TEATRO di TORINO
D o n o G a tti
TEATRO
SOCIETÀ
DI
DEGLI
TORINO
AMICI
DI
TORINO
INVENTARIO N°
XI
CONCERTO
DIRETTO
ORCHESTRALE
DA
RHENÉ-BATON
Rhené-Baton, nato il 5 settembre 1879, è di origine brettone. D opo aver
seguito gli studi classici entrò al Conservatorio di Parigi, in una delle classi
superiori di pianoforte ; ma ben presto si dedicò alla composizione. Si occupò
per qualche tempo di critica musicale ; quindi iniziò la sua carriera come di­
rettore di cori a ll ’ Opéra Comique di Parigi. Fu in seguito direttore dei Concerti
.Sinfonici di Angers, dei Concerti della “ Société de S.te C e cile ,, di Bordeaux,
direttore d’orchestra dei Balletti Russi di D iaghilew , e finalmente direttore dei
Concerti Pasdeloup di Parigi.
• Ha diretto m olto all’estero: in Inghilterra, Germ ania, O landa, Danim arca,
Svezia, Finlandia, Belgio, Italia, Svizzera, Lettonia, Am erica del Sud, ecc. Fu
pure durante la guerra direttore a ll'Opéra Royale Française dell’Aja e mise in
scena Pénélope, l’unica opera teatrale di G abriel Fauré ad Anversa.
Com e com positore ha scritto più di sessanta liriche vocali, una cinquantina
di pezzi per pianoforte, due sonate, un trio e qualche lavoro per orchestra.
T E A T R O
SOCIETÀ
DI
DEOLI
T O R I N O
AMICI
DI
TORINO
Mercoledì, 17 Febbraio 1926
XI
CONCERTO
diretto
da
ORCHESTRALE
RHENÉ-BATON
PROGRAMMA
I.
C. Franck
-
Sinfonia in re minore
Lento - A lle g r o non tro p p o - A lle g r o
A llegretto
A lle g r o non troppo.
II.
G. Fauré
-
Pelle'as et Melisande, (op. 80) suite
1. Prélude - 2. Fìleuse - 3. M o lto a d a g io .
III.
P. Dukas
-
La Péri
IV.
H. Berlioz
-
Benvenuto Cellini, ouverture.
- e s e c u z io n e a to r in o > .
César Franck
-
Sinfonia in re minore.
L a sinfonia in re minore fu com posta tra il 1886 e il 1888: nel suo insieme
essa può essere considerata com e l’espressione di una costante ascensione
verso la pura gioia e la luce.
L ’inizio della prim a parte è un lento durante il quale è esposto il m otivo
che serve di tema ritm ico nell’allegro ; ad esso succede negli archi una frase
discendente di carattere m alinconico e tenero. Q uesto lento è tuttavia una
pagina cupa e piena di frem iti m isteriosi. L ’allegro che segue non si sviluppa
fin dal principio, ma fa luogo ancora ad una seconda esposizione del lento
la cui idea tragica sembra essere l’esistenza di una forza superiore e terri­
bile. T u tto l’allegro che tien dietro vuole apparire una lotta sovrum ana fra
questa volontà e la rassegnazione m istica caratterizzala da due frasi melodiche
le quali, dopo di essersi sviluppate fino al fortissim o,
si quietano per la­
sciare apparire a poco a poco il tema ritm ico.
A llo ra com incia il vero sviluppo dei tem i, abbastanza lungo, ma inter­
rotto bruscam ente da un breve subentrare del lento, il cui m otivo è trattato
questa volta in canone. Ma l’agitazione riprende con alternative di dolcezza
e di violenza, e l’insieme term ina in un tum ulto grandioso che è concluso
come un suprem o appello da un’ultima ricom parsa del m ovim ento lento.
D opo l’esposizione del tema (arpa e pizzicato di a rch i), il corno inglese
ne riprende la frase melodica che deriva da uno dei m otivi della prima parte,
e precisam ente quello che nel ciclo serve da tema conduttore. T utto questo
inizio m alinconico sembra il racconto del viaggio di un’anima poetica attra­
verso un paesaggio fantastico. L a pagina è di una squisita sonorità, d’un
colore di sogno assolutam ente nuovo e mirabile.
A lcuni bruschi accordi ed ecco che si delinea nei bassi il tema espressivo
che si svolge lungam ente sino ad arrivare ad una specie di canto trionfale
in si m aggiore. M a il quadro sparisce: è la notte di sogno che s’impone al
nostro ricordo, m isteriosa e profum ata. A nche il ricordo svanisce e riappare
la luce; lo sviluppo riprende sem pre in si m aggiore. Non si sa se sia più da
ammirare la prodigiosa tecnica contrappuntistica del com positore o il sen­
tim ento espresso negli sviluppi, dall’intenso crom atism o.
Il tema conduttore riappare, seguito da una .specie di corale costruito
sul tema della seconda parte. Poi la sinfonia finisce come un canto di trionfo
e di fede.
Gabriel Fauré
-
Pelléas et Melisande, (op. 80) suite
1. Prélude
- 2. Fileuse
-
3. M o lto adagio.
L a suite d’orch estra P elléa s et M elisande « d’après la pièce de M aurice
M aeterlinck » fu scritta e pubblicata nel 1898, vale a dire quattro anni avanti
la prim a rappresentazione del dramma m usicale om onim o di D ebussy.
M entre in quest’ultim o, il dramma dello scrittore belga fa parte inte­
g ran te, per cosi dire, della m usica, in Fauré la musica è del tutto indipendente
dal dram m a: si tra tta piuttosto di «m usica di scen a » , una suite di pezzi che
possono essere da noi associati ai' momenti del dramma m aeterlinckiano se­
condo le necessità delia nostra sensibilità. « Senza insistere — dice F lorent
Schm itt — sulla grazia e leggerezza della turbinosa F ileu se, divenuta quasi
popolare nella trascrizione pianistica di A lfred C o rto t, è necessario parlare
del Prélude.
dell’incom parabile nobiltà della sua frase severa, com m ossa,
preannunciatrice di sventura, ma sopratutto del m irabile m onum ento funebre
che conchiude il dram m a, quel M olto adagio severo e forte com e una pagina
di B ach , grave di pensieri e di em ozione concentrata in cui si riassum ono
la m alinconia, la rassegnazione, la disperazione, tutta l’odissea dolorosa di
Melisande...».
Paul Dukas
-
La Péri.
Q uesto poem a danzato è dedicato alla danzatrice N atacha T rouh an ow a
che ne fu l’interprete n ell’aprile del 1912.
L ’argom ento di L a P éri è tratto da una leggenda orientale. Si tratta della
favolosa istoria di Iskender (nome persiano di A lessandro M agno) il quale,
seguendo il consiglio dei M agi, percorse l’ Iran alla ricerca del fiore dell’im­
m ortalità.
« Il sole tre volte fece ritorno con le sue dodici soste senza ch’egli lo
tro vasse,
finché pervenne all’estrem ità della terra nel punto dove mare e
nuvole si confondono. E là, sui gradini che conducono al tempio di O rm uzd,
una Peri era distesa addorm entata nella sua veste di gioie. Una stella scin­
tillava sul suo capo, il suo liuto giaceva sul suo seno, e nella sua m ano .il
F iore brillava. Era un Fiore di loto simile allo sm eraldo, scintillante com e
il mare al sole del m attino. Iskender si curvò silenzioso sopra la dorm iente,
e senza svegliarla le rapì il F io re, il quale subitam ente divenne nelle sue
dita come il cielo di m ezzogiorno sulle foreste del Ghilang. Ma la Peri
aprendo gli occhi battè le palme delle mani e mandò un gran grido. Poiché
ella non poteva più orm ai risalire verso la luce di O rm uzd.
F rattan to Iskender guardandola am m irò il suo viso che superava in bel­
lezza persino quello di G urdaferrid. Ed in cuor suo la desiderò. A questo
modo la Peri conobbe il pensiero del R e; perchè nella destra di Iskender il
F ior di loto si im porporò e apparve com e l’aspetto del desiderio. Per riaf­
ferrarlo si lanciò, leg gera come l’ape.
M entre intanto il Signore Invincibile allontanava da lei il lo to, com bat­
tuto fra la sua sete di im m ortalità e il godim ento dei suoi occhi. Ma la Peri
danzò la danza delle Peri. A vvicinand osi sempre di più finché il suo viso
fu accosto al viso di Isken der,
il quale infine le restituì il Fiore senza
rim pianto.
A llo ra il loto sem brò farsi di neve e di oro come la vetta dell’ Elburz
al sole della sera. Poi le form e della Peri parvero fondersi nella luce ema­
nata dal calice, e tosto tutto scom parve tranne la mano che alzava il Fiore
di fiamma svanente nelle superiori regioni. Iskender la vide scom parire. E
com prendendo che ciò era un segno d ella sua prossim a fine, sentì l’ombra
che l’avvolgeva ».
Paul Dukas ha tradotto con precisione le diverse fasi di questa leggenda.
In un pream bolo in 6/8, m isteriosi richiam i di corni rispondono ai flauti.
Poi un dolce richiam o in fanfara com incia a svilupparsi: Iskender giunge
al palazzo dove la Peri riposa addorm entata, stringendo il Fiore nella sua
mano. U n m otivo dominante in 6/8 appare cantati) dai corni e dai violon celli,
ripreso dai flauti, dai clarinetti, dalle viole e dai violini, alternandosi con il
tema del richiam o.
Iskender rapisce alla dorm iente il Fiore che si im porpora nella sua mano.
T u tta la batteria, in un pieno scoppio orch estrale, si m oltiplica; poi il tumulto
si quieta in un grandioso insieme. Iskender ammira la Peri e la desidera.
L a danza delle Peri si sviluppa accom pagnata da pizzicati e da accenni di
flauti. Iskender restituisce il Fiore del lo to; le form e della Peri svaniscono;
l’om bra avvolge Iskender. U na perorazione funebre traduce questo svanire,
alternandosi con dei richiami alle prime m elodie e con gli accenti dei corni,
che squillarono all’inizio del quadro.
Hector Berlioz
-
Benvenuto Cellini, ouverture.
B enven uto Cellini (O p . 23) opera in due atti, scritta da B erlio z su libretto
/
di Leon W a lly e di A ugu ste B arbier, fu rappresentata all’O péra il 10 set­
tem bre 1838. F u uno degli insuccessi più clam orosi che ricordi il teatro e le
cui conseguenze furono di capitale im portanza per l’orientam ento artistico
del m usicista.
L ’O uverture (in sol m aggiore) s’inizia con uno slancio rapido, netto,
im petuoso, che personifica il carattere libero ed ardito, esuberante di passione
e di gioconda audacia, che il libretto , conform e del resto alla storia, dà a
Benvenuto Cellini. Q uesto m otivo attraversa tutta l’opera, largam ente svi­
luppato, colorito di tutti i sentim enti del C ellini, ardente ten erezza, risolu­
zione e n ergica, superbi e irresistibili trasporti. M a prim a che questa foga
tutta italiana s’im padronisca dell’orchestra, un tema lento è esposto « la r­
gh etto »: un canto d’am ore si svolge su di un accom pagnam ento dolce m or­
m orato dai violon celli; tosto i contrabassi fanno udire il tema del cardinale
che com parirà all'ultim o atto. « A tous pechés, pieine indulgence, ó mes enfants; relevez-vous ». Q uesto m otivo è solenne e contrasta in modo p itto ­
resco con il sussurrare leg gero dell’orchestra che allude alla spensieratezza
ed alla gioia appena contenuta dei giovani amanti. Ma un’inquietudine invade
la m elopea am orosa che ancora una volta si eleva; e to sto , di fronte al pe­
rico lo , la passione si rinsalda, sicura di se stessa e della sua potenza. L ’a l­
leg ro del principio prende nuovo slancio, in esso ritroviam o le alternative
delle avventure am orose di Benvenuto.
Orchestra del “ T E A T R O
D irettore:
Vittorio
DI
TORINO,,
QUI
Altro Direttore: Ferruccio C A L U SIO
VIOLINI
F.
R.
F.
D.
E. Isaia
V. Cam panella
P. Contegiacom o
P. Cucchi
Q. Elia
0 . Ferrarotti
A. G allè
M. G orrieri
A. Lissolo
P. M ayo
R. M offa
C. M olar
B. M ortara
D. Orlandini
C. Pagliassotti
M. Parachinetto
E. Pierangeli
S. Rosso
G . Siriotto
1. Vallora
VIOLE
G . Masetto
L. Bassi
A. Caravita
C . Cicognani
M. Fighera
A . G irard
F. Perotti
R. Pillin
VIOLONCELLI
G rignolio
Monti
Previtali
Spadetti
C. Giolito
G. G raglia
A. Pozzi
CONTRABASSI
A. Cuneo
A.
A.
E.
E.
Montini
O rioli
Pontiggia
Salza
CORNI
F. Forzani
G. Niccolini
D. Cravero
E. Cardinali
TROMBE
ARPE
C. Appiani
B. China
A. G rignolio
E. Piva
G. Romanini
FLAUTI e OTTAVINI
U. V irgilio
D. Gualtieri
A. Formica
TROMBONI e TUBA
G. Azzola
U. Bonazzi
E. Biondi
U. Gentilini
O BOI e CORNO INGLESE
P. Nori
C. De Rosa
G. Bazzani
CLARINETTI e CLARONE
L. Savina
G. De Napoli
G. G edda
FAGOTTI e CO NTR AFAGOTTO
A. Renazzi
E. Corrado
TIMPANI
U. Barilli
BATTERIA
A. Mazza
E. Fossato
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