Rassegna del 29/10/2012 INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna del 29/10/2012 UNIVERSITÀ DI FIRENZE Qn 29/10/12 P. 31 L'ICTUS INSIDIA ANCHE I GIOVANI Domenico Inzitari 1 MONDO UNIVERSITARIO Corriere Della Sera 29/10/12 P. 23 «Qui si vince per il merito Da noi no» Corriere Della Sera 29/10/12 P. 23 Un giovane su tre vuole lasciare l'Italia Giuseppe Sarcina 3 Corriere Della Sera 29/10/12 P. 27 Record di Nobel ai Paesi che mangiano più cioccolato Giuseppe Remuzzi 4 Corriere Della Sera 29/10/12 P. 29 «Scoperti in Bulgaria i resti della più antica città preistorica» 6 Corriere Della Sera Corriereconomia 29/10/12 P. 22 Università e imprese Insieme per spingere il lavoro femminile 7 Corriere Della Sera - La Lettura 28/10/12 P. 10 A me gli occhi, anzi l'amigdala Massimo Piattelli Palmarini Corriere Della Sera - La Lettura 28/10/12 P. 11 Il fiore dell'istruzione. Un po' appassito Annachiara Sacchi Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 44 Il futuro nei cluster tecnologici Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 44 Scarse risorse, poca strategia E la ricerca non porta lavoro Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 44 I fondi vanno spesi bene 15 Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 44 Arriva l'alta specializzazione 16 Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 45 Il dottorato in azienda 17 Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 46 I professionisti a lezione di Ict 18 Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 46 Corsi & master 19 Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 48 Business a premio Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 50 Contributo alla tesi Italia Oggi Sette 29/10/12 P. 50 Un ponte tra università e lavoro Mattino 29/10/12 P. 9 Professori italiani sotto la media Ocse lavorano meno dei colleghi europei Messaggero 28/10/12 P. 13 «Se sbagliamo punite me, non gli scienziati» Pietro Piovani Sole 24 Ore 28/10/12 P. 4 Stabilità, rispunta il bonus ricerca Eugenio Bruno 27 Sole 24 Ore 28/10/12 P. 10 L'algoritmo che combina matrimoni e trova dottori Fabrizio Galimberti 28 Sole 24 Ore 29/10/12 P. 7 Maggiore efficienza se entrano i privati Ciro D'Aries, Enrico Bracci 29 Sole 24 Ore 29/10/12 P. 19 La nuova arma della firma grafometrica Elio Silva 30 Sole 24 Ore 29/10/12 P. 20 Piano giovani ai primi passi Andrea Curiat 31 Sole 24 Ore 29/10/12 P. 20 Donne e lavoro: nuove chance nell'area tecnica Francesca Barbieri 33 Sole 24 Ore 29/10/12 P. 34 Bologna e Parma le città più «smart» Rossella Cadeo 34 Sole 24 Ore - Domenica 28/10/12 P. 41 Nascite artificiali, una storia naturale Sergio Luzzatto 36 Indice Rassegna Stampa 2 8 10 12 Benedetta Pacelli Lorenzo Morelli 13 21 22 Sibilla Di Palma 23 25 26 Pagina I L'ICTUS INSIDIA ANCHE 1 GIOVANI UNA D ELLE malattie più frequenti e gravi del nostro tempo è l'ictus cerebrale, che sta aumentando in tutto il mondo e non solo tra gli anziani. Dei 200.000 nuovi casi di ictus che si verificano ogni anno in Italia, oltre diecimila sono persone di età inferiore ai cinquant'anni in piena attività lavorativa e sociale. Un recente studio americano ha rilevato un aumento della frequenza dellictus tra i giovani dal 12% al 18% in pochi anni. Fumo, abuso di alcool e droghe, un'errata alimentazione con eccessive calorie ricca di grassi animali, la scarsa attività fisica da un lato, i traumatismi o gli sport violenti dall'altro, sono le cause più frequenti di ictus giovanile. I fattori che sono invece più coinvolti nell'ictus dell'anziana sono la ipertensione, il diabete e le malattie cardiache tra cui una irregolarità del ritmo cardiaco denominata fibrillazione atriale. Al PRI M I SI NTOM I chiamare il 118 e farsi portare in ospedale, dove deve essere prontamente disponibile un'equipe che valuti immediatamente se è possibile praticare la trombolisi, un intervento che, se praticato entro tre ore, consente ad oltre la metà dei soggetti colpiti da ictus di tornare a una vita normale. Inoltre, il ricovero in una unità dedicata all'ictus (la stroke unit), ed una riabilitazione esperta, prolungata e continuativa possono contribuire ad ridurre la grave invalidità che spesso consegue ad un ictus cerebrale. La Federazione A.L.1 Ce. Italia Onlus (Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale) conferma l'impegno a favore della prevenzione dell'ICTUS cerebrale, del riconoscimento precoce dei sintomi e dell'importanza di cure appropriate. (*) Professore in Neurologia Università di Firenze SE C'è FAMILIARITAper ictus, soprattutto nei fratelli, l'attenzione deve essere massimale. Solo una precisa conoscenza di questi fattori e la loro correzione efficace e costante da parte del paziente stesso e del medico di famiglia può consentire di evitare l'ictus. Di fondamentale importanza sono pertanto le campagne educative sia individuali (soggetti a rischio) che su larga scala. Quando una persona sta per avere un ictus è altrettanto importante che sappia riconoscere immediatamente alcuni dei sintomi principali, che di solito insorgono in modo improvviso. Tra questi: la perdita di forza ad un braccio o ad una gamba; la difficoltà a parlare; la perdita della vista a un occhio o ad ambedue; la difficoltà a stare in piedi o a camminare; un fortissimo mal di testa mai accusato prima. Università di Firenze Pagina 1 «Qui si vince per il merito Da noi no» Simona Brambati, milanese di 35 anni, studi all'ateneo San Raffaele Vita e Salute, ieri si stava godendo con la sua famiglia una giornata «tiepida» e luminosa a Montréal dove vive, insegna presso l'università cittadina e dove è anche ricercatrice presso il Centre de recherche Iugm finanziato dal Fonds de Recherche du Québec-Santé. E in Italia? «Se ho una certezza è che tornando in Italia dovrei cambiare lavoro e non riuscirei più a fare ricerca». Pessimismo esagerato? «Un po' questa mia convinzione - analizza Simona - dipende da ciò che ho vissuto personalmente prima di andarmene dall'Italia dove anche i miei professori mi dicevano di andarmene. Un po' è ciò che mi continuano a confermare quei pochi amici, perché sono ormai pochi, che sono rimasti: difficile che le porte ti vengano aperte se non hai un supporto che ti sceglie per "enne" criteri non sempre chiarissimi». Simona, in pochissime parole, è uno di quei cervelli in fuga di cui tanto si dibatte. E, forse, a sentire la sua storia, dovremmo chiamarli «cervelli cacciati via» più che in fuga. Un fenomeno che a questo punto, secondo l'allarme lanciato ieri dall'Istat, potrebbe venire amplificato dalla crisi. Simona, mentre macinava risultati scientifici tra gli Stati Uniti e il Canada, in realtà ha ricevuto un'offerta per tornare. «Mi avevano prospettato un assegno di ricerca. In Italia ti offrono sempre delle cose a cortissimo termine dicendoti che è un modo per "rientrare nel giro". Ma proprio questo è sintomatico: devi rientrare per farti conoscere come se il curriculum e i risultati ottenuti non servissero». E la Mondo Universitario malattia del «capitalismo di relazione» in salsa italiana, declinato in diverse forme e a diversi livelli. «Quello che ho vissuto negli Usa e in Canada è che io "signor nessuno" inviavo il mio "cv" e se c'erano possibilità partecipavo e se ero abbastanza brava superavo i concorsi». Per inciso il curriculum di Simona fa spavento: dopo la laurea in Psicologia, c'è il dottorato sempre al San Raffaele. L'ultimo anno lo completa a San Francisco, all'University of California. Poi c'è un altro anno e mezzo di post dottorato sempre nella stessa università. E altri 3 anni di post dottorato a Montréal. Oggi studia i problemi di linguaggio legati alle varie forme di demenza senile analizzando, con la risonanza magnetica, i danni anatomici legati ai diversi casi. Ovvio, riconosce Simona da brava psicologa, che tutti vorrebbero lavorare con persone che conoscono. Umano. Ma dai noi questo aspetto è estremizzato fino a far contare solo la conoscenza. «Spesso negli Usa ii capo dipartimento sceglie senza nemmeno fare un concorso. Ma se mette un cretino in una posizione ci perde la faccia (concetto da noi non ancora elaborato collettivamente, ndr). In Italia c'è il concorso ma spesso è finto e hanno già scelto». Come professoressa Simona prende 77 mila dollari canadesi l'anno. «Non ha molto senso convertirli. Qui con questa cifra si vive bene. Peraltro anche da studentessa del post dottorato in Canada avevo ottime condizioni per il congedo di maternità: 6 mesi al 1oo%o». Un altro allarme da aggiungere a quello di Giovannini: chi parte, o è cacciato, è difficile che torni. Facciamo due conti. Sid. Pagina 2 Occ 7 :h e Lo Bello (Confindustria) e i ricercatori non rientrati: «Ventimila persone che contribuiscono alla prosperità di altre nazioni» Un giovane su tre vuole lascïare lItalia ' Giovanini (Istat): 4 milioni desiderano lavorare all'estero. Già 2 milioni ilioni lo hanno fatto DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA - «Un giovane su tre vorrebbe emigrare». La frase pronunciata ieri dal presidente dell'Istat Enrico Giovannini è forse la conclusione più logica, prima ancora che la più amara, della due giorni di «Seminars» organizzati nell'isola di San Clemente a Venezia da Aspen Italia. Giovannini riferisce i risultati del gruppo di discussione su «mobilità, occupabilità, reticolarità». E quella frazione, un terzo, rappresenta la sintesi di una serie di studi condotti negli ultimi anni dai diversi istituti di ricerca (Eurispes tra gli altri), partendo proprio dai dati Istat. I giovani dai 18 ai 35 anni sono 12 milioni e 8oo mila: stia- mo dunque parlando di oltre 4 Mondo Universitario milioni di italiani che stanno pensando seriamente di lasciare il Paese . Per altro, secondo le ultime cifre disponibili, due milioni lo hanno già fatto nel 2010. Una fuga di massa trasversale, un'idea che comincia a maturare fin dai primi anni dell'università. II vicepresidente della Confindustria, Ivanhoe Lo Bello, si è presentato al seminario Aspen con una cartellina piena di numeri. Ha cominciato citando un'indagine di Demopolis (commissionata dall'Istituto addestramento lavoratori della Cisl). Bene: il 61% del campione intervistato (3.500 giovani tra i 18 e i 34 anni) ritiene che, terminati gli studi, occuperà una posizione inferiore a quella dei genitori e il78%o è convinto che per trova- re un buon lavoro servano le conoscenze giuste. Evidentemente è in questo retroterra pervaso da scoraggiato pessimismo che nascono i progetti dei neoemigranti. Lo Bello richiama il confronto sui ricercatori. Secondo l'Istat in Italia lavorano circa 1o6 mila «addetti alla ricerca» nel settore privato, cui vanno aggiunti 74 mila nel pubblico, di cui 20 mila universitari. «Ma 20 mila ricercatori si sono perfezionati all'estero e li sono ri- La ricerca Secondo Demopolis il 78% è convinto che per un buon posto servano le conoscenze giuste malti. Un insieme enorme di persone che contribuisce alla prosperità degli altri Paesi, in particolare degli Stati Uniti. Risorse umane che non torneranno indietro». In compenso l'Italia non attira talenti stranieri. Nelle nostre università solo il 2% di iscritti viene d'oltreconfine «e quasi nessuno di loro dai grandi Paesi», nota ancora Lo Bello. Alla fine della catena c'è, come sempre, il Sud, perché alla corsa verso l'estero si associa la ripresa della classica ondata verso il Centro-Nord. Solo due esempi: il 7o%a degli studenti universitari della Luiss a Roma è meridionale come pure il30°%o del Campus economico di Trento. Giuseppe Sarcina [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 3 Lo studio statistico della Columbia University . La Cina, dove il cacao non è diffuso, non ha mai ottenuto un Premio 1k Va e e o IL c • • • N —lein e1 CLI CLU i che mangiano pù cioccolato j /,, d o-ìf_1 % . La Sviz era gu da la class ca l Ital a guiela z i di GIUSEPPE REMU7ZI Cosa non si fa per poter avere il Premio Nobel ! Ci sono persino dei libri, li scrivono quelli che il Premio Nobel l'hanno già avuto (J. Michael Bishop, How to win the Nobel Prize e Peter Doherty, The Beginner's Guide to Winning the Nobel Prize, insomma piccole guide per prepararsi fin da piccoli agli onori di Stoccolma). Dato che succede tutto in Svezia, quello che puoi fare per esempio è invitare colleghi svedesi influenti a conferenze dove presenti il tuo lavoro, non si sa mai... Oppure puoi frequentare i laboratori del Karolinska Institute di Stoccolma per mesi o anni. Al Karolinska si fa ricerca di prim'ordine, passare un po ' di tempo in quei laboratori è utile comunque e fra l'altro è un modo di farsi conoscere. Quello che serve di più è conoscere e frequentare premi Nobel (anche loro hanno voce in capitolo nella scelta) ma è una faticaccia. Oggi però per gli scienziati più ambiziosi - quelli con l'ossessione del Nobel per intenderci - c'è una strada più facile, e persino piacevole perché ha a che fare con il cioccolato. Che c'entra il cioccolato col Premio Nobel? C 'entra, eccome. Si sa da tempo ormai che certi cibi, quelli ricchi di flavonolo come il cacao ma anche il vino rosso e molti frutti, aumentano le capacità intellettuali. Dal momento che il cioccolato fondente è ricchissimo di flavonolo chi ne consuma tanto dovrebbe essere molto più sveglio degli altri . Ma allo- Mondo Universitario ifi ? ' ra perché non vedere se c'è un rapporto tra il consumo di cioccolato in certe aree del mondo e le facoltà cognitive della gente che vive lì? C'è un problema però. I dati sul consumo di cioccolato ci sono, ma l'intelligenza della gente è difficile da misurare (io posso misurare il quoziente di intelligenza di questo o di quel francese ma non l'intelligenza dei francesi). Così il dottor Franz Messerli - che lavora alla Columbia University di New York - è ricorso ad uno stratagemma. Ha preso in esame i dati sul consumo di cioccolato di 23 Paesi del mondo e ha contato i premi Nobel che ci sono stati fino al 2011 con l'idea che il numero dei premi Nobel di un certo Paese potesse riflettere l'intelligenza della gente che vive lì. I risultati sono sbalorditivi: c'è un rapporto fra consumo di cioccolato e premi Nobel che in termini statistici si configura con una correlazione lineare molto forte. La Svizzera è prima per consumo di cioccolato - 3o chili per persona all'anno - e fin qui niente di nuovo, ma è anche il Paese che ha avuto più premi Nobel di tutti. In fondo alla classifica ci sono Giappone, Brasile, Portogallo, Polonia e Italia: meno cioccolato (meno di 5 chili) e meno premi Nobel. In Cina dove di cioccolato non se ne consuma affatto non c'è stato nessun Premio Nobel. Intendiamoci, che una cosa correli con un'altra non vuol dire che ci sia un rapporto di causa effetto, ma qui una certa logica c'è visto che i s g li le proprietà del cioccolato sul cervello sono ben documentate. Ma c'è qualcosa che non torna e riguarda proprio la Svezia. Là il consumo di cioccolato è solo 6,4 chili per persona all'anno ma di premi Nobel ce ne sono stati pochi meno che in Svizzera. E su 23 Paesi quella della Svezia è l'unica bandierina fuori dalla «retta di regressione» (come chiamano gli statistici il rapporto tra due variabili). Come si spiega? Non sarà che il comitato che assegna il Premio Nobel ha un occhio di riguardo per gli svedesi ? Forse , oppure chissà, il cervello degli svedesi è così sensibile agli effetti benefici dei cioccolato che ne bastano piccole quantità per avere le stesse prestazioni che hanno gli svizzeri con 3o chilogrammi di cioccolato a testa. Ci sarebbero anche altri modi per spiegare il rapporto fra consumo di cioccolato e premi Nobel. Forse gli intelligentoni lo sono al punto da sapere da soli degli effetti dei cioccolato sul cervello e allora ne mangiano di più. E fra l'altro nel mettere in rapporto le due variabili bisognerebbe tenere conto delle condizioni socio - economiche, dei clima e delle altre abitudini alimentari. E poi: sappiamo che quanto più cioccolato si consuma in un certo Paese tanti più premi Nobel ci sono, ma quanto cioccolato abbia consumato ciascuno di quei premi Nobel - prima di essere premiato - non lo sa nessuno. Peccato perché sarebbe la prova definitiva, anche se il dottor Messerli - che ha pubblicato il Pagina 4 suo lavoro pochi giorni fa sul New England Journal of Medicine - ha promesso che nei prossimi anni si dedicherà proprio a questo. Vedremo. C RIPRODUZIONE RISERVATA ÑLL 3,5 //,' !/Ì': ::, Ì I F!^:':^ ir.3 %i. 3 %i•'r ïr ï r ì r ì r r r i .+'i ÏT Á !% (,!%_ 7,et ✓ Il - 't, 5 %tç ....,.. , .h.a ...,.°j6)F i . p¡tç' 3f2 a311 u'.!, un. ìÏl!ì] . l..tiL t/,l¡2 i'P•ih UW 11 Lo svizzero Kurt Wüthrich riceve il Premio Nobel per la Chimica Mondo Universitario 111 111 Se il consumo pro capite scende sotto i cinque chilogrammi l'anno il numero dei riconoscimenti si riduce Pagina 5 Archeologia «Scoperti in Bulgaria i resti della più antica città preistorica» Una spedizione archeologica ha scoperto in Bulgaria una città preistorica che potrebbe essere la più antica d'Europa, fondata intorno a un centro di raccolta e di lavorazione del sale. «Questa è la più antica città preistorica, una città nel V millennio a. C. II sale era un bene molto prezioso, necessario alla vita di tutti i giorni ma anche prodotto di scambio, una sorta di valuta», ha detto il capo spedizione Vassil Nikolov . Gli scavi, condotti da un team di esperti bulgari sul sito Provadia-Solnitsata, sono iniziati nel 2oo5, ma solo di recente la missione si è resa conto di avere davanti una città fortificata di circa 35o abitanti organizzati intorno a una struttura religiosa e commerciale che ha consentito di definirla come una vera città preistorica. «Questo è un sito meraviglioso... Qui c'è lavoro per diverse generazioni di archeologi», ha commentato Nikolov. Mondo Universitario Pagina 6 Università e imprese Insieme per spingere il lavoro femm inile ' on la Borsa del piacement torna il r confronto tra atenei e imprese per favorire l'occupazione giovanile. La sesta edizione, in programma il 30 e 31 ottobre a Bologna, ha come tema centrale il lavoro femminile. Tra le donne il tasso di disoccupazione da gennaio a luglio 2012 è salito dal 9,9% all'11,8%. Mondo Universitario Pagina 7 ::P✓.":. 1p _/ .i%3/'i/'ir.;í"/ . /5'%%i/i /NNNN//ÑiP✓./././✓5/%%iiii2 ---Il di MASSIMO PIATTELLI PALMARINI 1 congresso annuale della Società per le Neuroscienze, il più importante del settore, tei . , nutosi nel giorni scorsi a New Orleans, la neuropsicologa Katalin Gothard, dell'Università dell'Arizona, ha annunciato una curiosa e interessante scoperta. Nel cervello del macaco esistono alcuni neuroni che si attivano specificamente quando la scimmia guarda fissamente negli occhi un'altra scimmia. Non a caso, la regione cerebrale nella quale risiedono questi neuroni, specificamente attivati dallo sguardo-nello-sguardo, è l'amigdala, cioè una formazione vagamente assomigliante ad una mandorla, già ben nota come centro nervoso principale delle emozioni. Il delicato esperimento eseguito dalla Gothard e dai suoi collaboratori Clayton Mosher e Prisca Zimmerman, in sintesi, consiste nell'inserire minuscoli elettrodi (ben più sottili di un capello) in un certo numero di neuroni e registrare l'attività di tali neuroni, quando il macaco osserva varie situazioni. In particolare, veniva presentato su uno schermo un filmato di un altro macaco che a tratti guardava fisso, da molto vicino, la telecamera. Il soggetto sperimentale aveva ogni motivo di ritenersi personalmente fissato, appunto, sguardo-nello-sguardo. Si è osservato che esistono, nell'amigdala, dei neuroni definiti «neuroni occhio» (eye neurons), sensibili alla direzione dello sguardo e ai movimenti oculari di un «conspecifico», inclusa la momentanea dilatazione delle pupille. Dato che, ovviamente, gli occhi sono il veicolo principale per comunicare intenzioni e atteggiamenti verso gli altri, non era inatteso che circa il 15 per cento di tutti i neuroni sondati dalla Gothard nell'ami- illule si 1) ' .p rissa" s. Lo s, uard veicolo eµ i.. le Mondo Universitario ivmo solo ` , sí s ente .'.. o - re o d ni fidala (circa 15o in tutto) siano specializzati nel registrare le informazioni contenute nello sguardo. Atteggiamenti aggressivi, neutrali o amichevoli vengono registrati da questi neuroni. Taluni sono attivati da questi diversi tipi di informazione , mentre l'attività di altri neuroni viene soppressa. Ebbene, quattro di questi neuroni occhio sono unicamente sensibili allo sguardo-nello-sguardo. Mandano impulsi solo quando la scimmia fissa lo sguardo della scimmia che fissa la telecamera. Un'immagine statica del volto non eccita questi neuroni . E molto plausibile che tali neuroni esistano anche negli esseri umani, data la similitudine tra noi e le altre specie di primati. Chiedo a Gothard quanti neuroni sguardo-nello-sguardo pensa siano presenti nel macaco. Mi risponde che le ricerche sono ancora in pieno svolgimento e che è plausibile esistano alcune centinaia di tali neuroni. Aggiunge una considerazione interessante: «Il numero di neuroni spesso non corrisponde all'importanza della loro funzione. Appena 6oo neuroni nel ratto pilotano il ritmo della respirazione, una funzione di importanza capitale, mentre milioni di altri neuroni presiedono a funzioni molto meno vitali». Le chiedo di parlarci un po' dell'amigdala in generale: «E un centro cerebrale che svolge molte funzioni. Valuta il significato emotivo di tutti gli stimoli che l'organismo riceve e modula le funzioni di tutti gli organi interni che rispondono a stimoli altamente significativi. Segnalare il contatto attraverso lo sguardo è solo una di queste funzion » . I suoi studi sull'amigdala, in oltre dodici anni, hanno messo in luce le diverse specializzazioni dei diversi gruppi di neuroni. Già ben noti, in una diversa area del cervello, chiamata area fusiforme, e ben presenti in noi, sono dei neuroni specializzati nel riconoscimento dei volti. Un danno cerebrale a quest'area produce un deficit chiamato prosopoagnosia, i soggetti ci vedono benissimo, ma non possono riconoscere le persone dal loro volto, nemmeno i più stretti familiari. Un'area vicina, ma distinta, presiede al riconoscimento delle emozioni espresse dal volto. La neuropsicologa olandese Beatrice De Gelder, alcuni anni orsono, ha rivelato un dato sorprendente. Quando l'area fusiforme deputata al 0 Katalin Gothard É professore associato in fisiologia medica all'Arizona University, con una quindicina di pubblicazioni scientifiche all'attivo (foto in alto). L'obiettivo delle sue ricerche è comprendere le basi neuronali delle emozioni. Per saperne di più www. 3.physiology.arizona.edu/articles/43?&index=0#pubs. Beatrice De Gelder Insegna neuroscienze cognitive ed è direttrice del Cognitive and Affective Neuroscience Laboratory alla Tilburg University (Olanda). Il suo sito aggiorna sulle attività di laboratorio: www.beatricedegeider.com (foto sopra). Tra i suoi libri: «Out of mind: varieties of unconscious processes», Oxford University Press (2001). Molto ampia è la sua pubblicistica scientifica Pagina 8 riconoscimento di volti è colpita, ma l'area delle espressioni resta intatta, questi soggetti mostrano, senza rendersene conto, di saper ben individuare le espressioni in quel volti che, si noti bene, non riconoscono come volti. Il loro cervello individua paura, disgusto, gioia o ira in quello che a loro appare solo come una macchia ovale indistinta. Chiedo come si rapportino a questi neuroni del volto i neuroni da lei scoperti. «Sono tipi di neuroni assai simili tra di loro, sintonizzati dall'evoluzione delle specie per servire i comportamenti sociali. Ci riconosciamo l'un l'altro e stabiliamo delle relazioni. Tanto le cellule del volto (face cells) che quelle dello sguardo mostrano una selettività molto raffinata per il significato dello stimolo, per le emozioni manifestate dal volto e dallo sguardo». Le chiedo se si possono prevedere applicazioni pratiche, in special modo cliniche e diagnostiche, di questa scoperta. «Occorrono ancora ulteriori ricerche, prima di trovare tali applicazioni, ma questi neuroni possono diventare il bersaglio privilegiato per terapie volte a migliorare dei deficit nella socialità, disturbi dello sviluppo che accompagnano sindromi psichiatriche , come l'autismo, la schizofrenia e l'ansia nella socializzazione». Sottolinea che tutti gli animali sociali hanno nel loro cervello dei neuroni sensibili al volti, perfino le pecore e le api. Forse , aggiungo io, il ben noto fenomeno dello sguardo che ci segue, in certe foto e in certi dipinti, attiva nella nostra amigdala proprio i neuroni scoperti dalla Gothard. Non vogliamo farci, però, installare quegli elettrodi, seppur più sottili di un capello, per averne una conferma definitiva. C RIPRODUZIONE RISERVATA ••.....................................• Le dìagnosí p trebbe aa`. k . o c a i.. . .yx 4 p, 1 .. r .... M ........ Mondo Universitario -------- ... yq 4 yry Ad. . . ne a e w. .w.YY. g r . r.,.Ÿ .Y.w.W.av... .. AtK Pagina 9 10 Ai cl.ell'Ldt°io rappor! -A Oc:se sr' livelli scolastici l- .ffii nei dìver --: ) - ie preoccupa i(" da to (ág _ i_.1 >cuolaeclal lavoro Visual data rI ------- ----- 9 \-K N O: WPEh,6 ' LN' ;FUF,i'?if Ni[ l;wï" ä Ziát: ?i> ;. P!-1 ;?m`JI IE t Il- 1 Frixt t Il 1 <r 1 11.r11 xw Mondo Universitario I nnstn onnr,n arrl rrrarin rii arinn .r-rinnv i li-,, Cnsmac+a+n ria --Ili rnrr an+i rivi I -,+n a i lanrva*i 'r.i fin n.rac+irlti Pagina 10 di ANNACHIARA SACCHI L istruzione è un fiore. Petali dai 9 colori diversi che raccontano il livello scolastico della popolazione mondiale in base all'età e al diploma, pistilli e stami che indicano la spesa annua di ciascuno Stato per studente e la percentuale di investimenti rispetto al Prodotto interno lordo. Trentaquattro Paesi a confronto. Dalla Norvegia alla Corea del Sud, dalla Slovenia a Israele. E il delicato, variopinto, disomogeneo risultato di «Education at a Glance 2012: Oecd Indicators», il rapporto annuo sul grado di educazione globale a cura dell'Ocse. Linee interrotte e continue, sfumature di rosa e di viola. Performance e costi. E quel tratteggio nero, indicatore di un dato tanto preoccupante quanto in crescita: la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non fanno niente. Non vanno a scuola, non frequentano un corso professionale, non lavorano. In Italia sono il 23 per cento del totale (media Oese: 16) e si tratta della quinta percentuale più alta tra i Paesi presi in considerazione dallo studio. sono i grandi: gli Stati Uniti, che spendono 15.800 dollari per studente e hanno quasi nove diplomati su dieci in tutte le fasce di età. 0 il Canada: 56 per cento di laureati tra i 25 e i 34 anni, 92 per cento di diplomati. Solo la Corea del Sud, con picchi che toccano il 98 e 65 per cento, supera tutti. Petali che si incrociano e si sovrappongono. Che crescono e cambiano forma. Il rapporto Ocse viene pubblicato ogni anno a settembre. Le novità del fiore, come sempre, si inizieranno a vedere (e a studiare) la prossima primavera. Un petalo medio-piccolo, quello italiano. Sovrastato da quelli giganti dei Paesi scandinavi, superato dai blocchi Francia-Germania e Australia-Nuova Zelanda, ma più esteso rispetto a Spagna e Portogallo. Guardiamolo bene: la spesa annua per ogni studente, novemila dollari, è perfettamente in linea con la media Ocse (9.200), ma i diplomati tra i 25 e i 34 anni sono il 71 per cento contro l'82. Per non parlare dei laureati: il 21 per cento (sempre considerando quella fascia di età) rispetto al 38 medio. Quasi la metà. E se si guardano i numeri dei cinquanta-sessantenni (55-64 anni), i diplomati sono il 38 per cento e i laureati l'11 (in quest'ultimo caso la media Oese è del 23 per cento e questo dato ci fa scendere ai livelli più bassi della classifica). Certo, c'è chi sta peggio: Messico, Turchia, Spagna. E ci __,._ , ._aiiizata ..., f'•. !%i, .:_:a (:c rlc lc v`,l•Pl•, ...,:'s!i;+.', rn ;,j e !,'S `?conlc; ¡'s"?cif Mondo Universitario Pagina 11 W- Ir futuro ' clu s ter tecn o loglCi> Dal 2007 a oggi a fronte di ogni euro investito in ricerca l'Europa ha portato a casa 60 centesimi. Una situazione che mostra un sistema in cui gli stati non riescono a trarre profitto dalla progettazione e dalla ricerca. E a partire da queste considerazioni che il ministro dell'università e della ricerca Francesco Profumo ha messo in campo una serie di iniziative. Una delle più significative è rappresentata dai cluster tecnologici. A prevederli è il bando del Miur pubblicato il 30 maggio e che si è chiuso poche settimane fa con 11 domande e 44 progetti pervenuti nei nove settori strategici della ricerca individuati dal dicastero per un valore complessivo che sfiora i 500 milioni di euro. Ora partirà la fase di valutazione che si concluderà a fine mese. L'obiettivo dichiarato del bando è quello di superare l'attuale frammentazione in cui versano il mondo dei distretti e dei poli tecnologici e aggregare tutta la filiera dell'innovazione (università, aziende, centri di ricerca pubblici e privati) intorno a dei grandi cluster nazionali in nove aree di intervento: chimica verde, aerospazio, mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina, scienze della vita, agrifood, tecnologie per gli ambienti di vita, energia, fabbrica intelligente, tecnologie per le smart communities. La parola chiave dell'intera iniziativa è «smart specialization», perché per il Miur, proprio la specializzazione intelligente si rivelerà fondamentale per la programmazione dei fondi strutturali per i prossimi sette anni. In sostanza, quando ci sarà da presentarsi in sede Europea, un cluster forte e capace di valorizzare le risorse e le peculiarità del territorio si troverà a essere un interlocutore privilegiato. Le risorse stanziate ammontano a 408 milioni di euro. Di questi, 368 provengono dal fondo per le agevolazioni alla ricerca (Far) e sono destinati all'intero territorio nazionale, mentre la restante parte è destinata a Calabria, Campania, Puglia e Sicilia dal programma operativo nazionale «Pan ricerca e competitività» 2007-2013 varato in ambito Europeo. Il bando fa parte delle priorità di Horizon 2020, il grande programma di ricerca varato dall'Ue che prevede uno stanziamento di 80 miliardi di euro (1,7 dei quali provenienti dall'Italia). I cluster tecnologici si caratterizzano per la vivacità non solo delle idee ma anche delle iniziative; infatti il loro sviluppo economico si fonda sulla nascita di numerose start-up che perseguono business innovativi. n° ------------- ------ Mondo Universitario Pagina 12 Solo rl ,settor°e pr°pr(zto tiene .sul fr°oute nccu r(æsr:ora(zle, con ncarse Pagine a cura DI BENEDETTA PACELLI 1 potenziale c'è, i centri d'eccellenza pure, ma la scarsità di risorse e la mancanza di 1 strategia a lungo termine fanno (purtroppo) la differenza. Il risultato? La ricerca non crea occupazione. O per lo meno ne crea poca, precaria (specie nel settore pubblico) e solo nel settore privato, quello cioè della ricerca industriale. E questo infatti l'unico settore che pur non esplodendo in termini occupazionali, quanto meno tiene. Ma si tratta di un mondo ad alcuni sconosciuto visto che quando si pensa alla ricerca si fa riferimento soprattutto a quella universitaria dimenticando che lo zoccolo duro è quella fatta nelle imprese e negli enti pubblici: gli enti svolgono attività di ricerca per un importo annuo di circa 2,5 miliardi di euro, la ricerca industriale per 9,5 miliardi di euro, mentre la ricerca universitaria sui 6 miliardi annui. Il problema è comunque sempre lo stesso: poche risorse disperse in mille rivoli incapaci di garantire quella continuità di cui l'attività di ricerca necessita. Il contesto generale. La maggior parte della ricerca industriale è fatta in casa, cioè tra le mura delle imprese che potendo contare poco sugli aiuti statali non di rado investono dall'interno per innovare prodotti e processi. Cercando, quindi, anche di scommettere Mondo Universitario crescita rA..,, 0 . ._ . . In a no n _ . p or t a sul personale destinato all'attività di ricerca. Negli ultimi quattro anni in realtà il settore ha registrato comunque un incremento, pari all'1,28%, ma con un percorso tutt'altro che lineare: nel 2007-2008, infatti, il barometro dell'Airi, l'Associazione italiana per la ricerca industriale (che misura gli investimenti in ricerca in base a dieci specifici indicatori tra cui il numero dei laureati in materie scientifiche, il numero dei brevetti, gli addetti del settore, la spesa privata ma anche gli investimenti pubblici), ha registrato una flessione dell'1,84% per poi subire un crollo del 6,61% negli anni più difficili della crisi economica (20082009) e impennarsi di oltre il 10% nell'anno successivo grazie soprattutto alla ripresa dell'export di prodotti di alta qualità. Certo è che paragonando il tutto con l'andamento registrato negli altri paesi europei l'Italia resta il fanalino di coda. Anche perché non esiste una vera politica industriale in senso stretto per l'industria italiana né una continuità nella distribuzione dei fondi. Inoltre tra bandi, valutazione, esami degli organi di controllo passano anni prima che le imprese possano avere un reale accesso ai fondi. E questo finisce per vanificare i benefici del finanziamento sui progetti. Gli investimenti . Secondo i dati dell'Airi la spesa «intramuros» (cioè quelle interna) in Ricerca e sviluppo delle imprese italiane è costantemente cresciuta, seppur lievemente: è passata dai 9.455 milioni di euro nel 2007, ai 10.173 nel 2008 per arrivare ai 10.465 nel 2010. Certo la particolarità del tessuto imprenditoriale italiano è che i grandi gruppi che fanno ricerca a livello internazionale e investono una percentuale del fatturato simile alla media dei paesi europei, sono pochi. La maggior parte del comparto industriale invece è composto da piccole e medie imprese che, a causa delle dimensioni ridotte, non hanno né i fondi né la struttura per garantirsi la ricerca fatta in casa. Ma che di innovazione hanno bisogno. E infatti non è un caso che queste stesse imprese abbiano continuato comunque ad assumere personale addetto al settore. Secondo Airi i soggetti addetti alla R& S nel 2007 erano in totale poco più di 80 mila tra ricercatori e addetti, sono cresciuti a 93.760 l'anno dopo per salire poi a quota 109.768 nel 2009. Ma non solo perché guardando i numeri degli addetti in un complesso più ampio, tra istituzioni pubbliche, università, istituzioni private non profit e imprese, rileva l'Airi, il numero è cresciuto dal 2006 al 2009 di quasi 35 mila soggetti di cui circa un terzo solo ricercatori. Il futuro . Ma quali sono i settori di sviluppo per la ricerca industriale capaci anche di creare occupazione? Secondo il rapporto «Tecnologie prioritarie per l'industria», elaborato con la collaborazione di più di 100 ricercatori e manager della ricerca industriale, coadiuvati da ricercatori di enti pubblici, sono 105 le tecnologie del prossimo futuro. Tra queste ci sono quelle informatiche e quelle relative a microelettronica, energia, chimica, farmaceutica e biotecnologie, ambiente, trasporti, aeronautica, spazio, materiali. Se l'Italia, sostiene l'Associazione italiana per la ricerca industriale, si concentrasse per circa 5 anni nelle aree industriali in cui è più forte, per esempio nel vasto settore del Made in Italy, potrebbe essere ancora un Paese competitivo. Lo sforzo della ricerca industriale, che richiede mediamente 3-5 anni per il successo sul mercato, presenta un elevato rischio imprenditoriale che potrà essere sostenuto, però, anche con un impegno pubblico a livello regionale, nazionale e comunitario, perché gli obiettivi sono tali che richiedono una partecipazione collettiva. E poi ancora c'è un problema di offerta di figure professionali: alle aziende infatti non basta il semplice ricercatore, ma gli serve il ricercatore-innovatore, una figura che sia esperta nello scouting tecnologico, in grado quindi di scovare tutte le tecnologie che interessano l'imprenditore per cui lavora. Pagina 13 <:'.i... SCi 2 (i0c --° ï./..'' ......... .......: ... ... ......... ..... . 12 C) C) 9 Mondo Universitario a :t : ..9. r J . .i .... ......... 1 ✓ .38 ,_i i(ic!,;J 4"/._,. i i .. ira ...... 5 . ..ir .,._:i ; ..:.. ,. ( r .... ../+. . 3 .è .2 .. .. . . . :/... ......... .. _i...i 6 .Jr . . . ..... G. ....... ......... _, . ... ......... ,_i r 7 8 ., . ........ ._ ._i, CM ../ r„ ., i. ..,... A ... 1J Pagina 14 I fondi vanno spesi bene «Dobbiamo creare le condizioni per un'industria competitiva che sappia fare e sfruttare la ricerca d'avanguardia che arriva dai giovani ricercatori». Il monito arriva dal presidente dell'Airi, Renato Ugo, che spinge affinché la ricerca italiana, al pari di altri paesi diventi non solo un fatto culturale ma un business, capace di creare occupazione. Domanda. Presidente, un quadro a tinte fosche quello della ricerca industriale? Risposta. Diciamo che il sistema fino ad ora è riuscito a tenere in termini di occupazione e di efficienza. Grazie al fatto che le imprese piccole e medie che fanno ricerca sono flessibili e attive soprattutto sui fronte dell'innovazione del processo. Hanno puntato sulla ricerca incrementale, cioè dando maggior qualità ai loro prodotti e con un bel tasso di innovazione. D. Ora però c'è bisogno di una marcia in più? R. Siamo in una fase di cambiamento: l'industria si è resa conto che non ha più le capacità di fare innovazione perché mancano finanziamenti e competenze. Quindi il futuro sarà sempre più quello di fare ricerca in outsourcing, andando a cercare le idee fuori anche tra i giovani ricercatori che arrivano dall'università con cui i legami saranno sempre più forti. D. Bruxelles ci chiede di raggiungere il 3% della spesa per ricerca e sviluppo sul pii entro il 2020 garantendo così anche nuova occupazione ci riusciremo? R. Sono numeri fantasmagorici: per raggiungere questo obiettivo avremmo bisogno di circa 80 mila ricercatori in più, 7 mila ogni anno e di spendere 8 miliardi in più. Un'impresa ora tutt'altro che semplice. D. Quindi cosa occorre fare? R. E essenziale che le poche risorse a disposizione siano spese bene, nei tempi giusti e senza dispersioni. Deve finire il tempo delle risorse yo-yo, cioè un po' sì e un po' no, perché questo vanifica i benefici del finanziamento sui progetti. La ricerca ha bisogno di investimento sicuri e costanti. D. Quali sono i settori di sviluppo futuro che potranno creare occupazione? R. La salute, le energie alternative, l'aeronautica e il mondo dei trasporti in generale, la robotica. Si tratta di ricerca applicata dove noi abbiamo grandi abilità. ------------- ------ Mondo Universitario Pagina 15 n/ni oi n/ oi0ogoo o/nnp oOOO/o/ Arriva l'alta specializzazione Si chiama Red, cioè Research enhancement & development, il primo corso di alta formazione strutturato in un ateneo pubblico, La Sapienza di Roma e finalizzato a trasformare i ricercatori in imprenditori di successo. Il corso, della durata di un semestre (ora partiranno le domande per il secondo ciclo che si avvierà all'inizio del 2013), ha l'obiettivo di stimolare la connessione tra ricerca e mondo esterno indirizzandola verso lo sviluppo di soluzioni e prodotti innovativi fondati sui risultati della ricerca scientifica e delle applicazioni tecnologiche generate nell'ateneo. Insomma cercare di valorizzare le idee a più alto potenziale. Come? Grazie a un team guidato da un advisory board formato da accademici e da soggetti che investono in progetti innovativi, ma anche da imprenditori che guidano aziende ad alto tasso di innovazione e tecnologia. «Una composizione di profili», come spiega Andrea Lenzi, presidente del Cun, il Consiglio universitario nazionale, e ideatore del corso, «finalizzata a valutare e sostenere con idee e suggerimenti le idee a più alto potenziale». Ma come è stato strutturato? «Abbiamo preso 20 tra i migliori ricercatori o dottorandi di tutte le di- Mondo Universitario scipline, li abbiamo messi insieme in un laboratorio e poi, per così dire, li abbiamo sottoposti a un sorta di terapia intensiva per guidarli a potenziare l'imprenditorialità accademica». Del resto innovazione e ricerca sono le chiavi per superare le difficoltà del mercato e sono una scelta obbligata per rigenerare la competitività italiana. E non possiamo perdere i talenti che le nostre stesse università formano. La ricerca italiana, secondo Lenzi, infatti pubblica tanto e bene, giacché i suoi ricercatori sono massicciamente presenti al top delle ricerche più citate nel mondo, nonostante la scarsità di finanziamenti. «Purtroppo però il ricercatore italiano tutela e valorizza poco le sue scoperte. Ecco perchè il corso di alta formazione Red può rappresentare un ottimo esempio di addestramento al trasferimento tecnologico e delle conoscenze. E se l'obiettivo principale è quello di aumentare le performance di valorizzazione della ricerca attraverso la creazione di entità autonome topo spin off e lo sviluppo di partnership con realtà industriali già consolidate, si può dire raggiunto. Il primo corso di Red ha già sviluppato l'idea di un paio di ricerca già diventate spin-off. Pagina 16 W 39 dotto rato ì(1 azienda Il dottorato di ricerca anche in azienda e nelle imprese. E questo almeno secondo gli annunci del ministro Profumo e secondo quanto previsto dalla legge di riforma universitaria (240/10), il futuro del terzo gradino della formazione superiore. E finita, dunque, l'era del dottorato solo come primo livello di un'ipotetica carriera accademica. Così come quella dei titoli rilasciati, così specialistici da non essere spendibili al di fuori del dipartimento universitario che li aveva creati. La bozza di regolamento che a breve dovrebbe essere presentata dal numero uno dell'università e della ricerca punta, infatti, ad assicurare, che i corsi di dottorato, cui ogni anno accedono circa 12 mila laureati, siano legati a doppio nodo con il mondo del lavoro tanto da attivare corsi in collaborazione con le imprese, garantirne la spendibilità e la riconoscibilità, anche solo nella loro denominazione, a livello internazionale. Si parlerà di dottorato industriale degli enti e delle professioni, ci sarà una maggiore attenzione ai dottorati internazionali. Si dirà basta dunque al singolo progetto di ricerca che rappresentava lo spunto per dar il via a un isolato corso di dottorato, Mondo Universitario perché d'ora in poi si potranno attivare corsi in stretto coordinamento con lo svolgimento di attività di ricerca documentate e di alto livello ma soprattutto entro vere scuole a livello di ateneo o interateneo e in convenzione con strutture extrauniversitarie. Per centrare questi obiettivi il nuovo regolamento fissa paletti precisi: per ottenere il via libera il corso dovrà avrà un accreditamento da parte dell'Anvur, l'Agenzia di valutazione della durata quinquennale ma, dovrà anche assicurare la presenza nel collegio dei docenti del dottorato di almeno 15 tra professori ordinari e associati (si ipotizza che nel collegio ci saranno anche ricercatori) del settore o dei settori concorsuali oggetto di corso. Per fare in modo, poi, che i corsi siano collegati con il mondo produttivo, il decreto prevede un articolo specifico che apre alla possibilità per le università di istituire corsi in collaborazione con le imprese. A questo tipo di dottorati, si legge nella norma, possono accedere anche lavoratori dipendenti laureati, «sulla base di specifiche convenzioni che stabiliscono tra l'altro le modalità di svolgimento delle attività di ricerca svolte presso l'impresa». Pagina 17 Parte la scuola Regíster.í[ dz Dada I p rofessïollïstï . J t l zïolle e nata la Scuola Register. it, un progetto di formazione e di educazione online organizzato dal Gruppo Dada di Firenze. La scuola rappresenta l'evoluzione di una prima fase sperimentale con cui il Gruppo Dada ha offerto, nello scorso semestre, una serie di training online focalizzati sulle nuove frontiere del web e su temi quali la search engine optimization, il social media marketing, l'advertising online e la posta elettronica certificata (Pec) riscontrando parecchio interesse tra le pmi e i professionisti. Proprio per questa ragione, l'obiettivo della scuola Register.it è quello di supportare il percorso di crescita delle pmi e dei professionisti italiani attraverso eventi formativi e momenti d'approfondimento online focalizzati sul mondo del web e sui nuovi paradigmi tecnologici. La Scuola di Mondo Universitario e Register.it, infatti, attraverso eventi online aventi cadenza mensile fino al prossimo mese di maggio 2013, punta a esplorare le più innovative frontiere tecnologiche attraverso un vero e proprio percorso di «Online business training», caratterizzato dalla possibilità di collegarsi comodamente da qualsiasi luogo interagendo con esperti del settore. Inoltre il pacchetto formativo è costituito da un duplice livello di difficoltà dei corsi, rivolti sia a beginners sia a utenti avanzati. Per accedere al calendario dei corsi online è necessario iscriversi nel sito web www3.gotomeeting.com(register. Per ulteriori informazioni sul progetto è possibile consultare la pagina https:IJwww.facebook.com/Register.it Pagina 18 Entro il 31 ottobre 2012 è possibile presentare domanda d'iscrizione al master in scienze amministrative organizzato dall'università di Urbino Carlo Bo. Si tratta di un master universitario di secondo livello che scatterà il prossimo 1 ° dicembre 2012 e durerà fino al 30 novembre 2013 e che si rivolge sia a giovani laureati (in possesso di laurea quadriennale, specialistica o magistrale), sia a coloro che lavorano all'interno delle istituzioni pubbliche o di interesse pubblico. In particolare, il corso si pone l'obiettivo di fornire competenze, approfondimenti, aggiornamenti ed % ! M F 'Il F9 .?i i A D E (-, L! SI' U D 1 ''0 I,jRFlttiO un elevato livello di specializzazione professionale, utili anche per accedere alla dirigenza o a progressioni di carriera, nelle pubbliche amministrazioni e nelle organizzazioni che svolgono attività di interesse pubblico preparando operatori giuridici ed amministrativi in grado di gestire i problemi complessi dell'amministrazione pubblica. Sono previste anche attività formative che possono interessare vari aspetti dell'attività degli enti locali, da quelli più strettamente giuridici a quelli relativi al management delle amministrazioni pubbliche. Per iscriversi al master o per avere maggiori informazioni , consultare il sito web: www.uniurb.itlrnsa o scrivere all'in- Mondo Universitario dirizzo e- mail: [email protected]. C'è tempo fino al 5 novembre 2012 per inviare la domanda di iscrizione al master inAvvocati d'affari organizzato a Roma da Melius Form in collaborazione con il consiglio dell'Ordine degli avvocati capitolini. Si tratta di un percorso in business law che si propone di formare esperti nel settore del diritto societario, trattando tematiche commerciali, tributarie e fallimentari altamente specialistiche, con particolare attenzione alla contrattualistica societaria e alle operazioni straordinarie e con una visione multilaterale delle problematiche di natura legale che oggi si trovano ad affrontare le imprese. Il master ha pertanto un'impostazione pratica che mira a fornire una specializzazione adeguata ad un contesto lavorativo aziendale o di cosiddetta «private practice», focalizzandosi su materie che la prassi legale e commerciale ha identificato, nel cor- r so degli anni, come le più complesse e articolate e che un professionista non può permettersi di ignorare. Il master si rivolge sia a liberi professionisti che a legali d'impresa che vogliano completare il bagaglio di conoscenze professionali, ma ben si addice anche a profili junior in forte fase di sviluppo e crescita di competenze, richiedendo un impegno part -time e diluito nel tempo. Per iscriversi e avere maggiori informazioni , consultare il sito web: www.meliusform.it. Fino al 19 novembre sono aperte le iscrizioni al master in Intelligence economica organizzato dall'università di Roma Tor Vergata con il supporto del Centro interdipartimentale di studi sulla pubblica amministrazione (Cispa). Il master, di II livello universitario, scatterà il prossimo 30 novembre 2012 ed è aperto ad un numero massimo di 35 partecipanti. Quello di Intelligente «economica » è un concetto in piena evoluzione che può essere definito come l'insieme delle azioni coordinate di ricerca, analisi , distribuzione e protezione delle informazioni, di utilità per gli operatori economici e ottenute legalmente. Le recenti vicende economiche e finanziarie mondiali mostrano l'esigenza di una efficace attività di intelligence in grado di sostenere i processi decisionali pubblici e privati. (,'obiettivo del master è quello di formare figure professionali chiamate a occuparsi di intelligente economica grazie alla conoscenza e alla padronanza di diverse discipline, tra cui: business intelligence, enviromental scanning , competitive intelligente, geopolitica, management dei sistemi informativi e risk management, contribuendo così a creare quel modello dei saperi e delle informazioni al servizio delle funzioni di gestione delle imprese private e della sicurezza economica degli stati in un contesto di globalizzazione crescente. Per iscriversi al master e per avere ul- Pagina 19 teriori informazioni, consultare il sito http: l I www.cispa. uniroma2. it. Sonoaperte fino al 14dicembre2012 le iscrizioni al master in Metodologie d'intervento educativa per soggetti con disturbi dello spettro autistico organizzato dall'università degli studi di Trenta. Il master, della durata di un anno e in partenza il prossima II gennaio 2013, prevede un numero massimo di 40 partecipanti rivolgendosi sia a persone inserite nella pratica educativa ma che non hanno ancora competenze specifiche, sia a persone che cercano di inserirsi nel mondo del lavoro con una pratica educativa. Il master intende formare persone in gra do di attuare interventi educativi per soggetti con disturbi dello spettro autistico e altri disturbi che ne compromettono le abilità emotive, rela- zionali e comportamentali e, in particolare, vuole formare educatori con competenze osservatine, che siano in grado di pianificare azioni educative in accordo con i sistemi del locale welfare socio-sanitario ed i progetti riabilitativi e terapeutici attivati e che siano capaci di collocare il proprio intervento in ambito scolastico, sliare e nei luoghi di interazione sociale territoriale. Per iscriversi e per avere maggiori informazioni, consultare il sito internet: www. unitn.it. Mondo Universitario Pagina 20 Molte le iniziative delle aziende a sostegno dei giovani / , _ ,J IV .. ' ./ AJ A/ \.!/i .. Concorsi di dee per nuove start up * * DI LORENZO MORELLI - 1 sostegno alle nuove imprese passa anche dal marketing. Ê il caso di Banca Marche che ha messo a punto una sorta di lotteria con 78 mila euro in palio. Le imprese che faranno ricorso entro il 30 dicembre 2012 al finanziamento Youstartup! avranno la possibilità di partecipare a «Crescere con Banca Marche». Il concorso premierà, entro il 30 gennaio 2013, i migliori progetti di business. I premi previsti sono così divisi: 20 mila euro per la migliore idea di business ai giovani under 35, 20 mila alla categoria lavoratori e infine 20 mila per l'imprenditoria femminile. Il premio verrà utilizzato per ridurre o estinguere il finanziamento ricevuto dalla banca. Infine altri sei progetti, sempre selezionati dalla banca, potranno avvalersi di un piccolo fondo pari a 3 mila euro per la migliore idea di business nei settori: moda-design, cibo e cucina, artigianato, information technology e new media, turismo, altro. Sulla stessa linea d'onda è il premio Inno- Mondo Universitario i varni Start-Up, una competizione nata con l'obiettivo di sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese che propongono nuovi prodotti. Attivo dal 2005, fa parte della Rete alta Tecnologia dell'Emilia-Romagna e partecipa al programma regionale per la ricerca industriale, l'innovazione e il trasferimento tecnologico (Prriitt). Per partecipare i business plan dovranno essere: innovativi e originali, inoltre dovranno presentare rapidità di sviluppo e realizzabilità tecnica. Verrà inoltre valutato il miglior progetto nel settore energetico-ambientale che si aggiudicherà il premio per la sezione speciale Hera per l'Energia e l'Ambiente edizione 2012. Il premio per Innovami Start-Up 2012 prevede un premio di 8 mila euro, la sezione speciale energia e ambiente 2012 invece prevede un premio di 2 mila euro. I candidati dovranno presentare la domanda di ammissione, disponibile sul sito di Innovami, entro i1 16 novembre 2012. Anche i gelati aiutano a crescere. La catena di gelaterie Ben & Jerry's lo scorso anno ha inaugurato Good Ideas, il progetto per dare una mano alle buone idee che cambiano il mondo. In questo modo sono già state aiutate 25 associazioni per realizzare le loro iniziative con un contributo di 2 mila euro nell'edizione 2011. Sul sito della catena di gelati si possono iscrivere i progetti e votare quelli in gara che alla fine riceveranno il contributo. Infine c'è il Premio Start-Up Nation, un concorso annuale organizzato dall'Ambasciata d'Israele in Italia, della Fondazione IdisCittà della Scienza, in collaborazione con Asters e Campania Innovazione spa, l'agenzia della regione Campania per la ricerca e l'innovazione. La partecipazione è riservata a giovani tra i 23 e i 35 anni che abbiano fondato un'impresa innovativa a base tecnologica o a elevato contenuto di conoscenza nel settore dell'Ict, con sede nel territorio nazionale, e che abbiano ricevuto un intervento di seed capital da parte di un investitore privato da non più di 36 mesi. Alla fine del concorso i giovani startupper italiani potranno conoscere da vicino la realtà dell'Innovazione nella Silicon Valley del Mediterraneo e partecipare a un seminario di formazione in Israele. Pagina 21 Contributo alla tesi Un concorso per la migliore tesi di laurea che ha per oggetto temi collegati alle ricerche di mercato, di opinione e sociali. A promuoverlo è il Centro studi e formazione di Assirm, l'Associazione degli istituti di ricerche di mercato, sondaggi di opinione e ricerca sociale , in collaborazione con la fondazione culturale Edoardo Garrone. Il concorso è aperto a tutti i laureati di qualsiasi facoltà e università italiana che abbiano conseguito il titolo nel periodo compreso tra il 1 ° giugno scorso e fino al 31 dicembre. Per partecipare occorre inviare all'indirizzo centrostudi@ assirmservizi . com la propria tesi, accompagnata da un breve curriculum vitae, in formato elettronico (la scadenza per l'invio è il 15 gennaio 2013 ). La tesi potrà essere sia compilativa che empirica o sperimentale e potrà riguardare sia una case history sociologica, politologica o di marketing , sia un lavoro bibliografico , un contributo metodologico , un'indagine empirica o sperimentale, o qualunque altro tema o argomento che sia ricollegabile al campo delle ricerche di mercato, di opinione e sociali . Le tesi verranno esaminate da una commissione ad hoc e la migliore verrà premiata con un contributo di 2 mila euro messo a disposizione dalla Fondazione Edoardo Garrone. Mondo Universitario Pagina 22 Dalle irrz rese re`rai in derrar-(r, borse di studio elrer-i(rtli ddi stage retribuito in aztenda n ponte tra i versi t à lavo r o Concorsi e competizioni internazionali per attirare, talenti Pagina a cura DI SIBILLA Di PALMA e è vero che il mercato del lavoro risulta ancora troppo lontano dal I mondo accademico le aziende non stanno di certo a guardare: sono sempre più numerose le imprese che provano a costruire un ponte con il mondo dell'università alla ricerca dei migliori talenti. Al via dunque a concorsi che permettono di vincere borse di studio, premi e periodi di stage in azienda: da Henkel a Fiat, fino ad Airbus e Pernod Ricard ecco tutte le possibilità aperte. I concorsi internazionali per studenti . Tra le aziende che promuovono iniziative a favore degli studenti c'è Henkel. La multinazionale tedesca ha dato il via anche quest'anno alla sesta edizione di Henkel Innovation Challenge, competizione internazionale che mette in gara studenti provenienti da 27 paesi del mondo (è possibile iscriversi fino al prossimo 12 dicembre sul sito www.henkelchallenge.com). Il concorso è aperto agli studenti di tutte le facoltà universitarie e corsi post laurea, che possono partecipare in squadre composte da due persone. Partendo dai tre settori in cui Henkel opera (bucato e cura della casa, beauty care, adesivi e tecnologie) ogni team dovrà elaborare un concept per un nuovo prodotto o una tecnologia innovativa dotata di elevate performance di sostenibilità, in linea con il principio della nuova strategia di sostenibilità dell'azienda per il 2030: ottenere di più con meno. Nell'elaborazione del progetto occorrerà tener conto di tutto il ciclo di vita del prodotto o della tecnologia: dalla selezione delle materie prime alla produzione, dai processi distributivi fino al suo utilizzo e smaltimento. Dopo aver presentato la domanda di partecipazione, gli studenti selezionati potranno sviluppare il progetto con la consulenza e il supporto di un manager Henkel e in ciascuno dei paesi coinvolti (12 in Europa, Italia Mondo Universitario compresa, 2 in Medio Oriente, 9 nella regione Asia Pacifico e 4 in America) verrà organizzata una finale il prossimo febbraio in cui verrà premiato il vincitore. Le 27 squadre vincitrici a livello nazionale si sfideranno in seguito nella finale internazionale che si svolgerà in Cina e precisamente a Shanghai, dal 18 al 20 marzo 2013. La squadra vincitrice riceverà un voucher di 10mila euro per un viaggio intorno al mondo, mentre alla seconda e alla terza classificata verrà riservato un voucher rispettivamente di 4 mila e 2 mila euro. Si chiama, invece, Fly Your Ideas il concorso lanciato dal costruttore di aeromobili Airbus che offre agli studenti di tutto il mondo l'opportunità di proporre idee per lo sviluppo di un'aviazione sostenibile entro il 2050. «Energia», «efficienza», «crescita accessibile», «crescita del traffico», «esperienza dei passeggeri», o «convivialità comunitaria» sono i temi che dovranno essere al centro delle proposte. La squadra vincitrice si aggiudicherà un premio di 30 mila euro; mentre 15 mila euro sarà la somma riservata ai secondi classificati. Con la competizione Airbus mira a espandere il suo pool internazionale di futuri talenti, attraendo studenti di qualsiasi nazionalità o disciplina, desiderosi di intraprendere una carriera in ingegneria o marketing, business o scienza, tecnologia dell'informazione o design. Per partecipare al concorso è necessario registrarsi sul sito www.airbus-fyi.com; le iscrizioni sono aperte fino al prossimo 30 novembre. Le possibilità di stage in azienda . Fiat likes U: è questo il nome del progetto presentato dal Lingotto in collaborazione con il ministero dell'Istruzione e il ministero dell'Ambiente che offrirà a 280 mila studenti italiani degli atenei di Torino, Roma, Milano, Salerno, Parma, Cosenza, Pisa e Catania il servizio di car sharing gratuito per diffondere una migliore consapevolezza sul tema dell'ambiente. Le flotte messe a disposizione degli studenti verranno affidate a un Fiat Ambassador, uno studente selezionato che gestirà il servizio di car sharing in ogni ateneo. Il progetto prevede la premiazione dei due migliori Fiat Ambassador. Inoltre, a tutti i laureandi che prenderanno parte alle sedute di laurea di aprile, maggio e dicembre 2013 Fiat offrirà tramite un bando di concorso reperibile sul sito http://Iikesu.fiat.it/ (le iscrizioni scadono il prossimo dicembre) la possibilità di vincere una borsa di studio e programmi di formazione in azienda. In particolare, gli studenti che discuteranno una tesi sul tema «il mondo di Fiat Group Automobiles» parteciperanno a un colloquio con alcuni manager dell'azienda e avranno accesso a un premio di 5 mila euro. Inoltre, i migliori otto tesisti del progetto Fiat saranno premiati con uno stage retribuito in azienda. Infine, Pernod Ricard, azienda francese specializzata nel settore wine & spirits, ha invece lanciato il suo primo business game internazionale, «Spirits of Entrepreneurs», una conipetizione che vedrà coinvolti gli studenti dei corsi di laurea triennale e specialistica di 13 paesi di tutto il mondo, tra cui l'Italia, appartenenti alle università partner delle diverse sedi locali del gruppo. Per la Penisola le università coinvolte sono la Bocconi di Mi- lano e la Luiss Guido Carli di Roma ma il concorso è aperto anche a studenti provenienti da altri atenei. Il business game verterà su Absolut, marchio di vodka icona di Pernod Ricard: sulla base di un caso di studio, i team partecipanti, formati ciascuno da tre studenti, dovranno sviluppare un progetto digitale innovativo. Le squadre potranno inviare la propria candidatura tramite il sito internet www.spiritsofentrepreneurs.com fino al 31 ottobre. La selezione dei team avverrà sulla base dello screening dei curriculum vitae, di un test conoscitivo e di un breve video di presentazione dei gruppi concorrenti. I prescelti si contenderanno un posto per la finale internazionale di Parigi, in programma il prossimo marzo dove in palio per i tre vincitori internazionali ci sarà uno stage in una delle sedi del gruppo. Pagina 23 SQ',%Q',".$5;;`É.'„y j.Jr,•<.:%ge %'É.%;i C a.➢ ;"a t!/:'.r2?3:"r84:,$er!'s i!ìr•i!. t';rr ...r.i..rCÌ Íd%:'i •!. ...,,. ._ _.._..._.,. ._,,. ....,... .. :rIE_... " í., . _. i ✓• ,,., :ï . i .. .. ,. . i,.r.r. , i" i ...J..'i %i:r ! .':,rl.i ! C% .'•'.rr..i.. ..... ì Er"'6f ,r . .r_,:9r"'6 . ••/t: F ' ige . !.ï¡,;;•,.'•:;fr._:. ì!.;riOr(rrrr,¡ ?0+3'.. li(!; +ifr . . . ., _ ii . ., r. rí . •'..T r __....._.C ...,.. _ v_' . un . J.ì'..r. r d ,OmJ ._J. CÌaSgif;r ..ÍVc,.;_ iFï ! 1;F; il -, rCìl.aC;(1C:f ( :ï. 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C/s::ir1'!!.' .., i ••/ir•,.,,.1tOrl Ir tFìrrri.;"1!Cr'!r_.'J F. d..l., sedi .i„ g, r lr7j.. . Mondo Universitario Pagina 24 Professori italiani sotto la media Ocse lavorano meno dei colleghi europei 9/ti/oiiiiN ;;;;;,; Negli altri Paesi impegnati il 10 % di ore in più ma il reddito è superiore A Nuova protesta dei professori italiani sotto il ministero dell'Istruzione: flash mob di proetsta per centinaia di loro ieri in viale Trastevere. E, intanto, l'Ocse diffonde i dati su stipendio e ore. Gli insegnanti italiani lavorano meno e guadagnano meno dei loro colleghi sparsi nel mondo. Per un prof delle medie il reddito è di 35.583 dollari, cioè il 9,7% in meno rispetto alla media dei colleghi (quasi 4mila dollari di differenza), e le ore sono 630 l'anno (il 10,5% in meno). I prof delle superiori arrivano a guadagnare 36.582 dollari, l' 11,2% in meno rispetto alla media Ocse, (con una differenza di oltre 4.500 dollari), per le stesse ore di lavoro, che sono il 4,2% in meno rispetto ai colleghi. I dati, in dollari, sono contenuti nelle tabelle dell'Ocse aggiornate al 2010. Per gli insegnanti delle medie lo stipendio, in 10 anni, è aumentato del 4,6% arrivando a 35.583 dollari, contro un +18,2% dei paesi Ocse, con una differenza che ormai sfiora i 4mila dollari. Nella classifica di 35 paesi l'Italia si ferma al 23esimo posto per reddito per- Mondo Universitario cepito. Le ore di insegnamento sono aumentate del 3,6% arrivando a 630 l'anno, ma sono sotto la media Ocse del 10,5%. Si ferma invece al 26esimo posto nella classifica delle ore di insegnamento annue. Passando alle superiori il reddito annuo arriva a 36.582 euro, 1'11,2% in meno rispetto alla media dell'Ocse (oltre 4.500 euro di differenza); nella classifica dei 35 Paesi, l'Italia si ferma al21esimo posto. Sale, invece, la posizione nella classifica del- La protesta Nuovo flash mob degli insegnanti in viale Trastevere le ore di insegnamento, arrivando al19esimo posto. Ma resta indietro rispetto alle media Ocse, fermandosi a 630 ore annue, contro le 658 (-4,2%). Nel confronto con i Paesi del G7, l'Italia è agli ultimi posti, per ore di insegnamento nella scuola primaria, seguita solo da Giappone (con 707 ore) e Inghilterra (684 ore). Usa al primo posto con 1.097 ore (il 40,3% in più della media Ocse), Italia al penultimo posto nella classifica delle ore di insegnamento nelle scuole medie e superiori, seguita solo dal Giappone. I più penalizzati? I maestri della primaria con un reddito di 32.658 dollari, inferiore del 13,1% rispetto alla media Ocse (quasi 5mila dollari), ma quasi con le stesse ore an- nue di insegnamenti dei colleghi: sono 770 (-1,5%). In 10 anni lo stipendio dei prof italiani delle elementari è aumentato del 5,2% mentre la media dei paesi Osce segna un +22,5%. La differenza di incremento ha portato alla distanza tra le retribuzioni dallo 0,8% al 15,1%. Le ore sono aumentate del 3,5%, passando da 744 all'anno a 770; e l'Italia resta sotto la media europea, rimasta stabile a 782 ore l'anno. Il paese si classifica agli ultimi posti, nel confronto delle retribuzioni con gli altri paesi dell'Ocse : si ferma al 24esimo posto su 35 paesi che hanno fornito i dati. Passando alle ore di insegnamento, l'Italia si ferma al 20esimo posto su 34 paesi. 01 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 25 «Se sbagliamo punite me, non g li scienziati» Gabrielli: sismologi e meteorologi possono fare errori, bisogna prevedere una tutela di PIETRO PIOVANI ROMA - «Del rischio sismico al Pollino ci occupavamo da almeno due anni. Eppure il terremoto forte è arrivato prima in Emilia Romagna che in Calabria». Franco Gabrielli, capo del dipartimento di Protezione civile, lo ricorda continuamente: non si può prevedere quando ci sarà un terremoto, dunque l'unica vera difesa è la messa in sicurezza degli edifici. «I terremoti non si prevedono, lo ha ribadito in modo inequivoco anche la Commissione Grandi rischi. Che infatti nel giugno scorso segnalò una significativa probabilità di una nuova, imminente scossa forte a Ferrara. Siamo a fine ottobre e quella scossa per fortuna non c'è stata». Insomma sta dicendo che la sismologia è una scienza inutile. «No, non dico questo. Premesso che non si può prevedere il momento in cui ci sarà un terremoto, quello che la commissione Grandi rischi può fare è segn alare un aumento o una diminuzione della probabilità di una scossa nel breve periodo. E non stiamo parlando di probabilità del 60-70 per cento, come succede per la meteorologia: qui si tratta di probabilità che passano dallo 0,01 per mille allo 0, 5 per mille». II crollo della chiesa di Medolla Da 2 ann i si attendeva Percentuali vicine allo zero. Praticamente è come non prevedere nulla. «Non dobbiamo dimenticarci che la sismologia non è come la meteorologia, che studia fenomeni tutti sensibili. Nessuno sa di preciso cosa ci sia sotto di noi, oltre i 10 chilometri di profondità». Ora, dopo la sentenza sul terremoto dell'Aquila, c'è il rischio che gli scienziati siano portati a lanciare sempre l'allarme massimo , per tenersi sul sicuro. «Questo no, perché esiste sempre un senso di responsabilità che guida i comportamenti degli scienziati e di tutti noi. Quella sentenza non ci ha spaventati, però ha posto alcuni problemi a cui bisogna trovare una soluzione. Per esempio, si dovrebbe prevedere una guarentigia sulla responsabilità degli scienziati». Che vuol dire? «Che uno scienziato, nel momento in cui è chiamato a fare la sua valutazione, deve sapere che la sua soglia di responsabilità parte da un certo livello di errore in poi». Chi sbaglia non paga? «Bisogna distinguere tra gli scienziati, che devono fornire le loro valutazioni, e noi amministratori, che dobbiamo prendere le decisioni. Chi decide deve assumersi tutte le sue responsabilità. Chi valuta deve avere una tutela maggiore». «Perc ié eome ho detto, la loro valutazione si basa sul concetto di probabilità. E il discorso vale non solo per i terremoti, ma anche per coloro che devono valutare, ad esempio, rischi meteorologici e idrogeologici. Una tutela del genere è già prevista per i medici, che non possono essere puniti per una colpa lieve». «Va di moda dire così, ma ovviamente non è vero. Del resto ci siamo abituati. Qualche anno fa, molto prima della sentenza su L'Aquila, fu lanciato un allerta meteo in Liguria in occasione di un fine settimana: le previsioni si rivelarono sbagliate, il tempo fu bello, e gli albergatori della Riviera annunciarono che avrebbero fatto causa per chiedere il risarcimento dei danni». Anche per questa scossa in Calabria, come per l'Aquila, si è tornati a parlare di rischi sottovalutati, di rapporti tenuti segreti, di carte riservate. «Di segreto non c'è proprio nulla. C'è stata una riunione della Commissione Grandi rischi, convocata da me, e i cui risultati sono sempre statipubblici. I contenuti della riunione sono stati registrati, ireferti prodotti dalla commissione li abbiamo inviati ai prefetti perché li trasmettessero alle Regioni e ai sindaci». In quei referti la Commissione Grandi rischi avvertiva che nel Pollino ci potevano essere scosse forti in tempi brevi. Perché non li avete resi pubblici direttamente voi? «Perché la legge prevede così: gli unici titolati a comunicare il rischio alla cittadinanza sono i sindaci. Comunque quelle carte non sono rimaste sul mio tavolo per più di due ore». RIPRODUZIONE RISERVATA In effetti di recente siete stati criticati per alcuni allarmi meteorologici che qualcuno il terremoto Fare previsioni in Calabria earrivato su un sisma significa prima in Emilia lavorare su probabilità dello 0,5 per mille Mondo Universitario ha giudicato eccessivi: venerdì in Liguria, due settimane fa a Roma. --------------------------------------- Le macerie dopo il sisma in Abruzzo Pagina 26 . Le risorse dal piano Giavazzi Stabilità, rispunta il bonus ricerca Eugenio Bruno RO MA Ridurre il cuneo fiscale intervenendo su lavoro e famiglia. E la bussola che la maggioranza chiederà all'Esecutivo di seguire nell'emendare la legge di stabilità alla C amera. A confermarlo è Paolo Baretta (Pd), relatore del provvedimento insieme a Renato Brunetta (Pdl). Un'intenzione che potrebbe tradursi, per le imprese, in unariproposizione del bonus ricerca e, per i nuclei familiari, in un aumento delle detrazioni per dipendenti e autonomi. Per ora è solo una traccia. Che andrà approfondita da domani quando riprenderanno i lavori in commissione Bilancio. E soprattutto nelle 48 ore successive: martedì 3o dovrebbe tenersi una riunione dei gruppi che sostengono il Governo Monti; il 3i sono attesi invece gli emendamenti. Intendendo il cuneo fiscale alla maniera di Baretta - e cioè come somma delle misure per lavoro e famiglia- si può immaginare un doppio binario di interventi. Ognuno con una propria copertura. Il primo è quello anticipato sul Sole 24 Ore di ieri. Con le risorse attese dal piano Giavazzi (circa i miliardo che potrebbe salire a 2,5 includendo gli incentivi regionali) verrebbero finanziate infatti le misure per le imprese. Che potrebbero assumere - ed è questa lavera novità di ieri- anche le sembianze del credito d'impostasugli investimenti in ricerca e innovazione, invocato più volte da Confindustria. L'ultima mercoledì scorso. Il secondo filone porta invece ai nuclei familiari. E, in primis, a un aumento delle detrazioni Irpef per lavoratori dipendenti e autonomi. Si vedrà poi se su quelle di lavoro tout court o sui figli a carico. Al tempo stesso si cercherà, da un lato, di eliminare la retroat- Mondo Universitario tività della stretta sulle agevolazioni fiscali («va tolta» dice senza mezzi termini il relatore) e, dall'altro, di rimodularla. Abbassando la franchigia di 25o euro sugli oneri deducibili e alzando il tetto di 3mila euro sulle spese "scaricatili" oppure eliminando i mutui. Un ventaglio di misure che verrebbe coperto con il dietrofront sul taglio di un punto dei primi due scaglioniIrpef e conunaumento solo parziale dell'Iva: dal 21 al 22% lasciando ferma l'aliquota dello per cento. LE MISURE PER LE Più detrazioni Irpef, via la retroattività , franchigia inferiore a 250 euro, tetto alle spese più alto e crescita Iva solo dal 21 al22% ........................................................................ Il cantiere delle modifiche interesserà anche la scuola. Due i punti fermi: eliminare l'innalzamento a 24 ore dell'orario settimanale dei docenti; attuare in altro modo il taglio di 182,9 milioni previsto dalla spending review. L'ipotesi al momento più gettonata è quella di spalmare i sacrifici sull'intero bilancio del Miur. Non in maniera lineare bensì selettiva. A contribuire dunque non sarà solo la scuola ma anche l'università e, forse, la ricerca. In parti non per forza uguali. Per la scuola il lavoro è un po' più avanti e le attenzioni si dovrebbero concentrare su alcune parti del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa (Mof). Mentre sugli altri due capitoli la caccia alle risorse è appena partita. E, sulla secondavoce, non è detto neanche che alla fine s'intervenga visti i ripetuti interventi del capo dello Stato in difesa della ricerca. C) RIPRODUZIONI RISERVATA Pagina 27 L'algoritmo che combina matrimoni e trova dottori Il Nobel a Roth e Shapley: matematica applicata alla vita reale di Fabrizio Galimberti 1 mese scorso abbiamo parlato di un premio Nobel dell'economia di molti anni fa, Paul Samuelson. Volevamo aspettare prima di affrontarne un altro, ma l'attualità ci tirato per la manica: questo mese è stato assegnato un altro Nobel a due economisti americani. Prendiamolo al volo, perché è interessante. L'economia è un modo di ragionare, e questo "modo di ragionare" può esercitarsi su tante questioni che non sembrano strettamente economiche. Per esempio, gli economisti hanno affrontato, armati dei ferri del mestiere, questioni come: la pena capitale riduce i crimini? La legalizzazione dell'aborto ha ridotto il tasso di delinquenza? Allora, quali sono i problemi affrontati dai due premiati? Facciamo una premessa. Dei due il più anziano - Lloyd Shapley - ha oggi 89 anni, mentre il secondo - Alvin Roth - ne ha 6o. Dietro questa differenza di età vi è un'interessante vicenda. Certe volte scoperte o invenzioni giacciono dormienti per decenni e poi vengono "riscoperte": si scopre, nel nostro caso, che quella che sembrava solo una teoria astratta si può applicare alla vita reale. Nella fattispecie, Shapely, che è più un matematico che un economista, si era occupato negli anni Cinquanta e Sessanta, di un problema che sembra semplice: come assicurare che quando uno vuole qualcosa da un altro, alla fine dello scambio siano tutti contenti. Di solito questo problema è risolto dal mercato: nel mercato ci sono i prezzi, e lo scambio avviene attraverso i prezzi. Se qualcuno paga il prezzo è perché pensa sia conveniente pagarlo, e se qualcuno riscuote quel prezzo e dà qualcosa in cambio, è perché anche lui pensa che quella transazione sia conveniente. Ma ci sono tanti casi in cui i prezzi non esistono, e Shapley tentò di risolvere uno di questi casi dandogli un divertente contorno: il matrimonio, o quanto meno l'appaiamento fra uomini e donne. Supponiamo, disse, che vi siano dieci uomini e dieci donne, ognuno/a dei quali ha certe preferenze rispetto alla persona con cui vuole appaiarsi. Come procedere in modo che alla fine Mondo Universitario siano tutti contenti? (Nel gergo, questa situazione finale viene detta "stabile", nel senso che non vi sono altre situazioni in cui gli appaiamenti siano preferibili). Shapley (insieme al suo collega David Gale, che non ha avuto il Nobel perché qualche anno fa è morto) dettò questa procedura: all'inizio ogni donna si propone all'uomo che preferisce. Poi ogni uomo guarda alle proposte che ha ricevuto (se ne ha ricevute!), decide quale preferisce ma non l'accetta ancora (si tiene sulle sue...) e respinge le altre. Le donne che sono state respinte nella prima tornata tornano alla carica e indicano il secondo nella lista delle loro preferenze. Gli uomini annotano di nuovo quella che preferiscono fra le nuove proposte. E così via... fino a che le donne non hanno più proposte da fare. Ogni uo- QUESTIONE DI DOMANDA E In molti casi non sono i prezzi e il mercato a regolare gli scambi È necessario allora individuare formule che fanno convergere interessi e necessità reciproci ...................................................................................................... mo accettala proposta che ha davanti e il processo giunge al termine. Questa procedura - si chiama un "algoritmo", l'algoritmo di Gale-Shapley - porta sempre (gli autori lo dimostrarono matematicamente) a una situazione stabile, in cui tutti sono soddisfatti dell'appaiamento loro assegnato. Fin qui si trattava solo di un esercizio matematico. Ma qualche decennio più tardi l'altro premiato - Roth - si accorse che quell'algoritmo poteva servire a risolvere problemi molto più concreti di quello (un po' buffo) di organizzare matrimoni con quelle strane procedure. Il problema che Roth doveva risolvere era quello degli internati. I giovani neodottori in America (e anche altrove) devono fare un internato presso un ospedale. Si tratta anche qui di fare incontrare le domande degli interni con l'offerta degli ospedali, e naturalmente il meccanismo dei prezzi non si può usare. Si deve usare qualche altro modo per appaiare le preferenze dei neodottori con i posti resi disponibili dagli ospedali. Le procedure usate non erano soddisfacenti. Sia i giovani che gli ospedali spesso finivano con dover accettare situazioni che erano lontane dalle preferenze di ciascuno. Roth rispolverò l'algoritmo Gale-Shapley e disegnò nuove procedure per far incontrare in modo efficiente (stabile) domanda e offerta. Poi l'invenzione fu affinata ulteriormente: per esempio, una coppia di neodottorivorrebbe fare l'internato assieme, ebisogna quindi che l'algoritmo tenga conto anche dei "doppi appaiamenti". Poi qualche astuto laureato in medicina scoprì che si potevano fare imbrogli: non accettando l'ospedale che in effetti preferivano e conoscendo i meandri dell'algoritmo si poteva finire dove si voleva... In un gioco di "guardie e ladri", Roth dovette rivedere ulteriormente le procedure. E le applicazioni dei Gate-Shipley non finiscono qui. Può essere usato anche per appaiare gli studenti alle scuole pubbliche. A New York, per esempio, gli studenti che vogliano scegliere una scuola possono mandare una lista dei desideri, e poi le scuole scelgono da quegli elenchi. Ma in quella maniera finiva che migliaia di studenti dovevano poi andare a scuole che non erano neanche nella loro lista. Anche qui Roth applicò nuove procedure che ridussero del 90% il numero di studenti che finivano in scuole per le quali non avevano espresso preferenze. Un altro compito assegnato a Roth riguardavate procedure per appaiare i pazienti bisognosi, mettiamo, di un trapianto di rene ai reni disponibili (non si possono certo assegnare al miglior offerente!). L'algoritmo di GaleShapley dovette essere ulteriormente affinato per tener conto anche delle incompatibilità, dei rigetti e le procedure si fecero ancora più complesse. Ma il problema doveva essere risolto, e fu risolto grazie all'antico genio matematico di Shapley e all'abilità di Roth nel ridisegnare quegli algoritmi per risolvere problemi della vita reale. Pagina 28 Crrtninver 'Perdite minori al decrescere della quota municipale Maggiore efficienza se entrano i privati Ciro D'Aries* Enrico Bracci** dividendi per i Comuni soci. i costi sono stati di oltre 568 eu- tema di armonizzazione contaNel 2011 i Comuni hanno soste- ro (che salgono a 1.231 pro capi- bile delle amministrazionipub}FI Se una società partecipata nuto oneri per 7,6 miliardi, in te in termini di soli oneri), e ci- bliche (Dlgs u8/2o11) nonché da uno o più Comune detenu- gran parte per contratti di servi- fre vicine si registrano anche in base al recente Dlgs 174/2012 ta anche da altri soci, è più effi- zio e trasferimenti: al top i mu- in Lazio (oneri pro capite a 645 in termini di obbligo - ormai ciente. I dati dell'analisi Con- nicipi del Lazio (1,4 miliardi), euro) e Piemonte. Minori one- prossimo - di redazione del bisoc per i12011 mostrano una seguiti da quelli di Lombardia ri procapite, invece, in Valle lancio consolidato con i propri correlazione inversa tra risul- e Piemonte; minori oneri in d'Aosta, Molise e Sardegna: in enti e organismi partecipati. La comunicazione Consoc tato economico positivo e par- Molise e Valle d'Aosta, "soli" 7 quest'ultima regione soli 36 eutecipazione dei Comuni: le milioni per quest'ultima regio- ro di costo netto per cittadino. sui dati delle società partecipaperdite totali conseguite da ne.Il totale dei dividendi distriÈ all'interno delle società te, obbligatoria p er tutti gli enqueste società nel2o11 ammon- buiti dalle partecipate ai Comu- partecipate in maniera totalita- ti pubblici, ha permesso di fotano a oltre 943,5 milioni, di ni soci è invece di 615 milioni, ria o comunque di controllo tografare in maniera precisa, cui il 37% risulta generato da provenienti quasi esclusiva- che si annida anche la maggior grazie al nuovo sistema inforsocietà interamente possedu- mente da Spa e Srl. La parte del parte dei costi del personale. mativo implementato all'interte da Comuni e il 25% da socie- leone tocca alle città lombarde Le cifre parlano di circa 5,2 mi- no del progetto Perla Pa, l'artità in cui i Comuni detengono che hanno incassato 361 milio- liardi di costi sostenuti dagli or- colato settore delle società meno de12o per cento. Se rove- ni di dividendi, seguite da quel- ganismi con partecipazione to- partecipate. Si ha ora un quasciamo la mèdaglia e guardia- le dell'Emilia Romagna con talitaria o dì controllo da parte dro più chiaro di un settore mo agli utili, del totale di 3,47 67,7 milioni; mentre i sindaci dei Comuni, per un numero che, se per anni non sempre ha miliardi solo il 7% è consegui- del Molise hanno ricevuto sola- complessivo di circa 148.ooo risposto a logiche economito da società interamente in mente iomila euro. addetti, distribuiti in modo pre- che, ora deve essere inevitabilmano ai Comuni, mentre 1,73 Se consideriamo il saldo net- valente (92%) nelle Spa o Srl. mente votato all'efficienza ed miliardi derivano da società to tra oneri e dividendi rapporQuesti dati risultano di parti- alla trasparenza. con una quota minoritaria. tato alla popolazione dei Co- colare rilievo per comprende* Università Cattolica di Milano Perdite e utili che potenzial- muni in Consoc, si osserva che re il potenziale impatto delle ** Università di Ferrara mente rappresentano oneri e per ogni cittadino del Trentino novità in via di introduzione in C RIPRODUZIONE RISERVATA Mondo Universitario Pagina 29 Speri mentazione in alcuni Caf della Lombardia e delTrentino La nuova arma della firma grafometrica Elio Silva Produrre, trasmettere e conservare in modalità digitale i 50 milioni di dichiarativi fiscali dei contribuenti italiani. Senzaessere costretti a fare copie cartacee, come avviene, invece, ancoraoggi per la necessità di avere la firma autografa sulle dichiarazioni dei redditi. Un obiettivo che permetterebbe di risparmiare oltre un miliardo di fogli di carta, centinaia di milioni per minori oneri di conservazione documentale e, soprattutto, consentirebbe controlli più agili e tempestivi sulle informazioni fornite. Sembra un sogno, ma in realtà Mondo Universitario è un progetto già sperimentato quest'anno da alcuni Caf(Centri di assistenza fiscale) in Lombardia e Trentino e già previsto su più larga scala nel 2013. Si basa sull'applicazione della firma grafometrica avanzata, una modalità' di sottoscrizione dei documenti che garantisce valore legale alla firma autografa apposta su un tablet, collegato auno specifico software di riferimento. L'innovativa soluzione è stata presentata a Roma, nella sede della Scuola superiore dell'Economia e finanze, in occasione di un convegno promosso daAssosoftware, l'associazione nazio- nale dei produttori di applicativi gestionali e fiscali. «Siamo pronti - ha sostenuto'Bonfiglio Mariotti, presidente dell'associazione - a rispondere coni nostri prodotti alle istanze sempre più urgenti di innovazione. Serve, però, una cabina di regia unica per le tecnologie informatiche nella pubblica amministrazione e occorre che il Cad, il Codice dell'amministrazione digitale di cui attendiamo ancora la maggior parte dei regolamenti d'attuazione, diventi realmente operativo». Sulla sperimentazione della firma grafometrica Valeriano Canepari, presidente della Consulta nazionale dei Caf, ha reso noto che nellaprovincia autonoma di Trento, dal 7 luglio scorso, l'utilizzo di questa tecnologia è obbligatorio anche perla compilazione dell'Icef, il modulo (più noto con l'acronimo Isee) per il calcolo del diritto alle prestazioni di welfare. «I contribuenti non hanno manifestato alcuna perplessità di fronte alla firma sul tablet», ha affermato Canepari. «Al contrario, abbiamo registrato qualche lamentela da chi, invece, doveva sottoscrivere la modulistica tradizionale». 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 30 Più servizi di orientamento nelle scuole e negli atenei per promuovere gli stage Piano giovani ai primi passi Incentivi fino a 6mila euro alle aziende che assumono apprendisti Andrea Curiat Comincia a prendere forma il Piano giovani del Governo e parte da Fixo, Suola & Università, il programma di formazione promosso dal ministero del Lavoro per facilitare la transizione dei giovani dal mondo accademico a quello delle imprese. La prima fase organizzativa è ormai compiuta e nei prossimi giorni partiranno i primi progetti legati ai 75 atenei italiani che si impegnano a migliorare i propri servizi di placement e di organizzazione dei tirocini formativi. .Il programma è attuato daItalia Lavoro, in varie edizioni che si sono reiterate dal 20o6 a oggi. llprogetto 2o11-2o13 hauna dotazione complessiva di circa 48 milioni di euro, dal fondo di rotazione per la formazione professionale e per l'accesso al Fse. A breve saranno pubblicati gli avvisi riguardanti gli incentivi alle imprese per l'assunzione di laureati e dottori di ricerca che andranno ad affiancarsi a una prima serie di bandi, relativa all'inserimento di giovani con contratto di apprendistato professionalizzante, pubblicati a giugno di quest'anno. Insieme, le due tranche prevedono un totale di zmila percorsi di inserimentó'nel mondo del lavoro, con uno stanziamento totale di 15,8 milioni di euro. Ulteriori 9 milioni saranno invece destinati alle università a cui è richiesto di iscriversi alla Borsa continua nazionale del Lavoro tramite il portale Clic Lavoro, la qualificazione dei servizi di placement, la stipula di contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca e la realizzazione di stage di formazione e orientamento con messa in trasparenza delle competenze acquisite. «Per quanto riguarda i tirocini - commenta Agostino Mondo Universitario Petrangeli, responsabile delprogramma Fixo per Italia Lavorosaranno le università a organizzarli attraverso i canalitradizionali.Il nostro impegno principale consiste nel far sì che le competenze acquisite dai ragazzi siano più trasparenti, anche attra verso il ricorso al libretto formativo del cittadino, uno strumento introdotto dalla legge Biagi ma diffuso in un numero limitato di regioni». In concreto, le università aderenti saranno chiamate ad adottare una serie di misure per migliorare gli esiti dell'incontro tra tirocinanti e aziende. La selezione delle imprese dovrà essere accurata e dovrà tenere conto sia del loro fabbisogno effettivo di professionalità, sia delle caratteristiche dei candidati, in modo che i ragazzi ricoprano ruoli e mansioni adeguati. Gli atenei dovranno anche elaborare i piani formativi perchè non siano troppo vaghi. Per ogni tirocinio attivato secondo queste modalità, le università riceveranno un contributo economico. L'obiettivo fmale è di avviare 3omila tirocini e 5mila contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca suddivisi tra i 75 atenei inbase al numero di studenti iscritti in ognuno di essi. Nei prossimi mesi verranno, inoltre, siglate le convenzioni tra le Regioni e il ministero del Lavoro che definiscono gli ambiti territoriali di intervento per il programma Fixo. A oggi hanno già firmato Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, mentre Marche eAbruzzo sono in fase distipula. Entro p o chi giorni, poi, nelle regioni convenzionate,'verranno pubblicati i primi bandi per le scuole secondarie superiori di secondo grado che attiveranno dei percorsi personalizzati di placement per favorire l'occupabilità degli studenti. Complessivamente, su tutto il territorio nazionale, Fixo destineràumilioni di euro a 365 scuole coinvolgendo 55mila giovani diplomandi e diplomati. Il contributo è di aoo euro a studente, per un massimo di 3omila euro per ogni scuola. D RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 31 I NUMERI milioni Il budget Sono le risorse a disposizione del programma Fixo - Scuola e università, fino al 2013 a valeresul Fondo di rotazione perla formazione professionale I tirocini È il numero di stage formativi e di orientamento che dovrebbero essere attivati: l'attenzione sarà rivolta a mettere in evidenza le competenze acquisite Contratti di apprendistato Fixo punta a promuovere l'apprendistato di alta formazione e ricerca, nonchè l'organizzazione, in ogni ateneo, dei processi necessari al suo effettivo utilizzo 021 INCENTIVI ALLE IMPRESE Il programma prevede una serie di iniziative (in genere avvisi pubblici) perincentivare contratti di apprendistato di atta formazione e ricerca e l'autoimprenditorialità. Il primo avviso è stato pubblicato il 20 giugno scorso e resterà aperto fino al 31 dicembre. Questo avviso eroga contributi alleimprese che assumono giovani tra i 18 e i 29 anni in "alto apprendistato". Gli incentivi ammontano a 12mila euro per ogni contratto a tempo pieno e a 4mila euro per ogni contratto part-time di almeno 24 ore settimanali ,031 ATENEI E SCUOLE Il programma Fixo incentiva il miglioramento dei servizi di orientamento e placement di 75 università; lo sviluppo di servizi per 1.500 giovani appartenenti a target specifici (per esempio, dottori di ricerca, persone con disabilità); la promozione di 5mila contratti di apprendistato .di alta formazione e ricerca; la diffusione di 30mila tirocini. È poi in corso la selezione di 365 scuole superiori di secondo grado (attraverso avvisi regionali) per migliorare l'orientamento e diffondere tirocini e contratti di apprendistato IL PROGRAMMA AI RAGGI X 0.1, i OBIETTIVI Il progetto punta a facilitare il passaggio dalla scuola al lavoro dei giovani e ridurreilmismatch di competenze, attraverso il miglioramento dei servizi di orientamento e ptacement di scuole e università e l'erogazione di incentivi per favorire l'inserimento di giovani. Nel progetto sono coinvolte le Regioni, che stipulano apposite Convenzioni con il ministero del Lavoro, per ottenere l'assistenza tecnica nel completamento della regolamentazione dell'apprendistato e dei tirocini Mondo Universitario Pagina 32 Da domani a Bologna Donne e lavoro: nuove chance .nell'area tecnica Francesca Barbieri Si aggrava la "questione femminile" italiana: tra gennaio e agosto la disoccupazione è salita dal 9,9% all'11,8%, confermando il primato negativo del nostro Paese nella classifica delle donne al lavoro, con un tasso di gran lunga inferiore a quello della media europea (47,5% contro 58,8%). Per paradosso, però, le imprese segnalano ancora oggi forti difficoltà nel rintracciare candidati, in particolare per posizioni professionali qualificate nell'area tecnica, che restano introvabili in un caso su tre secondo le ultime rilevazioni di Excelsior-Unioncamere. Un gap tra domanda e offerta che potrebbe essere colmato proprio dalle donne, che si laureano prima e meglio dei loro colleghi maschi: sono il 25%, infatti, le "dottoresse" tra i 25 e i 34 anni, contro il 16% degli uomini (rapporto Ocse «Education at a glance»). Ed è proprio attorno a queste opportunità che ruota il confronto sul tema del lavoro femminile proposto quest'anno dalla Borsa del placement, l'evento in programma domani e dopodomani (3o e 31 ottobre) aBologna: direttori del personale e dirigenti degli uffici placement.delle università si metteranno in gioco per allineare domanda e offerta di lavoro, rinnovare il dialogo sui percorsi di formazione e favorire l'occupazione dei neolaureati. «L'obiettivo è di parlare con chi si interfaccia con le .giovani donne quando ancora non hanno iniziato il loro percorso professionale spiega Tommaso Aiello, ideatore della Borsa del placement e ceo di Emblema, la società organizzatrice - con la possibilità e il compito di far capire loro che il lavoro va scelto in base alla passione e alle attitudini personali. E la passione come moti- Mondo Universitario vazione per un datore di lavoro vale moltissimo». Ma dall'altra parte «ci sono ancora molte aziende - sottolinea Aiello - che devono imparare avalorizzare le attitudini che molte donne hanno, aprendo loro nuovi percorsi di carriera, a carattere tecnico e fortemente qualificato, finora considerati di competenza maschile». Oltre 30o delegati in rappresentanza di i5o enti trauniversità italiane e straniere e aziende multinazionali sono attesi quest'anno alla VI edi- zione del Forum, che si conferma una delle principali iniziative di network tra mondo accademico e imprese. La Borsa - realizzata quest'anno con il sostegno di Italia Lavoro, ente strumentale del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, della Camera di commercio di Bologna e in partnership con Vodafone Italia - gode inoltrë del patrocinio di Aidp (Associazione italiana direzione personale) e di Unimed (Unione delle università del Mediterraneo). ® RIPRODUZIONE RISERVATA L'evento Appuntamento domani e dopodomani a Bologna peril Forum 2012 della Borsa dei placement, l'evento che riunisce i responsabili delle risorse umane delle aziende e i dirigenti degli uffici placement delle università, italiane e straniere, per allineare domanda e offerta di lavoro. Al centro della VI edizioneiltema dell'occupazione femminile e del raccordo tra università e imprese per dare va [ore a l lavoro femminile Pagina 33 Sviluppo. Indagine realizzata da Forum Pa per la prima volta fotografa e mette a confronto 103 capoluoghi sui fronte dell'innovazione non solo tecnologica Bologna e Parma le città più «smart» Mezzogiorno in ritardo, ma i finanziamenti già assegnati potrebbero contribuire al suo recupero Rossella Cadeo c., Città intelligenti non solo perché tecnologiche, ma perché basate su un modello innovativo che possa servire da riferimento per lo sviluppo, considerata la crisi che sta vivendo il modello finora seguita. Ma nel percorso verso la dimensione di smartcities - un tema all'ordine del giorno, sul quale sia la Commissione europea sia l'attuale Governo sono particolarmente impegnati- qualche realtà territoriale è giàpiù avanti di altre. Lo sono, per esempio, Bologna, Parma, Trento, Firenze o Milano, mentre apartire svantaggiate risultano, perla verità non a sorpresa, -le realtà del Mezzogiorno. È questo in sintesi quanto emerge da "ICity Rate", la classifica delle città intelligenti italiane realizzata da Forum Pa: la ricerca viene presentata oggi in occasione dellaprima edizione di Smart city exhibition, manifestazione dedicata all'innovazione urbana, nata dalla collaborazione tra Forum Pa e BolognaFiera. «L'idea di città intelligente alla quale si vuole mirare a partire da questo rating è quella di una città inclusiva e competitiva, dove i soggetti destinatari degli interventi - spiega Gianni Dominici, direttore di Forum Pa e curatore della ricerca - siano coinvolti e non confinati al ruolo di utenti ;La pubblica amministrazione deve agire insieme a università, mondo delle imprese, non profit e cittadini. Il concetto di una gestione separata della progettazione, della gestione e della fruizione finale del servizio da parte dell'utente può essere superato attraverso una sorta di "codesign" del servizio stesso». È chiaro che in quest'ottica di coinvolgimento, la tecnologia rappresentauno strumento abilitante per l'ideazione del progetto stesso. «Se l'obiettivo è il coinvolgimento- continua Dominici -, le reti sono fondamentali: si pensi, per esempio, a quanto si stanno diffondendo i "contest", programmi aperti alle proposte e.aipareridivarisoggetti, cittadini, imprese o associazioni. Un al- Mondo Universitario tro elemento fondamentale è la capillarità e la tempestività dell'informazione»._ In questa logica di smart cities si colloca l'iniziativa Icity Rate: la ricerca ha messo a confronto i capoluoghi dì provincia italiani sullabase di circa cento indicatori, scelti tra quelli che meglio p ossono descrivere la società "intelligente", articolati in sei, ambiti, gli stessi individuati da un analogo lavoro svolto dalla Commissione europea, in modo che i risultati possano essere comparabili a livello internazionale: eco- La tre giorni Bologna, capitale europea delle città intelligenti, ospiterà da oggi a131 ottobre la prima edizione di Smart city exhi bition. «Con la promozione di questa iniziativa in collaborazione con Forum Pa, BolognaFiere . sviluppa ulteriormente il nuovo programma che si è data per essere sempre più, oltre che" centro fieristico dei distretti produttivi del made in Italy, anche un centro dell'economia e dell'innovazione, delle nuove tecnologie e dell'industria e dei servizi della comunicazione osserva Duccio Campagnoli, presidente di BolognaFiere-. Con Smart City Exhibition inoltre vogliamo che si discuta e si evidenzi il made in Itaty anche perciò che riguarda l'idea delle città intelligenti, che devono essere fatte non solo di tecnologie ma città che parlano coni loro cittadini. Città multiculturali e multietniche, città di servizi sociali nuovi ed avanzati, città con più partecipazione civile». Trai temi cheverranno approfonditi nei vari appuntamenti, l'efficienza energetica, la mobilità sostenibile, la tutela del territorio, l'eHealth. Attesi i sindaci di molte città impegnate a diventare smart city. Numerosi i relatori da tutto il mondo, così come i laboratori, occasioni di incontro e collaborazione. nomia, ambiente, governante, mobilità, capitale sociale e qualità dei servizi. La classifica vede in cima due città dell'Emilia Romagna, Bologna e Parma, apripista di un gruppo di 15 realtà tutte del Centro-Nord, conun mix digrandi e piccole, un segnale, questo; che non esiste una dimensione "ideale". Esiste invece sempre il ritardo del Sud: la città meridionale meglio posizionata è Cagliari, che si deve accontentare di un 43°Posto, seguita daLecce (54a) e Matera (589), l'ultima è Enna. Il divario si conferma anche fra le città metropolitane: Bologna, Firenze, Milano, Genova e Torino entrano fra le prime 15 e Roma è zig, dimostrando di riuscire a competere con le realtà minori non solo su quei fronti, come quello economico, dove tradizionalemte sono più forti, ma anche in quelli più critici per le ampie dimensioni, come la qualità della vita o l'ambiente. Invece le grandi del Sud - Bari, Napoli e Reggio Calabria - segnano il passo, collocandosi nella parte bassa della classifica. E 'anche nelle graduatorie di settore il Mezzogiorno è assente dai "vertici": nell'economia svettano infatti Pisa e Milano, nell'ambiente Trento e Ravenna, nella governance Torino e Padova, nella qualità della vita Siena e Trieste, nella mobilità Milano e Venezia, nel capitale sociale Bologna e Ravenna. «Grazie anche ai finanziamenti già assegnati con il primo bando del Miur rivolto alle Regioni dell'Obiettivo convergenza, si spera che i divari vengano ridotti- conclude Dominici -. Altrimenti anche le smart cities rischiano di diventare l'ennesima occasione perduta per un territorio in cerca di prospettive. Va anche detto che la classificapiuttosto che considerarsi un punto d'arrivo, vuole essere un'utile fotografia dello stato dei processi in corso, la griglia di partenza di una gara ancora tutta da correre». Dove chi è più "preparato" parte avvantaggiato, e può anche costituire un punto di riferimento. O RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 34 La classifica generale Le top ten nei sei ambiti La classifica delle città intelligenti italiane secondo la ricerca ICity Raie, realizzata da Forum Pa le città che si sono distinte nei sei ambiti considerati dalla ricerca di Forum Pa sulle Smart Cities Pos. Comune Indice Bologna 529 Parma 488 i Pos. Comune 35 Lodi Macerata, Indice Pos. Comune Indice 388 69 L'Aquila 309 387 Bari 309 ECONOMIA Pos. Comune Trento 486 Firenze 478 Milano 476 Ravenna Genova Reggio Emilia 9 .10 Venezia Pisa 469 464 •1 2 Milano 476 3 Firenze 466 zc Rimini 464 Bologna 452 463 460 Trieste 447 6 292 7 Siena 433 7- Trento Napoli 415 375 371 Torino 453 46 Grosseto 368 113 Bolzano 451 4•7 367 Siena 449 48 Treviso 365 Modena 445 49 Asti 364 Rimini 439 .50 ,18 19 20 21 24 Bergamo Ferrara Vercelli 434 52 .53 Sondrio 54 Lecce 423 s5 Como Vicenza 423 56 Arezzo Udine 417 Brescia 416 Roma Mantova 5 416 15 .` Cuneo 405 -28 Forlì 403 Cremona 403 6 Perugia 397 Trieste 397 6, Ancona 393 Pavia 389 33 Verona 389 Fonte: ICity Rate - Forum Pa Mondo Universitario 61 360 43 Venezia 289 9 Verona 398 Frosinone 287 10 Parma 395 Rieti 287 81 Caserta 286 32 Palermo 279 '79 a3 84 Avellino 278 Pos. Comune Ravenna 710 3 Verbania Belluno 5 Vercelli Ca Pordenone Aosta 620 Cuneo Macerata 277 86 Messina 272 '87 Reggio Calabria 268 88 Benevento 266 89 Latina , 261 3 90 Nuoro 255 9 '91 Isernia 253 10 9"2 Ragusa 248 93 Trapani 245 Catania 245 353 352 348 342 Lecco 338 M ate ra 338 332( '330 95 Catanzaro 243 242 97 Brindisi 240 1324 , 98 Agrigento 23,1 64 Cosenza 322 99 Vibo Valentia 228 Imperia 318 i'o Siracusa 223 Viterbo 316 10:1 Caltanissetta Salerno 315 Chieti 315 Ascoli Piceno 328 Rovigo Indice 732 Fóggia Udine 1 Reggio Emilia 493, 9 Firenze 480 •t.0 Cuneo 464 ' 8 Pos. Comune Indice 1 Milano 512 2 Venezia 510 698 '3 Bologna 487 696 4 Aosta 451 657 5 Torino 445 647 6 Parma 437 7 Firenze 431 616 s Brescia 421 613 9 Reggio Emilia 381 604 íï Siena 378 GOVERNANCE Pos. Comune 497 MOBILITÀ Trento 'â 277 96 1 Oristano 6 AMBIENTE Taranto 358 342 Pistoia 290 Sassari 77 359 Alessandria Gorizia 27 30 La Spezia 432 Piacenza 26 435 Lucca 76 371 ' 78 :1:2 :51 499 6 Varese 370 436 Bologna 37,8 295 43 Novara Aosta 513 Massa 455 S7 Pisa '75 Padova Prato 515 380 3 It 4 4 299 381 Terni 519 Lucca Pescara Pesaro Belluno 3 '74 :39 459 520 302 383 43 Cagliari Trieste Vicenza Campobasso Livorno 42 Savona 1 305 38 Verbania 522 Teramo '71 Indice Siena 305 384 41 Pos. Comune 485 Potenza Pordenone 40 Biella Indice Pisa I 3 QUALITÀ DELLA VITA CAPITALESOCIALE Indice Pos. Comune Torino 727 Bologna 558 Padova 723 Ravenna 545 Genova 707 Modena 506 Ravenna 693 Forlì 506 Bologna x . Indice . 686 Parma 498 Udine 677 Bolzano 484 Venezia 659 Trento 481 206 Parma 659 Ferrara 477 102 Crotone 201 Firenze 654 9 Belluno 469 103 197 Ferrara 647 1t Enna r 1C!, Rimini 463•. ___1 Pagina 35 FECONDAZIONI rA Nascite artificiali, una storia naturale La condanna della Chiesa risale al 1897, ma fu un sacerdote, Lazzaro Spallanzani, il pioniere di questa tecnica gia nel'700 di Sergio Luzzatto B isognava pur scriverla, prima o poi, la storia della fecondazione artificiale. Bisognava pure che uno storico, affiancando il proprio sapere a quello di medici e giuristi, psicologi e filosofi, riprendesse dall'inizio una vicenda lunga più di due secoli: la vicenda sfociata in Italia sulla legge n. 40 del 19 febbraio 2004, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita. Bisognava pure che qualcuno si incaricasse di spiegare, attraverso un esercizio di storia comparata, quella che sembra altrimenti un'anomalia tanto flagrante quanto incongrua: la vigenza nell'Italia di oggi di una normativa sulla procreazione assistita talmente retrograda da non avere uguali nelle legislazioni degli altri Paesi sviluppati. L'esercizio di storia comparata è quanto ha compiuto Emmanuel Betta in L'altragenesi: un libro che fin dal titolo indica il punto dolente, sottolineando come i progressi della fecondazione artificiale si siano rivelati tanto più problematici quanto più hanno impattato - oltreché sulle fondamenta del rapporto fra natura e cultura - sull'ipoteca del discorso biblico. Sicché la condizione peculiare dell'Italia di oggi va illustrata raccontando, evidentemente, la diffusione nazionale e internazionale di teorie e pratiche relative alla fecondazione artificiale: ma va illustrata anche confrontando le relative risposte delle Chiese. Questa è una storia di esperimenti scientifici, di colture e provette, ma è anche una storia di pronunciamenti dogmatici, di allocuzioni papali e decreti inquisitoriali. Paradossalmente, la storia incomincia da un prete. Incomincia da Lazzaro Spallanzani, il sacerdote emiliano professore di storia naturale all'università di Pavia, che negli anni Settanta del Settecento pei venne a realizzare in laboratorio fecondazioni artificiali sia extracorporee sia intracorporee. Rane, salamandre, cani: l'abate Spallanzani sperimen- Mondo Universitario tò un po' su tutto, e teorizzò le proprie scoperte in un articolo enciclopedico del 1779, Fecondazione artificiale. Per parte loro, i maggiori rappresentanti europei della Repubblica delle Scienze non tardarono a riconoscere come esplosive le implicazioni delle sue ricerche. Da Ginevra, Charles Bonnet scrisse a Spallanzani ne11781: «Non è detto che lavostra recente scoperta non abbia un giorno nella specie umanaapplicazioniche noi non osiamo pensare, le cui conseguenze non sarebbero certo lievi. Voi mi intendete...». Già ima decina d'anni dopo, un noto chirurgo inglese, John Hunter, riuscì a fecondare una donna che non poteva avere figli a causa di un'anomalia genitale del marito iniettandole il seme di questi con una siringa riscaldata. Seguì mezzo secolo di stasi, finché negli anni Sessanta dell'Ottocento un medico francese, Louis Girault, rese nota una sua pratica ormai ventennale di fecondazioni artificiali destinate a riparare alla sterilità maschile come alla femminile. Da allora, il problema della fecondazione artificiale si pose apertamente quale problema non soltanto clinico, ma anche morale. E se non ancora giuridico, fin da allora teologico. Nell'età della regina Vittoria, rimediare alla sterilità attraverso l'inseminazione artificiale significava investire un pilastro della morale sessuale borghese: l'intimità della coppia nella camera da letto. Significava, inoltre, sfidare il riferimento biblico del Genesi sullo spreco di seme operato da Onan: le pratiche terapeutiche più correnti comportavano infatti l'ottenimento del seme attraverso la masturbazione. Significava, ancora, porre la questione sociale della riconoscibilità della figura paterna, e in generale dell'eredità sia genetica che patrimoniale. Perché una volta affrancata la riproduzione dal rapporto sessuale, la fecondazione poteva ben avvenire in forma eterologa anziché in forma omologa: con il seme di un donatore anziché con quello del coniuge. Altrettante ragioni che spinsero la congregazione vaticana del Sant'Uffizio a non attendere oltre il 1877 per decretare (in istruzioni riservate al clero) l'assoluta illiceità della fecondazione artificiale. La Chiesa cattolica dovette fare i conti in quegli anni con un secondo protagonista italiano di questa storia, lui stesso professore all'università di Pavia prima di trasferirsi a Firenze: il fisiologo milanese Paolo Mantegazza. Un liberale e un darwinista della più bell'acqua, che nel suo studio Sullo sperma umano (1866) suggerì due idee pioneristiche: il congelamento del seme maschile, la creazione di una banca per la sua conservazione. «Potrà anche darsi che un marito morto sui campi di battaglia possa fecondare sua moglie anche fatto cadavere, e avere dei figli legittimi anche dopo la di lui morte»: nell'età di Jules Verne, Mantegazza gli teneva testa per capacità visionarie. Correva l'anno 1897 quando la Chiesa cattolica produsse una condanna ormai pubblica della fecondazione artificiale. Non líeere, decretarono stringatamente i consultori del Sant'Uffizio, sottoscrisse il papa Leone XIII, stamparono le tipografie vaticane. L'inseminazione artificiale era contraria al diritto canonico, poiché senza rapporto sessuale non si dava consumazione del matrimonio. Era moralmente disonesta, poiché senza rimediare alla concupiscenza del marito schiudeva la porta all'adulterio della moglie con un donatore. Era teologicamente turpe, poiché prevedeva la masturbazione dell'uno o dell'altro. Nei fatti, soltanto con il procedere del XX secolo - a partire dagli anni Venti, dopo il trauma demografico e psicologico della Grande guerra - la fecondazione artificiale divenne opzione terapeutica veramente diffusa nell'Europa continentale, in Gran Bre- Pagina 36 tagna e più ancora negli Stati Uniti. E soltanto allora, intrecciandosi ai progressi dell'eugenetica, divenne una pratica potenzialmente minacciosa per le sue ricadute sociali, cioè giuridiche e bioetiche. Ma all'appuntamento di queste sfide il Vaticano non si fece trovare impreparato: rispolverò tale e quale l'armamentario dogmatico approntato a fine Ottocento. All'indomani della Seconda guerra mondiale, papa Pio XII mobilitò per questo ildoppio sapere (di scienza e di fede) del padre francescano Agostino Gemelli: uno snodo obbligato per tanta parte della cultura cattolica del Novecento. Il saggio di Gemelli intitolato La fecondazione artificiale costituì la base per pronunciamenti di Pio XII che dal 1949 al 1956, in nome della «legge divina positiva», condannarono l'inseminazione artificiale «puramente e semplicemente come immorale». E ciò proprio negli anni in cui la Chiesa anglicana si preparava ad approvare sia l'inseminazione intramatrimoniale sia quella con seme di donatore, attraverso un triplice ordine di ragionamento: ridimensionando la gravità della masturbazione ove praticata a fini procreativi; riconoscendo nel figlio nato da coppia altrimenti sterile il cemento di un'unità familiare indebolita dall'assenza di prole; escludendo che la donazione di seme potesse venire ragionevolmente assimilata alla consumazione di un adulterio. Ecco la preistoria - remota e prossima che Emmanuel Betta ha pazientemente ricostruito nel suo libro su L'altra genesi, e che ci consente di spiegare quanto rischierebbe sennò di apparire inspiegabile. L'abnormità della legge italiana 4.0/2004. non deriva soltanto dall'abilità politica e mediatica del cardinale Camillo Ruini, che fu capace di mobilitare contro la fecondazione assistita uno schieramento trasversale di parlamentari cattolici, e che seppe boicottare il referendum abrogativo rilanciando ai cittadini italiani l'invito (di craxiana memoria) a frequentare le spiagge piuttosto che le urne. L'abnormità italiana deriva anche - deriva soprattutto - dalla fissità del discorso dottrinale della Chiesa. Un discorso indifferente, da un secolo e mezzo a questa parte, al vissuto delle coppie con problemi di fertilità: un discorso impermeabile alla loro preghiera di trovare nella scienza l'aiuto per realizzare un sogno di fecondità. AIPR_ODUPIANE RISERVATA Emmanuel Betta, L'altra genesi. Storia della fecondazione artificiale, Carocci, Roma, pagg. 266, € 20,00 Mondo Universitario Pagina 37