La mappa
Come orientarsi
La sezione giovani di quest’anno è divisa in tre tappe.
I brani biblici sono tratti dal libro dell’Esodo e in modo particolare dai capitoli 2, 3 e 34.
Il sussidio di quest’anno si pone in continuità con quello dello scorso anno e conclude la
proposta del biennio di preparazione alla Cresima.
In particolare le schede del terzo capitolo sono indicate per gli ultimi incontri prima della
celebrazione della Confermazione.
Il percorso è suddiviso in tre tappe
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti:
Io-Sono mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
IL VOLTO E LA
PAROLA
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.»
(Es. 34,29)
Consigli pratici
◦
Partire dall’esperienza
Partiamo da ciò che i giovani vivono e sperimentano, dalle loro domande e dai loro
interessi per “far guardare” loro le cose da un punto di vista diverso e viverle in un modo
nuovo.
Ci sono due tipi di esperienze: quelle vissute singolarmente dai giovani (la scuola, gli
affetti, i rapporti con gli amici o con gli adulti...) e quelle che possono essere fatte insieme
(una settimana di vita comune, un impegno di servizio preso in oratorio, una gita, un film
visto insieme, un campo di lavoro...).
Dentro ad ognuno di questi vissuti c'è sempre un mondo che si apre.
◦
Illuminare il vissuto
Leggiamo insieme quello che si vive e che si è vissuto, facciamo parlare l’esperienza che ha
già in sè qualcosa da insegnare o dalla quale possono emergere delle domande.
Il ruolo dell'educatore è far venire alla luce ciò che potrebbe restare in ombra e aprire
prospettive nuove, far scoprire nuove illuminazioni, avviare verso nuovi percorsi, far
risuonare parole nuove, stimolare pensieri e accendere i cuori.
◦
Cogliere tutte le occasioni
“Il bello della diretta è l’imprevedibile” affermano attori e presentatori in teatro e alla TV.
Seguiamo il loro consiglio, non serve applicare sempre alla lettera il percorso ma è
fondamentale saper cogliere le occasioni che non si possono e non si devono lasciar cadere,
in base al gruppo di giovani che si ha di fronte e che si impara volta per volta a conoscere.
◦
Parola, celebrazione, vita
Questo itinerario considera tre piani: la fede annunciata, la fede celebrata e la fede vissuta
e ne propone il loro intreccio. La catechesi è per sua natura “parola”, ma quando viene
proposta ad un gruppo di giovani dovrà essere anche “celebrazione” e dovrà anche essere
connessa con la “vita” (con le esperienze date e quelle proposte).
L'obiettivo è ascoltare una parola che suscita la vita e vivere una vita che chiede parole
illuminanti, vivere una celebrazione che rimandi alla vita e avere una vita che si esprime
nella celebrazione, ascoltare una parola che aiuti a celebrare e vivere una celebrazione che
dia esperienza alla parola.
◦
La verifica
È importante che gli educatori assieme ai giovani verifichino il cammino fatto e che
tengano un diario del percorso per progettare insieme dove andare. Il tema del percorso
non consente di pianificare una verifica sistematica del lavoro; è importante che
l’animatore proponga una pausa di riflessione per approfondire l’importanza di quel
passaggio o il perchè di quella attività. Solo così tutto il resto del percorso potrà portare i
giovani riflettere sulla loro crescita spirituale. Uno strumento utile potrebbe essere quello
della celebrazione alla fine di ogni tappa
◦
Le obiezioni
Nella seconda tappa avrà come centro le “Obiezioni” di Mosè, ecco alcuni suggerimenti
per comprenderle al meglio:
a) le obiezioni di Mosè non sono qualcosa di moralmente egoistico, non sono errori, né
colpe; nessuno ne fa a meno, nemmeno i più grandi santi, che anzi sono stati grandi
campioni di obiezioni; affondano è vero le radici nelle nostre debolezze, ma sono anche
sane, ragionevoli, umane, e soprattutto ineliminabili (in effetti nessuno vuole morire...)
b) non sono qualcosa che ci si lascia ad un certo punto definitivamente alle spalle:
accompagnano sempre il percorso di ciascuno e Gesù le ha vissute fin nel Getsemani, cioè
fino all'ultimo;
c) le obiezioni non si superano in effetti con nessun mezzo: né lavorando su di sé, né con
l'autostima, né con l'aiuto di altri. Il modo in cui Mosè ad un certo punto parte lo stesso è
inspiegabile. Lì c'è un "buco", un "salto" (pesah = Pasqua) in cui nessuno di noi vede nulla,
tranne le conseguenze concrete. nessuno può essere condotto oltre le obiezioni da noi,
nemmeno un giovane affidato ad un catechista, noi possiamo solo accompagnarlo fino al
momento prima.
Prima tappa
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
LO CHIAMÒ MOSÈ…
INTRODUZIONE
AREA
SCHEDA
ATTIVITÀ
OBIETTIVI
Riferimenti biblici
Lectio Divina sui
brani biblici di
riferimento
ƒ Introdurre i brani biblici di riferimento.
Es 2, 1-10
Es 3, 1-10
Scheda 2
Porta...gioie di r
ara bellezza
ƒ Introdurre il percorso riallacciandosi al tema della
bellezza.
ƒ Scoprire la propria bellezza scrutata e riconosciuta
agli occhi dei genitori fin dal primo sguardo al
momento della nascita.
ƒ Comprendere di essere stati e di essere desiderati e
amati da sempre.
«La donna concepì e
partorì un figlio; vide che
era bello...».
Es 2,2
Scheda 3a
Frutto della mia
famiglia
Tanti mitici d'oh
(Simpson)
«...lo tenne nascosto per
tre mesi»
Es 2,2
Scheda 3b
ƒ Vivere e riconoscere le relazioni significative con le
persone della propria famiglia e che si incontrano
quotidianamente.
ƒ Indagare su ciò che sta a cuore: cosa proteggi e
”tieni nascosto” della storia della tua famiglia?
Perché lo ritieni prezioso?
Fra i giunchi
ƒ Scegliere con spirirto critico ciò che vale per tutti e
dura nel tempo, ciò che resiste all'usura delle prove
e rende coraggiosi e forti.
ƒ Riconoscere gli elementi che “fissano” la propria
storia, la collocano dentro dei contesti ben definiti, la
“salvano” dalla deriva. Scoprire le caratteristiche del
contesto che incidono sul carattere, sulla cultura...
«lo depose fra i
giunchi...».
Es 2,3
Il mio Nilo
ƒ Scegliere con spirirto critico ciò che vale per tutti e
dura nel tempo, ciò che resiste all'usura delle prove
e rende coraggiosi e forti.
ƒ Riconoscersi come parte di una storia pensata da
Dio, in parte scritta e in parte da scrivere.
«lo depose... sulla riva
del Nilo».
Es 2,3
T faccio 1 squillo!
ƒ Rischiare e andare contro corrente.
ƒ Impegnarsi quotidianamente a donare ciò che si ha
ma soprattutto ciò che si è.
ƒ Sentirsi chiamati da Dio e predisporsi all'ascolto.
«Essa vide il cestello fra i
giunchi e mandò la sua
schiava a prenderlo»
Es 2,5
Scheda 1
Scheda 4
Scheda 5
Scheda 6
HO OSSERVATO, HO UDITO, CONOSCO…SONO SCESO PER LIBERARLO
Scheda 7a
Mysterium
Scheda 7b
Fede vs Ragione?
(Simpson)
Scheda 8
Urgente: una
chiamata che non
può stare senza
risposta
Scheda 9
Una conseguenza
per ogni scelta
Scheda 10
Uomini con lo
sguardo di Dio
Scheda 11a
Gesù pupilla del
Padre
Scheda 11b
Con occhi nuovi
Scheda 12
La valigia
Celebrare
Celebrazione
penitenziale
• Organizzare la propria vita attorno ad alcune
percezioni di fede, scelte di valori e atteggiamenti
evangelici, che testimoniano e formano la propria
identità e spiritualità.
• Riflettere sulle domande “Cosa mi attira della fede?
Cosa mi incuriosisce? Cosa mi fa paura?” per
scoprire l'esperienza primordiale del trascendente:
tremendo e fascinoso
• Organizzare la propria vita attorno ad alcune
percezioni di fede, scelte di valori e atteggiamenti
evangelici, che testimoniano e formano la propria
identità e spiritualità.
• Comprendere che vivere la fede non implica
rinunciare alla ragione.
• Prendere coscienza del bisogno di dare un senso alla
propria vita e di avere un sogno da realizzare.
• Aprirsi all'ascolto della chiamata proposta da Dio,
sentendosi sollecitati a rispondere con prontezza
all'invito di aprire la propria vita.
• Riflettere sull'importanza di concretizzare i propri
desideri e aspirazioni.
• Riflettere sulle modalità di realizzazione dei propri
sogni e sul ruolo attivo di ognuno.
• Stimolare la riflessione sul ruolo che gli altri possono
avere nella realizzazione dei propri sogni.
• Riconoscere uomini e donne che sanno creare
qualcosa di valido e di utile nella società.
• Condividere la propria vita “a tempo pieno” perchè il
bello e il vero maturi ovunque e da chiunque.
• I passaggi con cui Dio entra nella storia “ho
osservato, ho udito, conosco...”: testimoni di Dio che
scende nel mondo.
• Credere che è nella persona di Gesù e nella sua
storia che si percepisce il progetto di Dio e la sua
relazione con noi.
• Scoprire la storia scritta e la storia della salvezza: ciò
che gli occhi di Gesù vedono e gli altri non vedono.
• Impegnarsi quotidianamente a donare ciò che si ha
ma soprattutto ciò che si è.
• Riosservare il proprio mondo con la sensibilità del
Vangelo.
• Fare esperienza di una gerarchia di valori in cui
l'essere vince l'apparire e l'avere.
• Prendere posizione e fare scelte decise e decisive.
• Avere un progetto di vita chiaro e avere il desiderio di
esprimerlo e di raccontarlo.
• Crescere nell'atteggiamento di ricerca che diventa
uno stile di vita quotidiana, creativa e fantasiosa.
• Verificare a che punto del cammino di discernimento
è giunto personalmente ogni giovane.
«...perché il roveto non
brucia?»
Es 3, 2-3
«...perché il roveto non
brucia?»
Es 3, 2-3
«Dio lo chiamò dal
roveto e disse: "Mosè,
Mosè!"».
Es 3,4
«Rispose: “Eccomi!”» Es
3, 4
«Ho osservato... e ho
udito...; conosco infatti
le sue sofferenze.»
Es 3, 7
«Sono sceso per
liberarlo »
Es 3, 8
«Sono sceso per
liberarlo »
Es 3, 8
«Ora va'! »
Es 3, 10
Sul sito www.pgudine.it potrete trovare lo schema per una celebrazione
penitenziale in preparazione al Santo Natale.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
1
Moyses: figlio di…1
1ª parte: La storia
Testo di riferimento: Esodo 2,1-10
1
Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una figlia di Levi. 2La donna
concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. 3Ma
non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese un cestello di papiro, lo spalmò di bitume
e di pece, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. 4La
sorella del bambino si pose ad osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto.
5
Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle
passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Essa vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua
schiava a prenderlo. 6L'aprì e vide il bambino: ecco, era un fanciullino che piangeva. Ne
ebbe compassione e disse: "E` un bambino degli Ebrei". 7La sorella del bambino disse
allora alla figlia del faraone: "Devo andarti a chiamare una nutrice tra le donne ebree,
perché allatti per te il bambino?". 8"Va'", le disse la figlia del faraone. La fanciulla
andò a chiamare la madre del bambino. 9La figlia del faraone le disse: "Porta con te
questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario". La donna prese il bambino e lo
allattò. 10Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli
divenne un figlio per lei ed ella lo chiamò Mosè, dicendo: "Io l'ho salvato dalle acque!".
- In questo capitolo recuperiamo la lettura dei contesti culturali, affettivi, religiosi che caratterizzano la
storia personale.
- La domanda è: di chi sei figlio? Quali sono le tue radici?
- Immagine del fiume… la storia come un a realtà dinamica, in movimento ed evoluzione.
- Immagine dei giunchi… ciò che trattiene - intercetta nel fluire inesorabile degli eventi.
Alla radice della biografia di Mosé c’è questo racconto suggestivo e ricco di riferimenti anche per il nostro
percorso educativo. Potremmo considerarlo il fondamento su cui sta in piedi non solo una storia fatta di
vicende che segneranno il cammino del mondo, ma anche una biografia umana, una psicologia, un racconto
personale…
1
Secondo i testi biblici il nome Mosè significherebbe "salvato dalle acque" a ricordo del suo miracoloso ritrovamento
nel Nilo e difatti l'ebraico Moshè ha un'assonanza col verbo che significa "trar fuori", benché tutt'oggi la maggioranza
degli studiosi preferisce credere che il nome derivi dalla radice egizia Moses, che significa "figlio di" o "generato da"
come possiamo ad esempio vedere negli egiziani Thutmosis (figlio di Thot) o Ramses (figlio di Ra). In linea con questa
tesi e mancando il nome del padre Mosè significa semplicemente 'bambino' quale vezzeggiativo di 'figlio'.(da lezioni di
rav)
Mosé nasce sotto uno sguardo contemplativo: « La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello…». La
prima nota che registra l’ingresso di Mosé nella storia umana, prima ancora che nella storia della salvezza è la
fotografia di questo sguardo. Alla fine del percorso biblico (e di questo itinerario) troveremo quasi il
compimento di questa intuizione del cuore. La madre di Mosé intravvede una bellezza che sarà irresistibile sul
volto del figlio: «la pelle del suo viso era diventata raggiante, poichè aveva conversato con Dio». Es 34,29
Lo sguardo della madre e del padre sono fondamentali per ogni percorso umano. Definiscono una sorta di
precomprensione della propria vita e un “precedente” al quale ciascuno potrà ritornare per confrontare
l’opinione che ha maturato di se stesso.
Mosé viene poi deposto in un fiume, affidato allo scorrere dell’esistenza, ma non lasciato in balia di se stesso.
La cesta viene accolta da quelle acque che un giorno lo porteranno lontano, segno della fiducia dei genitori
per un viaggio che deve necessariamente allontanare il proprio figlio da loro. Ma la madre pone il figlio “fra i
giunchi”, segno di una preoccupazione educativa. Credere nel cammino futuro del figlio non significa lasciarlo
alla deriva. Le canne, allegoricamente, possono essere considerate l’intreccio culturale che circonda la vita di
ogni persona che cresce. L’ambiente, la famiglia, la lingua, la cultura, le tradizioni la religiosità… sono un
canneto che può sembrare, ad un primo sguardo, un ostacolo inutile e dannoso alla rotta di una vita. Eppure
permettono un viaggio graduale, danno una direzione, offrono protezione dai pericoli, costituiscono un
contesto che nel centro del fiume rischia di scomparire fra i vortici insidiosi della corrente…
Ed è dentro il canneto che si rendono possibili gli incontri che segnano il corso di una vita. La figlia del faraone
con la corte regale intercettano il piccolo cesto e da questo incontro solo apparentemente casuale ha inizio il
corso di una vita.
Diventa fondamentale, nel cammino educativo che stiamo iniziando porre ai giovani la domanda: e tu chi sei?
Ma è altrettanto fondamentale che la risposta non sia cercata in un percorso introspettivo ma piuttosto
culturale, che parta dallo sguardo, ricostruisca l’intreccio del canneto e solevi lo sguardo prima sul fiume e poi
sulle rive per scorgere, chissà, anche l’occasione di una chiamata a dare un corso alla propria vita.
2ª parte: chiamato per nome
Testo di riferimento: Esodo 3, 1-10
1
Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian,
condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. 2 L'angelo del
Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco:
il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3Mosè pensò: "Voglio
avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?". 4Il
Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: "Mosè,
Mosè!". Rispose: "Eccomi!". 5Riprese: "Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi,
perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!". 6 E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il
Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si coprì il volto, perché
aveva paura di guardare verso Dio.
7
Il Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo
grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. 8 Sono sceso per
liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella
e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano
il Cananeo, l'Ittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo. 9Ecco, il grido degli
Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono.
10
Perciò va'! Io ti mando dal faraone. Fa' uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!".
-
3, 4 Mosé-Mosé : la chiamata è sempre personale e determinata (2 volte!)
3,7 La chiamata è sempre dentro alla storia e chiede il riconoscimento degli eventi nella storia.
o Ho osservato la miseria
o Ho udito il grido
o Conosco la sofferenza
= Dio ascolta la storia, intercetta la tua storia e ti chiama per renderti protagonista della storia del tuo tempo…
= solo guardando fuori di te, capisci quale senso ha la tua vita…
La vita di Mosé è la somma di tre esistenze. Se la vita media di un uomo del tempo era di 40 anni, Mosé ne ha
vissuti 120. Cioè 40+40+40.
Qui Mosé a 40 anni e siamo all’inizio di un nuovo percorso della sua vita. Se la “prima esistenza” è stata
segnata da una lunga crisi che vedrà Mosé fortemente centrato su se stesso e preoccupato di risolvere con
mezzi propri le ingiustizie a cui è soggetto il suo popolo, diventando un omicida e finendo ramingo a pascolare
pecore per conto del suocero… qui inizia tutta un’altra storia. Non è più lui che vede e, facendo conto delle
sue sole forze, risolve la sofferenza del popolo. Qui è Dio che osserva la miseria del popolo, ascolta il grido
della sua sofferenza, conosce (cioè: ascolta dal di dentro) il suo dolore. Mosé è semplicemente chiamato a
fare squadra con Lui, ad andare dagli israeliti in nome di Dio e non più a titolo personale. È chiamato due
volte, a scanso di equivoci. Non si tratta di un reclutamento generico ma il compiersi di un disegno che vede
proprio Mosé come protagonista fondamentale. Sì proprio lui che aveva sbagliato tutto, proprio lui che era
scappato…
Una condizione però è necessaria: togliersi i sandali. Mettere i propri piedi sui passi di un altro, riconoscere le
sue orme e fidarsi della sua direzione.
Diventa, quindi, necessario che con i ragazzi facciamo una percorso che li porti a scoprire la dimensione della
chiamata alla vita e alla sua realizzazione alla luce del mistero di Dio. La Scrittura è molto concreta e ci dice
che ogni vocazione parte da due stazioni per arrivare, solo alla fine, ad una terza.
La prima stazione è la storia concreta. È necessario saper leggere la storia, comprendere gli eventi che la
caratterizzano, ascoltare e vibrare con il destino degli uomini del proprio tempo. Chi pensa di trovare Dio in
una sorta di discesa speleologica nelle profondità della propria coscienza non lo troverà mai. Perché Dio è
altrove, è preoccupato della sua gente e si è posto in ascolto, fa da vedetta, si commuove del destino del suo
popolo…
Ecco la seconda stazione della chiamata: intercettare il viaggio di Dio, vedere, ascoltare, sentire la storia degli
uomini con la sua sensibilità. E anche questa operazione chiede di non concentrarsi ancora su se stessi.
E solo alla fine troveremo l’annuncio del nostro viaggio e la partenza per la nostra stazione personale: MoséMosé… spendi la tua vita perché la sollecitudine di Dio diventi cambiamento, trasformazione… una nuova
storia. Una storia della salvezza.
Porta...gioie di rara bellezza
OBIETTIVO: introdurre il percorso riallacciandosi al tema della bellezza. Scoprire la propria bellezza scrutata e riconosciuta agli occhi dei
genitori fin dal primo sguardo al momento della nascita. Comprendere di essere e di essere stati desiderati e amati da sempre.
TEMPO: due incontri da un'ora: il primo con i ragazzi e il secondo assieme ai
genitori.
MATERIALE: una scatola-portagioie per ogni giovane; un questionario "Ti ho
amato fin dal primo sguardo" per i genitori; intervista per i giovani, fogli, penne e colori.
CD: immagini di modelli per la scatola; invito per i genitori; questionario "Ti ho
amato fin dal primo sguardo" per genitori; intervista per i giovani (che trovi
sempre nel CD nel file “2_porta_gioie” della cartella “libretto operativo_verifica”); preghiera dei genitori; lettera.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Primo incontro: All'inizio dell'incontro verrà consegnata ad ogni giovane una scatola-portagioie assieme ad un nastro, azzurro per i maschi e rosa per le femmine, e al bigliettino
che riporta la frase del salmo (vedi modelli proposti sul CD) . Poi si richiede ad ogni giovane di personalizzare e abbellire in modo molto semplice la propria scatola-portagioie
aggiungendo sul biglietto il proprio nome e la data di nascita. A questo punto si invitano i giovani a mostrare la foto che hanno portato (come da avviso fatto a fine incontro precedente). Descrivendo a voce la foto, i giovani presentano la loro famiglia, condividendo il proprio racconto con il gruppo. Successivamente ad ogni giovane viene fatta un' intervista che permette di riflettere sul tema "Da cosa capisci che i tuoi genitori ti vogliono bene?" (trovi sul CD la traccia del libretto operativo di verifica). Ogni giovane risponderà
per iscritto all'intervista. Quando tutti hanno finito l'intervista, ogni giovane ripone la propria foto e il foglio in cui ha scritto le sue risposte nella propria scatola-portagioie. Dite al
gruppo che tutto il lavoro fatto durante questo incontro sarà ripreso la prossima volta e concludete con una preghiera a vostra scelta. Consegnate ai giovani l'invito per i genitori
assieme al questionario "Ti ho amato fin dal primo sguardo".
Secondo incontro: I genitori (sarebbe bello che partecipasse la coppia) hanno ricevuto un simpatico invito (vedi proposta sul CD) a partecipare ad un incontro con i propri figli,
portando una foto del proprio figlio da piccolo e un oggetto significativo che hanno custodito nel tempo simbolo dei primi anni di vita. Inoltre hanno ricevuto il questionario "Ti ho
amato fin dal primo sguardo" che li fa riflettere sulle emozioni provate nel vedere il loro figlio da piccolo. Il giorno dell'incontro, al loro arrivo, si invitino i genitori a mettere l'oggetto e il questionario "Ti ho amato fin dal primo sguardo" dentro la scatola-portagioie del figlio, senza che i ragazzi vedano gli oggetti portati. Dato inizio all'incontro, il confronto
tra genitori e figli avverà aprendo la scatola-portagioie. Entrambe le parti sono invitate a presentare quello che hanno messo dentro la scatola-portagioie e a raccontare quello
che hanno scritto. Per concludere l'incontro i genitori e i giovani reciteranno le rispettive preghiere.
SUGGERIMENTI: questa attività serve anche nel caso in cui la coppia di genitori sia separata. In questa occasione infatti i giovani possono comprendere di essere amati da
entrambi i genitori anche se questi non sono più una coppia. Date perciò il tempo necessario per compilare il questionario da parte di entrambi i genitori.
I suggerimenti dati con gli esempi di scatola-portagioie, di invito per i genitori e di questionario "Ti ho amato fin dal primo sguardo" a nostro parere vanno
curati con molta attenzione. Il loro aspetto contribuisce a creare un clima intimo e prezioso e non “investigativo” e “giudicante” del rapporto genitori-figlio,
facilitando così i genitori a sentirsi a proprio agio e a rispondere con molta tranquillità e libertà.
Sia per i genitori che per i figli questo tipo di intervista potrebbe essere imbarazzante. È per questo motivo che sia i giovani che gli adulti hanno avuto la possibilità di scrivere e di ragionare in precedenza in modo individuale. Le risposte scritte risulteranno essere un supporto per entrambe le parti.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
2
PARLIAMONE INSIEME
Aprendo la scatola-portagioie il genitore presenterà ciò che ha portato descrivendo la foto e l'oggetto e raccontando brevemente le riflessioni che sono emerse nel compilare il questionario
"Ti ho amato fin dal primo sguardo". Spiegheranno poi il motivo della scelta di quel preciso oggetto e racconteranno i ricordi legati ad esso, lasciando emergere le emozioni vissute e l'immagine che hanno i genitori del proprio figlio. Il ragazzo invece racconterà o semplicemente leggerà quello che ha scritto la volta precedente. Il catechista farà emergere come i genitori abbiano
amato fin dall'inizio il proprio figlio perchè voluto, cercato, desiderato o se inaspettato, accettato e dato alla luce. Il compito del catechista, o del parroco se è presente, è valorizzare il confronto sul volersi bene reciproco; far capire quanto sia importante non dare per scontato l'affetto e i sentimenti che ci sono in famiglia e quanto sia importante riscoprirli ogni giorno. In questo
modo i figli riconoscono la loro bellezza nelle parole dei propri genitori e scoprono il fatto di essere stati desiderati dai loro genitori fin dal primo sguardo.
PREGHIAMO INSIEME
Viene proposta una preghiera che reciteranno i genitori e una lettera ai genitori che
leggeranno i giovani.
Preghiera per i genitori: I valori veri
O Dio, sorgente della vita e Padre di ogni uomo,
perdonaci se abbiamo lasciato credere ai nostri figli
che solo il lavoro e la carriera sono necessari per diventare «importanti».
Tu, che sei Amore,
perdonaci se abbiamo trasmesso
cose e non valori, denaro e non idee;
se non abbiamo mostrato che ciò che conta nella vita è amare.
Tu che sei amico di ogni uomo
ed educhi il tuo popolo con tenerezza,
perdonaci se non abbiamo trovato tempo per parlare ai nostri figli,
se ci siamo limitati a rimproverare, senza offrire testimonianze palpitanti di vita.
Signore, tu che sei via, verità e vita,
perdonaci se non abbiamo suscitato nel cuore dei nostri figli la voglia di Te,
la nostalgia della tua amicizia, la ricerca della tua volontà.
O Dio, aiutaci ad essere genitori capaci di amare e di educare,
mostrando ai nostri figli le strade della vita e dell'amore.
Vogliamo rendere la nostra famiglia ospitale per i nostri figli,
luogo accogliente in cui sappiano apprendere i valori della vita.
Rendi, o Signore, il nostro cuore vigilante
di fronte alle suggestioni di una società che soffoca la speranza che è in noi
e ci sollecita a cercare solo il nostro interesse
e a trovare soddisfazione nelle cose materiali.
Mostraci il tuo volto, affinché possiamo sentirti amico presente.
Apri il nostro cuore alla comunione
affinché possiamo essere presenza viva nella comunità.
E voi Maria e Giuseppe, sposi innamorati e genitori vigilanti,
sostenete il nostro cammino.
Aiutateci a vigilare sulla qualità del nostro amore di sposi,
affinché la nostra premura di genitori non venga meno. Amen
Quanto sono preziosi i consigli dei genitori? La seguente lettera scritta da un figlio alla madre
e al padre dimostra il loro valore.
Una lettera a mamma e papà: cosa si “deve rubare” ai propri genitori.
“Cari mamma e papà,
forse vi sembrerà strano ricevere ora una lettera di questo genere. Ma dopo aver riflettuto
molto ho ritenuto necessario scrivervela. Ogni giorno quando esco di casa, porto via alcune
cose senza chiedervi il permesso. Forse non ve ne accorgete nemmeno. Eccole qui:
Amore per ciò che è giusto: che protezione ricevo da questo, mi aiuta a salvaguardare la
mia vita quando sono senza di voi!
Amore per le persone: statura, aspetto e colore non contano. Solo ciò che è dentro è importante. Questo mi serve a valutare le persone non da quello che sono esteriormente ma da
quello che fanno!
Onestà: ciò che è mio lo uso preferibilmente a beneficio di altri.
Determinazione: mi a iuta a su perare i momenti più diff icili!
Pazienza: Siete stati tanto gentili, amorevoli e pazienti con me. Non avete mai smesso di
aiutarmi!
Disciplina: Non siete mai né troppo severi né troppo indulgenti. Ma non sempre lo capisco.
Mi perdonate?
Libertà: voi non avete in mente altro che il mio bene e mi proteggete perché non mi accada
nulla di male. Non dimenticherò mai quello che fate per me.
Amore per le cose semplici: monti, fiumi, cielo azzurro, scampagnate, campeggio. Avete
reso la vita assai piacevole. Nessun’altro genitore avrebbe potuto fare di più. E pareva che
non vi pesasse mai.
Cautela: Non essere troppo pronto a credere a tutto quello che senti. Ma se ci credi, sii fedele alle tue convinzioni, a qualsiasi costo.
La verità che sapete sempre darmi: la cosa più importante di tutte. È la mia eredità. Né
denaro, né barche, né case, né beni sono paragonabili ad essa. Mi dà e mi darà ciò che vale
più di tutto: una vita degna di essere vissuta!
È difficile attribuire un valore a tutte queste cose. Non hanno prezzo. Le uso tantissimo.
E se non devo restituirle e me le lasciate, voglio continuare a usarle. Se siete d’accordo,
spero di continuare a darle agli altri, ai miei amici, alle persone che incontro. So che saranno
utili anche a loro e preziose più dell’oro, così come sono state utili a me. E dirò sempre loro
da chi le ho prese: da mamma e papà.
Ai miei amatissimi genitori, Vostro figlio
Vi voglio bene.
Frutto della mia famiglia
OBIETTIVO: vivere e riconoscere le relazioni significative con le persone della
propria famiglia e che si incontrano quotidianamente. Indagare
su ciò che sta a cuore: cosa proteggi e ”tieni nascosto” della
storia della tua famiglia? Perché lo ritieni prezioso?
MATERIALE: Attività 1: Materiale di recupero, colla, forbici....
Attività 2: brani musicali, bonghi
CD:
TEMPO: due incontri da un'ora.
Attività 1: modelli di costruzione di un albero genealogico.
Attività 2: esercizi di riscaldamento corporeo; preludio all'attività
corporea; brano letterario.
Momento di preghiera.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Attività 1 per un gruppo che ama il bricolage e le attività manuali e sa usare immagini e metafore per parlare di sè.
Ogni ragazzo deve costruire il proprio albero genealogico (vi forniamo qualche esempio creativo di bricolage nel CD). Dopo aver realizzato il proprio albero questo va completato inserendo i nomi delle persone che compongono la propria famiglia. Ogni nome deve essere accompagnato da una breve frase o una parola che caratterizzino la persona e
presentino il rapporto che il ragazzo ha con lei. A questo punto ogni giovane potrà assegnare eventi e valori vissuti nella propria famiglia alle varie parti dell'albero (radici, tronco, rami, foglie...) in base alla loro funzione. Ad esempio
nelle radici che sostengono e alimentano la mia famiglia colloco....
nei rami protesi verso l'alto ci sono questi valori che mi avvicinano a Dio...
le foglie che abbelliscono e migliorano il mio carattere sono...
nella corteccia che protegge e sostiene ci sono questi episodi...
Attività 2 per un gruppo che ama la corporeità, muoversi ed esprimersi con il proprio corpo.
Riscaldamento (sul CD)
Preludio (sul CD)
Esercizio principale sul tema
Fase 1: L'animatore invita i ragazzi a stendersi, a chiudere gli occhi e a visualizzare il brano che legge (storia sulla famiglia troverai il brano sul CD). Con una musica meno ritmata l'animatore chiederà ai giovani di interpretare attraverso un gesto o una sequenza di movimenti la parte della storia che lo ha colpito. Se il gruppo è particolarmente creativo è possibile realizzare una sequenza di movimenti con la partecipazione di più giovani.
Fase2: Avendo sperimentato tutto ciò, l'animatore chiede di raccontare un episodio riguardante la storia della propria famiglia e di metterne in luce la parte che ritiene fondamentale e preziosa attraverso l'espressione corporea, un gesto o una sequenza di movimenti come già fatto in precedenza. A questa attività può seguire una verbalizzazione,
anche una sola parola che esprima lo stato emotivo provato.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
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SUGGERIMENTI:
Attività1: i giovani racconteranno e metteranno in evidenza le scelte simboliche personali nel procedere dell'attività. L'immagine dell'albero costituisce un simbolo al quale il
giovane può fare riferimento per esprimersi. Ciò risulta essere un facilitatore. Inoltre sfruttando questa immagine anche l'animatore può approfondire l'argomento facendo ulteriori domande ai giovani.
Attività2: nella fase 1 dell'esercizio principale i giovani sperimentano la tecnica e la stessa sequenza di movimenti può essere riutilizzata nella fase 2. La gestualità fa emergere
ciò che i giovani ritengono prezioso e fondamentale nella propria famiglia. Quindi la verbalizzazione riguarda solo lo stato emotivo e non il gesto. È importante accettare il contributo spontaneo senza forzare troppo i giovani a condividere i loro pensieri con il gruppo.
PARLIAMONE INSIEME
Le tematiche trattate in questo incontro vengono esplicitate per mezzo di diversi canali espressivi. In particolare a fianco delle attività (manuale e corporea) ricopre una
fondamentale importanza il momento di preghiera che è parte integrante della riflessione. Dal momento che la proposta per la preghiera è impegnativa e richiede un po'
di tempo, vi invitiamo a calibrare bene i tempi durante l'incontro per dare importanza
ad entrambe le parti.
PREGHIAMO INSIEME
Riflessione sul Vangelo secondo Luca 6,43-46 (tutto il materiale per la preghiera lo
trovate sul CD).
“Area Protetta” - Tanti mitici d’oh !
OBIETTIVO: accorgersi di cosa rende unica la propria famiglia, comprendendo che ciò che ora ci imbarazza o infastidisce, un domani forse
lo riterremo unico e prezioso.
MATERIALE: videoproiettore, lettore dvd, fogli presenti sul cd, penne, scotch,
puntata numero 19 serie 6 de “I Simpson”; titolo : “Il matrimonio di Lisa” (il dvd originale può essere noleggiato su richiesta
dall’Ufficio di Pastorale giovanile).
TEMPO: un incontro.
CD: File “Simpson – Istruzioni per l’uso”.
File “Foglio1_DellaMiaFamiglia.pdf” (con la tabella a due colonne).
File “Icone_Gemelli.jpg” (da stampare e tagliare).
File “Il_grillo_e_la_moneta.doc” (storia di Bruno Ferrero).
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
1. Introduzione (10-15 minuti): consegnate a ciascun ragazzo il foglio contenente la griglia a due colonne “D’oh!” e “Mitico!” (vedi file “Foglio1_DellaMiaFamiglia.pdf” contenuto
nel cd).
“Mitico!”: è la classica espressione usata da Homer Simpson per esprimere gioia e felicità. In questa colonna i ragazzi dovranno descrivere una o più caratteristiche della
propria famiglia della quale vanno orgogliosi e che non vorrebbero perdere.
“D’oh!”: è un’esclamazione usata soprattutto da Homer quando gli accade qualcosa di spiacevole, quando si fa male o quando compie qualche azione stupida. Chiedete ai
ragazzi di scrivere in questa colonna delle situazioni specifiche (aneddoti) della propria famiglia in cui, a causa del comportamento di uno dei familiari, nella loro testa è
risuonato un “d’oh!” di disappunto, oppure una o più caratteristiche dei propri parenti per le quali provano un certo imbarazzo.
Spiegate che non sarà obbligatorio leggere poi a tutti ciò che ciascuno scriverà. Date loro un 10-15 minuti per questa attività.
2. Visione della puntata (20 minuti). Trama: durante un festival medievale, una indovina predice il futuro di Lisa, raccontandole la storia del suo primo amore. L'indovina racconta a Lisa di come si innamorerà di Hugh Parkfield, un raffinato studente inglese, che dopo un periodo di frequentazione e un'iniziale amore-odio le chiederà di sposarlo.
Il matrimonio si svolgerà a casa Simpson, nonostante Lisa sia imbarazzata di far conoscere la propria famiglia a Hugh, ed in particolar modo è preoccupata del comportamento che potrebbe assumere suo padre. Homer regala a Hugh un paio di gemelli a forma di maiale, che Hugh però accetta a malincuore. Il giorno delle nozze il giovane
non li indossa e quando Lisa gli chiede spiegazioni, Hugh spiega a Lisa che dopo le nozze loro si trasferiranno in Inghilterra riducendo al minimo i rapporti con la famiglia
Simpson. Delusa e disgustata, Lisa annulla il matrimonio.
3. Terminata la visione della puntata, tornate sui fogli compilati all’inizio: lasciate un po’ di tempo (5-10 minuti) affinché chi lo desidera possa raccontare ciò che ha scritto nei
“d’oh!” e nei “mitico!”. A questo punto chiedete ai giovani se anche loro hanno, tra gli elementi raccolti nei “d’oh!”, delle caratteristiche simili ai “gemelli” regalati da Homer
nella puntata: ovvero se tra le cose che li imbarazzano della loro famiglia ce ne sono alcune dalle quali comunque non vorrebbero separarsi mai. Potete anche proporre
loro di incollare vicino a questi elementi un’icona raffigurante i gemelli della puntata (file “Icone_Gemelli.jpg”).
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
3b
SUGGERIMENTI: la puntata de “I Simpson” può dimostrarsi un valido strumento per catalizzare l’attenzione del gruppo e per discutere sul tema in modo simpatico e divertente.
Data però la particolarità della serie tv, nel cd-rom è presente un approfondimento sulla stessa.
Prima di proporla al gruppo è necessario visionare da soli la puntata per rendersi conto dell’effettiva fruibilità da parte dei giovani, ma anche della reale capacità dell’animatore nello sfruttare questo strumento.
PARLIAMONE INSIEME
Volendo l’attività si può concludere leggendo la storia e la breve riflessione conclusiva contenute nel file “Il grillo e la moneta”: il racconto di Bruno Ferrero fa riflettere sulle diverse sensibilità di ciascuno di noi e di come questa sensibilità possa mutare col tempo, con l’esperienza e con una maggiore attenzione. La riflessione finale vuole essere una
semplice conclusione per augurare ai ragazzi di riuscire a vivere con la giusta dose di orgoglio e criticità il proprio cammino in famiglia.
Fra i giunchi
OBIETTIVO: scegliere con spirirto critico ciò che vale per tutti e dura nel tempo, ciò che resiste all'usura delle prove e rende coraggiosi e forti.
Riconoscere gli elementi che “fissano” la tua storia, la collocano
dentro dei contesti ben definiti, ti “salvano” dalla deriva. Scoprire
le caratteristiche del contesto che incidono sul carattere, sulla
cultura...
MATERIALE: fotocopie della scheda "Nella casa dell'essere" da stampare
dal CD,
Attività 1:
strisce o nastri di stoffa o rafia
Attività 2:
canne di bambù, piccoli campanelli o sonagli,
materiale per decorarle.
TEMPO: un incontro da un'ora.
CD: scheda "Nella casa dell'essere", immagini di arazzi e di lavoro al telaio,
verifica che trovi sempre nel CD nel file "4giunchi" della cartella
"libretto_operativo_verifica".
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Nella prima parte dell'incontro proponete ai giovani un percorso di riflessione sui punti di forza della propria identità e sugli elementi esterni, sociali e familiari che risultano essere punti di riferimento nella loro vita. La scheda "Nella casa dell'essere" (che trovate sul CD) aiuterà i giovani a riflettere sul proprio modo di essere, attraverso l'immagine della
propria casa. Successivamente, per concretizzare le riflessioni emerse proponete una delle seguenti attività in base alle caratteristiche del vostro gruppo.
Attività manipolativo-espressiva: chiedete ai giovani di intrecciare a trama e ordito strisce di stoffa o rafia ottenendo un arazzo colorato. In alcuni incroci potranno annodare un
altra strisciolina di stoffa in cui hanno scritto (o ricamato) i punti cardine emersi dalla riflessione precedente. Alla fine dell'attività potreste realizzare semplici sciarpette personalizzate, un grande arazzo unendo tutti i lavori o delle borsette chiuse a busta che i ragazzi si possono scambiare. Vi consigliamo di mettere in atto tutte le potenzialità creative
dei giovani lasciando che abbelliscano il loro arazzo con vari materiali e in piena libertà affinchè il risultato estetico sia piacevole per i giovani (trovate alcune immagini di arazzi
sul CD).
Attività ludica (se hai un gruppo che ama muoversi e giocare): date a ogni giovane una canna di bambù lunga in modo che la possa decorare a piacere sapendo che poi verrà
esposta. Sulla canna di bambù inserire un sonaglio. Il giovane scriverà su di essa il punto cardine che ritiene fondamentale e sul quale aggrapparsi in caso di difficoltà emerso
dalla riflessione dell'attività precedente. Verrà costruito così un mega shangai in cui si sfideranno due squadre che cercheranno di aggiudicarsi il maggior numero di elementi di
aiuto per la propria esistenza. Dopo l'incontro i bambù potranno essere posizionati nel giardino del luogo in cui il gruppo si incontra proprio come un'installazione di arte contemporanea!
PARLIAMONE INSIEME
I giovani annoteranno sulla scheda "Nella casa dell'essere" le varie identità di cui sono costituiti, cominciando dal corpo al piano terra, passando ai sentimenti, all'intelletto e allo
spirito. Inoltre le finestre della casa sono aperte alla società, alla famiglia e alle amicizie, alla cultura, alla comunità cristiana. Ogni ragazzo costruirà in questo modo la sua casa,
descrivendo gli elementi unici che caratterizzano la propria persona e la propria vita. Il confronto successivo, guidato dall'educatore, ha lo scopo di rendere il giovane consapevole dei punti di forza e di debolezza della propria personalità, riconoscendo i possibili appigli che gli danno sicurezza nel contesto in cui vive.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
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PREGHIAMO INSIEME
Fili...
Tu sai che la nostra vita è intessuta
di rapporti con gli altri.
E noi siamo legati a tutte le persone
che fanno parte del nostro mondo, da un filo.
Questi fili, però, non sono tutti uguali,
nè dello stesso materiale.
Ci sono fili di cotone qualunque
che tengono insieme rapporti di lavoro,
di conoscenza.
Ci sono anche dei fili di ferro arrugginito
logorati dal tempo e dall'usura,
e quelli, quando si spezzano,
nessuno più li rimette insieme.
Ma accanto a quelli ci sono fili d'oro,
tenaci perchè duttili,
che si piegano agli eventi della vita
e non si spezzano
proprio per la loro capacità a piegarsi.
Ma questi sono rarissimi.
Più frequenti i fili di rame,
su cui corre violenta e fulminante
la fiamma della passione,
che rapida brucia e poi scompare.
Ed ecco i fili di seta: sottilissimi e resistenti,
perchè sono frutto di intelligenza,
preziosi e lucenti, perchè sfiorati
dall'ala leggera dell'amore.
Sono i fili che dan gusto alla vita,
profumo all'amicizia,
vivezza alle parole che si scambiano in compagnia.
Ma guai a tenderli troppo,
perchè si spezzano e non rimane nulla.
Il mio Nilo
OBIETTIVO: scegliere con spirito critico ciò che vale per tutti e dura nel tempo, ciò che resiste all'usura delle prove e rende coraggiosi e forti.
Riconoscersi come parte di una storia pensata da Dio in parte
scritta e in parte da scrivere.
MATERIALE
Attività pittorica: rotoloni di carta da dividere in cartelloni molto lunghi (uno per
giovane), tempere, pennelli, spugnette
Attività manuale: una montagna di terra, un contenitore d'acqua
Attività simulativo-corporea: telo, stoffa o coperta molto robusto e grande
TEMPO: un incontro da un'ora.
CD: Indicazioni per la proposta simulativo-corporea, scheda di verifica che
trovate nel file "5mio_Nilo" della cartella "libretto_operativo_verifica".
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Proposta pittorica: Ad ogni ragazzo viene consegnata una striscia molto lunga di carta sulla quale deve dipingere un fiume che rappresenta la sua vita. Mentre i ragazzi dipingono, a turno possono raccontare quello che stanno rappresentando e perchè.
Proposta simbolico-manipolativa: L'animatore ha precedentemente realizzato una montagna di terra su un supporto mobile da collocare su un tavolo al centro della stanza.
Ogni ragazzo è invitato a versare un po' d'acqua dalla cima della montagna e a seguirne il percorso fino alla fine descrivendo le caratteristiche del fiume appena creato e raccontando la propria storia in base ad esso.
Proposta simulativo-corporea: Ogni partecipante avrà l'opportunità di essere sollevato su un pezzo di stoffa molto robusto o su una coperta e trasportato dal gruppo. Un giovane si sdraia al centro del riquadro di stoffa adagiato per terra. Gli altri componenti si raccolgono attorno a lui sedendosi per terra a distanza uniforme l'uno dall'altro. Per alcuni
minuti appoggiano le mani sulla parte del corpo più vicino a loro del compagno disteso. I giovani poi allontanano le mani, afferrano saldamente la stoffa e si alzano in piedi. La
stoffa vieni tirata su in modo lento ma deciso e la persona sdraiata fa l'esperienza di essere sollevata e dondolata dal resto del gruppo (le specifiche indicazioni per il conduttore
le troverai sul CD).
SUGGERIMENTI
L'attività pittorica è per un gruppo che ama esprimersi attraverso il colore e dare un significato preciso al segno che lascia.
L'attività simbolico-manipolativa è per un gruppo che sa usare immagini e metafore per parlare di sè.
L'attività simulativo-corporea può essere svolta con un gruppo abbastanza forte e numeroso da sostenere il peso del corpo di ogni partecipante in modo sicuro.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
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PARLIAMONE INSIEME
Tutte le attività proposte si basano sulla metafora del fiume che permette di immaginare la propria vita come il corso di un fiume. Ogni elemento di un fiume ha un preciso significato e una fondamentale importanza lungo il corso del fiume. Inoltre ogni elemento del fiume può rappresentare un momento, un evento, una persona, un ricordo della propria
vita. Proviamo a descriverli entrambi per capire gli elementi che hanno in comune:
• Sorgente (punto in cui tutto ha inizio, l'acqua nascosta dalla terra qui inizia a vedersi e a mostrarsi)
Quali sono i miei primi ricordi? Come ero un po' di anni fa? Quando sono me stesso e mi distinguo dagli altri?
• Affluenti (con la loro acqua aumentano la portata del fiume)
Cosa ti arricchisce? Chi ti fa sentire più pieno, più ricco?
• Diga (blocca il naturale scorrere dell'acqua creando una distesa più grande e tranquilla, calma)
Cosa o chi ti blocca? Ti mette dei limiti, dei vincoli, dei confini? Come reagisci? Serve a creare una situazione più calma?
• Ansa (un ostacolo del terreno circostante viene evitato e superato)
Quali ostacoli hai incontrato nella tua vita? Quali hai evitato? Quali hai superato? Come?
• Letto (roccioso, ghiaioso, molto largo rispetto all'acqua)
L'ambiente che ti circonda e in cui vivi esiste già prima di te e non puoi modificarlo. Come ti adatti? Sprofondi come l'acqua nei sassi o resti in superficie come
l'acqua nel terreno argilloso e impermeabile?
• Foce (dove il fiume incontra il mare e le due nature si integrano)
Come sarai nel futuro? Chi vorrai diventare? Quali elementi porterai sempre con te (l'acqua è sempre acqua sia nel fiume che nel mare)? Cosa abbandonerai e
cosa vorrai trovare di nuovo (l'acqua del fiume è dolce, il mare è salato)?
PREGHIAMO INSIEME
Collocate al centro del gruppo i teli disegnati, il plastico della montagna o il telo. Con un bacile colmo d'acqua colorata il catechista verserà qualche goccia d'acqua nelle mani di
ogni giovane con un gesto lento e rituale. Assieme verrà recitata in modo corale la preghiera che è stata distribuita e stampata su un cartoncino ruvido, in modo tale che al termine della preghiera i giovani possano versare l'acqua colorata sul cartoncino.
Io sono l'acqua
Io sono l'acqua che penetra nelle profondità
e scaturisce nella freschezza.
L'acqua che scorre dalla sorgente alla foce.
Si fa corrente che conduce la nave,
pioggia che irrora la terra,
fontana che disseta e purifica.
Acqua nella quale immergersi, battesimo di vita nuova.
Sorgente di comunione dove c'è divisione,
sorgente di dialogo dove c'è incomprensione.
Colma la tua sete di quest'acqua
Immergiti nella sua consolazione,
attingi la sua solidarietà.
Questa è l'acqua che il mondo intero attende
e tu devi portarla con coraggio e gioia
fino ai suoi estremi confini.
Mettiti in cammino con passione,
sostieni le fatiche e le sfide.
Leggi nel cuore degli uomini che incontrerai,
interpreta i segni che capitano nel tempo.
Resta accanto al debole e al povero
perché quella è la dimora dell'Altissimo.
T faccio 1 squillo!
OBIETTIVO: rischiare e andare contro corrente. Impegnarsi quotidianamente
a donare ciò che si ha ma soprattutto ciò che si è. Sentirsi chiachiamati da Dio e predisporsi all'ascolto.
MATERIALE: cartellone per raccogliere le idee, fotocopie del testo della canzone "Parlami d'amore" di Giorgia
TEMPO: due incontri da un'ora.
CD: mp3, testo e video della canzone "Parlami d'amore" di Giorgia.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
I giovani disposti in cerchio vengono interpellati dal catechista che gli fa uno squillo al cellulare. Ogni giovane che ha ricevuto lo squillo è stato chiamato, quindi dovrà rispondere a voce alle seguenti domande:
•
quando ti è capitato di essere chiamato in causa per dire la tua opinione?
•
quando sei dovuto interrvenire di persona?
•
quando hai dovuto agire e ti non sei potuto nascondere?
•
quando ti sei sentito chiamato e quindi ti sei dovuto mettere in gioco?
Può essere utile raccogliere volta per volta le esperienze dei giovani in un cartellone per fare poi il punto della situazione. Alla fine dell'incontro verrà fatta ascoltare la canzone
"Parlami d'amore" di Giorgia e ad ogni giovane verrà consegnato il testo della canzone. Si chieda di portare per la volta successiva immagini su chiavetta o foto per creare il
nuovo video della canzone.
Nell'incontro successivo lasciate che i giovani costruiscano in piccoli gruppi il video della canzone con il materiale da loro portato.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
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PARLIAMONE INSIEME
PREGHIAMO INSIEME
A conclusione della prima attività in cui chiamati al cellulare i giovani hanno risposto
ad alcune domande, il catechista, rileggendo le note appuntate sul cartellone, dovrà
far emergere che ognuno di noi nei propri vissuti è chiamato più volte a rispondere in
prima persona. Le situazioni possono essere diverse, le persone coinvolte sono molte, il modo di reagire ad ogni chiamata personale e unico poichè dipende da molti
fattori. L'importante è rendersi conto ed essere consapevoli che ci sono delle chiamate per ognuno di noi. Per questo non possiamo essere distratti e lasciarcele sfuggire,
ma prestare attenzione ed essere sempre pronti ad ascoltarle...e in un secondo momento ad agire.
Nella canzone di Giorgia vi è un chiaro riferimento al rapporto con Dio e al progetto
che Dio ha per ognuno di noi. In questa fase tuttavia, vi è solo una presa di coscienza
da parte del giovane che per ognuno di noi c'è una vocazione diversa, non si pretenderà dunque una risposta personale alla questione.
Attraverso la creazione del video a piccoli gruppi, i giovani potranno esprimere il loro
stato d'animo d'innanzi alla chiamata e all'essere interpellati nella vita.
Sali sulla mia barca, Signore!
Tante volte ho avuto l'impressione
che la mia vita sia come una notte
trascorsa in una pesca fallita.
Allora mi assale la delusione,
mi prende il senso dell'inutilità.
Sali sulla mia barca Signore,
per dirmi da che parte devo gettare le reti,
per dare fiducia ai miei gesti,
per capire che non devo lavorare da solo,
per convincermi che il mio lavoro
non vale niente senza di Te, senza la Tua presenza.
Sali sulla mia barca Signore,
per donare calma e serenità.
Prendi Tu il timone: accetto di essere tuo pescatore.
Insieme pescheremo, Signore,
e giungeremo sicuri
al porto della vita.
Mysterium
OBIETTIVO: organizzare la propria vita attorno ad alcune percezioni di fede,
scelte di valori e atteggiamenti evangelici, che testimoniano e
formano la propria identità e spiritualità. Riflettere sulle domande “Cosa mi attira della fede? Cosa mi incuriosisce? Cosa mi fa
paura?” per scoprire l'esperienza primordiale del trascendente:
tremendo e fascinoso.
TEMPO: un incontro da un'ora.
MATERIALE: fogli A3 o cartelloni, giornali e riviste, forbici, colla, colori.
CD: file "assunzione_ponte"; "chiesa_grembiule"; "fede_pecore";
"Pentecoste";"Trinità"; "ultima_cena"
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
In questo incontro cercheremo di dare una risposta ad alcune domande e lo faremo interrogandoci su diversi aspetti fondamentali della fede cristiana. Cercheremo, approfondendo alcune tematiche, di scoprire le coordinate della nostra fede per imparare ad orientarci nelle scelte della vita quotidiana.
Per raggiungere questo obiettivo nel CD ci sono 6 file che trattano argomenti diversi ma che sono strutturati tutti allo stesso modo, contengono infatti sempre una vignetta, un
brano del Vangelo, il racconto di un'esperienza reale e una riflessione-commento al brano del Vangelo. Dividete i giovani in piccoli gruppi al massimo di 4 o 5 componenti. Fornite ad ogni membro del gruppo la fotocopia del materiale presente in ogni file. Dopo che i giovani hanno letto e analizzato individualmente le schede, si confrontino all'interno
del loro gruppo. Per concretizzare i contenuti e far proprio quello che hanno letto, ogni gruppo dovrà realizzare un manifesto pubblicitario, ritagliando le immagini dai giornali e
riviste e/o disegnando. Stimolate il gruppo a creare uno slogan o delle immagini significative che rispondano a una o più domande che di seguito proponiamo. Successivamente ogni gruppo presenterà al resto dei giovani il proprio lavoro, spiegando il tema affrontato, le difficoltà incontrate, le domande sorte, le ipotesi proposte come possibili risposte.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
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PARLIAMONE INSIEME
PREGHIAMO INSIEME
Alcune domande stimolo per confrontarsi (scegliete quelle che più si addicono al
vostro percorso): Cosa vuol dire credere? Cos’è la fede? Cosa significa esser cristiani? La fede è un'esperienza spirituale, intima, individuale e la religione è una cosa
distaccata dalla realtà concreta oppure entra anche nel lavoro, nelle scelte quotidiane che facciamo, nei problemi della nostra città, nelle contraddizioni del mondo che
viviamo? Cosa significa credere in un Dio? Ma soprattutto (e qui viene il vero problema), cosa mi cambia della vita? La realtà di Dio e la realtà degli uomini sono incomunicabili e distanti? La realtà di Dio è quasi inesistente, inutile e alla fin fine pensarci è
una perdita di tempo? La Chiesa è quella col lezionario in mano e con la casula addosso oppure quella con il grembiule ai fianchi?
SONO ATEO…SONO CREDENTE…
Sono ateo quando vado in Chiesa,
ma la mia vita rimane fuori.
Sono ateo quando prego Dio con le labbra,
ma il mio cuore è muto.
Sono ateo quando alzo le mani a Dio per chiedere,
ma poi le tengo chiuse per stringere quello che ho
senza donarlo a nessuno.
Sono credente quando mi accorgo che il Dio che cerco
è già accanto a me in casa, in auto, nel bar,
dove lavoro, dove mi diverto, dove soffro…
Sono credente quanto il mio cuore rimane sereno
anche nella situazione più difficile
perché ha incise sopra le parole di Gesù.
Sono credente quando finalmente apro le mani
e lascio cadere lo scudo e la spada di ricchezze e potere
con le quali mi difendo dagli altri.
Sono credente quando credo, respiro, sento e vivo
quello che Gesù ha vissuto,
facendo in modo che ogni angolo della mia vita,
piena di pericoli e a volte povera, sia sempre ricca di Dio.
Lisa la scettica
OBIETTIVO: organizzare la propria vita attorno ad alcune percezioni di fede,
scelte di valori e atteggiamenti evangelici, che testimoniano e
formano la propria identità e spiritualità. Comprendere che vivere la fede non implica rinunciare alla ragione. Scienza e religione non possono entrare in conflitto, a meno che non sia l’uomo
a confonderne il rispettivo significato.
MATERIALE: puntata numero 8, stagione 9, de “I Simpson”; titolo : “Lisa la
scettica” (il dvd originale può essere noleggiato su richiesta
dall’Ufficio di Pastorale giovanile).
TEMPO: un’ora - un’ora e mezza.
CD: file “Simpson – Istruzioni per l’uso”. Immagini in formato A4 di Homer,
Lisa e Marge Simpson
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Visione della puntata (20 minuti) Trama: Lisa scopre che in un’area in cui erano stati rinvenuti reperti preistorici, sta per essere costruito un centro commerciale.
Durante gli scavi a cui Lisa sta assistendo viene rinvenuto uno strano scheletro con delle ossa che fanno pensare a delle ali, simili a quelle di un angelo. "L'angelo",
divenuto formalmente di proprietà dei Simpson, viene sfruttato da Homer come attrazione a pagamento per gli abitanti di Springfield. Benché infatti l'intera città sia
convinta che lo scheletro sia davvero quello di un angelo, Lisa è scettica, nonostante persino le analisi dimostrino che siano ossa umane. Quando la città decide di
scagliarsi contro il centro scientifico, stufo dello scetticismo, si scopre che sullo scheletro dell'angelo è apparsa una scritta che annuncia che la fine sta per arrivare.
Tutti gli abitanti si riuniscono allora su una collinetta per pregare ma alla fine l'intera manovra si scoprirà essere la pubblicità del centro commerciale.
•
Appendete ai muri della stanza, in angoli diversi, le immagini di Homer, Lisa e Marge. A questo punto ogni ragazzo deve decidere da che parte schierarsi. “Visto il
loro pensiero, a quale dei tre personaggi ti senti più vicino? Ti senti una Marge: cauta, prudente, credente e ragionevole? O sei più Lisa: scettica, decisa, ferma e
razionale? Oppure credi di essere un Homer: disinteressato della verità, ma attratto da ciò che la circonda e soprattutto da ciò che può darti un vantaggio?”
•
Lasciate un po’ di tempo affinché chi lo desidera possa esprimersi sul perché della propria scelta. Qui i ragazzi sono chiamati ad ascoltarsi perché qualcuno, sentendo le argomentazioni dell’altro, potrebbe ancora cambiare idea e modificare la propria scelta.
ATTIVITA’: il gioco/indovinello seguente prende spunto da una riflessione avanzata dal Prof. Zichichi in occasione di un incontro sul tema “fede-scienza” tenutosi in Duomo
a Udine diversi anni fa.
Mettete al centro della stanza dei fogli con sopra scritto i nomi di diverse discipline (fisica, chimica, musica, pittura, psicologia, etc…). Fatto questo dite a ciascun gruppo di
scegliere le discipline di cui avrebbe bisogno per dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio e di argomentare tale scelta (si possono anche proporre discipline non
presenti in elenco). Quelli del gruppo di Homer non dovrebbero partecipare, dato che non coinvolti nella ricerca della verità… ma per giocare possono tranquillamente spostarsi in uno degli altri due gruppi, se la cosa gli interessa!
•
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
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SUGGERIMENTI: la puntata de “I Simpson” può dimostrarsi un valido strumento per catalizzare l’attenzione del gruppo e per discutere sul tema in modo rilassato e divertente.
Data però la particolarità della serie tv, nel cd-rom è presente un approfondimento sulla stessa.
Prima di proporla al gruppo è necessario visionare da soli la puntata (www.megavideo.it) proprio per rendersi conto dell’effettiva fruibilità da parte dei giovani,
ma anche della reale capacità dell’animatore nello sfruttare questo strumento.
PARLIAMONE INSIEME
Nessuna delle discipline è sufficiente per arrivare alla dimostrazione dell’esistenza/non esistenza di Dio. Ancora meglio: anche se un gruppo scegliesse tutte le discipline dello
scibile umano, non potremmo dire di aver raggiunto quella mega-disciplina che può darci la verità su Dio.
La spiegazione è che tutte le arti e le scienze sono frutto delle qualità e delle risorse dell’uomo; ma, per definizione, Dio è il creatore di ogni cosa, uomo compreso e comprese
arti e scienze. Tutte le discipline sono pertanto sottoinsieme dell’universo, creazione divina secondo coloro che hanno fede. Con questo sottoinsieme fatto di tutte le discipline
umane (chimica, matematica, genetica, musica…) possiamo far luce sul funzionamento dei meccanismi che regolano e muovono l’universo, ma non si potrà mai individuare la
natura del suo creatore dato che, per definizione, non appartiene a quel sottoinsieme che invece è sua creazione.
Urgente: una chiamata che non può stare senza risposta
OBIETTIVO: prendere coscienza del bisogno di dare un senso alla propria
vita e di avere un sogno da realizzare. Aprirsi all'ascolto della
chiamata proposta da Dio, sentendosi sollecitati a rispondere
con prontezza all'invito di aprire la propria vita.
MATERIALE: foglio piegato 2 volte a metà per ottenere 4 rettangoli intitolati
"(1) Desideri, (2) Abilità, (3) Relazioni, (4) Azioni", penne, colori.
TEMPO: due incontri da un'ora.
CD: scheda_desideri; esempi di barchette, scheda di verifica che trovate nel
file "9interpellati" della cartella "libretto_operativo_verifica".
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Il catechista invita i giovani a riflettere sulla frase del Padre Nostro "..venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà…”. Dio progetta: a prima vista sembra che a compiere la volontà di Dio dobbiamo essere noi; invece il passivo “venga” e “sia fatta” riguardano Dio: è Dio che deve far venire il suo regno e compiere la sua volontà. In altre parole è come se
dicessimo: fatti spazio in noi, aumenta la capacità del nostro cuore; entra nella nostra vita, il tuo regno occupi tutto il territorio della mia esistenza e compi in me la tua volontà,
realizza il tuo progetto di salvezza. Noi esprimiamo il nostro bisogno di Dio e diamo a Lui il permesso di essere in noi. Successivamente i giovani rifletteranno sui loro sogni e
desideri per il futuro. Nel lavoro individuale, ciascun membro del gruppo deve stilare una lista di cose che vorrebbe, gli piacerebbe realizzare o fare, cosa desidererebbe o gli
piacerebbe diventare. Aiutato dalla “scheda_desideri” (che trovate sul CD) deve indicare (1) uno o più desideri, (2) le caratteristiche o le abilità richieste per realizzare i desideri
(evidenziando quelle già possedute, quelle da migliorare, quelle da acquisire); (3) le persone da poter contattare (esperti, conoscenti, professionisti...), (4) gli obiettivi da raggiungere e le attività per realizzarli. Il conduttore al termine del lavoro individuale crea dei sottogruppi nei quali i giovani in piena libertà potranno condividere quanto scritto e
soprattutto riflettere sulle modalità di realizzazione dei propri desideri. In seguito potrà iniziare la discussione nel gruppo allargato. Alla fine di questa scheda è prevista una
scheda di verifica contenuta nel file "9interpellati" del libretto operativo che trovate sul CD.
SUGGERIMENTI: per il lavoro in sottogruppi non superate il numero ideale di partecipanti che è di 5 persone
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
8
PARLIAMONE INSIEME
PREGHIAMO INSIEME
Data la delicatezza dei temi trattati e il grande coinvolgimento emotivo, gli interventi
sono strettamente volontari. Il conduttorre deve vigilare affinchè nessuno si senta
costretto o forzato a parlare qualora non lo desideri. Non vi è la necessità di riportare
al gruppo intero la sintesi di quanto emerso nel lavoro individuale e di sottogruppo;
volendo si potrà invitare in piena libertà a condividere in plenaria quanto emerso dai
lavori singoli. Questo è consigliabile però solo se il tempo a disposizione è sufficiente
per permettere a tutti di condividere il lavoro e per la discussione plenaria. In caso
contrario è opportuno limitarsi al solo momento finale di confronto. Alcuni stimoli per
la discussione:
Fate costruire ai giovani la propria barchetta usando come base dei legni secchi e
installando come vela il foglio personale scritto nell'attività di riflessione (sul CD ci
sono alcuni esempi). Oppure direttamente con il foglio fate costruire la barchetta
piegandola ad origami. A questo punto ogni ragazzo affiderà la propria barchetta
all'acqua di un piccolo fiume o rigagnolo vicino al proprio paese. Questo momento
sarà accompagnato dalla preghiera e dal canto, in modo che il gesto risulti essere
un rituale e non un momento di gioco e di puro divertimento.
•
è stato facile o difficile individuare i propri desideri? Perchè? Perchè
ritengo che siano importanti? Quali sentimenti provocano in me?
•
Mi capita spesso di porre attenzione a quello che vorrei e di pensare
come poterlo realizzare? Mi sembra facile o difficile poter realizzare i
miei desideri?
•
Tra le azioni che potrei intraprendere per realizzare i miei desideri quali
ritengo più importanti? Perchè? Quali sono più fattibili nell'immediato?
Perchè?
•
Che qualità, abilità, capacità ho o devo sviluppare per la realizzazione
dei miei desideri?
Padre mio, io mi abbandono a te.
Fa’ di me cio’ che ti piace.
Qualunque cosa Tu faccia di me, Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La Tua volontà si compia in me e in tutte le Tue creature
non desidero altro, mio Dio.
Affido l’anima mia alle Tue mani.
Te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore,
perché Ti amo,
ed è un bisogno del mio amore di donarmi,
di pormi nelle Tue mani senza riserve,
con infinita fiducia, perché Tu sei mio Padre.
(Charles De Foucauld)
Una conseguenza per ogni scelta
OBIETTIVO: riflettere sull'importanza di concretizzare i propri desideri e aspirazioni. Riflettere sulle modalità di realizzazione dei propri desideri e sul ruolo attivo di ognuno. Stimolare la riflessione sul ruolo che gli altri possono avere nella realizzazione dei desideri.
TEMPO: un incontro da un'ora.
MATERIALE: storia a bivi fotocopiata per ogni ragazzo
CD: Story-game; mappa.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Proponete ai giovani una “storia a bivi” interattiva in cui in diversi punti della storia dovranno scegliere, o singolarmente o a gruppetti, delle possibilità diverse di proseguimento
della storia. Lo scopo è far capire, giocando, che ogni scelta porta a determinate conseguenze. In che modo scelgo? A caso o analizzando le diverse possibilità oppure ancora
in base a dei valori? Autonomamente o seguendo il gruppo?
Altre proposte di attività
Film:
L’impero del sole, USA 1987, di Steven Spielberg.
Tratto dal Romanzo di James G. Ballar.
C’è un ricco ragazzino inglese, nato in Cina durante il periodo del colonialismo. Quando i giapponesi occupano Shangai, è separato dalla famiglia e finisce in un campo di internamento che diventa scuola di vita.
Ricordati di me, Muccino
Tratta il tema delle veline, della non scelta che porta alla mediocrità e al non senso. Va sviluppata una profonda analisi critica.
Canzoni:
Blowing in the wind, Bob Dilan.
Non è tempo per noi, di Luciano Ligabue (è importante indirizzare bene la discussione, alcune parti sono da interpretare con spirito critico).
Quando sarai grande, Edoardo Bennato. Può introdurre il rapporto adolescente-mondo adulto, quanto è difficile comunicare, farsi capire… e la tentazione di fronte alle
difficoltà di smettere di cercare, di chiudersi, di non voler crescere.
Dopo domenica è lunedì, Branduardi. Non è mai troppo tardi per pensare al proprio futuro e impiegare il proprio tempo per la realizzazione di sè, nemmeno quando si è
sfiduciati. “No non perdetelo il tempo ragazzi!”.
.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
9
PARLIAMONE INSIEME
Ci sono desideri e domande che accompagnano tutto il percorso di crescita di ogni persona: Chi sono? Perché esisto? Ma questo cammino non è esente da paure e cadute: le crisi, le
fatiche, il sentirsi incapaci di fare, di amare, di essere utili… È importante che i ragazzi siano accompagnati a capire la propria vocazione e a interrogarsi gradualmente su questo.
L’orientamento è frutto di un cammino progressivo che inizia nell’infanzia e si coltiva di anno in anno. La scelta del proprio futuro non può essere lasciata al caso e neppure ad una decisione all’ultimo momento. Un passaggio fondamentale nel percorso di crescita di ogni giovane diventà perciò il momento in cui ci si interroga sui propri desideri per il futuro (la vocazione).
Questo passaggio permette di approfondire il tema dell’unicità di ogni uomo e introduce alle prime domande sui propri progetti di vita: Cosa cerco per me? Come mi immagino da grande?
Cosa centra il Signore in tutto questo? Cosa credo che il Signore abbia pensato per me?
PREGHIAMO INSIEME
Vi proproniamo diverse opzioni:
•
Analizzate la figura di Geremia (Ger 1, 4-10) che pur sentendosi giovane, incapace di parlare e inadatto al suo compito, è scelto e mandato dal Signore. Invitate poi i giovani,
sullo stile del profeta, a scrivere la loro preghiera di ringraziamento-richiesta.
•
Osservate a 360° la figura di Mosè. La sua vocazione e missione si trova in Es 3, 1-12; Es 4, 1-17; e l'intercessione di Mosè in Es 33, 12-13.
•
Gesù ha chiamato più volte i suoi discepoli a seguirlo, a farlo in modo più o meno radicale, ma ha sempre chiesto una risposta pronta e la disponibilità a fidarsi di Lui e della
Sua parola. Un brano del Vangelo che mostra la scelta di seguire Gesù è quello dei Primi discepoli (Gv 1, 35-51); mentre la riflessione sull’incapacità di fidarsi della sua Parola
esigente può essere guidata dal racconto del Giovane ricco (Mc 10, 17-27; Lc 18, 18-30)
Gesù è il nostro unico "modello", ci invita ad andare controcorrente Gv15, 1-26
Missione dei Dodici ed essenzialità Mt 1, 9-15; Mc 6, 6-13; Lc 9, 1-6
Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo Ger 1, 4-10
oppure:
Padre di tutti noi,
Padre, di tenerezza infinita,
Padre più dolce di tutte le mamme,
Più affettuoso si tutti i papà,
Tu ci hai creati a Tua immagine:
ci hai messo nel cuore
la gioia e l’amore, l’amicizia e la fedeltà,
la generosità e l’altruismo.
Ci hai affidato l’universo:
il sole per scaldarci, la luna e le stelle per gioire,
la terra con i suoi frutti per la nostra vita,
gli uomini per amarli e sentirci amati.
Padre,
abbiamo bisogno d’imparare ad amare come ami Tu,
come ci ama Tuo figlio,
come vuol farci amare il Tuo Spirito.
Uomini con lo sguardo di Dio
OBIETTIVO: riconoscere uomini e donne che sanno creare qualcosa di valido
e di utile nella società. Condividere la propria vita “a tempo piepieno” perchè il bello e il vero maturi ovunque e da chiunque. I
passaggi con cui Dio entra nella storia “ho osservato, ho udito,
conosco...”: testimoni che Dio scende nel mondo.
TEMPO: 2 incontri, 1 solo con i giovani per preparare l'intervista e 1 assieme
al testimone.
MATERIALE: proiettore, ogni ragazzo deve avere una copia dell'intervista,
più carta e penna per raccogliere le risposte, oppure portate un
registratore per non perdere nemmeno una parola...
CD: Intervista, foto.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Invitate per un'intervista una persona che ritenete essere testimonianza di come mettersi a servizio degli altri con le proprie capacità. Prendete prima contatto con l'interessato
in modo che esso possa capire qual è lo scopo della vostra intervista e possa essere messo a conoscenza dell'itinerario che state svolgendo con i ragazzi. Preparate l'intervista
in un incontro precedente con i giovani. Se vi trovate in difficoltà vi forniamo un esempio di intervista (che trovate nel CD). Per non fare le solite domande e rendere l'incontro
più coinvolgente prima di fare una domanda mostrate una foto all'intervistato che sia un pretesto per parlare di sè e di ciò che pensa guardando questa foto. Per agevolare il
dialogo vi forniamo alcune domande.
SUGGERIMENTI: L'ideale è invitare qualcuno del paese o vicino all'esperienza vostra e del vostro gruppo, in modo che i ragazzi possano percepire che chiunque con i propri
limiti e i propri talenti può essere operaio di Dio. Nel caso vi trovaste in difficoltà, rivolgetevi all'ufficio di Pastorale Govanile, vi forniremo i contatti di alcune
persone disponibili.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
10
PARLIAMONE INSIEME
Invitare gli adolescenti a riflettere sui loro progetti per il futuro, sui loro desideri e la loro “vocazione” in senso ampio anche in relazione a quello che hanno ascoltato nell'intervista.
Aiutarli a riflettere sul tema delle "ricchezze" personali, sia materiali che spirituali. Potrebbe essere divertente intervistare qualcuno del gruppo allo stesso modo del testimone allo scopo di
far capire che chiunque è operaio fondamentale per il Signore con le proprie capacità. Deve emergere che Dio non vuole supereroi, desidera la disponibilità di ognuno di noi.
PREGHIAMO INSIEME
Se la nota dicesse: non è una nota che fa la musica… non ci sarebbero le sinfonie
Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina… non ci sarebbero i libri
Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare un muro… non ci sarebbero le case
Se la goccia d'acqua dicesse: non è una goccia d'acqua che può fare il fiume… non ci sarebbe l'oceano
Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco di grano che può seminare il campo… non ci sarebbe il pane
Se l'uomo dicesse: non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità … non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità nella terra degli uomini
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota, come il libro ha bisogno di ogni parola, come la casa ha bisogno di ogni pietra, come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua,
come la messe ha bisogno di ogni chicco...
l'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile.
Gesù pupilla del Padre
OBIETTIVO: credere che è nella persona di Gesù e nella sua storia che si
percepisce il progetto di Dio e la sua relazione con noi. Scoprire
la storia scritta e la storia della salvezza: ciò che gli occhi di
Gesù vedono e gli altri non vedono.
TEMPO: un incontro da un'ora.
MATERIALE: fotocopie delle parabole moderne
CD: parabole "I due fratelli", "L'inferriata", "Don Angelo sacerdote ubriaco"
tratte da "Le parabole moderne" di Don Tonino Bello.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Chiedete ai ragazzi se si ricordano alcune parabole. Chiedete loro che le raccontino e che spieghino perchè se le ricordano, cioè cosa hanno imparato da queste parabole.
Successivamente proponete alcune parabole moderne di Don Tonino Bello che troverete in allegato sul cd. Esse riguardano il rapporto fra carità e giustizia, il valore della gratuità, l'uso della ricchezza, l'urgenza di riconoscere il volto di Cristo in quello del povero, la libertà. Dopo averne letta una o più, chiedete ai ragazzi perchè questi racconti possono essere definiti delle parabole. "Questi racconti portano all'incontro con Cristo?" è la domanda fondamentale su cui incentrare a discussione. Sarebbe interessante questa
volta invertire i ruoli tra animatore che di solito pone le domande e giovani che danno le risposte: invitate i giovani a formulare le domande relative alla parabola e alla vita quotidiana. Questa volta risponderà il catechista.
SUGGERIMENTI: se i ragazzi formulano delle domande al catechista dopo aver letto i racconti, ciò significa che hanno già colto i punti fondamentali e significativi del racconto
e si attendono delle risposte sincere da parte del catechista. Il consiglio che vi diamo è di esprimere il proprio pensiero legato alla propria esperienza personale, senza dare
risposte didattiche.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
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11a
PARLIAMONE INSIEME
Proviamo a seguire la via delle Parabole perchè nei messaggi di Gesù esse con un linguaggio semplice sono esempi che hanno permesso a tutti di capire come Gesù voleva che ci comportassimo. Per usare le parole di don Tonino Bello: “Le Parabole chiariscono un'idea senza alterarla, esplicitano una verità senza banalizzarla, evocano un'icona biblica attualizzandola.
Esse sono sentieri che portano dritto all'incontro con Cristo.”
PREGHIAMO INSIEME
Solo per oggi (Preghiera di Papa Giovanni XXIII)
Solo per oggi crederò fermamente,
nonostante le apparenze contrarie,
che la Provvidenza di Dio si occupi di me
come se nessun altro esistesse al mondo.
Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata
senza voler risolvere i problemi della mia vita
tutti in una volta.
Solo per oggi farò almeno una cosa
che non desidero fare,
e se mi sentirò offeso nei miei sentimenti,
farò in modo che nessuno se ne accorga.
Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto:
vestirò con sobrietà,
non alzerò la voce,
sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno,
non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno
tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza
che sono stato creato per essere felice
non solo nell'altro mondo,
ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze,
senza pretendere che le circostanze
si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo
a sedere in silenzio ascoltando Dio,
ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo,
così il silenzio e l'ascolto
sono necessari alla vita dell'anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione
e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma:
forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò.
E mi guarderò dai due malanni:
la fretta e l'indecisione.
Solo per oggi non avrò timori.
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe
se pensassi di doverlo fare tutta la vita.
Con occhi nuovi
OBIETTIVO: impegnarsi quotidianamente a donare ciò che si ha ma soprattutto ciò che si è. Riosservare il proprio mondo con la sensibilità
del Vangelo.
MATERIALE: fotocopie (1 per giovane) di episodi del Vangelo a fumetti, fogli
A3 per disegnare, tratto pen, pennarelli e pennarellini neri.
TEMPO: un incontro da un'ora:.
CD: testo della canzone “Vorrei” dei Lunapop, vignette, file "spiritualmente
concreti"; scheda di verifica ”con occhi nuovi”.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Attività 1: chiediamo ai giovani di disegnare la propria caricatura come protagonisti di un fumetto. Fornite alcuni episodi di Vangelo a fumetti ad esempio quelle presenti sul CD.
Chiedete al giovane di raccontare un episodio della propria vita simile a uno di questi. Che parte ha interpretato? Come ha agito? Fornite in un foglio A3 delle strisce
di fumetto vuote. E chiedete ai giovani di rappresentare in parallelo un'esperienza da loro vissuta paragonabile all'episodio del Vangelo. Dopo averla rappresentata,
chiedete ai giovani di spiegare similitudini, aspetti e ruoli in comune che hanno evidenziato nel “fumetto”. Lo scopo è capire che siamo chiamati ad essere e a compiere gesti come Gesù ci ha insegnato e scoprire che non è poi così difficile.
Attività 2: vi proponiamo di leggere la provocazione che trovate nel file "spiritualmente concreti" riportato nel CD e di parlarne in gruppo. Una traccia delle domande da proporre
ai ragazzi per avviare la discussione è riportata nel parliamone insieme.
SUGGERIMENTI: con questa attività il giovane riconosce di essere chiamato in prima persona da Dio a servizio degli altri. É disponibile nel dono di sé con capacità di gratuità
e di fedeltà. Di fronte alla fragilità di alcuni momenti giudica e agisce secondo il Vangelo.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
11b
PARLIAMONE INSIEME
Alcune domande per la riflessione
Quante volte nell'ultimo mese mi sono tirato indietro alla richiesta di un'altra persona?
Quante volte invece mi sono dato da fare e messo in gioco alla richiesta di qualcun'altro?
Che cosa fai concretamente per cambiare in meglio le situazioni e le condizioni di vita
che non vanno nel tuo ambiente (scuola, famiglia, gruppo)?
Quali sono le paure che mi hanno bloccato nel mettermi in gioco?
Verso quali valori cerco di orientare la mia vita oggi e la mia vita domani?
PREGHIAMO INSIEME
Vi invitiamo a leggere nel momento della preghiera il testo della canzone “Vorrei” dei
Lunapop (riportato nel CD). È possibile proporre anche il video (che troverete sempre sul CD) in modo tale che i giovani riflettano sul guardare la realtà con gli occhi di
Gesù.
Cristo non ha mani (Raul Follerau)
Cristo non ha mani...ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi.
Le mani di Gesù sono mani bucate, trapassate dai chiodi. Sono mani aperte
che per tutta la vita non hanno fatto altro che donare. Sono mani che hanno
sempre operato: da piccolo hanno lavorato, poi sono state all'opera per guarire,
accarezzare, benedire....
Cristo non ha piedi...ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri.
I piedi inchiodati, immobilizzati. Ma quanto hanno camminato quei piedi: Gesù
è sempre in cammino, in viaggio, colui che viene...Gesù ha avuto sempre da
fare la volontà del Padre. E mai si è fermato.
Cristo non ha bocca...ha soltanto la nostra bocca per raccontare di sè agli uomini
d'oggi.
E' una bocca tutta secca, che ha sete! Riceve aceto, sente tutta l'amarezza...
Da quella bocca escono parole di preghiera e di perdono. Ma pure escono le
grida per il dolore atroce. Ed è una bocca che per tutta la vita Gesù ha adoperato per annunciare il Regno di Dio, per insegnare, per pronunciare le Sue Parole di vita eterna, per dire la verità, per consolare.
Cristo non ha mezzi...ha soltanto il nostro aiuto per condurre gli uomini a sè.
Gli occhi di Gesù sono occhi che guardano al Padre che sta sopra e guardano
agli uomini che stanno sotto. Gesù guarda al Padre e si rimette alla Sua Volontà. Guarda ai suoi crocifissori e li perdona. Per tutta la sua vita Gesù ha guardato, ha fissato chi incontrava con gli occhi che sapevano guardare dentro, nel
profondo, dentro il cuore e che sapevano far percepire quanto vuole bene. Per
tutta la Sua vita ha fissato senza condannare.
Noi siamo l'unica Bibbia che i popoli leggono ancora. Siamo l'ultimo messaggio di
Dio scritto in opere e parole.
Il cuore di Gesù è un cuore trafitto, trapassato dalla lancia. E' il cuore traboccante di
amore che riversa sangue ed acqua. E' un cuore grande che dà tutto, che riversa il
suo amore su di noi. E' un cuore carico di sentimenti buoni nei nostri confronti.
La valigia
OBIETTIVO: fare esperienza di una gerarchia di valori in cui l'essere vince
l'apparire e l'avere. Prendere posizione e fare scelte decise e
decisive. Avere un progetto di vita chiaro e avere il desiderio di
esprimerlo e di raccontarlo. Crescere nell'atteggiamento di ricerricerca che diventa uno stile di vita quotidiana, creativa e fantasiosa. Verificare a che punto del cammino di discernimento è
giunto personalmente ogni giovane.
TEMPO: un incontro da un'ora.
MATERIALE: vecchie valige, materiale vario di recupero e bricolage.
CD: immagini valige, esempi di biglietti utili per piccoli atteggiamenti e impegni
quotidiani.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Prendete come modello alcune delle valige che trovate sul CD e chiedete hai giovani di portare una vecchia valigia sulla quale poter lavorare artisticamente. I giovani dovranno
aggiungere alcune parti e decorare la valigia con vari simboli che rappresentino il cammino da loro svolto. Fornite alcune domande stimolo che guidino i giovani. Al termine dei
lavori espressivi ogni giovane esporrà al gruppo ciò che di sè stesso e del proprio cammino di discernimento ha voluto rappresentare nella valigia.
SUGGERIMENTI: è necessario informare i giovani dell’attività che proporrete in modo che essi stessi possano portare degli oggetti simbolici utili per esprimersi.
Inoltre vi consigliamo di mettere a disposizione un sacco di materiale di recupero, oggetti di vario tipo, di uso comune; gli oggetti più impensati possono essere simboli molto
originali che permettono al giovane di esprimersi e al conduttore dell’incontro di approfondire la riflessione.
Infatti :
• gli oggetti sono “facilitatori” diventano metafore;
• gli oggetti simbolici sono leggibili a più livelli;
• i simboli aiutano a sviluppare buone antenne per la meditazione;
• forniscono la capacità di guardare le cose in profondità;
• queste esperienze possono essere riprese nelle funzioni religiose, veglie momenti di preghiera.
MOYSES
Egli divenne un figlio per lei
ed ella lo chiamò Mosè.
Es 2,10
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PARLIAMONE INSIEME
Nel realizzare l’opera della valigia i giovani saranno chiamati a rappresentare alcune risposte a queste domande personali.
1. E’ giunto per me il momento di partire ...qual’è il mio progetto di vita?
• Vorrei diventare...
• Cosa metto in gioco di me stesso...
2. Verso quale direzione sto orientando le mie scelte concrete di vita:
• Famiglia
• Relazioni
• Scuola/lavoro
• Impegno
3. Cosa porto con me nel viaggio della vita ...
• I valori che scelgo...
• Ciò che fa parte del mio passato fondamento per il mio futuro...
• Necessario per continuare il cammino, per avere un aiuto...
PREGHIAMO INSIEME
Consegnate ai giovani una busta che contenga dei bigliettini utili per maturare e attuare ogni giorno piccoli passi nel cammino di crescita (troverete sul CD i modelli). Ogni mattina potranno pescarne uno e cercare di assumere atteggiamenti e compiere scelte che li aiutano nella quotidianità.
Cosa vuoi Signore che io faccia?
C'è un disegno di Dio sulla mia vita.
C'è un posto anche per me al servizio del Regno.
Se mi rifiuto, nessuno mi può sostituire.
Se dico “no”, si apre un vuoto nel mondo.
Dio ha già posto il suo seme nel mio cuore.
La mia umanità non mi può spaventare.
Dio ha dato talenti alle mie mani.
Qualcuno mi aiuta a farli fruttare per Lui?
La parola di Dio è luce sul mio cammino.
Gesù e l'amico che mi apre la strada.
La chiesa, moltitudine di fratelli, mi accompagna.
Lo Spirito di Dio dà forza ai miei passi.
Posso offrire un terreno generoso.
L'occhio attento ai segnali di Dio.
L'orecchio in ascolto del grido del fratello
Un cuore che si lascia educare dall'Amore.
É bello sapere che la vita
non è una corsa alla cieca
e che tu, o Dio, chiami anche me,
proprio me, con le mie capacità e i miei limiti.
Tu hai fiducia in me e attendi.
Ora è il tempo della risposta:
dire sì alla vita,
dire sì a Gesù,
dire sì alla mia specifica vocazione.
Qual è, o Signore la strada che mi proponi?
Aiutami a vivere la vita in dialogo con te.
Donami un cuore grande e generoso
per accogliere la mia vocazione, anche se è impegnativa.
“Parla Signore, il tuo servo ti ascolta.”
IAHWEH
Seconda tappa
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha
mandato a voi". »
(Es 3,14)
AREA
SCHEDA
ATTIVITA’
CHIAMATO
Scheda 1
OBBIETTO!
Lectio divina
Scheda 2a
Tu che nome sei
L’importanza del nome
Scheda 2b
Chiamato?
E io cosa sono chiamato a fare?
IO OBIETTO!
Come rispondo alla chiamata?
Ma rispondo o rimango
indifferente?
Scheda 3
Scheda 4
DAL LIMITE
ALL’AFFIDA
MENTO
OBIETTIVI
Ma … io chi sono per
Scheda 5
Ma … mi daranno del
pazzo
Scheda 6
Ma … non mi crederanno
Scheda 7
Ma … io non so parlare
Scheda 8
Ma … manda chi vuoi, non
me!
Scheda 9
Nel profondo
Scheda
di verifica
Guariti da se stessi
per potersi af-fidare…
Celebrare
Celebrazione
Penitenziale
Attività sul’autostima…
Dio ti porta alla
consapevolezza della tua
vera statura, nel mentre tu ti
leggi con pessimismo…
Fare i conti cone le false o
distorte rappresentazioni
religiose che innanzitutto
abitano in noi e poi con i
pregiudizi degli altri.
Distanza da riconoscere fra
ciò che è importante per me
e ciò che viene ritenuto
importante dagli altri.
Necessità di guarire la ferita
interiore…
… fondare solo su di sé e
sulle proprie capacità l’esito
della missione…
Resa passiva ed
incondizionata. ‘Tirarsi fuori’ per
paura o per scarsa
convinzione?
• Attività di lettura del
profondo: riconosco le mie
obiezioni…
• Il mio limite.
Dio mi mostra il mio limite
perché vuole condurmi alla
conoscenza della vera forza.
Mi guarisce dalla
supponenza e
dall’individualismo e mi porta
a fidarmi solo di lui.
RIFERIMENTI BIBLICI
Es 3,11 – 4,13
Es 3,10: Ora va’!
Es 3,11: Chi sono io per
Es 3,13: Mi daranno
dell’esaltato
Es 4,1:Non mi crederanno
Es 4,10: Non so parlare
Es 4,13: Manda chi vuoi
.
Sul sito www.pgudine.it potrete trovare lo schema per una
celebrazione penitenziale in preparazione alla Santa
Pasqua
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti:
Io-Sono mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
Iahweh
Testo di riferimento: Esodo 3,11-4,13
11
Mosè disse a Dio: "Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti
dall'Egitto?". 12Rispose: "Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho
mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo
monte".
13
Mosè disse a Dio: "Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: "Il Dio dei vostri padri mi
ha mandato a voi". Mi diranno: "Qual è il suo nome?". E io che cosa risponderò loro?". 14
Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". E aggiunse: "Così dirai agli Israeliti: "IoSono mi ha mandato a voi"". 15 Dio disse ancora a Mosè: "Dirai agli Israeliti: "Il
Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha
mandato a voi". Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò
ricordato di generazione in generazione.
16
Va'! Riunisci gli anziani d'Israele e di' loro: "Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di
Abramo, di Isacco e di Giacobbe, mi è apparso per dirmi: Sono venuto a visitarvi e
vedere ciò che viene fatto a voi in Egitto. 17 E ho detto: Vi farò salire dalla umiliazione
dell'Egitto verso la terra del Cananeo, dell'Ittita, dell'Amorreo, del Perizzita,
dell'Eveo e del Gebuseo, verso una terra dove scorrono latte e miele". 18Essi
ascolteranno la tua voce, e tu e gli anziani d'Israele andrete dal re d'Egitto e gli
direte: "Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel
deserto, a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio".
19
Io so che il re d'Egitto non vi permetterà di partire, se non con l'intervento di una
mano forte. 20Stenderò dunque la mano e colpirò l'Egitto con tutti i prodigi che
opererò in mezzo ad esso, dopo di che egli vi lascerà andare. 21 Farò sì che questo
popolo trovi grazia agli occhi degli Egiziani: quando partirete, non ve ne andrete a mani
vuote. 22Ogni donna domanderà alla sua vicina e all'inquilina della sua casa oggetti
d'argento e oggetti d'oro e vesti; li farete portare ai vostri figli e alle vostre figlie e
spoglierete l'Egitto".
ES 4
1
Mosè replicò dicendo: "Ecco, non mi crederanno, non daranno ascolto alla mia voce,
ma diranno: "Non ti è apparso il Signore!"". 2Il Signore gli disse: "Che cosa hai in
mano?". Rispose: "Un bastone". 3Riprese: "Gettalo a terra!". Lo gettò a terra e il
bastone diventò un serpente, davanti al quale Mosè si mise a fuggire. 4Il Signore disse
a Mosè: "Stendi la mano e prendilo per la coda!". Stese la mano, lo prese e diventò di
nuovo un bastone nella sua mano. 5"Questo perché credano che ti è apparso il Signore,
1
Dio dei loro padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe". 6Il Signore gli disse
ancora: "Introduci la mano nel seno!". Egli si mise in seno la mano e poi la ritirò: ecco,
la sua mano era diventata lebbrosa, bianca come la neve. 7Egli disse: "Rimetti la mano
nel seno!". Rimise in seno la mano e la tirò fuori: ecco, era tornata come il resto della
sua carne. 8"Dunque se non ti credono e non danno retta alla voce del primo segno,
crederanno alla voce del secondo! 9Se non crederanno neppure a questi due segni e non
daranno ascolto alla tua voce, prenderai acqua del Nilo e la verserai sulla terra
asciutta: l'acqua che avrai preso dal Nilo diventerà sangue sulla terra asciutta".
10
Mosè disse al Signore: "Perdona, Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono
stato né ieri né ieri l'altro e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo
servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua". 11Il Signore replicò: "Chi ha dato una
bocca all'uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il
Signore? 12Ora va'! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire".
13
Mosè disse: "Perdona, Signore, manda chi vuoi mandare!".
Mosé obietta, si tira fuori dalla storia ponendo se stesso come misura per la missione a cui è chiamato.
3,11: Chi sono io per
3,13: Mi daranno dell’esaltato
4,1: Non mi crederanno
4,10: Non so parlare
4,13: Manda chi vuoi
Î le credenziali
Î euforia religiosa
Î diffidenza
Î abilità tecniche
Î renitenza
Siamo di fronte ad un lungo racconto che raccoglie le obiezioni di Mosé.
Di fronte alla chiamata di Dio non assistiamo ad un lieto fine. Mosé non abbassa la testa e, obbediente e
docile, si adegua ala chiamata. La vita spirituale non deve fidarsi mai di facili, quanto pericolosi, automatismi.
Spesso confondiamo conversione con acquiescenza o rassegnazione. La conversione è il difficile e faticoso
viaggio della Parola di Dio all’interno della nostra carne, nei meandri misteriosi della nostra umanità. Il testo
dell’Esodo (o meglio, Libro dei nomi) raccoglie in un ostinato confronto fra Iahweh e Mosé le coordinate di un
autentico cammino spirituale. Autentico in quanto reale, rispettoso dell’umanità, messo a confronto con le
resistenze che nascono dalle nostre paure, dal nostro istinto di conservazione, dalla nostra volontà di non
esporci troppo nella vita e di garantirci uno spazio di protezione e di autorealizzazione… Troppo spesso
educatori, catechisti, anche “maestri” dello spirito, indicano come modelli di crescita spirituale persone che, in
realtà, non si sono messe in gioco. Hanno semplicemente accettato di adeguarsi alle regole del gioco senza
coinvolgersi di persona, sono perfettamente allineate, coerenti con un sistema ma… la Parola è rimasta sulla
loro pelle, non si è incarnata, non ha “rischiato” nella loro vita. Così nascono gli uomini di religione. Mosé è,
invece, un uomo di fede e viene educato a lottare con Dio. E, finalmente, non si tira indietro.
Così la Scrittura raccoglie nella dialettica Dio-Mosé quelle obiezioni o resistenze che più frequentemente
nascono di fronte alle proposte alte e decisive che ci arrivano dal Vangelo:
3,11: Chi sono io per…
Un senso di inadeguatezza, segno che si punta ancora sulle proprie forze. Scarsa stima per il proprio nome,
per le qualità della propria vita.
3,13: Mi daranno dell’esaltato
Scarsa fiducia nel progetto di Dio, e di fatto, in lui, nelle prospettive della fede, nella solidità della propria
appartenenza religiosa, ad una chiesa…
4,1: Non mi crederanno
Diffidenza ma anche dipendenza dalla risposta, dal risultato…
4,10: Non so parlare
Convinzione che l’esito della propria missione dipenda soprattutto dalle proprie abilità personali, dalle proprie
capacità tecniche…
4,13: Manda chi vuoi
Renitenza alla chiamata. Non ci sono motivazioni che tengono e quindi ci tiriamo indietro… e basta.
È importante che i ragazzi e, noi con loro, si confrontino con questo intreccio di reazioni, resistenze,
meccanismi psicologici, barriere interiori... perché solo affrontandoli potranno fare il salto di Mosé e, cioè,
partire fidandosi solamente del Dio che li ha chiamati.
Tu che nome...sei
OBIETTIVO: trovare il mio “nuovo” nome capendo l’importanza di portare questo
nome.
TEMPO: 60 minuti.
MATERIALE: carta e penna. Brano “giovane seminarista …” nel CD, video proiettoproiettore e pc, se si decide di utilizzare lo spezzone del film “L’attimo
fuggente” sul CD.
CD: brano da leggere, spezzone di film.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ: trovo il mio nome.
• leggere il brano “giovane seminarista”
• raccogliere impressioni a caldo
• vedere lo spezzone del film “L’attimo fuggente” dove Charlie decide di cambiare nome si chiamerà Nwuanda, e da quel momento tutti i suoi amici lo chiameranno così.
• Scelgo il mio nome
Non è obbligatorio cambiare nome ma è importante che i giovani diano un significato al proprio nome. Un significato che può derivare sia dall’ etimologia sia da un senso che
gli stessi giovani trovano: sarebbe importante che i giovani arrivassero alla consapevolezza che “il nome che ho deciso di portare sia quello che mi sento più addosso”.
L’animatore può decidere di chiamare i ragazzi con il nome scelto come segno di rispetto e di accettazione dell’identità dei giovani.
PARLIAMONE INSIEME
Nel mondo ebraico dare il proprio nome significa consegnare il segreto della persona. Quanto siamo consapevoli che il nostro nome ha in se una storia. Il nome ci identifica,
quante volte ci è capitato di chiedere ai nostri genitori perché mi hai chiamato così, quante volte ci siamo detti: non mi piace questo nome ….
•
Cosa ha fatto Claudio chiamando quel ragazzo con il nome che lui stesso gli aveva offerto?
•
Che cosa poteva significare quel nome, quale storia poteva avere quel ragazzo?
•
Il “nome” che aveva scelto poteva esserne una buona rappresentazione?
•
Che messaggio voleva dare a Claudio?
•
Penso al mio nome: rappresenta quello chi io sono o quello che sento io essere?
•
E se potessi cambiare il nome, quale sceglierei? Perché?
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
2a
PREGHIAMO INSIEME
Anche Dio ci ha consegnato il suo nome, leggiamo questo brano tratto dal messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II ai giovani di Częstochowa (Polonia):
“Io-Sono": ecco il nome di Dio. Dai tempi di Abramo Dio non cessa di rivelare questo nome, che costituisce il fondamento dell’Antica e della Nuova Alleanza. Questo nome significa non solo l'eterna
esistenza di Dio, ma anche la sua presenza piena d’amore - presenza accanto all’uomo, in mezzo alle sue vicende quotidiane. "Io-Sono" si è manifestato in modo definitivo nella croce di Cristo. «L’"IoSono" divino dell’Alleanza – del Mistero pasquale – dell’Eucaristia». Ecco perché dieci anni fa i giovani radunati ai piedi di Jasna Góra hanno innalzato al centro dell’assemblea la croce. Volevano ricordarsi di quest’"Io-Sono", che racchiude in sé l’"io sono" d’ogni uomo. E’ così, perché «l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio, per poter esistere e poter dire al suo Creatore "io sono". In questo "io sono" umano vi è tutta la verità dell’esistenza e della coscienza. "Io sono" davanti a Te, che "Sei"». Permettete che ricordi le parole che ho rivolto ai giovani durante quell’incontro e che oggi sembrano essere ancora più attuali: «Il mondo che vi circonda, la civiltà moderna, ha influito molto a togliere quell’"Io-Sono" divino dalla consapevolezza dell’uomo. Egli è oggi impegnato a vivere così, come se Dio non esistesse. Questo è il suo programma. Se però Dio non c’è, tu, uomo, davvero potrai esserci? Siete venuti qui, cari Amici, per ritrovare e confermare fino in fondo questa identità umana:
"io sono", dinanzi all’"Io-Sono" di Dio. Guardate la croce sulla quale il divino "Io-Sono" significa "Amore". Guardate la croce e non dimenticate! Il "sono vicino a te" rimanga la parola chiave dell’intera
vostra vita»
Canto
IL DISEGNO
Nel mare del silenzio una voce si alzò
da una notte senza confini una luce brillò
dove non c’era niente quel giorno.
E quando hai calcolato la profondità del cielo
e quando hai colorato ogni fiore sulla terra
dove non c’era niente quel giorno.
Rit. Avevi scritto già il mio nome lassù nel cielo.
Avevi scritto già la mia vita insieme a Te
avevi scritto già di me.
E quando hai disegnato le nubi e le montagne
e quando hai disegnato il cammino di ogni uomo
l’avevi fatto anche per me
E quando la tua mente fece splendere le stelle
e quando le tue mani modellarono la terra
dove non c’era niente quel giorno.
Se ieri non sapevo oggi ho incontrato Te
e la mia libertà è il tuo disegno su di me
non cercherò più niente perché Tu mi salverai.
Chiamato?
OBIETTIVO: capire qual è la mia chiamata, che cosa desidero fare, cosa il
mio cuore mi spinge a fare.
MATERIALE: carta e penna. Brano “giovane seminarista …” nel CD,
TEMPO: 60 minuti.
CD: brano da leggere.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ: penso alla mia chiamata
•
Claudio grazie a quell’incontro ha scoperto la sua chiamataÎ voler condividere una parte del cammino accanto ai ragazzi di un carcere minorile
•
Claudio ha trovato il coraggio di realizzare i suoi desideri, tu che desideri hai per te?
•
Tu quale sogno coltivi?
•
Hai paura di non esserne in grado? Ti è mai capitato di pensare “No, è troppo! Stiamo scherzando?”
•
Nella tua vita, ti è mai capitato di incontrare qualcuno o vivere una situazione che ti abbia spinto a realizzare quel desiderio?
•
Mi sento chiamato?
SUGGERIMENTI
È importante capire cosa si intende per “chiamata”, in questo caso non è intesa come chiamata al sacerdozio. Ma quando diciamo che ogni persona riceve una chiamata intendiamo che ogni cristiano ha ricevuto da Dio la capacità di desiderare cose grandi e talenti preziosi per realizzarle, forse i giovani non sono più abituati a desiderare … forse li
spaventa.
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
2b
PARLIAMONE INSIEME
Spesso quando si parla di “chiamata”, di vocazione si intende vocazione al sacerdozio; ma non è solo così. Ogni cristiano è chiamato a scoprire lo scopo della sua vita.
Realizzare il progetto di vita che Dio ha per noi significa realizzare la nostra vita. Significa avere il coraggio di desiderare, di sognare, significa provare realizzare i nostri
desideri, anche se sembrano “troppo grandi”, anche se la paura è molta, anche se ci
sentiamo limitati.
Non è detto che sia semplice o immediato trovare risposte, forse non è il momento. E’
importante pensare, riflettere, mettersi in cammino.
PREGHIAMO INSIEME
Per ascoltare la chiamata è necessario il silenzio, quello interiore, quello dell’anima …
O Signore viviamo in un tempo confuso
da tanti rumori e da molte cose da fare,
assaliti ogni giorno da invasioni
di contrastanti esigenze.
Aiutaci, Signore,
ad avere il coraggio di staccare
la corrente del nostro affannarsi
per tirarci da parte,
in cerca di un luogo deserto,
così da ritrovare
il gusto di amare ciò che fa crescere
e la capacità di lasciare
ciò che appesantisce e non serve.
Aiuta i giovani a liberarsi
da tutte le cuffie assordanti
così da essere capaci di ascoltare
il linguaggio del silenzio riflessivo
che parla dentro di loro
per aiutarli a comprendere
qual è il senso della vita
e qual è il colore del loro domani. Amen
(Averardo Dini)
Io obietto
OBIETTIVO: analizzare la risposta alla chiamata. Come reagisco di fronte alla voglia
di realizzare i miei desideri: rimango indifferente oppure ci provo nonostante dubbi, paure ed incertezze?
TEMPO: un’ora, un’ora e mezza.
MATERIALE: videoproiettore e pc, video musicale e testo, carta, penna.
CD: video musicale “non m’annoio” di Jovanotti, testo della canzone, basi musicali
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
vedere il video musicale di Jovanotti e poi analizzarlo seguendo la traccia. Suggeriamo di vederlo più volte per comprendere tutte le sfumature, la musica è molto coinvolgente
per cui è possibile che i ragazzi non si accorgano di alcuni elementi importanti.
TRACCIA:
nel video
•
•
•
•
•
•
•
•
quali sono i personaggi protagonisti del video
quali figure istituzionali vengono rappresentate
che cosa fanno insieme
come si sviluppa la partita
come vengono trattati i giovani
chi li aiuta
alla fine chi vince la partita
cosa rappresenta il pallone e alla fine nelle mani di chi è
•
•
•
•
•
•
la società in cui viviamo come presenta i giovani
cosa dice di loro
come tratta i giovani
e Gesù, che ruolo ha
è considerato un buon mister
voi lo considerate un buon mister
Ora:
Ora il testo della canzone
•
cosa dice dei giovani Lorenzo Cherubini
•
quali suggerimenti da
•
sono ancora validi
•
Lorenzo dice che “ i ragazzi non si fanno vedere sono sfuggenti come le
pantere e quando li cattura una definizione il mondo è pronto a una nuova
generazione” è vero ancora?
•
i giovani di oggi si fanno inscatolare?
•
i giovani sono davvero privi di idee proprie
•
sono davvero così condizionabili, anche quando si tratta della loro stessa
vita?
Ora tocca ai giovani scrivere un testo rap per descrivere se stessi e dare una risposta ad una società che presenta un modello di giovane che in realtà non esiste così come ha
fatto Jovanotti. Non serve tutta la canzone, basta un ritornello, alcune frasi per esprimere a modo loro … la loro OBIEZIONE ad essere inscatolati!
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
3
PARLIAMONE INSIEME
PREGHIAMO INSIEME
Rispondere alla chiamata cioè seguire i desideri più intimi, realizzare la propria vita,
può significare andare controcorrente; può significare perseguire obiettivi al di fuori
del comune pensare. Ad esempio dopo aver dedicato 8 o 9 anni della propria vita allo
studio della medicina partire come medico con “medici senza frontiere” invece di rimanere in occidente a coltivare la carriera; oppure diventare prima avvocato e poi
avvocato … di strada per aiutare gli indigenti. Non sono di certo scelte usuali ne tanto
meno pubblicizzate sui giornali.
Se non rimango indifferente ai miei sogni ai miei desideri, e non mi adatto a quello
che gli altri vogliono da me, allora devo fare i conti con le mie paure, i miei limiti, le
critiche degli altri.
Solo mettendomi in cammino, solo trovando il coraggio di seguire le mie aspirazioni
realizzerò la mia vita. Certo, non sarò solo: Dio sarà con me. Come? Lo scopriremo
lungo il cammino.
Ho scoperto che Dio vuole che realizzi la mia vita … come? Lasciamoci guidare da
Mose, anche a lui Dio ha chiesto di realizzare la sua vita liberando il popolo di Israele
dalla schiavitù …
Quando cerchiamo scuse …
Padre mio,
Ci viene facile pensare:
"Ci penseranno gli altri...
i genitori, i professori,
gli adulti, i preti...".
E' facile dire: Passo
e stare a guardare.
Ma non è possibile
se vogliamo essere tuoi discepoli.
Tu Signore Gesù,
parli a tutti
chiedi a tutti.
E non c'è scusa.
Non possiamo dirti che siamo ragazzi.
Perché tu non guardi
l'età, i gradi,
i diplomi.
Non è facile
ma non possiamo
dire: "Passo".
Così ci proviamo.
Tu rimani con noi.
Ma io...chi sono io...
OBIETTIVO: scoprire o riscoprire le mie credenziali.
MATERIALE: un quadrato di stoffa bianca (meglio se è un lenzuolo) di circa
50 cm di lato per ogni giovane del gruppo, colori a tempera,
ciotoline per raccogliere il colore, pennelli, pennarelli. Eventuale Das – pasta modellabile.
TEMPO: 90 minuti.
CD: attività alternativa
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Distribuite nelle ciotoline i vari colori a tempera, consegnate ad ogni giovane un quadrato di stoffa. Ogni giovane sceglierà un colore con cui dipingere la propria faccia per poi
trasferire l’impronta sul quadrato di stoffa. Si otterrà così una piccola “sindone” con il viso di ogni giovane. Sulla parte di stoffa bianca ogni giovane scriverà con i pennarelli o
con le tempere, quali sono i limiti, le paure, i lati di sé che non piacciono. Poi sceglie un amico del gruppo al quale consegnerà la “sindone” perché la completi con le qualità,
le“abilità” importanti. Il lenzuolo rappresenterà le qualità che gli altri vedono in noi e le paure, i lati meno belli che noi attribuiamo a noi stessi.
L’attività va svolta in tranquillità, in silenzio, soprattutto quando i giovani sono impegnati nella ricerca delle varie abilità o paure, non è molto semplice o immediato. È necessario
lasciare loro il tempo di pensare.
SUGGERIMENTI
L’OBIEZIONE CI DICE CHE: se pure le ho, le mie credenziali sono insufficienti, non le ho per questo compito, io sono “poca cosa”: mi chiedi una cosa pericolosa, non esageriamo, non sono la persona giusta, non ho tempo, non ho conoscenze, le capacità …
L’ESPERIENZA CI DICE CHE: attraverso questa semplice attività possiamo, assieme ai giovani, scoprire o ri-scoprire caratteristiche personali, abilità che diventano gli strumenti utili per realizzare il progetto che Dio ha per noi.
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
4
PARLIAMONE INSIEME
Tre sono le direzioni in cui sviluppare la riflessione:
•
la prima riguarda la ricerca delle abilità che darà frutti inaspettati, soprattutto dai giovani. È importante evidenziare che le abilità non sono sovrannaturali, anzi sono proprio quelle
che già possediamo e che magari vogliamo “nascondere” perché non sono in linea con il mondo che ci circonda. Le capacità sono già dentro di noi, si tratta di riconoscerle e
utilizzarle. Nessuna abilità è banale, tutte concorrono alla realizzazione del progetto.
•
la seconda riguarda l’aiuto che posso ricevere dei miei amici, da coloro che condividono questo cammino; ma è importante un ascolto attento per distinguere ciò che gli altri desiderano che in noi ci sia (ad esempio seguire la moda) da ciò che realmente c’è in noi. L’amico, una persona importante possono aiutarmi, sostenermi nelle varie fase della vita,
non devo fare tutto da solo.
•
la terza riguarda le paure, i lati di me che non mi piacciono. E’ importante evidenziarli per dar loro il significato che meritano: non sono massi che ci impediscono di vivere ma lati
di una umanità verace, viva … dopo tutto anche quella parte viene da Dio …
PREGHIAMO INSIEME
Quanti doni che non sapevo neppure di possedere: allora davvero solo Tu o Signore mi conosci nel profondo!
Salmo 139 (138)
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte»;
nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
Se Dio sopprimesse i peccatori!
Allontanatevi da me, uomini sanguinari.
Essi parlano contro di te con inganno:
contro di te insorgono con frode.
Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano
e non detesto i tuoi nemici?
Li detesto con odio implacabile
come se fossero miei nemici.
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
Mi...mi daranno del pazzo!
OBIETTIVO: capire come affrontare le critiche, il giudizio degli altri.
MATERIALE: un computer e un videoproiettore.
TEMPO: 90 minuti.
CD: scheda del film, profilo del protagonista, spezzone del film “Hotel
Rwanda”
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
•
•
•
•
•
leggere la scheda del film “Hotel Rwanda” e la storia vera del protagonista tutt’ora in vita; così si comprende il contesto nel quale si sviluppa la storia
lo spezzone: nella scena si vede l’arrivo dei militari occidentali per portare in salvo persone dall’arrivo delle milizie Hutu
vedere le spezzone che trovate sul cd
raccoglierne le impressioni a caldo
se necessario rivedere lo spezzone per coglierne tutti i dettagli necessari alla discussione
SUGGERIMENTI
L’OBIEZIONE CI DICE CHE: gli altri penseranno che mi sto inventando tutto per autoincensarmi o non si fideranno. L’obiezione riguarda il timore dell’euforia religiosa, intesa
come timore di essere giudicati dagli altri come matti, bigotti.
L’ESPERIENZA CI DICE CHE: non è facile esprimere le proprie opinioni, soprattutto quando sono in netto contrasto con la maggior parte delle persone che ci circondano. Oggi essere credenti e dirlo apertamente non è così scontato. Nasce la paura del giudizio e della solitudine che ne può derivare. La società odierna non permette ai giovani di
utilizzare il loro innato spirito critico, non c’è spazio per una critica costruttiva. L’esperienza vuole creare questo spazio.
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
5
PARLIAMONE INSIEME
Lo spezzone genera molte domande, alcune direttamente sulle immagini viste:
•
che tipo di persone i militari sono venuti a salvare?
•
chi rimane a terra?
•
dove vanno i preti e le suore occidentali?
•
e quelle rwandesi?
•
qualcuno cerca di far tacere la coscienza con i soldi?
•
quali sentimenti pervadono le persone che devono lasciare i bambini a terra?
altre sul rapporto con la religione:
•
perché i religiosi occidentali non rimangono?
•
allora davvero c’è ipocrisia?
•
quanto è difficile testimoniare la propria fede?
•
quanti si professano cristiani e poi non si comportano da cristiani?
•
quante volte IO ho negato la mia fede per non subire le critiche: sono tutte stupidaggini, sono tutti esaltati, credono di avere la verità in tasca …?
(vedi materiale cd) : chi rimane con i rwandesi? La croce di Cristo, l’unico che non abbandona mai l’uomo nella difficoltà. Lui non sale sull’autobus, rimane con chi ha più bisogno.
Gesù Cristo è l’esempio:
•
lui non ha tradito, è stato tradito
•
ha fatto la volontà del Padre, è stato crocifisso
•
OGGI
Molte volte oggi a causa di fatti alle cronache che vengono enfatizzati e messi in eccessivo
risalto, la chiesa ed i cristiani, subiscono attacchi e vengono giudicati con pregiudizio.
Ormai si coglie solamente l’aspetto negativo della situazione secondo il proverbio che dice “fa
più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”.
Ma per una chiesa “che se ne va”, ce ne sempre una che resta ed è quella accompagnata da
Cristo. Il crocifisso resta scavalcando le dinamiche della società e delle sue regole.
Per una testimonianza più vera si propone la storia di alcuni missionari friulani che sono rimasti accanto alla croce di Cristo subendo il martirio, ed altri che sono ora impegnati accanto
alla croce di Cristo in luoghi martoriati da guerre e persecuzioni. I materiali li trovate nel cd.
Per arrivare alla conclusione è necessario soffermarsi sull’ultimo fotogramma dello spezzone
PREGHIAMO INSIEME
Lettura dei versetti Es 3, 13 – 15
Guida alla riflessione
Anche Mosè si è trovato a pensare: “mi daranno del matto se vado a dir loro che Dio mi ha parlato e mi ha dato un compito”.
Quante volte sarà capitato anche a noi magari proprio in questo cammino non propriamente semplice, di pensare: “questa volta ha davvero esagerato … non sono mica matto!”
Dio a risposto a Mosè consegnandogli il suo nome, che nel mondo ebraico significa il segreto della persona. “Io sono colui che sono. Dirai Io-sono mi ha mandato a voi”. Invece del nome
che Mosè si aspettava, Dio gli dà un “verbo”, non il segreto su cui mettere le mani, ma una compagnia su cui appoggiarsi.
“Non dimentichiamo che il nostro Dio è lo stesso Dio di tutte le persone che ci hanno educato alla fede, al Dio dei nostri genitori che ci hanno insegnato a pregare, il Dio dei nostri animatori
e di tutti coloro che ci hanno preceduto nella via del Vangelo. Per quanto possiamo aver ristretto a nostro uso e consumo questo nostro Dio, c’è un momento in cui siamo chiamati, davanti
al roveto ardente, a capirlo veramente quale Egli è.” (Carlo Maria Martini)
QUANDO È UN GRAN MACELLO
Signore, mi sento come un acrobata
che cammina sulla corda:
sempre li lì per precipitare.
Signore, non più cosa scegliere,
non so più cosa fare.
Tutti mi chiamano dalla loro parte:
tutti mi vantano la loro merce.
E io non so scegliere,
mi stanca tutto, Signore.
Mi sento smarrito in un labirinto
di illusioni. Voglio tutto, mi stanca tutto.
Comincio mille cose
e non ne finisco nessuna.
Non sono più un bambino
che si accontenta
del dono che gli portano.
Signore, mi sento come un'antenna
sui tetti:
raccolgo tutte le voci...
ma io non so tradurle in armonia.
Signore,
mi sento come un clown:
se la maschera ride
il cuore piange.
Signore aiutami.
Ma...non mi crederanno
OBIETTIVO: come reagire allo scetticismo, alla diffidenza, il cinismo.
MATERIALE: carta penna, uno stanza con tre tavoli e sedie per tutti i giovani che
TEMPO: un’ora e mezza
CD: attività alternativa
partecipano.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Si tratta di mettere sotto processo la credibilità della Chiesa. di mettere in scena un tribunale nel quale giudicare l’operato della nostra Chiesa. E’ bene trovare un accordo quale argomento o
argomenti si possono discutere. Possono riguardare questioni generali oppure episodi che sono accaduti nella propria comunità.
Un gruppo di giovani sosterranno la difesa, un secondo gruppo di giovani sosterranno la parte degli accusatori, altri giovani formeranno la giuria, l’animatore farà da giudice garante di imparzialità e di rispetto delle parti.
•
i difensori hanno il compito di tentare di spiegare il perché di determinate scelte poco comprensibili, lo faranno seguendo la loro sensibilità;
•
gli accusatori hanno il compito di “smontare” tali motivazioni con domande appropriate;
•
ogni giurato deve valutare le argomentazioni e motivare il suo verdetto.
PRIMA PARTE: scelta dell’argomento o degli argomenti, formazione del gruppo di difensori, accusatori e giuria. Discussione nei vari gruppi delle possibili argomentazioni da proporre a difesa o
per accusare.
SECONDA PARTE: discussione della causa e lettura del verdetto.
Sarebbe molto interessante rivolgersi ad un “esperto” per ottenere maggiori informazioni che consentano di a comprendere meglio gli argomenti discussi; magari dedicare a questa attività l’incontro successivo
SUGGERIMENTI
L’OBIEZIONE CI DICE CHE: oggi l’uomo non si fida dell’altro, teme sempre di essere imbrogliato. Ha bisogno di piani concreti che diano ottimi risultati e possibilmente immediati. Non certo
basati solo sugli ideali. Il piano di Dio è non realistico, non concreto, non di buon senso.
L’ESPERIENZA CI DICE CHE: mettersi nei panni dell’altro a volte aiuta a capire le motivazioni nascoste di un gesto, la fede Îfiducia in qualche cosa che non vedo ma che mi riempie la vita.
E’ necessario che l’animatore possa preventivamente assegnare i vari compiti ai giovani per poter vivere appieno l’esperienza.
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
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PREGHIAMO INSIEME
PARLIAMONE INSIEME
Ai difensori:
quali emozioni vi ha dato difendere la vostra Chiesa
cosa avete compreso
quali sono state le difficoltà ad interpretare questo ruolo
voi riuscite a difendere quello in cui credete
Agli accusatori:
quali emozioni vi ha suscitato interpretare questo ruolo
quali sono state le difficoltà
cosa avete compreso
voi riuscite a difendere quello in cui credete
Alla giuria:
è stato facile raggiungere il verdetto
difensori e accusatori sono stati convincenti
il verdetto è stato unanime o alcuni di voi non erano d’accordo
SE
Se riesci a non perdere la testa quando tutti
intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa;
se riesci ad avere fiducia in te stesso quando tutti
dubitano di te, ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare;
se riesci ad aspettare senza stancarti di aspettare;
o, essendo calunniato, a non rispondere con calunnie,
o, essendo odiato, a non abbandonarti all'odio,
pur non mostrandoti troppo buono, ne' parlando da saggio;
Se riesci a sognare senza fare dei tuoi sogni i tuoi padroni;
se riesci a pensare senza fare dei tuoi pensieri il tuo fine;
se riesci, incontrando il successo e la sconfitta,
a trattare questi due impostori allo stesso modo;
Se riesci a sopportare di sentire le verità che tu hai detto,
distorte da furfanti che ne fanno trappole per gli sciocchi,
o vedere le cose per le quali hai dato la vita, distrutte;
e umiliarti; e ricostruirle con gli strumenti ormai logori;
Se riesci a fare un solo fagotto delle tue vittorie
e rischiarle in un sol colpo a "testa o croce", e perdere;
e ricominciare tutto da dove iniziasti,
senza dire mai una parola su quello che hai perduto;
se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi,
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non li senti più,
ed a resistere quando ormai in te non c'è più niente
tranne che la tua volontà che ripete "resisti!"
Se riesci a parlare con la canaglia senza perdere la tua onesta',
o a passeggiare con i re senza perdere il senso comune;
se tanto nemici che amici non possono ferirti;
se tutti gli uomini per te contano, ma nessuno di troppo;
se riesci a riempire l'inesorabile minuto
con un momento fatto di sessanta secondi;
tua e' la Terra e tutto ciò che e' in essa,
e, quel che più conta,
sarai un Uomo, figlio mio
Rudyard Kipling
Ma...non so parlare...
OBIETTIVO: capire come poter esprimere i sentimenti, la fede che ho. Forse non
servono tante parole o forse … servono le parole giuste.
MATERIALE: video proiettore, pc, fotocopie brani del cd, carta e penna.
TEMPO: un’ora.
CD: brani in cui rintracciare sentimenti; attività alternativa
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Suddividere il gruppi in vari sottogruppi ai quali verrà consegnato un brano. Leggere i brani contenuti nel cd ed individuare il messaggio che vogliono esprimere, quale sentimento descrivono;
individuare le PAROLE O GRUPPI DI PAROLE più significative, quelle che descrivono meglio il sentimento individuato. Se i giovani vogliono, possono aggiungere altre parole. Alla fine otterrete
un buon vocabolario di sinonimi.
Con questo vocabolario proviamo a descrivere la fede in cui crediamo:
- che sentimenti suscita;
- come li posso descrivere;
- hanno una sola direzione (gioia,amore) oppure sono contrastanti (dolore, disagio).
Non è necessario giungere ad una definizione chiara ma è sufficiente abbozzarne una. Potrebbe essere un ottimo punto di partenza per un cammino personale.
SUGGERIMENTI
L’OBIEZIONE CI DICE CHE: non sono all’altezza per fare quello che mi chiedi, si tratta di una caratteristica precisa che io non ho, delle abilità “tecniche” che non possiedo.
L’ESPERIENZA CI DICE CHE: spesso si ha la sensazione di non essere in grado di parlare, o meglio sembra che il messaggio non passi. Come si fa a parlare, a raccontare qualche cosa in cui
credo se ho la sensazione di non avere a disposizione le parole giuste. Già nella vita quotidiana a volte non siamo in grado di descrivere i sentimenti che ci pervadono, come possiamo narrare
ad altri o anche a noi stessi la nostra fede? Questa attività è stata pensata come un esercizio semantico: attraverso brani di autori contemporanei trovare le parole che descrivono meglio un
sentimento o una situazione.
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
7
PARLIAMONE INSIEME
Non vero che non sappiamo parlare, a volte mancano le parole. Le fede può essere un sentimento difficile da descrivere perché ha diverse sfaccettature, diversi livelli.
La nostra fede, probabilmente, è ancora confusa, indefinita.
Ognuno di noi ha una sua definizione di fede, ha una sua costellazione di sentimenti che la fede suscita: per qualcuno è indecisione, rabbia, innamoramento, disagio o anche il niente. Come ogni sentimento
non è scontato, va sperimentato e gli va dato un nome.
Anche Mosè non è convinto di avere le parole giuste per far capire al faraone quello in cui crede; anche per i grandi santi o beati spiegare la fede non è stato immediato, ma frutto di un percorso di discernimento.
PREGHIAMO INSIEME
La preghiera personale
Voglio impostare la mia vita
non alla ricerca del benessere e delle futilità,
il mio cuore non è disposto
a vendersi a buon mercato
a ciò che offre il mondo.
Sento che è giunto il tempo
per diventare cercatore di verità.
Accolgo oggi la tua parola, Signore,
con particolare attenzione e a cuore aperto,
pronto a rispondere a ogni sollecitazione che essa può
stimolare in me.
Essa mi scuote dalla pigrizia,
mette in crisi la mia tranquillità,
provoca un rovesciamento di mentalità,
mi conduce fuori dal mio privato orticello
e mi apre ai problemi del mondo,
mi coinvolge totalmente
fino ad assumere sulle mie fragili spalle
il peso della fame nel Terzo mondo,
il peso della miseria di molti popoli della terra,
il peso della violazione della giustizia
e della frantumazione della pace fra le nazioni.
Posso impegnarmi
a far nascere una nuova alleanza
fra Dio e il mondo,
così che la terra torni a essere illuminata da un cielo
aperto
e unita da un nuovo arcobaleno. Amen.
(A.Dini)
PREGARE CON L’AIUTO DELLA PAROLA
Un’altra traccia per la riflessione:
A Gesù piace l’acqua. Si fa battezzare da Giovanni Battista, nel fiume Giordano, fa il suo primo miracolo a Cana, secondo Giovanni, ottenendo vino dall’acqua.
Gesù ama l’acqua e certo ama il verso di Isaia che invita: “Oh voi, ognuno che ha sete, venite all’acqua e chi manca di denaro: venite, bevete e mangiate senza denaro” (Is 55,1).
E’ quella l’acqua del suo annuncio, acqua per tutti, da sempre benedetta in terra di siccità. Gesù ama i versi di Isaia, quando Dio afferma che le sue parole sono come la pioggia e la neve, che scendono e
non tornano indietro.”Così sarà la mia parola che è uscita dalla mia bocca, non tornerà a me vuota” (Is 55,11).
Le acque hanno un verso come le parole, scendono e in gran parte si disperdono in mare e in terra. Come acque correnti Gesù vuole che siano le sue parole, dette e pensate perché si spargano.
E chissà quante se ne sono perdute, ascoltate e dimenticate. Non ha voluto scrivere niente, non ha voluto segretari che prendessero appunti. Chi poteva, tratteneva a mente. Non voleva chiudere l’acqua in
gabbia. Gesù sapeva che le parole a voce valgono più di quelle scritte, come la musica eseguita, più dello spartito che la fissa.
Attraverso i vangeli leggiamo schizzi di un discorso che fu torrenziale. Una provvidenza fa somigliare questi scritti a cisterne d’acqua piovana, che trattengono almeno qualcosa secondo le loro capacità.
Ignoriamo il timbro della sua voce e non c’è più nemmeno l’ebraico e l’aramaico, le sue lingue. Eppure sono bastati i vangeli per non dimenticare le parole di chi non volle scrivere né lasciare scritto. Chi non
ha fede non si disseta. Ma chi ha la grazia di averla è vincolato da un compito enorme: dare di quest’acqua bevuta una testimonianza nella durata della sua vita.
Così facendo riempie le pagine che i vangeli hanno dovuto lasciare vuote. Così facendo riportiamo alla superficie l’acqua che è finita fuori da quelle cisterne.
(da “Nocciolo d’oliva” E. De Luca)
PREGHIERA (da “Lungo i fiumi…” D.M. Turoldo G. Ravasi)
La tua Parola, che sta nel principio,
radice di ogni intelligenza,
la stessa Parola che si è fatta carne, o Padre,
sia la nostra unica Legge lungo il cammino:
rendici aperti al suo misterioso splendore
quale luce di tutti gli esseri,
attenti al suo agire incessante
nelle vicende della nostra storia
Ma...manda chi vuoi...non me!
OBIETTIVO: proprio tu compirai i prodigi.
MATERIALE: videoproiettore, pc.
TEMPO: un’ora.
CD: interviste e brano della conversione di Paolo.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Ascolto delle due interviste a Don Ilario e ai coniugi Eliano e Maria.
Raccolta delle impressioni. Lettura del brano di S. Paolo.
Tutti i tre hanno scoperto la propria chiamata in modi del tutto personali. Anche loro avevano detto “no”. Anzi probabilmente solo Dio conosceva il loro più intimo desiderio.
SUGGERIMENTI
L’OBIEZIONE... alcuni di noi hanno paura di riconoscere le proprie diffidenze e obiezioni e presentarle a Dio perché educati a dire sempre di sì o per paura di lui. Così le proproprie riserve non diventano mai preghiera e rimangono latenti dentro di noi e rischiano di raffreddarci il cuore...
L’ESPERIENZA CI DICE CHE: a volte non è facile. Noi sappiamo che cosa dovremo fare, sappiamo quali sono i nostri desideri, probabilmente sappiamo anche di possedere
abilità necessarie per realizzarli ma … abbiamo paura! Paura del fallimento, paura delle critiche, paura di aver pensato troppo in grande. Paura di dover fare tutto da soli! In
questa semplice attività si offre ai giovani due testimonianze vere di tre persone che hanno seguito la chiamata.
È NECESSARIO CHE L’ANIMATORE GUARDI PRIMA I VIDEO PER FOCALIZZARE DOMANDE E RIFLESSIONI.
PARLIAMONE INSIEME
Riflessione libera sulle testimonianze.
ObiettivoÎ far riflettere i giovani sugli innumerevoli modi in cui Dio ci chiama. Non sempre esistono risposte giuste o sbagliate, non sempre è possibile fornire una spiegazione
adeguata ai dubbi dei giovani .. forse non è ancora il tempo.
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
8
PREGHIAMO INSIEME
Vivere è amare: una vita senza amore non è vita. È solitudine vuota, è prigione e tristezza. Vive veramente solo chi ama, e ama solo chi si sente amato, raggiunto e trasformato
dall’amore. Come la pianta che non fa sbocciare il suo frutto se non è raggiunta dai raggi del sole, così il cuore umano non si schiude alla vita vera e piena se non è toccato dall’amore.
L’amore nasce dall’incontro e vive dell’incontro con l’amore di Dio, il più grande e vero di tutti gli amori possibili, anzi l’amore al di là di ogni nostra definizione e di ogni nostra possibilità.
Pregando, ci lasciamo amare da Dio e nasciamo all’amore, sempre di nuovo.
Preghiamo
Non ho paura, Signore, delle prove e delle difficoltà del mio cammino:
ricordo solo che Tu sei fedele
e non mi darai mai una prova senza darmi la via d’uscita
e non mi esporrai mai a una tentazione
senza darmi la forza per sopportarla e vincerla.
Voglio lasciarmi amare da Te:
come una goccia d’acqua che evapora sotto i raggi del sole
e sale in alto
e ritorna alla terra come pioggia feconda o rugiada consolatrice,
così lascio che tutto il mio essere sia lavorato da te, Signore,
plasmato dal Tuo Amore, assorbito in Te
e restituito alla storia come dono fecondo.
Fa’ crescere in me la libertà da ogni paura,
il coraggio e l’audacia dell’amore,
la fedeltà alle persone che Tu mi hai affidato
e alle situazioni in cui mi hai messo,
senza cercare evasioni o consolazioni a buon mercato.
Insegnami a vivere la pazienza di attendere
ed a seguire le Tue vie, che tanto spesso non sono le mie vie.
Nel profondo
OBIETTIVO: riconoscere le obiezioni che spesso ciascuno solleva di fronte ad una
“chiamata” esigente.
MATERIALE: lettera di Bianca, carta e penna.
TEMPO: un’ora.
CD: lettera di Bianca.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
L’attività può anche essere svolta in piccoli gruppi di 3 o 4 giovani. Ad ogni gruppo verrà consegnata una copia della lettera di Bianca. Il compito: rispondiamo a Bianca. Ogni
gruppo scriverà una lettera in risposta alle domande e alle questioni che descrive.
La lettera di Bianca è arrivata alla redazione del vostro giornale come le rispondete? Quali sono le frasi che vi hanno colpito? Bianca critica il modo di vivere dei suoi coetanei,
ma poi si adegua. Non ci sono altre strade? A cosa serve criticare se poi si accetta? Allora è davvero una brava attrice … finge molto bene! Ma recita solo con gli amici (si recirecita con gli amici?) o anche con se stessa? Allora i valori, i sogni, la passione di cui parla alla fine della sua lettera, sono parole di un copione o sentimenti veri?
SUGGERIMENTI: troppo spesso ci conformiamo a quello che gli altri vogliono da noi. I nostri sogni, i nostri desideri ci sembrano troppo … “fuori”, lontani dalla realtà, incompatibili con la realtà in cui viviamo e di conseguenza irrealizzabili. In questa semplice attività si chiede ai giovani di provare a rispondere ad una lettera di una
giovane coetanea che ha espresso i suoi sentimenti riguardo alla vita. E’ bene che l’animatore scelga alcune tematiche da approfondire, nel brano sono già
evidenziate alcune frasi che potrebbero offrire spunti di riflessione.
PARLIAMONE INSIEME
E noi? Quante volta capita anche a noi di pensare che i nostri desideri, i nostri sogni sono troppo “fuori”.
“Si, forse mi piacerebbe diventare così … , in fondo mi sento portato a … Ma non sono capace, e poi tutti mi diranno che sono matto, perché affannarsi tanto, e poi gli altri non
potranno mai capire che cosa significa per me e poi come faccio a far capire agli altri che io sono fatto per … questo
e poi … NO MEGLIO DI NO!”
Eccole, le NOSTRE obiezioni! Ci riconosciamo in questi sentimenti, in questi turbamenti? Ci è mai capitato di pensare come Bianca che non esiste più la passione per la scuola, il lavoro, non esiste più l’amore eterno? Non esiste la fede? Non è possibile che davvero siamo CHIAMATI a realizzare i nostri desideri proprio grazie a quei talenti del tutto
unici e personali che Dio ci ha donato? Anche Mose è stato preso dal panico quando Dio gli ha detto “va, fai uscire gli israeliti dall’Egitto”. A chi non tremerebbero le ginocchia!
Però, Mosè pur avendo detto “No, manda qualcun altro”, va. Decide di fidarsi di Dio.
IAHWEH
«"Dirai agli Israeliti: Io-Sono
mi ha mandato a voi". »
(Es 3,14)
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PARLIAMONE INSIEME
PREGHIAMO INSIEME
da “Penultime notizie circa Ieshua/Gesù” di Erri de Luca
Sono venuto a te, Gesù,
per sentire il tuo tocco
nelle mie giornate.
Fa’ che i tuoi occhi riposino nei miei per un po’:
che io porti nel mio lavoro
la sicurezza della tua amicizia.
Riempi la mia mente
perché resista attraverso il deserto del rumore,
fa’ che il tuo sole benedetto
riempia le sommità dei miei pensieri
e dammi la forza
per coloro che hanno bisogno di me.
Amen.
Gesù, molto di più di quanto disse, fece.
Risanò, guarì, corresse i guasti di natura: non tutti quelli del vasto mondo, però, quelli che
capitavano a tiro, alla portata dei suoi sensi. Non fece prodigi colossali, non aprì le acque del
mare, però calmò qualche tempesta. Non arrossò di sangue le acque del Nilo, ma riempì di
buon vino i vasi di una festa di nozze. Procurò sorrisi e guarigioni, più durevoli beni.
Rispondeva così al vero libro sacro Levitico/Vaikrà che prescrive di amare il proprio vicino.
Non comanda di amare il remoto, sconosciuto mondo, ma quello dei paraggi. Ama il prossimo, che è il superlativo di vicino, il vicinissimo, che sbanda, pena, cade un metro avanti
a te. Di lui sei responsabile di amare. Guarire era la sua manifestazione amorosa preferita.
Più guariva e più aumentava la capacità. L’amore è questa incomprensibile energia per la
quale più se ne spende, più se ne riproduce nelle fibre. Al contrario, chi lo risparmia lo spreca,
se lo ritrova inutile e marcito. L’amore è fatto della stessa materia della manna, che va consumata, intera nel medesimo giorno di raccolta. Se lasciata avanzare, ci salivano i vermi. Allora
lui guariva a più non posso. Non lasciava scadere la manna quotidiana del suo amore. Sanava le ferite degli altri, delle sue non si sa. Quelle aperte sul legno della croce non si sono più
rimarginate. Accorrevano a lui gli ammaccati e i sani, spesso più ansiosi degli infermi. Chiedevano soccorso. Immenso è il bisogno di sollievo della specie umana.
IL VOLTO
E LA PAROLA
Terza tappa
2010-2011
AREA
SCHEDA
METTIMI COME SIGILLO …
TESTIMONI DELLA LUCE
Scheda 1
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
ATTIVITÀ
OBIETTIVI
Approfondimento sul brano biblico di riferimento
RIFERIMENTI
Es 34,29-35
Scheda 2
Un volto nuovo
Comprendere che ci sono
esperienze
nella
vita
che
trasformano il volto… e che
anche la fede ci cambia in modo
visibile.
Scheda 3
Riflessi…
Sperimentare e comprendere
come la fede nasce dalla
bellezza e genera sempre
bellezza.
Esodo 34, 29-35
“ … il suo viso era
raggiante”
Scheda 4A
Doni che illuminano la vita –
Chiudi gli occhi per vedere
Attività di catechesi su San
Paolo, sulla sua conversione e
sulla sua temporanea cecità.
Atti 9, 1-19
Scheda 4B
Doni che illuminano la vita –
Quella marcia in più dei
cristiani
Catechesi sulla Pentecoste: ciò
che caratterizza la comunità
cristiana è la presenza dello
Spirito Santo.
Atti 2, 1-11
Scheda 4C
Doni che illuminano la vita –
I magnifici Sette
Attività di catechesi sui sette doni
dello Spirito Santo in cui i giovani
vengono invitati a scoprirne il
senso e il significato profondo.
Isaia 11,2
Scheda 5
Una vita segnata
Invitare i giovani a condividere e
raccontare se e quando hanno
vissuto esperienze in cui si sono
sentiti toccare nel cuore e se in
esse riconoscono la presenza di
Dio.
Scheda 6
Lampada ai miei passi è la
tua Parola
Scelta di una brano della
Scrittura per la propria vita…
Scheda 7
Celebrazione della Parola
Rito della consegna della Parola
alla fine del percorso catechistico
Esodo 34, 35
“ … era diventata
raggiante”
IL VOLTO
E LA PAROLA
1
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
Il Volto e la Parola
Testo di riferimento: Esodo 34,29-35
29
Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano
nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo
viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. 30Ma Aronne e tutti gli
Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi
a lui. 31Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui.
Mosè parlò a loro. 32Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro
ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai.
33
Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. 34Quando entrava
davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse
uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato. 35Gli
Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante.
Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con
il Signore.
Commento.
(Tratto dall’intervento di don Ivan Bettuzzi ai vespri dell’inizio dell’anno pastorale a Codroipo, 19 Settembre
2010)
Quando ci hanno insegnato i dieci comandamenti anche le catechiste più solerti o i nostri parroci più attenti
hanno disegnato o addirittura costruito con delle assi di legno due tavole e sopra di esse hanno scritto le dieci
frasi che poi ci hanno chiesto di mandare a memoria. Imparare e mettere in pratica queste dieci indicazioni ci
avrebbe garantito la stima degli uomini per una moralità ineccepibile e, in un certo qual modo, anche la vita
eterna.
Quello che si erano dimenticati di leggerci ed insegnarci era ed è tutt’ora, la parte fondamentale, il contenuto
essenziale del messaggio biblico… Il capitolo 20 dell’Esodo premette la consegna della Legge con una
affermazione potente: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di
schiavitù» per questo: «non avrai altri dèi di fronte a me...» (Es 20, 2-3).
L’ascolto della Parola che viene da Dio è la garanzia della permanenza in una condizione di libertà. Non
si tratta dell’applicazione di una saggia norma di vita, magari per paura di una sanzione. L’ascolto è il pegno
del mantenimento della propria libertà! In sostanza chi ascolta viene generato ad una libertà che salva la
propria umanità da ogni possibile asservimento.
E’ Dio che ha ascoltato il tuo grido, è lui che si è chinato su di te, è lui che con mano potente e braccio teso ti
ha condotto fuori da una condizione servile e oggi ti dà la sua Parola perché tu continui ad abitare terre di
libertà, di dignità, di pienezza di vita…
E quando ci hanno insegnato i dieci comandamenti, si sono pure dimenticati di raccontarci come
quelle parole si erano smarrite, anzi, si erano polverizzate di fronte alla strana scelta dell’uomo di tornare
schiavo, al servizio di un padrone che chiedeva come prezzo proprio la libertà. Ed ecco la consegna, per la
seconda volta, delle tavole della legge che Dio dona all’uomo con una preoccupazione, un’attenzione
in più. Mosé scende dal monte con le dieci Parole, esattamente quelle di prima, ma la novità è data dalla
luminosità del suo volto. Non è cambiato il contenuto, non è mutata la funzione di garanzia della libertà
dell’uomo. Ciò che è cambiato, in modo evidente è colui che sta trasmettendo la Parola di Dio. Il volto di
Mosé è raggiante, trasfigurato da una bellezza da capogiro e ogni volta che le tavole vengono lette, viene
sollevato il velo cosicché parole e luminosità del volto si mescolano nel fascino di un unico annuncio.
E’ questa la differenza a cui siamo chiamati. Come Mosé non dobbiamo accontentarci di ascoltare una Parola
da riconsegnare subito, in modo opaco e impersonale, magari moralistico e accusatorio. L’ascolto chiede la
significatività del volto. Chiede un’esposizione autentica alla bellezza di Colui che è la Parola e, nello stesso
tempo, come accadde a Mosé, di diventare un riflesso evidente e abbagliante di questa luce.
Gli uomini sono stanchi «dell’alluvione di parole dette o scritte che quasi ci travolgono ma non creano
comunione e amicizia profonda tra le persone...» (A.B. Mazzocato Lettera Pastorale: Ascolta, figlio, le mie
parole…). Ma della bellezza di un volto e una vita trasformati, rimodellati, illuminati… da passioni forti e da una
ricerca spirituale autentica e appassionata, di questo sono affamati. Se non curiamo la dimensione pastorale
della bellezza, che non è un fattore estetico, ma il risultato di una fede praticata e coltivata, c’è il rischio che
vadano a cercarli altrove, su bancarelle di emozioni a buon mercato o in altri percorsi che però li porteranno
lontani da Gesù. E forse sarà colpa anche nostra che ci siamo immusoniti e siamo diventati poco affascinanti.
Ecco una nuova occasione. Salire insieme, in cordata, il monte della ricerca spirituale. Abitare silenzi profondi,
ad alta quota e ascoltare la voce che ci conduce, passo-passo, alla vetta dove il nostro Dio sta mostrando il
suo volto… fuori di metafora ripartire da un incontro reale con il Dio nel quale diciamo di credere, non dando
mai per scontato di averlo incontrato.
Dostoevskij ha scritto che la bellezza salverà il mondo. Nella costruzione russa della frase l'autore in realtà
invertirebbe oggetto e soggetto, per cui si dovrebbe tradurre: "Il mondo salverà la bellezza”. È affascinante,
perché questa è la sfida che la Chiesa ha davanti a sé: salvare con ogni sforzo la bellezza, perché sia lei, per
prima, a parlare di Dio. E solo allora l’umanità tornerà ad ascoltare la sua Parola.
Un volto nuovo
OBIETTIVO: comprendere che ci sono esperienze nella vita che ci fanno cambiare
in modo visibile; individuare uno di questi momenti nella nostra vita;
capire che anche la fede può trasformarci, sostenerci e aiutarci.
TEMPO: un’ora.
MATERIALE: videoproiettore e amplificazione audio, computer portatile, powerpoint
e tutta la cartella del cd, foto portate dai ragazzi da casa, testo sulla
vita di Chiara “Luce” Badano, “descrizione attività” (vedi sotto),
una torcia per ogni membro della squadra dei “risolutori” ed un
cronometro.
CD: powerpoint “Chi vuol essere indovino?” (con tutta la cartella annessa), testo su
Chiara “Luce” Badano.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Nell’incontro precedente a questo chiedete ai giovani di portare da casa degli album fotografici (o foto singole) che li riguardino: possibilmente che siano foto di diversi momenti della loro vita
(nascita, infanzia, scuole elementari, etc…).
1. L’attività comincia con un gioco: “Chi vuol essere indovino?” A differenza del famoso “Chi vuol essere milionario?”, qui tutti i presenti sono chiamati a partecipare. Il gioco è già pronto nel
power point che trovate sul cd: prendeteci dimestichezza prima di proporlo al gruppo, in modo da sapere quando e dove bisogna cliccare per procedere col gioco. Create il giusto clima da
quiz televisivo, magari disponendo le sedie in un certo modo, scrivendo su una lavagna i nomi di tutti i ragazzi e annotando i vari punteggi, chiedendo ad uno dei giovani di fare da conduttoconduttore o da “valletta”,…
Il quiz consiste nel vedere un piccolo frammento di film e rispondere alla domanda che segue. In pratica ad ogni slide viene chiesto ai ragazzi di comprendere il perché di certe espressioni
facciali dei personaggi mostrati, indovinando che cosa ha fatto scaturire quell’emozione. La slide successiva funge da “verifica”, mostrando il pezzo di film precedente e, quindi, svelando la
risposta corretta. A conclusione del gioco possono anche essere consegnati ai vincitori dei “premi”: caramelle o anche rotoli di carta igienica, tanto per fare qualcosa di divertente.
2. Terminati quiz e premiazioni, fate partire il filmato dell’ultima slide: le immagini e le scritte invitano a riflettere su come ci siano eventi nella vita che trasformano il volto e le espressioni delle
persone.
Infine compare una domanda: “E tu? Quando qualcuno ti ha detto che avevi un volto diverso?” A questo punto chiedete ai ragazzi di fermarsi a riflettere proprio su questa domanda e di
prendere le foto che hanno portato: avranno 10-15 minuti di tempo per selezionarne una o alcune che mostrino un momento in cui si noti che qualcosa nel loro volto era cambiato. Può trattarsi di eventi felici o tristi: l’importante è che i ragazzi cerchino possibilmente dei momenti davvero significativi, dove il loro cambiamento è stato notato anche da altri. A turno ciascuno è
invitato a mostrare le foto e raccontare.
SUGGERIMENTI
Usando un powerpoint ricco di inserti audio e video, è bene prima testarlo per garantirci che tutti i collegamenti siano integri (ovvero che i filmati partano in modo corretto) e per
permetterci di utilizzarlo in modo agile durante l’attività (sapendo quando e dove fare “click”).
IL VOLTO
E LA PAROLA
2
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
PARLIAMONE INSIEME
Dopo che i giovani hanno parlato di sé e delle loro esperienze, fate partire il filmato su Chiara “luce” Badano. Mentre scorrono le immagini, leggete la vita di questa ragazza che il 25 settembre 2010 è
stata proclamata “Beata”.
Alcuni spunti di riflessione:
•
Chiara è una ragazza quasi a noi contemporanea: andava a scuola, faceva sport, usciva con gli amici. Un giorno le viene diagnosticata una malattia terribile: un sarcoma osteogenico con
metastasi. E’ a questo punto che Chiara vive un incontro intimo e diretto con Gesù, un incontro che le cambia la vita e in mezz’ora le trasforma il viso, che da quel momento sarà sempre
raggiante e solare.
•
Quando il cardinale di Torino vide Chiara in una visita ai malati, le chiese come faceva ad ad avere quella luce negli occhi. Lei gli rispose: "Cerco di amare Gesù".
•
Il padre di Chiara sospettò che sua figlia fingesse quella serenità, e un giorno si mise a “spiarla”: ma si accorse che la gioia e la tranquillità erano davvero parte del suo essere.
•
Forse anche dietro certi nostri sorrisi, certe nostre lacrime asciugate, certi momenti in cui il nostro volto è stato diverso, possiamo a posteriori individuare qualcosa di “oltre”, qualcosa di
superiore che ci ha dato la possibilità di cambiare e ci ha trasformato in volto.
•
E negli altri? Abbiamo mai guardato i nostri nonni, i nostri genitori, i volti dei nostri amici e ci siamo resi conto che “brillavano di una luce diversa”?
•
Alle volte cerchiamo prove della presenza di Dio attraverso nuove scoperte scientifiche o mediante ragionamenti ineccepibili… dimenticandoci poi che lo stesso Gesù si è rivelato agli
uomini incontrandoli per la strada, incrociando i loro sguardi, parlando con loro. I canali più semplici, spesso, sono i più autentici e veritieri: come un volto che cambia per un’esperienza
forte vissuta. Chiara Badano ha incontrato Gesù e da allora non ha mai smesso di sorridere e gioire per quanto il Signore le ha donato.
Riflessi
OBIETTIVO: attività di lettura e rielaborazione del brano Esodo 34, 29-35 per
sperimentare e comprendere come la fede nasce dalla bellezza
e genera sempre bellezza.
MATERIALE: “descrizione attività” (vedi sotto), una torcia per ogni membro
della squadra dei “risolutori” ed un cronometro.
TEMPO: un’ora.
CD: brano dell’Esodo 34, 29-35 e preghiera finale.
SUGGERIMENTI
L’animatore abbia cura di provare l’esperimento prima di proporlo ai giovani, in maniera che lo si comprenda perfettamente per restituirlo in modo corretto e sicuro.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Questa attività è un semplice esperimento sulla riflessione della luce. L’animatore deve preparare una scatola aperta sulla faccia superiore, avendo cura che l’interno sia nero,
utilizzando, per il rivestimento, una stoffa o semplicemente del cartoncino. Se è possibile predisporre al centro della scatola un piedistallo o un rialzo dove poter collocare oggetti di piccole dimensioni. Sistemare la scatola al centro del tavolo per l’incontro e accendere una lampada che inizialmente sarà collocata a sufficiente distanza. La lampada
deve essere l’unica fonte di luce all’interno della stanza.
L’animatore propone ai giovani di osservare individualmente e in successione quattro oggetti differenti che verranno posti al centro della scatola e chiede loro di annotare su un
foglietto le caratteristiche che riescono a vedere di ciascun oggetto (colori, forme, nitidezza dell’immagine..).
• Per prima una pietra completamente nera possibilmente prismatica, con delle sfaccettature o leggere sfumature. Generalmente le pietre laviche (es graniti, basalti..) si prestano ad avere queste caratteristiche; se non si è in grado di recuperarle si può comunque utilizzare un oggetto che possa avere caratteristiche analoghe, ossia colore nero con
alcune particolarità quali cambiamenti di forma o di colore.
• Una pietra colorata meglio se con sfumature, riflessi di colori diversi, particolarità di forma.. In alternativa ci si può avvalere di un qualsiasi oggetto colorato e originale.
• Un prisma di vetro o oggetto prismatico di vetro.
• Uno specchietto.
Durante l’osservazione i giovani possono prendere in mano ciascuna pietra, senza allontanarla dalla scatola, per poterla vedere secondo diverse angolature e in tutte le sue
facce.
Terminata la prima osservazione, l’animatore prende la lampada, l’avvicina in prossimità della scatola e ripete le operazioni precedenti, prima collocando ciascun oggetto nella
scatola, poi invitando i giovani ad esaminarli e suggerendo loro di tracciare sul foglietto le differenze che riescono a percepire in termini di colori, riflessi, particolarità etc..
Conclusa anche questa seconda fase si accendono le luci nella stanza e i giovani possono disporsi attorno al tavolo per condividere il contenuto dei propri foglietti. Si propone
quindi la lettura del brano Esodo 34, 29-35.
...continua
IL VOLTO
E LA PAROLA
3
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
...continua
Note per l’animatore: l’attività è stata pensata a partire dall’esperienza di incontro intimo che Mosè vive con Dio, una relazione talmente profonda e intensa che sul volto dell’uno si riflette come in uno specchio la luce e la bellezza del Signore. La pelle del suo viso diventa raggiante a tal punto che chi lo osserva ne rimane così abbagliato da non poterne sostenere
la vista.
Da qui l’idea di creare diverse situazioni di riflettività su oggetti di natura differente:
• la prima considera un corpo opaco che assorbe tutta la luce e quindi è difficile osservarlo se non con una fonte molto prossima che consenta di distinguere oltre ai semplici contorni
anche qualche particolarità in più. Nonostante il colore scuro e l’assenza di riflessione della luce, anche una pietra nera conserva una sua bellezza intrinseca che però può essere
colta solo se lo sguardo è attento e soprattutto “illuminato”;
• la seconda vede una pietra o un oggetto colorato, che spesso non ha bisogno di luci molto forti per essere distinto e apprezzato dallo sguardo, ma che tuttavia può rivelare, se lo si
osserva con la giusta intensità, peculiarità importanti che vanno oltre i colori che esso stesso è in grado di restituire;
• la terza realizza invece la rifrazione della luce: un prisma di vetro è un oggetto che brilla per sua natura anche in presenza di luce fioca, ma se lo si osserva sotto una lampada è
possibile ammirare la scomposizione della luce nei suoi colori fondamentali, effetto che dipinge un arcobaleno sotto i nostri occhi. E’ questa la sua bellezza intrinseca;
• l’ultima situazione è rappresentata da uno specchio, che restituisce la nostra immagine e quindi anche quella della lampada con cui lo osserviamo. Muovendo lo specchio si possono trovare delle posizioni o inclinazioni tali per cui i nostri occhi possono rimanere accecati dalla luce integralmente riflessa. Per poter sostenere lo sguardo in queste condizioni è
possibile per esempio coprire lo specchio con un velo trasparente. L’animatore può far sperimentare questo passaggio utilizzando il velo.
L’analogia a questo punto dovrebbe risultare immediata. Se la lampada dell’esperimento identifica Dio, la fede è la scelta di avvicinare questa luce alla nostra vita, atteggiamento che ci
consente non solo di vedere più nitidamente ma di apprezzare la bellezza propria di ogni cosa, anche quella apparentemente più nascosta e quindi di riconoscere in essa la presenza
e l’immagine di Dio stesso.
PARLIAMONE INSIEME
Le riflessioni che si possono fare sono molteplici e vanno offerte ai giovani a seconda della risposta che essi danno nel corso dell’attività. L’importante è che riescano a cogliere il senso
dell’esperimento a cui si possono aggiungere molte altre domande:
• Cosa può rappresentare per te ciascun oggetto in generale o nella tua vita? • Cosa implica tenere la lampada lontana o vicina? • A che distanza stai tenendo la “lampada”?
• Cosa simboleggia il velo? Che significato si può attribuire? Ne sei munito?
PREGHIAMO INSIEME
A conclusione dell’incontro si può proporre la preghiera che si trova nel CD.
Doni che illuminano la vita - Chiudo gli occhi per vedere
OBIETTIVO: spegnere un senso per recuperarne un altro: un’attività per riflettere sull’importanza della privazione, della rinuncia, come cammino per avvicinarsi a Dio. Vivere l’esperienza della cecità, riflettendo sulla figura di San Paolo e sulla sua conversione, la quale
non è il risultato di un lavoro psicologico, bensì azione diretta
dello Spirito Santo.
TEMPO: un’ora, un’ora e mezza.
MATERIALE: tante bende quante sono i giovani del gruppo. Materiali per
comporre un percorso da far compiere ai ragazzi una volta
bendati.
CD: “Atti – Conversione di Paolo.doc” (brano dagli Atti degli Apostoli). “San
Paolo Apostolo – La vita.doc”. “Catechesi del Santo Padre sulla conversione di San Paolo.doc”.
SUGGERIMENTI
Questa attività richiede un’uscita all’aperto, magari nel parco della città, nel giardino dell’oratorio o comunque in un luogo sufficientemente grande. Se proprio si rende necessario farla al chiuso, utilizzate due stanze differenti (una per far girare liberi i ragazzi, l’altra per il percorso ad ostacoli).
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Cominciate bendando ogni ragazzo: potete fare questa operazione al chiuso, in una stanza dell’oratorio al piano terra.
Fatto questo, chiedete ai giovani di non fare confusione e, disponendoli in fila indiana, ciascuno con le mani sulle spalle di quello davanti, guidateli all’aperto in un’area sufficientemente grande e priva di ostacoli nei quali potrebbero inciampare.
Disperdete i ragazzi: spezzate la catena e posizionateli uno alla volta in giro per il parco.
Da questo momento in poi dite loro che possono girare liberi, stando ovviamente attenti a non farsi male (camminando in modo prudente) e senza togliersi mai la benda.
Non è indispensabile che stiano in silenzio: possono anche parlare. L’importante è che non si generi troppa confusione da non permettere loro di poter ascoltare tutti i rumori e i
suoni che li circondano. Osservate attentamente le situazioni che si vengono a creare tra i ragazzi, per potergliele dopo raccontare.
Mentre i ragazzi compiono questa attività, un altro animatore costruisce il percorso (in una stanza, al chiuso, oppure sempre all’aperto). Potete usare delle sedie per
delimitare un sentiero, utilizzare i tavoli in modo da farli attraversare per sotto, posizionare qualche semplice ostacolo da superare prima con una gamba poi con l’altra, etc.
Accompagnate un ragazzo alla volta lungo il percorso che avete creato: tenetegli la mano e guidatelo sottovoce lungo tutto il sentiero. Fatto questo, riportatelo nell’area grande
dove potrà continuare a girare liberamente.
E’ importante che non si debba impiegare troppo tempo per spostarsi dal luogo dove i ragazzi camminano bendati al luogo del percorso “a ostacoli”.
Una volta che tutti i ragazzi hanno compiuto il percorso, ricomponete la catena, riportandoli così nella stanza dove avverrà la discussione.
Una volta sbendati, utilizzate un grande cartellone o una lavagna per raccogliere con un “brain storming” tutte le impressioni e le sensazioni che i ragazzi hanno provato durante questa attività.
IL VOLTO
E LA PAROLA
4a
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
PARLIAMONE INSIEME
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Dalle esperienze dei singoli: quali delle sensazioni possiamo definire “positive”, quali “negative” e quali sono “l’uno e l’altro” e per quale motivo?
Come hanno immaginato la realtà che li circondava? Quali le differenze rispetto a quando si può vedere con gli occhi? Essendo bendati, si sono accorti di qualcosa a cui
normalmente non avrebbero dato importanza? (qualche suono, qualche profumo,…)
Nel gruppo: la privazione del senso della vista quali dinamiche ha generato? Fate parlare i ragazzi, ma intervenite anche voi animatori, descrivendo le situazioni che vi hanno
colpito.
Ad esempio: una persona, avvertendo una buca o un ostacolo, avvisa gli altri affinché non inciampino (=senso di comunità, solidarietà). Alcuni ragazzi si siedono per terra e
parlano tra loro (= forse desiderio di non stare da soli).
Fate osservare ai ragazzi il percorso compiuto: quali le differenze provate tra prima (liberi e senza guida) e nel percorso?
Come si tengono le mani quando si è bendati, ma da soli, e come quando si è guidati? Se ci si fida, non serve mettere avanti le mani: basta la fiducia.
Raccontate ai ragazzi la storia di San Paolo: potete partire leggendo il brano degli Atti. Soffermatevi a parlare del momento della conversione.
Per San Paolo la cecità è stata un fatto sconvolgente, radicale, e allo stesso tempo necessario. Oltre alla perdita della vista, si narra che San Paolo abbia digiunato nei giorni
successivi, prima che Anania lo guarisse: la rinuncia e la privazione ci mettono una condizione di ascolto diverso… è un modo nuovo di vedere le cose.
Ci sono stati momenti nella nostra vita in cui ci siamo fermati e abbiamo chiuso gli occhi per “vedere” meglio?
Chi potremmo riconoscere nella nostra vita come “Anania”: a chi ci rivolgeremmo per acquisire una “nuova vista”, un modo diverso per vedere le cose?
L’attività con le bende è stato un po’ un “gioco”, un modo per sperimentare una percezione diversa della realtà: ma la conversione di San Paolo non è un fatto psicologico.
Non si tratta di una scelta dettata dal ragionamento o da un’analisi morale: è stata l’azione diretta dello Spirito a capovolgere completamente le idee e il cuore di Saulo.
Doni che illuminano la vita - Quella marcia in più dei cristiani
OBIETTIVO: la Pentecoste ci fa capire quale sia la differenza tra una semplice corporazione umana e la comunità dei cristiani: l’azione dello
Spirito che sostiene e aiuta i credenti.
MATERIALE: tanti pezzi di corda (50-100 cm di lunghezza ciascuno) quanti
sono i componenti della squadra degli “accordatori” (vedi
“descrizione attività” più sotto), una torcia per ogni membro
della squadra dei “risolutori” ed un cronometro.
TEMPO: un’ora.
CD: documento di approfondimento per l’animatore sulla Pentecoste, brano
della Pentecoste.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
1. Dividete il gruppo in 3 squadre: gli “accordatori”, gli “ingarbugliatori” e i “risolutori” (se non vi piacciono i nomi, cambiateli pure o fateli scegliere ai ragazzi). Come numero di
componenti, è opportuno che la squadra degli “accordatori” sia maggiore delle altre due e che queste ultime abbiano un egual numero di membri (come proporzione, diciamo che possono andare bene 3 persone per la squadra dei risolutori e 3 per quella degli ingarbugliatori, se ve ne sono 10 in quella degli accordatori).
2. I giovani della squadra degli accordatori si dispongono in cerchio, tenendosi uniti l’uno con l’altro dal pezzo di corda che gli fornite.
3. I “risolutori” si girano dando le spalle al cerchio degli accordatori in modo da non poterli vedere o, se c’è un altro animatore a controllarli, possono uscire dalla stanza.
4. Comincia il gioco: gli ingarbugliatori hanno 3 minuti di tempo per, appunto, ingarbugliare il cerchio degli accordatori. Devono guidare ciascun componente della suddetta
squadra facendo in modo di ottenere il groviglio più contorto possibile: possono far passare una persona sotto la corda e le braccia di un’altra, mettere a braccetto due persone, etc. Tutti gli accordatori devono lasciarsi guidare dalle indicazioni degli ingarbugliatori, mentre questi ultimi non possono mai spezzare il cerchio: le mani degli accordatori non possono mai lasciare la presa sulle corde.
5. A questo punto, al via dell’animatore, gli accordatori avranno 1 minuto di tempo per liberarsi dal groviglio: devono naturalmente stare attenti a non mollare le corde, ma anche a non fare movimenti inconsulti, evitando quindi di farsi male.
6. Nel caso in cui gli accordatori non siano riusciti a sbrogliare la matassa, ecco che possono intervenire i risolutori, i quali avranno lo stesso tempo per liberarli dal groviglio.
Anche in questo caso gli accordatori non devono opporre resistenza ai risolutori.
7. Calcolo dei punteggi: se risolutori e accordatori falliscono l’obiettivo, un punto andrà alla squadra degli ingarbugliatori, diversamente conquista un punto la squadra che è
riuscita a dipanare la matassa.
8. Dopo alcuni turni di gioco condotti con le regole sin qui esposte, aggiungete delle varianti: ad esempio potete modificate i tempi di ingarbugliamento/dipanamento del groviglio al fine di rendere la vita più difficile a qualche squadra. Oppure, dopo che gli ingarbugliatori hanno fatto il loro lavoro, spegnete le luci nella stanza: solo i risolutori avranno la possibilità di aiutarsi con una torcia!
SUGGERIMENTI: far riflettere i giovani su un gioco appena sperimentato, sulle dinamiche osservate o sulle sensazioni provate, può aiutarli a entrare in sintonia col brano della
Scrittura proposto.
IL VOLTO
E LA PAROLA
4b
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
PARLIAMONE INSIEME
PREGHIAMO INSIEME
Prima di tutto: chi ha vinto? (L’animatore dovrebbe “pilotare” un po’ il gioco agevolando
i risolutori: dando loro più tempo, scegliendo giovani particolarmente svegli, etc).
Le regole erano ben bilanciate o in qualche manche un gruppo era avvantaggiato?
(vedi utilizzo delle torce).
Dopo aver ragionato sul risultato, leggete insieme a loro il brano della Pentecoste.
Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito di sapienza:
donami lo sguardo e l'udito interiore,
perché non mi attacchi alle cose materiali,
ma ricerchi sempre le realtà spirituali.
• Come erano gli Apostoli prima della discesa dello Spirito Santo? Impauriti, chiu-
si sia fisicamente (riuniti nello stesso posto), sia nel comportamento. – Come si
sentivano gli “accordatori” mentre erano ingarbugliati?
• Cosa accade con la discesa dello Spirito Santo? Ci sono dei segni: un rumore,
un vento impetuoso e il fuoco. Sono segni della manifestazione divina.
• Cosa succede dopo la discesa? Cominciano a parlare altre lingue o, per meglio
dire, parlano un “linguaggio diverso”: si aprono alle genti, riprendono consapevolezza e coraggio e destano meraviglia ed incredulità.
• Quante volte una collettività si trova ingarbugliata? Pensiamo ai problemi in
classe, ai dibattiti in un consiglio comunale, all’assemblea di un’associazione, al
nostro gruppo di amici, ad una discussione in famiglia… Quante volte è necessario l’intervento di “qualcosa” o qualcuno di esterno per risolvere una questione?
• Nel gioco fatto in precedenza, spesso senza l’aiuto dei “risolutori”, la matassa
non sarebbe stata risolta e avrebbero vinto gli ingarbugliatori.
• I cristiani non sono un semplice insieme di persone organizzate secondo una
dottrina e mosse da una conoscenza morale: è proprio lo Spirito Santo a fare la
differenza.
• È per questo che gli inviti e le preghiere del Santo Padre che spesso sentiamo
riportare dai telegiornali (o le preghiere che pronunciamo in Chiesa la domenica) sono diverse dagli auspici dei politici o di altre autorità: esse richiamano
proprio la grazia e i doni dello Spirito Santo, l’unico e vero aiuto esterno che può
illuminare le menti.
Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito dell'amore:
riversa sempre più
la carità nel mio cuore.
Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito di verità:
Concedimi di pervenire
alla conoscenza della verità
in tutta la sua pienezza.
Vieni in me, Spirito Santo,
acqua viva che zampilla
per la vita eterna:
fammi la grazia di giungere
a contemplare il volto del Padre
nella vita e nella gioia senza fine. Amen.
Sant’Agostino
I magnifici 7
OBIETTIVO: invitare i giovani a scoprire il senso e il significato profondo dei
doni dello Spirito Santo.
MATERIALE: una benda per gli occhi, una corda o catena, una coperta,
scotch, una matita per gli occhi, una scatola, carta da regalo,
CD: introduzione sui sette doni per l’animatore, catechesi di approfondimento sui
TEMPO: un’ora.
sette doni dello Spirito Santo di Giovanni Paolo II, puzzle da stampare e consegnare ai giovani.
SUGGERIMENTI: per questa attività è necessaria la compresenza di due animatori o, qualora non fosse possibile, di un animatore e una persona di supporto che i giovani
conoscono. Entrambi gli animatori devono comprendere a fondo il significato dell’attività e dei suoi contenuti e pertanto si suggerisce di sperimentarla separatamente prima di proporla ai giovani. Inoltre per la preparazione dell’attività è necessario che gli animatori si trovino almeno una quindicina di minuti prima
di incontrare il gruppo.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
Gli animatori avranno nell’attività due ruoli diversi che devono essere pertanto preventivamente decisi. Il primo ha il compito di condurre le riflessioni che man mano si svilupperanno avendo
quindi padronanza dell’argomento e del fine cui tendere.
L’altro invece sarà un attore che personifica sette limiti umani da cui i giovani dovranno liberarlo. Tali limiti sono:
•
l’invidia, ossia la tristezza che si prova per il bene altrui, percepito come male per se stessi. → Sul volto dell’animatore “attore” verrà disegnata una smorfia di sconforto e disprezzo con la matita per gli occhi.
•
L’ira, ossia la rabbia e il desiderio insieme di vendetta che accecano l’uomo. → L’animatore sarà bendato.
•
L’avarizia come incapacità di condividere e spendere ciò che ci appartiene per donarlo a favore del bene e della felicità altrui. → L’animatore avrà le mani legate dietro la schiena con una corda o lo scotch.
•
La gola, intesa come abbandono ed esagerazione nel soddisfacimento dei propri bisogni primari.
→ L’animatore si troverà legato a una sedia, simbolo di ciò che lo costringe a restare a “terra”.
•
La lussuria, come sfrenata rincorsa all’appagamento del proprio piacere, per cui l’altro diventa solo un oggetto, uno strumento da usare e poi buttare. → L’animatore avrà il corpo legato da una catena o una corda che rappresenta l’incapacità di mettersi in relazione con l’altro e la chiusura permanente su di sé.
•
L’accidia, cioè il lasciarsi andare al torpore dell’animo, una stanchezza spirituale che genera immobilità nei rapporti, primo fra tutti con Dio. → L’animatore sarà avvolto da una coperta.
•
La superbia, il sentirsi superiori agli altri, al di sopra di tutto e di tutti.
→ L’animatore si posizionerà in “alto”, per esempio sopra il tavolo.
Prima che inizi l’incontro, l’animatore-attore si preparerà secondo le indicazioni suggerite, in modo che i giovani entrando nella stanza lo vedano come descritto.
Inoltre dovranno essere stampati i puzzle che si trovano nel cd, uno per ciascun giovane. Se si preferisce i puzzle possono essere anche incollati ad un cartoncino abbastanza spesso e ritagliati.
...continua
IL VOLTO
E LA PAROLA
4c
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
...continua
Questi puzzle verranno messi all’interno di una scatola, avvolta con carta da regalo e chiusa con un lucchetto. La scatola potrà essere posizionata sul tavolo affianco all’animatore-attore, il quale
terrà con sé la chiave del lucchetto.
L’animatore che conduce spiegherà loro che la persona che stanno vedendo deve essere liberata da tutti i vincoli che la opprimono, elencandoli uno ad uno per maggiore chiarezza. La liberazione
avverrà solo se essi riusciranno a individuare e capire il significato di ciascun limite e ne sapranno dare una soluzione. Come premio finale l’attore liberato consegnerà loro la chiave per aprire il
pacco regalo.
In questo gioco i giovani potranno rivolgere delle domande direttamente all’animatore-attore circa la sua condizione e quanto gli è accaduto.
Chiaramente l’attore dovrà cercare di non fornire risposte dirette ma condurre i giovani a capire che, per esempio, la cecità è causata da un desiderio di vendetta, raccontando un episodio, anche
inventato. Quando riusciranno a stabilire che è l’ira a rendere l’uomo cieco, dovranno suggerire atteggiamenti per non cedere a questa tentazione e ritrovare uno sguardo pulito.
Questo ragionamento dovrebbe portare a scoprire il senso e il significato dei doni dello Spirito.
• La pietà guarisce dall’invidia perché è l’amore fraterno che rende l’uomo proteso a perseguire il bene dell’altro. • La scienza genera mansuetudine, frutto di una comprensione profonda. L’ira spesso deriva dall’impossibilità di capire le cose e di dare loro il giusto peso. • Il consiglio interviene nelle scelte morali per guidarle e indirizzarle nel perseguimento del bene. Genera la liberalità che guarisce dall’avarizia che invece, legando le mani, non permette
all’uomo di agire in modo propositivo. • L’intelletto porta l’uomo a leggere “dentro” le cose, per coglierne l’intimo sapore e la bellezza profonda. La “gola” è un approccio superficiale e prevede il consumo fine a se stesso delle cose. • La sapienza permette di percepire il sapore di Dio in tutto ciò che viviamo e vediamo, elevando l’uomo in una tensione verso l’infinito in cui però trova appagamento. La lussuria è una sete che
non si placa. • La fortezza è quel vigore e quella dinamicità che fanno sentire l’uomo vivo e attivo e gli consente di fare e costruire, soprattutto nelle relazioni. Libera pertanto l’uomo dal torpore dell’accidia.
• Il timor di Dio genera umiltà che fa intuire all’uomo che la prospettiva di chi si pone a servizio dell’altro e non superbamente sopra l’altro, è senza dubbio quella vincente. Siamo tutti figli di Dio e
nessuno può dirsi superiore ad un altro, proprio perché tutti infinitamente amati dallo stesso Padre.
PREGHIAMO INSIEME
Al momento della liberazione dell’animatore-attore si invita i giovani ad aprire il pacco regalo a loro destinato. Il puzzle rappresenta una sintesi sul significato dei sette doni dello Spirito e può rimanere a loro come promemoria per non dimenticare che il Signore non ci lascia mai sprovvisti di risorse. A conclusione delle riflessioni emerse si può recitare l’invocazione allo Spirito Santo.
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.
Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch'è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Una vita segnata
OBIETTIVO: invitare i giovani a condividere e raccontare se e quando hanno vissuto
esperienze in cui si sono sentiti toccare nel cuore e se in esse riconoscono la presenza di Dio.
TEMPO: un’ora.
MATERIALE: pc, proiettore, cartellone bianco, sabbia, una videocamera (può essere sufficiente il telefono cellulare dell’animatore).
CD: video “You’ve got a friend 2009”, disegno sulla sabbia di Ilana Yahav e racconto
breve dal titolo “Gli eremiti” di Bruno Ferrero.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
L’animatore proponga ai giovani la visione del filmato breve del disegno con la sabbia realizzato dall’artista Ilana Yavah dal titolo “You’ve got a friend 2009”. Si specifichi che il filmato non ha lo
scopo di suggerire messaggi particolari ma ha una funzione prettamente evocativa. Si chieda infatti ai giovani di provare a guardare il video lasciandosi suggestionare dal disegno e dalla musica
e di ricordare esperienze vissute che li hanno particolarmente toccati. Terminato il filmato l’animatore può chiedere ai giovani di restituire impressioni e immagini associate al suo contenuto in
maniera del tutto libera.
A questo punto si proponga ai giovani di provare a ripercorrere momenti, esperienze che hanno vissuto in cui si sono sentiti molto coinvolti soprattutto nel cuore e con il cuore, più di ogni altra
sfera, emotiva, fisica, razionale. Si può dedicare a questa fase qualche minuto di silenzio, magari accompagnato da una leggera musica di sottofondo. L’animatore nel frattempo predisponga sul
tavolo un cartellone bianco sufficientemente esteso, con della sabbia affianco. Partendo da se stesso, inviterà i giovani a raccontare la propria esperienza tracciando un segno con la sabbia sul
cartellone bianco, come fosse il piano luminoso del video.
Se l’animatore è in grado preventivamente di disporre o di realizzarne uno lo si può ovviamente fare in luogo del cartellone.
Se è possibile si può riprendere il tavolo con una telecamera in maniera che tutti i disegni e le trasformazioni che essi subiscono non vadano persi, fissandoli in un video o in alternativa in una
sequenza di fotografie scattate con una fotocamera o con il cellulare. I giovani infatti potranno utilizzare i disegni che gli altri compagni hanno fatto con la sabbia completandoli o modificandoli in
base a ciò che raccontano. Se l’animatore lo ritiene utile può preparare un dosatore per la sabbia, per esempio un cartoncino arrotolato a forma di cono con cui la sabbia può essere versata
dall’estremità più chiusa per evitare che quantità eccessive o mal spartite possano rovinare senza volerlo il disegno.
Alla fine si potrà commentare quanto è stato fatto e che cosa suggerisce il disegno con la sabbia fatto a più mani.
In via opzionale, a seconda del tempo che si ha ancora a disposizione e delle reazioni e della maturità del gruppo si può proporre la lettura del racconto breve “ Gli eremiti” di Bruno Ferrero.
Il brano dovrebbe aiutare i giovani a comprendere che Dio riesce ad entrare nelle nostre vite e ad incontrarci proprio attraverso le relazioni e gli affetti che coltiviamo, anche se spesso non ce ne
accorgiamo o non siamo in grado di intuirlo se non a distanza di molto tempo. La presenza di Dio si cela quindi sovente in silenzio dietro alle esperienze più significative del nostro cammino,
soprattutto quelle che toccano da vicino il nostro cuore e i sentimenti che esso custodisce. Ma è anche vero che durante l’adolescenza è difficile poter leggere con chiarezza questi segni che
hanno bisogno di tempo per essere decifrati e compresi. In questa fase quindi può essere utile riuscire a far riflettere i giovani sul fatto che se la presenza di Dio nella loro vita in questo momento non è così evidente ai loro occhi è perché stanno ancora tracciando i sentieri attraverso cui il Signore può venire ad incontrarli e che stanno vivendo un tempo di attesa, importante e necessario.
PARLIAMONE INSIEME
L’animatore, concedendo ai giovani un opportuno spazio di silenzio a conclusione dell’attività, può chiedere loro se nei segni che hanno tracciato nella sabbia e quindi nelle esperienze che questi sottendono, riescono a vedere la mano misteriosa di Dio che sfiora le loro vite, li accompagna, li vuole incontrare e contribuisce a dare significato, senso e completezza a un disegno magari
ancora indecifrabile, ma che è destinato a diventare comunque un’opera d’arte. Potrebbe accadere che la risposta non sia chiara e nota nemmeno a loro o che riescano a ricondurre il proprio
vissuto ad una presenza ineffabile quanto di fatto incomprensibile, cui però non sanno dare ancora un nome preciso.
IL VOLTO
E LA PAROLA
5
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
Lampada ai miei passi è la tua Parola
OBIETTIVO: invitare i giovani a scegliere un brano della Scrittura come
“Parola guida” della loro vita spirituale.
TEMPO: da concordare con i giovani.
MATERIALE: una Bibbia, fogli pergamenati con decorazioni, penne-pennarelli adatti a scrivere su lucido, una cornice della misura della pergamena.
DESCRIZIONE ATTIVITÀ
La presente proposta potrebbe essere preceduta da alcune “consegne di lettura” da dare ai giovani con diverse settimane di anticipo, prima dell’incontro finale. La presente
attività potrebbe costituire anche una proposta per una giornata/pomeriggio di ritiro spirituale.
Ogni giovane in gruppo, in un’atmosfera curata (luogo accogliente, luci soffuse, sottofondo musicale..), fa memoria dei brani della Scrittura che più lo hanno segnato nel cammino di fede, sia in positivo, sia in modo problematico. Riassume brevemente il testo e condivide le sue emozioni.
Dopo questo giro il catechista aiuta i giovani a trovare nella Bibbia i brani individuati (non più di due/tre a testa) e a rileggerli con calma, selezionando fra questi il testo più positivo che sente più vicino alla propria spiritualità e ad annotare su un foglio tre o quattro “risonanze” relative al testo.
In un terzo momento ogni giovane sarà invitato a riscrivere in bella calligrafia il testo sulla pergamena e ad accompagnarlo con le frasi di risonanza.
Infine ogni pergamena sarà collocata nella cornice.
L’animatore avrà cura di invitare i giovani a porre questo testo nella loro camera o sul tavolo abituale di studio. A rileggere la Parola, finché non l’avranno anche imparata a
memoria. In questo modo questo testo che già aveva fatto breccia nel loro cuore, potrà diventare “parola guida”, linea di direzione della loro vita spirituale.
Per una valorizzazione ulteriore dell’attività vedi la scheda seguente.
IL VOLTO
E LA PAROLA
6
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
Celebrazione della Parola
Obiettivo: consegnare la Parola di Dio nella celebrazione domenicale alla fine del percorso catechistico (in vista della Cresima).
Materiale: vedi scheda precedente.
Consegna della Parola
Monizione iniziale
Tutta la nostra vita, la nostra storia, le relazioni che viviamo, la nostra crescita e il nostro futuro, sono pienamente dentro il respiro dell’alleanza e della fedeltà di Dio.
La lettura della Scrittura ci aiuta a scoprire che non siamo soli, e possiamo gridare che accanto a noi c’è Dio. Ciascuno può dire: “Dio è mio alleato, mi capisce e mi prende a
cuore”.
Si canta Alleluia con più versetti, mentre i giovani si recano all’altare portando in processione i quadretti con i testi della Parola. All’arrivo ognuno di loro leggerà dal quadro, a voce
alta, la frase centrale del testo scelto.
Catechista:
Questi giovani da qualche tempo hanno intrapreso un cammino dell’Iniziazione cristiana. Questo itinerario ha offerto loro un'occasione privilegiata per scoprire nelle Scritture il Dio
fedele all'alleanza con l'uomo, il Dio che, ancora oggi, vuole offrire a ciascuno il suo amore in Cristo, con il dono dello Spirito (nel sacramento della Cresima che stanno per
ricevere).
A questi giovani, che intendono approfondire la conoscenza del Signore Gesù e camminare alla scoperta della fede, questa comunità consegna ora la Parola che loro stessi
hanno incontrato, lettera d'amore di Dio per le loro giovani vite e per l'intera umanità. Questa Parola non è solo contenuta in un Libro e neppure deve essere accolta solo
intellettualmente. Questa Parola prende vita in questa Assemblea Liturgica e da Scrittura Sacra diventa Parola di Dio, evento della salvezza nel quale ciò che promette può
accadere. Per questo, chiediamo al nostro Pastore, primo catechista della nostra comunità, di consegnare, nel segno della successione apostolica, questi brani della Scrittura che
i nostri giovani hanno già meditato, trascritto a mano e incorniciato per conservarli per sempre.
Il salmo ci ricorda che “lampada ai nostri passi è la Sua Parola e luce sul nostro cammino”. Possa la Parola illuminare ogni singolo passo di questi membri eletti della nostra
Comunità per condurli alla gioia perfetta in una vita piena.
IL VOLTO
E LA PAROLA
«La pelle del suo viso era diventata raggiante,
poichè aveva conversato con Dio.» (Es. 34,29)
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Celebrante
Padre clementissimo, noi ti ringraziamo per questi tuoi figli.
Ti preghiamo: guardali con amore e fa che ti conoscano, che ti amino,
e con cuore generoso e pronto compiano sempre la tua volontà.
Degnati di formarli, con la tua grazia, alla scuola del tuo Figlio,
perché siano partecipi dei divini misteri nella vita presente e nella beata eternità.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Lettore
“Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato, non lo terremo nascosto ai nostri figli; diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e
le meraviglie che Egli ha compiuto, perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio ma osservino i suoi comandi.”
Uno alla volta, i ragazzi si accostano al Celebrante, gli porgono il quadro con la Parola.
Il celebrante lo benedice e pronuncia la seguente formula:
Ricevi questo frammento della Scrittura.
Accogli con docilità la Parola di Dio
perché porti frutti di fede nel tuo cuore.
Giovane: Amen.
Poi il celebrante conclude:
Dio che hai dato l'esistenza ad ogni creatura,
volgi con bontà lo sguardo su questi tuoi figli
perché siano sempre ferventi nello Spirito,
lieti nella speranza, pronti sempre al servizio tuo e dei fratelli.
Istruiscili con la tua Parola
perché trascorrano una vita serena e ottengano il premio eterno da te promesso.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
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Sezione giovani - Arcidiocesi di Udine