Anno II – Nr. 09 – Settembre 2007 – E.mail [email protected] - Mensile realizzato dal gruppo “giovani” di Langhirano
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Chi canta
Fiocco
IN QUESTO
prega
azzurro
NUMERO:
due
in
redazione
volte!
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------DALLA REDAZIONE:
“Ecco papà, questo è il suo bel bambino, 3.750
kg”. Con queste parole l’ostetrica mi ha accolto,
quella notte del 13 settembre, in sala parto
porgendomi un piccolo “fagotto” dal quale, con occhi
sgranati dalla curiosità, il nostro piccolo Nicolò stava
esplorando per la prima volta questo mondo. Un
brivido fortissimo mi ha scosso tutto, un’emozione
così intensa da risultare indescrivibile; il mio cuore
batteva all’impazzata e tutto intorno a me sembrava
essersi fermato. Finalmente potevo vedere il volto del
nostro piccolo, quel volto che ci è sempre stato
impossibile immaginare ma che tanto, nei nove mesi
di attesa, ha animato la nostra curiosità e il nostro
entusiasmo. Quanta paura si è mescolata alla
trepidazione dell’attesa in quei nove mesi. Quella
stessa paura che anche oggi rimane e che trova la sua
concretizzazione in questa domanda: “saremo due
buoni genitori?”. Da soli sicuramente no, ma con
l’aiuto di Dio e con gli esempi che abbiamo alle
spalle potremo farcela. Da quel primo abbraccio non
mi sono più ripreso. Uscendo dalla sala parto ho
captato qualcuno che ha esclamato: “questo è fuori”.
Si, ero totalmente “fuori” dall’emozione e ancora
oggi lo sono. Il mistero della vita è incredibile e
dinnanzi ad esso siamo così piccoli e fragili che è
impossibile non restare stupiti. Dio, nella sua infinita
potenza, ha voluto che l’uomo fosse un suo
collaboratore anche nel dare la vita. Quanto amore e
quanta fiducia ha il nostro Padre verso noi uomini.
Amore che ha saputo dimostrarci anche con le tante
persone che hanno partecipato alla nostra gioia,
condividendo le ansie e le tensioni degli “ultimi
giorni” e facendosi sentire vicini e presenti. Grazie di
cuore a tutti e grazie a Dio per questo dono
meraviglioso di nome Nicolò. Qualcuno, in ospedale,
mi ha definito un padre in contemplazione. Aveva
ragione… chinato sulla culla ho potuto contemplare
Dio nel grande mistero di una nuova vita che nasce.
Mirco
Per il nuovo arrivato
arrivato
Per la prima volta dopo alcuni mesi posso
sedermi con calma alla mia scrivania e mettere
su carta qualche pensiero.
Il 13 settembre è stato un giorno di grande
gioia per tutta la redazione del Divieto di
Sosta: è finalmente nato il piccolo Nicolò!!!
Da buon fratello maggiore (vengo definito così
dato che passo intere serate chiacchierando e
cibandomi degli avanzi della cena a casa di
Mirco e della Laura, tanto che mi definiscono il
loro figlio adottivo) oggi posso dire di non
essere più “ figlio unico” e ne sono felice.
Quando siamo venuti a vederti per la prima
volta in ospedale eri uno spettacolo; mi sono
soffermato a guardarti per diversi secondi,
rendendomi conto di quanto sia grande e
meraviglioso il dono della vita. Ho notato nello
sguardo di Mirco una luce diversa, una luce
che non andrà più via.
Caro Nicolò benvenuto al mondo; il 13
settembre 2007 è cominciata la tua storia. Ti
voglio dire solo una cosa: sappi che noi ti
vorremo bene come i tuoi genitori ne vogliono
a noi, ovvero tanto.
Tu sei la testimonianza vivente dell’ amore di
Dio per noi e finché continueranno a nascere
bambini, sarà segno che Dio non si è ancora
stancato degli uomini.
P.S. Non farci caso se qualche volta ti
sembriamo un po’ pazzi, vuol dire che siamo
in forma smagliante.
Nello
BENVENUTO TRA NOI, NICK!
Il dds appende il suo primo fiocco azzurro. Proprio
così, lo sapevate? Non molti giorni fa, più
precisamente il 13 settembre, i nostri amici,
animatori, caporedattori (e adesso smetto perché
potrei trovare almeno altri 1000 ottimi aggettivi per
definirli) a tutti noti come Mirco e l’Obe hanno dato
alla luce un meraviglioso bimbo: Nicolò, o come lo
chiamerebbe un perfetto informatico qual è Mirco, la
versione 2.1 del Ferrari! Questo felice evento non
può che suscitare un’immensa gioia nei cuori di chi li
conosce, ricordandoci l’infinita generosità del nostro
Signore che ha regalato a questo fortunato bimbo
due genitori come difficilmente si possono trovare in
giro. Per questo mi sento di dire che, anche se il
piccolo preferiva restare nel grembo materno tanto
da nascere con qualche giorno di ritardo rispetto alle
previsioni dei dr. House del caso, forse per paura del
mondo esterno o più semplicemente perché la
dentro ci stava proprio bene, può stare ben
tranquillo, grazie ai due super genitori che si ritrova!
L.C.
---------------Per cantare la nostra fede
Ebbene eccomi qua. Inizio con questo articolo
un’esperienza nuova che, se vorrete,
condividerò con voi. Non mi sono mai
cimentato con la scrittura quindi colgo
volentieri questa occasione ringraziando fin
da ora voi lettori e soprattutto i due mitici
redattori di Divieto di Sosta. Vorrei iniziare
con un argomento a me molto caro nella
nostra vita parrocchiale e cioè il canto
durante la liturgia. Faccio parte del coro da
alcuni anni e durante questo periodo di
tempo, la concezione del canto in chiesa si è
modificata arrivando ad avere poche ma
chiare idee di fondo. Innanzitutto, perché si
canta in chiesa durante la liturgia? La
risposta è qui dietro l’angolo ma è tutt’altro
che semplice. “Il canto è proprio di chi
ama” dice S. Agostino, il canto è proprio di
chi crede perché il cristiano che partecipa
alla morte e risurrezione di Gesù non può
che essere un uomo che canta. Vi sembrerà
strano, ma come si può non urlare, non
cantare di gioia di fronte al grande gesto del
sacrificio della morte in croce? Io trovo che
non ci siano parole per descriverlo, che
neanche il canto può, nella sua piccolezza,
testimoniare un così grande amore. Ecco
perché il canto aiuta gli uomini a crescere
nella fede, nella speranza e nell’amore. Il
nostro canto testimonia la gloria di Dio e la
sua presenza. Chi ascolta un canto in chiesa
dovrebbe intuire che per noi la forza e il
canto sono il Signore Gesù Risorto! Ecco
perché si canta in chiesa: perché non si può
farne a meno, perché la musica e il canto
sono parti fondamentali della liturgia. Come
si canta in chiesa? Non sono certo io la
persona adatta per fare una predica ma a
mio modesto parere, si canta nello stesso
modo in cui si prega: il canto e la parola nella
liturgia sono due modi diversi di esprimere
gli stessi contenuti. Non importa se si crede
di essere stonati, giù di voce, timidi o
quant’altro, l’importante è partecipare con
una grande disponibilità d’animo, con cuore
sincero allo stesso modo in cui recitiamo il
Padre Nostro e cioè sentendoci un’unica
grande famiglia tra le braccia di un papà cosi
grande qual è il Signore. Da ultimo, con chi
si canta in chiesa? Beh, questo è sicuramente
più facile! Si canta con il vicino, magari
leggendo il libretto insieme, si canta con
l’assemblea e il coro, si canta con il sacerdote
ma soprattutto si canta con la Chiesa: con la
musica e il canto le differenze spariscono, si
uniscono i popoli, si può ritrovare la pace
dopo una guerra; insomma il canto unisce e
ancora di più ci unisce al Signore. Lasciatemi
dire che cantare un po’ di più non può che
fare e farci bene! Concludo lasciandovi una
riflessione che ho trovato sul sito della
comunità di Taize a proposito del canto: “Per
aprire le porte della fiducia in Dio, nulla può
sostituire la bellezza delle voci umane unite
nel canto. Questa bellezza ci può far
intravedere la “gioia del paradiso sulla terra”
come dicono i Cristiani dell’Est. E una vita
interiore inizia a fiorire in noi. I canti
sostengono anche la preghiera personale. A
poco a poco costruiscono un’unità della
persona in Dio. Questo canto che non finisce,
rimane nel lavoro, nelle conversazioni, al
riposo, legando così preghiera e vita
quotidiana. Ci permette di rimanere in un
clima di preghiera anche quando non ne
siamo consapevoli, nel silenzio dei nostri
cuori”.
A.C.
LORETO 2007
Sono passati una trentina di giorni da quando un
gruppo di Langhirano si è recato all’Agorà dei
giovani italiani tenutasi a Loreto.
L’avventura ha inizio sabato 1 settembre alle 6.00
del mattino quando insieme ad altri cento ragazzi
circa della Diocesi di Parma siamo partiti in corriera
con destinazione Loreto. Arrivati in un parcheggio
vicino al paese, armati di zaini e kit del pellegrino,
abbiamo iniziato una lunga camminata che ci
avrebbe portato alla spianata di Montorso, luogo
dove avremmo visto altri quattrocentomila ragazzi
come noi. Lungo il cammino c’è stato il tempo di
parlare con diverse persone, anche conosciute alla
GMG di Colonia due anni prima, di pregare il
Rosario e perché no anche di ridere e scherzare.
Passavano i chilometri ma il luogo che ci avrebbe
ospitato non si vedeva; una sola cosa era dinnanzi ai
nostri occhi: un fiume di pellegrini. Mi voltavo a
destra e a sinistra, avanti e dietro e si vedevano
sempre e solo delle persone che come noi avevano
un preciso scopo. Difficile descrivere le emozioni di
quei momenti; la fatica aumentava ma la gioia era il
sentimento più forte, quella gioia che deriva dalla
visione di altre migliaia e migliaia di persone che si
muovevano per testimoniare la loro fede in Cristo.
Dopo una decina di chilometri siamo arrivati nella
piana, erano circa le 14.00 e il colpo d’occhio era
veramente impressionante. Dopo alcune ore ecco
arrivare il Santo Padre. Un bagno di folla, tutti i
ragazzi e gli accompagnatori presenti cercavano di
trovare un posto libero in prima fila, vicino alle
transenne che delimitavano il percorso che il Papa
avrebbe affrontato prima di salire sul palco. Non ho
mai visto tanto entusiasmo nelle persone. L’arrivo
nella piana del Papa è stato uno dei momenti più
belli, ero senza parole e a stento sono riuscito a
tenere le lacrime che cercavano di uscire dai miei
occhi, perché sapevo che in quei due giorni
sarebbero state moltissime le riflessioni importanti
che ci sarebbero state donate, ma sapevo anche che
avrei incontrato il Signore in moltissimi modi e
momenti differenti. Alle 17.30 circa ha finalmente
inizio la Veglia di preghiera con il S. Padre
Benedetto XVI: viene subito letta una lettera rivolta
a lui, nella quale è presente un attacco durissimo ad
una società in cui i giovani non si ritrovano e
sembrano non contare ma al contrario vogliono
valere per essere competitivi e poter dire sì a Dio di
fronte a tutti. Durante la Veglia parla anche padre
Giancarlo Bossi che ringrazia tutto il mondo
cristiano per le preghiere per la sua liberazione che
lo hanno aiutato, oltre alla fede nel Signore, a non
mollare. Fra canti, salmi e letture tratte dai vari libri
della Bibbia, alcuni giovani hanno raccontato la
loro testimonianza in particolar modo riguardante le
situazioni disagiate che si affrontano nelle periferie
delle città e le difficoltà che si incontrano fra
giovani e Chiesa oggi. Sono poi state poste al Papa
delle domande attinenti a queste testimonianze a cui
egli ha risposto in modo efficace e con un
linguaggio semplice, comprensibile a tutti, a tal
punto che avremmo ascoltato per ore i bellissimi
spunti e le riflessioni che ci ha donato e che ci
danno la carica di manifestare l’amore verso la
nostra religione a tutto il mondo. La prima domanda
che gli è stata posta riguarda il degrado della
periferia che spinge i giovani a drogarsi e il come
affrontare questa situazione. Il Santo Padre ha
risposto che nella Chiesa non c’è periferia, perché
dove c’è Cristo c’è il centro. Continuando ha poi
ribadito che le parrocchie devono sforzarsi per
formare un centro, per andare oltre i limiti della
politica e collaborare al fine di costituire centri per
cambiare il mondo perché è la gioventù che lo vuole
grazie all’aiuto e alla comunione con Cristo e
avendo fiducia in Dio. In un’altra domanda si sono
affrontati temi altrettanto importanti ovvero il
rapporto fra ragazzi e Chiesa e il silenzio di Dio che
i giovani soffrono in particolar modo. Rispondendo
subito alla seconda parte della domanda il Papa ha
ripreso il libro di Madre Teresa di Calcutta in cui vi
è scritto che lei stessa ha sofferto nella sua
vecchiaia il silenzio di Dio; ha poi citato Giovanni
Paolo II raccontando una storiella che il precedente
Pontefice utilizzava in questi casi. Il Dio silenzioso
parla, si rivela e noi stessi possiamo essere luce per
gli altri ma non possiamo essere sordi. Alla prima
parte della domanda il pontefice ha replicato con
toni un po’ severi, dicendo che i giovani vedono nei
comandamenti dei divieti. Bisogna sfatare la Chiesa
che comanda, dobbiamo togliere queste etichette.
Ha ragione nel dire che i giovani cercano l’infinito
con le droghe e che Cristo è proprio venuto per
insegnare ad aiutarci a vivere in comunione. La vera
vita si riesce a gustarla solo trovando il vero volto
di Dio. La Veglia è poi continuata con un breve
discorso di Benedetto XVI centrato in buona parte
su Maria anche se è iniziata parlando di Cristo come
Colui che può colmare le nostre aspirazioni più
intime, Colui che ti dà forza per compiere grandi
progetti; nulla è impossibile a Dio e qui è stato
spontaneo il riferimento ad un brano di Vangelo
appena letto (Lc 1, 26-38), in cui Maria avverte la
sua piccolezza davanti a Lui ma senza porsi
domande gli ha detto subito sì. Nella conclusione
poi il Santo Padre ha rivolto un ultimo annuncio a
noi giovani; chiedendoci di imparare da Maria a
rispondere alla chiamata del Signore e di affidarci a
lei perché il suo amore non è breve, materialista, ma
vero. Come sempre non sono mancati cenni
sull’importanza della famiglia. Alle 20.00 eravamo
liberi e potevamo usufruire delle cosiddette
“fontane” ovvero quei luoghi in cui parlare di
diversi argomenti con persone preparate. Le fontane
erano in totale otto (fontana di Maria, fontana
dell’eucaristia, fontana della riconciliazione,
fontana dell’ascolto, fontana dell’Amore vero,
fontana della Vocazione, fontana del Creato e la
fontana del dialogo). Passata un’oretta sono
ricominciate le “attività” ed è stata proiettata sui
vari maxischermi l’immagine del Papa nella
cattedrale di Loreto intento a pregare. Purtroppo
questo momento non sono riuscito a gustarlo al
meglio per la grande confusione. La serata è poi
continuata con un concerto e al termine i fuochi
artificiali: stupendi. Durante il concerto ci ha colpiti
un’immagine, sicuramente la più affascinante della
serata; la piana di Montorso è un luogo a forma di
anfiteatro e noi eravamo sulla sommità: bastava
chinare la testa ed ecco le quattrocentomila persone
ognuna con accesa la propria torcia. Impressionante
la visione di tutta quella gente, non ci sono parole
per descrivere una visione così bella, le nostre facce
erano ricoperte solo di gioia, felicità e amore. Ci
siamo immersi all’interno del sacco a pelo per
dormire un po’ prima di risvegliarci alle 6.45 del
mattino a causa della musica. Il programma di
domenica comprendeva le Lodi Mattutine e la Santa
Messa naturalmente celebrata da Benedetto XVI.
Non ho molti ricordi di quel mattino se non la
solennità con cui è stata celebrata l’Eucaristia, mi
ricordo che ci sono stati dati molti spunti su Maria e
sull’umiltà di cui è portatrice. Non ci mancava più
niente, la forza di incamminarci verso Gesù ci era
stata donata lì, a Loreto vicino al Santuario di
Maria; il compito che ci è stato affidato è di vivere
la vita come quei due giorni in assoluta tranquillità
e amore fraterno e di trasmettere agli altri la nostra
avventura, la gioia che ne deriva ma soprattutto
l’amore per il Signore perché dobbiamo essere tutti
portatori di fede.
Luca M.
P.S. il magnifico gruppo di Langhirano che ha
partecipato all’Agorà è composto da: Luca,
Stefania, Maria Chiara, Annalisa, Paola, Giulia,
Francesco, Piero, Federico, Matteo, Carlo, Don
Sincero e Io. Voglio rivolgere un grazie a tutto il
gruppo perché hanno vissuto e mi hanno aiutato a
vivere quei momenti intensamente senza mai
dimenticare il motivo trainante: l’amore per Gesù.
-------------------ECCO LA PREMIAZIONE DEL CRUCIVERBONE
Nella foto sopra un momento della premiazione dei
vincitori del “cruciverbone” estivo! Altri cruciverba
correttamente compilati ci sono pervenuti nei giorni
scorsi ma purtroppo oltre la data prevista per la
consegna (il 18 agosto!): CESARE COSTI,
PASCIUTI
ROBERTO
e
MELEGARI
GIUSEPPINA. Grazie di cuore per aver giocato
con noi e mi raccomando…continuate a seguire le
nostre proposte!!!
Roma, 15 settembre 2007
"piazza" e nella società, portatori di un Vangelo
non astratto ma incarnato nella vostra vita”.
Cari ragazzi,
appena ho chiuso la porta di casa alle mie spalle,
tornando dalla valle Aurina, ho iniziato subito a
sentire la nostalgia delle vostre voci, ma il ricordo
delle vostre risate, delle battute e soprattutto delle
riflessioni, dei dubbi e delle preghiere non si è
spento in me ed è diventato preghiera. Voi siete
diventati sempre di più l’argomento della mia
preghiera, del mio dialogo con il Signore. In
questo stare volto nel volto con Gesù, non ci
perdiamo di vista, ma continuiamo a sostenerci a
vicenda nel cammino della vita. Questo ve lo dico
anche per chiedervi di essere presente nelle vostre
preghiere: chiedete al Signore che possa
convertirmi a Lui con tutto il cuore. Ormai dal 3
settembre sono a Roma e ho ripreso lo studio a
pieno regime. Anche voi state tornando sui
banchi, alla vostra fatica quotidiana. In questo
rientro mi hanno aiutato tanto le parole che il
Papa ci ha rivolto a Loreto.
“Prima di sciogliere questa nostra assemblea,
lasciamo pertanto per un momento l´"agorà", la
piazza ed entriamo idealmente nella Santa Casa
(casa di Maria a Nazaret, dove la Vergine ricevette
l’annuncio dell’angelo). C´è un legame reciproco
tra la piazza e la casa. La piazza è grande e aperta,
è il luogo dell´incontro con gli altri, del dialogo,
del confronto; la casa invece è il luogo del
raccoglimento e del silenzio interiore, dove la
Parola può essere accolta in profondità. Per
portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima
interiorizzato
nella
casa,
come
Maria
nell´Annunciazione. Viceversa, la casa è aperta
sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la
Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è
una Casa aperta, aperta sul mondo, sulla vita,
anche su questa Agorà dei giovani italiani. Cari
amici, è un grande privilegio per l´Italia ospitare,
in questo dolcissimo angolo delle Marche, il
Santuario della Santa Casa. Siatene giustamente
fieri e approfittatene! Nei momenti più importanti
della vostra vita venite qui, almeno con il cuore,
per raccogliervi spiritualmente tra le mura della
Santa Casa. Pregate la Vergine Maria perché vi
ottenga la luce e la forza dello Spirito Santo, per
rispondere pienamente e generosamente alla voce
di Dio. Allora diventerete suoi veri testimoni nella
La casa di Maria ci insegna come vivere la nostra
quotidianità: essa è il luogo in cui fare la volontà
di Dio, essa è il grembo in cui vengono concepite
e vedono la luce le grandi decisioni della vita, essa
è la porta del cielo, il trampolino della santità.
Chiediamo al Signore, gli uni per gli altri, che non
passi giorno senza che desideriamo di vivere ogni
istante della nostra vita sotto lo sguardo
amorevole di Dio.
Il Signore vi benedica!
Don Sincero
---------------------------------FINALMENTE SI RICOMINCIA!
Dopo essere tristemente tornati tra i banchi di
scuola, finalmente ricomincia anche il gruppo e il
catechismo!!
In modo particolare vi ricordiamo che sabato 6
ottobre tutti i ragazzi dalla seconda media alla terza
superiore sono invitati a partecipare alla grande
festa di inizio anno. Ci troveremo alle 19:30 davanti
al nostro vecchio oratorio dove ceneremo tutti
insieme per poi uscire in cortile a giocare.
Termineremo la serata con un breve momento di
riflessione attorno al fuoco. Chiediamo ad ognuno
di voi di portare 3€ come contributo per la cena, e
un dolce o qualche bibita da mangiare e bere in
compagnia. Non dimenticatevi di darci la conferma
della vostra presenza e, cosa ancora più importante
…portate tanti amici!
VI ASPETTIAMO NUMEROSI, NON
MANCATE!!!
OPERAZIONE:
"RISURREZIONE DI UN ALBERO MORTO"
Ci vuole una grande fede per vedere in un albero secco,
che molti avrebbero tagliato e abbattuto, l’immagine di
Cristo. Ci vuole la fede semplice e profonda di Fernando
che in modo discreto e mai invasivo annuncia a chi gli
passa vicino, con la sua vita, l’immenso e sconfinato
amore di Cristo per gli uomini. Grazie Fernando (e
grazie Lina!) perché all’interno della nostra comunità,
con il vostro impegno ci aiutate a cogliere quello stile di
vita che caratterizza in modo inconfondibile i discepoli
di Cristo!
VOLGERANNO LO SGUARDO A LUI … come
ho fatto io quel giorno che ho guardato
quell’albero di acacia seccato che pensavo di
abbattere. Poi un brivido mi ha percorso la schiena
nonostante il sole cocente e ho visto una figura a
me congeniale creata da madre natura che mi ha
cambiato il pensiero: non più abbattere, bensì
recuperare
e
conservare
quel
tronco
provvidenziale. Nei ritagli di tempo tra casa,
Chiesa e Caritas, mi sono messo subito al lavoro
per risanare le ferite, le crepe e disinfestare gli
insetti erosivi fino a conformarsi tutta intera, la
figura, pur modesta ma maestosa, del Cristo
Risorto, che benedice i viandanti in via Fratti
presso il numero 21 in Langhirano. Grazie Gesù
per aver scelto me come tuo indegno carpentiere
improvvisato.
Anghinetti Fernando
Signore Gesù, fa che io ti ami sempre più.
-------------------------------------------------------------IO CONFIDO IN TE
Le giornate si accorciano, il freddo comincia a farsi
sentire, ognuno ritorna ai suoi studi, l’Arena per
quest’anno ha chiuso… insomma, si può dire ormai
che l’estate è terminata. Quante calde serate estive
abbiamo passato a parlare con i nostri amici, quante
serate abbiamo passato a consolare persone a cui
vogliamo bene, quanti momenti divertenti passati
insieme. Lasciando un attimo alle spalle i ricordi
dell’estate, vorrei esprimere alcune opinioni in
merito a fatti accaduti di recente. Temo di aver
perso il conto di tutte le famiglie che si sono divise
in quest'ultimo periodo. La mia non vuole essere
una critica, anche perché non ho alcun diritto di
esprimere opinioni in merito a situazioni familiari
che non mi riguardano, tuttavia mi permetto di
esprimere un appunto. La frase “ finché morte non
vi separi ” si può definire una rarità, almeno per
quanto riguarda il metterla in pratica. I miei genitori
sono felicemente sposati da ben 24 anni e nella loro
semplice quotidianità, si vede tutto l’amore,
l’impegno e la gioia con cui mandano avanti il loro
matrimonio. Si possono quasi definire una
minoranza, le persone sposate in chiesa che onorano
con il loro amore quel giuramento fatto davanti a
Dio; quello stesso giuramento che per alcuni
significa solo il rispetto di una tradizione. Di certo
non si può negare che una persona col tempo possa
cambiare e che non sia più quella di una volta, ma
se si ha vissuto fianco a fianco, come persone unite
nel Signore, a Lui ci si deve affidare e soprattutto in
Lui si deve confidare. C’è un canto che eseguiamo
spesso ai matrimoni, il testo è il seguente:
Sei il mio rifugio,la mia salvezza,
tu mi proteggerai dal male.
Mi circonderai d’amor
e il mio cuore libererai.
Non ho timore,
io confido in Te.
È un canto molto breve, che lascia però trasparire
un messaggio stupendo e rassicurante; ti dice che il
Signore è sempre con te e in Lui ti senti sicuro e
protetto. Tutti questi matrimoni che finiscono,
lasciano uno strascico di tristezza e vuoto,
soprattutto per i figli che vedono il loro punto di
riferimento crollare; quello che prima era un amore
all’unisono, ora è rimasto un sentimento incompleto
e un bel ricordo di momenti passati. Si sta lottando
tanto per difendere la famiglia dalle aggressioni di
una società irresponsabile; almeno noi cristiani
dovremmo essere fermamente convinti che un
amore comune sigillato davanti a Dio abbia
un’importanza enorme. Se cercate un qualcosa al
quale possiate venir meno a seconda delle occasioni
e al quale dedicavi il poco tempo che resta tra un
film e l’altro, mi dispiace ma il matrimonio non fa
per voi. Fateci un pensierino quando magari sarete
un po’ più cresciuti e in grado di assumervi delle
responsabilità importanti (soprattutto davanti a
Dio).
Nello
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Settembre 2007 - Nuova Parrocchia di Langhirano