “non aspetta che i feriti bussino alla sua porta,
li va a cercare per strada, li raccoglie, li abbraccia, li cura, li
fa sentire amati.”(…) “La misericordia è profondamente
unita alla fedeltà di Dio.”
Come comunità cristiana di Turate lo abbiamo ben
sperimentato nella catechesi degli adulti e nei gruppi di
ascolto di gennaio quando abbiamo meditato sul cap.18 del
Vangelo di Matteo: Dio perdona sempre, siamo noi che non
perdoniamo. Ma Gesù ammonisce: “Così anche il Padre mio
celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno
al proprio fratello” (Mt. 18,35) “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri
debitori.”(Mt.6,12)
Nel secondo capitolo il Papa parla del dono della confessione. Si comprende immediatamente che il
Papa si dilunga sulla confessione perché è stato ed è (nei limiti del suo ministero papale) un grande
uomo del confessionale. Infatti non teorizza, narra, racconta episodi di vita vissuta. Il confessionale –
dice – non è una “tintoria” e neppure una “sala di tortura”. Sollecita sacerdoti e vescovi, consiglia i
confessori: “nel dialogo con il confessore bisogna poter essere ascoltati, non essere interrogati.”. Per
poter ricevere la misericordia di Dio bisogna essere coscienti del proprio peccato, del male compiuto.
Alla domande del giornalista “Come si fa a riconoscersi peccatori? Che cosa direbbe a qualcuno che
non si sente tale? il Papa inizia la sua risposta dicendo: “Gli consiglierei di chiedere questa grazia! Sì,
perché anche riconoscersi peccatori è una grazia.”.
Il libro continua: il Papa risponde alle obiezioni del giornalista sulla “troppa” misericordia, il rapporto
tra dottrina e misericordia, la differenza tra il peccato e la corruzione, il rapporto tra misericordia e il
Giubileo. E' un libro semplice ma di un intensità straordinaria. Leggendolo con attenzione si
comprende come per Papa Francesco le radici di tutto siano il Vangelo (“Dobbiamo tornare al
Vangelo”) e la necessità, il desiderio l'urgenza di incarnarlo nella vita quotidiana. Questo vale per il
Papa, per i Vescovi, per i sacerdoti, per il popolo di Dio. Questa è la sfida più grande del nostro tempo:
vivere da cristiani la misericordia di Dio per ogni donna ed ogni uomo, soprattutto per chi ne ha più
bisogno perché come scrive San Paolo: “dove abbondò il peccato sovrabbondò la grazia.” (Rm.5,20)
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
L’ANGOLO DEL LIBRO
Riceviamo e pubblichiamo
“Ogni giorno come fossi bambina” di Michela Tilli (Garzanti, 2015, € 14,90)
Protagonista di questo romanzo è una coppia inusuale che appare da
subito mal assortita, ma destinata ad entrare in simbiosi. Arianna è
una sedicenne goffa, grassa e insicura e Argentina una ottantenne che
spesso si perde cioè "si incanta" letteralmente , lontana dal presente e
avvolta nei suoi ricordi. Argentina ogni mattina si sveglia con gli occhi
che brillano e attende con ansia quella sorpresa che le cambierà la
giornata. In questa sorpresa c'è un segreto solo suo da non rivelare a
nessuno. A scoprirlo è Arianna che è felice solo quando è circondata dai
libri o chatta con amici virtuali. Essere costretta dai genitori a fare
compagnia ad Argentina è l'ultima cosa che avrebbe voluto. In questo
percorso, Arianna troverà il modo di crescere, di maturare e superare
l'insicurezza del quotidiano che non le permette di sentirsi bella.. La
bellezza e la fiducia in sé stessa derivano, come le insegnerà
Argentina, da cose più profonde e non dall'apparenza.
Una lettura che scava nell'animo e vuole insegnare che non è mai
troppo tardi per sentirsi vivi, non è mai un errore vivere le proprie
emozioni, non è mai tardi per ...
“Baci a tutti”, di Andrea Antonello (Sperling & Kupfer, 2015, € 15,90)
Il protagonista e scrittore Andrea Antonello è un ragazzo autistico e
spiega a modo suo cosa significa convivere con gli umani, spesso un po'
ottusi perché si affidano solo alle parole per capirsi.
Come se gesti, colori, stati d'animo non potessero bastare. Andrea,
classe 1993 vive a Castelfranco Veneto con i genitori e un fratello e nel
libro descrive l'impegno costante per controllarsi e adattarsi, le
incomprensioni e i loro esiti, buffi o preoccupanti e i momenti
esilaranti in cui riesce a rapportarsi bene con un umano. Si perché
sostiene che essere autistici è come essere alieni: in testa si hanno le
regole di un mondo, però si vive in un altro. È un libro facile,
divertente ma che fa riflettere.
È semplice e complicato allo stesso tempo, ti porta in un mondo che
dovrebbe essere il nostro, dove l'amore per la vita in tutte le sue
manifestazioni, ci ricorda che quotidianamente possiamo fare di più
con piccoli gesti, con la presenza e l'ascolto. Mi ha commosso quando
chiede ai genitori di aiutarlo a diventare "come gli altri" visto che sono
stati capaci di dargli un fratello senza disabilità.
Leggerlo, penso, faccia bene a tutti e farebbe benissimo agli
"arrabbiati e agli insoddisfatti cronici".
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
COI PIEDI PER TERRA
Alzo gli occhi verso i monti (Sl 121,1)
Alpe Devero – Lago Nero
Il versetto del salmo 121 ci invita ad alzare gli occhi verso i monti che ci stanno attorno. Ci sono
molti luoghi interessanti e poco conosciuti che ci circondano… basta alzare lo sguardo!
Questa rubrica ha lo scopo di proporre delle mete (alcune facili, altre un po’ più escursionistiche) per tutti coloro che amano camminare a piedi e conoscere ciò che ci circonda.
di don Lorenzo Stefan
Nome: Lago Nero
Segnavia:
il sentiero indicato che conduce a Buscagna (per
la salita). Il sentiero dell'Alpe Misanco per il
ritorno.
Comune: Baceno (Vb)
Valle: Devero
Descrizione Itinerario:
Dal posteggio si sale brevemente fino alla chiesa
di Devero. Non si oltrepassa il ponte, ma dalla
chiesa di Devero, si costeggia il Rio Buscagna, si
oltrepassa il campeggio e si raggiunge
Pedemonte. Il sentiero passa attraverso le casa di
Pedemonte (seguire le indicazioni Buscagna
H99). In breve ci si alza di quota e lo sguardo
spazia sulla retrostante piana del Devero. Si
raggiunge quindi il piano di Buscagna e nei pressi
di un masso si trovano le indicazioni che pongono
il lago nero a 30 minuti di cammino. Si prosegue
pressoché in piano fino a giungere alle successive
indicazioni che ci fanno attraversare un ponticello e subito dopo svoltare a destra seguendo
l'evidente traccia. In pochi minuti si giunge al
lago nero a quota m.1890. Dopo la meritata sosta
si costeggia il lago nero e attraversato un ruscello
e attraversato un ruscello ci si immette sul
sentiero H11 che scende ripidamente fino all'alpe
Misanco e poi fino a Pedemonte per tornare al
luogo di partenza.
Se fosse presto consiglio di allungare il cammino
fino a Crampiolo dove è possibile pranzare
ottimamente presso il rifugio “La Baita” (0324619190; 3381246666).
Cordinate: 46°18'31.31"N ; 8°14'17.22"E
Accesso:
Prendere l'autostrada A26 in direzione
Gravellona Toce, proseguire sulla statale del
Sempione e uscire a destra per Alpe Devero- Val
Formazza. Seguire la valle fino a Baceno. Subito
dopo il centro del paese, all'altezza di un
tornante, abbandonare la principale svoltando a
sinistra per Alpe Devero. Seguire la strada, a
volte stretta, fino a Goglio e qui all'altezza della
centrale idroelettrica, svoltare a destra su di un
ponte e percorrere tutta la strada. Superate due
gallerie costruite dall'Enel si giunge a quota m.
1622 al parcheggio sulla destra.
Quota di partenza e quota di arrivo:
Parcheggio Alpe devero: 1622 mslm
Alpeggio val Buscagna: 1950 mslm
Lago Nero: 1980 mdsl
Dislivello: m 358 (m. 373 comprese le risalite)
Tipo di ambiente: alta montagna
Periodo consigliato: estate e autunno per i colori
dei larici.
Difficoltà complessive: Sentiero agevole
Traccia GPS:
Disponibile presso l'autore (e-mail: [email protected])
Tempo: Tempo impiegato: 1 ora e 40 minuti
Link utili
·
http://www.esplorazione.net/public/003.asp
(consiglio però di percorrere l'itinerario ad anello al contrario)
28
Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
ANAGRAFE
Anagrafe parrocchiale
Rinati dall‛Acqua e dallo Spirito
Turconi Martina
Fusetti Leonardo
Caironi Davide
Zaffaroni Ambra
Arveda Alessandro
Colombo Giulia
Drago Emma
Ferrari Loris
Fusetti Federico
Li Volsi Daniele
Zaffaroni Francesco
Settembrini Riccardo
Testa Carola
Testa Francesca
Alberio Edoardo
Alberio Giovanni
Caselli Davide
Caselli Massimo
Muggeri Gaia
Restelli Paolo
Lusumano Maria Gioia
Modica Francesca
Turconi Martina
All‛ombra della Croce
Perin Girolamo
Arasi Vincenzo
Pagani Giovanni
Vimercati Luigia
Rimoldi Aldo
Guzzetti Ada
Rossi Stefano
Ziino Colanino Tindara
Chiodini Felicita
Fusetti Roberto
Alberti Giacomina
Stoppa Efrem
Faranda Nicolina
Di Majo Antonina
Nuove famiglie
Bianchi Roberto e Vescovi Marta
Durante l'anno sono stati amministrati 69 battesimi, sono stati celebrati
14 matrimoni e 73 funerali
29
Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
LAVORI IN CORSO
Lavori in corso 2016
rumore sulle pareti, il pavimento radiante su cui
sarà posato un apposito pavimento per uso
ricreativo.
Sarà realizzato il campo da mini volley come
finitura finale e anche i canestri per il basket
sono già previsti nelle pareti. Gli spogliatoi sono
ormai completati con le relative docce e servizi
igienici.
L'auditorium prevederà tempi lunghi per il suo
completamento a causa della complessità degli
impianti da istallare, dell'allestimento del
palcoscenico. Anche le poltroncine da teatro
sono previste per la sala oltre ad una efficace
insonorizzazione che favorisca la riproduzione
del parlato, del canto e della musica.
L'allestimento, anche dal punto di vista
economico, oltre che tecnico, richiederà
impegno e ricerca di sponsor adeguati alla
realizzazione in atto. Stanno per essere
completati anche i camerini sottostanti
l'auditorium con relativi servizi igienici. Il piano
interrato sta per essere completato con i
serramenti e le porte in attesa di ultimare il
cavedio che giungerà sotto l'ingresso carraio
principale del cortile dell'oratorio. È già stato
installato anche l'ascensore che servirà 3 piani.
L'impegno per la realizzazione prosegue
alacremente e prevede vari gradi di esecuzione
degli impianti che poi dovranno essere collaudati
per lavorare a regime. Sono in programma anche
gli allacciamenti alla rete elettrica, del gas,
dell'acqua e delle fognature bianche e nere.
I sottoservizi nel cortile dell'oratorio sono in via
di realizzazione e prevedono una complessa rete
di vari impianti: fognatura, acqua, gas, energia
elettrica. La realizzazione dei campi da gioco sta
per essere progettata e prevista, ma occorre
programmare il discorso economico perché
l'impegno non sarà indifferente per la nostra
comunità. Ricordo che i campi esterni sono però
di primaria importanza per la fruizione della
stessa struttura interna del nuovo edificio e
perciò dovranno essere realizzati in tempi brevi.
I dati edilizi del nuovo oratorio
indicativamente sono i seguenti:
Nuovo Oratorio
In questi primi mesi dell'anno si stanno
completando le finiture del nuovo edificio. In
particolare l'impianto elettrico sta per essere
completato nei vari ambienti con diverse
peculiarità. L'impianto prevede peculiarità per
ogni ambiente: bar, sala giochi, salone
polifunzionale, cucina, direzione e segreteria.
Inoltre un impianto particolare è previsto per
l'Auditorium che comprende anche l'impianto di
amplificazione e l'impianto-luci per il palco e la
sala stessa. Il nuovo edificio verrà dotato anche
dell'impianto per la trasmissione dei dati e di un
impianto di allarme particolare. Viene ora
allestito un locale quadri elettrici al piano
interrato, e ai vari piani e in diversi ambienti
progettati per la funzionalità dell'impianto
stesso. La sorgente dell'energia elettrica sarà
collegata a un impianto fotovoltaico da 21 KW
posizionato sul tetto dell'Auditorium. L'impianto
meccanico ha un apposito locale in cui sono poste
tutte le partenze degli impianti per garantire una
adeguata flessibilità di utilizzo ai diversi
ambienti dell'oratorio. L'ambiente sarà
riscaldato, per la maggior parte della superficie,
con pavimento radiante. La sorgente che
genererà il calore sarà data da due pompe di
calore alimentate dall'impianto fotovoltaico.
Sarà presente anche un impianto solare
termico per la produzione di acqua calda sanitari
da immettere negli impianti appositamente
progettati. L'impianto meccanico prevede anche
il ricambio d'aria in alcuni ambienti che ne
avranno bisogno. L'impianto meccanico
provvederà anche una climatizzazione autonoma
ad aria con unità di trattamento aria
dell'Auditorium.
Verrà completata la posa dei serramenti e in
particolare delle porte di sicurezza oltre alle
porta REI antincendio posizionate come da
progetto previsto dai VVFF.
La cappella, posta al primo piano, sta per
essere completata con la posa del pavimento e
del controsoffitto in legno. In un secondo tempo
sarà realizzato l'arredo liturgico. Sarà anche
posta in opera la scala antincendio sul retro
dell'edificio principale. Nel salone polivalente
sono stati posati pannelli per abbattimento del
Volume complessivo 5480 mc
Superficie lorda di pavimento 1115 mq
Superficie coperta 734 mq
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Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
LAVORI IN CORSO
Dovremo fare i conti con le disponibilità
economiche del bilancio parrocchiale che è
messo a dura prova dalla costruzione del nuovo
oratorio.
Santuario Santa Maria
Negli ultimi mesi dell'anno è stata effettuata la
sostituzione della vecchia caldaia e dei vecchi
aerotermi ormai del tutto obsoleti, sia per la
resa, sia per la sicurezza dei fedeli che
frequentano il Santuario.
L'impianto ha previsto un adeguamento anche
della rete elettrica esistente e vari lavori
inerenti la programmazione delle varie
accensioni legate ai giorni di festa.
Abbiamo anche completato l'allestimento
dell'arredo liturgico della sagrestia che ora è
completo.
Rimangono da realizzare il riscaldamento della
sagrestia che è particolarmente fredda perché
esposta a nord.
Rimangono da completare alcuni piccoli lavori.
Chiesa Parrocchiale
Impianto campanario: si sono verificati alcuni
danni che hanno comportato il riavvolgimento
del motore ottava campana perché bruciato, la
sostituzione di un battaglio della terza campana,
la revisione dell'intero impianto frenante.
Impianto amplificazione: si è verificato un
grave danno all'impianto della nostra chiesa a
partire dal preamplificatore.
Per ora si è provveduto a una riparazione
provvisoria in attesa di preventivi adeguati e di
indicazioni su come procedere in questo caso.
Per Completare il nuovo oratorio serve la raggiungere l’ importo di
€ 1.000.000
Importo mancante per la costruzione del nuovo oratorio
€ 810.011
Pietre Vive
Pietre Angolari
Uno per Mille
Iniziative Straordinarie 2015
Mattoncini per Campo Mini Volley
Offerte «Pro Nuovo Oratorio»
Offerte per dolce Epifania
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17.140
36.800
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Totale Raccolta Offerte al 31 gennaio 2016
€ 189.989
31
Informatore Parrocchiale, febbraio 2016
CULTURA
I nostri beni culturali
di Lara M. R. Barbieri
Transito di san Giuseppe
Pittore lombardo della prima metà del Settecento,
oratorio di san Giuseppe
Il dipinto costituisce la pala d'altare
dell'oratorio fatto erigere dalla famiglia
Caimi come cappella privata del Palazzo.
Un sicuro riferimento ante quem è la
visita del cardinale Giuseppe Pozzobonelli
che vide l'oratorio già edificato nel 1749,
descrive il dipinto e contestualmente
ordina che il luogo sacro venga benedetto.
La tela, opera di un pittore lombardo
dell'inizio del Settecento, raffigura il
momento del trapasso di san Giuseppe.
L'episodio non viene menzionato nelle
scritture canoniche. Il silenzio dei vangeli
riguardo l'esistenza del padre terreno di
Gesù - al di là degli episodi dell'infanzia lascia emergere la voce degli apocrifi; in
particolare la morte di Giuseppe viene
narrata nel testo conosciuto come la Storia
di Giuseppe falegname, raccontata da
Gesù agli apostoli sul monte degli Ulivi. Nel
testo è riportata la tradizione secondo cui
Giuseppe rimase sempre in buona salute,
sano di vista e con tutti i denti.
L'ora della morte gli fu preannunciata
dall'apparizione di un angelo, all'età di
centoundici anni, il giorno 26 del mese di
abib (agosto) Giuseppe spirò con il
conforto della Vergine e del Figlio.
La figura del vegliardo padre putativo
occupa il centro del dipinto; la luce ne
mette in risalto il busto nudo e la
carnagione olivastra. Il viso è tenuto
dolcemente dalla mano di Cristo che lo
solleva mostrandone la barba bianca e la
bocca con ancora la dentatura. Sul volto
sono tangibili i segni della stanchezza e
dell'angoscia che precede la morte.
Giuseppe tiene gli occhi aperti e guarda
fisso verso il devoto come a volerne
impetrare compassione. Il momento viene
descritto facendo fede alle parole
dell'apocrifo: la paura e il turbamento che
invade il morente, “come è per tutti gli
altri uomini che sono nati su questa terra”.
Accanto sono Cristo benedicente e la
Vergine Addolorata che sorregge la mano.
In alto tre testine di angeli fanno capolino
dalla cortina di panno, spalancando le
porte del cielo; mentre in basso altri due
angioletti si fermano al capezzale, uno di
questi reca in mano il ramoscello secco
fiorito con il virgulto dalla radice di Iesse,
attributo del santo.
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Informatore parrocchiale n° 31 febbraio 2016 Parrocchia Santi