Anno II – Nr. 09 – Settembre 2007 – E.mail [email protected] - Mensile realizzato dal gruppo “giovani” di Langhirano --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Chi canta Fiocco IN QUESTO prega azzurro NUMERO: due in redazione volte! --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------DALLA REDAZIONE: “Ecco papà, questo è il suo bel bambino, 3.750 kg”. Con queste parole l’ostetrica mi ha accolto, quella notte del 13 settembre, in sala parto porgendomi un piccolo “fagotto” dal quale, con occhi sgranati dalla curiosità, il nostro piccolo Nicolò stava esplorando per la prima volta questo mondo. Un brivido fortissimo mi ha scosso tutto, un’emozione così intensa da risultare indescrivibile; il mio cuore batteva all’impazzata e tutto intorno a me sembrava essersi fermato. Finalmente potevo vedere il volto del nostro piccolo, quel volto che ci è sempre stato impossibile immaginare ma che tanto, nei nove mesi di attesa, ha animato la nostra curiosità e il nostro entusiasmo. Quanta paura si è mescolata alla trepidazione dell’attesa in quei nove mesi. Quella stessa paura che anche oggi rimane e che trova la sua concretizzazione in questa domanda: “saremo due buoni genitori?”. Da soli sicuramente no, ma con l’aiuto di Dio e con gli esempi che abbiamo alle spalle potremo farcela. Da quel primo abbraccio non mi sono più ripreso. Uscendo dalla sala parto ho captato qualcuno che ha esclamato: “questo è fuori”. Si, ero totalmente “fuori” dall’emozione e ancora oggi lo sono. Il mistero della vita è incredibile e dinnanzi ad esso siamo così piccoli e fragili che è impossibile non restare stupiti. Dio, nella sua infinita potenza, ha voluto che l’uomo fosse un suo collaboratore anche nel dare la vita. Quanto amore e quanta fiducia ha il nostro Padre verso noi uomini. Amore che ha saputo dimostrarci anche con le tante persone che hanno partecipato alla nostra gioia, condividendo le ansie e le tensioni degli “ultimi giorni” e facendosi sentire vicini e presenti. Grazie di cuore a tutti e grazie a Dio per questo dono meraviglioso di nome Nicolò. Qualcuno, in ospedale, mi ha definito un padre in contemplazione. Aveva ragione… chinato sulla culla ho potuto contemplare Dio nel grande mistero di una nuova vita che nasce. Mirco Per il nuovo arrivato arrivato Per la prima volta dopo alcuni mesi posso sedermi con calma alla mia scrivania e mettere su carta qualche pensiero. Il 13 settembre è stato un giorno di grande gioia per tutta la redazione del Divieto di Sosta: è finalmente nato il piccolo Nicolò!!! Da buon fratello maggiore (vengo definito così dato che passo intere serate chiacchierando e cibandomi degli avanzi della cena a casa di Mirco e della Laura, tanto che mi definiscono il loro figlio adottivo) oggi posso dire di non essere più “ figlio unico” e ne sono felice. Quando siamo venuti a vederti per la prima volta in ospedale eri uno spettacolo; mi sono soffermato a guardarti per diversi secondi, rendendomi conto di quanto sia grande e meraviglioso il dono della vita. Ho notato nello sguardo di Mirco una luce diversa, una luce che non andrà più via. Caro Nicolò benvenuto al mondo; il 13 settembre 2007 è cominciata la tua storia. Ti voglio dire solo una cosa: sappi che noi ti vorremo bene come i tuoi genitori ne vogliono a noi, ovvero tanto. Tu sei la testimonianza vivente dell’ amore di Dio per noi e finché continueranno a nascere bambini, sarà segno che Dio non si è ancora stancato degli uomini. P.S. Non farci caso se qualche volta ti sembriamo un po’ pazzi, vuol dire che siamo in forma smagliante. Nello BENVENUTO TRA NOI, NICK! Il dds appende il suo primo fiocco azzurro. Proprio così, lo sapevate? Non molti giorni fa, più precisamente il 13 settembre, i nostri amici, animatori, caporedattori (e adesso smetto perché potrei trovare almeno altri 1000 ottimi aggettivi per definirli) a tutti noti come Mirco e l’Obe hanno dato alla luce un meraviglioso bimbo: Nicolò, o come lo chiamerebbe un perfetto informatico qual è Mirco, la versione 2.1 del Ferrari! Questo felice evento non può che suscitare un’immensa gioia nei cuori di chi li conosce, ricordandoci l’infinita generosità del nostro Signore che ha regalato a questo fortunato bimbo due genitori come difficilmente si possono trovare in giro. Per questo mi sento di dire che, anche se il piccolo preferiva restare nel grembo materno tanto da nascere con qualche giorno di ritardo rispetto alle previsioni dei dr. House del caso, forse per paura del mondo esterno o più semplicemente perché la dentro ci stava proprio bene, può stare ben tranquillo, grazie ai due super genitori che si ritrova! L.C. ---------------Per cantare la nostra fede Ebbene eccomi qua. Inizio con questo articolo un’esperienza nuova che, se vorrete, condividerò con voi. Non mi sono mai cimentato con la scrittura quindi colgo volentieri questa occasione ringraziando fin da ora voi lettori e soprattutto i due mitici redattori di Divieto di Sosta. Vorrei iniziare con un argomento a me molto caro nella nostra vita parrocchiale e cioè il canto durante la liturgia. Faccio parte del coro da alcuni anni e durante questo periodo di tempo, la concezione del canto in chiesa si è modificata arrivando ad avere poche ma chiare idee di fondo. Innanzitutto, perché si canta in chiesa durante la liturgia? La risposta è qui dietro l’angolo ma è tutt’altro che semplice. “Il canto è proprio di chi ama” dice S. Agostino, il canto è proprio di chi crede perché il cristiano che partecipa alla morte e risurrezione di Gesù non può che essere un uomo che canta. Vi sembrerà strano, ma come si può non urlare, non cantare di gioia di fronte al grande gesto del sacrificio della morte in croce? Io trovo che non ci siano parole per descriverlo, che neanche il canto può, nella sua piccolezza, testimoniare un così grande amore. Ecco perché il canto aiuta gli uomini a crescere nella fede, nella speranza e nell’amore. Il nostro canto testimonia la gloria di Dio e la sua presenza. Chi ascolta un canto in chiesa dovrebbe intuire che per noi la forza e il canto sono il Signore Gesù Risorto! Ecco perché si canta in chiesa: perché non si può farne a meno, perché la musica e il canto sono parti fondamentali della liturgia. Come si canta in chiesa? Non sono certo io la persona adatta per fare una predica ma a mio modesto parere, si canta nello stesso modo in cui si prega: il canto e la parola nella liturgia sono due modi diversi di esprimere gli stessi contenuti. Non importa se si crede di essere stonati, giù di voce, timidi o quant’altro, l’importante è partecipare con una grande disponibilità d’animo, con cuore sincero allo stesso modo in cui recitiamo il Padre Nostro e cioè sentendoci un’unica grande famiglia tra le braccia di un papà cosi grande qual è il Signore. Da ultimo, con chi si canta in chiesa? Beh, questo è sicuramente più facile! Si canta con il vicino, magari leggendo il libretto insieme, si canta con l’assemblea e il coro, si canta con il sacerdote ma soprattutto si canta con la Chiesa: con la musica e il canto le differenze spariscono, si uniscono i popoli, si può ritrovare la pace dopo una guerra; insomma il canto unisce e ancora di più ci unisce al Signore. Lasciatemi dire che cantare un po’ di più non può che fare e farci bene! Concludo lasciandovi una riflessione che ho trovato sul sito della comunità di Taize a proposito del canto: “Per aprire le porte della fiducia in Dio, nulla può sostituire la bellezza delle voci umane unite nel canto. Questa bellezza ci può far intravedere la “gioia del paradiso sulla terra” come dicono i Cristiani dell’Est. E una vita interiore inizia a fiorire in noi. I canti sostengono anche la preghiera personale. A poco a poco costruiscono un’unità della persona in Dio. Questo canto che non finisce, rimane nel lavoro, nelle conversazioni, al riposo, legando così preghiera e vita quotidiana. Ci permette di rimanere in un clima di preghiera anche quando non ne siamo consapevoli, nel silenzio dei nostri cuori”. A.C. LORETO 2007 Sono passati una trentina di giorni da quando un gruppo di Langhirano si è recato all’Agorà dei giovani italiani tenutasi a Loreto. L’avventura ha inizio sabato 1 settembre alle 6.00 del mattino quando insieme ad altri cento ragazzi circa della Diocesi di Parma siamo partiti in corriera con destinazione Loreto. Arrivati in un parcheggio vicino al paese, armati di zaini e kit del pellegrino, abbiamo iniziato una lunga camminata che ci avrebbe portato alla spianata di Montorso, luogo dove avremmo visto altri quattrocentomila ragazzi come noi. Lungo il cammino c’è stato il tempo di parlare con diverse persone, anche conosciute alla GMG di Colonia due anni prima, di pregare il Rosario e perché no anche di ridere e scherzare. Passavano i chilometri ma il luogo che ci avrebbe ospitato non si vedeva; una sola cosa era dinnanzi ai nostri occhi: un fiume di pellegrini. Mi voltavo a destra e a sinistra, avanti e dietro e si vedevano sempre e solo delle persone che come noi avevano un preciso scopo. Difficile descrivere le emozioni di quei momenti; la fatica aumentava ma la gioia era il sentimento più forte, quella gioia che deriva dalla visione di altre migliaia e migliaia di persone che si muovevano per testimoniare la loro fede in Cristo. Dopo una decina di chilometri siamo arrivati nella piana, erano circa le 14.00 e il colpo d’occhio era veramente impressionante. Dopo alcune ore ecco arrivare il Santo Padre. Un bagno di folla, tutti i ragazzi e gli accompagnatori presenti cercavano di trovare un posto libero in prima fila, vicino alle transenne che delimitavano il percorso che il Papa avrebbe affrontato prima di salire sul palco. Non ho mai visto tanto entusiasmo nelle persone. L’arrivo nella piana del Papa è stato uno dei momenti più belli, ero senza parole e a stento sono riuscito a tenere le lacrime che cercavano di uscire dai miei occhi, perché sapevo che in quei due giorni sarebbero state moltissime le riflessioni importanti che ci sarebbero state donate, ma sapevo anche che avrei incontrato il Signore in moltissimi modi e momenti differenti. Alle 17.30 circa ha finalmente inizio la Veglia di preghiera con il S. Padre Benedetto XVI: viene subito letta una lettera rivolta a lui, nella quale è presente un attacco durissimo ad una società in cui i giovani non si ritrovano e sembrano non contare ma al contrario vogliono valere per essere competitivi e poter dire sì a Dio di fronte a tutti. Durante la Veglia parla anche padre Giancarlo Bossi che ringrazia tutto il mondo cristiano per le preghiere per la sua liberazione che lo hanno aiutato, oltre alla fede nel Signore, a non mollare. Fra canti, salmi e letture tratte dai vari libri della Bibbia, alcuni giovani hanno raccontato la loro testimonianza in particolar modo riguardante le situazioni disagiate che si affrontano nelle periferie delle città e le difficoltà che si incontrano fra giovani e Chiesa oggi. Sono poi state poste al Papa delle domande attinenti a queste testimonianze a cui egli ha risposto in modo efficace e con un linguaggio semplice, comprensibile a tutti, a tal punto che avremmo ascoltato per ore i bellissimi spunti e le riflessioni che ci ha donato e che ci danno la carica di manifestare l’amore verso la nostra religione a tutto il mondo. La prima domanda che gli è stata posta riguarda il degrado della periferia che spinge i giovani a drogarsi e il come affrontare questa situazione. Il Santo Padre ha risposto che nella Chiesa non c’è periferia, perché dove c’è Cristo c’è il centro. Continuando ha poi ribadito che le parrocchie devono sforzarsi per formare un centro, per andare oltre i limiti della politica e collaborare al fine di costituire centri per cambiare il mondo perché è la gioventù che lo vuole grazie all’aiuto e alla comunione con Cristo e avendo fiducia in Dio. In un’altra domanda si sono affrontati temi altrettanto importanti ovvero il rapporto fra ragazzi e Chiesa e il silenzio di Dio che i giovani soffrono in particolar modo. Rispondendo subito alla seconda parte della domanda il Papa ha ripreso il libro di Madre Teresa di Calcutta in cui vi è scritto che lei stessa ha sofferto nella sua vecchiaia il silenzio di Dio; ha poi citato Giovanni Paolo II raccontando una storiella che il precedente Pontefice utilizzava in questi casi. Il Dio silenzioso parla, si rivela e noi stessi possiamo essere luce per gli altri ma non possiamo essere sordi. Alla prima parte della domanda il pontefice ha replicato con toni un po’ severi, dicendo che i giovani vedono nei comandamenti dei divieti. Bisogna sfatare la Chiesa che comanda, dobbiamo togliere queste etichette. Ha ragione nel dire che i giovani cercano l’infinito con le droghe e che Cristo è proprio venuto per insegnare ad aiutarci a vivere in comunione. La vera vita si riesce a gustarla solo trovando il vero volto di Dio. La Veglia è poi continuata con un breve discorso di Benedetto XVI centrato in buona parte su Maria anche se è iniziata parlando di Cristo come Colui che può colmare le nostre aspirazioni più intime, Colui che ti dà forza per compiere grandi progetti; nulla è impossibile a Dio e qui è stato spontaneo il riferimento ad un brano di Vangelo appena letto (Lc 1, 26-38), in cui Maria avverte la sua piccolezza davanti a Lui ma senza porsi domande gli ha detto subito sì. Nella conclusione poi il Santo Padre ha rivolto un ultimo annuncio a noi giovani; chiedendoci di imparare da Maria a rispondere alla chiamata del Signore e di affidarci a lei perché il suo amore non è breve, materialista, ma vero. Come sempre non sono mancati cenni sull’importanza della famiglia. Alle 20.00 eravamo liberi e potevamo usufruire delle cosiddette “fontane” ovvero quei luoghi in cui parlare di diversi argomenti con persone preparate. Le fontane erano in totale otto (fontana di Maria, fontana dell’eucaristia, fontana della riconciliazione, fontana dell’ascolto, fontana dell’Amore vero, fontana della Vocazione, fontana del Creato e la fontana del dialogo). Passata un’oretta sono ricominciate le “attività” ed è stata proiettata sui vari maxischermi l’immagine del Papa nella cattedrale di Loreto intento a pregare. Purtroppo questo momento non sono riuscito a gustarlo al meglio per la grande confusione. La serata è poi continuata con un concerto e al termine i fuochi artificiali: stupendi. Durante il concerto ci ha colpiti un’immagine, sicuramente la più affascinante della serata; la piana di Montorso è un luogo a forma di anfiteatro e noi eravamo sulla sommità: bastava chinare la testa ed ecco le quattrocentomila persone ognuna con accesa la propria torcia. Impressionante la visione di tutta quella gente, non ci sono parole per descrivere una visione così bella, le nostre facce erano ricoperte solo di gioia, felicità e amore. Ci siamo immersi all’interno del sacco a pelo per dormire un po’ prima di risvegliarci alle 6.45 del mattino a causa della musica. Il programma di domenica comprendeva le Lodi Mattutine e la Santa Messa naturalmente celebrata da Benedetto XVI. Non ho molti ricordi di quel mattino se non la solennità con cui è stata celebrata l’Eucaristia, mi ricordo che ci sono stati dati molti spunti su Maria e sull’umiltà di cui è portatrice. Non ci mancava più niente, la forza di incamminarci verso Gesù ci era stata donata lì, a Loreto vicino al Santuario di Maria; il compito che ci è stato affidato è di vivere la vita come quei due giorni in assoluta tranquillità e amore fraterno e di trasmettere agli altri la nostra avventura, la gioia che ne deriva ma soprattutto l’amore per il Signore perché dobbiamo essere tutti portatori di fede. Luca M. P.S. il magnifico gruppo di Langhirano che ha partecipato all’Agorà è composto da: Luca, Stefania, Maria Chiara, Annalisa, Paola, Giulia, Francesco, Piero, Federico, Matteo, Carlo, Don Sincero e Io. Voglio rivolgere un grazie a tutto il gruppo perché hanno vissuto e mi hanno aiutato a vivere quei momenti intensamente senza mai dimenticare il motivo trainante: l’amore per Gesù. -------------------ECCO LA PREMIAZIONE DEL CRUCIVERBONE Nella foto sopra un momento della premiazione dei vincitori del “cruciverbone” estivo! Altri cruciverba correttamente compilati ci sono pervenuti nei giorni scorsi ma purtroppo oltre la data prevista per la consegna (il 18 agosto!): CESARE COSTI, PASCIUTI ROBERTO e MELEGARI GIUSEPPINA. Grazie di cuore per aver giocato con noi e mi raccomando…continuate a seguire le nostre proposte!!! Roma, 15 settembre 2007 "piazza" e nella società, portatori di un Vangelo non astratto ma incarnato nella vostra vita”. Cari ragazzi, appena ho chiuso la porta di casa alle mie spalle, tornando dalla valle Aurina, ho iniziato subito a sentire la nostalgia delle vostre voci, ma il ricordo delle vostre risate, delle battute e soprattutto delle riflessioni, dei dubbi e delle preghiere non si è spento in me ed è diventato preghiera. Voi siete diventati sempre di più l’argomento della mia preghiera, del mio dialogo con il Signore. In questo stare volto nel volto con Gesù, non ci perdiamo di vista, ma continuiamo a sostenerci a vicenda nel cammino della vita. Questo ve lo dico anche per chiedervi di essere presente nelle vostre preghiere: chiedete al Signore che possa convertirmi a Lui con tutto il cuore. Ormai dal 3 settembre sono a Roma e ho ripreso lo studio a pieno regime. Anche voi state tornando sui banchi, alla vostra fatica quotidiana. In questo rientro mi hanno aiutato tanto le parole che il Papa ci ha rivolto a Loreto. “Prima di sciogliere questa nostra assemblea, lasciamo pertanto per un momento l´"agorà", la piazza ed entriamo idealmente nella Santa Casa (casa di Maria a Nazaret, dove la Vergine ricevette l’annuncio dell’angelo). C´è un legame reciproco tra la piazza e la casa. La piazza è grande e aperta, è il luogo dell´incontro con gli altri, del dialogo, del confronto; la casa invece è il luogo del raccoglimento e del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità. Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell´Annunciazione. Viceversa, la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita, anche su questa Agorà dei giovani italiani. Cari amici, è un grande privilegio per l´Italia ospitare, in questo dolcissimo angolo delle Marche, il Santuario della Santa Casa. Siatene giustamente fieri e approfittatene! Nei momenti più importanti della vostra vita venite qui, almeno con il cuore, per raccogliervi spiritualmente tra le mura della Santa Casa. Pregate la Vergine Maria perché vi ottenga la luce e la forza dello Spirito Santo, per rispondere pienamente e generosamente alla voce di Dio. Allora diventerete suoi veri testimoni nella La casa di Maria ci insegna come vivere la nostra quotidianità: essa è il luogo in cui fare la volontà di Dio, essa è il grembo in cui vengono concepite e vedono la luce le grandi decisioni della vita, essa è la porta del cielo, il trampolino della santità. Chiediamo al Signore, gli uni per gli altri, che non passi giorno senza che desideriamo di vivere ogni istante della nostra vita sotto lo sguardo amorevole di Dio. Il Signore vi benedica! Don Sincero ---------------------------------FINALMENTE SI RICOMINCIA! Dopo essere tristemente tornati tra i banchi di scuola, finalmente ricomincia anche il gruppo e il catechismo!! In modo particolare vi ricordiamo che sabato 6 ottobre tutti i ragazzi dalla seconda media alla terza superiore sono invitati a partecipare alla grande festa di inizio anno. Ci troveremo alle 19:30 davanti al nostro vecchio oratorio dove ceneremo tutti insieme per poi uscire in cortile a giocare. Termineremo la serata con un breve momento di riflessione attorno al fuoco. Chiediamo ad ognuno di voi di portare 3€ come contributo per la cena, e un dolce o qualche bibita da mangiare e bere in compagnia. Non dimenticatevi di darci la conferma della vostra presenza e, cosa ancora più importante …portate tanti amici! VI ASPETTIAMO NUMEROSI, NON MANCATE!!! OPERAZIONE: "RISURREZIONE DI UN ALBERO MORTO" Ci vuole una grande fede per vedere in un albero secco, che molti avrebbero tagliato e abbattuto, l’immagine di Cristo. Ci vuole la fede semplice e profonda di Fernando che in modo discreto e mai invasivo annuncia a chi gli passa vicino, con la sua vita, l’immenso e sconfinato amore di Cristo per gli uomini. Grazie Fernando (e grazie Lina!) perché all’interno della nostra comunità, con il vostro impegno ci aiutate a cogliere quello stile di vita che caratterizza in modo inconfondibile i discepoli di Cristo! VOLGERANNO LO SGUARDO A LUI … come ho fatto io quel giorno che ho guardato quell’albero di acacia seccato che pensavo di abbattere. Poi un brivido mi ha percorso la schiena nonostante il sole cocente e ho visto una figura a me congeniale creata da madre natura che mi ha cambiato il pensiero: non più abbattere, bensì recuperare e conservare quel tronco provvidenziale. Nei ritagli di tempo tra casa, Chiesa e Caritas, mi sono messo subito al lavoro per risanare le ferite, le crepe e disinfestare gli insetti erosivi fino a conformarsi tutta intera, la figura, pur modesta ma maestosa, del Cristo Risorto, che benedice i viandanti in via Fratti presso il numero 21 in Langhirano. Grazie Gesù per aver scelto me come tuo indegno carpentiere improvvisato. Anghinetti Fernando Signore Gesù, fa che io ti ami sempre più. -------------------------------------------------------------IO CONFIDO IN TE Le giornate si accorciano, il freddo comincia a farsi sentire, ognuno ritorna ai suoi studi, l’Arena per quest’anno ha chiuso… insomma, si può dire ormai che l’estate è terminata. Quante calde serate estive abbiamo passato a parlare con i nostri amici, quante serate abbiamo passato a consolare persone a cui vogliamo bene, quanti momenti divertenti passati insieme. Lasciando un attimo alle spalle i ricordi dell’estate, vorrei esprimere alcune opinioni in merito a fatti accaduti di recente. Temo di aver perso il conto di tutte le famiglie che si sono divise in quest'ultimo periodo. La mia non vuole essere una critica, anche perché non ho alcun diritto di esprimere opinioni in merito a situazioni familiari che non mi riguardano, tuttavia mi permetto di esprimere un appunto. La frase “ finché morte non vi separi ” si può definire una rarità, almeno per quanto riguarda il metterla in pratica. I miei genitori sono felicemente sposati da ben 24 anni e nella loro semplice quotidianità, si vede tutto l’amore, l’impegno e la gioia con cui mandano avanti il loro matrimonio. Si possono quasi definire una minoranza, le persone sposate in chiesa che onorano con il loro amore quel giuramento fatto davanti a Dio; quello stesso giuramento che per alcuni significa solo il rispetto di una tradizione. Di certo non si può negare che una persona col tempo possa cambiare e che non sia più quella di una volta, ma se si ha vissuto fianco a fianco, come persone unite nel Signore, a Lui ci si deve affidare e soprattutto in Lui si deve confidare. C’è un canto che eseguiamo spesso ai matrimoni, il testo è il seguente: Sei il mio rifugio,la mia salvezza, tu mi proteggerai dal male. Mi circonderai d’amor e il mio cuore libererai. Non ho timore, io confido in Te. È un canto molto breve, che lascia però trasparire un messaggio stupendo e rassicurante; ti dice che il Signore è sempre con te e in Lui ti senti sicuro e protetto. Tutti questi matrimoni che finiscono, lasciano uno strascico di tristezza e vuoto, soprattutto per i figli che vedono il loro punto di riferimento crollare; quello che prima era un amore all’unisono, ora è rimasto un sentimento incompleto e un bel ricordo di momenti passati. Si sta lottando tanto per difendere la famiglia dalle aggressioni di una società irresponsabile; almeno noi cristiani dovremmo essere fermamente convinti che un amore comune sigillato davanti a Dio abbia un’importanza enorme. Se cercate un qualcosa al quale possiate venir meno a seconda delle occasioni e al quale dedicavi il poco tempo che resta tra un film e l’altro, mi dispiace ma il matrimonio non fa per voi. Fateci un pensierino quando magari sarete un po’ più cresciuti e in grado di assumervi delle responsabilità importanti (soprattutto davanti a Dio). Nello