ME LA SPASSO NELL’IMMENSITÀ DEL MIO CARO DIO 5. Tutto quello che domanderete nel mio nome, io lo farò – Gv 14, 13 San Gerardo si impose ai contemporanei con il suo potere straordinario di operare miracoli, per cui è stato chiamato “il taumaturgo del Sud“. Egli attingeva questa forza misteriosa nella preghiera con la quale partecipava all’onnipotenza del Creatore. Comprese subito il valore supremo della preghiera, e la mise al centro dei suoi interessi e delle sue preoccupazioni. Ancora fanciullo, spesso si isolava dagli altri per raccogliersi in Dio ponendosi in atteggiamento devoto dinanzi a un altarino che aveva eretto in casa, dove veniva spiato dalle sue sorelle, edificate e felici. La comunione eucaristica era per lui un avvenimento molto importante, perché allora Gesù diveniva il “suo” Gesù, Dio il “suo” Dio, cioè suo possesso individuale ed esclusivo. Si dedicava alla meditazione assidua dei vari momenti della passione di Cristo con la lettura di un libro intitolato: “L’Anno doloroso”. La vita di Gerardo fu una ricerca, un incontro, un dialogo incessante con Dio, dialogo che assunse vari aspetti secondo le tappe del suo cammino spirituale. All’inizio egli deve affrontare il mistero, e ingaggiare quasi una lotta con Dio che gli si presenta “geloso”, esigente, inesorabile, che lo requisisce completamente, abbatte le sue resistenze. Gerardo s’impegna a rispondere a Dio, ad adeguarsi a lui, per cui esercita la penitenza più aspra, la rinuncia più radicale. Quindi si rivolge a Dio avanzando la sua richiesta che egli sia tutto di lui: “Via su, Bontà infinita, se per il passato vi ho mancato, sono stato io; ma da oggi innanzi voglio che siate voi tutto per me”. C’è in questa preghiera qualche cosa della sfida di Giacobbe, quando lottò per tutta la notte con l’angelo mentre gli ripeteva: “Non ti lascerò, finché non mi avrai benedetto” (Gen 32, 27). L’attenzione costante di Gerardo, il senso profondo della preghiera risaltano dal suo libretto di “Ricordi” o “Propositi” nel quale parla con accenti commossi della comunione eucaristica, della visita al SS. Sacramento, delle altre devozioni e pratiche di pietà. Per favorire il raccoglimento dello spirito, Gerardo ricerca i luoghi solitari, trascorre notti intere in chiesa, si nasconde tra i boschi, segue l’esempio di Gesù che “di notte andava, solo, sui monti a pregare” (Lc 6,12). Egli manifesta il suo clima interiore, ravvivato dalla presenza sentita di Dio, nelle lettere che indirizza a varie categorie di persone, nelle quali, fra l’altro, scrive: “Il mio cuore è preso da Dio”; … “smania per Gesù”; “Avere sempre Dio presente, essere sempre con Dio”; …”Signore, fate che mi stia sempre nel cuore la vivezza del SS. Sacramento dell’altare”. Di fronte a queste espressioni possiamo applicare a san Gerardo quello che fu detto di san Francesco d’Assisi: “Era non soltanto forante, ma la stessa preghiera incarnata”. Con l’esercizio continuo della preghiera, sotto l’influsso dell’azione dello Spirito Santo, raggiunse lo stato mistico, in cui l’unione con Dio non richiede più sforzo o fatica, ma diventa facile e spontanea, come il respiro o il battere del cuore. A volte essa era talmente forte che si manifestava con fatti e segni straordinari, quali l’estasi o il rapimento; così una volta nell’ascoltare la canzoncina di sant’Alfonso “Il tuo gusto e non il mio”; Gerardo si astrasse dal luogo e dalla gente, e rimase a lungo immerso in Dio; in altra circostanza, guardando un’immagine della Madonna si sollevò in alto esclamando: “Quanto è bella!” Come i veri mistici, Gerardo sa discendere dalle altezze della contemplazione alla vita ordinaria, ai fatti concreti e alle necessità degli uomini, e s’impegna a pregare per loro. Ha una fiducia immensa nella preghiera di “domanda”, perché essa rende forti e fa vincere tutte le battaglie: “Non c’è confusione in Dio, non c ‘è debolezza nella divina potenza; perché è certo che nella battaglia la divina Maestà ci aiuta con il suo divino braccio”. Seguendo l’esempio di san Paolo, chiede e promette preghiere, un motivo ricorrente delle sue lettere: “Pregate assai, assai”; “Pregate sempre sempre Dio per me che mi faccia santo”; e ancora: “Voglio che facciate preghiere”. Dio lo deve ascoltare: “Via su, impegnatevi conla Potenzadi Dio; e questa volta Dio lasci fare come noi vogliamo”. Gerardo si pone come mediatore tra Dio e il mondo, tra Dio e i peccatori. Il senso di Dio divenne al termine della sua vita passione, gioia, desiderio struggente di unirsi con lui, per cui esclamava: “Aiutatemi a unirmi con Dio”; “Dio mio, dove sei? Fammiti vedere”. Ora che san Gerardo è immerso nella visione di Dio, ci illumini con il suo esempio, ci conforti con la sua protezione, e ci insegni a pregare come lui ha saputo pregare. Mario Barberis - S. Gerardo chiedeva con fiducia a Gesù nel tabernacolo e non restava mai deluso (Foto Pasquarelli - Raccolta Marrazzo).