Campo de’ fiori 2 SOMMARIO Editoriale: Vanità e umiltà....................................................3 NICK LUCIANI “RICOMINCIO DA ME”...4 CURRICULUM VITAE: Michela Giraud al Roma Fringe Festival..................6 YESTERDAY - STORIA DI UNA CANZONE.......7 Roma che se n’è andata: Urbano VIII. Il Papa di Gian Lorenzo Bernini.......8-9 SUONARE SUONARE: Dream theater...................................................10 LETTERE D’AMORE: Calvario d’amore: Sibilla Aleramo - Vincenzo Cardarelli...............12-13 A TU PER TU...................................................13 Appunti di viaggio: Incontrando un Caravaggio................................14 Luigi Montanarini raccontato dal figlio Luca, suo degno erede............................................15 Ecologia e ambiente: L’impronta ecologica, che cos’è?.........................16 I sette spiriti di Santina.................................18 Danilo e la ragazza Libica..............................19 Ma chi è il medico legale..................................20 Europrogettazione, tra mito e realtà............21 Cine Parade: Torno indietro e cambio vita...............................22 L’angolo del collezionista: Abiti per sognare...............................................23 La sfera trascendentale è il luogo di elaborazione di ogni “teoria”........................24 Quello che non vi hanno mai detto sul... FRASSINO......................................................25 Le scuole a Civita Castellana nell‘800...........26 A TU PER TU: Una figlia preoccupata per la madre operata di tumore al seno.....................................................27 L’angolo del grafolo: La scrittura dritta...............................................28 BAMBINI E ANZIANI IN MUSICA: UNA VERA FESTA........................................28 Come eravamo: Tutti al mare......................................................29 Parliamo di funghi: Le Famigliole, ovvero i Sementini................................30 LA RUBRICA DEGLI EROI: Giulio Angeletti e Filippo Mezzanotte...........32 La festa della Madonna di Maregnano..........33 Il Fumetto: Dragon Head.....................................................34 Fiera del Fumetto e Games: Eretvm Comics a Monterotondo..........................34 I tesori dell’Agro Falisco: Falerii Novi e la chiesa di Santa Maria in Falleri.....35 Turista fai da te? No, in internet...................36 La zanzara impertinente................................36 Dario Guidi al suo primo singolo...................38 L’importanza della dote nel XVIII secolo.....39 Ageli e miracoli..............................................40 Noi, prima “I Feudi”, poi “I Rosacroce”........41 NEWS ...................................................42-43-44 Le proposte editoriale delle collane di Campo de’ fiori...........................................................45 I nostri amici..................................................46 Oroscopo........................................................47 A TAVOLA CO’ ZI’ LETIZIA.............................48 L’ANGOLO DEL POETA...................................49 MESSAGGI.................................................50-51 Nel cuore........................................................51 Agenda............................................................52 Roma com’era................................................53 Album dei ricordi.....................54-55-56-57-58-59 Annunci gratuiti........................................60-61 Selezione offerte immobiliari...................62-63 Foto di copertina di Roberta Panese Campo de fiori lo trovate nelle edicole ed in molte altre attività commerciali SEDE OPERATIVA: PIAZZA DELLA LIBERAZIONE, 2 CIVITA CASTELLANA (VT) TEL/FAX 0761.513117 - [email protected] SEDE RAPPRESENTATIVA: VIALE MAZZINI, 140 - ROMA INFO PUBBLICITA’: 0761.513117 - [email protected] www.campodefiori.biz - www.facebook.com/campodefioririvistafree Campo de’ fiori La fiera delle Vanità 3 di Sandro Anselmi A pparire, esibirsi costantemente sui social per illudersi di non essere soli, conquistare ad ogni costo la scena per vantarsi di un falso successo, è la più grande fiera delle vanità che l’uomo abbia mai conosciuto. Oltre il 60% degli italiani passa la massima parte del suo tempo su Facebook e Twitter. Uomini soli, con un io debole, nascosti dietro una maschera eroica e vincente, in costante pericolo di chiudere definitivamente con il mondo reale. Per i più una vetrina in cui ostentare la propria convinta superiorità col solo scopo di suscitare invidia negli altri, una gara ad essere il migliore, una corsa a postare le proprie foto più belle… Questo è il mondo di oggi, non ci si conosce più. Spogliarsi d’inutili orpelli e vestirsi di grande umiltà, significherà dimostrare non solo altruismo e bontà, ma di essere veramente intelligenti. Prima o poi dovremmo riscoprire un comportamento umile, rispettoso delle cose e della gente, che allontani orgoglio, egoismo e vanità. Lontana, oramai, ma non irraggiungibile, c’è la possibilità, ancora, di avvicinarsi concretamente agli altri, non dimenticandosi mai che non averlo fatto prima potrebbe significare d’aver fatto troppo tardi, e la vita è solo, purtroppo, quella che ci rimane. Bisognerebbe chinarsi più spesso ai sentimenti che son sempre i primi a pagare. Perrault Leon Jean Basile, Vanitas S ta lavorando sodo per la sua prima tournee da solista, ma la sua scelta è stata ponderata e decisa. Nick Luciani, voce solista per 20 anni - dal 1994 al 2014 dei Cugini di Campagna oggi è un uomo nuovo e soprattutto con un idee proprie da mostrare ai numerosi fans rimasti fedeli. Ma come è nata e perché questa idea di rompere col passato? “La rottura dopo 20 anni è stata naturale perché non esisteva più la compatibilità tra me ed il leader Ivano Michetti e perciò dopo tanto tempo ho deciso di cambiare e di ricominciare da me come dice il titolo del cd “Ricomincio da me”. Ormai non andava più, e come tanti matrimoni dove ci si lascia ed è finita, così è accaduto tra me ed il gruppo, insomma una scelta pensata e voluta dopo tanto pensare.” Avevi iniziato a cantare giovanissimo… “Si, addirittura cantavo a 6 anni nelle feste di famiglia, poi gli stornelli e tante feste e matrimoni insieme ai numerosi concorsi. Poi l’incontro con Ivano Michetti e l’ingresso nel gruppo nel 1994.” Tra i 15 brani del nuovo disco ci ha colpito “Karen”… “E’ dedicato a mia figlia ed alla mia famiglia che mi ha dato la forza di ricominciare di nuovo e l’amore che canto nel disco ne è il frutto. Volevo poi ricordare Il primo singolo estratto Chissà se lei mi pensa e Ricomincio da me che parla del passato e delle tante primavere che ho passato nel gruppo e la mia grande voglia di rimettermi in gioco…” Non hai esitato nemmeno un attimo nella scelta? “Sapevo che poteva essere un rischio ma la voglia di fare ciò che sognavo è stata più forte e poi mi sono accorto che tante persone che mi amavano allora mi amano ancora e mi sono vicine, forse ho lasciato il segno in tanti anni e sicuramente seminato bene altrimenti non sentirei questo pubblico così vicino. Ora con il tour ci sarà la prova del nove ma sono convinto che tutto andrà bene ! L’esperienza alle spalle, più di duemila piazze fatte, tante città in Italia ed all’estero mi hanno fatto diventare forte. Stiamo preparando tante date con una nuova band dal vivo ed oltre all’Italia andremo in Canada, a Praga ed altre città europee.” Nick, perché tre brani che eseguivi ai tempi dei Cugini? “Con questi pezzi lascio il passato ed arrivo direttamente al presente, Anima Mia, Un’Altra Donna e Il primo giorno di novembre sono dei pezzi firmati da Paulin che ho molto amato, soprattutto l’ultimo che non è molto conosciuto ma fa pensare a ciò che erano i Cugini di Campagna nel 1976.” NICK LUCIANI “RICOMINCIO DA ME” Il nuovo album della storica voce dei Cugini di Campagna Abbiamo scritto questa intervista con il sottofondo musicale del suo primo lavoro e siamo sicuri del successo che Nick Luciani continuerà ad avere con la sua nuova vita da solista: la voce degli angeli ora volteggia da sola! Sandro Alessi Campo de’ fiori 6 Curriculum vitae MICHELA GIRAUD AL ROMA FRINGE FESTIVAL P er gli eventi clou del Roma Fringe Festival, in una delle prime sere calde di Luglio a Castel Sant’Angelo in Roma, troviamo in cartellone “1987“ spettacolo scritto da Michela Giraud e Stefano Vigilante che ne cura anche la regia. Incontriamo la protagonista Michela Giraud che interagisce sul palco con l’eclettico e bravissimo Maurizio Bousso. Il titolo ci ha molto incuriosito e supponiamo che si riferisca ad un anno particolare… “E’ vero - ci risponde Michela - è esattamente il mio anno di nascita ed è quindi un anno molto importante. Volevo che il mio primo spettacolo parlasse dell’anno in cui sono nata. Oltre alle serate contraddistinte da Colpo Grosso, volevo prendere spunto dalle figure più importanti della mia vita, parlo di mia madre e delle mie sorelle, dei miei amici e conoscenti ma soprattutto i miei punti di vista di fronte alla realtà che appare tragicomica come può esserla quella di molti.Il disagio dell’infanzia, i traumi dell’adolescenza e del liceo…” Invece la tua nascita artistica a quando risale? “Circa 5 anni fa decisi che il teatro avrebbe fatto parte della mia vita e una persona mi convinse a seguire il corso libero di Teatro Azione dopodiché decisi di passare al professionale. A questo punto è iniziato il mio delirio perché ho creduto di essere un’attrice riuscendo anche a diplomarmi con Teatro Azione. Mentre mi laureavo in Storia dell’Arte ho scoperto che mi piaceva molto interpretare le parti comiche e decisi di frequentare l’ Accademia del Comico e ma che comico fino ad arrivare a Stefano Vigilante con il quale ho scritto questo spettacolo. Devo dire anche che un’altra figura molto importante per me e soprattutto per il modo della scrittura testi è stato Saverio Raimondo. Devo dire che in 5 anni ho fatto tutto quello che potevo !” Ed ora finalmente il piccolo schermo… ”Ho iniziato con Colorado su Italia Uno per poi passare ora a Sky partecipando a Comedy Central News e tutti i lunedì al nuovo appuntamento Natural Born Comedians un nuovo genere di Stand Up Comedy all’americana basato un po’ di più sul racconto con un po’ di più di respiro.“ Da attrice a One woman show il passo è stato breve? “Devo ammettere di si, sentivo di avere delle cose da dire e soprattutto questa cosa mi rendeva le interpretazioni più facili e divertenti ed allo stesso tempo più facili da assimilare : questa era la mia predisposizione ! E poi il rapporto con il pubblico è diverso, io racconto gli “affaracci miei” con una linea fruibile ed interessante e loro capiscono che non hanno di fronte solo una egocentrica, ma un personaggio che dal palco vuole condividere i propri fatti.“ Insomma Michela Giraud è una ragazza che sa quello che vuole, che è solo all’inizio ma che sicuramente ha tanto da dire e da dimostrare. La attendiamo sicuramente per altre prove. Sandro Alessi Campo de’ fiori 7 YESTERDAY - STORIA DI UNA CANZONE I 50 anni del pezzo più cantato al mondo raccontati in un libro da Valentina Farinaccio e Emanule Manny Angeletti M ai prima d’ora era stato scritto un libro interamente dedicato ad una singola canzone. Eppure è successo e questo perché la canzone in questione non è una canzone qualsiasi, è la canzone che tutto il mondo da cinquant’anni canta: Yesterday. Il volume, intitolato proprio Yestrday – storia di una canzone, scritto a quattro mani dalla giornalista Valentina Farinaccio e dal musicista cantante beatlesiano Emanuele Angeletti, edito dalla casa editrice Arcana, è stato presentato, per la volta in assoluto, l’19 Giugno a Civita Castellana, città di origine di Angeletti, presso l’Auditorium Santa Chiara. Una bella serata, patrocinata dal Comune, introdotta dal prof. Contessa e moderata dal giovane conduttore radiofonico Pier Francesco, dove gli autori hanno raccontato il percorso che ha portato alla realizzazione del volume di circa 120 pagine, lasciando anche molto spazio alla musica dei Beatles, grazie ad Emanule Angeletti che si è diviso tra chitarra e pianoforte, per proporre al pubblico, entusiasta, alcuni dei brani più conosciuti del gruppo inglese. Yesterday, registrata il 14 Giugno di cinquanta anni fa, fa parte dell’album Help, pubblicato dai Beatles nell’agosto del 1965. Era il loro quinto lavoro ed il brano venne inciso sul lato b, come penultima traccia, senza nemmeno lontanamente immaginare il successo che avrebbe avuto. Paul McCartney racconta di aver sognato quella melodia, alla quale aveva dato il titolo provvisorio di Scrambled Eggs, “uova strapazzate”. Tutti questi aneddoti e molti altri ancora, insieme a ben duemila cover, cantate e reinterpretate da artisti italiani, sono perfettamente riportati nelle pagine del libro dove lo stile dei due autori è nitidamente riconoscibile: da un lato quello più narrativo della Farinaccio, dall’altro quello paragonabile ad uno spartito musicale, di Angeletti. Ma chi meglio di questi due giovani autori avrebbe potuto farlo, considerando che la Farinaccio, oltre ad essere una giornalista e critico musicale, è anche una profonda conoscitrice di questo gruppo beat che ha rivoluzionato il panorama musicale mondale. Ha condotto programmi radiofonici, scritto per la televisione e per molte riviste ed attualmente collabora con «Il Venerdì di Repubblica» ed è autrice, redattrice e conduttrice di Auditorium TV, web tv dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Che dire poi di Emanuele, o meglio Manny Angeletti, come è comunemente chiamato a Londra, dove da tre anni il suo lavoro effettivo è quello di essere Paul McCartney. In realtà questo lo faceva già da prima, quando, in qualità di uno dei frontman della migliore tribute band dei Beatles italiana, per anni ha girato la penisola e non solo con gli Apple Pies, parteci- pando anche ad importanti trasmissioni televisive. A maggio 2012, poi, viene scelto per impersonare Paul McCartney in Let It Be, il primo musical inglese dedicato all’intera storia dei Fab Four e, come se non bastasse, per essere il più possibile vicino alla realtà, ha imparato a suonare la chitarra mancina. La giornalista rivela di aver accettato la proposta della casa editrice, interessata ad inaugurare una collana dedicata esclusivamente alle canzoni che hanno fatto la storia, solo se avrebbe potuto scrivere il libro insieme ad Emanuele, amico di vecchia data. Il musicista, del resto, è cresciuto a pane e Beatles grazie a suo padre Aldo, cantante di uno dei gruppi musicali locali più noti degli anni ’60, I Falisci. La peggior cover italiana di Yesterdy? “Quella di Claudio Villa – rivela la Farinaccio – perché è esattamente il contrario di ciò che aveva in mente McCartney – precisa Angeletti”. E la migliore? “Quella proposta da Mina, perché con una interpretazione personale ed originale – concordano i due”. Una coppia ben assortita ed affiata che ha dato come risultato un libro molto interessante e piacevole da leggere, dedicato a tutti i beatlesiani e non soltanto. Ermelinda Benedetti Foto di Francesco Bonasera Campo de’ fiori 8 Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi Urbano VIII Il Papa di Gian Lorenzo Bernini Era il 6 agosto 1623 quando i 55 Cardinali riuniti in Conclave eleggevano Maffeo Barberini che, salito sul trono di Pietro, assunse il nome di Urbano VIII. Maffeo, nato a Firenze in di Riccardo Piazza Santa Croce il 5 Consoli aprile 1568, è il quinto dei sei figli del ricco mercante Antonio Barberini e di sua moglie Camilla Barbadori; la famiglia, originaria di Barberino Val d'Elsa, aveva cambiato il nome originario di Tafani in Barberini, così come aveva cambiato i tre tafani presenti sullo Stemma, con tre api. Il futuro Pontefice studiò presso la Compagnia dei Gesuiti e, poi, presso il Collegio Romano. A soli 20 anni, grazie ai buoni uffici dello zio Francesco Barberini, Protonotario Apostolico, entra nell'Amministrazione dello Stato Pontificio ottenendo l’incarico di Nunzio Apostolico a Parigi e, all’età di 38 anni, riceve la berretta Cardinalizia da Paolo V, Camillo Borghese, 1605 - 1621. Morto lo zio Francesco eredita un cospicuo patrimonio che gli consente di acquistare un prestigioso Palazzo che arreda in maniera tanto sfarzosa e lussuosa al punto da diventare il più importante di Roma. L’anno dell’elezione del nuovo Papa fu cruciale per le sorti di Roma, anche dal punto di vista artistico, infatti, Urbano VIII, amante delle arti e grande ammiratore di Gian Lorenzo Bernini, che considera l'architetto ideale per la realizzazione dei suoi progetti urbanistici e architettonici, ossia l’artista in grado di realizzare quelle opere atte a dare consistenza alla volontà della Chiesa che è quella di apparire trionfante, anche attraverso l’edificazione di opere spettacolari. Secondo il desiderio del nuovo Pontefice, il Bernini si sarebbe dovuto impegnare nella progettazione e realizzazione di opere che potessero raggruppare: architettura, scultura e urbanistica avendo, come denominatore comune il teatro. Il Bernini riuscì ad accontentare Urbano VIII, infatti, egli fu il realizzatore di scenografie e opere teatrali nelle quali utilizzò ogni possibile espediente per stupire l’osservatore. Gian Lorenzo Bernini nasce a Napoli il 7 dicembre 1598, è figlio di Pietro Bernini, pittore e scultore toscano originario di Sesto Fiorentino e di Angelica Galante, una popolana napoletana. Nel 1605 Pietro, avvalendosi della protezione del Cardinale Scipione Caffarelli - Borghese, si trasferìsce con la moglie e il piccolo Gian Lorenzo a Roma dove ha l’opportunità di mettere in risalto il precoce talento del figlio. Il sodalizio artistico di Urbano VIII con il suo artista prediletto troverà in San Pietro il luogo ideale; la Basilica, sorta sul posto della sepoltura di Pietro, dovrà sancire la rinascita della Chiesa Cattolica, nonchè la sua rivincita morale e spirituale. Gian Lorenzo Bernini diverrà, con rapida ascesa, l’indiscusso protagonista del rinnovamento artistico voluto dal Pontefice ed è proprio Urbano VIII, uomo di vasta cultura umanistica, amante dell’arte e della letteratura classica a consacrarlo artista della Corte Pontificia. Un Pontefice, peraltro, rimasto famoso anche per il noto processo di condanna di Galileo Galilei. Ma ritorniamo alla Basilica di San Pietro. Il primo importante incarico per l’artista fu quello relativo alla realizzazione di un Baldacchino. Il Papa sognava un nuovo altare posto sopra la confessione sormontato da un enorme Baldacchino bronzeo, appoggiato su basamenti di marmo con lo Stemma della sua famiglia in grande evidenza. Gian Lorenzo non lo deluse. Numerose le proposte dall’ar- tista e, alla fine, fu scelta una soluzione abbastanza insolita, ossia quella di un Baldacchino quadrato, slanciato, libero da tutti i lati e sorretto da quattro colonne attorcigliate in bronzo, materiale che venne recuperato dalla copertura del Pantheon da cui il sarcastico detto: “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”. Una particolarità poco nota: l’artista, allo scopo di conferire al Baldacchino una connotazione simbolica, volle posizionare, ai piedi di una delle colonne, una lucertola di circa dieci centimetri. Il piccolo rettile guarda verso la sommità; il suo sguardo è incantato dalla luce e trova in essa giovamento, proprio come l’animo umano che ricava grande benessere attraverso la Campo de’ fiori contemplazione e l’ammirazione della luce divina. Come noto, Gian Lorenzo Bernini, assieme a Francesco Borromini, fu l’indiscusso protagonista del Barocco Romano e già le prime opere dimostrarono la grandezza del suo talento; molti anni dopo, un Bernini ormai maturo, rivedendo la scultura di Apollo e Dafne, uno dei suoi capolavori giovanili, autentica invenzione figurativa, confidava a un amico: “Oh quanto poco profitto ho fatto io nell'arte della scultura in un sì lungo corso di anni, mentre io conosco che da fanciullo maneggiavo il marmo in questo modo!”. Il Bernini, sapendo di essere l’artista prediletto da Urbano VIII, volle manifestare tutta la sua riconoscenza inserendo le api della famiglia Barberini in molti monumenti della Roma del cinquecento che in tal modo divennero le “api araldiche” più famose della storia dell’arte e che, analogamente alla lucertola posta ai piedi del Baldacchino della Basilica di San Pietro, riescono a trasmettere un messaggio simbolico che molte volte sfugge all’occhio poco attento. Ricordiamo, adesso, alcune date di fondamentale importanza nella vita di Gian Lorenzo Bernini; nel 1623 gli viene commissionata la statua di Santa Bibiana, collocata nell'omonima chiesa, che ritrae la Santa in un momento di estasi determinando una sorta di dialogo con le pitture di Pietro da Cortona, altro protagonista del Barocco Romano. Nel 1627 l’artista inizia la costruzione del Monumento Sepolcrale di Urbano VIII che sarà ultimato molti anni dopo per essere collocato in posizione simmetrica rispetto a quello Paolo III, Alessandro Farnese, 1534 - 1549, il Papa del concilio di Trento. Un Monumento questo che, ispirandosi alle tombe medicee di Michelangelo, propone la statua benedicente del Papa con ai lati del sarcofago le figure allegoriche della Carità e della Giustizia. Nel 1629, alla morte di Carlo Maderno, in uno con la Fontana del Tritone, realizzata in travertino e considerata una delle più belle della città, Gian Lorenzo riceve il prestigioso incarico di sovraintendere ai lavori di completamento di Palazzo Barberini che era stato portato avanti dal Borromini con il quale, proprio in questo periodo, comincia una stretta collaborazione che sfocerà, più avanti, nella nota accesa rivalità. Subito dopo la Fontana del Tritone al Bernini viene affidata la progettazione e la realizzazione della Fontana delle Api, originariamente situata all’angolo di Piazza Barberini con Via Sistina. Trattasi di una enorme conchiglia con le valve aperte, geniale saggio del Barocco Romano, questa fontana nel 1867 fu smontata e trasportata in uno dei depositi comunali del Rione Testaccio, ma nel 1916, per iniziativa di alcuni studiosi, venne ricomposta con i pezzi originali ritrovati e posizionata nell’attuale sede all’imbocco di Via Veneto. Ma come spesso succede, la fortuna dell'artista sembra fermarsi improvvisamente e ciò avviene dopo la morte del suo protettore inizia, infatti, il Pontificato di Innocenzo X, Giovan Battista Pamphilj, 1644 - 1655, molto più austero del predecessore, anche a causa della crisi economica in cui versa Stato Pontificio dopo la Guerra di Castro di cui ci siamo occupati in altra occasione. Con il nuovo Pontefice alcuni degli incarichi più importanti vengono assegnati ad artisti rivali del Bernini come Francesco Borromini che si occupa del rifacimento della Basilica di San Giovanni in Laterano e Carlo Rainaldi che costruisce Palazzo Pamphilj e inizia la costruzione della chiesa di Sant'Agnese in Agone a Piazza Navona. Il Bernini, uno dei grandi protagonisti del Barocco Romano, rispettato, ma anche temuto e odiato per il potere esercitato sul mondo artistico romano, subisce persino l'umiliazione di vedere abbattuto il Campanile della facciata della Basilica di San Pietro, a causa di presunti problemi statici legati alla natura del terreno su cui era stato fondato. Persecuzioni, certamente ingiuste ma, come ben sappiamo, il tempo è galantuomo, infatti, avvenuta la riconciliazione con il nuovo Pontefice, inizia uno dei periodi più favorevoli per l’artista, Innocenzo X gli affida la decorazione del braccio 9 lungo della Basilica di San Pietro, del colonnato e la realizzazione della Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona, con al centro l’obelisco posto su un basamento in travertino e le quattro statue allegoriche dei fiumi: Nilo. Gange, Danubio e Rio della Plata. Piazza di Spagna, una delle più belle di Roma, è caratterizzata dalla grande scalinata e dalla sua particolarissima Fontana della Barcaccia situata ai piedi della stessa. Questa fontana, progettata e costruita da Pietro Bernini padre di Gian Lorenzo, viene accomunata a quest’ultimo in quanto autore delle decorazioni di prua e di poppa. A beneficio dei pochi lettori che non ne fossero a conoscenza ricordiamo che il termine apparentemente dispregiativo di “barcaccia” discende dalle barche del vicino Porto di Ripetta; il genio dell’artista consiste nel fatto che egli rappresentò una barca in procinto di affondare allo scopo di eliminare il problema relativo alla bassa pressione dell’acqua destinata ad alimentare la fontana. Il Bernini è ormai un architetto di fama internazionale, tanto che il Ministro Colbert per conto di Re Luigi XIV riesce a convincere il Papa a concedergli il suo artista prediletto e così parte per la Francia, dove viene accolto come un principe, con l'intento, tra l'altro, di progettare la ristrutturazione del Palazzo del Louvre. Gian Lorenzo Bernini muore il 28 novembre del 1680 e viene tumulato nella tomba di famiglia della Basilica di Santa Maria Maggiore. Campo de’ fiori 10 di Carlo Cattani D reamT t heater S eatro da ogno ! 1.7.2015 live alla Cavea dell’Auditorium Parco Della Musica-Roma S e, è notizia di questi giorni, la Grande Muraglia Cinese sta perdendo i pezzi, vittima, com’è, dell’incuria, dei fenomeni naturali e del vandalismo (…ahhhhhhh… Colosseo…Pompei..., belli di casa nostra… non siete soli nella miserrima classifica del degrado del patrimonio archeologico) ,non si può dire la stessa cosa, nonostante i tanti anni trascorsi sulle scene, della grande muraglia musicale costruita dalla band Americana dei Dream theater: una muraglia ”alta” 30 anni di carriera ed eretta con miriadi di note metallico progressive. La muraglia sonora del combo Americano ha piacevolmente fronteggiato e coinvolto le oltre duemila persone che hanno riempito ogni dove della Cavea dell’Auditorium Parco Della Musica, spazio che ha accolto il gruppo Statunitense nell’ambito della nuova stagione della rassegna musicale “Luglio suona bene”. I Dream theater, formatisi nel 1985, sono in giro per il mondo con le loro roboanti, tecnicissime, perfettissime esibizioni per la rappresentazione del “tour del 30 anniversario” offrendo il loro show in Italia ,questa sera a Roma e il 19 di luglio al “Pistoia blues festival” . Una serata calda in tutti i sensi avvolge la folla eterogena per età, accorsa numerosissima a godersi lo spettacolo messo su dai cinque musicisti americani che, da anni, occupano, nei rispettivi strumenti, le posizioni più alte delle classifiche stilate dalle riviste musicali specializzate del settore “metal” compilate sulla base dei sondaggi tra i lettori. In attesa degli “Americani” si esibiscono, ancora in un clima crepuscolare, delle band di supporto…tra queste non male i ragazzi Svedesi degli “Evergrey”! Alle 21,30 la luce è… “da sera” e numerosi tecnici sul palco smontano-spostano-sollevano veli e …voilà …si svela a tutti noi l’habitat di Mike Mangini, il suo “castello”, un’accessoriatissima batteria posta al centro della scena che dalle pelli frontali delle due poderose casse incastonate tra decine di tamburi e piatti dai diversi diametri , ribadisce lo strafamoso logo del gruppo: l’effige dell’anello di Maria Stuart di Scozia raffigurante la sua iniziale “M” incastonata con il phi greco “”, l’iniziale del nome di suo marito, Francesco II di Francia. Al solito ci si assiepa sotto al palco per selfies con gli amici di spalle allo stage, foto ravvicinate agli strumenti a carpirne particolari e personalizzazioni, non mancando commenti su diametri di tamburi, magneti di chitarre, pedaliere di effetti e tutto ciò che è installato sul palco a disposizione dei musicisti, questa sera, per l’esecuzione della loro gran musica: una goduria di tecnologia per gli occhi! Alle 21,40 si può cominciare a…”Sognare in Teatro”! Buio in Cavea e partono subito le note registrate di “False awakening suite” dall’ultimo album omonimo del 2013, un intro dai toni epici che infiamma immediatamente l’audience: entra la band e il volume dell’ovazione raddoppia …tutti ai propri posti …il viaggio del “Teatro” ha …davvero inizio! In un’ora e mezza di concerto mozzafiato, con pochissimi spazi alle chiacchiere d’intrattenimento, la band propone una scaletta serratissima,farcita da un paio di ballad, recuperando, in definitiva, un brano da ciascun dei dodici album da studio, a partire dall’esordio discografico del 1989, “When dream and day unite” dal quale traggono “Afterlife”. La set list considera “Metropolis pt.1: The miracle and the sleeper” (da “Images and Words1992 ), ”Caught in a web” (da “Awake -1994) la ballad “The spirit carries on” tratta da “Metropolis pt.2:scenes from a memory - 1999 che è accompagnata dalle luci irraggiate da centinaia di telefonini accesi sugli spalti; e poi, a seguire “About to crash”, ”As I am” “Panic attack” ,l’altra ballad della serata, anch’essa eseguita “a fari accesi “ nella notte della Cavea, “Wither”, dall’Ep omonimo del 2009, per concludere con l’esecuzione di “Bridges in the sky” dall’11° album del 2011 “A dramatic turn of events”. I” Teatranti”, tuttavia lo sanno bene che non può finire così,men che mai a Roma, e , dunque, dopo qualche secondo sono di nuovo ai loro posti per dare un’aggiuntina al loro set con “Behind the veil” dall’ultimo album “Dream Theater”, un brano che inizia con un intro di tastiere per poi esplodere con degli accordi di chitarra distorti e tutta la ritmica,basso e batteria, a sostegno per un pieno di dinamica sonora che è un pugno allo stomaco! Il pezzo nel suo incedere è anthemico e complesso, con la voce di James LaBrie che sale e scende e le corde tiratissime della chitarra lancinante di John Petrucci infiammano l’arena …la paletta della sua chitarra rotea nell’aria, i trilli del suo strumento grattano le stelle e …pezzetti di universo tornano a casa con noi questa sera! CarloCattani©words&pics-luglio 2015 12 Campo de’ fiori Calvario d’amore: Sibilla Aleramo-Vincenzo Cardarelli Un inno alla Bellezza dei ricordi: 150 lettere di Vincenzo Cardarelli indirizzate a Sibilla Aleramo e conservate presso il prestigioso Istituto Gramsci di Roma. L a nota giornalista di grande impegno, Natalìa Aspesi, nella recente prefazione alla “Raccolta di lettere d’amore” di Renata Did iBruna Ferrini scacciati, scrive: “Niente è più caduco di una lettera d’amore” ed aggiunge “Chiunque abbia amato, o immaginato di amare, non ha avuto dubbi ad affidarsi alle parole”. Non la smentiscono certamente tutti gli epistolari che la letteratura di ogni paese ci ha lasciato e che, forse, neanche i più moderni mezzi di comunicazione riusciranno a superare. Ma dove finivano le lettere di personaggi importanti quando non venivano bruciate o disperse? Chiuse in scatole e riposte in soffitte, cantine, nascoste in cassetti blindati, tra libri nelle biblioteche di famiglia, quasi sempre scovate per caso e magari recuperate e vendute in capo al mondo. Non è stato così per l’epistolario Cardarelli-Aleramo. E’ conservato ancora oggi nel prestigioso Istituto Gramsci di Roma. Lo si è saputo soltanto nel 1962, quando i due scrittori erano già deceduti, il primo nel 1959 e la seconda nel 1960. La persona che ricordò l’esistenza di quelle lettere fu il cittadino tarquiniese Bruno Blasi già a conoscenza anche della storia “appassionata e tumultuosa tra i due scrittori”. Ma per avere il materiale e “disseppellire quelle lettere” fu necessario rivolgere domanda al segretario PCI Palmiro Togliatti al quale Sibilla Aleramo, per volontà testamentaria, aveva lasciato le sue “polverose carte” dopo essere stata dirigente di quel partito. Nell’estate dello stesso anno Togliatti rispose: “... Quelle lettere potranno essere raccolte e messe a disposizione fin dal settembre prossimo... rivolgersi al Professor Bianchi Bandinelli”. Successivamente, il direttore dell’Istituto Gramsci professor Ferri aprì le porte di una grande stanza e di una grande cassa e le lettere di Cardarelli apparvero in tutta la loro corposità ed integrità. Circa il gran lavoro di riordino e copiatura lo stesso dirigente scrive: “Divenni così familiare ai custodi del locale che un giorno si dimenticarono addirittura di me (ed io del tempo) e mi chiusero dentro a chiave”. Dobbiamo questa importante ricostruzione al grande scrittore Gian Antonio Cibotto, nato e vissuto in Veneto, il quale, prima di lasciarci, ha collaborato con Cardarelli alla storica rivista “La Fiera letteraria”. Lo stesso Cibotto e Bruno Blasi hanno curato il volume che raccoglie le lettere cardelliane con il titolo ”Lettere d’amore a Sibilla Aleramo” pubblicato nel 1974 dalla Newton Compton Italiana. Dobbiamo ringraziare caldamente il direttore della Biblioteca Consorziale di Viterbo, Paolo Pelliccia, per averci permesso di consultare proprio quello storico volume provando, ancora una volta, l’emozione di avvicinare il pensiero, i sentimenti, in breve la vita del poeta che la città natale di Tarquinia onora con orgoglio, ad un più vasto pubblico. Ora sappiamo anche un particolare che sarebbe andato perduto senza l’intervento di quanti hanno collaborato. Mentre le lettere di Cardarelli si sono salvate tutte, quelle della Aleramo sono soltanto quattro. Perchè? Non per incuria ma per la guerra che nel 1915 ha fatto disperdere il “tesoro lettera- rio” che il poeta conservava e portava sempre con sé in una grande borsa nera. Passando da una città all’altra, così come ha trascorso la sua vita, ha consegnato alla sorella Bettina la borsa affinchè potesse lasciarla in luogo e mani sicure: così non fu, qualcosa si disperse e le lettere di Sibilla volarono via.. Dove? Non sappiamo, sicuramente non bruciarono come quelle di Chopin ad opera di George Sand, o, se bruciarono fu nel fuoco della tragedia. Per fortuna, leggendo le restanti si possono fare molti collegamenti, trovare risposte e riflessioni. Come nella lettera del gennaio 1914, nella quale la Aleramo, ricordando l’amore per il poeta scrive: “Furono diciotto mesi di calvario, la cosa più fiera che mi sia stata donata dalla sorte... io ho conservato di te una imagine indicibilmente chiara, indicibilmente dolce come un cielo d’alba in primavera”. Cardarelli, a sua volta, risponde anche in poesia, “e lì bisogna cercarli i suoi racconti d’amore a sfondo biografico” sottolinea Libero Bigiaretti in occasione del premio Strega a lui assegnato nel 1948. In effetti, come osservato dai critici anche attuali, il poeta riesce a fare della poesia una prosa lirica anche quando scrive: “Sono a Roma, ..e ci sono molto malinconicamente.. sono venuto sul portone...poi non sono salito per non turbarti..vogliamo ve- Campo de’ fiori derci stasera per mezz’ora?.. tu scendi, non aver paura, si fanno due passi. Ma che vuoi ho tanto desiderio e curiosità di vederti! Ah, che uomo inquieto e contraddittorio che sono”! Un dialogo a distanza – “Sei trapassata nella mia memoria” - “e qualche cosa è accaduto fra noi”- ci dicono tutto della loro relazione, dell’amore tormentato che li ha uniti e divisi, della sofferenza che ha portato il Cardarelli alla solitudine di una vita e lei all’amore-tormento con il poeta Dino Campana del quale ancora oggi si parla, si scrive, se ne fanno film di successo e convegni come avvenuto a Civitanova Marche in occasione dei 50 anni dalla morte di Sibilla ed a Marradi luogo di nascita del poeta dei Canti Orfici. Il rapporto Cardarelli-Aleramo è iniziato nel 1910 quando lui aveva circa ventitrè anni e lei dodici di più, con un avvio di una dolcezza infinita da parte di lui. ”Tra me e lei c’è una enorme distanza; le nostre vie sono quasi parallele, non tendono ad incontrarsi ... noi ci guarderemo camminare a vicenda. Saremo più che fratelli, simili. Io sono un fanciullo, ma un fanciullo precoce; cioè un uomo che ha molto vissuto … non dispero di salire fino a lei”! Poi l’amore si fa più profondo, diviene relazione: “Cara vado a letto,... col sorriso che mi splende sulla fronte... dobbiamo sentirci ancora forti e ancora degni di creare momenti di bellezza e di gioia, una volta dissi che non sapevo attendere la -quieta riva oltre l’inquieto mare - adesso sì...Ma vi è una sofferenza che si chiama elevazione”. Quando è triste torna all’invocazione. “Le vostre lettere sono un messaggio di gioia.. cantate. Voi avete la gola canora e il senso del ritmo”. Più avanti comincia il confidenziale -tu- con il primo -imperio- del carattere cardarelliano: “Dobbiamo vivere l’uno per l’altro.. e questa volontà è il nostro amore”. Ma Sibilla non è libera, saranno molte le ombre che s’interpongono, lui incupisce “Ho saputo una cosa che non avrei voluto sapere”... Coraggiosamente va oltre, cerca di superare la gelosia, “Vogliamo lasciarci prendere da questa specie di quacquerismo spirituale”? Dice quasi a se stesso. 13 Più tardi, il 20 settembre del 1910, scriverà una lettera da pubblicare per intero, se lo spazio lo consentisse, magari da leggere anche a scuola, ai giovani di oggi come esempio di scrittura e di sensibilità. “Ho colto questo ramoscello di lauro sulla terra sacra (fuori Santa Francesca Romana ai Fori Imperiali) dolce omaggio per questo giorno. Oh, Sibilla, l’ho colto sulle larghe pietre romane, vedendo la più alta ala del Colosseo... nella luce rossa della luna, in quel silenzio monumentale, mi sarei inginocchiato religiosamente innanzi all’immagine tua”. Inutile... Sibilla vive il suo amore come un calvario anche se nella quarta lettera salvata scriveva da una Parigi sotto zero: “Se fossi qui, oggi, ci sorrideremmo veramente, finalmente... Ma che il mio saluto, Vincenzo Cardarelli, amore di una volta che ti arrivi”. Non lo sapeva ancora che, un pochino più avanti nel tempo, avrebbe incontrato ed amato un altro poeta, quel Dino Campana che di se stesso scriveva “Io che vivo al piede di innumerevoli calvari”. Le lettere di Sibilla sono finite: sarebbe stato un bene se il fuoco non le avesse risparmiate come le altre? A ciascuno la propria risposta ma le guerre hanno questo risvolto positivo: tramandano la Bellezza dei ricordi per lenire i dolori della vita. Caro Amico, grazie alla collaborazione di molti, l'Associazione Amici del Cardarelli è stata inserita nell'elenco dei destinatari del 5 per mille. Per realizzare il potenziamento della nostra scuola, con nuovi laboratori ed attività, puoi contribuire anche tu scrivendo il codice fiscale dell'Associazione nello spazio in alto a sinistra della tua dichiarazione dei redditi - C.F. 90115960560. Con questo piccolo gesto, sarai partecipe del progresso e potrai verificare direttamente quanto realizzeremo. Grazie. L'Associazione "Amici del Cardarelli" 14 Campo de’ fiori Appunti di viaggio: Incontrando un Caravaggio C onoscere una città in uno o due giorni di vacanza è una impresa veramente impossibile, ma il mio lavoro mi sta insegnando a lasciarmi affascidi Fabiana nare prima, durante e dopo Poleggi un viaggio, ed è così che sto imparando a scoprire storie, eventi e luoghi che a volte hanno cambiato il destino di una comunità, di una cittadinanza intera o che hanno lasciato segni importanti nella storia di una città. Altre volte sono storie di vita vissuta sconosciute dai più, che lasciano ancora tracce interessanti ed affascinanti che svelano particolari a volte curiosi, a volte drammatici determinanti per conoscere ciò che è stata la vita di personaggi più o meno conosciuti. Uno dei miei ultimi viaggi, mi ha riportato nell’intrigante Napoli, un solo giorno, ma sufficiente per subirne il fascino accogliente che ogni volta questa città mi riserva sorprendendomi con i suoi tesori nascosti. Ci ha proprio colto di sorpresa la pioggia che dalla vivace confusione di Via Toledo ci ha fatto riparare nel silenzio elegante del bellissimo Palazzo Zevillos Stigliano, sede della Banca Intesa, che faceva sfoggio all’entrata di un grande manifesto che pubblicizzava al suo interno un famoso Caravaggio, “Il martirio di Sant’Orsola” con ingresso libero, come non approfittare di un’occasione così invitante? E poi vedere questo quadro nella città dove il pittore lo dipinse lo arricchiva così tanto di significato, da farci ripercorrere la magica atmosfera di quel momento nel lontano 1610. “A Napoli, nel maggio del 1610, Caravaggio ha ancora sul viso i segni dell’aggressione subita, qualche mese prima, uscendo da una locanda nei vicoli del vecchio porto. Lo avevano dato per morto e lasciato a terra sfigurato dai colpi di coltello. È sempre più stanco e provato, ma ha bisogno di soldi e sa che non può smettere di lavorare. Per questo ha accettato la commissione di un nobile genovese, Marcantonio Doria, figlio del doge Agostino, conosciuto durante un breve soggiorno a Genova, cinque anni prima. Come sempre dipinge rapidamente, senza disegni preliminari. Ai primi del mese il quadro è pronto e lo può consegnare, anche se la vernice è ancora fresca. Nella fretta di inviare la tela a Genova, il procuratore dei Doria pensa bene di metterla ad asciugare al sole, come racconta in una lettera inviata a Marcantonio. La decisione si rivela un errore. Caravaggio aveva usato una vernice “grossa”, fatta d’olio di lino e di sandracca. Al sole, anziché asciugare, si scioglie ancora di più, tanto che sarà costretto a riparare i danni. Alla fine, la tela imbarca per Genova e, il 10 giugno, arriva a destinazione. Il soggetto scelto da Marcantonio Doria è un “Martirio di sant’Orsola”, probabilmente in omaggio alla figliastra che aveva preso il velo, col nome di suor Orsola, in un convento napoletano. Secondo il testo più diffuso delle vite dei Santi, la “Leggenda aurea”, Orsola, figlia del re di Bretagna, al ritorno da un pellegrinaggio a Roma, accompagnata da undicimila vergini, si sarebbe fermata a Colonia. Gli Unni, che assediavano la città, compirono un vero e proprio eccidio, uccidendo tutte le giovani, colpevoli di aver voluto mantenere la loro fede e la loro purezza. Il capo degli Unni, Attila, colpito dalla bellezza e dal coraggio di Orsola, la chiese in moglie e, al suo rifiuto, “veggendosi schernito, diede mano a un arco e trafissela d’una saetta”. Caravaggio, contrariamente alla tradizione, sceglie di raffigurare solo l’atto finale della storia. La scena si svolge in uno spazio buio, ristretto e quasi claustrofobico: la tenda di Attila, che si intravede sullo sfondo, è semi-aperta, come fosse la quinta di un teatro. I protagonisti emergono dall’ombra come fantasmi; vittima e carnefice sono vestiti di un rosso che pare isolarli dagli altri. L’azione, quasi fosse il fotogramma di un film, è bloccata nell’istante immediatamente successivo all’omicidio. Attila non ha ancora finito di tendere l’arco che la freccia è già scoccata, tanto che la luce, che arriva da sinistra a destra, ne segue traiettoria. Orsola, appena colpita, ha ormai i colori della morte: china la testa e contempla con rassegnazione e stupore la ferita al petto, cercando di comprimerla con le mani. Senza capire quello che sta accadendo e senza soffrire. Non c’è nessuna aureola. Non c’è alcun segno di gloria celeste, né di presenze angeliche: il martirio sembra restare incomprensibile anche a chi lo subisce. Attila, abbigliato come un arciere del Seicento in corazza e cappello piumato, ha il volto di un vecchio. Stravolto da una smorfia, con lo sguardo sbigottito pieno di compassione e di rimpianto, quasi si pentisse del gesto appena compiuto, trattiene, a mala pena, un urlo. Ma l’invenzione più straordinaria è la mano di uno degli astanti riapparsa solo dopo l’ultimo restauro. Una mano che compare quasi dal nulla, davanti a Sant’Orsola, come a fermare il tempo e riportarlo indietro, all’attimo prima che tutto succeda. Alle spalle della Santa un uomo che ha le fattezze di Caravaggio è testimone e complice. Assiste alla scena travolto, come tutti, dalla stessa sensazione di incredulità e incomprensione. In pochi dipinti si avverte così forte la presenza inesorabile del male e della morte: c’è la consapevolezza che nessun gesto o nessun ripensamento potrà fermare il destino. La freccia è stata scoccata e ognuno dovrà andare incontro alla sua sorte. Orsola sarà la martire e Attila il carnefice. Per sempre. In Caravaggio la sensazione dell’inevitabilità del male è costante. Sa che nemmeno il suo destino potrà cambiare. La sua vita è stata scapestrata e violenta. Lo era, fin da quando, arrivato dalla Lombardia, girava per Roma con un cappellaccio, un mantello nero e uno spadone al fianco, pronto ad attaccare briga con tutti e a infuriarsi per un nonnulla, frequentando aristocratici e prostitute, palazzi e osterie. La sua inquietudine e il disagio di vivere, lo hanno sempre spinto verso la violenza. Fino ad arrivare all’omicidio: con un colpo di spada, quattro anni prima, ha provocato la morte di un uomo; si dice per una stupida discussione al gioco della pallacorda. Forse ne è pentito. Anche lui avrebbe voluto trattenere quel colpo, evitare quella morte che lo ha costretto a fuggire da Roma, condannato alla decapitazione. Da quattro anni è in fuga; è solo, anche se può contare sull’aiuto di illustri protettori. Fa tappa a Napoli, a Malta in Sicilia e poi ancora a Napoli; vive l’esistenza affannosa di chi si sente braccato, senza mai potersi abbandonare alla dolcezza, se non alla serenità, della vita. E, ciò nonostante, non cessa mai di dipingere. Non può sapere che la “Sant’Orsola” sarà la sua ultima opera, ma, in qualche modo, sente che sta arrivando alla fine. Anche per lui la freccia è stata scoccata: come i protagonisti del dipinto, dovrà percorrere il suo destino, fino in fondo. Troverà la morte, a poco meno di quarant’anni, un mese dopo la consegna del quadro, il 18 luglio del 1610. Era appena ripartito da Napoli, ancora in fuga, sotto un sole implacabile. Nel frattempo il provvedimento di grazia era stato firmato e il ritorno a Roma era già possibile.” (Tutta la storia del quadro è ripercorsa nel libro di V. Pacelli, Il martirio di Sant’Orsola di Caravaggio per Marcantonio Doria, Napoli, ed. Paparo, 2011) Campo de’ fiori 15 Luigi Montanarini raccontato dal figlio Luca, degno erede dalla figura paterna, si avvicina al mondo della pittura agli inizi degli anni ’60, affascinato in particolar modo dalla pop art. Successivamente sposta la sua attenzione all’astrattismo, organizzando mostra personali a Wholen e diverse collettive nel Cantone Svizzero. La tecnica utilizzata da Luca con colori a cera, personalmente elaborata da lui stesso nel corso degli anni, lo ha portato a raccogliere molti successi, per la bellezza delle opere ma anche per l’originalità con cui le stesse vengono realizzate. D Luca Montanarini a buon svizzero quel è, il Dott. Luca Montanarini, alle 9.00 in punto suona al campanello della nostra redazione, insieme alla sua signora, accompagnati dall’amico Monsignor Silvano Francola, che per tanti anni ha vissuto oltralpe, stringendo un forte legame con lui e con tutta la sua famiglia. Prima che Luca, infatti, don Silvano è stato amico fraterno nonché mentore di suo padre, l’artista Luigi Montanarini, al quale, già in precedenza, abbiamo dato ampio spazio sulle pagine della nostra rivista. Luigi Montanarini, durante i suoi studi giovanili presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, conosce quella che sarà poi la sua futura sposa, dalla quale, dopo essersi trasferiti a Wholen paese di origine di lei, avrà quattro figli, nell’ordine: Silvia, Roberto, Marco e Luca. I racconti di Luca, particolarmente sentiti, per l’affetto e la stima che lo legano al padre, ci regalano tanti aneddoti anche della vita privata di questo noto artista. Tanti i premi ed i riconoscimenti ricevuti in tutto il mondo durante le sue numerosissime mostre, importante il legame con Civita Castellana, che Luca ricorda con grande piacere, visti gli anni passati ad insegnare nel locale istituto d’arte, potrebbe parlarci ancora a lungo di lui, ma vorremo focalizzare l’attenzione anche direttamente sul suo percorso artistico. Luca Montanarini ispirato Luigi Montanarini Attualmente è anche Presidente della Fondazione Montanarini-Isler, che nel 1998, a quattro anni di distanza dalla morte del padre, ha deciso di creare insieme ai suoi tre fratelli. Lo scopo è quello di raccogliere le numerose opere di entrambi i genitori (ne Autore: Luca conta ad oggi ben dueMontanarini mila) e di propagandare Titolo: ulteriormente ad un più Composizione vasto pubblico l’opera di Data: 1984 una vita dei due artisti. Tra i vari eventi organizTecnica: collage/ zati, uno tra i più importecnica mista tanti e riusciti per la Dim.: 60 x 80 Fondazione è stato la collettiva, intitolata “Montanarini ed amici”, nella quale, insieme alle Autore: Luca opere dei coniugi MonMontanarini tanarini, sono state Titolo: Figure esposte opere di valenti pittori e scultori. La moData: 2001 stra è stata organizzata Tecnica: tecnica in collaborazione con il mista Dim.: 30 x 40 cm comune di Wholen. Entro il 2018, nel trentennale della Fondazione, Luca, in qualità di presidente, avrà il piacere di organizzare una mostra dal titolo “ Astrattismo – Luigi Montanarini e l’arte astratta”. Prima di salutarci il Dott. Luca Montanarini ha voluto omaggiarci di due bellissime pubblicazioni che raccolgono alcune tra le più importanti opere di Luigi Montanarini. Un grazie a Monsignor Francola (don Silvano) che ci ha dato l’opportunità di incontrare personalmente Luca Monatanarini e la sua gentile signora. Ermelinda Benedetti Autore: Luca Montanarini Titolo: Dream Data: 1968 Tecnica: collage/ tecnica mista Dim.: 42 x 60 cm Campo de’ fiori 16 Ecologia e Ambiente L’impronta ecologica, che cos’è? N on è altro che un misuratore, un indicatore per valutare il consumo umano di risorse naturali, rispetto alla capacità del nostro pianeta di rigenerarle. di Giovanni L’impronta ecologica è il Francola termine per stimare quanti pianeti Terra servirebbero per sostenere l’umanità. Il concetto di impronta ecologica è stato introdotto da Mathis Wackernagel e William Rees nel loro libro “Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth”, pubblicato nel 1996, poi a partire dal 1999 il WWF aggiorna il calcolo dell’impronta ecologica periodicamente. In Italia l’impronta ecologica viene calcolata non solo al livello nazionale ma anche su scala regionale e locale, il Cras (Centro ricerche applicate per lo sviluppo sostenibile), calcola regione per regione, province e comuni. Ma quali modalità ed elementi si usano per tali calcoli? Si considerano sei categorie principali di territorio: TERRENO PER L’ENERGIA, superficie necessaria per assorbire l’anidride carbonica prodotta dall’utilizzo di combustibili fossili - PASCOLI, superficie destinata all’ allevamento- TERRENO AGRICOLO, superficie arabile utilizzata per la produzione di alimenti ed altri beni (iuta, tabacco, ecc.)- FORESTE, super- ficie destinata alla produzione di legname – MARE, superficie marina dedicata alla crescita di risorse per la pesca ed in fine la SUPERFICE EDIFICATA, superficie dedicata agli insediamenti abitativi, agli impianti industriali, alle aree per servizi, alle vie di comunicazione. L’impronta ecologica F viene calcolata con la formula: dove Ei è l’impronta ecologica derivante dal consumo Ci del prodotto iesimo e qi, espresso in ettari/chilogrammo, è il reciproco della produttività media per il prodotto iesimo. L’impronta ecologica pro capite f viene calcolata dividendo per la popolazione N residente nella regione considerata: Tutto questo sta a significare che forse stiamo consumando velocemente tutte le risorse più di quanto potremmo, intaccando il capitale naturale a nostra disposizione, così facendo potremmo nel futuro non avere più materie prime per i nostri consumi lasciando alle prossime generazioni vuoti e problemi enormi, danni ambientali di proporzioni globali irrisolvibili. Certo ci sono tanti altri elementi per calcolare l’impronta ecologica di una nazione o semplicemente di un individuo o nucleo famigliare, ma ritengo che sarebbe troppo dispersivo, preferisco a questo punto fare una semplice riflessione o se preferite una sola domanda: quanto l’uomo pesa sull’ambiente? Fino a che punto l’umanità può continuare questa corsa ad accaparrarsi tutte queste risorse naturali, producendo infiniti rifiuti di ogni genere, senza compromettere il proprio habitat? Credo che non sia un caso assistere al fenomeno dell’immigrazione, dell’impoverimento di alcuni territori, dell’avvelenamento di enormi aree e corsi d’acqua, per volere di alcuni uomini senza scrupoli che detengono un enorme potere, ma che poi altri inevitabilmente dovranno affrontare e risolve. La sola coscienza di pochi non è più sufficiente per porre rimedio, lo stile di vita di ogni uno di noi può essere utile solo se si ha un fine comune, una visione condivisa. Le buone pratiche, sono fondamentali ma a volte sono messe a rischio proprio da una globalizzazione prepotente, che da una parte porta si benessere, nuove conoscenze ma dall’atra ci toglie, distrugge quello che localmente ha un senso di esistere e di continuare, come le usanze, costumi, tradizioni, i propri sapori e valori. Tutto questo dove ci condurrà? Campo de’ fiori 18 I SETTE SPIRITI DI SANTINA I SUCCESSI DI “THE SQUARE”, IL QUADRATO CHE T’INSEGNA L’INGLESE C onosciamo già i successi di Santina Spiriti, autrice di un rivoluzionario sistema modulare per l’insegnamento della lingua di Roberto inglese, sua grande pasRagone sione. L’intuizione sempre accompagna il genio, e, come spesso accade, culla del prescelto non è una grande città ricca di tecnologia, ma un piccolo paese, magari agricolo: e così è stato per Santina Spiriti, nativa di un piccolo centro rurale del viterbese, Corchiano. Santina mostra subito la sua insofferenza a quell’ambiente, e la sua forte personalità la porta a volersene svincolare. Terminati gli studi, entra nel mondo del lavoro come impiegata in un’azienda pubblica, e nel contempo si dedica allo studio della lingua inglese, raggiungendo una preparazione First Certificate. Quando si ammala di sindrome disreattiva, sembra giunto per lei il momento in cui il seme della creatività che la anima venga alla luce. La volontà di reagire diventa per lei una scommessa, e trova terreno fertile nell’insegnamento della lingua inglese come insegnante di recupero. Intanto dentro di lei cresce e si fa strada una nuova concezione dell’insegnamento di una lingua che ha fatto sua, concettualizzandone i ritmi e gli schemi, fino a che nel 2000 realizza il grafico “Question System”, precursore del definitivo “The Square”. ”Esso è il risultato di sedici anni di insegnamento, di lezioni private” dice Santina “sedici lunghi meravigliosi anni spesi interamente alla ricerca della semplificazione dell’insegnamento della lingua. Ho capito che l’inglese si può insegnare con un unico disegno e quattro diagrammi e quadri in forma scalare. Insegnando mi sono riempita degli altri, insegnando ho riempito il vuoto, la depressione che mi aveva fatto ammalare seriamente. Ho capito anche perché si diventa scrittori, per togliersi il male che si ha dentro.” Ma la spinta più forte Santina l’ha avuta dall’amore che l’ha animata verso coloro che si rivolgevano a lei, spingendola a cercare un metodo di insegnamento che andasse verso l’alunno, e non il contrario. Partendo dal principio che ogni lingua contiene una sua logica matematica, Santina Spiriti ha racchiuso quella della lingua inglese in un grafico di quattro quadrati in forma scalare, per cui il discente ha immediatamente una visione chiara della mappa concettuale della lingua. Potrà quindi prendere con essa dimestichezza, divertendosi a spostare a suo piacimento gli elementi della piramide per formare frasi varie e diverse. Questo metodo, per la sua semplicità – e si dice che la semplicità è la cosa più vicina alla perfezione – è stato adottato anche da quelle istituzioni che si occupano di ragazzi dislessici o con difficoltà di apprendimento. Ma la Spiriti non si ferma qui: altre sue grandi passioni sono la poesia e la narrativa. Nel 2007, con il racconto autobiografico “Il canto delle mie cicale” vince il primo premio al concorso letterario “Logo d’Oro città di Terni” su oltre trecento partecipanti. “Dedicato” dice l’autrice “a tutte quelle persone che nella vita non sono riuscite a dimostrare il proprio valore. Ai giovani che hanno una vita davanti, dico: quando la tua essenza decide di nascere, cullala con i tuoi sogni, ma nutrila di risultati. Il libro si compone di quattro parti” spiega Santina “la prima dedicata a tutti coloro che hanno rappresentato qualcosa nella mia vita, la seconda racconta le emozioni di una donna che vede realizzati i propri sogni, la terza descrive l’esperienza dell’insegnamento, l’ultima è dedicata al ruolo della donna.” Autrice di quattordici libri di successo, che vanno dalla metodologia alla didattica, e dalla narrativa alla poesia, formatrice di docenti nelle scuole pubbliche, è stata presentata alla sala Marini della Camera dei deputati come “Il caso”, in una conferenza sul tema: “Metodologia - Autostima - V Convegno nazionale Artisti Artigiani”. Tradotta in Braille dall’Unione Italiana Ciechi di Catania, Santina Spiriti è stata, ed è continuamente, anche argomento di discussione per tesi di laurea in numerose Università, la prossima, alla fine di Luglio, a Bari. Innumerevoli, ed impossibile qui citarli tutti, i patrocini concessi in tutta Italia da Istituzioni pubbliche: basti citare quello del Ministero della Giustizia Provveditorato regionale della Lombardia, dalla Direzione regionale Stamperia Braille - Catania, dalle Regioni Sicilia, Umbria, Rotary Club di Salemi, di Como, Lions Club di Palermo, Enna, Catania, dalle Province di Caltanissetta, Catania, Como, Trapani, Viterbo, Terni, Enna e da numerosi Comuni, tra cui quello di Salemi quando il sindaco era presso Vittorio Sgarbi. Formazione per docenti ad Appiano Gentile, presso il Centro Territoriale Risorse per Handicap, all’Istituto Comprensivo “Como lago”, a Como. Il metodo ha vinto il Label Europeo 2009 - Settore Formazione, è stato argomento di discussione il 6 Tesi di Laurea e Masters, accreditato dal Ministero della P. I., affiancato da più di 176 direzioni scolastiche, patrocinato da 59 delle massime Istituzioni italiane. Recente la delibera del Comune di Civita Castellana di patrocinare il prossimo Corso di Inglese per adulti presso l’I. C. Dante Alighieri di Civita Castellana. Paesi della provincia di Viterbo che hanno già aderito con successo all’iniziativa “Acculturiamo la popolazione in modo accessibile”: Corchiano, Ronciglione, Blera, Bolsena, Caprarola, Vignanello, Vallerano, Vitorchiano e Civitacastellana. E’ dell’ultim’ora l’invito ad una formazione di cinque ore presso l’Istituto Comprensivo di Monteforte d’Apone, in provincia di Verona, per insegnanti di scuola primaria e secondaria di primo grado, nei giorni 19 e 20 novembre. “Scrivere ha riempito vuoti che non sempre ho voluto” dice ancora l’autrice “Scrivere ha visualizzato il meraviglioso mondo della mia coscienza. Mi ha dato la forza di scavalcare la miriade di ostacoli che si frapponevano fra me ed un mondo che percepivo in modo confuso. Scrivere ha lenito e placato la mia inquietudine. Ha attutito una naturale ribellione che avevo verso alcune regole che creavano un ostacolo tra ciò che ero e ciò che gli altri volevano che io fossi. Crescita è esigenza di guardare oltre. E‘ maturità, è libertà di “essere”. Campo de’ fiori 19 Un “beau geste” nel “métro” parigino DANILO E LA RAGAZZA LIBICA D ire che quello che il governo libico ci tolse nel ’69, a seguito della presa del potere da parte di Gheddafi, ci sia stato redi Secondiano stituito, almeno in piccolisZeroli parte. Sarebbe sima davvero uno stupido paradosso ma l’episodio che ci accingiamo a raccontare merita di essere conosciuto. Dunque i primi di giugno viene organizzata una visita a Parigi tra i frequentatori del bar “Roccia” di Bagnoregio e, al solito, è Stefano Bizzarri a capeggiare il consistente gruppo che per quattro giorni avrà l’oppor- La metropolitana di Parigi tunità di visitare la scintillante “ville lumière” e l’inebriante Mont Saint-Michel. Tra i 27 partecipanti c’è Danilo Donati, un maresciallo dell’aviazione in pensione, accompagnato dalla moglie, signora Giacomina, e da una nipotina di otto anni. Il soggiorno scorre piacevolmente senza alcun intoppo ma ecco che il terzo giorno al rientro dal Louvre, nella sontuosa metropolitana che si snoda per tutta Parigi, quasi all’altezza della fermata de la Concorde, accade l’imprevisto. Danilo, che è insieme agli altri componenti del gruppo, è al centro del vagone, con una mano tiene la nipotina e con l’altra si appoggia ad una colonnina metallica. Il nostro ha il portafoglio in una tasca anteriore dei suoi blue-jeans e tiene a tracolla un borsone di cuoio contenente i documenti della moglie. Alla fermata, tra la fitta schiera dei passeggeri, un insospettabile giovane dai fini lineamenti, sbotta leggermente Danilo e subitamente si avvia verso l’uscita. Ma ecco, all’improvviso, si verifica un fatto inatteso quanto incredibile: una giovane donna di colore si avventa sul ragazzo bianco e gli sfila dalle dita un portafoglio rigonfio di soldi e di documenti. Danilo, che non si era accorto di nulla, si ritrova davanti agli occhi un portafoglio aperto del colore del suo portafoglio che una ragazza di colore gli porge non senza un lieve imbarazzo, mentre il ladro gabbato esce precipitosamente dal vagone che sta per ripartire. Danilo rimane interdetto e solo dopo qualche istante si rende conto che è il suo portafoglio quello che gli è stato messo sotto gli occhi da due mani nere come la pece. I compagni del gruppo, che hanno assistito Danilo Donati alla rapida sequenza, si complimentano con la ragazza che si qualifica come una donna di nazionalità libica, mentre Danilo, in preda ad una grande commozione, vorrebbe interloquire con la sua benefattrice ma si rende purtroppo conto della difficoltà della lingua. Ella riesce anche a lui a comunicargli la sua nazionalità e Danilo vorrebbe ricambiare in qualche modo ma la metropolitana non gli dà scampo, c’è la fermata dei “Champs Elysées” e loro devono scendere. Il commiato è appena un “cinque” accennato con trafelata precipitazione e solo nel successivo scorrere del vagone Danilo, vedendo in rapida sequenza la sua benefattrice inghiottita repentinamente dall’oscura galleria, riesce a comprendere appieno la grandezza del gesto, l’altruismo che ha mosso quella ragazza sconosciuta a compiere quell’azione riparatrice. Un “beau geste” che per Danilo ha addirittura il valore di un risarcimento da ciò che successe agli italiani nel lontano 1969. Dire questo è certamente esagerato ma nel suo cuore l’incredibile accaduto rimarrà per sempre come una cosa assolutamente speciale! 20 Campo de’ fiori MA CHI E’ IL MEDICO LEGALE I l medico legale è uno specialista impegnato nella valutazione residua di esiti, ed a tal fine, su richiesta dell’autorità giudiziaria, effettua autopsie. del Prof. E’ membro come presiSergio dente delle commissioni Funicello invalidi civili, mentre il medico, privo del diploma di specializzazione in questa branca, al massimo può essere vice presidente e, non è inusuale che un presidente, oberato dalla mole di lavoro, deleghi il suo vice. Non si ritenga certamente medico legale specialista chi viene chiamato dalle forze di polizia solo in occasione di decessi improvvisi o traumatici, ad esempio suicidi o semplicemente morti sospette. Attenzione: il non riportare sui ricettari il termine Medico legale o specialista in Medicina legale è proprio di chi non è specialista in Medicina legale e delle assicurazioni. E’ di interesse del medico legale anche tutta la patologia legata ad eventi delittuosi in penale, in civile, nella valutazione della percentuale del danno biologico. Si espande in medicina scolastica, quasi sempre nella culpa in vigilando, ovvero danno fisico allo studente causato da negligenza o imprudenza del personale insegnante o no; in ambito matrimoniale, laddove atteggiamenti di una parte portino a danno nel fisico e/o nella psiche del coniuge, fino all’annullamento del matrimonio (non dal punto di vista sacramentale ovviamente) anche se non è da confondere col divorzio; nel diritto; nelle cause di mobbing; nella medicina legale testamentaria per valutare la capacità a testare e nell’infortunistica stradale (medicina che può essere anche legale, ma quasi sempre assicurativa). Altro impegno della medicina legale è nelle cause della Sacra Rota per annullamento (questa volta sacramentale) di matrimonio cattolico; nella valutazione delle pratiche INPS per la concessione o meno di benefici come invalidità civile (legge 104/92 - han- dicap), nel riconoscimento del sordomutismo o nelle commissioni ciechi civili. Ciò premesso possiamo affermare che la visita medico-legale è quella finalizzata ad una diagnosi che può anche non essere quella iniziale, ma quella esitale, e non per prescrivere una terapia (clinica), ma nell’ottica investigativa, assicurativa, risarcitoria, nella irreversibilità o meno della patologia. Ovviamente la loro utilità è fondamentale e la loro presenza imprescindibile anche in sede di tribunale sia come C.T.P. (ovvero consulente della parte offesa o parte civile o C.T.U. (consulente tecnico d’ufficio), che è un ausiliario del giudice ed anche in medicina del lavoro, ma attenzione neanche in questo caso possiamo parlare di medici legale specialisti per una vacatio legis di certa interpretazione. Alla visita medico-legale è fondamentale, da parte dell’interessato, sottoporre all’attenzione del professionista tutta la documentazione sanitaria in proprio possesso, sia essa di pronto soccorso o di medici di base o specialisti privati o pubblici, che abbiano avuto in cura il soggetto, e tutta la documentazione relativa ad esami di diagnostica strumentale effettuati. La relazione medico-legale, attraverso un’anamnesi, un esame obiettivo e un ragionamento, porta alle conclusioni di valutazione del residuo danno (l’esito invalidante ovvero il danno che resta a seguito del trauma subito) e ad una quantificazione dei periodi di inabilità totale e parziale (assenza dal lavoro e periodi in cui il soggetto non abbia potuto essere pienamente efficiente), nonché alla corretta valutazione della congruità delle spese mediche sostenute per curare la patologia esitata nei postumi invalidanti. La relazione medico-legale nel contesto processuale, cioè fuori dalla medicina assicurativa, è fondamentale, in quanto completa ed esaustiva descrizione relativa al danno subito e riportante la valutazione percentuale del danno biologico o di inabilità. Nella malpractice medica dovranno essere vagliati i vari atteggiamenti del medico allo stato dell’arte che possano essere a difesa dell’operato del sanitario o indicanti una sua condotta colpevole e non accettabile, visto il suo ruolo. In civile il medico legale valuterà la colpa dell’equipe, se in tale condizione si dovesse trovare, mentre in penale la valutazione sarà del singolo soggetto e anche se in equipe, singolarmente percentualizzata per ognuno nei confronti degli altri. La variazione del ruolo ormai può portare il medico legale a presentarsi come descrittore factorum anche per personale esercente professione sanitaria, ma non medico. Sergio Funicello Spec medico legale e delle assicurazioni Spec Chirurgia d’urgenza e di P.S. Responsabile medicina legale ASL Per quesiti [email protected] Campo de’ fiori 21 Europrogettazione, tra mito e realtà A chi è destinata e come funziona Q uella dell’europrogettazione sta prendendo sempre più le sembianze, in Italia, di un’autonoma e forte disciplina lavorativa professionale di Giuseppe totalmente indipendente. Si Ferone sono moltiplicate, negli ultimi anni, figure professionali composte da singole persone, autonome e indipendenti, che fanno da tramite per enti locali o associazioni no profit, scrivendo dei progetti per conto di questi, che saranno poi finanziati dalla Commissione Europea attraverso bandi pubblici. Detta così non suona molto bene e la professione dell’europrogettista sembrerebbe nella pratica molto ardua e complicata, ma così non è. I progetti europei, infatti, possono essere scritti per gli ambiti più disparati, che vanno dalla cittadinanza europea ad una fiera sul vino, dalla promozione di corsi di formazione sul giornalismo ad uno scambio culturale tra più paesi sul tema della partecipazione attiva. Insomma, di creatività e fantasia ce ne vuole parecchia, basta semplicemente attenersi ai punti chiave che ogni anno la Commissione Europea redige e pubblica nel suo sito ufficiale. Esistono, inoltre diversi tipi di progetti, divisi per categoria, e classificati in ordine al tipo di bando pubblico che la Commissione Europea indice, ad esempio progetti sulla mobilità giovanile, oppure progetti per finanziare la ricerca e la cultura, o ancora progetti che prevedono la promozione e l’organizzazione di un meeting, ecc… Ma per entrare ancora di più nello specifico e capire come effettivamente si svolge una giornata di lavoro di un professionista dell’europrogettazione abbiamo intervistato, per Campo de’ fiori, un’associazione onlus del settore. Sos Diritti & Legalità la quale è stata persino presa come esempio, nel sito ufficiale della Commissione Europea come organizzazione italiana che è riuscita a vincere più bandi europei attraverso la stesura di progetti validi ed interessanti. Abbiamo chiesto al presidente di Sos Diritti & Legalità come si svolge una giornata-tipo di un europrogettista e la risposta è stata molto chiara: “Partendo proprio dall’origine, un buon euro- progettista deve innanzitutto scegliere un potenziale cliente, ossia capire per conto di chi si dovrà redigere un progetto europeo. I clienti sono sempre associazioni o enti locali (come ad esempio un comune o una provincia). Si reca quindi presso la sede comunale di un ente territoriale vicino Roma (poniamo esempio) e prende appuntamento con il sindaco. In un veloce briefing con il primo cittadino, l’europrogettista chiede quali sono i maggiori problemi di quel piccolo comune riguardo l’Europa (ad esempio uno di questi potrebbe essere la mancata europeizzazione dei cittadini di quel comune). Trovato un problema, l’europrogettista passa poi ad analizzare lo stesso problema in un altro tavolo, stavolta non con le istituzioni pubbliche ma con gli stakeholder del comune, ossia con tutti i portatori di un interesse preciso, ad esempio la protezione civile territoriale del comune, oppure la pro loco del comune, i rappresentanti cittadini, i comitati di quartiere, le associazioni di commercianti, ecc… finchè il problema che era stato individuato non viene esaminato dal punto di vista di tutte le realtà presenti nel territorio. Questo lavoro porta anche ovviamente a capire le caratteristiche geopolitiche del comune individuato: densità di popolazione, superficie, problemi generali, la politica che si porta avanti, la ricchezza dei propri prodotti, la storia, ecc… Una volta individuato un comune, capito quali sono i problemi di questo riguardanti l’Unione Europa, preso contatti con le istituzioni e le realtà associative locali, si procede alla stesura di un progetto il cui ambito di intervento è già stato centrato, discusso e stabilito con il sindaco (ad esempio si è deciso di scrivere un progetto sull’importanza della diffusione e dell’informazione pubblica riguardo l’Europa, rivolta ai cittadini del piccolo comune, organizzando un corso di formazione rivolto a tutti che spieghi bene la cittadinanza europea). Il progettista passa così alla fase di redazione del progetto: butta giù un progetto europeo in nome e per conto del suo cliente: un comune. In questo caso abbiamo visto che il progetto non è altro che l’organizzazione di un corso di formazione gratuito per i cittadini di quel comune e per altri partecipanti europei provenienti da cinque Paesi europei diversi (a scelta del progettista) riguardo la cittadinanza attiva europea. Il corso, che dura una settimana e si svolge nel territorio del piccolo comune è quindi rivolto a tutti e tende a far integrare i cittadini locali con quelli provenienti dai cinque paesi europei. Una volta terminata la stesura del progetto l’europrogettista ne discute di nuovo col suo cliente il quale gli dà carta bianca per inviarlo online sul sito della Commissione Europea, candidandosi automaticamente per il bando pubblico. L’accordo tipico tra europrogettista e cliente può essere quello che, in caso di vittoria del bando e conseguente finanziamento da parte della Commissione (che per un progetto simile si aggira intorno ai 30mila euro), il compenso di chi ha scritto il progetto sarà tra il 3 ed il 5% del finanziamento. E qui termina il lavoro del progettista. Una volta vinto il bando, infatti, spetta al cliente tutta la fase organizzativa del progetto (il lavoro di project-manager) che consiste nel trovare alloggio per i partecipanti europei, assicurare loro vitto ed alloggio per tutta la durata del corso di formazione, trovare i cosiddetti “formatori” ossia coloro che si occuperanno di insegnare al corso di formazione e, per ultimo, il lavoro di rendicontazione finale di tutto il progetto”. Campo de’ fiori 22 TORNO INDIETRO E CAMBIO VITA M arco è sposato con Giulia da quasi 25 anni, ed è per lui un fulmine ciel sereno quando lei gli annuncia che ha un altro uomo e vuole la separazione, mettendolo alla porta. Marco si rifugia dal suo amico Claudio, inseparabile sin dal liceo. A seguito di un banale incidente automobilistico, i due fanno un salto di Catello temporale e si ritrovano nel 1990, sui banchi di Masullo scuola, appena prima del momento in cui Marco si sarebbe messo assieme a Giulia... I Fratelli Vanzina con questo “Torno Indietro e Cambio Vita”, fanno un poker di viaggi nel tempo. Avendone già fatti tre nel passato della loro prolifica produzione filmica : 'A spasso nel tempo’ (’96) , ‘A spasso nel tempo - L'avventura continua (’97)’ e 'Il cielo in una stanza (99)'. Si trattasse di stupefacenti, si potrebbe parlare di “abuso”... Dire che il film è scontatissimo , è praticamente scontato... Di buono è che il film, per i loro standard, non è né truce, né volgare. È anzi garbato e misurato. E strappa anche qualche sorriso. Azzecca inoltre qualche gag e qualche richiamo pregevole, come l’impagabile Max Tortora che ricorda il Vittorio De Sica impenitente giocatore d’azzardo. FRASI DAL CINEMA “Ragazzi! Un ragazzo chiede al padre ciclope : papà, perché abbiamo un occhio solo? Ah, non mi rompere la palla!”. (Raoul Bova ai colleghi). “Se tornassi indietro, col cavolo che mi metterei con Giulia, cambierei tutta la mia vita!”. (Raoul Bova a Ricky Memphis). “Parlatemi della parabola sul piano cartesiano. La verità è che sono anni che abbiamo smesso di studiare. Vi ripeto, cosa sapete della parabola? Nun ne sapemo un cazzo!”. (L’insegnante che li interroga, Raoul Bova e Ricky Memphis). “Se non mi metto con Giulia, cambio la mia vita e non sarò infelice. Gajardo! Me pare ‘a trama de Ritorno al Futuro!”. (Raoul Bova e Ricky Memphis). “Non si può andare contro il destino. Eh, no!”. (Giulia Michelini e Raoul Bova). VALUTAZIONE SINTETICA (in decimi): Leggenda: CAPOLAVORO: 10 DA NON PERDERE: 8 DISCRETO: 6 DA EVITARE : meno di 6 5.5/6 TITOLO: TORNO INDIETRO E CAMBIO VITA REGIA: Carlo Vanzina SCENEGGIATURA: Enrico Vanzina, Carlo Vanzina INTERPRETI PRINCIPALI: Raoul Bova ... Marco Damiani Ricky Memphis ... Claudio Palmerini Massimiliano Tortora ... Padre di Marco (as Max Tortora) Paola Minaccioni ... Madre di Claudio Giulia Michelini ... Giulia Borghini Augusto Fornari ... Lando Vittorio Emanuele Propizio ... Gilberto Michela Andreozzi ... Madre di Marco Ivan Bacchi Alice Bellagamba ... Daniela Carlo Luca De Ruggieri Donatella Pompadour David Sebasti PRODUZIONE: RICCARDO TOZZI, MARCO CHIMENZ, GIOVANNI STABILINI PER CATTLEYA CON RAI CINEMA, IN ASSOCIAZIONE CON CONSULTINVEST, ESSEQUAMVIDERI ORIGINE: ITALIA DISTRIBUZIONE: 01 DISTRIBUTION DURATA: 95’ SOGGETTO: COMMEDIA Campo de’ fiori 23 Langolo del Collezionista Abiti per sognare 4 3 “Colazione da Tiffany” Audrey Hepburn R 2 “Gli uomini preferiscono le bionde” - Marylin Monroe oma, 27 Gennaio 1949, Basilica di Santa Francesca Romana. Si celebra un matrimonio, oggi, un matrimonio che consacrerà al mondo della moda una di Letizia Chilelli delle più grandi firme del Nostro Paese. La sposa veste un abito meraviglioso, bianco, in raso di pura seta, il tessuto è rifinito con parti di merletto chantilly, ci sono, ricamate, anche delle perle e piccoli cristalli di Venezia. Il vestito è ispirato alla pittura Italiana del ‘400. Lo strascico, che parte da una graziosa cuffietta, in tulle, è imponente con i suoi sette metri, il manicotto della sposa è anch’esso in raso di seta decorato con magnifiche orchidee fresche. C’è tanta Italia in questo matrimonio, anche se gli sposi sono Americani, il divo di Hollywood Tyron Power, con la complicità della Città Eterna, ha sposato, infatti, l’attrice Linda Christian, l’Italia, come dicevamo è prorompente in queste nozze, con Roma ma soprattutto con la meraviglia dell’abito di cui parlavamo; ogni millimetro di questa vera e propria opera d’arte rende speciale questa festa, ogni singolo pezzettino di stoffa è stato plasmato, cucito e amato dalle meravigliose e sapienti mani di tre sorelle: Giovanna, Zoe e Micol, le Sorelle Fontana. Micol, l’ultima sorella in vita, se ne è andata il 12 Giugno scorso, con lei, la sua classe, la sua passione ed un altro pezzetto di quell’Italia che ha fatto sognare tante “My Fair Lady”Audrey Hepburn donne e che ha dato a tante Italiane la possibilità di poter credere che la donna, a differenza di quello che si pensava in quegli anni, poteva essere realmente padrona della sua vita e del suo destino. Oltre a Linda Christian, le Sorelle Fontana hanno vestito tante altre celebrità del mondo e del cinema: Audrey Hepburn, Grace Kelly, Soraya, Ava Gardner, Gina Lollobrigida e Jacqueline Kennedy solo per citarne alcune. Parlavamo di un abito da sogno..ma quali sono i vestiti dei film che hanno fatto girare la testa tanto da portare alcuni collezionisti a comprarli anche per cifre da capogiro? 4° posto: film del 1961, una straordinaria Audrey Hepburn indossa quello che poi sarebbe diventato il passepartout per tutte le donne: il tubino nero. Il film è “Colazione da Tiffany”. L’abito è firmato Hubert De Givenchy ed è stato battuto all’asta per un valore di 923,187 dollari. 3° posto: dal film “Gli uomini preferiscono le bionde” del 1953 arriva l’abito che vale 1,2 milioni di dollari, si tratta dell’abito rosso rubino indossato da Marylin Monroe. Abito “lucente” con la scollatura a “V” effetto nude look data da un’illusione ottica creata con un tessuto color carne. Le gambe della famosa attrice vengono valorizzate da un profondo spacco, il creatore è William Travilla. 2° posto: il film del 1964 è “My Fair Lady”, il vestito in questione è indossato da una meravigliosa Audrey Hepburn (Eliza Dolittle) in una scena ambientata ad Ascot, (si noti appunto il cappello), questa pellicola vinse 1 “Quando la moglie è in vacanza” - Marylin Monroe l’Oscar per i migliori costumi. L’abito vale 3,7 milioni di dollari e la stilista è Cecil Beaton. 1° posto: 1955, una bellissima donna, un abito avorio stile impero con ampia scollatura e gonna plissettata, una grata ed un vento “malandrino”..esatto avete capito bene sto parlando di una indimenticabile Marylin Monroe in “Quando la moglie è in vacanza”. L’abito è una creazione, ancora una volta di William Travilla e vale 5,6 milioni di dollari. Che film, che attrici, ma soprattutto, come abbiamo visto, che abiti.. dopotutto come diceva Ingmar Bergman “Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima”. Ed è proprio quello che hanno fatto queste grandi figure del cinema e della moda, ci hanno permesso di sognare, di ridere, di immaginare..già immaginare ed è con questa ultimo “quadretto” che voglio lasciarvi: nuvole soffici, metro da sarta, aghi, fili spille..Micol, Zoe e Giovanna che aggiustano tagliano, disegnano, cuciono..riuscite ad immaginare come saranno belli i vestiti lassù?!!! P.S. A proposito di atmosfere di altri tempi venite a visitare il mio blog: http://www.bonbontonmania.blogspot.it/ (Sitografia: diredonna.it, vanityfair.it, moda.san.beniculturali.it). (La foto che ritrae le Sorelle Fontana; copyright Fondazione Micol Fontana). Campo de’ fiori 24 La sfera trascendentale è il luogo di elaborazione di ogni “teoria” S ebbene la verità sia stata per larga parte incompresa e, fin qui, poco utilizzata, non c’è dubbio che ha costituito un imprescindel Prof. dibile punto di riferimento Massimo per la conoscenza ed un Marsicola valore per la persona come per l’umanità. Vi è tuttavia da considerare che soltanto la scienza, con il suo metodo, è riuscita a fornire il primo ed unico criterio di verità. Oltre a questo, quelli adottati da altre discipline quali la filosofia o la teologia, sono stati considerati, da Kant in poi, inutilizzabili. E all’interno della scienza si sono contese lo scettro della verità molteplici correnti di pensiero. Empirismo, razionalismo, positivismo…, ciascuna ritenendo di aver intercettato i criteri assoluti per conoscere in verità le cose. Oggi appare chiaro, invece, che la scienza ha intercettato uno soltanto dei criteri di verità possibili. Quello che ha avuto maggiore esposizione e fortuna. Ma Kant stesso, nodo cruciale per questo argomento, mentre ha cercato di porre in essere il criterio di una conoscenza oggettiva, si è accorto che quella non è possibile senza il concorso del soggetto. Aggiungendo però, che tutti i soggetti si rapportano alla conoscenza con gli stessi criteri. La soggettività, insomma, rispetto al ‘metodo oggettivo’ della scienza, ha ricevuto nuova luce e considerazione. Non si vuol dire, con ciò, che il filosofo di Konigsberg abbia privilegiato la sfera soggettiva, ma si vuole dire che ha messo in evidenza il concorso fra ‘soggetto’ e ‘oggetto’ nello stabilire il criterio di verità. ‘Sog- getto’ e ‘oggetto’ che per i neokantiani costituisce la funzione d’ordine di ogni conoscenza possibile. Secondo Hegel, Husserl e me, invece, ‘soggetto’ e ‘oggetto’ costituiscono soltanto un momento intermedio del processo mediante il quale si perviene alla verità. Il primo momento è dato dalla relazione fra la ‘coscienza naturale’ e il ‘mondo’. Il terzo è costituito dalla costruzione logica della verità mediante il concetto, nella sede propria dello spirito, senza più fare diretto riferimento al mondo oggettivo che, più giusto sarebbe chiamare ‘fisico’. E’ precisamente in quest’ultima situazione e in quest’ultimo luogo che viene costruita una teoria, una weltanschauung. Siamo nella sfera trascendentale umana. In essa è presente la verità ‘tutta intera’, nella misura che è stata consentita di raggiungere alla persona, al soggetto che l’ha cercata. La verità quindi, pur costituendosi a partire dal rapporto fenomenologico coscienzamondo, è una costruzione spirituale soggettiva, alla quale la scienza contribuisce secondo la misura richiestagli in funzione della costruzione della verità ricercata. Accanto alla scienza altre discipline concorrono all’affermarsi ed allo stabilirsi della verità: l’antropologia, la storia, la filosofia,… Vi è un altro criterio da richiamare che, per essere fuori dell’ermeneutica, è da considerarsi extrametodo: l’illuminazione. Vi è una verità che viene rivelata alla persona singola direttamente da Dio, da Spirito a spirito, fatta, più che di parole, di suoni e di immagini, (da una visione partecipata) altrettanto significative quanto può essere significativa la comprensione di qualcosa attraverso una proposizione. Questa verità è di tipo trascendente ed indica il luogo dove la verità abita originariamente e stanzia. Ad essa, tutti gli altri tipi di verità, per essere davvero utili, dovrebbero sempre venire ricondotti. A margine di ciò, anche se ne va di mezzo la sostanza stessa di quanto stiamo dicendo, non possiamo non considerare che la radice greca di Theos è la stessa di theoria. “Teoria” rimanda infatti ad una visione d’insieme di tipo spirituale, una sintesi avanzata che consente di abbracciare in un unico sguardo l’intero universo del sapere(raggiunto dalla persona), alla quale si integra “una visione comprensiva” di tipo materiale, espressa nella weltanshauung, nella “visione del mondo” che deriva da welt, mondo.. Come si vede, ancora una volta, l’intero è dato da fisico e metafisico, riuniti insieme nella dimensione trascendentale dell’uomo, loro luogo d’incontro. Ma il primato spetta allo spirito perché è del tutto evidente che la teoria contiene la visione del mondo. Volendo chiosare su tutto questo, dovremmo riconsiderare i concetti finora utilizzati dalla scienza, ma anche quelli utilizzati dalla filosofia. E si scoprirebbe che in campo scientifico, più che di teoria, si dovrebbe parlare di “quadro di riferimento problematico” o argomento. In filosofia invece si potrebbe utilizzare il termine teoria solo se si volesse esprimere una visione d’insieme riguardante l’implicazione tra quelle che Kant ha chiamato le idee della ragione:anima, mondo e Dio. Conclusione: mentre per la scienza il termine in questione è stato utilizzato a sproposito, in campo filosofico non è stato utilizzato ancora. E possibile trovare Campo de fiori nelle edicole ed in moltissime attività commerciali. Questo è lelenco completo degli esercizi di Ronciglione nei quali reperire la rivista: - Caffetteria ‘La Mossa’ - Piazza Principe di Piemonte, 15 - Rio Vicano - Via Cassia Cimina, Km. 19,100 - Le Cheval - Via dell’Ospedale, 1/a - Bar Casani - Via della Resistenza, 4 - Bar Doppio Senso - Via S. Giovanni Snc - Caffè Gran Torino - Corso Umberto 1°, 44 - Edicola - Corso Umberto 1°, 18 - Cartoleria Teknica - Via Magenta, 34 - Bar Espressamente Saso - Via della Resistenza, Snc - Antico Caffè Bellatreccia - Piazza Vittorio Emanuele, 21 - Bar Anitori - Piazza Vittorio Emanuele, 6/6a - Caffè Nuovo - Corso Umberto 1°, 19 - Tabaccheria Centrale - Piazza Vittorio Emanuele, 19 - FESTIVALBAR - ingresso di Ronciglione via Cassia - BAR QUATTRO A - via Roma, 56. - Bar lanzalonga 2 - via capranica 8/D Campo de’ fiori 25 Quello che non vi hanno mai detto sul FRASSINO... I di Josiane Marchand Naturopata l Frassino può essere una tisana, il diuretico per eccellenza diciamolo, ma ciò che spesso non si sa è che può alleviare un’allergia in piena crisi oppure che sia un ottimo ed efficace coadiuvante nelle terapie per la gotta... Quando un’allergia ai pollini oppure una crisi d’asma allergica si scatena, nell’organismo viene liberata una quantità importante di istamina, molecola che il sistema immunitario libera proprio di fronte ad un’allergia. E’ questa molecola che provoca i sintomi sgradevoli dell’allergia=pelle che prude, occhi che bruciano, bronchi che vi fanno tossire, etc... Se questo dovesse capitarvi, consumate infusi di foglie di Frassino a distanza ravvicinata. Vi accorgerete in breve tempo che la crisi diminuirà e che potrebbe proprio fermarsi. Come si spiega? Proprio grazie all’eliminazione dell’Istamina a livello renale provocata rapidamente dall’effetto diuretico del Frassino. Fate la prova! Prendete un infuso di foglie di Frassino, nell’arco di un quarto d’ora correrete in bagno a urinare! Stimolando l’attività re- nale, il Frassino abbassa il tasso di istamina e la crisi...passa! Reumatismi? Il Frassino-nonostante il suo potente effetto diureticodovuto al mannitolo e ai sali di potassio presenti nella foglia- è molto morbido per i reni e conviene a tutti. Aiuta chi soffre di dolori articolari drenando sensibilmente l’infiammazione e l’acidosi creata, direttamente dalle vie renali. Infatti, molti non ricordano che spesso i dolori dell’artrite sono la conseguenza di un sovraccarico acido presente nell’organismo. L’acidosi demineralizza facendo perdere minerali preziosi, rendendo prima del tempo più fragili i tessuti articolari e può condurre all’artrosi. Un eccellente drenaggio si effettuerà con infusi di foglie di Frassino usato quasi come terapia. I dolori infatti diminuiscono con l’eliminazione delle tossine e questo anche grazie agli effetti anti-infiammatori del Frassino. Ed è per questo che ho citato la Gotta: le persone in piena crisi avranno un sollievo rapidissimo. Lo stesso vale per la ritenzione di liquidi e gli edemi. L’Albero dalle mille virtù. Esistono ben 65 specie di Frassino o meglio Fraxinus nel mondo, ma solo 2 specie si trovano in Europa: il Fraxinus Ornus che produce un essudato abbondante che si può raccogliere ovvero la Manna, dall’effetto lassativo delicato, talmente delicato che veniva consigliato per i neonati; ma non si trova facilmente. E poi c’è il Fraxinus excelsior che fa parte della famiglia delle Oleacee come l’ulivo per capirci. Produce anch’esso un essudato (non come la Manna) che cola dalle sue foglie e dal suo tronco. Vi accorgerete di aver parcheggiato sotto un Frassino dalla resina che si staccherà difficilmente dalla carrozzeria! Le foglie del Frassino contengono anche mucillagini. Di conseguenza, quest’albero vanta virtù apparentemente opposte: lassativo e antidiarroico! Posso affermare quindi che il Frassino aiuta l’equilibrio intestinale regolarizzandolo a secondo del bisogno! L’uso del Frassino. Generalmente è più efficace sotto forma di tisana. Per un migliore effetto mettete 30/40 grammi di foglie per litro d’acqua. Scaldate l’acqua fino al suo “fremito” e poi spegnete. Lasciate riposare circa 15 minuti. 3 tazze al giorno per 3 settimane saranno efficacissime. Dopo una settimana di pausa, potete riprendere la stessa cura con la stessa durata per un risultato più duraturo. In uso preventivo, il Frassino può essere consumato regolarmente durante l’anno, eventualmente con succo di limone, ai cambi di stagione, anche a giugno periodo in cui se ne raccolgono le foglie. Se la tisana non fosse di uso pratico per voi, scegliete l’estratto idroalcolico ma dimenticate proprio le capsule per un vero drenaggio. E ora sta a voi. Dimenticavo, il Frassino ha poteri magici: un pezzetto del suo legno cucito in tasca accelera la cicatrizzazione delle piaghe aperte; una credenza questa probabilmente dovuta al forte contenuto di tannini della sua scorza.... Abbiate cura di Voi! 26 Campo de’ fiori Le scuole a Civita Castellana nell’800 I Continua dal n. 124... l 21 dicembre 1917 si discussero i rapporti con ditta COOP E R A T I V A COSMATI, che a causa dei ritardati pagamenti dei s.a.l. aveva sodi Francesca speso i lavori dell’edificio. Pelinga Il 9 maggio 1918 ci fu la rimozione del carro funebre dalla rimessa della chiesa di san Giorgio (vecchio cimitero), viste le lamentele della scuola. Il 18 novembre 1920 si discusse la modifica del piano di studi delle nuove scuole serali all’ISA: non soltanto la ceramica ma lo studio e l’applicazione di altri mestieri utili ai cittadini, si chiese la modifica del r.d. n.944 del 03.05.1914. RIEPILOGO DEI COSTI REALIZZATIVI: EDIFICIO SCOLASTICO: £.200.000,00 - 1° mutuo R.d. 06.10.1912; £. 65.000,00 - 2° mutuo suppletivo R.d. 01.05.1921; £.377.000,00 - 1° perizia di variante del 08.01.1920; £.630.000,00 - 2° perizia ultimazione delle opere; £.630.000,00 - 2° perizia ultimazione delle opere. Totale: £.1.272.000,00. ISTITUTO D’ARTE: £. 70.000,00 - mutuo del 12.02.1917 delibera n.2642; £.429.382,00 - 1° importo dei lavori del 08.07.1922 delibera n.6196; £.391.000,00 - perizia finale. Totale: £.890.382,00. Il 21 Novembre 1920, con delibera n.6, il comune ordinò alle scuole di trasferirsi definitivamente nella sede di Via XXV Aprile e di lasciare liberi i locali al piano terra e al piano primo del palazzo Andosilla. La nuova scuola (’edificio) fu intitolata a Tommaso Tittoni senatore, frequentatore di Civita e amico del Basili. Le lezioni dell’ISA nella nuova sede erano già iniziate nell’a.s.1915/1916. Lo stesso palazzo Andosilla era già stato trasformato e con delibera n.492 del 20.07.1920 si autorizzò il cambio di destinazione d’uso dell’ala prospiciente Piazza di Massa, da scuola in civili abitazioni, su progetto del tecnico comunale Ugo Favalli, che diventerà esecutiva dal 1924. CRONOLOGIA DELLE SEDI: ISTITUTO D’ARTE 1883-1899 seminario vescovile 1899-1920 palazzo Andosilla e forte Sangallo 1920-2015 sede di via Gramsci EDIFICIO SCOLASTICO 1883-1899 seminario vescovile e palazzo comunale 1899-1924 palazzo Andosilla 1924-2015 via XXV aprile Il 25 ottobre 1921 venne istituita la SCUOLA TECNICA COMUNALE DI ARTI E MESTIERI, con il sindaco Gioacchino Picchetto. Il 15 Marzo 1922 con delibera n.342, si appaltarono, alla ditta locale COOPERATIVA CAVATORI E TERRAZZIERI, la strada per l’Edifico e la scuola di Arte e Mestieri, per un importo di £.10.728,90. L’11 Ottobre 1922, si deliberarono gli stanziamenti finali per l’edificio e l’ISA, nonché la fase finale degli espropri dei terreni. Il salone Cicuti venne dato al Patronato Scolastico e il ricavato fu devoluto a favore dell’asilo. Il 9 novembre 1922, il comune deliberò l’aumento di £.100,00 del contributo che già si erogava, a condizione che la scuola d’arte istituisse un corso serale di disegno e nozioni di fisica e chimica per gli operai; il 30 dicembre 1922, con delibera comunale n.59, il commissario prefettizio istitui una SCUOLA SERALE PER OPERAI ADULTI, affidata alla direzione ed ai docenti dell’istituto d’arte. Una scuola spiccatamente tecnica e professionale per migliorare la cultura della classe operaia e come obiettivi principali lo sviluppo delle capacità produttive dell’artigianato locale. Si suppone che il Midossi abbia opposto resistenza ad una attività contraria agli scopi della scuola d’arte e che il commissario prefettizio con delibera apposita lo abbia messo alle strette. Il 2 marzo 1923, vista la disponibilità, Midossi fece dei corsi serali di disegno e tecnica agli operai adulti, e si aumentò il contributo annuo alla scuola. Lo spazio antistante le scuole diventò un parco chiamato Parco della Rimembranza in onore ai caduti della guerra 1915/18. Il 23 marzo 1924 ci fu il COLLAUDO DELL’EDIFICIO SCOLASTICO. Ecco il riepilogo dei mutui e l’analisi delle fasi di costruzione: 1912 inizio dei lavori che proseguirono fino al 1914, interruzione bellica, 1918-1924 completamento dell’edificio. Dal collaudo emerge il costo finale dell’opera: £.1.051.299,27. Una parziale interruzione dei lavori si registrò dal 1920 al 1922 perché si aspettò la definitiva assegnazione di £.377.000,00 sulla base del Regio Decreto n.1704 del 19.11.1921 per il completamento delle opere. Vennero fatti costruire degli attaccapanni per un numero di 250 posti, 5 banchi nuovi a due posti e fecero ridurre da 4 posti a 2 quelli già esistenti, si commissionò il lavoro al Sig. Dionisi Fiore per la somma di L.1280. Nell’appalto iniziale l’ing. Guazzaroni parlava di 100 banchi a due posti per l’asilo, 400 per la scuola elementare, 18 cattedre per le insegnanti e 80 tende per la somma di: L.135,00 banchi, L.108 cattedre, tende L.27,20, per un totale di L.173,000. La Mensa dell’asilo infantile Sempre nel gennaio del 1918 il Consiglio approvò il capitolato d’appalto per la somministrazione della refezione all’asilo infantile con la raccomandazione che l’asta pubblica fosse fatta nel più breve tempo possibile. L’Appaltatore per partecipare all’appalto doveva depositare nella Cassa Comunale, in via provvisoria, titoli di debito pubblico nazionale al valore di borsa di L.200, che sarebbero stati restituiti appena fosse cessato il contratto della durata di un anno: dal 1 gennaio al 31 dicembre. La minestra doveva essere non meno di mezzo litro per bambino e la pastasciutta una volta la settimana; la direttrice doveva scrivere su un foglio giornaliero il numero dei bambini, delle assistenti e inservienti. Il Comune pagava per ogni pasto L.0,20. La refezione scolastica venne assegnata al sig. Mozzetti Baldassarre e aumentata nel 1921 a L.0,42 per ogni pasto. Nel 1922 il Commissario Prefettizio decise di gestire in economia il servizio di refezione e diede al Sig. Parrocini Domenico la somma di £.500,25 per i generi alimentari e £.160 a Cingolani Battista per l’opera prestata in cucina nel periodo 24 Ottobre - 30 novembre 1922. Nel 1921 i bambini pagavano L.5 mensili per poter frequentare l’asilo. Le insegnanti e inservienti dell’asilo infantile erano: 1917- Direttrice dell’asilo - maestra giardiniera Maria Marsullo ved.Tedeschi, con nomina annuale di Direttrice con un stipendio annuo di L.1200 1919 - Buglione Elisabetta – stipendio mensile di L.200 1921- Ceccarelli Maria – insegnante stipendio L.2400 Tedeschi Maria- insegnante stipendio L.2400 Baroni Antonia- inserviente asilo stipendio L.1200 Del Priore Maria – inserviente scuola stipendio L.1200 Midossi Venilia- inserviente scuola stipendio L.1200 Cruciani Antonia-inserviente asilo stipendio L.1200 1921- Tommasa Silei-inserviente 1922- Lombardi Bice direttrice con stipendio di L.300 mensili. Continua sul prossimo numero…. Campo de’ fiori A TU PER TU 27 Rubrica di Psicologia e Psicoterapia Una figlia preoccupata per la madre operata di tumore al seno "Mi chiamo Elisa ed ho 38 anni. Le scrivo perché a mia madre, all'inizio di Aprile, è stato diagnosticato un calcinoma maligno alla mammella sinistra. La notizia è stata un duro della Dott.ssa colpo per tutti. FortunataAlessia Pagani mente siamo riusciti ad acPsicoterapeuta corgercene per tempo ed è stata subito sottoposta ad intervento chirurgico. Il primo ciclo di chemioterapia sta per terminare e sembra aver fatto effetto. Quello che mi preoccupa però è il suo stato d'animo. E' vero che la cura la rende debole e stanca fisicamente, ma mi sembra che abbia perso lo spirito di ritornare alla sua vita di prima. Cosa posso fare per lei? La ringrazio molto" “Ho superato un tumore alla prostata aggressivo, ho smesso i trattamenti da mesi e tutti gli esami clinici vanno nella giusta direzione. Eppure sono depresso”. Si apre così la sezione del New York Times Magazine che ogni settimana dedica spazio a Dana Jennings, giornalista americano colpito dal cancro nel 2008 che ora descrive ai lettori la sua esperienza con la malattia. Sembra quasi strano che un paziente oncologico manifesti sintomi depressivi nella fase conclusiva del percorso chemioterapico, eppure sono molte le dinamiche che ne giustificano la comparsa. A volte per sopravvivere alla malattia è necessario bloccare le proprie emozioni durante la fase del trattamento, ma quando la cura è terminata il blocco crolla e le emozioni riemergono prepotentemente. Inoltre, durante le terapie ci si sente molto seguiti, quasi “protetti” dall’ambiente ospedaliero e la loro conclusione può essere vissuta come un abbandono che può trasmutarsi in depressione. Secondo lo studioso Burgess, rispetto alla diagnosi di tumore esistono quattro profili di coping, cioè di adattamento all’evento negativo: • hopelessness/helplessness, caratterizzato da elevati livelli di ansia e di depressione, dall’incapacità di mettere in atto strategie cognitive finalizzate all’accettazione della diagnosi, dalla presenza di numerose risposte comportamentali, • spirito combattivo, contraddistinto da moderati livelli di ansia e di depressione e da numerose risposte di conforto, palliative e comportamentali, attraverso le quali il paziente cerca di reagire positivamente e costruttivamente alla situazione, mantenendo una convinzione di controllo sulla malattia; • accettazione stoica, con bassi livelli di ansia e depressione • negazione/evitamento, in cui appaiono del tutto assenti sia le manifestazioni ansioso-depressive, sia le strategie cognitive. Da questa premessa si evince che la condizione depressiva fa parte della patologia stessa e ne è giustificata; ciò che, comunque, si può fare per preservare o migliorare il benessere psicologico di un familiare malato di tumore è conoscere e riconoscere i suoi bisogni (anche quelli inespressi) per accoglierli e soddisfarli serenamente: Nel caso in cui i sintomi depressivi diventino tali da limitare la vita affettiva, lavorativa e sociale del soggetto o interferiscano negativamente con le cure, è necessario chiarire al paziente l’influenza ed il peso delle determinanti psicologiche nell’ambito delle malattie “fisiche” e indirizzzarlo presso uno specialista/psicologo per un percorso mirato e professionale. Inviate i vostri quesiti a cui verrà risposto dalla nostra esperta. Gli indirizzi ai quali scrivere sono i segueti: [email protected] o [email protected] Campo de’ fiori 28 L’angolo del grafologo LA SCRITTURA DRITTA D efiniremo una scrittura “Dritta” quando l’inclinazione delle lettere, e in generale delle parole, si mantiene prevalentemente perpendicolare al rigo di base. È il segno del Prof. modificante della volontà Piero Mecocci ed indica sostenutezza in Grafologo tutte le manifestazioni, nell’affetto, nel comportamento e nel parlare. Indicazioni intellettive e aspetti temperamentali Grande fermezza nelle azioni. Carattere rigido che non ammette deroghe. Generalmente si concedono poco, poiché inflessibili anche con se stessi. Quando assumono una posizione, procedono con fermezza e con chiarezza d’idee. Non hanno timori degli ostacoli ed affrontano con coraggio anche situazioni difficili. Negli affetti si dimostrano scarsamente inclini a manifestazioni di passionalità. Hanno un’affettività profonda ed sono capaci di dedicare molto alla persona cha amano. Si dimostrano sostenuti anche nel comportamento. Sostanzialmente sinceri ed onesti, si attendono dagli altri un comportamento simile. La loro caratteristica è la determinazione e sono pronti a subirne le conseguenze positive e negative. Grado di responsabilità molto elevato e sono sempre lineari nei comportamenti. Se riveliamo il Calibro Grande insieme a dritta, le caratteristiche sopra dette riguardano principalmente il lato esteriore, solennità negli atteggiamenti e sentenziosità nei giudizi. Adatti a cariche decisionali e riescono bene nella direzione del personale, nella carriera militare ed in tutti i compiti che richiedono forza morale. Dal punto di vista somatico, occhio deciso, portamento eretto, timbro della voce ben definito. Se desiderate conoscere la vostra personalità attraverso l’esame della vostra grafia, contattateci ai seguenti indirizzi e-mail: [email protected] [email protected] La vostra perizia grafica verrà pubblicata gratuitamente e mantenendo l’anonimato, sulle pagine della nostra rivista. BAMBINI E ANZIANI IN MUSICA: UNA VERA FESTA Grande festa al centro anziani della Balduina di Roma I l giorno 7 giugno scorso a Roma al Centro Anziani della Balduina in Piazza Mazzaresi si è svolta una vera festa che ha coinvolto bambini e anziani: due età che, notoriamente, si intendono alla perfezione visto che hanno la libertà necessaria per “capire l’essenziale” e riuscire a condividere le passioni comuni. L’occasione è stata il saggio di fine anno del valente gruppo di coristi “I temerari della Balduina”, diretti dalla Maestra di Coro Maria Cristina De Santi, accompagnati al pianoforte dal Maestro Salvatore Piras, che hanno cantato musiche popolari come Re- ginella e operette tra cui celebri arie tratte dal Cavallino Bianco, Cin-Ci-Là e Donne, Donne Donne dalla Cavalleria Rusticana. Inoltre, una delle coriste nonché nonna di una bambina Gaia, la signora Gabriella Belfiore ha avuto la brillante idea d’invitare i bambini del Coro della Scuola S. Francesco D’Assisi, una scuola pubblica della zona di San Pietro. L’occasione è stata afferrata al volo dai bambini ed alcuni rappresentanti della classe I B e un’esponente della quarta elementare sono intervenuti festosamente, diretti dalla Maestra Maddalena, e si sono esibiti in alcuni brani scelti del loro spettacolo “L’Italia in Musica” – breve viaggio nella canzone popolare italiana- dalla Monferrina, celebre ballata piemontese alla siciliana Ciuri Ciuri senza dimenticare la famosa canzone romana “La società dei magnaccioni” o la romantica abruzzese Reginella Campagnola. I bambini cantavano a cappella e mimavano le parole dei brani che, in alcuni casi, avevano imparato a danzare. Il repertorio è stato scelto dalla Maestra Maddalena dalla tradizione popolare perché ritiene importante che i bambini conservino il ricordo della nostra storia. Al termine della manifestazione, tutti insieme, piccoli e grandi, hanno intonato l’Inno di Mameli. Il saggio è stato dedicato al ricordo del Presidente Carlo Calicchia. Ci sono stati poi regali per i bambini e fiori per le Maestre e il Maestro. E’ stata un’occasione indimenticabile in una domenica di giugno, di condivisione tra tutte le generazioni: bambini, genitori che li accompagnavano, e anziani a dimostrazione che, a volte, basta poco per creare una vera armonia, che contrasta efficacemente l’isolamento della nostra vita. Sandro Alessi Campo de’ fiori 29 Come eravamo di Alessandro Soli numero... Il nostro storico collaboratore Alessandro Soli ha voluto riproporre su questo numero della rivista un suo vecchio pezzo, pubblicato precisamente sul n. 18 del 2005. Ma chi sarà questo bambino ritratto nella foto? Lo saprete sul prossimo Tutti al mare... I niziava così una vecchia canzone della grande Ga-briella Ferri: “tut-ti ar mare, a mos-trà le chiappe chiare”. In questi primi giorni d’estate, il richiamo verso la sabbia e l’acqua salata è grande, tutti veniamo presi dalla bramosia di tuffarci in cerca di refrigerio. Negli anni ’60 l’italiano medio, quello che Alberto Sordi ha così ben impersonato in tantissimi fillms, cercava a modo suo, di vivere l’agognata vacanza, seppur domenicale, recandosi verso le località balneari, per poter poi dire con orgoglio, il lunedì mattina sul posto di lavoro: “c’ero anch’io”. Certo i romani, con Ostia, Fregene e le altre località della costa laziale , ad un tiro di schioppo, sono da sempre stati dei privilegiati, rispetto a noi che abbiamo il mare a non meno dei canonici 70 km di Tarquinia o Ladispoli, per citare le “onde” più famose della zona. Lo spirito pionieristico che animava quei “fagottari” della domenica, è rimasto invariato anche negli anni a venire, passando dalla Tenda da campeggio, alla Roulotte, per arrivare ai super accessoriati Campers e Caravan, vere e proprie case viaggianti. Già, quello spirito che animava le mamme nelle levatacce del mattino, quando la casa si riempiva dei profumi della pasta al sugo, della frittata, o della cotoletta panata, che alzandoti vedevi pronti in terra nei recipienti cosiddetti “termici” e, che al momento del pranzo, rivelavano la loro vera identità, avendo reso il cibo caldo, freddo e le bevande fredde, calde. Il rito della partenza, quando tuo padre, che aveva la Seicento, per un giorno rimpiangeva la laurea in ingegneria delle costru- zioni, perché l’auto, avendo il motore posteriore e il cofano anteriore occupato dalla ruota di scorta, lo costringeva a caricare e scaricare i bagagli innumerevoli volte. Per fortuna che sul tettino aveva messo il portabagagli. Allora la gloriosa Seicento, pian piano assumeva una forma piramidale, con sotto le sdraie, poi l’ombrellone, la ghirba dell’acqua, il piccolo canotto, i remi del canotto, le ciambelle, le pinne e gli occhiali (il fucile da sub ce l’avevano ancora in pochi), il tutto legato da quegli elastici multicolori, che avevano alle estremità dei piccoli ganci neri, che se malauguratamente ti scappavano durante la loro tensione, rischiavi tumefazioni e dolori atroci. Poi finalmente: “Tutti ar mare..”, o meglio, in viaggio verso il mare, perché per fare settanta Km, considerando auto e carico, si impiegava molto più di un’ora e mezza. In auto si sudava, i finestrini erano aperti, ma la seicento era quello che era, lungo la strada ogni tanto vedevi qualche macchina ferma, il cofano alzato, col radiatore fumante, incrociavi le dita e proseguivi, sperando di non avere gli stessi problemi. Ogni tanto ti attaccavi alla borraccia, davi una sorsata e pensavi all’arsura che avresti provato uscendo dall’acqua salata, poi la richiudevi fiducioso, pensando al ghiacciolo arcobaleno (ogni strisciolina colorata aveva un gusto diverso) che avresti comprato sulla spiaggia. Infine dopo lungo penare si arrivava e, appena compariva la spiaggia, non stavi più nella pelle, addirittura cominciavi a spogliarti in macchina, tanto il costumino l’avevi già indossato a casa, come del resto tutti i componenti della famiglia.Il problema si sarebbe presentato alla sera quando dovevi rivestirti, allora ci avrebbe pensato mamma, creando uno spogliatoio quadrato con i teli da spiaggia tenuti su dalle sue mani, da quelle di papà e da quelle di tua sorella.Dopo aver parcheggiato iniziava l’ultima fase prima del tanto agognato tuffo in mare: si doveva scaricare tutto, l’onere spettava interamente a mamma e papà, perché insieme a tua sorella, eri già corso sulla spiaggia , incurante del bruciore che la nera e ferrosa sabbia di Ladispoli provocava sui tuoi piedini scalzi, correvi, correvi sempre più veloce, fino ad arrivare al refrigerio del bagnasciuga quando…… continua sul prossimo numero...... Campo de’ fiori 30 Parliamo di Funghi con Giampietro CACCHIOLI, micologo I Le Famigliole, ovvero I Sementini funghi noti come “Famigliole”, chiodini, sementini,ecc., appartengono al Genere Armillaria (“…che porta un braccialetto”; da armilla , bracciale in latino). In Europa, ne sono state definite e delineate morfologicamente cinque specie con l’anello e 2 senza anello. Dopo i porcini sono il genere di funghi spontanei più commercializzato in Italia. Le Armillaria sono funghi parassiti (provocano il marciume radicale fibroso degli alberi ) ma dopo la morte della pianta ospite si comportano da saprofiti nutrendosi del legno morto. Crescono, formando cespi numerosi, anche su radici interrate di piante; alcune specie però si presentano in pochi esemplari riuniti o in esemplari singoli. Sono funghi leucosporei (spore e lamelle bianche), con lamelle adnate (che, con il lato corto della lamella, si accostano e quasi combaciano con il gambo) o leggermente decorrenti. In quasi tutte le specie è presente un velo parziale (a protezione delle lamelle) che (quando si lacera dal cappello) forma un anello più o meno definito. Il cappello è decorato da minute squamule di vario colore e, al margine (bordo) presenta una striatura spesso ben evidente. Il gambo presenta una struttura molto fibrosa e coriacea che ne richiede, per scopi alimentari, una totale eliminazione (almeno sotto l’anello). Genere di funghi tipicamente autunnali, nel nostro territorio è presente con alcune specie tra cui Armillaria mellea, la famigliola più conosciuta e raccolta, e Armillaria tabescens, specie senza anello. Armillaria mellea (per il color miele presente in varie parti del fungo). Cappello dai 3 ai 15 cm, prima convesso, ma presto, con l’età, piano e umbonato; margine ondulato, striato. Col tempo umido la cuticola è viscida. Il colore varia dal miele, a cannella, cuoio, fino a brunastro, bruno rossastro o olivastro a seconda delle essenze arboree che ospitano il fungo (più chiaro su robinia, sambuco, gelso, pioppo, nocciolo o alberi da frutto; più scuro su castagno, quercia, ontano). Più scuro al centro, decorato da sottili squamule, maggiormente presenti nell’umbone centrale del cappello che, in parte, scompaiono con la maturità (o a seguito di pioggia). Lamelle rade, basse (lo spessore dal filo al bordo superiore), un poco decorrenti sul gambo; prima bianche- biancastre con iridescenze gialle o rosee. Quando il fungo è “vecchio” appaiono, stinte, con tonalità sempre più scure come se fossero arrugginite (specialmente sul filo della lamella). Gambo fino a 18 cm, slanciato, fibroso, elastico, midolloso, assottigliato verso la base; roseo e striato in alto, brunastro e via via più scuro dall’anello al piede. Anello Il velo parziale forma un anello supero (vicino alle lamelle), simile alla parte superiore di una calza svasata (armilla) di notevole spessore, duraturo, striato di sopra, bianco pallido, bruno-giallastro fino a bruno-rossastro nella parte sottostante. Carne bianca, soda quella del cappello, fibrosa e coriacea quella del gambo (quando è ocra, bruno scuro), che per tale motivo non deve essere utilizzato ai fini alimentari. Odore tenue, fungino, non molto gradevole. Sapore acidulo, dolciastro. Commestibilità: In Italia una intossicazione su quattro è provocata da funghi del Genere Armillaria. Infatti sono buoni commestibili se ben cotti ma se cotti male o crudi sono tossici. Devono essere prebolliti ( per almeno 20 minuti) con eliminazione dell’acqua (scolatura ) e quindi definitivamente cotti. Il congelamento da crudi non sostituisce la prebollitura anzi pare che abbia provocato casi di intossicazione; sembra che il congelamento fissi le tossine che, anche se poi i funghi saranno ben cotti, non verranno smaltite completamente. Questo fenomeno si registra anche in caso di gelate , per cui è sconsigliato raccogliere gli esemplari che hanno subito gelate. I gambi di color marrone sono per molti indigeribili poiché contengono un’alta concentrazione di chitina ( è come se mangiassimo il guscio di una aragosta).In Francia si sono verificati numerosi casi di intossicazione per consumo di esemplari vecchi tanto che i micologi d’ oltralpe parlano di “ Sindrome armillarica” ( si ipotizza che i sintomi vengano provocati da un batterio o un composto ad azione antibiotica presente nei funghi vecchi o sottoposti a gelate ). Per questo le famigliole vanno identificate e selezionate mentre si raccolgono, scartando sul posto i gambi non utilizzabili e gli esemplari vecchi. Vi ricordo che la legge regionale del Lazio consente la raccolta giornaliera di un massimo di tre chili di funghi di tutte le specie, così che se scartiamo i gambi possiamo raccogliere tre chili di soli cappelli. Attenzione : posso crescere sullo stesso tronco funghi tossici accanto o frammisti a funghi saprofiti commestibili. I casi di confusione più frequenti avvengono per la presenza del fungo detto “zolfino” : Hypholoma fasciculare; il fungo lignicolo più diffuso in assoluto, che (in ogni stagione) cresce a cespuglio come Armillaria mellea. Vediamo le differenze morfologiche costanti tra lo zolfino e il “chiodino buono”. Hypholoma fasciculare. Cappello: è liscio, giallo zolfo, fulvo al centro. Non presenta squamule, non ha il bordo striato come invece ha Armillaria mellea. Lamelle: prima giallo verdastre poi bruno violacee (iantinosporee), Armillaria mellea le ha biancastre – leucosporee – infine stingono e appaiono come rugginose. Gambo: giallo zolfo, mai con anello ma con velo parziale cortiniforme, evanescente (simile a brandelli di ragnatela). Le spore violetto-brunastre ricadendo si depositano sul gambo accentuando il contrasto con la superficie gialla sottostante (Armillaria mellea ha invece l’anello ben evidente e le spore bianche). Carne: gialla, brunastra alla base del gambo.Sapore decisamente amaro anche dopo cottura (in Armillaria carne non amara e mai gialla). Lo “ zolfino” ha provocato intossicazioni serie (Sindrome gastrointestinale) talvolta di notevole intensità che possono complicarsi con un interessamento epatico tale da pregiudicare la vita. Campo de’ fiori 32 LA RUBRICA DEGLI EROI Dedicata ai combattenti della Grande Guerra di Civita Castellana Giulio Angeletti e Filippo Mezzanotte Premessa: quando si fanno ricerche storiche su vicende belliche accadute circa cento anni fa, i documenti consultati, sono per la maggior parte scritti a mano e di conseguenza, soggetti sia all’errore di chi di Arnaldo Ricci li ha scritti che a quello [email protected] rivante dall’ interpretazione calligrafica di chi legge. Anche adoperando la massima attenzione nell’estrapolare informazioni attendibili, ritengo che vi potrebbe essere un certo margine di imprecisione fisiologica, indipendentemente dalla volontà del ricercatore. Molto spesso i vari documenti sono contrastanti, anche perché vi sono molti casi di omonimia (basti pensare che nella prima guerra mondiale, solo in Italia sono stati mobilitati più di quattro milioni di uomini!....nati fra il 1874 ed il 1899). Pertanto chi volesse avere informazioni, ritenute ufficialmente precise, deve richiederle all’ufficio preposto del ministero della Difesa, sezione Onorcaduti. I stra 3° offensiva. Ben 67.000 nostri militari furono messi fuori combattimento (56.000 feriti ed 11.000 morti); gli Austriaci ebbero anche loro 31.000 feriti e 9.000 morti. Chi subiva le perdite maggiori su tutti i fronti nella 1° guerra mondiale erano sempre gli attaccanti! Anche il soldato Giulio Angeletti di Civita Castellana, fu colpito a morte in questa battaglia e morì per ferite riportate in combattimento, il giorno 21 ottobre 1915; per il suo comportamento eroico gli venne concessa la medaglia di Bronzo al Valor Militare. Il colonnello Giletti Edoardo, suo comandante di reggimento, cadde due giorni dopo, il 23 ottobre 1915 all’età di 52 anni e fu decorato della Medaglia D’argento al Valor Militare. Sul libretto ritrovato, a pagina 12 viene dedicata dall’autore, una composizione poetica in onore del nostro soldato civitonico, caduto a soli 21 anni di età! Rabbrividisco, pensando ai suoi genitori, quando ricevettero dal ministero della guerra (come si chiamava allora il ministero della difesa) il maledetto telegramma. commemorato nel libretto a pagina 13, fu un Ufficiale, il Capitano Filippo Mezzanotte, decorato della Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nacque a Civita Castellana il giorno 23 agosto 1887; suo padre si chiamava Antonio. Questo valoroso Capitano morì in seguito a ferite riportate in combattimento, all’età di 28 anni, il giorno 23 ottobre 1915 nell’azione per conquistare il monte Boschini superiore. Anche l’azione bellica nella quale perse la vita il Capitano Mezzanotte è inquadrata dagli storici nella 3° battaglia dell’Isonzo. Il reggimento dove prestava servizio Il Mezzanotte era il 132° fanteria, che, insieme al 131°, faceva parte della brigata Lazio (29° divisione fanteria), avente sede a Roma, da dove partì in ferrovia per il fronte il giorno 27 maggio 1915, con destinazione Ranzano – Vigonovo (Udine). Dopo vari impieghi, il 23 ottobre 1915, tutta la brigata Lazio al comando del generale Raffaele Schenardi, viene lanciata all’attacco ed il reggimento del Capitano Mezzanotte ebbe l’ordine di conquistare il monte Boschini superiore; il bilancio di questo attacco fu, solo per il 132° rgt, di 14 morti fra gli ufficiali, compreso il Capitano Mezzanotte e 485 militari di truppa. Anche se i nostri soldati arrivarono a ridosso delle trincee nemiche, esse non furono conquistate in quell’occasione, nonostante il grande eroismo di molti. Europa nel 1915 l soldato Giulio Angeletti nacque a Civita Castellana il 10 febbraio 1894, suo padre si chiamava Nicola. Quando l’Italia entrò in guerra il 24 maggio 1915, egli era già sotto le armi come militare di leva (a quei tempi la permanenza nella leva, era di 24 mesi); era inquadrato nell’Esercito, in fanteria, nel 37° reggimento che insieme al 38°, faceva parte della Brigata Ravenna, con sede ad Alessandria (tutti i militari chiamati nella guerra 15/18, erano inquadrati o nel Regio Esercito o nella Regia Marina; le uniche due forze armate allora esistenti; la Regia Aeronautica non esisteva, infatti essa nacque nel 1923). Le ostilità erano già iniziate da 5 mesi quando il giorno 18 ottobre 1915, il comandante in capo delle forze armate italiane, Generale Cadorna, diede di nuovo l’ordine di attacco contro gli austroungarici sul fronte dell’Isonzo. Le operazioni belliche di questa offensiva si protrassero fino al 4 novembre dello stesso anno. Gli storici, poi, la definiranno come 3° battaglia dell’Isonzo. Alla fine di questa battaglia però non vi fu un risultato tangibile di avanzata territoriale per noi italiani; infatti gli austroungarici resistettero tenacemente respingendo la no- Un esempio di telegramma di avviso della morte di un militare durante la guerra 15/18 del ministero della guerra Foto del 1915 della zona Boschini Un altro eroe di Civita Castellana, anche lui …continua nel prossimo numero…. 33 Campo de’ fiori La festa della Madonna di Maregnano di Vignanello, 25 e 26 Luglio C orreva l’anno 1950 quando nel rione di Piedisole una donna chiamata Teresa Chiricozzi (conosciuta dai vignanellesi come Teresa A’ Sambona) decise di organizzare una piccola festa dedicata alla tela della Madonna, donata da un gruppo di persone di Viterbo. Teresa radunò tutti quelli che conosceva, dai grandi ai più piccini e fece di tutto di tutto per raccogliere i fondi, trovando la massima disponibilità di tutti i piasolesi, che parteciparono con molto entusiasmo. In quei giorni di festa, Teresa portò la tela che era situata in via Maregnano (dove oggi sorge una piccola cappella in suo onore) fino all’inizio della via (dove oggi vi è un garage), lì venne allestito un altare fatto con lenzuoli bianchi e celesti, e chi passava si fermava per vedere questa piccola festa che nel paese di Vignanello era molto rinnomata. Fiore Fiorentini organizzò una corsa detta “dei pignatti” con ricchissimi premi. Il gioco consisteva nel rompere dei contenitori di cocchio appesi ad un filo che attraverTeresa sava in orizzontale Chiricozzi la via, con la difficoltà più grande di essere bendati. Verso sera si attaccavano ai due balconi dirimpettai nella via, 2 tiranti su cui era steso un lenzuolo di due piazze, cucito in mezzo (sempre di proprietà di Teresa) su cui veniva proiettato un film. Così la via si trasformava in un cinema all’aperto dove tutti venivano per assistere allo spettacolo. Ricordo che quando ero più piccolo avevano trasmesso un film che all’epoca riscosse molto successo, la pellicola era dedicato a “Santa Giacinta”, la protettrice del nostro paese, la partecipazione della gente quel giorno fu davvero enorme. La festa durò fino al 1964, anno in cui vene interrotta per cause ignote. Dopo 40 anni un comitato spontaneo del rione Piedisole, vuole ricordare la festa così com’era quando nacque, ed in effetti è dall’08 agosto del 2004 che sono ripresi i festeggiamenti in onore della Madonna di Maregnano, che ormai durano da 10 anni. Marco Poli Comitato festa Madonna di Maregnano Programma della Festa Madonna di Maregnano 2015 Sabato 25 luglio 2015 Ore 18.00 apertura della festa Ore 19.00 tombola con ricchi premi Ore 20.30 cena sotto le stelle Ore 21.30 concerto bencini live Domenica 26 luglio 2015 Ore 18.00 santa messa Ore 19.00 processione Ore 21.00 cena sotto le stelle Ore 21.30 spettacolo musicale Ore 24.00 estrazione lotteria 2015 Per info e prenotazioni 327/5354803329/9589025-346/6269187 34 Campo de’ fiori “Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA DRAGON HEAD di Minetaro Mochizuki edito da Panini Comics – 10 volumi, concluso U n treno pieno di passeggeri come tanti, ciascuno in viaggio verso la propria rassicurante quotidianità. Poi il nulla. E per Teru Aoki quello che doveva essere l’ordinario ritorno dalla gita scolastica diventa una trappola senza via di uscita, un incubo a occhi aperti in cui l’istinto di sopravvivenza viene messo a dura prova dalla costante morsa della paura. (Trama tratta dal sito dell’editore). Angosciante e inquietante. In questo fumetto si esalta la paura, di Daniele Vessella quella pura di non riuscire a sopravvivere, la paura di non farcela, la paura di morire: il mostro che insegue l’umanità dalla notte dei tempi. Proseguendo nella lettura è evidente come l’istinto primordiale di fuggire di fronte a quel mostro ci aiuti a sopravvivere nelle situazione disperate, mettendo in atto meccanismi e azioni che mai si attuerebbero nella vita di tutti i giorni. Ma c’è chi, in quelle condizioni, perde il senno e l’autore ci mostra anche questo aspetto, sviscerando la psicologia dei personaggi a tutto campo. Psicologico, un manga che spinge tutta la narrazione su quell’aspetto e ci riesce in maniera encomiabile. Un’opera da paura, sotto ogni forma… Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/ Fiera del Fumetto e Games Il 6 e 7 Giugno a Monterotondo (Rm) oltre 200 Cosplay per la Eretvm Comics U n fine settimana tutto particolare per Monterotondo (RM) che ha visto svolgersi due manifestazioni importanti. Ma prima di tutto, già il 26 Aprile scorso nello Stadio Fausto Cecconi si sono sfidati in una partita straordinaria di calcio, calciatori contro Cosplay. Ma il vero evento si è tenuto Sabato 6 e domenica 7 Giugno 2015, presso lo stesso stadio comunale Fausto Cecconi dove si è svolta, per la prima volta nella storia di Monterotondo, Eretvm Comics, la prima Fiera del Fumetto con annesso Concorso Cosplay. L’evento è stato di grande successo. Nello stadio c’erano circa una trentina di stand di Statue di manga/anime come Sword Art Online, e di Film che hanno fatto la storia del cinema, la statua di E.T., I Gremlins, Al Pacino in Scarface, Aliens e tante altre statue da collezione! Non mancavano di certo i fumetti e tornei di videogiochi: Fifa, Tekken e Mortal Combat. E ci sono stati anche incontri con i doppiatori Giorgio Locuratolo (voce in Baywatch, Super car e Lady Oscar) e Fabrizio Mazzotta (Krusty il Clown nella serie I Simpson). Solo nel primo giorno si sono visti arrivare oltre 200 Cosplay e gruppi di Naruto, One Peace, Metal Gear o i singoli cosplay: Lupen III, Miku, lara croft e le principesse della Disney. Mentre per le coppie c’era Michael Jackson e i suoi ballerini, e tanti altri, ma da sottolineare una coppia di cosplay incredibili per immagine e somiglianza! Direttamente dagli anni ‘70/80 Er Monnezza e Venticello, che con la loro forte similitudine e con le loro imitazioni di quei due IRRIPETIBILI personaggi della TV italiana, hanno fatto sorridere tutti. Centinaia di persone, non in cosplay, hanno visitato la fiera, alcune anche solo curiose di vedere questo fenomeno di cui, ancora oggi, molti non ne conoscono l’esistenza. Ma la cosa più bella e importante di questa fiera, è stata la grande umanità da parte di tutti e in particolare dei cosplay verso gli altri cosplay, nonostante la gara. Come dice il proverbio “l’erba del vicino è sempre più verde”, questo crea da sempre una certa rivalità, pensando che ci potrebbe sempre es- sere chi ha un costume meglio del proprio. La verità è che non esiste il cosplay perfetto! Ogni cosplay, è UNICO! Siamo tutti numeri uno e questo è ciò che si è dimostrato in questa fiera, della quale in molti pensavano che si sarebbe verificato l’ennesimo “chiudere ancor prima di iniziare”, e invece è stato un vero successo! Un bellissimo evento nonostante l’improvvisa pioggia di sabato pomeriggio, che ha provocato anche danni ad alcune bancarelle, benchè coperti dal gazebo, ai quadri elettrici, ai gadget, ai vestiti, ad alcuni peluche e ad altri oggetti come carte magiche, modellini di carta e apparecchi elettronici. Questo spiacevole inconveniente ha fatto fuggire alcuni degli espositori, ma, nonostante ciò, il secondo giorno ha visto la fiera concludersi con un enorme successo che nessuno si aspettava! C’è stata una grande presenza di persone, considerando anche che si trattava della domenica del Corpus Domini e che erano state organizzate le comunioni dei bambini. In contemporanea, sempre a Monterotondo, si svolgeva il Festival della Cerasa e a Palazzo Orsini, si è tenuta la trentesima festa del cinema più piccola del mondo, durante la quale sono stati premiati attori famosi come Alessandro Gassman e Margherita Buy. La fiera si è conclusa con un grande concerto di musica. Si sta già pensando a quella del prossimo anno! Emilio Matteucci Campo de’ fiori 35 FALERII NOVI E LA CHIESA DI SANTA MARIA IN FALLERI D opo la distruzione di Falerii Veteres nel 241 a.C., i romani trasferirono il popolo falisco in un’aerea pianeggiante situata a nord ovest, poco della Dott.ssa distante dalla loro antica Chiara capitale. Castriota La nuova città chiamata Scanderbeg Falerii Novi presentava un impianto urbanistico tipicamente romano, con due assi ortogonali, cardo e decumano, che attraversavano perpendicolarmente la città. A difesa della stessa fu costruita un’imponente cinta muraria in tufo, dalla lunghezza di due chilometri circa, oggi a tratti ben conservata. Essa era rinforzata da cinquanta torri quadrate mentre l’accesso all’interno era possibile mediante nove porte monumentali, le più importanti si aprivano verso i quattro punti cardinali. Tra tutte la meglio conservata è la porta di Giove, caratterizzata da una cornice in peperino ornata da una protome divina, nota come testa di Giove, anche se l’assenza della barba e l’aspetto poco senile fanno supporre che si tratti di Giunone, dea protettrice dei falisci. La città era dotata inoltre di un teatro in peperino e un anfiteatro posto fuori le mura. Le invasioni barbariche tra il III e il V secolo d.C. che sconvolsero l’intera penisola determinarono l’abbandono e il declino di Falerii Novi e il conseguente trasferimento della popolazione all’antica Falerii Veteres, la cui conformazione morfologica permetteva una migliore difesa. Le poche notizie successive relative alla storia della città riguardano l’arrivo di una comunità di monaci cistercensi e la fondazione del complesso di santa Maria in Falleri. La Porta di Giove La facciata Il retro L’interno Il monastero fu fondato nel 1143 e la relativa chiesa rappresenta uno dei migliori esempi di architettura cistercense in Italia. L’ordine conobbe un periodo di profonda crisi tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo. Ciò segnò la fine di molte abbazie, tra queste anche il monastero fallerense che passò sotto la custodia di vari cardinali, per volere della Camera Apostolica. Fu adibito a luogo di culto fino al 1798, anno in cui crollò il tetto della chiesa a causa degli scontri tra truppe francesi e napoletane, rimanendo in uno stato di abbandono fino al 1936, anno in cui la Sovraintendenza decise di eseguire un restauro della volta. L’edificio fu costruito in corrispondenza del decumano, sopra abitazioni di età tardo repubblicana ed imperiale. Costituito da blocchi di tufo regolari con inserti in peperino e rifiniture in marmo, esso presenta una pianta a tre navate con transetto emergente e un coro composto da cinque absidi semicircolari, quella centrale poligonale all’esterno. La facciata si allinea all’austerità dell’ordine essendo caratterizzata da linee semplici ma eleganti, la sola decorazione consiste in un portale marmoreo delimitato da due coppie di colonnine e lesene e da tre archivolti a tutto sesto che racchiudono una lunetta marmorea, ornata da una croce greca. Sugli stipiti sono presenti due iscrizioni: quella di destra riporta il nome del committente Quintavalle (+ Hoc opus/ Qintavall/ fieri fecit), mentre nell’altra a sinistra si leggono i nomi degli ideatori Lorenzo e Jacopo Cosmati (+ Laurenti/ us cum Iaco/ bo filio suo/ fecit hoc opus). E’ possibile ravvisare le due diverse mani nei capitelli delle colonnine, quella più esperta di Lorenzo nei capitelli più esterni mentre quella più schematica di Jacopo in quelli interni. Sulla facciata, in alto, corrispondenti alle tre navate si aprono tre oculi, quello centrale di dimensioni maggiori. Le stesse forme sobrie caratterizzano l’interno, scandito da pilastri, colonne e capitelli di reimpiego dalla Falerii Novi romana e abbellito da affreschi di cui rimangono solo poche traccie. L’odierno tetto ligneo a falde è frutto degli interventi di restauro e non rispecchia quella che doveva essere la copertura originale. Campo de’ fiori 36 Turista fai da te? No in Internet! I migliori siti che ci aiutano a creare il nostro percorso turistico su misura! D a sempre c’è chi i viaggi se li organizza da sé, e se prima era un po’ difficile fare a meno di un’agenzia di viaggi oggi tutto ciò sembra essere di Patrizia semplificato da un abbonCaprioli dante presenza di siti e risorse in Rete che ci aiutano a creare un percorso turistico su misura che includa tutto, ma proprio tutto: dalla scelta del mezzo di trasporto alle mete da visitare quando si arriva nel luogo prescelto. Ho cercato e trovato alcuni siti che possono essere interessanti sotto questo punto di vista, vediamoli insieme! Mozie (http://mozie.it) è una specie di motore di ricerca che parte dal presupposto che una persona in realtà non sappia ancora la meta che deve scegliere per le proprie vacanze ma immettendo il budget e il tempo a disposizione, la risorsa suggerisce varie proposte da seguire., permettendo anche di prenotare le soluzioni scelte. Waynaut (http://waynaut.com) è un sito che vi trova le soluzioni più vantaggiose per scegliere i mezzi di trasporto per iniziare e terminare il vostro viaggio, suggerisce anche i nuovi aggregatori quali car sharing e car pooling (condivisioni di auto o passaggi da altri utenti), permette anche questa risorsa la prenotazione delle scelte effettuate. Wanderio (https://www.wanderio.com) è una grande piattaforma di ricerca e prenotazione di mezzi di trasporto. Confronta voli, treni e servizi di collegamento ad aeroporti in più di 100 paesi nel mondo, al suo interno sono disponibili più di 1000 compagnie aree, 300 ferroviarie, 30 mila società tra taxi, navette e trasporti pubblici locali. Sailsquare (https://it.sailsquare.com) è dedicata a chi ama la vacanza in barca, è possibile candidarsi come skipper senza barca o armatore che organizza vacanze con la propria imbarcazione. La selezione e le relative procedure sono sicure e molto ferree. Musement (https://www.musement.com/it) è un sito che aggrega eventi, tour, musei, attrazioni e tutto ciò che può essere di interesse a chi visita un determinato luogo, si può prenotare tutto in un solo click. Jollyticket (https://www.jollyticket.com) questo sito ha una particolarità che forse piacerà a tanti: ZZ Z Z Z Z Z Z ZZZZZ ... . Z Z Z Z Z ZZZZ RA A Z N A Z LA TE N E N I T R IMPE prenotato tutto il vostro viaggio al momento di pagare potete partecipare ad un’estrazione automatica che vi permette di vincere l’intero importo del vostro pacchetto turistico, che abbiate prenotato per un volo da 80,00 euro ad un intero soggiorno da 2000,00. In bocca al … Viaggio!!! Campo de’ fiori 38 Dario Guidi al suo primo singolo “Il Ballo del vero” anticipa l’album “Rintocco” I mmergersi nel mondo musicale di Dario Guidi è un’esperienza che consiglio a tutti! Certo, non aspettatevi il tormentone estivo (per fortuna!) o il pezzo buono per ballare in discoteca ma… se volete imparare a sognare ad occhi aperti, perdervi nelle nebbie misteriose di terre e di tempi lontani… beh, starete ascoltando la musica giusta! Il 16 giugno 2015 è uscito il singolo “Il Ballo del Vero”, anticipazione del primo album di Dario, che si intitolerà “Rintocco”. Il brano – musica e testo del ragazzo di Fabrica di Roma – è stato registrato e prodotto con la collaborazione di Francesco di Marco, Luigi Lusini e Diego De San- La copertina dell’album tis, mentre la copertina è realizzata da Alessandra Cimino, giovane attrice e artista romana. Il singolo, com’è ormai quasi obbligatorio, è scaricabile da molti digital store, come Itunes, Shazam, Spotify, Google Play e altri. Il testo del brano è, in parte, autoreferenziale; consiglia all’uomo di gettare la maschera che indossa per nascondere quello che è in realtà e di Dario Guidi e la sua arpa celtica affrontare la propria identità, senza paura e timori. Dal punto di vista lità e la mimica facciale; questo, grazie alla musicale, l‘unione fra il suono classico del- sua attività teatrale, parallela a quella cal’arpa ed il sound sperimentale costruito su nora. misura da Francesco Di Marco e Luigi Lusini Il suo amore per uno strumento particolare fa di questo pezzo qualcosa che, in Italia, come l’arpa celtica lo sta portando ad esploancora non c’era, almeno fino a qualche rare sonorità inusuali per le nostre latitudini; giorno fa! la scelta di proporre brani inediti di questo Chi segue la musica già sa che Dario – bal- genere – in italiano – è una novità assoluta zato alla notorietà con la sua partecipazione che va seguita con molta attenzione. all’ultimo X-Factor – era già ben conosciuto Dopo aver avuto l’onore e la soddisfazione nella nostra provincia, anche grazie alle sue di ascoltare questo primo singolo in antedue vittorie al Mini Festival di Viterbo, nelle prima (grazie Darietto!!), ora non vedo l’ora edizioni 2008 e 2011. che esca l’intero lavoro… sto già leccandomi Già qualche anno fa, oltre alla voce bella ed i baffi!!! espressiva, impressionava la capacità di inp. Ass. OMNIARTS Paolo Moricoli terpretare ogni brano, anche con la gestua- CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome______________________________________________ data di nascita_______________________Città________________________________________________________Prov._______ ______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome________________________________________________________________ _data di nascita_________________________Città____________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Campo de’ fiori 39 L’importanza della dote nel XVIII secolo Da Fabrica di Roma un viaggio nel ruolo femminile di subalternità L ... continua dal numero 124 a dote nunziale nelle famiglie di modeste condizioni, dando luogo alla circolazione dei beni tra diverse famiglie, diviene uno strumento utile alla formazione della ricchezza ma contemporaneamente, per le famiglie con molte figlie e pochi figli, diventa un motivo di povertà ed alla fine una concausa dell’estinzione delle stesse. Da qui l’usanza di augurare allo sposo “figli maschi”. L’obiettivo dell’accrescimento della ricchezza familiare, aiutato dalla dote oltre che dall’eredità, garantiva anche l’aumento di potere sociale della famiglia poiché la ricchezza veniva considerata un “elemento nobilitante”. In Europa la dote fu sempre uno strumento per dare alle donne la loro porzione di eredità ma la stessa era anche una forma di strumento di controllo del matrimonio in quanto di essa ci si serviva per vincolare una figlia ad un genero “conveniente”. La donna assumeva un ruolo di pedina passiva in un “gioco” svolto tra uomini. Per non depauperare il patrimonio familiare con le doti, si diffusero molto le presenze delle così dette “virgini in capillis” di età superiore a quella media da marito. Analogamente si diffuse la figura della “monaca bizzoca” che, pur non vestendo l’abito monacale, restava nubile e votata alla castità. Queste sono state tutte strategie per non depauperare il patrimonio familiare. La dote, quasi mai era costituita da denaro contante, consisteva quasi sempre nel corredo di casa e in beni stabili come terreni, case, oro e gioielli. La dote comunque ebbe anche un aspetto positivo per le donne in quanto, come convenzione firmata dalle parti, limitò moltissimo il diffuso malcostume degli uomini a rapire le donne con il pretesto di sposarle e poi abbandonarle. La stipula di una “carta dotale” rappresentava un importante avvenimento nella vita dei poveri contadini nostri antenati. Rappresentava un atto da festeggiare con “pompa” ed era la conclusione formale di un lungo lavoro svolto precedentemente dai due “pater familias” durante i loro numerosi incontri privati. I testimoni dell’atto, rigorosamente uomini perché la legge di allora lo proibiva alle donne, non per ragioni di sesso ma per “infermità di giudizio”, erano sempre costituiti da “li più ricchi e li più accreditati perché è difficile corromperli”. Questa scelta era sempre oggetto di lunghe discussioni tra i genitori. Molte volte alle donne, per testamento del defunto coniuge, era riconosciuto il diritto all’usufrutto dei beni maritali a patto di non risposarsi. Il rilascio dell’usufrutto da parte del marito era un pretesto per scoraggiare le seconde nozze della moglie, mascherato dalla promessa di “farle continuare a vivere la stessa vita di padrona di casa”. In realtà le vedove erano, in generale, coperché senza dote. strette a risposarsi per risolvere situazioni In generale il corredo veniva esposto otto difficili. La donna rimasta sola e anche con giorni prima delle nozze e disposto sul letto figli, priva del sostegno e protezione manuziale. Le ore passate a filare, tessere e rischile, doveva necessariamente trovare un camare il corredo non potevano che favorire nuovo marito allo scopo di tutelare i propri la convinzione che la sposa aveva radicati i interessi e mantenersi. La vedova rimaneva principi dell’onore e della vergogna ai quali proprietaria della sua le donne contribuivano dote ma doveva tranella misura in cui smetterla ai figli senza erano: pure e caste, poterla alienare. Nel vergini al matrimonio, caso di morte della morigerate ed “obbemoglie in mancanza di dienti” da spose, caste figli, la dote doveva rida vedove e comuntornare alla famiglia que sempre riservate della moglie. Quanto e lontane dalla vita detto costituiva uno pubblica. Non esisteva sviluppo e prosecufamiglia che non poszione dei principi del sedesse nella propria Diritto Romano in anticasa canocchia e fuso tesi a quello previsto e di solito le ragazze “La dote”, opera del pittore russo nel Diritto Longobardo imparavano il ricamo Wassilij Wladimirowitsch Pukirew dove era il marito ad già a sette anni circa. offrire all’atto del matrimonio una dote alla Le ore passate a lavorare per il corredo non moglie finalizzata a proteggerla in caso di potevano non garantire alla sua famiglia la vedovanza. Secondo queste leggi il marito mancanza del “disonore”. La dottrina criconcedeva alla moglie fino ad un quarto dei stiana di allora esaltava la produzione di capi suoi beni facendola così diventare comprodi fine fattura sia da parte delle ragazze “da prietaria dei suo patrimonio. marito” sia da parte delle “bizzoche” o moIn realtà la situazione era alquanto complinache di casa che preparavano il loro “corcata perché è esistita anche una “donatio in redo” ricamando gli arredi della chiesa. La denaro” (inferiore al valore della dote) da donna, dopo il matrimonio, non ricamava parte della famiglia del marito. Tuttavia la più per se stessa ma per il corredo della fivedova avrebbe potuto disporre dell’intera glia o al più per il vestitino di battesimo dei somma solo se questa era “valida et perneonati. fecta”, ossia se fossero nati dei figli, altriIn definitiva la staticità della famiglia, la permenti poteva disporre di molto meno. Date seguita continuità del suo patrimonio ed il le diverse garanzie per il marito e per la moconseguente privilegio dei maschi sulle femglie si può comprendere il perché delle lunmine erano tutti strumenti di quello sforzo ghe trattative tra i due “pater familias” prima di “pietrificazione” della società italiana che del matrimonio. si sviluppò con la tendenza alla RestauraIl corredo della sposa rivestiva una zione e difesa di un mondo agricolo e signogrande importanza nella costituzione rile e borghesemente patriarcale contro i delle dote. Secondo le regole del saper vifenomeni dissolventi della nuova etica induvere del tempo, la sposa alla vigilia del mastriale e liberale. trimonio doveva necessariamente possedere Certamente leggendo le consuetudini impeun corredo decoroso e anche completo. ranti fino a non molti anni fa viene spontaEsso era un segno di operosità della sposa neo sorridere e avere un sentimento di e, inoltre, con la sua esposizione prima delle commiserazione nei confronti di tutte quelle nozze, si dava occasione per far sfoggio donne emarginate e quasi “schiavizzate”. La pubblico delle ricchezze e della posizione sorivoluzione industriale ha portato alle lotte ciale dell’intera famiglia e ricevere l’ammirasociali contro tutte le discriminazioni. Le zione degli ospiti al matrimonio. Inoltre se il donne, incominciando a prendere coscienza corredo era da lei ricamato esso rappresendei principi di eguaglianza, si sono conquitava una sorte di biglietto da visita personale state da sole un’emancipazione impensabile con il quale la sposa si presentava in società. per le loro nonne. Dal 1975 sono passati Se era stato confezionato con gusto e raffiquarant’anni e non tutto però è stato realiznatezza lei stessa avrebbe dimostrato la sua zato. Riusciranno a raggiungere una vera gentilezza d’animo ed eleganza personale e eguaglianza uomo – donna o invece stiamo poteva ottenere l’ammirazione del marito, la andando verso un capovolgimento dei rapbenevolenza della suocera e persino il conporti fra sessi? Considerando il trend di senso del vicinato. Il corredo divenne un emancipazione che vi è stato nell’ultimo seelemento fortemente discriminatorio tra le colo sembrerebbe che questo capovolgiclassi perché esso distingueva la donna onomento sarà inevitabile. Vedremo! rata perché ben dotata da quella disonorata Enrico Giacobbe Campo de’ fiori 40 ANGELI E MIRACOLI La storia di Michael, vivo dopo 43 minuti sott’acqua E' successo il 24 Aprile scorso in uno dei navigli di Milano. Alcuni bambini stavano giocando, quando Michy cade in acqua e rimane di Sergio Piano con un piede impigliato sul fondo. E' stata proprio quella la sua fortuna, a detta dell' operatrice Rossella Giacomello, medico anestesista e rianimatore dell' ospedale Niguarda di Milano, che è stata una delle prime persone a giungere sul posto. Ed è stata sempre lei, a voler iniziare lo stesso la rianimazione, dopo che Michy era rimasto sott' acqua per 43 minuti senza respirare e il suo cuore era ormai fermo. Per tutti quel ragazzino era morto, ma non per lei, e così ha deciso di tentare l'impossibile perchè (sempre a suo dire) valeva la pena di tentare. Quando lo hanno tirato fuori, Michy era in ipotermia e la speranza di salvaro c'era. Anche perchè le era già capitato anni prima di salvare una donna che era caduta nell'Adda e anche lei era rimasta parecchi minuti senza respirare. Dunque Michy viene intubato e la Dottoressa inizia il massaggio cardiaco. Intorno a lei, c'era una folla di gente, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Sommozzatori, la Madre del ragazzo e gli amici, ma lei era così concentrata nel proprio lavoro che non vedeva nessuno intorno a se. Dopo 15 minuti di tentativi, la Dottoressa Giacomello, torna a sentire il battitto del cuore di Michy, che viene caricato immediatamente sull' elicottero, dove però ha un altro arresto cardiaco. Viene trasportato d'urgenza al San Raffaele di Milano, dove Michy inizierà il suo viaggio di ritorno dalla morte. Quando arriva al San Raffaele, Michy è ancora in arresto cardiaco, perchè tutti i tentativi di rianimarlo sull' elicottero erano falliti e anche i medici che lo prendono in Michy, che hanno capito che certi segnali consegna, dicevano che era tutto inutile. del viso, non erano smorfie, ma erano proDue cose li ha convinti a provare, la speprio espressioni del proprio figlio che stava ranza che l'ipotermia dell' acqua qualcosa ritornando alla vita. avesse fatto, e la giovane età di Michy (14 Adesso il ragazzo è stato trasferito in una anni). Così dopo neanche 15 minuti, hanno struttura di Neuroriabilitazione per mttere la cominciato con un massiccio trattamento di protesi alla gamba e per fargli superare il Assistenza Circolatoria Esterna, l'ECMO che trauma subito, facendo sì che Michy possa sostituiva le funzioni degli organi (cuore, dimenticare presto questa brutta avventura. polmoni, reni, fegato) e con la ventilazione Michy è la prova vivente che in medicina meccanica. nulla è mai scontato, infatti se i medici si Dopo 12/24 ore i medici hanno capito che fossero arresi, lui sarebbe morto un mese avevano fatto la scelta giusta, Michy stava fa, invece grazie alla loro preparazione, alla rispondendo bene alla terapia e non era più voglia di non mollare, e al credere nel proin pericolo di vita. prio lavoro hanno dimostrato che questa Il ragazzo è rimasto in ECMO, una decina di brutta storia si sarebbe potuta trasformare giorni, intorno a lui giorno e notte gli spein una storia a lieto fine, riportando Michy cialisti e gli infermieri della terapia intensiva tra noi. che sorvegliavano il flusso cardiocircolatorio dell' ECMO, controllavano che le cannule drenassero bene e che non ci fossero trombi, ma il suo organismo rispondeva bene e i medici erano fiduciosi, anche se non sapevano in che condizioni fosse il cervello ma erano comunque ottimisti. Comunque in questa storia non è andato tutto bene, Michy ha perso la gamba destra che gli è stata amputata sotto il ginocchio per un'ischemia grave con rischio di Necrosi. Comunque c’è stato poi un continuo progredire, e di questi progressi i primi ad accorgersene I genitori di Michael con il professor Zangrillo sono stati proprio i genitori di Campo de’ fiori 41 Noi , prima “ I Feudi ” , poi “ I Rosacroce ” Il gruppo beat di Castel Sant’Elia nei mitici anni ‘60 P ...continua dal numero 124 roseguiamo col raccontare la storia dei “I Feudi” prima ed “I Rosapoi, durante gli croce” indimenticabili anni ’60. Ricordo che a quel tempo i grandi gruppi musicali come “The Beatles”, che vedevamo di tanto in tanto in televisione, si esibivano sempre vestiti tutti uguali. Ci venne allora l’idea di “copiarli”, creando una divisa tutta nostra. C’era all’epoca a Castel Sant’Elia ”zi’ Enzo” De Stefani, un bravissimo sarto, anzi il migliore di tutta la provincia, al quale, tutti d’accordo, decidemmo di rivolgerci. Ci consigliò di realizzare un bel completo giacca e pantalone color nero, foderato all’interno color celeste. A detta di lui, muovendoci, la giacca si sarebbe aperta, creando un bellissimo effetto scenico, mai visto prima. Andammo dunque a Nepi, al negozio di Adornino Masetti per comperare le stoffe, dopo che zi’ Enzo aveva preso tutte le nostre misure. Masetti era una vera garanzia, poiché il suo era uno dei negozi più rinomati e riforniti di tutta la provincia. Comprammo e portammo le stoffe al nostro sarto, il quale, in brevissimo tempo cucì le nostre divise, che ci calzavano a pennello, tutte impunturate, proprio come andava di moda. Alla prima esibizione tutti vestiti uguali eravamo davvero emozionati e facemmo un grande effetto sul pubblico. Dovemmo dare ragione al nostro sarto che ci fece fare un vero figurone, tanto che ci sentimmo tutti “belli, buoni e… bravi!”. Frequentammo diversi locali, ma uno di quelli che più ci sostenne fu il ristorante “Le Rupi” di Corchiano. Di fianco la ristorante c’era una bella, grande e accogliente sala da ballo, dove noi, allora “I Feudi”, avemmo l’onore di esibirci spesso. Per circa tre anni suonammo e cantammo lì le domeniche pomeriggio e le sere di Carnevale, ricevendo un 1967. In piedi da sx: Rodolfo Dei, Silverio Dei, Ubaldo De Stefani, compenso di 35.000 Cesare Concordia. In basso da sx: Gino Graziosi Pietro Bartolacci. lire che raramente fiindimenticabile amico che tanto ci manca! niva nelle nostre taRicordo che una sera di Carnevale, appena sche, e sapete perché? finito di far baldoria, uscimmo dal locale per Perché dalla sala da tornare a casa ma rimanemmo impietriti ballo passavamo poi al perché trovammo una sorpresa non troppo ristorante, dove cenapiacevole ad aspettarci, tanto che eravamo vamo con tutti gli amici quasi sul punto di piangere. Non abbiamo che, fedeli, ci seguimai saputo chi fosse stato né il perché vano. Ah, che bei tempi l’avesse fatto, fatto sta che trovammo tutte e quanto divertimento! e quattro le gomme di quella unica, mitica, Era davvero un mondo bellissima 500 gialla forate. Fummo costretti diverso: alle sette di a tornare a casa piedi e per di più spinsera dovevamo smetgendo la macchina da Corchiano a Castel tere di suonare perché Sant’Elia. Ma nemmeno questo , certo, ci era l’ora in cui tutte le fermò! ragazze dovevano tornare a casa, altrimenti E se la memoria non mi tradisce, vi racconerano guai! Per andare terò ancora qualche altro episodio della stoa Corchiano usavamo la ria dei “Feudi – Rosacroce”. 500 gialla del nostro Silverio Dei batterista Gino Graziosi, 42 Campo de’ fiori NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEW Medagliadi bronzo ricordo per il bersagliere Giovanni Marconi di Corchiano. La cerimonia a Pertegada nell’ambito del centenario della Prima Guerra mondiale Nella piazza di Pertegada (UD) arrivano bersaglieri, alpini e fanti in un pomeriggio di giugno. E poi gente dai dintorni e anche da altre regioni lontane dal Friuli. Sono i parenti di alcuni caduti della Prima Guerra mondiale. Riceveranno la medaglia ricordo del loro congiunto durante la cerimonia che, ogni anno, si tiene in questo luogo. Anche dalla Tuscia viterbese arrivò un bersagliere in Friuli, quasi un secolo fa. Giovanni Marconi di Corchiano. La pagina dell’Albo d’oro dei caduti della Grande Guerra dice “Marconi Giovanni di Candido. Decorato di medaglia di bronzo al valor militare. Soldato 56° battaglione bersaglieri ciclisti nato il 28 settembre 1894 a Corchiano distretto militare di Viterbo, morto il 4 agosto 1916 a Monfalcone per ferite riportate in combattimento”. Tornando a oggi va detto che, durante tutto l’arco del centenario, in Friuli, si svolgeranno le cerimonie di consegna delle medaglie ricordo ai familiari dei caduti che ne fanno richiesta. Guardando a oltre un secolo fa, quando scoppiò la guerra, dobbiamo dire che Giovanni Marconi veniva davvero da molto lontano. Era infatti emigrato negli Stati Uniti per costruirsi una vita migliore. Ma poi scoppiò la guerra e decise di ritornare per non essere dichiarato disertore e perché, come disse alla mamma Ester: “Devo essere libero di ritornare nella mia terra e tra coloro che amo. Poi, come potrei vivere pensando che un altro è partito per il fronte al posto mio. E può morire al posto mio”. Aveva una fidanzata, Corinna, maestra a Corchiano. Andò a far visita agli zii a Roma prima di partire per il fronte. La madre lo vide pensieroso e gli chiese che cosa avesse, lui rispose: “Penso che al fronte mandano dei soldati e non tornano. Allora ne inviano altri. E non tornano. Poi ne mandano altri ancora”. La madre gli chiese di non pensare a queste cose e se volesse uscire per comprare un regalo alla fidanzata. Lui disse: “Un libro di preghiere. Così Corinna potrà fare qualcosa per me”. Ritornato a Corchiano andò in uno dei terreni di famiglia, in località Fratta. Piantò una quercia insieme al padre Candido. Come se le cure per il giovane albero costringesse gli eventi a restituirlo a quel luogo, e la forza di quella quercia potesse trasmettersi a lui. La storia fu diversa. A Pertegada, intorno al monumento dei Bersaglieri caduti, dove si sono ritrovate le locali Associazioni delle Armi, si ricorda anche lui. Il Medagliere regionale, con le sue 109 medaglie, ha aperto il corteo che, dal monumento, si è recato nella chiesa del Santo Spirito dove il coro ha intonato all’ingresso “Monte Grappa tu sei la mia patria”, mentre sulla soglia c’era chi scattava foto e girava film della cerimonia. All’interno della chiesa, al termine della messa, il Sindaco di Latisana Salvatore Benigno, l’Assessore al Turismo di Lignano Sabbiadoro Massimo Brini e il Generale dei Bersaglieri Adriano Bidin hanno consegnato le medaglie ricordo ai familiari. Il Presidente dei Bersaglieri di Pertegada Mauro Beppino ha fatto gli onori di casa. I parenti sono giunti in Friuli anche dalla Toscana, dal Piemonte, dalla Lombardia e dal Lazio. Tra loro la pronipote di Giovanni Marconi con le foto d’epoca dello zio, compresa quella della traslazione della salma al Sacrario Militare di Redipuglia. La semplicità e la forza della cerimonia hanno restituito ai presenti l’intensità e la violenza di un evento come la Prima Guerra mondiale. Dopo la benedizione della corona d’alloro una delegazione locale di scout ha letto i nomi di 120 caduti, tutti scanditi dalla campanella. Foto originali dei caduti, volti segnati e ricordi raccontati dai nonni. La conclusione di nuovo intorno al monumento per la deposizione della corona d’alloro, con il coro che ha intonato canzoni in dialetto friulano o, meglio, in lingua e alla fine “La leggenda del Piave”. Qui l’assessore Brini ha ricordato come “qualche anno fa, durante questa stessa cerimonia, mentre stavamo parlando della Grande Guerra, ci hanno sorvolato gli aerei diretti in Bosnia dalla base militare di Aviano. E oggi papa Francesco è a Sarajevo”. Una circostanza che fa riflettere. Non è mancato un momento di convivialità, come avviene da 25 anni. Il presidente Beppino sottolinea che: “Ogni anno teniamo la cerimonia in onore dei caduti della Grande Guerra e quest’anno siamo stati ben felici di inserirla all’interno della consegna della medaglie ricordo. Solo così la memoria può avere futuro: tornando nei luoghi che questi nostri eroi hanno combattuto per donarci la libertà”. Qui i parenti hanno condiviso ricordi, storie simili e presente, scambiandosi indirizzi e attendendo di leggere quanto accaduto in una sera di giugno in Friuli in onore di qualcuno che, per ragioni anagrafiche, non hanno conosciuto, ma che, come è ripetuto mille volte sui gradoni del Sacrario militare di Redipuglia, è Presente! Il giorno dopo, a 99 anni dalla morte, e 80 da quando la salma fu traslata a Redipuglia dalle Scuole Popolari di Monfalcone, dove era morto, qualcuno della famiglia di Giovanni Marconi ha trovato la tomba al XII gradone del Sacrario, vi è salito con la medaglia e l’album di fotografie di famiglia, così i genitori di Giovanni, che mai avevano avuto la forza di farlo, sono andati idealmente alla tomba del figlio caduto a 22 anni. Nell’album anche i suoi discendenti e gli amici di famiglia. Qui ci si rende conto dell’immortalità della testimonianza. A Corchiano, la quercia piantata da Candido e Giovanni si erge solida e rigogliosa nella campagna. Alessandra Gaetani Nuovo appuntamento con l'arte in biblioteca a Ronciglione: questo mese espone Daila Lupo Continua la collaborazione con gli artisti alla biblioteca comunale, questo mese saranno esposte due opere dell'artista di fama internazionale, Daila Lupo. Fin da piccola inizia a dipingere, frequenta il Liceo artistico e poi si laurea all'Università della Tuscia in Arte, musica e spettacolo. Inizia a realizzare opere per vari Comuni del viterbese, vince ben due concorsi di pittura, il Cuba Libre a Montalto e l'Alpheus MArte live a Roma. Ha esposto in Portogallo all'Hotel Castrum Villae e alla Galleria Olga Santos; partecipa inoltre ad una collettiva di 30 pittori, l'International surrealism art, che viaggia ed espone in tutto il mondo. Le opere da lei esposte in biblioteca sono due: “Frammenti” e “Occhi chiusi” realizzati nel 2010 su tela con tecnica mista olio e acrilico. La biblioteca sempre attenta a valorizzare la cultura e l'arte in ogni sua espressione, offre ogni mese la possibilità ad artisti di esporre le loro opere e farle conoscere e apprezzare a tutti. Le opere della Lupo resteranno esposte per tutto il mese di luglio. Al prossimo appuntamento con l'arte. Per la biblioteca Marina Angeletti Campo de’ fiori 43 EWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS La XIX edizione del Raduno Nazionale Marinai d’Italia a Ravenna Il 9 e 10 maggio 2015 si sono tenute le celebrazioni conclusive del grande Raduno Nazionale Marinai d’Italia. A questo evento, che si tiene ogni quattro anni in una città diversa del territorio nazionale, ha partecipato anche il Gruppo dei Marinai d’ Italia di Civita Castellana con il Presidente del Gruppo il Capitano di Fregata (riserva) Nilo Pascucci, il Vice Presidente LGT (riserva) Bernardo Tortora, impegnato con la Presidenza Nazionale dell’ ANMI per la parte Comunicazione e Rapporti con i Media, con i Soci e Padronesse per un numero di 45 Unità. Per la parte istituzionale il Gruppo è stato accompagnato dal Consigliere comunale Elisabetta Lanzi, quale facenti funzioni del Sindaco, la quale ha defilato in testa alla Delegazione Lazio Settentrionale. Nella città romagnola si sono radunate 25mila persone, tra marinai veterani e familiari, 240 le delegazioni partecipanti e centinaia di pullman. La parata, festosa e colorata, ha dato un esempio di come i Marinai d’Italia sentano ancora forte il legame con i valori della marineria, tanto da essere venuti a Ravenna anche da Stati Uniti, Canada e Australia. Tutti avevano una storia da raccontare, ma sopra ogni cosa risaltavano loro, le facce dei marinai orgogliose di vestire la divisa e di sfilare in ricordo del proprio Corpo di appartenenza. Quasi tutti avevano appuntato sul petto il nastrino giallo, simbolo della richiesta del rientro in Patria dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, a questa data ancora formalmente detenuti in India. Con la parata nazionale, si è concluso, dopo una settimana piena di eventi e manifestazioni, il XIX Raduno dei Marinai d’Italia. Una chiusura in grande stile, degna del valore e dell’importanza di una manifestazione che Ravenna ha saputo accogliere bene, con grande entusiasm o e altrettanto grande partecipazione. LGT(r) Bernardo Tortora - Vicepresidente Gruppo ANMI Civita Castellana - ITALIAN BLADE, IL VICE SINDACO CIAMBELLA SI CONGRATULA CON IL COMANDO AVIAZIONE DELL'ESERCITO “Il nostro territorio, con Italian Blade, si è distinto per aver ospitato un importante programma di difesa europeo”. Lo sottolinea il vice sindaco Luisa Ciambella richiamando l'attenzione sull'azione organizzata dall'European Defence Agency, conclusa lo scorso 2 luglio. “Il Comando Aviazione Esercito di Viterbo ha coordinato e portato avanti la più grande esercitazione militare con elicotteri in Europa. Un'azione di respiro internazionale, a testimoniarlo la presenza del sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi e del capo di Stato Maggiore dell'Esercito, il generale Danilo Errico. Oltre milleduecento militari coinvolti, di sette nazioni diverse. L'Italia ha partecipato con il contingente più numeroso con assetti ed equipaggi dell'Aviazione dell'Esercito e anche con un elicottero della Marina Militare. Un lavoro che si è concluso con la simulazione della cattura di un terrorista attraverso le procedure e le tecniche dei diversi paesi europei. Viterbo è onorata di aver ospitato una così importante e strategica operazione militare. La nostra città è grata all'Agenzia Europea della Difesa e ringrazia il comandante dell'Aviazione dell'Esercito, il generale Antonio Bettelli, per aver messo in campo una così importante operazione che ha coinvolto in questi giorni Paesi come la Germania, l'Austria, l'Ungheria, la Slovenia, il Belgio e la Repubblica Ceca. Un'esercitazione internazionale, o ancor meglio, un “test militare” per accrescere la capacità di operare congiuntamente e favorire l’integrazione operativa tra i Paesi europei. Un'operazione – aggiunge il vice sindaco di Palazzo dei Priori – sulla quale il governo, nonostante il momento di crisi, ha investito 350 mila euro in dieci anni. La struttura logistica che ha ospitato Italian Blade è indubbiamente tra quelle più attrezzate e qualificate al mondo. Per questo potrebbe anche essere messa a disposizione in tante altre occasioni analoghe. Con il sindaco Michelini ci piacerebbe lavorare in sinergia con il Ministero e lo stesso Comando Aviazione Esercito affinché la nostra sede possa essere riconosciuta come struttura militare di eccellenza e di riferimento a livello internazionale. Voglio infine sottolineare un altro aspetto che ritengo importante e determinante per il nostro territorio. Nei giorni dell'esercitazione, sono arrivati in città oltre mille militari. Un numero notevole che ha incrementato il lavoro di numerose strutture ricettive del nostro territorio. Ritengo pertanto opportuno – conclude il vice sindaco Ciambella – sostenere tutte quelle azioni che serviranno a far riconoscere il giusto ruolo a questa nostra realtà militare, che ben si presta a organizzare, dirigere e ospitare eventi di rilevanza mondiale”. L'addetto stampa - Cristina Pallotta Campo de’ fiori 44 NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS S BAMBOLE CHE PASSIONE! PRESENTATO A RONCIGLIONE IL LIBRO DI ANNA PALMIDORO abato 6 giugno, alle ore 17,30, presso la Cantina delle Maestranze, a Ronciglione, sotto gli auspici del Centro Ricerche e Studi, è stato presentato il libro di Anna Palmidoro, “Bambole che passione”. La serata è stata introdotta da Luciano Pieri, segretario del Centro Ricerche e Studi, seguito nella presentazione da Silvano Boldrini, presidente. Prezioso, il libro, di grande qualità nella veste grafica e nella bellezza delle foto e dei colori, praticamente perfetto. Ma proprio per questa sua perfezione non ha più molto da far scoprire o da dire: si tratta infatti di un catalogo da museo – come l’autrice ama definire casa sua - in cui trova posto una parte delle centinaia - forse migliaia - di bambole che l’autrice ha tesaurizzato nei decenni di suo interesse per questa originale collezione. Perché originale? Perché le bambole non sono trenini o francobolli o figurine: le bambole sono simulacri umani, provviste di occhi e di volti, e di espressioni; le bambole parlano un Luciano Pieri, segretario del Centro Ricerche e Studi e linguaggio senza parole, a volte inquietante, e come tali non tutti sarebbero disposti Anna Palmidoro a viverci insieme. Dopo qualche battuta è apparso chiaro a tutti che l’interesse maggiore lo suscitava non l’opera, nè le bambole addobbate nel bel locale della Cantina delle Maestranze, ma la stessa Anna Palmidoro. La quale non si è fatta certo pregare nel parlare di sé, e allora tutti hanno potuto scoprire che la profondità dell’evento era proprio in lei, nella sua passione quarantennale, nella vita vissuta in viaggi all’estero, fra Olanda, Germania, Francia, Inghilterra, insomma in tutta Europa e oltre, alla ricerca dell’oggetto del desiderio, conosciuto, amato, catalogato, accudito, rivestito di nuovi panni con stoffe d’epoca, anch’esse oggetto di ricerca – ogni bambola, secondo la sua datazione, è rivestita di nuovi abiti confezionati da Anna Palmidoro con stoffe coeve. Ma, diciamo noi, giunti alla fin della licenza, la raccolta – come la definisce l’autrice, che rifiuta la definizione di ‘collezione’ – è fine a se stessa? Ebbene, no, perché Anna Palmidoro ha invitato tutti i presenti – e gli eventuali assenti – ad andarla Silvano Boldrini, presidente del Centro Ricerche e Studi a visitare nella sua villa sul lago, a piccoli gruppi, per poter mostrare tutte le sue bame Anna Palmidoro bole a chi abbia voglia di conoscerle. Il suo sito web è: www.domusmuse.com, l’indirizzo e-mail: [email protected]. I telefoni: 3391203603 – 0761612386, l’indirizzo: S.P. Lago di Vico, 20 – Ronciglione (VT). Con un breve preavviso, dice Anna Palmidoro, è possibile essere ricevuti, come recita il piccolo pieghevole distribuito ai presenti, “in riva al Lago di Vico, in una magica cornice” dove “è possibile visitare una casa piena piena di bambole antiche con i loro vestiti, giochi e libri, tutto rigorosamente d’epoca.” Il libro, prezioso e ricco di immagini introvabili, farà la felicità di chi questa passione coltiva in simbiosi con l’autrice, anch’esso un oggetto da acquisire e conserRoberto Ragone vare. Al Museo Contadino la mostra di Pietro Sarandrea “Anguillara psichedelica” L’espressività artistica di Pietro Sarandrea in mostra fino al 28 giugno ad Anguillara al Museo Storico della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare Augusto Montori. Per la mostra “Anguillara psichedelica”, questa volta, l’artista si è cimentato in una tecnica tra arte e fotografia. Immagini del centro storico di Anguillara rivivono così con colori e forme con un’ottica d’artista, quella di Sarandrea appunto, che mescola i colori ed innova creando opere dallo stile unico. La mostra, inaugurata il 6 giugno scorso, è accompagnata anche da una serie di indumenti in una sorta di sfida dell’arte da indossare. Cravatte, camicie, cinture ma anche abiti da donna diventano “quadri” di pura espressività artistica, un modo per uscire dai ristretti schemi di un arte solo da guardare. Graziarosa Villani e Patrizia Onorati, in rappresentanza dell’Associazione Culturale Sabate che dal 1992 gestisce il Museo hanno accolto Graziosa Rosa Villani, Pietro Sarandrea, con favore l’arte di Sarandrea che già in passato ha avuto modo di esporre ad Anguillara Patrizia Onorati quadri e grafiche. Tra le opere esposte in questa ultima personale anche litografie offset colorate a mano. E’ una Anguillara dai colori cangianti, dagli effetti evocativi, colta negli spazi e nei panorami classici. Un lavoro che è stato ispirato dal paesaggio anguillarino innevato. Sarandrea così, nel suo tipico stile, ha trasposto su carta immagini in una ottica immaginaria del paese affacciato sul lago. La mostra “Anguillara psichedelica” apre il programma delle manifestazioni 2015 al Museo Storico della Civiltà Contadina “Augusto Montori” in via Doria D’Eboli. La mostra si è conclusa il 28 giugno 2015 con notevole interesse di pubblico. Teresa Maggio PIETRO SARANDREA IN COLLETTIVA AL CHIOSTRO DEGLI AGOSTINIANI MUSEO CIVICO DI BRACCIANO Dal primo al cinque luglio 2015 si è svolta una importante mostra d’ arte collettiva presso il prestigioso Chiostro degli Agostiniani – Museo Civico- Bracciano (Rm), promossa dall’associazione ‘’ Incontro & Territorio’’ e dall’ associazione ‘’ Officina del Tirreno’’ con la direzione dalla Prof. essa Nazzarena Cuicchi, anch’ essa espositrice insieme ad altri 13 artisti. Pietro Sarandrea ha partecipato all’ evento presentando tre opere accuratamente lavorate con la tecnica dripping; l’ artista riesce sempre, con questo metodo di pittura reso noto dal M° Pollock, a far immergere lo spettatore in una atmosfera informale apparentemente priva di qualsiasi messaggio, invece, con una attenta osservazione, si possono cogliere delle forme nascoste nei grovigli di colore magistralmente distribuite. Per capire bene le opere di Sarandrea bisogna accantonare i canoni classici di lettura pittorica, dove la forma rappresentata, vuoi un panorama oppure un ritratto ecc.., danno luogo all’ emozionalità cosciente e razionale, calarsi invece in un contesto onirico- surreale dove le sensazioni ancora senza forma trasmettono messaggi inconsci. Paola Lamonica Pietro Sarandrea e Nazzarena Cuicchi Campo de’ fiori 45 ALCUNE PROPOSTE EDITORIALI DELLE COLLANE DI CAMPO DE’ FIORI “LA PORTA DEL FUTURO” Così si chiude la trilogia di Massimo Marsicola Q uesto libro contiene idee innovative, di svolta. Sono tenuti a conoscerle tutti coloro che hanno a cuore il futuro e che vorranno dare il loro contributo all’edificazione di una nuova civiltà. Si tratta di una filosofia che dopo aver interpretato la realtà nella quale viviamo, indica la strada universale da percorrere per uscire da ogni tipo di crisi. Vostro a soli 5,00 - Info e prenotazioni 0761.513117 - [email protected] IDENTITA’ E VALORE IL SECONDO TASSELLO DELLA TRILOGIA DEL PROF. MARSICOLA Perché si nientifica? Perché si sminuisce? Perché si tende sempre a sottovalutare quello che l’altro pensa, dice o fa? Perché vogliamo apparire più intelligenti, più ricchi, più importanti ed influenti degli altri? Prima risposta: “perché nonostante gli sforzi che ciascuno fa, non approda che difficilmente a un’idea dell’intero”. Stabilire le motivazioni di questi comportamenti che, peraltro, sono assai diffusi, almeno nel nostro Paese, è certamente propedeutico al discorso che ho voluto affrontare e svolgere, ma è anche decisivo per aiutare tutti e ciascuno a fare il punto della situazione. La prima cosa che mi viene da rispondere a tutte le domande che sopra ho posto è la seguente: si vuole apparire quel che non si è perché si teme comunque di essere inadeguati.... SOLO 1 Un dialogo filosofico-politico sulla crisi, che può anche essere rappresentato a teatro (commedia in atto unico). Il primo di una serie di discorsi volti a dare un nuovo impulso al dibattito culturale nel nostro Paese, giusto viatico per una ripresa in ogni campo e settore produttivo.Utile per chi avesse a cuore un reale rinnovamento della Politica e delle Istituzioni. OMAGGIO Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo è un libro unico nel suo genere. Un manuale guida per cercare di arginare questo male dilagante! E’ possibile averne una copia acquistandolo nelle librerie della zona, nelle edicole o presso la nostra redazione. Potete anche ordinarlo versando l’importo di 10.00, sul c/c postale n. 42315580, intestato ad Associazione Accademia Internazionale d’Italia. E’ un’occasione da non perdere, soprattutto per gli insegnanti, che possono inserirlo nel P.O.F. d’Istituto e nella programmazione educativa annuale del docente, ma anche per i genitori e per tutti gli educatori sociali. 46 Campo de’ fiori Ciao mi chiamo BUBU ho circa 3 anni ed è da quando ho 3 mesi che vivo in uno stallo, chiuso in un box e ne ho cambiati già 3. Peso intorno ai 18 chili e sono sano come un pesce. Sono vaccinato, sterilizzato e munito di chip. So andare al guinzaglio e vado d’accordo con femmine e maschi ma Di una meravigliosa non quelli di taglia piccola. No gatti. Vivere in un box non cucciolata di setter puri è bello, ve lo posso assicurare....si soffre il freddo e il sono rimaste caldo ma soprattutto non hai mai il conforto di una ca 2 femmine... rezza . Mi trovo in provincia di Viterbo e sono adottabile Si trovano in provincia di in tutto il centronord. Se vi siete innamorati di me Viterbo... Forza.... contattate Valentina al 3890515728. Roberto 3479429776 Questo è il periodo delle cucciolate di gatti, spesso abbandonati al loro povero destino e trovati da noi o da chi ci segue, spesso anche di cucciolate casalinghe...Rice viamo richieste du rante l’anno in momenti in cui i gat tini non ci sono e prendere un gatto adulto è un atto che molti non vogliono fare....Siamo pieni di gattini in questo pe William: setter inglese riodo... maschio 2 anni, elegante, Allora, ai vostri telefoni...3335375465 Gattare & Canare docile, ubbidiente... 3387357799 di Fabrica di Roma. ATTENZIONE Questa micetta di poco più di 2 mesi cerca casa. Ha tanta voglia di coc cole e di giocare. Ora si trova a Civita Castellana e si affida in zone limitrofe. 3332190319. URGENTE!!! Si chiama Holden, ha circa un anno e mezzo ed è un maschietto di taglia medio piccola (circa 15 kg). È stato trovato abbandonato nellestate del 2014 e adottato da una famiglia che ora però non lo vuole più e lo ha tenuto a catena senza cibo e spesso anche senza acqua. Va daccordissimo con tutti i cani (forse un pò meno con i gatti!). È molto buono e affettuoso. Cerchiamo per lui una famiglia che possa amarlo e fargli dimenticare il maltrattamento subìto. Si trova in provincia di Viterbo. È vaccinato, sverminato e microchippato. 333.5375465 (Gabriella) oppure 349.6744121 (Sabina) Oroscopo di Luglio Campo de’ fiori Ariete Nella vita di coppia la comunicazione sarà di fondamentale importanza e la condivisione dei sentimenti porterà a un evento importante, come un viaggio, un matrimonio, una nascita, ecc. Professionalmente sarà un periodo ricco di iniziative che porterà facilità e nuove possibilità. Si prospetta un mese piuttosto proficuo, eccellente per il lavoro intellettuale, di incontri e di negoziati. Toro In amore avete più che mai bisogno di certezze e cose concrete, che vi facciano capire che la persona che amate è quella giusta per voi. E allora iniziate con delle passeggiate romantiche al chiaro di luna, o lunghe conversazioni romantiche per conoscervi meglio. Professionalmente sarete impegnati per tutto il tempo, in continuo movimento, ed incontrerete persone nuove. Gemelli Troverete l’amore con facilità e il vostro cuore si riempirà di gioia. Il pianeta Venere porterà ottimismo e vi circonderà di un velo di sensualità; per essere felici ascoltate i suoi consigli ed aprite il vostro cuore. Professionalmente sarà un periodo importante, ricco di belle soddisfazioni; il vostro reddito sarà più elevato del solito ma ci sarà anche il rischio di spese superiori a quelle ordinari Cancro Grazie a Venere questo periodo sarà particolarmente favorevole per l’amore, l’armonia e la cooperazione, troverete perciò la strada spianata a nuove relazioni sentimentali o per riprendere quelle vecchie. Per ottenere il successo professionale è necessario che tiriate fuori tutta la vostra ambizione ed energia. Avrete la mente più vigile e le idee vi verranno più facilmente. Leone La prima parte del mese sarà favorevole per le relazioni d’amicizia e d’amore. Verso la metà del mese avrà luogo un evento molto significativo, che darà inizio ad un anno di successi e soddisfazioni su più livelli. Professionalmente avrete l’opportunità di portare avanti i vostri progetti con profitto, grazie anche alla collaborazione con persone che condividono il vostro stesso obiettivo. Vergine Avrete la possibilità di iniziare una nuova relazione d’amore per via dell’intensificarsi delle vostre uscite e l’opportunità di conoscere persone nuove. La seconda metà del mese sembra la più promettente sotto questo punto di vista. Luglio sarà un mese splendido per promuovere la vostra immagine e per raggiungere il successo. Le cose sembra che vadano da sole per il verso giusto. Bilancia Luglio sarà un periodo molto importante per la vostra vita sentinel Anche mentale. campo lavorativo otterrete parecchio successo, specialmente nel periodo tra il 19 ed il 22 di luglio, quando Mercurio e Venere attraverseranno il vostro segno nella casa della carriera. Verso la metà del mese avrete popolarità ed il supporto dei vostri superiori. Questo periodo sarà molto redditizio. Scorpione Luglio sarà un mese di introspezione, avrete modo infatti di riflettere sulla vostra vita sentimentale ed analizzare le sfumature che essa ha preso; in altre parole potrete comprendere i significati più nascosti della vostra relazione e del vostro partner. Questo sarà un mese di successo sia negli studi che nel lavoro, ma anche per i viaggi e le relazioni a distanza. 47 by Cosmo Sagittario Sarete fortunati in amore in questo periodo e la vostra voglia di tenerezza contribuirà alla creazione di circostanze favorevoli per la nascita di nuove relazioni. La prima parte del mese sarà quella più favorevole per i nuovi incontri, mentre la seconda sarà più tranquilla ed analitica. Anche la carriera sarà piuttosto promettente, porterete a casa nuovi contratti e nuove partnership. Capricorno Le relazioni saranno piuttosto promettenti e porteranno verso qualcosa di più serio; probabilmente troverete il vero amore, o la vostra relazione sboccerà in un matrimonio. Le relazioni sono molto importanti anche per la vostra vita professionale, che ne verrà influenzata inevitabilmente. Il lavoro di squadra sarà fondamentale e porterà a grandi soddisfazioni. Acquario Luglio è un periodo perfetto per esplorare il vostro potenziale erotico e migliorare la vostra vita privata. Il partner e la vostra relazione saranno i punti focali attorno a cui costruire i vostri obiettivi. Lavorativamente si creeranno delle condizioni favorevoli al vostro successo e tutti intorno a voi saranno pronti ad applaudirvi. Le vostre doti di leader si manifestano in modo incisivo e porteranno entrate economiche consistenti. Pesci La vostra vita sentimentale sarà effervescente e ricca di erotismo, questo porterà ad entusiasmo, esuberanza e passione. Sarà il mese del divertimento, una festa per il corpo e per l’anima! Dovete prendervi una pausa dal lavoro, per lavorare al meglio è bene staccare ogni tanto, l’importante è che scegliate il momento giusto. Darete inizio ad un periodo professionale entusiasmante. Campo de’ fiori 48 A’ Scafata Ingredienti per 6 persone 1 Kg di Scafi (fave fresche) 120 g di Pancetta 200 g di Bietole 1 Cipolla Olio evo q.b. 350 g di Conserva di Pomodoro Sale e Pepe q.b. P Vino: Orvieto Classico Superiore repariamo un bel soffritto con olio e cipolla, non appena la cipolla imbiondirà, sarà il momento di aggiungere la pancetta, attendiamo che i cubetti rosolino un pochino e quindi andiamo a completare la ricetta unendo le bietole tagliate sottili, la conserva, le fave, il sale e il pepe, non dimentichiamoci, inoltre, di aggiungere anche un po’ d’acqua che servirà per la cottura. Lasciamo cuocere il tutto fin quando il volume dell’acqua non sarà diminuito. La Scafata si presta a tre preparazioni, come contorno, se facciamo, appunto, evaporare tutta l’acqua di cottura, come una gustosa zuppa se manteniamo la parte liquida, che serviremo con del pane bruscato o aggiungendovi della pasta servendola come una classica minestra. Consiglio Pratico Disinfettiamo i nostri taglieri dopo ogni uso strofinandoli con mezzo limone. Ricetta tratta al libro “Civita in Cucina” Campo de’ fiori 49 L’angolo del poeta Le voci canterine… Alle spalle mi tocca la mano che mi conduce là dove tutta non sarò, eternamente protesa all’estasi del sentirmi “viva” oltre la cima… unico conforto alla fine che non rapisce… se dal profondo sale certezza di compiute armonie, oltre il tempo che passa. Non la bocca assetata di terra chiuderà in rigida morsa, non cuore vivente di soffi divini l’algore stringerà in nodo inviolabile non seni protesi in offerta d’amore l’irreversibile velo coprirà e rapirà ad un gesto d’ardore, no! Tutto di me vivrà nella dimensione in cui avrò coinvolto chi resterà a sognarmi a sentire di me l’ansia d’un nuovo e mai impossibile incontro. Sarò ovunque, ma nel bosco avrò dimora d’elezione, Diana errante, impalpabile e pur presente, ebbra dell’assoluto verde che nell’assenza del fiore scopre l’opera perfetta della natura inviolata da profumi caduchi e decomposti! O rami protesi ad abbracci giganti ed avvolgenti in possenti atti d’amore, benedicenti l’immensità fermate il mio andare all’infinito… Amatemi d’un amore verde e puro come il principio che regola il vostro essere fluente e libero che io ascolti soltanto… le voci canterine delle anime compagne al mio gioioso andare d’amore!!! Bruna Ferrini La nonna e il nipote Lo vedi figlio mio che gran disgrazia? ‘Sta ragazzetta è bella come il sole! Sentila come parla! Ha tanta grazia! E certo non le mancano le scuole! Me se parla da sola tra la gente penso ch’è una frana con la mente! La terzina un po’ indurita La terzina è un po’ indurita fa le fusa come una micia! Pensa sempre incavolata che in amor è sfortunata! C’è la Claudia che non perdona, tutta curve, insomma bona! Pretendenti ne ha tanti ma le piacciono sol ruspanti! Alessandra non ha eguale! Ha una bocca sensuale tutta curva e pitturata fa l’occhietto e vi saluta! Nicolina, Nicoletta sempre in giro con la borsetta e una volta che va in piscina sbatte il muso, poverina! Poi c’è Rita minutina sguardo torbido ma carina! Nel vederla camminare non si sa a che pensare! Fiorella la perfetta fa il verso della capretta. Quando è di buon umore Pensa solo a far l’amore! Peppe Filippelli Cammina svelta, con testa dritta; muove le braccia, a volte è sorridente; riprende la parola e poi s’azzitta e se la guardo… non le frega niente! “Nonna!! Non è matta! Non crearti ‘sta croce! Lei parla col ragazzo in viva voce!!!” Angelo Pastura Campo de’ fiori 50 LA REDAZIONE DI CAMPO DE FIORI SI ASSOCIA A TUTTI GLI AUGURI!!! Tantissimi auguri alla classe 1975 di Civita Castellana che ha festeggiato i suoi 40 Congratulazioni alla nostra dottoressa Eleonora Berbabei che il 9 giugno si è specializzata in nefrologia con il massimo dei voti e la lode, da mamma, papà, Luca, Anna Maria, i nonni, Enzo, Gisella, Anna Rita e Francesco! anni!!! Tanti auguri a Corazza Sandro (locca)e Mirella per i il loro 50°anniversario di matrimonio festeggiato il 7 Giugno, da tutta la famiglia dei Locchi e Saviotti In data 25 Aprile 2015, i Soci, Presidente Onorario Alfonso Foggi e la sua consorte Sig.ra Tanti auguri a Valentina, del Gruppo dei Marinai Tiziano Bacchiocchi d’ Italia di Civita Castellana hanno raggiunto la meta che compie 5 anni, delle Nozze di Diamante ovvero 60 anni di vita coniugale. dal piccolo Con quest’omaggio vi porgiamo il nostro “Vento in poppa e Giordano e mare calmo” e vi dedichiamo con emozione forte dalle cuginette “Sono le unioni solide come le vostre, inscindibili dopo tutti questi anni, a insegnarci quanto siano sacri i valori del matrimonio e della famiglia.” Rita, il 2 agosto è il Tanti auguri di buon tuo giorno, i tuoi compleanno al fratelli, i cognati e "Maestro Casini" che tutti i nipoti ti ha compiuto 90 anni!! augurano Buon Gli auguri dai figli, i nipoti, la Compleanno e ... 100 nuora e parenti tutti! di questi giorni!!! Tanti auguri di buon 18° compleanno a Sofia Bortolussi dai genitori Maurizio e Danila e dalla sorella Giulia. Campo de’ fiori Tanti auguri a Giordano Bacchiocchi che il Tanti auguri a 14 Giugno ha com- Giuseppe Generali piuto il suo 1° anno, che il 16 Giugno ha dal fratellino e compiuto 4 anni dalle cuginette!!! da mamma, papà, nonna Palmira, nonno Paolo, nonna Antonella, gli zii ed i ciginetti! Un grandissimo augurio di una lunga e felice vita insieme agli sposi Sara ed Andrea Di Meo, dai genitori, Mirella, Maurizio, Giuliana, Franco e dai Marta Alessio e Serana Tantissimi auguri a Sergio Giorgetti che il 31 luglio compie gli anni, da Rosanna, i figli e la nuora!! 51 Auguri vivissimi a Maurizio e Maria Cristina Rapiti che il giorno 8 Luglio festeggiano il loro 25° anniversario di Matrimonio e che, nello stesso mese, festeggiano i loro rispettivi compleanni! Auguri da tutta la vostra famiglia ed in particolar modo dalla sorella Anna Tantissimi auguri alla nostra Sidra per i suoi 18 anni, da mamma Loredana, papà Pino, dai nonni, gli zii e tutti i cugini!!!!! Nel cuore C iao mamma avrei voluto scrivere mille cose ma preferisco riportare queste parole scritte per te il giorno del tuo ottantesimo compleanno, quando stavi meravigliosamente bene. Ci hai regalato altri dieci anni della tua esistenza, sei arrivata a vedere sposato un altro nipote e ad abbracciare ben 10 pronipoti. Ci lasci però sereni pieni di fede e di speranza, con la certezza che continuerai a benedirci sempre. Ottanta ma non li dimostra Oggi, mamma compie ottanta anni, per me è un compito molto arduo celebrare questo avvenimento, perché quando un figlio parla della madre, la retorica e l’adulazione, in genere, falsificano i sentimenti che la natura suscita spontaneamente in chi cerca di esternarli. Io però, confido nella capacità che ho nello scrivere, e cercherò di esprimermi sinceramente, semplicemente e sinteticamente. Oralda Stefanini Con una certa malinconia e commozione, tralascio gli anni della mia infanzia, quando mamma, immersa nel lavoro quotidiano della trattoria, affidava questo “moretto” alle cure delle cognate e delle sorelle, cioè in Soli le zie, consapevole che così facendo, perdeva una piccola parte di quell’affetto, che ogni madre gelosamente 16.02.1925 reclama dal proprio figlio, a maggior ragione se primogenito. E’ stata quella di mamma una esistenza tra17.06.2015 vagliata, i sacrifici fatti da giovane sposa, come dicevo sopra, impegnata in cucina nella trattoria di famiglia, poi i mille guai fisici e le innumerevoli operazioni che ha dovuto subire nel corso degli anni. Poi la sua vita matrimoniale, che è giunta a ben cinquantanove primavere, e se non gli ha riservato sempre rose e fiori, la vede ancora vicina all’uomo della sua vita. Ed ancora le delusioni che purtroppo io gli ho dato, riguardo ai miei studi, mai terminati, privandola della gioia di vedere un figlio magari laureato e con una ottima posizione sociale. Ma sicuramente mamma, che malgrado tutto conserva ancora un eccellente aspetto fisico, oggi si sente realizzata, perché può vedere riunita attorno a sé una famiglia fatta di tre generazioni, perché si sente amata, perché vede che le sue preghiere vengono ascoltate ed esaudite, perché crede nella vita e non cede alla paura della vecchiaia e della morte. Auguri mamma da tutti noi qui presenti, che spesso non riusciamo a dirti quello che proviamo per te, ma quando lo facciamo, ci sentiamo orgogliosi, perché ci rendiamo conto che è proprio vero che di mamma ce n’è una sola. Con affetto il tuo amatissimo Sandro 16 febbraio 2005 Il direttore e la redazine si stringono al dolore del collaboratore Alessandro Soli, per la scomparsa della propria madre. 52 Campo de’ fiori AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti Civitafestival 2015: dal 14 al 23 luglio a Civita Castellana Tra i vicoli storici di Civita Castellana, tra aree templari, necropoli e santuari, dal 14 al 23 luglio torna per il 27esimo anno consecutivo il Civitafestival: 15 giornate di programmazione che vedono alternarsi, sui vari palcoscenici della città produzioni teatrali in prima nazionale e proposte artistiche legate all’universo musicale, per animare alcuni degli scorci più rappresentativi della leggendaria Falerii Veteres, immancabile rifugio dalla canicola metropolitana. Tutto affidato a una direzione artistica che in due settimane di programmazione farà dialogare la contemporaneità alla musica, la grande letteratura italiana all’arte, portando in uno dei gioielli del Lazio, la leggendaria Falerii Veteres, nomi di punta della scena nazionale e non solo: Ennio Fantastichini, con un coinvolgente omaggio a Pierpaolo Pasolini a 40 anni dalla sua scomparsa (23 luglio, Cortile Maggiore Forte Sangallo, ore 21.30); il Premio Strega 2015 Nicola Lagioia che si racconterà in una serata dedicata alla letteratura (23 luglio, Cortile Maggiore Forte Sangallo, ore 18.00); Margherita Vicario - volto di I Cesaroni e Arance e Martello - con Minimal Musical (15 luglio, Sala Espositiva Falerii Veteres, ore 21.30); Cecilia Mangini, prima e più importante documentarista italiana del dopoguerra, con un evento focus sul Cinema e sul documentario (16 luglio, piazza Martiri delle Fosse Ardeatina, ore 21.30); la Compagnia Teatron con Le Troiane di Euripide (16 luglio, Cortile Maggiore Forte Sangallo, ore 18.30); Beatlestory, con Roberto Angelelli e Patrizio Angeletti reduci dal tour a Londra e New York (19 luglio, Piazza Duomo, ore 21.30 ); Jesse David Quartet, tra i grandi nomi jazz della scena internazionale (22 luglio, Anfiteatro Falerii Veteres, ore 21.30); la Compagnia Sasiski menzione speciale e “Silversword” presso il GITIS di Mosca (22 luglio, Piazza Martiri delle Fosse Ardeatine, ore 18.00)...e molti altri ospiti. Tutto per un ricco e fitto programma a ingresso gratuito che si articolerà nei luoghi più belli di Civita Castellana, l’Anfiteatro Falerii Veteres, il Chiostro del Convento di San Francesco, il Cortile Maggiore di Forte Sangallo, Piazza Duomo, la Curia Vescovile, Piazza Martiri delle Fosse Ardeatine e la Curia Vescovile: una “mappatura” artistica di patrimoni culturali e spazi aperti alla cittadinanza grazie alla programmazione teatrale, musicale e cinematografica del Civitafestival. ELENA BONELLI DALLO STORNELLO AL RAP PRIMO CONTEST 19 LUGLIO 2015 Nellinformarvi che il concorso DALLO STORNELLO AL RAP tra pochi giorni chiuderà le iscrizioni, per chi volesse partecipare o far partecipare figli, nipoti, amici etc, si terrà il 19 luglio nel palcoscenico di Piazza Rossini a Ladispoli una serata contest-selezione dove gli artisti votati dal pubblico che vinceranno la serata, saranno ammessi al CONCORSO DALLO STORNELLO AL RAP e sottoposti alla giuria che li manderà in finale. La finale si terrà a settembre a Roma e vi parteciperanno i più grandi artisti della romanità insieme al comitato selezionatore composto da Ambrogio Sparagna, Carla Vistarini, Cesare Ranucci Rascel, Danno di Colle der Fomento (Simone Eleuteri), Dario Salvatori, Elena Bonelli, Ernesto Assante, Ferdinando Bideri, Franco Bixio, Marco Molendini, Pippo Caruso, Renato Marengo, Simone Cristicchi, Stefano Mannucci, Stefano Reali. Tutte le info e il regolamento su www.elenabonelli.com.Non dimenticate che ci sono 6000 euro in premio per i vincitori. Campo de’ fiori 53 Roma com’era Campo de’ fiori Roma - 1890 circa. I “selciaroli” a Via del Corso. Campo de’ fiori Civita Castellana, anno 1972 - classe II elementare, scuola “Don Bosco”. Maestra Rita Hernanderz In piedi da sx: Moreno Bobboni, Marco Carrisi, Antonio Giordani, Roberta Dominici, Marina Giuliani, Paola Pezza, Paola Merlini, Gabriella Chiodi, Carla Annesi, Patrizia Bernardi, Roberta Rossi, Paola Gai, Lucia De Angelis, Patrizia Paduano. In basso da sx: Roberto Giuliarelli, Fabio Abballe, Luca Paolini, Giovanni Rillo, Nicola Ulisse, Angelo Fantera, Fabrizio Di Cosimo, Marco Silveri. AUGURI alla classe 1965 che il 3 Luglio ha festeggiato 50 anni con una bella gita alla Notte Rosa di Riccione Campo de’ fiori 54 Album de Campo de’ fiori 55 dei ricordi Campo de’ fiori Campo de’ fiori Civita Castellana. Anni ‘70. Scampagnata al Fiume Treja. Da sx. Lia Banditelli, Don Bruno Gagliarducci, Luisa Molinari, Maria Rosaria Giannini e Bianca Maria Giannini. Civita Castellana. Anni ‘50. Caponi Ersilia al centro tra sua sorella e un’amica. Campo de’ fiori Tarquinia. Anno 1954. Bambini di Civita Castellana, Nepi, Corchiano e Castel Sant’Elia in colonia estiva con la maestra Loretta Manoni. Si riconosce Giuliana Valeri (a sx, con i capelli intrecciati). Campo de’ fiori 56 Album dei ri Fabrica di Roma – Anni ’50. Sullo sfondo l’edicola in Piazza Duomo della famiglia Ianni. Sulla vespa Vincenza Ianni, vicino all’edicola Santina Ianni e Augusto Anselmi. Campo de’ fiori Campo de’ fiori Fabrica di Roma, anno 1951. Giovanni Alessi e Carlo Cola in una bella foto di famiglia, di fronte all’edificio scolastico in Viale Iannoni Sebastianini. Campo de’ fiori ricordi Campo de’ fiori Campo de’ fiori Fabrica di Roma, stazione ferroviaria. Anno 1963. Giancarlo Marcelli in sella alla Moto Cimatti Fabrichesi in villeggiatura al mare. Anni ‘50. Marisa Ianni, Massimo e Assunta Ricci. Cartolina di Fabrica di Roma dei primi del ‘900 di Ulderico Paolelli. Campo de’ fiori 58 Campo de’ fiori Album de Campo de’ fiori Ronciglione, anno 1954. Da sx: “Cosimina”, Filippo Giovanforte, Luciano Chiricozzi (Baffò), Remigio Allegrozzi, Pacifico Mecucci, Alberto Remoli con “Metallina” Campo de’ fiori Nepi, anno 1951. I bambini dell'asilo presso le suore Dorotee di Nepi. Foto del sig Gioacchino Bacchiocchi. Campo de’ fiori 59 dei ricordi Campo de’ fiori Campo de’ fiori Corchiano - Fosso Basso. Anno 1958. Da sx: Giovanni Barbanera, Memmetta..., Maria Piccioni, Venanzio Ridolfi, Assunta Gaio, Maria Evangelisti Corchiano, loc. Sant’Antonio. Anno 1954. Dall’alto: Norma Agostini, a sx Pierina Sciardiglia, sotto Rosanna Meconi, Anna Maria Meconi, Agnese Campana, Olga Lucchesi, Rosanna Marconi, Nazzarena Campana, Giuseppina Marconi, Agata Carosi, e a sx Andreina Carosi. Campagnano, anno 1958. Campo de’ fiori Giovanni Puccica in sella ad una Mosquito 60 LAVORO CERCO - CERCO LAVORO come muratore, giardiniere, imbianchino, piccole manutenzioni. Tel. 320.9165354 - SIGNORA ITALIANA DI 53 ANNI automunita e libera tutto il giorno, cerca lavoro come badante, aiuto cuoca, aiuto pasticcera, cuoca in casa, commerciante, assistenza notturna, pulizie. Francesca 339.8992603 - CERCO LAVORO come autista pòatente B, colatore, rifinitore in ceramica, giardiniere, pulizie, lavori di manutenzione. 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Tel. 389.8473998. - DONNA RUMENA cerca lavoro come badante per sostuire, lungo orario, ristorante, pulizie, baby sitter, pulizie macchine, casa di cura, pulizie in fabbrica. Lavoratrice seria. Max urgenza. Tel. 327.5925225. - LAVORO DI QUALUNQUE GENERE. Signora italiana referenziatissima. Tel. 333.7887283 - RAGAZZA RUMENA cerca lavoro come lungorario (9.00-18.00) come badante, con esperienza di assistenza. Tel. 380.7785115 - RAGAZZO RUMENO 26ENNE cerca lavoro come muratore, giardiniere. Automunito. Tel. 328.8154848. - DONNA 46ENNE cerca lavoro per pulizie domestiche, in uffici, centri commerciali, alberghi, cameriera, stirare. Max serietà. Tel. 389.4913578 OFFRO - 55ENNE offresi come autista, sicurezza della persona, per città, esperienza viaggi nazionali esteri. E visite santuari, max serietà nella guida (pat b), disponibile nei weekend e festivi con auto propia o senza. Sono di Roma - Morlupo. Max serietà, esperto e referenziato. 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Città......................................................Tel...................................Firma................................................................ a. o I z- 1 62 Campo de’ fiori Sandro Anselmi P.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) Tel./Fax 0761.51.31.17 - e-mail : [email protected] Hai un immobile da vendere o da affittare? Cosa aspetti! Pubblicizzalo tramite l’Agenzia Anselmi, da 40 anni al vostro servizio! Cerchi un immobile da affittare o da acquistare? Valuta le nostre offerte e vieni a trovarci in agenzia! VENDO Civita Castellana Via La Penna. Porzione di bifamiliare di 220 mq, su 3 livelli con possibilità di ricavare 2 unità indipendenti. Giardino e Garage. Ottima posizione. Cod. V121 Via Catalano. Terreno agricolo di 5000 mq con recinzione. Fronte strada. Cod. V122 Loc. Carraccia. Terreno agricolo di 1.600 mq. Fronte strada. Cod. V119 Via Petrarca. Villetta indipendente di 120 mq, unico livello con giardino. Ottima posizione. Cod. 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(C o up on a pa g. 38 ) Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina, Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto, Otricoli, Narni, Terni, Amelia, Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano, Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio, Morlupo, Castelnuovo di Porto, Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene. A Roma nei teatri, nei migliori alberghi e locali, sui taxi e in tutte le stazioni MET.RO. 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