S Guida al restauro e manutenzione della DUCATI CRAMBLER di Stefano Orio SCRAMBLER L’ autore A mio padre che mi ha trasmesso la passione e l’amore per i motori. 1 SOMMARIO INTRODUZIONE .................................................................................................3 CRITERI PER L’ACQUISTO ..............................................................................5 STORIA ED EVOLUZIONE ................................................................................8 Mototrans .................................................................................................................. 22 Colori ......................................................................................................................... 23 Impianto elettrico ...................................................................................................... 27 GUIDA AL RESTAURO ....................................................................................30 Smontaggio generale e trattamenti ............................................................................ 32 Rimontaggio ............................................................................................................... 34 Impianto elettrico ...................................................................................................... 39 Revisione gruppi ottici e strumentazione .................................................................. 44 Il motore ................................................................................................................... 47 Smontaggio del motore ............................................................................................. 51 Rimontaggio del motore ............................................................................................ 54 Il carburatore ............................................................................................................ 68 I comandi .................................................................................................................. 74 Montaggio dello scarico ............................................................................................. 77 Montaggio del carburatore ....................................................................................... 78 La sella ....................................................................................................................... 79 MANUTENZIONE ...............................................................................................80 Sostituzione dell’olio e del filtro a rete ...................................................................... 80 Registrazione gioco valvole ....................................................................................... 81 Regolazione dell’anticipo d’accensione .................................................................... 84 Carburazione.............................................................................................................. 87 Ciclistica .................................................................................................................... 88 La batteria .................................................................................................................. 92 Specifiche tecniche .................................................................................................... 93 2 SCRAMBLER UN COLPO DI FULMINE La guida al restauro In questa sezione sono descritte e documentate le principali attività da svolgere per restituire lo splendore del passato a questa fantastica motocicletta. E rano gli anni settanta, non potevo permettermi di contare i giorni che mi separavano dai fatidici 14 anni, mancava troppo tempo. Trascorrevo parte delle mie vacanze estive nell’alto Lago di Garda, i motori erano già da un paio di generazioni un tarlo di famiglia e io sperimentavo l’ebbrezza della moto elemosinando passaggi da mio cugino sul Morini Corsarino Scrambler che sarebbe diventato, qualche anno più tardi, il mio primo motorino. A distanza di 30 anni mi chiedo se fu proprio il mitico Corsarino a generare il nostalgico desiderio di possedere una Scrambler. Ricordo anche, di quel periodo, un tipo strano, probabilmente un forestiero, che ogni tanto appariva preannunciato dal rombo inconfondibile della sua motocicletta. Sfrecciava veloce, con quella specie di chopper arancione, vestito quasi da hippie. Indossava un caschetto con i colori della bandiera americana, uno striminzito gilet di pelle senza maniche, i jeans e un immancabile foulard annodato al collo. Una guida al restauro con immagini, disegni, consigli e piccoli segreti utili a chi si volesse cimentare in prima persona nei lavori, ma anche a chi dovesse decidere di affidare la sua nonnetta alle mani di qualcun altro, garantendosi comunque la possibilità di un’efficace supervisione dei lavori. Forse quel look era an- 3 Anni 60 Due immagini pubblicitarie dell’epoca cora di moda negli USA, certo è che, da quelle parti, non se ne vedevano altri, vestiti così. Look a parte, la cosa che mi colpiva di più era quel fantastico, scoppiettante, rombo secco che “rituonava” ad ogni passaggio e che, sparito il centauro dalla mia vista, continuava a echeggiare nella vallata tanto a lungo da permettermi di seguire con l’immaginazione il resto del suo percorso, per un bel pezzo. Un giorno, finalmente, la vidi da vicino. Ferma. Era nel parcheggio della piscina, sotto il sole. Ricordo di aver notato quel motorone che mi sembrava così grande rispetto al resto della moto. Mi piacque il fatto di non vedere spazi vuoti intorno alla testata, sotto il serbatoio. Mi colpirono i soffietti di gomma sugli am- mortizzatori e il serbatoio verniciato bicolore e cromato al centro. Era bella, ma soprattutto era insolita rispetto alle moto che mi capitava di vedere. Non assomigliava a un fuoristrada e, al tempo stesso, non aveva niente a che fare con le stradali di allora. Avevo identificato il proprietario che, in costume da bagno, sembrava uno come gli altri. Non ebbi, tuttavia, il coraggio di parlargli fin quando non lo incrociai proprio mentre stava per risalire in sella alla sua Ducati. Gli chiesi: “Come si chiama questo modello?” Rispose: “ E’ una Scrambler!” La storia continua... Venticinque anni e svariate Ducati dopo, sono diventato anch’io proprietario di una Scrambler 450 scovata da mio padre nella campagna romagnola. Il materiale di questo libro è tratto in gran parte dal lavoro eseguito per il suo restauro e per quello di una 350 restaurata, in seguito, per un amico. Raccoglie le informazioni che, se avessi io stesso avuto prima di cominciare, avrei trovato di grande utilità. 4 SCRAMBLER CRITERI PER L’ACQUISTO A chi stia meditando l’acquisto di una Scrambler o di un’altra due ruote d’epoca, va ricordato che queste moto non sono adatte a un utilizzo assimilabile a quello di un mezzo moderno. Agli appassionati la cosa può sembrare scontata, ma capita di incontrare persone che, attratte dal fascino di queste moto, specialmente da quando il vintage è diventato una moda, ne valutino l’acquisto pensando di farne uso quotidiano. Bisogna tener presente che sono motociclette di quarant’anni fa e, seppur perfettamente restaurate e rigenerate nella loro efficienza, restano mezzi pensati per le strade, il traffico e i ritmi di allora. Anche se, concettualmente, la destinazione d’uso (cittadino, stradale, fuoristrada, ...) di una motocicletta degli anni sessanta/settanta può sembrare la stessa, l’effettivo utilizzo pratico è profondamente cambiato. Non è mia intenzione affermare che le moto d’epoca debbano essere acquistate e 5 tenute in garage o in vetrina come reliquie. Ritengo anzi che, investire in un restauro per riportarle alle condizioni originarie, abbia senso se fatto in previsione di poterle utilizzare godendone le sensazioni che solo la guida può trasmettere. E’ consigliabile, tuttavia, un utilizzo compatibile con l’epoca e lo stato di conservazione del mezzo. Fatta eccezione per l’acquisto di una motocicletta completamente restaurata, è difficile trovare una Scrambler talmente ben conservata, da non richiedere interventi di meccanica o di carrozzeria. In genere, per riportare i modelli allo splendore originario, è necessario intervenire su entrambe. l’occasione, permettendone una corretta valutazione. Come si vedrà in seguito, i modelli di Ducati Scrambler si differenziano per la cilindrata e per l’anno di produzione: vengono identificati come prima serie i modelli dal 1968 al 1973 e seconda serie quelli prodotti dopo il 1973. Non si tratta di un’identificazione ufficiale Ducati, bensì di un modo convenzionale per indicare una prima classificazione dei modelli. La valutazione economica non tiene conto delle differenze tra le due serie. Se lo stato della verniciatura di telaio e carrozzeria è facilmente valutabile anche a prima vista, per quanto riguarda il motore possono nascondersi problemi non indifferenti. Da sempre più ricercati e quindi più valutati, sono i modelli da 450 cc.A loro favore gioca la maggior potenza del motore, anche se, come vedremo in seguito, l’utilizzo estremo, accompagnato da scarsa manutenzione, poteva comprometterne l’affidabilità. Se non si conosce a fondo la vita della motocicletta in questione, come solo il proprietario potrebbe, è consigliabile non esitare e prepararsi ad aprire il motore per revisionarlo completamente. Anche se meno potenti dei 450 cc, i modelli da 250 cc offrono la stessa erogazione di coppia, corposa e fruibile fin dai bassi regimi di giri, grazie alla dotazione degli alberi a camme con identico profilo. La differenza nell’acquisto giusto la fa, a questo punto, la completezza delle componenti originarie. Un’erogazione della potenza più lineare e distribuita su tutti i regimi di giri caratterizza invece le 350 cc. Purtroppo gli esemplari che si trovano in giro mancano, il più delle volte, dei pezzi autentici, sostituiti da ricambi non originali, assemblati alla meglio. E’ importante sapere che Ducati produsse tutte le versioni di Scrambler utilizzando il certificato di omologazione delle 250 GT. Ne deriva che i dati tecnici iscritti sui documenti d’immatricolazione non corrispondano alla reale dotazione del mezzo. A prima vista possono sembrare motociclette complete e ordinate, ma la mancanza dei pezzi originari, incide sensibilmente sul costo del restauro, facendo perdere loro gran parte del valore. Scopo di questo libro, è anche quello di fornire le informazioni necessarie per riuscire a riconoscere i modelli e le loro dotazioni di fabbrica, evitando così l’acquisto di esemplari ibridi o, qualora se ne presentasse 6 In caso di re-immatricolazione è necessario presentare, presso gli uffici competenti, una dichiarazione di conformità che oggi è possibile ottenere dalla casa madre. Di seguito: Facsimile della dichiarazione di conformità e tabella con i dati di produzione per anno/modello SCRAMBLER Tabella: produzione per ciascun modello Modello 250 Scrambler Descrizione 1962 1963 1964 1965 250 Scrambler Europa 1966 1967 1968 173 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 TOTALE 1.721 1.917 1.200 1.310 200 200 112 6.833 250 Scrambler USA 417 250 107 163 30 210 997 815 620 756 701 Totale 417 250 107 163 203 210 997 2.536 2.537 1.956 2.011 200 200 112 11.899 5.066 Modello 350 Scrambler Descrizione 1962 1963 1964 1965 1966 1967 45 230 121 100 90 121 145 320 350 Scrambler Europa 350 Scrambler USA Totale 0 0 0 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 TOTALE 1.470 1.815 1.620 868 1.156 331 248 7.783 865 720 680 682 500 865 2.190 2.495 2.302 1.368 1.156 331 248 11.541 3.758 Modello 450 Scrambler Descrizione 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 TOTALE 450 Scrambler Europa 1.755 1.611 1.791 950 1.336 73 400 7.916 450 Scrambler USA 752 900 711 611 2.507 2.511 2.502 1.561 Totale 1962 0 1963 0 1964 0 1965 0 1966 0 1967 0 1968 0 2.974 1.336 73 400 10.890 7 STORIA ED EVOLUZIONE L’antenata americana. Una 350 del ’69. F Il modello traeva origine dalla normale produzione stradale italiana dalla quale ereditava il motore cosiddetto a “carter stretti”. u il mercato americano a stimolare la produzione di una motocicletta leggera, dallo stile così originale e con caratteristiche anomale rispetto ai modelli fabbricati, fino a quel momento, a Borgo Panigale. La prima Scrambler fu, infatti, assemblata in Ducati anche secondo i dettami suggeriti dall’importatore americano Berliner Motor Corporation. Come si può no tare nelle immagini sopra, la progenitrice della Scrambler fu una 250 costruita dal 1962 per il solo mercato americano, anche se dal 1965 ne fu venduto qualche esemplare pure in Italia. 8 L’aspetto generale richiamava lo stile yankee dell’epoca. Sospensioni morbide e ruote tassellate erano dei must per le percorrenze sulle lunghe strade americane in terra battuta di quel periodo. I primi modelli non erano dotati di silenziatore allo scarico il che, negli States, non rappresentava un problema. SCRAMBLER PARTICOLARI IDENTIFICATIVI DEI PRIMI MODELLI I primi esemplari montavano l’accensione ad anticipo fisso. Il cambio era a 4 rapporti. Il primo modello di serbatoio aveva la caratteristica forma a botticella ed era bicolore azzurro e grigio-argento - il telaio era azzurro. Il fanale era il modello gia in uso sulla serie Formula 3. La prima sella priva di modanature. Il fanalino posteriore di derivazione cross. Assenza delle pedane per il passeggero. Pedale del cambio a bilanciere. PARTICOLARI IDENTIFICATIVI DEI MODELLI DOPO IL 1964 Il cambio divenne a 5 rapporti, Fu montata l’accensione ad anticipo variabile. Dal 1966 il fanalino posteriore incorporava l’interruttore per l’esclusione. Dalla fine del 1964 il serbatoio cambiò forma: sempre bicolore fu sagomato per lasciar spazio alle gambe durante la guida in piedi tipica del fuoristrada. Marzocchi posteriori. Manubrio e comandi nuovo tipo. Il fanale anteriore delle prime 250 era verniciato di colore grigio-argento per richiamare i fregi laterali del serbatoio. La forcella era Marzocchi telescopicha con gli steli coperti da foderi rigidi. Scarico privo di silenziatore. 9 Il telaio Nelle versioni a carter stretti, i due tubi posteriori della culla aperta partono dalle piastre di ancoraggio al motore, sotto il perno del forcellone, e si raccordano con la parte superiore, curvandosi in avanti poco prima dell’attacco alto degli ammortizzatori posteriori. Nei modelli a carter larghi proseguono invece in linea retta fino alle piastre di attacco degli ammortizzatori. I modelli a carter stretti hanno seguito un’evoluzione graduale e costante, ricevendo continue modifiche al telaio e agli accessori come fanali, sella, scarico, manubrio. Questa graduale mutazione rende impossibile catalogarli secondo versioni o serie differenti. Dal 1968 l’evoluzione della Scrambler porta al modello monocilindrico chiamato a “carter larghi” per distinguerlo dalla serie precedente. Il serbatoio viene ridisegnato assumendo così la riuscitissima forma affusolata con i fianchi cromati e bordati di nero al cui centro, avvitato, campeggia il logo con l’ala nera di metallo. La sella è ora più lunga e munita di cinghia trasversale e modanature inferiori di alluminio lucidato. Sul retro è stampata, in bianco, la scritta Ducati. Queste due coppie di tubi sono inoltre unite fra loro, nella parte inferiore e su entrambi i lati, da un altro semi-arco. Viene così a formarsi una sorta di quadrilatero nel cui mezzo troveranno alloggio le borse portaoggetti e la scatola del filtro. Il telaio è rinforzato per ospitare il nuovo motore. Scompare il mono-trave posteriore, proseguimento del tubo principale (vera spina dorsale del modello a carter stretti) che, partendo dal cannotto di sterzo, passa sopra la testa del motore per andare ad ancorarsi al carter, con le apposite piastre. Al suo posto, dalle piastre di ancoraggio posteriore del motore, ora molto più esterne per via della maggiore larghezza dei carter, dipartono due tubi che si collegano al trave principale superiore con un traversino orizzontale; proseguono poi incurvandosi verso il retro della motocicletta, offrendo così il supporto per la sella. Intercettano, infine, l’altra coppia di tubi più arretrata che parte dalla stessa piastra e termina in corrispondenza dell’attacco degli ammortizzatori e, unendosi fra loro, vanno a formare l’archetto posteriore al quale è agganciato il parafango. 10 Sopra: Dopo l’introduzione dei modelli a carter larghi la vecchia sella Giuliari venne abbandonata in favore di un nuovo modello: inizialmente liscia, diventò rigata da finte cuciture stampate. Questa seconda versione apparve già sugli ultimi esemplari della prima serie. SCRAMBLER PARTICOLARI IDENTIFICATIVI DELLA PRIMA SERIE Il serbatoio aveva assunto una forma a goccia, bicolore e con i fianchi cromati. La sospensione anteriore Marzocchi aveva i foderi in alluminio lucidato e gli steli protetti dai caratteristici soffietti di gomma nera. Il supporto del fanale posteriore, fino al 1970, era ancorato con un bullone all’archetto terminale del telaio. Le sospensioni posteriori Marzocchi erano dotate di soffietti para-polvere. Il parafango anteriore aveva le staffe di supporto in lamiera, verniciata dello stesso colore. Caratteristico scarico corto tagliato a “fetta di salame”. Segni di riconoscimento I principali segni di riconoscimento dei modelli appartenenti alla prima serie sono le sospensioni anteriore e posteriore, munite di soffietti parapolvere di gomma, il grande fanale anteriore Aprilia e la morbida borsa portaoggetti alloggiata tra i tubi del telaio sotto la sella. Il modello sopra è sicuramente destinato al mercato americano. Lo denotano i catarifrangenti laterali, obbligatori, il porta strumenti cromato e il faro posteriore. Questo modello negli USA era denominato Jupiter. Inizialmente i modelli da 250 e 350 cc sono dotati di filtro a paglietta, direttamente collegato al carburatore tramite un piccolo collettore ricurvo; questi modelli possono montare due borse portaoggetti, una per lato. Successivamente, sul lato destro, viene collocata la bella scatola del filtro, cilindrica, verniciata di nero come il telaio. Il coperchio è fissato su un prigioniero centrale tramite un comodo dado galletto. Nella seconda serie, al contrario, la scatola filtro è nascosta sotto le fiancatine rigide di vetroresina. Entrambe le borse, purtroppo, vengono eliminate. Il telaio subisce un ulteriore irrobustimento nei modelli da 450 cc sui quali è possibile notare i generosi rinforzi saldati tra i tubi. Rispetto ai modelli stradali, un successivo rinforzo è applicato sul forcellone posteriore, alla base del prigioniero che funge da perno di attacco inferiore dell’ammortizzatore. 11 PARTICOLARI IDENTIFICATIVI DELLA PRIMA SERIE DAL 1972 La sella è rigata e l’imbottitura leggermente aumentata. Il supporto di fanale e targa è imbullonato più in alto, direttamente al parafango posteriore. Trasduttore per l’accessione elettronica. Marelli o Motoplat. Lo scarico poteva anche avere il silenziatore lungo. Segni di riconoscimento Verso la fine del 1972 viene introdotta l’accensione elettronica. E’ facile identificare il trasduttore imbullonato sotto il serbatoio al posto della bobina, presente nei modelli con condensatore e puntine. Il faro posteriore, già dopo il 1970, è fissato al parafango con due bulloni sopra l’archetto del telaio. A fine 1973, inizio 1974, la Scrambler viene modificata e modernizzata. I modelli prodotti da quel momento sono identificati, oggi, come seconda serie. Montano un nuovo faro anteriore cromato dal profilo più schiacciato e dal design più moderno. Il faro è montato su supporti fissati agli steli delle sospensioni con larghe 12 fascette di gomma. Scompaiono così i foderi che, inseriti tra le 2 piastre di sterzo, fungevano da sostegno al vecchio fanale. Cambia anche la forcella che, senza i soffietti parapolvere, è a steli completamente scoperti. Si tratta di un nuovo modello, sempre Marzocchi, i cui foderi non sono più in alluminio lucidato, ma verniciati di nero. SCRAMBLER Anche il parafango anteriore cambia con la seconda serie; ora i supporti non sono più in lamiera verniciata, ma in tondino di acciaio inossidabile. La borsa di pelle e la scatola filtro cedono il posto alle fiancatine rigide realizzate in vetroresina e agganciate al telaio, opportunamente modificato. Gli ammortizzatori posteriori, come l’avantreno, sono nuovi (Marzocchi) e con le molle a vista. Sopra: Sopra: Raffronto del particolare dei filtri dell’aria. Il filtro a paglietta di un 350 (in alto) e la scatola filtro di una 450 (in basso). Fino al 1970 veniva montato il fanalino posteriore rettangolare (in alto). Dal raffronto con un fanalino del 1972 (in basso) si noti anche la differenza nei punti di ancoraggio del supporto. 13 PARTICOLARI IDENTIFICATIVI DELLA SECONDA SERIE Le manopole hanno la forma cilindrica, sono rivestite di gomma sottile e il comando del gas diventa un Tommaselli. Il faro anteriore è piatto e d’acciaio cromato. Gli ammortizzatori posteriori Marzocchi hanno le molle a vista. La forcella, sempre Marzocchi, ha gli steli scoperti e i foderi verniciati di nero. Il chiusino del silenziatore può essere lo stesso dei modelli stradali. Le borse morbide sono state sostituite da due fianchetti rigidi di vetroresina. I cerchioni sono di alluminio, ben riconoscibili grazie al profilo esterno più alto e piatto dei precedenti. Il tamburo anteriore è tenuto fermo da una staffa ancorata alla forcella. Segni di riconoscimento La seconda serie si riconosce a prima vista dal faro anteriore. La forcella ha ora gli steli scoperti fino alla piastra di sterzo.Vengono a mancare, quindi, i foderi di metallo tra le due piastre che fungevano anche da supporto per il faro della prima serie. Il parafango anteriore è tenuto in posizione da quattro tondini di acciaio e non più dai supporti di lamiera verniciata dello stesso colore. Il fanale posteriore dei primi modelli era munito d’interruttore per l’esclusione di parte dell’impianto in caso di bruciatura della lampadina. 14 SCRAMBLER Queste soluzioni, che da un lato conferivano alla Scrambler seconda serie un aspetto più racing e al passo coi tempi, le fecero tuttavia perdere un po’ di quell’originalità che oggi apprezziamo particolarmente nella prima serie. Anche i freni, nella seconda serie, subiscono dei cambiamenti. Per le cilindrate 350 e 450 cc trova posto anteriormente un nuovo tamburo a doppia camma e quattro ganasce, da 180 mm, prodotto da Grimeca. La 250 cc mantiene il freno della precedente serie a 2 ganasce, 180 mm. Posteriormente rimane il tamburo centrale a due ganasce che caratterizza tutta la produzione, con l’unica differenza che, nella seconda serie, la finitura superficiale è ruvida e non più lucidata a specchio. I coperchi del tamburo non sono più in alluminio lucidato e sono tenuti in posizione da staffe imbullonate alla forcella. Questa soluzione conferisce alla motocicletta un aspetto più sportivo anche se, esteticamente, è meno pregiata della precedente nella quale la sospensione anteriore sinistra era sagomata in modo da potersi inserire nell’apposita fessura ricavata nel coperchio porta ganasce del freno, tenendolo così in posizione. Un’altra miglioria che si trova sulla seconda serie è rappresentata dai cerchioni (Borrani) in alluminio. Vengono mantenute le misure di 19” per la ruota anteriore e 18” per la posteriore. Spesso sui modelli della seconda serie Il freno anteriore a quattro ganasce Grimeca a confronto con il precedente: notare le differenti soluzioni per il bloccaggio del tamburo alla forcella. 15