La camminata in Valle Verzasca
Autobiografi
in
cammino
La camminata in Valle Verzasca
del 14 giugno 2008
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La camminata in Valle Verzasca
Camminata autobiografica nel sentiero dell’arte a Lavertezzo, Valle
Verzasca
Verbale del 14 giugno 2008
“I camminatori sono persone singolari, che accettano per qualche ora o qualche giorno di uscire dall’automobile per avventurarsi fisicamente nella nudità del mondo… ciò
favorisce l’elaborazione di una filosofia elementare dell’esistenza basata su una serie di piccole cose, induce per un momento il viandante a interrogarsi su de sé, sul
suo rapporto con la natura e con gli altri, a meditare su un’inattesa gamma di questioni.”
David Le Breton
Lavertezzo, ore due del pomeriggio…
Nubi biancastre troneggiano nel cielo che a squarci lascia intravedere sagome di blu
intenso. Dovevano essere i primi giorni di una calda estate, ma il clima è ancora fresco, come fosse inizio primavera.
Dopo aver camminato per una quindicina di minuti, attraversando il fiume Verzasca
sul pittoresco ponte a due gobbe ci concediamo una prima pausa per riposare, ricordare, riflettere, osservare, osservarci,… e per scrivere.
Scrivere di sé, della propria vita e di tutto ciò che nasce da dentro. È in fondo la
prima volta che il gruppo spontaneo di amici dell’autobiografia si siede per scrivere.
Oggi siamo un gruppo di undici persone proveniente da ogni angolo del Ticino. Ci siamo dati appuntamento alla diga della Verzasca e dopo le consuete presentazioni ci
siamo spinti in su sino a Lavertezzo dove ci aspettava la camminata lungo il sentiero
dell’arte.
A me lo stare all’aria aperta, circondato da boschi, fiumi, fiumiciattoli mi dà quella
sensazione di pace e di energia.
Siamo sparpagliati sui sassi e sulle rocce levigate del letto della Verzasca. C’è chi
parla, chi pensa, e c’è chi scrive.
Chissà cosa scriveranno? Chissà quale storia ha Maddalena, chissà quale ricordo ha
Marina? Chissà cosa suscita questo momento in Carmen o in Norberto, e in tutte le
altre persone che mi scuseranno per non aver memorizzato ancora il loro nome!
Ognuno ha il suo mondo, la sua fantasia, il proprio vissuto, i propri ricordi.
Ognuno ha qualcosa di profondo e di prezioso che vale la pena di rivivere, ricordare,
qualsiasi sensazione sia, dolorosa o allegra.
Il cammino dell’arte che inizia a Lavertezzo e si snoda in su, in direzione di Sonogno
costeggiando la Verzasca, è contrassegnato da una dozzina di sculture, oggetti, assemblaggi mesi lì da diversi artisti provenienti da varie parti del mondo.
A dir la verità le espressioni artistiche che a me piacciono di più sono quelle espresse dalla natura. Dai sassi di ogni colore e forma, dagli alberi in pieno risveglio, dal
movimento delle foglie; dai profili delle vette delle montagne; dalle increspature
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verdi e bianche dell’acqua, che sta scorrendo proprio davanti ai miei piedi. C’è tanta
energia attorno.
Ogni forma è perfetta nel suo fluire e trasformarsi. Ogni forma è vita, ogni forma
dà vita.
Dopo una prima pausa in riva al fiume il gruppo continua in fila indiana, ed fra alcune
grotte abbandonate -o forse era un rifugio per le capre- scorgiamo il luogo dove
Duccio Demetrio scrisse “L’autobiografia come cura di sé”. Non me ne vorrà il buon
Duccio per essermi ricordato, in questo particolare contesto, della sua opera fondamentale, molto utile per chi voglia approfondire il discorso autobiografico!
Poi, purtroppo, il tempo non ci permette di fare una sosta prevista ai piedi di un imponente ruscello, in uno scenario pieno di fascino. L’aria fresca diventa fredda e
fermarci in quella situazione non era molto allettante. Quindi si cammina ancora per
tenerci ben caldi. Anche l’ultima pausa prevista accanto ad un prato ha dovuto essere ridotta nel tempo. Ognuno accetta con molta filosofia la situazione non proprio
ideale per fermarci su di un sasso a scrivere. Comunque, anche se il programma ha
dovuto forzatamente essere modificato, tutti avevano già raccolto qualcosa di queste ore trascorse assieme.
Infatti, nel condividere l’esperienza individuale seduti in un grottino, sono emerse
da ogni partecipante emozioni, ricordi, suggestioni, che mi hanno toccato per la loro
schiettezza e profondità.
C’è chi, stimolato(a) dal paesaggio, ha letto quanto aveva scritto durante le pur brevi
pause regalando ad ognuno qualcosa della sua esperienza o della sua interiorità.
Ad una signora (di cui non mi ricordo il nome) è persino scomparsa la tosse che aveva
durante il mattino!
Lavertezzo, ore diciotto e trenta.
Malgrado il tempo non proprio favorevole (almeno non ha piovuto) viene espressa una
soddisfazione generale ed una sensazione di benessere per l’esperienza fatta.
Me ne rallegro.
Un affettuoso saluto
Nazzareno
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La camminata in Valle Verzasca
14.06.08
Valle Verzasca, le 2 del pomeriggio. Prima camminata con il gruppo
che non ha un nome: forse nascerà oggi!
Sono seduta su un sasso sola, in disparte un po’ isolata dal gruppo, non ho voglia di
comunicare: preferisco scrivere.
Tutti o quasi fanno gruppo e chiacchierano, il rumore del vento e dell’acqua fanno da
sottofondo ai miei pensieri che si lasciano cullare e diventano parole sulle pagine del
mio libretto. Ho lasciato l’auto a Lavertezzo con la musica dell’ultimo disco dei Cold
Play e ora mi trovo immersa nei rumori della natura.
Avrei preferito rimanere a casa? Ho tanti lavori da sbrigare e non riesco a vedere la
fine. Questo mi mette in ansia ma respiro questo vento della Valle e mi immergo nella natura lasciandomi cullare dai pensieri e tutto diventa calmo e tranquillo.
Guardo il cielo e dico:- speriamo che non piova! Fa freddo anche se siamo in giugno!
L’estate non decolla quest’anno. Tutto fa pensare ad una stagione autunnale piuttosto che estiva. Avrei voglia di volare al mare in questo momento per trovarmi su una
spiaggia assolata con tanti ombrelloni colorati e un caldo che ti fa rimpiangere
l’inverno.
Seconda tappa della camminata. Bella la natura che parla di sé con tante sculture
naturali.
Sentiero dell’arte creato dall’uomo ma sentiero delle meraviglie create dalla natura.
Camminando ed osservando gli elementi naturali che la natura ha saputo inserire in
questo paesaggio ci si rende conto di quanto sia importante cercare il contatto con
tutto quello che ci circonda per farci stare bene. Rimanere ore e giorni in casa a lavorare a volte è come dimenticarsi di vivere, ma sopravvivere.
Siamo in un periodo in cui si guarda al fare, al produrre e poco all’essere.
Una volta erano poveri nelle nostre valli; pieni e carichi di fatiche.
Ora siamo viziati dal benessere e forse ci sentiamo ricchi! Rimaniamo poveri di esperienze di vita, soffocati da impegni, scadenze e condizionamenti che pesano come una montagna che ti schiaccia e ti soffoca, facendoci sentire arrabbiati con noi
stessi e il mondo intero .
Siamo alla fine della nostra camminata: per me liberatoria poiché mi ha fatto sentire bene. Liberando i miei pensieri dai condizionamenti e lasciandomi andare alla
scrittura recupero una parte di me stessa piu’ ricca e questo mi dà tanta energia.
14 giugno - 28 agosto 2008
Marina
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La camminata in Valle Verzasca
Passeggiata in Val Verzasca
Adriana Cereghetti
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La camminata in Valle Verzasca
Prato
Seduta su un prato nella Valle Verzasca, in mezzo a dell’erba alta, i pensieri tornano
automaticamente alla mia infanzia.
A quei tempi abitavamo in periferia a Zurigo, in mezzo a dei prati fioriti e vasti. Facevano parte del mio quotidiano e conoscevo molti fiori con i loro nomi.
Quando l’erba era molto alta, noi bambini delle case vicine, ci giocavamo a nascondino o altro. Mangiavamo le prugne mature direttamente dagli alberi, idem le noci, le
nocciole e un vecchio bunker coperto dai rovi ci forniva delle gustose more. Qualche
volta raccoglievamo dei fiori multicolori dai prati, facendone dei mazzi, da portare a
casa e offrirli alla mamma.
Un bel giorno assieme a una mia compagna di gioco abbiamo un’idea lampo: suonare
alla porta di qualche vicina e proporre i nostri mazzi da acquistare! Siamo riuscite a
racimolare in questo modo qualche soldino, tornando a casa molto fiere e soddisfatte.
Purtroppo la nostra precoce intraprendenza commerciale non fu per niente apprezzata dai rispettivi genitori e fu bloccata sul nascere.
14 giugno 2008
Sonja Bruzzone
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La camminata in Valle Verzasca
Sosta in Valle Verzasca
Sto passando un pomeriggio nella valle Verzasca, a me completamente sconosciuta.
Durante una sosta, osservo la valle stretta con dei pendii ripidi, coperti con una vegetazione di diverse tonalità di verde. Forse è ancora più verde del solito dopo tanti
giorni di pioggia. Delle cime nude di vegetazione sovrastano il verde e si stagliano nel
cielo.
Delle pietre grosse, piccole e dei grossi massi si allargano sui bordi del fiume, immobili al sole e al vento. Invitano il passante a una sosta, offrendogli un appoggio per
riposarsi, rilassarsi e godersi questo spettacolo della natura. Qualche passante lascia il segno, formando delle piccole torri sui grossi massi, sovrapponendo dei sassi
grandi a dei sassi sempre più piccoli.
Dei massi ostacolano il passaggio del fiume, che scorre limpido e trasparente con
una certa velocità, a volte spumeggiando. Si intuisce la sua pericolosità, d’altronde
ben segnalata da vari cartelli. Il suo colore va dal blu al verde, un colore intenso, affascinante.
Il vento forte muove le foglie degli alberi in un fruscio che fa concerto assieme al
rumore dello scorrere del fiume.
Un tappeto bruno-rossiccio di foglie copre il sentiero. In un piccolo braccio laterale
fermo del fiume, queste foglie sul fondo, fanno sembrare l’acqua colorata di rosso.
Nella sabbia tra le pietre si muove un altro ambiente della natura. Sono piccoli insetti e formiche che trasportano materiale prezioso per loro uso.
Corrono indaffarati per la loro destinazione a noi sconosciuta.
14 giugno 2008
Sonja Bruzzone
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La camminata in Valle Verzasca
Tre momenti
Salve!
Come stabilito mando le impressioni di sabato in Verzasca.
* primo momento: Lavertezzo, sabato 14 giugno: il vento, il fiume, nessun altro rumore. Il fiume mi passa accanto, vorticoso. Mi fa pensare alla vita, che corre, non si
ferma; tutt'al più si rivolta in un mulinello che sembra non offrire nessun appiglio,
nessuna via d'uscita. Il fiume può essere molto pericoloso, (anche nella vita questi
momenti possono essere molto difficili). I sassi, lì da innumerevoli anni, non hanno
più spigoli, sono rimasti forti e resistenti, ma levigati, puliti, come dovrei essere io,
dopo tutti questi anni.
Fra una settimana dovrebbe cominciare l'estate. le stagioni sono brevissime:
guardo gli alberi: le foglie nuove si muovono nel vento. Li avevo visti in autunno, sfavillanti nei colori dorati; li ho rivisti spogli e più tardi coperti di neve... ma quest'anno non ho visto il miracolo della primavera con le gemme che tutti i giorni si gonfiano
e poi esplodono nel tripudio di una nuova vita. Quest'anno la primavera me l'ha mangiata la pioggia.
E' però grazie a tutta questa pioggia che il fiume canta, spumeggia e dà vita ed energia. Grazie sorella pioggia!
Questo fiume (in dialetto è semplicemente er fimm: il fiume per antonomasia), questi sassi, questo colore smeraldino così unico, questa musica che affascinava Anna
Gnesa, la quale sapeva tradurre nei suoi libri queste sensazioni in parole sapienti,
poetiche, mai sdolcinate, perché la Valle è bella, ma anche dura e aspra.
Questo fiume, attrazione turistica, soldoni per la città di Lugano, quante vittime ha
fatto! Nel folclore della valle, tra le onde vive la Morfetta o la Morfigia, un essere
che trascina nei gorghi chi sfida la corrente. Questo avrà sicuramente salvato dei
bambini, ma ci sono state purtroppo (e ci sono ancora) tante vittime.
Nei miei ricordi c'è Giorgio, un mio coetaneo, travolto dal fiume a sei o sette anni.
Lo hanno ritrovato solo alcuni giorni dopo, grazie al pendolino di don Gobbi. Lo ricordo, bluastro nella cassa bianca ricoperta di fiori, e la sua lapide con la foto, nel cimitero dei bambini.
Qui il fiume è trasparente, il suo colore è un po' diluito. Vorrei che oggi fosse una
giornata calda e serena, per far godere la valle in tutta la sua bellezza a chi è salito
oggi fin qui; invece il cielo è grigio e l'aria è fredda.
* secondo momento. Sono nel prato, ci siamo fermati perché non si può camminare e
scrivere. L'aria è buona, fresca, piena di profumi di erba appena tagliata, timo, muschio, legno fracido, funghi... e guardo il fiume.
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La camminata in Valle Verzasca
È l'acqua alla quale si sono dissetati i miei antenati e le loro bestie.
Sono verzaschese da molte generazioni. Tutti gli avi sono nati in questi paesi, fino
alla mia generazione. Adesso le cose sono cambiate; l'albero con radici salde e profonde in questa terra ha lasciato che i suoi frutti andassero a crescere nel mondo:
nuovi innesti, nuovi incroci, piante nuove, anche in famiglia si diventa multiculturali.
* terzo momento. Camminare, tacere, guardare, pensare, fermarsi, parlare.
Abbiamo condiviso un pezzo di strada, un momento di vita, con persone conosciute e
con altre incontrate per la prima volta. Ci siamo scambiati le impressioni di questa
giornata. E' sempre interessante vedere come ognuno vive la stessa esperienza in
modo diverso.
Grazie Norberto e Nazzareno, ho percorso questo tratto del Sentierone che mi
proponevo di percorrere da tanto tempo.
Siamo stati fortunati anche con il tempo, se penso a quelle persone che oggi hanno
trovato la neve durante la traversata da Lodrino a Lavertezzo.
L'idea dell'associazione attorno allo scrivere di sè è molto bella. Il nome potrebbe
essere cammino, specchio, passi, momenti, memory, scribat."
Mi fermo. ( se penso che detesto scrivere, mi pare di aver scritto abbastanza ).
Saluti.
Candida
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La camminata in Valle Verzasca
14 giugno 2008 ritrovo alla diga Verzasca ore 13.00
Uscita con gli amici autobiografi
Accompagnati da un tempo abbastanza bello, abbiamo potuto realizzare la nostra
uscita in Valle Verzasca: d’accordo con Norberto, ho lasciato la mia macchina a Sementina, per poi proseguire con lui, verso Gordola e trovarci con Marina Leonardi.
Il breve tragitto ci ha permesso di conversare, raccontandoci episodi importanti
della nostra vita, che hanno fatto di noi le persone che siamo. Ne sono contenta:
stimo Norberto, l’ho conosciuto come insegnante della scrittura, proseguendo poi
con il gruppo degli autobiografi; si sta sviluppando una bella amicizia.
Nella mia vita l’amicizia è sempre stata importante: ho bisogno di chiarezza, sincerità nel rapporto, due elementi indispensabili che poi permettono di crescere in conoscenza e scambio.
Primo elemento di positività che poi si è protratto per tutto il pomeriggio.
Siamo saliti verso la diga Verzasca dove ci aspettavano: Nazzareno Zanoli, Sonia
Bruzzone, Marina Roberti, Carmen Sassi, Adriana, Bianca, Candida Willemse, Yvelise
Linley, persone che hanno partecipato ad un corso sulla scrittura con Norberto tramite l’associazione Atte del mendrisiotto.
Eravamo 11 persone: il nostro organizzatore é molto contento.
Dopo i saluti abbiamo proseguito in auto verso Lavertezzo: lasciate le auto al posteggio, guidati da Nazzareno, ci siamo incamminati attraversando il famoso ponte
romanico, verso il tratto di bosco che comprende il sentiero dell’arte.
Lo avevo visitato, diversi anni fa con altre persone: accompagnati da una guida le varie strutture venivano spiegate ed era motivato l’estro dell’artista e il significato
dell’opera abbastanza comprensibile anche se non sempre condiviso.
Oggi mi ha delusa del tutto: causa il tempo, essendo all’aperto le opere hanno perso
molto!
In compenso è stato bello camminare nel bosco costeggiato dal fiume Verzasca:
questa valle rocciosa, grezza, a tratti impervia, mi ha sempre affascinata.
Dopo 40 minuti dal punto di partenza, abbiamo fatto la prima sosta del nostro
“camminaggio” come simpaticamente definisce Nazzareno il camminare.
Pensavamo di fermarci un’oretta, per riflettere, scrivere, disegnare, riposare: ci
siamo sparpagliati lungo il fiume, c’erano dei sassi enormi su cui ognuno di noi si è
seduta.
(continua)
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La camminata in Valle Verzasca
L’acqua scorre impetuosa formando cumuli di schiuma bianca
in piccole conche naturali della roccia, il vento mi avvolge,
scompiglia i miei capelli, sembra voglia accarezzare i pensieri
che vagano nella mente in ricordi lontani:
quando bambina mi bagnavo nel Torrente Ancione,
giocosa e spensierata la vita mi accoglieva.
A contatto con la natura, come sempre, torna un pensiero di
gratitudine , rivolto al Divino, per il dono del Creato.
Sarebbe stato bello fermarsi il paesaggio stimolava a disegnare, ma il tempo si mette al brutto, minacciava quasi pioggia e la nostra saggia guida, ci fa proseguire.
Carmen ci fotografa davanti a una grotta che Nazzareno, scherzosamente, dice di
essere quella in cui Duccio Demetrio si ritirò per scrivere il suo primo libro:- risata
generale…
Durante il percorso, ammiriamo le cascatelle d’acqua che si formano scivolando
sull’impervia roccia, le belle radure appena falciate, i mucchi di fieno raccolti, i rustici ben ristrutturati, risaltano sullo sfondo del bosco: il mio parere ? Questa é la
vera arte!
Ci fermiamo per la seconda pausa: visto che il freddo si fa sentire, Nazzareno pensa
sia meglio rientrare prima senza aspettare l’autobus, come da programma e con Marina Roberti, ritornano indietro a prendere le due auto: ci ritroveremo al ristorante
di là del fiume, dopo un’oretta.
Con Marina, decidiamo, d’accordo con gli altri che proseguono per terminare il percorso, di fermarci per ristorarci e riscaldarci al ristorante.
Intanto che li aspettiamo bevendo un buon caffè, esterniamo il desiderio di sole, di
mare, di sabbia calda.
È stato comunque bello questo pomeriggio: la natura, le persone, lo scambio di pareri
sul piacere di scrivere, del raccontare il ricordo di queste sensazioni vitali, impor11
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tanti per l’interiorità di coloro che vivono e sentono questi desideri: piacevole corrispondenza, da coltivare nel tempo e in libertà.
Le motivazioni che devono incoraggiarci a perseverare nel progetto “ AUTOBIOGRAFIA “ sono in parte queste: personalmente aggiungo che la vivo come una testimonianza d’amore per la vita; negli avvenimenti positivi e in quelli negativi.
Scrivere mi aiuta a crescere, e mi fa star bene: anche alla mia età.
Ci lasciamo con un arrivederci a presto alle ore 19.05
Carissimi saluti a tutti da
Maddalena Segat Pepe.
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Il canto della valle
Bianca Caverzasio
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Acqua
Acqua e spuma
che scorre e liscia,
senza tempo,
incurante del
viaggio ancora
da compiere,
dimentica delle
sue origini,
alterna sussurri,
tonfi e onde,
corse e pause
da sponda a sponda.
Il sole mi accarezza
mentre
l’aria fresca
turbina attorno
al mio viso:
dopo tanti giorni
di buio interiore
scopro i colori
della vita…
… gradito regalo
di un pomeriggio
in amicizia.
14 giugno 2008
Norberto Lafferma
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Rocce
Castello di rocce
con pareti
a strapiombo
sul fondo valle…
… mi parlano di
altre ere che
si confrontano
con l’eternità
nella quale si
perde, come un
granello di sabbia,
la brevissima vita
dell’uomo, istante
fra gli istanti!
14 giugno 2008
Norberto Lafferma
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La camminata in Valle Verzasca
14 giugno 2008
Camminata a Lavertezzo con il gruppo di autobiografi
Preparazione al viaggio
Rumori assordanti provengono dal piano di sopra. E’ la sveglia del sabato mattina. I
bambini aprono gli occhi e la giornata inizia con canti, balli, giochi e la litigata finale
che mi costringe ad alzarmi dal letto per nulla contenta.
Mi chiedo se sia giusto passare una giornata lontana dalla famiglia, in un giugno che
ci ha reso tutti più stanchi e irritati. Mi sento combattuta e tasto il terreno in casa.
Nessun impedimento alla mia giornata se non la mia titubanza. Cosa mi spinge a passare il tempo con persone che non conosco? Probabilmente non avrò nulla da condividere, siamo troppo diversi. La differenza di età sarà sicuramente un ostacolo. Tenderanno a trattarmi come una priva di esperienze significative. Nessuno mi obbliga a
creare dei legami, vado e torno. Avrò almeno visto quel ponte così bello che vedo solo nelle fotografie. Approfitterò della solitudine per assaporare il silenzio che non
sento più da tanto.
Mi tuffo al computer per cercare la cartina dettagliata del posto. Non sono un asso
in geografia e senso dell’orientamento! Un bacio a tutti e corro a comprare all’ultimo
minuto un quadernetto nuovo da dedicare all’autobiografia. Era così tanto tempo che
non avevo più quel quadernetto speciale, con la copertina solida e le pagine bianche
che mi seguiva ovunque andassi! Una volta, da bambina, era il “diario segreto” che ha
continuato ad esistere cambiando nome e forma nel tempo fino ad arrivare ad essere, il “libro delle poesie proibite” e infine “l’album fotografico del passato”.
Sono in ritardo ma lo vedo subito, copertina arancione di stoffa carezzevole e titolo
stampato in rosso: I HAVE A DREAM, ho un sogno.
Mi piace, mi ricorda il discorso di Martin Luther King del 28 agosto 1963.sui diritti
civili. Non che lo sappia a memoria o che fossi presente ma era l’inizio di un discorso
famoso e importante per il mondo. Parlava di amore, con la A maiuscola; quello che
non fa differenze di colore, di etnia, di classe sociale,…di età. Mi dico che è giusto
per il nostro gruppo, perché non voglio fare delle nostre differenze un ostacolo ma
bensì un incontro. E arrivo al parcheggio della diga in anticipo su tutti. Non so chi ne
cosa aspettarmi ma aspetto.
Impressioni immediate
Uno dopo l’altro, ci incontriamo frettolosamente e decidiamo frettolosamente di andare al parcheggio grande di non so più. L’unica domanda che vocalizzo rivolta a
Norberto è: quale macchina devo seguire? Lui è il mio punto di riferimento.
L’impatto con queste persone mi spaventa un po’. Stento a riconoscerle dall’ultimo
nostro incontro a Bellinzona, forse sarà la tenuta ginnica che confonde la mia memoria. Anche se Maddalena mi è rimasta ben impressa in mente. Il nome ed il viso li ho
subito memorizzati. Mi era sembrata critica nei miei confronti la prima volta che
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l’ho incontrata, la domanda curiosa che aveva posto mettendo in dubbio il mio interesse per il gruppo, mi aveva messa sulla difensiva.
Ho realizzato in seguito che la sua era una curiosità sana e per nulla invasiva. Forse
aveva in qualche modo percepito la mia sensazione di estraneità e desiderava coinvolgermi.
I visi, i nomi, i racconti, le impressioni del primo incontro a Bellinzona mi ronzano in
testa e decido come presa da un impulso di spegnere questo ronzio e lasciarmi trasportare dalla giornata semplicemente.
La camminata ha inizio e subito mi rendo conto che il mio passo è più veloce di quello
degli altri. Rallento per rimanere nel gruppo ma non riesco a trattenere
quell’andatura e non posso nemmeno correre come avrei voglia. Mi chiedo quale debba essere il mio passo, quale il ritmo che mi scorre dentro? O troppo di una cosa o
troppo dell’altra. Fatico a trovare la via dell’equilibrio, il giusto mezzo.
Ci fermiamo quasi subito in una piccola spiaggia di sassi, davanti allo spettacolo del
fiume. Ognuno decide cosa fare di quel tempo in completa autonomia. C’è chi si posiziona subito davanti alla scrivania naturale e con la penna in mano si esprime. Chi osserva con occhi rapiti l’incanto della natura e del momento speciale che si sta creando nell’essere in quello spazio, in quel momento, con quelle persone. Chi non riesce a
trovare una posizione comoda tra i massi e irrequieto si siede, si alza, si sposta, riprova, si ferma. Io mi dirigo su un masso enorme e l’aria per nulla amica mi costringe
ad infilare il maglioncino. Ho una profonda antipatia per il freddo, mi innervosisce,
mi ferisce, ma in quel momento mi sento comunque riscaldata dall’interno, una voce
forse sta risorgendo da lontano, un’ eco, ma non l’ascolto subito, ho fame. Che gioia
rovistare nello zaino, alla ricerca dell’alimento più goloso. So dove trovarlo, ma non lo
prendo. Prima la frutta. Osservo di sfuggita lo scorrere dell’acqua, come se volessi
fare la preziosa davanti allo sguardo insistente dell’amato.
Preparo il quaderno nuovo, lo accarezzo con cura, con un’attesa nuova. Il frastuono
della natura comincia a piacermi e mi volto ad osservare il fiume, i miei compagni di
viaggio, il fiume, i miei compagni di viaggio, il fiume. Fantastico!
Ma quanto tempo era passato dall’ultima volta? Come ho fatto a perdere l’abitudine
all’ascolto silenzioso di me? Iuhuu?? Ciao, come stai? Ultimamente ti vedevo correre
ovunque come posseduta! Ma dove te ne vai sempre così di fretta? Era un po’ che volevo chiederti come stai. A che punto sei con i tuoi percorsi di autovalutazione?.Come te la cavi con la vita? Ma non sono mai riuscita a fermarti! Hai voglia di
raccontarmi un po’ di te?
L’eco si è fatta voce. Distolgo lo sguardo e rovisto nuovamente nello zaino con un
sorriso che ravviva i muscoli facciali. E’ l’ora della cioccolata.
(continua)
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Pensieri
Credo di aver ricominciato un percorso importante per me, grazie anche allo stimolo
che tutti voi “Autobiografi Erranti” mi date. La camminata del 14 giugno ha dato il
via ad un’incessante dialogo battagliero con la mia interiorità. Stavo cercando da
tempo un nuovo sentiero da percorrere per scoprire spazi inesplorati e per crescere
sotto aspetti che sono rimasti un po’ troppo in letargo. Spero nel tempo di riuscire a
darvi di più; per ora ringrazio per quello che date voi a me.
A presto
Marina Roberti
Chironico, 16 settembre 2008
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Camminata sul sentiero dell’arte
Quella di Lavertezzo, sul Sentiero dell’Arte, è stata una passeggiata bella e interessante.
Prima di tutto il luogo: La Verzasca, con i suoi blu e verdi incredibili, che scorre ora
calma, ora impetuosa fra i massi grigi, i ciottoli e la sabbia; il bosco scuro, il sentiero
a volte ripido a volte pianeggiante attraverso i prati dorati dal sole.
Il tempo – ventoso, fresco, tante nuvole a volte minacciose, qualche accenno di pioggia, un po’ di sole e sprazzi d’azzurro.
Le persone – alcune già conosciute (Adriana, Bianca, Candida, Norberto), parecchie
facce nuove, e tutti disponibili al tranquillo discorrere strada facendo.
Mi è sempre piaciuto camminare in campagna o in montagna, chiacchierando a due o
in gruppo, piuttosto che in un luogo chiuso.
Mi sembra che ci sia più sincerità e spontaneità nel rapporto con gli altri all’aria aperta.
Questo l’ho provato particolarmente sul “Camino de Santiago”, dove ci si sente subito in sintonia anche con chi si è conosciuto solo un momento prima.
Qui in Verzasca, come là, ci accomuna una concordanza di intenti, di interessi.
Molto bello è stato il lungo momento di silenzio e scrittura nel greto del fiume –
sentirsi parte di un gruppo e allo stesso tempo stare soli con i propri pensieri e le
proprie sensazioni.
Far parte di un gruppo aggiunge un’ulteriore dimensione al godimento della natura
del silenzio, dell’ascolto dentro e fuori di te: quella della condivisione, implicita nel
nostro animo, e poi esplicita nella conversazione all’osteria in riva alla Verzasca, in
fin di giornata, quando “stanchi, ma contenti”, ci siamo scambiati le nostre riflessioni.
Yvelise Linley
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La camminata in Valle Verzasca
Grazie,
a tutti,
per aver
organizzato,
collaborato,
partecipato,
pensato,
meditato,
parlato,
raccontato,
scritto
ed anche fotografato.
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