4/2006 NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE n. 5 reg. trib. ps nr. 427 - Dir. Resp. G. Dall’Ara redazione Sant’Agata Feltria Fax 0541/929744 - Grafica e fotocomposizione: il Ponte - Stampa: la Pieve poligrafica editoriale, V. Verucchio - email: [email protected] Sommario 2 Un’altra leggenda di Fioretta 3 El temp ad prima 4 La storia di Savignano di Rigo 5 Sarsina in festa per San Vicinio 6-7-8-9 Padre Agostino da Montefeltro Fama di padre Agostino Il Vescovo benedice la mostra su padre Agostino Mons. Luigi Negri alla mostra di padre Agostino I Il teatro di S. Agata a Londra piccoli teatri storici delle Marche e di tutta Italia sono in pericolo. Tanti gioielli architettonici che rischiano di essere demoliti perché ospitano sì e no uno spettacolo l’anno o la recita di qualche associazione. Per salvarli sono sbarcati a Londra nell’Italian Bookshop, salotto culturale in Cecil Court, antica strada di librai, Marco Perotta e Rosetta Borchia, armati di un vero e proprio “Manifesto del movimento per la salvaguardia dei piccoli teatri storici dell’Italia centrale”: il film “La notte del concerto”, girato nel nostro teatro di Sant’Agata Feltria nel Montefeltro. è la storia del salvataggio di un piccolissimo teatro costretto a chiudere per l’esiguità dei posti che ne rende impossibile la gestione. Contro Paneduro, un imprenditore che alterna il possesso di una Tv privata locale alle televendite di “croste” contrabbandate per opere d’arte (da cui il soprannome), si schiera tutto il paese. Una storia piena di poesia, sentimenti, passione, con personaggi disposti a tutto pur di salvare il loro caro vecchio teatrino e difendere una grande arte: il teatro, con la sua magia e la sua lunga tradizione. Il mediometraggio di 50 minuti è realizzato da Perotta e Borchia; grazie alla partecipazione volontaria degli attori della compagnia amatoriale I Marchignoli di Novafeltria, sarà presto presentato anche in Italia. Info: www.cultura.marche.it 10 Una tromba. Una vita. 11 Interpellanza dell’opposizione al sindaco 12 Il percorso mariano di Romagnano Montepetra ROCCA È UN’INIZIATIVA Comitato Fiere Ed Iniziative Promozionali Sua Eccellenza Mons Luigi Negri Vescovo di San MarinoMontefeltro alla mostra di P. Agostino da Montefeltro (8 settembre 2006) La Rocca Settembre/Ottobre 2006 leggende Un’altra leggenda di Fioretta Q uesta è la prima di alcune leggende che il conte Lorenzo Barbolani di Montacuto, intese fare pervenire ai posteri con il suo raccontare. La leggenda ha attraversato i secoli sui fantastici sentieri dell’oralità e della memoria ed è giunta fino a noi, anche per ricordarci che i tempi lontani, forse, non lo sono poi tanto. Quando cominciavano ad allungarsi le notti e già nel pomeriggio faceva buio, i contadini nelle campagne e gli abitanti nei borghi usavano riunirsi a veglia nelle stalle riscaldate dalle bestie lì alloggiate e si trascorrevano gran parte della serata, occupati in piccoli lavori come filare la lana, fabbricare cesti con il salice e altri attrezzi utili per i lavori dei campi, ma anche a giocare e a raccontare. Era diffusa ovunque l’usanza di queste veglie. I partecipanti più anziani raccontavano favole, recitavano semplici poesie insieme alle storie del borgo, delle famiglie e della terra. Parole queste che non venivano scritte da nessuno, perché tra loro ben pochi sapevano a malapena vergare il proprio nome. Non si scriveva e non si leggeva, l’unico libro e l’unica penna erano la memoria e la parola. Così, di bocca in bocca e di stalla in stalla, si rincorrevano le storie già udite, affollate di cavalieri, paladini, re, regine, streghe, maghi, fanciulle rapite, briganti ed assassini con le loro vittime, ma anche storie di Angeli e Santi e delle loro miracolose gesta. Lì, nel corridoio, tra due file di bestie e su sgabelli da mungitura, secchi e lattoni rovesciati, sedevano gli uomini e le donne di ogni età, ragazze, giovanotti e bambini. Tutti stavano attenti ad ascoltare le parole del narratore: «Ui era ‘na volta…». E proprio così sono giunte fino a noi quelle leggende su San Francesco, narrate per primo e quale voto, dal conte Barbolani, che volle in questo modo ri- Alcuni momenti dell’inaugurazione della mostra di Padre Agostino scattare la sua vita di peccatore. Nel giugno del 1213 San Francesco d’Assisi aveva ricevuto in dono il monte della Verna a S. Leo. Doveva perciò raggiungere quella impervia località per prenderne possesso e costruirvi un convento. Si mise in viaggio per raggiungere la meta e durante il tragitto fece diverse tappe. Si fermò pure dai conti Barbolani di Montacuto e lì svolgeva le mansioni di servo in cambio dell’ospitalità ricevuta. Scettici sulla fama di santità e virtù del Santo, questi nobili erano incapaci di apprezzarne le doti umane, l’umiltà e la carità che, deridendolo, scambiavano per dabbenaggine. Un giorno i conti, per prendersi gioco di lui, ma anche per vedere fino a che punto arrivasse la sua ingenuità e la sua santità usa al sacrificio, fecero venire una giovane e bella serva. Le ingiunsero di tentare, con modi suadenti e affabili ma anche lascivi, se le fosse riuscito, di sedurre il Santo al punto di spingerlo a fare l’amore con lei. La bella servetta, ubbidiente e curiosa, si convinse facilmente e invitò Francesco a seguirla nella sua stanza per meglio appartarsi con lui. Questi, mostrando di acconsentire alla seduzione, entrò con lei nella camera. Appena entrati, svincolatosi con un brusco movimento dalla giovane che già con parole dolci gli faceva intendere le sue intenzioni, le tolse di mano lo scaldino pieno di braci e lo rovesciò con tutto il contenuto di braci e carboni ardenti sul letto e vi si pose lungo disteso incurante del dolore atroce che il fuoco gli stava procurando. In questa scomoda quanto dolorosa posizione, Francesco ebbe anche il coraggio di invitare la bella seduttrice a fare altrettanto se proprio desiderava fare l’amore con lui. La servetta, con gli occhi sbarrati dal terrore e presa dal panico, aveva iniziato ad agitarsi e ad urlare chiedendo aiuto e, come ultima risorsa, atterrita e confusa, se ne fuggì rapidamente cercando di raggiungere i conti, che stavano in attesa del resoconto della bravata che avevano organizzato per mettere alla prova il voto di castità, umilmente vantato dal Santo, e di cui avevano dubitato. Narrò subito, tra le lacrime, l’accaduto. Udito il racconto, nessuno ebbe il coraggio di ridere né tanto meno di dubitare della fantesca. Si guardarono attoniti e severi l’un l’atro e qualcuno tra loro commentò: «Che grande lezione ci ha impartito! Questo uomo è davvero degno della fama di santità che lo accompagna». Fioretta Faeti Barbato La Rocca Settembre/Ottobre 2006 attualità El temp ad prima Il 5 e 6 agosto Petrella Guidi si è vestita da medioevo. Sessanta persone in abito medievale, ambientazioni, mostre, mercatini, giochi per bambini, tiro con l’arco, raduno equestre… il borgo si è presentato tirato a lustro e davvero spettacolare. La torre inaugurata da poco ha fatto bella mostra di sé proponendo un percorso di fascino. Complimenti per la riuscita dell’iniziativa al Comitato per la Salvaguardia di Petrella Guidi che dà appuntamento a tutti alle prossime iniziative (www.petrellaguidi.it, [email protected]). Riunione ferragostana del Comitato 60 pi partecipanti all’incontro promosso dal Comitato per la salvaguardia e il decoro di S. Agata Feltria il 18 agosto nella Sala delle Scuderie. Il Comitato ha presentato i suoi programmi che riguardano le attività della Filodrammatica, le Mostre sui personaggi celebri della storia di S. Agata, e il progetto Terre Mariane cui era dedicato l’editoriale del n. 3 della Rocca. Le attività del Comitato riguardano l’intero territorio comunale. Tutti gli interessati possono partecipare agli incontri, proporre le loro idee ed i loro progetti. 100 anni fa, un gruppo di santagatesi salvò il Teatro da un terribile incendio SOTTOSCRIZIONI L’8 settembre 1906 un terribile incendio, scoppiato all’interno del teatro Mariani, rischiò di devastarlo completamente. Fu solo grazie all’intervento coraggioso di alcuni santagatesi se uno dei teatri di legno più antichi d’Italia si è conservato sino ad oggi. Questi i loro nomi: Cesare Niccolini, cantoniere; Vincenzo Vicini, cantoniere; Luigi Cinarelli, cantoniere; Francesco Cappelli, cantoniere; Francesco Bonci, perito comunale; Paolo Bartoletti, custode del Teatro; Eliseo Calegari, guardia forestale; Daniele Dalara, bracciante; Giuseppe Rossi, muratore; Battista Ricchi, agricoltore. Tarcisio Greci, Paterno Dugnano Tiziana Tontoni, S. Agata Fernando Liverani, Bologna Giorgio Liverani, RSM Florindo Diana, S. Agata Emilio Faeti, Milano Piero Rinaldi, Bologna Antonio Bartolini, Federico Manzi, S. Agata Cappelli Nevina, Limbiate Albini Moreno, Secchiano Fam. Bolelli Barone, Bologna Simoncelli Pinedo, Ferrara Narducci Quinto, Benem., Rimini Migliori Ornella, Zola Predosa Peri Vittoria, Valdragone RSM Ronchi Marisa, S. Agata F. Bossari Cristiana, Agata F. Trattoria Bossari, Agata F. Paolucci Riceputi Maria, Genova Ugolini Antonello, S. Agata F. Guidi Franco, Rimini Sartini Guerrino, S. Agata F. Zanotti Renzo, Cesena Amantini Oscar, Perticara Masini Michelle, S. Agata F. Gregori Angelo, Bologna Guidi Marco, Torricella Paci Agata, Belgio Bartolini Ada,Verucchio Cecchi Rosa Anna, Rimini Mastini Anna Marina, Casteldelci Raggi Gianluigi, Ravenna Vicini Giovanni, S. Agata F. Il giornale del tuo paese Le vostre foto Avete scattato delle belle fotografie? Inviatecele subito. Le pubblicheremo sul giornale e nel nostro sito web. Se è da molto tempo che non lo visitate fatelo subito! Il sito web curato da Gino Sampaoli è ora pieno di informazioni e di fotografie inedite del nostro paese. Aiutateci a realizzare la sezione in dialetto e prendete nota del nuovo indirizzo http://santagata.altervista.org/ Abbiamo bisogno del tuo contributo! Grazie ai volontari che hanno provveduto a scrivere e distribuire il giornale, grazie alle fotografie di Enzo Liverani e Marco Zanchini, a Paola Boldrini e ad Arrigo Bonci che coordina la distribuzione, e grazie ai lettori e sostenitori, numerosi come sempre. Se il giornale vi piace ditelo ai vostri amici, e chiedete loro di sottoscrivere, per ricevere regolarmente la Rocca! Se volete aiutarci a fare più bello questo giornale, inviateci articoli, fotografie, ricordi, lettere e commenti. Se non siete d’accordo con il contenuto degli articoli pubblicati, o più semplicemente volete dire la vostra opinione, scriveteci. Come e quanto sottoscrivere? Ordinario 13 Euro Sostenitore 15 Euro Benemerito 25 Euro Le sottoscrizioni possono essere inviate alla redazione della Rocca, Casella Postale 26, 61019 S. Agata Feltria (Pesaro), oppure possono essere consegnate ai vari collaboratori che distribuiscono (volontariamente) il giornale. Greci Tarcisio, Paderno Dugnano Luciano Palombi, San Marino Garattoni Fernando, S. Agata F Antonio Vicini, Rimini Loriano Ciccioni, S. Agata Tosca Ciacci, S. Agata Don Elio Ciacci, S. Agata Ferdinando Gianessi, Novafeltria Domenico Montecchi, Rimini Carlo Frattini, S. Agata Don Piero Perego, Maura Urbini, Genova Carlo Colosimo, Novafeltria Aldo Giorgetti S. Agata Maurizio Bernardini, S. Agata La Rocca Settembre/Ottobre 2006 storia La storia di Savignano di Rigo terza puntata N aturalmente anche l’artigianato pagnia e guardare magari la sera qual- presentate dall’unione delle varie Comed il commercio locale ebbero, che film un po’ spinto alla televisione: pagnie in Congregazione, un organismo nei tempi, notevole sviluppo queste le nostre soddisfazioni. Quando che aveva il compito di amministrare i e prosperarono, come la falegnameria nevica, invece, dobbiamo restare chiusi beni della Chiesa, i cui membri erano Zolini e la bottega di fabbro-ferraio dei in casa. Ormai qui non emigra più nes- scelti dalla comunità fra le famiglie più Sardonini, la bottega-osteria dei Bernar- suno; l’unica emigrazione nostra è quel- in vista per cultura e per censo. dini, che si identificavano col sopranno- la verso il cielo”. Questa dichiarazione Questi erano i priori, eletti democratime di “Bombacci”, per l’accostamento resa da Domenico Valdifiori ad Erman- camente, che altrettanti democraticaideologico all’uomo politico Bombacci no Pasolini, pubblicata su “Il Resto del mente eleggevano il loro capo, l’econoNicola di Civitella di Romagna, che ave- Carlino”, ci dà l’immagine odierna più mo e l’esattore e, assistiti dal parroco, va aderito nel 1919 al P.S.I., nel 1920 era realistica di Savignano di Rigo, ridotto trattavano i problemi più disparati, che passato al Partito Comunista, dal quale fra il centro ed i rioni sparsi nel territo- andavano dall’affitto dei terreni, alla rinel 1927 era stato espulso, aderendo rio parrocchiale e frazionale ad appena scossione dei censi, alla riparazione delle al fascismo, praticando anche case e delle chiese, agli stanziastretti rapporti con Mussolini. menti per far fronte alle spese I Bernardini mantennero il sooccorrenti per i lavori agli staprannome di Bombacci anche bili ed ai terreni, al taglio delle dopo il 28 aprile 1945, quando piante per la legna da riscaldail Bombacci Nicola fu catturato mento, alle aste per la vendita dai partigiani e fucilato. della legna, alla regolamentaIl progresso si manifestò a Savizione dei corsi d’acqua e delle gnano di Rigo anche nell’edilisorgenti, ai passaggi attraverso zia: gli edifici pubblici e privati le proprietà, alle spese riguarsi potenziarono di mole e di nudanti gli acquisti degli arredi mero, giungendo perfino a cosacri, alle feste, alle questue, struire una serie di case popolari alla suddivisione delle imposte ad uso dei minatori, con l’interin caso di necessità straordinavento finanziario della Società rie. Insomma, tutti i problemi Montecatini. della comunità venivano risolLa Madre Superiore delle Figlie di Nazareth a S. Agata Feltria il Chiusa nel 1964 la miniera di 16 settembre 2006 ti dagli amministratori della zolfo di Perticara, come per inCongregazione. canto, tutto si fermò; anche Savignano 30 o 40 famiglie, a complessivi 70 o 80 Tanto per avere un’idea di ciò, diamo di Rigo subì il travaglio degli altri paesi abitanti circa. qualche esempio. vicini, il trauma recessivo di cui furono Molte volte trovarsi all’osteria in quattro Nel 1747 la Congregazione intervenvittime principali Perticara e Sant’Agata per fare una partita a carte è difficile. ne nei confronti di certo Giangiacomo Feltria. Si spensero le iniziative, mori- A quella gente rimasta, ai Raggi, ai Doc- Sanesi di Lucignano di Sopra, obblirono le piccole imprese artigiane. Ini- ci, ai Tani, ai Benedetti, ai Fabbrani, ai gandolo a riattivare il corso d’acqua nel ziò una spaventosa emigrazione specie Sardonici, ai Bernardini non restò che pristino stato, che aveva deviato a suo fra le forze giovanili in cerca di lavoro vivere di ricordi, vivere del passato, ram- tornaconto, danneggiando i vicini. e di vita, restando il paese retaggio di mentare gli avi con le loro benemerenze Il 27 dicembre 1802 la Congregazione anziani e di pensionati. Gli intellettuali, e le loro stravaganze, i loro detti, i loro accolse l’offerta di un pio donatore, che particolarmente,delle famiglie abbienti usi e costumi. E i savignanesi hanno un imponeva l’obbligo di una messa per i più in vista: dottori, avvocati, profes- patrimonio di ricordi, una ricchezza di benefattori defunti e la distribuzione di sori, maestri, sacerdoti, geometri prese- personaggi noti ed eminenti, dei quali tre pasti a tre persone: a due sposi e ad ro la via della città, abbandonarono il vanno superbi a buon diritto. Noi, ri- un fanciullo, in stato d’indigenza. paese natio, dilagando nelle città della tenendo di far loro cosa gradita, inten- Il giorno 27 dicembre 1807 in un’asRomagna, per cui Savignano rimaneva diamo riportare i passi più salienti della semblea dei priori fu constatato un avsolo la meta estiva o dei giorni di festa vita e delle opere di quei personaggi. venimento insolito. Siccome era stato tradizionale dell’anno. Nel 1700-1800 la vita sociale di Savi- stabilito che in occasione della festa delAi paesani rimasti restava solo una gran gnano di Rigo era polarizzata attorno la Madonna, nella seconda domenica di solitudine. “Fare due chiacchiere con gli al prete-parroco pro tempore ed alle settembre, si sarebbe offerto il pranzo a amici, bere un bicchiere di vino in com- organizzazioni ecclesiali, che erano rap- tutti i sacerdoti intervenuti, ed essendo La Rocca Settembre/Ottobre 2006 STORIA si accorti che non vi era più sale per la cottura dei cibi, in tempo debito fu inviato a Sant’Agata Feltria il figlio di Gaspare Fabbrani per acquistare due libbre di sale. Al ritorno da Sant’Agata Feltria, quando questi si venne a trovare a Perticara, incappò in una pattuglia di soldati, che lo tacciarono di contrabbando e lo condussero a Mercato Saraceno in prigione. Fu necessario l’intervento della Congregazione, nella persona di un priore, che, munitosi di un parere scritto del Vicario di Talamello, che allora era Pietro Cesaretti, riuscì a liberare il ragazzo, dietro pagamento di dodici scudi. Da questi fatti si ha un’idea dell’importanza della Congregazione, dei compiti attribuitile, dell’interesse e dei benefici che il paese ne ritraeva, stante il fatto anche che veniva amministrata con grande umanità, con la massima severità ed onestà. Ci pare il caso di precisare che le nomine dei priori venivano fatte dalle assemblee generali, chiamate popolari, di tutti i capi famiglia del paese; che questi duravano in carica due anni, e che allo scadere del biennio il loro operato amministrativo veniva sottoposto alla revisione (al sindacato, si diceva allora) di persone estranee e competenti. Dai verbali risulta che certi revisori furono nominati nelle persone scelte fra i cittadini di Tornano o di Perticara o di Antico di Maiolo. Infatti, nel 1875, in occasione del rinnovo dell’affitto dei terreni, per la stima dei beni e delle scorte vive e morte, fu chiamato Antonio Valentini di Antico. Si deve anche dire che, ogni decisione era presa dopo che i problemi erano stati convenientemente discussi, previa votazione. Allora per votare si usavano le fave, bianche per chi votava a favore, nere per chi era contrario. Altro motivo d’interesse da rilevare era la gratuità del servizio resa dai priori, per i quali il servizio rappresentava un dovere ed un onore, diversamente di quanto avviene nei tempi cosiddetti moderni, nei quali non v’è cane che muova la coda senza ottenere il proverbiale osso. È proprio il caso di ripetere il vecchio adagio: Oh tempi, ho costumi! (fine terza puntata - continua) Amedeo Varotti A Sarsina in festa per San Vicinio lla millenaria concattredale di Sarsina nell’Appennino romagnolo, salgono ogni anno quasi 70mila persone. E’ gente di ogni estrazione sociale. A volte fanno lunghi viaggi, provenienti anche dall’estero e dalla Sicilia. Molti chiedono a San Vicinio – che a Sarsina fu il primo Vescovo fino all’anno 330 – una speciale intercessione per essere liberati dal male e dai suoi effetti nel corpo e nello spirito. «I casi di possessione da parte del demonio sono solo alcune unità – spiega don Gabriele Foschi, esorcista e delegato del Vescovo di Cesena-Sarsina per la concattredale . Più frequenti sono i casi di vessazioni demoniache, cioè di fatti strani che si verificano all’interessato, nel suo nucleo familiare o negli ambienti che frequenta. Tanti i casi di depressione. Di certo i fenomeni dell’esoterismo e dell’occultismo sono molto diffusi, più di quanto non si creda. Basta pensare che in Italia sono milioni le persone che frequentano maghi e fattucchiere e si affidano agli oroscopi». La festa di San Vicinio, che ricorre lu- nedì 28 agosto, per il secondo anno consecutivo sarà l’occasione per trattare temi legati al “misterismo”. Il Simposio viciniano, in programma a Sarsina dal 30 agosto al primo settembre, metterà a tema Il Codice da Vinci, la magia, l’astrologia e i Vangeli apocrifi. Fra i relatori interverranno anche il prof. Massimo Introvigne, direttore del Centro studi sulle nuove religioni e Giancarlo Biguzzi, docente di Sacra Scrittura all’Università Urbaniana di Roma. Durante il pontificale del 28 agosto, presieduto dal Vescovo diocesano Antonio Lanfranchi, ci sarà l’ammissione fra i candidati al sacerdozio del ventunenne sarsinate Daniele Bosi. Nella serata di sabato 2 settembre, a conclusione dei festeggiamenti sarsinati, il cardinale Giovanni Battista Re guiderà il pellegrinaggio diocesano, rivolto in particolare ai giovani, che porterà i partecipanti al monte di San Vicinio, lungo un percorso notturno in salita, di almeno tre ore. Da “Avvenire” del 23/8/2006 Francesco Zanotti Nuovo Test del santagatese doc Rispondi a questo test, e controlla il tuo livello di passione per le vicende del nostro paese. • Sei andato a vedere almeno una volta “la Mostra su Padre Agostino in Piazza Garibaldi? • Hai protestato almeno una volta per le strade (sporche e sconnesse) del territorio comunale? • Sei pronto per firmare un’altra petizione (l’ennesima) per salvare il Convento di San Girolamo? • Pensi di venire a vedere in Teatro la nuova commedia della filo drammatica di S. Agata “I nuovi minatori” • hai in casa almeno 10 numeri del nostro giornale che esce da 13 anni (un piccolo record del quale andiamo fieri) ? Se hai risposto sempre “Sì” sei un Santagatese doc (complimenti!); Se hai risposto “Sì” almeno 3 volte sei un bravo Santagatese; Se hai risposto “Sì” meno di tre volte, la tua passione per S. Agata si è affievolita, e devi recuperare: sottoscrivi subito un abbonamento al nostro giornale! La Rocca Settembre/Ottobre 2006 personaggi Storia e attualità di Padre Agostino da Montefeltro L uigi Vicini, che diventerà poi Padre Agostino da Montefeltro nasce a S. Agata Feltria l’1 marzo 1839. Inizia il suo percorso di studio nelle scuole pubbliche di S. Agata, e sempre in paese continua i suoi studi ginnasiali sotto la guida del notaio Menghi, e presso l’avvocato Giovanni Buffoni di S. Agata, che gli apre il suo studio e la sua biblioteca privata. Nel 1856 entrò nel Collegio dei Padri Scolopi di Urbino, diretto dal Padre Serpieri. Il 30 marzo 1860 diventa canonico della chiesa Collegiata di S. Agata Feltria. Nel settembre 1869 - dopo una crisi morale e materiale - lascia definitivamente il suo paese (se si eccettua qualche raro passaggio). Il distacco commovente viene descritto dallo stesso Padre Agostino nelle sue Memorie: “Settembre, 11 di sera del dì sei settembre partii da S. Agata, ove lasciai la madre, due fratelli, due sorelle, uno zio, due cognate e due piccole nipotine. Piangevano essi ed io pure era intenerito alle lacrime. Il pensiero di lasciarli forse per sempre opprimevami il cuore” e ricorda la casa, la chiesa, le scuole, le contrade. Nel 1871 si rifugiò alla Verna. Ricevuto il saio francescano, ben presto si rivela oratore di grande talento capace di suscitare l’entusiasmo delle folle, fino a diventare a tutti gli effetti il più importante oratore sacro del suo tempo. “Di bella presenza, con una voce da tenore, colto dicitore svelto, con parola chiara e spiccata” “nessuno lo ha uguagliato in Italia”, affermano i suoi primi biografi. Ovunque andasse c’era chi stenografava le sue prediche, anche se tra i discorsi di Padre Agostino e il testo scritto vi è una differenza abissale, della quale il Padre non era affatto contento. Sulla base di quella trascrizioni molti editori pubblicarono le prediche, che furono poi tradotte in varie lingue e circolarono non solo in ambienti cattolici. Con l’occasione della Mostra dedicata a P. Agostino (settembre - dicembre 2006) sono state repertoriate una cinquantina di edizioni delle prediche di Padre Agostino in italiano, quattro in inglese, cinque in tedesco e una in spagnolo. Da notare che alcune edizioni sono state pubblicate anche dopo la scomparsa di Padre Agostino. Inoltre con le prediche del padre sono stati incisi diversi dischi, con l’occasione della mostra ne sono stati repertoriati diversi: - il primo contiene alcuni brani delle prediche “l’uomo” e “l’amore del prossimo”, inciso e distribuito dall’etichetta La Voce del Padrone; - il secondo (Phonotype di Napoli) contiene la predica “la benedizione”; - i dischi incisi nel 1909 contengono le prediche “la fede”, “la patria”, “l’uomo”; - i dischi incisi nel 1918 con la voce di Luigi Prestini contengono le prediche “l’amore del prossimo”, “la Patria” e “l’uomo”. Carducci che lo ascoltò a Bologna esclamò “Cicerone ha affermato che non si dà il perfetto oratore; ma per Padre Agostino io farei una eccezione” Paolo Mantegazza, inventore della scenografia balneare riminese, dopo averlo ascoltato disse “io vidi piangere uomini e donne ed all’uscio della Chiesa vidi abbracciarsi e stringersi la destra gente che non si era mai vista, bisognosi di comunicare ad altri la piena emozione che l’inondava e soffocava”. “Un mese prima del suo arrivo” raccontano i suoi primi biografi “le città dove avrebbe predicato si riempivano di enormi ritratti appiccicati alle cantonate” e venivano messi in distribuzione testi stenografati delle prediche. Il padre “ne restava profondamente umiliato e non esitava a palesare rammarico e disapprovazione”. Ad ascoltare le prediche giungevano migliaia di persone (molte arrivavano in chiesa diverse ore prima della predica). Molte persone restavano affascinate dalle sue parole, si aprivano alla fede e al termine delle funzioni religiose si avvicinavano a Padre Agostino con un entusiasmo travolgente. Il celebre barnabita Giovanni Semeria, anch’egli grande oratore sacro, disse che il Padre “fu davvero l’idolo del pubblico italiano per circa un ventennio”. Anche la famiglia reale (sia re Umberto con la regina Margherita, che Vittorio Emanuele III con la regina Elena) fece più volte visita al Padre, e così pure il Ministro Rattazzi, diversi Deputati e Senatori. Lo stesso Papa Leone XIII lo chiamò a predicare a Roma, a San Carlo al Corso, e successivamente lo chiamò per una udienza privata. Papa Leone XIII mostrò più volte di tenere in gran concetto P. Agostino. Diversi autori hanno sottolineato come P. Agostino con le sue prediche e le sue conferenze abbia anticipato e in qualche modo “preannunziato la Rerum Novarum”. Uno studio di Ildefonso Buratti mette in luce una notevole affinità di linguaggio oltre che di argomenti tra le conferenze di Padre Agostino (e in particolare la predica sulla classe operaia) e l’Enciclica “Rerum Novarum” pubblicata il 15 maggio 1891. Le sue predicazioni “quaresimali” iniziarono nel 1872, e terminarono nel 1907. Uomo umile, e di grande fede, dopo le prediche, quando la carrozza lo riportava in convento, Padre Agostino recitava il rosario, e tutti i giorni faceva il pio esercizio della via crucis. Nel 1893 padre Agostino istituì la Congregazione delle Figlie di Nazaret, chiamate comunemente Suore di Padre Agostino. La Rocca Settembre/Ottobre 2006 mostre Tra le prime sei suore della Congregazione si trova Amabile Celli Baffoni di S. Agata Feltria. L’attualità del regolamento redatto da P. Agostino, della sua spiritualità fu confermata anche dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II ed oggi la Congregazione è presente in una decina di città italiane in Albania e in India. L’unica opera pubblicata da Padre Agostino è il libretto di devozione: Sfoghi del cuore dinnanzi al SS. Sacramento, edito da Marietti a Torino nel 1905 e di nuovo nel 1930. L’editore nel presentarlo dice che “siamo riusciti a strapparlo dalle mani di chi lo scrisse e per tanto tempo lo adoperò per aiutare il suo cuore a parlar con Gesù”; e poi ancora “la storia di questo libretto è storia di dolore e storia d’amore; l’anima che lo scrisse è stata crudelmente provata”. L’opera è il frutto delle riflessioni e delle conversazioni devozionali che Padre Agostino teneva alle orfanelle a Marina di Pisa. Fu pubblicata senza il nome dell’autore, ma non vi sono dubbi sul fatto che l’autore sia Padre Agostino (così Ildefonso Buratti, a pag. 127 del libro dedicato a Padre Agostino). Il libretto ebbe un grande successo e fu stampato in 90 mila copie, e successivamente fu tradotto e pubblicato in francese. P. Agostino morì a Marina di Pisa il 5 aprile 1921. L’anno successivo, l’8 settembre, S. Agata Feltria scopre una lapide a ricordo del suo figlio illustre. (GD) Fama di P. Agostino L a sua fama assieme alla sua influenza su non pochi “oratori” proseguì nel tempo. Tutti i dizionari e le enciclopedie del tempo riportano la voce P. Agostino, anche se a volte con informazioni erronee (nel Dizionario Enciclopedico Moderno pubblicato nel 1942 dalle edizioni Labor, ad esempio si legge “frate francescano già volontario garibaldino”). Si segnala in particolare la voce “Agostino da Montefeltro” nel Dizionario degli Italiani Illustri pubblicato di recente dall’Istituto Treccani. Tra il 1905 e il 1918 furono incisi e messi in vendita diversi dischi con le sue prediche recitate da attori professionisti. Nel 1926 il sacerdote Antonio Tani, futuro Vescovo di Urbino, pubblica all’interno del libro “San Francesco nel Montefeltro” un intero capitolo dedicato a Padre Agostino. La sua influenza è chiaramente visibile nel discorso che Don Orione tenne alla Radio di Buenos Aires nel 1937 (cfr. articolo del quotidiano L’Italia). Gli argomenti famiglia, amor patrio, organizzazione sociale, e le parole “senza Cristo tutto si offusca, tutto si spezza, il lavoro, la civiltà, la libertà, la gloria… tutto resta distrutto” riecheggiano le parole di Padre Agostino). Negli anni ’50 Benigno Benassi in un suo libro per spiegare la dottrina sociale del cristianesimo attinge a piene mani alle prediche di Padre Agostino sulla questione operaia. Nel 1955 una sua biografia comincia con queste parole “Se ti capita ancora oggi, dichiarando le tue generalità, di dire in conversazione a uno qualunque che sei del Montefeltro, non è raro il caso che ti senta rispondere “della Patria di p. Agostino!”; tanto viva è la memoria di questo grande oratore”. Negli anni ’50 scrivono di lui tra gli altri Ildefonso Buratti, Luigi Dominici, padre Benigno, Negli anni ’60 scrivono su P. Agostino Franco Dall’Ara, Giuseppe Valli, e ancora Ildefonso Buratti che ne sottolinea il ruolo di “precursore della nuova dottrina sociale della Chiesa” … E in tempi più recenti Benvenuto Matteucci, M. Damiata, Amedeo Varotti, Marco Mainardi, Francesco Sarri, Nando Cecini, G. Odoardi e Lorenzo Bedeschi. Ma più degli scritti contano le sue opere che sono vive e testimoniano la sua grandezza. P. Agostino in mostra: settembre - dicembre 2006 L a mostra è esposta a Palazzo Celli, edificio appena restaurato dall’Amm.ne Comunale, in piazza Garibaldi. Il percorso espositivo è diviso in tre parti: La Sezione introduttiva è dedicata al paese di S. Agata nell’800, all’ambiente culturale che fece da sfondo all’educazione e alla gioventù di P. Agostino. La II Sezione è interamente dedicata a Padre Agostino da Montefeltro e propone immagini dell’ambiente familiare, oggetti personali e religiosi appartenuti al Padre, edizioni delle prediche (in italiano, inglese, tedesco e spagnolo), dischi incisi nei primi anni del secolo contenenti le sue conferenze, lettere e manoscritti inediti, oggetti realizzati da diversi artisti in onore di P. Agostino, e testimonianze della presenza attuale dell’ordine religioso fondato dal Padre. La mostra documenta poi i rapporti tra P. Agostino e il Papa Leone XIII autore dell’Enciclica Rerum Nova rum, con la quale la Chiesa affronta per la prima volta la questione sociale e operaia, ed alla quale non fu estraneo il frate santagatese. La III Sezione è un’anteprima della prossima mostra in programma a S. Agata, che sarà dedicata a Padre Marella. Anche don Olinto Marella, come P. Agostino, dedicò la sua vita all’infanzia abbandonata e bisognosa, e proprio a S. Agata aveva un Istituto dove accolse centinaia di ragazzi. La Rocca Settembre/Ottobre 2006 FOTOCRONACA Il Vescovo benedice la mostra su Padre Agostino 8 settembre 2006 La Rocca intende ringraziare il Comitato per la Salvaguardia dei beni culturali di S. Agata Feltria per la mostra realizzata su P. Agostino, ed in particolare: Per l’organizzazione Per l’allestimento e l’esposizione Anna Vicini e gli oggetti esposti Tiziana Vicini Chiara Alessandrini Gianludovico Masetti Zannini Edo Zangheri Alessandra Fantini Massimo Scarani Annamaria Rinaldi Giovanni Migliarini Carlo Colosimo Mauro Giorgetti Riziero Angeli Manlio Flenghi V.V. Arredamenti De Silvestri Rimini Roberta Berardi Martino Valli Carlo Marchini Fioretta Faeti Giancarlo Dall’Ara Piero Barbato Enzo Liverani Per le medaglie ricordo Giuseppe Bossari Paolo Ricci Nazzareno Flenghi Daniele Masini Mario Benito Nalin Maddalena Gamberini Gaetano Campion Fondazione delle Suore Figlie di Nazareth Per la gestione della Mostra Grazie anche ad Angelina Botticelli ViOpera Padre Marella Franco Vicini cini, Eredi Sergio Vicini per aver cone Città dei Ragazzi di don Marella Cristina Vianini servato alcune foto e immagini esposte. La Rocca Settembre/Ottobre 2006 ATTUALITà Mons. Luigi Negri, Vescovo della Diocesi di San Marino – Montefeltro, alla Mostra di P. Agostino P ubblichiamo di seguito uno stralcio della benedizione del Vescovo Mons Luigi Negri alla Mostra di P. Agostino. Le parole del Vescovo sono state di una bellezza commovente, ma il testo pubblicato qui di seguito- curato dalla Redazione del nostro giornale- non riesce a riportarle in maniera adeguata. Chi fosse interessato, può chiederci la registrazione originale, o venirla ad ascoltare con l’occasione di una visita alla Mostra. (…) Ho già detto più d’una volta che un popolo che perde il senso della propria tradizione è un popolo debole, perciò vulnerabile nei confronti delle varie malattie più o meno gravi di cui è densa la nostra società. Recuperare la tradizione, una tradizione di fede e di carità, una grande tradizione di fede che ha saputo coagulare centinaia, forse migliaia di persone, attorno alla parola di P. Agostino…, e questa irresistibile carità di Don Marella che ha raggiunto e raggiunge tutt’ora migliaia di giovani caratterizzati da povertà diverse, da devianze che ai tempi in cui P. Marella incominciava la sua opera non erano neanche pensabili, e che sono purtroppo tristemente diventate normali. Abbiamo di fronte a noi due giganti della fede. Pensarli, rimettersi a contatto con loro attraverso quella cosa viva che è il documento - perché se il documento è riscoperto e utilizzato da una cultura viva, com’è quella di coloro che hanno impostato questa mostra, ora ci parla - è come se si riaccendesse oggi un dialogo con questi grandi della storia, cristiana e civile. Perciò è come se personalmente, ultimo arrivato in questa tradizione, è come se desiderassi che questa mostra potesse significare per me un’apertura della mia intelligenza, del mio cuore, della mia sensibilità, che si mette in ascolto di questi grandi, e cerca di vivere la loro grandezza per quello che può, e di comunicarla. Diceva Giovanni di Salisbury, che era un grande logico e filosofo del primo Medio Evo: “Noi siamo come bambini sulle spalle dei giganti”, guardiamo più in là di loro perché siamo riusciti a salire sulle loro spalle. Uomini come P. Agostino e Don Marella sono i giganti sulle spalle dei quali la nostra Comunità chiede a Dio di saper vivere con una intensità nuova e con capacità nuova la grande tradizione di fede e di carità, che arriva fino a noi attraverso di loro. E prima della benedizione, un’ultima osservazione che mi ha colpito, leggendo le note che mi sono state date per preparare quella che, se Dio ci da vita, sarà la conferenza che faremo qui a S. Agata in novembre. La Chiesa è stata veramente Madre. La grandezza di P. Agostino si è potuta rivelare inaspettatamente e per certi aspetti incomprensibilmente perché un Vescovo ha vegliato su di lui, lo ha accolto nella fierezza del giudizio, nella misericordia del coinvolgimento. Perciò quello che la mentalità comune del tempo (anche oggi sarebbe così) considerava perduto è come se avesse ritrovato in questa misericordia un nuovo habitat, cristiano, umano ed ecclesiale, in cui la potenzialità che sembrava essersi inaridita, è fiorita in modo nuovo. La Chiesa è madre. Quando noi cadiamo spesse volte, preda di questa brutta e cattiva sociologia contro la Chiesa, recriminatrice, che inventa anche tante cose che non sono accadute per poter prendere le distanze o infamare la Chiesa, dobbiamo renderci conto che invece difficilmente la Chiesa non è stata madre dei suoi figli, ed ha saputo arrivare dove la ragione e la giustizia non arriverebbero, perché la misericordia è oltre la giustizia, supera anche la giustizia. Quando penso a quella grande schiera di predecessori che mi hanno preceduto aumenta la coscienza della mia indegnità. Certamente Sormani, Mariotti sono stati due tra i più grandi Vescovi del Montefeltro; la grandezza intellettuale, di predicazione, di conoscenza, di cui mi avevano parlato, di Monsignor Mariotti, che rimase qui trent’anni e non accettò mai gli inviti ripetuti di Leone XIII di passare in una sede più prestigiosa perché diceva: «qui mi hanno mandato e con questo popolo voglio restare», Mariotti non è soltanto un grande, tra virgolette, intellettuale, è anche un padre; nel caso di P. Agostino, attraverso la paternità di Mariotti è arrivato a Dio. La misericordia di Dio, secondo la tradizione dell’Antico Testamento, la misericordia di Dio ricrea l’uomo e il cosmo. Ecco, sono una serie di suggestioni che tentano da un lato di dire il mio grazie a coloro che hanno organizzato questa mostra, ma insieme dico non soltanto alla Comunità di Sant’Agata Feltria, di partecipare consapevolmente a questo momento, e di farsene promotrice anche “al di là”;: è questo infatti un evento che possiamo proporre, come si amava dire una volta, anche agli uomini di buona volontà, essendo uomini di buona volontà, quelli che almeno desiderano misurarsi con la realtà tutta intera. E la tradizione cristiana del Montefeltro che è scolpita nelle personalità di P. Agostino e don Marella, è la tradizione in cui il Montefeltro ha vissuto per secoli, generando un popolo che ha difeso la sua identità contro le tentazioni più diverse. Adesso sui vostri intendimenti, e su questa mia consapevole partecipazione al vostro lavoro, e sul desiderio che questa mostra diventi “un fatto per il presente”, per ciascuno di noi e per la nostra comunità di Sant’Agata. Ma un fatto del presente non può essere veramente del presente, se non sa guardare in maniera positiva e costruttiva al futuro… (ndr. il Vescovo benedice). La Rocca Settembre/Ottobre 2006 news Non c’è nulla di più definitivo del provvisorio C aro Direttore, se la matematica, come si usa dire, non è un’opinione, beh, non deve esserla neppure la lingua italiana e così non si possono confondere i verbi: il futuro è futuro e il presente è presente. Dico questo perché sul n. 3 della Rocca leggo il riferimento ad una sorta di appello di alcuni cittadini preoccupati che S. Girolamo diventi in futuro Museo delle Arti Rurali. Tengo ben in vista sulla mia scrivania un “cofanetto” distribuito dalla Comunità Montana che contiene diversi pieghevoli illustrativi della rete mussale dell’Alta Valmarecchia. Posso assicurarti che uno di questi cita testualmente sotto la dicitura “S. Agata Feltria Museo delle Arti Rurali”: “il museo delle arti rurali di S. Girolamo è (presente!) ospitato nel convento omonimo ecc.” e ancora “... il convento di S. Girolamo è stato adibito (passato!) a sede museale nel 2005 (sic!) dopo un lungo intervento di restauro ecc.”. Aggiungo che nelle strade di accesso a S. Agata è già stata posta una segnaletica che indica S. Girolamo come sede attualmente funzionante di tale museo. Tutto il progetto è stato anche ufficialmente presentato e ampiamente illustrato dall’Assessore alla Cultura della Comunità Montana, dal Sindaco di S. Agata, dal Presidente della Comunità Montana e dal presidente della locale Pro Loco il giorno 21 maggio nel teatro Mariani, altra sede mussale inserita nel progetto assieme a Rocca Fregoso. Come vedi per buona pace dei cittadini perplessi l’ipotesi non è “futuribile”, bensì già “attiva”, anche se a San Girolamo i lavori sono… ancora in corso. L’ipotetico Gabibbo provocatorio e in cerca di storie assurde in visita al… Museo che si presenta come già aperto dal 2005 in verità altro non troverebbe che: muratori (a volte!!!) e calcinacci (sempre!). S. Agata Feltria, patria del possibile e spesso, ahinoi dell’impossibile, è anche patria dei musei feretrani esistenti solo su colorati depliant e nella fertile fantasia di solerti amministratori consapevoli, però, che in questo nostro paese non c’è nulla di più definitivo del provvisorio. Fioretta Faeti Barbato Una tromba. Una vita Q uesta è una delle tante storie dei nostri soldati, durante la guerra 1940-1945. A vent’anni un giovane parte dal suo paese, abbandona la famiglia, la morosa, le cose belle e la sua terra, il suo Maiano. Il richiamo è servire la Patria, l’Impero, il Duce, il Re. Prima generazione totalmente “allevata” dal regime. Come sentivano questo richiamo i giovani che partivano, lo possiamo immaginare ora. Nel lontano 1940, in piena guerra, erano convinti dei loro ideali. La vita migliore, le nostre terre, il posto al sole, che il destino, secondo i nostri capi, Dio ci aveva riservato. Questo giovane ,con questa fede, partì il 9 febbraio 1940 per presentarsi a Bari ed imbarcarsi, il giorno 12 febbraio, sulla nave Sardegna per l’isola di Rodi, caserma Regina Campo Chiaro. Nell’isola la vita trascorse per lungo periodo normale, con relazioni buone con i residenti e relativa tranquillità con i nemici. Ma... venne l’8 settembre 1943. Armistizio, grande confusione, mancanza di ordini, speranza di un rapido ritorno a casa. Ma la Patria venne a mancare. Il suo suolo invaso da soldati, che da alleati diventano invasori. Nella lontana isola di Rodi i nostri soldati furono fatti prigionieri e internati a Marizza in campo di concentramento. Così da Marizza nel febbraio del 1944 partì una colonna di prigionieri, dei tedeschi, di quattromila soldati italiani e coprirono a piedi i quaranta chilometri per portarsi a Rodi città, per essere imbarcati verso la Grecia. Lungo il percorso, il comandante chiese a Ricci se aveva portato con sè la tromba, perché disse: “sulla nave vogliamo fare baldoria”. “No - rispose Ricci - è rimasta al campo” ed il comandante lo rimandò indietro a prenderla. Fu giusto il tempo per non arrivare in orario all’imbarco. Infatti arrivò che la nave era appena partita. Dalla riva Ricci, quell’undici febbraio 1944, vide la nave appena fuori il porto, silurata dagli Inglesi. Morirono tutti. Ricci con le lacrime agli occhi strinse 10 ancor più la sua tromba, fra le mani, e forse promise che non l’avrebbe più lasciata. I tedeschi, con tutto il loro da fare, scoprirono che Ricci non si era imbarcato e cominciarono le ricerche sull’isola. Si salvò una prima volta dentro il camino di una casa amica. Poi con la complicità del comandante del campo di Marizza sotto il nome di “Rinaldi Enrico” attese la fine della guerra e tornò a Maiano il 15 agosto 1945. La tromba di Ricci tornò a suonare tutta la sua felicità, la sua voglia di vivere e far vivere serate, giorni e anni migliori a tutti, senza odio, senza guerra, felici. Ricci e la sua tromba si fecero compagnia fino all’età di ottant’anni ed a molti insegnò a suonarla in modo magistrale. Ebbe, per meriti bandistici, il riconoscimento di “Cavaliere del Lavoro” dal Presidente Pertini. Fondò con Corrado Rinaldi il “Corpo Bandistico Limbiatese” trasformatosi ora in “Orchestra Filarmonica Città di Limbiate”. Riziero Angeli La Rocca Settembre/Ottobre 2006 CRONACA Interpellanza dell’opposizione al Sindaco R iportiamo di seguito uno stralcio dell’interpellanza che i consiglieri di opposizione hanno presentato in Comune. Ci scusiamo con gli autori per i tagli apportati per mancanza di spazio e invitiamo gli interessati a chiedere direttamente all’opposizione il testo originale. Qualora ci fossero risposte troveranno anch’esse spazio su questo giornale. investimenti. Per una cifra mossa di circa 180.000 euro per tutte le iniziative, non è sufficiente investire 14.000 euro per la promozione, ovvero un 8%. Riteniamo che si dovrebbe investire molto di più in promocomunicazione. La percentuale investita è più o meno quella che investe in promozione una fabbrica, non certo un ente turistico. Nessuna traccia del Premio Letterario il Pungitopo, L’economia di Sant’Agaun’iniziativa che portava ta Feltria beneficia da anni Sant’Agata a livelli di lustro della ricaduta positiva della e fama eccellenti, e dava del come si legge dai dati elaborati Fiera del tartufo e del Natale; questi nostro paese una bella immagine, culdalla Polizia Municipale di Sant’Agata due fondamentali appuntamenti rapturalmente elevata, portando personaFeltria e a questa amministrazione già presentano per il Paese intero una fonte lità significative del mondo culturale ben noti. di economia e uno specchio di visibilità ed artistico. L’attuale Presidente aveva irrinunciabili; è per questo che l’attività affermato che avrebbe portato avanti il Ora siamo profondamente preoccupati turistica va curata ed incrementata con Premio. Rischiamo, invece, che un preche questo trend negativo possa, in brecostanza e determinazione. mio sulla falsariga del Pungitopo venga vissimo tempo, trasformare le fiere in Negli anni si sono succeduti diversi tiorganizzato altrove, a livello di vallata, “mercati” indistinti, “di tutto un po’”. monieri: l’amministrazione non ha mai perdendo così l’esclusiva di un’idea nata Un numero di richieste di espositori ritenuto opportuno gestire autonomaa Sant’Agata. sempre più modesto impedisce infatti mente le due fiere, ma ha sempre pre(…) Parliamo di Ufficio Turistico: l’utiuna selezione che qualifichi l’offerta e ferito delegare ad altri la loro organizlizzo del locale è regolato da apposito renda uniche e originali le nostre fiere. zazione. Questo potrebbe aver ridotto contratto di comodato precario e da una il controllo che doscrittura privata dove vrebbe essere dovesi legge:”da utilizzare 2004 2005 roso, da parte delcome ufficio inforFIERA DEL TARTUFO l’Amministrazione, mazioni turistiche”. -4,62% rispetto al 2004 incasso Tosap 13.271,83 12.659,56 quando si tratta di Questo avveniva il -7,5% rispetto al 2004 affari che riguarda- espositori 160 148 primo anno di vita no l’economia del FIERA DEL NATALE dell’Ufficio, quando paese intero. era presente una per-9,53% rispetto al 2004 incasso Tosap 8.433,90 7.629,88 La gestione, in mani sona sia di mattina sapienti e capaci, che di pomeriggio. Si rischia di disperdere un patrimonio ha dato, a volte, ottimi frutti, a volte Successivamente le cose sono cambiate ventennale di conoscenze e competenze, meno, comunque attualmente si sono (…) e di fare di Sant’Agata F. un luogo di riscontrati alcuni aspetti negativi. Non Risultato: insoddisfazione del turista e sagre paesane, con un flusso di visitatori lo diciamo noi, lo dicono i numeri: calo lamentele, che si ripercuotono sull’immediocre in termini di arrivi, presenze delle presenze tra gli espositori, (dimimagine del nostro paese. (…) e indotto economico generato. Noi rinuzione delle domande pervenute), calo teniamo che si possa evitare il rischio delle presenze tra i visitatori, calo negli Paolo Ricci adottando una politica fatta anche di introiti comunali relativi alla Tosap, Alessandra Fantin 11 La Rocca Settembre/Ottobre 2006 CRONACA Il percorso mariano di Romagnano Montepetra L’editoriale dello scorso numero della Rocca diceva che il nostro territorio comunale si caratterizza da secoli per una profonda devozione mariana, testimoniata dalla presenza di una decina di Santuari, molti dei quali ancora oggi frequentati e venerati. I libri di storia, i documenti processuali e le testimonianze di molte persone tengono vivo il ricordo di un numero impressionante di prodigi e di avvenimenti miracolosi, che fanno della nostra zona una terra a vocazione mariana. Mentre siamo impegnati a scrivere, e dare alle stampe, una piccola guida a queste nostre risorse “religiose”, segnaliamo ai lettori che un itinerario mariano esiste già tra Romagnano e Montepetra, dove si ricorda un avvenimento prodigioso non dissimile – nelle modalità – da quello di Fatima. Le foto pubblicate in questa pagina vogliono essere uno stimolo per andare a percorrerlo. 12