Biblioteca Comunale
P. P. Pasolini
Novità Librarie
martedì 5 aprile 2011
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Titolo
È il 23 giugno 1866. Il giorno seguente le truppe imperiali
austriache sconfiggeranno quelle del giovane regno d'Italia
a Custoza. Quasi un mese dopo identica sorte avrà la
battaglia navale di Lissa. Ma Garibaldi è saldamente
attestato nel Trentino e con le camicie rosse dei suoi
volontari autentici guerriglieri dell'Ottocento - semina il
panico tra i militari austriaci e la popolazione fedele a
Francesco Giuseppe. "Amore mio, uccidi subito questo
Garibaldi", scrive la principessa Leopoldina Lobkowitz al
marito, conte Fedrigo Bossi Fedrigotti, che ha indossato la
sua divisa di ussaro dell'imperatore ed è partito per la
guerra. Leopoldina arriva dagli splendori di Vienna, da un
sontuoso palazzo in una piazza intitolata ancora oggi alla
sua famiglia, dagli agi di immense tenute in Boemia. Da lì è
giunta a Rovereto in casa dello sposo, nobile "povero" di
una povera provincia dell'impero, di cognome italiano, di
dialetto trentino, ma di sentimenti incrollabilmente asburgici.
Al suo fianco, e attraverso lo scambio di lettere - scritte
naturalmente in tedesco -, Leopoldina vive questo
sconvolgersi del mondo che già prelude al crollo dell'Austria
Felix. Nel quadro degli eventi militari e politici, scandito dalle
lettere dei due sposi-amanti - raccolte con amore e tradotte
in romanzo dalla bisnipote Isabella - si svolge la trepidante
vicenda privata dei due protagonisti, delle loro famiglie, del
loro contorno di amici.
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Titolo
"Mosè, primo alpinista, è in cima al Sinai. Inizia così il suo
corpo a corpo con la più potente manifestazione della
divinità." Erri De Luca racconta l'eroe Mosè con la grazia del
grande scrittore che reimmagina, attraverso la Scrittura, la
grandezza sofferente dell'uomo alla guida di un popolo in
fuga. "E disse": con questo verbo la divinità crea e disfa,
benedice e annulla. Dal Sinai che scatarra esplosioni e
fiamme, vengono scandite le sillabe su pietra di alleanza.
Nell'impeto di un'ora di entusiasmo un popolo di servi
appena liberati si sobbarca di loro: "Faremo e ascolteremo".
Luogo di appuntamento è il largo di un deserto, dove la
libertà è sbaraglio quotidiano. Notizia strepitosa: nell'antico
ebraico, madrelingua, le parole della nuova legge sono
rivolte a un tu maschile. Le donne guardano con tenerezza
gli uomini commossi e agitati. Il dito scalpellino che scrive in
alto a destra: "Anokhi", Io, è il più travolgente pronome
personale delle storie sacre.
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Alberto ha due grandi passioni, e una piccola mansarda
dove le nasconde al resto del mondo. Adora le astronavi,
che colleziona sotto forma di modelli ricostruiti con cura
maniacale. E venera le ragazze, che coccola e cataloga con
cura, se possibile, anche maggiore. Ne conosce di nuove
ogni mese, grazie a certe riviste porno americane - Sophie
e Clara, Judith e Leila, Sandreta e Deborah, e poi Jenny,
Kerry, Carmen, Marlies... Alberto vuol bene a ciascuna di
loro, ma in cima a tutte c'è Olga: che non è una ragazza di
carta, e che grazie a Twitter condivide ogni segreto con lui.
Solo che Alberto non ha quindici anni, ma quarantuno.
Studente brillante all'epoca delle superiori, una volta iscritto
alla facoltà di Fisica ha falsificato tutti i voti del suo libretto
universitario, scegliendo di non lavorare e di rimanere
accanto a sua madre. Quando la mamma all'improvviso
muore Alberto è in difficoltà, costretto a occuparsi di cose
nuove, inquietanti e sconosciute: come preparasi da
mangiare, come aprire un conto in banca. Un giorno, per
caso, reincontra Letizia, la sua fidanzata del liceo, e capisce
che è la sua reale occasione per spezzare la solitudine.
Con la stessa paziente perizia con cui assembla i pezzi
delle astronavi o esamina ogni centimetro delle sue amiche
patinate, dà inizio al suo assedio. Tutto fatto di menzogne, a
cui è lui il primo a credere…
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Fotografa di successo Hope Dunne deve fare i conti con un
cuore a pezzi e senza più illusioni. Un tempo madre e
moglie felice, ha conosciuto le lacrime, il dolore e il lutto
quando la vita le ha strappato l'unica figlia, lasciandola sola
e con un matrimonio finito alle spalle. Così, Hope si rifugia
nel suo loft di SoHo e si getta a capofitto nel lavoro. Ma
ecco che il destino bussa nuovamente alla sua porta: Finn
O'Neill, uno dei più famosi autori di thriller al mondo, la
invita a Londra per le vacanze di Natale, desideroso di farsi
immortalare da lei per la copertina del suo ultimo romanzo.
Con grande sorpresa di Hope, Finn si rivela dotato di un
fascino ipnotico, a cui lei non sa sottrarsi. La corteggia, la
stupisce, la colma di attenzioni, convincendola a seguirlo a
Blaxton House, una lussuosa e antica proprietà di famiglia
in Irlanda. Completamente soggiogata dallo charme
magnetico di quell'uomo appena conosciuto, Hope non sa
resistergli e parte con lui. Presto però, nella favola che Finn
le sta facendo vivere, cominciano ad apparire alcune
ombre - qualche innocente bugia, qualche scatto di
immotivata gelosia - e tutto cambia. All'improvviso, dubbi e
sospetti si fanno strada nella mente di Hope. Sola, lontana
da casa, inizia a non essere più tanto sicura della persona
che ama, e ha paura. Quante menzogne le ha raccontato
Finn? Che cosa nasconde? È possibile che quell'uomo
gentile e premuroso le abbia taciuto una verità a dir poco
inquietante?
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C'è un rivoluzionario in bicicletta, che quando arriva al
parlamento per buttare la bomba si accorge di non essere il
primo: gli tocca mettersi in coda, come alle poste. C'è
l'uomo di governo che "quando faccio politica, non ne faccio
una questione politica". C'è chi cammina in fila indiana ed è
contento di considerarsi solo un numero, tanto da non
tollerare che qualcun altro gli si affianchi sostenendo di
essere semplicemente Mario... Ogni personaggio procede
"sulla superficie sconnessa di un pianeta che pare fermo e
invece si muove, perché quando ti muovi piano è quasi
come se non ti muovi per niente", consapevole
dell'equilibrio precario nel quale si trova, ma consapevole
soprattutto che "precipitare è tutto un altro discorso". I
racconti di "Io cammino in fila indiana" con un andamento
narrativo capace di accordarsi agli scarti improvvisi del
pensiero - tanto da assumere di volta in volta la forma della
poesia civile, o della preghiera laica -, le storie ambientate
nel "piccolo paese" mostrano quello che siamo diventati.
Distribuendosi in tanti "Io" che giocano con lo specchio
deformante - eppure fedelissimo - dell'apologo o della fiaba,
l'autore prende per mano il lettore e lo guida attraverso la
cronaca e le assurdità dei nostri anni recenti. Si ride molto,
ma amaramente.
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Malva è una scintillante città di vetro e metallo circondata
dalla foresta. Liana è pura, le strade sono pulite e gli
abitanti vivono immersi negli agi. Ma sotto l'apparenza,
scavata nelle profondità della terra, si nasconde la faccia
segreta della città, soffocata dai miasmi tossici. Laggiù
vivono i Drow, gli schiavi degli umani, che pagano il prezzo
di quel benessere. E questo il mondo diviso in cui si muove
il guardiano Telkar, mezzosangue cresciuto tra i privilegi,
ma segnato dal marchio infamante dei Drow. E quando la
tranquillità di Malva comincerà a essere turbata da morti
misteriose, sarà lui a offrirsi per una missione quasi
impossibile: scendere nella città sotterranea e scoprire il
colpevole. Un viaggio nelle tenebre e nella paura, tra
macchinari infernali e veleni, da cui Telkar uscirà
completamente trasformato. Età di lettura: da 11 anni.
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Perché una sacca di sangue costa 3 euro al Sant'Andrea di
Vercelli e 12 al Gallicano di Cosenza? E perché la Regione
Piemonte dispone di 700 dipendenti e la Sicilia di 6000? Ci
sono tante cose che ci fanno arrabbiare: gli sprechi, le
inefficienze e ognuna delle mille male-qualcosa che
popolano le cronache quotidiane. Una volta si tratta di truffe.
Un'altra volta è una partoriente che ci lascia la pelle a causa
di un errore o di un disguido. Un'altra ancora sono i treni
fermi in mezzo alla campagna per il sistema andato in tilt.
Perché tutto questo? La risposta non viene da differenze
culturali o caratteriali che, con facile qualunquismo, si
potrebbero individuare. La ragione affonda le radici nella
storia: proprio quella di 150 anni fa. Se oggi i cittadini si
lamentano per l'eccessivo carico fiscale e per le troppe
tasse che gravano sul singolo contribuente, diventa
inevitabile rammentare che l'andazzo prese il via giusto un
secolo e mezzo fa, quando ci si cominciò a inventare
imposte con tanta fantasia e nessuna logica. Se adesso tutti
parlano di federalismo (e pochi immaginano come farlo) è
perché si riconosce implicitamente che sono stati commessi
errori imperdonabili che adesso diventa urgente rettificare.
Non un'Italia unita e nuova ma un regno sabaudo allargato,
che annette, che conquista e che impone le sue regole e le
sue misure. Un travisamento degli accordi e del progetto
originario, che ha tradito il Nord danneggiando anche il Sud.
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Ma che coincidenza: proprio in quella giornata di metà
giugno, con l'aria tiepida che entra dalla finestra aperta
insieme ai rumori di Parigi, e Maigret che, ipnotizzato da
una mosca, non può fare a meno di ripensare a certi giorni
lontani in cui "una mosca che svolazzava attorno al suo
banco diventava molto più importante della lezione del
professore" ebbene, proprio in quella pigra mattina inondata
di sole si presenta al Quai un vecchio compagno di scuola.
E non uno qualsiasi: Léon Florentin, il figlio del miglior
pasticciere di Moulins, quello che aveva sempre le tasche
piene di soldi, ed era sempre così sicuro di sé, così
loquace. Quando entra nell'ufficio di Maigret, però, Florentin
non sembra aver più tanta voglia di fare il pagliaccio: anzi,
ha l'aria di uno che se la passa male. All'amico d'infanzia è
venuto a chiedere aiuto: poche ore prima, infatti, la donna
che lo manteneva da anni è stata uccisa con un colpo di
pistola. Lui se ne stava acquattato nel guardaroba, dove
andava a nascondersi ogniqualvolta uno dei "visitatori"
abituali della donna arrivava all'improvviso. Una storia non
meno squallida che inverosimile, pensa Maigret: che sarà
non poco imbarazzato, nel corso di un'indagine
aggrovigliata e fangosa, di aver a che fare con
quell'ambiguo mascalzone, uno che non gli è mai piaciuto
eppure continua a dargli del tu e che qualcosa, senza che
lui neanche se ne renda conto, gli impedisce di sbattere
subito in galera.
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Si tratta del'ultimo libro che uno dei maggiori teologi del XX
secolo si era proposto di scrivere come atto conclusivo del
suo percorso intellettuale e scientifico, prima ancora di
essere eletto Papa. Così l'autore non intende parlare in
primo luogo quale Romano Pontefice, ed il libro non vuole
essere un atto ufficiale del suo magistero. Ma questa
apparente debolezza in realtà si rivela la forza di un libro
che desidera liberamente interloquire con tutti. L'analisi
tanto appassionata quanto scientificamente rigorosa degli
avvenimenti - l'Ingresso a Gerusalemme, la Lavanda dei
piedi, l'Ultima Cena, il Getsemani ed altro ancora - è come
attraversata da una nota di sottofondo sempre ricorrente: è
la domanda di importanza decisiva a un tempo per lo
studioso e per ogni credente: il Gesù nel quale crediamo è
anche il Gesù veramente esistito? I Vangeli ci mostrano la
figura di Gesù la più storicamente sensata e convincente?
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La spiritualità ebraica nelle sue diverse sfaccettature:
dall'autorevolezza della tradizione all'umorismo del
quotidiano. Il libro, che riporta integralmente il testo
dell'omonimo spettacolo, è frutto di un lungo studio dell'arte
del canto ebraico tradizionale di cui Moni Ovadia dà
un'interpretazione inedita.
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Daniel ha soltanto tre anni e non può sapere che i suoi
genitori sono i Custodi della Lista, l'elenco dei criminali
alieni che si nascondono sulla Terra. Però lo sa la Mantide,
un essere malvagio e spietato che, per impadronirsene, è
disposto a tutto, anche a uccidere. E a farlo sotto gli occhi di
Daniel, che così assiste impotente alla morte del padre e
della madre... Sono passati dodici anni da quel terribile
giorno, ma Daniel non ha dimenticato. E ha deciso di
vendicarsi. Grazie ai suoi straordinari poteri la capacità di
creare oggetti con la forza del pensiero e di spostarsi alla
velocità della luce, nonché di avere una forza eccezionale -,
vuole continuare il lavoro dei genitori, eliminando i
fuorilegge inclusi nella Lista e preparandosi al momento in
cui affronterà il più pericoloso di tutti: la Mantide. Ora, però,
Daniel deve dare la caccia a Ergent Seth, un orribile alieno
determinato a sterminare la razza umana, per poi ripopolare
la Terra di esseri mostruosi provenienti dal suo pianeta.
Daniel è l'unico che può trovarlo. Daniel è l'unico che può
sconfiggerlo. Daniel è l'unico che può salvare il mondo dalla
catastrofe. Ma Daniel è soltanto un ragazzo...
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"La volta che Itria Panedda Nilis riprese a sognare era un
pomeriggio di fine estate, con un sole che rosolava le carni
e spaccava le pietre". A Melagravida i sogni se n'erano
andati dopo una scossa di terremoto, "inseguiti dall'alito
caldo della terra che si apriva come una melagrana". Ma
quel giorno Itria Nilis - "conosciuta col nomignolo di
Panedda per via delle sue carni morbide e bianche come il
latte appena quagliato", e da un anno vedova
inconsolabile - si era sentita come accesa da un fuoco, ed
era corsa verso l'ovile del capraio Martine. Lui, quel fuoco
che Itria aveva addosso, gliel'aveva spento volentieri - ma
l'aveva pagata cara. E questo accadeva sulle rive del lago
di Locorio - dove da allora hanno cominciato a verificarsi
fatti assai strani. Il parroco ha un bel sostenere che non c'è
nessun mistero, che è solo opera del Maligno: tutti lo sanno,
anche se pochi hanno visto Itria Panedda "che si spoglia,
canta e vola sopra le acque del lago". Così comincia questo
romanzo di Salvatore Niffoi, che ancora una volta, sin dalle
prime pagine, immerge il lettore in un'atmosfera magica e
insieme concretissima, in cui la vita quotidiana di un
paesino della Barbagia (fatta di fatica e di dolore, di miseria
e di ferocia) si illumina di visioni in cui compaiono il diavolo
e i morti ammazzati, ma anche madonne "con le tette
grosse e dure, labbra alabastrine e capelli di seta" - e,
sull'altare maggiore di un santuario abbandonato, finanche
un dipinto raffigurante un grosso ragno.
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"Ribelli" è la storia romanzata di Littorino (al secolo Valerio
Parodi), partigiano diciassettenne entrato nell'età adulta
combattendo i nazifascisti. Lo incontriamo bambino in una
Val Polcevera fortemente industrializzata e nel contempo
"terra di confine" tra città e compagna, lo seguiamo nella
sua maturazione fisica e intellettuale, lo lasciamo due giorni
prima del 25 aprile all'alba di un nuovo mondo. Valerio è
diventato un uomo, ma non ha perso né la freschezza
dell'adolescenza, né la voglia di cambiare il mondo. "Ribelli"
è un libro dove realtà e fiction sono strettamente intrecciate,
tanto che è impossibile distinguerle. Personaggi realmente
esistiti, tratti dal diario e dalle memorie di Valerio, si
uniscono ad altri inventati. Ad avvenimenti storicamente
documentabili si sovrappongono momenti di puro
invenzione. Tutto concorre a delineare un piccolo affresco di
un pezzo della nostra storia. Introduzione di Marta Vincenzi.
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Il volume racconta il periodo risorgimentale visto "dalla parte
delle donne". Una galleria di personaggi femminili che, in
modi diversi, hanno contribuito a scrivere pagine di quel
lungo, faticoso, controverso periodo che portò all'unità
d'Italia. Emergono figure straordinarie che hanno saputo
trasformare il loro tranquillo quotidiano in lotta, mettendo in
pericolo le loro esistenze e i loro affetti per un futuro che
non poteva offrire certezze. Accanto a nomi noti, come
quelli di Anita Garibaldi e di Cristina di Belgioioso, l'autrice
porta in scena il mondo femminile delle umili combattenti, le
eroine delle Cinque Giornate di Milano, nonché le donne
che seppero curare i feriti nelle organizzazioni ospedaliere
spesso affidate al volontariato femminile. Offre uno spazio
ampio al ruolo delle giornaliste straniere che raccontarono
con i loro articoli le vicende delle lotte risorgimentali, come
Margareth Fuller e Jessie White Mario. Penetra nei versi
delle poetesse risorgimentali, come la grande
improvvisatrice Giannina Milli o l'appassionata Giulia Molino
Colombini, per raccontarne il valore nella costruzione di un
ideale patriottico sempre più saldo e sicuro. Si inserisce nel
mondo dei salotti: in una società come quella ottocentesca
che affidava alla donna sostanzialmente i ruoli di moglie e di
madre, questi momenti di incontro rappresentarono una
essenziale forma di aggregazione sociale e culturale che
cambiò nel corso del secolo.
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