CONDIVIDERE UNIRE novembre 2014 - anno 21 - numero 11 Parrocchia S. Maria Assunta in Turro Santo del mese: San Martino Come essere cristiani nella chiesa di oggi? La comunità luogo teologale dell’incontro Il santo del mese La giornata diocesana della Caritas Un cammino spirituale Stare insieme nella gioia Umiltà. La strada verso Dio 1 Nella Chiesa stiamo vivendo un grande cambiamento e, penso tutti, ci stiamo chiedendo cosa e come dobbiamo e possiamo vivere il nostro essere Chiesa: sembra che le regole e le direttive che c’erano date non tengano più. Chi partecipa alla vita della Chiesa è sempre meno, anche se il Papa e la Chiesa stessa fanno sempre più notizia e ogni giorno sono visibili nei telegiornali e su ogni giornale o rivista. Poi ci sono “movimenti” nella Chiesa che sembrano proporsi come il meglio, ci sono congregazioni nuove, apparizioni vere o presunte della Madonna, santoni e santone varie con profezie e rivelazioni private a getto continuo, ce ne saranno di vere e d’illusorie, poi gruppi di preghiera garantiti da parroci e vescovi e altri guidati da non si sa bene chi … I preti poi sono sempre sono sempre meno e sono sempre più presi, … tutti li cercano ma quasi tutti li criticano. Il papa sta dicendo cose sempre più nuove, si dice, e sta rinnovando la Chiesa … o sono cose più antiche e di sempre? Come essere cristiani in questo mondo dove la verità, la dirittura morale, la giustizia … sembrano essere un miraggio lontano? Ma soprattutto oggi cosa vuol dire vivere nella Chiesa da cristiani? Cosa è più importante nella vita della Chiesa? Il capire come essere discepoli di Gesù in una situazione difficile, deve certamente nascere da un ascolto paziente dello Spirito, e ritengo che nessuno abbia in tasca una ricetta assoluta. Penso anzi che sia una ricerca continua, ma nella novità, come dice il Papa. Dobbiamo cercare l’essenziale del messaggio evangelico: dopo esserci persi nella serie di leggi, di regole, di strutture, di documenti infiniti che non si riesce neppure a leggere. Cosa è essenziale? Gesù Cristo! Lui ci è necessario! (Paolo VI) Abbiamo imparato, nelle prime lezioni di catechismo, che Gesù è venuto a salvarci, a liberarci dal male ... Che Gesù è venuto per i peccatori, per i malati, ... Per ognuno di noi e per questa società così presuntuosa e così fragile. Come cristiani siamo chiamati a riscoprire e annunciare un vangelo che salva, che può farsi vicino a ogni uomo perché Gesù è venuto per ogni uomo, non solo per pochi eletti, per salvarlo, per dagli la pace del cuore, in qualunque situazione egli si trovi. 2 Annunciare la salvezza, dunque evangelizzare, è certamente un modo di essere cristiani oggi! Un secondo modo di vivere la vita cristiana è riscoprire dentro di noi quella forza interiore che nasce dall’incontro con Gesù e dal dono dello Spirito santo. Come prega S. Paolo: «Il Signore vi conceda di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito...» (Ef 4,16). Una relazione con Gesù, frutto di una ricerca interiore, faticosa e guidata, ci rende forti e capaci di combattere il male che vuole penetrare dentro di noi. Un altro aspetto delicato, e più difficile da vivere, è la lotta contro il male che ci assedia e che vuole penetrare dentro di noi. Occorre quindi una difficile ricerca di discernimento di che cosa sia male, di che cosa distrugge l’essere umano e di che cosa lo ricostruisce. La difficoltà a comprendere e discernere questo sta nelle tante opinioni diverse che vengono pubblicate dai giornali, dai mass-media, dagli opinionisti più o meno validi ... Essere omosessuali è bene o male? Essere divorziati risposati ... è bene o male, la discoteca e lo “sballo”, il fumo, il gioco d’azzardo … cosa è bene o male? E come sono le scelte di politica, di assistenza ai poveri, di aiuto alle famiglie, di educazione dei figli, di reazione alla violenza ... Il male va combattuto, certo, ma come facciamo a discernerlo? I comandamenti sono chiari per i credenti, ma per chi non è credente o crede a modo suo? La verità è qualcosa di personale e non stabile? La percezione del bene e del male quanto sono cambiati negli ultimi anni? Sembra che Benigni prossimamente ci spieghi i comandamenti alla TV. Bene, speriamo che aiuti chi li ha dimenticati. Poi crediamo nella misericordia di Dio, ma non nella giustificazione del male. La misericordia è data per il perdono, per vincere il male, non per approvarlo! Ma come può esserci perdono se non c’è riconoscimento del male? Come tradurre in scelte autentiche di vita, oggi, nella mia situazione, tutto questo per contribuire alla salvezza del mondo? Affronteremo questi temi nel ritiro spirituale di Triuggio il 23 novembre. Don Pino 3 Sono state preparate, all’interno del Consiglio Pastorale Parrocchiale, delle schede per una riflessione su aspetti fondamentali della vita della comunità cristiana che qui vogliamo proporre per tutti. Questa è la terza e ultima. La comunità luogo teologale dell’incontro con Dio e con i fratelli SERVIZIO È una parola che ben si affianca ad “Accoglienza e Comunità” Vocabolario: Zingarelli: 1 - Raro atto del servire e condizione di chi è servo, soggetto, suddito. Per estensione eufemistica: l’essere a completa disposizione di qualcuno o di qualcosa. Devoto-Oli: ... 3 - Complesso di mezzi costituiti e organizzati per soddisfare a un bisogno pubblico ... servizio sociale: organizzazione di assistenza prestata da organismi pubblici e privati per il miglioramento del benessere sociale (e anche la funzione svolta da un singolo assistente sociale). I nostri dizionari: Zingarelli (2001) e Devoto-Oli (1991) hanno del servizio definizioni che si allontanano (nel caso dello Zingarelli non poco, un po’ meno, forse nel caso del Devoto-Oli) dall’idea che abbiamo noi di questa realtà che ci spinge fuori di noi stessi, fuori della nostra casa, con motivazioni ben precise, alla ricerca dell’Altro (Gesù Cristo?), delle sue esigenze e alla valorizzazione del nostro tempo, esperienza, disponibilità. È idea diffusa, anche tra noi, che il servizio è “cosa da tempo libero”, per “utilizzare il tempo libero”, se non addirittura “per chi ha tempo libero”! E quindi ci dedichiamo agli altri (ascolto, aiuto in faccende varie, pratiche e di studio) quando questo ci è possibile e cioè … quando? 4 Secondo me niente nuoce di più al servizio di questo modo di pensare! Credo, nel profondo, che si dovrebbe parlare di “tempo liberato”. Liberato da che cosa? Da tutte quelle realtà anche importanti che riempiono la mia vita e che mi fanno solo vedere il fratello che ha bisogno, senza provocare il mio intervento: “... anch’egli lo vide e scansandosi proseguì” (Lc 10,32). Credo che si dovrebbe ragionare più o meno così: “Siccome mia sorella è veramente mia sorella e mi interessa, fa parte della mia stessa vita, io libero il mio tempo da altre realtà, che pure mi interessano, ma non sono mia sorella ...” Certo rimarrò indietro con le mie cose, anche perché non tutti faranno così con me, però … Qualcosa di impossibile? Qualcosa di utopico? forse sì, ma nel senso che sta davanti a noi come un progetto cui dobbiamo sempre riferirci, sforzandoci di realizzarlo anche se sappiamo che l’egoismo, la scarsa generosità, il peccato in genere renderanno estremamente difficile la vera fraternità, perché di questo poi in realtà si tratta. Nella Chiesa nessuno deve ritenersi superiore agli altri, perché su tutti c’è un solo Signore, Gesù Cristo, e insieme con lui, noi tutti costituiamo un unico corpo nella grazia dello Spirito. Ciascuno di noi ha dei doni, delle qualità, delle capacità da mettere a disposizione della comunità, sull’esempio di Cristo. La comunità cristiana è così, o non è una comunità cristiana. Perché un simile radicalismo? Perché in quanto cristiana ha in Gesù il suo modello. Scomparire, imboscarsi non è umiltà; è mancanza di responsabilità, è sciogliersi nella massa. Bisogna esercitare il proprio servizio ed esercitarlo umilmente. Il servizio è un cammino di croce cioè di responsabilità, di fatica esteriore ed interiore, ma non perché sia bello soffrire, bensì perché è doveroso e bello “servire”. Quando penso a un modello di servizio mi viene in mente: - Gesù (Colui che l’Amore l’ha fatto nostro servo) si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell’acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l’asciugatoio del quale era cinto. Gv 13,3-9 - Madre Teresa di Calcutta: C’è la gioia di essere sano e giusto, ma c’è soprattutto l’immensa gioia di servire. Il frutto dell’amore è il servizio. Il frutto del servizio è la pace. Nel nostro servizio non contano i risultati, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo. Per noi, servire è un privilegio e quello che cerchiamo di dare è un servizio vero, offerto con tutto il cuore. 5 Evangelii gaudium 274. Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente, abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura. Egli l’ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria. Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi! 6 EUCARISTIA + COMUNIONE + COMUNITÀ = SERVIZIO “Gesù in persona stette in mezzo ai discepoli e disse: Pace a voi!”. Lc 24,36 (Prima apparizione del Risorto con gli undici apostoli nel cenacolo) Prima della Pasqua il rapporto di Gesù con i discepoli era caratterizzato da un’altra posizione: Gesù davanti e i discepoli dietro, cioè il rapporto della sequela. Con la Risurrezione il rapporto si attua nella modalità della centralità di Gesù. Gesù risorto è il centro dinamico, è il centro vitale della comunità dei discepoli: li attrae a sé, li raccoglie e li unisce intorno a sé per fare comunione con Lui. È questa centralità del Risorto che dà unità e ordine alla comunità cristiana. E questa centralità di Gesù risorto definisce la comunità cristiana che è tale in quanto ha al centro della sua vita l’evento della Risurrezione del Crocifisso e si fonda totalmente su questo evento e ruota totalmente intorno a questo evento. Nell’Eucaristia Gesù ci consegna la sua vita come dono condiviso e noi la dobbiamo accogliere da un lato come dono, ringraziando, facendo Eucaristia appunto, ma non basta: noi la dobbiamo accogliere anche come dono da condividere con gli altri nell’immensa gioia del servizio. Mi domando: l’Eucaristia è il centro propulsivo del mio essere cristiano/a ? Sono convinto/a che solo nell’assidua partecipazione all’Eucaristia imparo da e con Gesù a stare assieme, a diventare comunità e a servire? Se qualcosa non ti è chiaro oppure vuoi confrontare le tue idee con altre, utilizza la seguente e-mail: [email protected] 7 Il Santo del mese 11 Novembre SAN MARTINO DI TOURS Testimone di carità … e inventore delle Parrocchie! Giovanni Paolo II parlò di lui come di un importante testimone della carità evangelica che, per riconoscere Cristo presente in ognuno dei suoi fratelli più piccoli doveva averne percepito la presenza nel raccoglimento. Fu infatti uomo di preghiera, uno dei fondatori del monachesimo d’Occidente e quando fu chiamato, suo malgrado, all’episcopato, conservò semplicità e umiltà e si preoccupò di avere al suo fianco, vicino a Tours, una comunità monastica per condurre una vita di lode e gloria a Dio e praticare le virtù cristiane, in particolare il perdono ricevuto e dato. Originale evangelizzatore dei villaggi e delle campagne, Martino, per vie non percorse, arrivò ad ogni piccolo villaggio: aveva compreso che Cristo vuole raggiungere tutti gli uomini e dire loro che sono amati e chiamati a conoscerLo. Buon Pastore fino alla fine: prossimo alla morte espresse il suo desiderio di morire per essere con Cristo accettando però di continuare a servire se gli uomini avevano bisogno di lui. Questo atteggiamento simboleggia tutta la verità dell’esistenza cristiana. Nel IV secolo, una Chiesa, uscita nel 313 dalla semiclandestinità, si riunisce a Nicea, in quello che è chiamato il primo concilio ecumenico. Circa trecento vescovi, giunti da tutte le regioni dell'Occidente e dell'Oriente si riunirono a Nicea, per il futuro della Chiesa. Ma nessuno poteva immaginare che il fatto davvero importante per la Chiesa di Francia e per la Chiesa universale, sarebbe venuto da un gruppo di emigrati che si trovavano a Ticinum, piccola guarnigione dell'Italia (oggi Pavia). Si trovava lì una famiglia giunta dalla Pannonia (Ungheria); il padre, legionario a riposo, si era visto attribuire un piccolo appezzamento di terra, dove viveva con la moglie e il figlio Martino, nato nel 316, ragazzo così vivace che a 10 anni era già anche fuggito da casa. Ma il Signore si serve di tutto, e il ragazzo, durante questa fuga, era 8 passato in chiesa dove alcuni gli avevano insegnato i rudimenti del Vangelo. Fu così che Martino, tornato a casa sua, non pensava più che a vivere quel Vangelo di cui gli era stata comunicata qualche briciola. I suoi genitori erano pagani, buoni soldati e probabilmente praticavano la religione imperiale. A quindici anni, come figlio di un veterano, era obbligato dalla legge a entrare nell'esercito e ricevere la preparazione militare. Cercò di fuggire, fu trattato da insubordinato, fu incatenato e imprigionato, ma dovette decidersi; fu assegnato alla cavalleria, alla guardia imperiale che portava sull’armatura la clamide, un grande mantello bianco composto di due pezzi di stoffa, con la parte superiore rivestita di pelle di pecora. Viene inviato in guarnigione nelle Gallie, a Reims e poi ad Amiens. È in quest'ultima città che, nell'inverno 339, Martino compie il gesto che è decisivo per la sua vocazione: una sera fredda, mentre rientra a cavallo da un giro d'ispezione, incontra, sulla porta della città un povero coperto di stracci, mezzo morto dal freddo. Martino estrae la spada e taglia a metà il suo mantello da guardia imperiale! La notte seguente gli apparirà Gesù, rivestito del mezzo mantello dicendo: «Martino il catecumeno mi ha coperto con questa veste». Questo evento lo spinge a compiere il passo decisivo: riceve il battesimo nella notte di Pasqua del 339, all'età di ventidue anni circa. Per due anni rimane ancora nell'esercito, ma quando la sua unità è chiamata all’azione, si rifiuta di versare sangue e dichiara di non volere combattere. Stupore, furore; viene preso e gettato in prigione. Passa la notte pregando. Subito dopo l'alba, nel momento in cui ci si accinge a prelevare l'insubordinato, si produce un capovolgimento imprevisto della situazione: il nemico sollecita un colloquio con l'imperatore, e offre la pace senza condizioni. Martino è così libero di lasciare l'esercito. Nel 350 si ritrova quello che finora non era stato che un cavaliere ungherese, a Poitiers, presso il vescovo Ilario. Quest'ultimo, un avvocato pagano improvvisamente convertito dalla lettura del Vangelo di san Giovanni, ben presto occuperà una posizione eminente nella chiesa delle Gallie e nelle controversie dell'epoca. Presso di lui Martino comincia la sua formazione religiosa ed ecclesiastica, e riceve l'incarico di esorcista. Poi l'ex legionario si allontana provvisoriamente dal suo maestro: rientra in Italia a rivedere i suoi genitori. Nel viaggio converte anche i briganti che lo hanno minacciato, subisce le tentazioni del demonio, riesce a convertire la madre, ma il padre rifiuta. Si reca anche nel suo paese natale, l'Ungheria, dove le conversioni sono numerose. Ha quarantaquattro anni. La sua vita diventa un continuo paradosso: ha intenzione di fuggire il mondo e di pregare Dio in solitudine e per questo si è ritirato in un angolo della campagna del Poitou, a Ligugé, a una decina di chilometri dalla città episcopale, ben deciso ad allontanarsene solo per rispondere agli appelli che talvolta gli lancia il suo amico Ilario. Ma la sua vita consisterà invece di peregrinazioni continue, con un’enorme partecipazione di popolo e una celebrità da cui non potrà difendersi. Bisogna dire che i suoi interventi la meritano: ha risuscitato l’uomo che si era fatto suo compagno eremita per apprendere da lui il Vangelo. Qualche tempo dopo rinnoverà questo miracolo a favore di un giovane schiavo che si è impiccato: nuovamente il morto risuscita. Intanto con lui nasce un tipo nuovo di santità. Durante i primi tre secoli, coloro che 9 la Chiesa ha elevato all'onore degli altari sono martiri, uomini e donne che hanno dato la vita per affermare la loro fede. Nel momento in cui la Chiesa è riconosciuta, nello stesso momento in cui proliferano le eresie, ci sono coloro che, come Atanasio, disputano e predicano, attingendo al serbatoio della Rivelazione per distinguere la verità dall'errore: bisogno essenziale del popolo cristiano in ogni tempo. Martino rappresenta un altro genere: il santo di tutti, della terra, … colui che apre le vie del seminatore della parabola evangelica. Nei fatti, introduce il fermento che deve lievitare e trasformare l'uomo che lo riceve, là dove si trova. Questo soldato venuto dalle pianure dell'Europa centrale si occupa poco delle controversie teologiche: agisce! Non seguendo le grandi vie romane (che vanno nelle città), ma il cammino gallico. La sua predicazione coincide col momento in cui si sgretola l'amministrazione romana, e in cui il paese in senso stretto, il pagus, ritrova la propria via. E la personalità di Martino si adatta perfettamente a questo terreno che conquista un appezzamento dopo l'altro. Così ben presto la Francia si disegnerà alla maniera ecclesiastica, per parrocchie. Martino riceve gli ordini maggiori, tremante per un simile onore. Ed è la popolazione di Tours in cerca di un vescovo che fa uscire Martino dal suo ritiro. E deve farlo con un agguato (un uomo lo aveva convinto a venire a Tours per guarigli la moglie) e letteralmente farlo prigioniero perché aveva risposto con un rifiuto! Una volta vescovo di Tours, Martino cerca la solitudine con lo stesso ardore con cui l'aveva cercata a Poitiers. Nel 371 Martino ricorre alle grotte scavate nella roccia, e ne fa il suo luogo di preghiera, dove i discepoli non tardano ad affluire. Sorge così il grande monastero, Marmoutier, con circa ottanta grotte distribuite nella roccia. E così nella persona di Martino sono conciliate la vita monastica e l'attività episcopale. Sulpicio Severo ha ricordato alcune caratteristiche della vita di questi monaci, la cui regola non è stata messa per iscritto: "Nessuno possedeva nulla di proprio; tutto era in comune. Era vietato comperare e vendere. Non si praticavano mestieri, tranne quello dell'amanuense". Il monastero creato intorno a Martino comprenderà una scuola, da cui usciranno numerosi monaci, vescovi, insegnanti pronti a diffondere la dottrina di cui sono essi stessi nutriti. E fin dall'inizio si può prevedere che cosa sarà in seguito lo scriptorium di Tours, uno dei più celebri e importanti dell'Alto Medioevo. Avrà una risonanza difficile da misurare, ma di cui tutte le nostre biblioteche recano le tracce. È allora che cominciano i viaggi di Martino attraverso le campagne: aveva inventato le "visite pastorali". Ha capito che il Vangelo non poteva essere comunicato che alla maniera di san Paolo, direttamente, da persona a persona, e che occorreva recarsi 10 presso le popolazioni senza aspettare che fossero loro a venire. Parte dunque a piedi, con due o tre monaci suoi compagni, e si ferma quando trova un agglomerato, un villaggio, una casa di campagna, dovunque incontri quella gente delle campagne che è rimasta pagana. Martino non si accontenta di percorrere le campagne: vi crea i primi nuclei delle future “parrocchie”. Ad Amboise, dove solo con la forza della sua preghiera ha fatto crollare una torre consacrata a un dio che era un retaggio dell'occupazione romana, lascia un compagno, Marcello, che sarà il suo primo curato. Fa lo stesso dovunque passi. E se oggi il turista che attraversa la Francia scopre, a ogni svolta della strada, a ogni tappa del suo viaggio, un campanile circondato da case, ebbene, si può dire che sia dovuto a san Martino. D'ora in poi si delinea la configurazione familiare di ogni abitato: case o capanne, ma, al centro, quella che è insieme la casa del popolo e la casa di Dio. Martino è stato un seminatore di campanili. Muore a Candes nel 397; vi si era recato per placare dissensi sorti in una delle parrocchie che aveva fondato. E, come la sua vita di apostolo costellata di miracoli, la sua morte presenta qualcosa di familiare che può vagamente ricordare una farsa di paese, e che caratterizza tutta la sua esistenza piena di fatti inattesi: le folle erano accorse; erano venuti dal Poitou, dove egli aveva fondato Ligugé, e naturalmente da Tours, dove aveva fondato Marmoutier. Ora si disputavano le spoglie del monaco-vescovo. La gente di Tours ebbe l'ultima parola: durante la notte s'impadronirono del corpo, lo fecero passare da una finestra e lo trasportarono fino all'ansa della Vienne, dove aspettava una barca; ben presto i flutti della Loira lo portarono fino alla sua città episcopale. E così dovette viaggiare anche morto, quell'eterno viaggiatore. Questo carattere itinerante doveva prolungarsi. Tours diventa meta di pellegrini medievali: si viene per venerare i resti del santo, ma anche la sua cappa; la cappa di san Martino, probabilmente la metà del mantello diviso alle porte di Amiens, diventa una reliquia privilegiata fra tutte le altre. E non possiamo fare a meno di notare come proprio questo gesto della divisione del proprio mantello, l'onore reso al povero, abbia fatto muovere migliaia di persone, dai più umili ai più grandi. Infatti il re dei franchi, quando diventa cristiano e cattolico, circa un secolo dopo la morte di Martino, si reca a Tours in pellegrinaggio; ed è lì che Clodoveo riceve le insegne di legittimazione del potere suo, del re " barbaro ". Tutte le volte che in Francia si scambieranno giuramenti solenni, sarà sulla "cappa di san Martino". E dalla cappa di san Martino deriverà il termine "cappella" ormai così corrente. Santo popolarissimo: in Francia, 700 paesi portano il suo nome, per non parlare delle migliaia di parrocchie che gli sono state dedicate in tutta la cristianità. Per la cristianità medievale, Martino è l'iniziatore del pellegrinaggio, del movimento, del desiderio di andare, di esprimere concretamente la propria fede. Paola (NB che ha ricevuto la cresima nella Cattedrale di Amiens su quell’angolo dove S. Martino ha diviso il suo mantello) 11 LA GIORNATA DIOCESANA DELLA CARITAS 9 NOVEMBRE 2014 Lo scorso anno i temi scelti dalla Caritas per la giornata Diocesana furono “opere e parole”, la riflessione cui quest’anno siamo chiamati è sul binomio “pane e parola”. Alla fame di cibo si può rispondere con la solidarietà e con iniziative per il superamento dell’ingiustizia. Insieme al bisogno di pane c’è pure la fame di parola quale necessità relazionale e per dare significato alla vita con tutto quello che mette in moto i sogni e la voglia di vivere. Dal binomio “pane e parola”, la Caritas trae ispirazione per il lavoro di formazione permanente, senza la quale la generosità, pur benintenzionata, rischia di essere attivismo, certi con questo di sostenere un’idea di carità creativa, senza la presunzione di dovere e potere farci carico di ogni povertà e fragilità. La serietà delle problematiche che attraversano la nostra epoca richiede l’investimento di molte energie e di agire con i diversi operatori della carità e solidarietà del territorio, per crescere insieme e darci di un linguaggio comune su cui elaborare soluzioni possibili. Le tematiche di quest’anno pastorale sono suggerite anche dall’evento dell’EXPO 2015 e dalla campagna contro la fame indetta dalla Caritas Internationalis: “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”. La decisione della Santa Sede e della Caritas di partecipare all’EXPO, dall’interno come presenza significante, è l’impegno di far vivere i contenuti della campagna “Cibo per il mondo” andando oltre il facile approccio commerciale e pubblicitario, per offrire motivi di riflessione rispetto a squilibri e scelte egoistiche. Il binomio “Pane e parola” riassume tutte le problematiche che non consentono atteggiamenti superficiali, ma ci impongono di riflettere e acquisire competenze, specie sulla “Parola”. La nostra carità si esprime col fornire a quanti vengono ai nostri centri un “pane” fatto di beni materiali. Abbiamo altresì costatato che “Non di solo pane vive l’uomo”, come la vita delle persone necessita della Parola che è Parola di Dio, l’insieme di vicinanza, relazione, testimonianza che ci viene dal Cibo Eucaristico. Chi come Caritas opera per educare alla carità, ossia all’amore, alla condivisione, all’impegno personale e alla giustizia sociale vede nei prossimi eventi occasioni per offrire una storia autentica dell’uomo con la forza e la fragilità che sono dell’essere persona. Erina 12 In parrocchia sono presenti alcune “cellule” che si riuniscono nelle case e si impegnano in un cammino serio di vita spirituale e di evangelizzazione secondo le indicazioni della Chiesa e sono approvate dal Pontificio Consiglio dei Laici del Vaticano. UN CAMMINO SPIRITUALE E DI EVANGELIZZAZIONE LE CELLULE DI EVANGELIZZAZIONE Quando don Pino, nel corso di un incontro di preghiera, accennò per la prima volta alle cellule di evangelizzazione pensai: “Non sono per me! Non ho né capacità dialettica, né di persuasione e in aggiunta non amo convincere la gente, credo che a Dio si arrivi nella libertà”. E così dentro di me semplicemente archiviai la cosa. Don Pino ritornò sull’argomento e, ascoltandolo meglio, compresi che non si trattava di persuadere qualcuno ma di testimoniare Qualcuno e la cosa risuonò in me. Sorse comunque il dubbio di cosa potessi mai testimoniare, io che ho già problemi con il mio di cammino spirituale e che fatico a percorrerlo. Comunque m’iscrissi al corso Leader, avrei poi deciso. Durante il corso, settimana dopo settimana, lo studio e la condivisione fecero crescere in me la certezza che quella era la strada da percorrere, un cammino di crescita personale nella fede e nella gioia della salvezza ma aperto alla testimonianza, all’amore per gli altri. Nacque così, pian piano, in me il desiderio, o meglio il bisogno, di condividere con gli altri la mia avventura con Gesù. L’incontro con Lui aveva trasformato la mia vita, era stato un dono così immenso che non potevo tenerlo per me, anche gli altri dovevano avere la possibilità di incontrarlo, di conoscerlo, di amarlo, di vivere nel suo perdono e nella sua gioia. Così, quando don Pino chiese chi volesse ospitare a casa un gruppo cellula, mio marito ed io ci facemmo avanti e pronunciammo il nostro sì. Sono passati più di due anni da allora, anni pieni di trasformazioni e di lezioni di vita, a volte anche faticose, che mi hanno portato però a comprendere cosa vuol dire essere servi inutili nell’accettazione del progetto e dei tempi di Dio. Ringrazio di cuore don Pino e i fratelli che condividono con me questo cammino perché, come sempre con Gesù, basta un piccolo sì per attirare una pioggia di Grazie. Autrice 13 STARE INSIEME NELLA GIOIA LA FESTA PATRONALE 2014 Carissimo Don Pino e Grandissimo Don Giulio, scrivo queste poche righe per ringraziarvi per la fortuna di essermi divertito tantissimo, anche quest’anno, grazie al Banco Gastronomico. Il Banco ogni anno mi da davvero tante soddisfazioni e, nello stesso tempo, mi ha fatto incontrare gente nuova che probabilmente non avrei mai avuto la possibilità di conoscere e con cui condividere le mie esperienze. Non voglio dire che sia stato tutto rose e fiori: ci sono stati anche momenti difficili, ma sempre superabili grazie alla volontà di comunicazione e amicizia che ci contraddistingue l’uno dall’altro. Ovviamente siamo tutti diversi com’è giusto che sia. Il Signore così ci ha fatto, ma è bellissimo rendersi contro come nei momenti di difficoltà e nel bisogno siamo una cosa sola, tutti insieme uniti per un unico grande scopo, quello di essere disponibili per gli altri, non solo per la nostra amata parrocchia ma anche verso persone che non abbiamo mai né visto né conosciuto. La cosa incredibile, ma nello stesso tempo meravigliosa, è che in quei momenti non ci rendiamo conto di quanto bene faccia a ognuno di noi ciò che stiamo facendo, sia psicologicamente sia spiritualmente. Il nostro operare ci rafforza nelle amicizie, nella vita e nel rapporto personale con gli altri. Spiegarlo bene mi è difficile, è una sorta di ricarica interna che si manifesta poi nella nostra vita con un’incredibile empatia per la famiglia, ma soprattutto per il nostro prossimo. Tutto questo senza fatica, senza chiederti il perché, solo facendolo e basta! E grazie a questa grande soddisfazione interiore, continuiamo a farlo, quasi inconsciamente, con gioia. Davvero un mistero, grande e meraviglioso. Grazie a voi, cari Don Pino e Don Giulio, per questa possibilità che ogni anno mi offrite. Ora, desidero ringraziare particolarmente la persona che mi ha permesso di entrare in questo mondo, diciamo gastronomico, e di farmi scoprire e vivere tutte queste favolose sensazioni che avevo perso, Angelo Cisternino, un grand’uomo sempre disponibile in ogni momento e in ogni circostanza. Se ad Angelo devo un riconoscimento particolare, ricordo poi e ringrazio il gruppo, solido e compatto, dei collaboratori del Banco gastronomico. Stefano 14 Letti per voi UMILTÀ. LA STRADA VERSO DIO Jorge Mario Bergoglio - Francesco EMI - 64 pagine - 6,90 € - 2013 Questo mese vi voglio presentare un libretto in cui mi sono imbattuta per caso quest’estate quando, durante un corso sulla passione di Cristo, stavo fronteggiando la mia incapacità a lasciar cadere il mio orgoglio. Il titolo, Umiltà la strada verso Dio, m’incuriosì, soprattutto con un autore di sicura fiducia quale Jorge Mario Bergoglio. Il libretto, una sessantina di pagine in formato tascabile e dal costo assolutamente abbordabile, si presenta in modo umile eppure contiene la chiave passpourtout per sciogliere i nodi che rendono la nostra vita e quella delle nostre comunità difficili e poco armoniose. Il testo, riferito a un discorso pronunciato ai fedeli nel 2005 dall’allora cardinale Bergoglio a Buenos Aires, è un'educazione al noi e a come fare comunità, evitando le mormorazioni che inducono a focalizzarci sui difetti degli altri. Il papa, ispirandosi agli scritti di san Doroteo di Gaza, uno dei grandi monaci della chiesa del sesto secolo, indica a ciascuno di noi la strada per divenire mite e umile di cuore a imitazione di Gesù. Un inno all’umiltà, considerata virtù per i forti che esige un continuo lavoro su di sé, fatto di autoesami e di autoaccuse, tale da stravolgere le normali dinamiche relazionali, insegandoci a essere gli ultimi agli occhi del mondo per essere i primi davanti al Signore. Uno scritto di san Doroteo, testo di semplice lettura, e l’interessante commento finale di Enzo Bianchi, priore di Bose, impreziosiscono questo libricino, breve ma intenso, da leggere e rileggere. Aurora 15 Lezioni di chitarra classica per ragazzi alle prime armi dai dieci anni da tenere presso l’aula dell’oratorio. Lezioni settimanali con durata di un’ora a tariffa agevolata. La frequenza al corso sarà orientativamente da ottobre a maggio con i giorni ancora da stabilire. Si chiede ai partecipanti di portare il proprio strumento! Per informazioni rivolgersi a Stefano o Dario Iscrizioni aperte dal 22 settembre AFFRETTATEVI 16 ! 17 18 19 20 NOVEMBRE 2014 LA PAROLA PER OGNI GIORNO 21 S. Maria Assunta in Turro P.zza G. Anelli, 4 - Milano Don Pino Macchioni Tel. 02.2847850 int. 214 Don Giulio Viganò Tel. 02.2847850 int. 209 SEGRETERIA Lunedì - Venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 dalle ore 15.30 alle ore 18.00 CENTRO DI ASCOLTO Martedì dalle ore 15.30 alle ore 18.30 Mercoledì dalle ore 9.45 alle ore 11.00 Venerdì dalle ore 15.30 alle ore 18.00 SAN VINCENZO Mercoledì dalle ore 17.00 alle ore 19.30 PATRONATO ACLI Lunedì dalle ore 17.00 alle ore 18.30 Don Angelo Zanzottera Tel. 02.2847850 int. 215 e-mail [email protected] [email protected] sito web www.parrocchiaturro.it Segreteria parrocchiale Tel. 02.2847850 Fax 02.2618571 ORARI S. MESSE Festive: Feriali: 18.30 sabato 8.30 — 10.30 – 18.30 8.50 (con lodi) — 18.30 (con vesperi) SANTO ROSARIO 18.00 CONFESSIONI Sabato mattina e pomeriggio Nati, sposati, morti in Cristo - Aron Kacai (19/10/2014) Ricardo Brayn Karawa Thantrige Perera (19/10/2014) Valentina Norbedo (19/10/2014) Giorgina Bautista (19/10/2014) - Antonietta Lucchese (22/12/1921 – 26/09/2014) Francesca Germani (28/09/2015 – 04/10/2014) Marino Santiccioli (02/12/1937 – 20/10/2014) 22