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Teres
A.S. 2012/2013
NUMERO 1
IN SINTONIA CON LA CHIESA
A
ccogliamo l’invito del Papa Benedetto XVI a vivere l’Anno della Fede
2012 -2013…
Cosa è l’Anno della Fede? Ascoltiamo le sue stesse parole:
“Ritengo che … trascorso mezzo secolo dall’apertura del Concilio Vaticano II, (…) sia opportuno richiamare la
bellezza e la centralità della fede e
l’esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario”…
“Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un
presupposto ovvio del vivere comune.
In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene
perfino negato. Mentre nel passato
era possibile riconoscere un tessuto
culturale unitario, largamente accolto
nel suo richiamo ai contenuti della
fede e ai valori da essa ispirati, oggi
non sembra più essere così in grandi
settori della società, a motivo di una
profonda crisi di fede che ha toccato
molte persone. Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la
luce sia tenuta nascosta. Anche
l’uomo di oggi può sentire di nuovo
il bisogno di recarsi come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù,
che invita a credere in Lui e ad attingere alla sua sorgente, zampillante di acqua viva”…
“Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l'aspirazione a
confessare la fede in pienezza e
con rinnovata convinzione, con
fiducia e speranza. Nel contempo,
auspichiamo che la testimonianza
di vita dei credenti cresca nella sua
credibilità. Riscoprire i contenuti
della fede professata, celebrata,
vissuta e pregata, e riflettere sullo
stesso atto con cui si crede, è un
impegno che ogni credente deve
fare proprio, soprattutto in questo
Anno».“Vorremmo celebrarlo, dice
ancora il Santo Padre, in maniera
degna e feconda…soprattutto in un
momento di profondo cambiamento come quello che l’umanità sta
vivendo”.
Facciamo nostro l’augurio del
Papa: “Possa questo Anno della
fede rendere sempre più saldo il rapporto con Cristo Signore, poiché solo in Lui vi è la certezza per guardare al futuro”, in un momento sociale,
politico ed economico così travagliato e critico come quello che anche
nel nostro Paese stiamo attraversando.”
Maria
Teresa Garcia Lima SOMMARIO:
La storia del
Teresianum
2
Una realtà
importante
3
Qui Scuola
dell’Infanzia
4
Qui Scuola
Primaria
5
Qui Scuola
Secondaria
8
L’angolo dei
Prof
10
Pianeta Genitori
11
UN MOMENTO DI RIFLESSIONE
Ricerche di archivio
La storia del Teresianum continua dallo scorso
numero...
E
così le fondatrici poterono
assaporare quanto sia dolce un
gesto di affetto quando si vive nella solitudine.
Insieme all’Ingegnere Giovanni Testa, andarono a
porgere i saluti al Sig. Vescovo Mons. Carlo Agostini,
e incontrarono pure Mons Zannoni, che tanto le aveva
aiutate e li aiutò in seguito.
Il giorno dopo arrivò la Contessa Marina Dolfin per
definire la questione di alcuni mobili che le sorelle
volevano acquistare. Il sig. Testa fissò i prezzi e condizioni e così si concluse l’affare. Però non sfuggì
all’occhio
attento
d e l l ’I n g e g n e r e
come
nell’appartamentino non ci fossero quadri di soggetto
religioso e così, pochi giorni dopo, portò una bella e
artistica immagine del Cuore di Maria che addirittura
apparteneva alla sua famiglia: davanti a questa immagine erano state consacrate alla Santa Vergine la sua
casa e la sua famiglia. Portò pure un quadro di San
Giuseppe benedetto dal Vescovo di Padova.
Intanto le sorelle, piene di entusiasmo pensando al
futuro Pensionato uscirono in cerca di mobili adatti
alle studentesse: volevano poter offrire
un’accoglienza gioiosa e confortevole. Nella fabbrica
Garola trovarono quanto si aspettavano. Ma siccome
vedendo il Palazzo dall’interno era molto difficile immaginarsi la concretezza di un Pensionato Universitario, le quattro sorelle iniziarono una fervorosa novena
a San Giuda Taddeo, affinché con la sua intercessione
portasse presto via gli inglesi nonché il Comandante
dei Vigili del Fuoco il quale, pochi giorni prima del
loro arrivo, aveva occupato parte del palazzo. Ma le
quattro fondatrici, con il solito ottimismo, si affrettarono a comprare tutto il vasellame occorrente per le
trenta universitarie che ancora non c’erano. I primi
giorni di giugno, era il 1947, comperarono una piccola
cucina elettrica giacché fino a quel momento non potevano cucinare alcunché. È chiaro che non avevano
nemmeno le pentole … ed ecco che l’instancabile sig.
Testa le accompagnò sollecito. Dopo un po’ di giorni
arrivò pure un prezioso regalo, il telefono! Infatti
l’Ingegnere diceva che non potevano vivere così isolate. Un giorno chiese loro: “Mangerebbero un po’ di
frutta?”, le sorelle risposero che non si poteva proprio
perché era troppo costosa … nel pomeriggio arrivò
con una cesta di ciliegie … e la gioia fu grande.
Pagina 2
Ci fu una nuova visita al Vescovo, segno di una crescente fiducia; chiedevano che potesse intercedere
presso il Conte Gaetano Marzotto, padrone di un terreno confinante con l’Istituto. Si riteneva utile poterlo
acquistare in vista del futuro sviluppo del Teresianum.
I fatti fanno pensare che il Vescovo abbia dimostrato
una certa condiscendenza perché dopo questa visita
del 6 giugno, la Superiora, Madre Gloria Puente,
scrisse una lettera al Vescovo nella quale si chiedeva
che la sua raccomandazione accompagnasse l’altra
lettera diretta al Conte Marzotto. Per questo stesso
affare avevano chiesto la raccomandazione alla Segreteria di Stato del Vaticano. Ma già il 1 di luglio ricevettero una lettera con la firma di Mons. Montini con
la risposta chiaramente negativa. Le sorelle avevano
già imparato ad assumere le difficoltà e sapevano reagire di fronte ad esse. E così il 22 agosto alle prime
luci dell’alba, in veloce automobile, la Superiora, accompagnata da una consorella, l’Ingegnere G. Testa e
don Mario Milan, parroco di una parrocchia di Vicenza, sfrecciavano verso Vittorio Veneto con l’intento di
sensibilizzare il Vescovo di quella città attorno al problema del terreno del Conte Marzotto. Il Vescovo si
dimostrò cordiale e disponibile dato l’affetto che lo
univa al Conte però lasciò intravedere subito che sarebbero sorte non poche difficoltà. Il lettore deve sapere che questo affare non ebbe una felice conclusione.
La nuova fondazione teresiana richiedeva ormai la
grazia di una benedizione: l’Ingegnere parlò con il
gesuita Padre Casella, il quale arrivò provvisto di tutto il necessario. Portò la cotta, il Rituale e l’acqua benedetta perché le sorelle mancavano di tutto. L’acqua
benedetta venne versata in una tazza in mancanza
d’altro … e venne la benedizione perché in mezzo a
tanta povertà abbondava l’allegria. E questa non venne meno anche quando arrivarono grandi camion che
portavano via i mobili della Contessa, persino quelli
che erano stati prestati per alcuni giorni. Insomma,
portarono via anche le reti degli improvvisati letti e
così, durante alcuni giorni, fra chiasso e risate, dormirono per terra: con due coperte a testa improvvisarono il cuscino e il materasso.
Il 21 giugno (era ancora il 1947) arrivò da Roma suor
Assunta Lalle, altra fondatrice che rimase sempre a
Padova fino alla sua morte (avvenuta nel 1993).
(Continua …)
Maria Dolores Elias STJ
TERESIANUM
UNA REALTA’ IMPORTANTE
AGeSC: una storia iniziata più di trent’anni fa
P
arlare dell’AGeSC vuol dire parlare di uno spaccato della storia italiana degli ultimi 40 anni.
L’origine di questa esperienza associativa è da ricercare negli eventi storici degli anni ’70. In quegli anni il clima
culturale e politico era piuttosto difficile e discriminatorio nei confronti dei cattolici e delle loro strutture istituzionali. Le incertezze legate al futuro delle Scuole Cattoliche e più in generale l’impellente necessità di difendere la
libertà di educazione indussero un centinaio di genitori a costituire, il 28 novembre 1975 a Milano, la AGeSC Associazione Genitori Scuole Cattoliche.
Di lì a poco, nel 1978, questa straordinaria avventura associativa prende avvio su tutto il territorio nazionale e
coinvolgerà in breve tempo tutte le Regioni italiane. Associazione che, sempre in questo stesso anno, viene riconosciuta dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI); successivamente, nel 1991 è riconosciuta dal Ministero
della Pubblica Istruzione e nel 2006 dal Ministero della solidarietà sociale quale “Associazione di promozione
sociale”.
L’AGeSC a livello civile si è impegnata e continua ad impegnarsi su tutti i fronti della scuola con un intenso e
proficuo lavoro per dare attuazione al tanto declamato principio di sussidiarietà. Con fattività e solerzia si occupa
di concretizzare il principio di parità scolastica e di libertà di scelta educativa; di promuovere iniziative per sensibilizzare lo Stato affinché sostenga i costi della scuola paritaria; di garantire il diritto delle famiglie degli studenti disabili ad ottenere il sostegno previsto dalla legge presso le scuole paritarie da loro scelte.
Mi limito qui a riportare i punti più salienti dello Statuto. A chi volesse conoscere in maniera più approfondita
l’attività svolta fino ad oggi consiglio di visitare il sito www.agesc.it.
Quindi, “l’Agesc è associazione nazionale di genitori per la famiglia, l’educazione, la scuola cattolica e la formazione professionale di ispirazione cristiana. Essa, proponendosi di operare in adesione ai principi e valori della
Fede Cattolica ed al Magistero della Chiesa, sostiene il primato della famiglia nell’educazione e nell’istruzione
dei figli … e il diritto dei genitori di scegliere a fini educativi, in piena coscienza e libertà, per i propri figli le istituzioni, le modalità ed i momenti più rispondenti ai propri convincimenti morali, religiosi e civili; la necessità di qualificare e promuovere la scuola cattolica” (Statuto, art. 1).
Gli scopi perseguiti dall’AGeSC sono:
“-assumere programmi ed iniziative utili ad orientare gli associati nelle loro scelte educative … ;
- sensibilizzare i genitori sul significato della scelta della scuola cattolica, sollecitandone l’impegno personale, in
unione con tutti coloro che si riconoscono nella scelta di vita cristiana, al fine di assicurare una loro presenza
attiva e nelle strutture della società;
-inserirsi attivamente nella realtà della scuola cattolica per favorire l’attuazione di una comunità educativa, tendente alla formazione integrale della persona e collaborare responsabilmente alla realizzazione del progetto educativo della scuola cattolica;
- presentare e sostenere, con la più ampia partecipazione delle famiglie, proposte ed istanze interessanti la
Scuola Cattolica e il suo rapporto con la famiglia e la società, in un contesto di pluralismo culturale ed istituzionale, con particolare riguardo alla tutela e promozione della libertà di insegnamento e di scelta dell’educazione,
senza condizionamenti politici ed economici” (Statuto art. 3).
Per conseguire i propri scopi L’AGeSC si propone di:
“ - formare e informare i genitori per la conoscenza, la discussione e la soluzione dei problemi educativi e scolastici e sollecitare gli associati a rendersi disponibili ad operare nelle strutture scolastiche, civili ed ecclesiali ai
vari livelli;
- suscitare la presa di coscienza, da parte della pubblica opinione, dei problemi educativi e scolastici;
- elaborare linee operative ed azioni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi riguardanti la promozione del
sistema scolastico nel nostro Paese, la libertà di scelta educativa, il pluralismo delle istituzioni scolastiche,
l’effettiva parità giuridica ed economica della scuola non statale con la scuola gestita dallo Stato;
- collaborare alla elaborazione e alla attuazione piena di progetti educativi in tutte le scuole cattoliche e della formazione professionale di ispirazione cristiana; favorire la diffusione e la conoscenza delle proposte culturali, educative e formative dell’associazione attraverso una specifica attività di comunicazione, …” (Statuto art. 7).
Di fronte all’emergenza educativa di oggi le prospettive di lavoro dell’AGeSC sono: “coinvolgere maggiormente i genitori sulle tematiche educative; aiutare le comunità educanti nel trasmettere educazione e formazione secondo criteri di autentica qualità; collaborare con la scuola cattolica affinché sappia essere sempre più presenza
attiva nel contesto sociale; fortificare una istanza di base che sappia costringere il legislatore a promuovere una
politica familiare e scolastica più libera, più vera, più giusta”. Giuseppina Salemi
A.S. 2012/2013
Pagina 3
QUI SCUOLA DELL’INFANZIA
S
SPUNTI DI RIFLESSIONE
to rileggendo “L’autorità perduta” di Paolo Crepet e non ho potuto non soffermarmi sul capitolo:
“Allevare i figli come cuccioli…” L’autore confronta il rapporto cucciolo-padrone e genitore-figlio e spiega
perché il “sistema educativo” non è in fondo molto diverso.
Alcune riflessioni che riporterò di seguito potrebbero essere spunto per una maggior “consapevolezza e-
ducativa” per ciascuno di noi.
“Il cucciolo ha bisogno di una sola voce che comanda altrimenti farà ciò che vuole, quando vuole. Anche il
bambino deve sapere che comandano i genitori, all’unisono però! Per il cucciolo ci vuole un padrone, un bambino, un capitano…
Il cucciolo deve imparare che una regola è una regola e non cambia secondo l’umore di chi regge il guinzaglio… se a un bambino si dice che bisogna andare a letto a una certa ora, non lo si può costringere a cambiare orario ogni qualvolta che fa comodo ai genitori.
A un cucciolo fa molto male scambiare l’atteggiamento della punizione con quello del perdono esattamente
come a un bimbo… per educare un cucciolo basta e avanza un giornale arrotolato che fa rumore ma non ha
peso; esattamente come per un bambino, basta amministrare un “no” senza farlo diventare un “ni” e poi
mutarlo in un “sì”.
… per cuccioli e bambini vale, da sempre la stessa semplice, sovrana regola educativa: prima si impartiscono le regole e prima si può smettere di somministrarle.
La controprova la si può facilmente ottenere: basta aspettare l’adolescenza. Quando le regole sono state
troppe e dunque inevitabilmente contraddittorie, quando sono stati in troppi a voler comandare, quando
quello che ha detto la madre è l’opposto di quanto ha detto il padre, allora quel bambino sarà cresciuto
come se fosse stato infettato da un “Aids mentale” perché non avrà appreso la necessaria capacità di difesa psicologica, che si ottiene soltanto attraverso l’esercizio delle regole necessarie…
Ma quali sono le regole necessarie? Credo che alla base di ogni regola ci debba essere il rispetto, credo
inoltre che sia fondamentale “spiegare” (soprattutto con l’esempio) che nella vita non si può sempre fare
come si vuole.
Se riflettiamo su questo punto cardine dell’educazione e lo spostiamo avanti nel tempo ci renderemo conto
che se concediamo ai nostri figli fin da piccoli di fare ciò che vogliono si ritroveranno, da adulti, a non essere in grado di affrontare impegni e responsabilità perché avranno introiettato il principio comportamentale da permettere loro di fare ciò che volevano.
Al contrario, se fin da bambini, si impone loro il principio opposto, quando cresceranno sapranno rispettare
il prossimo e dunque anche farsi rispettare!”.
Donatella
Pagina 4
TERESIANUM
QUI SCUOLA PRIMARIA
La “Castagnata”
S
abato 10 novembre, nella
nostra scuola, si è svolta la tradizionale festa della Castagnata.
Questa giornata ha lo scopo di
riunire famiglie, ragazzi e insedi tempo insieme tra i colori
gnanti per trascorrere un po’
autunnali che offre il nostro
bellissimo parco e soprattutto
per gustare la delizia della stagione: la castagna, regina indiscussa di questa festa.
Il suo viaggio, prima di essere mangiata, comincia da un lunghissimo tavolo sul quale, tante brave mamme, la tagliano con un coltellino. Poi, forti braccia di papà volonterosi, portano ceste piene di castagne verso un bel falò in giardino: un vero e proprio lavoro di squadra!
Qui altri signori cucinano le castagne dentro a grandi padelle e le mettono in sacchettini
pronte per essere gustate da tutti!
Ovviamente a deliziare i nostri palati ci pensano anche i fantastici dolci e torte salate delle
nostre bravissime mamme chef che, per l’occasione, rendono questa festa ancora più dolce
e saporita!
La Castagnata rimane un’occasione per ritrovarsi, chiacchierare e assaporare piatti tipici
di stagione…un po’ come essere in una grande famiglia: la famiglia Teresianum!
In autunno la castagna
Lì dentro quel suo riccio,
ormai ci sta un po' stretta,
di sgusciar fuori - SGUISC!
Questa castagna ha fretta!
Il ramo certo è alto,
è un salto da paura,
ma lei si tuffa - HOP!
Giù, nella terra scura.
Il volo è molto breve.
Le fan da materasso
le foglie secche - PLOF!
Ed eccola dabbasso!
Di essere raccolta
aspetta impaziente
e sbuffa pure - UFF!
Oh, bene, arriva gente!
Dei passi sulle foglie,
dei passi di bambino.
La vede e dice - OH!
Lei salta nel cestino.
A.S. 2012/2013
Gli alunni di 3 primaria
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QUI SCUOLA PRIMARIA
GIOCARE ED IMPARARE CON L’ACQUA!
Q
“Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco” Confucio
uest’anno possiamo letteralmente dire di essere partiti in …quarta!
Tanti compiti…tanto studio, ma anche tanti argomenti interessanti che, nel corso dell’anno, ci aiuteranno a
scoprire il passato delle grandi civiltà, a conoscere il nostro ambiente e a capire la realtà che ci circonda.
Dopo aver lungamente ascoltato le lezioni della nostra insegnante….….e visto scorrere innumerevoli pagine dei libri davanti ai nostri occhi, abbiamo avuto la possibilità di fare scienze per un’intera mattinata,
presso la ludoteca Ambarabà.
Avendo da poco studiato l’acqua e le sue proprietà, siamo stati parte attiva in un laboratorio che ci ha
permesso di fare tanti esperimenti, attraverso i quali, abbiamo osservato direttamente il comportamento, di questo liquido, così comune, eppure così straordinario!
Dalla pressione, alla capillarità….. dal principio dei vasi comunicanti, alla tensione superficiale: è stata una
mattinata davvero speciale!
Non c’erano libri, astucci o quaderni, eppure quante cose abbiamo imparato, osservando e riflettendo su
ciò che vedevamo accadere davanti ai nostri occhi o tra le nostre mani!
Eh…sì, niente libri e quaderni….ma solo ACQUA, tanta ACQUA insieme alla nostra voglia di scoprire, provare, fare!
Gli alunni di IV primaria
9
UN’ USCITA DIDATTICA A SARMEDE
novembre 2012, ore 8,10. Un’allegra brigata di bambini festanti sale su tre bus pronti a partire…
destinazione Sarmede.
Le domande più ricorrenti nei giorni antecedenti erano: “Dove si trova questa cittadina?” “Perché
un’uscita che normalmente si svolge a fine anno scolastico viene proposta a novembre?”
Ed ecco spiegato l’arcano. Sarmede è un paesino nei pressi di Conegliano dove da 30 anni, tra ottobre e dicembre, si svolge la mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia. L’edizione di
quest’anno era dedicata agli autori russi.
Il motivo per cui tutta la scuola primaria si è recata a visitare una mostra così particolare è perché
tutte le cinque classi stanno partecipando ad un percorso di lettura che le nostre insegnanti hanno
chiamato “Ali di carta”.
Arrivati a Sarmede siamo rimasti stupiti non solo perché si tratta di un grazioso paesino, ma perché
molte case, esternamente sono abbellite da dipinti murali che rappresentano soggettivi diverso tipo:
da episodi di carattere religioso ad altri di carattere profano. Che sia per questo che Sarmede è stato
definito il paese della fantasia? Certo è che tutto intorno a noi era molto particolare e si respirava
un’aria da fiaba.
Il tempo è passato in fretta tra un viaggio nei dipinti della mostra e la partecipazione ad un laboratorio dove abbiamo costruito la casa della Baba Jaga.
A malincuore abbiamo dovuto avviarci verso casa ma, se non conoscete questo luogo magico fateci
un salto magari la seconda e la terza domenica di ottobre quando il paese si riempie di artisti di strada provenienti da tutto il mondo, allora sì che potete ben dire di essere stati nel paese dei balocchi!
La Classe V primaria
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TERESIANUM
QUI SCUOLA PRIMARIA
POETI IN “ERBA”
La gita a Sarmede della II Primaria
INIZIAMO LA PRIMA
Quest’anno in gita, che bello,
non abbiamo portato l’ombrello!
Venerdì 9 Novembre
c’era il sole, come a Settembre.
Tre corriere abbiamo occupato
e il Teresianum si è quasi svuotato.
In più di cento siamo partiti
e a Sàrmede siamo finiti.
Quanta strada da fare
ma è stato bello arrivare.
“ Su, fate merenda bambini :
sedetevi sulle panchine dei giardini “.
Poi la visita ci aspettava
e alla “Casa della fantasia” tutti si andava.
Tanti libri abbiamo sfogliato
e quante storie ci hanno raccontato!
Parlavano di bambini, mamme, papà,
animali e streghe a volontà.
Più tardi … tutti al laboratorio
a lavorare con cartoncini, cere e olio.
“ Preparate un regalino per la Baba Jaga,
che vive nascosta, da vera maga”.
Coloro, taglio e incollo il lavoretto
alla fine mi è riuscito un bel quadretto.
Ho lavorato tanto e la fame si fa sentire
così lo zaino devo riaprire.
Panini, pizzette, acqua e tè
mangio quello che la mamma ha dato a me.
Ancora giochi e tanta allegria,
poi la maestra richiama la compagnia.
Sono le 16, c’è già la corriera
tra poco farà buio, si avvicina la sera.
“ Mamma, papà è l’ora del ritorno,
sono stato fuori quasi tutto il giorno “.
Si ritorna felici e contenti :
le maestre e i bambini sono tutti sorridenti.
Da scuole diverse
siamo arrivati
e in Prima Primaria
siamo atterrati.
Siamo tutti
molto speciali
e a volte volano molto
le nostre ali.
Stiamo imparando
cose nuove
e passano veloci
le nostre ore.
Lavoriamo
in tutte le materie
senza sosta
e tutto questo non ci costa.
Le ricreazioni
sono importanti
ci fanno sentire
dei veri giganti.
Per le nostre gambe
sempre in fermento
ci vuol proprio
un grande movimento.
Siamo contenti
di stare insieme
lavorare e giocare
è il nostro mestiere.
I bambini della Prima Primaria
Arrivati a casa si fa il bagnetto,
poi la cena e … subito a letto.
A.S. 2012/2013
Pagina 7
QUI SCUOLA SECONDARIA
C
LETTERE DALLA SECONDA SECONDARIA
ari rappresentanti di classe ,
noi vorremmo che voi, che ci volete rappresentare, foste ragionevoli con le vostre proposte, che foste capaci di
ascoltare davvero tutti. Vorremmo, inoltre, che voi proponeste al Consiglio cose ragionevoli che non siano
irrealizzabili. Ci è piaciuto molto che voi, nei vostri fogli, abbiate lasciato uno spazio anche per le idee degli
altri! Le persone che hanno spirito di osservazione, cioè che ci sanno vedere e sanno cosa dovrebbe cambiare
sono perfette per questo ruolo! I ragazzi di II A
C
ara classe prima,
visto che quest’anno è difficile per voi, noi di seconda vi diamo alcuni consigli per tornare vivi alle vacanze
estive. Riguardo ai professori, dobbiamo dire un paio di cosette:
con la professoressa Maria Teresa partecipate tanto, tantissimo, perché lei mangia bambini, non pastasciutta,
OOPS... pastasciutta, non bambini! Per cui se sbagliate non vi mangia, ad eccezione di chi sembra pasta.
Con la professoressa Carmen studiate sempre perché, come un predatore, può cogliervi impreparati da un
momento all’ altro, e tirarvi un libro sulla zucca vuota perché non avete studiato.
Con il professor Mimmo ce n’è da dire, per esempio, siate sempre sinceri! È la via più semplice, perché le bugie hanno le gambe corte e se venite scoperti, al libretto crescono le gambe e corre verso la cattedra come fosse niente! Se volete saltare la lezione non chiedete: “Andiamo a vedere un film?” Perchè se no la lezione la
perdete a furia di prediche.
Con affetto da tutta la Seconda
I GIOVANI E LA LETTURA
(intervista a Gigliola Alvisi a cura di Elena & Elena di II secondaria)
Nata a Vicenza nel 1963,è spostata con due figli, non più adolescenti da un paio di anni. Vincitrice
del 59* premio Selezione Bancarellino 2011 e vincitrice anche di un importante concorso a Marostica.
1) Come vedi il fatto che i ragazzi siano piú legati alla tecnologia che alla lettura?
“La tecnologia è solo un mezzo per accedere alle informazioni, se essa sostituisce la lettura è un
dispiacere. La lettura è già l'obbiettivo: è uno spazio vuoto dove tu sfogli le pagine e puoi trovare
tante cose su di te, è uno specchio che ti confronta con essa. Quando leggi ti realizzi il tuo mondo e
nella tua immaginazione è come la realtà.”
2) È ancora importante leggere? Perché?
“Si, perché è il tempo della lettura, un tempo tutto tuo fatto di piacere. Molti ragazzi non leggono
perchè associano la lettura a un obbligo riferito allo studio e alla scuola. Non è come andare al cinema che il film ha un tempo che deve rispettare e se arrivi in ritardo ne perdi un pezzo; la lettura
non ha tempi, luoghi e puoi leggere dappertutto e quando vuoi.”
3) Cosa hai provato scrivendo libri per ragazzi?
“Tutti pensano che uno scrittore libera emozioni quando scrive; scrivere è un lavoro più tecnico per
raccontare la storia nel modo migliore in cui si può. Uno scrittore prova veramente emozioni quando
sente parlare del proprio libro, lo sente commentare. Lo scrittore inoltre, è un collezionista di emozioni che raccoglie e prende in "prestito" le sue e quelle degli altri, infine le restituisce scrivendo le
proprie storie.”
4) A cosa stai attenta quando scrivi?
“Cerco di immedesimarmi soprattutto come lettore che non sa la storia del libro leggendo solo il primo capitolo. Maggiormente cerco di evitare di raccontare i pensieri dei personaggi perchè penso
che i "miei" lettori siano così intelligenti da capirlo da soli!”
Pagina 8
TERESIANUM
QUI SCUOLA SECONDARIA
BUON INSEGNANTE O CATTIVO INSEGNANTE?
(Da un tema di una alunna di Terza)
P
enso che un buon insegnante
sia quella persona che spiega con
calma, che ha pazienza, che mette
note e punizioni, ma che si fa apprezzare dagli alunni.
Secondo me, una determinata materia piace all'alunno soprattutto perché è il docente che la spiega bene
e che la fa “diventare” interessante e,
magari, anche più facile.
Parlo di metodo perché ogni persona ha una propria mentalità, per questo ogni maestro ha
un modo di procedere diverso dagli altri. Per metodo intendo il modo d'insegnamento. Un professore può insegnare parlando e dicendo agli alunni di prendere appunti, dettando ad ogni
lezione, guardando film riguardanti l'argomento da svolgere, leggendo e commentando il libro
eccetera. I buoni insegnanti sono quelli che fanno un po' di tutte queste cose, equilibrando
ognuna di esse, per poi riuscire a trasmettere ciò che di bello o di utile ha quella materia. Anche per questo motivo, un bravo insegnante deve essere “innamorato” della sua professione. Una persona portata per questo ruolo, deve essere innanzi tutto capace di relazionarsi
con la fascia d'età di studenti che ha davanti. Un bravo educatore dovrebbe saper trovare le
curiosità dell'alunno che possono essere, in qualche modo, riportate alla sua materia e soddisfarle. In ogni periodo della vita dello studente, infatti, vengono a galla tempeste di domande
a cui l'insegnante dovrebbe cercare di rispondere, rendendo le lezioni interessanti. Mia sorella, per esempio, ha una professoressa d'italiano che per affrontare la poesia, da quella di
Dante a quella contemporanea, l'ha divisa per temi (amicizia, amore, odio, sincerità...) e poi
ha detto: -Ragazzi quest'anno faremo qualcosa che coinvolgerà tutti noi personalmente: la
poesia.-. A questo punto ci si può immaginare le facce degli studenti. Ma la prof ha continuato, -Sì. Affronteremo la poesia a temi, io vi porrò davanti al pensiero di persone di “qualche”
anno fa, e poi assieme lo confronteremo con le poesie d'oggi: le canzoni.-. Ritengo che questa prof, anche se per pochi istanti, sia riuscita nel suo obiettivo di attirare l'attenzione dei ragazzi su una materia apparentemente così lontana.
Al contrario, considero “cattivi insegnanti”, quelli che appena entrano in classe mettono note a
raffica anche per motivi assurdi, oppure quelli che entrati nell'aula, dicono agli alunni di fare
quello che vogliono perché quel giorno hanno semplicemente sonno o comunque non hanno
voglia di far lezione, oppure che fanno le preferenze.
Ma il vero “cattivo” professore nell'ambito scolastico, è quello, che non valorizza gli
alunni, che non ha un criterio con cui svolgere il programma scolastico, quello che non trasmette la sua passione per la materia che insegna o che è violento (cioè urla sempre, non
rispetta gli alunni ecc.), quello che non sa gestire la classe o quello che mette solo quattro
anche se gli studenti si meriterebbero di più. Insomma un insegnante che pensa che fare
questa professione sia arrivare in classe (esserci) e spiegare un argomento che valga per tutto l'anno. C'è da capire e sconfiggere un concetto di base: l'insegnamento non è una professione che si fa per pigrizia. Molti pensano che sia un lavoro più facile d'altri ma non lo è.
Penso infatti che chi ha queste come motivazioni sia “pericoloso” in quanto questa figura è
Elisa
parte integrante della formazione di un futuro uomo.
A.S. 2012/2013
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L’ANGOLO DEI PROF
VITA NELLA CLASSE, CLASSE NELLA VITA
V
engono spesso a trovarci
a scuola molti dei nostri “ex”. Non
c’è che dire: fa piacere a un
insegnante rivedere nella vita quelli
che erano stati i suoi ragazzi
nella classe, vedere che lavorano,
che frequentano l’università,
che comunque se la cavano bene.
Anche quelli che a scuola stentavano, anche quelli sui quali non scommettevamo troppo… “
Ho un colloquio di lavoro, ho preso 28, ho una nuova ragazza…” E’ bello, tutto sommato,
che questi ragazzi sentano il bisogno di venircele a dire, certe cose: nessuno li obbliga, eppure a ogni piccolo, o grande, successo (o anche delusione), eccoli lì, a raccontare la loro
vita a quelli che un tempo erano i loro “carcerieri” (I momenti di gioia di un insegnante sono anche questi). Ho sempre detto ai miei alunni che la cultura è quello che resta veramente, quello che forma l’uomo e che non si cancella nemmeno dopo che il tempo avrà
cancellato le nozioni. Ora mi domando se la stessa importanza potranno averla i ricordi di
scuola, anche quando non ci saranno più i luoghi e le persone. Che cosa resta di noi ai
nostri ragazzi? Chi saremo noi per loro un domani? Persone, numeri, nulla? Il tempo della scuola verrà travolto dal tempo della vita? Beh, vedendo i nostri “ex” devo dire che
quello che facciamo assume ai miei occhi più senso.
Ma ci sono anche i momenti di delusione e di sconforto. Avevo un ragazzo, una volta, non
è passato neppure troppo tempo. Studiava poco, non reggeva i ritmi di lavoro di una terza
media. Di storia, poi non sapeva quasi nulla. Una volta c’era una verifica. Fece l’estroso,
sfruttando una capacità che certo non gli mancava. Alla domanda sulla causa occasionale
dello scoppio della prima guerra mondiale, scrisse” “L’attentato di Sarajevo fu la goccia
d’acqua che mise fuoco alle polveri”. Anche il resto della verifica era un delirio. Gli diedi insufficiente, e facemmo un po’ di sarcasmo sull’acqua che incendia le polveri. Ma insufficiente gli restava. Poi fu bocciato. Non si è più fatto vedere, ma ho saputo che stava
“perdendosi”. E’ qui che mi vengono i dubbi, i ripensamenti, le crisi: cosa ho fatto per
lui? Forse non potevo fare altro, forse ho fatto semplicemente il mio dovere, come tutti gli
altri. Ma è il risultato che mi sconcerta. E adesso, sentendo parlare di sregolatezze, di
sbandamenti, di scelte pericolose… beh, devo dire che preferirei vederlo ancora nel banco
della mia classe, a disturbare le lezioni, a prendere insufficiente, a scrivere “la goccia
d’acqua che mise fuoco alle polveri”, su un foglio sbagliando tutto. Nella classe, ma non
nella vita.
Pagina 10
(Mimmo)
TERESIANUM
PIANETA GENITORI
Fiducia e scuola:
Riflessioni libere di un genitore
I
l concetto di ‘emergenza educativa’, per la
prima volta descritto da papa Benedetto XVI
già nel 2008, esprime gli insuccessi a cui
troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi
di educatori per formare persone solide,
capaci di collaborare con gli altri e di
dare un senso alla propria vita. Stiamo
consegnando ai nostri ragazzi un mondo
complesso, contradditorio, in cui talvolta
l’immagine, l’apparenza sono più importanti
del contenuto, l’avere è più importante
dell’essere. E’ difficile al giorno d’oggi costruire relazioni sincere e disinteressate,
perché spesso il proprio tornaconto e la superficialità le influenzano negativamente.
Costruire in questo contesto un intervento
educativo è assai difficile e affidarlo esclusivamente alla famiglia non può portare a risultati positivi senza grande difficoltà. La
scuola, in quanto “ambiente di apprendimento”, pur occupandosi di trasmettere conoscenza, non può esimersi dall’assumere
anche un ruolo educativo: gli alunni devono
vivere un’esperienza culturale in cui non
solo ricevono sapere, ma anche devono trovarsi a vivere in un contesto dove imparano
a comunicare, esprimere emozioni, confrontare, classificare. In quest’ambito è fondamentale costruire un rapporto di fiducia: gli alunni si fidano del proprio insegnante che riconosce la loro capacità di imparare e crea un contesto di apprendimento
attento alle caratteristiche di ciascuno; gli
insegnanti si fidano dei propri alunni credendo nelle loro capacità. Questo tipo di approccio gratifica i ragazzi e li spinge a impegnarsi maggiormente nella propria crescita
personale.
La scuola è un luogo importante dove, oltre
A.S. 2012/2013
che le varie materie, si deve imparare a convivere con gli altri, ad essere ‘cittadini’, rispettando i propri compagni, rispettando
orari e consegne (imparando così il rispetto
per le regole e per la legalità), rispettando gli
insegnanti e tutto il personale che nella
scuola lavora (imparando così il rispetto per
le istituzioni). E’ importante che scuola e famiglia assumano un atteggiamento coerente nei confronti dei ragazzi, compartecipato nel perseguire gli scopi educativi e di
insegnamento. Tutto ciò si ottiene condividendo questi obiettivi espressi nel Piano
dell’Offerta Formativa e sottoscrivendo il
Patto di Corresponsabilità. Avere fiducia significa così confidare nel reciproco rispetto
degli accordi presi. Purtroppo ciò non è così
facile perché avviene in un contesto sociale
difficile, inserito in un ambito di generale
sfiducia: sfiducia diffusa nelle istituzioni
che da troppo tempo stanno cercando di riorganizzare il sistema scolastico con scarsi
risultati, sfiducia spesso nella professionalità degli insegnanti. Per fortuna la scuola è
sorretta da un sistema di relazioni umane
capaci di adattarsi anche a contesti difficili,
rendendo possibile ripristinare la fiducia in
ciò che si fa quotidianamente.
Una scuola di qualità è quella che investe
nei nostri figli, che crea ambienti di responsabilizzazione, che lavora per costruire la loro autostima e motivazione senza
limitarsi a valutare solamente le loro prestazioni. Questi obiettivi condivisi con le
famiglie sono il vero investimento che noi
possiamo fare per i nostri ragazzi: attraverso
il dialogo ed il rapporto di fiducia saremo in
grado di accompagnarli a creare insieme un
progetto di vita proteso verso la realizzazione di se stessi in una vita appagante e piena
di soddisfazioni.
Questa è la sfida che ci attende.
Noi ci crediamo!
Alessandra Schiavi Marella
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Buone Feste dalla Redazione!
C
LUOGHI DA SCOPRIRE CON I NOSTRI RAGAZZI
- Rubrica a cura di una mamma -
ari Lettori, benvenuti ad un nuovo appuntamento con lo spazio dedicato ai luoghi da scoprire con i nostri ragazzi.
La città di Padova lo scorso ottobre ha ospitato per più giorni uno tra i più interessanti appuntamenti con la letteratura, la poesia,
il giornalismo, la musica, l’arte: la “FIERA DELLE PAROLE”.
L’ evento, ideato e diretto da Bruna Coscia e dall’Associazione Cuore di Carta in collaborazione con il Comune e l'Università di
Padova, è stato costellato da proposte culturali di altissima qualità, dislocate nei luoghi più suggestivi e prestigiosi della città:
Palazzo della Ragione, Palazzo Bo, Centro Culturale Altinate /San Gaetano, Palazzo Moroni, Palazzo del Liviano, Auditorium
Pollini, Teatro Ruzante.
Quest’edizione si è caratterizzata per il fattivo coinvolgimento delle Scuole da parte di autori abituati a dialogare e a confrontarsi
con i giovani. Roberto Piumini ha letteralmente incantato una platea di più di 500 fanciulli con le “fiabe delle parole”, incentrate sulla scomparsa delle fiabe e sul come farle riapparire: tutti noi siamo stati bambini e far tornare le fiabe serve a grandi e
piccini.
Altro scrittore incontrato è stato Alessandro Gatti, autore della serie “Klincus Corteccia”, racconti fantasy a sfondo ecologico. Il
libro presentato per l’occasione, “Klincus Corteccia e l'isola senza nome”, illustrato da Matteo Piana, ha una trama molto simpatica: a Frondosa (città che si nasconde nel cuore del Bosco Grande) è inverno e con la neve arriva il compleanno del druido
Homnius. Ma quando Klincus e i suoi amici si recano da Homnius per portargli un regalo, scoprono che è molto malato. Per
salvarlo è necessario trovare qualche foglia di Erba Smeralda, che però cresce solo sull'Isola Senza Nome, difficile da raggiungere. Riuscirà Klincus a salvare il druido?
Continuiamo la nostra carrellata con lo scrittore ferrarese Sergio Gnudi, autore del libro “La mamma racconta gli eroi” (Este
Edition, 2011, passim), illustrato dalla pittrice Marina Marchetti: storie di eroi e di dei ambientate nell’antica Grecia. Ci siamo
immersi nella mitologia, rammentando le vicende di Filemone e Bauci, di Arianna e il suo filo, di Perseo e la Medusa.
Presso la libreria Pel di Carota siamo stati intrattenuti dallo scrittore bolognese Massimo Vitali, che ha letto alcune pagine tratte
da “Favole al telefono” (Einaudi, 1962) di Gianni Rodari. Un testo classico e amatissimo, che non conosce il passare del tempo. Protagonista è il ragioniere Bianchi, rappresentante farmaceutico degli anni Sessanta costretto ad un settimanale pendolarismo in giro per l'Italia. Ogni sera, alle nove in punto, raccontava alla sua bambina, che non riusciva a dormire, favole dagli esiti
imprevedibili: personaggi anticonformisti ed eventi imprevisti; dolcissime strade di cioccolato e saporitissimi palazzi di gelato;
numeri paradossali e domande assurde.
Molto suggestiva è stata la lettura presso l’Auditorium Pollini da parte di Ivana Monti della Cenerentola di C. Pereault nella
traduzione di C. Collodi, accompagnata dalla magia delle musiche di Rossini eseguite da I fiati dell'Orchestra di Padova e del
Veneto.
Non sono mancati momenti di riflessione per noi genitori. Al Palazzo della Ragione Paolo Crepet ha presentato “L’autorità
perduta. Il coraggio che i figli ci chiedono” (Einaudi,2001, passim), introdotto da Donatella Lombello (docente di Letteratura
per l'infanzia). Un pampleth in cui il professore Crepet, con il suo consueto nitore, parla di famiglia, di educazione e di crisi di
una società che ha creduto che libertà e una “manciata di euro” bastassero alla crescita dei propri figli.
Nel libro lancia un monito severo, cercando, attraverso fatti di cronaca, di scuotere genitori e figli da questo profondo torpore.
L’autore sottolinea che se abbiamo smesso di pensare all'educazione è perché, ci siamo illusi che per il futuro non ce ne fosse
bisogno: questo è stato l'errore fondamentale. Educare, invece, significa aiutare una giovane generazione a crescere forte, capace
di camminare con le proprie gambe, orgogliosa di sé, confidando nel proprio talento. La sfida educativa da affrontare consiste nel
“credere nei giovani”, nello sfidarli e nel metterli nelle condizioni migliori di crearsi un futuro.
Concludiamo la carrellata di autori con lo scrittore Andrea Vitali, che ha presentato, all'Auditorium Pollini, in anteprima nazionale, il suo “Canto di Natale”(Cinquesensi, 2012, passim), scritto in collaborazione con il pittore Giancarlo Vitali. Ad accompagnare l'incontro ancora una volta la splendida musica de I fiati dell'Orchestra di Padova e del Veneto.
Il libro è rivolto a grandi e piccini. È un invito rivolto ai bambini a non crescere troppo in fretta, a restare fanciulli, a godersi il
sentimento del“meraviglioso”di ciò che si prova quando il mondo appare in tutto il suo splendore. Alla stessa stregua invita i
grandi a ritrovare il “meraviglioso del mondo”, a guardarlo con stupore, a lasciarsi sorprendere, perché vedere e trovare la bellezza nel mondo significa riportare la bellezza nel mondo.
Nel libro sono raccontate storie che riguardano il periodo natalizio, che deve mantenere il suo fascino, il suo mistero, la sua favola, lontano da tutto ciò che è commerciale. Protagonisti sono figure amate, conosciute, ma oggi forse dimenticate. Babbo Natale,
la Befana, i Re Magi, ma anche il topolino che si portava via il dente e poi lasciava il soldino, la cicogna che portava i bambini:
“… Babbo Natale ormai vecchio … si è ritirato all’ospizio, immalinconito, attonito, ancorato alla vita solo dalla condizione
struggente del ricordo. Lo vediamo lì seduto a guardare in alto mentre intona una dolce e struggente invocazione al cielo, il
Canto delle Costellazioni … Un Babbo Natale in forzato pensionamento che ha interrotto un’organizzazione che da secoli funzionava come un orologio svizzero. E dietro questa decisione tutto quel mondo è andato in frantumi: il carro delle renne non
vola più, quei simpatici animali hanno perso il loro buon umore e perfino la Befana non ha più carbone da portare a nessuno.
Già, la Befana, anche lei ritiratasi allo stesso ospizio forse proprio per un eterno, sotteso antagonismo con quell’odioso vecchione di cui non è mai riuscita a fare a meno … “
Sorge spontaneo allora un interrogativo: davvero possiamo fare a meno di Babbo Natale, della Befana, dei Re Magi e di tutto il resto oppure abbiamo ancora bisogno di loro?
Auguri a tutti gli amici del Teresianum!
Giuseppina Salemi
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n° 1 - Istituto Paritario Teresianum