Adolescenti e consumo. Atteggiamenti, orientamenti, valori EGIDIO RIVA Dipartimento di Sociologia Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con la collaborazione di LORENZO PEREGO Caritas Decanale di Monza Premessa La presente indagine si inserisce nel solco delle attività della Caritas Decanale di Monza, in particolare entro il percorso conoscitivo avviato alcuni anni orsono con la finalità di accompagnare l’intervento socio-assistenziale, dotandolo di chiavi di lettura più approfondite della società locale e dei fenomeni che la attraversano. Trattando del tema specifico dei consumi si lega altresì alla riflessione sulla cultura della sobrietà di cui la Chiesa si fa promotrice. L’intento che si propone è dunque quello di porsi quale prezioso strumento al servizio dell’attività pastorale, nonché quale occasione di riflessione e dibattito per l’intera comunità. Posta questa indispensabile premessa, è d’obbligo in apertura un sincero ringraziamento a quanti hanno consentito, con la loro disponibilità, la realizzazione e il successo dalla ricerca in esame. Ai dirigenti scolastici che hanno aderito al progetto di indagine, autorizzandone lo svolgimento entro gli istituti da loro diretti: ITIS Hensemberger; ITIS Mosè Bianchi; Liceo Classico Zucchi; Istituto Leone Dehon; Collegio Bianconi; Liceo Porta; Liceo Artistico Preziosissimo Sangue; Collegio Villoresi San Giuseppe; IPSIA Monza; IPSSCTAR Olivetti; ITC King di Muggiò. Ai docenti coinvolti, che hanno garantito la distribuzione e la restituzione dei questionari. Ai ragazzi e alle ragazze delle classi campionate, che hanno partecipato offrendo un interessante racconto di sé. A Giancarlo Rossi, per il supporto nell’inserimento dei dati. 1. Il disegno della ricerca In tempi in cui la crisi economica e occupazionale ha gettato luce sulla difficile sostenibilità degli schemi e dei comportamenti di consumo sinora adottati da una parte importante delle famiglie italiane, ha senso interrogarsi sui luoghi fisici e simbolici e sulle fasi della vita in cui questi stessi modelli si producono e riproducono. Entrano così in gioco, accanto alla disponibilità economica, ai desideri e alle aspettative individuali, i riferimenti educativi, gli agenti e le esperienze di socializzazione, la rilevanza e la peculiarità del tessuto socio-culturale di appartenenza. Fattori che, nel loro complesso, concorrono a definire e spiegare una cultura del consumo, che talvolta sconfina nel consumismo, i cui tratti fondamentali, così come interiorizzati dai singoli, si mostrano in modo evidente già a partire dalla prima adolescenza, la fase del corso di vita in cui i giovani acquisiscono un certo grado di indipendenza, decisionale ma non necessariamente economica, dalla famiglia di origine in quanto a possibilità di spesa e modalità di acquisto. In linea con queste considerazioni, si è ritenuto opportuno articolare un approfondimento specifico sugli adolescenti – in specie sugli studenti del terzo anno di corso delle scuole secondarie superiori e della formazione professionale – considerati in ipotesi alle prese con la definizione di orientamenti propri in materia di consumo. Orientamenti che si misurano inevitabilmente con una certa disponibilità di spesa, variabile in rapporto alle origini sociali, e, soprattutto, si confrontano con il complesso intreccio dei messaggi, talvolta ambivalenti, veicolati dai genitori e dagli educatori, dal gruppo dei pari, dai mezzi di comunicazione di massa. L’indagine, condotta nel terzo trimestre del 2008, si è caratterizzata per una finalità prevalentemente esplorativa. Ha indagato, in effetti, un tema piuttosto inedito nell’analisi sociologica, per di più scarsamente coperto dalle fonti statistiche ufficiali. Invero, mentre per un verso, l’interesse della sociologia si è sinora posato in via pressoché esclusiva sul rilievo del consumo, nelle sue diverse sfaccettature, quale espressione dei processi di individualizzazione così evidenti nell’attuale scenario societario e quale elemento dell’identità adulta ma non di quella giovanile, per un altro verso il sistema delle Indagini Multiscopo dell’Istat ha messo a tema prevalentemente i nuclei familiari, limitandosi a considerare in modo marginale le scelte dei più giovani, ovvero solo con riguardo agli aspetti del consumo legati alla cultura, socialità e al tempo libero. Di qui la volontà di individuare i riferimenti valoriali ed educativi che fanno da guida ai giovani adolescenti nelle personali scelte di acquisto e consumo, leggendone la differente valenza in rapporto a variabili sociali quali il genere, l’età, il tipo di scuola frequentato, l’area geografica di residenza, la classe sociale di appartenenza e la condizione familiare. A motivo delle risorse economiche a disposizione si è scelto di fare ricorso allo strumento del questionario autocompilato, il cui pregio principale è appunto quello di garantire la raccolta di una mole comunque considerevole di informazioni – pur nell’impossibilità di leggerle in profondità – con un elevato risparmio nei costi di rilevazione. Questo ha comportato, vista l’assenza di un intervistatore appositamente formato e in grado di supportare la fase di compilazione, la necessità di predisporre una batteria di domande quanto più possibile semplice e concisa, di modo da limitare al minimo gli errori e le mancate risposte dovute alla difficoltà dei rispondenti a interpretare i quesiti. I questionari sono stati distribuiti a un campione casuale di classi terze, (Ia liceo nel caso dell’indirizzo classico) di 11 istituti del territorio; in verità, il piano di indagine prevedeva il coinvolgimento di altri 2 istituti ma tra le scuole campionate si è purtroppo riscontrata l’indisponibilità da parte dei relativi dirigenti a partecipare allo studio. Tale imperfezione rispetto al campione ipotizzato non ha ad ogni modo fatto venire meno la significatività e la rilevanza conoscitiva dell’indagine. A tal proposito va poi ricordato che, per limitare il fenomeno dell’autoselezione, che avrebbe indebolito ulteriormente la rappresentatività del campione, si è chiesto ai docenti di riferimento di ciascuna classe campionata di assicurare la riconsegna di tutti i questionari distribuiti. Si è in questo modo riusciti a conseguire un tasso di restituzione elevato, pari all’85%. Il questionario impiegato nella rilevazione (vedi allegato) è di fatto suddiviso in quattro sezioni e si struttura in domande a riposta chiusa. Nella prima sezione le domande formulate riguardano la disponibilità economica e l’origine dei soldi di cui ciascun intervistato dispone. Nella seconda sezione sono invece indagate le intenzioni di risparmio. Nella terza vengono rilevati una serie di atteggiamenti in merito al comportamento di consumo e raccolte alcune valutazioni sulle persone che più si ritengono decisive nell’orientare gli acquisti; acquisti; vi è poi una serie di quesiti che intendono cogliere sentimenti e giugi dizi di natura valoriale, sulla famiglia, sulle amicizie e su altri aspetti rilevanti della vita sociale. Nell’ultima sezione, infine, si trovano domande relative alle proprietà sociografiche di base: quelle indiviindiv duali, tra cui il genere e l’anno di nascita; quelle familiari, quali la condizione professionale e coniugale dei genitori; quelle di contesto, in specie l’ampiezza del comune di residenza e, altro aspetto da noi considerato rato di interesse, la tipologia di istituto scolastico frequentato. 2. Il profilo degli intervistati 2.1 Le caratteristiche sociografiche Il campione dei rispondenti risulta composto da un totale di 789 persone,, con una leggera prevalenza di ragazze (52,7%). Trattandosi dii studenti del terzo anno delle scuole secondarie superiori o dei corsi della formazione mazione professionale, sono quasi per intero soggetti nati nel 1991 (22,9%) e nel 1992 (69,3%), dunque ormai prossimi al compicomp mento della maggiore età. età In quanto al comune di residenza (Figura ( 1), vi è una chiara prevalenza di persone che abitano a Monza (41,6%); un terzo circa (31,1%) risiede nei paesi si della provincia, specie in comuni di medie dimensioni (oltre 10 mila abitanti) e un quinto nei comuni con meno di 10 mila abitanti (20,8%). I soggetti restanti abitano nella prima fascia metropolitana. Figura 1 – Soggetti intervistati, inte per comune di residenza (% sul totale) Comune con meno 10 mila 20,8 Comune con più di 10 mila 31,1 6,5 Milano e cintura Monza 41,6 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 Secondo l’indirizzo di studi (Figura 2),, i liceali sono il gruppo maggioritario e rappresentano un quarto del totale (22,3%); seguono gli studenti degli istituti tecnici (29,0%), quelli delle scuole profesprofe sionali (20,6%). %). Rispetto all’effettivo scenario scolastico locale, locale a motivo di quanto prima commentato in proposito all’autoesclusione di due istituti, è evidente una sovrarappresentazione dell’indirizzo professionale, con conseguenti ricadute sull’intero profilo del camca pione in esame. Infine, circa c la tipologia di istituto frequentato, quasi due terzi risultano iscritti a scuole statali (72,2%) e il terzo rimanente rimanent a istituti privati. Figura 2 – Soggetti intervistati, secondo l’indirizzo di studio (% sul totale) Liceo scientifico e classico; 22,3 Professionale; 20,6 ITI; 10,7 Indirizzo linguistico artistico; 10,8 ITC; 18,3 Scienze sociali - SPP; 17,4 Figura 3 – Soggetti intervistati, secondo la condizione professionale del padre (% sul totale) 20,0 14,7 18,5 14,8 12,4 12,0 3,7 3,4 0,7 Le informazioni raccolte sulla condizione familiare liare rivelano che l’86,0% ha genitori coniugati e conviventi, il 6,9% separati e poco più del 7,0% divorziati. Ancora, prendendo in esame la situazione professionale del padre (Figura 3), intesa come proxy dello status socio-economico del nucleo familiare di appartenenza, circa due quinti degli intervistati (39,0%) sono figli della borghesia, ovvero di imprenditori (14,7%), liberi professionisti (12,4%) e dirigenti (12,0%); poco meno di un quinto di lavoratori autonomi e quadri aziendali; la quota rimanente della classe operaia (18,5%). Anche le madri sono di norma attive sul mercato del lavoro (77,1%) e in prevalenza risultano occupate nelle posizioni impiegatizie (44,5%). I figli di genitori entrambi disoccupati o inattivi rappresentano invece una quota residuale. 2.2 Ciò che più conta nella vita: persone, interessi e valori Il profilo degli studenti intervistati può essere meglio precisato prendendo in esame, accanto alle variabili socio-economiche e demografiche, i riferimenti – personali, relazionali, valoriali – ritenuti più importanti, così come colti dai quesiti posti nell’ultima sezione del questionario (Figura 4). La famiglia viene considerata come molto (87,4%) o abbastanza (10,4%) importante pressoché dalla totalità del campione, in modo trasversale al di là delle appartenenze sociali. Soltanto nel caso di genitori separati (81,1%) o divorziati (78,2%) si osserva una leggera flessione del dato. Sempre per restare alle persone considerate significative, alla famiglia seguono gli amici, che quasi l’intero spettro dei rispondenti, e in specie l’aggregato femminile, reputa molto (75,2%) o abbastanza (21,4%) importanti, e quindi il fidanzato o la fidanzata, il cui ruolo sembra più significativo tra le ragazze e i tra i figli di genitori divorziati. Tra gli aspetti e gli interessi cui viene riconosciuta maggiore importanza figura innanzitutto la volontà di divertirsi e godersi la vita, ritenuto un elemento molto rilevante da quasi due terzi del totale (62,8%), cui seguono la cura della salute (55,8%), il desiderio di successo e affermazione (51,0%), le attività sportive (39,9%). Su livelli decisamente più contenuti si trovano valori quali la solidarietà nei confronti degli altri, che viene indicata come molto importante da meno di un terzo dei rispondenti (31,1%), lo studio (25,6%), gli interessi culturali (15,7%), la fede (13,7%), l’impegno sociale (6,7%). Figura 4 – Quanto sono importanti nella tua vita? 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 Per nulla 50,0 Poco 40,0 Abbastanza 30,0 Molto 20,0 10,0 0,0 Famiglia Amici Divertirsi e Successo godersi la vita Solidarietà Studio Interessi culturali Fede Impegno nel sociale La disaggregazione di questi dati mostra che le ragazze attribuiattribu scono maggiore rilievo a valori di stampo altruistico quali l’impegno sociale e la solidarietà (41,1% vs. 19,8%) e alla fede, al pari dei sogso getti residenti nei comuni della Brianza e, tendenzialmente, ai figli della classe operaia e impiegatizia. Di contro, tra i ragazzi prevale l’ideale del el successo (56,2% vs. 46,2%), che è un obiettivo molto rir levante specie tra chi dispone di somme di denaro più elevate, tra chi è figlio di una classe sociale benestante, tra gli studenti delle scuole cattoliche (62,5% vs. 46,6%). Il desiderio di divertirsi divertirsi e godersela è invece trasversalmente considerato prioritario, anche se l’importanza che viene ad esso assegnata si riduce lievemente tra i figli di operai e impiegati e tra gli studenti delle scuole statali. 3. Consumo e consumismo 3.1 Il denaro a disposizione Il questionario si apre con la richiesta di una stima approssimativa delle somme di cui si dispone su base mensile per i consumi personaperson li (Tabella 1). Circa metà dei rispondenti dichiara di avere meno di 50 euro: più nello specifico più di un quarto (28,1%) di un ammontare di denaro compreso tra i 30 e i 50 euro e poco meno di un quinto di meno di 30 euro. Se, come era logico attendersi, la frequenza delle modalità di risposta associate alle disponibilità di denaro più elevate è su livelli mano a mano più bassi, non è comunque da trascurare il fatto che circa uno studente su dieci (10,1%) indica di avere a disposizione una cifra compresa tra 100 e 200 euro e poco meno di uno su quindici (5,8%) tra i 200 e 300 euro. Vi è poi la quota, comunque considerevole (15,1%), di quanti esprimono di poter disporre di denaro al bisogno, senza limiti di sorta. Posto che alcuni dei rispondenti potrebbero avere parzialmente travisato tale modalità di risposta, trascurando il peraltro chiaro riferimento all’assenza di un limite di spesa, il dato resta comunque indicativo di un certo grado di confidenza dei nostri intervistati con il denaro e di una propensione di fondo dei genitori a riconoscere ai figli anche somme il cui importo può talvolta essere consistente. Tabella 1 – Approssimativamente sapresti indicare quanti soldi hai a disposizione ogni mese per le tue spese personali? (valori % sul totale dei rispondenti) meno di 30 da 30 a 50 da 50 a 75 da 75 a 100 da 100 a 150 da 150 a 200 da 200 a 250 da 250 a 300 Quanti ne voglio/ne ho bisogno, senza limiti Totale Maschi 16,5 26,9 13,5 10,7 8,2 4,7 3,0 3,8 Femmine 20,5 29,0 12,9 7,6 5,1 2,4 1,7 3,2 Totale 18,6 28,0 13,2 9,0 6,6 3,5 2,3 3,5 12,6 100 17,6 100 15,2 100 Nella media sono i ragazzi a presentare la disponibilità di spesa più elevata, anche se sono le ragazze a indicare in misura maggiore la possibilità di accedere al denaro al bisogno e a richiesta (17,6% vs. 12,6%). Se poi scomponiamo questa informazione per ampiezza del comune di residenza non si notano sostanziali differenze tra i residenti dei piccoli o dei medi comuni della provincia; di contro i resi- denti di Monza sembrano caratterizzarsi, anche rispetto a chi risiede nei comuni della prima cintura metropolitana, per avere una possibilità di spesa più cospicua. Altre annotazioni interessanti giungono dall’incrocio di questi dati con la professione svolta dal padre, incrocio da cui si desume, in maniera non certo sorprendente, che i figli di dirigenti, imprenditori, liberi professionisti sono quelli che più accedono a somme di denaro elevate, nonché i soggetti che dichiarano in misura maggiore di disporre di denaro all’occorrenza. Infine, si coglie che forti sono le diversità a seconda della condizione coniugale dei genitori – con i figli di genitori separati e divorziati che accedono, in media a somme più consistenti – e a seconda della tipologia di istituto frequentato, con poco più della metà degli studenti delle scuole statali (51,7%) che ha tra le mani meno di 50 euro al mese e quasi due quinti degli iscritti alle scuole private che indicano una disponibilità di spesa superiore ai 150 euro. La Tabella 2 chiarisce come la disponibilità economica degli intervistati provenga per lo più dalle mance o paghette dei genitori e dei parenti (82,3%). La presenza di un reddito derivante dal lavoro, nelle sue diverse forme, mostra comunque percentuali discrete, se è vero che il 5,7% dichiara che i soldi a disposizione sono il risultato di una qualsiasi forma di attività lavorativa e quasi il 12,0% specifica di integrare tra di loro compensi da lavoro e mance di genitori e parenti. Le modalità di risposta sono alquanto diversificate per genere, con i maschi decisamente più socializzati al lavoro rispetto alle femmine: per un quarto dei primi le entrate mensili sono il risultato di un’attività lavorativa, talvolta combinata con quanto corrisposto da genitori e parenti, mentre solo una ragazza su dieci dichiara di legare almeno parte del denaro di cui è in possesso a forme di lavoro. In termini generali si osserva che al crescere dell’età aumenta la quota di quanti rispondono di trarre una parte del proprio reddito mensile dal lavoro; più nel dettaglio, sono di norma gli studenti degli istituti tecnici industriali (19,5%) e professionali (29,9%) a dichiarare la disponibilità di un compenso da lavoro, come pure i figli dei lavoratori in proprio (25,0%) e degli operai (18,5%), anche se nel complesso il lavoro risulta essere comunque un’esperienza trasversalmente caratterizzante le biografie degli intervistati, al di là della condizione sociale di origine. Differenze significative si osservano, in chiusura, tra quanti frequentano gli istituti privati e gli alunni delle scuole statali, con i primi decisamente meno interessati da esperienze lavorative in grado di produrre qualche forma di remunerazione (12,3%) rispetto ai secondi (19,6%). In termini generali, lo svolgimento di una qualsiasi attività lavorativa remunerata garantisce, come ovvio, un incremento della quantità di denaro a disposizione: in specie, mentre due terzi dei soggetti che derivano le proprie entrate dalle mance dispongono di meno di 100 euro su base mensile (72,2%), tale quota si riduce al 56,8% tra quanti lavorano (Tabella 3). Tabella 2 – I soldi che hai a disposizione provengono da: Lavoro Mancia Mancia e lavoro Sussidio Altro Totale Maschi 8,5 70,4 18,0 0,3 2,8 100 Femmine 3,1 81,9 6,8 0,7 7,5 100 Totale 5,6 76,6 12,0 0,5 5,3 100 Tabella 3 – Fonte e ammontare dei soldi a disposizione: meno di 50 euro tra 50 e 100 euro tra 100 e 200 euro tra 200 e 300 euro Al bisogno, senza limiti Totale Lavoro Mancia 38,6 18,2 13,6 20,5 50,2 21,9 10,0 4,6 Mancia e lavoro 35,9 32,6 9,8 6,5 9,1 13,3 100 100 Sussidio Altro Lavoro 50,0 25,0 - 25,0 10,0 10,0 5,0 46,5 22,4 10,2 5,7 15,2 25,0 50,0 15,2 100 100 100 100 L’accesso al denaro è comunque una consuetudine che interessa trasversalmente l’insieme dei rispondenti, specie sotto forma di corresponsione diretta da parte di genitori e parenti. Quasi nove ragazzi su dieci (85,7%) ricevono infatti denaro a mo’ di regalo; un quarto (26,4%), primariamente ragazze, come compenso per aver prestato forme di servizio in casa; un terzo circa in conseguenza di successi scolastici (30,4%) e circa uno su sette (12,7%) come premio per un buon comportamento. Scopo ulteriore del nostro approfondimento è quello di indagare le caratteristiche del consumo, con riguardo ai prodotti comperati e alle modalità di acquisto. I dati riportati nella Figura 5 indicano in primo luogo che per più di un quarto dei rispondenti (27,3%), la prima voce di spesa è rappresentata da capi di abbigliamento e calzatu- re. Ai posti successivi di questa graduatoria graduatoria figurano le spese sostesost nute per la ricarica del cellulare (17,6%) e per le cene fuori casa (12,6%); seguono eguono quindi i costi sostenuti per l’acquisto di altri beni (10,0%) – primariamente sigarette – e per le consumazioni alcoliche (8,3%).. Su livelli inferiori infer si attestano invece i consumi culturali e quelli per il benessere personale. Figura 5 – Come spendi i soldi a tua disposizione? Principalmente per: 27,4 17,7 12,7 10,4 8,3 4,2 4,0 3,5 3,4 2,6 2,5 1,6 0,9 0,4 0,3 Se estendiamo l’analisi alle prime tre voci di spesa, spesa, il quadro, ara ricchito nei dettagli, non sembra tuttavia modificarsi più di tanto: tanto guadagnano uadagnano rilevanza i regali a parenti e amici – che per il 16,7% degli intervistati figurano tra le tre prime voci di spesa – e scendono di contro le spese per l’acquisto altri beni. Forse però il dato più singolare è che la numerosità dei soggetti che indicano icano di impiegare i soldi a disposizione anche per scommesse e lotterie è la stessa di quanti dichiarano che tra le loro prime scelte di acquisto figurano i prodotti cosmetici e i profumi prof o le spese sostenute per l’ingresso in palestre e per l’esercizio di altre attività sportive. La prima voce di spesa risulta essere l’abbigliamento e le calzatucalzat re sia per i ragazzi (22,6%) che per le ragazze (22,6%). Se però si prendono in esame le riposte successive emerge una chiara differendiffere ziazione di genere. Invero, da un lato i ragazzi acquistano in prevaprev lenza altri beni (17,7%) oppure spendono per consumazioni alcoolialcool che (12,6%) e per pizze e cene fuori casa (12,3%); dall’altro lato le risposte oste delle ragazze si concentrano verso l’acquisto della ricarica del cellulare (24,1%) e le cene (13,1%). Figura 6 – Come spendi i soldi a tua disposizione? Principalmente per: Maschi Femmine 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 Tra gli altri fattori di differenziazione residuale è il rilievo assunto dall’età: in proposito l’unica diversità rilevabile è rappresentata dalla quota di intervistati che dichiara di spendere i soldi a disposizione principalmente per consumazioni alcooliche, quota che si rivela dopdo pia tra i nati nel 1991 (11,1%) rispetto a quanto registrato tra i nati del 1992 (6,2%). Lo stesso vale per la tipologia di scuola frequentata e per il comune di residenza. Se dunque nel complesso si coglie una omogeneità di fondo nelle scelte di consumo, consumo solo parzialmente ente intaccata dalla rilevanza della variabile di genere, vi è però da considerare che le scelte risentono anche dell’ammontare di denaro a disposizione. A tal riguardo, dalla disamina dei dati si scorge che al crescere della disponibilità econoecon mica aumentaa la quota di chi spende i soldi principalmente per l’acquisto di abbigliamento e calzature – su valori massimi (48,6%) tra quanti dispongono di una cifra compresa tra 200 e 300 euro – o per le consumazioni alcoliche e si azzera la percentuale di quanti fanno nno spese soprattutto per regali a parenti e amici o per attività sporspo tive. Viceversa, tra quanti dichiarano di avere mensilmente meno di 100 euro è più elevata la quota di rispondenti che rivela di spendere prevalentemente per la ricarica del cellulare e quindi per le cene fuori casa (Tabella 4). Tabella 4 – Come spendi i soldi a tua disposizione? Principalmente per: (% sul totale) Abbigliamento e calzature Ricarica del cellulare Cene, pizze fuori casa Altro Consumazioni alcooliche Libri, riviste, fumetti Concerti, cinema, teatri Cd, dvd, videogiochi Regali a parenti e amici Accessori Ingressi in discoteche e club Palestra e attività sportive Scommesse, enalotto, lotterie Cosmetici e profumi Trattamenti estetici Totale rispondenti meno di 50 euro 50-100 euro 100-200 euro 200-300 euro 24,0 21,5 12,9 9,2 7,1 5,8 4,0 4,6 4,6 1,8 0,6 24,1 15,2 15,9 11,0 7,6 3,4 3,4 3,4 4,8 3,4 3,4 28,8 16,7 12,1 16,7 16,7 1,5 1,5 4,5 48,6 2,9 8,6 11,4 14,3 5,7 5,7 2,9 Al bisogno, senza limiti 33,9 14,7 9,2 10,1 5,5 3,7 5,5 0,9 0,9 6,4 5,5 2,2 1,2 2,1 0,7 - - 1,8 0,9 0,3 325 0,7 0,7 145 1,5 66 35 0,9 109 3.2 Le intenzioni e i comportamenti di risparmio La seconda sezione del questionario si propone, come esplicitato in apertura, di verificare le intenzioni e i comportamenti di risparmio. In merito ai propositi, più di nove studenti su dieci dichiarano di pensare qualche volta (59,0%) o sempre (33,1%) a risparmiare dei soldi; tra quanti affermano di non pensare mai ad accantonare qualche somma, ve ne è una fetta, pari al 4,3% del totale dei rispondenti, che rivela una preferenza di fondo per la possibilità di godersi i soldi a disposizione. Sul versante dei comportamenti effettivi, l’88,2% riesce a risparmiare dei soldi e di questi poco meno di uno su cinque (17,0%) dichiara di riuscirci sempre. Alquanto interessante è l’approfondimento che si ricava dalla disaggregazione di queste stesse modalità di risposta. Sul versante dei propositi spicca, in primis, la caratterizzazione di genere, laddove si osserva che di norma sono le ragazze a mostrare una maggiore propensione al consumo (Tabella 5), testimoniata da una quota maggiore di risposte negative riguardo alla volontà di risparmiare dei soldi (4,1% vs. 2,7%) e da una maggiore frequenza delle risposte associate alla predilezione verso l’utilizzo per intero del denaro a disposizione (4,8% vs. 3,8%). È vero, in ogni caso, che indipendentemente dal genere, al crescere delle somme a disposizione si riduce la quota di quanti dichiarano di pensare a risparmiare dei soldi e, viceversa, aumenta la consistenza numerica dei soggetti che rivelano di preferire il godimento delle somme a disposizione (Tabella 6) . Tabella 5 – Pensi qualche volta a risparmiare dei soldi? (% sul totale) Si, sempre Si, a volte No No, preferisco godermi i soldi Totale Maschi 35,4 58,0 2,7 3,8 100 Femmine 30,8 60,2 4,1 4,8 100 Totale 33,0 59,2 3,5 4,4 100 Tabella 6 – Pensi qualche volta a risparmiare dei soldi? (% sul totale) Si, sempre Si, a volte No No, preferisco godermi i soldi Totale meno di 50 euro tra 50 e 100 euro tra 100 e 200 euro tra 200 e 300 euro 39,6 55,2 1,9 3,3 34,3 60,5 2,3 2,9 21,5 68,4 6,3 3,8 18,2 65,9 4,5 11,4 Al bisogno, senza limiti 23,7 60,2 8,5 7,6 100 100 100 100 100 Mentre non emergono differenze sostanziali a seconda dell’anno di nascita, altra variabile che interviene a diversificare i modelli di condotta è l’ampiezza del comune di residenza: in particolare si nota, di nuovo, la peculiarità degli studenti che abitano a Monza, tra i quali si registra la quota più elevata tanto di soggetti che non pensano a risparmiare (5,0%) quanto di persone che preferiscono godersi i soldi a disposizione (5,0%). Se passiamo poi ad analizzare la condizione familiare, si osserva chiaramente che al crescere dello status socio- economico della famiglia le intenzioni di risparmio diventano meno abituali e aumenta, di contro, la volontà di spendere. Infine, in quanto alla tipologia di istituto frequentato, gli studenti delle scuole private mostrano una più spiccata inclinazione al consumo e, conseguentemente, una più contenuta attenzione al risparmio. Date queste indicazioni, qual è il profilo dello studente che riesce a risparmiare dei soldi? I dati raccolti mettono in luce che si tratta di un comportamento più frequente tra i maschi, specie in forma usuale (21,3% vs. 13,2%); tra i residenti nei comuni della prima cintura metropolitana e quindi nei medi comuni della provincia; tra i figli di operai e impiegati; tra gli alunni delle scuole statali. Il riscontro forse più interessante è però che di norma riescono a risparmiare con maggiore frequenza quanti dispongono delle somme di denaro meno elevate: la quota di quanti dichiarano di non riuscire mai ad accantonare dei soldi è infatti pari al 7,9% del totale tra quanti dispongono di meno di 50 euro mensili e sale progressivamente, fino a raggiungere il valore massimo (21,4%) nella fascia di chi possiede tra i 200 e 300 euro (Tabella 7). Vi è infine da sottolineare una certa consequenzialità tra intenzioni e condotte effettive, in quanto i dati rivelano che nella media chi pensa a risparmiare riesce concretamente a tradurre questa sua intenzione in realtà. Tabella 7 – Riesci a risparmiare dei soldi? (% sul totale) Si, sempre Si, a volte No, mai Totale meno di 50 euro 20,4 71,7 7,9 100 tra 50 e 100 euro 17,6 69,4 12,9 100 tra 100 e 200 euro 6,6 77,6 15,8 100 tra 200 e 300 euro 11,9 66,7 21,4 100 Al bisogno, senza limiti 14,8 68,7 16,5 100 Bisogna però tenere conto di un altro elemento: anche chi dichiara di pensare al risparmio e di riuscire effettivamente a mettere da parte del denaro, con quale modalità lo fa? Se osserviamo la Tabella 8, ci rendiamo conto del fatto che la quota maggiore dei risparmi viene tenuta in casa, in vista di spese future (73,3%). Si tratta perciò di un risparmio fittizio, se così possiamo dire, poiché solo una parte relativamente esigua del denaro non speso va a finire in banca o su libretti di risparmio (15,1%). In aggiunta a ciò, per sottolineare la generale autonomia dei rispondenti rispetto ai genitori, possiamo notare che solo il 3,6% di loro consegna il denaro risparmiato alla famiglia. Tabella 8 – Se riesci a risparmiare dei soldi come li utilizzi? Frequenza Li deposito sul c/c o sul libretto postale Li tengo a casa per spese future Li utilizzo per ricaricare bancomat/prepagata Li consegno ai genitori Altro Totale 112 543 27 27 32 741 Percentuale valida 15,1 73,3 3,6 3,6 4,3 100 3.3 Orientamenti e atteggiamenti verso il consumo Nella terza sezione viene richiesto agli intervistati di esprimere il proprio grado di identificazione rispetto a una serie di affermazioni che riguardano i criteri, le modalità, gli stili di consumo. La batteria di domande si apre con l’approfondimento degli orientamenti di fondo (Tabella 9). Il quadro che in proposito prende forma rivela una sostanziale spaccatura del campione in due aggregati, identificati in base all’ammontare di denaro a disposizione, all’appartenenza di classe, alla condizione coniugale dei genitori. Da un lato, infatti, i giovani con la disponibilità economica più contenuta, quanti hanno genitori operai o impiegati, molto spesso anche i figli di coppie separate o divorziate si dichiarano maggiormente attenti al risparmio, anche in rapporto a una disponibilità economica che viene ritenuta pari allo stretto necessario e per di più insufficiente rispetto alla reale volontà di spesa. Dall’altro lato i figli delle classi più agiate, i soggetti che hanno a disposizione più di 100 euro su base mensile, i frequentanti le scuole private si rivelano maggiormente propensi a concedersi degli sfizi. Nell’insieme, al di là delle differenze sociali, appena poco più della metà del campione ritiene di essere abbastanza (47,4%) o molto (10,4%) attento a quello che spende e quindi preferire il risparmio; un quinto del totale dichiara di concedersi spesso degli sfizi (19,1%); due su cinque vorrebbero spendere di più senza tuttavia poterselo permettere. Quale sia il posto del consumo per l’identità individuale è un’informazione che può essere desunta dalle domande successive. “Fare acquisti è un modo per evadere dalla realtà di tutti i giorni” è un’affermazione che trova il consenso sostanziale di poco meno di un terzo del campione (29,3%), in specie tra i soggetti con risorse, economiche e sociali, più elevate. Forte è inoltre la differenza di genere, con le ragazze che dichiarano con maggiore frequenza di trovare nel comportamento di consumo un diversivo e un’occasione di svago (40,4% vs. 16,9%). Una percentuale ancora più elevata, pari al 38,2%, ama dedicare il tempo libero allo shopping, un orientamento che è prevalente tra gli stessi aggregati, ovvero tra chi dispone delle somme più sostanziose, tra i figli di dirigenti, professionisti e imprenditori come pure tra le ragazze e gli studenti delle scuole private. Da ultimo, sempre gli stessi studenti sono quelli che più dichiarano di amare spendere, anche più di quello che possono permettersi. Tabella 9 – Quanto ti riconosci nelle seguenti affermazioni?(% sul totale) Sono attento e preferisco risparmiare A volte mi concedo degli sfizi Vorrei spendere di più ma non me lo posso permettere Non ho molti soldi e spendo solo lo stretto necessario Fare acquisti è un modo di evadere dalla realtà di tutti i giorni Amo dedicare il tempo libero allo shopping Mi piace spendere, anche di più di quello che posso permettermi Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale 7,1 1,0 34,8 21,9 47,3 57,9 10,7 19,2 100 100 26,4 33,2 22,8 17,5 100 29,7 38,1 20,7 11,5 100 48,8 21,6 19,2 10,3 100 33,8 27,7 21,4 17,1 100 54,5 25,8 12,5 7,2 100 Per passare ai criteri di scelta che guidano gli acquisti (Tabella 10), più di otto studenti su dieci si orientano verso ciò che serve, ciò che è ritenuto necessario; questo soprattutto in presenza di una disponibilità di spesa contenuta. In effetti, al crescere delle possibilità economiche, nonché al crescere della classe sociale di appartenenza, diminuisce la percentuale di chi dichiara di limitarsi solo all’acquisto dello stretto necessario, con una lieve prevalenza del dato tra le ragazze. La convenienza di un acquisto in termini di prezzo incide sulle scelte dei due terzi del campione, anche se riguarda in modo più evidente chi ha meno soldi. Lo stesso si può dire con riguardo agli sconti che sono un criterio rilevante (70,7%) trasversalmente al campione, con punte più elevate nelle fasce meno abbienti e tra gli studenti delle scuole statali che sembrano più attenti di quelli delle private al fattore costo. Il tutto in pieno accordo con quanto prima commentato. Tabella 10 – Quanto ti riconosci nelle seguenti affermazioni?(% sul totale) Acquisti una cosa che Per nulla Poco Abbastanza Molto Totale ti serve, è necessaria è conveniente, in termini di prezzo è di qualità è bella esteticamente è alla moda è di marca è in sconto, in saldo è prodotta da un’azienda socialmente responsabile 2,7 3,8 1,3 1,5 12,5 25,7 3,9 14,8 17,7 13,3 10,8 25,8 31,1 25,4 50,6 51,0 50,2 42,6 41,1 32,2 43,3 31,8 27,4 35,2 45,1 20,6 10,9 27,4 100 100 100 100 100 100 100 37,6 39,7 18,3 4,4 100 Sul versante delle differenze di genere, che sembrano di fatto sfumare, queste si colgono con riguardo a criteri quali la qualità percepita, la bellezza estetica, la marca, la moda. In particolare i ragazzi sembrano essere maggiormente interessati alla qualità del prodotto mentre il fatto che si tratti di un oggetto bello esteticamente e alla moda attrae invece di più le ragazze. Ad ogni buon conto, i principali fattori di differenziazione rimangono la quantità di soldi a disposizione, l’origine sociale, la frequenza ad un istituto privato; fattori che spiegano la predilezione verso acquisti che, sulla base dei parametri citati, sono certamente più costosi. Singolare il dato riguardante gli oggetti di marca, i quali non sembrano riscuotere il gradimento che forse ci si aspettava: solo il 10,2% delle ragazze e l’11,9% dei ragazzi vi presta interesse, anche se comunque questa attenzione è sempre correlata positivamente soprattutto con una più consistente disponibilità economica. Ancor minore è l’interesse verso beni prodotti da aziende socialmente responsabili, che riguarda in qualche misura meno di un quarto del campione, prevalentemente i soggetti con minore disponibilità di spesa. Altro aspetto che si è inteso verificare è la funzione di controllo esercitata dai genitori sugli acquisti compiuti dai figli, tanto in termini di richieste di giustificazioni sulle somme spese quanto di consigli dispensati in proposito ai criteri di scelta da adottare. In merito al primo punto prevale un controllo occasionale (35,8%) rispetto ad una supervisione continua (22,8%), indipendentemente dalla condizione coniugale. Un controllo che si esercita con frequenza maggiore per le spese più immediatamente “visibili”, quali quelle per l’abbigliamento, che non per quelle più considerevoli. Accanto a questo, ciò che più conta mettere in risalto è, tuttavia, il fatto che all’aumentare della disponibilità economica, le spese risultano via via meno controllate: chi ha più soldi, sembra dunque anche più libero di spenderli come meglio crede. Tabella 11 - I tuoi genitori controllano il modo in cui spendi i soldi, ti chiedono come li spendi?(% sul totale) Sempre Occasionalmente A volte, specie per abbigliamento A volte, per acquisti costosi Mai Totale meno di 50 euro tra 50 e 100 euro tra 100 e 200 euro tra 200 e 300 euro Totale 25,0 27,3 Al bisogno, senza limiti 22,9 31,4 23,7 35,8 24,3 41,6 14,1 33,3 22,0 19,1 28,2 18,2 16,1 20,9 4,4 14,0 100 3,5 11,6 100 11,5 12,8 100 15,9 13,6 100 11,9 17,8 100 6,7 13,9 100 22,8 35,7 Per quanto concerne il secondo punto in discussione meno di un sesto degli intervistati (15,6%) indica di ricevere costantemente indicazioni sulle modalità di spesa, vale a dire su cosa acquistare e quanto spendere; di contro, quasi un quinto del totale (18,8%) non sembra ricevere alcun suggerimento da parte dei genitori. Tabella 12 – I tuoi genitori ti danno indicazioni su come spendere i soldi (cosa acquistare, quanto spendere)? Frequenza Sempre Occasionalmente 121 220 Percentuale valida 15,5 28,1 A volte, specie per abbigliamento A volte, per acquisti costosi Mai 125 170 146 16,0 21,7 18,7 Totale 782 100 I genitori sono comunque coloro i quali hanno la maggiore influenza sul modo di spendere dei ragazzi, cioè su quanto spendere e con quali criteri (64,8% delle risposte); segue, a considerevole distanza, il gruppo dei pari (12,5%) e una presunta completa autonomia di scelta, nascosta sotto la voce “altro” (10,8%) e particolarmente frequente tra i figli di genitori divorziati. Mette poi contro rilevare comee le altre figure educative,, ovvero i nonni, gli insegnanti o gli animatoanimat ri/catechisti, sembrino avere un’influenza un’ pressoché nulla sulle modalità di consumoo degli studenti intervistati: intervistati nell’insieme, infatti, solo il 2% del totale cita una di queste figure come il principale riferimenriferime to. Figura 7 – Chi ha più influenza sul modo in cui spendi (quanto spendere, quali cricr teri)? 70,0 64,8 60,0 50,0 40,0 30,0 12,4 20,0 10,8 5,7 4,2 Fidanzato/a Fratelli 10,0 0,8 0,8 0,4 Nonni Insegnanti Educatori 0,0 Genitori Amici Altro Figura 8 – Chi ha più influenza su quello che acquisti? 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 43,2 22,0 11,5 Genitori Amici Altro 8,7 Fidanzato/a 6,6 Fratelli 3,8 Idoli musicali, sportivi, della TV 3,5 Pubblicità 0,4 Nonni 0,3 0,1 Insegnanti Educatori Sul versante delle scelte di cosa acquistare (Figura 8) permane il rilievo delle figure genitoriali, la cui importanza sembra tuttavia conco trarsi (43,2%) in favore degli amici, indicati come i soggetti più ascoltati da circa un quarto del campione (22,0%) e, nuovamente, di una supposta autonomia (11,5%). Le uniche differenze di genere rilevabili riguardano il peso del/lla fidanzato/a, più influente per i ragazzi che non per le ragazze. Da ultimo, se allarghiamo lo sguardo alle prime tre figure in ordine di importanza non si osservano cambiamenti di rilievo. Genitori e amici rimangono le persone considerate più influenti; guadagnano spazio soprattutto i fratelli. Educatori e insegnanti confermano invece il proprio peso residuale, sia in proposito alle modalità che alle scelte di consumo, mentre i nonni vengono citati, da un quinto del campione, principalmente come importante supporto per le decisioni di quanto spendere e sui criteri da adottare. 4. Riflessioni conclusive. I modelli di consumo dei giovani tra responsabilità e deresponsabilizzazione Come già ricordato in apertura, la ricerca commentata in queste pagine presenta un carattere prevalentemente esplorativo, poiché è tra le prime a battere la pista di indagine del consumo degli adolescenti. In quanto tale, accanto all’intrinseca finalità conoscitiva, essa si pone l’obiettivo di aprire la strada ad ulteriori percorsi di studio, che approfondiscano con più dovizia di particolari alcune delle questioni su cui essa ha contribuito a gettare luce. Orbene, quali sono i principali spunti conoscitivi e di riflessione sui quali l’indagine della Caritas invita a procedere? A mio parere se ne possono rintracciare almeno due, che chiamano in causa per un verso i ragazzi e i loro modelli valoriali e culturali e per un altro verso le figure educative, in primis, ma non solo, i genitori. In quanto ai ragazzi e alle ragazze del campione in esame, le domande formulate consentono innanzitutto di tratteggiarne un profilo piuttosto chiaro e definito, non solo in merito all’argomento specifico dei consumi. In effetti, dalla disamina delle informazioni raccolte dalla sezione del questionario inerente ciò cui più viene attribuita importanza nella vita, si colgono adolescenti abbastanza ripiegati sulla cerchia sociale più intima – quella costituita da genitori e amici o fidanzati/e – e meno propensi all’attribuire alla relazione con l’altro, inteso come colui con il quale non esiste un “naturale” legame affettivo e di conoscenza reciproca, una dimensione morale, di attenzione e responsabilità. Il tutto con la conseguenza che diventa alquanto difficoltoso porre in essere una condotta innervata dall’impegno sociale. Questi elementi, di individualismo e tendenziale chiusura, che per certi versi sono tipici dell’età adolescenziale, vengono ad ogni modo accentuati dal confronto con i riferimenti culturali oggi prevalenti. Ne scaturisce un quadro in cui i valori e gli obiettivi di autorealizzazione – intesa però come grado di successo conseguito – e soprattutto la volontà di godersi la vita si associano a un evidente appiattimento verso il presente, a un sostanziale restringimento dell’orizzonte di progettualità e di azione. Di questi tratti si trova traccia visibile nelle scelte e nei modelli di consumo, laddove si coglie con chiarezza che gli elementi maggiormente determinanti sembrano essere la disponibilità di spesa più che i rapporti educativi, la condizione sociale più che il tipo di scuola o l’indirizzo di studi frequentati. Quello che ne consegue è un consumo a due volti, peraltro tra di loro strettamente connessi, quasi fossero due facce di una stessa medaglia. Da un lato vi è un consumo sostanzialmente edonistico, tipico di quanti hanno più soldi a disposizione per le proprie spese personali, generalmente in ragione dell’origine sociale. Un consumo che diventa l’occasione per togliersi degli sfizi; per divertirsi; per acquistare prodotti esteticamente apprezzabili, ricercati, alla moda e che pertanto si vorrebbe fosse un’esperienza quanto più duratura possibile, talvolta anche a costo di spendere più di quello che ci si può permettere. Dall’altro lato vi è un consumo più parco e consapevole, che tuttavia sembra esserlo non per scelta o per convinzione, ma per necessità. Una sorta, quindi, di consumo forzatamente consapevole, determinato non dalle intenzioni e dalla volontà ma da possibilità di spesa sicuramente più basse e che si traduce in una maggiore attenzione al risparmio nonché alle necessità, più che al piacere. Sulla scorta di queste considerazioni pare dunque di poter concludere che il valore, simbolico e soprattutto materiale, assegnato al denaro e ai consumi sembra prodursi nel rapporto diretto con il denaro stesso e con la conseguenze possibilità di accedere, in misura variabile, ai beni disponibili sul mercato, in un percorso di crescita e maturazione personale in cui la consapevolezza delle proprie scelte e della loro valenza pare costruirsi primariamente attraverso l’esperienza diretta, dunque con poche mediazioni di carattere educativo. Ciò chiama indubbiamente in causa il rapporto con le persone di riferimento esperito dai ragazzi e l’impatto che questo esercita sulle loro scelte, di consumo ma anche, più in generale, di vita. In merito alle figure educative e al loro ruolo di indirizzo dei consumi giovanili sembra porsi in evidenza una tendenziale responsabi- lizzazione nei confronti dei ragazzi, ben comprovata da un controllo che non si può certo definire serrato sul modo in cui i soldi a disposizione vengono impiegati. Come visto, infatti, meno di un quarto degli intervistati dichiara di avere dei genitori che verificano sempre le spese effettuate; più spesso questa funzione di controllo è occasionale e per una quota discreta del campione non viene mai esercitata, come se appunto padri e madri riconoscessero ai figli un cospicuo margine di autonomia. In aggiunta, un altro elemento che colpisce è che i genitori non sembrano fornire su base continuativa indicazioni sui criteri da adottare – come spendere il denaro e quali prodotti acquistare – quasi che tale aspetto non entrasse, o perlomeno non fosse percepito dai ragazzi come presente, nel rapporto educativo quotidiano con i genitori e tantomeno con le altre figure educative, il cui rilievo pare decisamente trascurabile. E ciò si accentua al crescere delle somme in possesso dei ragazzi e tra quanti dichiarano di svolgere una qualche attività lavorativa, rendendosi dunque anche economicamente indipendenti dai familiari. Questo suggerisce che a fianco della responsabilizzazione dei figli potrebbero dunque rintracciarsi tra i genitori (ma più in generale tra le figure educative) segni di una deresponsabilizzazione nei riguardi dei propri compiti educativi in materia di consumo; una deresponsabilizzazione che incide, è questo è evidente, sui comportamenti rilevati, dando talvolta vita nei giovani a fenomeni di deresponsabilizzazione del consumo, di cui l’esempio più chiaro è dato dal fatto che più di un maschio su dieci rivela di spendere i soldi principalmente in consumazioni alcooliche. Per contro, laddove il controllo e il consiglio dei genitori diventa più abituale, e al di là della minore o maggiore disponibilità di spesa, i modelli di consumo si fanno maggiormente misurati e, soprattutto, consapevoli. Si tratta, nell’insieme, di tracce di dinamiche sociali che l’indagine sugli studenti monzesi coglie e che allo stesso tempo invita ad approfondire, vista la rilevanza che assumono. Di qui l’auspicio che si trovino occasioni ulteriori, di ricerca e di dibattito, per procedere ulteriormente nella loro conoscenza. Allegato: Questionario di rilevazione 1. Approssimativamente sapresti indicare quanti soldi hai a disposizione ogni mese per le tue spese personali: (indicare una sola risposta) meno di 30 euro 1 da 30 a 50 euro 2 da 50 a 75 euro 3 da 75 a 100 euro 4 da 100 a 150 euro 5 da 150 a 200 euro 6 da 200 a 250 euro 7 da 250 a 300 euro 8 quanti ne voglio/ne ho bisogno, senza limiti 9 2. I soldi che hai a disposizione provengono da: (indicare una sola risposta) compenso da lavoro o lavoretti mancia/paga da genitori e/o parenti in parte dal lavoro e in parte da genitori e/o parenti sussidio (borsa di studio, sussidio sociale, etc..) Altro (indicare…………………………………………) 1 2 3 4 5 3. Di solito ricevi soldi dai tuoi genitori/parenti nelle seguenti occasioni? (è possibile indicare più di una risposta) come regalo di compleanno o di Natale 1 quando faccio qualche lavoretto in casa 2 quando ottengo la promozione a scuola 3 quando prendo un bel voto 4 come premio per essermi comportato bene 5 4. Come spendi i soldi a tua disposizione? Principalmente per: (indicare tre risposte, numerandole per importanza: 1; 2; 3) a. la ricarica del cellulare b. abbigliamento e calzature c. accessori (orecchini, braccialetti, borse,..) d. regali a parenti e amici e. cosmetici e profumi f. cd/dvd/videogiochi g. droghe e sostanze affini h. trattamenti estetici i. scommesse, enalotto, lotterie l. cene/pizze fuori casa m. ingressi a concerti, cinema, teatri n. consumazioni alcooliche in locali (pub, discoteche,..) o. palestre e attività sportive p. libri, riviste, fumetti q. altro (indicare……………………………………………) 5. Pensi qualche volta a risparmiare dei soldi? (indicare una sola risposta) si, sempre si, a volte no no, preferisco godermi i soldi più che risparmiare (In caso di risposta negativa passare alla domanda n.7) 6. Riesci a risparmiare dei soldi? (indicare una sola risposta) si, sempre si, a volte no, mai 7. Se riesci a risparmiare dei soldi come li utilizzi generalmente: (indicare una sola risposta) li deposito sul conto corrente oppure sul libretto postale li tengo a casa, pronti per spese future li utilizzo per ricaricare la mia carta bancomat prepagata li consegno ai miei genitori altro (indicare…………………………………………) 1 2 3 4 5 8. Quanto ti riconosci nelle seguenti affermazioni? (indicare una sola risposta per ciascuna affermazione) Per nulla Poco Abbastanza Molto 1. sono attento e preferisco risparmiare 2. a volte mi concedo degli sfizi 3. vorrei spendere di più ma non me lo posso permettere 4.non ho molti soldi e spendo solo lo stretto necessario 5. fare acquisti è un modo per evadere dalla realtà di tutti i giorni 6. amo dedicare il tempo libero allo shopping 7. mi piace spendere, anche di più di quello che posso permettermi 9. Quando fai un acquisto guardi se quello che compri è: (indicare una sola risposta per ciascuna affermazione) Per nulla Poco Abbastanza Molto 1. una cosa che ti serve, che è necessaria 2. conveniente, in termini di prezzo 3. di qualità 4. bella esteticamente 5. alla moda 6. di una marca famosa 7. in sconto, in saldo 8. prodotto da un’azienda socialmente responsabile 10. I tuoi genitori controllano il modo in cui spendi i soldi, ti chiedono come li spendi? (indicare una sola risposta) si, sempre 1 si, qualche volta 2 solo se chiedo loro soldi in più rispetto a quelli che ho già 3 solo se vedono che faccio molti acquisti, anche costosi 4 no, mai 5 1 2 3 4 1 2 3 11. I tuoi genitori ti danno indicazioni su come (cosa acquistare, quanto spendere) spendere i soldi: (indicare una sola risposta) si, sempre occasionalmente a volte, specie per l’acquisto di capi di abbigliamento a volte, specie per acquisti costosi no, mai 1 2 3 4 5 12. Chi ha più influenza sul modo in cui spendi i soldi (quanto spendere, con quale frequenza comprare le cose, in base a quali criteri)? (indicare tre risposte, numerandole per importanza: 1; 2; 3) a. i genitori b. fratello/i e/o sorella/e c. i nonni d. fidanzato/a e. gli amici f. gli insegnanti g. gli educatori (della parrocchia, del cag, ..) h. altro (indicare……………………………………………..) 17. indirizzo di studi frequentato: liceo classico o scientifico liceo linguistico o artistico liceo delle scienze sociali o sociopsicopedagogico istituto tecnico commerciale istituto tecnico industriale istituto professionale 14. Quanto sono importanti nella tua vita? (indicare una risposta per ogni voce) 1. la famiglia 2. fidanzato/a 3. amici/amiche 4. fede religiosa 5. impegno sociale (in parrocchia, nel volontariato, nelle associazioni) 6. studio 7. interessi culturali 8. cura della salute 9. attività sportive 10. il successo nella vita 11. la solidarietà verso gli altri 12. divertirsi e godersi la vita Poco Abbastanza 1 2 16. Anno di nascita _ _ _ _ 13. Chi ha più influenza su quello che acquisti, sulle tue scelte di cosa comprare? (indicare tre risposte, numerandole per importanza: 1; 2; 3) a. i genitori b. fratello/i e/o sorella/e c. i nonni d. fidanzato/a e. gli amici f. gli insegnanti g. gli educatori (della parrocchia, del cag, ..) h. idoli musicali, sportivi, della televisione i. la pubblicità l. altro (indicare……………………………………………) Per nulla INFORMAZIONI PERSONALI 15. Genere maschio femmina Molto 1 2 3 4 5 6 18. Professione dei genitori Imprenditore (titolare di un impresa con dipendenti) lavoratore in proprio (titolare di un’attività senza dipendenti), artigiano, commerciante libero professionista (avvocato, notaio, consulente aziendale,..) dirigente quadro aziendale impiegato/a operaio/a e simili pensionato/a disoccupato/a casalinga 19. Condizione coniugale dei genitori conviventi o coniugati separati divorziati Padre 1 Madre 1 2 2 3 3 4 5 6 7 8 9 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3