XXVII CONFERENZA ITALIANA DI SCENZE REGIONALI
SERVIZI PER L’IMPIEGO E TERRITORIO: IL CASO DELLE PROVINCE DI SAVONA
E GENOVA
Alessia M. Fracchia
Agenzia Liguria Lavoro – via Fieschi, 11 – 16123 Genova
[email protected]
SOMMARIO
Dalla c.d. legge Bassanini del 1997 lo scopo del legislatore in tal senso è stato quello di
decentrare i servizi per l’impiego, rendendo centrale il ruolo della Regione e, in particolare,
della Provincia, che viene riconosciuta come l’ente locale naturalmente deputato alla gestione
delle politiche del lavoro. Risulta però evidente come la dimensione locale influenzi sempre
nettamente l’applicazione pratica della disposizioni normative e che, pertanto, le diverse
possibilità di interpretazione e applicazione della stessa, da cui dipende l’organizzazione
effettiva dei servizi per l’impiego sul territorio, possono essere compiutamente analizzate solo
a partire da una situazione/contesto specifico. Lo studio di caso mira ad analizzare, quindi,
realtà vicine, ma con peculiarità diverse come le Province di Genova e Savona, in cui le aree
relative alle politiche del lavoro, alle politiche formative e ai servizi per l’impiego si sono
organizzate in modo diverso e, nello specifico, gli stessi Centri per l’impiego osservati Medio Ponente Genovese e Savona - hanno subito riassetti organizzativi differenziati.
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1. INTRODUZIONE
Dalla seconda metà degli anni '90 si è evidenziato la necessità di strutturare una rete di servizi
per il lavoro che rispondano ad esigenze concrete: se gli indirizzi di politica del lavoro sono
espressi a livello nazionale, è altresì necessario che vengano elaborate politiche decentrate
riferite al contesto locale specifico [Varesi, 1997 – Zucchetti, 1996]. Ciò in quanto
privilegiare la dimensione locale, significa innanzitutto sviluppare un approccio focalizzato
sull’utenza in cui l’analisi del mercato del lavoro locale rappresenti la base conoscitiva
essenziale per stabilire pragmaticamente la strategia di rete più appropriata per raggiungere il
duplice obiettivo di sviluppare tutte le possibilità occupazionali e mettere in contatto le risorse
disponibili localmente. [Amendola, 1998 - Borzaga – Brunello, 1997; Strati, 2003]
L’obiettivo della presente ricerca è stato quello di verificare come la riforma di legge abbia
effettivamente influito sull’organizzazione del lavoro e sulle modalità di erogazione dei
servizi in Centri per l’impiego considerati particolarmente significativi per bacini di utenza e
per varietà di attività svolte.
Si è cercato, quindi, di individuare alcune dimensioni considerate di interesse:
l’organizzazione data ai Servizi per l’impiego dall’Amministrazione provinciale; come i Cpi
si sono strutturati in base alla specifica situazione del mercato del lavoro locale; quali sono
state le aree organizzative individuate, le risorse umane ad esse dedicate e il tipo di
formazione del personale che vi opera; il rapporto tra servizi erogati da operatori interni al
Cpi, da operatori esterni che lavorano nella struttura e da strutture esterne; le modalità con cui
l’utente che entra nel Cpi può usufruire dei servizi, le procedure di rinvio tra servizi interni
oppure tra servizi interni ed esterni.
La ricerca propone una prima indagine sul fenomeno indagato a scopo prevalentemente
esplorativo.
Relativamente all’ambito di indagine, infatti, il riferimento metodologico ritenuto più idoneo
è quello del case study. Il case study è un approccio metodologico che si avvale di diverse
tecniche di ricerca. È possibile impiegare l’approccio del case study in una vasta gamma di
situazioni: dalle indagini sul campo alle interviste individuali o di gruppo.
Tale approccio può essere focalizzato su un singolo individuo, un gruppo o una comunità e
può utilizzare diverse tecniche di raccolta dati, quali analisi di documenti, interviste in
profondità, osservazione partecipante, storie di vita, ecc. In questo caso l’indagine è stata
effettuata mediante interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati direttamente coinvolti
nella riforma dei Servizi per l’impiego delle Province di Genova e Savona e attraverso
l’osservazione partecipante delle strutture dei Centri per l’impiego del Medio Ponente
Genovese e di Savona si è indagato l’assetto organizzativo e strutturale dei Centri per
l’impiego relativo alle unità organizzative, alle risorse umane, alla disposizione degli spazi
nella struttura, ecc. e il modello utilizzato di erogazione dei servizi, cioè le modalità di
identificazione delle esigenze dell’utente e di rimando tra i diversi servizi offerti nel Centro o
da strutture esterne.
2. L'ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI PER L'IMPIEGO
Entrando nello specifico della ricerca si nota in primo luogo come già in fase costitutiva i
Servizi per l'impiego delle Province osservate si siano sviluppati secondo modalità
differenziate.
Nella Provincia di Genova fino alla fine del 2002 i settori relativi alle politiche del lavoro, alla
formazione ed ai servizi per l’impiego erano concentrati in unico settore operativo.
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L’organizzazione attuale a livello provinciale si è sviluppata con l’entrata in vigore del
decreto legge n.297 del 2002, la conseguente abrogazione di parte della vecchia normativa e
la definizione di servizi nuovi.
Ad oggi si sono individuate in particolare le linee di attività dei Servizi per l’impiego e delle
politiche formative, a cui si aggiunge l’attività di raccordo tra i due settori operata dal servizio
delle politiche del lavoro. Quest’ultimo, infatti, è il centro dell’attività di sperimentazione e di
progettazione delle attività che verranno svolte a regime nelle due divisioni precedenti: le
attività prevalenti del Servizio di politica del lavoro sono dunque disegnare i servizi, seguirne
la sperimentazione nei Centri per l’impiego e verificarne i risultati. I progetti definiti
(standard, modalità, monitoraggio) vengono quindi affidati alla completa gestione dei Cpi.
Per fornire i servizi previsti dalla legge la Provincia, si serve dei Centri per l’impiego dislocati
sul territorio e, per le unità di territorio non metropolitano, della rete di sportelli
Informalavoro, costituiti in convenzione con Comuni e Comunità Montane, che gravitano sui
Cpi di riferimento.
L’organizzazione attuale dei Servizi per l’impiego della Provincia di Savona invece deriva
principalmente delle esperienze avviate, grazie ai finanziamenti del Fondo Sociale Europeo ed
ai Fondi regionali, con l’applicazione della legge regionale n.52 del novembre 19931, che
prevede la delega alle Province di gran parte delle azioni relative alle Politiche formative.
Il processo, iniziato nel 1994, ha comportato l’esigenza di una conoscenza approfondita dei
diversi aspetti del mercato locale del lavoro, portando alla decisione di privilegiare
l’integrazione tra le aree di Politiche formative e Politiche del lavoro. Si è pertanto optato per
un’organizzazione costituita da un unico settore operativo per entrambe le aree, con un unico
assessore ed un unico dirigente ed una forte integrazione tra le diverse aree.
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Figura 1 La struttura organizzativa nella Provincia di Genova
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Figura 2 La struttura organizzativa nella Provincia di Savona
Il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla normativa per i Servizi per l’impiego ha
evidenziato il ruolo fondamentale della rete di rapporti/collaborazioni sul territorio. La rete
costituisce, infatti, una prassi essenziale per lo sviluppo dei Servizi per l’impiego in Provincia
e per la definizione dei progetti che si sviluppano sul territorio locale, divenendo una strategia
che considera sia le politiche di indirizzo dell’ente locale sia le necessità dell’ambiente
produttivo di riferimento e che si costruisce attraverso le condizioni esistenti e l’esperienza
maturata sul territorio. [Abbatecola, 2002; Consolini, 2002]
In particolare, risulta come il processo di costruzione di una rete di relazioni nella Provincia di
Genova sia in uno stadio maggiormente avanzato gli enti locali, piuttosto che con altri
soggetti politico-economici, come i sindacati, e con gli operatori privati; mentre, anche date la
dimensioni minori, i Servizi per l'impiego nella Provincia di Savona appaiono maggiormente
integrati con i servizi di altri attori locali.
Nello specifico nell'area Genovese, gli sportelli Informalavoro rappresentano la realizzazione
della rete con gli enti locali minori; mentre con il Comune di Genova è stato sottoscritto un
protocollo per mettere in rete le strutture comunali, come la Città dei mestieri o gli sportelli
convenzionati con il Comune gestiti dal sindacato.
Con i sindacati e le parti datoriali i rapporti sono legati alla costruzione di un sistema di
collaborazione per l’aumento di posti di lavoro attraverso anche accordi sindacali e accordi
per il placement di lavoratori di aziende in crisi.
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Con gli operatori privati (agenzie interinali, consulenti del lavoro) esistono invece relazioni
continuative di tipo tecnico/operativo in cui i Cpi danno informazioni, forniscono servizi sui
canali di incrocio domanda/offerta (bacheche dedicate al lavoro interinale, rapporto annuale
sul lavoro interinale, servizio match utilizzabile anche dalle agenzie interinali).
Inoltre, emerge come nell’ambito dei Centri per l’impiego operino anche società private, con
contratti di appalto di servizi, all’interno e/o all’esterno delle strutture, come vedremo in
modo più specifico relativamente all’organizzazione del Centro Provinciale del Medio
Ponente.
Altri soggetti coinvolti nelle attività dei Centri per l’impiego sono, per le attività di
orientamento e informazione, le scuole superiori e medie e, per progetti volti ad arginare
rapporti di disagio, i Servizi sociali.
Figura 3 Rete tra Servizi per l'impiego e territorio nella Provincia di Genova
Nel Savonese si sono quindi sviluppati in questi anni tutta una serie di rapporti con i Comuni,
indirizzati allo sviluppo dell’occupazione, sia per quanto riguarda il numero degli occupati sia
relativamente alla creazione di una cultura sul mercato del lavoro e sulle professioni, nell’area
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di riferimento. Si sono inoltre sviluppati rapporti con gli enti bilaterali, stipulando protocolli
di intesa volti a migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in specifici settori
dell’economia locale (ad esempio si fa riferimento al comparto del turismo che rappresenta un
aspetto importante dell’economia del savonese). Nel caso specifico si è organizzata in primo
luogo la rete interna, costituita dal settore operativo delle Politiche formative, dai Centri per
l’impiego e dagli operatori che con diverse professionalità operano all’interno di essi; ad essa
si è via via aggiunta la rete esterna, composta dagli operatori della formazione classica quali
gli enti di formazione, le associazioni sindacali e datoriali e, per quanto riguarda i disabili, e le
situazioni a rischio, i servizi sociosanitari comunali e delle A.S.L.
Figura 4 Rete tra Servizi per l'impiego e territorio nella Provincia di Savona
3. L'ORGANIZZAZIONE DEI CENTRI PER L'IMPIEGO
L’obiettivo principale sia del Centro per l'impiego del Medio Ponente Genovese sia del
Centro per l'impiego di Savona è costituito dal fornire ai lavoratori disoccupati degli strumenti
per mettersi in gioco sul mercato del lavoro. Il Cpi è definito, infatti, come il luogo “in cui i
disoccupati reperiscono gli strumenti per trovare lavoro”, anche se è ancora consistente il
carico degli adempimenti amministrativi relativi allo stato di disoccupazione formale.
Per conseguire questo obiettivo si è proseguito il percorso iniziato dal 1999 con il passaggio
delle competenze alle Province: la riforma dei Servizi per l’impiego ha, infatti, prodotto un
grande cambiamento nella struttura dell’organico del Centro.
In primo luogo, occorre evidenziare come la mission dei Centri per l’impiego si sia fondata
sull’ottimizzazione dell’incrocio tra domanda e offerta, ponendo quindi come obiettivo finale
il fornire risposte efficaci sia alle aziende che chiedono personale sia alle persone che
ricercano un’attività lavorativa.
Per tanto, rispetto alle ex Scica, l’organizzazione del lavoro nei nuovi Centri per l’impiego
perde gran parte dei suoi connotati più burocratici: nei vecchi collocamenti era essenzialmente
basata sulle disposizioni presenti nelle circolari Ministero; gli operatori avevano mansioni di
tipo burocratico-formale, come la tenuta dei registri delle iscrizioni, la timbratura dei
cartellini, ecc.. La struttura fisica del Collocamento rispecchiava il tipo di lavoro in esso
svolto, si presentavano quindi anche barriere fisiche tra gli operatori e gli utenti, che da un
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lato preservavano gli operatori dal contatto con le persone più difficili, mentre dall’altro
costituivano un elemento di difficoltà relazionale per gli utenti.
Con la Riforma del collocamento si chiede a queste strutture di erogare servizi nuovi, con
modalità totalmente diverse rispetto al passato: quindi si entra in una fase nuova che richiede
un’organizzazione diversa degli uffici, un diverso approccio nell’erogazione del servizio da
parte del personale e una diversa disposizione degli spazi rispetto al passato. Il vecchio
collocamento era costituito esclusivamente da operatori ministeriali i quali, pur operando
anche in settori che si sono mantenuti nei nuovi Centri per l’impiego, come la preselezione,
hanno vissuto il profondo cambiamento della filosofia del lavoro: cioè il passaggio da una
gestione burocratica, il cui compito principale era quello dell’aggiornamento delle liste di
collocamento, all’erogazione effettiva di servizi all’utente.
Nel Centro per l'impiego del Medio Ponente Genovese (Cornigliano) per rispondere alle
nuove esigenze dettate dalla normativa dal 1999 corsi di formazione mirati ad agevolare il
cambiamento di mansioni richiesto dalla normativa, come nel caso dell’accoglienza, con una
conseguente crescita degli operatori stessi, dovuta anche all’integrazione tra diverse
professionalità. Inoltre, con la Riforma si sono aggiunte professionalità specifiche dei nuovi
Centri e legate a determinati progetti, come gli orientatori e gli operatori Match. Questi
operatori lavorano all’interno del Cpi, ma fanno parte di agenzie esterne che operano in
convenzione con la divisione dei Servizi per l’impiego. I momenti di formazione e di
confronto vengono infatti considerati un elemento molto importante nell’attuale fase di
trasformazione del servizio. In particolare, settimanalmente si organizzano momenti di
confronti tra gli operatori per definire procedure o analizzare casi specifici.
Le attività che si svolgono nel Cpi di Cornigliano rispecchiano la complessità della
trasformazione derivata dalla Riforma normativa. Si possono in primo luogo distinguere
servizi generali e servizi di tipo specialistico: i primi sono essenzialmente attività di
informazione in merito a redazione di curricula, alle modalità di autocandidatura, ecc. e
possono venire forniti da tutti gli operatori del Cpi; i servizi di tipo specialistico, invece,
comprendono la promozione dei tirocini, i bilanci di competenze, i voucher formativi1,
l’organizzazione di seminari formativi ed informativi e sono di competenza degli orientatori.
Per erogare questi servizi la struttura del Cpi comprende diverse aree di lavoro.
In primo luogo, si consideri l’area informativa/consulenziale dell’accoglienza, dove vengono
date le prime informazioni all’utenza, si analizzano le banche dati degli atti amministrativi e
si rimanda, se necessario, l’utente ai servizi per il lavoro. Quest’area è presidiata da operatrici
amministrative, che si occupano anche del servizio di chiamata degli enti pubblici relativo
all’articolo 16, e da un orientatore. Nella stessa area esiste uno spazio per l’autoconsultazione
di materiale cartaceo e informatizzato, a cui si accede direttamente e attraverso appuntamento
se necessaria la consulenza di un operatore.
Un’altra unità operativa è il servizio lavoratori, in cui si svolge l’attività amministrativa di
iscrizione, che incide ancora pesantemente sul complesso delle attività svolte. Si effettua la
compilazione delle schede di preselezione per le banche dati, da cui emergono conoscenze e
competenze del lavoratore disoccupato spendibili sul mercato del lavoro e le propensioni
personali.
Il servizio di preselezione è gestito in tutta la Provincia da operatori del servizio Match
(programma di preselezione utilizzato da marzo 2003). Il servizio Match, che ha anche uno
spazio nell’area dell’accoglienza gestito da un operatore di sportello, è coordinato a livello
centralizzato dai Servizi per l’impiego provinciali. Il servizio si basa sull’incrocio domanda e
offerta: le aziende fanno le loro richieste di manodopera ai Centri per l’impiego, queste
vengono inserite in una banca dati e smistate per territorialità dell’azienda nei Cpi; gli
operatori addetti incrociano le domande con le candidature dei lavoratori pervenute tramite il
numero verde, il sito internet o direttamente presso il Centro per l’impiego. Dopo aver
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valutato la sussistenza dei requisiti richiesti e le disponibilità al lavoro, detti operatori
estraggono una lista di potenziali candidati da proporre alle aziende. La scelta viene effettuata
in totale autonomia dal datore di lavoro, il cui nome non è mai a conoscenza di chi si candida,
il quale può soltanto indicare il nominativo delle aziende da escludere. Dal luglio 2006 a
questo servizio si è aggiunto il servizio Match Famiglie rivolto all'incontro tra domanda e
offerta di lavoro domestico, settore che nel Genovese è incrementato notevolmente negli
ultimi anni, in articolare per quanto riguarda l'assistenza domiciliare alle persone anziane.
L’elemento centrale e maggiormente connotante dell’attività del Cpi dopo la Riforma, si è
visto, è l’unità orientamento. Il servizio di orientamento comprende 10 operatori, di cui fanno
parte un’operatrice di pari opportunità e un operatore amministrativo che gestisce i voucher.
Gli orientatori svolgono il primo colloquio di orientamento stabilito dalla legge 297/02, in cui
vengono acquisite informazioni di base su autocandidature, formazione, ecc. ed in particolare
si evidenziano le esigenze della persona e, se ritenuto necessario, si progetta una consulenza
orientativa modulata su alcuni incontri che terminano con la definizione del percorso che il
Cpi mette a disposizione.
All’interno del servizio di orientamento esistono professionalità specifiche a seconda delle
esigenze presentate dall’utenza, in particolare vi è una divisione dei compiti relativi a obbligo
formativo, servizio Eures, esperienze di tirocinio, ecc.
In ultimo, opera a stretto contatto con gli operatori del Cpi un mediatore culturale per i
cittadini non italiani: con una turnazione nei diversi Centri per l’impiego operano tre
mediatori di diverse lingue. Il lavoro gestionale e quello di segreteria vengono suddivisi
all’interno delle diverse aree.
Figura 5 La struttura organizzativa del Centro per l'Impiego del Medio Ponente Genovese
(Cornigliano)
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Il Centro per l'impiego di Savona evidenzia il ruolo degli orientatori: il nucleo centrale dei
servizi generali indicati nella normativa, che vengono erogati mediante un nucleo fisso di
orientatori; in stretto contatto con questi ultimi, operano gli operatori amministrativi, che si
occupano del servizio di iscrizione. I servizi mirati per le aziende prevedono la registrazione
di assunzioni e licenziamenti e attività di consulenza.
Il servizio disabili promuove azioni volte all’inserimento lavorativo operando in stretto
contatto con gli orientatori. In base alla legge n.68 del 1999, si occupa di sostenere l’incrocio
tra domanda e offerta in primo luogo con le aziende che devono coprire il numero di invalidi
sulla base del numero di dipendenti, inoltre opera attraverso convenzioni che promuovono
l’assunzione diretta.
Una parte significativa del lavoro all’interno del Cpi inoltre è costituito dalle pratiche
derivanti dalla vecchia normativa, quali la gestione delle chiamate degli enti locali.
Le attività derivanti dalle nuove disposizioni di legge vengono prevalentemente svolte dagli
orientatori, a cui si affiancano operatori amministrativi per le azioni immediate, quali le
iscrizioni alle liste di collocamento in base alla legge 181/2000. Le attività burocratiche e i
servizi mirati alle imprese e ai disabili dispongono di ulteriori risorse interne dedicate.
Figura 6 La struttura organizzativa del Centro per l'Impiego di Savona
3. IL MODELLO DI EROGAZIONE DEI SERVIZI
La diversa organizzazione interna dei Cpi osservati comporta differenti modalità di
erogazione dei servizi offerti. In particolare, la grande affluenza al Cpi del Medio Ponente
Genovese ha imposto una struttura maggiormente articolata. Per cui i primi bisogni espressi
dall’utenza - come richiesta di modelli per le assunzioni, di informazioni sull’obbligo
formativo, sulla formazione, sugli sgravi fiscali, sulla normativa e relativamente ai permessi
di soggiorno - inserimento dei curricula in banca dati - sono rilevati, come si precedentemente
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accennato, dal servizio di accoglienza. L’operatore amministrativo di turno al servizio si
occupa del controllo delle iscrizioni, cioè verifica se una persona è iscritta; se può iscriversi
con particolari modalità, come ad esempio nel caso dell’apprendistato, e fornisce
informazioni generali su normativa, servizi del Centro, ecc.; l’orientatore, invece, ha un ruolo
di approfondimento dell’informazione, cioè fornisce indicazioni in merito ai servizi offerti dal
Centro, alle proposte formative, ecc. Nella stessa area l’utente può consultare la rivista
informativa IoLavoroNewsletter e altra documentazione cartacea riguardante corsi di
formazione, iniziative promosse dal Centro e/o dalla Provincia, le offerte dei Centri per
l’impiego Liguri. Sono inoltre consultabili le bacheche, che espongono informazioni sulle
chiamate degli enti pubblici e le offerte delle agenzie interinali. Inoltre è disponibile una
postazione informatica con computer per l’autoconsultazione. Un operatore dello sportello
Match è disponibile per fornire precisazioni in ordine alle domande di lavoro del progetto
Match e per ricevere le autocandidature dei lavoratori. Una volta stabilite le sue prime
esigenze, l’utente viene indirizzato al servizio specifico (servizio lavoro, mediazione culturale
e chiamate art.16) con l’attribuzione di un numero progressivo per regolare il flusso degli
accessi. I servizi lavoro prevedono l’iscrizione, se necessario con la compilazione della
scheda anagrafica, ed erogano servizi di informazione specifica ed orientamento. A seconda
delle concrete esigenze della persona vi è la possibilità che l’utente, dopo la fase di iscrizione,
possa essere rinviato al servizio orientamento per la progettazione di un percorso ad hoc.
Questo percorso è basato sulla conoscenza dei bisogni della persona. Si attua quindi mediante
uno o più colloqui orientativi, in cui si valutano le esigenze, le capacità/conoscenze, le
competenze trasversali e i desideri lavorativi della persona. L’operatore verifica se questa può
essere inserita direttamente nel processo di incontro tra domanda e offerta, oppure se necessita
di un percorso di qualificazione/riqualificazione più complesso (attraverso corsi di
formazione, esperienze di tirocinio, voucher, bilancio di competenze, informazioni sul
mercato del lavoro). I corsi di formazione, le esperienze di tirocinio e i bilanci di competenze
si svolgono con l’ausilio di enti esterni al Centro; le informazioni sul mercato del lavoro
(come si scrive un curriculum, caratteristiche di corsi specifici, ecc.) vengono fornite nel
Centro o dagli operatori interni oppure durante seminari tenuti da esperti.
Nel Cpi di Savona l'attenzione si concentra sul c.d. “patto per il lavoro”, relativo ad un
processo che può richiedere momenti di formazione, di aggiornamento delle competenze, di
work experience, fino alla collocazione lavorativa. La persona che non accetta nessuna di
queste opzioni perde lo status di disoccupato. Il servizio fornito dal Centro infatti si modula in
base a due macro tipologie di utenza riscontrate. La prima si compone di persone fortemente
strutturate, con abilità spendibili sul mercato del lavoro (come ad esempio una specifica
qualifica professionale) e con un’immediata necessità di occupazione: in questo caso si attua
nel minor tempo possibile una strategia di incrocio del curriculum vitae della persona con le
richieste presentate dalle aziende, con il conseguente invio del curriculum: questa rappresenta
la situazione ottimale per rientrare subito sul mercato del lavoro.
La seconda si compone di persone dequalificate, con situazioni maggiormente complesse,
fuori dal mercato del lavoro da diverso tempo, che necessitano di un percorso più
approfondito che li rendano occupabili rispetto al territorio.
In quest’ultimo caso si utilizzano gli strumenti per avvicinare le persone al mondo del lavoro,
tra i quali ad esempio si possono citare i percorsi formativi e le work experience, attivati
mediante i fondi del pacchetto finanziario approvato dalla Provincia nel 2002.
Questi percorsi avvengono in sinergia tra gli operatori del Cpi, che operano nei momenti di
pre-orientamento e orientamento, e gli enti di formazione esterni, che hanno vinto gli appositi
bandi, a cui vengono segnalati i casi e che si occupano della formazione e delle attività di
tutoraggio delle work experience. L’erogazione dei servizi avviene quindi attraverso diverse
fasi:
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● L’accoglienza iniziale viene svolta a cura di un operatore che presenta i diversi servizi
ed indirizza verso gli operatori competenti.
● Il colloquio di iscrizione al Cpi avviene con gli orientatori interni, che operano una
preselezione per evidenziare le esigenze reali della persona e ne verificano la
potenziale collocabilità;
● Verificate le precedenti condizioni si può o agire con una proposta immediata, oppure
con ulteriori colloqui di orientamento per decidere con la persona un percorso più
complesso;
● Per le persone che necessitano di un percorso più complesso segue un colloquio
approfondito di orientamento, sempre con gli operatori interni, da cui possono
emergere esigenze diverse, come la formazione e/o la necessità di esperienze pratiche
nel mondo del lavoro;
● Si segnalano, quindi, le persone alle strutture che hanno vinto il bando, le quali
attuano il percorso formativo e/o seguono il tutoraggio della work experience.
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Figura 7 La modalità di erogazione dei servizi del Centro per l'Impiego del Medio Ponente
Genovese (Cornigliano)
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Figura 7 La modalità di erogazione dei servizi del Centro per l'Impiego di Savona
4. CONCLUSIONI
L’analisi comparata dei dati esaminati evidenzia significative differenze tra le due Province, il
che comprova come l’applicazione delle politiche del lavoro sia necessariamente condizionata
dalla specifica struttura sociale ed economica del territorio, che presenta realtà peculiari e
divergenti anche su aree non particolarmente estese e geograficamente contigue.
In primo luogo, emerge, infatti, come nella Liguria la popolazione sia attratta nel capoluogo;
dato, questo, che coinvolge direttamente anche il mercato del lavoro. Si pensi, infatti, che gli
occupati a Savona sono pari a circa 1/3 degli occupati a Genova e che i disoccupati sono quasi
1/5, per cui le problematiche che si presentano impongono valutazioni evidentemente diverse.
Tenendo sempre presenti queste sostanziali differenze, nel mercato del lavoro nelle due
Province non mancano le similitudini, soprattutto in riferimento alla presenza significativa di
popolazione anziana, alle difficoltà riscontrate dai più giovani nell’entrare sul mercato del
lavoro ed al fenomeno della terziarizzazione del lavoro.
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Per quanto riguarda nello specifico le politiche del lavoro, emerge come i percorsi di sviluppo
di una politica attiva del lavoro, centrata in quanto tale sull’erogazione dei servizi, si siano
differenziati già nella fase di avvio.
Figura 8 Modelli di gestione dei servizi per l'impiego: Modello 1 – Provincia di Genova –
Cpi Medio Ponente e Modello 2 – Provincia di Savona – Cpi di Savona
Nella Provincia di Savona, infatti, l’inizio di questo percorso viene identificato nel passaggio
delle competenze relative alla politiche formative alle Province nel 1993, per cui vi è ancora
una prevalente correlazione tra formazione e politiche del lavoro. Nella Provincia di Genova,
invece, i primordi della situazione attuale si collocano nel 1999, ma la situazione dei servizi si
considera “a regime” solo dal 2003, a seguito dell’abrogazione della vecchia normativa.
L’organizzazione delle politiche del lavoro si sviluppa quindi secondo diverse modalità: nella
Provincia di Genova dalla fine 2002, si passa ad una divisione delle aree di politica del lavoro,
delle politiche formative e dei servizi per l’impiego, in cui il settore delle politiche del lavoro
si occupa specificamente della progettazione di nuovi servizi ed interventi. La Provincia di
Savona, al contrario, mantiene una forte integrazione tra le aree, coordinate da un unico
funzionario, tanto che lo spazio progettato per il nuovo Centro per l’impiego di Savona nelle
aree della Scuola edile, comprende anche diversi enti di formazione.
Per quanto riguarda l’organizzazione specifica dei Centri osservati, cioè il Centro per
l’impiego del Medio Ponente, situato a Cornigliano, per la Provincia di Genova e il Centro
per l’impiego del capoluogo di Provincia per Savona, emerge innanzitutto un dato di
concordanza sulla definizione degli obiettivi centrali dei Cpi: la promozione attiva
dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, fornendo “strumenti ai disoccupati che
disponibili ad un ricerca attiva” (Genova) e “risposte alle aziende e ai lavoratori in cerca di
occupazione” (Savona).
In entrambi i casi si pone un grande rilievo al momento della “presa in carico” della persona
in cerca di lavoro, nel senso di promuovere la creazione con il disoccupato di un percorso di
incremento dell’occupabilità, obiettivo che si persegue mediante l’attivazione dell’operatore
del Cpi e dell’utente in sinergia.
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Un tratto essenziale dei nuovi Cpi viene, infatti, riscontrato nel diverso ruolo dell’operatore,
che presuppone un contatto con l’utenza completamente diverso rispetto al passato,
evidenziato tra l’altro persino dalla terminologia in uso, secondo la quale le persone che si
rivolgono ai Centri vengono definiti clienti, più che utenti, del servizio.
Lo smantellamento dell’apparato burocratico delle attività è in generale percepito come un
evento positivo, tra le cui conseguenze si evidenziano le maggiori possibilità di crescita
lavorativa, piuttosto che le aumentate difficoltà di approccio con l’utenza.
In entrambi i casi esaminati l’abbattimento delle barriere, anche fisiche, che dividevano
operatore e utente è considerato un momento di “grande impatto”, in cui le nuove difficoltà
riscontrabili vengono in parte compensate da un lavoro maggiormente soddisfacente sotto il
profilo professionale ed umano.
La formazione del personale è quindi sentita come necessaria per poter affrontare
adeguatamente il cambiamento, tanto che nel Cpi di Cornigliano il personale partecipa a
momenti formativi sui diversi servizi, come l’accoglienza, a cui si aggiungono le periodiche
riunioni di confronto. Nel Cpi di Savona tutti gli operatori trasferiti dal Ministero hanno
seguito il Progetto Caravelle.
Relativamente agli operatori, si nota, inoltre, come nel Cpi genovese la maggior parte delle
attività venga svolta da personale esterno, che lavora in convezione all’interno della struttura:
con queste modalità lavorano gli operatori del servizio Match, gli orientatori e i mediatori
culturali.
Differentemente, il personale del Centro di Savona è esclusivamente interno, solo ove ritenuto
necessario, in occasione della realizzazione di progetti particolari, si fa ricorso a personale
esterno.
Spesso, comunque, i servizi volti ad incrementare l’occupabilità del lavoratore vengono svolti
da strutture esterne. In particolare, nel caso di Savona si tratta principalmente di enti di
formazione che seguono anche le work experience; nel caso del Cpi del Medio Ponente
genovese, oltre ai servizi legati alla formazione, ad esempio sono esternalizzati il servizio di
bilancio di competenze ed i servizi legati al progetto extracompetenze1.
Un elemento di significativa differenziazione tra i due Cpi è dato dalle caratteristiche
dell’utenza. Infatti, sia dal punto di vista quantitativo, sia relativamente alle tipologie,
emergono dati peculiari.
In primo luogo, il Centro di Cornigliano presenta un afflusso costante di utenti, tale da
rendere necessari un servizio di accoglienza/smistamento più strutturato, l’utilizzo di numeri
per accedere ai diversi servizi e una sala d’attesa in cui sono esposte bacheche con
informazioni sul lavoro interinale, sui servizi Match, sui corsi di formazione, ecc.
L’ubicazione stessa dei Cpi, inoltre, influisce sulle tipologie di utenti; in particolare a
Cornigliano una percentuale consistente di utenti è costituita da cittadini extracomunitari,
mentre a Savona, probabilmente anche a causa della vicinanza con diversi enti di formazione,
molti sono i giovani che si rivolgono al Cpi per ottenere informazioni o altro.
Le problematiche riscontrate nei due Cpi liguri sono in parte simili. Si segnala innanzitutto la
difficoltà di far capire sia ai lavoratori sia alle aziende che non esiste più il vecchio
collocamento, per cui si possono iscrivere solo i disoccupati disponibili a cercare lavoro.2 La
mission del Centro è migliorare l’occupabilità delle persone che vogliono cercare lavoro, ma
spesso ci sono richieste di iscrizione di chi ha già trovato un lavoro, ha altre esigenze o non è
a conoscenza della nuova normativa.
Il fatto che non sia più necessario il libretto di lavoro per le nuove assunzioni, tranne in caso
di sgravi fiscali, evidenzia un problema di fiducia/controllo del datore di lavoro verso i nuovi
assunti, il cui percorso lavorativo precedente resta ignoto o solo parzialmente conosciuto.
D’altro canto, il funzionamento e l’efficienza dei Centri sono ancora appesantiti dal notevole
carico delle pratiche amministrative e burocratiche, a causa del mantenimento in vita di
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normative vecchie cui sono venuti a sommarsi gli incombenti derivanti dalle normative nuove
(come nel caso dell’Inps), che occupano diversi operatori.
In particolare nel Cpi di Genova si rileva una difficoltà nell’utilizzo pratico delle risorse di
rete presenti sul territorio. Emerge, infatti, che la rete è in gran parte legata ai rapporti di
collaborazione instaurati dai singoli operatori in base ai casi seguiti o con collaboratori che
operano nel Cpi e in altri enti. Si tratta quindi in parte di reti informali in parte di reti formali
costruite nel tempo.
In ultimo, si consideri l’ampia tematica del monitoraggio dei risultati delle azioni svolte nei
Cpi; in questo senso le diverse realtà territoriali di riferimento comportano l’insorgere,
ovviamente, di situazioni diverse. L’ampiezza dell’utenza di Genova rende, infatti,
particolarmente complesso il ritorno all’operatore della valutazione dell’efficacia delle azioni
effettuate per migliorarne l’occupabilità, lo stesso Patto per il lavoro riguarda in larga misura
la verifica dei risultati formativi.
In conclusione, i principi della riforma sono percepiti in modo omogeneo nelle due diverse
realtà locali, mentre l’organizzazione del servizio sul territorio, anche se in entrambi i casi
viene considerata come evidentemente dettata dalle condizioni oggettive del processo di
riforma, si sviluppa in modo diverso a seconda dello specifico contesto locale.
La differenziazione nelle condizioni del mercato del lavoro e nelle condizioni occupazionali
concrete implica, infatti, un dosaggio di interventi da ritagliare ad hoc sui singoli gruppi di
utenti individuati, favorendo la costruzione di percorsi che attenuino le conseguenze più
negative e promuovano, infine, attraverso un sistema di opportunità, l’integrazione lavorativa
e sociale dei cittadini.
5. BIBLIOGRAFIA
Abbatecola E. (2002) Il potere delle reti, L’Harmattan Italia, Collana “Logiche sociali”,
Torino
Amendola A.(eds.) (1998) Istituzioni e mercato del lavoro, Edizioni Scientifiche Italiane,
Napoli
Borzaga C.- Brunello G. (1997) L’impatto delle politiche attive del lavoro in Italia, Edizioni
Scientifiche Italiane, Napoli
Consolini M. (2002), La risorsa rete per i servizi del lavoro, Quaderni Spinn, Roma
Strati F. (2003) I servizi pubblici per l’impiego e lo sviluppo occupazionale, Quaderni Spinn,
Roma
Varesi P.A. (1997) I servizi per l’impiego. Un nuovo ruolo delle strutture pubbliche del
mercato del lavoro, FrancoAngeli, Milano
Zucchetti E. (1996), Politica del lavoro e dimensione locale, L’esperienza europea e il caso
italiano, Franco Angeli, Milano
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ABSTRACT
Since the second half of the '90 it has been obvious the need of structuring job services
answering to the new necessities of the job market.
The job policy has become more closer to the specific local and regional labour market
problems: the aim of the legislator was to decentralize the job services, giving priority to the
role of Regions and, particularly, of the Provinces. The local dimension hardly influences the
practical application of the law, so different interpretations can be analyzed only by focusing
on a specific situation and context. The case study here presented has the aim to observe two
area, near, but with specific differences, like Genova and Savona, where job policies,
educational policies and employment services has been organized in different ways. In
particularly, this paper allows the analysis of two different models of organisation of job
services.
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Alessia M. FRACCHIA - Gruppo Servizio Ambiente