COSE IMPORTANTI DA SAPERE PER VIVERE
NELLA CASA DEL PADRE 1 COR 12:31,13:1-7
Oggi tratteremo 1 Corinzi 13 da 1 a 7. L’epistola ai Corinzi è stata scritta dall’apostolo Paolo attorno al 55d.c
ad una chiesa fondata da lui stesso durante il secondo viaggio missionario. All’interno di questa chiesa
c’erano lotte per il primato, contese, gelosie, orgoglio, esaltavano alcuni a danno di altri, c’erano litigi,
processi, non sopportavano alcun torto senza pareggiare i conti, insensibili verso i deboli nella fede, tutti
cercavano il proprio interesse invece di quello altrui, era un vero e proprio disastro. Per dodici capitoli Paolo
cerca di dare risposte ad ogni singolo problema ma ad un certo punto arriva la necessità di affrontare il
nocciolo della questione e lo fa al capitolo 13.
1. LA VIA È L’AMORE
“Ora vi mostrerò una via, che è la via per eccellenza. Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma
non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. 2 Se avessi il dono di profezia e
conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi
amore, non sarei nulla. 3 Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere
arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.
4 L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, 5 non si comporta
in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, 6 non gode
dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; 7 soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni
cosa.”
— 1 Corinzi 12:31, 13:1-7 —
Lance Edward Armstrong, ciclista di fama mondiale esordì come professionista nel 1992. Nel 1996 gli viene
diagnosticato un cancro e la sua carriera si interrompe drasticamente. Diviene un simbolo della lotta a questa
malattia e nel 1998 ritorna alle gare vincendo dal 99 al 2005 consecutivamente ben sette volte il Tour de
France. Notizia di qualche mese fa, Armstrong viene squalificato a vita dal ciclismo con l’accusa di doping.
Tutti i risultati sportivi ottenuti dal 1998 in poi gli sono revocati. Una fitta nube di polemiche avvolge la sua
persona. Gli sforzi e il percorso di una vita intera sfumati nel nulla, i suoi successi sembrano solo dei grandi
imbrogli. Hai mai pensato che la stessa cosa potrebbe capitare a noi credenti? La Bibbia ci insegna che siamo
salvati per fede e non per opere, questo è chiaro, ma insegna anche che saremo premiati in maniere differenti
per ciò che abbiamo fatto sulla terra. Queste opere dovranno superare un controllo di qualità, e quelle che
non lo superano verranno bruciate1, saranno per noi un motivo di vergogna.
Dal testo possiamo imparare tre principi che ci permettono di superare il controllo di qualità a pieni voti.
“Ora vi mostrerò una via, che è la via per eccellenza” Paolo sembra dire «Esiste una via da percorrere che
adesso vi illustrerò e non è quella che voi state percorrendo». Notate bene l’articolo determinativo “la”, LA
via per eccellenza. Non esistono altre vie per eccellenza, se volete sapere come vivere la vita Cristiana e
sentirvi dire un giorno dal Padre Celeste “Ben fatto figlio mio!” questa è l’unica via che potete intraprendere.
Nella chiesa di Corinto c’era conoscenza e sapienza2 e di certo non mancavano i doni spirituali, eppure gli
mancava la cosa più importante, l’amore. Nei primi tre versetti Paolo usa delle iperbole, ovvero delle
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1 Corinzi 3:15
1 Corinzi 1:15
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esagerazioni che servono a rendere chiaro un principio. Quando parla delle lingue, della profezia, della
scienza e della fede, fa riferimento ai doni spirituali elencati nel capitolo 12. I Corinzi facevano la gara uno
contro l’altro per avere i doni più belli, questo è esattamente il modo migliore per rendere i dono spirituali
del tutto inefficaci. Non serve a niente avere la capacità straordinaria di parlare in lingue che non si
conoscono se poi non vengono usate nell’amore. Se adesso cominciassi a parlare il Russo, a voi cosa
servirebbe? Inizialmente sareste stupiti, ma se non capite quello che dico è inutile! Non starei usando questa
capacità per il vostro bene. Come dice Paolo “sarei un rame risonante o uno squillante cembalo”. Ovvero,
farei solo del vuoto rumore. Quello che conta non sono le capacità che Dio ci dona, ma l’uso che noi ne
facciamo.
Magari ci sembrano esempi lontani dalla nostra realtà ma possiamo applicare la stessa logica anche a noi. Se
ad esempio fossi pluri diplomato in teologia, cosa che ovviamente non sono, e predicassi con paroloni tecnici
che nessuno capisce, mi comporterei allo stesso modo. All’inizio direste «Wow, non sapevo che il Simone
fosse così colto» ma se invece di portarvi chiarezza vi confondo a cosa serve tutta questa cultura? Dovrei
piuttosto usarla per rendere chiari i concetti difficili, invece di complicare ciò che è già ovvio.
Così dovrebbe avvenire per ogni cosa all’interno del culto, dalla tecnica alla musica, dalla moderazione alle
decorazioni, dalla predica alla preghiera, tutto dev’essere fatto per l’edificazione di tutti3 e non per
l’esaltazione del singolo. In questi tre versetti Paolo affianca opere incredibili alle parole niente o nulla,
questo è ciò che valgono senza l’amore. Niente!
Il primo principio che impariamo dal testo è che la via è l’amore. Non ne esistono altre, se diciamo di essere
Cristiani questa è la via da intraprendere. Tutto deve costruirsi sull’amore è su questo fondamento che i doni
acquistano un senso e divengono utili alla chiesa.
2. L’AMORE DEV’ESSERE AGAPE
Capire che la via è l’amore significa fare il primo grande passo, prenderne coscienza è fondamentale per
potersi incamminare sulla via per eccellenza. Resta però la domanda: Di che tipo d’amore stiamo parlando?
Qualcuno ha definito l’amore come una strada che va dagli occhi al cuore senza passare per l’intelletto 4,
qualcun altro dice che il vero amore è l’anima che abbraccia il corpo5 ed alcuni arrivano persino a dire che
l'amore è l'affetto di una mente che non ha nulla di meglio di cui occuparsi 6.
Tanto, e forse troppo, è stato scritto sull’amore, certo la via è l’amore ma di che tipo d’amore sta parlando
Paolo?
Dio è amore! Ci insegna la Bibbia, ed essendo creati a Sua immagine e somiglianza siamo creature capaci di
amare. Il problema è che nella nostra ribellione a Dio abbiamo perso sia la capacità di amare veramente, sia
di discernere che cosa sia per davvero l’amore. La parola che nel testo è tradotta con amore è Agápē, una
delle parole meno adoperate nella letteratura greca ma fra le più usate nel Nuovo Testamento. A differenza
dell’uso che noi facciamo della parola amore, Agápē non si riferisce all’amore romantico o sensuale per il
quale esiste la parola greca erōs. Non fa neppure riferimento al semplice sentimento verso qualcosa o
qualcuno. Non significa amicizia o amore fraterno per il quale invece si usa philia. Anche la parola carità,
che viene usata in alcune traduzioni, non rende veramente giustizia al termine Agápē.
Oggigiorno siamo abituati alle classiche frasi Hollywoodiane «Ti amo così tanto che preferirei togliermi la
vita, piuttosto che viverla senza te al mio fianco» ma il vero significato di questa dichiarazione è il seguente:
1 Coriinzi 14:26
Gilbert Keith Chesterton, scrittore, giornalista e aforista inglese (1874 - 1936)
5 Friedrich Nietzsche, filosofo, poeta, saggista, compsitore e filologo tedesco (1844-1900)
6 Teofrasto, filosofo e botanico greco (371 a.C - 287a.C)
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«Visto che amo così tanto me stesso e tu soddisfi tutti i miei standard (sei bella, attraente, divertente e
sopratutto sai cucinare bene), allora ti voglio a tutti i costi» esattamente il contrario dell’amore Agápē.
Paolo sta descrivendo un’amore sconosciuto all’uomo, un’amore che dev’essere Dio stesso a mostrarci,
perché per certi versi ci appare assurdo, quasi “violento”. Noi quando amiamo abbiamo sempre un
tornaconto, ed è anche giusto che sia così. Un’amicizia o una relazione amorosa cresce e si sviluppa nella
misura in cui l’uno si dona all’altro. Il massimo al quale un’essere umano riesce a spingersi è quello di
provare compassione per persone povere o bisognose. Nel dare a loro qualcosa ci si sente come un padre che
da al figlio senza necessariamente aspettarsi qualcosa in cambio. L’amore Agápē va ben oltre.
Gesù è sulla croce, guarda giù e non vede persone inermi succubi della società, non vede poveracci in cerca
d’aiuto, ma gente ribelle, violenta, bestemmiatori ingrati e disubbidienti incuranti di Dio, ed è per queste
persone che Gesù stremato e sofferente disse: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
Solo Dio poteva manifestare amore verso ciò che non è amabile e compassione per ciò che è da disprezzare.
Questo amore non si fonda su un sentimento, ma sulla volontà d’amare.
Solo chi lo ha sperimentato nella propria vita può in qualche modo viverlo di riflesso, come la luna che
riflette il sole. La consapevolezza del perdono di Dio, di un perdono che sappiamo non meritare, ci spinge a
fare lo stesso con il nostro prossimo. Dio non aveva un bisogno particolare di mandare Suo figlio a morire
per i nostri peccati, Lui ha già tutto e non ci necessita. Eppure ha scelto di salvarci, una scelta completamente
libera. Lui sceglie di soffrire per il nostro bene, così fa l’amore Agápē, soffre per il bene altrui. Cosa ottiene
in cambio? Niente! L’amore Agápē non fa le cose per tornaconto, infatti i credenti cosa portano a Dio più che
problemi?
Prima abbiamo detto che l’amore è la via, il secondo principio che impariamo è che questo amore dev’essere
Agápē.
3. GESÙ ESEMPIO PERFETTO
A questo punto ci troviamo sulla strada giusta, abbiamo anche il veicolo giusto, l’unico problema è che non
lo sappiamo usare è la prima volta che lo vediamo, qualcuno deve insegnarci, deve mostrarci come funziona.
Ecco che Paolo ci fornisce il libretto d’istruzioni, 15 punti che ne spiegano il funzionamento corretto.
“4 L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, 5 non si
comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, 6 non
gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; 7 soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta
ogni cosa.”
Alcune Bibbie traducono questo elenco usando degli aggettivi, in verità nel greco sono tutti verbi. L’amore
non si sente paziente ma pratica la pazienza. Non si sente semplicemente amorevole ma fa cose amorevoli.
L’amore Agápē è sempre pratico e concreto.
A mio modo di vedere questa lista è come se fosse un dipinto. Paolo afferra un pennello e comincia a
dipingere un quadro, un quadro che senza ombra di dubbio rappresenta Gesù.
L’amore è paziente, è benevolo, non invidia,... tutte qualità che incontriamo nella persona di Gesù Cristo.
Sono anche convinto che l’elenco rispetti una sequenza ben precisa, ogni punto è messo al posto giusto, ogni
colore si amalgama con l’altro formando un insieme armonioso. Volendo finire entro il 2012 non posso
trattarli tutti e 15, perciò mi limiterò ai primi 6 e magari Dio piacendo il resto lo finirò un’altra volta, sempre
che avrete ancora la pazienza per ascoltarmi.
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Guarda a caso la pazienza è proprio il primo aspetto dell’amore, la pazienza, infatti, è come la stesura di
fondo del nostro quadro sul quale in seguito verrano applicati gli altri colori. Ritorniamo con la mente al
contesto della chiesa di Corinto, abbiamo detto che era un concentrato di litigi e contrasti. Dicendo che
l’amore è paziente Paolo fa subito un taglio netto, infatti la traduzione letterale di pazienza è “saper
sopportare”, l’amore “sa sopportare”.
Posso immaginare le reazioni dei Corinzi: Pazienza? Ma mio marito è insopportabile! Io invece sono stufo di
ripetere a quel fratello sempre le stesse cose! Non sopporto più questo, non sopporto più quello,... tutti
discorsi che per quanto veri, diventano estremamente ridicoli paragonati a ciò che Gesù ha dovuto
sopportare. Il Dio fatto uomo che non deve niente a nessuno, meritevole di gloria e onore, sta su una croce,
sanguinante e sofferente è schernito e deriso. Le Sue parole? “Padre, perdona loro, perché non sanno quello
che fanno” (Luca 23:24). Eccola la pazienza alla quale dobbiamo aspirare. E Paolo non si ferma alla
pazienza, va oltre accostandogli la benevolenza. Infatti pazienza e benevolenza camminano assieme, perché
la pazienza ci serve a sopportare i torti che ci fanno e la benevolenza, invece, a ricambiarli con gesti d’amore.
In questi due soli verbi Paolo riassume le parole di Gesù in Matteo 5:43 “Voi avete udito che fu detto: "Ama
il tuo prossimo e odia il tuo nemico". 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi
perseguitano”.
L’amore non invidia. Nella storia dell’umanità l’invidia è una costante, è sempre presente. Nel primo
omicidio Caino uccide Abele per invidia. Le mogli di Giacobbe facevano figli per invidia. Giuseppe giunge
in Egitto venduto come schiavo dai sui fratelli invidiosi. I Farisei volevano uccidere Gesù per invidia e nella
stessa chiesa di Corinto Paolo dice che c’erano gelosie e contese 7. Per non parlare di quelli che predicavano
per invidia8. Non erano contenti del successo che Paolo stava avendo nel diffondere il vangelo, volevano
essere loro i canali della benedizione di Dio. Quanto ci rode vedere che altri sono più bravi di noi, quanto è
frustrane essere a metà salita di una montagna, stremati con la lingua a terra, e sentir alle nostre spalle un
settantenne che fischiettando in quattro balzi ci raggiunge e ci supera salutandoci con un sorriso a 42 denti,
che ovviamente sono pure più bianchi dei nostri. L’invidia è davvero una brutta bestia, la Bibbia la definisce
la carie delle ossa 9, all’inizio è piccola, poi cresce e si espande ed infine fa marcire tutto!
Essa è l’atteggiamento che abbiamo verso le persone che Dio benedice più di noi. L’altro lato della medaglia
è il vanto, ovvero l’atteggiamento che abbiamo quando siamo noi ad essere più benedetti degli altri. La cosa
ironica del vanto, o del gonfiore, è che vederlo negli altri ci da tremendamente fastidio, stare con persone che
non fanno altro che auto-elogiarsi è seccante eppure qualcosa in noi ci spinge a fare lo stesso. «Io non sono
come quello lì che non fa altro che vantarsi!» ma dicendo così faccio esattamente la stessa cosa. Chi si loda
s’imbroda, recita un proverbio popolare, che senza dubbio non sbaglia. Chi si gonfia finisce sempre per
esplodere perché di Dio non ci si può prendere gioco. Ce un solo essere umano che avrebbe potuto vantarsi:
Gesù il figlio di Dio ma non lo fece. Filippesi 2:5-8 “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in
Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui
aggrapparsi gelosamente, 7 ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;
8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di
croce.”
Io ho un metodo di prevenzione, quando sono fiero di qualcosa che ho fatto, ed ho già il petto all’infuori per
l’orgoglio, mi basta andare da mia moglie. Lei mi conosce bene e in un batter d’occhio mi sgonfia, tutti i
miei pensieri gloriosi, PUFF, dissolti nel nulla. E a te cosa ti aiuta a non inorgoglirti? Se non hai nessuno che
1 Corinzi 3:3
Filippesi 1:15
9 Proverbi 14:30
7
8
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può aiutarti la Bibbia è sicuramente il mezzo migliore che ci sia. Se invece stai pensando di non averne
bisogno, allora trova in fretta qualcuno che ti diano una mano perché ne hai veramente bisogno.
L’amore non si comporta in modo sconveniente. Questo punto mi ha sinceramente sorpreso, io non avrei mai
pensato d’inserirlo in questa lista. Non si tratta di un peccato grave come l’invidia, eppure ci mostra come
l’amore si manifesta in tutto. È attento al prossimo e si comporta in modo galante verso di lui. Paolo ci sta
spingendo ad interessarci dei sentimenti e la sensibilità del nostro prossimo. In pratica l’amore è pieno di
gentilezza, potremmo dire che ha delle buone maniere. Proprio adesso che siamo nel pieno delle festività in
televisione passano i grandi classici come “Tutti assieme appassionatamente”, oppure “Sissi”. Io quando
guardo questi film rimango sempre stupito della gentilezza e la cortesia, come i ragazzi si comportano verso
le ragazze, trattandole con riguardo e rispetto. Forse mi faccio prendere dal romanticismo e dimentico che si
tratta solo di un film, ma sono convinto che si avvicinano molto di più all’amore di quanto si faccia oggi
nella nostra società, dove i ragazzi spesso trattano le ragazze come fossero oggetti. Un pastore raccontava
che in un piccolo paesino dove predicava c’era un uomo gentilissimo, tutti lo apprezzavano e lo stimavano
per i suoi modi di fare. Un giorno l’uomo si reca dal predicatore dicendo che non ce la faceva più. Il
predicatore, un po stupito, chiese quale fosse il problema, per sua sorpresa l’uomo rispose: «Tutti pensano
che io sia la persona più gentile del mondo, ma quando sono a casa mia sono un mostro!». È facile
manifestare gentilezza con chi si vede una volta ogni tanto ma l’amore non si comporta MAI in modo
sconveniente, nemmeno e sopratutto con chi ci è più vicino.
Abbiamo osservato più da vicino questo quadro che raffigura Gesù. Abbiamo colto alcune delle bellissime
sfumature ed i perfetti dettagli, eppure un quadro è bello nella sua interezza, possiamo osservarlo da vicino,
ma è solo quando ci allontaniamo e lo vediamo nel suo insieme che i dettagli danno vita ad un’opera
stupenda. La persona e la vita di Gesù Cristo sono quest’opera, senza di lui noi non avremmo conosciuto la
via per eccellenza e di certo non sapremmo cos’è l’amore Agápē. Ecco l’ultimo principio: il primo ci insegna
che la via è l’amore, il secondo che l’amore dev’essere Agápē e l’ultimo che Gesù è l’esempio perfetto da
seguire, nessun altro personaggio storico ha camminato sulla via per eccellenza all’infuori di Gesù Cristo.
Il cinese Confucio 5 secoli prima di Cristo disse «Ciò che non vorresti che fosse fatto a te, non farlo agli
altri», il Budda ha detto in seguito “Non ferire gli altri con ciò che fa soffrire te stesso”. Sono principi che ci
ricordano il Cristianesimo eppure Gesù non insegnò il vivi e lascia vivere, non si fermò al semplice e puro
egoismo di chi gli interessa semplicemente essere lasciato in pace e lasciare in pace gli altri. Gesù non
insegnò «NON fare agli altri...» ma invertì la regola dicendo “FATE agli altri...”, l’amore cristiano è attivo e
si interessa di chi gli sta attorno, è disposto a soffrire se questo porterà beneficio al suo prossimo, Luca 6:31
“Come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro” Amen.
Simone Monaco
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