DOMENICA 27 OTTOBRE 2013 ROMA. Nel ventennale della scomparsa di MILANO. Ieri al Piccolo Teatro è stata allestita la camera ardente per portare l’ultimo saluto a Piero Mazzarella. La commemorazione dell’attore è culminata alle 16.30 con l’intervento di Andrée Ruth Shammah ed è stata l’ultima occasione per salutare Mazzarella pubblicamente, prima della cremazione che per volere della famiglia avverrà in forma privata. «Era capace di far sentire subito milanesi anche quelli che non lo sono», ha detto l’assessore alla Cultura del Comune, Filippo Del Corno. La città gli ha già riservato un posto al Famedio del Cimitero Monumentale. MONOLOGHI SOCIALI Federico Fellini, Speciale Tg1 propone Viva Fellini di Nevio Casadio, in onda oggi alle 23.40 su Raiuno, un docufilm che raccoglie testimonianze, aneddoti e riflessioni sulla figura del regista e su ciò che rappresenta per la cultura italiana. Il cammino inizia a Rimini, città natale, con gli scrittori Lorenza Ghinelli e Marco Missiroli. Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, riconosce l’errore commesso dalle autorità ecclesiastiche che nel 1960 misero al bando La dolce vita e definisce il regista «un genio assoluto». L’editore Mario Guaraldi ricorda l’intervento di Fellini a difesa del suo Libretto rosso degli studenti, pubblicato nel 1972 e ritenuto oltraggioso per la morale comune. Ettore Scola rievoca l’amico e il cammino per lunghi tratti comune. Il docufilm termina con le voci di Sergio Zavoli e Tonino Guerra per l’orazione funebre. Da Nord a Sud si moltiplicano gli spettacoli testimonianza sulla criminalità organizzata di Mirella Poggialini l’indice Incompreso il senso del pudore O «SpecialeTg1» per Fellini a 20 anni dalla scomparsa Ravasi: «Era un genio» Al PiccoloTeatro l’addio a Piero Mazzarella 25 Com’è andata ORARIO DI TRASMISSIONE QUALITÀ DEL PROGRAMMA EQUILIBRIO NARRATIVO rmai c’è il pudore di pronunciare la parola “pudore”, di cui molti giovanissimi ignorano il significato. E il titolo della trasmissione di RaiStoria, venerdì sera, era Novant’anni di comune senso del pudore. Era quell’aggettivo, “comune” – che nei termini di legge si riferisce appunto a una sensibilità collettiva e condivisa – , da cogliere nell’intento degli autori, coordinati da Carlo Lucarelli (nella foto) per la serie “Italia in 4D”. Ma l’intenzione è rimasta tale: sono stati raccolti brani di precedenti trasmissioni e di pagine di stampa che, negli anni Settanta, hanno rievocato con ammiccamenti e dettagli eventi di cronaca nei quali veniva offeso il “senso del pudore” da personaggi in cerca di notorietà, dando lo spazio principale alla storia della diffusione della pornografia. Spogliarelli, riviste sguaiate, topless, con la descrizione, con tono satirico, degli “eccessi” di un magistrato nella sua battaglia contro gli esi- bizionismi volgari. Si sono notati i passaggi attraverso i quali la legge si adeguava alle nuove mode, il piglio disinibito con cui si diffondevano costumi definiti “più liberi”, con un’accettazione implicita di trasgressioni che avevano resistito per secoli difendendo il pudore da eccessi e volgarità. E quello che più sarebbe stato interessante, cogliere come la “normalità” diventava nella nostra società la fuga dalla norma – intesa come misura di contenimento e di buon gusto – è mancato del tutto: nessun accenno alle diverse scelte della gioventù, sull’onda del Sessantotto, sulla moda e sul cinema, seguito e alla lunga superato dalla televisione. Il “pudore” è rimasto lì a galleggiare nel vuoto, con gli ultimi servizi dedicati alle prostitute di strada che deprecavano, la Legge Merlin. Troppo poco, per una parola e un concetto così ardui da spiegare: e, soprattutto, da rispettare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ora a Milano alTeatro della Cooperativa e al Teatro alle Colonne due spettacoli sulla Sicilia La vera mafia la racconta il teatro Roberto Citran «Io padovano contro Cosa Nostra» Christian di Domenico «Da ragazzo mi salvò don Puglisi» todidatta», a combattere l’ingiustizia fidandosi solo di se stesso. Io, invece, cercavo di comunicare la mia ribeln padre giornalista ucciso da lione la sera nelle osterie, e finiva lì... Cosa Nostra, il dolore del fiE questo mi ha profondamente comglio e la sua lotta per affermamosso. Ho provato un grande dolore. re la verità. È la storia di Giuseppe FaMa è stato solo un moto dell’animo va vista con gli occhi e il cuore del fio anche un modo, da parte sua, di glio Claudio quella che Roberto Cirimediare a un vuoto che sentiva tran porterà sul palcoscenico del Teadentro? tro della Cooperativa di Milano da Volevo accorciare quella distanza, martedì a domenica 3 novembre. Tra perché aldilà dell’odio e della rabbia, gli interpreti di fiction tv come Papa stentavo a riconoscere quel mondo, Luciani-, Don Gnocchi, Il Papa buono forse per la grande lontananza geoe Don Milani il priore di Barbiana, e grafica dal mio. Approfondire la vidi film di successo – è uno degli attocenda, la sofferenza di Claudio conri prediletti dal regista Carlo Mazzatro il muro che ha incontrato, mettecurati ed ora è nelle sale con Zoran, il re in scena questo testo, per me è dimio nipote scemo di Matteo Oleotto– ventato un "obbligo". Ha significato l’artista padovano è tornato dall’agofar vivere, condividere con lo spettasto scorso, con la piéce Nel nome del tore l’esperienza di un omicidio per padre, al suo primo amore, il teatro. mafia, cosa rivela e cosa significa per «Volevo un altro monologo "forte" doi parenti. E cerco di farlo ogni volta po Sentieri sotto la neve di Mario Ricon pudore senza comunicare sentigoni Stern, in cui ho raccontato il viagmenti di vendetta o gio di ritorno dello usare toni di autoscrittore da un camL’attore porta in scena commiserazione. po di concentramenNei giorni scorsi al to polacco – spiega l’omicidio del "Parenti" di Milano Citran – e mi sono giornalista siciliano un ciclo di "eventi imbattutto nel testo drammaturgici" ha di Claudio Fava». Lo Giuseppe Fava denunciato le nefanspettacolo, prodotto raccontato dal figlio in dezze delle mafie atdallo Stabile di Verotraverso testimona, mette a tema la «Nel nome del padre» nianze come quella mafia e il rapporto di Rosy Canale, giotra generazioni ed è vane calabrese che si è ribellata alla tratto dal libro omonimo in cui si nar’ndrangheta subendo violenze e atrano l’omicidio avvenuto a Palermo tentati. Il teatro come può aiutare a nel gennaio del 1984 e il tormento del smuovere le coscienze? figlio della vittima nel cercare di riNoi siamo spesso superficiali. La genbaltare l’omertà e le menzogne che te non ci pensa a certe cose... E allora accompagnarono quel delitto. c’è bisogno di una forza d’urto, di uLei è di origine veneta, cosa l’ha spinna voce che dica al pubblico: «Sveta a cimentarsi in una vicenda tutta gliatevi, è successo veramente e risiciliana? schia di ripetersi!» Quando lessi il racconto di Claudio Che reazioni ha notato nelle plarimasi colpito dal fatto che lui ha la tee raccontando la storia di Claumia stessa età e che 40 anni fa, quandio Fava? do successe il fatto, ascoltavamo la Innanzitutto un grande silenzio. Si è stessa musica, vedevamo gli stessi creata tra me e il pubblico una profonfilm, vivevamo le stesse passioni poda intimità. Di fronte a questo dramlitiche. Le nostre erano due vite pama lo spettatore si zittisce, smette di rallele, insomma, a distanza di 1000 pensare alla spesa o agli affari propri, km. Ma la sua esistenza ha avuto una e si chiede: «Ma è possibile tutto quesvolta improvvisa, traumatica. Lui ha sto? È successo davvero?». ricevuto un pugno sullo stomaco che lo ha obbligato a «invecchiare da au© l 15 settemMa U parrinu è soprattutto mesbre 1993, saggio di Speranza, tanto che insegiorno del gno a mio figlio il Padre nostro, preghiera preferita da don Pino. suo 56°comChe ricordo ha di don Pino? pleanno un colDon Pino era dotato di un’estrema po di pistola algenerosità, non tratteneva nulla per la nuca spegnesé, mangiava malissimo. Mia madre va una luce, seracconta che gli faceva dei regali, ma gnando un pezse erano griffati lui ringraziava e rezo di storia delgalava ai poveri, non amava essere la Chiesa e delfesteggiato in grande stile. La sera la società civile prima dell’omicidio aveva un apin Italia. «Don Pino Puglisi fu elimipuntamento con mia madre, riuscinato perché, sottraendo i bambini rono a parlarsi per telefono, e quelalla strada, li sottraeva al reclutala telefonata è stata rinvenuta con la mento della mafia. Ma se don Pino cassettina della registrazione. Oggi fu giudicato dai boss di Cosa Nostra quel tono umile e così dimesso fa un un fastidioso intralcio di cui liberarcerta impressione, il suo chiedere si alla svelta, il suo assassinio fu solscusa per il ritardo, ma anche il motanto il mostruoso epilogo di una do con cui scherzava sulle minacce lunga catena d’incomprensioni, idi morte che aveva presagito. nadempienze e silenzi da parte di Cosa rappresenta per lei il teatro? tutti». A parlare è Christian di DoHo studiato alla Scuola di Teatro di menico, nel suo monologo U ParriBologna diretta da nu - la mia storia Alessandra Galante con Padre Pino PuIn «U Parrinu», Garrone e alla Scuoglisi, ucciso dalla la d’arte drammatimafia, patrocinato patrocinato da Libera, "Paolo Grassi" di da Libera, in scena l’attore racconta la sua ca Milano. Nel teatro oggi a Milano, Teaho trovato i canali tro alle Colonne. amicizia con il prete giusti per veicolare Christian, che legaassassinato a Palermo le mie emozioni, per me ha con Don Purisolvere i conflitti glisi? interiori. Oggi ho 44 anni, ho impaSono nato a Monza, ma le mie radirato ad ascoltare e mi nutro di queci sono in Sicilia. Don Pino era uno sto monito di don Puglisi: «quelli che di famiglia, è stato professore di repensano troppo prima di muovere ligione di mia madre all’Istituto Maun passo trascorrono l’esistenza su gistrale, poi padre spirituale, ha ceun piede solo». Questo osare a due lebrato le nozze dei miei genitori nel gambe mi porta a girare sui palco1968. Per mia madre il suo assassiscenici di tutta Italia, a smuovere le nio è stato un colpo durissimo, si è coscienze spesso assopite, a recuammalata di depressione, è lei l’iperare un’etica di valori, a suscitare, spiratrice di questo lavoro, la mia spero, un senso di coscienza civile. produttrice. Nel monologo ho dato E la mafia invece? spazio ad un episodio traumatico La mafia è un modo di pensare e di che ha segnato la mia esistenza, porcomportarsi, e quindi di adeguarsi tandomi alla fuga da casa intorno ai ad una mentalità radicata. Sto aquindici anni. Avevo rubato dei solvendo difficoltà a portare questo di a mio padre, ho girovagato per Rospettacolo in Sicilia. Assuefazione e ma di notte, poi mi sono rifugiato in compromesso sono i nuovi mali da Sicilia. Per me è stato un allontanacui difendere invece le giovani gemento dalla famiglia, dalla scuola, nerazioni con una formazione indalla Chiesa. Mia madre chiese a don Pino di tentare una riconciliazione. cessante su tutti i fronti. Ero chiuso, scontroso, scapestrato, Sabina Leonetti tratti tipici dell’età adolescenziale. © I DI FULVIO FULVI U Roberto Citran in scena con «Nel nome del padre» LA TENDENZA LE VITTIME DELLA MALAVITA ORA SALGONO SUL PALCOSCENICO PER RACCONTARE LA VERITÀ È una vera e propria tendenza degli ultimi anni quella del monologo teatrale che racconta la cronaca vera con i toni del dramma. Perché ormai il pubblico, assordato dalla caciara dei talk show o imbambolato da varietà senza capo né coda, va a cercare la verità a teatro. Così accade anche per la mafia, che il cinema e la tv continuano a raccontare attraverso i canoni dell’epica del «Padrino», con i "cattivi" più affascinanti dei buoni a favore dell’auditel. Cosicché per raccontare come vanno veramente le cose, succede che i veri protagonisti, le vittime di mafia, i giornalisti, i tutori dell’ordine, si rivolgano sempre di più al palcoscenico. Con un crescente successo di pubblico. Perché un conto è vedere un film, un altro ascoltare dalla viva voce dell’imprenditrice calabrese Rosy Canale, recentemente vista al Franco Parenti di Milano in «Malaluna», la sua storia di vittima della ’ndrangheta, costretta dopo ripetute minacce e un brutale pestaggio a lasciare la sua attività e a fuggire negli Stati Uniti. Altri scelgono di fare raccontare la loro storia ad attori di lungo corso, come ha fatto il presidente del Senato Piero Grasso con l’interprete siciliano Sebastiano Lo Monaco. La sua lotta come procuratore nazionale antimafia è stata messa in scena prima con lo spettacolo «Per non morire di mafia», poi in questa stagione con «Liberi tutti». Mentre l’attore Bebo Storti e il regista Fabrizio Coniglio mettono in scena «Il testimone» sull’omicidio mafioso del magistrato Giacomo Ciaccio Montalto. Il teatro, per fortuna, ha ancora una coscienza Angela Calvini © RIPRODUZIONE RISERVATA RIPRODUZIONE RISERVATA DA SOLISTA FACCHINETTI A SANREMO Per i Pooh tornano a prendere quota i progetti solisti. A fine inverno, il primo a tornare sul mercato sarà Roby Facchinetti con una raccolta di canzoni inedite scritte con Valerio Negrini. Un evento che ha spinto il cantante-tastierista bergamasco a avanzare la propria candidatura al prossimo Festival di Sanremo. Red Canzian che potrebbe invece dare alle stampe il suo album in autunno. Ma.Ga. © RIPRODUZIONE RISERVATA RIPRODUZIONE RISERVATA Pooh: «Due anni di pausa, poi il 50°» Alla presentazione del nuovo cofanetto «Pooh Box» i musicisti annunciano un periodo sabbatico: «Ma al ritiro non pensiamo affatto» DI ANDREA PEDRINELLI l doveroso omaggio al paroliere Valerio Negrini, scomparso a gennaio, col bell’azzardo di due toccanti cd di suoi testi recitati da grandi doppiatori; l’aiuto ai giovani esemplificato in un libro sulla storia dei Pooh per disegni affida- I to a un ragazzo di Torino e stampato in un cofanetto di lusso edito in sole 6035 copie; la scelta di fermarsi per due anni in vista del cinquantennale, lontani dai riflettori come mai è accaduto. I Pooh annunciano il magnifico Pooh Box (in uscita il 29) e i loro “non-progetti” futuri in questo ordine, ma va da sé che la notizia principale è l’ultima: Facchinetti, Battaglia e Canzian si fermano. Niente dischi, concerti, tv da fine 2013 al 2016. «Esatto – dice Canzian –. Terminiamo il tour con l’orchestra [che riprende il 2 novembre da Padova con pure tappe a Toronto e New York, ndr] e poi stop. Per prepararci ai cinquant’anni. Per una band è dura arrivare a un traguardo del genere, e vorremmo festeggiarlo dando alla nostra storia quanto merita. All’inizio anche la stampa ci ha messo un po’ a riconoscere che siamo buoni musicisti che fanno musica onesta. E noi siamo sempre stati in prima fila a combattere, per questa musica. Adesso ci fermiamo per preparare un cinquantenario alla Pooh, alla grande insomma». Roby Facchinetti sottolinea che sotto non c’è nulla. «Non abbiamo in mente niente, ci fermiamo per riflettere dopo aver ripreso in tre con tante soddisfazioni: in modo da dare ai fan un 50° degno. Dopo, chissà, magari finiremo. Ma fossi in voi non ci crederei». Anche Battaglia la mette sull’ironia: «Io non crederei nemmeno che ci fermiamo due anni, non l’avrei pensato possibile… Certo siamo musicisti, magari collaboreremo con altri, e il lavoro sul 50° inizierà per forza nel 2015. Però niente compilation né altro, niente Pooh per due anni». I fan dovranno dunque contentarsi di far passare settecento giorni col Pooh Box, peraltro cosa davvero imponente. Il cofanetto ovviamente contiene anche un dvd e due cd del concerto con l’orchestra: I Pooh: Dodi Battaglia, Roby Facchinetti e Red Canzian «Perché era impossibile non salvare nella memoria questo live di cui siamo orgogliosi e ci ha riportato ai fan dei primi tempi. L’abbiamo ripreso a Treviso in teatro e c’è anche un secondo dvd di backstage diverso dai soliti, che mostra cosa c’è dietro la musica». Poi, come detto, il libro Pooh diSegni: «Gianni D’Angelo è un talento già premiato dalla Fondazione Q di Red. Qui rilegge la nostra storia per immagini, in un modo inedito: duecento pagine figlie di un lavoro di tre anni». Ed infine, decisivo, il doppio cd Voci per Valerio: i più grandi doppiatori del nostro cinema riuniti da Christian Ian- sante, voce di Bradley Cooper e fan dei Pooh, a rileggere Negrini senza musica. In ventotto canzoni fattesi poesie. «È strano parlare di Valerio, manca troppo – dice Roby – È lui che ha dato un linguaggio ai Pooh. Questo lavoro che ha coinvolto cento persone per passione è un omaggio dovuto, come tutto il box. Valerio è stato il più grande: descriveva la vita, sentimenti, viaggi, leggende… Tutto. E la nostra musica, così amata, a volte non ha fatto ascoltare le sue parole come meritavano. E come invece accade in questo lavoro che regaliamo ai fan». © RIPRODUZIONE RISERVATA