Insieme Notiziario delle comunità parrocchiali di Blello, Berbenno e Selino Alto PASQUA 2014 GAUDET MATER ECCLESIA CANONIZZAZIONE 27 APRILE 2014 1 INDICE Insieme Anno III - Numero 2 Pasqua 2014 Buona pasqua! ....................................................................... pag. 3 Direttore responsabile: Don Luca Gattoni In primo piano Il primo anno di Papa Francesco......................................... pag. 4 Perché Giovanni XXIII è santo? ........................................... pag. 5 Perché Giovanni Paolo II è santo? ....................................... pag. 6 Direttore di redazione: Romina Tamerici Redazione: don Luca Gattoni, Giulia Colombo, Maria Locatelli, Maura Locatelli, Nino Loconte, Luana Nava, Stefania Pozzi, Federica Salvi, Romina Tamerici. Altri collaboratori: Diego Mosca, Gian Maria Salvi Foto a cura della Redazione Stampa Tipolitografia ALGIGRAF Brusaporto (BG) - Tel. 035.68.43.42 [email protected] Si ringraziano tutte le persone che hanno collaborato. Vita di comunità Le nostre comunità camminano insieme............................. Programma della Settimana Santa...................................... Il Mercoledì delle Ceneri ..................................................... Messa dell’ammalato .......................................................... Ascoltare, ricordare, pregare ............................................... La Solennità dell’Annunciazione a Blello ............................. I bambini di terza elementare si preparano alla Prima Comunione............................................................... pag. 12 pag. 14 pag. 15 pag. 16 pag. 17 pag. 18 pag. 23 Diario della comunità Il CarneValle ........................................................................ Mascheràda de Berbén........................................................ Vita Comune 2014 .............................................................. La cena del povero.............................................................. Tutti al mare! ...................................................................... Piano terra - Cre 2014 ........................................................ Anniversari di matrimonio ................................................. Brembilla - Cartolina in 3D ................................................. pag. 25 pag. 28 pag. 29 pag. 31 pag. 32 pag. 33 pag. 34 pag. 35 Calendario aprile - maggio ............................................... pag. 36 Insieme Notiziario delle comunità parrocchiali di Blello, Berbenno e Selino Alto PASQUA 2014 Recensioni - La grande bellezza........................................ pag. 38 Anagrafe ............................................................................. pag. 39 Pappa Reale - Vite dentro il tubo catodico GAUDET MATER ECCLESIA 2 CANONIZZAZIONE 27 APRILE 2014 1 Buona Pasqua! Buona Pasqua! D omenica 27 aprile a Roma si svolgerà un avvenimento veramente storico: in Piazza san Pietro si ritroveranno quattro giganti della fede, quattro Papi che hanno segnato la storia della Chiesa degli ultimi cinquant’anni. Papa Francesco, insieme con Papa Benedetto, celebrerà la canozzazione di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II. Mi sembra bello e doveroso porgervi gli auguri pasquali a partire da questo momento così significativo per la storia della Chiesa: • il fatto che si ritrovino insieme nella stessa piazza quattro Papi ci dice una cosa veramente grande: il Signore ci ha donato quattro uomini capaci di guidare la Chiesa in momenti storici impegnativi e difficili come quelli che stiamo vivendo. La familiarità di Papa Giovanni, il camminare per il mondo intero di Papa Giovanni Paolo II, la profondità e l’umiltà di Papa Benedetto, l’apertura di nuovi orizzonti per la Chiesa da parte di Papa Francesco, ci donano la certezza che il Signore non ci lascia mai soli nel nostro cammino! I discepoli sfiduciati e scoraggiati erano convinti che con la morte in croce di Cristo si fosse conclusa in maniera deludente e lacerante l’avventura di un grande amicizia con Colui nel quale avevano riposto sogni e grandi speranze: a loro il Risorto è apparso la sera di Pasqua, ha donato lo Spirito, la fiducia e il vigore per riprendere il loro cammino! Il Signore ci ha donato quattro grandi Papi, per dire che è proprio lo Spirito Santo a guidare la Chiesa, a mettere le persone giuste, al posto giusto, nel momento giusto! Il Signore ci apra gli occhi per cogliere questo grande segno di speranza, offerto in maniera speciale a tutte le persone che vivono momenti difficili, di prova, di sofferenza, di fatica e di delusione. • Questi quattro grandi Papi ci dicono che nella nostra vita di fede abbiamo bisogno di un salto di qualità: occorre avere il coraggio di una crescita personale nella fede, fatta di ascolto della Parola di Dio, di preghiera, di partecipazione all’Eucaristia, di Carità! Sono queste le sorgenti che rendono viva la fede, senza le quali le motivazioni che spingono una persona prima o poi vengono meno. Il Signore ci doni nuovo slancio nella fede e nuova generosità. • La celebrazione della canonizzazione attirerà a Roma milioni di persone: questo fiume vivente di uomini e donne, giovani e anziani, ci ricorda che la Chiesa è una famiglia. Nel nostro mondo dove emergono spesso piccole storie meschine e grette di egoismi personali, di indifferenza, di ricerca affannosa del proprio interesse, di un’esasperato tentativo di affermazione di sè stessi, siamo richiamati con forza all’esperienza comunitaria del Vangelo. Solo coltivando la familiarità, la fraternità, la comunione con gli altri, la generosità, l’apertura al mondo, potremo trovare il senso pieno della nostra vita e della nostra fede. Il Signore ci aiuti a creare legami forti di fraternità nella fede. Questo è l’augurio semplice che vorrei consegnarvi per la Pasqua. don Luca, con don Donato, Madre Giuseppina, Madre Mariangela e Madre Carla 3 In primo piano In primo piano Il primo anno di Papa Francesco Ha trasmesso l’idea di una Chiesa più aperta al mondo, orientata ai poveri e alla misericordia. Propone la gioia della fede. J orge Mario Bergoglio, optando, dopo l’elezione a Papa, per il nome del Poverello di Assisi e per il titolo di Vescovo di Roma, ha fatto subito intendere quale era, per lui, il compito della gerarchia ecclesiale e dei cristiani: recuperare lo spirito evangelico delle origini, interessarsi dei poveri, assumere uno stile modesto e combattere le derive mondane che avevano danneggiato l’immagine dell’Istituzione voluta da Gesù e affidata a Pietro. Non a caso, nel suo primo discorso al pubblico, esordì con un saluto ai presenti in piazza e chiese loro di pregare per lui, con ciò facendo intuire al mondo il suo spirito innovativo. Da allora, tutti i suoi gesti, le sue parole, le invocazioni, le scelte fatte e le decisioni prese hanno rappresentato una novità assoluta, già rilevabile dal fatto che è il primo gesuita e il primo argentino a diventare Pontefice. Unico anche a scegliere il nome di Francesco, a conservare la sua Croce pettorale d’argento, a rifiutare l’anello d’oro, la papamobile e l’appartamento in Vaticano, preferendo quello più modesto nella Casa Santa Marta, nonché a pagare di tasca propria la stanza dell’albergo dove aveva soggiornato durante il conclave. Un approccio tipico di chi è sempre stato umile e misericordioso con gli abi- 4 tanti poveri delle periferie di Buenos Aires, non temendo di mescolarsi a essi. Un modo di agire che ha contribuito a farlo apprezzare, amare ed eleggere, da diversi giornali, uomo del 2013, anche per effetto delle sue manifestazioni in pubblico, della cordialità sempre mostrata a tutti, dell’amore per i bambini e dei rapporti affettuosi, per telefono o per lettera, anche con atei, tra i quali il giornalista Eugenio Scalfari che ha osato perfino dire che il Santo Padre di fatto, ha abolito il peccato. Opinione, questa, decisamente errata. Un Papa che chiede di pregare per lui sa benissimo che, in quanto uomo, anch’egli può peccare, stimolato dal demonio, da quel tentatore, il maggior successo del quale - come ha detto nel libro Il cielo e la terra in cui egli e l’ebreo Abraham Skorka esprimono il loro pensiero religioso - è stato quello di farci credere che non esiste, ai nostri giorni, e che tutto possa essere risolto su un piano umano. Per questo invita chi pecca a rendersene conto, pentirsi e domandare perdono. Che gli sarà dato, come fece Gesù al ladrone crocifisso accanto a Lui. No, non ha eliminato il peccato, Papa Francesco, ha semplicemente invitato i Cardinali a elaborare una dottrina più morbida e indulgente sulla morale sessuale e familiare. Che permetta di battezzare i figli di coppie non sposate; che, se approvata dal Sinodo dei Vescovi sulla famiglia il prossimo ottobre e nel 2015, consenta la Comunione ai divorziati, in quanto ci sono norme o precetti ecclesiali che possono essere stati molto efficaci in altre epoche ma che non hanno più la stessa forza educativa, per cui non si deve avere paura a rivederle, magari rendendo più snella e facile la prassi sul riconoscimento di nullità del matrimonio. Modernizzazione da Bergoglio ritenuta un contributo indispensabile alla società, soggetta a un individualismo postmoderno e globalizzato che favorisce uno stile di vita che snatura i vincoli familiari, e spinge i giovani a non sposarsi e i figli a soffrire. Per il Pontefice, trattasi di un lungo cammino che la Chiesa deve compiere per risponde- In primo piano re ai bisogni spirituali e materiali del popolo, nonché degli omosessuali sui quali non si permette di esprimere giudizi. Da qui la sua convinzione che occorra riconvertirla a una maggiore dimensione pastorale. Ovvio che ciò abbia fatto sorgere alcune perplessità dai tradizionalisti che non accettano l’interpretazione rivoluzionaria di Bergoglio. Che ha, invece, contestato il peccato clericale dei sacerdoti che si chiudono in loro, ritenendosi auto sufficienti, e degli Episcopi che si sentono Vescovi di aeroporto o di saloni. Prevale, nel Papa, il desiderio di una Chiesa povera, per i poveri che non possono aspettare; che spieghi e faccia accettare la verità del Vangelo; soprattutto che, tenendo conto delle attuali condizioni di mentalità e usanze, insegni ad amare il prossimo. Emigranti compresi, vittime del rifiuto e dello sfruttamento, della tratta delle persone e del lavoro schia- vo. È un dovere accoglierli, in memoria di Gesù che fu un profugo. Francesco predica contro ricchezze e privilegi e invita chi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, ad andare a Messa, perché quel Confesso che diciamo all’inizio non è un pro forma, è un vero atto di penitenza di coloro ai quali l’anima impone una continua purificazione per essere in pace con se stessi. Atti e parole, i suoi, che spingono a prestare più attenzione ai temi etici e religiosi, facendogli guadagnare la benevolenza di molti, fedeli e non, grazie al coraggio e alla semplicità del suo messaggio. Che piace ai credenti che lo sentono parlare al cuore delle genti alle quali si dedica con affetto e semplicità. La speranza è che ciò aiuti a scoprire e alimentare la fede e a vivere da bravi Cristiani. Senza fermarsi alla sola e spontanea simpatia. Don Egidio Todeschini Due Papi Santi Domenica 27 aprile Papa Francesco celebrerà la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II Perché Giovanni XXIII è santo? A ngelo Roncalli era un uomo con una pazienza serena, capace di sopportare i disagi e le prove della vita. Fin da giovane fece il proposito di alimentare sempre la fede, non lasciarla invecchiare mai, cercando di rimanere sempre bambino di fronte a Dio, come insegna Gesù nel Vangelo. Fu un sacerdote libero da ambizioni di carriera e capace di cordiale collaborazione. Come Vescovo prima e come Romano Pontefice poi, seppe sempre curare una forma collegiale nell’esercizio dell’autorità, con una cura speciale per i sacerdoti e la loro formazione, come per i laici spronandoli a un apostolato responsabile. È a partire da questo costante desiderio di far crescere nella fede che si impegnò per favorire la partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia, così come ebbe sempre una spiccata sensibilità ecumenica. Visse la fede con una sensibilità vicina alle forme della pietà popolare: il culto eucaristico nelle 5 In primo piano sue diverse espressioni come la visita e l’adorazione del SS. Sacramento, la devozione al Cuore di Gesù, la devozione alla Madonna con la recita del Rosario e la visita a molti santuari, la venerazione dei Santi, la preghiera per i defunti, la pratica dei pellegrinaggi. Fu capace di comunicare prediligendo forme semplici e immediate, con immagini tratte dalla vita quotidiana, riuscendo a entrare subito nel cuore delle persone. La sua santità lo ha portato a indicare le vie del rinnovamento nel grande solco della tradizione. Tratti della santità di Papa Giovanni XXIII Una santità sostanziale La santità di Papa Giovanni XXIII è fondata sulla fede in Gesù Cristo che nel mistero della Croce rivela la misericordia del Padre che con la sua provvidenza guida la storia e manda il suo Spirito per rinnovare la Chiesa e il mondo. Per Roncalli credere significa abbandonarsi con fiducia all’amore di Dio, coltivare un affettuoso rapporto di amicizia con Gesù e lasciarsi condurre in piena obbedienza e pace dallo Spirito Santo. La santità, centrata sulla carità e illustrata dalle Beatitudini evangeliche, è vissuta da Papa Giovanni nella costante ricerca della volontà di Dio, nella pratica quotidiana delle opere di misericordia e nell’impegno a favorire in qualsiasi modo la fraternità, l’unità e la pace tra tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Questa santità esige un sano spirito ascetico, che in Papa Roncalli si concretizza nella virtù di una pazienza serena, capace di sopportare i disagi e le prove della vita; si esprime nella magnanima compassione verso le debolezze altrui, unita a un sincero sforzo di conversione personale; è alimentata e sostenuta dalla speranza della vita eterna, alla quale si prepara con un frequente pensiero alla morte. Roncalli si è mantenuto fedele al proposito espresso alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale, quando manifesta l’intenzione di approfittare di qualsiasi circostanza «per alimentare la fede, non lasciarla invecchiare mai, educarla a fortezza maschia e ardente, e insieme a tenerezza ineffabile e a simpatica ingenuità. È il caso di applicare anche qui il grande consiglio di Gesù: Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli (Mt 18,3)» (Giornale dell’anima, n. 409). Una santità ordinaria Per Papa Giovanni la santità non ha bisogno di essere accompagnata da fenomeni straordinari né da forme eccezionali. Essa matura nelle circostanze ordinarie della vita e si manifesta nelle situazioni che accomunano tutti gli uomini. Anzitutto si attua nel contesto familiare, mediante relazioni umane affabili, caratterizzate da generosità e spirito di servizio, tolleranza e perdono. La sua è una santità operosa, che trova conferma nella dedizione appassionata al lavoro quotidiano, anche in assenza di gratificazioni immediate. Tale attività è libera da ambizioni di carriera e capace di cordiale collaborazione. Altro evidente tratto della santità giovannea è evidente nel suo equilibrato uso dei beni: dignitosamente sobrio, amministra il denaro con parsimonia e con disinteresse personale, sempre attento ad aiutare chi ha bisogno. Poveri, esuli, terremotati, amici, confratelli, parenti: tutti trovano in lui soccorso e solidarietà concreta. Pur animato da un raffinato gusto per l’arte e le cose belle, non dimentica quali sono le necessità primarie delle persone. Verso se stesso, accetta con fiduciosa pazienza disagi fisici e malattie, si prende cura della propria salute senza eccessive preoccupazioni. Una santità popolare Papa Giovanni è fortemente radicato alla sua terra di origine, alle devozioni della sua infanzia, alla tradizione della Chiesa e al magistero dei suoi 6 In primo piano pastori. La sua santità è abbondantemente nutrita dalle varie forme della pietà popolare: il culto eucaristico nelle sue diverse espressioni come la visita e l’adorazione del SS. Sacramento; la devozione al Cuore di Gesù, la pietà mariana con la recita del Rosario e la visita a molti santuari, la venerazione dei Santi, la preghiera per i defunti, la pratica dei pellegrinaggi. Il tratto popolare della santità si evidenzia anche in un profondo senso di solidarietà con l’intero Popolo di Dio: sostiene la forma collegiale nell’esercizio dell’autorità, ha una cura speciale per i sacerdoti e la loro formazione, stima e valorizza i laici spronandoli a un apostolato responsabile; favorisce la partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia, nutre una spiccata sensibilità ecumenica. Anche nel suo modo di comunicare predilige le forme semplici e immediate, fa ricorso a immagini tratte dalla vita quotidiana, entra subito in empatia con le persone, anche le più semplici e modeste, non disdegna di utilizzare i grandi mezzi di comunicazione per raggiungere il maggior numero possibile di persone. Una santità personale Superando il pericolo di una pratica devota dispersiva e di un ideale di santità solo emulativa e impersonale, Roncalli sviluppa un modo personale di concepire la santità, centrato su Gesù Cristo e focalizzato sulla Croce. Lo mostra bene una famosa pagina del suo diario: «Delle virtù dei santi io devo prendere la sostanza e non gli accidenti. Io non sono san Luigi, né devo santificarmi proprio come ha fatto lui, ma come comporta il mio essere diverso, il mio carattere, le mie differenti condizioni. Non devo essere la riproduzione magra e stecchita di un tipo magari perfettissimo. Dio vuole che, seguendo gli esempi dei santi, ne assorbiamo il succo vitale della virtù, convertendolo nel nostro sangue e adattandolo alle nostre singole attitudini e speciali circostanze» (Giornale dell’anima, n. 303). Una santità radicale In un discorso del 1907, parlando del cardinal Cesare Baronio, Roncalli afferma: «Che cosa è il santo? […]. Sapersi annientare costantemente, distruggendo dentro e intorno a sé ciò in cui altri cercherebbe argomento di lode innanzi al mondo; mantener viva nel proprio petto la fiamma di un amore purissimo verso Dio, al di sopra dei languidi amori della terra; dare tutto, sacrificarsi per il bene dei propri fratelli, e nell’umiliazione, nella carità di Dio e del prossimo seguire fedelmente le vie segnate dalla Provvidenza, la quale conduce le anime elette al compimento della propria missione – ognuna di queste ha la sua –; e tutta la santità sta qui». In questa definizione di santità Roncalli mette molto di sé, del suo modo di intendere il rapporto con Dio e la declinazione di esso nelle relazioni con gli altri. La santità si costruisce sulle macerie dell’amor proprio, di quell’io che deve progressivamente morire per lasciare posto a Dio. La santità di Papa Giovanni: una grazia per il mondo Il cardinale Suenens disse che la vita di Papa Giovanni è stata una grazia per il mondo. È stato grande per la sua semplicità e immediatezza, per la sua umiltà e discrezione, per il suo coraggio e la sua forza. Egli ha fatto sentire viva la Chiesa all’uomo di oggi. Ha indicato le vie del rinnovamento nel grande solco della tradizione. Gli uomini hanno riconosciuto la sua voce, voce che parlava loro di Dio, ma anche di fratellanza, di riaffermazione della giustizia sociale, di costruzione della pace a livello mondiale. Dichiarandolo santo, la Chiesa addita la spiritualità di Papa Giovanni, ritenendola accessibile a tutti e adatta per il nostro tempo. don Ezio Bolis 7 In primo piano Perché Giovanni Paolo II è santo? A nch’io ero presente in Piazza San Pietro con i miei amici arrivati dalla Polonia. Ricordo che stavamo pregando intensamente con tutti... Un momento particolare fu quando nell’appartamento pontificio si è accesa e successivamente spenta la luce. Abbiamo avuto la sensazione che si trattasse proprio di quel momento. Ricordo le parole di Mons. Sandri quando ha annunciato che il Santo Padre era ritornato alla casa del Padre. Ricordo anche il silenzio che in quell’istante è calato sulla piazza. Ci siamo inginocchiati tutti. In quel momento ho pensato che fosse necessario e opportuno sfruttare quell’attimo particolare e affidare al Papa che stava tornando alla Casa del Padre tutte le mie intenzioni, tutto ciò che avevo nel mio cuore, e così ho fatto. Ho sentito anche il profondo desiderio di urlare: «È morto il Santo», ma ho avuto paura di essere preso per uno squilibrato e ho taciuto. Oggi me ne pento: se allora avessi cominciato a gridare, forse la Piazza si sarebbe unita a me in questo grido e oggi avremmo già finito tutto. Penso, guardando oggi dalla prospettiva del processo concluso, che sia stato un bene che allora non abbia gridato. Il processo canonico ha permesso di rendere più oggettiva la convinzione del popolo di Dio circa la santità di Giovanni Paolo II. Il grido e le scritte Santo subito!, che hanno accompagnato i funerali, non erano solo l’espressione di un’esaltazione o di un isterismo collettivo, ma avevano le loro radici nell’esperienza storica dell’incontro con una persona che con tutta la sua vita aveva realizzato l’ideale cristiano di santità, vivendo di Dio e testimoniando il Suo amore. Chiamati verso la santità Come disse nel 1997, Giovanni Paolo II, nell’omelia tenuta durante la Messa per la beatificazione di Karolina Kozkowna a Tarnow, in Polonia, nella nostra vita l’incontro con un santo fa sorgere in noi sentimenti di vergogna e di speranza. La vergogna per il senso della nostra inadeguatezza e della distanza tra la santità e la realtà della nostra vita; la speranza, perché non vi è nessuno dei santi che non abbia sperimentato la stessa inadeguatezza e non abbia lottato e combattuto contro la propria debolezza, spiccando con l’aiuto della grazia di 8 Dio un volo alto. I santi sono la chiara prova della veridicità delle parole dell’Arcangelo Gabriele rivolte a Maria: «Nulla è impossibile a Dio!». La santità, dunque, è il dono di Dio, ma è anche il compito dell’uomo. Quel quotidiano superare se stesso e i propri limiti, quella sorprendente domanda «Lo dici a me?», colta sulla bocca di Matteo e che ci fa arrossire. Una domanda che ci fa sentire rivestiti della fiducia di Dio, che ci spaventa e che però ci mette anche le ali... Ecco la fatica di essere uomo e l’affascinante sfida di vivere da santo! Nella vita pratica la fatica di superare noi stessi, di perseverare nel bene e di ritrovare la forza quotidiana in Colui che ci rinnova la sua fiducia, si esprime nella realizzazione delle virtù. Ogni ritratto di santità è un mosaico delle virtù, è un mescolarsi di fede, di speranza e di carità, un pieno di prudenza, di giustizia, di fortezza, di temperanza, un gareggiare tra povertà, castità, obbedienza e umiltà. Il processo canonico di beatificazione e di canonizzazione è un tentativo di scoprire come l’uomo, che si è scoperto destinatario della chiamata di Dio, è riuscito nella propria vita ad articolare gli sforzi per cogliere la grazia e dare una risposta concreta alle sfide del momento vissuto. In primo piano Le virtù di Papa Giovanni Paolo II Fede Il Beato Giovanni Paolo II era un uomo di preghiera. In lui il desiderio di perfezione si manifestava così forte da tenerne sempre desto lo spirito attraverso l’incessante orazione e l’ascolto meditato della parola di Dio. Il centro della sua vita era costituito dall’Eucaristia. La sua fede profonda è la confidenza nell’aiuto divino negli eventi critici della vita, nonché il totale abbandono al materno aiuto della Beata Vergine Maria, si manifestavano con particolare forza nei momenti di oscurità, come, per esempio, dopo il tragico attentato del 1981 o durante la dura prova dell’avanzamento della malattia. Le sue visite alle parrocchie romane, i numerosi viaggi apostolici e gli insegnamenti contenuti nelle sue omelie, nelle Encicliche e nelle catechesi del mercoledì facevano trasparire, dietro la sicurezza della dottrina, una personale vita di fede e lo zelo per la salvezza delle anime e il desiderio di far conoscere al mondo intero Cristo, l’Unico Salvatore dell’uomo e il suo Redentore. Speranza La radicale e quasi connaturale devozione allo Spirito Santo lo predisponeva a una visione del mondo improntata dall’incrollabile speranza so- prannaturale. Fu questa a spingerlo a desiderare con tutto se stesso il Regno dei cieli e la vita eterna, riponendo la sua fiducia nelle promesse di Cristo, confidando nella misericordia di Dio e appoggiandosi sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo. Nelle numerose sofferenze morali e durante la malattia fisica Egli giunse ad annunziare il prezioso valore salvifico della sofferenza umana unita al mistero della Croce di Cristo. Ha sostenuto l’anelito alla libertà dei popoli oppressi da vari regimi e totalitarismi, affermando la dignità inviolabile di ogni essere umano. Ha promosso e rinvigorito il dialogo ecumenico, cercando l’unità e la pace nella viva speranza di una futura piena comunione coi fratelli separati. Un segno straordinario della sua speranza fu la fiducia che ripose nei giovani, speranza della Chiesa del domani. Carità Egli fu sempre animato da un grande fuoco d’amore. La sua propensione verso l’Alto, alimentata dall’amore all’Eucaristia e dalla preghiera, così come la costante ricerca del cuore dell’uomo per persuaderlo ad amare sinceramente il Signore, furono le vere motivazioni su cui si centrava ogni sua azione. La sua carità verso il Signore si esprimeva, oltre che nel costante e tenero dialogo con Lui, anche nell’ardente desiderio di compiacerLo nell’agevolare il cammino verso il cielo di altre persone. La carità operosa fu lo strumento primario dell’azione evangelizzatrice. Non tralasciò l’esercizio di nessuna delle opere di misericordia. Diede da mangiare e da vestire ai bisognosi, si prese cura dei senza tetto, si preoccupò della sorte dell’anziana parente, condivise il dolore dei sofferenti, destinò loro denaro di sua proprietà, visitò ammalati e prigionieri. Nondimeno, istruì, consigliò, consolò gli smarriti di cuore, offrì il proprio perdono all’attentatore e a quanti l’avevano offeso, sopportò con pazienza le persone a lui ostili. Si rapportava con tutti con rispetto, evitando ogni tipo di maldicenza, creava piuttosto comunione e amicizia intorno a sé. Prudenza La fonte della prudenza esercitata dal Beato Giovanni Paolo II fu l’intima comunione con Cristo soprattutto nei prolungati tempi di preghiera. Nel raccoglimento seppe discernere le diverse questioni del suo ministero, da quelle di portata planetaria - ad esempio, il dialogo interreligioso - a quelle più ordinarie - come i consigli ai suoi collaboratori - nelle pubbliche esortazioni o nelle difficili circostanze politico-sociali. 9 In primo piano Giustizia La stessa intima comunione con Cristo lo portò alla fonte della giustizia in Dio Padre, per poi rifletterla verso gli altri, considerando equamente diritti e doveri di ciascuno. Fondamento della sua azione morale è stata la difesa della dignità umana. Poiché l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, affermò ripetutamente che nulla può cancellare in lui tale identità e sottolineò che il valore di una società dipende dal modo in cui essa tratta i suoi membri più deboli e sofferenti. Fortezza Il primo motto, «Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!», pronunciato durante la celebrazione di apertura del ministero, segnò il programma del suo lungo Pontificato, rimanendo vivo nei cuori dei fedeli anche dopo la sua morte. Numerose sono state, nell’arco della sua vita, le prove permesse da Dio per forgiare come l’oro la resistenza e la tempra del suo servo. L’infanzia non facile, segnata da tre lutti, e l’entrata in seminario proprio nel periodo in cui la guerra ne aveva imposto la chiusura, corroborarono certamente il suo coraggio. Come Arcivescovo di Cracovia mai esitò davanti ai numerosi ostacoli posti dal regime comunista polacco al diritto di professare la propria fede. Con fortezza seppe intervenire a favore dei diritti delle persone, senza sommuovere tuttavia l’ordine pubblico, combattendo da buon cristiano la sua battaglia anche quando tali impedimenti apparivano insuperabili. Come Sommo Pontefice, il 13 maggio 1981, giorno che segnò l’inizio di una seconda fase del suo pontificato, ebbe dal Signore la grazia di poter versare il proprio sangue in nome della fede, come egli stesso disse in riferimento all’accaduto. Verso la fine degli anni ’90, apparvero i primi sintomi del morbo di Parkinson, che piano piano lo ridusse a esercitare il suo ministero da una sedia a rotelle. Tutti hanno vissuto con particolare partecipazione e ammirazione la forza con cui seppe affrontare, specie negli ultimi anni, gli impegni pastorali in quelle difficili condizioni. Temperanza Giovanni Paolo II guadagnò l’abito virtuoso della temperanza conducendo uno stile di vita d’esempio per molti: nel lavoro come nel riposo, nella cura della propria persona come nell’utilizzo dei beni materiali, fu in tutto disciplinato e padrone di sé. In lui le passioni non prendevano il sopravvento sulla ragione, sulla volontà e sul cuore. 10 Povertà Visse il consiglio evangelico della povertà in conformità al modello di Gesù povero. Nato in una famiglia di ceto medio, fu formato al sacrificio e alla rinuncia, conducendo una vita priva di agi e comodità che lo abituò a far uso unicamente del necessario. Mantenne questo stile di vita, con semplicità e senza alcuna ostentazione in tutte fasi della sua esistenza. Castità Giovanni Paolo II nell’arco di tutta la sua vita fu appassionato amante del vero, del bello e, perciò, di tutto ciò che è puro, perché opera della mano di Dio. Egli maturò poco più che ventenne la scelta di donarsi integralmente al Signore nella via del sacerdozio. Fino ad allora le sue amicizie e i suoi interessi erano stati sempre ordinati e non aveva mai dato segni di particolari eccessi o di passioni improprie. Dotato di fisico sportivo e di spirito atletico, seppe comunicare agli altri anche un sereno ed edificante rapporto con il proprio corpo. Obbedienza Come Gesù imparò a ubbidire dalle cose che patì, così anche Lui imparò a conformare la propria volontà alla volontà di Dio, manifestatasi nel corso In primo piano degli anni attraverso le differenti vicende della vita, le direttive dei superiori ecclesiastici o i moti interiori dello Spirito Santo. Umiltà Accolse la chiamata alla sequela del Signore nella via dell’umiltà così come Maria, umile ancella. Egli alimentò costantemente la sua pietà e venerazione verso la Vergine con la recita del Santo Rosario, la preghiera degli umili. Manifestò una particolare docilità allo Spirito Santo e per questo amava sostare lunghe ore in preghiera davanti a Gesù Sacramentato, mostrando non solo la sua enorme fede ma anche la sua profonda umiltà nel riconoscersi incapace di compiere qualcosa da se stesso senza l’aiuto di Dio. Ringraziava sempre e attribuiva a Dio i meriti di ogni dono ricevuto. L’eredità di Papa Giovanni Paolo II Oggi guardiamo la vita di San Giovanni Paolo II come un capitolo completo della storia più recente. Non è, però, un capitolo chiuso. Il suo messaggio è vivo e ispirante. I frutti spirituali della sua vita si vedono ancora oggi, non solo nel sentimento diffuso di una naturale umana nostalgia, improvvisamente prorompente nella nostra esistenza, come quando viene a mancare una persona cara e amata, ma anche nei molteplici propositi di approfondire e mettere in pratica quell’insegnamento che instancabilmente Giovanni Paolo II ha annunciato con la sua parola e la sua vita. In una delle sue opere letterarie più conosciute, la Bottega dell’Orefice, scriveva: L’amore non è un’avventura. Prende sapore da un uomo intero. Ha il suo peso specifico. È il peso di tutto il suo destino. Non può durare solo un momento. L’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore. Ecco perché si ritrova nella dimensione di Dio, solo Lui è Eternità. Oggi noi sentiamo la sua presenza così viva ed attuale perché la sua vita rivela e nasconde un anelito dell’Eternità nel donarsi con amore. Quell’amore non muore, perché più forte della morte è l’amore. È proprio questo il secondo motivo per il quale non si deve parlare di riposo: Caritas Christi urget nos! L’eredità spirituale di Giovanni Paolo II, quella realtà tutta insaporita dall’amore incoraggia, spinge, inquieta. Non è ora il tempo del riposo, ma è il tempo della faticosa ricerca di allargare l’orizzonte dell’amore vissuto. Nei Santi questa stessa ricerca coincide con l’Eternità. Noi siamo in cammino... Ogni quadro di santità è solo una fotografia del lungo processo di conquista personale portato avanti con il misterioso, prodigioso e potente intervento della grazia di Dio. È frutto dell’umile e scrupolosa ricerca delle tracce che l’acqua scaturita dall’Eterna Sorgente dell’umanità ha lasciato percorrendo il terreno della vita dell’uomo e trovando accoglienza nel suo cuore, nella sua volontà, nel suo impegno e nella generosità della risposta. Affidiamo a Maria, a Colei alla quale Giovanni Paolo II ha rivolto il suo umile Totus Tuus, il nostro pellegrinaggio quotidiano verso la Eterna Sorgente alla quale si abbeverano gli amici di Dio. Il tempo del processo di beatificazione è stato un dono offertoci dal Signore per poter approfondire la nostra conoscenza della persona di Giovanni Paolo II ed il nostro amore per lui. È stata un’occasione per conoscere il suo pensiero, la sua spiritualità. Nei giorni in cui il Papa polacco, concludendo il suo pellegrinaggio terreno, ritornava nella casa del Padre, milioni di persone, credenti e non credenti, cattolici e appartenenti alle altre confessioni religiose, vennero nella Città Eterna e, unendosi spiritualmente a lui, manifestarono amore, simpatia, gratitudine e solidarietà con il Papa morente. Tutti quanti erano unanimi nell’esprimere la loro convinzione della grandezza, straordinarietà e della santità di Giovanni Paolo II. Questa voce della gente, la vox populi, ha dato inizio a un evento ecclesiale stupendo come quello di un processo di beatificazione e canonizzazione. Con grande gioia e speranza abbiamo atteso questo giorno in cui la Chiesa attraverso le parole solenni del Suo Pastore e successore di Pietro, confermerà la fondatezza della Sua convinzione. Questo giorno è arrivato. La Chiesa riconosce che l’amore, che ha rivestito ed ha incarnato la vita di Karol Wojtyla, è stato da lui vissuto con la magnanimità e la semplicità della fede, orientando tutta la sua esistenza verso Dio, eterna sorgente. La sua vita può essere perciò offerta al popolo di Dio come luminoso esempio dell’eroicità cristiana. Il miracolo della guarigione dal morbo di Parkinson della suora francese è il sigillo divino che conferma e riconosce questo amore. La canonizzazione di Giovanni Paolo II è una sfida affinché ognuno di noi rinnovi dentro di sé la consapevolezza che la vita cristiana quotidiana nella sua semplicità, nel ripetersi ciclico degli eventi, costituisce la chiamata per vivere la fede in pienezza e con generosità. La santità è la misura alta della vita cristiana ordinaria. Mons. Sławomir Oder - Postulatore 11 Vita di Comunità Vita di comunità Le nostre comunità camminano insieme C ari fratelli e sorelle, avevamo cominciato il cammino quaresimale Contenti di camminare con Gesù, come ci suggeriva il titolo del libretto che la nostra Diocesi ha proposto alle famiglie delle nostre comunità parrocchiali. Fedeli al nostro impegno quotidiano di conversione, siamo ormai giunti alle soglie della Settimana Santa, che anche quest’anno ci aiuterà a rendere vive le celebrazioni pasquali, dove faremo memoria della Passione, Morte e Risurrezione del Signore Gesù. Prima di entrare nel vivo della Pasqua, riviviamo i momenti più significativi del nostro cammino quaresimale. • Il nostro cammino penitenziale è iniziato con il Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo. Davanti al Signore ci siamo cosparsi il capo di cenere per ricordare la nostra fragilità e debolezza e per essere confermati negli impegni di preghiera, digiuno e carità. • Venerdì 7 marzo il primo degli appuntamenti con la Via Crucis, animata nel pomeriggio dai ragazzi e la sera proposta in forme di preghiera diverse, che ci hanno aiutato a riconoscere il valore prezioso di questo cammino fatto insieme con 12 il Signore Gesù. Ricordiamo in particolare la Via crucis in dialetto bergamasco di venerdì 14 marzo, l’esecuzione dello Stabat Mater di Pergolesi, venerdì 21 marzo, e la Via Crucis animata dai ragazzi di terza media e gli adolescenti, venerdì 4 aprile, di cui vi parleremo nel prossimo numero. • Un grazie speciale va proprio ai bambini e ai ragazzi che ogni settimana, il venerdì con la Via crucis e la domenica con l’animazione della Messa domenicale, hanno aiutato le nostre comunità parrocchiali a camminare passo dopo passo verso la Pasqua. Aggiungere ogni settimana un’orma sulla strada del cammino quaresimale ci ha aiutato a comprenderne il senso più bello, non vedendo solo le fatiche e le difficoltà di una strada così impegnativa, ma cogliendo soprattutto la grandezza e la bellezza dell’amore del Signore Gesù, che ha camminato insieme con noi. • Un’appuntamento molto significativo è rappresentato dai gruppi biblici di ascolto del mercoledì sera nelle famiglie. Mi stupisco sempre dell’adesione così numerosa a questa proposta, che ci invita a far diventare pane quotidiano la Parola di Dio messa nelle nostre mani. Ringrazio in maniera particolare tutti gli animatori dei gruppi biblici e i partecipanti ai piccoli gruppi di Selino Alto e di Blello, che hanno accolto la proposta. Vita di Comunità • Ringrazio gli organizzatori della Cena pugliese di Sabato 8 marzo all’oratorio di Berbenno (sono stati donati alla parrocchia 565 come ricavato della cena). Mentre sabato 15 marzo si è svolta all’oratorio di Selino Alto la Cena del cacciatore, che ha visto una buona partecipazione: sono stati raccolti per la Scuola d’Infanzia 1.010 euro. Grazie a tutti per la generosità! • Nel cuore del cammino quaresimale, da giovedì 20 a domenica 23 marzo, un gruppo di 25 adolescenti si è ritrovato insieme con i catechisti per vivere quattro giorni di Vita comune in oratorio a Berbenno: condividere i pasti, la preghiera, il riposo, i compiti, la gioia e la fatica dello stare insieme è stata un’esperienza veramente soddisfacente, che si è conclusa con la raccolta viveri dell’Operazione Mato Grosso, che ci ha permesso di donare ai poveri una tonnellata di generi alimentari e 220 euro di offerte. Un grazie speciale va agli animatori degli adolescenti, per il loro impegno generoso e fedele. • Lunedì 24 marzo si è svolta la Veglia vicariale di preghiera in memoria dei missionari martiri, celebrata nel giorno in cui la chiesa ricordo il martirio di Mons. Oscar Arnulfo Romero. Alcune persone delle nostre parrocchie si sono radunate presso la chiesa di Selino Alto, per vivere questa serata in ricordo speciale dei 22 testimoni del vangelo, che nel 2013 sono stati uccisi per la loro fedeltà al Signore Gesù. Per ognuno di loro è stata accesa una candela ed è stato portato all’altare un biglietto con il nome e la località dove hanno versato il loro sangue. • Martedì 25 marzo abbiamo sfidato la neve, apparsa in maniera un po’ inattesa alla fine di questo inverno strano, per celebrare la Solennità patronale della Santissima Vergine Annunciata nella chiesa di Blello. Un numero significativo di persone non ha voluto mancare alla celebrazione della Santa Messa, a cui è seguito un piccolo momento conviviale in casa parrocchiale. • Domenica 30 marzo i bambini della prima comunione e le loro famiglie hanno vissuto una domenica veramente speciale. Prima con il ritiro al quale hanno partecipato tutti i ragazzi della Valle Imagna che quest’anno riceveranno per la prima volta l’Eucaristia. La sera con la Cena di Gran Galà all’oratorio di Berbenno, durante la quale sono state consegnate alle famiglie le vesti per la celebrazione della Messa di Prima Comunione. Una giornata veramente bella, intensa, emozionante per piccoli e grandi. • Infine, giovedì 2 aprile i bambini di seconda elementare si sono ritrovati a Blello per il ritiro in preparazione alla Prima confessione, che è stata celebrata domenica 6 aprile. Al momento di andare in stampa non abbiamo ancora a disposizione le fotografie di questi due avvenimenti: ve ne renderemo conto nel prossimo notiziario. Percorriamo ora gli ultimi passi del nostro cammino verso la Pasqua: il Signore Gesù con il quale abbiamo camminato in questa Quaresima ci faccia partecipi della gioia della sua Risurrezione. don Luca 13 Vita di Comunità Celebrazioni penitenziali per la Pasqua Lunedì 14 Aprile 16.45 Per i ragazzi delle elementari e medie (Selino Alto) 20.15 Per gli adolescenti del vicariato (Selino Basso) Martedì 15 Aprile 9.30 - 11.00 Per gli adulti (Selino Alto) 15.00 Per i ragazzi delle medie (Berbenno) 16.00 Per i ragazzi delle elementari (Berbenno) 20.30 Per giovani e adulti (Berbenno) Mercoledì 16 Aprile 9.30 - 11.00 Per gli adulti (Berbenno) 20.30 Per giovani e adulti (Selino Alto) Sabato 19 Aprile 9.30 - 11.30 e 15.30 - 18.00 16.00 - 18.00 Per tutti (Berbenno) Per tutti (Selino Alto) Triduo Pasquale Primo giorno: Passione e morte di Gesù Giovedì Santo 20.30 Messa “Nella Cena del Signore” (nelle tre parrocchie) 22.00 Adorazione notturna (Berbenno e Selino Alto) Venerdì Santo 9.00 Gesù, caricato della croce, viene condotto al Calvario Lodi mattutine - Conclusione dell’Adorazione notturna 12.00 L’agonia - Si fece buio su tutta la terra Ufficio delle Letture (Berbenno) 15.00 Gesù muore in croce - Via Crucis 20.30Azione liturgica della Passione e morte di Gesù (nelle tre parrocchie) Processione con il Cristo morto (Selino Alto e Berbenno) Secondo giorno: Fu sepolto - Discese agli inferi Sabato Santo Giorno della sepoltura e del silenzio 9.00 Lodi mattutine (Berbenno) Visita e bacio del crocifisso 11.30 Benedizione delle uova (Berbenno) - 15.00 (Selino Alto) I ragazzi sono invitati a consegnare il sacchetto e la lattina con le offerte raccolte a favore della Missione di Bolivia Terzo giorno: Risuscitò Sabato Santo 21.00 Veglia Pasquale (nelle tre parrocchie) Domenica di Pasqua Lunedì dell’Angelo 14 Sante Messe secondo l’orario festivo S. Messe 10.00 (Selino Alto) - 10.30 (Berbenno) - 15.00 (San Pietro) Vita di Comunità Il Mercoledì delle Ceneri I l mercoledì delle Ceneri è per tradizione cristiana il giorno che apre il cammino della Quaresima, il percorso di quaranta giorni che serve per prepararsi a celebrare la Pasqua. Quest’anno il mercoledì delle Ceneri è caduto il 5 marzo e nella speciale Santa Messa son stati ricordati i valori che servono per essere nella giusta disposizione di spirito al fine di accogliere il Signore dentro di noi e festeggiarlo nel momento della sua resurrezione. Uno di questi principi è quello della carità. Come si evince dal Vangelo di Matteo, letto in quella occasione, la carità va praticata senza esibirla agli altri ma umilmente, perché Dio vede anche ciò che è nascosto e sa ricambiare adeguatamente. Lo stesso vale anche per la preghiera. «E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinago- ghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» come scrisse Matteo. La celebrazione delle Ceneri serve anche a ricordarci la nostra mortalità e l’impegno penitenziale, fatto di digiuni e rinuncia alla carne, che bisogna osservare in Quaresima per avvicinarsi al Signore. Il significato delle ceneri benedette che vengono sparse sul capo dei fedeli è chiaro: tutto è polvere e polvere tornerà. Maura Locatelli 15 Vita di Comunità Messa dell’ammalato M artedì 11 febbraio è stata celebrata nella chiesa parrocchiale di Selino Basso, la Messa dell’ammalato. Quest’appuntamento annuale raccoglie i fedeli e i malati di tutta la Valle Imagna (e anche gli operatori medico/sanitari che si occupano di loro) per vivere insieme un momento di comunità e di riflessione. L’omelia di don Leone Messa si è basata sull’esempio di Madre Teresa di Calcutta, la santa che ha offerto la sua vita alla cura dei più deboli e indifesi. Lei, ogni mattina, prima di uscire per portare aiuto ai poveri, dedicava almeno tre ore alla preghiera, insieme alle consorelle. Diceva che per po- ter aiutare bene e con amore gli altri innanzitutto bisogna trovare la pace, l’amore e il bene in se stessi e questi momenti di isolamento e preghiera personale sono fondamentali per essere sempre nello spirito di amore e carità necessario per poter poi soccorrere coloro che ne hanno bisogno. Il senso del suo pensiero è molto chiaro: pregare e ascoltare la parola del Signore è indispensabile per star bene con noi stessi e riuscire quindi ad aiutare gli altri nel modo migliore possibile, con sentimenti positivi e amore che chi viene aiutato percepisce e che spesso è più utile dell’aiuto stesso. Durante l’eucarestia sono stati benedetti dei medicinali e tutti gli operatori medico-sanitari (dottori, farmacisti, infermieri, volontari…) della Valle Imagna che, grazie alla loro passione, professionalità e disponibilità sono un punto di riferimento basilare per gli ammalati, che in loro cercano sicurezze. È anche grazie ai questi momenti di preghiera e di riflessione che si può capire l’importanza dell’amore e delle attenzioni che tutti noi abbiamo bisogno di ricevere e donare. Durante la celebrazione è stata distribuita a tutti l’immaginetta della Madonna con la preghiera del Magnificat, un’occasione in più per poter riflettere e condividere la gioia del donare e del ricevere. Maria Locatelli 16 Vita di Comunità Ascoltare, ricordare, pregare Due momenti particolari sono stati vissuti nella chiesa di Selino Alto: venerdì 21 marzo l’esecuzione dello Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi e lunedì 24 marzo la Veglia di preghiera in memoria dei missionari martiri, nel giorno in cui la chiesa ricorda l’anniversario della morte di Mons. Oscar Romero. 17 Vita di Comunità La Solennità dell’Annunciazione a Blello Il freddo, il vento, la neve non hanno fermato coloro che hanno partecipato alla Concelebrazione presso la chiesa parrocchiale di Blello in occasione della Solennità patronale della Santissima Vergine Annunciata. Per i più coraggiosi, veramente una bella serata per pregare e fare festa insieme... 18 Pappa Reale Vite dentro il tubo catodico A nnoiati e stanchi della nostra giornata così normale, così dentro l’ordinario, arriviamo a un certo punto con il bisogno di staccare la spina e affacciarci a un nuovo mondo: un mondo parallelo, leggero, senza impegni. Ci armiamo di telecomando e spaparanzati sul divano svolgiamo un’attività che da sessant’anni a questa parte è diventata tra le più importanti delle nostre vite, è entrata a far parte del nostro modo di fare, del nostro modo di essere: accendiamo la nostra amata televisione, che ormai è diventata un membro fisso delle nostre famiglie, che con il suo flusso continuo di voci, di immagini e di movimenti ci tiene compagnia. I personaggi del mondo televisivo ci accompagnano durante questo momento di relax con il loro vociare ininterrotto, interagendo con gli ospiti che rispondono e intervengono per non far cadere il momento clou della trasmissione; a volte, addirittura, sembra che si rivolgano a noi, per non lasciarci andare, invitandoci continuamente a restare con loro una volta che scattano i fatidici due minuti (o più, per certe reti!) di pubblicità. Il sistema televisivo italiano quest’anno ha compiuto la bellezza di 60 anni. Una vita davvero lunga e interessante, oggetto di studi, testimone di tanti grandi momenti della nostra storia che ha voluto condividere con noi comuni mortali. È l’oggetto per eccellenza della gente comune e per la gente comune. Ci ha avvicinato ai grandi attori e attrici, che a loro volta hanno mostrato il loro lato più umano, più comune, più simile a noi. È stata divulgatrice di tante notizie importanti, teatro di sperimentazione per tante trasmissioni di successo, la conferma per tanti volti che ora sono famosi e amati. Come è incredibile che un oggetto così presente, così diffuso al giorno d’oggi abbia creato tutto questo: un sistema di informazione, di intrattenimento ben articolato! Ma allo stesso tempo si è anche diffuso un impero mediale conteso oggi da più reti affamate d’audience e soldi, a caccia di conferme, di vittorie, di denaro. A me sembra che la televisione di oggi si stia ammalando a causa del virus malefico degli interessi dei potenti che la governano. Molti studiosi hanno affermato che la televisione non è altro che il riflesso di quello che noi italiani siamo e la descrizione della nostra società d’oggi. Ma davvero è così? Davvero siamo noi la causa di una televisione che sta diventando malsana? Siamo davvero pronti a chiuderci in una casa lussuosa e super accessoriata ma con misteriosi antri bui in cui passano come minimo altre quaranta persone per svariati mesi all’anno, incluse le festività più importanti? Siamo davvero così disposti a vivere costantemente sotto controllo come delle cavie da laboratorio, dove l’esternare le proprie emozioni può implicare la nostra sopravvivenza o la nostra soppressione per volere di un pubblico esterno che non sa niente di niente di noi, se non cosa abbiamo mangiato, quando siamo andati in bagno, quando ci siamo cambiati e cosa abbiamo indossato, con chi abbiamo parlato? Vogliamo davvero darci in pasto a un pubblico che non sa quello che possiamo provare vivendo in quella situazione, se non l’ora in cui abbiamo riso, per chi abbiamo pianto e come mai ci siamo arrabbiati? Siamo davvero così disperati da condividere con persone estranee i nostri segreti senza neanche conoscerle solo perché il copione del programma ce lo ha imposto e magari, senza neanche saperlo, quello stesso copione agli altri ha ordinato di parlarci dietro alle spalle e di criticarci perché fa più scena, così, no? Siamo davvero degli illusi a credere che un qualcuno che controlla quel irrispettoso gioco che era stato scritto in un romanzo di quasi settanta anni fa (e completamente ribaltato a favore del format di questo programma, che all’inizio voleva dire speri- 19 Pappa Reale mentazione e non spazzatura come ora) ci possa far vincere dei soldi e ci possa dare una popolarità tanto agognata mettendo in gioco noi stessi, rendendoci a dir poco ridicoli di fronte a milioni di persone che via via, stanchi di vedere questi reclusi per la tredicesima e noiosa edizione, preferiscono altri programmi al nostro bel faccino? Siamo davvero così sperduti nel cercare di appellarci a una trasmissione dove una conduttrice sadica e faccia tosta a ogni storia piena di dolore (che sia vera oppure no), sfodera delle espressioni tristi così finte da sembrare delle maschere di cera (che poi lei chiama effetto dei neuroni specchio o qualcosa del genere)? Siamo davvero così imbambolati e impazienti nel sapere l’ultima bravata del macho di turno che rischia il carcere, dell’ennesima storia d’amore segreta della show girl di turno e del parto in diretta di un’attempata starlette che vuole essere perennemente al centro dell’attenzione? Siamo davvero così affamati di storie d’amore combinate e spettacolarizzate tra pretendenti e tronisti qualunque, che non hanno più niente degli amori che nascono ogni giorno tra la gente come 20 noi? Che fine ha fatto Shakespeare e i suoi idilli? Ora Giulietta è diventata una ragazza griffata dalla testa ai piedi, seduta su uno psuedo-trono a far disperare i suoi pretendenti per poi scegliere un Romeo dai muscoli pompati, gli innumerevoli tatuaggi e l’ennesima improbabile acconciatura alla calciatore famoso? L’amore ora scocca sotto gli occhi di un branco di critici (o qualunque altra cosa si reputano loro), del sorriso divertito dell’insofferente conduttrice e di milioni di telespettatori seduti comodi a godersi lo spettacolo? Ci rispecchiamo davvero nello stile di vita che abbracciano sei/otto ragazzi e ragazze che non hanno voglia di fare niente, che si lamentano del loro duro lavoro di festaioli, che passano le loro giornate tra lampade, palestra, chupitos, giri sul lungo mare a provarci con l’ennesimo/a tamarro/a come loro tra scenate di gelosia e avventure amorose di poco conto? Che fatica, eh? Crediamo davvero che una vita così leggera, senza pensieri e preoccupazioni sia l’ideale per noi? Ci rivediamo davvero in quei poveretti che vengono criticati per il look da un manichino vivente e da una pseudo-esperta di moda (roba da urlare Pappa Reale in faccia pure a loro ma come vi vestite?)? Siamo diventati così malati del fai da te da seguire una casalinga disperata trasformare un bidet in un facsimile di antico vaso cinese della dinastia Ming? Possiamo davvero essere capaci di rimanere incantati dell’impossibile storia di una donna snella e in salute che viene ricoverata in ospedale per un’apparente colica renale e improvvisamente si ritrova a fare la mamma perché in realtà quei dolori erano doglie e lei non sapeva di essere incinta? Davvero siamo diventati così? Davvero questi programmi tv ci ritraggono per quello che siamo nella realtà? Possibile che il nostro modo di vedere le cose sia così alla leggera da farci rifugiare, tramite svariati sotterfugi, in una realtà così telegenica, così piena di finzione e di meschinità? Mi rifiuto di credere che noi italiani possiamo accettare una descrizione del genere, specialmente di questi tempi. Non possiamo essere solo un popolo menefreghista e in cerca dei fatidici dieci minuti di popolarità. Perché, se fosse così, dovremmo rimpiangere i programmi delle origini, quando non esisteva la parola concorrenza, quando, anche in bianco e nero, con la voce gracchiante trasmessa dagli altoparlanti dei vecchi televisori, i protagonisti ci facevano sognare con i loro modi spensierati. L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non sulla popolarità, sulla meschinità e sulla non-curanza di quello che ci accade intorno. La televisione deve intrattenere, non dare dei modelli da seguire, la maggior parte negativi. Deve informare, non giocare sul dolore della gente. Deve entusiasmare, non addolorare, né nauseare. Non facciamoci contagiare da questa televisione piena di stereotipi e di mal costumi. Noi siamo noi. Non siamo vite da tubo catodico. Luana Nava La televisione per le strade I l mondo sta cambiando. E non mi riferisco al fatto che non ci sono più le mezze stagioni o che si stava meglio quando si stava peggio. Non è la solita litania che si può intonare in nome di una nostalgica rimembranza di tempi che furono. O forse sì, una malinconia diffusa per un mondo che sta andando alla deriva, un mondo perso. E noi giovani sembriamo aver smarrito la bussola. Il passaggio di consegne di valori e ideali pare aver subito un tracollo nelle ultime generazioni. Abbiamo smarrito le tradizioni, la forza, il coraggio, la speranza, la serenità. E come saremo in grado di passare queste cose ai nostri figli, se noi stessi ne siamo privi? Se un anello di una catena si incrina, è la catena stessa ad andare in frantumi. Il mondo sta cambiando. E noi siamo chiamati a far fronte a un orizzonte di senso che ci lascia impreparati. Eppure è proprio nella nostra capacità di reagire a queste nuove sfide che risiede la possibilità di riportare la società in binari, se non corretti, almeno non totalmente insensati. Ma ne siamo in grado? Se è legittimo chiederselo, lo è ancora di più dubitarne. 21 Pappa Reale Il mondo sta cambiando. Per le strade camminano mostruosità che non sappiamo comprendere, troppo lontane da noi. E no, non è solo questione di un normale gap generazionale, non è solo che siamo invecchiati e non sappiamo riconoscerci nei ragazzini di oggi. Se nelle vie dei paesini ancora si respira un clima vivibile, appena ci si sposta in città, in panorama umano che ci si propone lascia sconcertati. Branchi di ragazzini vestiti griffati, con pantaloni che sembrano aver dimenticato la loro funzione, visto che scivolano sotto le ginocchia. Va be’, la moda del momento, niente per cui sconvolgersi, del resto anche i pantaloni a zampa d’elefante o le minigonne hanno lasciato perplesse le generazioni di adulti che le hanno viste comparire nei guardaroba dei giovani qualche decina di anni fa. Il problema non è questo: non è il look del branco ma il suo movimento. Sono gruppi di giovani spersi, che alternano una parolaccia a uno sputo, che pensano solo a bigiare la scuola o a fumare e bere. Ragazzini che credono che per avere successo nella vita devono disinteressarsi di tutto, fare i duri, decidere da soli, seguire la massa. Ragazzine (s)vestite che si comportano come modelle viziate che cercano fortuna lontano dai banchi di scuola. Magari esagero, ma non sto descrivendo un’Apocalisse lontana. Già la mia generazione, quella che ora si sta immettendo nel mondo del lavoro (se la società glielo consente, visto l’andazzo) è stata artefice di questo pessimo cambiamento. Già noi abbiamo cominciato a camminare su una strada lontana dai valori che la fede (ma oserei dire il buon senso) ci aveva indicato. E le nuove generazioni paiono aver seguito il nostro pessimo esempio, continuando a esasperare la situazione. Che succederà, dunque, tra qualche anno? Il mondo sta cambiando. E noi lo stiamo lasciando cambiare. Del resto, ciò che non cambia muore. Il cambiamento è fisiologico e non necessariamente negativo. La nuova epoca storica richiede un cambiamento, l’influsso della tecnologia nelle nostre vite lo esige, la globalizzazione, la contingenza economica, le nuove direttrici di senso non ci consentono di rimanere silenti replicanti di ciò che c’è stato prima di noi. Bene, allora cambiamo, ma non così, non come stiamo facendo ora. Non permettiamolo, perché poi non si potrà tornare indietro. E guardando i ragazzini di oggi viene da chiedersi se non sia già troppo tardi. Non sono persone quelle che camminano oggi per le strade, ma brutte copie dei personaggi televisivi di turno. Mini-tronisti e soubrettine stanno contagiando la società come una nuova peste. Il mondo sta cambiando. E stiamo consegnando ai nostri bambini un ruolo che non possono fronteggiare. Li stiamo costringendo a crescere troppo in fretta, a credersi grandi e a dover nascondere la loro fragilità in un vestito firmato che li obbliga a essere come gli altri, perché non sono più disposti a essere diversi, perché è troppo difficile alzare la testa e dichiararsi ciò che si è. Se noi siamo cresciuti con i rassicuranti cartoni Disney, ora i bambini crescono con telefilm che ostentano il successo e che scimmiottano i reality che tanto affascinano alcuni grandi. E mentre noi guardiamo della gente chiusa in una casa come bestie in uno zoo, i nostri bambini crescono nella gabbia, più grande ma pur sempre tale, di una società che li soffoca, li vincola, li trasforma in fenomeni da baraccone. Il mondo sta cambiando. E non possiamo fermarlo. Non impediamo il cambiamento: sarebbe inutile e controproducente. Continuiamo a camminare per le strade del mondo, ma ricominciamo a farlo a testa alta, verso una metà e non allo sbaraglio, con qualche ideale a farci da guida. Io non voglio che la televisione cammini per le strade. Voglio persone, esseri umani, Vite. E a noi tutti, oggi, spetta il compito di dare direzione al caotico vagare di un’Umanità un po’ smarrita. Romina Tamerici 22 Vita di Comunità I bambini di terza elementare si preparano alla Prima Comunione I l cammino per arrivare ad incontrare Gesù è veramente lungo, a volte un po’ faticoso, sempre bello e soprattutto impegnativo. Se ne stanno accorgendo i bambini di terza elementare che hanno iniziato a camminare con noi catechiste dall’inizio di questo anno catechistico per arrivare preparati a ricevere Gesù nel loro cuore. Ogni incontro è momento di confronto, di scoperta e di crescita. Così è stata per loro anche la giornata che hanno vissuto il 30 marzo 2014. Una domenica intensa, che è stata caratterizzata da due momenti importanti di questo cammino. La giornata è stata dedicata al ritiro vicariale a Cepino con tutti i bambini della Valle che come loro riceveranno la Prima Comunione quest’anno. I bambini hanno affrontato con gioia questa esperienza e, dopo i primi momenti di incertezza, si sono lasciati trascinare dal loro caratteristico entusiasmo e hanno trascorso il ritiro mettendocela tutta. Durante i due momenti di gruppo i bambini hanno riflettuto sull’Ultima Cena, rispondendo ad alcune semplici domande (siamo attenti ai bisogni degli altri?, troviamo la forza di stare in pace?, dove?) e riscoprendo anche qui quanto è grande e bello l’amore del Signore verso di noi. I bambini in ogni gruppo hanno realizzato un cartellone che riproducesse i segni dell’Ultima Cena: pane, vino, acqua, la parola del Signore, la luce… e preparato una preghiera dei fedeli. Tra un momento di riflessione e l’altro i bambini hanno pranzato al sacco e, complice il sole, hanno giocato diventando amici. loni e le preghiere dei fedeli sono state lette da un bambino per gruppo; al termine della Messa ogni bambino ha ricevuto un pane benedetto da portare a casa e condividere con la propria famiglia. Stanchi ma felici i bambini sono tornati a casa per avere il tempo di prepararsi perché per la serata hanno ricevuto un invito speciale a un Gran Galà rivolto a tutta la famiglia: una cena particolare dove l’ospite d’onore era Gesù. Tutte le famiglie al completo, ben vestite per l’occasione importante, si sono presentate puntuali alle 19.15 in oratorio. Ogni famiglia è stata chiamata per nome e salendo al piano superiore ha partecipato ad alcuni Verso le 16 ci siamo recati per la messa nella chiesa di Cepino, dove ci hanno raggiunto i genitori. Una bella Messa dove i bambini hanno ringraziato Gesù per la bella giornata passata insieme. Al momento dell’offertorio sono stati portati i cartel- 23 Vita di Comunità gesti. Don Luca ha lavato a tutti le mani, segno di purificazione dal peccato, e, entrati in salone, ognuno ha apposto la sua firma su un cartellone per sottolineare la sua presenza. Una volta seduti è stato letto il brano del vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e, benedetto il cibo, Don Luca ha preso il pane, lo ha spezzato e messo in tavola. Tra una portata e l’altra abbiamo vissuto due bei momenti, uno di gioco, con protagoniste le mamme, e l’altro proprio speciale e molto emozionante: a ogni bambino è stata consegnata la propria veste per la Prima Comunione. Vivere questa cena è stato come rivivere la Messa, ogni momento aveva il suo perché: la chiamata, perché Gesù ci chiama per nome e noi siamo disponibili a rispondere in modo positivo; l’ascolto della Parola del Signore; la benedizione del pane e la condivisione di questo che ci mette in comunione tra noi. Al centro della tavolata c’era una sedia vuota… Gesù era tra noi con il suo Spirito. Ringraziamo tutte le persone che hanno preparato, fin dal giorno prima, questa bella cena e che, per tutta la serata, non ci hanno fatto mancare nulla. Ringraziamo tutte le famiglie che hanno accettato con gioia di partecipare a questo banchetto. Ringraziamo i bambini che con la loro semplicità e il loro entusiasmo stanno facendo crescere anche noi. Stefy e Ilenia 24 Diario della Comunità Diario della comunità Il CarneValle D ame e signori di Venezia che danzano per il vialone ondeggiando tra i coriandoli, seguiti da uno stormo di piccoli piccioni. Giovani punkettari che con i loro vestiti stracciati e le alte creste viaggiano su un double bus rosso, seguiti dalla famiglia reale inglese. Piccoli garibaldini, arlecchini e carte da scopa che sfilano in corteo verso il Campanone di Città Alta, mentre gli ultras dell’Atalanta fanno un gran baccano. Tulipani colorati e dolci olandesine che portano allegria e ballano intorno ad un mulino a vento. Non stiamo passando da un sogno a un altro o facendo zapping alla televisione. È quello che chi ha partecipato al CarneValle 2014 ha visto sfilare per il vialone principale di Sant’Omobono Terme. Il CarneValle è la sfilata di carri e maschere che anche quest’anno è stata proposta ai paesi della Valle Imagna per creare un bell’evento che entusiasma tanto i bambini ma che, si sa, piace anche agli adulti. La manifestazione si è tenuta domenica 23 febbraio a partire da Ponte Pietra fino al campo sportivo di Selino Basso, dove poi sono avvenute le premiazioni e gli alpini hanno distribuito le chiacchiere, il dolce immancabile a Carnevale. Il tema principale di quest’anno è stato Le città del mondo. Ogni paese, anche in collaborazione con altri, ha infatti scelto una città e poi intorno a essa ha creato uno o più carri, scenografie, personaggi e costumi, con grandissima attenzione ai dettagli. Le parrocchie di Selino Basso e Cepino si sono unite per portare fino a noi Venezia. C’erano sia i piccioni (tanti piccoli bambini che frullavano le ali insieme) sia i gondolieri con una gondola a grandezza reale. Dal suo trono, poi, il Doge controllava il ballo in maschera che stava avvenendo nella via, con tante coppie di dame e signori vestiti sontuosamente per lo speciale galà. Mazzoleni e Valsecca, invece, hanno scelto Londra. Hanno preparato un immenso double bus rosso, il classico pullman inglese, il Big Ben con la regina d’Inghilterra che salutava la folla, una cabina telefonica e i Beatles in concerto. C’erano anche tanti giovani in jeans strappati e capelli colorati o con la cresta, piccoli spazzacamino e tazze da the. Il gruppo più numeroso è stato quello di Corna Imagna, Fuipiano e Locatello che insieme hanno riprodotto molti aspetti di Bergamo, spaziando nella sua storia. Infatti c’era un bel gruppetto di garibaldini, in uniforme ufficiale e con tanto di fucili in polistirolo, che marciava seguendo il carro che riproduceva molto fedelmente il Campanone di Città Alta, con tanto di preti e vescovo. Alcuni giornalai trasportavano una versione gigante del nostro Eco di Bergamo, facendo il confronto tra una pagina del giornale di vecchia data e una di recente pubblicazione, per far notare come nel tempo molti aspetti siano cambiati. Una novità molto apprezzata è stata la Polenta Pedalata. Un gruppo di volontari distribuiva al pubblico la polenta al cioccolato, realizzata grazie alla forza di chi pedalava per mescolare la polenta nel grande calderone. Un carro è stato dedicato poi al Giupì e alla Margì, che non mancano mai quando si parla di Bergamo e carnevale. 25 Diario della Comunità Decisamente il caos maggiore al CarneValle è stato portato dagli ultras atalantini, che con trombette e cori hanno urlato il loro amore per la Dea per tutta la sfilata. Infine, Berbenno e Selino Alto hanno presentato Amsterdam, la capitale dell’Olanda. Per Berbenno è stato il primo anno di partecipazione al CarneValle, mentre Selino Alto ha già più esperienza e ha dato un aiuto fondamentale per la buona riuscita del progetto. L’organizzazione è stata affidata agli animatori degli adolescenti, che hanno riunito tutti i volontari possibili per allestire al meglio i carri. I ragazzi hanno dipinto il grande mulino (realizzato da un artigiano), i fiori e tutti gli elementi della scenografia, mentre delle abili sarte hanno realizzato per tutti vestiti da tulipano o da olandesina. I Paesi Bassi sono famosi per le biciclette e infatti c’era anche un ciclista sul carro, oltre che un pittore. Il montaggio definitivo degli elementi è avvenuto a Selino Basso, in modo da avere uno spazio grande. Questo gruppo ha vinto il premio simpatia! Grazie anche alla bella giornata, il numero di persone presenti è stato davvero elevato, tra gruppi con i carri e pubblico. Indubbiamente i bambi- ni si son divertiti parecchio e l’allegria non è mai mancata, ma il piacere maggiore l’hanno avuto gli organizzatori dei carri perché hanno vissuto degli gioiosi momenti di comunità durante la preparazione del progetto nei propri paesi. Maura Locatelli Sfilata di Carnevale a Berbenno O ltre a partecipare al carneValle, a Berbenno è stato anche organizzata un’altra sfilata di carnevale, che si è tenuta domenica 2 marzo. Oltre al carro che ha partecipato alla manifestazione valdimagnina ne sono stati preparati altri, come la casa dei Barbapapà. Coriandoli e stelle filanti ovunque, finita la parata, che dalla piazza è arrivata fino a Piazzasco, i bambini, dai travestimenti più vari, hanno potuto divertirsi e ballare per qualche ora. Maura Locatelli 26 Diario della Comunità 27 Diario della Comunità Mascheràda de Berbèn – La fevvra di elessiù «Vota Martino! Il sindaco più di… vino!». E chi non voterebbe Martino? Il burbero vecchietto che, pur di farla pagare al vicino Piero (che sia un po’ geloso di lui?), decide di candidarsi sindaco di Berbenno, in vista delle imminenti elezioni di giugno. Già al primo comizio si assicura il voto di tutti i concittadini con promesse concrete e di facile realizzazione come una pista di sci che scende da San Piro, il riscaldamento a pavimento sotto l’asfalto e il portare il mare fino a Berbenno. Anche il parroco viene trascinato nella propaganda, sebbene cerchi di non essere implicato. Ma alla parola Atalanta i suoi principi crollano e non esita a dare il proprio appoggio. Tutti sono emozionati per questa nuova avventura: la moglie Gemma e la figlia Ambrogina più di tutti! Solo alla fine si scopre che Martino è stato coinvolto a sua insaputa in una truffa e la commedia si conclude, come di consueto, con una gran baraonda. 28 La Mascheràda de Berbèn, questo spettacolo in lingua bergamasca inscenato da soli uomini, ci accompagna da nove edizioni e quest’anno ha portato allegria anche agli ospiti della casa di riposo Santa Maria a Laxolo. Il 23 marzo, invece, in occasione della mezza quaresima, gli attori e il bandì hanno raggiunto il borgo medievale del Cornello dei Tasso (Camerata Cornello) per portare il messaggio della Mascheràda pure là. Dietro alle risate assicurate, grazie ad attori sempre allegri e un po’ matti, infatti, c’è sempre un insegnamento che alla fine viene proclamato. Quest’anno quello che l’Associazione Mascheràda de Berbèn ha voluto trasmettere è che votare è importante ma bisogna cercare di scegliere, tra i candidati, quello capace di fare promesse più concrete. Maura Locatelli Diario della Comunità Vita comune 2014 L a fedeltà è quell’ingrediente indispensabile perché ogni rapporto umano possa esistere. È la colla che tiene insieme i pezzi, la nota che crea l’armonia, la luce che illumina il foglio. La fedeltà è qualcosa di insostituibile, necessario. Palpabile tanto è importante nelle nostre vite. Se manca la fedeltà, ce ne accorgiamo, non è come perdere un centesimo o un orecchino. Se manca la fedeltà, ci si sente scoperti, fragili e incompleti. Proprio la fedeltà per la sue rilevanza è stata scelta come tema della vita comune che noi adolescenti abbiamo vissuto durante quattro di questi giorni di Quaresima. Stando insieme per tutto questo tempo, condividendo il tetto (l’oratorio), la camera (il salone) e la cucina, abbiamo percepito la presenza della fedeltà nella condivisione, nell’aiuto, nel rapporto con Dio. La collaborazione nei lavoretti quotidiani, ha spinto ognuno a prendersi cura degli altri. Abbiamo constatato che la fedeltà si può anche donare o richiedere e che, se il gioco funziona, il risultato è meraviglioso. Tramite la visione di un film, l’incontro con due psicologi e dei giochi tematici la presenza della fedeltà è diventata ogni giorno via via più decisa. 29 Diario della Comunità Infine nei momenti di preghiera abbiamo potuto riflettere in intimità con il Signore, facendo il punto sul nostro personale rapporto con lui, riflettendo sulla nostra fedeltà alla Sua Parola, alla Chiesa, al prossimo. Un elemento significativo della convivenza sono state le lettere. Per tutti i quattro giorni delle buste vuote (su ciascuna delle quali erano scritti i nostri nomi) sono state appese nella stanza della preghiera. Ogni giorno le buste si riempivano pian piano di dediche e pensieri da parte di chi in quelle quattro giornate aveva scoperto qualcosa di bello in qualcun altro, magari esprimendo la sua stima, portando alla luce delle cose da cambiare oppure ancora promettendo fedeltà. Ringraziamo Diego, Catita, Anna, Michele, don Luca e tutti gli altri che ci hanno permesso di fare quest’esperienza e hanno convissuto con noi, facendo un po’ da mamme e papà. Grazie ancora. Giulia Colombo A conclusione delle giornate di vita comune i nostri ragazzi delle medie e gli adolescenti di Selino Alto e Berbenno, aiutati da alcuni genitori, hanno partecipato alla raccolta viveri dell’operazione Mato Grosso. Abbiamo raccolto una tonnellata di generi alimentari e 220 euro di offerte. Grazie a tutti! 30 Diario della Comunità La cena del povero S ara Nicoli di Ponteranica e Roberto Vecchi di Zanica sono due giovani che nell’estate del 2013 hanno deciso di dedicare un po’ del loro tempo agli altri, impegnandosi in un’esperienza di volontariato nelle missioni diocesane in Bolivia. Sara è stata ospite della missione di Suor Giusy Manenti ad Azangaro, sull’altipiano di Potosi. Roberto invece ha trascorso il suo tempo nella missione di Tarija, dove lavora don Alessandro Fiorina. Nella serata di venerdì 28 marzo hanno condiviso con noi questa esperienza di vita, che è stata occasione di crescita e maturazione personale, oltre che di servizio agli altri. Sara ci ha resi partecipi della vita dura che i minatori fanno nella mina d’argento nascosta nella montagna del Cerro Rico: ore ed ore immersi nella polvere, in condizioni di lavoro dove la sicurezza è un optional e i lavoratori sono sempre a rischio. Una vita dura, per guadagnare il pane e garantire alla propria famiglia delle condizioni di vita dignitose. Roberto ci ha invece raccontato della comunità di accoglienza dove sono ospiti giovani e adulti profondamente segnati dalla piaga dell’alcolismo e per questo emarginati da tutti e spesso rifiutati, per vergogna, dalla famiglia d’origine. Sono state due testimonianze molto toccanti, che hanno provocato una riflessione molto semplice: con 600 euro (raccolti durante la cena) non si cambia certamente il mondo, ma è importante tenere viva la memoria e continuare a lasciare dei piccoli segni di speranza, che ci ricordano come sia importante impegnarsi in prima persona nella costruzione di un mondo fraterno. Ai nostri bambini e ragazzi abbiamo consegnato in Quaresima il sacchetto e la lattina dove mettere i propri risparmi per questi poveri. Li raccoglieremo sabato 19 aprile, durante la preghiera di benedizione delle uova pasquali. Possa sorgere per i fratelli e le sorelle boliviani una Pasqua di speranza. don Luca 31 Diario della Comunità TUTTI AL MARE! Per terza media e adolescenti sto dal 23 al 29 ago Campiscuola estivi 2014 Casa Arcobaleno - Torrette di Fano (PU) Costo: € 190 tare, Per quinta elemen media prima e seconda dal 29 agosto al 3 settembre Costo: € 170 Saremo ospiti della Casa Arcobaleno di Torrette di Fano (PU), in autogestione. Le nostre mamme faranno da mangiare, i ragazzi dovranno pulire la casa e lavare i piatti! • Per la realizzazione dei campiscuola al mare è necessaria la presenza di almeno 35 iscritti per ogni turno, per poter contenere i costi di trasporto in pullman e le spese di affitto. • Le iscrizioni si ricevono da giovedì 24 aprile fino a domenica 25 maggio. Non si ricevono iscrizioni dopo tale data. La caparra è di 50 euro, il resto va versato entro il 30 giugno. • Giovedì 24 aprile alle 20.45 presso l’oratorio di Berbenno verrà fatta la presentazione dei campi. In seguito sarà organizzato un incontro con i genitori dei partecipanti. • 32 Diario della Comunità Piano terra Venne ad abitare in mezzo a noi Il CRE 2014 dal 23 giugno al 18 luglio P are strano parlare di CRE quando l’estate è ancora lontana, ma mancano solo pochi mesi e rieccoci di nuovo nella splendida avventura del CRE, che quest’anno si svolgerà da lunedì 23 giugno a venerdì 18 luglio. Il tema intorno a cui ruota tutto il CRE è impegnativo e complesso e lo recita benissimo il sottotitolo: Venne ad abitare in mezzo a noi. Abitare, significa diverse cose: • abitare la terra, creata e illuminata da Dio, affidata all’uomo fin dai tempi della Creazione; • ma anche abitare l’oratorio, una vera e propria casa per grandi e piccini, dove il vero segreto è tenere una porta sempre aperta. Quattro sono le parole che “rimano con abitare” e completano il tema: entrare, custodire, costruire ed infine, al termine, uscire. E per fare tutto questo occorre essere attenti e ascoltare. La storia di quest’anno sarà tratta da un classico della letteratura inglese, I viaggi di Gulliver, in cui il nostro Gulliver italiano, in spedizione con tre amici, giungerà su un’isola in apparenza disabitata, incontrando anche misteriose statue parlanti. Le iscrizioni al CRE 2014 si ricevono a Selino Alto martedì 20 e mercoledì 21 maggio, dalle 16.00 alle 18.30. A Berbenno giovedì 22, venerdì 23 e sabato 24 maggio, dalle 16.00 - 18.30. Per i bambini e ragazzi di Selino Alto sarà a disposizione il pulmino per il trasporto a Berbenno. Vuoi fare l’animatore al CRE 2014? Come ben sai le cose belle richiedono tempo e preparazione. Se desideri fare l’animatore al prossimo CRE, ti invitiamo a iscriverti e a partecipare al corso di formazione e alle diverse iniziative che ci aiutano ad entrare nella proposta del CRE 2014. Ecco cosa devi fare per diventare animatore: • Aver frequentato almeno la prima superiore. • Mandare un messaggio a don Luca entro il 25 aprile tramite Facebook, Whatsapp o SMS al 347.012.60.55 (se lo vedi e glielo dici anche di persona va bene lo stesso!). • Venire in oratorio lunedì 28 aprile alle 19.30. Mangeremo la pizza insieme e, dopo un momento di preghiera con i coordinatori, ti illustreremo nei dettagli i momenti di formazione che proporremo. • Tenerti libero durante tutti i lunedì sera del mese di maggio: saranno le serate nelle quali si terranno questi incontri. Non puoi mancare! 33 Diario della Comunità Anniversari di matrimonio U na delle celebrazioni più belle della comunità cristiana è quella degli anniversari di matrimonio: un’occasione preziosa per dire grazie al Signore per l’amore che dona agli sposi; una richiesta perché Egli continui a rendere forti i coniugi nella fedeltà reciproca; un momento importante perché i figli siano accanto ai loro genitori per tutto il bene ricevuto da loro. Le nostre comunità parrocchiali celebreranno dunque gli anniversari di matrimonio Domenica 11 maggio a Berbenno. In questa domenica, gli sposi saranno accolti in oratorio per le ore 10.00. Lì saranno raccolte le fedi nuziali, che saranno benedette durante la celebrazione. In processione si raggiungerà poi la chiesa parrocchiale, dove comincerà la celebrazione Eucaristica, durante le quali saranno rinnovate le promesse matrimoniali. Al termine della Messa, gli sposi sono invitati a radunarsi in oratorio per un aperitivo augurale con tutti i convenuti. Invitiamo a partecipare alla celebrazione tutte le coppie che festeggiano il 5°, 10°, 15°, 20°, 25°, 30°, 35°, 40°, 45°, 50°, 55° e oltre anniversario di matrimonio, Per ulteriori chiarimenti ci si può rivolgere in casa parrocchiale a Berbenno. don Luca Celebrazioni degli anniversari di matrimonio 2014 Noi _________________________________ e _____________________________________ sposi da ______ anni e residenti a ______________________________________________ via __________________________________, n. _____, telefono _____ / _______________ desideriamo partecipare alla Celebrazione degli anniversari di matrimonio che si terrà Domenica 11 Maggio alle ore 10.30 nella Chiesa parrocchiale di Berbenno Il presente tagliando va consegnato entro il 9 maggio in sacrestia a Selino Alto oppure nella casa parrocchiale di Berbenno. 34 Diario della Comunità Brembilla - Cartolina in 3D Nascita di capolavori D urante questi mesi abbiamo avuto il piacere di ospitare tre ragazzi di Laxolo che, puntuali ogni lunedì, a Casa Santa Maria, hanno lavorato sodo con altri tre ospiti nella costruzione in plastico di alcune località del territorio di Brembilla. Questo progetto nasce da un bando finanziato dal Comune di Brembilla; la creatività e la fantasia di ragazzi, ospiti e animatrice hanno fatto il resto. I plastici sono stati realizzati con materiale di recupero e le località scelte per la realizzazione sono state: l’antica chiesetta in Località Gavazzone, Rifugio dei Lupi di Brembilla, un roccolo e la contrada Colle d’ Asino nelle vicinanze della contrada Cerro. Al termine del percorso abbiamo deciso di mostrare a tutti i loro manufatti con una mostra presso Casa Santa Maria e la consegna a ognuno di un diploma al merito e all’impegno. È stata una bellissima esperienza perché, oltre ad aver creato dei veri e propri capolavori completamente identici alle località originali e con poco materiale a disposizione, è nato un rapporto speciale tra ospiti e ragazzi. Forse è proprio questo il successo di questo progetto: due generazioni così distanti tra loro che però hanno saputo mettersi in gioco e soprattutto divertirsi! Cogliamo l’occasione in questo spazio per ringraziarli dell’impegno e la costanza dimostrati in questi mesi, speriamo che magari il prossimo anno siano ancora disponibili per qualche altro progetto in comune! Le animatrici Cristina, Cinzia e Grazia 35 Calendario Calendario aprile 2014 LITURGIA 21 22 23 Lun Mar Mer 24 Gio 25 26 27 28 29 30 Ven Sab Dom Lun Mar Mer Lunedì dell’Angelo San Marco Evangelista In Albis depositis Santa Caterina da Siena IMPEGNI PARROCCHIALI 15.00 Santa Messa a san Pietro (Berbenno) 20.45 Consiglio Pastorale Parrocchiale (Berbenno) 20.30 Consiglio Pastorale Vicariale (Selino Basso) 20.45 Presentazione campiscuola estivi al mare (Berbenno) Festa dei chierichetti in Seminario 17.00 Santa Messa a Ceresola Canonizzazione Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II 19.30 Primo incontro con gli animatori del Cre 2014 20.45 Incontro dei catechisti (Berbenno) Calendario maggio 2014 LITURGIA 1 Gio San Giuseppe lavoratore 2 Ven Sant’Atanasio IMPEGNI PARROCCHIALI 9.30 20.00 15.00 20.00 20.30 3 4 Sab Dom 5 Lun 6 Mar 7 Mer 8 Gio 9 Ven 10 Sab 11 12 Dom Lun 13 Mar 14 Mer 36 Santi Filippo e Giacomo III Domenica di Pasqua Beata Pierina Morosini Santa Maddalena di Canossa IV Domenica di Pasqua Santa Grata San Mattia apostolo 17.00 18.00 20.00 20.45 20.00 20.45 20.00 20.00 20.30 20.00 20.30 17.00 20.30 10.30 20.00 20.00 20.45 20.00 Ritiro bambini e genitori della prima comunione (Rota Imagna) Santa messa di inizio del mese di Maggio (Blello) Prove dei cresimandi (Mazzoleni) Santa Messa a Foppo (Berbenno) Preghiera e confessioni per genitori, padrini e madrine dei cresimandi (Selino Basso) Santa Messa a Ca’ Previtali Celebrazione vicariale della Confermazione (Mazzoleni) Santa Messa in via Ronco Bisolo (Selino Alto) Consiglio Pastorale Parrocchiale (Selino Alto) Santa Messa in via Avogadro (Berbenno) Incontro del Gruppo Missionario (Berbenno) Santa Messa a Blello Santa Messa alla Scuola d’Infanzia (Berbenno) Cantifesta (Berbenno) Santa Messa in via Pascoli, bivio per Berbenno (Selino Alto) Cantifesta (Berbenno) Santa Messa a Ca’ Passero Serata finale Cantifesta (Berbenno) Celebrazione degli Anniversari di matrimonio (Berbenno) Santa Messa in via Clozzolo (Selino Alto) Santa Messa in via Europa (Berbenno) Incontro genitori III media (Berbenno) Santa Messa a Blello Calendario 15 Gio 16 Ven 17 Sab 18 19 Dom Lun V Domenica di Pasqua 20 Mar San Bernardino da Siena 21 22 Mer Gio 23 Ven 24 Sab 25 26 Dom Lun 27 Mar 28 Mer 29 30 Gio Ven 31 Sab VI Domenica di Pasqua San Filippo Neri Visitazione della Beata Vergine Maria 20.00 20.00 20.45 14.30 17.00 10.00 20.00 20.00 20.45 20.00 20.00 16.30 20.00 20.45 14.30 17.00 10.30 20.00 15.00 20.00 15.00 20.00 20.00 20.30 Santa Messa in via Penisolare e via Bellentrino (Selino Alto) Santa Messa in Seriola (Berbenno) Celebrazione penitenziale genitori I Comunione (Selino Alto) Prove della Messa di prima comunione (Selino Alto) Santa Messa a Ceresola Celebrazione Santa Messa di Prima Comunione (Selino Alto) Santa Messa in via Sottariva (Selino Alto) Santa Messa a Piazzasco (Berbenno) Incontro dei catechisti (Selino Alto) Santa Messa a Blello Santa Messa presso la cappella di via Gandino (Selino Alto) Confessioni ragazzi elementari e medie (Selino Alto) Santa Messa in via Brembilla (Berbenno) Celebrazione penitenziale genitori I comunione (Berbenno) Prove della Messa di prima comunione (Berbenno) Santa Messa a Ca’ Previtali Celebrazione Santa Messa di Prima Comunione (Berbenno) Santa Messa in via Ca’ del Leo (Selino Alto) Confessioni per i ragazzi delle scuole medie (Berbenno) Santa Messa a Ca’ Locatelli (Berbenno) Confessioni per i ragazzi delle scuole elementari (Berbenno) Santa Messa a Blello Santa Messa in via Consasco (Selino Alto) Rosario vicariale di chiusura del mese di maggio (Cornabusa) 17.00 Santa Messa a Ca’ Passero CELEBRAZIONI PER IL MESE DI MAGGIO Giovedì 1 maggio alle ore 20.00 ci raduneremo insieme con le parrocchie di Selino Alto e Berbenno nella chiesa parrocchiale di Blello per celebrare la Santa Messa di inizio del mese di maggio dedicato a Maria. Ogni sera durante la settimana, come da calendario, ci ritroveremo per celebrare la Messa alle ore 20.00 in una frazione delle nostre comunità: • il lunedì e giovedì nelle frazioni di Selino Alto; • il martedì e venerdì nelle frazioni di Berbenno; • il mercoledì nella chiesa parrocchiale di Blello. Le famiglie sono invitate a recitare almeno una decina del Rosario ogni sera. Sarà messo a disposizione un foglio con le indicazioni per la preghiera del Rosario con l’indicazione dei Misteri per i diversi giorni della settimana, accompagnati da un breve brano biblico e una riflessione. Venerdì 30 maggio alle ore 20.30 tutte le parrocchie del Vicariato sono invitati a ritrovarsi presso il Santuario della Cornabusa per la recita del Santo Rosario a conclusione del mese di maggio. 37 Recensioni La grande bellezza Un Premio Oscar meritato I niziamo con il dire che La grande bellezza è un film che va visto, non si può raccontare e per arrivare a comprenderlo non basta una sola visione. Gli attori sono tutti magnifici e il regista sembra aver voluto rappresentare, in una visione quasi onirica ed estrema, la volgarità e la vacuità che caratterizza l’età contemporanea. Un ruolo fondamentale lo gioca l’alternanza tra musica sacra e dance che scandisce i vari momenti di luce e oscurità del film. La scelta di Roma (in estate) sembra appropriata, in quanto da sempre massimo esempio di splendore monumentale. Si parte proprio da un gruppo di turisti giapponesi che si lascia incantare dalla città tanto che uno di loro, per la troppa emozione di fronte a tanta bellezza, viene colpito da infarto e muore. Il protagonista è Jep Gambardella (Toni Servillo), sessantacinquenne giornalista napoletano trapiantato a Roma, diventato famoso per un unico intenso romanzo scritto quarant’anni prima. Oggi intervista donne e uomini celebri ma spesso senza meriti particolari, per una rivista di grande prestigio. Attorno a lui, una moltitudine di vite scontente, tutte prede del denaro e delle convenienze e incapaci di trovare serenità e senso della vita. Tra que- ste spiccano il quasi vero amico, scrittore di teatro fallito (Carlo Verdone) e la spogliarellista (Sabrina Ferilli) con la quale sembra possa nascere una storia d’amore. Jep trascorre le notti nei salotti che contano, a ballare sulle terrazze della Roma-bene e come dice lui «a parlare di vacuità, perché non vogliamo misurarci con la nostra meschinità». Nulla vale più per lui, né il merito, né l’impegno, né la serietà, né l’entusiasmo, né la dignità, né l’amicizia. Neppure la fede lo conforta perché è deluso di fronte alla superficialità degli atteggiamenti di alcune figure religiose. Niente attorno a lui ha senso e i suoi discorsi sono spietatamente cinici sia verso se stesso sia verso i suoi cosiddetti amici. Egli appare sempre con il sorriso sornione e compiacente di chi è sempre al centro della festa ma non della propria vita. E solo nel silenzio e nella solitudine dell’alba, quando cammina insonne per la città deserta, ritrova la speranza di ritornare a scrivere e un profondo senso di nostalgia per un amore inappagato della sua giovinezza. Nemmeno l’incontro per un’intervista con una celebre santa, che ricorda Madre Teresa di Calcutta, lo solleva, perché ella rappresenta forse uno stile di vita troppo distante da quello a cui lui è abituato. Egli avverte ormai che, alla sua età, l’unica via possibile di salvezza, di riscatto, di pace con il mondo e con se stesso è la morte, che prima considerava come un fastidio, un trucco di scena e ora intuisce essere la sola grande bellezza che la vita garantisce a tutti. A questo punto, mi sento di dire che il film vale la pena di essere visto, fosse solo per provare a riflettere, proprio in questo tempo di Quaresima, sui mali della nostra società e sulla consistenza del nostro vivere, per non perderci anche noi come Jep nel vortice della vanità e del vuoto. Marika Vettori 38 Anagrafe Defunti Masnada Pietro Masnada Bernardino Borella Santina di anni 89 morto il 7 novembre 2013 a Daly City (Stati Uniti) di anni 70 morto il 9 gennaio 2014 a Ponteranica (BG) di anni 94 morta il 29 gennaio 2014 a Berbenno Locatelli Primo di anni 79 morto il 31 gennaio 2014 a Saint Aubin (Francia) Todeschini Vittoria di anni 87 morta il 18 marzo 2014 a Laxolo di Brembilla (BG) Locatelli Francesca di anni 88 morta il 22 febbraio 2014 a Grandson (Svizzera) Todeschini Andrea di anni 83 morto il 25 marzo 2014 a Selino Alto 39 NOTIZIE UTILI Don Luca Gattoni parroco Casa parrocchiale via Roma, 8 tel. 035 861007 [email protected] [email protected] Don Donato Baronchelli Via S. Giovanni Bosco, 9 vicario parrocchiale cell. 3336793073 Figlie della Carità Madri Canossiane tel. 035 861087 Scuola d’Infanzia - Selino Alto tel 342.849.73.28 Sito web dell’oratorio www.oratorioberbenno.altervista.org ORARIO SANTE MESSE Giorni festivi Ore 17.00 Ore 18.00 Ore 7.30 Ore 9.00 Ore 10.00 Ore 10.30 Ore 18.00 Ceresola – Ca’ Previtali – Ca’ Passero (a rotazione ogni tre settimane) Selino Alto Berbenno Blello Selino Alto Berbenno Berbenno Giorni feriali a Berbenno Lunedì, mercoledì e giovedì ore 7.15 Lodi e S. Messa. Martedì e venerdì ore 19.45 Vespri e Santa Messa. 40 Giorni feriali a Selino Alto Lunedì, mercoledì e giovedì alle ore 16.30. Martedì e venerdì ore 8.00 Mercoledì ore 20.00 a Blello (nella casa comunale) Eventuali cambiamenti di orario o sospensioni per motivi particolari saranno comunicate per tempo.