A cura di
Caterina Lo Presti
Anno Accademico 2008-2009
Che cosa è la scienza?
 La scienza è un’attività umana
 Prende forma all’interno di specifiche condizioni
storiche e sociali
 È un’attività linguistica (produzione di discorsi) che
utilizza uno specifico vocabolario per descrivere gli
eventi nel mondo (termini, concetti, asserti o
proposizioni, ipotesi, teorie). La produzione di teorie
(sistemi di enunciati) è lo scopo dell’attività
scientifica.
 Di tipo cognitivo
Che cosa è la scienza?
 Tende ad una conoscenza descrittiva della realtà,
non prescrittiva
 Di tipo empirico, argomentata mediante criteri
logico-osservativi, pubblicamente concordati
 Si esplica intorno a tre contesti: della scoperta, della
giustificazione, dell’accettabilità nel contesto più
generale dell’indagine
Che cosa distingue il pensiero scientifico dal senso
comune?






Il pensiero e l’attività scientifica:
Producono spiegazioni sui fenomeni controllabili
empiricamente
Definisce le specifiche proprietà dell’oggetto di indagine
Controlla le relazioni che intercorrono fra queste proprietà
Utilizza concetti atratti
Si fonda sulla coerenza logica
Rispetta le condizioni di sensibilità, riproducibilità degli
strumenti operativi utilizzati
Che cosa distingue il pensiero scientifico dal senso
comune?






Il senso comune:
Dà per scontata la realtà
Dà per scontata la coerenza logica e la razionalità di tale
realtà
La realtà è considerata autoevidente
Si ferma alle apparenze
Non assume la metodicità e la sistematicità nelle osservazioni
Le osservazioni considerano la realtà nella sua interezza
Che cosa è la ricerca sociale?
La ricerca sociale si occupa di raccogliere e interpretare
dati allo scopo di rispondere a domande concernenti i
diversi aspetti della società, permettendoci così di
comprenderla (Bailey, 1995).
metodo scientifico
 Il metodo scientifico è la modalità tipica con cui la scienza
procede per raggiungere una conoscenza della realtà
oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Esso
consiste, da una parte, nella raccolta di evidenza empirica
e misurabile attraverso l'osservazione e l'esperimento;
dall'altra, nella formulazione di ipotesi e teorie da
sottoporre nuovamente al vaglio dell'esperimento
La logica della ricerca scientifica
 Un posto centrale nella moderna filosofia della scienza è
occupato dall'epistemologia.
 Essa si occupa dei fondamenti, della natura dei limiti e della
validità del sapere scientifico, assumendo come oggetto di
indagine i procedimenti effettivi e il linguaggio della scienza.
Essa si pone il problema della validità delle procedure effettive
della scienza.
 Come possiamo essere sicuri di possedere una conoscenza
autentica? La conoscenza è legata alla credenza, ma ciò che è
conosciuto deve essere vero, ciò che è creduto può essere falso.
Dunque la conoscenza deve essere un credenza vera giustificata
(Bechtel, 1995).
 Si pone quindi il problema della giustificazione delle credenze:
i due approcci fondamentali sono il fondazionalismo e il
coerentismo.
La logica della ricerca scientifica
 Secondo l'approccio fondazionalista la base per la
maggior parte degli asserti conoscitivi è un insieme di
asserti fondativi, da cui vengono derivate altre
conoscenze. I fondazionalisti vedono la scienza come
un edificio che si costruisce mattone su mattone, dove
ogni nuovo asserto conoscitivo poggia su quelli
precedenti.
 Questo approccio, partito con la grande ambizione di
unificare tutte le scienze, è stato ormai sostanzialmente
abbandonato.
La logica della ricerca scientifica
 L'approccio coerentista ripudia apertamente la
nozione di fondamenti esterni a favore della
giustificazione nella relazione tra credenze. Il requisito
fondamentale diventa la coerenza tra credenze. Le
credenze che sono coerenti si giustificano l'un l'altra in
modo tale che, anche se nessuna di esse può essere
sostenuta indipendentemente dalle altre, nel suo
insieme l'intera rete risulta stabile.
La logica della ricerca scientifica
 Una critica all'epistemologia classica proviene dalla
cosiddetta epistemologia naturalizzata, che propone di
mettere da parte il concetto di conoscenza per
concentrarsi su ciò che giustifica la credenza;
diventano così rilevanti le conoscenze empiriche
relative al modo in cui gli esseri umani elaborano
l'informazione e formulano giudizi.
Epistemologia
 Studio dei metodi conoscitivi impiegati nelle scienze
 Il suo compito è dimostrare che l’uomo possiede una
conoscenza autentica (una credenza vera giustificata)
Epistemologia
 L'epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa delle
condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi
per raggiungere tale conoscenza
 etimologia del termine deriva dall'unione delle parole greche επιστήμη
(episteme), scienza, conoscenza certa, e λόγος (logos), discorso.
 In un'accezione più ristretta l'epistemologia può essere identificata con
la filosofia della scienza, la disciplina che si occupa dei fondamenti
delle diverse discipline scientifiche.
 È bene precisare che nell'ambito della cultura anglosassone il concetto
di epistemologia viene invece usato come sinonimo di gnoseologia o
teoria della conoscenza, la disciplina che si occupa dello studio della
conoscenza in generale.
Approccio fondazionalista
 1920-1950 – NEOPOSITIVISTI (Carnap, Hempel, …..)
La conoscenza è fondata sull’esperienza
La logica come strumento di rappresentazione formale della
struttura della scienza
Teoria come struttura assiomatica (reti strutturali di asserti da
cui si possono derivare leggi scientifiche)
Gli enunciati scientifici devono essere verificati con l’esperienza
empirica
Il sapere scientifico può essere cumulativo se si fa un uso non
ambiguo del linguaggio
Contesto della scoperta
 Schema ipotetico-deduttivo per lo sviluppo di leggi
scientifiche: si formula un’ipotesi a partire da un evento
che richiede spiegazioni e se ne accerta la verità cercando
delle prove empiriche
Ipotesi: SE x ALLORA Y
Fatto: y
Spiegazione: x
Le previsioni confermate sono il mezzo per raccogliere
prove per la verità di ipotesi o leggi
Contesto della giustificazione
 Schema nomologico-deduttivo della spiegazione scientifica:
la spiegazione di un evento consiste nella derivazione di un
asserto che lo descrive a partire da leggi generali e da
fatti empirici noti
SE x ALLORA Y
fatto: x
conseguenza (prevista o spiegata): y
Se tale derivazione viene realizzata prima del verificarsi
del fatto x si ha una previsione anzichè una spiegazione
Approccio fondazionalista
 1960-1965
Falsificazionismo (Popper)
Se un’ipotesi tratta da una teoria è falsa, allora la teoria è
falsa (es. cigno bianco- cigno nero)
Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico
esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato. »
(Albert Einstein, lettera a Max Born del 4 dicembre 1926)
Contesto della scoperta – Schema di falsificazione
Se esiste anche solo una condizione empirica che falsifica la
teoria, questa è falsa
Lo scopo delle teorizzazioni è scoprire le leggi fondamentali
della natura e riorientarsi continuamente in direzione della
verità
Approccio coerentista
 1960-1970
Scienza come evoluzione di paradigmi (Kuhun)
Paradigma: quadro di riferimento per definire i fenomeni che
una disciplina assume come oggetti di studio
I paradigmi nascono, evolvono, muoiono e sono in concorrenza
tra di loro per diventare paradigmi dominanti
Lo scopo dello scienziato è adattare le teorie alla natura;
queste sono degli schemi di come la natura si comporta
L’approccio è di tipo storico e rinuncia a qualsiasi tentativo di
fornire una teoria normativa della scienza
Approccio coerentista
 1962-1970
Anarchismo metodologico (Feyerabend)
Rifiuta ogni tentativo di specificare una metodologia della
scienza
Necessità di considerare sempre teorie alternative al fine di
scoprire i dati che potrebbero falsificare una teoria, ma anche
di difendere le teorie già falsificate perché in futuro
potrebbero emergere nuove informazioni tali da invalidare i
dati falsificanti.
Procedimento controinduttivo: chi ha infranto le regole del
pensiero corrente della sua epoca ha portato progresso
scientifico.
Approccio coerentista
 1970
Scienza come sviluppo di programmi di ricerca (Lakatos)
Programma di ricerca: nucleo (non sottoposto a processo di revisione)
di assunti fondamentali condivisi da tutti i ricercatori, circondato da
ipotesi ausiliarie (falsificabili)
Un programma di ricerca è valutato dal suo carattere più o meno
progressivo e può convivere con altri
Progresso tecnico: estendere la portata empirica di una teoria,
applicandola a nuovi domini
Progresso empirico: corroborare empiricamente le nuove tesi
proposte nel corso del progresso teorico
Approccio coerentista
 1977
Scienza come sviluppo di tradizioni di ricerca (Laudan)
Tradizioni di ricerca: sequenza di teorie che condividono
assunti ontologici circa la natura del mondo e principi
metodologici che prescrivono come modificare e
sviluppare nuove teorie.
Approccio della complessità
 Dagli anni Cinquanta ad oggi (Maturana e Varela, Bateson,
Morin…….)
La realtà può essere osservata attraverso il concetto di complesso.
La complessità è una parola problema e non una parola soluzione
(E.Morin, trad. it. 1993)
La nozione di complessità non ha uno statuto epistemologico
assimilabile a quello delle nozioni scientifiche in senso proprio, non
appartiene ad una teoria o ad una disciplina particolare, ma
appartiene, piuttosto, ad un discorso “a proposito della scienza"
(G.Bocchi, M. Ceruti, 1985).
Non si può parlare di una complessità, "ma delle complessità: non c'è
una via di accesso privilegiata alla complessità, ma piuttosto
molteplici vie della complessità" (ivi, 7).
Approccio della complessità (cont.)
 Dagli anni Cinquanta ad oggi (Maturana e Varela, Bateson, Morin…….)
Per Morin i fondamenti del pensiero complesso sono tre principali idee o
principi:
il principio dialogico: associa due termini complementari ed antagonisti ed
afferma l'unidualità dell'essere: non più solo dimensione biologica o solo
dimensione del pensiero, la vera essenza dell'essere diventa la
complementarietà, la interconnesione fra le due nature
il principio della causalità ricorsiva: non causalità lineare, né causalità
retroattiva, il modello della causalità ricorsiva "si riferisce a un processo in cui
gli effetti e i prodotti sono contemporaneamente cause e produttori nel processo
stesso e in cui gli stati finali sono necessari alla generazione degli stati iniziali"
(E.Morin, 1989)
il principio dell'ologrammaticità:"L'organizzazione complessa del tutto (holos)
esige l'inscrizione (engramma) del tutto (ologramma) in ciascuna delle sue parti
pur singolari; così, la complessità organizzazionale delle parti, la quale esige
ricorsivamente la complessità organizzazionale del tutto. Le parti hanno
ciascuna la loro singolarità, ma non sono per questo dei puri elementi o
frammenti del tutto; esse sono nello stesso tempo dei micro-tutto virtuali."
(E.Morin, 1989)
 Razionalità e complessità
 Cfr. E.Morin articolo
Il percorso della ricerca scientifica moderna
 1686 Newton presenta alla Royal Society di Londra i Principia, che
contengono le leggi fondamentali del moto: essi introducono un nuovo modo
di fare scienza e guardare al mondo
 1865 Il secondo principio della termodinamica, proposto da Clausius,
introduce il concetto di entropia: disordine e irreversibilità diventano oggetti
scientifici
 Inizi XX sec. Teoria della relatività (A. Einstein) e meccanica quantistica
(…..) stabiliscono dei confini di validità per la scienza classica
 1946 Alle Macy Conference, grazie ai matematici von Neumann e Wiener,
nasce la cibernetica: la scienza del controllo e della comunicazione nella
macchina
Il percorso della ricerca scientifica moderna
 1950 von Bertalanffy introduce la scienza alla teoria dei sistemi
 1961 Al MIT il meteorologo Lorentz scopre che una minima deviazione nelle
condizioni iniziali di un sistema genera effetti inimmaginabili (effetto
butterfly): nasce la teoria del caos
 1977 A Ilia Prigogine viene assegnato il Nobel per la Teoria delle strutture
dissipative
 Bateson
 Maturana e Varela
 Morin
Epistemologia e Sociologia
 Il dibattito in sociologia – il Methodenstreit
 Differenze tra scienze dello spirito e scienze della natura
 Positivismo vs. teorie dell’azione
 Sistema e attore
 Il paradigma della complessità
Metodologia e tecniche della ricerca
 Perché è necessario studiare il metodo?
 Non basta l’acquisizione di tecniche di ricerca?
Metodologia
delle Scienze Sociali
 “E’ quella parte della logica che ha per oggetto le
regole, i principi di metodo, le condizioni formali
che stanno alla base della ricerca scientifica e
che consentono di ordinare, sistemare e
accrescere le nostre conoscenze” (Corbetta,
1999, p.10)
Epistemologia
Metodologia
Tecniche di ricerca
Qualsiasi scienza ha l’obiettivo di costruire
proposizioni riguardanti la realtà
 Le proposizioni scientifiche si distinguono da
quelle del discorso comune per la possibilità di
controllo empirico e logico
La definizione del concetto:
CHE COSA E’ UN CONCETTO?
Il CONCETTO E’ UNA NUVOLA
Cosa è un concetto
 E’ una categoria mentale che permette di classificare in
modo convenzionale e arbitrario oggetti concreti o astratti
e di denominarli
Significato
Ambiguità
Parola
Vaghezza
(denota poco e male)
Referente
(da: G. Sartori, La politica. Logica e metodo in scienze sociali )
Relazioni di significato
Comunità sociale
Linguaggio
Mondo
Segni
Simboli
Parole
Oggetti designati
Referenti
Regole
Raffigurazioni del mondo
Relazioni di significato
Mondo 1
Dei referenti
(Popper: degli
oggetti)
Oggetti
Proprietà
Stati
Fatti
Insiemi di fatti
Serie di fatti
Nessi fra fatti
Mondo 2
Dei concetti
Mondo 3
Dei segni
(Popper: del
linguaggio)
Coppie
concettuali
rilevanti
Termini
Livello 1
Utile/inutile
Asserti
Proposizioni
Livello 2
Vero/falso
Nessi fra
asserti
Nessi fra
sistemi di
proposizioni
Livello 3
Plausibile/Non
Pl.
Concetti
La scala di astrazione dei concetti
Concetto
empirico
ESS. VIV.
RAZZA UM.
SIG. M.ROSSI
ESSERI VIVENTI
RAZZA UMANA
ESSERI VIVENTI
Concetto
teorico
REALTA’
Dai concetti alle definizioni
 Una definizione “è una regola sintattica o grammaticale
dell’uso linguistico” (Rudner) che stipula l’equivalenza tra
due simboli linguistici (parole o loro combinazioni)
denominati DEFINIENS e DEFINIENDUM
 DEFINIENS è l’esplicazione della definizione
 DEFINIENDUM è l’oggetto della definizione
Dai concetti alle definizioni
Definizioni nominali (o stipulative)
E’ “una convenzione che serve semplicemente ad introdurre una
notazione alternativa …. in luogo di una espressione linguistica
data” (Hempel)
Es.: Indicheremo con il termine famiglia ogni raggruppamento di
persone legate da vincoli coniugali, di consanguineità e/o affinità
e che vivono sotto lo stesso tetto
Definiendum e definiens sono logicamente dipendenti
la definizione nominale può essere utile o inutile non vera o
falsa
Dai concetti alle definizioni
Definizioni reali (o lessicali)
Fissano in modo univoco le proprietà caratteristiche di determinate entità
…. così che l’oggetto da definire sia l’unico a rispondere alla proprietà in
questione
(Enciclopedia Europea)
Esempio:
Ogni rappruppamento di persone legate da vincoli matrimoniali, di consanguineità
e/o affinità e che vivono sotto lo stesso tetto (DEFINIENS)
è, costituisce, una famiglia
(DEFINIENDUM)
La proposizione può essere vera o falsa. Nel caso delle definizioni reali il
definiendum ha già un significato precedente a quello dichiarato nel definiens.
Definiens e definiendum sono logicamente indipendenti
Definizioni nominali
 Le definizioni nominali vengono principalmente usate in
sociologia per introdurre o coniare nuovi termini volti ad
indicare contenuti di significato per i quali ancora non
esiste una denotazione terminologica, oppure per
attribuire rilevanza scientifica a termini già in uso in
letteratura
 Quindi essi ci aiutano ad ampliare quegli schemi
concettuali che non sono né veri, né falsi, ma solo utili o
inutili e che vanno poi trasformate in proposizioni dotate di
contenuto empirico da confrontare con l’esperienza
Dai concetti alle definizioni agli indicatori
Esempio di operazionalizzazione del concetto di Qualità
Esempio di ricerca di taglio neopositivista:
Crime in the Making
 Analisi secondaria dei dati raccolti da altri autori
 Ipotesi di ricerca …….
 Campione analizzato:
500 cd autori di reato giovani, maschi, bianchi che nel
1939 (data di inizio della ricerca) avevano fra i 10 e i 17
anni (case di correzione del Massachusetts)
500 ragazzi “normali” non autori di reato (scuole
pubbliche della stessa area
Esempio di ricerca di taglio neopositivista:
Crime in the Making
 Modello teorico sull’influenza delle variabili strutturali di base e
delle variabili processuali sul comportamento deviante
(Sampson e Laub, 1993)
Variabili strutturali di base
Variabili processuali
Affollamento abitativo
Disgregazione familiare
Dimensione familiare
Basso status socio-economico
Nascita all’estero
Mobilità residenziale
Occupazione della madre
Devianza paterna
Devianza materna
Padre erratico, freddo e
minaccioso
Madre erratica, fredda e
minacciosa
Mancanza di supervisione
materna
Rifiuto, ostilità da parte dei
genitori
Rifiuto dei genitori da parte
del ragazzo
REATO
La scala di astrazione dei concetti
1. concettualizzazione
2. operazionalizzazione
3. nuova
concettualizzazione
Cosa è una teoria?
 Un insieme di proposizioni organicamente connesse, che si
pongono ad un elevato livello di astrazione e
generalizzazione rispetto alla realtà empirica, le quali
sono derivate da regolarità empiriche e dalle quali
possono essere derivate delle previsioni specifiche
Che cosa è una spiegazione?
 Una deduzione logica di un enunciato
(explanandum) da condizioni singolari di
contesto e da proposizioni universali
(explanans = leggi causali)
Che cosa è un’ipotesi?
 E’ un’affermazione provvisoria, sotto forma di relazione tra
due o più concetti, derivata dalla specificazione di una
teoria e che necessita di controllo empirico per poter
essere confermata.
Il controllo logico delle
proposizioni può basarsi
soltanto su altre proposizioni
e concetti preesistenti
 Importanza di postulati o assunti fondamentali
Il concetto di Paradigma
 Una prospettiva teorica:
 a) condivisa e riconosciuta dalla comunità di scienziati di una
data disciplina
 b) fondata sulle acquisizioni precedenti
 c) che opera indirizzando la ricerca verso: l’individuazione e
la scelta dei fatti rilevanti da studiare, la formulazione di
ipotesi interpretative dei fatti, l’utilizzo di tecniche di ricerca
disponibili.
Componenti analitiche di un paradigma:
•Metateorie
•teorie
•Proposizioni e leggi
•Tecniche e proc
Problemi nell’applicazione del concetto di
paradigma in Sociologia
 Sociologia come scienza:
Paradigmatica
Pre-paradigmatica
Multi-paradigmatica
Caratteristiche di un paradigma
 Questione ontologica (natura dell’oggetto)
 Questione epistemologica (sua conoscibilità: rapporto tra
oggetto e soggetto osservante
 Questione metodologica (quali procedure di ricerca)
Problemi nell’applicazione del concetto di
paradigma in Sociologia
 Sociologia come scienza:
 Paradigmatica
 Pre-paradigmatica
 Multi- paradigmatica
 Il positivismo ingenuo ritiene che sia possibile
osservare “oggettivamente” il mondo che ci circonda
Il circuito della ricerca
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
 Nelle fasi di:
 Impostazione della ricerca
 Rilevazione delle informazioni
 Analisi dei dati
 risultati
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa:
relazione teoria - ricerca
 Nella ricerca
 Nella ricerca quantitativa:
Strutturata, fasi
logicamente sequenziali.
Prospettiva della verifica
qualitativa: aperta,
interattiva, prospettiva
della teoria
emergente
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa:
funzione della letteratura
 Nella ricerca
quantitativa: centrale per
la definizione precisa
delle ipotesi e delle
procedure confirmatorie
• Nella ricerca
qualitativa:secondaria
perché scarsa o perché
non generalizzante
(carenza di teorie)
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
Concetti
 Nella ricerca
quantitativa i concetti
sono operativizzati
mediante indicatori
 Nella ricerca
qualitativa i concetti
sono sfumati,
orientativi, provvisori,
in via di definizione
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
rapporto con l’ambiente
 Nella ricerca
quantitativa il
rapporto con
l’ambiente comporta
un approccio
manipolativo (logica
sperimentale) e il
controllo della
reattività
 Nella ricerca
qualitativa viene
adottato un
approccio che
sfrutta la reattività
(come
nell’osservazione
partecipante
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
interazione soggetto - oggetto
 Nella ricerca
quantitativa
l’osservazione è
distaccata e neutrale
(“assenza virtuale”)
 Nella ricerca
qualitativa
l’osservatore è
coinvolto
personalmente e
condivide le
esperienze degli
osservati
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
ruolo del soggetto studiato
 Nella ricerca
quantitativa il
soggetto studiato è
passivo
 Nella ricerca
qualitativa il soggetto
studiato è attivo
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
disegno della ricerca
 Nella ricerca
quantitativa è
strutturato, chiuso,
precede la discesa sul
campo
 Nella ricerca
qualitativa è
destrutturato, aperto,
definito e ridefinito
durante il field
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
generalizzabilità
 Nella ricerca
quantitativa si usano
campioni
statisticamente
rappresentativi
 Nella ricerca
qualitativa si usano
serie di casi o casi
singoli statisticamente
non rappresentativi
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
strumenti di rilevazione
 Nella ricerca
quantitativa sono
uniformi per tutti i
soggetti, con lo scopo
di costruire una
matrice dei dati
 Nella ricerca
qualitativa variano a
seconda dei soggetti o
dei casi analizzati
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
tipo di dati raccolti
 Nella ricerca
quantitativa si
raccolgono dati hard,
“oggettivi” e
standardizzati
 Nella ricerca
qualitativa si
raccolgono dati soft,
ricchi ed eterogenei
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
oggetto dell’analisi
 Nell’approccio
quantitativo oggetto di
analisi è la variabile
 Nell’approccio
qualitativo oggetto
dell’analisi è l’individuo
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
obiettivo
 Nella ricerca
quantitativa obiettivo
dell’indagine è spiegare
la varianza
 Nella ricerca qualitativa
obiettivo dell’indagine è
comprendere i soggetti
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
tecniche utilizzate
 Nella ricerca
quantitativa vengono
applicate tecniche
statistiche e
matematiche
 Nella ricerca qualitativa
vengono utilizzate
tecniche discorsive e
narrative
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
tipo di risultati
 Nella ricerca
quantitativa i risultati
riguardano relazioni
causali e loro confronto
quantitativo
 Nella ricerca qualitativa
i risultati mirano a
costruire classificazioni e
tipologie
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
portata dei risultati
 Nella ricerca
quantitativa i risultati
sono tendenzialmente
generalizzabili, in una
prospettiva nomotetica
 Nella ricerca qualitativa
i risultati sono specifici,
in una prospettiva
idiografica
Confronto tra ricerca quantitativa e qualitativa
controllabilità dei risultati
 Nella ricerca
quantitativa si persegue
la ripetibilità delle
procedure
standardizzate e la
fedeltà allo standard
 Nella ricerca qualitativa
si persegue la
condivisione
intersoggettiva tra
ricercatori con
impostazione simile
La mania di voler assolutamente trovare le “leggi”
della vita sociale è semplicemente un ritorno al credo
filosofico degli antichi metafisici, secondo il quale
ogni conoscenza deve essere assolutamente
universale e necessaria
Georg Simmel
Le tecniche quantitative
 Il questionario
Il questionario
E’ un piano strutturato di domande
che un soggetto (intervistatore)
pone ad un altro soggetto (intervistato)
nel corso di un’intervista.
Esso è uno strumento che permette di raccogliere dati ed
informazioni sui soggetti intervistati, sulle loro opinioni,
sui loro bisogni, sui loro comportamenti
Il questionario
Nella costruzione del questionario vi sono due livelli, fra
di loro interconnessi:
 La definizione del concetto e degli indicatori (piano del
contenuto), che si esprime nella definizione del c.d. Piano
del questionario;
 La definizione delle domande (organizzazione del
questionario)
L’organizzazione del questionario
Come si scelgono le domande di un questionario?
Ogni domanda o batteria di domande costituisce la
traduzione operativa degli indicatori sociologici
individuati nel Piano del Questionario
L’organizzazione del questionario
L’indicatore è uno strumento che serve per “misurare” in
qualche modo un fenomeno (concetto) o un suo
particolare aspetto
Es.: il titolo di studio è un indicatore del livello di
istruzione di un soggetto o di una popolazione
Ogni indicatore o gruppo di indicatori è perciò
strettamente connesso alle ipotesi ed agli obiettivi della
ricerca che si sta conducendo
L’organizzazione del questionario
Condizioni indispensabili per la costruzione di un buon
indicatore
 Conoscenza delle dinamiche intrinseche al fenomeno
 Fantasia
 Creatività
L’organizzazione del questionario
Qualità concettuali richieste per un buon indicatore
 Pertinenza: Risponde alla domanda
Riguarda veramente il fenomeno che voglio
misurare?
 Specificità:
Risponde alla domanda
Riguarda solo il fenomeno che voglio misurare
o comprende anche situazioni che nulla hanno
che vedere il fenomeno?
a
L’organizzazione del questionario
Qualità concettuali richieste per un buon indicatore
 Sensibilità:
Risponde alla domanda
Quante situazioni riconducibili al fenomeno mi
sfuggono utilizzando quel tipo di indicatore?
 Riproducibilità: Risponde alla domanda
E’ ridotta al minimo la variabilità tra
osservatori?
L’organizzazione del questionario
 Domande a risposta aperta
Es.: Come trascorre il Suo tempo libero?
spec. …………………………………….
Vantaggi:
Lasciano spazio all’intervistato e gli consentono di
rispondere secondo la sua opinione.
Si utilizzano quando le modalità di risposta possibili sono
molto elevate e non possono essere condensate in un
ristretto numero di categorie.
L’organizzazione del questionario
 Domande a risposta aperta
Es.: Come trascorre il Suo tempo libero?
spec. …………………………………….
Svantaggi:
Difficoltà di codificazione
Difficoltà di aggregazione delle diverse modalità di
risposta; difficoltà di confronto fra le risposte
L’organizzazione del questionario
 Domande a risposta chiusa
Es.: Come trascorre il Suo tempo libero?
1. Ascolto musica
2. Mi dedico al mio hobby
3. Sto con gli amici
4. Leggo
5. Mi dedico ai lavori di casa
6. Faccio sport
7. Vado al cinema
8. Altro
L’organizzazione del questionario
 Domande a risposta chiusa
Vantaggi
Le risposte sono standardizzate e facilitano il confronto
Più facili da codificare
Sono più chiare per l’intervistato
Svantaggi
Possono indurre l’intervistato che non ha una propria opinione a
dare una risposta a caso
La variabilità delle risposte risulta a volte annullata in seguito a
scelte forzate
L’organizzazione del questionario
Attenzione alle
 Domande viziate
 Cosa ne pensa del grave fenomeno dell’alcoolismo?
 Domande doppie
 Cosa ne pensa della diffusione della violenza e della
tossicodipendenza?
L’organizzazione del questionario
Attenzione alle
 Domande imbarazzanti o compromettenti. In genere si
inseriscono alla fine e non si formulano in maniera diretta
 Non si chiede “Lei ha mai tradito sua moglie?” ma
 “A moltissime persone è capitato di essere infedeli al proprio
partner: anche a lei?”
L’organizzazione del questionario
Le domande possono essere organizzate secondo un
ordine:
 Logico
esempio: chiedere prima il corso di studi e poi la professione
 Cronologico
esempio: chiedere prima le esperienze lavorative del passato e poi
quella attuale
 Con la “tecnica ad imbuto”
esempio: si fanno prima le domande più generali e poi si passa man
mano alle domande più specifiche
L’organizzazione del questionario
La formulazione delle domande può esercitare un’enorme
influenza sulle risposte ricevute, quindi esse devono
essere il più possibile:
 Chiare e semplici: cioè adatte al livello linguistico degli
intervistati
 Abbastanza brevi per non stancare l’intervistato
 Non ridondanti per evitare ripetizioni
Il questionario va sempre pretestato
Pre-testare il questionario
• Selezionare un gruppo ristretto di utenti e
testare il questionario
• Non ricorrere ad amici e parenti
• Richiedere commenti e giudizi agli
intervistati sui vari aspetti della
formulazione del questionario
• Registrare/annotare le reazioni degli
intervistati sia al questionario nel suo insieme
che alle singole domande
L’attendibilità
Uno strumento di misura è attendibile se, applicato allo stesso
fenomeno produce sempre gli stessi risultati.
Metodi di misurazione dell’Attendibilità
• Test-retest si intervista lo stesso soggetto più volte
Quanto tempo si fa passare tra una somministrazione e
un’altra?
•Metodo della divisione a metà
Si costruisce una scala con il doppio degli items necessari e si
dividono in due gruppi. Correlando i punteggi si misura l’Attend.
I due gruppi di items misurano lo stesso concetto?
L’attendibilità
Uno strumento di misura è attendibile se, applicato allo stesso
fenomeno produce sempre gli stessi risultati.
Metodi di misurazione dell’Attendibilità
•Metodo dell’attendibilità a forma multipla
Si usano due strumenti diversi rispetto allo stesso concetto e si
somministrano allo stesso gruppo di soggetti, nella stessa
occasione
La validità
Riguarda la capacità di ottenere differenze di punteggio che
riflettono autentiche differenze tra gli individui rispetto alle
caratteristiche misurate
Validità interna: Verifica se la dimensione del concetto da
analizzare è adeguatamente rappresentata dagli indicatori
Verifica la correttezza della concettualizzazione, vale a dire:
1. Che la definizione nominale sia corretta cioè che i predicati si
riferiscano a caratteristiche osservabili empiricamente
2. Che la definizione operativa indichi adeguatamente i referenti
empirici che rendano possibile la rilevazione del concetto
La validità
Validità esterna: Verifica che la definizione operativa
sia in grado di definire delle relazioni significative fra
concetto e referente
Consente di individuare tecniche di rilevazione
adeguate
Riguarda gli strumenti di rilevazione vera e propria
Metodi di verifica della validità
•
Validità autoevidente (o a vista, o convalida per contenuto, o
convalida logica)
Riguarda la V.I. e non ricorre a prove empiriche
•
Validità mediante criterio (o convalida pragmatica)
Riguarda la V.E. e fa ricorso a prove empiriche
Es.: Metodo dei gruppi noti ( per i loro opposti atteggiamenti)
•
Validità per costruzione
Riguarda la V.I. e la V.E. e fa riferimento a prove empiriche
Metodi di verifica della validità
Validità autoevidente
Validità mediante criterio
Livello concettuale
X1
Livello empirico
X’1
Livello concettuale
Livello empirico
X1
X’1
X’’1
Metodi di verifica della validità
Validità per costruzione
Livello concettuale
X1
X2
Livello empirico
X’1
X'2
oppure
X’’1
Le Interviste
 Tipologie di interviste:
 Standardizzate
 Semi-standardizzate
 Non standardizzate
Tecniche di ricerca e direttività
Intervista con
Questionario
Intervista
libera
Storie
di vita
---MAX-------------------------------------------------------MIN----
Colloquio
in profondità
Focus
group
Rapporto intervistato/intervistatore
Tecniche qualitative
 Focus Group
Metodi non strutturati
flessibili e vengono utilizzati principalmente per:
determinare come il cittadino definisce la qualità
identificare i servizi da migliorare
capire le aspettative e le esigenze fondamentali del cliente di un
servizio
monitorare in via informale la valutazione del servizio fornito
Metodi strutturati
metodologia rigorosamente quantitativa e si rifanno ai protocolli
tradizionali della ricerca relativi alla raccolta e all’analisi dei dati
il questionario
FOCUS GROUP
E’ una tecnica di rilevazione qualitativa per la ricerca sociale,
basata sulla discussione e il confronto all’interno di un
piccolo gruppo di persone, alla presenza di uno o piu’
moderatori, focalizzata su un argomento specifico, proposto
dal moderatore e analizzato in profondità.
IL FOCUS GROUP
Con questa tecnica si osservano i processi di
COSTRUZIONE DEL CONSENSO all’interno di un
gruppo: come i soggetti esprimono la propria posizione;
difendono la propria diversità; identificano le
somiglianze/differenze tra le diverse posizioni;
costruiscono un’opinione in merito al tema in studio.
Elementi peculiari del Focus Group
Discussione
Confronto
Focalizzazione su uno specifico argomento
Confronto
Avviene attraverso :
Domande reciproche
Richieste di chiarimenti
Richieste di approfondimenti
Messa in discussione delle opinioni espresse
Messa in evidenza dei punti deboli delle argomentazioni
Unità di analisi del Focus Group
GRUPPO E NON I SOGGETTI
OGGETTO DELLA RILEVAZIONE
INTERAZIONE TRA I PARTECIPANTI
La centralità dell’interazione tra i partecipanti attraverso la
discussione è ciò che distingue il focus group da altre tecniche di
gruppo
Focus Group
≠
Intervista di gruppo, Brainstorming
Intervista di gruppo
Rilevazione basata sulle risposte dei singoli partecipanti alle domande
poste dall’ intervistatore
A
I
B
C
Brainstorming
Utilizzato per lo sviluppo della creatività e la produzione di nuove idee su
certi argomenti si basa sulla implementazione delle idee attraverso
associazioni e collegamenti, non richiede la presenza di un moderatore e
in esso viene scoraggiato la messa in discussione delle idee espresse dai
partecipanti
IL FOCUS GROUP
E’ UNA DISCUSSIONE DI GRUPPO
Le persone parlano
prevalentemente tra loro dei temi
che via via il moderatore pone
alla loro attenzione
LA CONDUZIONE
La discussione è condotta dal moderatore
coadiuvato da un altro osservatore/i che si occupa
principalmente della rilevazione dei
comportamenti non verbali e dell’interazione fra
i membri del gruppo chiamati a esporre e
confrontare le loro opinioni sul tema proposto..
IL FOCUS GROUP
Forme e modi del focus group
Differenze sulla base
a) della composizione dei gruppi
b) delle modalità di conduzione della discussione.
IL FOCUS GROUP
a) La composizione dei gruppi
Differenti gradi di omogeneità delle persone interpellate e
diversità nel tipo di relazioni sociali che lega gli uni agli altri
prima della conduzione dello studio: estraneità o conoscenza
reciproca.
IL FOCUS GROUP
Forma canonica (Morgan)
Costituzione di gruppi omogenei, che hanno un’esperienza affine
rispetto al tema in discussione.
Facilita la discussione
Costituiti da persone reciprocamente estranee, guidate da un
moderatore estraneo
offre garanzie di anonimato,
facilita l’apertura.
IL FOCUS GROUP
b) La forma della conduzione
Ruolo ricoperto dal moderatore (analogia con la distinzione tra
intervista libera e intervista strutturata)
•Gruppo autogestito: il moderatore si limita a porgere il tema per
osservare in disparte l’andamento della discussione
•Gruppo condotto seguendo un percorso scandito da
sollecitazioni e domande, ben definito nei tempi e nei modi.
IL FOCUS GROUP
IL GRUPPO AUTOGESTITO
Forma appropriata quando l’intento è prevalentemente
esplorativo; per lo studio di aspetti formali ( come e chi prende
prende posizione…)
IL FOCUS GROUP
IL GRUPPO CON CONDUZIONE
Forma appropriata quando la domanda di ricerca ha un sufficiente
grado di specificazione e il confronto tra i soggetti è decisivo per
l’analisi e l’interpretazione dei materiali raccolti.
IL FOCUS GROUP
FORME COMBINATE
All’interno di un medesimo studio è possibile combinare le due
forme di conduzione. Si può aprire il ciclo dei gruppi di
discussione con la forma autogestita per decidere le priorità che
orientano la discussione. E’ poi possibile programmare una serie
di focus strutturate per la discussione degli aspetti del tema che
sono emersi
IL FOCUS GROUP
LA NUMEROSITA’ ( tra sei e dieci componenti)
Il gruppo deve essere grande quanto basta per
consentire una gamma sufficientemente ampia di
opinioni da mettere a confronto e sufficientemente
piccolo da consentire di esprimere la propria
opinione.
Gruppi troppo piccoli pregiudicano la discussione nel
caso che una persona monopolizzi la conduzione o
per la presenza di un soggetto per nulla o poco
cooperativo.
IL FOCUS GROUP
LA NUMEROSITA’
Gruppi troppo numerosi rendono la conduzione
difficoltosa per la possibilità che il gruppo si
frammenti in due o più sotto-unità e costringa il
moderatore a una conduzione molto rigida.
IL FOCUS GROUP
LA TRACCIA
opzioni
 Lista di domande da sottoporre in un determinato
ordine.
 Conduzione guidata da scaletta che raccoglie i
principali temi, senza prefigurare l’ordine né le
modalità.
IL FOCUS GROUP
GLI STIMOLI ALLA DISCUSSIONE
 Occorre definirli con particolare cura.
 Il gruppo può essere sollecitato con domande ma
anche mostrando una immagine, proiettando una
diapositiva o un breve filmato.
 Contenuti nel numero: non più di una dozzina.
 Domande: norme di “buona tecnica”, le stesse
previste per l’inchiesta campionaria: brevità –
chiarezza – precisione.
IL FOCUS GROUP
GLI STIMOLI ALLA DISCUSSIONE
 Indirizzare verso le esperienze concrete e non su




questioni astratte.
PRESENTAZIONE del tema e del gruppo
Prime domande progettate in modo tale che ognuno
intervenga facilmente
Temi chiave
Chiusura con restituzione al gruppo di una sintesi
della discussione.
IL FOCUS GROUP
Predisporre un QUESTIONARIO per tratteggiare il
profilo dei soggetti
A conclusione del focus group si chiederà agli
interlocutori di compilare un breve questionario (una
decina di domande) indicando dati personali (età
titolo di studio, professione) e domande che il tema
della ricerca porta a ritenere rilevanti .
Il MODERATORE
Livello di conoscenza del tema
congruente con lo stile di conduzione
prescelto:
•Elevato se la conduzione è libera
•Medio se la conduzione si basa su
una lista serrata di domande.
Il LUOGO
Il più possibile neutro
Facilmente raggiungibile.
Che dia garanzia di una buona registrazione
Disposizione del gruppo a semicerchio o a ferro
di cavallo, in modo che tutti si vedano e
possano vedere il moderatore.
Tecniche statistiche
 Analisi monovariata
 Analisi multivariata
 Cfr. Marradi – La costruzione del dato
Come si fa ricerca qualitativa
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Metodologia della ricerca