Campo de’ fiori
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SOMMARIO
Editoriale:
Vanità e umiltà....................................................3
NICK LUCIANI
“RICOMINCIO DA ME”...4
CURRICULUM VITAE:
Michela Giraud al Roma Fringe Festival..................6
YESTERDAY - STORIA DI UNA CANZONE.......7
Roma che se n’è andata:
Urbano VIII. Il Papa di Gian Lorenzo Bernini.......8-9
SUONARE SUONARE:
Dream theater...................................................10
LETTERE D’AMORE:
Calvario d’amore:
Sibilla Aleramo - Vincenzo Cardarelli...............12-13
A TU PER TU...................................................13
Appunti di viaggio:
Incontrando un Caravaggio................................14
Luigi Montanarini raccontato dal figlio Luca,
suo degno erede............................................15
Ecologia e ambiente:
L’impronta ecologica, che cos’è?.........................16
I sette spiriti di Santina.................................18
Danilo e la ragazza Libica..............................19
Ma chi è il medico legale..................................20
Europrogettazione, tra mito e realtà............21
Cine Parade:
Torno indietro e cambio vita...............................22
L’angolo del collezionista:
Abiti per sognare...............................................23
La sfera trascendentale è il luogo di
elaborazione di ogni “teoria”........................24
Quello che non vi hanno mai detto sul...
FRASSINO......................................................25
Le scuole a Civita Castellana nell‘800...........26
A TU PER TU:
Una figlia preoccupata per la madre operata di
tumore al seno.....................................................27
L’angolo del grafolo:
La scrittura dritta...............................................28
BAMBINI E ANZIANI IN MUSICA:
UNA VERA FESTA........................................28
Come eravamo:
Tutti al mare......................................................29
Parliamo di funghi:
Le Famigliole, ovvero i Sementini................................30
LA RUBRICA DEGLI EROI:
Giulio Angeletti e Filippo Mezzanotte...........32
La festa della Madonna di Maregnano..........33
Il Fumetto:
Dragon Head.....................................................34
Fiera del Fumetto e Games:
Eretvm Comics a Monterotondo..........................34
I tesori dell’Agro Falisco:
Falerii Novi e la chiesa di Santa Maria in Falleri.....35
Turista fai da te? No, in internet...................36
La zanzara impertinente................................36
Dario Guidi al suo primo singolo...................38
L’importanza della dote nel XVIII secolo.....39
Ageli e miracoli..............................................40
Noi, prima “I Feudi”, poi “I Rosacroce”........41
NEWS ...................................................42-43-44
Le proposte editoriale delle collane di Campo
de’ fiori...........................................................45
I nostri amici..................................................46
Oroscopo........................................................47
A TAVOLA CO’ ZI’ LETIZIA.............................48
L’ANGOLO DEL POETA...................................49
MESSAGGI.................................................50-51
Nel cuore........................................................51
Agenda............................................................52
Roma com’era................................................53
Album dei ricordi.....................54-55-56-57-58-59
Annunci gratuiti........................................60-61
Selezione offerte immobiliari...................62-63
Foto di copertina di Roberta Panese
Campo de fiori lo trovate nelle edicole ed in molte altre attività commerciali
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Campo de’ fiori
La fiera delle
Vanità
3
di Sandro Anselmi
A
pparire, esibirsi costantemente sui social per illudersi di non
essere soli, conquistare ad ogni costo la scena per vantarsi
di un falso successo, è la più grande fiera delle vanità che
l’uomo abbia mai conosciuto. Oltre il 60% degli italiani
passa la massima parte del suo tempo su Facebook e Twitter. Uomini soli, con un io debole, nascosti dietro una maschera eroica e
vincente, in costante pericolo di chiudere definitivamente con il mondo
reale. Per i più una vetrina in cui ostentare la propria convinta superiorità
col solo scopo di suscitare invidia negli altri, una gara ad essere il migliore,
una corsa a postare le proprie foto più belle…
Questo è il mondo di oggi, non ci si conosce più.
Spogliarsi d’inutili orpelli e vestirsi di grande umiltà, significherà dimostrare non solo altruismo e bontà, ma di essere veramente intelligenti.
Prima o poi dovremmo riscoprire un comportamento umile, rispettoso
delle cose e della gente, che allontani orgoglio, egoismo e vanità.
Lontana, oramai, ma non irraggiungibile, c’è la possibilità, ancora, di avvicinarsi concretamente agli altri, non dimenticandosi mai che non averlo
fatto prima potrebbe significare d’aver fatto troppo tardi, e la vita è solo,
purtroppo, quella che ci rimane.
Bisognerebbe chinarsi più spesso ai sentimenti che son sempre i primi a
pagare.
Perrault Leon Jean Basile, Vanitas
S
ta lavorando sodo per la sua
prima tournee da solista, ma la
sua scelta è stata ponderata e
decisa. Nick Luciani, voce solista
per 20 anni - dal 1994 al 2014 dei Cugini di Campagna oggi è un uomo
nuovo e soprattutto con un idee proprie da
mostrare ai numerosi fans rimasti fedeli.
Ma come è nata e perché questa idea
di rompere col passato?
“La rottura dopo 20 anni è stata naturale
perché non esisteva più la compatibilità tra
me ed il leader Ivano Michetti e perciò
dopo tanto tempo ho deciso di cambiare e
di ricominciare da me come dice il titolo del
cd “Ricomincio da me”. Ormai non andava
più, e come tanti matrimoni dove ci si lascia
ed è finita, così è accaduto tra me ed il
gruppo, insomma una scelta pensata e voluta dopo tanto pensare.”
Avevi iniziato a cantare giovanissimo…
“Si, addirittura cantavo a 6 anni nelle feste
di famiglia, poi gli stornelli e tante feste e
matrimoni insieme ai numerosi concorsi.
Poi l’incontro con Ivano Michetti e l’ingresso
nel gruppo nel 1994.”
Tra i 15 brani del nuovo disco ci ha
colpito “Karen”…
“E’ dedicato a mia figlia ed alla mia famiglia
che mi ha dato la forza di ricominciare di
nuovo e l’amore che canto nel disco ne è il
frutto. Volevo poi ricordare Il primo singolo
estratto Chissà se lei mi pensa e Ricomincio
da me che parla del passato e delle tante
primavere che ho passato nel gruppo e la
mia grande voglia di rimettermi in gioco…”
Non hai esitato nemmeno un attimo
nella scelta?
“Sapevo che poteva essere un rischio ma
la voglia di fare ciò che sognavo è stata più
forte e poi mi sono accorto che tante persone che mi amavano allora mi amano ancora e mi sono vicine, forse ho lasciato il
segno in tanti anni e sicuramente seminato
bene altrimenti non sentirei questo pubblico così vicino. Ora con il tour ci sarà la
prova del nove ma sono convinto che
tutto andrà bene ! L’esperienza alle
spalle, più di duemila piazze fatte,
tante città in Italia ed all’estero mi
hanno fatto diventare forte.
Stiamo preparando tante date
con una nuova band dal vivo ed
oltre all’Italia andremo in Canada, a Praga ed altre città europee.”
Nick, perché tre brani che eseguivi ai tempi dei Cugini?
“Con questi pezzi lascio il passato ed
arrivo direttamente al presente, Anima
Mia, Un’Altra Donna e Il primo giorno di novembre sono dei pezzi firmati da Paulin che ho molto amato, soprattutto l’ultimo che non è molto conosciuto ma fa pensare a ciò
che erano i Cugini di Campagna nel 1976.”
NICK LUCIANI
“RICOMINCIO DA ME”
Il nuovo album della storica voce
dei Cugini di Campagna
Abbiamo scritto questa intervista con il sottofondo musicale del
suo primo lavoro e siamo sicuri del successo che Nick Luciani continuerà ad avere con la sua nuova vita da solista: la voce degli
angeli ora volteggia da sola!
Sandro Alessi
Campo de’ fiori
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Curriculum vitae
MICHELA GIRAUD AL ROMA FRINGE FESTIVAL
P
er gli eventi clou del Roma
Fringe Festival, in una delle
prime sere calde di Luglio a Castel Sant’Angelo in Roma, troviamo in cartellone “1987“
spettacolo scritto da Michela Giraud e
Stefano Vigilante che ne cura anche la
regia. Incontriamo la protagonista Michela
Giraud che interagisce sul palco con l’eclettico e bravissimo Maurizio Bousso.
Il titolo ci ha molto incuriosito e supponiamo che si riferisca ad un anno
particolare…
“E’ vero - ci risponde Michela - è esattamente il mio anno di nascita ed è quindi
un anno molto importante. Volevo che il
mio primo spettacolo parlasse dell’anno in
cui sono nata. Oltre alle serate contraddistinte da Colpo Grosso, volevo prendere
spunto dalle figure più importanti della mia
vita, parlo di mia madre e delle mie sorelle,
dei miei amici e conoscenti ma soprattutto
i miei punti di vista di fronte alla realtà che
appare tragicomica come può esserla
quella di molti.Il disagio dell’infanzia, i
traumi dell’adolescenza e del liceo…”
Invece la tua nascita artistica a
quando risale?
“Circa 5 anni fa decisi che il teatro avrebbe
fatto parte della mia vita e una persona mi
convinse a seguire il corso libero di Teatro
Azione dopodiché decisi di passare al professionale. A questo punto è iniziato il mio
delirio perché ho creduto di essere un’attrice riuscendo anche a diplomarmi con
Teatro Azione. Mentre mi laureavo in Storia
dell’Arte ho scoperto che mi piaceva molto
interpretare le parti comiche e decisi di frequentare l’ Accademia del Comico e ma
che comico fino ad arrivare a Stefano Vigilante con il quale ho scritto questo spettacolo. Devo dire anche che un’altra figura
molto importante per me e soprattutto per
il modo della scrittura testi è stato Saverio
Raimondo. Devo dire che in 5 anni ho fatto
tutto quello che potevo !”
Ed ora finalmente il piccolo
schermo…
”Ho iniziato con Colorado su Italia Uno per
poi passare ora a Sky partecipando a Comedy Central News e tutti i lunedì al nuovo
appuntamento Natural Born Comedians un
nuovo genere di Stand Up Comedy all’americana basato un po’ di più sul racconto con un po’ di più di respiro.“
Da attrice a One woman show il
passo è stato breve?
“Devo ammettere di si, sentivo di avere
delle cose da dire e soprattutto questa
cosa mi rendeva le interpretazioni più facili
e divertenti ed allo stesso tempo più facili
da assimilare : questa era la mia predisposizione ! E poi il rapporto con il pubblico è
diverso, io racconto gli “affaracci miei” con
una linea fruibile ed interessante e loro capiscono che non hanno di fronte solo una
egocentrica, ma un personaggio che dal
palco vuole condividere i propri fatti.“
Insomma Michela Giraud è una ragazza
che sa quello che vuole, che è solo all’inizio
ma che sicuramente ha tanto da dire e da
dimostrare. La attendiamo sicuramente
per altre prove.
Sandro Alessi
Campo de’ fiori
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YESTERDAY - STORIA DI UNA CANZONE
I 50 anni del pezzo più cantato al mondo raccontati in un
libro da Valentina Farinaccio e Emanule Manny Angeletti
M
ai prima d’ora era stato scritto
un libro interamente dedicato
ad una singola canzone. Eppure è successo e questo perché la canzone in questione
non è una canzone qualsiasi, è la canzone
che tutto il mondo da cinquant’anni canta:
Yesterday. Il volume, intitolato proprio Yestrday – storia di una canzone, scritto a
quattro mani dalla giornalista Valentina Farinaccio e dal musicista cantante beatlesiano Emanuele Angeletti, edito dalla casa
editrice Arcana, è stato presentato, per
la volta in assoluto, l’19 Giugno a Civita Castellana, città di origine di
Angeletti, presso l’Auditorium
Santa Chiara. Una bella serata, patrocinata dal Comune, introdotta dal prof.
Contessa e moderata dal
giovane conduttore radiofonico Pier Francesco, dove gli autori
hanno raccontato il percorso che ha portato alla
realizzazione del volume
di circa 120 pagine, lasciando anche molto spazio
alla musica dei Beatles, grazie ad Emanule Angeletti che si
è diviso tra chitarra e pianoforte,
per proporre al pubblico, entusiasta,
alcuni dei brani più conosciuti del gruppo
inglese.
Yesterday, registrata il 14 Giugno di cinquanta anni fa, fa parte dell’album Help,
pubblicato dai Beatles nell’agosto del 1965.
Era il loro quinto lavoro ed il brano venne
inciso sul lato b, come penultima traccia,
senza nemmeno lontanamente immaginare
il successo che avrebbe avuto. Paul McCartney racconta di aver sognato quella melodia, alla quale aveva dato il titolo
provvisorio di Scrambled Eggs, “uova strapazzate”. Tutti questi aneddoti e molti altri
ancora, insieme a ben duemila cover, cantate e reinterpretate da artisti italiani, sono
perfettamente riportati nelle pagine del libro
dove lo stile dei due
autori è nitidamente
riconoscibile: da un
lato quello più narrativo della Farinaccio,
dall’altro quello paragonabile ad uno
spartito musicale, di
Angeletti.
Ma chi meglio di questi due giovani autori
avrebbe potuto farlo,
considerando che la
Farinaccio, oltre ad
essere una giornalista e
critico musicale, è anche una
profonda conoscitrice di questo gruppo beat
che ha rivoluzionato il panorama musicale
mondale. Ha condotto programmi radiofonici, scritto per la televisione e per molte riviste ed attualmente collabora con «Il
Venerdì di Repubblica» ed è autrice, redattrice e conduttrice di Auditorium TV, web tv
dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Che dire poi di Emanuele, o meglio Manny
Angeletti, come è comunemente chiamato
a Londra, dove da tre anni il suo lavoro effettivo è quello di essere Paul McCartney. In
realtà questo lo faceva già da prima,
quando, in qualità di uno dei frontman della
migliore tribute band dei Beatles italiana,
per anni ha girato
la penisola e non
solo con gli Apple
Pies,
parteci-
pando anche ad importanti trasmissioni televisive. A maggio 2012, poi, viene scelto
per impersonare Paul McCartney in Let It
Be, il primo musical inglese dedicato all’intera storia dei Fab Four e, come se non bastasse, per essere il più possibile vicino alla
realtà, ha imparato a suonare la chitarra
mancina.
La giornalista rivela di aver accettato la proposta della casa editrice, interessata ad
inaugurare una collana dedicata esclusivamente alle canzoni che hanno fatto la storia, solo se avrebbe potuto scrivere il libro
insieme ad Emanuele, amico di vecchia
data. Il musicista, del resto, è cresciuto a
pane e Beatles grazie a suo padre Aldo,
cantante di uno dei gruppi musicali locali
più noti degli anni ’60, I Falisci.
La peggior cover italiana di Yesterdy?
“Quella di Claudio Villa – rivela la Farinaccio
– perché è esattamente il contrario di ciò
che aveva in mente McCartney – precisa
Angeletti”. E la migliore? “Quella proposta
da Mina, perché con una interpretazione
personale ed originale – concordano i due”.
Una coppia ben assortita ed affiata che ha
dato come risultato un libro molto interessante e piacevole da leggere, dedicato a
tutti i beatlesiani e non soltanto.
Ermelinda Benedetti
Foto di Francesco Bonasera
Campo de’ fiori
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Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi
Urbano VIII
Il Papa di Gian Lorenzo Bernini
Era il 6 agosto 1623
quando i 55 Cardinali riuniti in Conclave eleggevano Maffeo Barberini che,
salito sul trono di Pietro,
assunse il nome di Urbano
VIII.
Maffeo, nato a Firenze in
di Riccardo
Piazza Santa Croce il 5
Consoli
aprile 1568, è il quinto dei
sei figli del ricco mercante Antonio Barberini
e di sua moglie Camilla Barbadori; la famiglia, originaria di Barberino Val d'Elsa, aveva
cambiato il nome originario di Tafani in Barberini, così come aveva cambiato i tre tafani
presenti sullo Stemma, con tre api. Il futuro
Pontefice studiò presso la Compagnia dei
Gesuiti e, poi, presso il Collegio Romano.
A soli 20 anni, grazie ai buoni uffici dello zio
Francesco Barberini, Protonotario Apostolico, entra nell'Amministrazione dello Stato
Pontificio ottenendo l’incarico di Nunzio
Apostolico a Parigi e, all’età di 38 anni, riceve la berretta Cardinalizia da Paolo V, Camillo Borghese, 1605 - 1621. Morto lo zio
Francesco eredita un cospicuo patrimonio
che gli consente di acquistare un prestigioso
Palazzo che arreda in maniera tanto sfarzosa e lussuosa al punto da diventare il più
importante di Roma.
L’anno dell’elezione del nuovo Papa fu cruciale per le sorti di Roma, anche dal punto
di vista artistico, infatti, Urbano VIII,
amante delle arti e grande ammiratore di
Gian Lorenzo Bernini, che considera l'architetto ideale per la realizzazione dei suoi progetti
urbanistici
e
architettonici, ossia l’artista
in grado di realizzare quelle
opere atte a dare consistenza alla volontà della
Chiesa che è quella di apparire trionfante, anche attraverso l’edificazione di opere
spettacolari.
Secondo il desiderio del
nuovo Pontefice, il Bernini si
sarebbe dovuto impegnare
nella progettazione e realizzazione di opere
che potessero raggruppare: architettura,
scultura e urbanistica avendo, come denominatore comune il teatro. Il Bernini riuscì
ad accontentare Urbano VIII, infatti, egli fu
il realizzatore di scenografie e opere teatrali
nelle quali utilizzò ogni possibile espediente
per stupire l’osservatore.
Gian Lorenzo Bernini nasce a Napoli il 7 dicembre 1598, è figlio di Pietro Bernini, pittore e scultore toscano originario di Sesto
Fiorentino e di Angelica Galante, una popolana napoletana. Nel 1605 Pietro, avvalendosi della protezione del Cardinale Scipione
Caffarelli - Borghese, si trasferìsce con la
moglie e il piccolo Gian Lorenzo a Roma
dove ha l’opportunità di mettere in risalto il
precoce talento del figlio.
Il sodalizio artistico di Urbano VIII con il suo
artista prediletto troverà in San Pietro il
luogo ideale; la Basilica, sorta sul posto della
sepoltura di Pietro, dovrà sancire la rinascita
della Chiesa Cattolica, nonchè la sua rivincita morale e spirituale. Gian Lorenzo Bernini
diverrà, con rapida ascesa, l’indiscusso protagonista del rinnovamento artistico voluto
dal Pontefice ed è proprio Urbano VIII,
uomo di vasta cultura umanistica, amante
dell’arte e della letteratura classica a consacrarlo artista della Corte Pontificia. Un Pontefice, peraltro, rimasto famoso anche per il
noto processo di condanna di Galileo Galilei.
Ma ritorniamo alla Basilica di San Pietro. Il
primo importante incarico per l’artista fu
quello relativo alla realizzazione di un Baldacchino. Il Papa sognava un
nuovo altare posto sopra la
confessione sormontato da
un enorme Baldacchino
bronzeo, appoggiato su basamenti di marmo con lo
Stemma della sua famiglia
in grande evidenza. Gian
Lorenzo non lo deluse. Numerose le proposte dall’ar-
tista e, alla fine, fu scelta una soluzione abbastanza insolita, ossia quella di un Baldacchino quadrato, slanciato, libero da tutti i
lati e sorretto da quattro colonne attorcigliate in bronzo, materiale che venne recuperato dalla copertura del Pantheon da cui
il sarcastico detto: “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”.
Una particolarità poco nota: l’artista, allo
scopo di conferire al Baldacchino una connotazione simbolica, volle posizionare, ai
piedi di una delle colonne, una lucertola di
circa dieci centimetri. Il piccolo rettile
guarda verso la sommità; il suo sguardo è
incantato dalla luce e trova in essa giovamento, proprio come l’animo umano che ricava grande benessere attraverso la
Campo de’ fiori
contemplazione e l’ammirazione della luce
divina.
Come noto, Gian Lorenzo Bernini, assieme
a Francesco Borromini, fu l’indiscusso protagonista del Barocco Romano e già le
prime opere dimostrarono la grandezza del
suo talento; molti anni dopo, un Bernini
ormai maturo, rivedendo la scultura di
Apollo e Dafne, uno dei suoi capolavori giovanili, autentica invenzione figurativa, confidava a un amico: “Oh quanto poco
profitto ho fatto io nell'arte della scultura in
un sì lungo corso di anni, mentre io conosco
che da fanciullo maneggiavo il marmo in
questo modo!”.
Il Bernini, sapendo di essere l’artista prediletto da Urbano VIII, volle manifestare tutta
la sua riconoscenza inserendo le api della
famiglia Barberini in molti monumenti della
Roma del cinquecento che in tal modo divennero le “api araldiche” più famose della
storia dell’arte e che, analogamente alla lucertola posta ai piedi del Baldacchino della
Basilica di San Pietro, riescono a trasmettere un messaggio simbolico che molte
volte sfugge all’occhio poco attento. Ricordiamo, adesso, alcune date di fondamentale
importanza nella vita di Gian Lorenzo Bernini; nel 1623 gli viene commissionata la
statua di Santa Bibiana, collocata nell'omonima chiesa, che ritrae la Santa in un momento di estasi determinando una sorta di
dialogo con le pitture di Pietro da Cortona,
altro protagonista del Barocco Romano.
Nel 1627 l’artista inizia la costruzione del
Monumento Sepolcrale di Urbano VIII che
sarà ultimato molti anni dopo per essere
collocato in posizione
simmetrica rispetto a
quello Paolo III, Alessandro Farnese, 1534
- 1549, il Papa del
concilio di Trento. Un
Monumento questo
che, ispirandosi alle
tombe medicee di Michelangelo, propone
la statua benedicente
del Papa con ai lati
del sarcofago le figure allegoriche della
Carità e della Giustizia.
Nel 1629, alla morte di Carlo Maderno, in
uno con la Fontana del Tritone, realizzata
in travertino e considerata una delle più
belle della città, Gian Lorenzo riceve il prestigioso incarico di sovraintendere ai lavori
di completamento di Palazzo Barberini che
era stato portato avanti dal Borromini con il
quale, proprio in questo periodo, comincia
una stretta collaborazione che sfocerà, più
avanti, nella nota accesa rivalità.
Subito dopo la Fontana del Tritone al Bernini viene affidata la progettazione e la realizzazione della Fontana delle Api,
originariamente situata all’angolo di Piazza
Barberini con Via Sistina. Trattasi di una
enorme conchiglia con le valve aperte, geniale saggio del Barocco Romano, questa
fontana nel 1867 fu smontata e trasportata
in uno dei depositi comunali del Rione Testaccio, ma nel 1916, per iniziativa di alcuni
studiosi, venne ricomposta con i pezzi originali ritrovati e posizionata nell’attuale
sede all’imbocco di Via Veneto.
Ma come spesso succede, la fortuna dell'artista sembra fermarsi improvvisamente e
ciò avviene dopo la morte del suo protettore
inizia, infatti, il Pontificato di Innocenzo X,
Giovan Battista Pamphilj, 1644 - 1655,
molto più austero del predecessore, anche
a causa della crisi economica in cui versa
Stato Pontificio dopo la Guerra di Castro di
cui ci siamo occupati in altra occasione. Con
il nuovo Pontefice alcuni degli incarichi più
importanti vengono assegnati ad artisti rivali del Bernini come Francesco Borromini
che si occupa del rifacimento della Basilica
di San Giovanni in Laterano e Carlo Rainaldi
che costruisce Palazzo Pamphilj e inizia la
costruzione della chiesa di Sant'Agnese in
Agone a Piazza Navona.
Il Bernini, uno dei grandi protagonisti del
Barocco Romano,
rispettato,
ma
anche temuto e
odiato per il potere
esercitato
sul
mondo artistico romano, subisce persino l'umiliazione di
vedere abbattuto il
Campanile della facciata della Basilica
di San Pietro, a
causa di presunti
problemi statici legati alla natura del
terreno su cui era
stato fondato. Persecuzioni, certamente ingiuste ma, come ben sappiamo, il tempo è
galantuomo, infatti, avvenuta la riconciliazione con il nuovo Pontefice, inizia uno dei
periodi più favorevoli per l’artista, Innocenzo X gli affida la decorazione del braccio
9
lungo della Basilica di San Pietro, del colonnato e la realizzazione della Fontana dei
Quattro Fiumi di Piazza Navona, con al centro l’obelisco posto su un basamento in travertino e le quattro statue allegoriche dei
fiumi: Nilo. Gange, Danubio e Rio della
Plata.
Piazza di Spagna, una delle più belle di
Roma, è caratterizzata dalla grande scalinata e dalla sua particolarissima Fontana
della Barcaccia situata ai piedi della
stessa. Questa fontana, progettata e costruita da Pietro Bernini padre di Gian Lorenzo, viene accomunata a quest’ultimo in
quanto autore delle decorazioni di prua e di
poppa. A beneficio dei pochi lettori che non
ne fossero a conoscenza ricordiamo che il
termine apparentemente dispregiativo di
“barcaccia” discende dalle barche del vicino
Porto di Ripetta; il genio dell’artista consiste
nel fatto che egli rappresentò una barca in
procinto di affondare allo scopo di eliminare
il problema relativo alla bassa pressione dell’acqua destinata ad alimentare la fontana.
Il Bernini è ormai un architetto di fama internazionale, tanto che il Ministro Colbert
per conto di Re Luigi XIV riesce a convincere il Papa a concedergli il suo artista prediletto e così parte per la Francia, dove
viene accolto come un principe, con l'intento, tra l'altro, di progettare la ristrutturazione del Palazzo del Louvre.
Gian Lorenzo Bernini muore il 28 novembre
del 1680 e viene tumulato nella tomba di
famiglia della Basilica di Santa Maria Maggiore.
Campo de’ fiori
10
di Carlo
Cattani
D reamT t heater
S
eatro da ogno !
1.7.2015 live alla Cavea dell’Auditorium Parco Della Musica-Roma
S
e, è notizia di questi giorni, la
Grande Muraglia Cinese sta perdendo i pezzi, vittima, com’è, dell’incuria, dei fenomeni naturali e
del vandalismo (…ahhhhhhh…
Colosseo…Pompei..., belli di casa nostra…
non siete soli nella miserrima classifica del
degrado del patrimonio archeologico) ,non
si può dire la stessa cosa, nonostante i tanti
anni trascorsi sulle scene, della grande muraglia musicale costruita dalla band Americana dei Dream theater: una muraglia
”alta” 30 anni di carriera ed eretta con miriadi di note metallico progressive. La muraglia sonora del combo Americano ha
piacevolmente fronteggiato e coinvolto le
oltre duemila persone che hanno riempito
ogni dove della Cavea dell’Auditorium
Parco Della Musica, spazio che ha accolto il
gruppo
Statunitense nell’ambito della
nuova stagione della rassegna musicale
“Luglio suona bene”. I Dream theater,
formatisi nel 1985, sono in giro per il mondo
con le loro roboanti, tecnicissime, perfettissime esibizioni per la rappresentazione del
“tour del 30 anniversario” offrendo il loro
show in Italia ,questa sera a Roma e il 19
di luglio al “Pistoia blues festival” . Una serata calda in tutti i sensi avvolge la folla eterogena per età, accorsa numerosissima a
godersi lo spettacolo messo su dai cinque
musicisti americani che, da anni, occupano, nei rispettivi strumenti, le posizioni
più alte delle classifiche stilate dalle riviste
musicali specializzate del settore “metal”
compilate sulla base dei sondaggi tra i lettori. In attesa degli “Americani” si esibiscono, ancora in un clima crepuscolare,
delle band di supporto…tra queste non
male i ragazzi Svedesi degli “Evergrey”! Alle
21,30 la luce è… “da sera” e numerosi tecnici sul palco smontano-spostano-sollevano
veli e …voilà …si svela a tutti noi l’habitat
di Mike Mangini, il suo “castello”,
un’accessoriatissima batteria posta al
centro della scena che dalle pelli frontali delle due poderose casse incastonate tra decine di tamburi e piatti
dai diversi diametri , ribadisce
lo strafamoso logo del
gruppo: l’effige dell’anello
di Maria Stuart di Scozia raffigurante la sua iniziale “M” incastonata con il phi greco
“”, l’iniziale del nome di suo
marito, Francesco II di Francia.
Al solito ci si assiepa sotto al
palco per selfies con gli amici
di spalle allo stage, foto
ravvicinate agli strumenti a
carpirne particolari e personalizzazioni, non mancando commenti su diametri
di tamburi, magneti di chitarre, pedaliere di effetti e
tutto ciò che è installato sul
palco a disposizione dei musicisti,
questa sera, per l’esecuzione della
loro gran musica: una goduria
di tecnologia per gli occhi!
Alle 21,40 si può cominciare
a…”Sognare in Teatro”!
Buio in Cavea e partono
subito le note registrate di
“False awakening suite” dall’ultimo album omonimo del
2013, un intro dai toni epici
che infiamma immediatamente
l’audience: entra la band e il volume dell’ovazione raddoppia …tutti
ai propri posti …il viaggio del
“Teatro” ha …davvero inizio!
In un’ora e mezza di concerto
mozzafiato, con pochissimi
spazi alle chiacchiere d’intrattenimento, la band propone
una scaletta serratissima,farcita
da un paio di ballad, recuperando, in definitiva, un brano
da ciascun dei dodici album da
studio, a partire dall’esordio discografico del
1989, “When dream and day unite” dal
quale traggono “Afterlife”. La set list considera “Metropolis pt.1: The miracle and the
sleeper” (da “Images and Words1992 ), ”Caught in a web” (da
“Awake -1994) la ballad
“The spirit carries on”
tratta da “Metropolis
pt.2:scenes from a memory - 1999 che è accompagnata
dalle
luci
irraggiate da centinaia di
telefonini accesi sugli
spalti; e poi, a seguire
“About to crash”, ”As I am”
“Panic attack” ,l’altra ballad
della serata, anch’essa eseguita
“a fari accesi “ nella notte
della Cavea,
“Wither”,
dall’Ep omonimo
del
2009, per concludere con
l’esecuzione di “Bridges in
the sky” dall’11° album del
2011 “A dramatic turn of
events”. I” Teatranti”, tuttavia lo
sanno bene che non può finire
così,men che mai a Roma, e ,
dunque, dopo qualche secondo sono di
nuovo ai loro posti per dare un’aggiuntina al loro set con “Behind the
veil” dall’ultimo album
“Dream Theater”, un
brano che inizia con
un intro di tastiere per
poi esplodere con degli accordi di chitarra distorti e tutta la
ritmica,basso e batteria,
a
sostegno per un pieno di dinamica
sonora che è un pugno allo stomaco!
Il pezzo nel suo incedere è anthemico e
complesso, con la voce di James LaBrie
che sale e scende e le corde tiratissime della chitarra lancinante di
John
Petrucci
infiammano
l’arena …la paletta della sua
chitarra rotea nell’aria, i trilli
del suo strumento grattano
le stelle e …pezzetti di universo tornano a casa con
noi questa sera!
CarloCattani©words&pics-luglio 2015
12
Campo de’ fiori
Calvario d’amore: Sibilla Aleramo-Vincenzo Cardarelli
Un inno alla Bellezza dei ricordi: 150 lettere di Vincenzo Cardarelli indirizzate a Sibilla Aleramo e
conservate presso il prestigioso Istituto Gramsci di Roma.
L
a nota giornalista
di grande impegno,
Natalìa
Aspesi, nella recente prefazione
alla “Raccolta di lettere
d’amore” di Renata Did iBruna Ferrini scacciati, scrive: “Niente è
più caduco di una lettera
d’amore” ed aggiunge “Chiunque abbia
amato, o immaginato di amare, non ha
avuto dubbi ad affidarsi alle parole”.
Non la smentiscono certamente tutti gli epistolari che la letteratura di ogni paese ci ha
lasciato e che, forse, neanche i più moderni
mezzi di comunicazione riusciranno a superare. Ma dove finivano le lettere di personaggi importanti quando non venivano
bruciate o disperse? Chiuse in scatole e riposte in soffitte, cantine, nascoste in cassetti blindati, tra libri nelle biblioteche di
famiglia, quasi sempre scovate per caso e
magari recuperate e vendute in capo al
mondo. Non è stato così per l’epistolario
Cardarelli-Aleramo. E’ conservato ancora
oggi nel prestigioso Istituto Gramsci di
Roma. Lo si è saputo soltanto nel 1962,
quando i due scrittori erano già deceduti, il
primo nel 1959 e la seconda nel 1960. La
persona che ricordò l’esistenza di quelle lettere fu il cittadino tarquiniese Bruno Blasi
già a conoscenza anche della storia “appassionata e tumultuosa tra i due scrittori”.
Ma per avere il materiale e “disseppellire
quelle lettere” fu necessario rivolgere domanda al segretario PCI Palmiro Togliatti al
quale Sibilla Aleramo, per volontà testamentaria, aveva lasciato le sue “polverose
carte” dopo essere stata dirigente di quel
partito. Nell’estate dello stesso anno Togliatti rispose: “... Quelle lettere potranno
essere raccolte e messe a disposizione fin
dal settembre prossimo... rivolgersi al Professor Bianchi Bandinelli”. Successivamente,
il direttore dell’Istituto Gramsci professor
Ferri aprì le porte di una grande stanza e
di una grande cassa e le lettere di Cardarelli
apparvero in tutta la loro corposità ed integrità. Circa il gran lavoro di riordino e copiatura lo stesso dirigente scrive: “Divenni
così familiare ai custodi del locale che un
giorno si dimenticarono addirittura di me
(ed io del tempo) e mi chiusero dentro a
chiave”. Dobbiamo questa importante ricostruzione al grande scrittore Gian Antonio
Cibotto, nato e vissuto in Veneto, il quale,
prima di lasciarci, ha collaborato con Cardarelli alla storica rivista “La Fiera letteraria”.
Lo stesso Cibotto e Bruno Blasi hanno curato il volume che raccoglie le lettere cardelliane con il titolo ”Lettere d’amore a
Sibilla Aleramo” pubblicato nel 1974 dalla
Newton Compton Italiana. Dobbiamo ringraziare caldamente il direttore della Biblioteca Consorziale di Viterbo, Paolo Pelliccia,
per averci permesso di consultare proprio
quello storico volume provando, ancora una
volta, l’emozione di avvicinare il pensiero, i
sentimenti, in breve la vita del poeta che
la città natale di Tarquinia onora con orgoglio, ad un più vasto pubblico. Ora sappiamo anche un particolare che sarebbe
andato perduto senza l’intervento di quanti
hanno collaborato. Mentre le lettere di Cardarelli si sono salvate tutte, quelle della
Aleramo sono soltanto quattro. Perchè?
Non per incuria ma per la guerra che nel
1915 ha fatto disperdere il “tesoro lettera-
rio” che il poeta conservava e portava sempre con sé in una grande borsa nera. Passando da una città all’altra, così come ha
trascorso la sua vita, ha consegnato alla
sorella Bettina la borsa affinchè potesse lasciarla in luogo e mani sicure: così non fu,
qualcosa si disperse e le lettere di Sibilla volarono via.. Dove? Non sappiamo, sicuramente non bruciarono come quelle di
Chopin ad opera di George Sand, o, se bruciarono fu nel fuoco della tragedia. Per fortuna, leggendo le restanti si possono fare
molti collegamenti, trovare risposte e riflessioni. Come nella lettera del gennaio 1914,
nella quale la Aleramo, ricordando l’amore
per il poeta scrive: “Furono diciotto mesi di
calvario, la cosa più fiera che mi sia stata
donata dalla sorte... io ho conservato di te
una imagine indicibilmente chiara, indicibilmente dolce come un cielo d’alba in primavera”. Cardarelli, a sua volta, risponde
anche in poesia, “e lì bisogna cercarli i suoi
racconti d’amore a sfondo biografico” sottolinea Libero Bigiaretti in occasione del
premio Strega a lui assegnato nel 1948. In
effetti, come osservato dai critici anche attuali, il poeta riesce a fare della poesia una
prosa lirica anche quando scrive: “Sono a
Roma, ..e ci sono molto malinconicamente.. sono venuto sul portone...poi non
sono salito per non turbarti..vogliamo ve-
Campo de’ fiori
derci stasera per mezz’ora?.. tu scendi, non
aver paura, si fanno due passi. Ma che vuoi
ho tanto desiderio e curiosità di vederti! Ah,
che uomo inquieto e contraddittorio che
sono”!
Un dialogo a distanza – “Sei trapassata
nella mia memoria” - “e qualche cosa è accaduto fra noi”- ci dicono tutto della loro
relazione, dell’amore tormentato che li ha
uniti e divisi, della sofferenza che ha portato
il Cardarelli alla solitudine di una vita e lei
all’amore-tormento con il poeta Dino Campana del quale ancora oggi si parla, si
scrive, se ne fanno film di successo e convegni come avvenuto a Civitanova Marche
in occasione dei 50 anni dalla morte di Sibilla ed a Marradi luogo di nascita del poeta
dei Canti Orfici. Il rapporto Cardarelli-Aleramo è iniziato nel 1910 quando lui aveva
circa ventitrè anni e lei dodici di più, con un
avvio di una dolcezza infinita da parte di lui.
”Tra me e lei c’è una enorme distanza; le
nostre vie sono quasi parallele, non tendono ad incontrarsi ... noi ci guarderemo
camminare a vicenda. Saremo più che fratelli, simili. Io sono un fanciullo, ma un fanciullo precoce; cioè un uomo che ha molto
vissuto … non dispero di salire fino a lei”!
Poi l’amore si fa più profondo, diviene relazione: “Cara vado a letto,... col sorriso che
mi splende sulla fronte... dobbiamo sentirci
ancora forti e ancora degni di creare momenti di bellezza e di gioia, una volta dissi
che non sapevo attendere la -quieta riva
oltre l’inquieto mare - adesso sì...Ma vi è
una sofferenza che si chiama elevazione”.
Quando è triste torna all’invocazione. “Le
vostre lettere sono un messaggio di gioia..
cantate. Voi avete la gola canora e il senso
del ritmo”. Più avanti comincia il confidenziale -tu- con il primo -imperio- del carattere cardarelliano: “Dobbiamo vivere l’uno
per l’altro.. e questa volontà è il nostro
amore”. Ma Sibilla non è libera, saranno
molte le ombre che s’interpongono, lui incupisce “Ho saputo una cosa che non avrei
voluto sapere”... Coraggiosamente va oltre,
cerca di superare la gelosia, “Vogliamo lasciarci prendere da questa specie di quacquerismo spirituale”? Dice quasi a se stesso.
13
Più tardi, il 20 settembre del 1910, scriverà
una lettera da pubblicare per intero, se lo
spazio lo consentisse, magari da leggere
anche a scuola, ai giovani di oggi come
esempio di scrittura e di sensibilità. “Ho
colto questo ramoscello di lauro sulla terra
sacra (fuori Santa Francesca Romana ai Fori
Imperiali) dolce omaggio per questo giorno.
Oh, Sibilla, l’ho colto sulle larghe pietre romane, vedendo la più alta ala del Colosseo... nella luce rossa della luna, in quel
silenzio monumentale, mi sarei inginocchiato religiosamente innanzi all’immagine
tua”. Inutile... Sibilla vive il suo amore
come un calvario anche se nella quarta lettera salvata scriveva da una Parigi sotto
zero: “Se fossi qui, oggi, ci sorrideremmo
veramente, finalmente... Ma che il mio saluto, Vincenzo Cardarelli, amore di una volta
che ti arrivi”. Non lo sapeva ancora che, un
pochino più avanti nel tempo, avrebbe incontrato ed amato un altro poeta, quel Dino
Campana che di se stesso scriveva “Io che
vivo al piede di innumerevoli calvari”.
Le lettere di Sibilla sono finite: sarebbe
stato un bene se il fuoco non le avesse risparmiate come le altre?
A ciascuno la propria risposta ma le guerre
hanno questo risvolto positivo: tramandano
la Bellezza dei ricordi per lenire i dolori della
vita.
Caro Amico,
grazie alla collaborazione di molti, l'Associazione Amici del Cardarelli è stata inserita nell'elenco dei destinatari del 5 per mille.
Per realizzare il potenziamento della nostra scuola, con nuovi laboratori ed attività, puoi contribuire anche tu scrivendo il codice fiscale dell'Associazione nello spazio in alto a sinistra
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Con questo piccolo gesto, sarai partecipe del progresso e potrai verificare direttamente quanto
realizzeremo.
Grazie.
L'Associazione "Amici del Cardarelli"
14
Campo de’ fiori
Appunti di viaggio:
Incontrando un Caravaggio
C
onoscere una
città in uno o
due giorni di
vacanza è una
impresa veramente impossibile, ma il
mio lavoro mi sta insegnando a lasciarmi affascidi Fabiana
nare prima, durante e dopo
Poleggi
un viaggio, ed è così che sto
imparando a scoprire storie, eventi e luoghi
che a volte hanno cambiato il destino di una
comunità, di una cittadinanza intera o che
hanno lasciato segni importanti nella storia di
una città. Altre volte sono storie di vita vissuta
sconosciute dai più, che lasciano ancora tracce
interessanti ed affascinanti che svelano particolari a volte curiosi, a volte drammatici determinanti per conoscere ciò che è stata la vita
di personaggi più o meno conosciuti.
Uno dei miei ultimi viaggi, mi ha riportato nell’intrigante Napoli, un solo giorno, ma sufficiente per subirne il fascino accogliente che
ogni volta questa città mi riserva sorprendendomi con i suoi tesori nascosti. Ci ha proprio
colto di sorpresa la pioggia che dalla vivace
confusione di Via Toledo ci ha fatto riparare
nel silenzio elegante del bellissimo Palazzo Zevillos Stigliano, sede della Banca Intesa, che
faceva sfoggio all’entrata di un grande manifesto che pubblicizzava al suo interno un famoso
Caravaggio,
“Il martirio di
Sant’Orsola” con ingresso libero, come non
approfittare di un’occasione così invitante? E
poi vedere questo quadro nella città dove il
pittore lo dipinse lo arricchiva così tanto di significato, da farci ripercorrere la magica atmosfera di quel momento nel lontano 1610.
“A Napoli, nel maggio del 1610, Caravaggio ha
ancora sul viso i segni dell’aggressione subita,
qualche mese prima, uscendo da una locanda
nei vicoli del vecchio porto. Lo avevano dato
per morto e lasciato a terra sfigurato dai colpi
di coltello. È sempre più stanco e provato, ma
ha bisogno di soldi e sa che non può smettere
di lavorare. Per questo ha accettato la commissione di un nobile genovese, Marcantonio
Doria, figlio del doge Agostino, conosciuto durante un breve soggiorno a Genova, cinque
anni prima. Come sempre dipinge rapidamente, senza disegni preliminari.
Ai primi del mese il quadro è pronto e lo può
consegnare, anche se la vernice è ancora fresca. Nella fretta di inviare la tela a Genova, il
procuratore dei Doria pensa bene di metterla
ad asciugare al sole, come racconta in una lettera inviata a Marcantonio.
La decisione si rivela un errore. Caravaggio
aveva usato una vernice “grossa”, fatta d’olio
di lino e di sandracca. Al sole, anziché asciugare, si scioglie ancora di più, tanto che sarà
costretto a riparare i danni. Alla fine, la tela
imbarca per Genova e, il 10 giugno, arriva a
destinazione.
Il soggetto scelto da Marcantonio Doria è un
“Martirio di sant’Orsola”, probabilmente in omaggio alla figliastra che aveva preso il
velo, col nome di suor Orsola,
in un convento napoletano.
Secondo il testo più diffuso
delle vite dei Santi, la “Leggenda aurea”, Orsola, figlia del
re di Bretagna, al ritorno da un
pellegrinaggio a Roma, accompagnata da undicimila
vergini, si sarebbe fermata a
Colonia.
Gli Unni, che assediavano la
città, compirono un vero e
proprio eccidio, uccidendo
tutte le giovani, colpevoli di
aver voluto mantenere la loro
fede e la loro purezza.
Il capo degli Unni, Attila, colpito dalla bellezza
e dal coraggio di Orsola, la chiese in moglie e,
al suo rifiuto, “veggendosi schernito, diede
mano a un arco e trafissela d’una saetta”.
Caravaggio, contrariamente alla tradizione,
sceglie di raffigurare solo l’atto finale della storia.
La scena si svolge in uno spazio buio, ristretto
e quasi claustrofobico: la tenda di Attila, che
si intravede sullo sfondo, è semi-aperta, come
fosse la quinta di un teatro. I protagonisti
emergono dall’ombra come fantasmi; vittima
e carnefice sono vestiti di un rosso che pare
isolarli dagli altri. L’azione, quasi fosse il fotogramma di un film, è bloccata nell’istante immediatamente successivo all’omicidio. Attila
non ha ancora finito di tendere l’arco che la
freccia è già scoccata, tanto che la luce, che
arriva da sinistra a destra, ne segue traiettoria.
Orsola, appena colpita, ha ormai i colori della
morte: china la testa e contempla con rassegnazione e stupore la ferita al petto, cercando
di comprimerla con le mani. Senza capire
quello che sta accadendo e senza soffrire. Non
c’è nessuna aureola. Non c’è alcun segno di
gloria celeste, né di presenze angeliche: il
martirio sembra restare incomprensibile anche
a chi lo subisce.
Attila, abbigliato come un arciere del Seicento
in corazza e cappello piumato, ha il volto di un
vecchio. Stravolto da una smorfia, con lo
sguardo sbigottito pieno di compassione e di
rimpianto, quasi si pentisse del gesto appena
compiuto, trattiene, a mala pena, un urlo.
Ma l’invenzione più straordinaria è la mano di
uno degli astanti
riapparsa solo dopo l’ultimo restauro. Una mano che compare quasi
dal nulla, davanti a Sant’Orsola, come a fermare il tempo e riportarlo indietro, all’attimo
prima che tutto succeda.
Alle spalle della Santa un uomo che ha le fattezze di Caravaggio è testimone e complice.
Assiste alla scena travolto, come tutti, dalla
stessa sensazione di incredulità e incomprensione. In pochi dipinti si avverte così forte la
presenza inesorabile del male e della morte:
c’è la consapevolezza che nessun gesto o nessun ripensamento potrà fermare il destino.
La freccia è stata scoccata e ognuno dovrà andare incontro alla sua sorte. Orsola sarà la
martire e Attila il carnefice. Per sempre.
In Caravaggio la sensazione dell’inevitabilità
del male è costante. Sa che nemmeno il suo
destino potrà cambiare. La sua vita è stata
scapestrata e violenta. Lo era, fin da quando,
arrivato dalla Lombardia, girava per Roma con
un cappellaccio, un mantello nero e uno spadone al fianco, pronto ad attaccare briga con
tutti e a infuriarsi per un nonnulla, frequentando aristocratici e prostitute, palazzi e osterie.
La sua inquietudine e il disagio di vivere, lo
hanno sempre spinto verso la violenza. Fino
ad arrivare all’omicidio: con un colpo di spada,
quattro anni prima, ha provocato la morte di
un uomo; si dice per una stupida discussione
al gioco della pallacorda. Forse ne è pentito.
Anche lui avrebbe voluto trattenere quel colpo,
evitare quella morte che lo ha costretto a fuggire da Roma, condannato alla decapitazione.
Da quattro anni è in fuga; è solo, anche se può
contare sull’aiuto di illustri protettori. Fa tappa
a Napoli, a Malta in Sicilia e poi ancora a Napoli; vive l’esistenza affannosa di chi si sente
braccato, senza mai potersi abbandonare alla
dolcezza, se non alla serenità, della vita. E, ciò
nonostante, non cessa mai di dipingere. Non
può sapere che la “Sant’Orsola” sarà la sua ultima opera, ma, in qualche modo, sente che
sta arrivando alla fine. Anche per lui la freccia
è stata scoccata: come i protagonisti del dipinto, dovrà percorrere il suo destino, fino in
fondo.
Troverà la morte, a poco meno di quarant’anni, un mese dopo la consegna del quadro,
il 18 luglio del 1610. Era appena ripartito da
Napoli, ancora in fuga, sotto un sole implacabile. Nel frattempo il provvedimento di grazia
era stato firmato e il ritorno a Roma era già
possibile.”
(Tutta la storia del quadro è ripercorsa nel libro di V.
Pacelli, Il martirio di Sant’Orsola di Caravaggio per
Marcantonio Doria, Napoli, ed. Paparo, 2011)
Campo de’ fiori
15
Luigi Montanarini
raccontato dal figlio Luca, degno erede
dalla figura paterna, si avvicina al mondo
della pittura agli inizi degli anni ’60, affascinato in particolar modo dalla pop art. Successivamente sposta la sua attenzione
all’astrattismo, organizzando mostra personali a Wholen e diverse collettive nel Cantone Svizzero. La tecnica utilizzata da Luca
con colori a cera, personalmente elaborata
da lui stesso nel corso degli anni, lo ha portato a raccogliere molti successi, per la bellezza delle opere ma anche per l’originalità
con cui le stesse vengono realizzate.
D
Luca Montanarini
a buon svizzero quel è, il Dott.
Luca Montanarini, alle 9.00 in
punto suona al campanello
della nostra redazione, insieme
alla sua signora, accompagnati
dall’amico Monsignor Silvano Francola, che
per tanti anni ha vissuto oltralpe, stringendo
un forte legame con lui e con tutta la sua
famiglia. Prima che Luca, infatti, don Silvano è stato amico fraterno nonché mentore di suo padre, l’artista Luigi Montanarini,
al quale, già in precedenza, abbiamo dato
ampio spazio sulle pagine della nostra rivista. Luigi Montanarini, durante i suoi studi
giovanili presso l’Accademia di Belle Arti di
Firenze, conosce quella che sarà poi la sua
futura sposa, dalla quale, dopo essersi trasferiti a Wholen paese di origine di lei, avrà
quattro figli, nell’ordine: Silvia, Roberto,
Marco e Luca. I racconti di Luca, particolarmente sentiti, per l’affetto e la stima che lo
legano al padre, ci regalano tanti aneddoti
anche della vita privata di questo noto artista. Tanti i premi ed i riconoscimenti ricevuti
in tutto il mondo durante le sue numerosissime mostre, importante il legame con Civita Castellana, che Luca ricorda con grande
piacere, visti gli anni passati ad insegnare
nel locale istituto d’arte, potrebbe parlarci
ancora a lungo di lui, ma vorremo focalizzare l’attenzione anche direttamente sul suo
percorso artistico. Luca Montanarini ispirato
Luigi Montanarini
Attualmente è anche
Presidente della Fondazione Montanarini-Isler,
che nel 1998, a quattro
anni di distanza dalla
morte del padre, ha deciso di creare insieme ai
suoi tre fratelli. Lo scopo
è quello di raccogliere le
numerose opere di entrambi i genitori (ne
Autore: Luca
conta ad oggi ben dueMontanarini
mila) e di propagandare
Titolo:
ulteriormente ad un più
Composizione
vasto pubblico l’opera di
Data: 1984
una vita dei due artisti.
Tra i vari eventi organizTecnica: collage/
zati, uno tra i più importecnica mista
tanti e riusciti per la
Dim.: 60 x 80
Fondazione è stato la
collettiva,
intitolata
“Montanarini ed amici”,
nella quale, insieme alle
Autore: Luca
opere dei coniugi MonMontanarini
tanarini, sono state
Titolo: Figure
esposte opere di valenti
pittori e scultori. La moData: 2001
stra è stata organizzata
Tecnica: tecnica
in collaborazione con il
mista
Dim.: 30 x 40 cm comune di Wholen.
Entro il 2018, nel trentennale della Fondazione, Luca, in qualità di
presidente, avrà il piacere di organizzare una
mostra dal titolo “ Astrattismo – Luigi Montanarini e l’arte astratta”.
Prima di salutarci il Dott. Luca Montanarini ha
voluto omaggiarci di due bellissime pubblicazioni che raccolgono alcune tra le più importanti opere di Luigi Montanarini.
Un grazie a Monsignor Francola (don Silvano)
che ci ha dato l’opportunità di incontrare personalmente Luca Monatanarini e la sua gentile signora.
Ermelinda Benedetti
Autore: Luca
Montanarini
Titolo: Dream
Data: 1968
Tecnica: collage/
tecnica mista
Dim.: 42 x 60 cm
Campo de’ fiori
16
Ecologia e Ambiente
L’impronta ecologica, che cos’è?
N
on è altro che un
misuratore, un
indicatore per
valutare il consumo umano di risorse
naturali, rispetto alla capacità del nostro pianeta di
rigenerarle.
di Giovanni
L’impronta ecologica è il
Francola
termine per stimare quanti
pianeti Terra servirebbero per sostenere
l’umanità.
Il concetto di impronta ecologica è stato introdotto da Mathis Wackernagel e William
Rees nel loro libro “Our Ecological Footprint:
Reducing Human Impact on the Earth”,
pubblicato nel 1996, poi a partire dal 1999
il WWF aggiorna il calcolo dell’impronta ecologica periodicamente.
In Italia l’impronta ecologica viene calcolata
non solo al livello nazionale ma anche su
scala regionale e locale, il Cras (Centro ricerche applicate per lo sviluppo sostenibile),
calcola regione per regione, province e comuni.
Ma quali modalità ed elementi si usano per
tali calcoli? Si considerano sei categorie
principali di territorio: TERRENO PER
L’ENERGIA, superficie necessaria per assorbire l’anidride carbonica prodotta dall’utilizzo di combustibili fossili - PASCOLI,
superficie destinata all’ allevamento- TERRENO AGRICOLO, superficie arabile utilizzata per la produzione di alimenti ed altri
beni (iuta, tabacco, ecc.)- FORESTE, super-
ficie destinata alla produzione di legname –
MARE, superficie marina dedicata alla crescita di risorse per la pesca ed in fine la SUPERFICE EDIFICATA, superficie dedicata
agli insediamenti abitativi, agli impianti
industriali, alle aree per servizi, alle vie
di comunicazione.
L’impronta ecologica F viene calcolata con la formula:
dove Ei è l’impronta ecologica derivante dal consumo Ci del prodotto iesimo
e
qi,
espresso
in
ettari/chilogrammo, è il reciproco della
produttività media per il prodotto iesimo.
L’impronta ecologica pro capite f viene calcolata dividendo per la popolazione N residente nella regione considerata:
Tutto questo sta a significare che forse
stiamo consumando velocemente tutte le risorse più di quanto potremmo, intaccando
il capitale naturale a nostra disposizione,
così facendo potremmo nel futuro non
avere più materie prime per i nostri consumi
lasciando alle prossime generazioni vuoti e
problemi enormi, danni ambientali di proporzioni globali irrisolvibili.
Certo ci sono tanti altri elementi per calcolare l’impronta ecologica di una nazione o
semplicemente di un individuo o nucleo famigliare, ma ritengo che sarebbe troppo dispersivo, preferisco a questo punto fare una
semplice riflessione o se preferite una sola
domanda: quanto l’uomo pesa sull’ambiente? Fino a che punto l’umanità può continuare questa corsa ad accaparrarsi tutte
queste risorse naturali, producendo infiniti
rifiuti di ogni genere, senza compromettere
il proprio habitat?
Credo che non sia un caso assistere al fenomeno dell’immigrazione, dell’impoverimento di alcuni territori, dell’avvelenamento
di enormi aree e corsi d’acqua, per volere
di alcuni uomini senza scrupoli che detengono un enorme potere, ma che poi altri
inevitabilmente dovranno affrontare e risolve.
La sola coscienza di pochi non è più sufficiente per porre rimedio, lo stile di vita di
ogni uno di noi può essere utile solo se si
ha un fine comune, una visione condivisa.
Le buone pratiche, sono fondamentali ma a
volte sono messe a rischio proprio da una
globalizzazione prepotente, che da una
parte porta si benessere, nuove conoscenze
ma dall’atra ci toglie, distrugge quello che
localmente ha un senso di esistere e di continuare, come le usanze, costumi, tradizioni,
i propri sapori e valori.
Tutto questo dove ci condurrà?
Campo de’ fiori
18
I SETTE SPIRITI DI SANTINA
I SUCCESSI DI “THE SQUARE”, IL QUADRATO CHE T’INSEGNA L’INGLESE
C
onosciamo già i
successi di Santina Spiriti, autrice
di
un
rivoluzionario sistema modulare per l’insegnamento della lingua
di Roberto
inglese, sua grande pasRagone
sione. L’intuizione sempre
accompagna il genio, e,
come spesso accade, culla del prescelto non
è una grande città ricca di tecnologia, ma
un piccolo paese, magari agricolo: e così è
stato per Santina Spiriti, nativa di un piccolo
centro rurale del viterbese, Corchiano. Santina mostra subito la sua insofferenza a
quell’ambiente, e la sua forte personalità la
porta a volersene svincolare. Terminati gli
studi, entra nel mondo del lavoro come impiegata in un’azienda pubblica, e nel contempo si dedica allo studio della lingua
inglese, raggiungendo una preparazione
First Certificate. Quando si ammala di sindrome disreattiva, sembra giunto per lei il
momento in cui il seme della creatività che
la anima venga alla luce. La volontà di reagire diventa per lei una scommessa, e trova
terreno fertile nell’insegnamento della lingua inglese come insegnante di recupero.
Intanto dentro di lei cresce e si fa strada
una nuova concezione dell’insegnamento di
una lingua che ha fatto sua, concettualizzandone i ritmi e gli schemi, fino a che nel
2000 realizza il grafico “Question System”, precursore del definitivo “The
Square”. ”Esso è il risultato di sedici anni di
insegnamento, di lezioni private” dice Santina “sedici lunghi meravigliosi anni spesi interamente alla ricerca della semplificazione
dell’insegnamento della lingua. Ho
capito che l’inglese si può insegnare con un unico disegno e
quattro diagrammi e quadri
in forma scalare. Insegnando mi sono riempita
degli altri, insegnando ho
riempito il vuoto, la depressione che mi aveva fatto
ammalare seriamente. Ho
capito anche perché si diventa
scrittori, per togliersi il male che
si ha dentro.”
Ma la spinta più forte Santina l’ha avuta
dall’amore che l’ha animata verso coloro che
si rivolgevano a lei, spingendola a cercare
un metodo di insegnamento che andasse
verso l’alunno, e non il contrario. Partendo
dal principio che ogni lingua contiene una
sua logica matematica, Santina Spiriti ha
racchiuso quella della lingua inglese in un
grafico di quattro quadrati in forma scalare,
per cui il discente ha immediatamente una
visione chiara della mappa concettuale della
lingua. Potrà quindi prendere con essa dimestichezza, divertendosi a spostare a suo
piacimento gli elementi della piramide per
formare frasi varie e diverse. Questo metodo, per la sua semplicità – e si dice che la
semplicità è la cosa più vicina alla perfezione – è stato adottato anche da quelle istituzioni che si occupano di ragazzi dislessici
o con difficoltà di apprendimento. Ma la Spiriti non si ferma qui: altre sue grandi passioni sono la poesia e la narrativa. Nel 2007,
con il racconto autobiografico “Il canto delle
mie cicale” vince il primo premio al concorso
letterario “Logo d’Oro città di Terni” su oltre
trecento partecipanti.
“Dedicato” dice l’autrice “a tutte quelle persone che nella vita non sono riuscite a dimostrare il proprio valore. Ai giovani che
hanno una vita davanti, dico: quando la tua
essenza decide di nascere, cullala con i tuoi
sogni, ma nutrila di risultati. Il libro si compone di quattro parti” spiega Santina “la
prima dedicata a tutti coloro che hanno rappresentato qualcosa nella mia vita, la seconda racconta le emozioni di una donna
che vede realizzati i propri sogni, la terza
descrive l’esperienza dell’insegnamento, l’ultima è dedicata al ruolo della donna.” Autrice di quattordici libri di successo, che
vanno dalla metodologia alla didattica, e
dalla narrativa alla poesia, formatrice di docenti nelle scuole pubbliche, è stata presentata alla sala Marini della Camera dei
deputati come “Il caso”, in una conferenza
sul tema: “Metodologia - Autostima - V Convegno nazionale Artisti Artigiani”.
Tradotta in Braille dall’Unione Italiana Ciechi
di Catania, Santina Spiriti è stata, ed è continuamente, anche argomento di discussione per tesi di laurea in numerose
Università, la prossima, alla fine di Luglio, a
Bari. Innumerevoli, ed impossibile qui
citarli tutti, i patrocini concessi in
tutta Italia da Istituzioni pubbliche: basti citare quello del Ministero della Giustizia Provveditorato
regionale
della Lombardia, dalla Direzione regionale Stamperia
Braille - Catania, dalle Regioni Sicilia, Umbria, Rotary
Club di Salemi, di Como, Lions Club di Palermo, Enna, Catania, dalle Province di Caltanissetta, Catania, Como, Trapani, Viterbo,
Terni, Enna e da numerosi Comuni, tra cui
quello di Salemi quando il sindaco era
presso Vittorio Sgarbi. Formazione per docenti ad Appiano Gentile, presso il Centro
Territoriale Risorse per Handicap, all’Istituto
Comprensivo “Como lago”, a Como. Il metodo ha vinto il Label Europeo 2009 - Settore Formazione, è stato argomento di
discussione il 6 Tesi di Laurea e Masters, accreditato dal Ministero della P. I., affiancato
da più di 176 direzioni scolastiche, patrocinato da 59 delle massime Istituzioni italiane.
Recente la delibera del Comune di Civita Castellana di patrocinare il prossimo Corso di
Inglese per adulti presso l’I. C. Dante Alighieri di Civita Castellana.
Paesi della provincia di Viterbo che hanno
già aderito con successo all’iniziativa “Acculturiamo la popolazione in modo accessibile”:
Corchiano, Ronciglione, Blera, Bolsena, Caprarola, Vignanello, Vallerano,
Vitorchiano e Civitacastellana. E’ dell’ultim’ora l’invito ad una formazione di cinque
ore presso l’Istituto Comprensivo di Monteforte d’Apone, in provincia di Verona, per insegnanti di scuola primaria e secondaria di
primo grado, nei giorni 19 e 20 novembre.
“Scrivere ha riempito vuoti che non sempre
ho voluto” dice ancora l’autrice “Scrivere ha
visualizzato il meraviglioso mondo della mia
coscienza. Mi ha dato la forza di scavalcare
la miriade di ostacoli che
si frapponevano fra me
ed un mondo che percepivo in modo confuso.
Scrivere ha lenito e placato la mia inquietudine.
Ha attutito una naturale
ribellione che avevo verso
alcune regole che creavano un ostacolo tra ciò
che ero e ciò che gli altri
volevano che io fossi.
Crescita è esigenza di
guardare oltre. E‘ maturità, è libertà di “essere”.
Campo de’ fiori
19
Un “beau geste” nel “métro” parigino
DANILO E LA RAGAZZA LIBICA
D
ire che quello
che il governo
libico ci tolse
nel ’69, a seguito
della
presa del potere da parte
di Gheddafi, ci sia stato redi Secondiano
stituito, almeno in piccolisZeroli
parte.
Sarebbe
sima
davvero uno stupido paradosso ma l’episodio che ci accingiamo a raccontare merita di essere conosciuto.
Dunque i primi di giugno viene organizzata
una visita a Parigi tra i frequentatori del bar
“Roccia” di Bagnoregio e, al solito, è Stefano Bizzarri a capeggiare il consistente
gruppo che per quattro giorni avrà l’oppor-
La metropolitana di Parigi
tunità di visitare la scintillante “ville lumière”
e l’inebriante Mont Saint-Michel.
Tra i 27 partecipanti c’è Danilo Donati, un
maresciallo dell’aviazione in pensione, accompagnato dalla moglie, signora Giacomina, e da una nipotina di otto anni. Il
soggiorno scorre piacevolmente senza alcun
intoppo ma ecco che il terzo giorno al rientro dal Louvre, nella sontuosa metropolitana
che si snoda per tutta Parigi, quasi all’altezza della fermata de la Concorde, accade
l’imprevisto. Danilo, che è insieme agli altri
componenti del gruppo, è al centro del vagone, con una mano tiene la nipotina e con
l’altra si appoggia ad una colonnina metallica. Il nostro ha il portafoglio in una tasca
anteriore dei suoi blue-jeans e tiene a tracolla un borsone di cuoio contenente i documenti della moglie. Alla fermata, tra la
fitta schiera dei passeggeri, un insospettabile giovane dai fini lineamenti, sbotta leggermente Danilo e subitamente si avvia
verso l’uscita.
Ma ecco, all’improvviso, si verifica un fatto
inatteso quanto incredibile: una giovane
donna di colore si avventa sul ragazzo
bianco e gli sfila dalle dita un portafoglio rigonfio di soldi e di documenti. Danilo, che
non si era accorto di nulla, si ritrova davanti
agli occhi un portafoglio aperto del colore
del suo portafoglio che una ragazza di colore gli porge non senza un lieve imbarazzo,
mentre il ladro gabbato esce precipitosamente dal vagone che sta per ripartire.
Danilo rimane interdetto e solo dopo qualche istante si rende conto che è il suo portafoglio quello che gli è stato messo sotto
gli occhi da due mani nere come la pece. I
compagni del gruppo, che hanno assistito
Danilo Donati
alla rapida sequenza, si complimentano con
la ragazza che si qualifica come una donna
di nazionalità libica, mentre Danilo, in preda
ad una grande commozione, vorrebbe interloquire con la sua benefattrice ma si
rende purtroppo conto della difficoltà della
lingua. Ella riesce anche a lui a comunicargli la sua nazionalità e Danilo vorrebbe ricambiare in qualche modo ma la
metropolitana non gli dà scampo, c’è la fermata dei “Champs Elysées” e loro devono
scendere.
Il commiato è appena un “cinque” accennato con trafelata precipitazione e solo nel
successivo scorrere del vagone Danilo, vedendo in rapida sequenza la sua benefattrice inghiottita repentinamente dall’oscura
galleria, riesce a comprendere appieno la
grandezza del gesto, l’altruismo che ha
mosso quella ragazza sconosciuta a compiere quell’azione riparatrice. Un “beau
geste” che per Danilo ha addirittura il valore
di un risarcimento da ciò che successe agli
italiani nel lontano 1969.
Dire questo è certamente esagerato ma nel
suo cuore l’incredibile accaduto rimarrà per
sempre come una cosa assolutamente speciale!
20
Campo de’ fiori
MA CHI E’ IL MEDICO LEGALE
I
l medico legale è
uno specialista impegnato nella valutazione residua di
esiti, ed a tal fine,
su richiesta dell’autorità
giudiziaria, effettua autopsie.
del Prof.
E’
membro come presiSergio
dente delle commissioni
Funicello
invalidi civili, mentre il medico, privo del diploma di specializzazione
in questa branca, al massimo può essere
vice presidente e, non è inusuale che un
presidente, oberato dalla mole di lavoro, deleghi il suo vice.
Non si ritenga certamente medico legale
specialista chi viene chiamato dalle forze di
polizia solo in occasione di decessi improvvisi o traumatici, ad esempio suicidi o semplicemente morti sospette.
Attenzione: il non riportare sui ricettari il
termine Medico legale o specialista in Medicina legale è proprio di chi non è specialista in Medicina legale e delle
assicurazioni.
E’ di interesse del medico legale anche tutta
la patologia legata ad eventi delittuosi in
penale, in civile, nella valutazione della percentuale del danno biologico.
Si espande in medicina scolastica, quasi
sempre nella culpa in vigilando, ovvero
danno fisico allo studente causato da negligenza o imprudenza del personale insegnante o no; in ambito matrimoniale,
laddove atteggiamenti di una parte portino
a danno nel fisico e/o nella psiche del coniuge, fino all’annullamento del matrimonio
(non dal punto di vista sacramentale ovviamente) anche se non è da confondere col
divorzio; nel diritto; nelle cause di mobbing; nella medicina legale testamentaria
per valutare la capacità a testare e nell’infortunistica stradale (medicina che può essere anche legale, ma quasi sempre
assicurativa).
Altro impegno della medicina legale è nelle
cause della Sacra Rota per annullamento
(questa volta sacramentale) di matrimonio
cattolico; nella valutazione delle pratiche
INPS per la concessione o meno di benefici
come invalidità civile (legge 104/92 - han-
dicap), nel riconoscimento del sordomutismo
o
nelle
commissioni ciechi civili.
Ciò premesso possiamo affermare che
la visita medico-legale è quella finalizzata ad una diagnosi
che può anche non
essere quella iniziale,
ma quella esitale, e
non per prescrivere
una terapia (clinica),
ma nell’ottica investigativa, assicurativa,
risarcitoria, nella irreversibilità o meno della patologia.
Ovviamente la loro utilità è fondamentale e
la loro presenza imprescindibile anche in
sede di tribunale sia come C.T.P. (ovvero
consulente della parte offesa o parte civile
o C.T.U. (consulente tecnico d’ufficio), che
è un ausiliario del giudice ed anche in medicina del lavoro, ma attenzione neanche in
questo caso possiamo parlare di medici legale specialisti per una vacatio legis di certa
interpretazione.
Alla visita medico-legale è fondamentale, da
parte dell’interessato, sottoporre all’attenzione del professionista tutta la documentazione sanitaria in proprio possesso, sia
essa di pronto soccorso o di medici di base
o specialisti privati o pubblici, che abbiano
avuto in cura il soggetto, e tutta la documentazione relativa ad esami di diagnostica
strumentale effettuati.
La relazione medico-legale, attraverso
un’anamnesi, un esame obiettivo e un ragionamento, porta alle conclusioni di valutazione del residuo danno (l’esito
invalidante ovvero il danno che resta a seguito del trauma subito) e ad una quantificazione dei periodi di inabilità totale e
parziale (assenza dal lavoro e periodi in cui
il soggetto non abbia potuto essere pienamente efficiente), nonché alla corretta valutazione della congruità delle spese
mediche sostenute per curare la patologia
esitata nei postumi invalidanti. La relazione
medico-legale nel contesto processuale,
cioè fuori dalla medicina assicurativa, è fondamentale, in quanto completa ed esaustiva descrizione relativa al danno subito e
riportante la valutazione percentuale del
danno biologico o di inabilità.
Nella malpractice medica dovranno essere
vagliati i vari atteggiamenti del medico allo
stato dell’arte che possano essere a difesa
dell’operato del sanitario o indicanti una sua
condotta colpevole e non accettabile, visto
il suo ruolo.
In civile il medico legale valuterà la colpa
dell’equipe, se in tale condizione si dovesse
trovare, mentre in penale la valutazione
sarà del singolo soggetto e anche se in
equipe, singolarmente percentualizzata per
ognuno nei confronti degli altri.
La variazione del ruolo ormai può portare il
medico legale a presentarsi come descrittore factorum anche per personale esercente professione sanitaria, ma non
medico.
Sergio Funicello
Spec medico legale e delle assicurazioni
Spec Chirurgia d’urgenza e di P.S.
Responsabile medicina legale ASL
Per quesiti
[email protected]
Campo de’ fiori
21
Europrogettazione, tra mito e realtà
A chi è destinata e come funziona
Q
uella dell’europrogettazione
sta prendendo
sempre più le
sembianze, in
Italia, di un’autonoma e forte disciplina lavorativa
professionale
di Giuseppe
totalmente indipendente. Si
Ferone
sono moltiplicate, negli ultimi anni, figure professionali composte da singole persone, autonome
e indipendenti, che fanno da tramite per enti
locali o associazioni no profit, scrivendo dei
progetti per conto di questi, che saranno poi
finanziati dalla Commissione Europea attraverso bandi pubblici.
Detta così non suona molto bene e la professione dell’europrogettista sembrerebbe nella
pratica molto ardua e complicata, ma così non
è. I progetti europei, infatti, possono essere
scritti per gli ambiti più disparati, che vanno
dalla cittadinanza europea ad una fiera sul
vino, dalla promozione di corsi di formazione
sul giornalismo ad uno scambio culturale tra
più paesi sul tema della partecipazione attiva.
Insomma, di creatività e fantasia ce ne vuole
parecchia, basta semplicemente attenersi ai
punti chiave che ogni anno la Commissione
Europea redige e pubblica nel suo sito ufficiale. Esistono, inoltre diversi tipi di progetti,
divisi per categoria, e classificati in ordine al
tipo di bando pubblico che la Commissione Europea indice, ad esempio progetti sulla mobilità giovanile, oppure progetti per finanziare la
ricerca e la cultura, o ancora progetti che prevedono la promozione e l’organizzazione di un
meeting, ecc…
Ma per entrare ancora di più nello specifico e
capire come effettivamente si svolge una giornata di lavoro di un professionista dell’europrogettazione abbiamo intervistato, per
Campo de’ fiori, un’associazione onlus del settore. Sos Diritti & Legalità la quale è stata persino presa come esempio, nel sito ufficiale
della Commissione Europea come organizzazione italiana che è riuscita a vincere più bandi
europei attraverso la stesura di progetti validi
ed interessanti.
Abbiamo chiesto al presidente di Sos Diritti & Legalità come si svolge una giornata-tipo di un europrogettista e la
risposta è stata molto chiara:
“Partendo proprio dall’origine, un buon euro-
progettista deve innanzitutto scegliere un potenziale cliente, ossia capire per conto di chi
si dovrà redigere un progetto europeo. I clienti
sono sempre associazioni o enti locali (come
ad esempio un comune o una provincia). Si
reca quindi presso la sede comunale di un
ente territoriale vicino Roma (poniamo esempio) e prende appuntamento con il sindaco. In
un veloce briefing con il primo cittadino, l’europrogettista chiede quali sono i maggiori problemi di quel piccolo comune riguardo l’Europa
(ad esempio uno di questi potrebbe essere la
mancata europeizzazione dei cittadini di quel
comune). Trovato un problema, l’europrogettista passa poi ad analizzare lo stesso problema in un altro tavolo, stavolta non con le
istituzioni pubbliche ma con gli stakeholder del
comune, ossia con tutti i portatori di un interesse preciso, ad esempio la protezione civile
territoriale del comune, oppure la pro loco del
comune, i rappresentanti cittadini, i comitati
di quartiere, le associazioni di commercianti,
ecc… finchè il problema che era stato individuato non viene esaminato dal punto di vista
di tutte le realtà presenti nel territorio. Questo
lavoro porta anche ovviamente a capire le caratteristiche geopolitiche del comune individuato: densità di popolazione, superficie,
problemi generali, la politica che si porta
avanti, la ricchezza dei propri prodotti, la storia, ecc…
Una volta individuato un comune, capito quali
sono i problemi di questo riguardanti l’Unione
Europa, preso contatti con le istituzioni e le realtà associative locali, si procede alla stesura
di un progetto il cui ambito di intervento è già
stato centrato, discusso e stabilito con il sindaco (ad esempio si è deciso di scrivere un
progetto sull’importanza della diffusione e
dell’informazione pubblica riguardo l’Europa,
rivolta ai cittadini del piccolo comune, organizzando un corso di formazione rivolto a tutti
che spieghi bene la cittadinanza europea). Il
progettista passa così alla fase di redazione
del progetto: butta giù un progetto europeo in
nome e per conto del suo cliente: un comune.
In questo caso abbiamo visto che il progetto
non è altro che l’organizzazione di un corso di
formazione gratuito per i cittadini di quel comune e per altri partecipanti europei provenienti da cinque Paesi europei diversi (a scelta
del progettista) riguardo la cittadinanza attiva
europea. Il corso, che dura una settimana e si
svolge nel territorio del piccolo comune è
quindi rivolto a tutti e tende a far integrare i
cittadini locali con quelli provenienti dai cinque
paesi europei.
Una volta terminata la stesura del progetto
l’europrogettista ne discute di nuovo col suo
cliente il quale gli dà carta bianca per inviarlo
online sul sito della Commissione Europea,
candidandosi automaticamente per il bando
pubblico. L’accordo tipico tra europrogettista
e cliente può essere quello che, in caso di vittoria del bando e conseguente finanziamento
da parte della Commissione (che per un progetto simile si aggira intorno ai 30mila euro),
il compenso di chi ha scritto il progetto sarà
tra il 3 ed il 5% del finanziamento.
E qui termina il lavoro del progettista. Una
volta vinto il bando, infatti, spetta al cliente
tutta la fase organizzativa del progetto (il lavoro di project-manager) che consiste nel trovare alloggio per i partecipanti europei,
assicurare loro vitto ed alloggio per tutta la durata del corso di formazione, trovare i cosiddetti
“formatori” ossia coloro che si
occuperanno di insegnare al corso di formazione e, per ultimo, il lavoro di rendicontazione
finale di tutto il progetto”.
Campo de’ fiori
22
TORNO INDIETRO E
CAMBIO VITA
M
arco è sposato con Giulia da quasi
25 anni, ed è per lui un fulmine
ciel sereno quando lei gli annuncia che ha un altro uomo e vuole
la separazione, mettendolo alla
porta. Marco si rifugia dal suo amico Claudio,
inseparabile sin dal liceo. A seguito di un banale
incidente automobilistico, i due fanno un salto
di Catello
temporale e si ritrovano nel 1990, sui banchi di
Masullo
scuola, appena prima del momento in cui
Marco si sarebbe messo assieme a Giulia...
I Fratelli Vanzina con questo “Torno Indietro e Cambio Vita”,
fanno un poker di viaggi nel tempo. Avendone già fatti tre nel
passato della loro prolifica produzione filmica : 'A spasso nel
tempo’ (’96) , ‘A spasso nel tempo - L'avventura continua (’97)’
e 'Il cielo in una stanza (99)'. Si trattasse di stupefacenti, si potrebbe parlare di “abuso”... Dire che il film è scontatissimo , è
praticamente scontato... Di buono è che il film, per i loro standard, non è né truce, né volgare. È anzi garbato e misurato. E
strappa anche qualche sorriso. Azzecca inoltre qualche gag e
qualche richiamo pregevole, come l’impagabile Max Tortora che
ricorda il Vittorio De Sica impenitente giocatore d’azzardo.
FRASI DAL CINEMA
“Ragazzi! Un ragazzo chiede al padre ciclope : papà, perché
abbiamo un occhio solo? Ah, non mi rompere la palla!”. (Raoul
Bova ai colleghi).
“Se tornassi indietro, col cavolo che mi metterei con Giulia, cambierei tutta la mia vita!”. (Raoul Bova a Ricky Memphis).
“Parlatemi della parabola sul piano cartesiano.
La verità è che sono anni che abbiamo smesso di studiare.
Vi ripeto, cosa sapete della parabola?
Nun ne sapemo un cazzo!”. (L’insegnante che li interroga, Raoul
Bova e Ricky Memphis).
“Se non mi metto con Giulia, cambio la mia vita e non sarò infelice.
Gajardo! Me pare ‘a trama de Ritorno al Futuro!”. (Raoul Bova
e Ricky Memphis).
“Non si può andare contro il destino.
Eh, no!”. (Giulia Michelini e Raoul Bova).
VALUTAZIONE SINTETICA (in decimi):
Leggenda:
CAPOLAVORO: 10
DA NON PERDERE: 8
DISCRETO: 6
DA EVITARE : meno di 6
5.5/6
TITOLO: TORNO INDIETRO E CAMBIO VITA
REGIA: Carlo Vanzina
SCENEGGIATURA: Enrico Vanzina, Carlo Vanzina
INTERPRETI PRINCIPALI:
Raoul Bova
...
Marco Damiani
Ricky Memphis
...
Claudio Palmerini
Massimiliano Tortora
...
Padre di Marco (as Max Tortora)
Paola Minaccioni
...
Madre di Claudio
Giulia Michelini
...
Giulia Borghini
Augusto Fornari
...
Lando
Vittorio Emanuele Propizio ...
Gilberto
Michela Andreozzi
...
Madre di Marco
Ivan Bacchi
Alice Bellagamba
...
Daniela
Carlo Luca De Ruggieri
Donatella Pompadour
David Sebasti
PRODUZIONE: RICCARDO TOZZI, MARCO CHIMENZ, GIOVANNI
STABILINI PER CATTLEYA CON RAI CINEMA, IN ASSOCIAZIONE CON
CONSULTINVEST, ESSEQUAMVIDERI
ORIGINE: ITALIA
DISTRIBUZIONE: 01 DISTRIBUTION
DURATA: 95’
SOGGETTO: COMMEDIA
Campo de’ fiori
23
Langolo del Collezionista
Abiti per sognare
4
3
“Colazione da Tiffany” Audrey Hepburn
R
2
“Gli uomini preferiscono le
bionde” - Marylin Monroe
oma, 27
Gennaio
1949, Basilica di Santa Francesca
Romana. Si celebra un
matrimonio, oggi, un matrimonio che consacrerà al
mondo della moda una
di
Letizia Chilelli delle più grandi firme del
Nostro Paese.
La sposa veste un abito meraviglioso,
bianco, in raso di pura seta, il tessuto è rifinito con parti di merletto chantilly, ci sono,
ricamate, anche delle perle e piccoli cristalli
di Venezia. Il vestito è ispirato alla pittura
Italiana del ‘400. Lo strascico, che parte da
una graziosa cuffietta, in tulle, è imponente
con i suoi sette metri, il manicotto della
sposa è anch’esso in raso di seta decorato
con magnifiche orchidee fresche.
C’è tanta Italia in questo matrimonio, anche
se gli sposi sono Americani, il divo di Hollywood Tyron Power, con la complicità della
Città Eterna, ha sposato, infatti, l’attrice
Linda Christian, l’Italia, come dicevamo è
prorompente in queste nozze, con Roma
ma soprattutto con la meraviglia dell’abito
di cui parlavamo; ogni millimetro di questa
vera e propria opera d’arte rende speciale
questa festa, ogni singolo pezzettino di
stoffa è stato plasmato, cucito e amato dalle
meravigliose e sapienti mani di tre sorelle:
Giovanna, Zoe e Micol, le Sorelle Fontana.
Micol, l’ultima sorella in vita, se ne è andata
il 12 Giugno scorso, con lei, la sua classe,
la sua passione ed un altro pezzetto di
quell’Italia che ha fatto sognare tante
“My Fair Lady”Audrey Hepburn
donne e che ha dato a tante Italiane la possibilità di poter credere che la donna, a differenza di quello che si pensava in quegli
anni, poteva essere realmente padrona
della sua vita e del suo destino.
Oltre a Linda Christian, le Sorelle Fontana
hanno vestito tante altre celebrità del
mondo e del cinema: Audrey Hepburn,
Grace Kelly, Soraya, Ava Gardner, Gina Lollobrigida e Jacqueline Kennedy solo per citarne alcune.
Parlavamo di un abito da sogno..ma quali
sono i vestiti dei film che hanno fatto girare
la testa tanto da portare alcuni collezionisti
a comprarli anche per cifre da capogiro?
4° posto: film del 1961, una straordinaria
Audrey Hepburn indossa quello che poi sarebbe diventato il passepartout per tutte le
donne: il tubino nero. Il film è “Colazione
da Tiffany”. L’abito è firmato Hubert De Givenchy ed è stato battuto all’asta per un valore di 923,187 dollari.
3° posto: dal film “Gli uomini preferiscono
le bionde” del 1953 arriva l’abito che vale
1,2 milioni di dollari, si tratta dell’abito rosso
rubino indossato da Marylin Monroe. Abito
“lucente” con la scollatura a “V” effetto
nude look data da un’illusione ottica creata
con un tessuto color carne. Le gambe della
famosa attrice vengono valorizzate da un
profondo spacco, il creatore è William Travilla.
2° posto: il film del 1964 è “My Fair Lady”,
il vestito in questione è indossato da una
meravigliosa Audrey Hepburn (Eliza Dolittle)
in una scena ambientata ad Ascot, (si noti
appunto il cappello), questa pellicola vinse
1
“Quando la moglie è in vacanza” - Marylin Monroe
l’Oscar per i migliori costumi. L’abito vale 3,7
milioni di dollari e la stilista è Cecil Beaton.
1° posto: 1955, una bellissima donna, un
abito avorio stile impero con ampia scollatura e gonna plissettata, una grata ed un
vento “malandrino”..esatto avete capito
bene sto parlando di una indimenticabile
Marylin Monroe in “Quando la moglie è in
vacanza”. L’abito è una creazione, ancora
una volta di William Travilla e vale 5,6 milioni di dollari.
Che film, che attrici, ma soprattutto, come
abbiamo visto, che abiti.. dopotutto come
diceva Ingmar Bergman “Non c’è nessuna
forma d’arte come il cinema per colpire la
coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima”.
Ed è proprio quello che hanno fatto queste
grandi figure del cinema e della moda, ci
hanno permesso di sognare, di ridere, di immaginare..già immaginare ed è con questa
ultimo “quadretto” che voglio lasciarvi: nuvole soffici, metro da sarta, aghi, fili
spille..Micol, Zoe e Giovanna che aggiustano
tagliano, disegnano, cuciono..riuscite ad immaginare come saranno belli i vestiti
lassù?!!!
P.S. A proposito di atmosfere di altri tempi
venite a visitare il mio blog:
http://www.bonbontonmania.blogspot.it/
(Sitografia: diredonna.it, vanityfair.it, moda.san.beniculturali.it).
(La foto che ritrae le Sorelle Fontana; copyright Fondazione Micol Fontana).
Campo de’ fiori
24
La sfera trascendentale è il luogo di elaborazione
di ogni “teoria”
S
ebbene la verità
sia stata per
larga parte incompresa e, fin
qui, poco utilizzata, non c’è dubbio che
ha costituito un imprescindel Prof.
dibile punto di riferimento
Massimo
per la conoscenza ed un
Marsicola
valore per la persona
come per l’umanità.
Vi è tuttavia da considerare che soltanto la
scienza, con il suo metodo, è riuscita a fornire il primo ed unico criterio di verità. Oltre
a questo, quelli adottati da altre discipline
quali la filosofia o la teologia, sono stati
considerati, da Kant in poi, inutilizzabili. E
all’interno della scienza si sono contese lo
scettro della verità molteplici correnti di
pensiero. Empirismo, razionalismo, positivismo…, ciascuna ritenendo di aver intercettato i criteri assoluti per conoscere in verità
le cose.
Oggi appare chiaro, invece, che la scienza
ha intercettato uno soltanto dei criteri di verità possibili. Quello che ha avuto maggiore
esposizione e fortuna. Ma Kant stesso, nodo
cruciale per questo argomento, mentre ha
cercato di porre in essere il criterio di una
conoscenza oggettiva, si è accorto che
quella non è possibile senza il concorso del
soggetto. Aggiungendo però, che tutti i soggetti si rapportano alla conoscenza con gli
stessi criteri. La soggettività, insomma, rispetto al ‘metodo oggettivo’ della scienza,
ha ricevuto nuova luce e considerazione.
Non si vuol dire, con ciò, che il filosofo di
Konigsberg abbia privilegiato la sfera soggettiva, ma si vuole dire che ha messo in
evidenza il concorso fra ‘soggetto’ e ‘oggetto’ nello stabilire il criterio di verità. ‘Sog-
getto’ e ‘oggetto’ che per i neokantiani costituisce la funzione d’ordine di ogni conoscenza possibile.
Secondo Hegel, Husserl e me, invece, ‘soggetto’ e ‘oggetto’ costituiscono soltanto un
momento intermedio del processo mediante
il quale si perviene alla verità. Il primo momento è dato dalla relazione fra la ‘coscienza naturale’ e il ‘mondo’. Il terzo è
costituito dalla costruzione logica della verità mediante il concetto, nella sede propria
dello spirito, senza più fare diretto riferimento al mondo oggettivo che, più giusto
sarebbe chiamare ‘fisico’. E’ precisamente in
quest’ultima situazione e in quest’ultimo
luogo che viene costruita una teoria, una
weltanschauung. Siamo nella sfera trascendentale umana. In essa è presente la verità
‘tutta intera’, nella misura che è stata consentita di raggiungere alla persona, al soggetto che l’ha cercata.
La verità quindi, pur costituendosi a partire
dal rapporto fenomenologico coscienzamondo, è una costruzione spirituale soggettiva, alla quale la scienza contribuisce
secondo la misura richiestagli in funzione
della costruzione della verità ricercata. Accanto alla scienza altre discipline concorrono all’affermarsi ed allo stabilirsi della
verità: l’antropologia, la storia, la filosofia,…
Vi è un altro criterio da richiamare che, per
essere fuori dell’ermeneutica, è da considerarsi extrametodo: l’illuminazione. Vi è una
verità che viene rivelata alla persona singola
direttamente da Dio, da Spirito a spirito,
fatta, più che di parole, di suoni e di immagini, (da una visione partecipata) altrettanto
significative quanto può essere significativa
la comprensione di qualcosa attraverso una
proposizione. Questa verità è di tipo trascendente ed indica il luogo dove la verità
abita originariamente e stanzia. Ad essa,
tutti gli altri tipi di verità, per essere davvero
utili, dovrebbero sempre venire ricondotti.
A margine di ciò, anche se ne va di mezzo
la sostanza stessa di quanto stiamo dicendo, non possiamo non considerare che
la radice greca di Theos è la stessa di theoria. “Teoria” rimanda infatti ad una visione
d’insieme di tipo spirituale, una sintesi
avanzata che consente di abbracciare in un
unico sguardo l’intero universo del
sapere(raggiunto dalla persona), alla quale
si integra “una visione comprensiva” di tipo
materiale, espressa nella weltanshauung,
nella “visione del mondo” che deriva da
welt, mondo.. Come si vede, ancora una
volta, l’intero è dato da fisico e metafisico,
riuniti insieme nella dimensione trascendentale dell’uomo, loro luogo d’incontro. Ma il
primato spetta allo spirito perché è del tutto
evidente che la teoria contiene la visione del
mondo.
Volendo chiosare su tutto questo, dovremmo riconsiderare i concetti finora utilizzati dalla scienza, ma anche quelli
utilizzati dalla filosofia. E si scoprirebbe che
in campo scientifico, più che di teoria, si dovrebbe parlare di “quadro di riferimento
problematico” o argomento. In filosofia invece si potrebbe utilizzare il termine teoria
solo se si volesse esprimere una visione
d’insieme riguardante l’implicazione tra
quelle che Kant ha chiamato le idee della
ragione:anima, mondo e Dio. Conclusione:
mentre per la scienza il termine in questione è stato utilizzato a sproposito, in
campo filosofico non è stato utilizzato ancora.
E possibile trovare Campo de fiori nelle edicole ed in moltissime attività commerciali.
Questo è lelenco completo degli esercizi di Ronciglione nei quali reperire la rivista:
- Caffetteria ‘La Mossa’ - Piazza Principe di Piemonte, 15
- Rio Vicano - Via Cassia Cimina, Km. 19,100
- Le Cheval - Via dell’Ospedale, 1/a
- Bar Casani - Via della Resistenza, 4
- Bar Doppio Senso - Via S. Giovanni Snc
- Caffè Gran Torino - Corso Umberto 1°, 44
- Edicola - Corso Umberto 1°, 18
- Cartoleria Teknica - Via Magenta, 34
- Bar Espressamente Saso - Via della Resistenza, Snc
- Antico Caffè Bellatreccia - Piazza Vittorio Emanuele, 21
- Bar Anitori - Piazza Vittorio Emanuele, 6/6a
- Caffè Nuovo - Corso Umberto 1°, 19
- Tabaccheria Centrale - Piazza Vittorio Emanuele, 19
- FESTIVALBAR - ingresso di Ronciglione via Cassia
- BAR QUATTRO A - via Roma, 56.
- Bar lanzalonga 2 - via capranica 8/D
Campo de’ fiori
25
Quello che non vi hanno mai detto sul
FRASSINO...
I
di Josiane
Marchand
Naturopata
l Frassino può essere una tisana, il
diuretico per eccellenza
diciamolo, ma ciò che
spesso non si sa è che
può alleviare un’allergia in piena crisi oppure che sia un ottimo ed
efficace
coadiuvante
nelle terapie per la
gotta...
Quando un’allergia ai pollini oppure
una crisi d’asma allergica si scatena,
nell’organismo viene liberata una quantità
importante di istamina, molecola che il sistema immunitario libera proprio di fronte
ad un’allergia. E’ questa molecola che provoca i sintomi sgradevoli dell’allergia=pelle
che prude, occhi che bruciano, bronchi che
vi fanno tossire, etc... Se questo dovesse
capitarvi, consumate infusi di foglie di Frassino a distanza ravvicinata. Vi accorgerete
in breve tempo che la crisi diminuirà e che
potrebbe proprio fermarsi. Come si spiega?
Proprio grazie all’eliminazione dell’Istamina
a livello renale provocata rapidamente
dall’effetto diuretico del Frassino. Fate la
prova! Prendete un infuso di foglie di Frassino, nell’arco di un quarto d’ora correrete
in bagno a urinare! Stimolando l’attività re-
nale, il Frassino abbassa il
tasso di istamina e la
crisi...passa!
Reumatismi? Il Frassino-nonostante il suo potente effetto diureticodovuto al mannitolo e ai
sali di potassio presenti
nella foglia- è molto morbido per i reni e conviene
a tutti. Aiuta chi soffre
di dolori articolari drenando sensibilmente l’infiammazione e l’acidosi
creata, direttamente dalle
vie renali. Infatti, molti
non ricordano che spesso
i dolori dell’artrite sono la conseguenza di
un sovraccarico acido presente nell’organismo. L’acidosi demineralizza facendo perdere minerali preziosi, rendendo prima del
tempo più fragili i tessuti articolari e può
condurre all’artrosi. Un eccellente drenaggio
si effettuerà con infusi di foglie di Frassino
usato quasi come terapia. I dolori infatti diminuiscono con l’eliminazione delle tossine
e questo anche grazie agli effetti anti-infiammatori del Frassino. Ed è per questo
che ho citato la Gotta: le persone in piena
crisi avranno un sollievo rapidissimo. Lo
stesso vale per la ritenzione di liquidi e gli
edemi.
L’Albero dalle mille virtù.
Esistono ben 65 specie di Frassino o meglio Fraxinus nel mondo, ma solo 2 specie
si trovano in Europa: il Fraxinus Ornus
che produce un essudato abbondante che
si può raccogliere ovvero la Manna, dall’effetto lassativo delicato, talmente delicato
che veniva consigliato per i neonati; ma non
si trova facilmente. E poi c’è il Fraxinus excelsior che fa parte della famiglia delle Oleacee come l’ulivo per capirci. Produce
anch’esso un essudato (non come la
Manna) che cola dalle sue foglie e dal suo
tronco. Vi accorgerete di aver parcheggiato
sotto un Frassino dalla resina che si staccherà difficilmente dalla carrozzeria!
Le foglie del Frassino contengono anche
mucillagini. Di conseguenza, quest’albero
vanta virtù apparentemente opposte: lassativo e antidiarroico!
Posso affermare quindi che il Frassino aiuta
l’equilibrio intestinale regolarizzandolo a secondo del bisogno!
L’uso del Frassino.
Generalmente è più efficace sotto forma
di tisana. Per un migliore effetto mettete
30/40 grammi di foglie per litro d’acqua.
Scaldate l’acqua fino al suo “fremito” e poi
spegnete. Lasciate riposare circa 15 minuti.
3 tazze al giorno per 3 settimane saranno
efficacissime. Dopo una settimana di pausa,
potete riprendere la stessa cura con la
stessa durata per un risultato più duraturo.
In uso preventivo, il Frassino può essere
consumato regolarmente durante l’anno,
eventualmente con succo di limone, ai
cambi di stagione, anche a giugno periodo
in cui se ne raccolgono le foglie. Se la tisana
non fosse di uso pratico per voi, scegliete
l’estratto idroalcolico ma dimenticate proprio le capsule per un vero drenaggio. E ora
sta a voi.
Dimenticavo, il Frassino ha poteri magici:
un pezzetto del suo legno cucito in tasca accelera la cicatrizzazione delle piaghe
aperte; una credenza questa probabilmente dovuta al forte contenuto di tannini
della sua scorza....
Abbiate cura di Voi!
26
Campo de’ fiori
Le scuole a Civita Castellana
nell’800
I
Continua dal n. 124...
l 21 dicembre 1917
si discussero i rapporti con ditta COOP E R A T I V A
COSMATI, che a
causa dei ritardati pagamenti dei s.a.l. aveva sodi Francesca
speso i lavori dell’edificio.
Pelinga
Il 9 maggio 1918 ci fu la
rimozione del carro funebre dalla rimessa
della chiesa di san Giorgio (vecchio cimitero), viste le lamentele della scuola. Il 18
novembre 1920 si discusse la modifica del
piano di studi delle nuove scuole serali all’ISA: non soltanto la ceramica ma lo studio
e l’applicazione di altri mestieri utili ai cittadini, si chiese la modifica del r.d. n.944 del
03.05.1914.
RIEPILOGO DEI COSTI REALIZZATIVI:
EDIFICIO SCOLASTICO:
£.200.000,00 - 1° mutuo R.d. 06.10.1912;
£. 65.000,00 - 2° mutuo suppletivo R.d.
01.05.1921; £.377.000,00 - 1° perizia di variante del 08.01.1920; £.630.000,00 - 2°
perizia
ultimazione
delle
opere;
£.630.000,00 - 2° perizia ultimazione delle
opere. Totale: £.1.272.000,00.
ISTITUTO D’ARTE:
£. 70.000,00 - mutuo del 12.02.1917 delibera n.2642; £.429.382,00 - 1° importo dei
lavori del 08.07.1922 delibera n.6196;
£.391.000,00 - perizia finale. Totale:
£.890.382,00.
Il 21 Novembre 1920, con delibera n.6, il
comune ordinò alle scuole di trasferirsi definitivamente nella sede di Via XXV Aprile e
di lasciare liberi i locali al piano terra e al
piano primo del palazzo Andosilla. La nuova
scuola (’edificio) fu intitolata a Tommaso
Tittoni senatore, frequentatore di Civita e
amico del Basili.
Le lezioni dell’ISA nella nuova sede erano
già iniziate nell’a.s.1915/1916.
Lo stesso palazzo Andosilla era già stato trasformato e con delibera n.492 del
20.07.1920 si autorizzò il cambio di destinazione d’uso dell’ala prospiciente Piazza di
Massa, da scuola in civili abitazioni, su progetto del tecnico comunale Ugo Favalli, che
diventerà esecutiva dal 1924.
CRONOLOGIA DELLE SEDI:
ISTITUTO D’ARTE
1883-1899 seminario vescovile
1899-1920 palazzo Andosilla e forte Sangallo
1920-2015 sede di via Gramsci
EDIFICIO SCOLASTICO
1883-1899 seminario vescovile e palazzo
comunale
1899-1924 palazzo Andosilla
1924-2015 via XXV aprile
Il 25 ottobre 1921 venne istituita la SCUOLA
TECNICA COMUNALE DI ARTI E MESTIERI,
con il sindaco Gioacchino Picchetto.
Il 15 Marzo 1922 con delibera n.342, si appaltarono, alla ditta locale COOPERATIVA
CAVATORI E TERRAZZIERI, la strada per
l’Edifico e la scuola di Arte e Mestieri, per
un importo di £.10.728,90. L’11 Ottobre
1922, si deliberarono gli stanziamenti finali
per l’edificio e l’ISA, nonché la fase finale
degli espropri dei terreni. Il salone Cicuti
venne dato al Patronato Scolastico e il ricavato fu devoluto a favore dell’asilo. Il 9 novembre 1922, il comune deliberò l’aumento
di £.100,00 del contributo che già si erogava, a condizione che la scuola d’arte istituisse un corso serale di disegno e nozioni
di fisica e chimica per gli operai; il 30 dicembre 1922, con delibera comunale n.59, il
commissario prefettizio istitui una SCUOLA
SERALE PER OPERAI ADULTI, affidata alla
direzione ed ai docenti dell’istituto d’arte.
Una scuola spiccatamente tecnica e professionale per migliorare la cultura della classe
operaia e come obiettivi principali lo sviluppo delle capacità produttive dell’artigianato locale. Si suppone che il Midossi abbia
opposto resistenza ad una attività contraria
agli scopi della scuola d’arte e che il commissario prefettizio con delibera apposita lo
abbia messo alle strette. Il 2 marzo 1923,
vista la disponibilità, Midossi fece dei corsi
serali di disegno e tecnica agli operai adulti,
e si aumentò il contributo annuo alla scuola.
Lo spazio antistante le scuole diventò un
parco chiamato Parco della Rimembranza in
onore ai caduti della guerra 1915/18. Il 23
marzo 1924 ci fu il COLLAUDO DELL’EDIFICIO SCOLASTICO. Ecco il riepilogo dei
mutui e l’analisi delle fasi di costruzione:
1912 inizio dei lavori che proseguirono fino
al 1914, interruzione bellica, 1918-1924
completamento dell’edificio. Dal collaudo
emerge il costo finale dell’opera:
£.1.051.299,27. Una parziale interruzione
dei lavori si registrò dal 1920 al 1922 perché
si aspettò la definitiva assegnazione di
£.377.000,00 sulla base del Regio Decreto
n.1704 del 19.11.1921 per il completamento delle opere. Vennero fatti costruire
degli attaccapanni per un numero di 250
posti, 5 banchi nuovi a due posti e fecero
ridurre da 4 posti a 2 quelli già esistenti, si
commissionò il lavoro al Sig. Dionisi Fiore
per la somma di L.1280. Nell’appalto iniziale
l’ing. Guazzaroni parlava di 100 banchi a
due posti per l’asilo, 400 per la scuola elementare, 18 cattedre per le insegnanti e 80
tende per la somma di: L.135,00 banchi,
L.108 cattedre, tende L.27,20, per un totale
di L.173,000.
La Mensa dell’asilo infantile
Sempre nel gennaio del 1918 il Consiglio
approvò il capitolato d’appalto per la somministrazione della refezione all’asilo infantile con la raccomandazione che l’asta
pubblica fosse fatta nel più breve tempo
possibile. L’Appaltatore per partecipare all’appalto doveva depositare nella Cassa Comunale, in via provvisoria, titoli di debito
pubblico nazionale al valore di borsa di
L.200, che sarebbero stati restituiti appena
fosse cessato il contratto della durata di un
anno: dal 1 gennaio al 31 dicembre.
La minestra doveva essere non meno di
mezzo litro per bambino e la pastasciutta
una volta la settimana; la direttrice doveva
scrivere su un foglio giornaliero il numero
dei bambini, delle assistenti e inservienti. Il
Comune pagava per ogni pasto L.0,20.
La refezione scolastica venne assegnata al
sig. Mozzetti Baldassarre e aumentata nel
1921 a L.0,42 per ogni pasto. Nel 1922 il
Commissario Prefettizio decise di gestire in
economia il servizio di refezione e diede al
Sig. Parrocini Domenico la somma di
£.500,25 per i generi alimentari e £.160 a
Cingolani Battista per l’opera prestata in cucina nel periodo 24 Ottobre - 30 novembre
1922.
Nel 1921 i bambini pagavano L.5 mensili
per poter frequentare l’asilo.
Le insegnanti e inservienti dell’asilo infantile erano:
1917- Direttrice dell’asilo - maestra giardiniera Maria Marsullo ved.Tedeschi, con nomina annuale di Direttrice con un stipendio
annuo di L.1200
1919 - Buglione Elisabetta – stipendio mensile di L.200
1921- Ceccarelli Maria – insegnante stipendio L.2400
Tedeschi Maria- insegnante
stipendio
L.2400
Baroni Antonia- inserviente asilo stipendio
L.1200
Del Priore Maria – inserviente scuola stipendio L.1200
Midossi Venilia- inserviente scuola stipendio
L.1200
Cruciani Antonia-inserviente asilo stipendio
L.1200
1921- Tommasa Silei-inserviente
1922- Lombardi Bice direttrice con stipendio
di L.300 mensili.
Continua sul prossimo numero….
Campo de’ fiori
A TU PER TU
27
Rubrica di Psicologia e Psicoterapia
Una figlia preoccupata per la madre operata di tumore al seno
"Mi chiamo Elisa ed ho 38
anni. Le scrivo perché a
mia madre, all'inizio di
Aprile, è stato diagnosticato un calcinoma maligno
alla mammella sinistra. La
notizia è stata un duro
della Dott.ssa
colpo per tutti. FortunataAlessia Pagani mente siamo riusciti ad acPsicoterapeuta corgercene per tempo ed è
stata subito sottoposta ad
intervento chirurgico. Il primo ciclo di chemioterapia sta per terminare e sembra aver
fatto effetto. Quello che mi preoccupa però
è il suo stato d'animo. E' vero che la cura la
rende debole e stanca fisicamente, ma mi
sembra che abbia perso lo spirito di ritornare
alla sua vita di prima. Cosa posso fare per
lei? La ringrazio molto"
“Ho superato un tumore alla prostata aggressivo, ho smesso i trattamenti da mesi e
tutti gli esami clinici vanno nella giusta direzione. Eppure sono depresso”. Si apre così la
sezione del New York Times Magazine che
ogni settimana dedica spazio a Dana Jennings, giornalista americano colpito dal cancro nel 2008 che ora descrive ai lettori la sua
esperienza con la malattia. Sembra quasi
strano che un paziente oncologico manifesti
sintomi depressivi nella fase conclusiva del
percorso chemioterapico, eppure sono molte
le dinamiche che ne giustificano la comparsa.
A volte per sopravvivere alla malattia è necessario bloccare le proprie emozioni durante
la fase del trattamento, ma quando la cura è
terminata il blocco crolla e le emozioni riemergono prepotentemente. Inoltre, durante
le terapie ci si sente molto seguiti, quasi
“protetti” dall’ambiente ospedaliero e la loro
conclusione può essere vissuta come un abbandono che può trasmutarsi in depressione.
Secondo lo studioso Burgess, rispetto alla
diagnosi di tumore esistono quattro profili di
coping, cioè di adattamento all’evento negativo:
•
hopelessness/helplessness, caratterizzato da elevati livelli di ansia e di depressione,
dall’incapacità di mettere in atto strategie cognitive finalizzate all’accettazione della diagnosi,
dalla presenza di numerose risposte comportamentali,
•
spirito combattivo, contraddistinto da moderati livelli di ansia e di depressione e
da numerose risposte di conforto, palliative e comportamentali, attraverso le quali il paziente
cerca di reagire positivamente e costruttivamente alla situazione, mantenendo una convinzione di controllo sulla malattia;
•
accettazione stoica, con bassi livelli di ansia e depressione
•
negazione/evitamento, in cui appaiono del tutto assenti sia le manifestazioni ansioso-depressive, sia le strategie cognitive.
Da questa premessa si evince che la condizione depressiva fa parte della patologia stessa e
ne è giustificata; ciò che, comunque, si può fare per preservare o migliorare il benessere
psicologico di un familiare malato di tumore è conoscere e riconoscere i suoi bisogni (anche
quelli inespressi) per accoglierli e soddisfarli serenamente:
Nel caso in cui i sintomi depressivi diventino tali da limitare la vita affettiva, lavorativa e sociale del soggetto o interferiscano negativamente con le cure, è necessario chiarire al paziente l’influenza ed il peso delle determinanti psicologiche nell’ambito delle malattie “fisiche”
e indirizzzarlo presso uno specialista/psicologo per un percorso mirato e professionale.
Inviate i vostri quesiti a cui verrà risposto dalla nostra esperta. Gli indirizzi
ai quali scrivere sono i segueti: [email protected] o [email protected]
Campo de’ fiori
28
L’angolo del grafologo
LA SCRITTURA DRITTA
D
efiniremo
una
scrittura “Dritta”
quando l’inclinazione delle lettere, e in generale delle
parole, si mantiene prevalentemente perpendicolare
al rigo di base. È il segno
del Prof.
modificante della volontà
Piero Mecocci
ed indica sostenutezza in
Grafologo
tutte le manifestazioni,
nell’affetto, nel comportamento e nel parlare.
Indicazioni intellettive e aspetti
temperamentali
Grande fermezza nelle azioni. Carattere
rigido che non ammette deroghe. Generalmente si concedono poco, poiché inflessibili
anche con se stessi. Quando assumono una
posizione, procedono con fermezza e con
chiarezza d’idee. Non hanno timori degli
ostacoli ed affrontano con coraggio anche
situazioni difficili. Negli affetti si dimostrano
scarsamente inclini a manifestazioni di passionalità. Hanno un’affettività profonda
ed sono capaci di dedicare molto alla persona cha amano. Si dimostrano sostenuti
anche nel comportamento. Sostanzialmente
sinceri ed onesti, si attendono dagli altri
un comportamento simile. La loro caratteristica è la determinazione e sono pronti a subirne le conseguenze positive e negative.
Grado di responsabilità molto elevato
e sono sempre lineari nei comportamenti.
Se riveliamo il Calibro Grande insieme a
dritta, le caratteristiche sopra dette riguardano principalmente il lato esteriore, solennità negli atteggiamenti e sentenziosità nei
giudizi. Adatti a cariche decisionali e riescono bene nella direzione del personale,
nella carriera militare ed in tutti i compiti
che richiedono forza morale. Dal punto di
vista somatico, occhio deciso, portamento
eretto, timbro della voce ben definito.
Se desiderate conoscere
la vostra personalità
attraverso l’esame della
vostra grafia,
contattateci ai seguenti
indirizzi e-mail:
[email protected] [email protected]
La vostra perizia grafica verrà pubblicata
gratuitamente e mantenendo l’anonimato,
sulle pagine della nostra rivista.
BAMBINI E ANZIANI IN MUSICA: UNA VERA FESTA
Grande festa al centro anziani della Balduina di Roma
I
l giorno 7 giugno scorso a Roma al
Centro Anziani della Balduina in
Piazza Mazzaresi si è svolta una vera
festa che ha coinvolto bambini e anziani: due età che, notoriamente, si
intendono alla perfezione visto che hanno
la libertà necessaria per “capire l’essenziale”
e riuscire a condividere le passioni comuni.
L’occasione è stata il saggio di fine anno del
valente gruppo di coristi “I temerari della
Balduina”, diretti dalla Maestra di Coro
Maria Cristina De Santi, accompagnati al
pianoforte dal Maestro Salvatore Piras, che
hanno cantato musiche popolari come Re-
ginella e operette tra cui celebri arie tratte
dal Cavallino Bianco, Cin-Ci-Là e Donne,
Donne Donne dalla Cavalleria Rusticana.
Inoltre, una delle coriste nonché nonna di
una bambina Gaia, la signora Gabriella
Belfiore ha avuto la brillante idea d’invitare
i bambini del Coro della Scuola S. Francesco
D’Assisi, una scuola pubblica della zona di
San Pietro. L’occasione è stata afferrata al
volo dai bambini ed alcuni rappresentanti
della classe I B e un’esponente della
quarta elementare sono intervenuti festosamente, diretti dalla Maestra Maddalena,
e si sono esibiti in alcuni brani scelti del loro
spettacolo “L’Italia in Musica” – breve viaggio nella canzone popolare italiana- dalla
Monferrina, celebre ballata piemontese alla
siciliana Ciuri Ciuri senza dimenticare la famosa canzone romana “La società dei magnaccioni” o la romantica abruzzese
Reginella Campagnola. I bambini cantavano
a cappella e mimavano le parole dei brani
che, in alcuni casi, avevano imparato a danzare. Il repertorio è stato scelto dalla Maestra Maddalena dalla tradizione popolare
perché ritiene importante che i bambini
conservino il ricordo della nostra storia. Al
termine della manifestazione, tutti insieme,
piccoli e grandi, hanno intonato l’Inno di
Mameli. Il saggio è stato dedicato al ricordo
del Presidente Carlo Calicchia. Ci sono stati
poi regali per i bambini e fiori per le Maestre
e il Maestro. E’ stata un’occasione indimenticabile in una domenica di giugno, di condivisione tra tutte le generazioni: bambini,
genitori che li accompagnavano, e anziani a
dimostrazione che, a volte, basta poco per
creare una vera armonia, che contrasta efficacemente l’isolamento della nostra vita.
Sandro Alessi
Campo de’ fiori
29
Come eravamo
di Alessandro
Soli
numero...
Il nostro storico collaboratore Alessandro Soli ha
voluto riproporre su questo numero della rivista un
suo vecchio pezzo, pubblicato precisamente sul n.
18 del 2005.
Ma chi sarà questo bambino ritratto nella foto?
Lo saprete sul prossimo
Tutti al mare...
I
niziava così una vecchia canzone
della grande Ga-briella Ferri:
“tut-ti ar mare, a mos-trà le
chiappe chiare”. In questi primi
giorni d’estate, il richiamo verso la
sabbia e l’acqua salata è grande, tutti veniamo presi dalla bramosia di tuffarci in
cerca di refrigerio. Negli anni ’60 l’italiano
medio, quello che Alberto Sordi ha così
ben impersonato in tantissimi fillms, cercava a modo suo, di vivere l’agognata vacanza, seppur domenicale, recandosi verso
le località balneari, per poter poi dire con
orgoglio, il lunedì mattina sul posto di lavoro: “c’ero anch’io”. Certo i romani, con
Ostia, Fregene e le altre località della
costa laziale , ad un tiro di schioppo, sono
da sempre stati dei privilegiati, rispetto a
noi che abbiamo il mare a non meno dei
canonici 70 km di Tarquinia o Ladispoli,
per citare le “onde” più famose della zona.
Lo spirito pionieristico che animava quei
“fagottari” della domenica, è rimasto invariato anche negli anni a venire, passando
dalla Tenda da campeggio, alla Roulotte,
per arrivare ai super accessoriati Campers
e Caravan, vere e proprie case viaggianti.
Già, quello spirito che animava le mamme
nelle levatacce del mattino, quando la casa
si riempiva dei profumi della pasta al
sugo, della frittata, o della cotoletta
panata, che alzandoti vedevi pronti in
terra nei recipienti cosiddetti “termici” e,
che al momento del pranzo, rivelavano la
loro vera identità, avendo reso il cibo caldo,
freddo e le bevande fredde, calde. Il rito
della partenza, quando tuo padre, che
aveva la Seicento, per un giorno rimpiangeva la laurea in ingegneria delle costru-
zioni, perché l’auto, avendo il motore posteriore e il cofano anteriore occupato dalla
ruota di scorta, lo costringeva a caricare e
scaricare i bagagli innumerevoli volte. Per
fortuna che sul tettino aveva messo il portabagagli. Allora la gloriosa Seicento, pian
piano assumeva una forma piramidale, con
sotto le sdraie, poi l’ombrellone, la
ghirba dell’acqua, il piccolo canotto, i
remi del canotto, le ciambelle, le pinne
e gli occhiali (il fucile da sub ce l’avevano
ancora in pochi), il tutto legato da quegli
elastici multicolori, che avevano alle
estremità dei piccoli ganci neri, che se malauguratamente ti scappavano durante la
loro tensione, rischiavi tumefazioni e dolori
atroci. Poi finalmente: “Tutti ar mare..”,
o meglio, in viaggio verso il mare, perché
per fare settanta Km, considerando auto e
carico, si impiegava molto più di un’ora e
mezza. In auto si sudava, i finestrini erano
aperti, ma la seicento era quello che era,
lungo la strada ogni tanto vedevi qualche
macchina ferma, il cofano alzato, col radiatore fumante, incrociavi le dita e proseguivi,
sperando di non avere gli stessi problemi.
Ogni tanto ti attaccavi alla borraccia, davi
una sorsata e pensavi all’arsura che avresti
provato uscendo dall’acqua salata, poi la richiudevi fiducioso, pensando al ghiacciolo
arcobaleno (ogni strisciolina colorata
aveva un gusto diverso) che avresti comprato sulla spiaggia. Infine dopo lungo penare si arrivava e, appena compariva la
spiaggia, non stavi più nella pelle, addirittura cominciavi a spogliarti in macchina,
tanto il costumino l’avevi già indossato a
casa, come del resto tutti i componenti
della famiglia.Il problema si sarebbe presentato alla sera quando dovevi rivestirti,
allora ci avrebbe pensato mamma, creando
uno spogliatoio quadrato con i teli da spiaggia tenuti su dalle sue mani, da quelle di
papà e da quelle di tua sorella.Dopo aver
parcheggiato iniziava l’ultima fase prima
del tanto agognato tuffo in mare: si doveva
scaricare tutto, l’onere spettava interamente a mamma e papà, perché insieme a
tua sorella, eri già corso sulla spiaggia , incurante del bruciore che la nera e ferrosa
sabbia di Ladispoli provocava sui tuoi piedini scalzi, correvi, correvi sempre più veloce, fino ad arrivare al refrigerio del
bagnasciuga quando……
continua sul prossimo numero......
Campo de’ fiori
30
Parliamo di Funghi
con Giampietro CACCHIOLI, micologo
I
Le Famigliole, ovvero I Sementini
funghi noti come “Famigliole”, chiodini, sementini,ecc., appartengono al
Genere Armillaria (“…che porta un
braccialetto”; da armilla , bracciale in
latino). In Europa, ne sono state definite e delineate morfologicamente
cinque
specie con l’anello e 2
senza anello. Dopo i
porcini sono il genere di
funghi spontanei più
commercializzato in Italia. Le Armillaria sono funghi parassiti (provocano il marciume radicale fibroso degli
alberi ) ma dopo la morte della pianta ospite
si comportano da
saprofiti nutrendosi del legno
morto. Crescono,
formando
cespi
numerosi, anche
su radici interrate di piante; alcune specie
però si presentano in pochi esemplari riuniti
o in esemplari singoli. Sono funghi leucosporei (spore e lamelle bianche), con lamelle adnate (che, con il lato corto della
lamella, si accostano e quasi combaciano
con il gambo) o leggermente decorrenti. In
quasi tutte le specie è presente un velo parziale (a protezione delle lamelle) che
(quando si lacera dal cappello) forma un
anello più o meno definito. Il cappello è
decorato da minute squamule di vario colore e, al margine (bordo) presenta una
striatura spesso ben evidente. Il gambo
presenta una struttura molto fibrosa e coriacea che ne richiede, per scopi alimentari,
una totale eliminazione (almeno sotto
l’anello). Genere di
funghi tipicamente
autunnali, nel nostro
territorio è presente
con alcune specie
tra cui Armillaria
mellea, la famigliola più conosciuta
e raccolta, e Armillaria tabescens,
specie
senza
anello.
Armillaria mellea (per il color miele presente in varie parti del fungo).
Cappello dai 3 ai 15
cm, prima convesso,
ma presto, con l’età,
piano e umbonato;
margine ondulato,
striato. Col tempo
umido la cuticola è
viscida. Il colore
varia dal miele, a
cannella, cuoio, fino
a brunastro, bruno rossastro o olivastro a seconda delle essenze arboree che ospitano il
fungo (più chiaro su robinia, sambuco, gelso,
pioppo, nocciolo o alberi da frutto; più scuro
su castagno, quercia, ontano). Più scuro al
centro, decorato da sottili squamule,
maggiormente presenti
nell’umbone centrale del
cappello che, in parte,
scompaiono con la maturità (o a seguito di pioggia).
Lamelle rade, basse (lo spessore dal filo al
bordo superiore), un poco decorrenti sul
gambo; prima bianche- biancastre con
iridescenze gialle o
rosee. Quando il fungo
è “vecchio” appaiono,
stinte, con tonalità
sempre più scure come se fossero arrugginite (specialmente sul filo della lamella).
Gambo fino a 18 cm, slanciato, fibroso, elastico, midolloso, assottigliato verso la base; roseo
e striato in alto, brunastro e via via più scuro dall’anello al piede.
Anello Il velo parziale
forma un anello supero
(vicino alle lamelle), simile alla parte superiore di una calza svasata (armilla) di notevole spessore, duraturo,
striato di sopra, bianco
pallido, bruno-giallastro
fino a bruno-rossastro
nella parte sottostante.
Carne bianca, soda quella del cappello, fibrosa e coriacea quella del gambo (quando
è ocra, bruno scuro), che
per tale motivo non deve
essere utilizzato ai fini alimentari. Odore tenue,
fungino, non molto gradevole. Sapore acidulo,
dolciastro.
Commestibilità: In Italia una intossicazione su quattro è provocata da funghi del
Genere Armillaria. Infatti sono buoni commestibili se ben cotti ma se cotti male
o crudi sono tossici. Devono essere prebolliti ( per almeno 20 minuti) con eliminazione dell’acqua (scolatura ) e quindi
definitivamente cotti. Il congelamento da
crudi non sostituisce la prebollitura anzi
pare che abbia provocato casi di intossicazione; sembra che il congelamento fissi le
tossine che, anche se poi i funghi saranno
ben cotti, non verranno smaltite completamente. Questo fenomeno si registra anche
in caso di gelate , per cui è sconsigliato raccogliere gli esemplari che hanno subito gelate. I gambi di color marrone sono per molti
indigeribili poiché contengono un’alta concentrazione di chitina ( è come se mangiassimo il guscio di una aragosta).In Francia si
sono verificati numerosi casi di intossicazione
per consumo di esemplari vecchi tanto che i
micologi d’ oltralpe parlano di “ Sindrome armillarica” ( si ipotizza che i sintomi vengano
provocati da un batterio o un composto ad
azione antibiotica presente nei funghi vecchi
o sottoposti a gelate ). Per questo le famigliole vanno identificate e selezionate mentre
si raccolgono, scartando sul posto i gambi
non utilizzabili e gli esemplari vecchi. Vi ricordo che la legge regionale del Lazio consente la raccolta giornaliera di un massimo
di tre chili di funghi di tutte le specie, così
che se scartiamo i gambi possiamo raccogliere tre chili di soli cappelli.
Attenzione : posso crescere sullo stesso
tronco funghi tossici accanto o frammisti a
funghi saprofiti commestibili.
I casi di confusione più frequenti avvengono
per la presenza del fungo detto “zolfino” :
Hypholoma fasciculare; il fungo lignicolo
più diffuso in assoluto,
che (in ogni stagione)
cresce a cespuglio
come Armillaria mellea. Vediamo le differenze morfologiche
costanti tra lo zolfino e il “chiodino
buono”.
Hypholoma
fasciculare.
Cappello: è liscio,
giallo zolfo, fulvo al centro. Non presenta
squamule, non ha il
bordo striato come invece ha Armillaria
mellea.
Lamelle: prima giallo
verdastre poi bruno
violacee (iantinosporee), Armillaria mellea le
ha biancastre – leucosporee – infine stingono
e appaiono come rugginose.
Gambo: giallo zolfo,
mai con anello ma
con velo parziale cortiniforme, evanescente
(simile a brandelli di
ragnatela). Le spore violetto-brunastre
ricadendo si depositano sul gambo accentuando il contrasto con la superficie gialla
sottostante (Armillaria mellea ha invece
l’anello ben evidente e le spore bianche).
Carne: gialla, brunastra
alla base del gambo.Sapore decisamente amaro
anche dopo cottura (in Armillaria carne non
amara e mai gialla).
Lo “ zolfino” ha provocato intossicazioni serie
(Sindrome gastrointestinale) talvolta di
notevole intensità che possono complicarsi
con un interessamento epatico tale da pregiudicare la vita.
Campo de’ fiori
32
LA RUBRICA DEGLI EROI
Dedicata ai combattenti della Grande Guerra di Civita Castellana
Giulio Angeletti e Filippo Mezzanotte
Premessa: quando si fanno
ricerche storiche su vicende belliche accadute
circa cento anni fa, i documenti consultati, sono per
la maggior parte scritti a
mano e di conseguenza,
soggetti sia all’errore di chi
di Arnaldo Ricci li ha scritti che a quello [email protected]
rivante dall’ interpretazione
calligrafica di chi legge. Anche adoperando la
massima attenzione nell’estrapolare informazioni attendibili, ritengo che vi potrebbe essere
un certo margine di imprecisione fisiologica,
indipendentemente dalla volontà del ricercatore. Molto spesso i vari documenti sono contrastanti, anche perché vi sono molti casi di
omonimia (basti pensare che nella prima
guerra mondiale, solo in Italia sono stati mobilitati più di quattro milioni di uomini!....nati
fra il 1874 ed il 1899). Pertanto chi volesse
avere informazioni, ritenute ufficialmente precise, deve richiederle all’ufficio preposto del
ministero della Difesa, sezione Onorcaduti.
I
stra 3° offensiva.
Ben 67.000 nostri militari furono messi fuori
combattimento (56.000 feriti ed 11.000
morti); gli Austriaci ebbero anche loro
31.000 feriti e 9.000 morti.
Chi subiva le perdite maggiori su tutti i
fronti nella 1° guerra mondiale erano sempre gli attaccanti!
Anche il soldato Giulio Angeletti di Civita
Castellana, fu colpito a morte in questa battaglia e morì per ferite riportate in combattimento, il giorno 21 ottobre 1915; per il
suo comportamento eroico gli venne concessa la medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Il colonnello Giletti Edoardo, suo comandante di reggimento, cadde due giorni
dopo, il 23 ottobre 1915 all’età di 52 anni e
fu decorato della Medaglia D’argento al
Valor Militare.
Sul libretto ritrovato, a pagina 12 viene dedicata dall’autore, una composizione poetica in onore del nostro soldato civitonico,
caduto a soli 21 anni di età! Rabbrividisco,
pensando ai suoi genitori, quando ricevettero dal ministero della guerra (come si
chiamava allora il ministero della difesa) il
maledetto telegramma.
commemorato nel libretto a pagina 13, fu
un Ufficiale, il Capitano Filippo Mezzanotte, decorato della Medaglia d’Argento al
Valor Militare. Nacque a Civita Castellana il
giorno 23 agosto 1887; suo padre si chiamava Antonio. Questo valoroso Capitano
morì in seguito a ferite riportate in combattimento, all’età di 28 anni, il giorno 23 ottobre 1915 nell’azione per conquistare il
monte Boschini superiore.
Anche l’azione bellica nella quale perse la
vita il Capitano Mezzanotte è inquadrata
dagli storici nella 3° battaglia dell’Isonzo.
Il reggimento dove prestava servizio Il Mezzanotte era il 132° fanteria, che, insieme al
131°, faceva parte della brigata Lazio (29°
divisione fanteria), avente sede a Roma, da
dove partì in ferrovia per il fronte il giorno
27 maggio 1915, con destinazione Ranzano
– Vigonovo (Udine).
Dopo vari impieghi, il 23 ottobre 1915, tutta
la brigata Lazio al comando del generale
Raffaele Schenardi, viene lanciata all’attacco ed il reggimento del Capitano Mezzanotte ebbe l’ordine di conquistare il monte
Boschini superiore; il bilancio di questo attacco fu, solo per il 132° rgt, di 14 morti fra
gli ufficiali, compreso il Capitano Mezzanotte e 485 militari di truppa. Anche se i nostri soldati arrivarono a ridosso delle trincee
nemiche, esse non furono conquistate in
quell’occasione, nonostante il grande eroismo di molti.
Europa nel 1915
l soldato Giulio Angeletti nacque a
Civita Castellana il 10 febbraio 1894,
suo padre si chiamava Nicola.
Quando l’Italia entrò in guerra il 24
maggio 1915, egli era già sotto le
armi come militare di leva (a quei tempi la
permanenza nella leva, era di 24 mesi); era
inquadrato nell’Esercito, in fanteria, nel 37°
reggimento che insieme al 38°, faceva parte
della Brigata Ravenna, con sede ad Alessandria (tutti i militari chiamati nella guerra
15/18, erano inquadrati o nel Regio Esercito
o nella Regia Marina; le uniche due forze armate allora esistenti; la Regia Aeronautica
non esisteva, infatti essa nacque nel 1923).
Le ostilità erano già iniziate da 5 mesi
quando il giorno 18 ottobre 1915, il comandante in capo delle forze armate italiane,
Generale Cadorna, diede di nuovo l’ordine
di attacco contro gli austroungarici sul
fronte dell’Isonzo. Le operazioni belliche di
questa offensiva si protrassero fino al 4 novembre dello stesso anno. Gli storici, poi, la
definiranno come 3° battaglia dell’Isonzo.
Alla fine di questa battaglia però non vi fu
un risultato tangibile di avanzata territoriale
per noi italiani; infatti gli austroungarici resistettero tenacemente respingendo la no-
Un esempio di telegramma di avviso della
morte di un militare durante la guerra 15/18
del ministero della guerra
Foto del 1915 della zona Boschini
Un altro eroe di Civita Castellana, anche lui
…continua
nel prossimo numero….
33
Campo de’ fiori
La festa della Madonna di Maregnano
di Vignanello, 25 e 26 Luglio
C
orreva l’anno 1950
quando nel rione
di Piedisole una
donna chiamata
Teresa Chiricozzi (conosciuta dai vignanellesi come Teresa
A’ Sambona) decise di
organizzare una piccola
festa dedicata alla tela
della Madonna, donata
da un gruppo di persone
di Viterbo.
Teresa radunò tutti quelli
che conosceva, dai grandi ai
più piccini e fece di tutto di tutto
per raccogliere i fondi, trovando la massima disponibilità di tutti i piasolesi, che parteciparono con molto entusiasmo.
In quei giorni di festa, Teresa portò la tela
che era situata in via Maregnano (dove oggi
sorge una piccola cappella in suo onore)
fino all’inizio della via (dove oggi vi è un garage), lì venne allestito un altare fatto con
lenzuoli bianchi e celesti, e chi passava si
fermava per vedere questa piccola festa che
nel paese di Vignanello era
molto rinnomata. Fiore
Fiorentini organizzò
una corsa detta “dei
pignatti” con ricchissimi premi. Il
gioco consisteva
nel rompere dei
contenitori di cocchio appesi ad un
filo
che attraverTeresa
sava in orizzontale
Chiricozzi
la via, con la difficoltà più grande di essere bendati.
Verso sera si attaccavano ai
due balconi dirimpettai nella
via, 2 tiranti su cui era steso un lenzuolo di
due piazze, cucito in mezzo (sempre di proprietà di Teresa) su cui veniva proiettato un
film. Così la via si trasformava in un cinema
all’aperto dove tutti venivano per assistere
allo spettacolo.
Ricordo che quando ero più piccolo avevano
trasmesso un film che all’epoca riscosse
molto successo, la pellicola era dedicato a
“Santa Giacinta”, la protettrice del nostro paese, la partecipazione della
gente quel giorno fu davvero
enorme.
La festa durò fino al 1964, anno in cui
vene interrotta per cause ignote.
Dopo 40 anni un comitato spontaneo
del rione Piedisole, vuole ricordare la
festa così com’era quando nacque,
ed in effetti è dall’08 agosto del 2004
che sono ripresi i festeggiamenti in
onore della Madonna di Maregnano,
che ormai durano da 10 anni.
Marco Poli
Comitato festa Madonna di Maregnano
Programma della Festa
Madonna di Maregnano 2015
Sabato 25 luglio 2015
Ore 18.00 apertura della festa
Ore 19.00 tombola con ricchi premi
Ore 20.30 cena sotto le stelle
Ore 21.30 concerto bencini live
Domenica 26 luglio 2015
Ore 18.00 santa messa
Ore 19.00 processione
Ore 21.00 cena sotto le stelle
Ore 21.30 spettacolo musicale
Ore 24.00 estrazione lotteria 2015
Per info e prenotazioni 327/5354803329/9589025-346/6269187
34
Campo de’ fiori
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
DRAGON HEAD di Minetaro Mochizuki
edito da Panini Comics – 10 volumi, concluso
U
n treno pieno di passeggeri come tanti, ciascuno in viaggio verso la propria rassicurante quotidianità. Poi il
nulla. E per Teru Aoki quello che doveva essere l’ordinario ritorno dalla gita scolastica diventa una trappola
senza via di uscita, un incubo a occhi aperti in cui
l’istinto di sopravvivenza viene messo a dura prova dalla costante
morsa della paura. (Trama tratta dal sito dell’editore).
Angosciante e inquietante. In questo fumetto si esalta la paura,
di
Daniele Vessella quella pura di non riuscire a sopravvivere, la paura di non farcela,
la paura di morire: il mostro che insegue l’umanità dalla notte dei
tempi. Proseguendo nella lettura è evidente come l’istinto primordiale di fuggire di
fronte a quel mostro ci aiuti a sopravvivere nelle situazione disperate, mettendo in
atto meccanismi e azioni che mai si attuerebbero nella vita di tutti i giorni. Ma c’è
chi, in quelle condizioni, perde il senno e l’autore ci mostra anche questo aspetto,
sviscerando la psicologia dei personaggi a tutto campo. Psicologico, un manga che
spinge tutta la narrazione su quell’aspetto e ci riesce in maniera encomiabile.
Un’opera da paura, sotto ogni forma…
Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/
Fiera del Fumetto e Games
Il 6 e 7 Giugno a Monterotondo (Rm) oltre 200 Cosplay per la Eretvm Comics
U
n fine settimana tutto particolare
per Monterotondo (RM) che ha
visto svolgersi due manifestazioni importanti. Ma prima di
tutto, già il 26 Aprile scorso nello
Stadio Fausto Cecconi si sono sfidati in una
partita straordinaria di calcio, calciatori
contro Cosplay. Ma il vero evento si è tenuto Sabato 6 e domenica 7 Giugno 2015,
presso lo stesso stadio comunale Fausto
Cecconi dove si è svolta, per la prima volta
nella storia di Monterotondo, Eretvm Comics, la prima Fiera del Fumetto con annesso Concorso Cosplay. L’evento è stato di
grande successo. Nello stadio c’erano circa
una trentina di stand di Statue di
manga/anime come Sword Art Online, e di
Film che hanno fatto la storia del cinema, la
statua di E.T., I Gremlins, Al Pacino in Scarface, Aliens e tante altre statue da collezione! Non mancavano di certo i fumetti e
tornei di videogiochi: Fifa, Tekken e Mortal
Combat. E ci sono stati anche incontri con i
doppiatori Giorgio Locuratolo (voce in
Baywatch, Super car e Lady Oscar) e Fabrizio Mazzotta (Krusty il Clown nella serie I
Simpson). Solo nel primo giorno si sono visti
arrivare oltre 200 Cosplay e gruppi di Naruto, One Peace, Metal Gear o i singoli cosplay: Lupen III, Miku, lara croft e le
principesse della Disney. Mentre per le coppie c’era Michael Jackson e i suoi ballerini, e
tanti altri, ma da sottolineare una coppia di
cosplay incredibili per immagine e somiglianza! Direttamente dagli anni ‘70/80 Er
Monnezza e Venticello, che con la loro forte
similitudine e con le loro imitazioni di quei
due IRRIPETIBILI personaggi della TV italiana, hanno fatto sorridere tutti. Centinaia
di persone, non in cosplay, hanno visitato la
fiera, alcune anche solo curiose di vedere
questo fenomeno di cui, ancora oggi, molti
non ne conoscono l’esistenza.
Ma la cosa più bella e importante di questa
fiera, è stata la grande umanità da parte di
tutti e in particolare dei cosplay verso gli altri
cosplay, nonostante la gara. Come dice il
proverbio “l’erba del vicino è sempre più
verde”, questo crea da sempre una certa rivalità, pensando che ci potrebbe sempre es-
sere chi ha un costume meglio del proprio.
La verità è che non esiste il cosplay perfetto!
Ogni cosplay, è UNICO! Siamo tutti numeri
uno e questo è ciò che si è dimostrato in
questa fiera, della quale in molti pensavano
che si sarebbe verificato l’ennesimo “chiudere ancor prima di iniziare”, e invece è stato
un vero successo! Un bellissimo evento nonostante l’improvvisa pioggia di sabato pomeriggio, che ha provocato anche danni ad
alcune bancarelle, benchè coperti dal gazebo, ai quadri elettrici, ai gadget, ai vestiti,
ad alcuni peluche e ad altri oggetti come
carte magiche, modellini di carta e apparecchi elettronici. Questo spiacevole inconveniente ha fatto fuggire alcuni degli
espositori, ma, nonostante ciò, il secondo
giorno ha visto la fiera concludersi con un
enorme successo che nessuno si aspettava!
C’è stata una grande presenza di persone,
considerando anche che si trattava della domenica del Corpus Domini e che erano state
organizzate le comunioni dei bambini. In
contemporanea, sempre a Monterotondo, si
svolgeva il Festival della Cerasa e a Palazzo
Orsini, si è tenuta la trentesima festa del cinema più piccola del mondo, durante la
quale sono stati premiati attori famosi come
Alessandro Gassman e Margherita Buy.
La fiera si è conclusa con un grande concerto di musica.
Si sta già pensando a quella del prossimo
anno!
Emilio Matteucci
Campo de’ fiori
35
FALERII NOVI E LA CHIESA DI SANTA MARIA IN FALLERI
D
opo la distruzione di Falerii
Veteres
nel
241 a.C., i romani trasferirono il popolo falisco in
un’aerea pianeggiante situata a nord ovest, poco
della Dott.ssa
distante dalla loro antica
Chiara
capitale.
Castriota
La nuova città chiamata
Scanderbeg
Falerii Novi presentava un
impianto urbanistico tipicamente romano,
con due assi ortogonali, cardo e decumano,
che attraversavano perpendicolarmente la
città. A difesa della stessa fu costruita un’imponente cinta muraria in tufo, dalla lunghezza di due chilometri circa, oggi
a tratti ben conservata. Essa era
rinforzata da cinquanta torri quadrate mentre l’accesso all’interno
era possibile mediante nove porte
monumentali, le più importanti si
aprivano verso i quattro punti cardinali. Tra tutte la meglio conservata è la porta di Giove,
caratterizzata da una cornice in peperino ornata da una protome divina, nota come testa di Giove,
anche se l’assenza della barba e
l’aspetto poco senile fanno supporre che si tratti di Giunone, dea
protettrice dei falisci.
La città era dotata inoltre di un teatro in peperino e un anfiteatro posto fuori le mura.
Le invasioni barbariche tra il III e il V secolo
d.C. che sconvolsero l’intera penisola determinarono l’abbandono e il declino di Falerii
Novi e il conseguente trasferimento della popolazione all’antica Falerii Veteres, la cui conformazione morfologica permetteva una
migliore difesa.
Le poche notizie successive relative alla storia della città riguardano l’arrivo di una comunità di monaci cistercensi e la fondazione
del complesso di santa Maria in Falleri.
La Porta di Giove
La facciata
Il retro
L’interno
Il monastero fu fondato nel 1143 e la relativa
chiesa rappresenta uno dei migliori esempi
di architettura cistercense in Italia.
L’ordine conobbe un periodo di profonda crisi
tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo.
Ciò segnò la fine di molte abbazie, tra queste
anche il monastero fallerense che passò
sotto la custodia di vari cardinali, per volere
della Camera Apostolica.
Fu adibito a luogo di culto fino al 1798, anno
in cui crollò il tetto della chiesa a causa degli
scontri tra truppe francesi e napoletane, rimanendo in uno stato di abbandono fino al
1936, anno in cui la Sovraintendenza decise di
eseguire un restauro
della volta.
L’edificio fu costruito in
corrispondenza del decumano, sopra abitazioni di età tardo
repubblicana ed imperiale. Costituito da blocchi di tufo regolari con
inserti in peperino e rifiniture in marmo, esso
presenta una pianta a
tre navate con transetto
emergente e un coro
composto da cinque absidi semicircolari,
quella centrale poligonale all’esterno.
La facciata si allinea all’austerità dell’ordine
essendo caratterizzata da linee semplici ma
eleganti, la sola decorazione consiste in un
portale marmoreo delimitato da due coppie
di colonnine e lesene e da tre archivolti a
tutto sesto che racchiudono una lunetta marmorea, ornata da una croce greca. Sugli stipiti sono presenti due iscrizioni: quella di
destra riporta il nome del committente Quintavalle (+ Hoc opus/ Qintavall/ fieri fecit),
mentre nell’altra a sinistra si leggono i nomi
degli ideatori Lorenzo e Jacopo Cosmati (+
Laurenti/ us cum Iaco/ bo filio suo/ fecit hoc
opus).
E’ possibile ravvisare le due diverse mani nei
capitelli delle colonnine, quella più esperta di
Lorenzo nei capitelli più esterni mentre
quella più schematica di Jacopo in quelli interni.
Sulla facciata, in alto, corrispondenti alle tre
navate si aprono tre oculi, quello centrale di
dimensioni maggiori.
Le stesse forme sobrie caratterizzano l’interno, scandito da pilastri, colonne e capitelli
di reimpiego dalla Falerii Novi romana e abbellito da affreschi di cui rimangono solo
poche traccie.
L’odierno tetto ligneo a falde è frutto degli
interventi di restauro e non rispecchia quella
che doveva essere la copertura originale.
Campo de’ fiori
36
Turista fai da te? No in Internet!
I migliori siti che ci aiutano a creare il nostro percorso turistico su misura!
D
a sempre c’è
chi i viaggi se
li organizza da
sé, e se prima
era un po’ difficile fare a meno di
un’agenzia di viaggi oggi
tutto ciò sembra essere
di Patrizia
semplificato da un abbonCaprioli
dante presenza di siti e risorse in Rete che ci aiutano a creare un
percorso turistico su misura che includa
tutto, ma proprio tutto: dalla scelta del
mezzo di trasporto alle mete da visitare
quando si arriva nel luogo prescelto.
Ho cercato e trovato alcuni siti che possono
essere interessanti sotto questo punto di
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Campo de’ fiori
38
Dario Guidi al suo primo singolo
“Il Ballo del vero” anticipa l’album “Rintocco”
I
mmergersi nel mondo musicale di
Dario Guidi è un’esperienza che consiglio a tutti! Certo, non aspettatevi il
tormentone estivo (per fortuna!) o il
pezzo buono per ballare in discoteca
ma… se volete imparare a sognare ad occhi
aperti, perdervi nelle nebbie misteriose di
terre e di tempi lontani… beh, starete ascoltando la musica giusta!
Il 16 giugno 2015 è uscito il singolo “Il
Ballo del Vero”, anticipazione del
primo album di Dario, che si intitolerà
“Rintocco”.
Il brano – musica e testo del ragazzo di Fabrica di Roma – è stato registrato e prodotto con la collaborazione di Francesco
di Marco, Luigi Lusini e Diego De San-
La copertina dell’album
tis, mentre la copertina è
realizzata da Alessandra
Cimino, giovane attrice e
artista romana.
Il singolo, com’è ormai
quasi obbligatorio, è scaricabile da molti digital
store, come Itunes, Shazam, Spotify, Google Play
e altri.
Il testo del brano è, in
parte, autoreferenziale;
consiglia all’uomo di gettare la maschera che indossa per nascondere
quello che è in realtà e di
Dario Guidi e la sua arpa celtica
affrontare la propria identità, senza paura e timori. Dal punto di vista lità e la mimica facciale; questo, grazie alla
musicale, l‘unione fra il suono classico del- sua attività teatrale, parallela a quella cal’arpa ed il sound sperimentale costruito su nora.
misura da Francesco Di Marco e Luigi Lusini Il suo amore per uno strumento particolare
fa di questo pezzo qualcosa che, in Italia, come l’arpa celtica lo sta portando ad esploancora non c’era, almeno fino a qualche rare sonorità inusuali per le nostre latitudini;
giorno fa!
la scelta di proporre brani inediti di questo
Chi segue la musica già sa che Dario – bal- genere – in italiano – è una novità assoluta
zato alla notorietà con la sua partecipazione che va seguita con molta attenzione.
all’ultimo X-Factor – era già ben conosciuto Dopo aver avuto l’onore e la soddisfazione
nella nostra provincia, anche grazie alle sue di ascoltare questo primo singolo in antedue vittorie al Mini Festival di Viterbo, nelle prima (grazie Darietto!!), ora non vedo l’ora
edizioni 2008 e 2011.
che esca l’intero lavoro… sto già leccandomi
Già qualche anno fa, oltre alla voce bella ed i baffi!!!
espressiva, impressionava la capacità di inp. Ass. OMNIARTS Paolo Moricoli
terpretare ogni brano, anche con la gestua-
CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE
SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a  25,00
I miei dati
Nome___ ____ __________________________________ Cognome______________________________________________
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(VT)
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Campo de’ fiori
39
L’importanza della dote nel XVIII secolo
Da Fabrica di Roma un viaggio nel ruolo femminile di subalternità
L
... continua dal numero 124
a dote nunziale nelle famiglie di
modeste condizioni, dando luogo
alla circolazione dei beni tra diverse
famiglie, diviene uno strumento
utile alla formazione della ricchezza
ma contemporaneamente, per le famiglie
con molte figlie e pochi figli, diventa un motivo di povertà ed alla fine una concausa dell’estinzione delle stesse. Da qui l’usanza di
augurare allo sposo “figli maschi”. L’obiettivo
dell’accrescimento della ricchezza familiare,
aiutato dalla dote oltre che dall’eredità, garantiva anche l’aumento di potere sociale
della famiglia poiché la ricchezza veniva considerata un “elemento nobilitante”.
In Europa la dote fu sempre uno strumento
per dare alle donne la loro porzione di eredità ma la stessa era anche una forma di
strumento di controllo del matrimonio in
quanto di essa ci si serviva per vincolare una
figlia ad un genero “conveniente”. La donna
assumeva un ruolo di pedina passiva in un
“gioco” svolto tra uomini.
Per non depauperare il patrimonio familiare
con le doti, si diffusero molto le presenze
delle così dette “virgini in capillis” di età superiore a quella media da marito. Analogamente si diffuse la figura della “monaca
bizzoca” che, pur non vestendo l’abito monacale, restava nubile e votata alla castità.
Queste sono state tutte strategie per non
depauperare il patrimonio familiare.
La dote, quasi mai era costituita da denaro
contante, consisteva quasi sempre nel corredo di casa e in beni stabili come terreni, case, oro e gioielli. La dote
comunque ebbe anche un aspetto positivo
per le donne in quanto, come convenzione
firmata dalle parti, limitò moltissimo il diffuso malcostume degli uomini a rapire le
donne con il pretesto di sposarle e poi abbandonarle.
La stipula di una “carta dotale” rappresentava un importante avvenimento nella vita
dei poveri contadini nostri antenati. Rappresentava un atto da festeggiare con “pompa”
ed era la conclusione formale di un lungo lavoro svolto precedentemente dai due “pater
familias” durante i loro numerosi incontri privati. I testimoni dell’atto, rigorosamente uomini perché la legge di allora lo proibiva alle
donne, non per ragioni di sesso ma per “infermità di giudizio”, erano sempre costituiti
da “li più ricchi e li più accreditati perché è
difficile corromperli”. Questa scelta era sempre oggetto di lunghe discussioni tra i genitori. Molte volte alle donne, per testamento
del defunto coniuge, era riconosciuto il diritto all’usufrutto dei beni maritali a patto di
non risposarsi. Il rilascio dell’usufrutto da
parte del marito era un pretesto per scoraggiare le seconde nozze della moglie, mascherato dalla promessa di “farle continuare
a vivere la stessa vita di padrona di casa”.
In realtà le vedove erano, in generale, coperché senza dote.
strette a risposarsi per risolvere situazioni
In generale il corredo veniva esposto otto
difficili. La donna rimasta sola e anche con
giorni prima delle nozze e disposto sul letto
figli, priva del sostegno e protezione manuziale. Le ore passate a filare, tessere e rischile, doveva necessariamente trovare un
camare il corredo non potevano che favorire
nuovo marito allo scopo di tutelare i propri
la convinzione che la sposa aveva radicati i
interessi e mantenersi. La vedova rimaneva
principi dell’onore e della vergogna ai quali
proprietaria della sua
le donne contribuivano
dote ma doveva tranella misura in cui
smetterla ai figli senza
erano: pure e caste,
poterla alienare. Nel
vergini al matrimonio,
caso di morte della
morigerate ed “obbemoglie in mancanza di
dienti” da spose, caste
figli, la dote doveva rida vedove e comuntornare alla famiglia
que sempre riservate
della moglie. Quanto
e lontane dalla vita
detto costituiva uno
pubblica. Non esisteva
sviluppo e prosecufamiglia che non poszione dei principi del
sedesse nella propria
Diritto Romano in anticasa canocchia e fuso
tesi a quello previsto
e di solito le ragazze
“La dote”, opera del pittore russo
nel Diritto Longobardo
imparavano il ricamo
Wassilij Wladimirowitsch Pukirew
dove era il marito ad
già a sette anni circa.
offrire all’atto del matrimonio una dote alla
Le ore passate a lavorare per il corredo non
moglie finalizzata a proteggerla in caso di
potevano non garantire alla sua famiglia la
vedovanza. Secondo queste leggi il marito
mancanza del “disonore”. La dottrina criconcedeva alla moglie fino ad un quarto dei
stiana di allora esaltava la produzione di capi
suoi beni facendola così diventare comprodi fine fattura sia da parte delle ragazze “da
prietaria dei suo patrimonio.
marito” sia da parte delle “bizzoche” o moIn realtà la situazione era alquanto complinache di casa che preparavano il loro “corcata perché è esistita anche una “donatio in
redo” ricamando gli arredi della chiesa. La
denaro” (inferiore al valore della dote) da
donna, dopo il matrimonio, non ricamava
parte della famiglia del marito. Tuttavia la
più per se stessa ma per il corredo della fivedova avrebbe potuto disporre dell’intera
glia o al più per il vestitino di battesimo dei
somma solo se questa era “valida et perneonati.
fecta”, ossia se fossero nati dei figli, altriIn definitiva la staticità della famiglia, la permenti poteva disporre di molto meno. Date
seguita continuità del suo patrimonio ed il
le diverse garanzie per il marito e per la moconseguente privilegio dei maschi sulle femglie si può comprendere il perché delle lunmine erano tutti strumenti di quello sforzo
ghe trattative tra i due “pater familias” prima
di “pietrificazione” della società italiana che
del matrimonio.
si sviluppò con la tendenza alla RestauraIl corredo della sposa rivestiva una
zione e difesa di un mondo agricolo e signogrande importanza nella costituzione
rile e borghesemente patriarcale contro i
delle dote. Secondo le regole del saper vifenomeni dissolventi della nuova etica induvere del tempo, la sposa alla vigilia del mastriale e liberale.
trimonio doveva necessariamente possedere
Certamente leggendo le consuetudini impeun corredo decoroso e anche completo.
ranti fino a non molti anni fa viene spontaEsso era un segno di operosità della sposa
neo sorridere e avere un sentimento di
e, inoltre, con la sua esposizione prima delle
commiserazione nei confronti di tutte quelle
nozze, si dava occasione per far sfoggio
donne emarginate e quasi “schiavizzate”. La
pubblico delle ricchezze e della posizione sorivoluzione industriale ha portato alle lotte
ciale dell’intera famiglia e ricevere l’ammirasociali contro tutte le discriminazioni. Le
zione degli ospiti al matrimonio. Inoltre se il
donne, incominciando a prendere coscienza
corredo era da lei ricamato esso rappresendei principi di eguaglianza, si sono conquitava una sorte di biglietto da visita personale
state da sole un’emancipazione impensabile
con il quale la sposa si presentava in società.
per le loro nonne. Dal 1975 sono passati
Se era stato confezionato con gusto e raffiquarant’anni e non tutto però è stato realiznatezza lei stessa avrebbe dimostrato la sua
zato. Riusciranno a raggiungere una vera
gentilezza d’animo ed eleganza personale e
eguaglianza uomo – donna o invece stiamo
poteva ottenere l’ammirazione del marito, la
andando verso un capovolgimento dei rapbenevolenza della suocera e persino il conporti fra sessi? Considerando il trend di
senso del vicinato. Il corredo divenne un
emancipazione che vi è stato nell’ultimo seelemento fortemente discriminatorio tra le
colo sembrerebbe che questo capovolgiclassi perché esso distingueva la donna onomento sarà inevitabile. Vedremo!
rata perché ben dotata da quella disonorata
Enrico Giacobbe
Campo de’ fiori
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ANGELI E MIRACOLI
La storia di Michael, vivo dopo 43 minuti sott’acqua
E'
successo il 24
Aprile scorso in
uno dei navigli
di Milano.
Alcuni bambini stavano
giocando, quando Michy
cade in acqua e rimane
di Sergio Piano con un piede impigliato sul
fondo. E' stata proprio
quella la sua fortuna, a detta dell' operatrice
Rossella Giacomello, medico anestesista e
rianimatore dell' ospedale Niguarda di Milano, che è stata una delle prime persone a
giungere sul posto. Ed è stata sempre lei, a
voler iniziare lo stesso la rianimazione, dopo
che Michy era rimasto sott' acqua per 43
minuti senza respirare e il suo cuore era
ormai fermo. Per tutti quel ragazzino era
morto, ma non per lei, e così ha deciso di
tentare l'impossibile perchè (sempre a suo
dire) valeva la pena di tentare.
Quando lo hanno tirato fuori, Michy era in
ipotermia e la speranza di salvaro c'era.
Anche perchè le era già capitato anni prima
di salvare una donna che era caduta nell'Adda e anche lei era rimasta parecchi minuti senza respirare.
Dunque Michy viene intubato e la Dottoressa inizia il massaggio cardiaco.
Intorno a lei, c'era una folla di gente, Vigili
del Fuoco, Carabinieri, Sommozzatori, la
Madre del ragazzo e gli amici, ma lei era
così concentrata nel proprio lavoro che non
vedeva nessuno intorno a se. Dopo 15 minuti di tentativi, la Dottoressa Giacomello,
torna a sentire il battitto del cuore di Michy,
che viene caricato immediatamente sull' elicottero,
dove però ha un altro arresto cardiaco.
Viene trasportato d'urgenza al San Raffaele di
Milano, dove Michy inizierà
il suo viaggio di ritorno
dalla morte.
Quando arriva al San Raffaele, Michy è ancora in
arresto cardiaco, perchè
tutti i tentativi di rianimarlo sull' elicottero erano
falliti e anche i medici che lo prendono in
Michy, che hanno capito che certi segnali
consegna, dicevano che era tutto inutile.
del viso, non erano smorfie, ma erano proDue cose li ha convinti a provare, la speprio espressioni del proprio figlio che stava
ranza che l'ipotermia dell' acqua qualcosa
ritornando alla vita.
avesse fatto, e la giovane età di Michy (14
Adesso il ragazzo è stato trasferito in una
anni). Così dopo neanche 15 minuti, hanno
struttura di Neuroriabilitazione per mttere la
cominciato con un massiccio trattamento di
protesi alla gamba e per fargli superare il
Assistenza Circolatoria Esterna, l'ECMO che
trauma subito, facendo sì che Michy possa
sostituiva le funzioni degli organi (cuore,
dimenticare presto questa brutta avventura.
polmoni, reni, fegato) e con la ventilazione
Michy è la prova vivente che in medicina
meccanica.
nulla è mai scontato, infatti se i medici si
Dopo 12/24 ore i medici hanno capito che
fossero arresi, lui sarebbe morto un mese
avevano fatto la scelta giusta, Michy stava
fa, invece grazie alla loro preparazione, alla
rispondendo bene alla terapia e non era più
voglia di non mollare, e al credere nel proin pericolo di vita.
prio lavoro hanno dimostrato che questa
Il ragazzo è rimasto in ECMO, una decina di
brutta storia si sarebbe potuta trasformare
giorni, intorno a lui giorno e notte gli spein una storia a lieto fine, riportando Michy
cialisti e gli infermieri della terapia intensiva
tra noi.
che sorvegliavano il flusso cardiocircolatorio
dell' ECMO, controllavano che le cannule
drenassero bene e che non ci fossero trombi, ma il suo organismo
rispondeva bene e i medici erano
fiduciosi, anche se non sapevano
in che condizioni fosse il cervello
ma erano comunque ottimisti.
Comunque in questa storia non è
andato tutto bene, Michy ha
perso la gamba destra che gli è
stata amputata sotto il ginocchio
per un'ischemia grave con rischio
di Necrosi.
Comunque c’è stato poi un continuo progredire, e di questi progressi i primi ad accorgersene
I genitori di Michael con il professor Zangrillo
sono stati proprio i genitori di
Campo de’ fiori
41
Noi , prima “ I Feudi ” , poi “ I Rosacroce ”
Il gruppo beat di Castel Sant’Elia nei mitici anni ‘60
P
...continua dal numero 124
roseguiamo col raccontare la storia dei “I Feudi” prima ed “I Rosapoi,
durante
gli
croce”
indimenticabili anni ’60. Ricordo
che a quel tempo i grandi gruppi
musicali come “The Beatles”, che vedevamo
di tanto in tanto in televisione, si esibivano
sempre vestiti tutti uguali. Ci venne allora
l’idea di “copiarli”, creando una divisa tutta
nostra. C’era all’epoca a Castel Sant’Elia ”zi’
Enzo” De Stefani, un bravissimo sarto, anzi
il migliore di tutta la provincia, al quale, tutti
d’accordo, decidemmo di rivolgerci. Ci consigliò di realizzare un bel completo giacca e
pantalone color nero, foderato all’interno
color celeste. A detta di lui, muovendoci, la
giacca si sarebbe aperta, creando un bellissimo effetto scenico, mai visto prima. Andammo dunque a Nepi, al negozio di
Adornino Masetti per comperare le stoffe,
dopo che zi’ Enzo aveva preso tutte le nostre misure. Masetti era una vera garanzia,
poiché il suo era uno dei negozi più rinomati
e riforniti di tutta la provincia. Comprammo
e portammo le stoffe al nostro sarto, il
quale, in brevissimo tempo cucì le nostre divise, che ci calzavano a pennello, tutte impunturate, proprio come andava di moda.
Alla prima esibizione
tutti vestiti uguali eravamo davvero emozionati e facemmo un
grande effetto sul pubblico. Dovemmo dare
ragione al nostro sarto
che ci fece fare un vero
figurone, tanto che ci
sentimmo tutti “belli,
buoni e… bravi!”.
Frequentammo diversi
locali, ma uno di quelli
che più ci sostenne fu il
ristorante “Le Rupi” di
Corchiano. Di fianco la
ristorante c’era una
bella, grande e accogliente sala da ballo,
dove noi, allora “I
Feudi”, avemmo l’onore
di esibirci spesso. Per
circa tre anni suonammo e cantammo lì
le domeniche pomeriggio e le sere di Carnevale, ricevendo un
1967. In piedi da sx: Rodolfo Dei, Silverio Dei, Ubaldo De Stefani,
compenso di 35.000
Cesare Concordia. In basso da sx: Gino Graziosi Pietro Bartolacci.
lire che raramente fiindimenticabile amico che tanto ci manca!
niva nelle nostre taRicordo che una sera di Carnevale, appena
sche, e sapete perché?
finito di far baldoria, uscimmo dal locale per
Perché dalla sala da
tornare a casa ma rimanemmo impietriti
ballo passavamo poi al
perché trovammo una sorpresa non troppo
ristorante, dove cenapiacevole ad aspettarci, tanto che eravamo
vamo con tutti gli amici
quasi sul punto di piangere. Non abbiamo
che, fedeli, ci seguimai saputo chi fosse stato né il perché
vano. Ah, che bei tempi
l’avesse fatto, fatto sta che trovammo tutte
e quanto divertimento!
e quattro le gomme di quella unica, mitica,
Era davvero un mondo
bellissima 500 gialla forate. Fummo costretti
diverso: alle sette di
a tornare a casa piedi e per di più spinsera dovevamo smetgendo la macchina da Corchiano a Castel
tere di suonare perché
Sant’Elia. Ma nemmeno questo , certo, ci
era l’ora in cui tutte le
fermò!
ragazze dovevano tornare a casa, altrimenti
E se la memoria non mi tradisce, vi racconerano guai! Per andare
terò ancora qualche altro episodio della stoa Corchiano usavamo la
ria dei “Feudi – Rosacroce”.
500 gialla del nostro
Silverio Dei
batterista Gino Graziosi,
42
Campo de’ fiori
NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEW
Medagliadi bronzo ricordo per il bersagliere Giovanni Marconi di Corchiano.
La cerimonia a Pertegada nell’ambito del centenario della Prima Guerra mondiale
Nella piazza di Pertegada (UD) arrivano bersaglieri, alpini e fanti in un pomeriggio
di giugno. E poi gente dai dintorni e anche da altre regioni lontane dal Friuli. Sono
i parenti di alcuni caduti della Prima Guerra mondiale. Riceveranno la medaglia ricordo del loro congiunto durante la cerimonia che, ogni anno, si tiene in questo
luogo. Anche dalla Tuscia viterbese arrivò un bersagliere in Friuli, quasi un secolo
fa. Giovanni Marconi di Corchiano. La pagina dell’Albo d’oro dei caduti della Grande
Guerra dice “Marconi Giovanni di Candido. Decorato di medaglia di bronzo al valor
militare. Soldato 56° battaglione bersaglieri ciclisti nato il 28 settembre 1894 a
Corchiano distretto militare di Viterbo, morto il 4 agosto 1916 a Monfalcone per
ferite riportate in combattimento”. Tornando a oggi va detto che, durante tutto
l’arco del centenario, in Friuli, si svolgeranno le cerimonie di consegna delle medaglie ricordo ai familiari dei caduti che ne fanno richiesta. Guardando a oltre un
secolo fa, quando scoppiò la guerra, dobbiamo dire che Giovanni Marconi veniva
davvero da molto lontano. Era infatti emigrato negli Stati Uniti per costruirsi una vita migliore. Ma poi scoppiò la guerra e decise di
ritornare per non essere dichiarato disertore e perché, come disse alla mamma Ester: “Devo essere libero di ritornare nella mia terra e
tra coloro che amo. Poi, come potrei vivere pensando che un altro è partito per il fronte al posto mio. E può morire al posto mio”. Aveva
una fidanzata, Corinna, maestra a Corchiano. Andò a far visita agli zii a Roma prima di partire per il fronte. La madre lo vide pensieroso
e gli chiese che cosa avesse, lui rispose: “Penso che al fronte mandano dei soldati e non tornano. Allora ne inviano altri. E non tornano.
Poi ne mandano altri ancora”. La madre gli chiese di non pensare a queste cose e se volesse uscire per comprare un regalo alla fidanzata.
Lui disse: “Un libro di preghiere. Così Corinna potrà fare qualcosa per me”. Ritornato a Corchiano andò in uno dei terreni di famiglia, in
località Fratta. Piantò una quercia insieme al padre Candido. Come se le cure per il giovane albero costringesse gli eventi a restituirlo a
quel luogo, e la forza di quella quercia potesse trasmettersi a lui. La storia fu diversa. A Pertegada, intorno al monumento dei Bersaglieri
caduti, dove si sono ritrovate le locali Associazioni delle Armi, si ricorda anche lui. Il Medagliere regionale, con le sue 109 medaglie, ha
aperto il corteo che, dal monumento, si è recato nella chiesa del Santo Spirito dove il coro ha intonato all’ingresso “Monte Grappa tu sei
la mia patria”, mentre sulla soglia c’era chi scattava foto e girava film della cerimonia. All’interno della chiesa, al termine della messa, il
Sindaco di Latisana Salvatore Benigno, l’Assessore al Turismo di Lignano Sabbiadoro Massimo Brini e il Generale dei Bersaglieri Adriano
Bidin hanno consegnato le medaglie ricordo ai familiari. Il Presidente dei Bersaglieri di Pertegada Mauro Beppino ha fatto gli onori di
casa. I parenti sono giunti in Friuli anche dalla Toscana, dal Piemonte, dalla Lombardia e dal Lazio. Tra loro la pronipote di Giovanni
Marconi con le foto d’epoca dello zio, compresa quella della traslazione della salma al Sacrario Militare di Redipuglia. La semplicità e la
forza della cerimonia hanno restituito ai presenti l’intensità e la violenza di un evento come la Prima Guerra mondiale. Dopo la benedizione
della corona d’alloro una delegazione locale di scout ha letto i nomi di 120 caduti, tutti scanditi dalla campanella. Foto originali dei caduti,
volti segnati e ricordi raccontati dai nonni. La conclusione di nuovo intorno al monumento per la deposizione della corona d’alloro, con
il coro che ha intonato canzoni in dialetto friulano o, meglio, in lingua e alla fine “La leggenda del Piave”. Qui l’assessore Brini ha ricordato
come “qualche anno fa, durante questa stessa cerimonia, mentre stavamo parlando della Grande Guerra, ci hanno sorvolato gli aerei
diretti in Bosnia dalla base militare di Aviano. E oggi papa Francesco è a Sarajevo”. Una circostanza che fa riflettere. Non è mancato un
momento di convivialità, come avviene da 25 anni. Il presidente Beppino sottolinea che: “Ogni anno teniamo la cerimonia in onore dei
caduti della Grande Guerra e quest’anno siamo stati ben felici di inserirla all’interno della
consegna della medaglie ricordo. Solo così la memoria può avere futuro: tornando nei
luoghi che questi nostri eroi hanno combattuto per donarci la libertà”. Qui i parenti hanno
condiviso ricordi, storie simili e presente, scambiandosi indirizzi e attendendo di leggere
quanto accaduto in una sera di giugno in Friuli in onore di qualcuno che, per ragioni anagrafiche, non hanno conosciuto, ma che, come è ripetuto mille volte sui gradoni del Sacrario militare di Redipuglia, è Presente! Il giorno dopo, a 99 anni dalla morte, e 80 da
quando la salma fu traslata a Redipuglia dalle Scuole Popolari di Monfalcone, dove era
morto, qualcuno della famiglia di Giovanni Marconi ha trovato la tomba al XII gradone del
Sacrario, vi è salito con la medaglia e l’album di fotografie di famiglia, così i genitori di
Giovanni, che mai avevano avuto la forza di farlo, sono andati idealmente alla tomba del
figlio caduto a 22 anni. Nell’album anche i suoi discendenti e gli amici di famiglia. Qui ci
si rende conto dell’immortalità della testimonianza. A Corchiano, la quercia piantata da
Candido e Giovanni si erge solida e rigogliosa nella campagna.
Alessandra Gaetani
Nuovo appuntamento con l'arte in biblioteca a Ronciglione: questo mese
espone Daila Lupo
Continua la collaborazione con gli artisti alla biblioteca comunale, questo mese saranno esposte due opere
dell'artista di fama internazionale, Daila Lupo. Fin da piccola inizia a dipingere, frequenta il Liceo artistico
e poi si laurea all'Università della Tuscia in Arte, musica e spettacolo. Inizia a realizzare opere per vari Comuni del viterbese, vince ben due concorsi di pittura, il Cuba Libre a Montalto e l'Alpheus MArte live a
Roma. Ha esposto in Portogallo all'Hotel Castrum Villae e alla Galleria Olga Santos; partecipa inoltre ad
una collettiva di 30 pittori, l'International surrealism art, che viaggia ed espone in tutto il mondo.
Le opere da lei esposte in biblioteca sono due: “Frammenti” e “Occhi chiusi” realizzati nel 2010 su tela con
tecnica mista olio e acrilico.
La biblioteca sempre attenta a valorizzare la cultura e l'arte in ogni sua espressione, offre ogni mese la
possibilità ad artisti di esporre le loro opere e farle conoscere e apprezzare a tutti.
Le opere della Lupo resteranno esposte per tutto il mese di luglio. Al prossimo appuntamento con l'arte.
Per la biblioteca Marina Angeletti
Campo de’ fiori
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EWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS
La XIX edizione del Raduno Nazionale Marinai d’Italia a Ravenna
Il 9 e 10 maggio 2015 si sono tenute le celebrazioni conclusive
del grande Raduno Nazionale Marinai d’Italia. A questo evento,
che si tiene ogni quattro anni in una città diversa del territorio
nazionale, ha partecipato anche il Gruppo dei Marinai d’ Italia di
Civita Castellana con il Presidente del Gruppo il Capitano di Fregata (riserva) Nilo Pascucci, il Vice Presidente LGT (riserva) Bernardo Tortora, impegnato con la Presidenza Nazionale dell’ ANMI
per la parte Comunicazione e Rapporti con i Media, con i Soci e
Padronesse per un numero di 45 Unità. Per la parte istituzionale
il Gruppo è stato accompagnato dal Consigliere comunale Elisabetta Lanzi, quale facenti funzioni del Sindaco, la quale ha
defilato in testa alla Delegazione Lazio Settentrionale. Nella città
romagnola si sono radunate 25mila persone, tra marinai veterani
e familiari, 240 le delegazioni partecipanti e centinaia di pullman.
La parata, festosa e colorata, ha dato un esempio di come i Marinai d’Italia sentano ancora forte il legame con i valori della marineria,
tanto da essere venuti a Ravenna anche da Stati Uniti, Canada e Australia. Tutti
avevano una storia da raccontare, ma sopra ogni cosa risaltavano loro, le facce
dei marinai orgogliose di vestire la divisa e di sfilare in ricordo del proprio Corpo
di appartenenza. Quasi tutti avevano appuntato sul petto il nastrino giallo, simbolo
della richiesta del rientro in Patria dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone, a questa data ancora formalmente detenuti in India. Con la parata nazionale, si è concluso, dopo una settimana piena di eventi e manifestazioni,
il XIX Raduno dei Marinai d’Italia.
Una chiusura in grande stile, degna del valore e dell’importanza di una manifestazione che Ravenna ha saputo accogliere bene, con grande entusiasm o e altrettanto grande partecipazione.
LGT(r) Bernardo Tortora - Vicepresidente Gruppo ANMI Civita Castellana -
ITALIAN BLADE, IL VICE SINDACO CIAMBELLA SI CONGRATULA
CON IL COMANDO AVIAZIONE DELL'ESERCITO
“Il nostro territorio, con Italian Blade, si è distinto per aver ospitato un importante programma di difesa europeo”. Lo sottolinea il vice sindaco Luisa Ciambella richiamando
l'attenzione sull'azione organizzata dall'European Defence Agency, conclusa lo scorso 2
luglio. “Il Comando Aviazione Esercito di Viterbo ha coordinato e portato avanti la più
grande esercitazione militare con elicotteri in Europa. Un'azione di respiro internazionale,
a testimoniarlo la presenza del sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi e del capo
di Stato Maggiore dell'Esercito, il generale Danilo Errico. Oltre milleduecento militari
coinvolti, di sette nazioni diverse. L'Italia ha partecipato con il contingente più numeroso
con assetti ed equipaggi dell'Aviazione dell'Esercito e anche con un elicottero della Marina Militare. Un lavoro che si è concluso con la simulazione della cattura di un terrorista
attraverso le procedure e le tecniche dei diversi paesi europei. Viterbo è onorata di aver
ospitato una così importante e strategica operazione militare. La nostra città è grata all'Agenzia Europea della Difesa e ringrazia il comandante dell'Aviazione dell'Esercito, il generale Antonio Bettelli, per aver messo in campo
una così importante operazione che ha coinvolto in questi giorni Paesi come la Germania, l'Austria, l'Ungheria, la Slovenia, il Belgio e la
Repubblica Ceca. Un'esercitazione internazionale, o ancor meglio, un “test militare” per accrescere la capacità di operare congiuntamente
e favorire l’integrazione operativa tra i Paesi europei. Un'operazione – aggiunge il vice sindaco di Palazzo dei Priori – sulla quale il governo,
nonostante il momento di crisi, ha investito 350 mila euro in dieci anni.
La struttura logistica che ha ospitato Italian Blade è indubbiamente tra
quelle più attrezzate e qualificate al mondo. Per questo potrebbe anche
essere messa a disposizione in tante altre occasioni analoghe. Con il
sindaco Michelini ci piacerebbe lavorare in sinergia con il Ministero e lo
stesso Comando Aviazione Esercito affinché la nostra sede possa essere
riconosciuta come struttura militare di eccellenza e di riferimento a livello
internazionale. Voglio infine sottolineare un altro aspetto che ritengo
importante e determinante per il nostro territorio.
Nei
giorni
dell'esercitazione, sono
arrivati in città oltre mille
militari. Un numero notevole che ha incrementato il lavoro di numerose strutture ricettive del nostro territorio. Ritengo pertanto opportuno – conclude il vice sindaco Ciambella – sostenere tutte quelle
azioni che serviranno a far riconoscere il giusto ruolo a questa nostra realtà militare, che
ben si presta a organizzare, dirigere e ospitare eventi di rilevanza mondiale”.
L'addetto stampa - Cristina Pallotta
Campo de’ fiori
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NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS
S
BAMBOLE CHE PASSIONE!
PRESENTATO A RONCIGLIONE IL LIBRO DI ANNA PALMIDORO
abato 6 giugno, alle ore 17,30, presso la Cantina delle Maestranze, a Ronciglione, sotto gli auspici del Centro Ricerche e Studi, è stato presentato il
libro di Anna Palmidoro, “Bambole che passione”. La serata è stata introdotta
da Luciano Pieri, segretario del Centro Ricerche e Studi, seguito nella presentazione da Silvano Boldrini, presidente. Prezioso, il libro, di grande
qualità nella veste grafica e nella bellezza delle foto e dei colori, praticamente perfetto.
Ma proprio per questa sua perfezione non ha più molto da far scoprire o da dire: si
tratta infatti di un catalogo da museo – come l’autrice ama definire casa sua - in cui
trova posto una parte delle centinaia - forse migliaia - di bambole che l’autrice ha tesaurizzato nei decenni di suo interesse per questa originale collezione. Perché originale? Perché le bambole non sono trenini o francobolli o figurine: le bambole sono
simulacri umani, provviste di occhi e di volti, e di espressioni; le bambole parlano un
Luciano Pieri, segretario del Centro Ricerche e Studi e
linguaggio senza parole, a volte inquietante, e come tali non tutti sarebbero disposti
Anna Palmidoro
a viverci insieme. Dopo qualche battuta è apparso chiaro a tutti che l’interesse maggiore lo suscitava non l’opera, nè le bambole addobbate nel bel locale della Cantina
delle Maestranze, ma la stessa Anna Palmidoro. La quale non si è fatta certo pregare
nel parlare di sé, e allora tutti hanno potuto scoprire che la profondità dell’evento era
proprio in lei, nella sua passione quarantennale, nella vita vissuta in viaggi all’estero,
fra Olanda, Germania, Francia, Inghilterra, insomma in tutta Europa e oltre, alla ricerca
dell’oggetto del desiderio, conosciuto, amato, catalogato, accudito, rivestito di nuovi
panni con stoffe d’epoca, anch’esse oggetto di ricerca – ogni bambola, secondo la
sua datazione, è rivestita di nuovi abiti confezionati da Anna Palmidoro con stoffe
coeve. Ma, diciamo noi, giunti alla fin della licenza, la raccolta – come la definisce
l’autrice, che rifiuta la definizione di ‘collezione’ – è fine a se stessa? Ebbene, no, perché Anna Palmidoro ha invitato tutti i presenti – e gli eventuali assenti – ad andarla Silvano Boldrini, presidente del Centro Ricerche e Studi
a visitare nella sua villa sul lago, a piccoli gruppi, per poter mostrare tutte le sue bame Anna Palmidoro
bole a chi abbia voglia di conoscerle. Il suo sito web è: www.domusmuse.com, l’indirizzo e-mail: [email protected]. I telefoni:
3391203603 – 0761612386, l’indirizzo: S.P. Lago di Vico, 20 – Ronciglione (VT). Con un breve preavviso, dice Anna Palmidoro, è possibile
essere ricevuti, come recita il piccolo pieghevole distribuito ai presenti, “in riva al Lago di Vico, in una magica cornice” dove “è possibile
visitare una casa piena piena di bambole antiche con i loro vestiti, giochi e libri, tutto rigorosamente d’epoca.” Il libro, prezioso e ricco
di immagini introvabili, farà la felicità di chi questa passione coltiva in simbiosi con l’autrice, anch’esso un oggetto da acquisire e conserRoberto Ragone
vare.
Al Museo Contadino la mostra di Pietro Sarandrea “Anguillara psichedelica”
L’espressività artistica di Pietro Sarandrea in mostra fino al 28 giugno ad Anguillara al Museo
Storico della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare Augusto Montori. Per la mostra “Anguillara psichedelica”, questa volta, l’artista si è cimentato in una tecnica tra arte e fotografia.
Immagini del centro storico di Anguillara rivivono così con colori e forme con un’ottica d’artista, quella di Sarandrea appunto, che mescola i colori ed innova creando opere dallo stile
unico. La mostra, inaugurata il 6 giugno scorso, è accompagnata anche da una serie di indumenti in una sorta di sfida dell’arte da indossare. Cravatte, camicie, cinture ma anche
abiti da donna diventano “quadri” di pura espressività artistica, un modo per uscire dai ristretti schemi di un arte solo da guardare. Graziarosa Villani e Patrizia Onorati, in rappresentanza dell’Associazione Culturale Sabate che dal 1992 gestisce il Museo hanno accolto
Graziosa Rosa Villani, Pietro Sarandrea,
con favore l’arte di Sarandrea che già in passato ha avuto modo di esporre ad Anguillara
Patrizia Onorati
quadri e grafiche. Tra le opere esposte in questa ultima personale anche litografie offset colorate a mano. E’ una Anguillara dai colori cangianti, dagli effetti evocativi, colta negli spazi e nei panorami classici. Un lavoro che è stato
ispirato dal paesaggio anguillarino innevato. Sarandrea così, nel suo tipico stile, ha trasposto su carta immagini in una ottica immaginaria
del paese affacciato sul lago. La mostra “Anguillara psichedelica” apre il programma delle manifestazioni 2015 al Museo Storico della
Civiltà Contadina “Augusto Montori” in via Doria D’Eboli. La mostra si è conclusa il 28 giugno 2015 con notevole interesse di pubblico.
Teresa Maggio
PIETRO SARANDREA IN COLLETTIVA AL CHIOSTRO DEGLI AGOSTINIANI
MUSEO CIVICO DI BRACCIANO
Dal primo al cinque luglio 2015 si è svolta una importante mostra d’ arte collettiva presso il
prestigioso Chiostro degli Agostiniani – Museo Civico- Bracciano (Rm), promossa dall’associazione ‘’ Incontro & Territorio’’ e dall’ associazione ‘’ Officina del Tirreno’’ con la direzione dalla
Prof. essa Nazzarena Cuicchi, anch’ essa espositrice insieme ad altri 13 artisti. Pietro Sarandrea
ha partecipato all’ evento presentando tre opere accuratamente lavorate con la tecnica dripping; l’ artista riesce sempre, con questo metodo di pittura reso noto dal M° Pollock, a far immergere lo spettatore in una atmosfera informale apparentemente priva di qualsiasi messaggio,
invece, con una attenta osservazione, si possono cogliere delle forme nascoste nei grovigli di
colore magistralmente distribuite. Per capire bene le opere di Sarandrea bisogna accantonare
i canoni classici di lettura pittorica, dove la forma rappresentata, vuoi un panorama oppure un
ritratto ecc.., danno luogo all’ emozionalità cosciente e razionale, calarsi invece in un contesto
onirico- surreale dove le sensazioni ancora senza forma trasmettono messaggi inconsci.
Paola Lamonica
Pietro Sarandrea e Nazzarena Cuicchi
Campo de’ fiori
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ALCUNE PROPOSTE EDITORIALI DELLE COLLANE DI CAMPO DE’ FIORI
“LA PORTA DEL FUTURO”
Così si chiude la trilogia di Massimo Marsicola
Q
uesto libro contiene idee innovative, di svolta. Sono tenuti a conoscerle
tutti coloro che hanno a cuore il futuro e che vorranno dare il loro contributo all’edificazione di una nuova civiltà.
Si tratta di una filosofia che dopo aver interpretato la realtà nella quale viviamo,
indica la strada universale da percorrere per uscire da ogni tipo di crisi.
Vostro a soli 5,00  - Info e prenotazioni 0761.513117 - [email protected]
IDENTITA’ E VALORE
IL SECONDO TASSELLO DELLA TRILOGIA DEL
PROF. MARSICOLA
Perché si nientifica? Perché si sminuisce? Perché si tende sempre a sottovalutare
quello che l’altro pensa, dice o fa? Perché vogliamo apparire più intelligenti, più ricchi,
più importanti ed influenti degli altri? Prima risposta: “perché nonostante gli sforzi che
ciascuno fa, non approda che difficilmente a un’idea dell’intero”. Stabilire le motivazioni
di questi comportamenti che, peraltro, sono assai diffusi, almeno nel nostro Paese, è
certamente propedeutico al discorso che ho voluto affrontare e svolgere, ma è anche
decisivo per aiutare tutti e ciascuno a fare il punto della situazione. La prima cosa che
mi viene da rispondere a tutte le domande che sopra ho posto è la seguente: si vuole
apparire quel che non si è perché si teme comunque di essere inadeguati....
SOLO 1 
Un dialogo filosofico-politico sulla crisi, che può anche essere
rappresentato a teatro (commedia in atto unico).
Il primo di una serie di discorsi volti a dare un nuovo impulso al
dibattito culturale nel nostro Paese, giusto viatico per una ripresa in ogni
campo e settore produttivo.Utile per chi avesse a cuore un reale
rinnovamento della Politica e delle Istituzioni.
OMAGGIO
Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo
è un libro unico nel suo genere.
Un manuale guida per cercare di arginare questo male dilagante!
E’ possibile averne una copia acquistandolo nelle librerie della zona, nelle edicole
o presso la nostra redazione. Potete anche ordinarlo versando l’importo di 
10.00, sul c/c postale n. 42315580, intestato ad Associazione Accademia Internazionale d’Italia. E’ un’occasione da non perdere, soprattutto per gli insegnanti,
che possono inserirlo nel P.O.F. d’Istituto e nella programmazione educativa annuale del docente, ma anche per i genitori e per tutti gli educatori sociali.
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Campo de’ fiori
Ciao mi chiamo
BUBU ho circa 3
anni ed è da quando
ho 3 mesi che vivo in
uno stallo, chiuso in
un box e ne ho
cambiati già 3.
Peso intorno ai 18 chili e sono sano come un pesce. Sono
vaccinato, sterilizzato e munito di chip. So andare al
guinzaglio e vado d’accordo con femmine e maschi ma
Di una meravigliosa
non quelli di taglia piccola. No gatti. Vivere in un box non cucciolata di setter puri
è bello, ve lo posso assicurare....si soffre il freddo e il
sono rimaste
caldo ma soprattutto non hai mai il conforto di una ca
2 femmine...
rezza . Mi trovo in provincia di Viterbo e sono adottabile Si trovano in provincia di
in tutto il centronord. Se vi siete innamorati di me
Viterbo... Forza....
contattate Valentina al 3890515728.
Roberto 3479429776
Questo è il periodo delle cucciolate di gatti, spesso
abbandonati al loro povero destino e trovati da noi o da
chi ci segue, spesso anche di cucciolate casalinghe...Rice
viamo richieste du
rante l’anno in
momenti in cui i gat
tini non ci sono e
prendere un gatto
adulto è un atto che
molti non vogliono
fare....Siamo pieni di
gattini in questo pe
William: setter inglese
riodo...
maschio 2 anni, elegante,
Allora, ai vostri telefoni...3335375465 Gattare & Canare
docile, ubbidiente...
3387357799
di Fabrica di Roma.
ATTENZIONE
Questa micetta di
poco più di 2 mesi
cerca casa. Ha
tanta voglia di coc
cole e di giocare.
Ora si trova a
Civita Castellana e
si affida in zone
limitrofe.
3332190319.
URGENTE!!!
Si chiama
Holden, ha
circa un anno e
mezzo ed è un
maschietto di
taglia medio
piccola (circa
15 kg).
È stato trovato
abbandonato
nellestate del
2014 e adottato
da una famiglia che ora però non lo
vuole più e lo ha tenuto a catena
senza cibo e spesso anche senza
acqua. Va daccordissimo con tutti i
cani (forse un pò meno con i gatti!).
È molto buono e affettuoso. Cerchiamo per lui una famiglia che possa
amarlo e fargli dimenticare il maltrattamento subìto. Si trova in provincia di
Viterbo. È vaccinato, sverminato e microchippato. 333.5375465 (Gabriella)
oppure 349.6744121 (Sabina)
Oroscopo di Luglio
Campo de’ fiori
Ariete Nella vita di
coppia la comunicazione
sarà di fondamentale importanza e la condivisione
dei sentimenti porterà a un
evento importante, come un viaggio, un
matrimonio, una nascita, ecc. Professionalmente sarà un periodo ricco di iniziative
che porterà facilità e nuove possibilità. Si
prospetta un mese piuttosto proficuo, eccellente per il lavoro intellettuale, di incontri
e di negoziati.
Toro In amore avete più
che mai bisogno di certezze e cose concrete, che
vi facciano capire che la
persona che amate è
quella giusta per voi. E allora iniziate con
delle passeggiate romantiche al chiaro di
luna, o lunghe conversazioni romantiche
per conoscervi meglio. Professionalmente
sarete impegnati per tutto il tempo, in continuo movimento, ed incontrerete persone
nuove.
Gemelli Troverete l’amore
con facilità e il vostro
cuore si riempirà di gioia.
Il pianeta Venere porterà
ottimismo e vi circonderà
di un velo di sensualità;
per essere felici ascoltate i suoi consigli
ed aprite il vostro cuore. Professionalmente
sarà un periodo importante, ricco di belle
soddisfazioni; il vostro reddito sarà più elevato del solito ma ci sarà anche il rischio di
spese superiori a quelle ordinari
Cancro Grazie a Venere
questo periodo sarà particolarmente favorevole per
l’amore, l’armonia e la
cooperazione, troverete
perciò la strada spianata
a nuove relazioni sentimentali o per riprendere quelle vecchie. Per ottenere il successo professionale è necessario che tiriate
fuori tutta la vostra ambizione ed energia.
Avrete la mente più vigile e le idee vi verranno più facilmente.
Leone La prima parte del
mese sarà favorevole per
le relazioni d’amicizia e
d’amore. Verso la metà
del mese avrà luogo un
evento molto significativo,
che darà inizio ad un anno di successi e
soddisfazioni su più livelli. Professionalmente avrete l’opportunità di portare avanti
i vostri progetti con profitto, grazie anche
alla collaborazione con persone che condividono il vostro stesso obiettivo.
Vergine Avrete la possibilità di iniziare una nuova
relazione d’amore per via
dell’intensificarsi delle vostre uscite e l’opportunità
di conoscere persone
nuove. La seconda metà del mese sembra
la più promettente sotto questo punto di
vista. Luglio sarà un mese splendido per
promuovere la vostra immagine e per raggiungere il successo. Le cose sembra che
vadano da sole per il verso giusto.
Bilancia Luglio sarà un
periodo molto importante
per la vostra vita sentinel
Anche
mentale.
campo lavorativo otterrete parecchio successo,
specialmente nel periodo tra il 19 ed il 22
di luglio, quando Mercurio e Venere attraverseranno il vostro segno nella casa della
carriera. Verso la metà del mese avrete popolarità ed il supporto dei vostri superiori.
Questo periodo sarà molto redditizio.
Scorpione Luglio sarà
un mese di introspezione, avrete modo infatti di riflettere sulla
vostra vita sentimentale
ed analizzare le sfumature che essa ha preso; in altre parole potrete comprendere i significati più nascosti
della vostra relazione e del vostro partner.
Questo sarà un mese di successo sia negli
studi che nel lavoro, ma anche per i viaggi
e le relazioni a distanza.
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by Cosmo
Sagittario Sarete fortunati in amore in questo periodo e la vostra voglia di
tenerezza contribuirà alla
creazione di circostanze favorevoli per la nascita di
nuove relazioni. La prima parte del mese
sarà quella più favorevole per i nuovi incontri, mentre la seconda sarà più tranquilla ed
analitica. Anche la carriera sarà piuttosto
promettente, porterete a casa nuovi contratti e nuove partnership.
Capricorno Le relazioni
saranno piuttosto promettenti e porteranno verso
qualcosa di più serio; probabilmente troverete il vero
amore, o la vostra relazione sboccerà in un
matrimonio. Le relazioni sono molto importanti anche per la vostra vita professionale,
che
ne
verrà
influenzata
inevitabilmente. Il lavoro di squadra sarà
fondamentale e porterà a grandi soddisfazioni.
Acquario Luglio è un periodo perfetto per esplorare
il vostro potenziale erotico e
migliorare la vostra vita privata. Il partner e la vostra
relazione saranno i punti focali attorno a cui
costruire i vostri obiettivi. Lavorativamente
si creeranno delle condizioni favorevoli al
vostro successo e tutti intorno a voi saranno pronti ad applaudirvi. Le vostre doti
di leader si manifestano in modo incisivo e
porteranno entrate economiche consistenti.
Pesci La vostra vita sentimentale sarà effervescente e ricca di erotismo,
questo porterà ad entusiasmo, esuberanza e
passione. Sarà il mese del divertimento,
una festa per il corpo e per l’anima! Dovete
prendervi una pausa dal lavoro, per lavorare al meglio è bene staccare ogni tanto,
l’importante è che scegliate il momento
giusto. Darete inizio ad un periodo professionale entusiasmante.
Campo de’ fiori
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A’ Scafata
Ingredienti per 6 persone
1 Kg di Scafi (fave fresche)
120 g di Pancetta
200 g di Bietole
1 Cipolla
Olio evo q.b.
350 g di Conserva di Pomodoro
Sale e Pepe q.b.
P
Vino: Orvieto Classico Superiore
repariamo un bel soffritto con olio e cipolla, non appena la cipolla imbiondirà, sarà il momento di aggiungere la pancetta, attendiamo che i cubetti rosolino un pochino e quindi andiamo a completare la
ricetta unendo le bietole tagliate sottili, la conserva, le fave, il sale e il pepe, non dimentichiamoci,
inoltre, di aggiungere anche un po’ d’acqua che servirà per la cottura.
Lasciamo cuocere il tutto fin quando il volume dell’acqua non sarà diminuito.
La Scafata si presta a tre preparazioni, come contorno, se facciamo, appunto, evaporare tutta l’acqua di cottura,
come una gustosa zuppa se manteniamo la parte liquida, che serviremo con del pane bruscato o aggiungendovi
della pasta servendola come una classica minestra.
Consiglio Pratico
Disinfettiamo i nostri taglieri dopo ogni uso
strofinandoli con mezzo limone.
Ricetta tratta al libro “Civita in Cucina”
Campo de’ fiori
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L’angolo del poeta
Le voci canterine…
Alle spalle mi tocca la mano che mi conduce
là dove tutta non sarò,
eternamente protesa all’estasi del sentirmi “viva”
oltre la cima…
unico conforto alla fine che non rapisce…
se dal profondo sale certezza di compiute armonie,
oltre il tempo che passa.
Non la bocca assetata di terra chiuderà in rigida morsa,
non cuore vivente di soffi divini
l’algore stringerà in nodo inviolabile
non seni protesi in offerta d’amore
l’irreversibile velo coprirà
e rapirà ad un gesto d’ardore,
no! Tutto di me vivrà nella dimensione in cui avrò coinvolto
chi resterà a sognarmi
a sentire di me l’ansia d’un nuovo e mai impossibile incontro.
Sarò ovunque, ma nel bosco avrò dimora d’elezione,
Diana errante, impalpabile e pur presente,
ebbra dell’assoluto verde
che nell’assenza del fiore
scopre l’opera perfetta della natura
inviolata da profumi caduchi e decomposti!
O rami protesi ad abbracci giganti ed avvolgenti
in possenti atti d’amore, benedicenti l’immensità
fermate il mio andare all’infinito…
Amatemi d’un amore verde e puro
come il principio che regola il vostro essere fluente e libero
che io ascolti soltanto…
le voci canterine delle anime compagne
al mio gioioso andare d’amore!!!
Bruna Ferrini
La nonna e il nipote
Lo vedi figlio mio che gran disgrazia?
‘Sta ragazzetta è bella come il sole!
Sentila come parla! Ha tanta grazia!
E certo non le mancano le scuole!
Me se parla da sola tra la gente
penso ch’è una frana con la mente!
La terzina un po’ indurita
La terzina è un po’ indurita
fa le fusa come una micia!
Pensa sempre incavolata
che in amor è sfortunata!
C’è la Claudia che non perdona,
tutta curve, insomma bona!
Pretendenti ne ha tanti
ma le piacciono sol ruspanti!
Alessandra non ha eguale!
Ha una bocca sensuale
tutta curva e pitturata
fa l’occhietto e vi saluta!
Nicolina, Nicoletta
sempre in giro con la borsetta
e una volta che va in piscina
sbatte il muso, poverina!
Poi c’è Rita minutina
sguardo torbido ma carina!
Nel vederla camminare
non si sa a che pensare!
Fiorella la perfetta
fa il verso della capretta.
Quando è di buon umore
Pensa solo a far l’amore!
Peppe Filippelli
Cammina svelta, con testa dritta;
muove le braccia, a volte è sorridente;
riprende la parola e poi s’azzitta
e se la guardo… non le frega niente!
“Nonna!! Non è matta! Non crearti ‘sta croce!
Lei parla col ragazzo in viva voce!!!”
Angelo Pastura
Campo de’ fiori
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LA REDAZIONE DI CAMPO DE FIORI SI ASSOCIA A TUTTI GLI AUGURI!!!
Tantissimi auguri alla classe 1975 di Civita Castellana che ha festeggiato i suoi 40
Congratulazioni alla nostra
dottoressa Eleonora Berbabei
che il 9 giugno si è specializzata in nefrologia con il massimo dei voti e la lode, da
mamma, papà, Luca, Anna
Maria, i nonni, Enzo, Gisella,
Anna Rita e Francesco!
anni!!!
Tanti auguri a
Corazza Sandro
(locca)e Mirella per i
il loro 50°anniversario di matrimonio festeggiato il 7 Giugno,
da tutta la famiglia
dei Locchi e Saviotti
In data 25
Aprile 2015,
i Soci,
Presidente
Onorario
Alfonso
Foggi e la
sua consorte
Sig.ra
Tanti auguri a
Valentina, del Gruppo dei Marinai
Tiziano Bacchiocchi
d’ Italia di Civita Castellana hanno raggiunto la meta
che compie 5 anni,
delle Nozze di Diamante ovvero 60 anni di vita coniugale.
dal piccolo
Con quest’omaggio vi porgiamo il nostro “Vento in poppa e
Giordano e
mare calmo” e vi dedichiamo con emozione forte
dalle cuginette
“Sono le unioni solide come le vostre, inscindibili dopo
tutti questi anni, a insegnarci quanto siano sacri i valori
del matrimonio e della famiglia.”
Rita, il 2 agosto è il
Tanti auguri di buon
tuo giorno, i tuoi
compleanno al
fratelli, i cognati e
"Maestro Casini" che
tutti i nipoti ti
ha compiuto 90 anni!!
augurano Buon
Gli auguri dai figli, i nipoti, la
Compleanno e ... 100
nuora e parenti tutti!
di questi giorni!!!
Tanti auguri
di buon 18°
compleanno
a Sofia Bortolussi
dai genitori
Maurizio e
Danila e dalla
sorella Giulia.
Campo de’ fiori
Tanti auguri a
Giordano
Bacchiocchi che il
Tanti auguri a
14 Giugno ha com- Giuseppe Generali
piuto il suo 1° anno, che il 16 Giugno ha
dal fratellino e
compiuto 4 anni
dalle cuginette!!!
da mamma, papà,
nonna Palmira,
nonno Paolo, nonna
Antonella, gli zii
ed i ciginetti!
Un grandissimo
augurio di una
lunga e felice
vita insieme agli
sposi Sara ed
Andrea Di Meo,
dai genitori, Mirella, Maurizio,
Giuliana, Franco
e dai Marta
Alessio e Serana
Tantissimi auguri a Sergio
Giorgetti che il 31 luglio compie gli anni,
da Rosanna, i figli e la nuora!!
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Auguri
vivissimi a
Maurizio e
Maria
Cristina
Rapiti che il
giorno 8 Luglio
festeggiano il
loro 25° anniversario di Matrimonio e che, nello
stesso mese, festeggiano i loro rispettivi compleanni! Auguri da tutta
la vostra famiglia ed in particolar
modo dalla sorella Anna
Tantissimi
auguri alla nostra
Sidra per i suoi 18
anni, da mamma
Loredana, papà
Pino, dai nonni, gli
zii e tutti
i cugini!!!!!
Nel cuore
C
iao mamma avrei voluto scrivere mille cose ma preferisco riportare queste parole scritte per te il
giorno del tuo ottantesimo compleanno, quando stavi meravigliosamente bene. Ci hai regalato altri
dieci anni della tua esistenza, sei arrivata a vedere sposato un altro nipote e ad abbracciare ben 10
pronipoti. Ci lasci però sereni pieni di fede e di speranza, con la certezza che continuerai a benedirci sempre.
Ottanta ma non li dimostra
Oggi, mamma compie ottanta anni, per me è un compito molto arduo celebrare questo avvenimento,
perché quando un figlio parla della madre, la retorica e l’adulazione, in genere, falsificano i sentimenti
che la natura suscita spontaneamente in chi cerca di esternarli. Io però, confido nella capacità che ho
nello scrivere, e cercherò di esprimermi sinceramente, semplicemente e sinteticamente.
Oralda Stefanini
Con una certa malinconia e commozione, tralascio gli anni della mia infanzia, quando mamma, immersa
nel lavoro quotidiano della trattoria, affidava questo “moretto” alle cure delle cognate e delle sorelle, cioè
in Soli
le zie, consapevole che così facendo, perdeva una piccola parte di quell’affetto, che ogni madre gelosamente
16.02.1925 reclama dal proprio figlio, a maggior ragione se primogenito. E’ stata quella di mamma una esistenza tra17.06.2015
vagliata, i sacrifici fatti da giovane sposa, come dicevo sopra, impegnata in cucina nella trattoria di famiglia,
poi i mille guai fisici e le innumerevoli operazioni che ha dovuto subire nel corso degli anni. Poi la sua vita matrimoniale, che è
giunta a ben cinquantanove primavere, e se non gli ha riservato sempre rose e fiori, la vede ancora vicina all’uomo della sua vita.
Ed ancora le delusioni che purtroppo io gli ho dato, riguardo ai miei studi, mai terminati, privandola della gioia di vedere un figlio
magari laureato e con una ottima posizione sociale. Ma sicuramente mamma, che malgrado tutto conserva ancora un eccellente
aspetto fisico, oggi si sente realizzata, perché può
vedere riunita attorno a sé una famiglia fatta di tre generazioni, perché si sente amata, perché vede che le sue preghiere vengono
ascoltate ed esaudite, perché crede nella vita e non cede alla paura della vecchiaia e della morte. Auguri mamma da tutti noi qui
presenti, che spesso non riusciamo a dirti quello che proviamo per te, ma quando lo facciamo, ci sentiamo orgogliosi, perché ci
rendiamo conto che è proprio vero che di mamma ce n’è una sola.
Con affetto il tuo amatissimo Sandro
16 febbraio 2005
Il direttore e la redazine si stringono al dolore del collaboratore Alessandro Soli, per la scomparsa della propria madre.
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Campo de’ fiori
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
Civitafestival 2015:
dal 14 al 23 luglio a Civita Castellana
Tra i vicoli storici di Civita Castellana, tra aree templari, necropoli e santuari, dal 14 al 23 luglio torna per
il 27esimo anno consecutivo il Civitafestival: 15 giornate di programmazione che vedono alternarsi, sui vari palcoscenici della città produzioni teatrali in prima nazionale e
proposte artistiche legate all’universo musicale, per animare
alcuni degli scorci più rappresentativi della leggendaria Falerii
Veteres, immancabile rifugio dalla canicola metropolitana.
Tutto affidato a una direzione artistica che in due settimane
di programmazione farà dialogare la contemporaneità
alla musica, la grande letteratura italiana all’arte, portando in uno dei gioielli del Lazio, la leggendaria Falerii Veteres, nomi di punta della scena nazionale e non solo:
Ennio Fantastichini, con un coinvolgente omaggio a
Pierpaolo Pasolini a 40 anni dalla sua scomparsa (23 luglio,
Cortile Maggiore Forte Sangallo, ore 21.30); il Premio Strega
2015 Nicola Lagioia che si racconterà in una serata dedicata alla letteratura (23 luglio, Cortile Maggiore Forte Sangallo,
ore 18.00); Margherita Vicario - volto di I Cesaroni e Arance
e Martello - con Minimal Musical (15 luglio, Sala Espositiva Falerii Veteres, ore 21.30); Cecilia Mangini, prima e più importante documentarista italiana del dopoguerra, con un
evento focus sul Cinema e sul documentario (16 luglio, piazza
Martiri delle Fosse Ardeatina, ore 21.30); la Compagnia Teatron con Le Troiane di Euripide (16 luglio, Cortile Maggiore
Forte Sangallo, ore 18.30); Beatlestory, con Roberto Angelelli e Patrizio Angeletti reduci dal tour a Londra e New York
(19 luglio, Piazza Duomo, ore 21.30 ); Jesse David Quartet,
tra i grandi nomi jazz della scena internazionale (22 luglio, Anfiteatro Falerii Veteres, ore 21.30); la Compagnia Sasiski menzione speciale e “Silversword” presso il GITIS di
Mosca (22 luglio, Piazza Martiri delle Fosse Ardeatine, ore
18.00)...e molti altri ospiti.
Tutto per un ricco e fitto programma a ingresso gratuito che
si articolerà nei luoghi più belli di Civita Castellana, l’Anfiteatro Falerii Veteres, il Chiostro del Convento di San
Francesco, il Cortile Maggiore di Forte Sangallo, Piazza
Duomo, la Curia Vescovile, Piazza Martiri delle Fosse
Ardeatine e la Curia Vescovile: una “mappatura” artistica
di patrimoni culturali e spazi aperti alla cittadinanza grazie alla programmazione teatrale, musicale e cinematografica del Civitafestival.
ELENA BONELLI
DALLO STORNELLO AL RAP
PRIMO CONTEST 19 LUGLIO 2015
Nellinformarvi che il concorso DALLO STORNELLO AL
RAP tra pochi giorni chiuderà le iscrizioni, per chi volesse partecipare o far partecipare figli, nipoti, amici
etc, si terrà il 19 luglio nel palcoscenico di Piazza
Rossini a Ladispoli una serata contest-selezione dove
gli artisti votati dal pubblico che vinceranno la serata, saranno ammessi al CONCORSO DALLO STORNELLO AL
RAP e sottoposti alla giuria che li manderà in finale. La finale si terrà a settembre a Roma e vi parteciperanno i più
grandi artisti della romanità insieme al comitato selezionatore composto da Ambrogio Sparagna, Carla Vistarini,
Cesare Ranucci Rascel, Danno di Colle der Fomento (Simone Eleuteri), Dario Salvatori, Elena Bonelli, Ernesto
Assante, Ferdinando Bideri, Franco Bixio, Marco Molendini, Pippo Caruso, Renato Marengo, Simone Cristicchi,
Stefano Mannucci, Stefano Reali.
Tutte le info e il regolamento su
www.elenabonelli.com.Non dimenticate che ci sono
6000 euro in premio per i vincitori.
Campo de’ fiori
53
Roma com’era
Campo de’ fiori
Roma - 1890 circa. I “selciaroli” a Via del Corso.
Campo de’ fiori
Civita Castellana, anno 1972 - classe II elementare, scuola “Don Bosco”. Maestra Rita Hernanderz
In piedi da sx: Moreno Bobboni, Marco Carrisi, Antonio Giordani, Roberta Dominici, Marina Giuliani, Paola Pezza, Paola Merlini, Gabriella Chiodi,
Carla Annesi, Patrizia Bernardi, Roberta Rossi, Paola Gai, Lucia De Angelis, Patrizia Paduano.
In basso da sx: Roberto Giuliarelli, Fabio Abballe, Luca Paolini, Giovanni Rillo, Nicola Ulisse, Angelo Fantera, Fabrizio Di Cosimo, Marco Silveri.
AUGURI alla classe 1965 che il 3 Luglio ha festeggiato 50 anni con una bella gita alla Notte Rosa di Riccione
Campo de’ fiori
54
Album de
Campo de’ fiori
55
dei ricordi
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Civita Castellana. Anni ‘70. Scampagnata al Fiume Treja.
Da sx. Lia Banditelli, Don Bruno Gagliarducci, Luisa Molinari, Maria Rosaria Giannini e Bianca Maria Giannini.
Civita Castellana. Anni ‘50.
Caponi Ersilia al centro tra sua sorella e un’amica.
Campo de’ fiori
Tarquinia. Anno 1954. Bambini di Civita Castellana, Nepi, Corchiano e Castel Sant’Elia in colonia estiva con la maestra
Loretta Manoni. Si riconosce Giuliana Valeri (a sx, con i capelli intrecciati).
Campo de’ fiori
56
Album dei ri
Fabrica di Roma –
Anni ’50.
Sullo sfondo
l’edicola in
Piazza Duomo
della famiglia
Ianni.
Sulla vespa
Vincenza Ianni,
vicino all’edicola
Santina Ianni e
Augusto Anselmi.
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma, anno 1951. Giovanni Alessi e Carlo Cola in una bella foto di famiglia, di fronte all’edificio scolastico
in Viale Iannoni Sebastianini.
Campo de’ fiori
ricordi
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma, stazione ferroviaria. Anno 1963.
Giancarlo Marcelli in sella alla Moto Cimatti
Fabrichesi in villeggiatura al mare. Anni ‘50.
Marisa Ianni, Massimo e Assunta Ricci.
Cartolina di
Fabrica di
Roma
dei primi
del ‘900
di Ulderico
Paolelli.
Campo de’ fiori
58
Campo de’ fiori
Album de
Campo de’ fiori
Ronciglione,
anno 1954.
Da sx:
“Cosimina”,
Filippo
Giovanforte,
Luciano
Chiricozzi
(Baffò),
Remigio
Allegrozzi,
Pacifico
Mecucci,
Alberto Remoli
con
“Metallina”
Campo de’ fiori
Nepi, anno 1951. I bambini dell'asilo presso le suore Dorotee di Nepi. Foto del sig Gioacchino Bacchiocchi.
Campo de’ fiori
59
dei ricordi
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Corchiano - Fosso Basso. Anno 1958.
Da sx: Giovanni Barbanera, Memmetta..., Maria Piccioni,
Venanzio Ridolfi, Assunta Gaio, Maria Evangelisti
Corchiano,
loc. Sant’Antonio.
Anno 1954.
Dall’alto:
Norma Agostini, a sx
Pierina Sciardiglia,
sotto Rosanna Meconi,
Anna Maria Meconi,
Agnese Campana,
Olga Lucchesi,
Rosanna Marconi,
Nazzarena Campana,
Giuseppina Marconi,
Agata Carosi,
e a sx Andreina Carosi.
Campagnano, anno 1958.
Campo de’ fiori
Giovanni Puccica
in sella ad una Mosquito
60
LAVORO
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NICK LUCIANI - Campo dé Fiori