Lo scopo di questo corso è di fornire una rapida disamina delle tipologie d’incidente in valanga e alcuni dei principi base delle procedure di soccorso in valanga. Page 1 Analizziamo brevemente le cause degli incidenti in valanga ed alcuni dati statistici Page 2 LEGGI IL TESTO Dalla matrice si deduce che il rischio al quale si è esposti può essere molto elevato, anche con pericolosità deboli o moderate, se il valore esposto (persone o cose) è elevato – ergo in mancanza di comportamenti adeguati e misure di sicurezza opportune esiste un’elevata probabilità di avere conseguenze molto elevate. Page 3 Contrariamente a quanto si pensi il fattore umano è il principale fattore causa degli incidenti in valanga. Page 4 Nella maggior parte dei casi l’incidente è causato da errori di giudizio. Page 5 In particolare, si tende a sovrastimare le proprie capacità e si assumono atteggiamenti errati e poco prudenti. Page 6 LEGGI TESTO E COMMENTA Page 7 LEGGI TESTO E COMMENTA Page 8 LEGGI TESTO E COMMENTA Page 9 La probabilità di avere o causare incidenti aumenta in funzione della tecnica sciistica e delle nozioni su neve, valanghe e procedure di soccorso. Page 10 L’uso dell’artva è ancora poco diffuso. Page 11 Sci alpinisti e sciatori fuori pista sono le vittime più comuni. Il diverso rateo di sopravvivenza, nelle attività in fuori pista, è funzione della vicinanza o meno dei soccorsi organizzati. Mentre la maggior mortalità tra le vittime all’interno di edifici è legata al crollo degli edifici stessi, dovuto a valanghe mediamente di maggiori dimensioni o con pressioni d’impatto più elevate. Page 12 Come appare ovvio la percentuale di sopravvivenza è più bassa per le vittime completamente sepolte, circa 50%. Page 13 La metà degli incidenti avviene su pendii “vergini (cioè non sciati) di solito prossimi ad aree già percorse. Infatti il 35% degli incidenti avviene su pendii già percorsi dalla/e vittima/e nello stesso giorno (di solito in salita). Solo il restante 15% degli incidenti avviene su pendii che si presentano già tracciati. E’ quindi evidente che la brama di sciare su neve intonsa e il falso senso di sicurezza indotto dall’aver già percorso lo stesso pendio sono tra gli errori che più spesso portano ad un incidente. Page 14 Gli incidenti in valanga avvengono, nel corso di una stagione invernale, su pendii che per il 79 % dei giorni sono in condizioni di pericolosità moderata o marcata. Risulta quindi errata la percezione che le condizioni di pericolosità di un pendio siano ridotte a poche giornate nella stagione invernale. Una conferma arriva dalla percentuale di mortalità negli incidenti, che vede il 75% dei casi mortali concentrato in condizioni di pericolosità moderata e marcata. Page 15 Vediamo ora alcune tipologie tipiche di incidente. Page 16 Salita in coppia su un versante lungo la linea di massima pendenza. al raggiungimento del cambio di pendenza (da più pendente a meno pendente) il primo della fila causa il distacco della valanga. Di norma, inoltre, raggiungendo un cambio di pendenza si tende a raggrupparsi, aumentando così la sollecitazione sul manto. Notare che l’unico travolto è il compagno in coda. Nota anche punto di travolgimento, scomparsa e rinvenimento. Page 17 Discesa su versante in diagonale sfalsata. lo sciatore che percorre l’itinerario più a monte, quindi mediamente il più acclive, ha buone probabilità di tagliare il versante in un punto critico (convessità o concavità) causando il distacco del lastrone. Grazie alla maggiore velocità riesce però a sfuggire alla valanga. Lo sciatore che invece percorre l’itinerario meno acclive, più a valle, e meno veloce e di norma rimane travolto. Page 18 Caso raro ma possibile in presenza di manti spessi. Percorrenza al piede di un versante (di norma concavo, più raramente convesso). In questo caso, in presenza di strati fragili nel manto, è possibile causare una rottura al piede del lastrone, per eccessiva compressione, che travolgerà, quasi sul posto, la vittima. Notare che punto di travolgimento e scomparsa, sostanzialmente, coincidono. Page 19 Discesa a serpentina su versante. All’arrivo sul cambio di pendenza (da meno acclive a più acclive) lo sciatore causa il distacco del lastrone. Page 20 Salita in diagonale in colonna raggruppata. Al raggiungimento del cambio di pendenza (da più pendente a meno pendente) il primo della fila causa il distacco della valanga. Di norma, inoltre, raggiungendo un cambio di pendenza si tende a raggrupparsi, aumentando così la sollecitazione sul manto. La valanga coinvolge tutta la comitiva (mancato rispetto delle distanze di sicurezza). Nota anche punti di travolgimento, scomparsa e rinvenimento. Page 21 Discesa a serpentina in diagonale su versante boscato. All’arrivo sul cambio di pendenza (da meno acclive a più acclive) lo sciatore causa il distacco del lastrone generato dalla presenza d’ostacolo del bosco rado. In questo caso il travolto viene facilmente ad impattare contro tronchi presenti lungo il percorso. Page 22 Discesa su versante in diagonale sfalsata. Lo sciatore che percorreva l’itinerario più a monte, quindi mediamente il più acclive, ha tagliato il versante in un punto critico (convessità) causando il distacco del lastrone. Grazie alla maggiore velocità è però riuscito a sfuggire alla valanga. Lo sciatore che invece percorreva l’itinerario meno acclive, più a valle, e meno veloce e rimasto travolto. Page 23 Discese a serpentine parallele su versante. All’arrivo sul cambio di pendenza (da meno acclive a più acclive) lo sciatore che ha scelto la traccia più pendente causa il distacco del lastrone. Notare anche, a sinistra, il distacco di un secondo lastrone sempre al passaggio dello sciatore sul cambio di pendenza (in prossimità delle rocce affioranti – ergo manto più sottile per ancoraggio). Page 24 Passaggio al piede del versante in una conca o sella. Caso raro ma possibile in presenza di manti spessi. L’eccessiva vicinanza della traccia al piede del versante (in questo caso concavo) ha intercettato lo strato fragile nel manto, causando una rottura al piede del lastrone, per eccessiva compressione, che ha parzialmente travolto, quasi sul posto, una vittima. In questo caso, punto di travolgimento e scomparsa sostanzialmente coincidono. Page 25 Distacchi spontanei di valanghe a lastroni su un vasto pendio. Notare la correlazione tra punti di distacco e cambi di pendenza o aree ad anomalo spessore (fasce rocce affioranti). Page 26 Valanga a lastroni di neve soffice in una radura di un bosco rado. La presenza degli alberi (funzione ostacolo) ha permesso l’accumulo di neve. Attenzione al falso senso di sicurezza offerto dal trovarsi in un bosco rado. Page 27 Valanga a lastroni di neve dura in un canalino. Evidente trappola morfologica (assenza vie di fuga praticabili, seppellimento profondo). Notare che il deposito supera i due metri di spessore. Page 28 Valanghe a lastroni di neve dura in un canalino. Evidente trappola morfologica (assenza vie di fuga praticabili, seppellimento profondo). Notare variazioni locali della direzione del vento (compara cornici sulla cresta e cornice – meno evidente – sulla dorsale; quasi 90°di differenza nella direzione) e conseguentemente nella distribuzione dei lastroni. Considerazioni necessarie sul concetto di microtraccia. Page 29 Discesa a serpentina su versante con snowboards. All’arrivo sul cambio di pendenza (da meno acclive a più acclive) gli sciatori che scelgono di entrare nel canalino (in alto al centro e a destra) causano il distacco dei lastroni soffici. Notare presenza di piccole cornici mal definite sul cambio di pendenza e sulla dorsalina. Page 30 Discesa a serpentina su versante. Nonostante le numerosissime tracce presenti, chi sceglie l’itinerario più acclive, all’arrivo sul cambio di pendenza, causa il distacco di un piccolo lastrone soffice. Notare presenza di piccole cornici mal definite sulle dorsali appena accennate (in basso). Page 31 Incidente su cresta erosa dal vento. L’attività eolica è stata così violenta da erodere quasi completamente il settore sopravento della cresta. Pur di non rovinare gli sci, alcuni escursionisti decidono di seguire la traccia appena sottovento alla cresta. Il risultato è il distacco di un lastrone di neve dura (vedi anche video – da commentare). Page 32 COMMENTA IL VIDEO Page 33 Discesa a serpentina su un versante caratterizzato da un’ampia dorsale affiancato da una conca. La maggior parte delle tracce passono, in totale sicurezza sulla dorsale ma, chi sceglie l’itinerario più acclive (entrando nella conca alla ricerca di neve non sciata), all’arrivo sul cambio di pendenza, causa il distacco di un lastrone multiplo (tra distacchi consecutivi per richiamo verso monte). Notare presenza di piccole cornici mal definite sulla cresta. Page 34 Grande valanga a lastroni di neve soffice in un bosco rado. La presenza degli alberi (funzione ostacolo) ha permesso l’accumulo di neve. Attenzione al falso senso di sicurezza offerto dal trovarsi in un bosco rado. Notare tracce di trasporto eolico sulle zone convesse del versante (trasporto da destra al centro verso sinistra in alto – trasversale al pendio). L’accumulo è avvenuto in una zona debolmente convessa grazie all’attrito del bosco (fascia boscata sulla dorsalina – in alto a destra – e gruppi sparsi di alberi sul versante). Page 35 Discesa a serpentina, in parallelo (4 sciatori a due a due), sul versante. Chi sceglie l’itinerario più acclive, all’arrivo sul cambio di pendenza (ingresso piccolo canalino), causa il distacco di un piccolo lastrone soffice. Notare presenza di piccole cornici mal definite sulle dorsali appena accennate (trasporto eolico da in alto a sinistra verso in basso a destra – correla con grossa cornice sulla cresta di sfondo e relativi lastroni – aspetto a trapunta). Page 36 Taglio a mezza costa sul versante. All’ingresso nella parte concava del versante (vallecola) la sollecitazione intercetta lo strato fragile nel manto, causando una rottura al piede del lastrone, per eccessiva compressione, che ha travolto, quasi sul posto, la vittima. In questo caso punto di travolgimento e scomparsa sostanzialmente coincidono. Notare cornice in cresta. Page 37 Discese sul versante. All’arrivo sul cambio di pendenza (da meno acclive a più acclive) lo sciatore causa il distacco del lastrone. Il lastrone presentava, nella zona di ancoraggio superiore, spessori discontinui e talvolta ridotti (in prossimità delle rocce affioranti). Page 38 Discesa a serpentina su un versante caratterizzato da rotture di pendenza e conche con fasce discontinue di rocce affioranti. All’arrivo sul cambio di pendenza si ha l’immediato distacco di un lastrone soffice. Anche la traccia più esterna (sinistra) che sceglie il tratto meno acclive finisce per causare il distacco di un secondo piccolo lastrone nel punto di massima trazione (convessità – cambio di pendenza). Page 39 All’arrivo, in discesa, sul cambio di pendenza (rocce affioranti) i due sciatori hanno causato il distacco di un lastrone soffice. Lo sciatore che seguiva la traccia più acclive è rimasto travolto nel valloncello sottostante. Page 40 Falsa sicurezza da bosco rado: il pendio presenta una cornice e pertanto stiamo guardando il versante sottovento. Le aree con pochi punti di ancoraggio si sono dimostrate instabili (lastroni soffici). Page 41 Discese a serpentine parallele su versante di quattro sciatori accodati a due a due. All’arrivo sul cambio di pendenza (da meno acclive a più acclive) lo sciatore che ha scelto la traccia più pendente causa il distacco del lastrone. Il compagno che lo seguiva, subito dietro, e’ rimasto travolto. X indica il punto di ritrovamento. In primo piano traccia di uscita del primo sciatore. Page 42 COMMENTA DIA Page 43 COMMENTA DIA Page 44 La profondità media di seppellimento delle vittime (in Europa) è di 70 cm. Page 45 La profondità media di seppellimento delle vittime (in Europa) è di 70 cm. Per i sopravissuti è di 50 cm, per i deceduti è di 100 cm. Page 46 Il tempo di seppellimento medio di tutti i travolti è di 40’. Per coloro che sopravvivono è di 11’. Per le vittime è di 120’. Page 47 LEGGI TESTO Page 48 LEGGI TESTO Page 49 LEGGI TESTO – Totlichen Knick = colpo di falce della morte (traduzione “libera”). Page 50 LEGGI TESTO Page 51 Le percentuali di sopravvivenza sono maggiori per le vittime che beneficiano dell’autosoccorso dei compagni. Inevitabilmente, se si attende il soccorso organizzato (per quanto sia di ottimo livello) la percentuale cala bruscamente a causa del maggior tempo necessario per l’arrivo dei soccorsi. Page 52 La localizzazione delle vittime, durante l’autosoccorso, è più efficace con le tecniche di ricerca visiva e con ARTVA. Page 53 La percentuale di successo dei comportamenti di autoprotezione da parte della vittima (protezione delle vie aeree, movimenti natatori, rilascio di bastoncini, sci) è funzione delle dimensioni della valanga, del grado d’addestramento della vittima e della profondità di seppellimento. Solo una bassa profondità di seppellimento e un buon grado di addestramento danno qualche possibilità di riuscita alle tecniche di autoprotezione. Page 54 Tra i comportamenti di autoprotezione, validi per valanghe a lastroni o di neve incoerente, vi sono diverse strategie applicabili a seconda della posizione della vittima, sulla/nella valanga, al momento del travolgimento. – LEGGI IL TESTO. Page 55 LEGGI TESTO Page 56 Page 57 I DPI di galleggiamento diminuiscono, aumentando il volume complessivo, la densità del travolto favorendo un maggiore galleggiamento durante la fase di trasporto. Il limite del dispositivo è insito nel sistema di attivazione (maniglia a strappo – tipo paracadute) che non sempre è possibile attivare durante il travolgimento. Page 58 Questi DPI costituiscono l’evoluzione del cordino da valanga. L’idea è quella di favorire la localizzazione della vittima durante la ricerca vistaudito. Page 59 Questo DPI, nelle varie forme, costituisce un sistema per ridurre l’ipossia durante il seppellimento. Il dispositivo permette di aspirare ossigeno attraverso la porosità della neve e assorbe l’anidride carbonica espirata. Il limite del dispositivo è insito nel boccaglio che non sempre è possibile imboccare durante il travolgimento. Page 60 Page 61 Vediamo ora che cosa è l’ARTVA, come funziona e come deve essere utilizzato durante le procedure di autosoccorso. Page 62 Struttura interna di un ARTVA e disposizione delle antenne nei vari modelli. Page 63 Il campo elettromagnetico dell’ARTVA presenta una forma tridimensionale, detta toroide, simile ad una ciambella con il buco o ad una mela col torsolo rimosso (che coincide con l’asse principale dell’antenna dell’apparecchio). Il segnale radio viene emesso sulla frequenza di 457 kMhz ed è pulsante. Page 64 Il campo elettromagnetico dell’ARTVA presenta una forma tridimensionale, detta toroide, simile ad una ciambella con il buco o ad una mela col torsolo rimosso (che coincide con l’asse principale dell’antenna dell’apparecchio). Il segnale radio viene emesso sulla frequenza di 457 kMhz ed è pulsante. Page 65 Il segnale radio viene emesso sulla frequenza di 457 kMhz con una tolleranza di +/- 80 kHz. Il segnale è pulsante (1 singolo segnale dura 0.07-0.9 secondi – ampiezza della pulsazione - ed è intervallato dal successivo di 0.7-1.3 secondi – periodo della pulsazione). L’ampiezza del segnale è l’intensità del segnale stesso. Essa deve essere sufficiente a superare qualsiasi rumore di fondo. Page 66 Il segnale radio viene emesso sulla frequenza di 457 kMhz con una tolleranza di +/- 80 kHz. Il segnale è pulsante (1 singolo segnale dura 0.07-0.9 secondi – ampiezza della pulsazione - ed è intervallato dal successivo di 0.7-1.3 secondi – periodo della pulsazione). L’ampiezza del segnale è l’intensità del segnale stesso. Essa deve essere sufficiente a superare qualsiasi rumore di fondo. Page 67 La x nera indica i modelli, preferibilmente, da non utilizzare. Page 68 La x nera indica i modelli, preferibilmente, da non utilizzare. La x rossa indica la possibilità di segnalare i seppellimenti multipli. La freccia rossa verso il basso indica la possibilità di marcare il singolo seppellimento multiplo. Page 69 La x nera indica i modelli, preferibilmente, da non utilizzare. La x rossa indica la possibilità di segnalare i seppellimenti multipli. La freccia rossa verso il basso indica la possibilità di marcare il singolo seppellimento multiplo. La w rossa indica la trasmissione dei parametri vitali della vittima (movimento respiratorio e battito cardiaco). Page 70 Principio della definizione del vettore di direzione con 2 o 3 antenne. Page 71 Commenta dia. Page 72 Il campo elettromagnetico dell’ARTVA presenta, in pianta, una forma simile ad una mela tagliata a metà. Le linee di campo sono concentriche ed aumentano avvicinandosi all’ARTVA in trasmissione. In particolare la loro densità e vicinanza reciproca aumenta entrando nel “torsolo” o “buco della ciambella”. Page 73 Se osserviamo un ARVA su una sezione verticale la forma del campo elettromagnetico emesso è quella visibile. Esiste una distanza, definita portata massima teorica dell’ARTVA, oltre la quale l’ARTVA in ricezione (con antenna in massima coassialità – parallelismo tra antenna ricevente e antenna trasmittente) non percepisce più alcun segnale. Il concetto di portata dell’apparecchio è importante perché controlla procedure e schemi di ricerca attuabili. Page 74 La posizione reciproca delle antenne di un ARTVA trasmittente e ricevente ed anche la posizione tra antenna dell’ARTVA ricevente e linee di campo elettromagnetico dell’ARTVA trasmittente è importante perché definisce l’intensità di segnale ricevibile, la portata e la ricezione di segnali di massimo o minimo. Con ARTVA trasmittente e ricevente coassiali (cioè con le antenne parallele tra loro) si hanno i seguenti casi, in funzione dell’orientazione dell’antenna dell’ARVA ricevente rispetto alle linee di campo elettromagnetico dell’ARTVA trasmittente: con antenna ricevente ortogonale (perpendicolare) rispetto alla linea di campo si recepirà la minima intensità di segnale possibile (in alcuni casi – distanza elevata completa assenza di segnale); Con antenna ricevente variamente inclinata tra la posizione ortogonale e coassiale rispetto alla linea di campo si recepirà una intensità di segnale media; Con antenna ricevente coassiale (parallela) rispetto alla linea di campo si recepirà la massima intensità di segnale possibile. Page 75 Esiste una distanza, definita portata massima teorica dell’ARTVA, oltre la quale l’ARTVA in ricezione (con antenna in massima coassialità – parallelismo tra antenna ricevente e antenna trasmittente) non percepisce più alcun segnale. Il concetto di portata dell’apparecchio è importante perché controlla procedure e schemi di ricerca attuabili. Page 76 La portata minima dell’ARTVA si ha quando le antenne TX e RX sono perpendicolari. Page 77 La posizione dell’antenna di un ARTVA ricevente rispetto alle linee di campo elettromagnetico dell’ARTVA trasmittente è importante perché definisce l’intensità di segnale ricevibile, la portata e la ricezione di segnali di massimo o minimo. Con ARTVA ricevente coassiale rispetto alle linee di campo (cioè con l’antenna parallela alla linea di campo) si recepirà la massima intensità di segnale possibile. Con ARTVA ricevente inclinato rispetto alle linee di campo (cioè con l’antenna inclinata rispetto alla linea di campo) si recepirà un’intensità di segnale media. Con ARTVA ricevente ortogonale rispetto alle linee di campo (cioè con l’antenna perpendicolare alla linea di campo) si recepirà la minima intensità di segnale possibile o nessun segnale. A seconda dell’intensità di segnale recepita l’ARTVA fornirà un suono proporzionalmente più o meno intenso e indicazioni visive congruenti. Page 78 La forma del campo elettromagnetico emesso da un ARTVA trasmittente cambia in funzione dell’orientazione rispetto all’orizzontale dell’apparecchio e dal numero di antenne presenti. Anche se l’antenna trasmittente è sempre una sola, la forma del campo emesso risente della presenza di una o due antenne attigue. Page 79 E’ importante sapere che poiché l’antenna dell’ARTVA è un dipolo essa è in grado di recepire la massima intensità di segnale unicamente entro un angolo di 60°-90°a cavallo dell’asse dell’antenna. Pertanto i segnali acustici e visivi che posso recepire variano in funzione della posizione degli ARTVA trasmittenti rispetto al cono di ricezione dell’ARTVA ricevente (vedi schema – commenta). Con i moderni ARTVA a 3 antenne questo fattore è meno importante, poiché l’analisi comparata dei segnali ricevuti dalle tre antenne (orientate lungo 3 assi tra loro perpendicolari) definisce un’unico vettore di direzione per ciascun segnale. Page 80 Analisi comparata delle portate medie di vari modelli di ARTVA. Page 81 Il campo elettromagnetico di un’ARTVA a doppia antenna (visto in sezione) presenta la seguente forma. Esso cerca di replicare il funzionamento di un radiogoniometro ossia, dall’analisi dei segnali recepiti su ciascuna antenna, ottenere un vettore di direzione del segnale ricevuto. Page 82 Ciascun modello di ARTVA presenta ampiezza e periodo di pulsazione diversi. Ciò permette, in teoria, una più facile identificazione dell’ARTVA in base al periodo della pulsazione che viene esaminato per una certa frazione di tempo (timing analysis). La sommatoria o combinazione dei segnali (specie per modelli con ampiezza della pulsazione molto elevata) può portare, però, a sovrapposizioni indesiderate che possono mascherare o perdere il segnale con minor ampiezza / intensità. Page 83 La ricezione contemporanea di più segnali da ARTVA in trasmissione pone alcuni problemi. Se gli ARTVA sepolti sono tra loro distanti sarà possibile discernere, più o meno agevolmente, i diversi segnali (intensità diversa – diversa altezza della barra). Se invece gli ARTVA sepolti sono tra loro vicini sarà molto più difficile discernere i diversi segnali (intensità simile – altezza simile della barra) e sarà addirittura possibile non rilevare la presenza di uno o più ARTVA sepolti. Page 84 Esperimenti sono stati fatti con 24 modelli diversi per testare la possibilità di sovrapposizione del segnale. Nella maggior parte dei casi la sovrapposizione del segnale può durare da 1 a 5-10 sec. Ma con periodi di pulsazione molto simili sono possibili sovrapposizioni del segnale di durate attorno ai 120 sec (2 min). Nella seconda figura si sono sommati tutti i casi con durata di sovrapposizione maggiore o uguale al tempo prefissato, ottenendo quindi una probabilità integrata percentuale. In questo caso (con 3 ARTVA) c’è il 12% di possibilità di avere sovrapposizioni di durata 10 sec ed il 3% per durate di 1 minuto, 2% per durate di 2 minuti. La probabilità di sovrapposizioni aumenta (talora raddoppia o triplica) con il numero di ARTVA in funzione. Page 85 La possibilità di sovrapposizione del segnale aumenta ulteriormente tra ARTVA dello stesso modello. Es. Tracker DTS e Ortovox F1. In particolare l’Ortovox F1 è caratterizzato da un ampiezza di pulsazione elevata che facilità la sovrapposizione ed il conseguente mascheramento tra segnali di ARTVA diversi. Tali modelli obsoleti andrebbero quindi sostituiti in favore di modelli caratterizzati da ampiezze e periodi di pulsazione più ristretti. Page 86 Ciascun modello di ARTVA recepisce in maniera diversa il segnale di un ARTVA in trasmissione (specie nelle fasi finali di ricerca). ARVA 9000 tende a sovrastimare le distanze. I 2 pt di minimo e il pt. di massimo centrale sono sfalsati rispetto al centro. Curva poco simmetrica (quella gialla è quella ottimale teorica). Barryvox tende a sovrastimare le distanze. I 2 pt di minimo e il pt. di massimo centrale sono sfalsati rispetto al centro e poco simmetrici. Curva poco simmetrica. Pieps DSP tende a sottostimare le distanze. Il pt di massimo centrale è leggermente ampio ma la curva è simmetrica. Tracker DTS tende a sovrastimare le distanze. I 2 pt di minimo e il pt. di massimo centrale sono sfalsati rispetto al centro. Curva poco simmetrica. Ortovox X1 prima sottostima e poi sovrastima le distanze. I pt di minimo e massimo sono molto ampi, asimmetrici ed anche la curva è poco simmetrica. Page 87 Page 88 Prima di iniziare una gita è necessario seguire la seguente procedura. Il capo-gita metta il proprio ARTVA in trasmissione. Tutti i componenti del gruppo pongono il proprio ARTVA in ricezione e verificano di ricevere il segnale dall’ARTVA del capo-gita. Di seguito tutti i componenti del gruppo pongono il proprio ARTVA in trasmissione (ARTVA che dovrà rimanere in trasmissione fino a fine gita) e passano, uno alla volta ed intervallati di 1520 m, davanti al capo-gita che, con il proprio ARTVA in ricezione ed al minimo volume, verifica la presenza del segnale di ciascun componente. Ciò fatto, anche il capo-gita pone il proprio ARTVA in trasmissione e la gita può avere inizio. NOTA: gli ARTVA dovrebbero essere testati spesso (batterie comprese) e sottoposti a manutenzione presso la casa madre almeno ogni 5 anni o dopo ogni caduta. I malfunzionamenti o le oscillazioni indesiderate di frequenza sono infatti spesso riscontrabili in apparecchi poco curati (capita almeno un caso ogni gita). Un ARTVA non perfettamente funzionante è un rischio per il proprietario (in caso di suo seppellimento) e per i compagni di gita (se adoperato per le procedure di ricerca). Alcuni modelli più recenti (PIEPS DSP con software > v. 5.0) permettono di testare la qualità del segnale degli altri apparecchi. Page 89 Page 90 L’ARVA va indossato, sugli strati di vestiario più interni, mediante l’apposita imbragatura (ciascun modello ha il suo sistema che bisogna conoscere – ergo leggere il libretto d’istruzione ed esercitarsi) o inserito nella tasca pettorale della salopette. In nessun caso l’ARTVA va tenuto in una tasca dei pantaloni o della giacca a vento o di altro capo d’abbigliamento che sia possibile sfilare o togliere durante la gita (rischio di perdita o separazione tra ARTVA e vittima travolta) né tanto meno nelle tasche dello zaino. Page 91 Page 92 In caso di distacco di una valanga è fondamentale riuscire ad identificare visivamente, e successivamente ad ubicare, il punto di travolgimento della vittima ed il punto di scomparsa della stessa nella massa nevosa in movimento. La congiungente di questi due punti definirà un asse a cavallo del quale si ubicherà un cono di 60°che stabilirà l ’area di ricerca primaria, ovvero l’area ove vi saranno le maggiori probabilità di reperire la vittima sepolta. Page 93 Qui vedete l’ubicazione, sulla valanga, dei punti di travolgimento e scomparsa. A partire da questi si definisce l’asse e l’area di ricerca primaria e può iniziare la ricerca. Page 94 Il gruppo di autosoccorso entrerà sulla valanga, per le operazioni di soccorso, con modalità diverse a seconda della posizione rispetto all’area dell’incidente. Se il gruppo si trova a monte si dovrà entrare dal coronamento della valanga attraverso la via più breve. Non scendere sul versante di fianco alla valanga! Permane infatti il rischio del distacco di valanghe secondarie che potrebbero travolgere i soccorritori. Le ricerche si svolgeranno da monte verso valle. Se il gruppo si trova a metà sul versante dovrà entrare per la via più breve. In questo caso però le ricerche dovranno svolgersi tanto verso valle quanto verso monte. Se il gruppo si trova a valle dovrà entrare dalla zona di accumulo e proseguire con le ricerche verso monte. Page 95 Il soccorso organizzato opera con procedure più complesse e molto più personale. Esisteranno unità cinofile, squadre di sondatori, unità di pronto soccorso e di elisoccorso. Page 96 Alcune immagini di soccorso organizzato. Page 97 Organizzazione dell'operazione di autosoccorso: uno dei soccorritori (il più esperto e forte psicologicamente) assume immediatamente la direzione e l'organizzazione delle operazioni di soccorso. La fase di allestimento del soccorso non deve durare più di 2-3 minuti! Raccogliere i superstiti e valutare la sicurezza dello scenario (predisporre eventuale posizione di raduno sicura). Raccogliere le informazioni/testimonianze (numero travolti) ed analizzare il problema. Accertarsi che tutti gli ARTVA siano commutati in Ricezione (RX) oppure siano spenti. Organizzare i soccorritori (ruoli, compiti, materiali, settori di ricerca). Valutare la valanga (reperti, linee di flusso, aree primarie). Attivare le procedure di soccorso (ricerca vista/udito, ricerca ARTVA). Se il numero di soccorritori lo permette predisporre una squadra di ricerca ARTVA + vista/udito (ARTVA, pala e sonda in dotazione); una squadra di sondaggio e scavo (pale e sonde in dotazione); una vedetta, posta in posizione sicura, in grado di allertare i soccorritori nel caso in cui si distacchi una seconda valanga. Disporre ed organizzare un eventuale sondaggio primario. Disporre l'eventuale richiesta di soccorso organizzato, valutare urgenza, numero di staffette da inviare, pericolo di distacchi secondari. Essere il referente presso il soccorso organizzato (annotare i nomi dei componenti del gruppo e dei travolti, ora dell'evento, ora dell'inizio dell'autosoccorso, tempi di ritrovamento e di seppellimento, rinvenimento di reperti e posizione, presenza di cavità aeree davanti ai travolti). Page 98 Un esempio di corretta gestione delle procedure di autosoccorso. In primo piano la vedetta che monitora l’eventuale distacco di altre valanghe onde allertare i soccorritori. Squadre di ricerca ARTVA e vista udito. Squadra di Sondaggio e Scavo in azione. Primo soccorso ad eventuali travolti rimasti in superficie. Sondaggio per linea che parte dal piede della valanga. Page 99 Se il/i travolto/i sono sprovvisti di ARTVA la ricerca dovrà svolgersi secondo le modalità vista+udito e sondaggio per linea. Il corridoio di sondaggio dovrà essere delimitato e sarà necessario un direttore delle operazioni. COMMENTA DIA Page 100 Sondaggio per linea in risalita su una valanga. Notare: presenza della squadra di scavo, a tergo della linea di sondaggio, con pale e sonda di scorta. In caso di contatto il sondatore non estrae la propria sonda. Riceve dalla squadra di scavo la sonda di scorta e prosegue nell’azione di sondaggio mentre la squadra di scavo inizia il disseppellimento. I margini del sondaggio devono essere delimitati da apposite bandierine (vedi lato sin. Immagine) o con altro sistema. Page 101 Zone di accumulo o deposito preferenziale sono: estremità inferiori della valanga, margini laterali, cambi di direzione, contropendenze o aree depresse (avvallamenti), davanti ad ostacoli (alberi o massi). Piccoli accumuli locali, ove il corpo trascinato può trovarsi sepolto, si formeranno in presenza di ostacoli naturali, curve o cambi di pendenza lungo il piano di scorrimento che generino un rallentamento del flusso. La zona di ricerca può essere ridotta anche in base ad altri elementi: la direzione in cui si muoveva l'infortunato prima di essere travolto se stava scendendo il pendio con gli sci; la posizione relativa che gli infortunati avevano al momento dell'incidente (se non vi sono ineguaglianze del terreno le distanze tra i travolti si mantengono inalterate anche nella zona di arresto); gli indizi ricavati dagli oggetti trovati in superficie (reperti); anche se spesso gli sci o altri materiali leggeri si trovano in punti diversi da quello di seppellimento del travolto. Il corpo del travolto nella massa di neve in movimento sarà sottoposto ai principi della meccanica dei fluidi, specie se le valanghe sono incanalate, pertanto: al centro del flusso la velocità di scorrimento é maggiore che ai bordi della valanga; superando una curvatura, la velocità del flusso sarà maggiore al bordo esterno rispetto al lato interno della curva; il corpo umano ha una densità maggiore della neve per cui, durante il travolgimento ed in assenza di un tentativo di galleggiamento (movimenti natatori), questo tenderà ad affondare per effetto della spinta esercitata dal flusso; l'affondamento sarà maggiore nei punti in cui il flusso tenderà a rallentare (ostacoli, cambi di pendenza o curvatura), ed il corpo del travolto tenderà appunto ad essere depositato in dette zone. Page 102 E’ necessario conoscere ed esercitarsi nel praticare le tecniche di sondaggio nel malaugurato caso in cui la ricerca ARTVA non dia esito. Page 103 Il direttore delle operazioni deve far disporre i sondatori in riga, a contatto di gomito l'uno dall'altro. I sondatori agli estremi della fila hanno anche il compito di delimitare il corridoio di ricerca (con apposite bandierine od altro materiale all'uopo predisposto) ogni 4 metri. I sondatori infiggono la sonda nello spazio davanti ai propri piedi, tenuti leggermente divaricati, per una profondità di circa 2 metri (profondità maggiori sono necessarie solo se l'accumulo è particolarmente spesso). L'interasse tra ogni foro è di circa 70 cm. Terminato il sondaggio estraggono la sonda e tenendola verticale la appoggiano sul manto nevoso circa 70 cm davanti a se. Al comando AVANZARE l'intero fronte dei sondatori avanza di 70 cm (2 passi brevi) ed esegue il nuovo sondaggio con le stesse modalità. Il direttore delle operazioni nello stesso tempo verifica allineamento ed interspazi. Page 104 Se il primo passaggio del sondaggio rapido non ha avuto esito, un’alternativa può essere quella di svolgere un sondaggio obliquo a quello precedente, in modo tale da raffittire la maglia. Page 105 Il sondaggio fine è riservato alle operazioni di soccorso organizzato. Ciascun sondatore infigge tre volte la sonda: una volta davanti al piede destro, una volta al centro tra i piedi, una volta davanti al piede sinistro). L’interspazio tra ogni foro è di 25 cm e l’avanzamento della fila è parimenti di 25 cm (un passo breve). Page 106 L’ampiezza del corridoio di ricerca è 2 volte la portata utile (PU = 20 m) cioè circa 40 m. Page 107 Page 108 La velocità di progressione e l’accuratezza sono inversamente proporzionali. Page 109 La ricerca con ARTVA del primo segnale dell’apparecchio sepolto va compiuta il più celermente possibile (di corsa o con gli sci). Page 110 Il corridoio di ricerca deve essere ampio 40 m in modo da poter intercettare il segnale entro la portata pratica od utile (PU = 20 m). Come già detto la fase di ricerca del primo segnale deve essere il più possibile rapida: con l'apparecchio al massimo del volume sarà bene muoversi, preferibilmente partendo dal punto di travolgimento o di scomparsa e dirigendosi verso valle, secondo lo schema a navetta (per un solo soccorritore), mantenendo un corridoio di ricerca pari a due volte la portata utile (PU) dello strumento meno valido (minor portata utile, di norma 20 m), fino ai margini della valanga e sotto il piede della valanga stessa; l'ARTVA deve avere il volume in ricezione massima e la velocità di progressione deve essere la più elevata possibile. Page 111 Se i soccorritori sono numerosi è possibile muoversi, preferibilmente partendo dal punto di travolgimento o di scomparsa e dirigendosi verso valle, secondo lo schema a pettine, mantenendo un corridoio di ricerca pari a due volte la portata utile (PU) dello strumento meno valido (minor portata utile, di norma 10-20 m), fino ai margini della valanga e sotto il piede della valanga stessa. Anche in questo caso gli ARTVA devono avere il volume in ricezione massima e la velocità di progressione deve essere la più elevata possibile. Page 112 Page 113 Se l’area da coprire è molto ampia ed il tipo di valanga lo permette è possibile effettuare la fase di ricerca primaria utilizzando gli sci allo scopo di velocizzare l’azione. Page 114 In questo caso uno o più soccorritori adottano , preferibilmente partendo dal punto di travolgimento o di scomparsa e dirigendosi verso valle, una versione modificata dello schema a navetta, mantenendo un corridoio di ricerca pari a due volte la portata utile (PU) dello strumento meno valido (minor portata utile, di norma 20 m), fino ai margini della valanga e sotto il piede della valanga stessa; l'ARTVA deve avere il volume in ricezione massima e la velocità di progressione deve essere la più elevata possibile ma non eccessiva allo scopo di non saltare un eventuale punto di ricezione del primo segnale. Page 115 Se la valanga è di piccole dimensioni e la sua larghezza non supera due volte la Portata Utile (PU) si può scendere, a pettine, lungo la linea di massima pendenza al centro della valanga stessa. Valgono le stesse prescrizioni viste per i metodi precedenti. Page 116 Page 117 La principale fonte di inquinamento del sito è da attribuire alle persone che, effettuando la manovra di autosoccorso, sprofondano sino all'inguine nella neve. Se la neve è inconsistente dovremo obbligatoriamente usare gli sci per effettuare le nostre ricerche. Questa è una scelta finalizzata a non rallentare eccessivamente la progressione in valanga , e ad evitare quello strofinamento nella coltre nevosa con conseguente inquinamento di odori che potrebbero ostacolare il delicato olfatto del cane da ricerca. In ogni caso non gettare sul nevaio rifiuti di cibo né mozziconi di sigaretta, non sputare né tanto meno urinare; gli alimenti, la saliva e le urine distraggono il cane da valanga dalla sua ricerca e il tabacco ne riduce notevolmente l'olfatto. Non abbandonare altresì parti della propria attrezzatura o capi di vestiario sull'area della valanga perché potrebbero erroneamente essere interpretati come reperti della vittima. Page 118 Non appena ricevuto il primo segnale dall'ARTVA sepolto (TX) l'ARTVA ricevente (RX) deve venir fatto ruotare, lentamente, lungo i tre assi principali sino ad ottenere la ricezione ottimale e tale posizione (di solito parallela all'ARTVA in trasmissione), deve essere mantenuta per tutto il resto dell'operazione di ricerca. Page 119 La ricerca a croce – è un metodo non più utilizzato per la ricerca secondaria (mentre va utilizzato nella ricerca puntuale) ma è meglio conoscerlo. A partire dal punto di ricezione del massimo segnale, ottenuto con la ricerca primaria, orientare l'ARVA lungo i tre assi sino alla ricezione del miglior segnale possibile e mantenendo l'ARVA in questa posizione ridurre il volume al minimo udibile. Proseguire lungo la direzione del percorso seguito sino ad apprezzare una variazione del volume (aumento/diminuzione). Se il segnale aumenta d'intensità, ridurre al minimo udibile il volume e continuare a procedere nella stessa direzione, se s'indebolisce ritornare sui propri passi, sino al punto di ricezione massima del segnale, ridurre il volume, quindi svoltare di 90°rispetto alla direzione di marcia iniziale, nel verso che ci sembra più probabile, e proseguire sino alla successiva variazione. Ogni qual volta aumenta il segnale di ricezione ridurre di una tacca il volume, in modo progressivo, in maniera tale da ottenere il massimo segnale con il minimo volume udibile. In linea generale il volume dell'apparecchio è numerato da 1 a 10 e tale numerazione coincide circa con il numero di passi necessari, per ogni gradazione d'intensità del volume, ad apprezzare una variazione d'intensità del segnale, ossia con un volume 10 sono indispensabili almeno 10 passi, con un volume 1 almeno 1 passo. Quando non sarà più possibile apprezzare variazioni di volume dovreste essere a fondo scala con il volume (1-2) e pronti per iniziare la fase di Ricerca Puntuale o direttamente il sondaggio. Page 120 Nelle fasi finale della ricerca secondaria (con volume 2 – 3 o comunque basso) è importante muoversi con l’ARTVA il più possibile rasente il manto nevoso. Page 121 La ricerca direzionale La ricerca direzionale o "per linee di induzione" rappresenta una nuova possibilità e va conosciuta approfonditamente perché porta ad una riduzione sensibile del tempo complessivo della ricerca stessa. La ricerca per "linee di induzione" può essere effettuata con gli ARTVA tradizionali (analogici), ma risulta più efficace se si adoperano degli ARTVA opportunamente predisposti a tale tipo di utilizzo: gli ARTVA digitali. La ricerca direzionale utilizza le caratteristiche geometriche delle linee di forza del campo elettromagnetico. Il campo elettromagnetico generato dall'apparecchio in trasmissione assume la forma di una ciambella con asse incentrato sull'antenna dell'ARTVA. Poiché il campo elettromagnetico è simmetrico sia in trasmissione sia in ricezione si sfrutta questa caratteristica per trovare il massimo accoppiamento nell'avvicinamento dell'ARTVA ricevente a quello trasmittente. L'intensità del campo elettromagnetico è costante lungo la medesima linea di flusso e le linee di flusso si addensano in corrispondenza dei poli dell'antenna trasmittente generando un campo magnetico più intenso. L'avvicinarsi dell'ARTVA ricevente (RX) al trasmettitore (TX) consente quindi di recepire un maggior numero di linee di flusso. Gli ARTVA, in ricezione (RX), emettono un segnale acustico (modelli analogici) o visivo-acustico (modelli digitali) proporzionale all'intensità del segnale captato ed emesso dal dipolo (antenna) dell'apparecchio trasmittente (TX). La capacità di captare le linee di forza del campo, nello stesso punto, sarà massima con l'antenna dell'apparecchio ricevente parallela alla linea di flusso e sarà minima con l'antenna perpendicolare. Scegliendo di seguire una linea di forza del campo elettromagnetico in una delle direzioni (A o B), le distanze da percorrere sul terreno sono diverse e lungo il percorso A, il segnale tende ad aumentare, (linee di campo concentrate), quindi minor distanza dall'ARTVA sepolto mentre, lungo il percorso B, il segnale diminuisce, (linee più distanziate), quindi maggior distanza dall'ARTVA. Pertanto il segnale acustico o visivo degli apparecchi riceventi non conduce sull'ARTVA sepolto per la via più diretta e corta, ma inducono il soccorritore a compiere un percorso curvilineo che ricalca, grossolanamente, la geometria di una linea del campo elettromagnetico prodotta dall'apparecchio trasmettitore. In linea teorica, qualsiasi percorso di avvicinamento al trasmettitore (TX) segnalerebbe un aumento di segnale perché si attraversa un numero crescente di linee di campo. Ma il non sfruttare la direzionalità dell’antenna potrebbe portare, facilmente, a compiere degli errori allungando i tempi della ricerca. Page 122 Come già evidenziato, la capacità di captare le linee di forza del campo, nello stesso punto, sarà massima con l'antenna dell'apparecchio ricevente parallela alla linea di flusso e sarà minima con l'antenna perpendicolare. Si osservino quindi le differenti posizioni dell’ARTVA ricevente (RX) rispetto alla linea di campo e l’intensità di segnale recepita. COMMENTA DIA Page 123 Nella ricerca direzionale l'orecchio ha maggiori difficoltà nel localizzare un aumento d'intensità del segnale sonoro, già al massimo, risulta pertanto più facile percepire una perdita d'intensità. Bisogna prestare quindi attenzione alle diminuzioni d'intensità sonora del segnale: l'asse di ricerca si troverà sulla bisettrice tra le due direzioni (massimo e minimo segnale relativo angolo di 120°). Ma gli ARTVA digitali ov viano a questa limitazione dell'orecchio umano utilizzando anche un segnale visivo (sotto forma di led o frecce luminose ad intensità variabile in funzione del segnale recepito). Avanzare lungo questa direzione, se il segnale diminuisce svoltare di 180°e procedere in senso con trario. Dopo essere avanzati di circa 10-12 m si dovrebbe percepire un significativo aumento del segnale. Fermarsi, diminuire il volume al minimo udibile e stabilire una nuova direzione con lo stesso metodo appena illustrato. Quando non sarà più possibile apprezzare variazioni di volume dovreste essere a fondo scala con il volume (1-2). COMMENTA FILMATO Page 124 Nella ricerca direzionale l'orecchio ha maggiori difficoltà nel localizzare un aumento d'intensità del segnale sonoro, già al massimo, risulta pertanto più facile percepire una perdita d'intensità. Bisogna prestare quindi attenzione alle diminuzioni d'intensità sonora del segnale: l'asse di ricerca si troverà sulla bisettrice tra le due direzioni (massimo e minimo segnale relativo angolo di 120°). Ma gli ARTVA digitali ov viano a questa limitazione dell'orecchio umano utilizzando anche un segnale visivo (sotto forma di led o frecce luminose ad intensità variabile in funzione del segnale recepito). Avanzare lungo questa direzione, se il segnale diminuisce svoltare di 180°e procedere in senso con trario. Dopo essere avanzati di circa 10-12 m si dovrebbe percepire un significativo aumento del segnale. Fermarsi, diminuire il volume al minimo udibile e stabilire una nuova direzione con lo stesso metodo appena illustrato. Quando non sarà più possibile apprezzare variazioni di volume dovreste essere a fondo scala con il volume (1-2). COMMENTA FILMATO Page 125 L'avvicinamento all'ARTVA sepolto (TX) avviene per un concatenamento di percorsi in linea retta tangenti alle linee di flusso che porta via via l'ARTVA ricevente (RX) a disporsi parallelamente a quello sepolto utilizzando periodicamente (ad ogni cambio volume) il metodo, testé illustrato, per la ricerca dell’asse direzionale. Page 126 A partire dal punto di ricezione del massimo segnale, ottenuto con la ricerca primaria, mantenere l'ARTVA in orizzontale (con l'altoparlante ed il visore verso l'alto) e ridurre il volume al minimo udibile. Notare che non sempre alla ricezione del primo segnale acustico si associa un segnale visivo (led od indicatore). Spostare lentamente il braccio da sinistra verso destra e viceversa per un angolo di 120°e percepire le variazioni d'intensità del “B IP”, sino ad individuare la direzione che fornisce la maggiore intensità (asse direzionale). Inizia così l'avvicinamento con il metodo per linee di induzione (ricerca direzionale), procedendo ad andatura più lenta con verifica ogni 5 passi della direzione e dell'intensità. Procedere nella direzione individuata assicurandosi che l'intensità del segnale non diminuisca. Fermasi ed eventualmente ridurre il volume se il segnale non è udibile nelle sue variazioni. Non portare il volume alla soglia più bassa poiché si rischia di perdere il segnale. Ruotare di direzione con tutto il corpo (busto), mantenendo l'ARTVA orizzontale, e ricercare la perdita di segnale. Trovata questa direzione e mantenendo il busto immobile, ruotare il braccio che tiene l'ARTVA e ritornare sulla direzione di massimo segnale. La bisettrice dell'angolo tra le due direzioni coincide con la direzione d'avanzamento. Avanzare lungo questa direzione, se il segnale diminuisce svoltare di 180°e procedere in senso contrario. Dop o essere avanzati di circa 10-12 m si dovrebbe percepire un significativo aumento del segnale. Fermarsi, diminuire il volume al minimo udibile e stabilire una nuova direzione con lo stesso metodo appena illustrato. Quando non sarà più possibile apprezzare variazioni di volume dovreste essere a fondo scala con il volume (1-2). COMMENTA IL FILMATO Page 127 A partire dal punto di ricezione del massimo segnale, ottenuto con la ricerca primaria, mantenere l'ARTVA in orizzontale (con l'altoparlante ed il visore verso l'alto) e ridurre il volume al minimo udibile. Notare che non sempre alla ricezione del primo segnale acustico si associa un segnale visivo (led od indicatore). Spostare lentamente il braccio da sinistra verso destra e viceversa per un angolo di 120°e percepire le variazioni d'intensità del “BIP”, sino ad individuare la direzione che fornisce la maggiore intensità (asse direzionale). Inizia così l'avvicinamento con il metodo per linee di induzione (ricerca direzionale), procedendo ad andatura più lenta con verifica ogni 5 passi della direzione e dell'intensità. Procedere nella direzione individuata assicurandosi che l'intensità del segnale non diminuisca. Fermasi ed eventualmente ridurre il volume se il segnale non è udibile nelle sue variazioni. Non portare il volume alla soglia più bassa poiché si rischia di perdere il segnale. Ruotare di direzione con tutto il corpo (busto), mantenendo l'ARTVA orizzontale, e ricercare la perdita di segnale. Trovata questa direzione e mantenendo il busto immobile, ruotare il braccio che tiene l'ARTVA e ritornare sulla direzione di massimo segnale. La bisettrice dell'angolo tra le due direzioni coincide con la direzione d'avanzamento. Avanzare lungo questa direzione, se il segnale diminuisce svoltare di 180°e procedere in senso contrario. Dop o essere avanzati di circa 10-12 m si dovrebbe percepire un significativo aumento del segnale. Fermarsi, diminuire il volume al minimo udibile e stabilire una nuova direzione con lo stesso metodo appena illustrato. Quando non sarà più possibile apprezzare variazioni di volume dovreste essere a fondo scala con il volume (1-2). Alla comparsa dell'indicatore (freccia visibile o led acceso) dirigersi lungo la direzione indicata, nel display, dalla cifra più piccola o dalla freccia. L'avvicinamento alla vittima è segnalato dalla diminuzione delle cifre e/o dall'aumento delle barre entro la freccia. Se le cifre aumentano e l'indicatore si spegne o scompare bisogna fermarsi e spostare l'ARTVA lentamente da sinistra a destra e da destra a sinistra, od eventualmente tornare indietro, sino alla nuova accensione della freccia o del led. Dirigersi Page 128 sempre verso la direzione lungo cui le cifre, nel display, diminuiscono e la freccia risulta accesa. Continuare ad avanzare fino a quando il display di progressione indica valori variabili (a seconda dell'ARTVA) tra 5,0 e 0,2. Se il seppellimento è multiplo, individuare la prima vittima (il segnale più intenso – di norma) con il metodo testé descritto. Da questa posizione svoltare di 90°rispetto alla traiettoria finale seg uita (una linea retta) ed allontanarsi (ARTVA in posizione perpendicolare rispetto all’asse finale di avvicinamento alla prima vittima). Sono possibili due casi: a) si perdono entrambe i segnali (è la direzione sbagliata) e quindi si svolta di 180°e si va nell’altro senso. b) si perde o diminuisce il segnale del primo ARTVA sepolto mentre aumenta il segnale del secondo. A partire da questo punto si riprende la ricerca con il solito metodo fino all’ubicazione del secondo ARTVA sepolto. Page 129 Metodo a Croce Tenendo l'ARTVA in orizzontale tracciare, rasente al manto nevoso, un'asse ampio tre metri (che deve rappresentare la prosecuzione ideale del percorso appena effettuato per raggiungere l’area di ricerca puntuale) e recepire un massimo di segnale, in questo caso è importante utilizzare correttamente il volume per eliminare zone esterne (dove potrebbe interferire un eventuale altro segnale). Quando la freccia dell'indicatore sul display sparisce e le cifre aumentano (il bip sonoro sparisce) tornare indietro al punto ove le cifre sono più piccole ed il bip è più forte. A partire da questo punto di massimo tracciare un asse perpendicolare al primo e recepire anche in questo caso un massimo di segnale, sempre con le stesse modalità e tenendo l'ARTVA in verticale nella medesima posizione appena utilizzata. Quando sul secondo asse si recepisce il massimo si è sulla verticale dell'ARTVA trasmettitore sepolto. Page 130 COMMENTA DIA Page 131 COMMENTA DIA Page 132 COMMENTA DIA Page 133 E' ormai noto che quanto più il travolto è sepolto in profondità tanto saranno numerosi i massimi ingannevoli recepiti dall'ARTVA del soccorritore, che lo allontaneranno dalla reale posizione del travolto. In tal modo l'area da coprire con un sondaggio aumenta con il quadrato della distanza ed al contempo, data l'elevata profondità, diminuisce anche l'efficacia stessa della penetrazione della sonda per effetto della possibile curvatura dell'asta. Si possono registrare dieci massimi ingannevoli tenendo l'ARTVA ricevitore in orizzontale. Mentre esistono solo due minimi esterni rispetto al massimo reale (quello centrato sull’ARTVA TX). Page 134 Vista in pianta. A seconda della direzione di Avvicinamento all’ARTVA sepolto cambia la distribuzione dei massimi ingannevoli. COMMENTA DIA Page 135 COMMENTA VIDEO. Notare presenza massimi esterni all’asse centrale del dipolo. Page 136 COMMENTA VIDEO Page 137 Vista in pianta. A seconda della direzione di Avvicinamento all’ARTVA sepolto cambia la distribuzione dei massimi ingannevoli. COMMENTA DIA Page 138 Tenendo l'ARTVA ricevitore in verticale si possono registrare quattro massimi ingannevoli. Due posti sopra, lungo un cono che si diparte dall'asse verticale passante per l'ARTVA sepolto (facilmente discriminabili), mentre i restanti due sono situati sotto la vittima e non sono recepibili (tranne che in pendii molto ripidi). A differenza del caso dell'ARTVA ricevente in orizzontale, non esistono segnali di massimo corretti ma solo massimi ingannevoli poiché sopra l'ARTVA in trasmissione non è recepibile alcun segnale. Page 139 Tenendo l'ARTVA ricevitore in verticale si possono registrare quattro massimi ingannevoli. Due posti sopra, lungo un cono che si diparte dall'asse verticale passante per l'ARTVA sepolto (facilmente discriminabili), mentre i restanti due sono situati sotto la vittima e non sono recepibili (tranne che in pendii molto ripidi). A differenza del caso dell'ARTVA ricevente in orizzontale, non esistono segnali di massimo corretti ma solo massimi ingannevoli poiché sopra l'ARTVA in trasmissione non è recepibile alcun segnale. Si sfrutta pertanto questa caratteristica per individuare l’ARTVA sepolto (che sarà in mezzo ai due massimi individuati con ARTVA Rx in verticale). Page 140 Tenendo l'ARTVA ricevitore in verticale si possono registrare quattro massimi ingannevoli. Due posti sopra, lungo un cono che si diparte dall'asse verticale passante per l'ARTVA sepolto (facilmente discriminabili), mentre i restanti due sono situati sotto la vittima e non sono recepibili (tranne che in pendii molto ripidi). A differenza del caso dell'ARTVA ricevente in orizzontale, non esistono segnali di massimo corretti ma solo massimi ingannevoli poiché sopra l'ARTVA in trasmissione non è recepibile alcun segnale. Si sfrutta pertanto questa caratteristica per individuare l’ARTVA sepolto (che sarà in mezzo ai due massimi individuati con ARTVA Rx in verticale). Page 141 Il metodo di ricerca fine a cerchio si attua per seppellimenti profondi: tenendo l'ARTVA in ricezione in posizione verticale ricercare il primo segnale massimo (metodo a croce) e segnalare il punto senza modificare il volume di ricezione, allontanarsi dal punto di massimo segnato sino alla quasi completa sparizione del segnale (distanza L) e proseguire per un altro tratto pari al 50% della distanza già percorsa (distanza L/2) mantenendo questa distanza, dal punto di massimo segnato, procedere in un cerchio ricercando un secondo segnale di massimo (metodo a croce con ARTVA Rx in verticale) e segnalare il punto Page 142 Il metodo di ricerca fine a cerchio si attua per seppellimenti profondi: tenendo l'ARTVA in ricezione in posizione verticale ricercare il primo segnale massimo (metodo a croce) e segnalare il punto senza modificare il volume di ricezione, allontanarsi dal punto di massimo segnato sino alla quasi completa sparizione del segnale (distanza L) e proseguire per un altro tratto pari al 50% della distanza già percorsa (distanza L/2) mantenendo questa distanza, dal punto di massimo segnato, procedere in un cerchio ricercando un secondo segnale di massimo (metodo a croce con ARTVA Rx in verticale) e segnalare il punto Page 143 Se durante il cerchio non si trova un secondo segnale di massimo è possibile che l'ARTVA in trasmissione, di solito posto parallelamente all'asse del corpo della vittima, sia sepolto con l'antenna orientata in verticale (caso peraltro raro). In questo caso si può recepire un solo segnale di massimo e la vittima si trova sotto la verticale di quest'unico segnale. Page 144 Un ARTVA può essere sepolto assumendo tutte le possibili inclinazioni comprese tra 0°(orizzontale) e 90°(verticale) ed il posizionamento dei punti di massimo segnale varierà di conseguenza. Page 145 Un ARTVA può essere sepolto assumendo tutte le possibili inclinazioni comprese tra 0°(orizzontale) e 90°(verticale) ed il posizionamento dei punti di massimo segnale varierà di conseguenza. Page 146 Ubicato il punto eseguire un sondaggio sistematico a cerchio per ubicare la posizione esatta e la profondità di seppellimento della vittima. Il metodo consiste nell'effettuare un foro ogni 25 cm circa seguendo una spirale con centro nel punto di massimo. Il sondaggio serve a guadagnare tempo, specie in caso di dubbio, ed a definire ubicazione, orientazione e profondità di seppellimento della vittima. Si ricorda che il sondaggio deve sempre essere eseguito perpendicolarmente alla superficie del manto nevoso. Ergo se il pendio è inclinato di 35°dovrò s ondare con un inclinazione di 55°rispetto alla verticale (cioè ob liquo rispetto alla verticale ma perpendicolare al manto). Page 147 Il metodo Tilt (inclinazione) è utilizzabile con ARTVA analogici o digitali mono-bi antenna per risolvere i seppellimenti profondi e con ARTVA Tx non orizzontale (ergo posizione asimmetrica del massimo centrale coincidente con il Tx). Ubicati i due massimi tenendo l’ARTVA Rx in verticale, si ripercorre lo stesso asse, a partire dal primo massimo. Durante questo secondo passaggio si inclina (tilting) l’ARTVA Rx portandolo dalla posizione verticale a quella orizzontale. Con questo movimento dovrebbe essere possibile recepire il punto di massimo coincidente con l’ARTVA Tx. Page 148 Il piano verticale passante per l’asse del dipolo (asse dell’antenna Tx) contiene i due massimi esterni, i due minimi e l’unico massimo corretto. La proiezione sul manto di questo piano definisce la pin-point line. Anche questo metodo è utilizzato per risolvere i seppellimenti profondi. Page 149 La pin-point line coincide con il settore del campo magnetico del Tx (nel “torsolo”) in cui tutte le linee di campo sono tra loro parallele e sostanzialmente rettilinee. Il piano verticale passante per l’asse del dipolo (asse dell’antenna Tx) contiene i due massimi esterni, i due minimi e l’unico massimo corretto. La proiezione sul manto di questo piano definisce la pin-point line. Visualizzando questo piano immaginario come se fosse un muro si può utilizzare l’ARTVA disponendolo parallelo al piano verticale. Ricercando in questa posizione, con il metodo dell’asse direzionale, il punto di massimo segnale è possibile tracciare, sul piano ideale, la forma di alcune linee di campo. Il senso di convergenza delle linee di campo fornisce un primo indizio sull’ubicazione dell’ARTVA Tx sepolto. Page 150 Il metodo vero e proprio consiste nel far scorrere l’ARTVA in Rx, a tre diverse altezze (braccio alzato, testa, e petto o ginocchia dell’operatore), lungo il piano verticale seguendo la pin-point line. L’ARTVA va tenuto parallelo al piano stesso. Durante ciascun percorso si individuerà almeno un punto di massimo (quando la freccia di direzione si sposta da destra a sinistra o si recepisce il massimo segnale). L’interpolazione tra i punti di massimo rilevati sulle tre altezze fornirà un vettore di direzione il cui prolungamento nel manto punta direttamente all’ARTVA Tx sepolto. Il metodo è particolarmente efficace con ARTVA sepolti inclinati a grande profondità. Page 151 Localizzata la vittima con uno dei metodi proposti e verificata la posizione con il sondaggio inizia la fase di disseppellimento e primo soccorso. Page 152 L'esecuzione in maniera veloce ed adeguata della quarta fase presuppone il possesso di una pala. Sul mercato sono disponibili diversi modelli di pala da neve, dalle ultraleggere in carbonio o materiale plastico alle tradizionali in alluminio. La pala per garantire uno scavo rapido ed efficace deve essere un attrezzo pratico e robusto (lama larga, preferibilmente metallica e con i bordi leggermente rialzati) ed inoltre è utile che il manico risulti dotato di un cordino per poterla trasportare a tracolla mantenendo le mani libere. Nel malaugurato caso che non siano disponibili pale si utilizzerà quello che si ha a disposizione, ad esempio le code degli sci oppure le mani. I dati (elaborati da Walter Good - Davos IFSNV) riportati in tabella indicano i tempi di scavo in minuti necessari per spostare neve di media densità in funzione degli attrezzi disponibili; appare evidente che la mancanza di una pala adatta inficia pesantemente la rapidità del soccorso. Page 153 Identificato il punto di massimo (ubicazione ARTVA Tx sepolto - guanto) si verifica la posizione con il sondaggio (perpendicolare al manto nevoso e mai in verticale). Page 154 Identificato il punto di massimo (ubicazione ARTVA Tx sepolto - guanto) si verifica la posizione con il sondaggio (perpendicolare al manto nevoso e mai in verticale). Page 155 Se il sondaggio da esito positivo si inizia lo scavo per il disseppellimento della vittima. Lo scopo primario dello scavo é quello di individuare e liberare, il più velocemente possibile, le vie aeree della vittima (testa) per ossigenarle già all'interno della buca. Solo alla fine di questi interventi sarà possibile l'estrazione e l'evacuazione del travolto. Una volta stabilito il contatto (lasciare la sonda infilata) iniziare uno scavo, in diagonale con la pala ed ubicato verso valle ad una distanza pari alla profondità di seppellimento rilevata. Per seppellimenti particolarmente profondi questa distanza è pari ad una volta e mezza o due la profondità rilevata. Se disponibile si utilizzi una seconda sonda per definire la disposizione del corpo della vittima. Questo permetterà di ubicare lo scavo in maniera ottimale . Questa possibilità, valutata di volta in volta, può portare anche all'opportunità di effettuare un secondo scavo,che già possa estendere quella che sarà l'area di medicalizzazione. Anche per lo scavo sono necessarie periodiche esercitazioni. Page 156 Nel primo caso (figura a sin - quello più istintivo ma con modalità errata), con lo scavo in verticale lungo la sonda si corre il rischio di comprimere la sacca d'aria della vittima e di causare ulteriori traumi da schiacciamento. Inoltre il disseppellimento completo della vittima richiede l'esecuzione di due scavi consecutivi, con conseguente perdita di tempo. Nel secondo caso (figura di dx - modalità corretta), lo scavo avviene in diagonale a valle della sonda (dirigendosi verso la sua punta), conservando l'eventuale sacca d'aria della vittima, non causando traumi da schiacciamento ed eseguendo un solo scavo in minor tempo. Ciò consente di creare una vasta nicchia nel manto nevoso che consentirà la medicalizzazione al riparo dal vento (rischio d'ipotermia susseguente al disseppellimento) ed un corridoio per evacuare il ferito. Page 157 Nelle prime fasi lo scavo può essere eseguito da due o più persone (specie per scavi profondi). Page 158 La prima persona effettua lo scavo vero e proprio, la seconda, posta a tergo, provvede a rimuovere la neve dalla buca. Se vi è disponibilità di più soccorritori sarà opportuno sostituire ogni 5 minuti (o ai primi segni di stanchezza) la squadra di scavo onde non rallentare i tempi di esecuzione che devono procedere con la massima celerità possibile. Se i soccorritori sono solo due potranno invertire i ruoli ogni 5 minuti. Page 159 Quando lo scavo sarà giunto sufficientemente vicino alla sonda sarà bene completare lo scavo con maggiore cautela ed eventualmente a mano allo scopo di non ferire con la pala la vittima. Page 160 In prima battuta è essenziale raggiungere la vittima. Page 161 L’ampliamento dello scavo potrà avvenire successivamente. Page 162 Durante l'allargamento dello scavo particolare attenzione dovrà essere posta alla testa del ferito (una volta liberata) ed alla protezione delle sue vie aeree (a rischio di ulteriore soffocamento per la movimentazione della neve). Se la densità della neve lo consente si adotta la tecnica del tunnel realizzando un primo accesso ad una parte corporea, da qui con la mano guantata si risale lungo la parte scavando con il palmo, in modo da creare una veloce canalizzazione d'aria. Opportunamente tale tunnel deve essere orientato, il prima possibile, in direzione della testa del sepolto, per il quale l'arrivo di ossigeno è questione vitale. Solo successivamente si provvederà ad ampliare lo scavo per estrarre la vittima. Porre attenzione all'individuazione delle eventuali sacche d'aria (cavità) davanti alla bocca della vittima. Page 163 Esecuzione del tunnel a mano. Page 164 Se il seppellimento risulta particolarmente profondo e i soccorritori sono numerosi si può ricorrere a strategie di scavo particolari ed efficaci. I soccorritori formano una V rovesciata disponendosi a valle della sonda ad una distanza pari a 1,5 o 2 volte la profondità di seppellimento rilevata. Le posizioni degli spalatori devono essere scalari e ad una distanza tale da non urtarsi reciprocamente. Page 165 Il soccorritore al vertice della V rovesciata esegue lo scavo (tagliando solo la neve) mentre i restanti spalatori allontanano il materiale in successione. Page 166 Al fine di mantenere una elevata velocità di progressione, ogni 5 minuti od ai primi segni di stanchezza le posizioni vengono ruotate alternando i ruoli. Page 167 Quando si è in prossimità della vittima il soccorritore al vertice provvede a creare il tunnel. I due spalatori più vicini provvedono ad ampliare il fronte di scavo. Gli spalatori restanti allontanano il materiale. Page 168 Raggiunta la vittima il primo soccorritore al vertice ne verifica le condizioni ed eventualmente pratica il primo soccorso. I due spalatori più vicini provvedono a completare il disseppellimento. Gli spalatori restanti allontanano il materiale. Page 169 Al fine della medicalizzazione lo scavo può venir ampliato ulteriormente. Page 170 LEGGI E COMMENTA Page 171 LEGGI E COMMENTA. Page 172 In ogni caso i soccorritori devono preliminarmente tenere conto di due parametri fondamentali: il tempo ipotetico di seppellimento del travolto; la presenza od assenza di una cavità aerea intorno al capo, in particolare davanti a bocca e naso (l'assenza di cavità aerea si avrà in caso di narici e bocca ostruite dalla neve). Page 173 Nei travolti da valanga con tempo di seppellimento breve (< 35') le condizioni di maggiore criticità sono connesse a fenomeni di asfissia acuta o a trauma meccanico e questa emergenza condizionerà quindi le diverse tecniche di intervento (ABC, posizione laterale di sicurezza) da intraprendere con particolare urgenza. Pertanto nella fase di disseppellimento è assolutamente necessario individuare e liberare, per prime, la testa e le vie respiratorie e nel caso applicare la respirazione artificiale. In ogni caso bisogna aver cura di mobilizzare la vittima il minimo necessario e con tutte le cautele, per evitare di aggravarne le condizioni per la presenza di possibili e molto probabili traumi o fratture (specie al collo e alla spina dorsale). Page 174 Page 175 Nei travolti da valanga con tempo di seppellimento lungo (> 35') le condizioni di maggiore criticità sono connesse a fenomeni di asfissia acuta ed a ipotermia. La vittima è solitamente priva di sensi, ipotermica e deve essere messa, mediante movimentazione a traumatica, in una stabile posizione di fianco. In questo caso sono necessarie manovre più meditate, caute, non frenetiche. Pertanto nella fase di disseppellimento è necessario mobilizzare il corpo nella maniera più delicata possibile onde evitare afflusso di sangue raffreddato dagli arti verso il tronco (verso un cuore già ad un livello critico di temperatura). Page 176 Come nel caso precedente le vie respiratorie devono essere liberate per prime verificando anche l'eventuale presenza di tasche d'aria davanti al naso ed alla bocca. La movimentazione finale del ferito dovrà essere fatta con estrema cura e lentamente. Page 177 La fase di medicalizzazione, definiti i due parametri fondamentali, inizierà con la valutazione delle sue condizioni. In alcuni casi un più completo esame del travolto sarà possibile, in genere, solo in uno spazio adeguato dove sia possibile praticare la supinazione, da intraprendersi secondo precisi criteri di protezione della colonna vertebrale (si consultino testi specifici sul pronto soccorso). In ogni caso bisogna aver cura di mobilizzare la vittima il minimo necessario e con tutte le cautele, per evitare di aggravarne le condizioni per la presenza di possibili e molto probabili traumi o fratture (specie al collo e alla spina dorsale). Una volta posto il ferito in una postura che faciliti il suo esame, questo verrà ovviamente condotto (in caso di incoscienza) secondo le fasi ABC. Page 178 Adottare tecniche di trasporto non traumatiche. Page 179 Dopo la liberazione della vittima è molto importante tenere conto del pericolo di rapido raffreddamento, soprattutto nel caso di temperature esterne molto basse e di vento, considerando che in assenza di idonei vicini ricoveri o di tecniche di evacuazione rapida (elicottero) proprio la buca di scavo ricavata nella valanga può costituire il luogo “meno freddo” in cui mantenere la vittima. Pertanto proteggere testa, arti e tronco, via via che vengono liberati dalla neve, con un berretto e coperte termiche od altri strati di abbigliamento caldo. Mantenere la vittima al riparo dell'aria e cercare di conservare ed eventualmente innalzare la temperatura corporea. Page 180 Mantenere al caldo la vittima e tassativamente non somministrare bevande alcoliche (al massimo bevande calde e zuccherine). Page 181 In caso di arresto cardio-circolatorio intraprendere le adeguate manovre che potranno essere interrotte solo all’arrivo della squadra di soccorso. Page 182 L’arrivo delle squadre di soccorso alpino permetterà di medicalizzare, trasportare e ospedalizzare correttamente e celermente la vittima. Page 183 L’arrivo delle squadre di soccorso alpino permetterà di medicalizzare, trasportare e ospedalizzare correttamente e celermente la vittima. Page 184 L’arrivo delle squadre di soccorso alpino permetterà di medicalizzare, trasportare e ospedalizzare correttamente e celermente la vittima. Page 185 L’arrivo delle squadre di soccorso alpino permetterà di medicalizzare, trasportare e ospedalizzare correttamente e celermente la vittima. Page 186 L’arrivo delle squadre di soccorso alpino permetterà di medicalizzare, trasportare e ospedalizzare correttamente e celermente la vittima. Page 187 Se la vittima è rimasta seppellita completamente (testa e tronco sotto la neve) sarà d'obbligo monitorarne le condizioni, in ospedale, per almeno 24 h onde scongiurare l'insorgenza di eventuali complicazioni tardive (edemi polmonari, ritenzione di liquidi nelle vie respiratorie a seguito dell'inalazione di neve, traumi interni). In presenza di più travolti in valanga il soccorso medico sarà prioritario per quelle vittime che presentino ancora funzioni vitali (polso o risposta dell'iride a stimoli luminosi). Se la vittima al recupero è cosciente, senza traumi apparenti agli arti o al tronco e con riflesso di deglutizione intatto sarà opportuno somministrare bevande calde e dolci (tassativamente senza alcool) e stimolarla a compiere, con cautela, movimenti attivi per favorire la ripresa della circolazione. Il soccorso organizzato andrebbe sempre allertato in occasione di incidenti da valanga: dopo le fasi di recupero e medicalizzazione, si presenterà infatti il problema dell'evacuazione dei travolti, che anche quando apparentemente illesi non dovrebbero essere considerati autonomi per ulteriore progressione in ambiente (potenziali traumi spinali o viscerali). Page 188 Contrariamente all’opinione comune un elicottero non decolla o atterra normalmente in verticale. L’elicottero necessita di un corridoio di decollo ed atterraggio, sgombro da ostacoli e possibilmente controvento. Solo in casi particolari è ammesso un corridoio monodirezionale. Page 189 Il corridoio deve essere ampio 30 m e lungo 90 m, mentre la piazzola di atterraggio vera e propria deve essere circa 6 x 6 m. L’area deve essere pianeggiante, priva di ostacoli (alberi, cavi, cespugli) o di detriti (attrezzature dei soccorritori comprese – sci, zaini, giacche, berretti, guanti etc) sollevabili dal flusso del rotore. Nell’area di atterraggio, a distanza di sicurezza (circa 15 m) dovrà trovarsi esclusivamente il segnalatore, posto con le spalle al vento. Tutte le altre persone dovranno trovarsi ad una distanza superiore ai 30 m dal punto di atterraggio. Page 190 COMMENTA DIA Page 191 Mai avvicinarsi al velivolo senza il consenso del pilota o del tecnico di carico. Prestare attenzione ai rotori, specie quando si opera su versanti scoscesi od in prossimità di avvallamenti. Sono ammesse segnalazioni manuali terra/velivolo solo se codificate. Page 192 COMMENTA DIA. Page 193 Avvicinarsi al velivolo, previo consenso del pilota o del tecnico di carico, uno alla volta e lungo le direzioni prestabilite che consentano un continuo contatto visuale con il pilota. Mai avvicinarsi al rotore di coda. Page 194 Procedere leggermente rannicchiati, senza alzare verso l’alto le braccia od oggetti. Page 195 Page 196