Fondazione PIME Onlus Ufficio Aiuto Missioni - Settore PROGETTI Via Mosè Bianchi, 94 -20149 Milano Tel. 02-43.82.21 - Fax 02-4695193 - Email: [email protected] - www.pimemilano.com Progetto n. K 355 Supporto per l’Assicurazione medica ai membri delle Credit Unions Dinajpur - BANGLADESH L’attuale Bangladesh (che significa ‘Paese del Bengala’) faceva parte dell’Impero Indiano fino a quando, il 18.08.1947 l’India si divise in 2 su basi religiose: le 2 grandi regioni ad Ovest e ad Est dell’India divennero il Pakistan (Occidentale ed Orientale). A sua volta il Pakistan Orientale (totalmente dominato da quello Occidentale) si rendeva indipendente. Dopo una disastrosa guerra civile, con l’appoggio dell’India, il Pakistan Orientale diventava l’attuale Bangladesh, era il 16.12.1971. Il Paese si affaccia sul golfo del Bengala, copre un’area di ca. 144.000 Kmq. e confina prevalentemente con l’India. La sua particolare posizione geografica lo espone alla violenza dei monsoni ed a cicloni ed inondazioni disastrose. La popolazione conta ben 130 milioni di abitanti, con una densità di 798 ab. per kmq. La capitale è Dhaka (8 milioni) e la lingua ufficiale è il Bangla. Il tasso di mortalità infantile è molto elevato (106 bambini su mille non arrivano all’età di 5 anni) L’analfabetismo è dominante: circa il 67% della popolazione. Religiosamente il paese è in gran parte musulmano (87%) con minoranze induiste (12%), buddiste, cristiane (0,3%) e animiste. I Missionari del Pime sono presenti in Bangladesh dal 1855 Il Contesto: In Bangladesh non esiste ‘la Mutua’ cioè l’assistenza sanitaria gratuita, le strutture ospedaliere sono principalmente governative (un ospedale ogni circa 100 Km). Si tratta di strutture dove esistono sì medici e letti, ma dove il vitto, i medicinali, gli interventi e le analisi sono tutti a pagamento. Per cui sono in molti a preferire strutture private legali e non dove i medici sono gli stessi degli ospedali governativi, impiegati in un lavoro extra. Il progetto: Supporto per l’Assicurazione Medica (ricovero ospedaliero) per i membri delle Credit Unions. L’idea centrale del progetto è di unire in qualche modo le due iniziative: il St. Vincent Hospital e le Credit Unions (CU). Quello della salute è uno dei problemi principali nella vita di tutti e di tutti i giorni, perché spesso la malattia si manifesta improvvisa e coglie di sorpresa. Se non ci sono risparmi disponibili, si cade nel girone del debito da cui poi difficilmente si esce perché, oltre alla spesa viva della cura, c’è anche la perdita di giornate lavorative. Questo per un povero, un piccolo agricoltore o un semplice bracciante agricolo, che vivono di sussistenza, non è facile da affrontare. L’Ospedale S. Vincenzo è disposto ad intervenire per cure mediche, senza alcuna spesa extra, una volta che i membri delle CU si siano impegnati a versare il premio assicurativo che consiste nel deposito di almeno 3 shares al mese (= 30 taka, pari a un terzo di euro) e a ripagare puntualmente tutti i prestiti ottenuti. Per ogni famiglia è sufficiente un unico socio e che gli altri componenti della famiglia possiedano un libretto di risparmio a loro nome. Questo incentiva le persone a diventare soci regolari attraverso il deposito di shares e ad utilizzare i prestiti ricevuti per scopi produttivi, ulteriore garanzia di poterli ripagare con regolarità. In questo modo si rafforza anche il vincolo esistente tra la gente dello stesso villaggio e della stessa missione, sia come spirito di gruppo, sia come aiuto reciproco. Naturalmente l’operazione ha dei costi e per questo si è stabilito che le spese saranno sostenute in parte dai soci stessi, con una tassa annuale di taka 100 (poco più di un Euro) che possiamo chiamare premio assicurativo e in parte da un fondo che l’ospedale ha creato e messo a disposizione (e qui interviene il progetto). Il costo di ogni parcella verrebbe addebitata a questo fondo che sarà generato in parte dai soci e in parte dal contributo di questo progetto. Si tratta di un’opportunità che, dopo qualche anno, permetterà ai soci di mettere da parte un ammontare di risparmio sufficiente ad autogestire le proprie spese mediche senza doversi rovinare economicamente, poiché i vantaggi che ne deriveranno li porterà a sostenere il costo totale dell’assicurazione, rendendo il progetto autosostenibile per il futuro. Beneficiari: Tutti i soci delle Credit Union che siano in regola con il versamento delle quote e che abbiano ripagato puntualmente i prestiti ottenuti. I costi: Per l’anno corrente 2011 ed i successivi due anni si prevede una spesa di circa 54.350 Euro comprensive dell’ 8% x spese di gestione. Per ulteriori dettagli sui costi è possibile contattare l’Ufficio Progetti della Fondazione Pime. Per il prossimo anno le prospettive sono che il numero degli assicurati aumenterà notevolmente ed il deficit da coprire sarà molto maggiore. Tuttavia, si ritiene anche che la tassa di iscrizione aumenterà secondo la capacità di risparmio dei soci e ciò contribuirà a diminuire il deficit del fondo. Sostenibilità del Progetto: il progetto verrà rivalutato su base triennale e periodicamente monitorato. St. Vincent Hospital Circa il St. Vincent Hospital L’ospedale San Vincenzo è un ospedale non-profit istituito dalla Diocesi di Dinajpur per opera di P. Bonolo Antonio del Pime nel 1957. Per i primi 20 anni è stato un ‘ricovero’ nel senso di rifugio, centro di accoglienza per malati e bambini abbandonati alla nascita. Funzionava più come ambulatorio che come ospedale vero e proprio. Nei primi anni ’80 e poi ancora negli anni’90 è stato ingrandito e migliorato ed ha assunto la fisionomia propria di un ospedale, sia per l’aumento dei letti, due sale operatorie, 8 dottori a tempo pieno, 10 infermiere diplomate e 6 infermiere generiche. Ci sono poi circa 60 persona addette alla pulizia, lavanderia, cucina, servizi, tecnici, portineria, amministrazione, ecc. Nel 2005 è stata ottenuta la certificazione governativa. Il San Vincenzo è conosciuto nella zona anche col nome di Mission-Hospital ed è aperto a tutti, senza distinzione di religione o classe sociale. Tuttavia la maggior parte dei pazienti ricoverati viene dalle Missioni sparse su un territorio di circa 40.000 Km2, in 6 distretti o province. I pazienti dell’ambulatorio, invece, sono principalmente della città di Dinajpur, capoluogo dell’omonimo distretto, e dai villaggi circostanti. I pazienti pagano 70 taka (80 centesimi di Euro) di degenza al giorno, più il costo delle medicine e degli interventi. Come si può capire, il tutto è largamente sussidiato, visto che la paga giornaliera di un manuale agricolo è di circa 120 taka al giorno. I pazienti che vengono dalle Missioni devono depositare circa 500-1000 taka per avere la lettera di sponsor del Padre, la spesa ospedaliera è poi addebitata alla Missione di provenienza del malato ed essa si fa carico delle differenza (Le missioni ricevono circa il 50% di sconto sul totale). La gestione amministrativa dell’ospedale è affidata ad un Comitato di gestione nominato dal Vescovo. L’attuale direttore è Padre Giulio Berutti, del Pime (nella foto insieme al Vescovo Mons. Costa, durante l’inaugurazione della scuola infermiere). L’Area di Dinajpur A Dinajpur, capitale dell’omonimo distretto, non vi sono industrie in grado di offrire lavoro per la popolazione, se non lavori in risaie o in attività commerciali. Sono qui collocati anche uffici governativi, il carcere, il tribunale, il catasto, un ospedale e varie scuole. La città ha una popolazione di ca. 200.000 abitanti; ci sono 2 parrocchie di cui una è anche cattedrale. Nell’omonimo distretto si contano circa 3.000.000 di abitanti impiegati per la maggior parte in agricoltura, piccolo commercio o artigianato. Della chiesa di Dinajpur fanno parte popolazioni di origine tribale, quali Santal, Oraon, Munda Mahali; nell’ultimo periodo anche pescatori o conciatori di pelli di bassa casta indù si sono avvicinati al messaggio evangelico, ma essendo un paese prevalentemente a religione musulmana, per tutte le minoranze etniche e religiose è più difficile trovare posti di lavoro negli uffici governativi. Lo scadimento delle strutture scolastiche e sanitarie governative ha contribuito al crearsi di un sistema di cliniche private o gestite da ONG in grado di offrire anche possibilità di lavoro a tante infermiere che hanno frequentato scuole non riconosciute. Responsabile del Progetto è padre Giulio Berutti, missionario del Pime e direttore del St. Vincent Hospital gennaio 2011 Per richiedere ulteriori informazioni, è possibile contattare l’Ufficio Aiuto Missioni del PIME - tel. 02 438221 e-mail: [email protected], o visitare il sito www.pimemilano.com Per sostenere il progetto, si prega di citare sempre nella causale il numero d’identificazione K 355 tramite: . Donazione on line sul sito www.pimemilano.com . c/c postale n. 39208202 intestato a Fondazione Pime Onlus Via Mosè Bianchi, 94 – 20149 MILANO . Assegno Bancario o Circolare, oppure Vaglia Postale a Fondazione Pime Onlus, sempre al ns. indirizzo . Bonifico Bancario intestato a Fondazione Pime Onlus - Credito Valtellinese S.C. - Piazza San Fedele, 4 - 20121 MILANO IBAN IT 11 W 05216 01630 000000005733. Si raccomanda di inviare copia dell’avvenuto bonifico via fax al n. 02 4695193 o via e.mail a [email protected] indicando nome, cognome e indirizzo (dati utili all’emissione del documento valido per la detrazione fiscale). . Carta di credito Le Credit Unions: L’iniziativa, partita nel 1993, dopo parecchi tentativi falliti fin dagli anni ’60, è stata adottata in quasi tutte le Missioni della diocesi: ora sono 17, più 4 in fase iniziale. Le Credit Unions sono simili alle casse rurali di risparmio e credito degli inizi del 1900. Un gruppo di persone, generalmente un villaggio, si impegna a risparmiare comprando un’azione (=10 taka) almeno una volta al mese, creando così un capitale da cui i soci possono prendere prestiti ad interesse minimo, per scopi produttivi. L’obiettivo non è il profitto, ma l’aiuto reciproco: una volta pagate le spese di gestione, il ricavato viene diviso tra i soci secondo le azioni di ciascuno. Oltre a questo, si può usufruire di un libretto di risparmio dove, quando e quanto si può, viene depositato per i giorni di emergenza. Questa iniziativa è aperta specie alle donne e ai bambini. Va notato che quasi tutti i nostri cristiani sono di origine tribale, etnicamente distinti, con lingue, credenze religiose e costumi sociali diversi dalla maggioranza mussulmana e indù. Anche una piccola minoranza di tribali non cristiani partecipa al movimento delle C.U. Tutti i piccoli villaggi sono federati in Credit Union a livello di Missione e due o tre incaricati girano di villaggio in villaggio per raccogliere i soldi depositati presso un cassiere locale, rilasciando ricevuta, oppure, li raccolgono direttamente loro e li depositano prima nella Credit Union e poi in una banca locale. Tutti i versamenti vengono registrati su libri contabili e i conti personali dei vari soci, divisi per villaggio. Almeno una volta al mese il villaggio si riunisce pe discutere l’andamento dei depositi, la domanda dei prestiti ed altri argomenti rilevanti. Nel caso di un prestito in cui l’ammontare fosse superiore al capitale depositato, un altro socio deve fungere da garante per la parte eccedente. Una volta al mese il rappresentante di villaggio si reca alla Missione per il raduno di tutti i rappresentanti, per l’approvazione finale dei prestiti, il resoconto mensile e la programmazione dei training. Il Parroco è presidente (perché non ha vincoli di parentela né interessi personali) del Comitato di gestione insieme ad altri membri eletti dalla base;poi c’è il Comitato dei prestiti che, specie all’inizio della stagione agricola si riunisce anche più volte al mese; esiste poi un Comitato di supervisione e controllo, in genere aiutato da personale della diocesi. La diocesi di Dinajpour, infatti, si è fatta promotrice di questa iniziativa, ha chiesto ed ottenuto aiuti ed ora impiega 3 persone come controllori e animatori delle Credit Unions. Va aggiunto che le Credit Unions non sono tutte allo stesso livello: alcune hanno già raggiunto la soglia dell’auto sufficienza economica e gestionale, altre si stanno impegnando bene ed altre ancora fanno fatica a tenere la tabella di marcia. Attualmente i soci delle Credit Unions sono 5190 uomini, 4522 donne(=9712); i semplici risparmiatori sono 7734 uomini, e 7564 donne(=15298). Generalmente il padre o la madre sono soci veri e propri; i figli e le figlie minorenni sono solo dei risparmiatori..