Insieme
Notiziario delle comunità parrocchiali
di Blello, Berbenno e Selino Alto
PASQUA 2014
GAUDET
MATER ECCLESIA
CANONIZZAZIONE 27 APRILE 2014
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INDICE
Insieme
Anno III - Numero 2
Pasqua 2014
Buona pasqua! ....................................................................... pag. 3
Direttore responsabile:
Don Luca Gattoni
In primo piano
Il primo anno di Papa Francesco......................................... pag. 4
Perché Giovanni XXIII è santo? ........................................... pag. 5
Perché Giovanni Paolo II è santo? ....................................... pag. 6
Direttore di redazione:
Romina Tamerici
Redazione: don Luca Gattoni, Giulia Colombo, Maria Locatelli, Maura Locatelli, Nino Loconte, Luana
Nava, Stefania Pozzi, Federica Salvi, Romina Tamerici.
Altri collaboratori: Diego Mosca,
Gian Maria Salvi
Foto a cura della Redazione
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Tipolitografia ALGIGRAF
Brusaporto (BG) - Tel. 035.68.43.42
[email protected]
Si ringraziano tutte le persone
che hanno collaborato.
Vita di comunità
Le nostre comunità camminano insieme.............................
Programma della Settimana Santa......................................
Il Mercoledì delle Ceneri .....................................................
Messa dell’ammalato ..........................................................
Ascoltare, ricordare, pregare ...............................................
La Solennità dell’Annunciazione a Blello .............................
I bambini di terza elementare si preparano alla
Prima Comunione...............................................................
pag. 12
pag. 14
pag. 15
pag. 16
pag. 17
pag. 18
pag. 23
Diario della comunità
Il CarneValle ........................................................................
Mascheràda de Berbén........................................................
Vita Comune 2014 ..............................................................
La cena del povero..............................................................
Tutti al mare! ......................................................................
Piano terra - Cre 2014 ........................................................
Anniversari di matrimonio .................................................
Brembilla - Cartolina in 3D .................................................
pag. 25
pag. 28
pag. 29
pag. 31
pag. 32
pag. 33
pag. 34
pag. 35
Calendario aprile - maggio ............................................... pag. 36
Insieme
Notiziario delle comunità parrocchiali
di Blello, Berbenno e Selino Alto
PASQUA 2014
Recensioni - La grande bellezza........................................ pag. 38
Anagrafe ............................................................................. pag. 39
Pappa Reale - Vite dentro il tubo catodico
GAUDET
MATER ECCLESIA
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CANONIZZAZIONE 27 APRILE 2014
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Buona Pasqua!
Buona Pasqua!
D
omenica 27 aprile a Roma si svolgerà un avvenimento veramente storico: in Piazza san
Pietro si ritroveranno quattro giganti della fede, quattro Papi che hanno segnato la storia
della Chiesa degli ultimi cinquant’anni. Papa Francesco, insieme con Papa Benedetto,
celebrerà la canozzazione di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II.
Mi sembra bello e doveroso porgervi gli auguri pasquali a partire da questo momento così significativo per la storia della Chiesa:
• il fatto che si ritrovino insieme nella stessa piazza quattro Papi ci dice una cosa veramente
grande: il Signore ci ha donato quattro uomini capaci di guidare la Chiesa in momenti storici
impegnativi e difficili come quelli che stiamo vivendo. La familiarità di Papa Giovanni, il camminare per il mondo intero di Papa Giovanni Paolo II, la profondità e l’umiltà di Papa Benedetto,
l’apertura di nuovi orizzonti per la Chiesa da parte di Papa Francesco, ci donano la certezza che il
Signore non ci lascia mai soli nel nostro cammino! I discepoli sfiduciati e scoraggiati erano convinti
che con la morte in croce di Cristo si fosse conclusa in maniera deludente e lacerante l’avventura
di un grande amicizia con Colui nel quale avevano riposto sogni e grandi speranze: a loro il Risorto è apparso la sera di Pasqua, ha donato lo Spirito, la fiducia e il vigore per riprendere il loro
cammino! Il Signore ci ha donato quattro grandi Papi, per dire che è proprio lo Spirito Santo a
guidare la Chiesa, a mettere le persone giuste, al posto giusto, nel momento giusto! Il Signore ci
apra gli occhi per cogliere questo grande segno di speranza, offerto in maniera speciale a tutte
le persone che vivono momenti difficili, di prova, di sofferenza, di fatica e di delusione.
• Questi quattro grandi Papi ci dicono che nella nostra vita di fede abbiamo bisogno di un salto di qualità: occorre avere il coraggio di una crescita personale nella fede, fatta di ascolto della
Parola di Dio, di preghiera, di partecipazione all’Eucaristia, di Carità! Sono queste le sorgenti che
rendono viva la fede, senza le quali le motivazioni che spingono una persona prima o poi vengono
meno. Il Signore ci doni nuovo slancio nella fede e nuova generosità.
• La celebrazione della canonizzazione attirerà a Roma milioni di persone: questo fiume vivente di uomini e donne, giovani e anziani, ci ricorda che la Chiesa è una famiglia. Nel nostro mondo
dove emergono spesso piccole storie meschine e grette di egoismi personali, di indifferenza, di
ricerca affannosa del proprio interesse, di un’esasperato tentativo di affermazione di sè stessi, siamo richiamati con forza all’esperienza comunitaria del Vangelo. Solo coltivando la familiarità, la
fraternità, la comunione con gli altri, la generosità, l’apertura al mondo, potremo trovare il senso
pieno della nostra vita e della nostra fede. Il Signore ci aiuti a creare legami forti di fraternità
nella fede.
Questo è l’augurio semplice che vorrei consegnarvi per la Pasqua.
don Luca, con don Donato,
Madre Giuseppina, Madre Mariangela e Madre Carla
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In primo piano
In primo piano
Il primo anno di Papa Francesco
Ha trasmesso l’idea di una Chiesa più aperta al mondo, orientata ai poveri
e alla misericordia. Propone la gioia della fede.
J
orge Mario Bergoglio, optando, dopo l’elezione a Papa, per il nome del Poverello di
Assisi e per il titolo di Vescovo di Roma, ha
fatto subito intendere quale era, per lui, il compito
della gerarchia ecclesiale e dei cristiani: recuperare
lo spirito evangelico delle origini, interessarsi dei
poveri, assumere uno stile modesto e combattere
le derive mondane che avevano danneggiato l’immagine dell’Istituzione voluta da Gesù e affidata a
Pietro. Non a caso, nel suo primo discorso al pubblico, esordì con un saluto ai presenti in piazza e
chiese loro di pregare per lui, con ciò facendo intuire al mondo il suo spirito innovativo. Da allora, tutti
i suoi gesti, le sue parole, le invocazioni, le scelte
fatte e le decisioni prese hanno rappresentato una
novità assoluta, già rilevabile dal fatto che è il primo gesuita e il primo argentino a diventare Pontefice. Unico anche a scegliere il nome di Francesco,
a conservare la sua Croce pettorale d’argento, a
rifiutare l’anello d’oro, la papamobile e l’appartamento in Vaticano, preferendo quello più modesto
nella Casa Santa Marta, nonché a pagare di tasca
propria la stanza dell’albergo dove aveva soggiornato durante il conclave. Un approccio tipico di chi
è sempre stato umile e misericordioso con gli abi-
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tanti poveri delle periferie di Buenos Aires, non temendo di mescolarsi a essi. Un modo di agire che
ha contribuito a farlo apprezzare, amare ed eleggere, da diversi giornali, uomo del 2013, anche per
effetto delle sue manifestazioni in pubblico, della
cordialità sempre mostrata a tutti, dell’amore per
i bambini e dei rapporti affettuosi, per telefono o
per lettera, anche con atei, tra i quali il giornalista
Eugenio Scalfari che ha osato perfino dire che il
Santo Padre di fatto, ha abolito il peccato. Opinione,
questa, decisamente errata.
Un Papa che chiede di pregare per lui sa benissimo che, in quanto uomo, anch’egli può peccare,
stimolato dal demonio, da quel tentatore, il maggior successo del quale - come ha detto nel libro Il
cielo e la terra in cui egli e l’ebreo Abraham Skorka
esprimono il loro pensiero religioso - è stato quello di farci credere che non esiste, ai nostri giorni, e
che tutto possa essere risolto su un piano umano.
Per questo invita chi pecca a rendersene conto,
pentirsi e domandare perdono. Che gli sarà dato,
come fece Gesù al ladrone crocifisso accanto a Lui.
No, non ha eliminato il peccato, Papa Francesco,
ha semplicemente invitato i Cardinali a elaborare
una dottrina più morbida e indulgente sulla morale
sessuale e familiare. Che permetta di battezzare i
figli di coppie non sposate; che, se approvata dal Sinodo dei Vescovi sulla famiglia il prossimo ottobre
e nel 2015, consenta la Comunione ai divorziati, in
quanto ci sono norme o precetti ecclesiali che possono essere stati molto efficaci in altre epoche ma che
non hanno più la stessa forza educativa, per cui non
si deve avere paura a rivederle, magari rendendo
più snella e facile la prassi sul riconoscimento di
nullità del matrimonio. Modernizzazione da Bergoglio ritenuta un contributo indispensabile alla società, soggetta a un individualismo postmoderno e globalizzato che favorisce uno stile di vita che snatura i
vincoli familiari, e spinge i giovani a non sposarsi e
i figli a soffrire. Per il Pontefice, trattasi di un lungo
cammino che la Chiesa deve compiere per risponde-
In primo piano
re ai bisogni spirituali e materiali del popolo, nonché degli omosessuali sui quali non si permette di
esprimere giudizi. Da qui la sua convinzione che
occorra riconvertirla a una maggiore dimensione
pastorale. Ovvio che ciò abbia fatto sorgere alcune perplessità dai tradizionalisti che non accettano l’interpretazione rivoluzionaria di Bergoglio.
Che ha, invece, contestato il peccato clericale dei
sacerdoti che si chiudono in loro, ritenendosi auto
sufficienti, e degli Episcopi che si sentono Vescovi
di aeroporto o di saloni.
Prevale, nel Papa, il desiderio di una Chiesa povera, per i poveri che non possono aspettare; che spieghi e faccia accettare la verità del Vangelo; soprattutto che, tenendo conto delle attuali condizioni di
mentalità e usanze, insegni ad amare il prossimo.
Emigranti compresi, vittime del rifiuto e dello sfruttamento, della tratta delle persone e del lavoro schia-
vo. È un dovere accoglierli, in memoria di Gesù che
fu un profugo. Francesco predica contro ricchezze
e privilegi e invita chi non si sente bisognoso della
misericordia di Dio, non si sente peccatore, ad andare a Messa, perché quel Confesso che diciamo all’inizio non è un pro forma, è un vero atto di penitenza
di coloro ai quali l’anima impone una continua purificazione per essere in pace con se stessi.
Atti e parole, i suoi, che spingono a prestare
più attenzione ai temi etici e religiosi, facendogli
guadagnare la benevolenza di molti, fedeli e non,
grazie al coraggio e alla semplicità del suo messaggio. Che piace ai credenti che lo sentono parlare
al cuore delle genti alle quali si dedica con affetto
e semplicità. La speranza è che ciò aiuti a scoprire
e alimentare la fede e a vivere da bravi Cristiani.
Senza fermarsi alla sola e spontanea simpatia.
Don Egidio Todeschini
Due Papi Santi
Domenica 27 aprile Papa Francesco celebrerà la canonizzazione
di Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II
Perché Giovanni
XXIII è santo?
A
ngelo Roncalli era un uomo con una pazienza serena, capace di sopportare i disagi e le prove della vita. Fin da giovane
fece il proposito di alimentare sempre la fede, non
lasciarla invecchiare mai, cercando di rimanere
sempre bambino di fronte a Dio, come insegna
Gesù nel Vangelo.
Fu un sacerdote libero da ambizioni di carriera e capace di cordiale collaborazione. Come Vescovo prima e come Romano Pontefice poi, seppe
sempre curare una forma collegiale nell’esercizio
dell’autorità, con una cura speciale per i sacerdoti
e la loro formazione, come per i laici spronandoli
a un apostolato responsabile. È a partire da questo
costante desiderio di far crescere nella fede che si
impegnò per favorire la partecipazione attiva dei
fedeli alla liturgia, così come ebbe sempre una
spiccata sensibilità ecumenica.
Visse la fede con una sensibilità vicina alle forme della pietà popolare: il culto eucaristico nelle
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In primo piano
sue diverse espressioni come la visita e l’adorazione del SS. Sacramento, la devozione al Cuore di
Gesù, la devozione alla Madonna con la recita del
Rosario e la visita a molti santuari, la venerazione
dei Santi, la preghiera per i defunti, la pratica dei
pellegrinaggi. Fu capace di comunicare prediligendo forme semplici e immediate, con immagini tratte dalla vita quotidiana, riuscendo a entrare subito
nel cuore delle persone.
La sua santità lo ha portato a indicare le vie del
rinnovamento nel grande solco della tradizione.
Tratti della santità di Papa Giovanni XXIII
Una santità sostanziale
La santità di Papa Giovanni XXIII è fondata sulla
fede in Gesù Cristo che nel mistero della Croce rivela la misericordia del Padre che con la sua provvidenza guida la storia e manda il suo Spirito per
rinnovare la Chiesa e il mondo. Per Roncalli credere significa abbandonarsi con fiducia all’amore
di Dio, coltivare un affettuoso rapporto di amicizia
con Gesù e lasciarsi condurre in piena obbedienza
e pace dallo Spirito Santo. La santità, centrata sulla carità e illustrata dalle Beatitudini evangeliche,
è vissuta da Papa Giovanni nella costante ricerca
della volontà di Dio, nella pratica quotidiana delle
opere di misericordia e nell’impegno a favorire in
qualsiasi modo la fraternità, l’unità e la pace tra
tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Questa santità esige un sano spirito ascetico,
che in Papa Roncalli si concretizza nella virtù di
una pazienza serena, capace di sopportare i disagi
e le prove della vita; si esprime nella magnanima
compassione verso le debolezze altrui, unita a un
sincero sforzo di conversione personale; è alimentata e sostenuta dalla speranza della vita eterna,
alla quale si prepara con un frequente pensiero alla
morte. Roncalli si è mantenuto fedele al proposito
espresso alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale, quando manifesta l’intenzione di approfittare
di qualsiasi circostanza «per alimentare la fede, non
lasciarla invecchiare mai, educarla a fortezza maschia e ardente, e insieme a tenerezza ineffabile e a
simpatica ingenuità. È il caso di applicare anche qui
il grande consiglio di Gesù: Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli (Mt
18,3)» (Giornale dell’anima, n. 409).
Una santità ordinaria
Per Papa Giovanni la santità non ha bisogno di
essere accompagnata da fenomeni straordinari né
da forme eccezionali. Essa matura nelle circostanze ordinarie della vita e si manifesta nelle situazioni che accomunano tutti gli uomini. Anzitutto
si attua nel contesto familiare, mediante relazioni
umane affabili, caratterizzate da generosità e spirito di servizio, tolleranza e perdono. La sua è una
santità operosa, che trova conferma nella dedizione appassionata al lavoro quotidiano, anche in
assenza di gratificazioni immediate. Tale attività è
libera da ambizioni di carriera e capace di cordiale
collaborazione. Altro evidente tratto della santità
giovannea è evidente nel suo equilibrato uso dei
beni: dignitosamente sobrio, amministra il denaro
con parsimonia e con disinteresse personale, sempre attento ad aiutare chi ha bisogno. Poveri, esuli,
terremotati, amici, confratelli, parenti: tutti trovano
in lui soccorso e solidarietà concreta. Pur animato
da un raffinato gusto per l’arte e le cose belle, non
dimentica quali sono le necessità primarie delle
persone. Verso se stesso, accetta con fiduciosa pazienza disagi fisici e malattie, si prende cura della
propria salute senza eccessive preoccupazioni.
Una santità popolare
Papa Giovanni è fortemente radicato alla sua
terra di origine, alle devozioni della sua infanzia,
alla tradizione della Chiesa e al magistero dei suoi
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In primo piano
pastori. La sua santità è abbondantemente nutrita
dalle varie forme della pietà popolare: il culto eucaristico nelle sue diverse espressioni come la visita
e l’adorazione del SS. Sacramento; la devozione al
Cuore di Gesù, la pietà mariana con la recita del
Rosario e la visita a molti santuari, la venerazione
dei Santi, la preghiera per i defunti, la pratica dei
pellegrinaggi.
Il tratto popolare della santità si evidenzia anche in un profondo senso di solidarietà con l’intero
Popolo di Dio: sostiene la forma collegiale nell’esercizio dell’autorità, ha una cura speciale per i sacerdoti e la loro formazione, stima e valorizza i laici
spronandoli a un apostolato responsabile; favorisce la partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia,
nutre una spiccata sensibilità ecumenica.
Anche nel suo modo di comunicare predilige le
forme semplici e immediate, fa ricorso a immagini
tratte dalla vita quotidiana, entra subito in empatia
con le persone, anche le più semplici e modeste,
non disdegna di utilizzare i grandi mezzi di comunicazione per raggiungere il maggior numero possibile di persone.
Una santità personale
Superando il pericolo di una pratica devota dispersiva e di un ideale di santità solo emulativa e
impersonale, Roncalli sviluppa un modo personale
di concepire la santità, centrato su Gesù Cristo e
focalizzato sulla Croce. Lo mostra bene una famosa
pagina del suo diario: «Delle virtù dei santi io devo
prendere la sostanza e non gli accidenti. Io non sono
san Luigi, né devo santificarmi proprio come ha fatto
lui, ma come comporta il mio essere diverso, il mio
carattere, le mie differenti condizioni. Non devo essere la riproduzione magra e stecchita di un tipo magari perfettissimo. Dio vuole che, seguendo gli esempi
dei santi, ne assorbiamo il succo vitale della virtù,
convertendolo nel nostro sangue e adattandolo alle
nostre singole attitudini e speciali circostanze» (Giornale dell’anima, n. 303).
Una santità radicale
In un discorso del 1907, parlando del cardinal
Cesare Baronio, Roncalli afferma: «Che cosa è il
santo? […]. Sapersi annientare costantemente, distruggendo dentro e intorno a sé ciò in cui altri cercherebbe argomento di lode innanzi al mondo; mantener viva nel proprio petto la fiamma di un amore
purissimo verso Dio, al di sopra dei languidi amori
della terra; dare tutto, sacrificarsi per il bene dei propri fratelli, e nell’umiliazione, nella carità di Dio e
del prossimo seguire fedelmente le vie segnate dalla Provvidenza, la quale conduce le anime elette al
compimento della propria missione – ognuna di queste ha la sua –; e tutta la santità sta qui». In questa
definizione di santità Roncalli mette molto di sé,
del suo modo di intendere il rapporto con Dio e la
declinazione di esso nelle relazioni con gli altri. La
santità si costruisce sulle macerie dell’amor proprio, di quell’io che deve progressivamente morire
per lasciare posto a Dio.
La santità di Papa Giovanni: una grazia per il
mondo
Il cardinale Suenens disse che la vita di Papa
Giovanni è stata una grazia per il mondo. È stato
grande per la sua semplicità e immediatezza, per
la sua umiltà e discrezione, per il suo coraggio e la
sua forza. Egli ha fatto sentire viva la Chiesa all’uomo di oggi. Ha indicato le vie del rinnovamento
nel grande solco della tradizione. Gli uomini hanno riconosciuto la sua voce, voce che parlava loro
di Dio, ma anche di fratellanza, di riaffermazione
della giustizia sociale, di costruzione della pace a
livello mondiale. Dichiarandolo santo, la Chiesa
addita la spiritualità di Papa Giovanni, ritenendola
accessibile a tutti e adatta per il nostro tempo.
don Ezio Bolis
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In primo piano
Perché Giovanni
Paolo II è santo?
A
nch’io ero presente in Piazza San Pietro
con i miei amici arrivati dalla Polonia.
Ricordo che stavamo pregando intensamente con tutti... Un momento particolare fu
quando nell’appartamento pontificio si è accesa e
successivamente spenta la luce. Abbiamo avuto la
sensazione che si trattasse proprio di quel momento. Ricordo le parole di Mons. Sandri quando ha annunciato che il Santo Padre era ritornato alla casa
del Padre. Ricordo anche il silenzio che in quell’istante è calato sulla piazza. Ci siamo inginocchiati
tutti. In quel momento ho pensato che fosse necessario e opportuno sfruttare quell’attimo particolare
e affidare al Papa che stava tornando alla Casa del
Padre tutte le mie intenzioni, tutto ciò che avevo
nel mio cuore, e così ho fatto.
Ho sentito anche il profondo desiderio di urlare: «È morto il Santo», ma ho avuto paura di essere
preso per uno squilibrato e ho taciuto. Oggi me ne
pento: se allora avessi cominciato a gridare, forse la
Piazza si sarebbe unita a me in questo grido e oggi
avremmo già finito tutto.
Penso, guardando oggi dalla prospettiva del processo concluso, che sia stato un bene che allora non
abbia gridato. Il processo canonico ha permesso di
rendere più oggettiva la convinzione del popolo di
Dio circa la santità di Giovanni Paolo II. Il grido e
le scritte Santo subito!, che hanno accompagnato
i funerali, non erano solo l’espressione di un’esaltazione o di un isterismo collettivo, ma avevano le
loro radici nell’esperienza storica dell’incontro con
una persona che con tutta la sua vita aveva realizzato l’ideale cristiano di santità, vivendo di Dio e
testimoniando il Suo amore.
Chiamati verso la santità
Come disse nel 1997, Giovanni Paolo II, nell’omelia tenuta durante la Messa per la beatificazione
di Karolina Kozkowna a Tarnow, in Polonia, nella
nostra vita l’incontro con un santo fa sorgere in noi
sentimenti di vergogna e di speranza. La vergogna
per il senso della nostra inadeguatezza e della distanza tra la santità e la realtà della nostra vita; la
speranza, perché non vi è nessuno dei santi che
non abbia sperimentato la stessa inadeguatezza e
non abbia lottato e combattuto contro la propria
debolezza, spiccando con l’aiuto della grazia di
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Dio un volo alto. I santi sono la chiara prova della
veridicità delle parole dell’Arcangelo Gabriele rivolte a Maria: «Nulla è impossibile a Dio!». La santità,
dunque, è il dono di Dio, ma è anche il compito
dell’uomo. Quel quotidiano superare se stesso e
i propri limiti, quella sorprendente domanda «Lo
dici a me?», colta sulla bocca di Matteo e che ci fa
arrossire. Una domanda che ci fa sentire rivestiti
della fiducia di Dio, che ci spaventa e che però ci
mette anche le ali... Ecco la fatica di essere uomo
e l’affascinante sfida di vivere da santo! Nella vita
pratica la fatica di superare noi stessi, di perseverare nel bene e di ritrovare la forza quotidiana in
Colui che ci rinnova la sua fiducia, si esprime nella
realizzazione delle virtù.
Ogni ritratto di santità è un mosaico delle virtù, è un mescolarsi di fede, di speranza e di carità, un pieno di prudenza, di giustizia, di fortezza,
di temperanza, un gareggiare tra povertà, castità,
obbedienza e umiltà. Il processo canonico di beatificazione e di canonizzazione è un tentativo di
scoprire come l’uomo, che si è scoperto destinatario della chiamata di Dio, è riuscito nella propria
vita ad articolare gli sforzi per cogliere la grazia e
dare una risposta concreta alle sfide del momento
vissuto.
In primo piano
Le virtù di Papa Giovanni Paolo II
Fede
Il Beato Giovanni Paolo II era un uomo di preghiera. In lui il desiderio di perfezione si manifestava così forte da tenerne sempre desto lo spirito
attraverso l’incessante orazione e l’ascolto meditato della parola di Dio. Il centro della sua vita era
costituito dall’Eucaristia. La sua fede profonda è la
confidenza nell’aiuto divino negli eventi critici della vita, nonché il totale abbandono al materno aiuto della Beata Vergine Maria, si manifestavano con
particolare forza nei momenti di oscurità, come,
per esempio, dopo il tragico attentato del 1981 o
durante la dura prova dell’avanzamento della malattia. Le sue visite alle parrocchie romane, i numerosi viaggi apostolici e gli insegnamenti contenuti
nelle sue omelie, nelle Encicliche e nelle catechesi
del mercoledì facevano trasparire, dietro la sicurezza della dottrina, una personale vita di fede e lo
zelo per la salvezza delle anime e il desiderio di far
conoscere al mondo intero Cristo, l’Unico Salvatore dell’uomo e il suo Redentore.
Speranza
La radicale e quasi connaturale devozione allo
Spirito Santo lo predisponeva a una visione del
mondo improntata dall’incrollabile speranza so-
prannaturale. Fu questa a spingerlo a desiderare
con tutto se stesso il Regno dei cieli e la vita eterna,
riponendo la sua fiducia nelle promesse di Cristo,
confidando nella misericordia di Dio e appoggiandosi sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo. Nelle
numerose sofferenze morali e durante la malattia
fisica Egli giunse ad annunziare il prezioso valore
salvifico della sofferenza umana unita al mistero
della Croce di Cristo. Ha sostenuto l’anelito alla
libertà dei popoli oppressi da vari regimi e totalitarismi, affermando la dignità inviolabile di ogni
essere umano. Ha promosso e rinvigorito il dialogo
ecumenico, cercando l’unità e la pace nella viva
speranza di una futura piena comunione coi fratelli
separati. Un segno straordinario della sua speranza
fu la fiducia che ripose nei giovani, speranza della
Chiesa del domani.
Carità
Egli fu sempre animato da un grande fuoco d’amore. La sua propensione verso l’Alto, alimentata
dall’amore all’Eucaristia e dalla preghiera, così come la costante ricerca del cuore dell’uomo per persuaderlo ad amare sinceramente il Signore, furono
le vere motivazioni su cui si centrava ogni sua azione. La sua carità verso il Signore si esprimeva, oltre
che nel costante e tenero dialogo con Lui, anche
nell’ardente desiderio di compiacerLo nell’agevolare il cammino verso il cielo di altre persone. La
carità operosa fu lo strumento primario dell’azione
evangelizzatrice. Non tralasciò l’esercizio di nessuna delle opere di misericordia. Diede da mangiare
e da vestire ai bisognosi, si prese cura dei senza
tetto, si preoccupò della sorte dell’anziana parente,
condivise il dolore dei sofferenti, destinò loro denaro di sua proprietà, visitò ammalati e prigionieri.
Nondimeno, istruì, consigliò, consolò gli smarriti
di cuore, offrì il proprio perdono all’attentatore e
a quanti l’avevano offeso, sopportò con pazienza
le persone a lui ostili. Si rapportava con tutti con
rispetto, evitando ogni tipo di maldicenza, creava
piuttosto comunione e amicizia intorno a sé.
Prudenza
La fonte della prudenza esercitata dal Beato
Giovanni Paolo II fu l’intima comunione con Cristo
soprattutto nei prolungati tempi di preghiera. Nel
raccoglimento seppe discernere le diverse questioni del suo ministero, da quelle di portata planetaria - ad esempio, il dialogo interreligioso - a quelle
più ordinarie - come i consigli ai suoi collaboratori
- nelle pubbliche esortazioni o nelle difficili circostanze politico-sociali.
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In primo piano
Giustizia
La stessa intima comunione con Cristo lo portò
alla fonte della giustizia in Dio Padre, per poi rifletterla verso gli altri, considerando equamente diritti
e doveri di ciascuno. Fondamento della sua azione
morale è stata la difesa della dignità umana. Poiché
l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di
Dio, affermò ripetutamente che nulla può cancellare in lui tale identità e sottolineò che il valore di una
società dipende dal modo in cui essa tratta i suoi
membri più deboli e sofferenti.
Fortezza
Il primo motto, «Non abbiate paura! Aprite, anzi
spalancate le porte a Cristo!», pronunciato durante
la celebrazione di apertura del ministero, segnò il
programma del suo lungo Pontificato, rimanendo
vivo nei cuori dei fedeli anche dopo la sua morte. Numerose sono state, nell’arco della sua vita, le
prove permesse da Dio per forgiare come l’oro la
resistenza e la tempra del suo servo. L’infanzia non
facile, segnata da tre lutti, e l’entrata in seminario
proprio nel periodo in cui la guerra ne aveva imposto la chiusura, corroborarono certamente il suo
coraggio. Come Arcivescovo di Cracovia mai esitò
davanti ai numerosi ostacoli posti dal regime comunista polacco al diritto di professare la propria
fede. Con fortezza seppe intervenire a favore dei
diritti delle persone, senza sommuovere tuttavia
l’ordine pubblico, combattendo da buon cristiano
la sua battaglia anche quando tali impedimenti apparivano insuperabili. Come Sommo Pontefice, il
13 maggio 1981, giorno che segnò l’inizio di una
seconda fase del suo pontificato, ebbe dal Signore
la grazia di poter versare il proprio sangue in nome della fede, come egli stesso disse in riferimento
all’accaduto. Verso la fine degli anni ’90, apparvero
i primi sintomi del morbo di Parkinson, che piano
piano lo ridusse a esercitare il suo ministero da una
sedia a rotelle. Tutti hanno vissuto con particolare
partecipazione e ammirazione la forza con cui seppe affrontare, specie negli ultimi anni, gli impegni
pastorali in quelle difficili condizioni.
Temperanza
Giovanni Paolo II guadagnò l’abito virtuoso della
temperanza conducendo uno stile di vita d’esempio per molti: nel lavoro come nel riposo, nella cura della propria persona come nell’utilizzo dei beni
materiali, fu in tutto disciplinato e padrone di sé. In
lui le passioni non prendevano il sopravvento sulla
ragione, sulla volontà e sul cuore.
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Povertà
Visse il consiglio evangelico della povertà in
conformità al modello di Gesù povero. Nato in una
famiglia di ceto medio, fu formato al sacrificio e
alla rinuncia, conducendo una vita priva di agi e
comodità che lo abituò a far uso unicamente del
necessario. Mantenne questo stile di vita, con semplicità e senza alcuna ostentazione in tutte fasi della sua esistenza.
Castità
Giovanni Paolo II nell’arco di tutta la sua vita fu
appassionato amante del vero, del bello e, perciò,
di tutto ciò che è puro, perché opera della mano di
Dio. Egli maturò poco più che ventenne la scelta
di donarsi integralmente al Signore nella via del
sacerdozio. Fino ad allora le sue amicizie e i suoi
interessi erano stati sempre ordinati e non aveva
mai dato segni di particolari eccessi o di passioni
improprie. Dotato di fisico sportivo e di spirito atletico, seppe comunicare agli altri anche un sereno
ed edificante rapporto con il proprio corpo.
Obbedienza
Come Gesù imparò a ubbidire dalle cose che patì, così anche Lui imparò a conformare la propria
volontà alla volontà di Dio, manifestatasi nel corso
In primo piano
degli anni attraverso le differenti vicende della vita,
le direttive dei superiori ecclesiastici o i moti interiori dello Spirito Santo.
Umiltà
Accolse la chiamata alla sequela del Signore nella via dell’umiltà così come Maria, umile ancella.
Egli alimentò costantemente la sua pietà e venerazione verso la Vergine con la recita del Santo Rosario, la preghiera degli umili. Manifestò una particolare docilità allo Spirito Santo e per questo amava sostare lunghe ore in preghiera davanti a Gesù
Sacramentato, mostrando non solo la sua enorme
fede ma anche la sua profonda umiltà nel riconoscersi incapace di compiere qualcosa da se stesso
senza l’aiuto di Dio. Ringraziava sempre e attribuiva a Dio i meriti di ogni dono ricevuto.
L’eredità di Papa Giovanni Paolo II
Oggi guardiamo la vita di San Giovanni Paolo II
come un capitolo completo della storia più recente.
Non è, però, un capitolo chiuso. Il suo messaggio è
vivo e ispirante. I frutti spirituali della sua vita si vedono ancora oggi, non solo nel sentimento diffuso
di una naturale umana nostalgia, improvvisamente
prorompente nella nostra esistenza, come quando
viene a mancare una persona cara e amata, ma
anche nei molteplici propositi di approfondire e
mettere in pratica quell’insegnamento che instancabilmente Giovanni Paolo II ha annunciato con la
sua parola e la sua vita.
In una delle sue opere letterarie più conosciute, la Bottega dell’Orefice, scriveva: L’amore non è
un’avventura. Prende sapore da un uomo intero. Ha
il suo peso specifico. È il peso di tutto il suo destino.
Non può durare solo un momento. L’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore. Ecco perché si ritrova
nella dimensione di Dio, solo Lui è Eternità. Oggi
noi sentiamo la sua presenza così viva ed attuale perché la sua vita rivela e nasconde un anelito
dell’Eternità nel donarsi con amore. Quell’amore
non muore, perché più forte della morte è l’amore.
È proprio questo il secondo motivo per il quale
non si deve parlare di riposo: Caritas Christi urget
nos! L’eredità spirituale di Giovanni Paolo II, quella
realtà tutta insaporita dall’amore incoraggia, spinge, inquieta. Non è ora il tempo del riposo, ma è il
tempo della faticosa ricerca di allargare l’orizzonte
dell’amore vissuto. Nei Santi questa stessa ricerca
coincide con l’Eternità. Noi siamo in cammino...
Ogni quadro di santità è solo una fotografia
del lungo processo di conquista personale portato
avanti con il misterioso, prodigioso e potente intervento della grazia di Dio. È frutto dell’umile e
scrupolosa ricerca delle tracce che l’acqua scaturita
dall’Eterna Sorgente dell’umanità ha lasciato percorrendo il terreno della vita dell’uomo e trovando
accoglienza nel suo cuore, nella sua volontà, nel
suo impegno e nella generosità della risposta. Affidiamo a Maria, a Colei alla quale Giovanni Paolo
II ha rivolto il suo umile Totus Tuus, il nostro pellegrinaggio quotidiano verso la Eterna Sorgente alla
quale si abbeverano gli amici di Dio. Il tempo del
processo di beatificazione è stato un dono offertoci dal Signore per poter approfondire la nostra
conoscenza della persona di Giovanni Paolo II ed
il nostro amore per lui. È stata un’occasione per
conoscere il suo pensiero, la sua spiritualità.
Nei giorni in cui il Papa polacco, concludendo
il suo pellegrinaggio terreno, ritornava nella casa
del Padre, milioni di persone, credenti e non credenti, cattolici e appartenenti alle altre confessioni religiose, vennero nella Città Eterna e, unendosi
spiritualmente a lui, manifestarono amore, simpatia, gratitudine e solidarietà con il Papa morente.
Tutti quanti erano unanimi nell’esprimere la loro
convinzione della grandezza, straordinarietà e della santità di Giovanni Paolo II. Questa voce della
gente, la vox populi, ha dato inizio a un evento ecclesiale stupendo come quello di un processo di
beatificazione e canonizzazione. Con grande gioia
e speranza abbiamo atteso questo giorno in cui la
Chiesa attraverso le parole solenni del Suo Pastore
e successore di Pietro, confermerà la fondatezza
della Sua convinzione. Questo giorno è arrivato.
La Chiesa riconosce che l’amore, che ha rivestito ed ha incarnato la vita di Karol Wojtyla, è stato
da lui vissuto con la magnanimità e la semplicità
della fede, orientando tutta la sua esistenza verso
Dio, eterna sorgente. La sua vita può essere perciò
offerta al popolo di Dio come luminoso esempio
dell’eroicità cristiana. Il miracolo della guarigione dal morbo di Parkinson della suora francese è
il sigillo divino che conferma e riconosce questo
amore. La canonizzazione di Giovanni Paolo II è
una sfida affinché ognuno di noi rinnovi dentro di
sé la consapevolezza che la vita cristiana quotidiana nella sua semplicità, nel ripetersi ciclico degli
eventi, costituisce la chiamata per vivere la fede in
pienezza e con generosità. La santità è la misura
alta della vita cristiana ordinaria.
Mons. Sławomir Oder - Postulatore
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Vita di Comunità
Vita di comunità
Le nostre comunità camminano insieme
C
ari fratelli e sorelle,
avevamo cominciato il cammino quaresimale Contenti di camminare con Gesù,
come ci suggeriva il titolo del libretto che la nostra
Diocesi ha proposto alle famiglie delle nostre comunità parrocchiali. Fedeli al nostro impegno quotidiano di conversione, siamo ormai giunti alle soglie della Settimana Santa, che anche quest’anno
ci aiuterà a rendere vive le celebrazioni pasquali,
dove faremo memoria della Passione, Morte e Risurrezione del Signore Gesù. Prima di entrare nel
vivo della Pasqua, riviviamo i momenti più significativi del nostro cammino quaresimale.
• Il nostro cammino penitenziale è iniziato con
il Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo. Davanti al Signore ci siamo cosparsi il capo di cenere per ricordare la nostra fragilità e debolezza e per essere
confermati negli impegni di preghiera, digiuno e
carità.
• Venerdì 7 marzo il primo degli appuntamenti con la Via Crucis, animata nel pomeriggio dai
ragazzi e la sera proposta in forme di preghiera
diverse, che ci hanno aiutato a riconoscere il valore prezioso di questo cammino fatto insieme con
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il Signore Gesù. Ricordiamo in particolare la Via
crucis in dialetto bergamasco di venerdì 14 marzo,
l’esecuzione dello Stabat Mater di Pergolesi, venerdì 21 marzo, e la Via Crucis animata dai ragazzi di
terza media e gli adolescenti, venerdì 4 aprile, di cui
vi parleremo nel prossimo numero.
• Un grazie speciale va proprio ai bambini e ai
ragazzi che ogni settimana, il venerdì con la Via
crucis e la domenica con l’animazione della Messa domenicale, hanno aiutato le nostre comunità
parrocchiali a camminare passo dopo passo verso
la Pasqua. Aggiungere ogni settimana un’orma sulla strada del cammino quaresimale ci ha aiutato
a comprenderne il senso più bello, non vedendo
solo le fatiche e le difficoltà di una strada così impegnativa, ma cogliendo soprattutto la grandezza
e la bellezza dell’amore del Signore Gesù, che ha
camminato insieme con noi.
• Un’appuntamento molto significativo è rappresentato dai gruppi biblici di ascolto del mercoledì sera nelle famiglie. Mi stupisco sempre dell’adesione così numerosa a questa proposta, che ci
invita a far diventare pane quotidiano la Parola di
Dio messa nelle nostre mani. Ringrazio in maniera
particolare tutti gli animatori dei gruppi biblici e
i partecipanti ai piccoli gruppi di Selino Alto e di
Blello, che hanno accolto la proposta.
Vita di Comunità
• Ringrazio gli organizzatori della Cena pugliese di Sabato 8 marzo all’oratorio di Berbenno (sono stati donati alla parrocchia 565 come ricavato
della cena). Mentre sabato 15 marzo si è svolta
all’oratorio di Selino Alto la Cena del cacciatore,
che ha visto una buona partecipazione: sono stati
raccolti per la Scuola d’Infanzia 1.010 euro. Grazie
a tutti per la generosità!
• Nel cuore del cammino quaresimale, da giovedì 20 a domenica 23 marzo, un gruppo di 25 adolescenti si è ritrovato insieme con i catechisti per
vivere quattro giorni di Vita comune in oratorio a
Berbenno: condividere i pasti, la preghiera, il riposo, i compiti, la gioia e la fatica dello stare insieme
è stata un’esperienza veramente soddisfacente,
che si è conclusa con la raccolta viveri dell’Operazione Mato Grosso, che ci ha permesso di donare
ai poveri una tonnellata di generi alimentari e 220
euro di offerte. Un grazie speciale va agli animatori
degli adolescenti, per il loro impegno generoso e
fedele.
• Lunedì 24 marzo si è svolta la Veglia vicariale
di preghiera in memoria dei missionari martiri,
celebrata nel giorno in cui la chiesa ricordo il martirio di Mons. Oscar Arnulfo Romero. Alcune persone delle nostre parrocchie si sono radunate presso
la chiesa di Selino Alto, per vivere questa serata
in ricordo speciale dei 22 testimoni del vangelo,
che nel 2013 sono stati uccisi per la loro fedeltà
al Signore Gesù. Per ognuno di loro è stata accesa
una candela ed è stato portato all’altare un biglietto
con il nome e la località dove hanno versato il loro
sangue.
• Martedì 25 marzo abbiamo sfidato la neve, apparsa in maniera un po’ inattesa alla fine di questo
inverno strano, per celebrare la Solennità patronale della Santissima Vergine Annunciata nella
chiesa di Blello. Un numero significativo di persone non ha voluto mancare alla celebrazione della
Santa Messa, a cui è seguito un piccolo momento
conviviale in casa parrocchiale.
• Domenica 30 marzo i bambini della prima
comunione e le loro famiglie hanno vissuto una
domenica veramente speciale. Prima con il ritiro al
quale hanno partecipato tutti i ragazzi della Valle
Imagna che quest’anno riceveranno per la prima
volta l’Eucaristia. La sera con la Cena di Gran Galà all’oratorio di Berbenno, durante la quale sono
state consegnate alle famiglie le vesti per la celebrazione della Messa di Prima Comunione. Una
giornata veramente bella, intensa, emozionante
per piccoli e grandi.
• Infine, giovedì 2 aprile i bambini di seconda
elementare si sono ritrovati a Blello per il ritiro in
preparazione alla Prima confessione, che è stata
celebrata domenica 6 aprile. Al momento di andare in stampa non abbiamo ancora a disposizione le
fotografie di questi due avvenimenti: ve ne renderemo conto nel prossimo notiziario.
Percorriamo ora gli ultimi passi del nostro cammino verso la Pasqua: il Signore Gesù con il quale
abbiamo camminato in questa Quaresima ci faccia
partecipi della gioia della sua Risurrezione.
don Luca
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Vita di Comunità
Celebrazioni penitenziali per la Pasqua
Lunedì 14 Aprile
16.45 Per i ragazzi delle elementari e medie (Selino Alto)
20.15 Per gli adolescenti del vicariato (Selino Basso)
Martedì 15 Aprile
9.30 - 11.00 Per gli adulti (Selino Alto)
15.00 Per i ragazzi delle medie (Berbenno)
16.00 Per i ragazzi delle elementari (Berbenno)
20.30 Per giovani e adulti (Berbenno)
Mercoledì 16 Aprile
9.30 - 11.00 Per gli adulti (Berbenno)
20.30 Per giovani e adulti (Selino Alto)
Sabato 19 Aprile
9.30 - 11.30 e 15.30 - 18.00
16.00 - 18.00 Per tutti (Berbenno)
Per tutti (Selino Alto)
Triduo Pasquale
Primo giorno: Passione
e morte di
Gesù
Giovedì Santo 20.30 Messa “Nella Cena del Signore” (nelle tre parrocchie)
22.00 Adorazione notturna (Berbenno e Selino Alto)
Venerdì Santo
9.00 Gesù, caricato della croce, viene condotto al Calvario
Lodi mattutine - Conclusione dell’Adorazione notturna
12.00 L’agonia - Si fece buio su tutta la terra
Ufficio delle Letture (Berbenno)
15.00 Gesù muore in croce - Via Crucis
20.30Azione liturgica della Passione e morte di Gesù (nelle tre parrocchie)
Processione con il Cristo morto (Selino Alto e Berbenno)
Secondo giorno: Fu
sepolto
- Discese agli inferi
Sabato Santo Giorno della sepoltura e del silenzio
9.00
Lodi mattutine (Berbenno)
Visita e bacio del crocifisso
11.30 Benedizione delle uova (Berbenno) - 15.00 (Selino Alto)
I ragazzi sono invitati a consegnare il sacchetto e la lattina
con le offerte raccolte a favore della Missione di Bolivia
Terzo giorno: Risuscitò
Sabato Santo 21.00
Veglia Pasquale (nelle tre parrocchie)
Domenica di Pasqua
Lunedì dell’Angelo
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Sante Messe secondo l’orario festivo
S. Messe 10.00 (Selino Alto) - 10.30 (Berbenno) - 15.00 (San Pietro)
Vita di Comunità
Il Mercoledì delle Ceneri
I
l mercoledì delle Ceneri è per tradizione cristiana il giorno che apre il cammino della
Quaresima, il percorso di quaranta giorni che
serve per prepararsi a celebrare la Pasqua.
Quest’anno il mercoledì delle Ceneri è caduto
il 5 marzo e nella speciale Santa Messa son stati
ricordati i valori che servono per essere nella giusta
disposizione di spirito al fine di accogliere il Signore
dentro di noi e festeggiarlo nel momento della sua
resurrezione.
Uno di questi principi è quello della carità. Come si evince dal Vangelo di Matteo, letto in quella
occasione, la carità va praticata senza esibirla agli
altri ma umilmente, perché Dio vede anche ciò che
è nascosto e sa ricambiare adeguatamente.
Lo stesso vale anche per la preghiera. «E quando
pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinago-
ghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando
ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta
e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, ti ricompenserà» come scrisse
Matteo.
La celebrazione delle Ceneri serve anche a ricordarci la nostra mortalità e l’impegno penitenziale,
fatto di digiuni e rinuncia alla carne, che bisogna
osservare in Quaresima per avvicinarsi al Signore.
Il significato delle ceneri benedette che vengono
sparse sul capo dei fedeli è chiaro: tutto è polvere
e polvere tornerà.
Maura Locatelli
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Vita di Comunità
Messa dell’ammalato
M
artedì 11 febbraio è stata celebrata nella chiesa parrocchiale di Selino Basso,
la Messa dell’ammalato. Quest’appuntamento annuale raccoglie i fedeli e i malati di tutta
la Valle Imagna (e anche gli operatori medico/sanitari che si occupano di loro) per vivere insieme un
momento di comunità e di riflessione.
L’omelia di don Leone Messa si è basata sull’esempio di Madre Teresa di Calcutta, la santa che ha
offerto la sua vita alla cura dei più deboli e indifesi.
Lei, ogni mattina, prima di uscire per portare
aiuto ai poveri, dedicava almeno tre ore alla preghiera, insieme alle consorelle. Diceva che per po-
ter aiutare bene e con amore gli altri innanzitutto bisogna trovare la pace, l’amore e il bene in se stessi e
questi momenti di isolamento e preghiera personale
sono fondamentali per essere sempre nello spirito di
amore e carità necessario per poter poi soccorrere
coloro che ne hanno bisogno.
Il senso del suo pensiero è molto chiaro: pregare
e ascoltare la parola del Signore è indispensabile
per star bene con noi stessi e riuscire quindi ad aiutare gli altri nel modo migliore possibile, con sentimenti positivi e amore che chi viene aiutato percepisce e che spesso è più utile dell’aiuto stesso.
Durante l’eucarestia sono stati benedetti dei medicinali e tutti gli operatori medico-sanitari (dottori,
farmacisti, infermieri, volontari…) della Valle Imagna che, grazie alla loro passione, professionalità e
disponibilità sono un punto di riferimento basilare
per gli ammalati, che in loro cercano sicurezze.
È anche grazie ai questi momenti di preghiera e
di riflessione che si può capire l’importanza dell’amore e delle attenzioni che tutti noi abbiamo bisogno di ricevere e donare.
Durante la celebrazione è stata distribuita a tutti
l’immaginetta della Madonna con la preghiera del
Magnificat, un’occasione in più per poter riflettere
e condividere la gioia del donare e del ricevere.
Maria Locatelli
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Vita di Comunità
Ascoltare, ricordare, pregare
Due momenti particolari sono stati vissuti nella chiesa di Selino Alto: venerdì 21 marzo l’esecuzione dello
Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi e lunedì 24 marzo la Veglia di preghiera in memoria dei
missionari martiri, nel giorno in cui la chiesa ricorda l’anniversario della morte di Mons. Oscar Romero.
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Vita di Comunità
La Solennità dell’Annunciazione a Blello
Il freddo, il vento, la neve non hanno fermato coloro che hanno partecipato alla Concelebrazione presso la
chiesa parrocchiale di Blello in occasione della Solennità patronale della Santissima Vergine Annunciata.
Per i più coraggiosi, veramente una bella serata per pregare e fare festa insieme...
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Pappa Reale
Vite dentro il tubo catodico
A
nnoiati e stanchi della nostra giornata così normale, così dentro l’ordinario, arriviamo a un certo punto con il bisogno di
staccare la spina e affacciarci a un nuovo mondo:
un mondo parallelo, leggero, senza impegni.
Ci armiamo di telecomando e spaparanzati sul
divano svolgiamo un’attività che da sessant’anni a
questa parte è diventata tra le più importanti delle
nostre vite, è entrata a far parte del nostro modo
di fare, del nostro modo di essere: accendiamo la
nostra amata televisione, che ormai è diventata un
membro fisso delle nostre famiglie, che con il suo
flusso continuo di voci, di immagini e di movimenti ci tiene compagnia.
I personaggi del mondo televisivo ci accompagnano durante questo momento di relax con il loro
vociare ininterrotto, interagendo con gli ospiti che
rispondono e intervengono per non far cadere il
momento clou della trasmissione; a volte, addirittura, sembra che si rivolgano a noi, per non lasciarci andare, invitandoci continuamente a restare con
loro una volta che scattano i fatidici due minuti (o
più, per certe reti!) di pubblicità.
Il sistema televisivo italiano quest’anno ha compiuto la bellezza di 60 anni.
Una vita davvero lunga e interessante, oggetto
di studi, testimone di tanti grandi momenti della
nostra storia che ha voluto condividere con noi comuni mortali.
È l’oggetto per eccellenza della gente comune
e per la gente comune. Ci ha avvicinato ai grandi
attori e attrici, che a loro volta hanno mostrato il
loro lato più umano, più comune, più simile a noi.
È stata divulgatrice di tante notizie importanti,
teatro di sperimentazione per tante trasmissioni di
successo, la conferma per tanti volti che ora sono
famosi e amati.
Come è incredibile che un oggetto così presente, così diffuso al giorno d’oggi abbia creato tutto
questo: un sistema di informazione, di intrattenimento ben articolato!
Ma allo stesso tempo si è anche diffuso un impero mediale conteso oggi da più reti affamate
d’audience e soldi, a caccia di conferme, di vittorie,
di denaro.
A me sembra che la televisione di oggi si stia
ammalando a causa del virus malefico degli interessi dei potenti che la governano.
Molti studiosi hanno affermato che la televisione non è altro che il riflesso di quello che noi
italiani siamo e la descrizione della nostra società
d’oggi.
Ma davvero è così? Davvero siamo noi la causa
di una televisione che sta diventando malsana?
Siamo davvero pronti a chiuderci in una casa
lussuosa e super accessoriata ma con misteriosi
antri bui in cui passano come minimo altre quaranta persone per svariati mesi all’anno, incluse le festività più importanti? Siamo davvero così disposti
a vivere costantemente sotto controllo come delle cavie da laboratorio, dove l’esternare le proprie
emozioni può implicare la nostra sopravvivenza o
la nostra soppressione per volere di un pubblico
esterno che non sa niente di niente di noi, se non
cosa abbiamo mangiato, quando siamo andati in
bagno, quando ci siamo cambiati e cosa abbiamo
indossato, con chi abbiamo parlato? Vogliamo davvero darci in pasto a un pubblico che non sa quello
che possiamo provare vivendo in quella situazione, se non l’ora in cui abbiamo riso, per chi abbiamo pianto e come mai ci siamo arrabbiati? Siamo
davvero così disperati da condividere con persone
estranee i nostri segreti senza neanche conoscerle
solo perché il copione del programma ce lo ha imposto e magari, senza neanche saperlo, quello stesso
copione agli altri ha ordinato di parlarci dietro alle
spalle e di criticarci perché fa più scena, così, no?
Siamo davvero degli illusi a credere che un qualcuno che controlla quel irrispettoso gioco che era
stato scritto in un romanzo di quasi settanta anni fa
(e completamente ribaltato a favore del format di
questo programma, che all’inizio voleva dire speri-
19
Pappa Reale
mentazione e non spazzatura come ora) ci possa
far vincere dei soldi e ci possa dare una popolarità
tanto agognata mettendo in gioco noi stessi, rendendoci a dir poco ridicoli di fronte a milioni di
persone che via via, stanchi di vedere questi reclusi
per la tredicesima e noiosa edizione, preferiscono
altri programmi al nostro bel faccino?
Siamo davvero così sperduti nel cercare di appellarci a una trasmissione dove una conduttrice
sadica e faccia tosta a ogni storia piena di dolore
(che sia vera oppure no), sfodera delle espressioni
tristi così finte da sembrare delle maschere di cera
(che poi lei chiama effetto dei neuroni specchio o
qualcosa del genere)? Siamo davvero così imbambolati e impazienti nel sapere l’ultima bravata del
macho di turno che rischia il carcere, dell’ennesima storia d’amore segreta della show girl di turno
e del parto in diretta di un’attempata starlette che
vuole essere perennemente al centro dell’attenzione?
Siamo davvero così affamati di storie d’amore
combinate e spettacolarizzate tra pretendenti e tronisti qualunque, che non hanno più niente degli
amori che nascono ogni giorno tra la gente come
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noi? Che fine ha fatto Shakespeare e i suoi idilli?
Ora Giulietta è diventata una ragazza griffata dalla testa ai piedi, seduta su uno psuedo-trono a far
disperare i suoi pretendenti per poi scegliere un
Romeo dai muscoli pompati, gli innumerevoli tatuaggi e l’ennesima improbabile acconciatura alla
calciatore famoso? L’amore ora scocca sotto gli occhi di un branco di critici (o qualunque altra cosa si
reputano loro), del sorriso divertito dell’insofferente conduttrice e di milioni di telespettatori seduti
comodi a godersi lo spettacolo?
Ci rispecchiamo davvero nello stile di vita che
abbracciano sei/otto ragazzi e ragazze che non hanno voglia di fare niente, che si lamentano del loro
duro lavoro di festaioli, che passano le loro giornate tra lampade, palestra, chupitos, giri sul lungo
mare a provarci con l’ennesimo/a tamarro/a come
loro tra scenate di gelosia e avventure amorose di
poco conto? Che fatica, eh? Crediamo davvero che
una vita così leggera, senza pensieri e preoccupazioni sia l’ideale per noi?
Ci rivediamo davvero in quei poveretti che vengono criticati per il look da un manichino vivente
e da una pseudo-esperta di moda (roba da urlare
Pappa Reale
in faccia pure a loro ma come vi vestite?)? Siamo
diventati così malati del fai da te da seguire una
casalinga disperata trasformare un bidet in un facsimile di antico vaso cinese della dinastia Ming?
Possiamo davvero essere capaci di rimanere incantati dell’impossibile storia di una donna snella e in
salute che viene ricoverata in ospedale per un’apparente colica renale e improvvisamente si ritrova
a fare la mamma perché in realtà quei dolori erano
doglie e lei non sapeva di essere incinta?
Davvero siamo diventati così? Davvero questi
programmi tv ci ritraggono per quello che siamo
nella realtà?
Possibile che il nostro modo di vedere le cose
sia così alla leggera da farci rifugiare, tramite svariati sotterfugi, in una realtà così telegenica, così
piena di finzione e di meschinità?
Mi rifiuto di credere che noi italiani possiamo
accettare una descrizione del genere, specialmente di questi tempi. Non possiamo essere solo un
popolo menefreghista e in cerca dei fatidici dieci
minuti di popolarità.
Perché, se fosse così, dovremmo rimpiangere
i programmi delle origini, quando non esisteva la
parola concorrenza, quando, anche in bianco e nero, con la voce gracchiante trasmessa dagli altoparlanti dei vecchi televisori, i protagonisti ci facevano
sognare con i loro modi spensierati.
L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non
sulla popolarità, sulla meschinità e sulla non-curanza di quello che ci accade intorno.
La televisione deve intrattenere, non dare dei
modelli da seguire, la maggior parte negativi.
Deve informare, non giocare sul dolore della
gente.
Deve entusiasmare, non addolorare, né nauseare.
Non facciamoci contagiare da questa televisione piena di stereotipi e di mal costumi.
Noi siamo noi.
Non siamo vite da tubo catodico.
Luana Nava
La televisione per le strade
I
l mondo sta cambiando.
E non mi riferisco al fatto che non ci sono più le mezze stagioni o che si stava meglio
quando si stava peggio.
Non è la solita litania che si può intonare in nome di una nostalgica rimembranza di tempi che
furono. O forse sì, una malinconia diffusa per un
mondo che sta andando alla deriva, un mondo perso.
E noi giovani sembriamo aver smarrito la bussola. Il passaggio di consegne di valori e ideali pare aver subito un tracollo nelle ultime generazioni.
Abbiamo smarrito le tradizioni, la forza, il coraggio,
la speranza, la serenità. E come saremo in grado di
passare queste cose ai nostri figli, se noi stessi ne
siamo privi? Se un anello di una catena si incrina,
è la catena stessa ad andare in frantumi.
Il mondo sta cambiando.
E noi siamo chiamati a far fronte a un orizzonte
di senso che ci lascia impreparati. Eppure è proprio
nella nostra capacità di reagire a queste nuove sfide che risiede la possibilità di riportare la società
in binari, se non corretti, almeno non totalmente insensati. Ma ne siamo in grado? Se è legittimo
chiederselo, lo è ancora di più dubitarne.
21
Pappa Reale
Il mondo sta cambiando.
Per le strade camminano mostruosità che non
sappiamo comprendere, troppo lontane da noi. E
no, non è solo questione di un normale gap generazionale, non è solo che siamo invecchiati e non
sappiamo riconoscerci nei ragazzini di oggi. Se nelle vie dei paesini ancora si respira un clima vivibile,
appena ci si sposta in città, in panorama umano
che ci si propone lascia sconcertati.
Branchi di ragazzini vestiti griffati, con pantaloni che sembrano aver dimenticato la loro funzione, visto che scivolano sotto le ginocchia. Va be’,
la moda del momento, niente per cui sconvolgersi,
del resto anche i pantaloni a zampa d’elefante o le
minigonne hanno lasciato perplesse le generazioni
di adulti che le hanno viste comparire nei guardaroba dei giovani qualche decina di anni fa. Il problema non è questo: non è il look del branco ma il
suo movimento. Sono gruppi di giovani spersi, che
alternano una parolaccia a uno sputo, che pensano
solo a bigiare la scuola o a fumare e bere. Ragazzini che credono che per avere successo nella vita
devono disinteressarsi di tutto, fare i duri, decidere
da soli, seguire la massa. Ragazzine (s)vestite che
si comportano come modelle viziate che cercano
fortuna lontano dai banchi di scuola.
Magari esagero, ma non sto descrivendo un’Apocalisse lontana. Già la mia generazione, quella
che ora si sta immettendo nel mondo del lavoro
(se la società glielo consente, visto l’andazzo) è
stata artefice di questo pessimo cambiamento. Già
noi abbiamo cominciato a camminare su una strada lontana dai valori che la fede (ma oserei dire il
buon senso) ci aveva indicato. E le nuove generazioni paiono aver seguito il nostro pessimo esempio, continuando a esasperare la situazione. Che
succederà, dunque, tra qualche anno?
Il mondo sta cambiando.
E noi lo stiamo lasciando cambiare.
Del resto, ciò che non cambia muore. Il cambiamento è fisiologico e non necessariamente negativo. La nuova epoca storica richiede un cambiamento, l’influsso della tecnologia nelle nostre vite
lo esige, la globalizzazione, la contingenza economica, le nuove direttrici di senso non ci consentono di rimanere silenti replicanti di ciò che c’è stato
prima di noi.
Bene, allora cambiamo, ma non così, non come stiamo facendo ora. Non permettiamolo, perché poi non si potrà tornare indietro. E guardando
i ragazzini di oggi viene da chiedersi se non sia già
troppo tardi. Non sono persone quelle che camminano oggi per le strade, ma brutte copie dei personaggi televisivi di turno. Mini-tronisti e soubrettine
stanno contagiando la società come una nuova peste.
Il mondo sta cambiando.
E stiamo consegnando ai nostri bambini un ruolo che non possono fronteggiare. Li stiamo costringendo a crescere troppo in fretta, a credersi grandi
e a dover nascondere la loro fragilità in un vestito
firmato che li obbliga a essere come gli altri, perché non sono più disposti a essere diversi, perché
è troppo difficile alzare la testa e dichiararsi ciò che
si è. Se noi siamo cresciuti con i rassicuranti cartoni Disney, ora i bambini crescono con telefilm che
ostentano il successo e che scimmiottano i reality
che tanto affascinano alcuni grandi. E mentre noi
guardiamo della gente chiusa in una casa come
bestie in uno zoo, i nostri bambini crescono nella
gabbia, più grande ma pur sempre tale, di una società che li soffoca, li vincola, li trasforma in fenomeni da baraccone.
Il mondo sta cambiando.
E non possiamo fermarlo.
Non impediamo il cambiamento: sarebbe inutile e controproducente. Continuiamo a camminare
per le strade del mondo, ma ricominciamo a farlo
a testa alta, verso una metà e non allo sbaraglio,
con qualche ideale a farci da guida.
Io non voglio che la televisione cammini per le
strade. Voglio persone, esseri umani, Vite. E a noi
tutti, oggi, spetta il compito di dare direzione al caotico vagare di un’Umanità un po’ smarrita.
Romina Tamerici
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Vita di Comunità
I bambini di terza elementare
si preparano alla Prima Comunione
I
l cammino per arrivare ad incontrare Gesù
è veramente lungo, a volte un po’ faticoso,
sempre bello e soprattutto impegnativo.
Se ne stanno accorgendo i bambini di terza elementare che hanno iniziato a camminare con noi
catechiste dall’inizio di questo anno catechistico
per arrivare preparati a ricevere Gesù nel loro cuore.
Ogni incontro è momento di confronto, di scoperta e di crescita. Così è stata per loro anche la
giornata che hanno vissuto il 30 marzo 2014. Una
domenica intensa, che è stata caratterizzata da due
momenti importanti di questo cammino.
La giornata è stata dedicata al ritiro vicariale
a Cepino con tutti i bambini della Valle che come
loro riceveranno la Prima Comunione quest’anno.
I bambini hanno affrontato con gioia questa
esperienza e, dopo i primi momenti di incertezza,
si sono lasciati trascinare dal loro caratteristico entusiasmo e hanno trascorso il ritiro mettendocela
tutta.
Durante i due momenti di gruppo i bambini
hanno riflettuto sull’Ultima Cena, rispondendo ad
alcune semplici domande (siamo attenti ai bisogni
degli altri?, troviamo la forza di stare in pace?, dove?) e riscoprendo anche qui quanto è grande e
bello l’amore del Signore verso di noi.
I bambini in ogni gruppo hanno realizzato un
cartellone che riproducesse i segni dell’Ultima Cena: pane, vino, acqua, la parola del Signore, la luce… e preparato una preghiera dei fedeli.
Tra un momento di riflessione e l’altro i bambini
hanno pranzato al sacco e, complice il sole, hanno
giocato diventando amici.
loni e le preghiere dei fedeli sono state lette da un
bambino per gruppo; al termine della Messa ogni
bambino ha ricevuto un pane benedetto da portare
a casa e condividere con la propria famiglia.
Stanchi ma felici i bambini sono tornati a casa
per avere il tempo di prepararsi perché per la serata hanno ricevuto un invito speciale a un Gran
Galà rivolto a tutta la famiglia: una cena particolare
dove l’ospite d’onore era Gesù.
Tutte le famiglie al completo, ben vestite per
l’occasione importante, si sono presentate puntuali
alle 19.15 in oratorio.
Ogni famiglia è stata chiamata per nome e salendo al piano superiore ha partecipato ad alcuni
Verso le 16 ci siamo recati per la messa nella
chiesa di Cepino, dove ci hanno raggiunto i genitori. Una bella Messa dove i bambini hanno ringraziato Gesù per la bella giornata passata insieme. Al
momento dell’offertorio sono stati portati i cartel-
23
Vita di Comunità
gesti. Don Luca ha lavato a tutti le mani, segno
di purificazione dal peccato, e, entrati in salone,
ognuno ha apposto la sua firma su un cartellone
per sottolineare la sua presenza.
Una volta seduti è stato letto il brano del vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e,
benedetto il cibo, Don Luca ha preso il pane, lo ha
spezzato e messo in tavola.
Tra una portata e l’altra abbiamo vissuto due bei
momenti, uno di gioco, con protagoniste le mamme, e l’altro proprio speciale e molto emozionante:
a ogni bambino è stata consegnata la propria veste
per la Prima Comunione.
Vivere questa cena è stato come rivivere la Messa, ogni momento aveva il suo perché: la chiamata, perché Gesù ci chiama per nome e noi siamo
disponibili a rispondere in modo positivo; l’ascolto
della Parola del Signore; la benedizione del pane e
la condivisione di questo che ci mette in comunione tra noi.
Al centro della tavolata c’era una sedia vuota…
Gesù era tra noi con il suo Spirito.
Ringraziamo tutte le persone che hanno preparato, fin dal giorno prima, questa bella cena e che,
per tutta la serata, non ci hanno fatto mancare nulla.
Ringraziamo tutte le famiglie che hanno accettato con gioia di partecipare a questo banchetto.
Ringraziamo i bambini che con la loro semplicità e il loro entusiasmo stanno facendo crescere
anche noi.
Stefy e Ilenia
24
Diario della Comunità
Diario della comunità
Il CarneValle
D
ame e signori di Venezia che danzano per
il vialone ondeggiando tra i coriandoli,
seguiti da uno stormo di piccoli piccioni.
Giovani punkettari che con i loro vestiti stracciati e
le alte creste viaggiano su un double bus rosso, seguiti dalla famiglia reale inglese. Piccoli garibaldini,
arlecchini e carte da scopa che sfilano in corteo verso
il Campanone di Città Alta, mentre gli ultras dell’Atalanta fanno un gran baccano. Tulipani colorati e dolci
olandesine che portano allegria e ballano intorno ad
un mulino a vento.
Non stiamo passando da un sogno a un altro o
facendo zapping alla televisione. È quello che chi
ha partecipato al CarneValle 2014 ha visto sfilare
per il vialone principale di Sant’Omobono Terme.
Il CarneValle è la sfilata di carri e maschere che
anche quest’anno è stata proposta ai paesi della
Valle Imagna per creare un bell’evento che entusiasma tanto i bambini ma che, si sa, piace anche
agli adulti.
La manifestazione si è tenuta domenica 23
febbraio a partire da Ponte Pietra fino al campo
sportivo di Selino Basso, dove poi sono avvenute le
premiazioni e gli alpini hanno distribuito le chiacchiere, il dolce immancabile a Carnevale.
Il tema principale di quest’anno è stato Le città del mondo. Ogni paese, anche in collaborazione
con altri, ha infatti scelto una città e poi intorno
a essa ha creato uno o più carri, scenografie, personaggi e costumi, con grandissima attenzione ai
dettagli.
Le parrocchie di Selino Basso e Cepino si sono
unite per portare fino a noi Venezia. C’erano sia i
piccioni (tanti piccoli bambini che frullavano le ali
insieme) sia i gondolieri con una gondola a grandezza reale. Dal suo trono, poi, il Doge controllava
il ballo in maschera che stava avvenendo nella via,
con tante coppie di dame e signori vestiti sontuosamente per lo speciale galà.
Mazzoleni e Valsecca, invece, hanno scelto Londra. Hanno preparato un immenso double bus rosso, il classico pullman inglese, il Big Ben con la regina d’Inghilterra che salutava la folla, una cabina
telefonica e i Beatles in concerto. C’erano anche
tanti giovani in jeans strappati e capelli colorati o
con la cresta, piccoli spazzacamino e tazze da the.
Il gruppo più numeroso è stato quello di Corna
Imagna, Fuipiano e Locatello che insieme hanno
riprodotto molti aspetti di Bergamo, spaziando
nella sua storia. Infatti c’era un bel gruppetto di
garibaldini, in uniforme ufficiale e con tanto di fucili in polistirolo, che marciava seguendo il carro
che riproduceva molto fedelmente il Campanone
di Città Alta, con tanto di preti e vescovo.
Alcuni giornalai trasportavano una versione gigante del nostro Eco di Bergamo, facendo il confronto tra una pagina del giornale di vecchia data e
una di recente pubblicazione, per far notare come
nel tempo molti aspetti siano cambiati.
Una novità molto apprezzata è stata la Polenta
Pedalata. Un gruppo di volontari distribuiva al pubblico la polenta al cioccolato, realizzata grazie alla
forza di chi pedalava per mescolare la polenta nel
grande calderone. Un carro è stato dedicato poi al
Giupì e alla Margì, che non mancano mai quando
si parla di Bergamo e carnevale.
25
Diario della Comunità
Decisamente il caos maggiore al CarneValle è
stato portato dagli ultras atalantini, che con trombette e cori hanno urlato il loro amore per la Dea
per tutta la sfilata.
Infine, Berbenno e Selino Alto hanno presentato
Amsterdam, la capitale dell’Olanda. Per Berbenno
è stato il primo anno di partecipazione al CarneValle, mentre Selino Alto ha già più esperienza e ha
dato un aiuto fondamentale per la buona riuscita
del progetto. L’organizzazione è stata affidata agli
animatori degli adolescenti, che hanno riunito tutti
i volontari possibili per allestire al meglio i carri. I
ragazzi hanno dipinto il grande mulino (realizzato
da un artigiano), i fiori e tutti gli elementi della scenografia, mentre delle abili sarte hanno realizzato
per tutti vestiti da tulipano o da olandesina. I Paesi
Bassi sono famosi per le biciclette e infatti c’era
anche un ciclista sul carro, oltre che un pittore. Il
montaggio definitivo degli elementi è avvenuto a
Selino Basso, in modo da avere uno spazio grande.
Questo gruppo ha vinto il premio simpatia!
Grazie anche alla bella giornata, il numero di
persone presenti è stato davvero elevato, tra gruppi con i carri e pubblico. Indubbiamente i bambi-
ni si son divertiti parecchio e l’allegria non è mai
mancata, ma il piacere maggiore l’hanno avuto gli
organizzatori dei carri perché hanno vissuto degli
gioiosi momenti di comunità durante la preparazione del progetto nei propri paesi.
Maura Locatelli
Sfilata di Carnevale a Berbenno
O
ltre a partecipare al carneValle, a Berbenno è stato anche organizzata un’altra sfilata di carnevale,
che si è tenuta domenica 2 marzo. Oltre al carro che ha partecipato alla manifestazione valdimagnina ne sono stati preparati altri, come la casa dei Barbapapà. Coriandoli e stelle filanti
ovunque, finita la parata, che dalla piazza è arrivata fino a Piazzasco, i bambini, dai travestimenti più vari,
hanno potuto divertirsi e ballare per qualche ora.
Maura Locatelli
26
Diario della Comunità
27
Diario della Comunità
Mascheràda de Berbèn – La fevvra di elessiù
«Vota Martino! Il sindaco più di… vino!».
E
chi non voterebbe Martino? Il burbero vecchietto che, pur di farla pagare al vicino
Piero (che sia un po’ geloso di lui?), decide
di candidarsi sindaco di Berbenno, in vista delle
imminenti elezioni di giugno. Già al primo comizio
si assicura il voto di tutti i concittadini con promesse concrete e di facile realizzazione come una pista
di sci che scende da San Piro, il riscaldamento a
pavimento sotto l’asfalto e il portare il mare fino a
Berbenno. Anche il parroco viene trascinato nella
propaganda, sebbene cerchi di non essere implicato. Ma alla parola Atalanta i suoi principi crollano e
non esita a dare il proprio appoggio.
Tutti sono emozionati per questa nuova avventura: la moglie Gemma e la figlia Ambrogina più
di tutti! Solo alla fine si scopre che Martino è stato
coinvolto a sua insaputa in una truffa e la commedia si conclude, come di consueto, con una gran
baraonda.
28
La Mascheràda de Berbèn, questo spettacolo in
lingua bergamasca inscenato da soli uomini, ci accompagna da nove edizioni e quest’anno ha portato allegria anche agli ospiti della casa di riposo Santa Maria a Laxolo. Il 23 marzo, invece, in occasione
della mezza quaresima, gli attori e il bandì hanno
raggiunto il borgo medievale del Cornello dei Tasso
(Camerata Cornello) per portare il messaggio della
Mascheràda pure là.
Dietro alle risate assicurate, grazie ad attori
sempre allegri e un po’ matti, infatti, c’è sempre
un insegnamento che alla fine viene proclamato.
Quest’anno quello che l’Associazione Mascheràda
de Berbèn ha voluto trasmettere è che votare è importante ma bisogna cercare di scegliere, tra i candidati, quello capace di fare promesse più concrete.
Maura Locatelli
Diario della Comunità
Vita comune 2014
L
a fedeltà è quell’ingrediente indispensabile
perché ogni rapporto umano possa esistere. È la colla che tiene insieme i pezzi, la
nota che crea l’armonia, la luce che illumina il foglio. La fedeltà è qualcosa di insostituibile, necessario. Palpabile tanto è importante nelle nostre vite.
Se manca la fedeltà, ce ne accorgiamo, non è come
perdere un centesimo o un orecchino. Se manca
la fedeltà, ci si sente scoperti, fragili e incompleti.
Proprio la fedeltà per la sue rilevanza è stata
scelta come tema della vita comune che noi adolescenti abbiamo vissuto durante quattro di questi giorni di Quaresima. Stando insieme per tutto
questo tempo, condividendo il tetto (l’oratorio), la
camera (il salone) e la cucina, abbiamo percepito
la presenza della fedeltà nella condivisione, nell’aiuto, nel rapporto con Dio.
La collaborazione nei lavoretti quotidiani, ha
spinto ognuno a prendersi cura degli altri. Abbiamo constatato che la fedeltà si può anche donare
o richiedere e che, se il gioco funziona, il risultato
è meraviglioso.
Tramite la visione di un film, l’incontro con due
psicologi e dei giochi tematici la presenza della fedeltà è diventata ogni giorno via via più decisa.
29
Diario della Comunità
Infine nei momenti di preghiera abbiamo potuto riflettere in intimità con il Signore, facendo il
punto sul nostro personale rapporto con lui, riflettendo sulla nostra fedeltà alla Sua Parola, alla Chiesa, al prossimo.
Un elemento significativo della convivenza sono state le lettere. Per tutti i quattro giorni delle
buste vuote (su ciascuna delle quali erano scritti i
nostri nomi) sono state appese nella stanza della
preghiera. Ogni giorno le buste si riempivano pian
piano di dediche e pensieri da parte di chi in quelle
quattro giornate aveva scoperto qualcosa di bello
in qualcun altro, magari esprimendo la sua stima,
portando alla luce delle cose da cambiare oppure
ancora promettendo fedeltà.
Ringraziamo Diego, Catita, Anna, Michele, don
Luca e tutti gli altri che ci hanno permesso di fare
quest’esperienza e hanno convissuto con noi, facendo un po’ da mamme e papà. Grazie ancora.
Giulia Colombo
A conclusione delle giornate di vita comune i nostri ragazzi delle medie e gli adolescenti di Selino Alto
e Berbenno, aiutati da alcuni genitori, hanno partecipato alla raccolta viveri dell’operazione Mato Grosso.
Abbiamo raccolto una tonnellata di generi alimentari e 220 euro di offerte. Grazie a tutti!
30
Diario della Comunità
La cena del povero
S
ara Nicoli di Ponteranica e Roberto Vecchi
di Zanica sono due giovani che nell’estate
del 2013 hanno deciso di dedicare un po’
del loro tempo agli altri, impegnandosi in un’esperienza di volontariato nelle missioni diocesane in
Bolivia. Sara è stata ospite della missione di Suor
Giusy Manenti ad Azangaro, sull’altipiano di Potosi. Roberto invece ha trascorso il suo tempo nella missione di Tarija, dove lavora don Alessandro
Fiorina. Nella serata di venerdì 28 marzo hanno
condiviso con noi questa esperienza di vita, che è
stata occasione di crescita e maturazione personale, oltre che di servizio agli altri.
Sara ci ha resi partecipi della vita dura che i minatori fanno nella mina d’argento nascosta nella
montagna del Cerro Rico: ore ed ore immersi nella
polvere, in condizioni di lavoro dove la sicurezza
è un optional e i lavoratori sono sempre a rischio.
Una vita dura, per guadagnare il pane e garantire
alla propria famiglia delle condizioni di vita dignitose.
Roberto ci ha invece raccontato della comunità di accoglienza dove sono ospiti giovani e adulti
profondamente segnati dalla piaga dell’alcolismo e
per questo emarginati da tutti e spesso rifiutati, per
vergogna, dalla famiglia d’origine.
Sono state due testimonianze molto toccanti,
che hanno provocato una riflessione molto semplice: con 600 euro (raccolti durante la cena) non
si cambia certamente il mondo, ma è importante
tenere viva la memoria e continuare a lasciare dei
piccoli segni di speranza, che ci ricordano come
sia importante impegnarsi in prima persona nella
costruzione di un mondo fraterno.
Ai nostri bambini e ragazzi abbiamo consegnato
in Quaresima il sacchetto e la lattina dove mettere i
propri risparmi per questi poveri. Li raccoglieremo
sabato 19 aprile, durante la preghiera di benedizione delle uova pasquali. Possa sorgere per i fratelli e
le sorelle boliviani una Pasqua di speranza.
don Luca
31
Diario della Comunità
TUTTI AL MARE!
Per terza media
e adolescenti
sto
dal 23 al 29 ago
Campiscuola estivi 2014
Casa Arcobaleno - Torrette di Fano (PU)
Costo: € 190
tare,
Per quinta elemen
media
prima e seconda
dal 29 agosto
al 3 settembre
Costo: € 170
Saremo ospiti della Casa Arcobaleno di Torrette di Fano (PU), in autogestione. Le nostre
mamme faranno da mangiare, i ragazzi dovranno pulire la casa e lavare i piatti!
• Per la realizzazione dei campiscuola al mare è necessaria la presenza di almeno 35 iscritti
per ogni turno, per poter contenere i costi di trasporto in pullman e le spese di affitto.
• Le iscrizioni si ricevono da giovedì 24 aprile fino a domenica 25 maggio. Non si ricevono
iscrizioni dopo tale data. La caparra è di 50 euro, il resto va versato entro il 30 giugno.
• Giovedì 24 aprile alle 20.45 presso l’oratorio di Berbenno verrà fatta la presentazione dei
campi. In seguito sarà organizzato un incontro con i genitori dei partecipanti.
•
32
Diario della Comunità
Piano terra
Venne ad abitare in mezzo a noi
Il CRE 2014 dal 23 giugno al 18 luglio
P
are strano parlare di CRE quando l’estate
è ancora lontana, ma mancano solo pochi
mesi e rieccoci di nuovo nella splendida
avventura del CRE, che quest’anno si svolgerà da
lunedì 23 giugno a venerdì 18 luglio.
Il tema intorno a cui ruota tutto il CRE è impegnativo e complesso e lo recita benissimo il sottotitolo: Venne ad abitare in mezzo a noi. Abitare, significa diverse cose:
• abitare la terra, creata e illuminata da Dio, affidata all’uomo fin dai tempi della Creazione;
• ma anche abitare l’oratorio, una vera e propria
casa per grandi e piccini, dove il vero segreto è tenere una porta sempre aperta.
Quattro sono le parole che “rimano con abitare”
e completano il tema: entrare, custodire, costruire
ed infine, al termine, uscire. E per fare tutto questo
occorre essere attenti e ascoltare.
La storia di quest’anno sarà tratta da un classico
della letteratura inglese, I viaggi di Gulliver, in cui il
nostro Gulliver italiano, in spedizione con tre amici,
giungerà su un’isola in apparenza disabitata, incontrando anche misteriose statue parlanti.
Le iscrizioni al CRE 2014 si ricevono a Selino
Alto martedì 20 e mercoledì 21 maggio, dalle
16.00 alle 18.30.
A Berbenno giovedì 22, venerdì 23 e sabato
24 maggio, dalle 16.00 - 18.30.
Per i bambini e ragazzi di Selino Alto sarà a disposizione il pulmino per il trasporto a Berbenno.
Vuoi fare l’animatore al CRE 2014?
Come ben sai le cose belle richiedono tempo e preparazione. Se desideri fare l’animatore
al prossimo CRE, ti invitiamo a iscriverti e a partecipare al corso di formazione e alle diverse
iniziative che ci aiutano ad entrare nella proposta del CRE 2014.
Ecco cosa devi fare per diventare animatore:
• Aver frequentato almeno la prima superiore.
• Mandare un messaggio a don Luca entro il 25 aprile tramite Facebook, Whatsapp o SMS al
347.012.60.55 (se lo vedi e glielo dici anche di persona va bene lo stesso!).
• Venire in oratorio lunedì 28 aprile alle 19.30. Mangeremo la pizza insieme e, dopo un momento di preghiera con i coordinatori, ti illustreremo nei dettagli i momenti di formazione che
proporremo.
• Tenerti libero durante tutti i lunedì sera del mese di maggio: saranno le serate nelle quali si
terranno questi incontri. Non puoi mancare!
33
Diario della Comunità
Anniversari di matrimonio
U
na delle celebrazioni più belle della comunità cristiana è quella degli anniversari di matrimonio: un’occasione preziosa
per dire grazie al Signore per l’amore che dona agli
sposi; una richiesta perché Egli continui a rendere
forti i coniugi nella fedeltà reciproca; un momento
importante perché i figli siano accanto ai loro genitori per tutto il bene ricevuto da loro.
Le nostre comunità parrocchiali celebreranno
dunque gli anniversari di matrimonio Domenica 11 maggio a Berbenno. In questa domenica,
gli sposi saranno accolti in oratorio per le ore
10.00. Lì saranno raccolte le fedi nuziali, che saranno benedette durante la celebrazione. In processione si raggiungerà poi la chiesa parrocchiale, dove
comincerà la celebrazione Eucaristica, durante le
quali saranno rinnovate le promesse matrimoniali.
Al termine della Messa, gli sposi sono invitati a
radunarsi in oratorio per un aperitivo augurale con
tutti i convenuti.
Invitiamo a partecipare alla celebrazione tutte
le coppie che festeggiano il 5°, 10°, 15°, 20°,
25°, 30°, 35°, 40°, 45°, 50°, 55° e oltre anniversario di matrimonio, Per ulteriori chiarimenti ci
si può rivolgere in casa parrocchiale a Berbenno.
don Luca
Celebrazioni degli anniversari di matrimonio 2014
Noi _________________________________ e _____________________________________
sposi da ______ anni e residenti a ______________________________________________
via __________________________________, n. _____, telefono _____ / _______________
desideriamo partecipare alla Celebrazione degli anniversari di matrimonio che si terrà
Domenica 11 Maggio alle ore 10.30 nella Chiesa parrocchiale di Berbenno
Il presente tagliando va consegnato entro il 9 maggio in sacrestia a Selino Alto
oppure nella casa parrocchiale di Berbenno.
34
Diario della Comunità
Brembilla - Cartolina in 3D
Nascita di capolavori
D
urante questi mesi abbiamo avuto il piacere di ospitare tre ragazzi di Laxolo che,
puntuali ogni lunedì, a Casa Santa Maria,
hanno lavorato sodo con altri tre ospiti nella costruzione in plastico di alcune località del territorio di
Brembilla. Questo progetto nasce da un bando finanziato dal Comune di Brembilla; la creatività e la
fantasia di ragazzi, ospiti e animatrice hanno fatto
il resto. I plastici sono stati realizzati con materiale
di recupero e le località scelte per la realizzazione
sono state: l’antica chiesetta in Località Gavazzone,
Rifugio dei Lupi di Brembilla, un roccolo e la contrada Colle d’ Asino nelle vicinanze della contrada
Cerro. Al termine del percorso abbiamo deciso di
mostrare a tutti i loro manufatti con una mostra
presso Casa Santa Maria e la consegna a ognuno
di un diploma al merito e all’impegno. È stata una
bellissima esperienza perché, oltre ad aver creato
dei veri e propri capolavori completamente identici alle località originali e con poco materiale a
disposizione, è nato un rapporto speciale tra ospiti e ragazzi. Forse è proprio questo il successo di
questo progetto: due generazioni così distanti tra
loro che però hanno saputo mettersi in gioco e soprattutto divertirsi! Cogliamo l’occasione in questo
spazio per ringraziarli dell’impegno e la costanza
dimostrati in questi mesi, speriamo che magari il
prossimo anno siano ancora disponibili per qualche altro progetto in comune!
Le animatrici Cristina, Cinzia e Grazia
35
Calendario
Calendario aprile 2014
LITURGIA
21
22
23
Lun
Mar
Mer
24
Gio
25
26
27
28
29
30
Ven
Sab
Dom
Lun
Mar
Mer
Lunedì dell’Angelo
San Marco Evangelista
In Albis depositis
Santa Caterina da Siena
IMPEGNI PARROCCHIALI
15.00 Santa Messa a san Pietro (Berbenno)
20.45 Consiglio Pastorale Parrocchiale (Berbenno)
20.30 Consiglio Pastorale Vicariale (Selino Basso)
20.45 Presentazione campiscuola estivi al mare (Berbenno)
Festa dei chierichetti in Seminario
17.00 Santa Messa a Ceresola
Canonizzazione Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II
19.30 Primo incontro con gli animatori del Cre 2014
20.45 Incontro dei catechisti (Berbenno)
Calendario maggio 2014
LITURGIA
1
Gio
San Giuseppe lavoratore
2
Ven
Sant’Atanasio
IMPEGNI PARROCCHIALI
9.30
20.00
15.00
20.00
20.30
3
4
Sab
Dom
5
Lun
6
Mar
7
Mer
8
Gio
9
Ven
10
Sab
11
12
Dom
Lun
13
Mar
14
Mer
36
Santi Filippo e Giacomo
III Domenica di Pasqua
Beata Pierina Morosini
Santa Maddalena
di Canossa
IV Domenica di Pasqua
Santa Grata
San Mattia apostolo
17.00
18.00
20.00
20.45
20.00
20.45
20.00
20.00
20.30
20.00
20.30
17.00
20.30
10.30
20.00
20.00
20.45
20.00
Ritiro bambini e genitori della prima comunione (Rota Imagna)
Santa messa di inizio del mese di Maggio (Blello)
Prove dei cresimandi (Mazzoleni)
Santa Messa a Foppo (Berbenno)
Preghiera e confessioni per genitori, padrini e madrine
dei cresimandi (Selino Basso)
Santa Messa a Ca’ Previtali
Celebrazione vicariale della Confermazione (Mazzoleni)
Santa Messa in via Ronco Bisolo (Selino Alto)
Consiglio Pastorale Parrocchiale (Selino Alto)
Santa Messa in via Avogadro (Berbenno)
Incontro del Gruppo Missionario (Berbenno)
Santa Messa a Blello
Santa Messa alla Scuola d’Infanzia (Berbenno)
Cantifesta (Berbenno)
Santa Messa in via Pascoli, bivio per Berbenno (Selino Alto)
Cantifesta (Berbenno)
Santa Messa a Ca’ Passero
Serata finale Cantifesta (Berbenno)
Celebrazione degli Anniversari di matrimonio (Berbenno)
Santa Messa in via Clozzolo (Selino Alto)
Santa Messa in via Europa (Berbenno)
Incontro genitori III media (Berbenno)
Santa Messa a Blello
Calendario
15
Gio
16
Ven
17
Sab
18
19
Dom
Lun
V Domenica di Pasqua
20
Mar
San Bernardino da Siena
21
22
Mer
Gio
23
Ven
24
Sab
25
26
Dom
Lun
27
Mar
28
Mer
29
30
Gio
Ven
31
Sab
VI Domenica di Pasqua
San Filippo Neri
Visitazione della
Beata Vergine Maria
20.00
20.00
20.45
14.30
17.00
10.00
20.00
20.00
20.45
20.00
20.00
16.30
20.00
20.45
14.30
17.00
10.30
20.00
15.00
20.00
15.00
20.00
20.00
20.30
Santa Messa in via Penisolare e via Bellentrino (Selino Alto)
Santa Messa in Seriola (Berbenno)
Celebrazione penitenziale genitori I Comunione (Selino Alto)
Prove della Messa di prima comunione (Selino Alto)
Santa Messa a Ceresola
Celebrazione Santa Messa di Prima Comunione (Selino Alto)
Santa Messa in via Sottariva (Selino Alto)
Santa Messa a Piazzasco (Berbenno)
Incontro dei catechisti (Selino Alto)
Santa Messa a Blello
Santa Messa presso la cappella di via Gandino (Selino Alto)
Confessioni ragazzi elementari e medie (Selino Alto)
Santa Messa in via Brembilla (Berbenno)
Celebrazione penitenziale genitori I comunione (Berbenno)
Prove della Messa di prima comunione (Berbenno)
Santa Messa a Ca’ Previtali
Celebrazione Santa Messa di Prima Comunione (Berbenno)
Santa Messa in via Ca’ del Leo (Selino Alto)
Confessioni per i ragazzi delle scuole medie (Berbenno)
Santa Messa a Ca’ Locatelli (Berbenno)
Confessioni per i ragazzi delle scuole elementari (Berbenno)
Santa Messa a Blello
Santa Messa in via Consasco (Selino Alto)
Rosario vicariale di chiusura del mese di maggio (Cornabusa)
17.00 Santa Messa a Ca’ Passero
CELEBRAZIONI PER IL MESE DI MAGGIO
Giovedì 1 maggio alle ore 20.00 ci raduneremo insieme con le parrocchie di Selino Alto e Berbenno nella chiesa parrocchiale di Blello per celebrare la Santa Messa di inizio del mese di maggio
dedicato a Maria.
Ogni sera durante la settimana, come da calendario, ci ritroveremo per celebrare la Messa alle ore
20.00 in una frazione delle nostre comunità:
• il lunedì e giovedì nelle frazioni di Selino Alto;
• il martedì e venerdì nelle frazioni di Berbenno;
• il mercoledì nella chiesa parrocchiale di Blello.
Le famiglie sono invitate a recitare almeno una decina del Rosario ogni sera. Sarà messo a disposizione un foglio con le indicazioni per la preghiera del Rosario con l’indicazione dei Misteri per i diversi
giorni della settimana, accompagnati da un breve brano biblico e una riflessione.
Venerdì 30 maggio alle ore 20.30 tutte le parrocchie del Vicariato sono invitati a ritrovarsi presso
il Santuario della Cornabusa per la recita del Santo Rosario a conclusione del mese di maggio.
37
Recensioni
La grande bellezza
Un Premio Oscar meritato
I
niziamo con il dire che La grande bellezza è
un film che va visto, non si può raccontare e
per arrivare a comprenderlo non basta una sola visione. Gli attori sono tutti magnifici e il regista
sembra aver voluto rappresentare, in una visione
quasi onirica ed estrema, la volgarità e la vacuità
che caratterizza l’età contemporanea.
Un ruolo fondamentale lo gioca l’alternanza tra
musica sacra e dance che scandisce i vari momenti
di luce e oscurità del film.
La scelta di Roma (in estate) sembra appropriata, in quanto da sempre massimo esempio di
splendore monumentale.
Si parte proprio da un gruppo di turisti giapponesi che si lascia incantare dalla città tanto che uno
di loro, per la troppa emozione di fronte a tanta
bellezza, viene colpito da infarto e muore.
Il protagonista è Jep Gambardella (Toni Servillo), sessantacinquenne giornalista napoletano trapiantato a Roma, diventato famoso per un unico
intenso romanzo scritto quarant’anni prima. Oggi
intervista donne e uomini celebri ma spesso senza
meriti particolari, per una rivista di grande prestigio.
Attorno a lui, una moltitudine di vite scontente,
tutte prede del denaro e delle convenienze e incapaci di trovare serenità e senso della vita. Tra que-
ste spiccano il quasi vero amico, scrittore di teatro
fallito (Carlo Verdone) e la spogliarellista (Sabrina
Ferilli) con la quale sembra possa nascere una storia d’amore.
Jep trascorre le notti nei salotti che contano,
a ballare sulle terrazze della Roma-bene e come
dice lui «a parlare di vacuità, perché non vogliamo
misurarci con la nostra meschinità». Nulla vale più
per lui, né il merito, né l’impegno, né la serietà, né
l’entusiasmo, né la dignità, né l’amicizia. Neppure
la fede lo conforta perché è deluso di fronte alla
superficialità degli atteggiamenti di alcune figure
religiose. Niente attorno a lui ha senso e i suoi discorsi sono spietatamente cinici sia verso se stesso
sia verso i suoi cosiddetti amici. Egli appare sempre con il sorriso sornione e compiacente di chi è
sempre al centro della festa ma non della propria
vita. E solo nel silenzio e nella solitudine dell’alba,
quando cammina insonne per la città deserta, ritrova la speranza di ritornare a scrivere e un profondo senso di nostalgia per un amore inappagato
della sua giovinezza.
Nemmeno l’incontro per un’intervista con una
celebre santa, che ricorda Madre Teresa di Calcutta,
lo solleva, perché ella rappresenta forse uno stile di
vita troppo distante da quello a cui lui è abituato.
Egli avverte ormai che, alla sua età, l’unica via possibile di salvezza, di riscatto, di pace con il mondo
e con se stesso è la morte, che prima considerava
come un fastidio, un trucco di scena e ora intuisce
essere la sola grande bellezza che la vita garantisce
a tutti.
A questo punto, mi sento di dire che il film vale
la pena di essere visto, fosse solo per provare a
riflettere, proprio in questo tempo di Quaresima,
sui mali della nostra società e sulla consistenza del
nostro vivere, per non perderci anche noi come Jep
nel vortice della vanità e del vuoto.
Marika Vettori
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Anagrafe
Defunti
Masnada Pietro
Masnada Bernardino
Borella Santina
di anni 89
morto il 7 novembre 2013
a Daly City (Stati Uniti)
di anni 70
morto il 9 gennaio 2014
a Ponteranica (BG)
di anni 94
morta il 29 gennaio 2014
a Berbenno
Locatelli Primo
di anni 79
morto il 31 gennaio 2014
a Saint Aubin (Francia)
Todeschini Vittoria
di anni 87
morta il 18 marzo 2014
a Laxolo di Brembilla (BG)
Locatelli Francesca
di anni 88
morta il 22 febbraio 2014
a Grandson (Svizzera)
Todeschini Andrea
di anni 83
morto il 25 marzo 2014
a Selino Alto
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NOTIZIE UTILI
Don Luca Gattoni parroco
Casa parrocchiale via Roma, 8 tel. 035 861007
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cell. 3336793073
Figlie della Carità
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Scuola d’Infanzia - Selino Alto tel 342.849.73.28
Sito web dell’oratorio
www.oratorioberbenno.altervista.org
ORARIO SANTE MESSE
Giorni festivi
Ore 17.00 Ore 18.00 Ore 7.30 Ore 9.00 Ore 10.00
Ore 10.30 Ore 18.00 Ceresola – Ca’ Previtali – Ca’ Passero
(a rotazione ogni tre settimane)
Selino Alto
Berbenno
Blello
Selino Alto
Berbenno
Berbenno
Giorni feriali a Berbenno
Lunedì, mercoledì e giovedì ore 7.15 Lodi e S. Messa.
Martedì e venerdì ore 19.45 Vespri e Santa Messa.
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Giorni feriali a Selino Alto
Lunedì, mercoledì e giovedì alle ore 16.30.
Martedì e venerdì ore 8.00
Mercoledì ore 20.00 a Blello (nella casa comunale)
Eventuali cambiamenti di orario o sospensioni per motivi
particolari saranno comunicate per tempo.
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Notiziario Insieme anno III numero 2