Europa
5
Libertà religiosa
9
Como
16
Sondrio
29
Ucraina:
Chiesa risorta
e giovane
Cristiani
perseguitati:
un incontro
Cav: cresce
il numero
delle assistite
Storie di
adozione
da conoscere
ncontro con l’arciveISviatoslav
scovo di Kyiv, mons.
Schevchuk,
i sarà padre GhedC
do insieme al giornalista Micalessin, a
el 2010 sono state
N
accolte 198 donne, rispetto alle 170 del
n convegno perU
metterà di approfondire questo tema
ricevuto dal Papa.
Como, lunedì 11 aprile.
2009 e alle 137 del 2008.
molto delicato.
14
contiene inserto
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXV - 9 aprile 2011 - € 1,20
Editoriale
Equilibrio quaresimale
di don Agostino Clerici
I
in queste settimane, come da una
Storia che scorre dentro la storia,
siamo stati educati dalla Quaresima,
in un percorso che ci ha condotti dal
deserto all’alto monte, poi ci ha fatti sostare
al pozzo, ci ha messi a confronto con il
cieco risanato, ed ora sembra concludersi
al cimitero, da cui però si sprigiona il buon
profumo della vita e non il cattivo odore
della morte. Chissà se siamo riusciti a
scacciare il demone della distrazione e
abbiamo letto le nostre vicende alla luce
di un itinerario che per il cristiano è tipico.
Le tentazioni del deserto e anche quella,
più subdola, del Tabor, rischiano sempre di
farci allontanare dalla vita concreta. Ed il
peccato della “disincarnazione” resta il più
grave, quello che ci ributta in una religiosità
venata di ideologia o di paganesimo.
Talvolta, ci sembra proprio di essere nella
Chiesa pellegrina come dentro un corpo
che non riesce a trovare il suo equilibrio. La
storia degli uomini viene filtrata nel colino
asfissiante di documenti e organigrammi,
oppure la si lascia scorrere nel fiume
vorticoso del sensazionalismo. Ecco, invece,
la solidità di un pozzo, la necessità di una
brocca, l’invito a desiderare e la docilità
dell’essere riempiti sino a traboccare. Ecco
l’enigma atroce della sofferenza e l’evidenza
negata del peccato, andare incontro al
Maestro che non solo apre gli occhi ma
illumina la mente. Ecco, infine, il dolore per
un amico morto, che si trasforma in gioia
di riabbracciarlo. Eppure il miracolo più
grande che ci sia - far tornare indietro uno
dalla tomba - è solo segno, anticipazione
imperfetta di una Vita piena che deve
attraversare l’abisso della croce. Ed è così
che la Quaresima ci conduce per mano sino
al limite della Santa Settimana di Pasqua.
Mi verrebbe da chiedere in dono il coraggio
del cieco nato, quel suo sapere essenziale
che talvolta manca a noi, che pure siamo
“illuminati nati”. Mi basterebbe non avere la
tracotanza di chi crede di poter pianificare
tutto con le idee. E ritrovare l’umiltà di chi
sa vivere il suo quotidiano senza inseguire
per forza segni straordinari. Forse conviene
tornare al pozzo, e recuperare l’anfora
dimenticata dalla samaritana. Con tutte le
bibite in lattina che ci propinano, abbiamo
bisogno di un recipiente per l’acqua, se
vogliamo camminare.
Una
memoria
fatta
col cuore
Una veglia mariana di preghiera
il 30 aprile al Circo Massimo,
la messa di beatificazione il
1° maggio in piazza S. Pietro,
la messa di ringraziamento
presieduta il 2 maggio dal card.
Bertone, nello stesso luogo.
Questi i tre “momenti” che la
diocesi di Roma si appresta a
vivere, “in collegamento con il
mondo”, per salutare l’iscrizione
di papa Giovanni Paolo II
nell’albo dei beati.
4/7
Libretto Benedizione
delle famiglie 2011
Diocesi
11
Prosegue la
presentazione del
cammino verso
il nuovo assetto.
Como
19
“Divina
Provvidenza”,
in città un cuore
di carità.
Tirano
33
A maggio
arriverà
la carovana
del Giro d’Italia.
Attualità
3
Mediterraneo: intervista con
lo storico Franco Cardini
Per prenotare:
031-263533
da lunedì a venerdì,
dalle ore 9.00 alle ore 18.00
l Mediterraneo è divenuto anItrecciano
cora una volta teatro in cui s’inle speranze di alcuni e le
polemiche accese di altri. L’emergenza umanitaria di queste settimane segnala costanti antiche e
nuove dinamiche.
Idee e opinioni
2 Sabato, 9 aprile 2011
S
ono ormai troppi quelli
che, in qualsiasi dibattito
e su qualsiasi argomento,
emettono slogan e
imprecazioni per dire la “loro”
verità. Siamo ormai circondati
da tanti uomini di “cultura” e di
“politica” che appaiono infallibili,
sempre pronti a sentenziare
su tutto: affermano, ma non
documentano; contestano, ma
non argomentano; giudicano
gli altri, ma non propongono
alternative praticabili. Le
imprecazioni e gli slogan
danno la sensazione, per chi li
pronuncia, di essere intoccabili,
di avere sempre e comunque
ragione; in realtà - e non sempre
ce ne accorgiamo - essi hanno il
potere di anestetizzare il cervello
di chi ascolta convincendoli
che i problemi possano essere
risolti appunto con slogan e
imprecazioni. Occorre recuperare
la capacità di un serio confronto
che metta le varie ipotesi a
confronto e che, nel dialogo,
siano chiari tanto i punti di vista
da cui si parla quanto la validità
✎ FUORI DAL CORO |
di Arcangelo Bagni
Gli slogan e le imprecazioni
banalizzano i problemi reali
logica delle argomentazioni
proposte. Più saremo chiari e
più saremo comprensibili. Se
saremo comprensibili, gli altri
ci potranno criticare, potranno
trovare in noi degli errori
e,quindi, migliorarci con la
critica. Non si è ragionevoli se
si sottrae le propria proposta
alla critica o con l’oscurità
del linguaggio (quanti
esperti parlano senza farsi
comprendere!) o con il continuo
rimando ad altre prospettive
(quante volte si sente dire: il
problema non è questo!). E,
puntualmente, non si dice mai
quale sia l’altra prospettiva e
perché questa renda ragione del
problema affrontato. Allora non
si comportano da esseri razionali
- da persone cioè critiche - né
coloro che sprofondano nella
notte dei discorsi pretenziosi e
oscuri, né coloro che davanti al
primo accenno di critica stanno
lì a sentenziare con un fascio
di “cartelle cliniche” alla mano
che chi contesta è un “represso”,
un “inibito”, un “alienato” o un
“reazionario” o peggio ancora.
Chi ha paura dell’errore, proprio
e altrui, ha paura della fallibilità
umana, ha paura di essere uomo
e pretende diabolicamente di
essere infallibile. Ecco allora
che chi pronuncia slogan e
imprecazione dà l’impressione
di possedere la verità: per questo
sono sempre e solo gli altri che
debbono essere ricondotti sulla
retta via. Se cominciassimo tutti,
dai più alti livelli ai cittadini
comuni, ad usare un linguaggio
più corretto dichiarando,
appunto, il punto di vista da cui
si parla e che, da quel punto di
vista, non si può che cogliere
solo un aspetto del problema.
Ci accorgeremmo allora che
per risolvere i problemi reali
abbiamo bisogno di più punti
di vista e che la critica è il
motore della sana convivenza
democratica capace di eliminare
almeno i mali concreti. Memori
della parole di Einstein: “Nel
campo di coloro che cercano la
verità non esiste alcuna autorità
umana. Chiunque cerchi di fare
✎ Granaio / 7
COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola
Davvero uno
“tsunami umano”?
V
È la massa che fa paura,
ediamoli ad uno ad uno,
non come “tsunami
che genera rigetto. Quasi
umano”. È la massa che fa
paura, non l’individuo. Un
sempre ingiustificata l’una,
poeta dialettale romanesco, Mauro
quanto ingiustificabile
Totteri, ha scritto (riportiamo in
italiano): “Avete mai parlato a
l’altro, anche se entrambe
un immigrato / prima di volerlo
allontanato? / Se entrate in
reazioni comprensibili... po’ meno. Quella “un po’ meno” quando
confidenza sono guai: / non lo
ha paragonato, anche lui!, la situazione
vorreste allontanare mai. / Finché son numeri freddi,
nell’isola di Lampedusa a uno “tsunami umano”. Paragone
indefiniti / contro di loro siamo più accaniti, / ma appena
inopportuno e inappropriato: lo tsunami produce lutti e
ne conosci uno, poverello! / lo tratteresti come tuo fratello”. devastazioni, in questo senso non può essere “umano”.
Nella semplicità dei versi, dettati da un’esperienza reale,
Anzi, per gli effetti provocati, è disumano. E produce
c’è una grande verità. Bisognerebbe conoscerli ad uno ad
paura, proprio come la massa. La cosa giusta quando
uno questi migranti che sbarcano in massa a Lampedusa.
ha ricordato che l’Italia ha novemila comuni, quindi
Parlare con loro del più e del meno, ascoltare le loro storie, basterebbe che ogni comune ospitasse un immigrato
cercare di comprendere le loro idee e farci, noi, un’idea
e gli trovasse un lavoro perché ci sarebbero novemila
di come la pensano. Entrarci, insomma, in confidenza.
cittadini in più e novemila migranti in meno. Ecco: visti
E forse, chissà, dopo saremmo disposti – con questo
ad uno ad uno, come individui, gli immigrati, o i profughi
“qualcuno” diventato individuo, quindi isolato e distinto
o i rifugiati – con quale nome si voglia chiamarli e quale
dalla massa – anche a invitarlo nella nostra casa, se non
sia il loro status –, potrebbero non essere un problema e
per ospitarlo per qualche giorno, almeno per farlo sedere
non fare paura. I leghisti, invece, continuano a vedere la
alla nostra tavola e dividere con lui il pranzo e la cena. È
massa. Forse, chissà... se si togliessero le lenti deformanti
la massa che fa paura, che genera rigetto. Quasi sempre
dell’opportunismo elettorale dinanzi agli occhi,
ingiustificata l’una, quanto ingiustificabile l’altro, anche se comincerebbero a scorgere l’individuo e – forse, chissà – si
entrambe reazioni comprensibili.
deciderebbero a ospitarne più di qualcuno, se non nelle
Berlusconi, al solito, ha detto una cosa giusta e una un
proprie case, almeno nei comuni da loro amministrati.
Aforismi
■ Gómez Dávila
Erotismo, sensualità,
amore, quando
non convergono in
una stessa persona
non sono altro,
isolatamente,
che una malattia,
un vizio, una stupidità.
Nicolás Gómez Dávila
(Cajicá 1913 - Bogotá 1994)
Scrittore e aforista colombiano
In margine a un testo implicito,
Adelphi 2001, pagina 134
L’
altro giorno ascoltavo
la sonora sgridata
di una mamma al
proprio bambino. Dopo
aver trovato il piatto pieno
di ritorno da scuola, aveva
passato un pomeriggio intero
a giocare con gli amici; poi, nel
momento in cui la mamma
lo richiamava all’ordine, per
fare i compiti, ecco da parte
sua una protesta ingiustificata,
con tanto di pallone calciato
lontano con stizza... La
mamma non ci ha visto più: “è
così che sei riconoscente per
tutto quello che hai ricevuto
in dono, oggi? Fila subito a
casa!”. Una scenetta familiare,
purtroppo divenuta sempre
più rara. Perché la racconto?
Perché mi ha fatto impressione
negli ultimi giorni vedere e
ascoltare in televisione i servizi
da Lampedusa e da Manduria.
Vi è stata qualche lentezza,
unita ad oggettive difficoltà,
nel gestire l’emergenza delle
migliaia di persone che il
mare ogni giorno consegnava
il magistrato viene travolto dalle
risate degli dei”. La verità la si
conquista con fatica (e spesso
con fortuna) un po’ alla volta:
è strano che coloro che dicono
di conoscere la verità nella
sua totalità non siano in grado
di risolvere definitivamente
un problema né sappiano
riconoscere che ogni parziale
conquista di qualche “pezzetto”
di verità è costata sofferenze
e fatiche nella storia di tanti
secoli. La “verità” non è un
possesso, ma è una conquista
che si fa a fatica, un po’ alla
volta, tentando, sbagliando e
correggendosi. Se noi vogliamo
risolvere i problemi, è necessario
che gli altri - tutti gli altri - siano
liberi di avanzare le loro critiche,
liberi di richiamare l’attenzione
sugli esiti inattesi anche dei
migliori progetti e, proprio per
questo, liberi di costruire e
proporre progetti alternativi e
controllabili. La presunzione
di avere le soluzioni ultime e
definitive è la strada maestra che
porta al totalitarismo.
✎ Corsivo |
Talvolta, leggendo certi trattati spirituali
dove la perfezione è presentata attraverso
mille ostacoli, circondata da una folla di
illusioni, ben presto il mio piccolo spirito
si stanca; chiudo il libro sapiente che mi
appesantisce la testa e mi inaridisce il cuore,
e prendo la Sacra Scrittura. Allora tutto mi
sembra luminoso, una sola parola apre alla
mia anima orizzonti infiniti, la perfezione
mi sembra facile, vedo che basta riconoscere
il proprio niente e abbandonarsi come un
bambino fra le braccia del buon Dio.
Lasciando alle grandi anime, agli
spiriti eletti i bei libri che io non riesco a
comprendere e ancor meno a mettere in
pratica, io mi rallegro di essere piccola,
poiché solo i bambini e quelli che ad essi
assomigliano saranno ammessi al banchetto
celeste.
Ma è sopra tutto il Vangelo che m’intrattiene
durante le mie orazioni. In esso io trovo tutto
ciò che è necessario alla mia povera piccola
anima. Vi scopro sempre nuove luci, sensi
nascosti e misteriosi...
Comprendo e so per esperienza che «il regno
di Dio è dentro di noi». Gesù non ha bisogno
di libri né di dottori per istruire le anime;
Lui, il dottore dei dottori, insegna senza
rumore di parole...
Io non l’ho mai sentito parlare, ma sento che
Egli è in me in ogni istante, mi guida e mi
ispira ciò che devo dire o fare. Scopro proprio
nel momento in cui ne ho bisogno delle luci
che non avevo ancora viste; e il più delle
volte non è durante le mie orazioni ch’esse
sono più abbondanti, è piuttosto in mezzo
alle occupazioni della mia giornata.
TERESA DEL BAMBINO GESù
Lettera del 9 maggio 1897
Storia di un’anima (Manoscritto A, VIII, 83)
di Agostino Clerici
La pasta col tonno non va,
ed io spacco tutto...
al lembo di terra dell’isola
siciliana. Intemperie naturali
e politiche si sono assommate
alle beghe diplomatiche
e hanno reso difficili le
condizioni di vita di queste
persone, la maggior parte delle
quali giunte in Italia per andare
in Francia e, quindi, convinte
che Lampedusa fosse la prima
delle fermate intermedie
del loro viaggio. Tutto ciò è
comprensibile. Non riesco a
giustificare, invece - proprio
come quella mamma con il suo
bambino - le intemperanze, le
arroganze, le proteste, la poca
riconoscenza nei confronti
di una accoglienza magari
non perfetta, ma che è stata
in grado di garantire ben più
della soglia di sopravvivenza.
Le immagini ci hanno
mostrato gente che protestava
continuamente per il troppo
caldo o il troppo freddo, per la
pasta con il tonno che non era
cucinata bene, per il ritardo
con cui le navi attraccavano
al porto impedite dal forte
vento, per la destinazione
non voluta, con le grida di
“libertà, libertà” e varie altre,
per fortuna incomprensibili.
Senza considerare le immagini
raccapriccianti di degrado
ambientale, di luoghi di
accoglienza distrutti o dati alle
fiamme, di reti divelte, con
fughe dalle tendopoli. Qualcuno
è stato addirittura pescato a
Padova, pochi giorni più tardi, a
spacciare... droga. L’accoglienza
c’è stata, non si può negarlo,
anche se la solidarietà diventa
naturalmente sospettosa
quando incoccia contro una
simile prepotenza da parte di
gente che fugge da un ipotetico
inferno e vorrebbe subito
apparecchiato davanti a sé
un paradiso certo. Ebbene,
il paradiso terrestre non c’è
neanche in Europa, soprattutto
in questa Europa sfilacciata,
in cui ciascun Paese pensa
a se stesso e lascia all’Italia
il compito di affrontare da
sola l’emergenza. Peggio
dell’ingratitudine e della
tracotanza di una parte dei
profughi c’è solo l’insipienza
di una parte dei politici
nostrani che, nemmeno nella
necessità, sanno rinunciare alle
polemiche astiose e sterili. Non
bisognerebbe rimboccarsi tutti
le maniche? Non è un mese fa
che abbiamo pomposamente
celebrato l’unità d’Italia?
Attualità
Sabato, 9 aprile 2011
Cardini:
Mediterraneo
nell’interesse
di tutti
“Si possono anche affondare i barconi, ma così
si creano dei morti e i morti hanno dei parenti,
e la maggior parte dei loro parenti non sarà
sicuramente disposta a perdonare”.
G
li sbarchi a Lampedusa e la
difficile gestione del problema
a livello nazionale. Ma anche i
morti, i drammi consumati e le
storie di vita affidate a quei barconi. Il
Mediterraneo è divenuto ancora una volta
teatro in cui s’intrecciano le speranze di
alcuni e le polemiche accese di altri. SIR
ne parla con Franco Cardini (nella foto),
storico e docente di storia medievale
all’Università di Firenze.
Uno sguardo da storico su quanto sta
succedendo oggi nel Mediterraneo?
“Il Mediterraneo è sempre stato questo.
È sempre stata un’area di scambio e
di confronto. Un’area fluida e soggetta
anche agli scontri. Di specifico oggi c’è
una rinnovata mobilità da alcune aree
che sono economicamente ma anche
socialmente e politicamente disagiate
verso le aeree più ricche. Dobbiamo
considerare che dal Mediterraneo passa
uno dei più importanti confini geografici
del mondo che, in qualche modo, separa
un miliardo circa di privilegiati che,
secondo dati Fao e Onu, detengono
globalmente il 90% della ricchezza
mondiale, dai circa 5 miliardi e mezzo di
persone che vivacchiano con il restante
10% delle ricchezze. Questa constatazione
in realtà non sarebbe un grave problema
storico ma una situazione storicamente
normale di ingiustizia come se ne sono
viste tante dall’alba dei tempi”.
Dov’è allora il problema, oggi?
“L’elemento nuovo che si registra oggi è
l’informazione. Pensiamo allo scambio
asimmetrico che avviene da 500 anni,
in cui noi occidentali ramazziamo e
rivendiamo materie prime e forza lavoro
al prezzo che imponiamo noi. In questo
sistema che fino a qualche tempo fa
andava benissimo a
tutti, gli occidentali
hanno commesso un
errore imperdonabile.
Abbiamo venduto a
queste popolazioni
una merce che per il
nostro stesso interesse
non andava venduta
e, cioè, l’accesso
all’informazione che sta
alla base anche della
cosiddetta ‘primavera
araba’, l’accesso a
Facebook, a Twitter,
alla circolazione delle
notizie. E questo ha
avviato un processo
irreversibile”.
“Abbiamo venduto a
queste popolazioni
una merce che per il
nostro stesso interesse
non andava venduta
e, cioè, l’accesso
all’informazione che
sta alla base anche
della cosiddetta
‘primavera araba’,
l’accesso a Facebook,
a Twitter, alla
circolazione delle
notizie. E questo ha
avviato un processo
irreversibile”.
di Maria Chiara Biagioni
Solidarietà all’Italia
per Lampedusa
Relazione votata a Strasburgo. Porta la firma
dell’eurodeputato valtellinese Fiorello Provera.
P
orta la firma dell’eurodeputato
valtellinese Fiorello Provera (nella
foto) la relazione sull’emergenza
migratoria nell’isola di Lampedusa votata
martedì a larga maggioranza, per alzata di
mano, dal Parlamento europeo riunito in
seduta plenaria a Strasburgo. Il testo, di cui
si era discusso ieri sera alla presenza della
commissaria Cecilia Malmstrom, chiede al
Consiglio dei 27 Stati membri di agire per il
reinsediamento dei rifugiati appoggiando
Italia e Malta.
Quale?
“Oggi l’equilibrio
stabilito dalla società
coloniale, sull’ala della quale l’Occidente
ha organizzato tutta la sua vita da
privilegiato, non funziona più. Ci sono
quindi due problemi grossi da affrontare.
Il primo è sicuramente la distribuzione
economica delle ricchezze, per risanare
una giustizia che è stata violata. Il secondo
problema, forse ancora più grave, è il
livello a cui la tecnologia, il consumo, il
benessere hanno portato il pianeta. Da
un lato è vero che bisogna ridistribuire
le ricchezze. Dall’altro, però, chi è stato
informato del nostro livello di vita e
vorrebbe conseguire qualcosa di simile,
deve sapere fin d’ora che comunque
vadano le cose, al livello a cui sono
arrivate le nostre ultime tre generazioni,
non si potrà mai accedere. Perché se ciò
avvenisse, il pianeta non sopporterebbe
livelli così alti e diffusi di consumi e
produzione e scoppierebbe”.
La relazione rappresenta la
concretizzazione di un intenso lavoro,
durato un anno, svolto dall’eurodeputato
valtellinese per affrontare un problema
ormai endemico all’Europa, quello dei
flussi migratori, che riguarda in prima
battuta i Paesi del Mediterraneo ma che
non può non coinvolgere tutti gli altri.
Presentata a metà marzo in Commissione
affari esteri, dove Provera è primo
vicepresidente, la relazione era stata
approvata con 53 voti a favore e un solo no.
Il testo fa riferimento all’articolo 80
del Trattato di Lisbona, che impone
il principio di solidarietà e di equa
ripartizione della responsabilità tra gli
Stati membri, anche sul piano finanziario.
“Nessun Paese può far fronte da solo
a un’emergenza di enormi dimensioni
- sostiene Provera nella relazione -,
per questo è necessario coordinare gli
interventi nell’ambito della politica estera
dell’Unione europea”. Il testo si concentra
sulla politica di cooperazione, un tema
noto all’eurodeputato valtellinese che da
parlamentare guidò una commissione
Quale via d’uscita a questo punto?
“Bisogna cercare di far capire alla gente
cosa sta realmente succedendo. E qui
siamo all’anno zero perché abbiamo una
pessima organizzazione dei media che
dipende – credo – dalla fine del concetto
di bene comune e di pubblico interesse.
Più nessuno pensa di dover qualcosa alla
società in cui vive. E questo è un grave
problema che si riverbera sull’opinione
pubblica il cui livello culturale e anche
morale è sempre più basso. Altro elemento
è la mancanza di conoscenza dell’altro, che
è conoscenza anche temporale, storica,
per cui ciò che avviene oggi si radica
nella storia del Mediterraneo. Siamo oggi
vivendo una crisi acuta di un equilibrio
cronico fatto di spostamenti e di confronti
ma in generale fatto di convivenza. Cosa
è che ci impedisce oggi di guardare con
un occhio di comprensione questa gente?
Da un lato, l’apprensione di un processo
che al momento sembra non avere fine.
Ma, dall’altro, c’è anche il fatto che non
conoscendo queste persone, non proviamo
interesse per loro ma solo pregiudizio”.
Cosa fare?
“Il primo passo da compiere è capire
che gestire un problema come questo è
nell’interesse di tutti. Si possono anche
affondare i barconi, ma così si creano
dei morti e i morti hanno dei parenti,
e la maggior parte dei loro parenti non
sarà sicuramente disposta a perdonare.
Quindi facendo questi tipi di respingimenti
semineremo solo morti e distruzione sui
nostri figli. Magari non operiamo per
generosità né per spirito umanitario né per
motivi religiosi, però agiamo per nostro
interesse. Oggi è nel nostro interesse
gestire il problema a costo di prenderci
tutti e ciascuno la quota di sacrificio che la
situazione ci richiede”.
bicamerale d’inchiesta sulla politica di
cooperazione allo sviluppo firmando un
progetto di legge di riforma del settore.
Per prevenire i conflitti e mantenere la
pace, azioni fondamentali per raggiungere
gli ambiziosi obiettivi del Millennio,
suggerisce Provera, servono idee chiare
e ingenti risorse finanziarie, al momento
non disponibili, dunque è necessario
rispondere a un fenomeno globale con
una politica globale, coinvolgendo
anche gli Stati Uniti. “Accompagnare i
Paesi di origine degli immigrati verso la
democrazia e il buon governo mettendo
a disposizione i nostri valori e la nostra
esperienza – si legge ancora nel testo
-. Offrire un’agenda economica capace
di aumentare i livelli di occupazione e
accordi commerciali in grado di generare
un vero sviluppo economico, coerente
con le leggi di mercato”. Infine il richiamo
alla formula more for more, il concetto
di condizionalità dell’aiuto che premia i
Paesi più attivi sulla strada delle riforma
democratiche e del rispetto dei diritti
umani.
3
4 Sabato, 9 aprile 2011
“L
a mera repressione pur - necessaria - non
può essere sufficiente:
sarebbe indispensabile un radicale
mutamento di cultura, che invece
non sembra affatto che si stia
realizzando, se solo si guarda a
come il fenomeno è giudicato
e rappresentato dai mezzi di
comunicazione di massa”. Lo ha
detto martedì mons. Giancarlo
Perego, direttore generale
della Fondazione Migrantes,
soffermandosi sul fenomeno della
Italia
✎ prostituzione minorile | Non solo repressione
prostituzione minorile, durante
un’audizione in Commissione
bicamerale infanzia. Mons. Perego
ha sottolineato che il fenomeno
nelle minorenni italiane “è poco
diffuso, ma in forte crescita”
mentre per quanto riguarda le
minorenni straniere si tratta “in
gran parte di ragazze adolescenti,
arruolate, trasferite e controllate in
Italia da organizzazioni criminali,
gli appartamenti, rispetto alla
strada. Meno i locali, perché più
a rischio di identificazione. Lo
spostamento al chiuso, alla casa
privata della prostituzione chiede
il rafforzamento di strumenti
di intercettazione e di telefonia
a protezione delle vittime”.
“Recuperare questi giovani non
è impossibile: certo – ha poi
spiegato ai parlamentari - non è
Wojtyla, verso
la beatificazione
Modena
Il Comune
stanzia un fondo
di sostegno
per la maternità
U
ma anche da singoli”. I Paesi da
cui provengono i minori oggi
sono soprattutto: Nigeria, Cina,
Thailandia, Moldavia, Romania,
Bulgaria, Albania, Ucraina, Brasile,
Ecuador ma nell’ultimo decennio
provenivano almeno da 30 Paesi
del mondo. Il direttore di Migrantes
ha sottolineato che i “luoghi
abituali” della prostituzione
minorile “sono sempre più
facile anche perché, ovviamente
si sviluppa una forte pressione in
senso contrario da parte di chi ha
organizzato l’attività prostituiva
e vive sugli ingenti proventi di
questo fenomeno”. Comunque,
ha concluso, “è assai penoso il
dover constatare come - malgrado
le nuove illuminate disposizioni
legislative - la domanda di
prostituzione giovanile, secondo
le testimonianze a disposizione,
non sia affatto diminuita anzi vada
aumentando”.
n “plauso” al
Consiglio comunale
di Modena, che ha
istituito per la prima volta
un fondo per l’assistenza
alle maternità difficili, con un impegno per il 2011 di 30.000
Euro: lo ha espresso l’Associazione Comunità Papa Giovanni
XXIII in un comunicato stampa a firma del suo presidente,
Giovanni Ramonda, e dell’ “animatore Servizio Maternità
difficile”, Enrico Masini. Nel testo si esprime l’auspicio che “altre
amministrazioni in tutto il territorio provinciale e regionale, di
ogni colore politico, possano adottare iniziative analoghe”. Il
comunicato ricorda che “già il nostro fondatore don Oreste Benzi
aveva lanciato la proposta di un Fondo per le maternità difficili
a livello nazionale in occasione della Fiaccolata per la vita
nascente tenutasi proprio nella nostra città il 28 dicembre 2006”.
“Come associazione chiediamo che questo fondo sia destinato
per intero al sostegno di mamme o coppie che richiedono
l’aborto per motivi economici”, prosegue il documento.
L
a diocesi di Roma, fin dall’inizio del processo di
beatificazione, ha chiesto per papa Giovanni Paolo II, che
verrà beatificato da Benedetto XVI il 1° maggio prossimo,
il “culto universale”. Titolo, questo, che di regola si acquisisce
con la canonizzazione, fase successiva alla beatificazione, che
spetta alla chiesa locale. A renderlo noto è stato il card. Agostino
Vallini (nella foto), vicario del Papa
per la diocesi di Roma, durante la
conferenza stampa in vista della
momento successivo”. “L’unica
prossima beatificazione, svoltasi
differenza - ha spiegato
martedì 5 aprile in sala stampa
ancora il cardinale vicario vaticana. L’eventuale riconoscimento
è che nella canonizzazione
dovrebbe poi essere annunciato
viene impegnata l’infallibilità
all’atto della beatificazione, insieme
papale, mentre non è così
alla data in cui ogni anno si festeggerà nella beatificazione”. La veglia
la memoria liturgica del nuovo
mariana di preghiera il 30 aprile
beato. “Chi è santo è santo perché
al Circo Massimo, la Messa di
vive di Dio - ha osservato Vallini beatificazione il 1° maggio in
e lo è fin dal battesimo”. Dal punto
piazza S. Pietro, la Messa di
di vista sostanziale - ha aggiunto ringraziamento presieduta il
Giovanni Paolo II é già santo”, anche
2 maggio dal card. Bertone,
se la cosa “verrà riconosciuta in un
nello stesso luogo. Questi i tre
“momenti” che la diocesi di
Roma si appresta a vivere, “in
collegamento con il mondo”,
per salutare l’iscrizione di papa
Giovanni Paolo II nell’albo
dei beati. “Giovanni Paolo
II ha sentito tutto il mondo
come il suo spazio di vita e di
missione”, ha detto il cardinale,
definendo la prossima
cerimonia di beatificazione
“un forte messaggio soprattutto
spirituale, alla Chiesa e al
mondo”.
Dibattito sul “fine vita”. I cattolici di fronte a una critica infondata e strumentale.
N
el serrato dibattito
solo” conta solo quello che
sui temi del fine
egli ha fatto o riuscirà a fare;
vita un’accusa,
questo diviene il criterio
talvolta, rivolta ai
per stabilire il bene. “Se si
cattolici, è che essi sarebbero
può fare – si domandano
contro la libertà, perché non
taluni – perché non farlo?”
accetterebbero che ciascuno
E, così, tutto quanto è
possa disporre della propria
tecnicamente possibile
o altrui vita, al punto da
sarebbe anche eticamente
decidere il momento in cui
lecito! Ma davvero il “farsi da
porre fine ad un’esistenza.
solo” e il “poter fare” sono
Così alla sacralità della vita
la verità sull’uomo? La vera
– che sarebbe l’unica cosa
autodeterminazione è altra
che i cattolici riuscirebbero
cosa. Rientra nel dinamismo
a dire – si oppone il concetto
della libertà, sulle quali
nuovo di autodeterminazione,
il pensiero cattolico offre
espressione matura dell’uomo
spunti entusiasmanti.
contemporaneo. Su questo
Romano Guardini ha scritto:
tema vale la pena di fare alcune
“Chi può fare ciò che vuole
riflessioni. Intanto, il punto
è ancora molto lontano
non è che cosa l’uomo possa
dall’essere libero” (Lettere
fare ma, in ultima analisi,
sull’autoformazione).
chi sia l’uomo. Il problema,
L’uomo deve diventare
quindi, è a monte e la proposta
libero, attraverso
dell’autodeterminazione
l’assunzione responsabile
è solo la riedizione di una
della verità su se stesso,
lacuna antropologica, che da
attraverso l’accoglienza di
tempo soggiace alla nostra
un buon progetto, che egli
cultura. Sì, taluni diritti recenti
riconosce al suo interno.
– ma sono davvero diritti? – si
I cattolici considerano
sono imposti come frutto di
fondamentale la libertà,
una incompleta visione della
perché può dare senso al
Romano Guardini aiuta a cogliere dove sta il vero fondamento
persona. Aborto, fecondazione
bisogno di compimento
artificiale, eutanasia non sono
della persona e al desiderio
della autoderminazione della persona, nella luce della coscienza.
forse stati presentati come
di felicità. Sono così liberi
espressione della facoltà di
che non temono di andare
scegliere che cosa poter fare? Se i cattolici
Sono convinti che la vita sia un bene non
l’uomo dovrebbe svilupparsi solo da se
contro l’opinione del momento, fosse
rifiutano queste scelte non lo fanno perché
disponibile, non solo perché le generazioni
stesso, senza imposizioni da parte di
anche quella pubblica. Vivono la libertà
sono contro la libertà o perché fermi ad
precedenti lo hanno creduto e vissuto, ma
altri, i quali potrebbero assistere al suo
“esterna” non lasciandosi confondere da
una visione religiosa, che sarebbe propria
anche perché l’alternativa sarebbe il delirio
auto-sviluppo ma non entrare in questo
chi grida più forte o anche da chi segue
del passato. Lo fanno, invece, perché a loro
di onnipotenza. Porre fine ad un’esistenza,
sviluppo. L’uomo, depauperato della sua
la moda dell’opinione. In questo senso
sta a cuore il valore della persona: non si
come crearla in un laboratorio, non è
origine trascendente, sarebbe solo un
non sono schiavi di nessuno. Ma neanche
tratta di imporre una visione di fede, ma
togliere qualcosa a Dio, ma è togliere
“farsi da solo”, senza una meta, che non
di se stessi. “Quando un uomo è degno
di riaffermare quanto di meglio i secoli ci
l’uomo a se stesso. Affermare che la vita
sia la propria fine. La conoscenza diventa
di essere detto libero? Se è, all’esterno,
hanno consegnato; la persona è un bene,
non può essere lasciata all’arbitrio della
così un avvicinare “superficialmente” la
signore delle sue decisioni – afferma
indipendentemente dalle circostanze. Se
decisione del più forte o, semplicemente,
realtà, nel senso che si coglie solo ciò che
Guardini –. Se si rende indipendente
dicono “no” a talune scelte è perché appaia
di chi la vive significa non impadronirsene.
appare fisicamente. Le scienze si sono
dagli influssi degli uomini e delle cose, e
meglio il “sì” incondizionato all’uomo.
Per questo i cattolici dicono no al vitalismo, notevolmente sviluppate – e questo è un
se si comporta secondo i dettami che gli
Se ritengono che alcuni principi – uno di
cioè al prolungamento di una vita, che
bene – ma spesso sono diventate l’unica
vengono dal dentro. Ma prima di tutto,
questi è la difesa e la promozione della vita
naturalmente, è giunta al suo termine.
fonte di conoscenza. Eppure, c’è qualcosa
se ciò che vi è di più profondo in lui, la
umana – non siano negoziabili è perché
Il rifiuto di far morire è cosa ben diversa
di altro: c’è tutto un mondo meraviglioso,
coscienza, domina su tutto il mondo
cedere in talune circostanze, aprirebbe
dal lasciare morire. I cattolici sono contro
che è quello spirituale, ugualmente vero
delle passioni e degli istinti”. Ecco la vera
ad innumerevoli cedimenti nei confronti
una visione dell’uomo che condanna alla
e reale come quello materiale. Perché
autodeterminazione!
di persone fragili, sole o emarginate.
solitudine. In questa prospettiva errata
fermarsi? Ancora, se l’uomo è un “farsi da
MARCO DOLDI
Contro la libertà?
Europa
Sabato, 9 aprile 2011
5
Ucraina. Incontro con mons. Sviatoslav Schevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv,
che il 31 marzo scorso è stato ricevuto in Vaticano da papa Benedetto XVI.
Chiesa risorta e giovane
“S
iamo una Chiesa
orientale,
sinodale e
cattolica”, e
“oggi siamo venuti dal Santo
Padre per manifestare questa
nostra natura ecclesiale” e
“confermare la nostra piena,
visibile e reale comunione
con il Successore di Pietro”. Ha
esordito così mons. Sviatoslav
Schevchuk, neoeletto
arcivescovo maggiore di KyivHalyc (Chiesa greco-cattolica
ucraina), incontrando il 31
marzo i giornalisti nella sala
stampa della Santa Sede
dopo essere stato ricevuto
da Benedetto XVI in udienza
privata, insieme con il
Sinodo permanente Ugcc.
Il neoarcivescovo è stato
ufficialmente intronizzato,
dopo la conferma della sua
elezione da parte del Pontefice,
domenica 27 marzo nella
cattedrale della Resurrezione
di Kyiv, e domenica 3 aprile
ha celebrato una messa nella
chiesa romana di Santa Sofia
(nella foto), “cuore” dei grecocattolici ucraini residenti nella
capitale italiana.
Un’alleanza strategica.
Interpellato dai giornalisti,
mons. Schevchuk, 40 anni,
ha dichiarato che il Papa
“sarà il benvenuto quando
verrà in Ucraina” ma che
nel corso dell’udienza “non
si è parlato di una sua visita
imminente”, ed ha espresso
gratitudine al Pontefice per
la “conferma dell’elezione di
un arcivescovo così giovane:
una manifestazione della sua
fiducia nella mia persona;
ora mi sento rafforzato per
lo svolgimento del mio
ministero”. Richiamando la
presenza dei rappresentanti
delle tre Chiese ortodosse
in Ucraina alla cerimonia
della sua intronizzazione,
l’arcivescovo ha parlato di “un
importante segno di apertura
e speranza” per il futuro
delle relazioni reciproche e
per “il progresso del dialogo
il ruolo che possono svolgere
nella nuova evangelizzazione”.
Una Chiesa giovane.
Facendo notare che nella
sua Chiesa l’età media dei
sacerdoti è intorno ai 35
anni, mons. Schevchuk ha
osservato: “Siamo una Chiesa
giovane, che dopo la sua
‘resurrezione’ ha riscoperto
la propria identità”. Tra il 1991
e il 1992 i candidati alla vita
sacerdotale e religiosa sono
stati un centinaio, “una vera
esplosione, poi il trend è un
po’ calato, ma ogni anno
entrano in seminario circa 40
studenti”. Ad una domanda
circa un eventuale “passaggio”
da “arcivescovato maggiore”
di Kyiv-Halyc a “patriarcato”,
l’arcivescovo ha risposto: “La
nostra Chiesa sta crescendo
in tutto il mondo, ma la
decisione sul patriarcato spetta
al Santo Padre con il quale
viviamo in piena comunione e
obbedienza”. “L’arcivescovato
maggiore - ha spiegato - gode
Il neoarcivescovo è
stato ufficialmente
intronizzato domenica
27 marzo nella
cattedrale di Kyiv.
ecumenico”. “Da Giovanni
Paolo II - ha aggiunto - ho
imparato che nell’ecumenismo
è importante coltivare i
rapporti personali per far
cadere le paure e i pregiudizi
e superare le divisioni”. In
tale ambito mons. Schevchuk
auspica tra la Chiesa grecocattolica e le Chiese ucraine
ortodosse del patriarcato di
Mosca, del patriarcato di Kyiv e
autocefala, “dialogo costruttivo,
cooperazione e convivenza”
per “una alleanza strategica
a difesa dei valori cristiani,
in Ucraina e in Europa, una
testimonianza ecumenica e
realmente evangelizzatrice.
Commissione
Regole per
il gioco d’azzardo
on line
C
ontrollare il gioco
d’azzardo on line,
tutelare i consumatori
(e in particolare i minori),
evitarne derive sul versante
delle frodi e del riciclaggio
del “denaro sporco”: sono
tra gli obiettivi di una consultazione pubblica lanciata dalla
Commissione mediante un Libro verde. “In Europa - afferma
l’Esecutivo - il gioco d’azzardo on line è un’attività economica in
rapida crescita, con circa 15mila siti web già individuati e proventi
annui complessivi che nel 2008 hanno superato i 6 miliardi di euro
e che secondo le previsioni dovrebbero raddoppiare entro il 2013”.
Ma i quadri giuridici nazionali “variano notevolmente da uno
Stato all’altro”. Per garantire la certezza del diritto e la tutela dei
cittadini in questo settore transfrontaliero è dunque “importante
valutare in che modo modelli diversi possano coesistere
nell’ambito del mercato interno”. La Commissione invita le parti
in causa a trasmettere, mediante il suo sito web, i pareri entro il
31 luglio 2011: dopo di che “si valuterà la necessità e la forma di
eventuali interventi comunitari in materia”.
Non vogliamo stare ‘contro’ gli
ortodossi ma ‘con’ loro: come
sosteneva Giovanni XXIII, sono
più le cose che ci uniscono che
quelle che ci dividono”.
Tre priorità pastorali. Tre
in particolare, ha quindi
spiegato a SIR Europa, le
priorità pastorali dell’Ugcc:
“la nuova evangelizzazione,
l’inculturazione e la presenza
sociale nella società”. “La
nostra Chiesa - ha detto - è
presente in Ucraina, ma anche
negli Usa, in Canada, Brasile,
Argentina e Australia. In
Ucraina dobbiamo contrastare
l’ondata di secolarizzazione
che viene dall’Europa, ma
anche negli altri Paesi il nostro
tesoro di fede, consolidato dal
sangue dei martiri, non deve
andare perduto, ma trasmesso
alle nuove generazioni che
rappresentano il nostro futuro”.
Quanto all’inculturazione,
“dobbiamo tradurre i testi
liturgici dal paleoslavo in
ucraino, spagnolo, inglese,
portoghese, russo perché
tradurli significa incarnare i
valori cristiani nell’odierna
cultura e avvicinarli di più alla
gente”. Per mons. Schevchuk
l’impegno della Chiesa deve
esprimersi anche in termini
di “presenza e servizio nella
società ucraina postcomunista
ispirati ai principi del
magistero sociale della
Chiesa”, ossia di contributo
alla “ricostruzione del tessuto
morale della società”. Molti i
segni di speranza per il futuro
della Chiesa e del Paese:
l’alto numero delle vocazioni
sacerdotali e religiose e “la
nuova generazione di politici
giovani e capaci”, con i quali,
annuncia, “senza entrare
nello specifico delle rispettive
convinzioni politiche, ho
intenzione di entrare in
contatto”. Un pensiero anche ai
media: “Riconosco e sottolineo
Alto numero di
vocazioni e una nuova
generazione di politici
giovani e capaci,
segni di speranza.
degli stessi diritti e presenta
le stesse caratteristiche del
patriarcato. L’unica differenza
prevista nel diritto canonico
orientale consiste nel fatto che
nell’arcivescovato maggiore
l’elezione del Sinodo deve
essere approvata dal Santo
Padre, mentre per il patriarcato
è sufficiente dargliene
l’annuncio”. Dal presule la
sottolineatura dell’importante
contributo che le Chiese
orientali possono offrire
alla “visione ecumenica”.
“È essenziale - ha concluso
- sostenerle, soprattutto in
Medio Oriente”.
SIR EUROPA
Polonia: serve
unità della nazione
“G
iovanni Paolo II è pietra angolare della nostra unità”.
Lo hanno affermato i responsabili dell’episcopato
polacco alla vigilia della commemorazione della
morte di Karol Wojtyla, che precede di alcuni giorni il primo
anniversario della catastrofe aerea di Smolensk nella quale
persero la vita il presidente della
Polonia Lech Kaczynski e 95
personalità dello Stato. Da molti
il giorno di morte è stato
mesi, in Polonia, vengono discusse
anche il giorno della nascita
le cause della sciagura non ancora
del nuovo beato”. Il presule
del tutto chiarite dalle autorità
ha auspicato che quel
russe che svolgono gli accertamenti modo diverso di venerare
sul luogo dell’accaduto.
il defunto Pontefice possa
L’arcivescovo di Varsavia mons.
essere valido anche nel caso
Kazimierz Nycz (nella foto) - in
delle vittime della sciagura
una conferenza stampa organizzata di Smolensk. Il prossimo 10
in occasione dei prossimi
aprile, messe di suffragio
anniversari - ha precisato che
per le vittime dell’incidente
quest’anno le celebrazioni della
aereo saranno celebrate a
morte del papa polacco “vanno
Varsavia, Cracovia, e in altre
viste in un’atmosfera diversa degli
città polacche. Il segretario
altri anni, ricordando cioè che
della Conferenza episcopale
polacca, mons. Stanislaw
Budzik, ha ricordato quanto
per Giovanni Paolo II fosse
importante l’unità nazionale
dei polacchi: “Quando ci
radunavamo in preghiera per
la tragedia della catastrofe
di Smolensk e tutto il mondo
ci elogiava per questo,
dicevamo di averlo appreso
con il trapasso del pontefice,
poi però ci siamo dimenticati
quell’insegnamento e ci
siamo messi gli uni contro gli
altri”.
6
Mondo
Sabato, 9 aprile 2011
Libia. Il Paese è ormai diviso in due parti.
La guerra continua
e allontana la pace
C
ome quasi sempre capita nella storia, le
guerre “lampo” finiscono per trasformarsi
in conflitti cronici. A tre settimane dai primi
bombardamenti alleati sulla Libia e ad oltre
un mese dallo scoppio della rivolta di Bengasi
la situazione in Libia sembra tutt’altro che
chiara. La Nato ha annunciato di aver distrutto
il 30% della potenza militare dell’esercito libico
che tuttavia, dopo aver respinto l’ennesima
offensiva dei ribelli, continua ad assediare
Misurata e a cercare una controffensiva a
Brega. Il Paese sembra così destinato a dividersi
in due, con i ribelli che senza un appoggio
terrestre della Nato – quanto mai improbabile
L’INTERVENTO DELLE ACLI
“In questi giorni due questioni, stanno toccando
le nostre coscienze. La guerra avviata dai
“volenterosi”, poi dalla Nato, su mandato dell’ONU
ma con poco convinto appoggio di tante parti
importanti dello scenario mondiale e l’arrivo
incontrollato (incontrollabile?) di masse di uomini
dalle coste africane. Come aclisti non possiamo
che ribadire la nostra contrarietà all’uso delle
armi. Dopo l’imprevisto moto di cambiamento e di
partecipazione avvenuto nell’area del Mediterraneo,
abbiamo pensato che solo mantenendo aperta la
– sembrano incapaci di avanzare verso Tripoli
e dall’altra parte l’esercito libico che, complici i
bombardamenti aerei, potrà riprendere alcune
città ma non certamente le roccaforti ribelli
in Cirenaica. Sulla carta rimane l’opzione
diplomatica ma gli Alleati non sembrano
disposti a trattare con Gheddafi che, nel
frattempo, sta cercando sostegno diplomatico
avvicinando la leadership turca. A farne le spese
è sempre la popolazione civile che si trova tra
due fuochi. O meglio tre, perché nei giorni scorsi
il vicario apostolico di Tripoli mons. Martinelli
ha confermato che ci sarebbero stati già 40
vittime causate dai bombardamenti Nato.
via di dialogo fra le parti in conflitto si potesse
ricomporre posizioni anche differenti, perché
siano la politica, la diplomazia, l’inclusione e lo
sviluppo economico e sociale le armi della pace. E
che un intervento di ingerenza umanitaria, quando
assolutamente necessario, deve essere condiviso
dalla maggior parte delle Potenze del pianeta, e
debba essere gestito unicamente dall’ONU.
D’altra parte ci pare che le preoccupazioni dei
nostri governi, dopo la collaborazione con i regimi
dittatoriali, sia più legata all’approvvigionamento
a buon prezzo delle materie prime che al sostegno
della democrazia, all’aiuto ai paesi in difficoltà,
all’accoglienza dei profughi. Dobbiamo allora
interrogarci e interrogare la nostra gente sul
significato profondo del dettato costituzionale:
l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali e comportarci
di conseguenza. E, sull’altro versante ancora più
concreto del nostro impegno, adoperarci per dare
dignità ad un esodo che rischia di avere dimensioni
enormi. Le Acli si impegnano a favorire occasioni di
dialogo, di relazione umana, di accoglienza solidale
sia attraverso i propri circoli, servizi e le altre
strutture territoriali, sia nei luoghi di accoglienza
istituzionale, sia in quelli messi a disposizione dalle
✎ Il Punto
con il fiato sospeso
Nel Paese continuano
gli scontri mentre
si apre lo spiraglio
per una tregua con
la via di uscita di Gbagbo.
E’ emergenza umanitaria
A differenza di altre guerre africane in Costa
d’Avorio non ci troviamo di fronte ad un
conflitto tra “signori della guerra” ma ad una
conflittualità di chiara natura politica che
affonda le radici fin al 1993, con la morte
del presidente Houphouet-Boigny, al potere
dagli anni ’60 e l’inizio di una vera lotta di
successione. Sul sfondo si gioca la delicata
questione della “cittadinanza”, legata al concetto
di “Ivorité”, potremmo dire “ivorianità”. Una
questione non di poco conto se consideriamo
i grandi flussi di migranti impegnati nella
produzione del Cacao (la Costa d’Avorio è il
principale produttore al mondo). La legge,
negli anni novanta, definiva cittadini ivoriani
solo coloro che avessero entrambi i genitori
nati in Costa D’Avorio. Una linea rafforzata da
Gbagbo, presidente dal 2000. Una policy che
penalizzava il suo sfidante, l’ex primo ministro
Ouattara, non candidabile perché suo padre
era nativo del Burkina Faso. Con lui erano
penalizzati centinaia di migliaia di persone
figli di immigrati - concentrati sopratutto nel
nord - considerati cittadini di serie B. Fu questa
una delle cause della guerra civile conclusa
con un accordo e una riforma costituzionale
che riduceva il requisito della cittadinanza ad
uno solo dei genitori, aprendo la strada alla
candidatura di Ouattara. E alla sua vittoria.
Costa
d’Avorio:
la guerra
avanza
M
entre ad Abidjan continuano i combattimenti
e si attende l’attacco finale, le speranze di molti
sono appesa al sottile filo di una trattativa che
potrebbe salvare la Costa d’Avorio. Alcuni generali fedeli
all’ex presidente Laurent Gbagbo, ormai asserragliato
nella sua casa, starebbero trattando la resa del presidente
e di tutte le forze a lui ancora fedeli. Un passo che
sarebbe, però, vincolato ad un lasciapassare per lo stesso
Gbagbo e per i suoi uomini. Intanto nella città ivoriana
(circa 5 milioni di abitanti), continuano gli scontri che
hanno visto il largo utilizzo di artiglieria pesante. A
confrontarsi sul campo sono le “Forze Nuove” fedeli a
Alassane Ouattara, vincitore riconosciuto dalla comunità
internazionale delle elezioni presidenziali del novembre
scorso e l’esercito rimasto fedele all’ex presidente che
non intende lasciare il potere. Un confronto che vede gli
stessi protagonisti della guerra civile che ha diviso il Paese
dal 2002 al 2007, con il nord sotto il controllo delle Forze
Nuove e il sud controllato dall’esercito. In questa partita
a due, nei giorni scorsi, si è inserito prepotentemente
l’esercito francese, legato fin dai tempi coloniali al Paese,
e presente dal 2002 con la missione ‘Licorne’ con il
mandato di sostenere l’Onuci, la missione delle Nazione
Unite, attualmente forte di 10.500 caschi blu. Nella notte
tra lunedì e martedì gli elicotteri delle Nazioni Unite e
le forze francesi, che da giorni controllano l’aeroporto
della città, hanno attaccato le forze di Gbagbo, accusato
Diocesi, valorizzando tutte le differenti competenze
e peculiarità presenti al proprio interno. Abbiamo
visto in questi giorni che l’attenzione da parte di
persone e organizzazioni della nostra comunità e
di gruppi parrocchiali hanno portato nel nostro
territorio ad esporre chiare e motivate posizioni in
direzione della pace e dell’accoglienza, a definire
impegni al dialogo e all’incontro. Ci daremo da fare
per mantenere in vita questo dibattito e offrire
concrete occasioni di sostegno a chi è in difficoltà.
Aderendo al pensiero di Pax Christi, che ci dice
che “temiamo di più i profughi che la guerra e non
capiamo che le due cose sono correlate”.
di aver colpito gli stessi Caschi Blu. Un interventismo
che non ha molti precedenti nella storia delle missioni
di pace in Africa, tanto da far storcere il naso ai leader
dell’Unione Africana. Basti pensare al catastrofico non
interventismo delle forze Onu durante il genocidio
ruandese. “Ci sono significative perdite in vite umane
in Costa d’Avorio. Certamente l’Unione africana ha fatto
pressioni per il riconoscimento di Ouattara ma ciò non
significa dover fare la guerra e autorizzare l’intervento
di un esercito straniero” ha dichiarato il capo di stato
della Guinea equatoriale, Teodoro Obiang, attualmente
presidente di turno dell’UA. Anche il Sudafrica, pur
avendo votato in sede del Consiglio di sicurezza l’ultima
risoluzione sulla Costa d’Avorio (n° 1975, varata il 30
marzo), prende le distanze dall’intervento militare
avviato dai francesi e dai caschi blu. “Non mi ricordo di
aver dato un qualsiasi mandato per un bombardamento
aereo sulla Costa d’Avorio” ha detto da Pretoria il ministro
degli Esteri sudafricano, Maite Nkoana-Mashabane. Le
Nazioni Unite e la Francia si difendono sostenendo di
intervenire “solo per neutralizzare gli armamenti pesanti
a disposizione delle forze di Gbgabo, spesso utilizzati
contro i civili”, mentre i bombardamenti sarebbero stati
svolti dopo “pressanti richieste” da parte del segretario
generale Ban Ki-moon e del presidente francese Nicolas
Sarkozy. Nel momento in cui andiamo in stampa
(nella sera di martedì 5 aprile) non sono ancora chiari
i risultati di questa tentata mediazione o l’esito stesso
della battaglia. Ad essere, però, certa è la scia di morti,
sfollati e rifugiati che le forze di Ouattara, hanno lasciato
dietro di sé nelle ultime settimane, così come il numero
di vittime provocate dagli attacchi ad Abidjan da parte
dei cannoni di Gbagbo. Una delle stragi più cruente si
è verificata nella città di Duékoué, sul confine con la
Liberia, tra il 27 e il 29 marzo. “Quando siamo arrivati a
Duékoué in strada c’erano centinaia di cadaveri, per lo
più con ferite di arma da fuoco” ha rivelato alla MISNA
Kelnor Panglungtshang, responsabile del Comitato
internazionale della Croce Rossa (Cicr) in Costa d’Avorio.
Il Cicr ha sostenuto che a Duékoué ci sono stati “scontri
tra comunità”, non accusando in modo diretto né i soldati
in ritirata di Laurent Gbagbo né i sostenitori di Alassane
Ouattara entrati in città il 29. Durante la guerra civile
combattuta tra il 2002 e il 2007, Duékoué era già stata
teatro di violenze tra gruppi etnici divisi da fattori sia
sociali sia politici. Durante un sopralluogo in città, oggi il
vice-segretario generale delle Nazioni Unite Valérie Amos
ha annunciato la scoperta di una fossa comune dove
sarebbero stati accatastati 200 cadaveri. Nei giorni scorsi
l’Onu aveva denunciato 330 “esecuzioni extragiudiziali”,
accusando entrambe le parti in lotta. Complessivamente
secondo fonti di Caritas International i morti nel Paese
sarebbero circa mille.
MICHELE LUPPI
Cultura
Verso la beatificazione. Giovanni Paolo II e il Concilio.
Sabato, 9 aprile 2011
7
Novità in libreria
■ Giovanni Paolo II
Tante novità in libreria
in questi giorni
In queste settimane si moltiplicano sugli
scaffali delle librerie le proposte che
hanno al centro la figura di papa Wojtyla,
con l’avvicinarsi del 1 maggio, data della
solenne beatificazione. Diamo conto qui di
quattro volumi.
■ Andrea Riccardi
La biografia (San Paolo)
La guida sicura in Cristo
I
n che modo “la centralità storica
e antropologico” che, spiega
Una proposta umana, cristologico
e cosmica di Cristo” può ancora
Possenti, “è rimasto al centro del messaggio
“incontrare l’interesse dell’uomo
Giovanni Paolo II”. Per il filosofo, “la svolta
quella che papa Wojtyla di
odierno? Cosa offre Cristo alla sua
antropologica del Concilio” si è compiuta
ragione iperesigente e alla sua libertà
non di una svolta cristologica”,
rese credibile con la sua “all’interno
spesso insoddisfatta?”. È l’interrogativo
bensì di una “’ripresa’ cristologica” che ha
posto dal cardinale patriarca di Venezia,
la Chiesa “a tener conto di ciò
stessa vita: “Cristo è la condotto
Angelo Scola, a conclusione del proprio
nell’annuncio della sua antropologia”.
intervento al convegno “Una pietra
In Giovanni Paolo II c’è “una penetrazione
risposta esauriente
miliare nella storia bimillenaria della
profonda dell’evento conciliare, come fatto
Chiesa. Il contributo di Giovanni Paolo
decisivo per la comprensione del mistero
che
non
annulla
la
II al Concilio Vaticano II”, tenutosi nei
della Chiesa e della sua strada nel mondo
giorni scorsi nel capoluogo lagunare
e nel futuro, in cui esperienza esistenziale
libertà
dell’uomo”
.
per iniziativa dell’Istituto Superiore di
e teologia si connettono”. Ne è convinto lo
Scienze Religiose S. Lorenzo Giustiniani
storico Andrea Riccardi, che richiamando
inserito nello Studium Generale Marcianum.
la “recezione cracoviense davvero originale” del Vaticano II,
Per il card. Scola, oggi Cristo offre all’uomo “una risposta
fa notare: “Il Concilio viene considerato” da Giovanni Paolo
esauriente all’enigma da cui è costituito senza annullarne la
II “come un patrimonio di fede e speranza per il futuro. Il suo
libertà dal momento che Cristo non predecide il dramma del
pontificato viene letto come servizio alla grandissima causa del
singolo”. Secondo la riflessione teologica “sulla singolarità di
Vaticano II”. Concilio e papa Wojtyla “stanno insieme con un
Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, rivelandosi a un tempo
legame inscindibile, anzi quest’ultimo ne è interprete originale,
non solo come redentore universale ma anche come capo della fedele e creativo”.Accanto “alla storia del cristianesimo polacco,
creazione, si attesta come l’Evento che spiega l’uomo all’uomo”. la vicenda conciliare” rappresenta infatti “una delle matrici di
In tale orizzonte “la libertà infinita” di Dio “si piega, attraverso
Giovanni Paolo II. La sua storia personale e il suo pontificato
il Logos-Amore, sulla libertà finita dell’uomo, liberandola”. Solo non si spiegano senza il Vaticano II e ne sono, in modo
nella “Rivelazione di Dio”, ha osservato il patriarca di Venezia,
profondo, l’applicazione creativa e responsabile”.
l’uomo può scoprire “la guida sicura per il compimento della
“L’intraprendenza ecclesiologica di quel giovane arcivescovo,
propria vita”. Di qui l’attualità della proposta “formulata da
filosofo e teologo, proveniente dalla fredda ma cattolicissima
Giovanni Paolo II, soprattutto nelle tre encicliche trinitarie”, per
Cracovia, chiaramente percepibile nella sua voce al Concilio
“rispondere al desiderio di Dio dell’uomo postmoderno. Un
- ha rilevato il teologo Gianluigi Pasquale analizzando gli
desiderio insopprimibile anche quando viene sepolto sotto le
interventi e i contributi dell’allora arcivescovo di Cracovia
macerie dell’odierno clima nichilistico”.
al Vaticano II -, non poteva essere semplicemente il portato
Secondo il filosofo Vittorio Possenti, “il compito che Karol
della sua cultura e/o della sua esperienza pastorale: prima
Wojtyla si è assunto come filosofo e come Pontefice è stato di
di parlare in aula, il Padre conciliare Wojtyla deve aver
affermare e svolgere il senso cristiano dell’humanum, in modo
certamente pregato molto, e - come sappiamo - fatto pregare”.
che non sia possibile negare il divinum in nome dell’humanum”
Per Giovanni Paolo II il Concilio “fu un evento sui generis di
. In tal senso “lo snodo ineludibile è la persona, la cui questione
comunione, dono dello Spirito Santo alla Chiesa, allo scopo di
è al centro degli scritti di Wojtyla degli anni ‘70”. Compito della
un profondo rinnovamento della sua vita e della sua pastorale”
Chiesa, per Giovanni Paolo II, è “aiutare l’uomo a raggiungere
ha sottolineato l’antropologo Gilfredo Marengo. Continuità e
la piena verità su se stesso, e ciò si può fare se il cammino
riforma: queste le ragioni “per le quali” papa Wojtyla “investì
verso l’uomo è anche un cammino verso Dio, di modo che
tutte le sue energie nella realizzazione” del Vaticano II,
mistero di Dio e mistero dell’uomo si tengono per mano ed
autentico “unicum nella bimillenaria storia della Chiesa”.
uno aiuta l’altro nella crescita: l’approfondimento dell’uno
diventa approfondimento dell’altro”. Un itinerario “ad un tempo
a cura di GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA
L’opera di Andrea
Riccardi, storico e
fondatore della Comunità
di Sant’Egidio che
conobbe e collaborò a
lungo con il papa
polacco, è la prima vera
biografia scritta su base
scientifica e testimoniale
di un papa che ancora vive nel ricordo di
credenti e non credenti. Un viaggio
attraverso le vicende che hanno
caratterizzato la seconda metà del XX
secolo, per comprendere appieno la
carismatica figura del Pontefice. Giovanni
Paolo II, protagonista per più di un quarto
di secolo sulla scena mondiale, è stato
definito il papa slavo, colui che ha dato il
colpo di grazia all’Unione Sovietica e al suo
impero, l’uomo del secolo. Più
semplicemente, egli riteneva di aver
ricevuto il compito di introdurre la Chiesa
nel nuovo millennio. Al servizio della
Chiesa cattolica, egli si impegnò a favorire
l’unione tra i cristiani, l’amicizia con
l’ebraismo, il dialogo tra le religioni, la
pace nel mondo. Al termine della sua vita,
consumato dalla dedizione, commosse il
mondo con la sua sofferenza (euro 24,00).
■ Angelo Comastri
Nelcuoredelmondo(San Paolo)
Il card. Angelo Comastri,
arciprete della basilica di
san Pietro in Roma,
racconta Giovanni Paolo
II da osservatore
privilegiato quale è stato,
alternando storia e ricordi
personali, non ultimo la
benedizione ricevuta da
papa Wojtyla poche ore prima del suo addio
al mondo terreno. Un libro che racchiude la
grande storia e la piccola, di tutti i giorni,
fatta dai messaggi lasciati dai fedeli in fila
per l’ultimo saluto al pontefice (euro 13,00).
■ Yves Semen
La spiritualità coniugale
secondo Wojtyla (San Paolo)
■ Un’analisi critica sulla realtà dell’immigrazione dall’Africa.
“Affondo”, un libro oltre i pregiudizi
“M
a, con immenso dolore, mi sono reso conto che c’erano un’ignoranza
generale e una troppo grande ipocrisia in vari ambiti, riguardo a coloro che vengono chiamati, da queste parti, immigrati clandestini, ossia queste donne, uomini e bambini che arrivano in Italia senza visto e, quindi, illegalmente.
La questione di questi immigrati clandestini resta
e resterà ancora per molto tempo, in questo Paese,
una questione di cifre per i mezzi di comunicazione, che tornano alla ribalta sull’argomento, quando e solo quando il Mediterraneo vede la morte
di questi carichi di disperati”. Ne è convinto JeanBaptiste Sourou, giornalista e professore universitario originario del Benin ma da anni residente
in Italia, autore di “Affondo” (edizioni San Paolo
77 pag, 9 euro). Un istant book pubblicato mentre in Italia continuano gli sbarchi di profughi
provenienti dal nord Africa. Il libro raccoglie gli
articoli e le interviste realizzate per vari giornali
italiani e internazionali da Sourou a partire dal
2003. Un viaggio per cercare di capire – lontano
dalla retorica che spesso accompagna il tema immigrazione – come stanno le cose partendo dai
racconti dei protagonisti: gli stessi migranti ma
anche operatori umanitari e semplici pescatori.
L’autore non risparmi critiche al governo italiano
su come in questi anni è stato gestito il problema ma, allo stesso tempo, punta il dito contro gli
stessi governi africani, accusati di non far nulla
per cercare di disincentivare i giovani a partire
verso quell’el dorado che forse esiste solo nella
loro immaginazione. Il racconto del giornalista
tocca anche Lampedusa dove raccoglie le testimonianze di pescatori. “Ci succede sempre più
spesso – dichiarava nel 2005 uno di loro – di trovare nelle reti cadaveri o resti umani. Abbiamo
deciso di andare altrove, per evitare di trovarci
di fronte a queste scoperte macabre”. Un libro da
leggere, non per trovare delle risposte, ma per
provare a ragionare senza pregiudizi su una tematica cruciale per il nostro futuro. (M.L.)
In questo volume del
filosofo svizzero ci viene
offerto un magnifico
percorso dal quale emana
il profumo evangelico di
una certa novità sul
corpo, sul matrimonio,
sull’amore, sulla
sessualità nel pensiero di
Giovanni Paolo II (euro 15,00).
■ Giovanni Paolo II
Papa Wojtyla scrive (EDB)
Non potendo incontrare
ogni famiglia papa Wojtyla
scrive alle famiglie come
categoria umana e così fa
per le donne, i bambini, i
giovani e gli anziani.
L’antologia presentata dal
vaticanista Luigi Accattoli
rende ragione della
intonazione affabile e familiare con cui
questi testi furono redatti (euro 15,00).
a cura di Agostino Clerici
6 Sabato, 8 gennaio 2011
Italia
Economia
8 Sabato, 9 aprile 2011
”L
a popolazione
europea
invecchia, la
fecondità ha
ripreso a crescere, la speranza
di vita aumenta ancora. E l’Ue
continua ad attirare un gran
numero di migranti”: Eurostat,
ufficio statistico comunitario,
pubblica il terzo Rapporto sulla
demografia nell’Ue, che indica le
variazioni della popolazione, la
composizione dei nuclei familiari,
l’apporto degli stranieri all’aumento
degli abitanti che, nel complesso,
hanno raggiunto il mezzo miliardo.
Tra i segnali di novità posti in
evidenza nel rapporto di Eurostat,
emerge che il tasso di fecondità,
diminuito costantemente dagli
anni ‘80, ha invertito la tendenza
nel 2003: da allora si è passati,
mediamente, da 1,47 figli per
donna a 1,60. Solo Portogallo,
Malta e Lussemburgo non hanno
visto crescere il numero dei nati
per donna. Notevoli passi avanti
nella natalità si riscontrano
invece in Bulgaria, Repubblica
ceca, Slovenia e Lituania (tutti
✎ demografia europea |
dal Terzo Rapporto Eurostat
Più nati e più immigrati:
il tasso di fecondità riprende a salire
Paesi entrati di recente a far parte
dell’Unione). I tassi di fecondità
più elevati (dati 2009) si registrano
però in Irlanda (2,07), Francia
(2,00), Regno Unito (1,96), Svezia
(1,94). In assoluto i dati più bassi
si verificano invece in Lettonia
(1,31), Ungheria e Portogallo (1,32),
Germania (1,36). Fuori dai confini
comunitari, la Turchia, Paese
candidato all’ingresso nell’Unione,
segnala un tasso di fecondità ben
più elevato della media europea,
essendo a 2,10 figli per donna.
Addirittura in Islanda, altro Paese
candidato, il dato è 2,23. Eurostat
segnala quindi che “negli ultimi
50 anni la speranza di vita alla
nascita è aumentata nell’Ue27 di
circa 10 anni, sia per le donne che
per gli uomini”. Attualmente il dato
medio si attesta a 82,4 anni per le
femmine e a 76,4 per gli uomini.
In Francia le donne vivono più
a lungo rispetto a tutto il resto
d’Europa, oltre 85 anni, seguono
Spagna (84,9), Italia, Cipro. Per
gli uomini il livello più elevato è
in Svezia (79,4 anni), poi Italia,
Spagna, Paesi Bassi. La speranza
di vita media è dunque più elevata
nei Paesi dell’Europa occidentale,
dove lo sviluppo economico, gli
standard di vita e i servizi per i
cittadini hanno raggiunti livelli
migliori che nell’Europa dell’est.
Assieme al crescere dell’età media
si verifica però un aumento dei
malati anziani e cronici e delle
persone non autosufficienti.
“L’immigrazione è stato il principale
motore della crescita demografica
della popolazione nella maggior
parte dei Paesi membri dell’Ue”
negli ultimi anni, indica Eurostat.
Attualmente vivono nell’Unione
20,1 milioni di persone provenienti
da Paesi terzi, ma occorre segnalare
che ben 12,3 milioni di cittadini Ue
vivono in altri Stati comunitari, con
un significativo “rimescolamento
interno” della popolazione.
Nel 2010 il Paese che ospitata il
maggior numero di stranieri era la
Germania (7,1 milioni di persone),
seguita da Spagna (5,7), Regno
Unito (4,4), Italia (4,2) e Francia
(3,8). Naturalmente la presenza
di stranieri varia fortemente da
Paese a Paese. La percentuale
media di persone presenti nell’Ue
e provenienti da fuori dei confini
comunitari è del 4%. Ma in Polonia,
Bulgaria, Romania, Slovacchia,
Ungheria tale percentuale è
inferiore all’1%, mentre è molto più
elevata della media in Germania,
Austria, Grecia, Spagna, Italia, Cipro,
Lussemburgo. Ci sono poi i casi
particolari di Estonia e Lettonia,
con dati superiori al 15%, ma ciò
dipende dal fatto che i cittadini
di origine russa che vivono in
questi Paesi dai tempi dell’Unione
sovietica non intendono assumere
la cittadinanza degli Stati che li
ospitano. “Una buona qualità della
vita dipende da numerosi fattori,
fra cui possedere denaro sufficiente
ed essere in buona salute. Le
principali cause di morte nell’Ue
sono invece, sempre secondo
Eurostat, le cardiopatie e i tumori.
“Uno stile di vita sano e attivo
costituisce un fattore positivo. Il
fumo, un’alimentazione sbagliata
e la mancanza di esercizio fisico
sono tra i fattori che possono
aumentare il rischio di avere una
cardiopatia ischemica”.
Questa è una
crisi culturale:
i cattolici
l’hanno capito?
Alla società nichilista, del rifiuto dei valori e
della vita, i cattolici debbono opporsi, non con
generici no, ma con progetti alternativi.
N
el Vangelo secondo Matteo, al cap.
5, si legge: “Così risplenda la vostra
luce davanti agli uomini, perché
vedano le vostre opere buone”.
Vorrei riflettere sulle parole “opere buone”,
ovvero sui progetti e sui risultati concreti
delle attività svolte dai cattolici, nell’ambito
dell’economia, della finanza, della politica,
della scuola, della cultura e dell’arte. Prima
di dare inizio alla riflessione continuo la
lettura del Vangelo:”Nessuno può servire a
due padroni, perché o odierà l’uno e amerà
l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro.
Non potete servire a Dio e a mammona”.
Non è mia intenzione emettere condanne,
quindi mi limiterò esprimere giudizi e
opinioni su avvenimenti e fatti, registrati
in Italia o nel mondo. Inizio dalla crisi
economico/politica, che attraversa l’Italia,
sottolineando il disinteresse del mondo
cattolico per la stessa. Intendo dire che
non ha svolto un’azione, esprimente il
suo specifico, volta a contenere i danni
della crisi e a progettare indirizzi e scenari
di ripresa economica e di rinnovamento
culturale e politico. Temo abbia commesso
un peccato grave di omissione, ignorando
che siamo in presenza non di una crisi
congiunturale, determinata da avvenimenti e
fatti contingenti, ma da una crisi strutturale,
che chiede rigorose e innovative riforme
e la nascita di nuovi modelli culturali.
Quest’ultimi dovranno permettere al Paese
di interpretare e indirizzare i processi politici,
economici e sociali, che la globalizzazione
e i sommovimenti e le rivolte che scuotono
l’Africa del nord porranno. Il modello
novecentesco di società liberal/capitalista/
industriale pare giunto al capolinea e con
esso non solo le due grandi ideologie:
marxismo e liberal/capitalismo, ma anche
la cosiddetta “terza via”, nella quale avevo
creduto, ovvero quella cristiana, che ebbe
fra i suoi teorici Jacques Maritain. Dal
Il modello
novecentesco di società
liberal/capitalista/
industriale pare giunto
al capolinea e con esso
non solo le due grandi
ideologie: marxismo
e liberal/capitalismo,
ma anche la cosiddetta
“terza via”, nella quale
avevo creduto, ovvero
quella cristiana, che
ebbe fra i suoi teorici
Jacques Maritain.
L’attuale società
decadente domanda
un impegno di
rifondazione profonda,
in cui i cattolici devono
giocare il loro ruolo.
di Gianni Munarini
“discorso della Montagna”
riprendo un ultimo passo:
“Guardatevi dai falsi
profeti che vengano a voi
in veste di pecore, ma
dentro son lupi rapaci...
Dai loro frutti li potrete
riconoscere”. La società in
cui viviamo è una società
decadente, che ha perso
i valori cristiani e quelli
dell’etica liberale, pare
intenzionata a distruggere
il suo ordinamento politico,
sociale, economico e
familiare. A questa società
nichilista, del rifiuto dei valori e della vita, i
cattolici debbono opporsi, non con generici
no, ma con proposte e progetti alternativi.
La lotta dianzi proposta, contro il mondo
laico/ateo/radicale, presuppone che i
cattolici abbiano compreso che “la ragione
è il grande dono di Dio all’uomo, e la vittoria
della ragione sull’irrazionalità è anche uno
scopo della fede cristiana... allora la ragione
del potere e del fare deve …essere integrata
mediante l’apertura della ragione alle forze
salvifiche della fede, al discernimento tra
bene e male” (Spe Salvi, 23). La crisi degli
Stati europei a detta degli estremisti liberal/
liberisti è imputabile alla teoria delle tre D:
debito, democrazia, e demografia. Costoro
sostengono che il debito pubblico, ormai
altissimo, è frutto dei costi del modello di
Stato sociale, divenuti ormai insostenibili,
altri invece dicono che è imputabile
all’incapacità e alla disonestà della classe
politica, all’evasione fiscale e all’avidità
del capitalismo e delle multinazionali. Il
problema demografico viene imputato
all’invecchiamento della società e al crollo
delle nascite. Questi signori accusano
inoltre la democrazia di depredare i ricchi,
al fine di dare sostegno alle fasce deboli
della società. E’ un giudizio condivisibile
ma parziale, in quanto altrettanto depredati
sono i lavoratori dipendenti. I liberalconservatori ed i cosiddetti progressisti di
sinistra, sostengono solo schegge di verità. Il
loro limite culturale e ideologico è stato posto
in evidenza dall’implosione del socialismo
reale collettivista e dal crollo del capitalismo
fondato sulle leggi di mercato, avvenuto con
la bolla finanziaria del 2008. Coloro che ci
hanno condotto, forse in buona fede, a questo
sfascio, non hanno capito, ad esempio, che la
crisi non è dovuta solo a ragioni economiche,
finanziarie e tecnologiche, ma innanzitutto
a ragioni culturali, etiche e morali. Inoltre
troppi sindacalisti, imprenditori, manager
pubblici e privati, uomini politici di governo
e opposizione, non hanno compreso che ci
troviamo ad affrontare un passaggio di civiltà
complesso e affascinante. Stiamo transitando
dalla civiltà industriale consumista alla
civiltà tecnologica consumista e dalla società
dei doveri, dell’imprenditorialità, delle
responsabilità personali e della trascendenza,
a quella dei soli diritti, dell’irresponsabilità,
dello Stato/mamma, del rifiuto delle regole,
dell’indifferenza religiosa e del relativismo
morale e culturale. Il quadro rimarrebbe
incompleto se non dicessi che è in atto anche
un altro fenomeno, quello della fine del
potere coloniale, della supremazia europea
su Asia e Africa. Ciò modifica i rapporti di
forza geo-economici e geo-politici, che hanno
caratterizzato gli ultimi due secoli. Fra le
opere che il cristiano è chiamato a realizzare,
nel rinnovamento dei contesti, v’è quella dello
sviluppo, che “deve essere integrale, il che
vuol dire volto alla promozione di ogni uomo
di tutto l’uomo” (Caritas In Veritate). Ovvero
di tutti gli uomini che abitano il pianeta. I
cattolici, debbono presentare proposte sui
temi: nucleare, legalità, fonti energetiche
alternative, democrazia, immigrazione,
politica internazionale e così via.
Pace e libertà religiosa
IL
6
LA LORO FEDE
NOME
“io voglio servire gesù”
è stato ucciso per questo
padre Piero Gheddo
e gian micalessin
“Mi sono state proposte alte cariche al
governo e mi è stato chiesto di abbandonare
la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato,
persino a rischio della mia stessa vita. La
mia risposta è sempre stata la stessa: «No,
io voglio servire Gesù da uomo comune».
Questa devozione mi rende felice. Non voglio
popolarità, non voglio posizioni di potere.
Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio
che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni
parlino per me e dicano che sto seguendo
Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me
che mi considererei privilegiato qualora – in
questo mio sforzo e in questa mia battaglia
per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani
perseguitati del Pakistan – Gesù volesse
accettare il sacrificio della mia vita. Voglio
vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non
provo alcuna paura in questo paese.
Molte volte gli estremisti hanno cercato
di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno
minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato
la mia famiglia. Gli estremisti, qualche anno
fa, hanno persino chiesto ai miei genitori, a
mia madre e mio padre, di dissuadermi dal
continuare la mia missione in aiuto dei cristiani
e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso.
Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato. Io
dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro,
Shahbaz
continuerò a servire Gesù
e questa povera, sofferente
umanità, i cristiani, i
bisognosi, i poveri.
[...] Quando rifletto sul
fatto che Gesù Cristo ha
sacrificato tutto, che Dio ha
mandato il Suo stesso Figlio
per la nostra redenzione e la
nostra salvezza, mi chiedo
come possa io seguire
il cammino del Calvario.
Nostro Signore ha detto:
«Vieni con me, prendi la
tua croce e seguimi». I
passi che più amo della
Bibbia recitano: «Ho avuto
fame e mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete
e mi avete dato da bere;
ero forestiero e mi avete
ospitato, nudo e mi avete
vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e siete
venuti a trovarmi». Così,
quando vedo gente povera
e bisognosa, penso che
sotto le loro sembianze sia
Gesù a venirmi incontro.”
Bhatti,
ministro pakistano per le
minoranze, cattolico, è stato
ucciso martedì 1 marzo 2011
a colpi d’arma da fuoco
in un agguato tesogli nella
città di Islamabad.
“Da bambino e da uomo, Shahbaz ha fatto sì che Gesù incrociasse il
suo sguardo e aprisse il suo cuore, egli non ha più avuto alcuna paura,
anzi, ha avuto il coraggio di servire i suoi fratelli cristiani e non cristiani, il
proprio Paese, di offrire i suoi servizi alla Chiesa, a rischio della propria
vita. Dobbiamo rendere grazie a Dio per aver messo sulla nostra strada
questo autentico “martire”, cioè “testimone” della fede cristiana, che ha
saputo “dire” e “fare” e che ci ricorda che nella croce si trova l’autentica
speranza. Non esiste un cristianesimo senza la croce. Il messaggio
evangelico disturberà sempre. Ma l’amore dei cristiani per tutti sarà luce,
consolazione e solidarietà in mezzo alla violenza.”
(Card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo
Interreligioso, durante l’omelia della messa di suffragio)
Mostra e incontro
Lunedì 11 aprile, ore 21 - Biblioteca Comunale
di Como: “Uomini e storia. Cristiani perseguitati –
Condivisione e giudizio”
incontro con Piero Gheddo e Gian Micalessin;
moderatore don Agostino Clerici.
Sarà proiettato il reportage: “Cristiani in Iraq”.
Mostra “Il loro nome è la loro fede – Testimoni
della verità”: sabato 9 aprile, ore 15.30-19.00, lunedì
11 aprile, ore 14.30-19.00 e dalle 20.30 - atrio della
Biblioteca Comunale.
9
Centro Culturale Paolo VI. Lunedì 11 aprile 2011 in
Biblioteca Comunale a Como un interessante incontro.
Cristiani perseguitati:
condivisione e giudizio
L
unedì 11 aprile p.v., in
Biblioteca Comunale di
Como, padre Piero Gheddo,
missionario del Pime, e
Gian Micalessin, inviato speciale
de «Il Giornale», interverranno
all’incontro “Uomini e storia.
Cristiani perseguitati – Condivisione
e giudizio”. Profondo conoscitore
della realtà di tanti Paesi che ha
visitato nei suoi innumerevoli viaggi,
padre Gheddo non manca mai di
affermare con forza che le comunità
cristiane presenti in India, Pakistan,
Iran, Arabia Saudita, Algeria, Sudan,
Egitto, Cina, solo per citarne alcune,
«danno fastidio» perché con la loro
stessa esistenza diffondono una
religione, una cultura e un sistema di
vita fondati sul valore assoluto della
persona umana, quindi sulla libertà,
l’eguaglianza di fronte allo Stato, la
donna con gli stessi diritti dell’uomo,
la democrazia, la giustizia sociale.
Ecco perché – continua a insistere il
missionario – le persecuzioni anticristiane dovrebbero interessare
molto di più giornali, televisione,
S
piena
cittadinanza
ai cristiani!
Sabato, 9 aprile 2011
ul riconoscimento di una
piena cittadinanza della
minoranza cristiana in Medio
Oriente si gioca il futuro stesso di
quella Regione e di una pacifica
coesistenza tra i popoli fondata
sulla democrazia. Ne è convinto don
Andrea Pacini, studioso di Islam
e docente alla facoltà teologica
di Torino, tra i relatori martedì 5
aprile al convegno internazionale
su “Minoranze etniche e religiose
nel Mediterraneo”. “In tutti i
Paesi del Medio Oriente – ha detto
programmi culturali e università:
questa violenza è anche contro
l’Occidente democratico, tanto
che, «se risultasse vincente il
fondamentalismo islamico o anche il
comunismo del boom economico di
Cina e Vietnam, sarebbe in pericolo
non il cristianesimo (noi crediamo
per fede che non corre questo
rischio), ma l’Occidente stesso. È
questo il problema». Non possiamo,
allora, di fronte a quanto accade,
non allargare la nostra ragione per
arrivare a un giudizio, come recita il
sottotitolo di questo secondo incontro
proposto dal Centro culturale Paolo
VI, in un percorso dedicato a “Una
cultura per l’uomo. La totalità della
ragione”, che prende spunto da quanto
Benedetto XVI ha richiamato nel
discorso di Ratisbona: «L’Occidente,
da molto tempo, è minacciato da una
avversione contro gli interrogativi
fondamentali della sua ragione, e così
può subire solo un grande danno». È
l’incontro tra ragione e fede che può
vincere la violenza, come sottolinea
ancora il Pontefice: «Solo se ragione
oggi Pacino – la cittadinanza è
riconosciuta a tutti in linea di
principio ma di fatto l’appartenenza
alla religione cristiana pesa e inficia
una reale cittadinanza ugualitaria”.
Una situazione diametralmente
opposta con quanto invece i
musulmani vivono in Europa dove
“l’islam minoritario si confronta con
Stati e istituzioni ormai maturi da
un punto di vista del diritto alla
cittadinanza ugualitaria per tutti i
cittadini. Le comunità cristiane che
si trovano in paesi a maggioranza
e fede si ritrovano unite in un modo
nuovo [...] diventiamo anche capaci
di un vero dialogo delle culture e delle
religioni». Giudizio e condivisione. Noi
cristiani d’Occidente siamo chiamati
a non dimenticare e a far conoscere la
testimonianza di fede di tanti martiri
(Mons. Luigi Padovese, il ministro
pakistano Shahbaz Bhatti sono ancora
vivi nella nostra memoria) e di tante
comunità cristiane. Attraverso due
momenti vedremo il dramma dei
nostri fratelli: all’inizio della serata
sarà proiettato un documentario di
Monica Maggioni e di Gian Micalessin
sui “Cristiani in Iraq”, mentre, nell’atrio
della biblioteca, già da sabato 9 aprile,
verrà allestita una piccola mostra, “Il
loro nome è la loro fede – Testimoni
della verità”, curata da studenti
del liceo “Leopardi” di Lecco. «Ci
auguriamo che questa mostra» – e
l’intera serata dell’11 aprile – sia per
tutti noi l’occasione per riprendere
coscienza e riscoprire un gusto di
vita nuova nell’appartenenza alla
compagnia della Chiesa, che è “sale
della terra e luce del mondo”».
mussulmana si confrontano invece
con una situazione di cittadinanza
imperfetta, e cioè formalmente
riconosciuta in linea di principio
ma che di fatto direttamente
o indirettamente viene poi
contraddetta sia con legislazioni
che sono discriminatorie sia con
consuetudini e pressioni sociali che
sono molto forti e rispetto alle quali
le politiche degli Stati non sono
sufficientemente adeguate a favorire
delle controtendenze. Tutto ciò –
ha quindi fatto notare don Andrea
Pacini – ricade su una popolazione
che già vive di per sé una situazione
di vulnerabilità”. Qualche dato: “Se
nel periodo ottomano, e cioè nel
1914, data dell’ultimo censimento,
i cristiani nella regione del Medio
Oriente e nell’attuale Turchia
rappresentavano il 20% della
popolazione, arrivando a punte del
30% nell’area siro-libanese, già nel
2000 i cristiani in quella stessa
regione rappresentavano appena il
6% e oggi la percentuale è ancora
inferiore”.
Persecuzioni e discriminazioni
Tra l’incudine
e il martello...
M
L’europarlamentare
ario Mauro è
parlamentare europeo
Mario Mauro affronta il
dal 1999. Da dieci anni
tema della persecuzione
combatte per la difesa
e discriminazione dei
dei diritti umani nel mondo. È il
promotore delle due risoluzioni
cristiani nel mondo come
con le quali per la prima volta il
un capitolo della difesa
Parlamento europeo ha riconosciuto
e condannato la persecuzione dei
della libertà religiosa.
cristiani nel mondo. Dal gennaio
ma la denuncia del fatto che oggi,
2009 è Rappresentante personale della Presidenza
nel mondo, accade di morire perché si crede in Cristo e
dell’OSCE contro razzismo, xenofobia e discriminazione
si è discriminati a motivo della propria fede. La libertà
nei confronti dei cristiani. Data marzo 2010 un volume
religiosa costituisce un oggettivo fattore di riconoscimento
pubblicato da Lindau che significativamente s’intitola
del rispetto dei diritti dell’uomo. Le violenze subite dai
Guerra ai cristiani. Le persecuzioni e le discrinazioni
cristiani nel mondo rappresentano infatti una ferita e
dei cristiani nel mondo (pagine 140, euro 13.00).
una sfida alla dignità della persona. Occuparsi della
La demarcazione utilizzata nell’analisi condotta nel
libertà religiosa dei cristiani, allora, vuol dire innanzitutto
volume - e che si basa su una tavola rotonda promossa
affrontare una grave emergenza del nostro tempo”.
proprio da Mauro nella capitale austriaca nel marzo del
Il sottotitolo del libro distingue tra persecuzioni e
2009 - è proprio Vienna. Scrive il parlamentare europeo:
discriminazioni. “È bene soffermarsi su questo aspetto
“Alla fine dei lavori della prima tavola rotonda sul tema
- scrive ancora Mauro - Se, infatti, da una parte c’è la
dell’intolleranza contro i cristiani, è emerso chiaramente
persecuzione (che prevede la caccia e l’uccisione),
che le discriminazioni sono presenti sia a est che a ovest
dall’altra c’è la discriminazione, l’intolleranza,
di Vienna. Per tanto, occuparsi della libertà religiosa
l’intimidazione, l’ostilità e il disprezzo. Le cause sono
dei cristiani nel mondo non significa semplicemente
di natura ideologica e religiosa, e non connotano solo
difendere gli interessi di una categoria. Il tema di
i regimi dispotici dell’Asia o dell’Africa, ma anche le
questo saggio non è quindi una crociata identitaria o il
società democratiche occidentali. Le minoranze cristiane,
tentativo di mettere alla berlina questo o quel governo,
dunque, sono tra l’incudine e il martello: l’incudine
dell’indifferenza per il fattore religioso, propria del
laicismo occidentale, e il martello del fondamentalismo
islamico e delle dittature comuniste. Il fattore «cristiano»
è, perciò, fonte di irritazione tanto laddove è minoranza
quanto nell’ambiente politico e culturale europeo”.
S’intuisce, allora, quanto la battaglia a favore della libertà
religiosa - che Benedetto XVI ha legato a filo stretto con la
difesa e la promozione della pace - “diviene una battaglia
in difesa della vera democrazia, perché la libertà religiosa
- come disse Giovanni Paolo II - è la «cartina di tornasole
di tutti gli altri diritti». E ciò ha una doppia valenza. La
prima vede la libertà religiosa quale test: laddove essa
manca è difficile che siano garantite anche tutte le altre
(quella di stampa, di pensiero, di associazione ecc.). La
seconda valenza è espressa dalla considerazione della
persona come primariamente religiosa, in quanto mossa
da una visione del mondo e plasmata da un orientamento
ideale che ordina e fonda giudizi e azioni, così che la
libertà religiosa costituisce «il cuore di tutti gli altri diritti»”.
Vita diocesana
10 Sabato, 9 aprile 2011
Agenda
del Vescovo
Giovedì 7 aprile
A Como, tutto il giorno, Consiglio
Episcopale.
Da venerdì 8
a domenica 10 aprile
Visita pastorale alla Zona Bassa
Valtellina: parrocchie di Buglio in
Monte, Villapinta, Ardenno.
■ Familiari Clero
Ritiro pasquale il 14
aprile a Como e Sondrio
Giovedì 14 aprile gli aderenti
all’associazione “Familiari del Clero”
della Diocesi si incontreranno in due
sedi diverse per favorire una maggiore
partecipazione in preparazione alla Pasqua:
a Como, presso il Centro Cardinal
Ferrari alle ore 14.30; a Sondrio, presso
l’oratorio Beata Vergine del Rosario alle
ore 10.00. Il tema della riflessione sarà
“La relazione con Dio e con il Sacerdote”
prendendo spunto da un articolo (da
pag. 38 a pag. 47 della rivista”Familiari
del Clero” di febbraio 2011) di Maria
Pia Spadoni, tanto stimata Presidente
dell’associazione, scomparsa un anno fa.
«Seminaristi nel pallone». A Como il X Torneo lombardo.
T
utti sanno che i seminaristi non
vivono di solo pane: oltre al
nutrimento corporale, infatti,
il seminarista abbisogna anche di
coltivare alcuni svaghi. Il più gettonato,
a quanto pare, è il giuoco del calcio,
che vede numerosi seminaristi riporre
con cura l’abito talare e indossare
parastinchi e pettorine. Così bardati,
essi si recano baldanzosamente ai più
vicini campi sportivi dove, imitando
le gesta gloriose dei loro beniamini
del pallone, volano con la fantasia,
immaginandosi protagonisti delle più
prestigiose competizioni calcistiche. Per
questo motivo, secondo una consolidata
tradizione, si svolge ogni anno il Torneo
dei Seminari Lombardi. Quest’anno, in
occasione della X edizione del Torneo,
le squadre seminaristiche si sono date
appuntamento in Diocesi di Como, e
più precisamente sui campi sportivi
di Casnate con Bernate. Complice una
appuntamenti
per il clero
■ Grest 2011
Presentazione a
Morbegno il 9 aprile
Dopo la presentazione, sabato scorso a
Villaguardia (Co), questa settimana, il 9
aprile, la Sala Ipogea della chiesa di San
Giuseppe di Morbegno ospiterà, dalle ore
17.00, la presentazione del Grest 2011.
■ Salesiani
Pellegrinaggio
a Caravaggio il 25 aprile
Il prossimo lunedì 25 aprile si svolgerà il
tradizionale pellegrinaggio a Caravaggio
della Famiglia Salesiana.
Il programma prevede:
- ore 13.00 partenza dal Salesianum
(Tavernola);
- ore 13.15 partenza dalla chiesa
parrocchiale di Tavernola;
- ore 13.30 partenza dai Portici
Plinio- Como
- ore 15.00 arrivo a Caravaggio: Rosario
meditato e solenne concelebrazione.
Quota (solo pullman): euro 15,00
a persona (da versarsi all’atto
dell’iscrizione). Prenotazioni: da
effettuarsi entro venerdì 8 aprile presso I
Viaggi di Oscar- via Pretorio 9 – Como tel
031/304524. Il Pellegrinaggio è aperto
a tutti, in particolare ai Cooperatori
Salesiani, agli Amici di Don Bosco e ai
loro famigliari.
Dalla Curia
Nomine e provvedimenti
- don Walter Crippa, collaboratore a Maccio
(Co) per il Santuario
giornata primaverile mite e soleggiata, la
gara si è svolta nel migliore dei modi: se
sui campi lo spettatore poteva ammirare
le prodezze dei giovani talenti, nella
zona ristoro l’animazione musicale dava
colore e vivacità ai momenti di pausa.
Al termine delle partite, svoltesi durante
l’intero pomeriggio, tutti i seminaristi,
accompagnati dai rispettivi educatori,
si sono recati presso il nostro Seminario
per la celebrazione solenne dei Vespri, la
cena e la premiazione finale.
Particolarmente significativa è stata
la presenza del nostro Vescovo Diego,
che dopo aver presieduto il momento
di preghiera, ha voluto condividere con
tutti i ragazzi anche la serata di festa.
Dopo una lauta cena, i giovani atleti
si sono radunati nell’auditorium del
Seminario per partecipare alla tanto
attesa assegnazione dei trofei, avvenuta
per mano di due giocatori del Como:
Michele Franco, e Robert Maah. Sul
Giovedì 14 aprile, presso il Duomo di Milano,
si terrà l’incontro del clero lombardo in
preparazione al congresso eucaristico nazionale
e nella memoria del 400° anniversario della
canonizzazione di San Carlo. Il programma
prevede: alle ore 10.00 - canto di inizio e
saluto del cardinale Dionigi Tettamanzi; alle
ore 10.15 - breve comunicazione sul tema:
“San Carlo e l’Eucaristia” (monsignor Marco
Navoni, dottore della Biblioteca Ambrosiana);
alle ore 10.35 - Ora di terza Proclamazione del
Vangelo (Gv 6,53-60.66-69); alle ore 10.50 -
podio, quest’anno, si è meritatamente
posizionata la squadra di Seveso, con un
brillante secondo posto, assieme a quella
del Pontificio Istituto Missioni Estere,
che si è aggiudicato la terza posizione.
Ancora una volta, però, è stata la squadra
di Bergamo a portare a casa l’oro,
guadagnando così il gradino più alto del
podio. Al termine della premiazione
ogni squadra ha fatto ritorno al proprio
Seminario, portando con sé il ricordo
di una giornata davvero ricca di
soddisfazioni, incontri e allegria.
A questo proposito è doveroso ricordare
chi ha contribuito alla buona riuscita
della manifestazione: ringraziamo
sentitamente l’Amministrazione
Comunale di Casnate con Bernate,
la parrocchia con don Eugenio e don
Sergio il signor Renato, il CSI, gli arbitri,
la Croce Rossa, la Pastorale Giovanile
e tutti coloro che, in maniera diversa,
hanno reso speciale questo evento. Il
bilancio di questa esperienza è stato
certamente molto positivo e gratificante:
non si è trattato di un semplice
momento sportivo fine a se stesso, ma
di una vera occasione di comunione tra
giovani che, pur provenendo da luoghi
e realtà diverse, condividono la scelta
di “mettersi in campo” per verificare
la propria Vocazione al sacerdozio.
Gareggiare nello stimarsi a vicenda,
allora, diventa la vera competizione,
dove ognuno è vincitore, nella misura
in cui tutti collaborano a una feconda
fraternità.
pietro benzoni
david del curto
Meditazione di Sua Ecc. monsignor Menichelli;
alle ore 11.30 - esposizione dell’Eucaristia,
silenzio e preghiera personale (durante il
periodo di silenzio verrà offerta la possibilità di
accostarsi al Sacramento della Riconciliazione);
alle ore 12.15 - benedizione eucaristica e canto
finale; alle ore 12.30 – conclusione.
Altro appuntamento importante è Giovedì
Santo 21 aprile, alle ore 10.00, la Santa
Messa Crismale in Cattedrale a Como; alle ore
12.30 il pranzo in Seminario (prenotazione
entro il 18 aprile, telefono 031-33 88 111).
Parola fra noi
Domenica 10 aprile
U
na lunga pagina, un intero capitolo del Vangelo di Giovanni.
La vita e la morte, l’angoscia per lo strappo di una persona
cara e la gioia incontenibile di riaverla fra le braccia, meritano
il nostro tempo. È il fatto accaduto sotto gli occhi dei discepoli, la
morte e la resurrezione di Lazzaro, il fratello di Marta e Maria, amici
carissimi del Signore. Un cadavere già in fase di decomposizione,
torna in vita perché il Figlio di Dio lo chiama a venir fuori dalla
tomba. Prima, Gesù si commuove, si intenerisce e scoppia a
piangere. Le lacrime di Dio! Non so quale dei due misteri contenga
l’altro.
Dio ha potere sulla morte; lo intuiva già la fede dei grandi profeti
di Israele, come Ezechiele (dopo la catastrofe dell’esilio babilonese
il profeta ha la visione della
resurrezione delle ossa secche),
Isaia (Dio sopprimerà la morte
Ez 37, 12 - 14;
per sempre e asciugherà le
lacrime su tutti i volti) e Daniele
Rm 8, 8 - 11;
(i morti si risveglieranno chi
Gv 11, 1 - 45
alla vita eterna chi all’orrore
eterno). Questa speranza futura,
basta. Marta non crede perché
proiettata alla fine dei tempi,
ha capito tutto quello che Gesù
è già data in Gesù; lui è la
le ha detto; per credere le basta
resurrezione e la vita. La nostra
che l’abbia detto lui. È la fede
vita è distesa tra il già delle
in Gesù che ci salva, non un
lacrime e il non ancora della
percorso filosofico che ci porta,
consolazione e della speranza.
al più, a convincerci che siamo
In mezzo sta la fede nella
esseri mortali.
resurrezione di Cristo. È questo
Aver fede in Gesù non vuol
il Vangelo di oggi.
dire che Lui ci risparmia il
La domanda di Gesù a Marta,
morire, ma che ci salva “nella”
la sorella di Lazzaro, è la stessa
morte; non elimina il limite
rivolta a ciascuno di noi: “Io
che è della natura, ma ci aiuta
sono la resurrezione e la vita.
a scoprire che il limite non ci
Credi tu questo?”. Marta, invece
annulla definitivamente. C’è
di rispondere se ha capito o
modo e modo di vivere e di
meno “questo” che Gesù le ha
morire. I seguaci del crocifisso
detto, dice che crede in lui e
risorto sanno che si può vivere
l’amore fino a dare la vita. Se gli
uomini sperimentano una vita
che è per-la-morte, coloro che
credono in Gesù conoscono
una morte che è per-la-vita.
Certo, occorre la fede, che è
dono da chiedere, implorare,
anche con le lacrime. Dio, che
pure le ha conosciute, non
resisterà alla richiesta.
Alcune parole del Vangelo
di oggi si ritrovano nelle
memorie della sepoltura di
Gesù e delle visite delle donne
e dei discepoli alla sua tomba:
sepolcro, grotta, pietra, piedi,
mani, bende, sudario. In questo
modo Giovanni ci conferma
che la vicenda di malattia,
morte, sepoltura e risurrezione
di Lazzaro è un’anticipazione
della Pasqua di Gesù. Anche le
nostre vicende vanno comprese
dinanzi alla speranza che il
Signore ha vinto la morte e
con la sua risurrezione ha
inaugurato una vita nuova.
ANGELO SCEPPACERCA
Vita della Chiesa
Scheda pastorale/2
Sabato, 9 aprile 2011
11
Chiesa diocesana in cammino
Collaborare nel dire-dare il Vangelo
L’avvio dei nuovi Vicariati
G
iovedì Santo, nella Messa crismale,
il Vescovo Diego annuncerà i
nuovi Vicari Foranei e i rispettivi
Vicariati. L’esigenza di rivedere il numero
e la consistenza territoriale dei Vicariati
si era già posta, in passato, nelle riunioni
di Consiglio Presbiterale e Assemblea dei
Vicari Foranei. Il Sinodo incompiuto vi
aveva dedicato una scheda preparatoria.
La questione aveva poi trovato eco
nell’incontro degli operatori pastorali il 25
settembre scorso. I preti ne hanno potuto
discutere attraverso una lunga e articolata
scheda pubblicata sul sussidio per la loro
formazione. Le zone già toccate dalla Visita
pastorale – ma non solo quelle – hanno
formulato delle proposte operative che
possono ora essere attuate. Altre zone si
accingono a farlo. è da questo cammino
condiviso che scaturisce la ridefinizione
Alessandro soprannominato “il Pooh”...
«Presentazione del
Vicariato, giovedì sera alle
ore...»
Una delle poche sere in
cui sono libero mi capita
una cosa in cui non c’entro
niente: il Vicariato.
Ci vado, perché anche chi
canta in chiesa è invitato
alla riunione, insieme a
lettori, catechisti e tutti gli
altri. Io canto. in casa. In
chiesa e anche nelle feste
di paese. Mi chiamano “il
Pooh” perché cantavo le
loro canzoni. Il messaggio
che ci viene dato è scontato:
Il Vicariato è un territorio
nel quale collaborare tra
parrocchie. Forse la sintesi
non è precisa, ma io ho
capito così. Quando sento
ripetere a raffica la parola
“laici” mi sveglio come alla
fine di un ballo lento. Che
cos’è? Un appello ai reduci?
Una nuova battaglia da
combattere per la quale si
cercano nuovi soldati? Con
un sorriso troppo sincero
per evitarlo una signora mi
dice: “Coraggio!”. La sua non
è un’affermazione alla quale
rispondere sottraendomi con
un giro di parole. “Il Pooh”
ne sa tanti di ritornelli, ma
evito di intonare: «Parole,
parole, parole…». Sono
stato esortato al coraggio.
È quello che mi manca.
Coraggio per cosa? Mi sento
pieno di vita e mi rendo
conto che c’è qualcosa che
ha bisogno di me. Cantare
è diventato per me una
specie di immagine. Io per
la gente della parrocchia
sono quello che canta bene.
Lo dico chiaramente: a volte
canto solo perché mi piace
e solo quello che mi piace.
«Coraggio» mi ha detto. E mi
ha toccato. Taccio, ma sento
che la musica cambia.
Così ho passato alcune
settimane a cercare di capire
la cosa che ho sempre avuto
sotto gli occhi: la Chiesa vive
su un territorio. Vive tra le
case. Si è impiantata nei
paesi e nelle città. Ma non
vivrà se nessuno la coltiva.
Nessun libro potrà
dare quello che dà una
parrocchia. Nessun libro
mi stava accanto mentre
accompagnavo il mio amico
al cimitero e al suo destino
eterno. Mi stava accanto
la mia comunità. Nessuno,
a parte mio padre e mia
madre, mi parlerà di me
come di un figlio amato e
desiderato. In parrocchia
invece lo sento. Non è la
Chiesa ad aver bisogno degli
uomini. Sono gli uomini ad
aver bisogno della Chiesa. E
allo stesso tempo noi uomini
siamo il contenuto della
Chiesa. Ricordo un poster:
“L’uomo via della Chiesa”.
L’avevamo corretto: “L’uomo
via dalla chiesa”. Io sono
quell’uomo, fisicamente
sempre in chiesa, ma non
dentro la Chiesa con il cuore.
Come diventare via della
Chiesa? Vorrei sorridere
come quella signora e dire
come lei: coraggio. Prima ho
tanta strada da fare. Nella
mia parrocchia ci sto bene. E
delle altre mi interessa poco.
Eppure il Vicariato mi
incuriosisce: mettersi
d’accordo, fare alcune cose
insieme, organizzare gli
orari delle messe... Ci hanno
detto: “Anche accompagnare
i fidanzati al matrimonio
va organizzato bene nel
Vicariato. Sono adulti e
giovani che si muovono in
un orizzonte più grande
di quello parrocchiale”.
Non saprei che cosa fare
per aiutare i fidanzati a
formare una buona famiglia
e per organizzare bene il
matrimonio. Il Pooh della
situazione non sa neppure
quali canti siano giusti per
un matrimonio. Se quella
donna non mi avesse detto
“coraggio” (invitandomi!!!)
me ne sarei tornato a casa
canticchiando. Invece anche
stasera sto camminando in
silenzio e penso.
Dalla Lettera di Avvento
Il Vescovo: «Comuni a tutte
le scelte pastorali ci sono
delle istanze di fondo».
La prima è lo stile sinodale della pastorale: lavorare insieme, laici e preti, parrocchie riunite in
un’unica Comunità pastorale e parrocchie vicine
o riaggregate in forme comuni di azione pastorale,
parrocchie e associazioni e movimenti. Le concrete proposte pastorali hanno bisogno di grande
condivisione, da parte di tutti, laici, preti, consacrati. Anche l’arrivo di un parroco nuovo in una comunità sarebbe più semplice se fossimo capaci di maggior convergenza sui progetti diocesani. Per questo motivo stiamo
lavorando insieme per l’individuazione dei nuovi vicariati, intesi come aggregazione
stabile di parrocchie vicine territorialmente. Saranno lo spazio per promuovere la modalità comune dell’azione pastorale.
La seconda istanza è lo stile catecumenale della pastorale. Non si tratta di una formula magica, né di chissà quale misteriosa alchimia pastorale. Meno ancora si tratta
di una scelta elitaria che non tiene conto della realtà e delle fatiche, dei limiti e delle
povertà, spesso anche molto grandi, delle nostre parrocchie. Al contrario, lo stile catecumenale vorrebbe essere una risposta e una risorsa proprio per fronteggiare adeguatamente quelle difficoltà.
Lo stile catecumenale si raccomanda proprio perché, nella grande maggioranza dei
casi, l’azione pastorale si trova di fronte soggetti fragili, pressoché analfabeti nella fede
e talora anche nel più elementare senso di umanità…”.
dei Vicariati. Cerchiamo di cogliere,
in questa pagina, il senso di tale
“operazione pastorale”. Sullo sfondo
ci sono le prospettive indicate dai
Vescovi italiani nel documento “Il
volto missionario della parrocchia
in un mondo che cambia”. Non
è un’operazione di “ingegneria
ecclesiastica”, ma si ripensa in
modo più efficace e funzionale la
presenza della Chiesa sul territorio,
inteso in senso fisico, civile, sociale
e culturale. Funzionale a che cosa?
Anzitutto alla fraternità sacerdotale.
Da qui l’esigenza di vicariati più
piccoli e più agili degli attuali, per
consentire una migliore qualità delle
relazioni di conoscenza e di aiuto.
Un vicariato di questo tipo, inoltre,
è meglio attrezzato a rispondere alle
necessità della “pastorale integrata”:
l’ottimizzazione della distribuzione
delle Sante Messe, l’iniziazione
cristiana, la preparazione al
matrimonio, la pastorale giovanile,
la sintonia con i flussi della vita
civile, lavorativa, culturale…. Sono
riflessioni e scelte non conclusive.
Siamo all’inizio di un cammino che
prevede ancora molti passaggi di
dialogo, elaborazione e decisione. In
particolare è ancora da precisare la
riorganizzazione delle Zone pastorali,
più grandi delle attuali, e finalizzate
soprattutto a necessità formative.
Sarà uno dei primi compiti in agenda
dei nuovi vicari foranei, in assemblea
per la prima volta il 9-10 maggio.
pagina a cura
degli UFFICI PASTORALI
Scheda. Dialogo nei consigli pastorali
Per una Chiesa
viva sul territorio
1. Alessandro soprannominato il
Pooh è uno di noi. Con una rara
qualità: canta bene. Con un comune
vizio: canta per sé.
Il suo spazio vitale è la Parrocchia che
per lui è il paese stesso in cui vive. Il
suo servizio è importante: anima la
liturgia cantando. Forse non si è mai
posto il problema se cantare significhi
in qualche modo evangelizzare.
Qualcuno gli aveva detto da giovane
che “chi canta prega due volte” e
questo ha alimentato l’orgoglio di fare
anche più degli altri.
Dai suoi pensieri lo ha distolto una
parola, pronunciata da una persona
giusta, in una sera giusta. Si tratta
infatti del “coraggio di cambiare
mentalità”. Dire “convertirsi” sembra
troppo, ma non siamo molto lontani.
Della sua parrocchia gli interessava
qualcosa, perché ci sta bene. Delle
altre niente. Gli è stato proposto il
Vicariato. Ha capito il messaggio: la
Chiesa vive sul territorio e, a partire
da lì, interpreta il Vangelo. Territorio,
annuncio del Vangelo, coinvolgimento
dei laici, corresponsabilità,
generosità… coraggio! Proviamo a
parlarne e a trovare la parola giusta per
infondere il coraggio più quotidiano
di cui abbiamo bisogno: il coraggio di
cambiare.
• Come descrivere il Vicariato perché
anche le persone più semplici, o
ai margini delle attività ecclesiali,
possano comprenderlo e sentirlo
come tensione ad annunciare meglio
il Vangelo nel territorio in cui si
abita? Forse basterebbe superare il
linguaggio “ecclesialese” per usare
parole semplici come: gente, lavoro,
fatica, vangelo, incontro, case, strade,
famiglie. Individuata la differenza
tra Parrocchia e Vicariato c’è davvero
bisogno di entrambi per un lavoro
pastorale più efficace?
• Maturare scelte di responsabilità
laicale: è un avvenimento raro?
Una lunga scarpinata sui sentieri
dell’Azione cattolica? Una possibilità
data a tutti, ma non per tutti?
Un’esperienza normale? Qualcuno dice
che nella Chiesa capita come tra amici:
tu dai una mano e qualcuno ti prende
un braccio. Come aiutarci a pensare
positivamente al dono di sé? Come
collaborare in modo coordinato per
servire meglio i fratelli e la causa del
Vangelo?
Perché i
Vicariati?
Don Italo Mazzoni, Vicario episcopale territoriale, risponde alla domanda: «Perché la Chiesa non
si accontenta di costituire
delle parrocchie e inventa
i vicariati»?
La comunione ecclesiale ha
sempre una dimensione universale, ma nel suo concreto
attuarsi assume il territorio
con i tratti geografici, storici e
culturali che lo caratterizzano. Ne è espressione di straordinaria bellezza e significato la parrocchia, l’ultima
localizzazione della Chiesa,
la Chiesa stessa in mezzo alle case. La nostra storia e la
nostra geografia diocesana
sono costellate di parrocchie, di
cui alcune
mediamente piccole.
Nella parrocchia la
Chiesa vive, è presente ed
operante, così da diventare il luogo ordinario in cui i
fedeli si riuniscono per crescere nella santità, per partecipare alla missione della
Chiesa e vivere la comunione ecclesiale (Sinodo Vescovi, Iam istante, 9). Per assolvere l’immane compito della Chiesa che evangelizza, la
parrocchia non può bastare a
se stessa, considerato anche
il fatto che molte parrocchie
sono di piccola dimensione.
Per questo il Diritto Canonico prevede forme di collaborazione tra parrocchie
nell’ambito del territorio. Il
Vicariato è il soggetto stabile
di collaborazione fra le parrocchie, tra comunità pastorali o altre forme di pastorale
integrata.
Vita diocesana
12 Sabato, 9 aprile 2011
Diocesi Di como
Visita
Pastorale
Dall’8 al 10 aprile
■ Ardenno in breve
Il Vescovo
ad Ardenno
“Favorire e consolidare la comunione
fraterna e l’amore reciproco tra tutti i
discepoli di Gesù, per rendere la Chiesa
segno credibile del suo amore”: è con
questa sollecitudine cristiana, con
tale spirito eucaristico che il Vescovo
Diego Coletti, pastore della Diocesi
di Como, si presenta ad incontrare la
comunità parrocchiale di S. Lorenzo di
Ardenno. Una comunità che in attesa
dell’importante evento, si è impegnata
in un lungo e proficuo cammino
di preparazione contraddistinto
da intensi e partecipati momenti
di approfondimento (mercoledì
per formarsi…sul tema della visita
pastorale), di riflessione
(gli Esercizi Spirituali Parrocchiali) e di
preghiera (venerdì per pregare…).
Proprio questi incontri itineranti di
preghiera e riflessione, culminati con
la Via Crucis a Villapinta, l’Adorazione
Eucaristica a Buglio in Monte
(parrocchie che verranno visitate
dal Vescovo sabato 9 Aprile) e la
Celebrazione penitenziale ad Ardenno,
sono stati ideati e vissuti nel segno
di una pastorale capace di uscire dai
confini parrocchiali per instaurare
nuove relazioni e concretizzare
la comunione ecclesiale
attraverso la testimonianza, la
solidarietà e la collaborazione.
Al di là della contingenza,
peraltro di assoluta rilevanza,
molto attivo è il gruppo di
catechisti impegnato negli
itinerari di iniziazione cristiana
e pastorale giovanile, così
come quello impegnato
dell’animazione in Oratorio. Una
presenza significativa viene assicurata
dal gruppo Liturgico (Coro parrocchiale,
Chierichetti o Ministranti, Lettori,
Ministri straordinari dell’Eucaristia).
Prezioso il contributo dell’Azione
Cattolica, positiva la presenza di tre
gruppi famiglia, rilevante la “rinascita”
della Confraternita del Santissimo
Sacramento, molto attiva la dimensione
missionaria, estremamente utile e
gradito anche il bollettino Comunitando
che entra in tutte le famiglie ardennesi
(4 uscite annuali). L’incontro con il
Vescovo saprà certamente ridare slancio
e vigore alla vita religiosa della comunità
ardennese, realtà peraltro ancora viva
e solidale, ma nella quale, per usare le
parole del parroco don Ilario Gaggini
“ci sono tanti elementi positivi, anche
se occorrerebbe fare di più per sentirsi
persone maggiormente corresponsabili,
persone che “ sentono” la Chiesa,
persone che non si accontentano di
ricevere, ma vogliono donare, per creare
un futuro aperto alla carità, un futuro in
cui si sappia valorizzare tutta la grazia
che Dio ci dà. Solo così le nostre vite
daranno frutto”.
Un messaggio forte e impegnativo che
sicuramente verrà ribadito e rafforzato
da quelli che sono i tratti più marcati e
caratteristici del nostro Vescovo, ossia
la parola, la spontaneità, il sorriso, la
simpatia, il carisma, la disponibilità e
l’umanità. (M. S.)
la visita a buglio in monte
A
Diocesi Di como
Visita
Pastorale
rdenno è un comune con una
superfice do 17 km quadrati situato
a 266 metri s.l.m. (la quota più alta
raggiunge i 2000 mt. circa). Gli abitanti
sono 3250 con 1275 famiglie. 150
sono gli immigrati da paesi sranieri
(dati a fine 2009). E’ formato da
numerose frazioni, Gaggio, Piazzalunga,
Biolo, Masino e Pilasco sono le più
importanti. Il borgo, tanto caro al
poeta Salvatore Quasimodo, possiede
un ricco patrimonio artistico-religioso :
notevole la Parrocchiale di S. Lorenzo,
antica pieve della bassa Valtellina, con
la preziosa ancona lignea del 1540. Una
dozzina sono le associazioni operanti
sul territorio: Ardenno Sportiva, Unione
sportiva calcio Ardenno-Masino, Gruppo
Alpini, Corpo Musicale, Gruppo Pilsco,
Ass. S. Abbondio a Piazzalunga e S.
Pietro a Masino, Gruppo intercomunale
Ar.Va.Bu.Fo.,Compagnia teatrale “Il
Caminetto”, Gruppi AIDO e AVIS, Ass.
“Tua e le altre” Rilevante infine, la
presenza della Casa S. Lorenzo, fondata
dal Beato Don Luigi Guanella, che
accoglie una cinquantina tra anziani e
disabili.
Il programma
Venerdì 8 Aprile: ore 10.00 incontro con
il parroco; ore 11.00 S. Messa all’Istituto
S. Lorenzo, a seguire incontro con le per
sone ricoverate, il personale e le suore;
ore 15.30 in chiesa parrocchiale incontro
con bambini e ragazzi di Ardenno,
Buglio in Monte e Villapinta; ore 16.30
al cimitero momento di preghiera e
benedizione delle tombe; ore 17.30
visita alla casa per donne maltrattate
“ Tua e le altre”; ore 18.15 in chiesa
parrocchiale Santi Vespri con i giovani;
ore 20.30 in oratorio incontro con la
comunità apostolica.
Domenica 10 Aprile ore 9.45 in chiesa
parrocchiale accoglienza e celebrazione
S. Messa solenne.
a cura di MARINO SPINI
“Aiutaci a crescere
nella vita cristiana”
S
ituata su un terrazzamento soleggiato delle Alpi Retiche a
577 metri di altitudine, la parrocchia di san Fedele occupa
la parte settentrionale del comune di Buglio in Monte e
gode di un clima favorevole durante tutto l’anno .
Il nome Buglio molto probabilmente deriva dal latino “ebullire”
che significa bollir fuori . Il terreno è infatti particolarmente
ricco di sorgenti d‘acqua che a tratti scompaiono nel sottosuolo
per poi riaffiorare come “bulla” da cui “Bullium” .
Avendo origini antichissime, è difficile stabilire chi furono i
primi paesani di Buglio . Il documento più antico in cui appare
il toponimo Bulium è un atto di compravendita risalente al
1022. Già dall’XI secolo sono presenti i monaci cluniacensi dell’
abbazia di san Pietro di Vallate e del monastero di san Giacomo
di Pontida.
La parrocchia si separa dalla pieve di Ardenno nel 1437 con bolla
di Papa Eugenio IV e formalmente si costituisce nel 1440.
La popolazione ha subito una notevole diminuzione, a partire
dagli anni ’50, dovuta alla migrazione verso la Brianza e il
fondovalle. Le 760 anime attualmente residenti aumentano
notevolmente nei mesi estivi e i villeggianti, molti dei quali
nativi, sono ben inseriti nel contesto parrocchiale. Quella di
Buglio è una comunità unita e molto attiva. Parecchi sono i
volontari che dedicano tempo ed energia per il bene di tutti
ma soprattutto per la buona riuscita delle solennità o attività
proposte (catechesi dei fanciulli, processioni, allestimento
presepi, posa luminarie, Grest, raccolta viveri pro Mato Grosso,
rappresentazioni). Il periodo di maggior impegno è quello in cui
si concentrano le principali feste parrocchiali, dal patrono san
Fedele (fine ottobre) alla festa della Madonna delle Grazie (inizio
gennaio). Questa festività è stata istituita come voto di tutto il
Paese riconoscente alla Vergine che lo ha protetto durante il
secondo conflitto mondiale. Il 16 giugno 1944, mentre il paese
bruciava sotto il fuoco nemico, un gruppo di Bugliesi civili stava
per essere fucilato nella Piazza principale (ora denominata a
memoria di quell’
episodio, Piazza
della Libertà).
La comunità si
radunò in chiesa
implorando, per
l’ intercessione
della Madonna,
la fine delle
ostilità e promettendo l’ istituzione di una festa annuale di
ringraziamento. Pochi istanti prima di aprire il fuoco sui civili,
da Sondrio arrivò la notizia della fine del conflitto. Ancora oggi è
notevole la partecipazione dei Bugliesi , e non solo, agli incontri
di preghiera proposti in questa occasione. Durante l’estate, da
sottolineare due appuntamenti molto “gettonati”: la festa dei
santi Quirico e Giulitta, la terza domenica di luglio, sull’Alpe
Scermendone a 2000 metri e il Grest (fine agosto)che coinvolge
intere famiglie.
La fede a Buglio è ancora vissuta in modo tradizionale anche
se non mancano tentativi per aggiornare e rendere sempre
più viva la comunità, spingendola ad integrarsi e confrontarsi
con le realtà vicine. Proprio per questo, in occasione della
visita pastorale, la parrocchia ha intrapreso un cammino di
preparazione in collaborazione con le parrocchie di Villapinta
(frazione dello stesso comune) e di Ardenno. Si tratta di incontri
da tenersi in tre venerdì di Quaresima nelle rispettive chiese;
“Via Crucis”a Villapinta, “Adorazione Eucaristica”a Buglio,
“Celebrazione Penitenziale” ad Ardenno. La gente attende
con gioia il ritorno del Vescovo Diego, che ha già amministrato
la S. Cresima nel 2009, e vuole cogliere dal proprio Pastore
suggerimenti, proposte, insegnamenti che la stimolino
nella crescita della vita cristiana, nella collaborazione, nella
partecipazione alle iniziative parrocchiali, zonali e diocesane.
LA COMUNITA’ PARROCCHIALE
Buglio e le sue chiese
L
a chiesa parrocchiale viene consacrata il 14
gennaio 1521 dal vescovo di Lodi Francesco
Ladino che dedica l’ altare maggiore a san
Fedele martire. Ricostruita e ampliata nel
corso degli anni, con il campanile seicentesco
che svetta sulle case, è ad un’unica navata e
presenta sei altari laterali: l ‘altare dei santi
Rocco, Sebastiano e Maria Maddalena (un’
apprezzata ancona lignea a forma di trittico);
l’ altare di san Francesco Saverio (medaglione
in marmo policromo); l’ altare della Madonna
del Rosario con ai lati san Domenico e santa
Rosa; l’ altare della Beata Vergine delle Grazie
(in legno scolpito e dorato); l’ altare dei santi
Vincenzo Ferreri e Carlo Borromeo presente
in san Fedele dal 1690; l’altare della Beata
Vergine Addolorata, opera del Battistello,
allievo del Caravaggio, dono dei paesani
trasferitisi a Roma nel XVI-XVII secolo; l’ altare
maggiore (in marmo policromo e lavorato
ad intarsio) con alle spalle una grande tela
raffigurante la decapitazione di san Fedele.
Sul territorio vi sono anche la chiesetta dei
santi Quirico e Giulitta ( XI secolo ) a 2000
metri di quota, di sant ‘Agata (XVI secolo)
al cimitero, di san Gerolamo (XVIsecolo) ora
sconsacrata, cappelle ed affreschi, prova
dell’animo religioso dei Bugliesi che nel
corso degli anni si sono prodigati per la loro
manutenzione.
Vita diocesana
Sabato, 26 marzo 2011 13
Lo scorso 2 e 3 aprile. In una lettera il racconto della visita.
Diocesi Di como
Visita
Pastorale
a
n
o
a
r
T
Diocesi Di como
Visita
Pastorale
Fotogallery
■ Traona
Per portare frutto abbondante
C
arissimo Vescovo Diego,
la comunità di Traona vuole dirle pubblicamente un grazie di cuore per la sua
presenza in mezzo a noi nei giorni di sabato 2 e domenica 3 aprile. Lei si é fatto vicino
a questa famiglia parrocchiale come Cristo
Buon Pastore e nella sua benedizione, nel suo
sorriso e nelle sue parole accoglienti abbiamo
sentito l’abbraccio di tenerezza del Padre che,
in Cristo, ama e accoglie tutti, senza preferenze di persone. Con la visita al cimitero e la
benedizione delle tombe dei nostri cari, lei ci
ha ricordato questa comunione viva con tutti
coloro che ci hanno preceduto, che ci hanno
trasmesso il grande deposito della fede e che
ci accompagnano in questo cammino terreno verso la meta eterna che attende anche
ciascuno di noi. Nel saluto del sindaco, nella
presentazione dei vari gruppi e associazioni
che operano per il bene della comunità lei
ha potuto prendere atto di quanta vitalità ci
sia in questa nostra Traona che, come dice
il nome, é “terra buona”, ma, con la sapienza del Vangelo, lei ci ha anche ricordato che
tutto questo può diventare testimonianza credibile solo se motivato e sorretto dall’amore
reciproco.
Come Cristo, che si é fatto vicino ai più deboli,
anche lei ha riservato momenti di particolare
attenzione per coloro che nella nostra comunità sono più fragili: i ragazzi del “Tralcio”
e di “Cà Lucia”, i ragazzi ospiti della Piccola
Opera con le sorelle Minime Oblate che li accudiscono, le due donne anziane costrette in
casa per la malattia.
Nell’assemblea serale si é accostato a tutti noi
percorrendo la strada della memoria quando, attraverso la presentazione di documenti e foto, abbiamo rivissuto quasi cento anni della vita di fede della nostra comunità.
Insieme abbiamo potuto constatare quale
patrimonio importante ci hanno lasciato i
nostri cari ma lei ci ha anche fatto prendere
coscienza di come sia anche necessario darci
uno scossone, per rinsaldare ancora la nostra vita su queste profondi radici e fissare lo
sguardo su Cristo se non vogliamo lasciarci travolgere dalla mentalità del mondo. È
stato bello poter dare inizio con lei al giorno
del Signore nell’antica Chiesa di S. Caterina
a Corlazzo unendoci alla Chiesa universale
nell’innalzare la nostra lode a Dio, Creatore
e Signore di tutta la storia.
Ma quello che vogliamo tenere saldamente
nel cuore sono le domande che lei ci ha fatto
perché ci interpellino continuamente e non
lascino assopire la nostra coscienza con i tanti messaggi del mondo.
Durante la celebrazione Eucaristica, nella
Chiesa di S. Alessandro stracolma di gente,
ricordando il brano di Vangelo del nato cieco guarito da Gesù, lei ci ha chiesto: “Noi ci
vediamo o siamo ciechi?”. Nel pomeriggio, nella Chiesa “Madonna di
Fatima” della Valletta, altrettanto gremita,
prendendo spunto dalla lettura breve dei Vespri, lei di nuovo ci ha domandato: “Ma noi
siamo viventi in Dio, in Cristo Gesù?”
Abbiamo sentito in queste due domande
l’ansia di un padre per la salvezza delle tante anime affidatale da Dio. Ognuno di noi
sarà stato raggiunto da questa sua giusta
preoccupazione e ognuno di noi si sarà dato
una risposta o la starà cercando nel segreto
del proprio cuore. Noi le diciamo grazie per
avercele fatte perché un padre che ama corregge sempre i suoi figli. Vogliamo dirle che
cercheremo di tradurre in gesti concreti queste
nostre risposte. Noi che abbiamo ricevuto il
grande dono di essere illuminati dalla “luce
di Cristo” non vogliamo nasconderla sotto il
moggio né tanto meno vogliamo che la nostra
Traona, “terra buona”, diventi terra arida che
non produce più frutti duraturi.
Lasciandoci guidare dalla Parola che il Signore ci ha donato e sorretti dalla preghiera
che lei ci ha assicurato, vogliamo fissare lo
sguardo su Gesù, con Lui vedere le necessità
dei fratelli e dal suo cuore attingere la forza
e il coraggio per farcene carico con amore.
Sappiamo poi che in questa avventura abbiamo anche la grazia di essere accompagnati e sostenuti da chi ha già percorso questa
strada e ha già raggiunto la Santità: don Luigi Guanella che ha amato e servito la nostra
comunità. Anche a lui ci affidiamo perché
interceda per noi e tenga ben desti la nostra
volontà e il nostro cuore perché, vivendo liberi in Cristo, portiamo frutti abbondanti per
l’eternità. Di nuovo, carissimo Vescovo Diego, grazie di cuore dalla comunità di Traona.
MARGHERITA
Bassa Valtellina. Nel fine settimana il Vescovo Coletti incontrerà la comunità di Villapinta
L
a storia della giovane parrocchia di
Villapinta comincia nel 1947, quando
alcune famiglie della frazione, allora
appartenente alla parrocchia di Buglio in
Monte, scrivono al Vescovo di Como per
esporre la “quasi necessità” di fondare a
Villapinta una nuova parrocchia.
In seguito a tale richiesta, il Vescovo Felice
Bonomini indirizza una lettera al Prevosto
di Buglio, comunicando l’intenzione
di erigere Villapinta in Vicaria Curata e
affidando il servizio religioso a don Arturo
Bonazzi. Ed infatti, il 2 dicembre 1951, don
Arturo fa ingresso a Villapinta e in gennaio il
Vescovo istituisce formalmente il territorio
di Villapinta, con annesso Ronco, a Vicaria
Curata. Il decreto di erezione viene letto
al popolo raccolto nell’antica chiesetta
di San Pietro. La prima pietra delle opere
parrocchiali, nel 1954, è posta a fondamento
di un omaggio alla Madonna di Tirano, alla
cui protezione viene affidata la vita della
parrocchia nascente. Contemporaneamente
si inizia la costruzione della Casa
Parrocchiale. Il 28 giugno 1955 il Vescovo
Felice Bonomini emette il decreto di erezione
della Parrocchia con il quale viene stabilito
che dal 1° luglio 1955 “la località di Villapinta
sia eretta in parrocchia sotto il titolo di San
Pietro Apostolo, con tutti i diritti e privilegi, gli
onori e gli oneri che comportano alle Chiese
Parrocchiali di questa Comense Diocesi”.
Nel corso dell’anno 1965, grazie all’apporto
consistente della popolazione che elargisce
offerte e prestazioni gratuite di manodopera,
cominciano i lavori per la nuova chiesa
parrocchiale, il Santuario dedicato a San
Cristoforo, protettore degli automobilisti
e di tutti coloro che viaggiano sulle strade.
L’edificio viene aperto al pubblico il 2 aprile
1967, mentre la sua dedicazione avviene il
Una parrocchia
giovane
30 settembre 1967 alla presenza del Vescovo
Bonomini. Il 3 agosto 1975, dopo la morte
tragica di don Arturo, giunge il secondo
Parroco, don Raffaele Zubiani, il quale
rimane in Parrocchia per un ventennio,
prodigandosi a favore della comunità con
encomiabile spirito di umiltà e servizio. Alla
presenza discreta di don Raffaele è stata
dedicata una via del paese, sulla quale, ci
sembra significativo, in pochi anni sono sorte
nuove abitazioni e nate giovani famiglie.
Il 17 marzo 1986 don Paolo Busato,
terzo parroco, fa ingresso in parrocchia.
Sotto la sua guida, il 29 maggio 2004,
si giunge all’inaugurazione del tanto
atteso e desiderato Centro di Animazione
Parrocchiale, dedicato ai Beati Francesco e
Giacinta Marto. La consistente generosità
dei parrocchiani e l’intraprendenza del
giovane parroco permettono la realizzazione
di altre opere, tra le quali la completa
ristrutturazione della chiesa di San
Sisto, la più antica presente nel territorio
parrocchiale. Il 19 settembre 2010 giunge
in Parrocchia il quarto parroco, don Enrico
Borsani, che si è particolarmente preso
a cuore la preparazione spirituale della
comunità all’imminente Visita Pastorale.
Venendo a Villapinta il Vescovo incontrerà
quindi una Parrocchia giovane, con
poco più di cinquant’anni di vita, ed una
comunità altrettanto giovane: sono oltre
120 i bambini e ragazzi che frequentano il
catechismo; oltre 40 frequentano la scuola
statale dell’infanzia “don Arturo Bonazzi”;
ben 17 i Battesimi amministrati nel corso
dell’anno 2010. La comunità di Villapinta è
ben descritta dal titolo scelto per il bollettino
parrocchiale: “comunità in cammino”. Pur
essendo un cammino intrapreso da poco
tempo, soprattutto se paragonato alla storia
plurisecolare di altre comunità, la strada già
percorsa dalla parrocchia è indubbiamente
significativa ed ha portato ad avere oggi un
discreto gruppo di persone che si dedicano
con impegno e volontà alle diverse attività:
dal catechismo, all’animazione liturgica;
dall’organizzazione delle feste legate ai nostri
santi protettori (e ci piace ricordarli tutti:
San Pietro, patrono della parrocchia; san
Cristoforo, titolare del nuovo Santuario; san
Sisto, titolare della chiesetta nelle frazioni
di Ere-Ronco; San Giuseppe, cui è dedicata
la cappella del cimitero; i Beati Francesco e
Giacinta Marto, protettori speciali del Centro
di Animazione Parrocchiale), alla cura delle
suppellettili e dell’arredo sacro; dalla pulizia
delle chiese e degli edifici parrocchiali,
alle attività ricreativo-educative soprattutto
a beneficio dei più piccoli. Quello che
ricordiamo però con maggiore soddisfazione,
e vogliamo qui richiamare, è il nutrito gruppo
di esuberanti chierichetti che ogni domenica
svolgono, con incomparabile entusiasmo e
competenza, il servizio all’altare. All’invito di
Gesù: “lasciate che i bambini vengano a me
e non glielo impedite”, Villapinta risponde
anche così. E ne è orgogliosa.
LA COMUNITA’ PARROCCHIALE
PastoraleDelLavoro
14 Sabato, 9 aprile 2011
Il lavoro in festa
con... Giovanni
Paolo II
La veglia di preghiera prevista
la vigilia del 1° maggio, giorno scelto
per la beatificazione di papa Wojtyla
un’immagine
giovanile
di karol
wojtyla
A tutti è nota la passione
con cui il Santo Padre
si adoperò per far
incontrare il mondo
produttivo con Gesù
Cristo e il suo messaggio
P
ossiamo ben dire che quest’anno
la veglia di preghiera e riflessione
in occasione della festa del lavoro
che si celebra nella vigilia di
domenica 1°maggio, giorno in cui Papa
Giovanni Paolo II viene beatificato, è una
felice e provvidenziale coincidenza.
A tutti è noto come Giovanni Paolo II
sia stato un appassionato pastore per
il mondo del lavoro, la sua tensione
continua a far incontrare il mondo del lavoro, nelle sue diverse sfaccettature,
con Gesù Cristo e il suo messaggio. Se nel corso del suo lungo pontificato
numerosissimi sono stati i messaggi e i documenti scritti per gli uomini del
lavoro, il documento per eccellenza, che ancora oggi ha molto da offrire e
proporre all’uomo del lavoro e alla complessa realtà economica-produttiva, è
sicuramente l’enciclica ‘Laborem Exercens’.
E’ avendo sullo sfondo l’articolato e profondo insegnamento sociale di Papa
Wojtyla, senza dimenticare la personale testimonianza di lavoratore, che
quest’anno si svolgono le veglie di preghiera disseminate nella nostra diocesi. Il
filo conduttore della veglia sarà caratterizzato da un valore che ha fatto da guida
ai vari contenuti espressi dall’enciclica di Benedetto XVI ‘Caritas in veritate: la
fraternità.
La caduta delle ideologie e l’attuale sistema
produttivo connotato dalla profonda
innovazione tecnologica ha messo in soffitta
alcune espressioni che dettavano la modalità
di rapporto tra i vari soggetti del mondo
del lavoro, quali la lotta di classe. Oggi si
è alla ricerca di modalità che esprimano
meglio i nuovi rapporti che si sono venuti
ad instaurare nel mondo produttivo in
relazione al progresso globale. Benedetto XVI
nella Caritas in veritate ha individuato nella
fraternità quello sviluppo integrale di cui
l’umanità ha assoluto bisogno.
Il tema della veglia è: “fraternità, vero
bisogno dell’uomo”.
L’uomo del lavoro oggi più che mai
sente il bisogno che il mondo del lavoro
sia intessuto da relazioni di fraternità.
Fraternità è un ulteriore passo in avanti
rispetto alla solidarietà così ben espressa
nell’enciclica Sollicitudo Rei Socialis, nella
quale la solidarietà viene espressa come
“determinazione ferma e perseverante di
impegnarsi per il bene comune: ossia per il
bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo
veramente responsabili di tutti (n. 38).
Stiamo vivendo ancora il lungo periodo di
crisi e la veglia vuole stimolare le comunità
cristiane ad assumersi (perché non ad
adottare?) la sofferenza e il disagio di tante
famiglie che ancora sono senza lavoro
o ne usufruiscono in modo saltuario e
irregolare, intaccando quella dignità umana
e di famiglia che deriva anche da un lavoro
dignitoso e capace di garantire alla famiglia
una vita altrettanto dignitosa.
Per il cristiano il fondamento della fraternità
è Gesù Cristo. Questo dato lo si vuol
sottolineare con una duplice articolazione
della veglia. Il primo in chiesa, logo d
radicamento della fraternità cristiana,
che si articola sulla forma di dialogo tra
l’ascolto della Parola e l’applicazione data dal
magistero della chiesa. Il secondo momento
sarà vissuto attraverso un segno, che può
essere una luce accesa,come simbolo di una
fraternità attenta e vigile alle problematiche
e sofferenze, in modo particolare a quelle
del mondo del lavoro o derivate da esso, e
avverrà fuori della Chiesa o in un altro luogo
significativo della attività umana.
In questo contesto trova sicuramente il suo
spazio il richiamo al fondo di solidarietà
Famiglia Lavoro quale espressione di una
comunità che non lascia soli chi è smarrito
materialmente e moralmente per la perdita
del lavoro.
esperienza di prossimità. Oltre 572 mila euro erogate
Fondo Famiglia-Lavoro
I
l Fondo Famiglia-Lavoro promosso
dal Vescovo Diego per aiutare
con un contributo economico le
famiglie in difficoltà ha fino ad
oggi erogato 572.430 euro a sostegno di
334 situazioni di bisogno della nostra
diocesi. La storia e i numeri del Fondo,
a partire dal settembre 2009 quando
la crisi da finanziaria ed economica
è diventata sociale, ci dicono che le
precarietà diventano marginali con la
perdita dell’occupazione e con l’assenza
in ampie fasce del mondo del lavoro di
ammortizzatori sociali o di appropriati
strumenti di protezione dalle difficoltà di
imprese e attività artigianali. Emergono
alcuni dati significativi da coloro che si
sono avvicinati al Fondo Famiglia: per
il 52,4% sono stranieri, il 47,6% sono
italiani; la maggioranza appartiene
anagraficamente all’età lavorativa di
mezzo, dai 30 ai 39 anni sono il 36,8%
e tra i 40 e i 49 anni sono il 33,8%
(aggregati fanno il 70,6% dei richiedenti
aiuto). La stragrande maggioranza dei
beneficiari sono operai generici nel ciclo
dell’industria e dell’edilizia, poi seguono
i lavoratori poco qualificati del terziario
e un buon numero assimilabile al lavoro
dequalificato con impieghi saltuari
o irregolari; infine sono pochi coloro
che hanno un profilo da impiegato, da
professionista o da artigiano. Questi
numeri, che nascondono storie di vita
e di famiglie, ci dicono anche di come
oscilla il pendolo della crisi: perchè si
è licenziati, per la fine di un contratto
a termine, per la riduzione dell’orario
di lavoro, per il fallimento di una
attività in proprio. Il Fondo FamigliaLavoro operando dentro la crisi svela
un microcosmo fatto di una nuova
questione operaia e sociale, di una
condizione migrante, di una difficoltà
degli ammortizzatori, e tutto questo ci fa
interrogare sulla capacità di intervento
e sui ritardi nella modernizzazione del
nostro welfare. La crisi però conserva
tutta la sua portata sociale e la sua
valenza di sfida culturale ed educativa.
Occorre recuperare il senso (critico)
della produzione e del consumo dei
beni, introducendo elementi come
la gratuità e il dono, come suggerisce
Benedetto XVI al n. 36 della Caritas in
Veritate: «La grande sfida che abbiamo
davanti a noi, fatta emergere dalle
problematiche dello sviluppo in questo
tempo di globalizzazione e resa ancor
più esigente dalla crisi economicofinanziaria, è di mostrare, a livello sia
di pensiero sia di comportamenti, che
non solo i tradizionali principi dell’etica
sociale, quali la trasparenza, l’onestà e
la responsabilità non possono venire
trascurati o attenuati, ma anche che
nei rapporti mercantili il principio
di gratuità e la logica del dono come
espressione della fraternità possono e
devono trovare posto entro la normale
attività economica». Occorre quindi
interrogarci sul senso del nostro agire
economico e sulle conseguenze dei nostri
consumi e stili di vita in una prospettiva
solidale. L’invito a una maggiore sobrietà
va visto, oltre che come richiamo ad
una giusta misura nell’uso dei beni e
del denaro, compatibile con le legittime
esigenze di tutti e dell’ambiente, anche
come apertura a nuovi spazi di libertà
responsabile e soprattutto di condivisione
e di solidarietà. Una comunità solidale
impegna tutti, cittadini e famiglie,
consumatori e imprese, istituzioni private
e pubbliche, ad assumersi la propria
responsabilità nei confronti di tutti.
L’esperienza del Fondo Famiglia-Lavoro
diocesano vuole provocare le comunità
cristiane a rivedere il proprio stile di
vita e introducendo nuove modalità di
relazione tra le persone e le famiglie,
in particolare tra famiglie che aiutano
altre famiglie in crisi, attivando gesti di
solidarietà e attenzioni inedite, nello
stile di un accompagnamento e di una
condivisione che potranno e dovranno
poi rimanere come bagaglio esperienziale
anche una volta superato questo ormai
lungo periodo di crisi.
“amerai
il signore
dio tuo...”
L’uomo non
può vivere
senza amore
V
orremmo in questo spazio ridotto
delineare il comandamento
nuovo di Gesù: “amerai il
prossimo tuo …”. (Mt 5,43-48).
Vorremmo fare questa sottolineatura con
le parole che il venerabile/beato Giovanni
Paolo II ci ha lasciato in eredità.
L’uomo non può vivere senza amore.
Egli rimane per se stesso un essere
incomprensibile, la sua vita è priva di
senso, se non gli viene rivelato l’amore,
se non lo sperimenta e non lo fa proprio,
se non vi partecipa vivamente. E
perciò appunto Cristo Redentore rivela
pienamente l’uomo all’uomo stesso.
Questa è la dimensione umana del mistero
della Redenzione. In questa dimensione
l’uomo ritrova la grandezza, la dignità e il
valore propri della sua umanità.
Nel mistero della Redenzione l’uomo
diviene nuovamente «espresso» e, in
qualche modo, è nuovamente creato!
poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù».
Egli deve, per così dire, entrare in Lui con
tutto se stesso, deve «appropriarsi» ed
assimilare tutta la realtà dell’Incarnazione
e della Redenzione per ritrovare se stesso.
In realtà, quel profondo stupore riguardo
al valore ed alla dignità dell’uomo si
chiama Vangelo, cioè la Buona Novella.
(Redemptoris hominis)
Il Vangelo della vita sta al cuore del
messaggio di Gesù. Accolto dalla
Chiesa ogni giorno con amore, esso va
annunciato con coraggiosa fedeltà come
buona novella agli uomini di ogni epoca
e cultura. Presentando il nucleo centrale
della sua missione redentrice, Gesù dice:
«Io sono venuto perché abbiano la vita
e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10).
In verità, Egli si riferisce a quella vita
«nuova» ed «eterna», che consiste nella
comunione con il Padre, a cui ogni uomo
è gratuitamente chiamato nel Figlio per
opera dello Spirito Santificatore. Ma
proprio in tale «vita» acquistano pieno
significato tutti gli aspetti e i momenti della
vita dell’uomo. (Evangelium vitae)
Momento essenziale per la redenzione, la
vita dell’uomo ed un’ autentica relazione
con il Padre, il Cristo e con la Spirito Santo
è la Celebrazione Eucaristica.
Proprio per questo l’Eucaristia, che del
mistero pasquale è il sacramento per
eccellenza, si pone al centro della vita
ecclesiale. Lo si vede fin dalle prime
immagini della Chiesa, che ci offrono
gli Atti degli Apostoli: « Erano assidui
nell’ascoltare l’insegnamento degli
Apostoli e nell’unione fraterna, nella
frazione del pane e nelle preghiere »
(2,42). Nella « frazione del pane » è
evocata l’Eucaristia. E mentre lo facciamo
nella Celebrazione eucaristica, gli occhi
dell’anima sono ricondotti al Triduo
pasquale. L’istituzione dell’Eucaristia
infatti anticipava sacramentalmente
gli eventi che di lì a poco si sarebbero
realizzati, a partire dall’agonia del
Getsemani.
C’è, nell’evento pasquale e nell’Eucaristia
che lo attualizza nei secoli, una « capienza
» davvero enorme, nella quale l’intera
storia è contenuta, come destinataria della
grazia della redenzione. Questo stupore
deve invadere sempre la Chiesa raccolta
nella Celebrazione eucaristica. (Ecclesia de
Eucharistia)
Celebrando questo grande pontefice, che
l’amore di Dio ci ha donato, facciamo
nostri i suoi insegnamenti ed esortiamoci,
sorelle e fratelli, ad entrare sempre di più
e con il cuore aperto, in intima armonia
d’ amore con la Parola e con il Cristo
eucaristico, fonti di inesauribile speranza,
di vita e di verità per noi e per l’umanità
intera.
La pasqua, di cui l’Eucarestia è il
memoriale, celebra l’amore del Verbo
che si è fatto pane di vita offerto all’uomo
perché possa unire in Cristo la sua fatica
quotidiana come sacrificio gradito al
Padre.
PAGINA A CURA
DELL’UFFICIO DIOCESANO
PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO
In Missione
IL 10 APRILE LE elezioni
PER SUCCEDERE A GARCIA
Nella foto
P
l’attuale
presidente
peruviano
Alan Garcia.
Non potrà
ricandidarsi.
erù al voto il prossimo 10 aprile. Si
sceglie il nuovo presidente.
L’attuale presidente della Repubblica
Alan Garcia non potrà ricandidarsi perché
il sistema legislativo non prevede la
possibilità di rielezione per due mandati
consecutivi.
Bilancio tuttavia positivo per il
dimissionario: nell’ultimo decennio
l’economia del Perù è cresciuta del
5% ogni anno, il tasso di crescita più
alto di tutta l’America Latina. Il tasso
di povertà è crollato al 35%. Eppure
il governo attuale non ha candidato
un successore. Il Paese sembra
invece prepararsi al ritorno dell’ex
presidente Alexandro Toledo, il primo
indio eletto nel 2001 alla presidenza
della Repubblica. Già sotto il suo
mandato il Paese si era avviato sulla
strada di un rapido sviluppo segnando
da lima - perù
Elezioni: un sito per
scegliere in coscienza
A
I nostri fidei donum nella diocesi
di Carabayllo si preparano
a vivere la prima Pasqua
con la comunità di San Pedro
comunità di San Pedro di Carabayllo
la parrocchia, alla periferia di Lima,
capitale del Perù, dove vivono.
Arrivati in Sud America nel mese di
novembre, don Savio Castelli e don
Umberto Gosparini, hanno iniziato,
da poche settimane, il ministero
pastorale in quella che sarà la loro
nuova parrocchia. Mentre i due
sacerdoti iniziano a prendere le misure
con la nuova realtà, a San Pedro è
iniziata la costruzione della nuova
casa parrocchiale, punto di riferimento
per la missione. Alla costruzione
che prevederà, oltre agli spazi per i
missionari anche aule di catechismo
e locali per la comunità, contribuirà
anche la diocesi di Como con i
fondi raccolti durante la Quaresima
missionaria.
Di seguito vi proponiamo la lettera
scritta dai due missionari in vista della
Pasqua.
“Dio ti parla oggi...ascoltalo!” E’ il temaguida della programmazione pastorale
2011 della diocesi di Carabayllo, in
continuità con l’impegno del 2010,che
era: “Fermati, Lima nord: ascolta!”. E’
un ottimo punto di partenza per una
diocesi che vuole essere Chiesa che
ascolta, Chiesa che accoglie, Chiesa che
accompagna.
“Ascoltare e vedere” è quello che
cerchiamo di fare soprattutto
noi, iniziando la missione. E’ un
atteggiamento indispensabile per
conoscere,comprendere, inculturarci,
incarnarci qui; e per condividere la fede e
le cose della vita con gli amici peruviani.
Intanto, dopo due mesi dall’atterraggio
a Lima, abbiamo iniziato il servizio
pastorale nella parrocchia di San
Pedro di Carabayllo. E’ una zona
vasta e popolosa, per ora di circa 60
mila abitanti. La situazione ci sembra
abbastanza complessa per la eterogeneità
sociale della gente e per la accelerata
urbanizzazione in atto. La città di
Lima si sta effettivamente estendendo
soprattutto verso il nord, a cominciare da
Carabayllo.
Comunque, noi ci siamo riadattati ai
ritmi latinoamericani, con pazienza e
fiducia.
Contiamo anche sull’aiuto di un
sacerdote spagnolo e di due suore che
lavorano nella zona.
E confidiamo,naturalmente,nel vostro
ricordo e nella vostra preghiera. Ci
sentiamo uniti alla nostra Chiesa
di Como e condividiamo l’impegno
missionario di tutti voi.
Fraternamente”
DON UMBERTO E DON SAVIO
don savio
la diocesi
don umberto
Dal 1973 al 1993 fidei
donum in Argentina
Una Chiesa giovane al
servizio dei poveri
Per anni responsabile della
pastorale dei migranti
Nato a Vertemate nel 1945, è
stato ordinato sacerdote nel 1969.
Vicario a Tavernola e S. Agata
(Como), nel 1973 è partito per la
missione diocesana di Santiago del
Estero. Al suo ritorno nel 1993 è
stato nominato parroco di Caravate
fino alla partenza per il Perù.
La diocesi di Carabayllo si estende per
circa 1500 chilometri quadrati alla
periferia nord di Lima. Di questi la quasi
totalità (ad eccezione di una parrocchia) è in zona urbana. La diocesi
è stata eretta nel 1996 a seguito della grande crescita demografica
della periferia. La quasi totalità degli abitanti è, infatti, formata da
migranti provenienti dalle regioni andine e diretta nella capitale in
cerca di lavoro. Le stime parlano di oltre 2 milioni di abitanti.
Nato a Caspano nel 1946 è stato
ordinato nel 1971. Vicario a
Brunate, nel 1973 parte per la
missione diocesana in Argentina
insieme a don Savio dove resta fino
al 1993. Al rientro è stato parroco
a Blessagno e Pigra, Casasco e
Solzago. Dal 2010 in Perù.
I fidei donum
e la pastorale
nelle periferie
quei giorni si è vissuto il Primo Incontro
IdotinContinentale
Latinoamericano dei sacermissionari Fidei Donum europei che la-
vorano in tutti i paesi dell’America al servizio
delle comunità cristiane.
Tra i vari argomenti discussi anche l’organizzazione di una pastorale più adeguata ed efficace nelle grandi città, nelle periferie delle
grandi città soprattutto. Una realtà che tocca
da vicino i nostri missionari a Lima, impegnati alla periferia di Lima.
I sacerdoti a Bogotà hanno notato “una Chie-
l fine di fornire uno spazio di
riflessione che dia un contributo
alla campagna elettorale presidenziale
in corso, l’Arcivescovo di Trujillo e
Presidente della Conferenza Episcopale
Peruviana, mons. Miguel Cabrejos
Vidarte, OFM., ha comunicato l’apertura
di una nuova sezione, chiamata
“Conciencia Civica”, nel sito della Chiesa
peruviana (www.iglesia.org.pe)
Nella presentazione di questo nuovo
spazio virtuale, che è stata fatta di
recente presso l’Arcidiocesi di Trujillo,
l’Arcivescovo ha sottolineato che il
contenuto delle pagine on line è una
risposta alla preoccupazione dei Vescovi
per la superficialità di questa campagna
politica. Il sito esorta inoltre i
candidati a presentare piani di governo
che abbiano concrete possibilità di
realizzazione e siano in grado di ridurre
la povertà e la disuguaglianza sociale.
“Abbiamo progettato questo spazio
virtuale - ha detto Mons. Cabrejos - con
l’obiettivo di proporre alcune riflessioni
sulle questioni da considerare all’ordine
del giorno per il futuro: lavoro,
istruzione, sanità, corruzione, violenza,
Amazzonia e la famiglia”.
■ Arte antica
Gli USA restituiscono i
tesori di Machu Picchu
Sono stati accolti tra gli applausi e i
festeggiamenti i reperti restituiti al
Perù dall’Università di Yale negli Stati
Uniti. Si tratta di centinaia di artefatti
Inca presi dagli studiosi che nei primi
decenni del novecento esplorarono la
città di Machu Picchu. Nei prossimi
giorni i reperti saranno trasportati a
Cuzco – la storica capitale dell’Impero
Inca – dove saranno conservati in
un nuovo centro culturale. Il ritorno
arriva alla vigilia del centenario della
scoperta di Machu Picchu ad opera
dell’esploratore americano Hiram
Bingham nel 1912.
■ Associazioni
◆ Incontro a Bogotà
Bogotà, 7-11 febbraio 2011
un punto anche nella lotta alla
corruzione, corruzione che al momento
la popolazione continua a lamentare
assieme alle profonde disuguaglianze
sociali. Unica valida alternativa a
Toledo, ultimamente colpito da alcune
accuse, resta l’ex militare Ollanta
Humala che promette una migliore
redistribuzione della ricchezza, una
pensione minima per i peruviani oltre
65 e parla anche di dura lotta alla
corruzione e alla criminalità.
B.M.
Notizie flash
■ Chiesa e società
In ascolto,
i primi passi
della missione
l 24 aprile sarà la prima Pasqua per
IPerù.
i nostri missionari fidei donum in
La prima settimana Santa con la
Sabato, 9 aprile 2011 15
sa disorientata davanti al grande cambio
sociale, bisognosa di affrontare con maggior responsabilità le nuove sfide sociali. C’é un gran divario tra i gruppi delle
grandi città ed i settori delle periferie e
nessuno può chiudere gli occhi davanti ai
drammi famigliari e i nuovi modelli affettivi. Occorre portare la Chiesa a farsi vicinanza, senza rinunciare alla sua identità.
Si sente sempre più la necessità di una
maggior partecipazione dei laici ai progetti pastorali ed alle decisioni a livello
comunitario e un dialogo aperto coi diversi gruppi sociali. Per poter aiutare le
Un nuovo sito per
“Carta a mano nelle Ande”
un’immagine della diocesi di
carabayllo, alla periferia nord di lima.
La diocesi conta 2 milioni di abitanti.
famiglie occorre un atteggiamento di ascolto
ed accompagnamento. Infine, conviene favorire la comunione e la partecipazione tra
le parrocchie dei centri urbani ed i quartieri
periferici con una pastorale d’insieme.” Sono
queste, sfide che don Savio e don Umberto
stanno sicuramente affrontando in questo
avvio di missione in una realtà periferica in
continua espansione a causa dell’arrivo di
migranti dalla cordiliera andina.
BENEDETTA MUSUMECI
L’ associazione comasca “Carta a mano
nelle Ande onlus” ha lanciato un nuovo
sito internet (www.cartaamanonelleande.
org) in cui è possibile visionare i biglietti
artigianali realizzati dalla Papelera don
Bosco, l’industria cartaria, attivata nella
parrocchia di Santa Maria Auxiliadora a
Nuevo Chimbote, città peruviana a nord
di Lima. I biglietti, realizzati su carta
prodotta a mano dai giovani mastri
cartai in filigrana, sono acquistabili
direttamente tramite il sito o contattando
i responsabili dell’associazione. E’
possibile anche prenotare biglietti
o partecipazioni personalizzate.
L’associazione è nata circa tre anni fa dalla
volontà di alcuni mastri cartai della valle
del breggia. Il loro obiettivo era quello
di trasportare dall’altra parte dell’Oceano
quel patrimonio di sapere legato al mondo
della carta che ha contraddistinto per
secoli il comasco. La cartiera ad oggi da
lavoro a circa 20 giovani della parrocchia.
ComoCronaca
16 Sabato, 9 aprile 2011
Centro di aiuto alla vita. Una richiesta sempre più alta d’aiuto
C
ontinua a crescere il
numero delle donne
assistite dal Centro
di Aiuto alla Vita
di Como. Nel 2010 sono state
accolte 198 donne, contro le
170 del 2009 e le 137 del 2008.
Questo significa che nel giro di
tre anni il numero delle assistite
è aumentato di quasi il 50 per
cento. Un vero e proprio boom
senza dubbio legato alla crisi
economica degli ultimi anni che
è andata ad aggravare situazioni
già precarie di molte famiglie
in particolare straniere (l’85
per cento delle assistite non
è italiana). E’ così che molte
coppie si sono ritrovate sulla
soglia della povertà incapaci di
far fronte ad una gravidanza.
Su 198 donne, 146 erano infatti
coniugate, la maggioranza al
primo (61) o secondo figlio (73).
Questo significa che non sono
solo – come poteva succedere
una volta – le famiglie numerose
o le ragazze madri ad essere
in difficoltà, ma sempre più
spesso famiglie che potremmo
definire “normali”. Rimangono,
però, anche casi più difficili
dove alle semplici difficoltà
economiche, di lavoro o di
alloggio, si aggiungono realtà
di conflittualità all’interno
della famiglia, di abbandono
o problemi personali della
madre che possono andare
dai problemi psicologici alle
dipendenze. Sono state 36
le donne in situazioni gravi
arrivate al CAV, di queste
dieci avevano già in mano il
certificato per l’interruzione
volontaria della gravidanza:
sei hanno tenuto il bambino
mentre 4 hanno scelto di
abortire. Delle altre 26, in 21
hanno portato a termine la
gravidanza.
Sono questi alcuni dei dati
forniti a “Il Settimanale” dal
Cav alla vigilia dell’Assemblea
annuale dell’associazione che
si terrà a Como il prossimo 16
gennaio. “Da questi dati - spiega
Rosanna Luppi, coordinatrice
del Cav di Como - emerge
chiaramente come la questione,
per noi centrale, della difesa
della vita e del rispetto della
dignità delle donne e dei loro
bambini non possa essere
staccata da quelli che sono i
problemi della società. Anzi,
attraverso questi dati è possibile
leggere, come in una sorta di
cartina di tornasole, lo stato
della nostra realtà comasca. E’
per questo che siamo sempre
✎ Aborti
tra irregolari:
i numeri
Cav: cresce
il numero
delle assistite
Nel 2010 sono
state accolte 198
donne, contro le
170 del 2009 e
le 137 del 2008.
Un vero e proprio
boom
più convinti di come la difesa
della vita non possa più essere
una questione nostra”.
Non si tratta più, quindi, solo
di casi limite come la ragazza
madre scappata di casa o la
giovane che viene allontanata
dalla famiglia, come poteva
capitare venti o trent’anni fa.
“Per questo oggi – continua la
coordinatrice - l’accoglienza
deve passare da una rete
che coinvolga altre realtà
del volontariato ma anche le
istituzioni pubbliche. Sinergie
in parte già sviluppate in questi
anni ma che vanno senza
dubbio ampliate. Troppe volte
quando ci capita di portare
la nostra testimonianza fuori
dai canali a noi più vicini
come le parrocchie e le
realtà ecclesiali ci troviamo
di fronte a persone che non
hanno mai sentito parlare di
noi e della nostra attività. Lo
diciamo non per narcisismo,
ma perché pensiamo che solo
in una prospettiva di rete si
possa pensare di far fronte ad
esigenze sempre maggiori.
Situazioni che, in molti casi,
non possono essere risolte con
la semplice fornitura di latte
in polvere, corredini o piccole
somme di denaro per pagare
bollette arretrate. Diventa
sempre più urgente aiutare
le mamme a reinserirsi nella
società, a partire dal lavoro e
dalla possibilità di avere spazi
in cui lasciare i figli durante le
ore di lavoro. Un percorso di
accompagnamento diverso per
ogni donna in cui potrebbero
essere coinvolte altre famiglie
di sostegno in una sorta
di “adozione” di mamme
e bambini”. A dimostrare
questa esigenza arrivano i
primi numeri sul progetto
Nasko lanciato dalla Regione
Lombardia per aiutare quelle
donne che decidono di abortire
per ragioni economiche. In
questi primi mesi hanno aderito
al progetto tramite le ASL
territoriali e i servizio sociali
solo 6 donne a fronte del ben
più elevato numero di aborti
compiuti nel nostro territorio.
Solo guardando all’Ospedale S.
Anna di Como, nel 2010, sono
stati 510.
“Questo - conclude Rosanna
Luppi - significa che per quanto
la motivazione principale per
cui oggi si decide di abortire sia
di natura economica, i soldi non
bastano. Perché come recita
una frase appesa all’interno
della sede del CAV: qui non
si risolvono problemi ma si
accolgono persone”.
m.l.
Il dato è di quelli che colpiscono.
L’89,9% delle donne irregolari
in gravidanza, presente in
Lombardia, ricorre all’aborto
nonostante la legge italiana
preveda per loro un permesso di
soggiorno temporaneo per motivi
sanitari, accompagnato dalla
piena assistenza medica. Questo
significa che tra le donne irregolari
che si trovano ad aspettare un
figlio, quasi 9 su 10 hanno poi
deciso di abortire. Una percentuale
talmente elevata da far dubitare
della stessa veridicità del dato, se
non fosse riportata – con tanto
di osservazioni - da una ricerca
ufficiale della Regione Lombardia
e dell’Osservatorio regionale per
l’integrazione e la multietnicità.
La ricerca, condotta nel 2010,
fotografa la realtà delle donne
straniere in Lombardia per quanto
riguarda i parti e le interruzioni
di gravidanza. Complessivamente
nel biennio 2008-2009 i parti di
donne straniere sono aumentati
passando dal 23,8% su un totale
di 98.543 parti in Lombardia
nel 2008, al 26,1% su un totale
di 98.261 nel 2009, mentre gli
aborti sono in diminuzione: sono
scesi infatti dai 12.607 del 2008
ai 12.080 del 2009. Le donne
provenienti dall’Africa del Nord
hanno la percentuale di aborto
su gravidanza più bassa (19,1%,
persino più bassa di quella delle
donne italiane al 23,1%). Le donne
provenienti dall’America Latina
hanno la percentuale più elevata
(46,3%). Le donne dell’Europa
dell’Est e Africa Occidentale
hanno percentuali intermedie,
rispettivamente del 32,1% e del
37%. Percentuali elevate che fanno
emergere come il ricorso all’aborto
sia in molti casi considerato quasi
quanto un contraccettivo ma che
evidenziano come per moltissime
donne e famiglie le condizioni e le
prospettive di vita non siano tali
da permettere di affrontare con
tranquillità una gravidanza. Un
problema che diventa insostenibile
per le donne “clandestine”. “Rimane
drammatica – si legge nella ricerca
- la differenza tre le donne con il
permesso di soggiorno e quelle
senza: le seconde mostrano infatti
una percentuale di aborto su
gravidanza del 89,9% a fronte del
29,3% delle prime”.
❚❚ Pedaggi autostradali e trasporto ferroviario
Notizie flash
In Svizzera tempo di rincari
■ Quaresima
I
l periodo di crisi sta comportando il ricorso a
misure sicuramente impopolari, come il rincaro dei prezzi dei servizi, non solo in Italia
bensì anche nella vicina Svizzera. Infatti, al fine
di finanziare vistosi interventi alla rete autostradale del paese rossocrociato, il Parlamento
ed il Governo elvetico hanno in mente di effettuare alcuni ritocchi sui pedaggi autostradali (ovvero sul prezzo del contrassegno che
permette di viaggiare un anno sulla rete elvetica) e sul trasporto ferroviario. Rincari che finiranno per colpire anche i numerosi lavoratori
frontalieri che dal comasco, quotidianamente, si recano in Ticino. Consistente è soprattutto l’aumento del prezzo del contrassegno
autostradale, il cui costo dovrebbe salire dagli attuali 40 franchi a 80-100 franchi all’anno.
Parallelamente verrà introdotto un contrassegno autostradale di breve durata (1-2 mesi) al
prezzo di 40 franchi, sul modello di quanto già
prevede, ad esempio, l’Austria (dove esiste an-
che un bollino settimanale). Queste entrate
supplementari andranno a finanziare i 400
km di nuovi tratti che entreranno a far parte
della rete nazionale. L’ultimo aumento della “vignetta”, come i ticinesi amano definire
il contrassegno, ovvero un’italianizzazione
del termine tedesco “Vignette”, risaliva al
1995. Per garantire a lungo termine il finanziamento della rete ferroviaria la Svizzera
intende poi creare un fondo ad hoc (Fondo per l’infrastruttura ferroviaria, FInFer)
destinato al finanziamento dell’esercizio e
della manutenzione della rete come pure
del suo progressivo ampliamento. Saranno gli utenti dell’infrastruttura ferroviaria,
passeggeri e imprese ferroviarie, a partecipare in misura maggiore al finanziamento.
Il Consiglio federale, infatti, prevede di aumentare gradualmente i prezzi delle tracce
orarie (prezzo pagato in cambio del diritto
di utilizzare una tratta ferroviaria), il che
provocherebbe un rincaro del 10% circa dei
biglietti e degli abbonamenti dei trasporti pubblici nei prossimi anni. Questi aumenti sarebbero tuttavia introdotti in modo differenziato,
così da attenuare le punte di frequenza.E’ poi
prevista la riduzione della deduzione massima
dall’imposta federale per i costi di viaggio, che
verrebbe portata al costo di un abbonamento
per i trasporti pubblici valido negli agglomerati. In tal modo, riducendo l’incentivo fiscale ai
viaggi pendolari su lunghe distanze, i percorsi
si accorcerebbero. Ne deriverebbe un beneficio generale, non da ultimo per l’ambiente e lo
sviluppo territoriale; inoltre, sul piano fiscale i
pendolari dei trasporti pubblici sarebbero parificati agli automobilisti.Le entrate derivanti
dall’aumento dei prezzi delle tracce orarie sono
stimate a 300 milioni di franchi, quelle dovute
alla riduzione della deduzione fiscale ad ulteriori 250 milioni.
l.cl.
Tradizionale ritiro con
Meic, Uciim e Aimc
il prossimo sabato
16 aprile
Il tradizionale ritiro di Quaresima
del Meic, insieme con i docenti (Uciim
e Aimc) e i medici (Amci) cattolici,
si terrà sabato 16 aprile alle ore
15.30 presso l’oratorio di San Giorgio
in Borgovico, e si concluderà con la
celebrazione dell’Eucaristia alle ore
18.00. La meditazione sarà guidata
da don Luigi Chistolini, assistente
dell’Amci. L’invito è rivolto anche
a chiunque desideri trascorrere un
pomeriggio di riflessione di preghiera.
ComoCronaca
Notizie flash
■ Fauna
Interventi lungo la
Regina per gli animali
La scorsa settimana il tratto
alto della Statale Regina è stato
oggetto di alcuni interventi a tutela
dell’ecosistema circostante. Una primo
lavoro ha riguardato la creazione di
appositi sottopassi per consentire ai
rospi di attraversare la trafficatissima
arteria della sponda occidentale
del Lario in tutta sicurezza quando
eseguono i loro spostamenti a fini
riproduttivi. Un secondo intervento,
previsto a breve, riguarderà il tratto
di strada che attraverso la Riserva
naturale del Pian di Spagna per
completare il progetto per rendere più
sicura l’arteria per gli automobilisti
che rischiano di incontrare cervi ed
ungulati. Un progetto che prevede una
spesa di circa 250 mila euro, al 60%
finanziata da Fondazione Cariplo e per
la rimanente percentuale da Regione
Lombardia. Lungo il rettilineo saranno
installati dissuasori acustici provvisti di
fotocellula che avranno la funzione di
allertare gli animali sulla carreggiata al
momento del passaggio di un veicolo.
Un sistema innovativo che approda
in Alto Lario dopo essere già stato
testato con successo in Germania,
Austria e nel Canton Grigioni. Secondo
quanto dichiarato dal Presidente della
Riserva Naturale, Alberto Deghi, in
Svizzera questo sistema ha consentito
un abbattimento degli incidenti
provocati da animali in strada dal 32 al
43%. Il meccanismo funziona con dei
recettori fotosensibili che si attivano al
tramonto. I fari dei veicoli andranno a
colpire la fotocellula facendo scattare
un fischio tale da far scappare l’animale
che in quel momento dovesse trovarsi
in mezzo alla strada. Gli emettitori
di fischio saranno collocati su paletti
catarifrangenti posti ai margini di
entrambi i lati della strada a una
trentina di metri l’uno dall’altro.
Quando l’intero progetto sarà concluso
la Riserva organizzerà una serata di
inaugurazione e presentazione dei
lavori svolti.
l.cl.
Paratie
Sabato, 9 aprile 2011 17
è arrivata sui tavoli del Pirellone la perizia di variante.
La risposta attesa tra uno e tre mesi
Il lungolago in... Regione
D
a uno a tre mesi.
E’ questo il lasso
di tempo in cui
dovrebbe arrivare
una risposta dalla Regione
Lombardia sulla proposta
di variante relativa ai lavori
del lungolago cittadino
inviata dal Comune di
Como la scorsa settimana
ai tecnici regionali. La
proposta, i cui contenuti
non sono stati ovviamente
resi noti in questa fase,
dovrebbe dare finalmente
l’assetto definitivo al futuro
lungolago cittadino. E’
comunque confermata
la presenza di barriere
mobili manuali (i cosiddetti
panconi) che saranno
integrate nel vecchio
parapetto storico restaurato
per proteggere il lungolago
Incerto il contenuto.
Confermata, in ogni
caso, la presenza
delle barriere mobili
manuali
dalle esondazioni, l’utilizzo
di barriere automatiche
per la protezione di piazza
Cavour, e interventi a
garanzia della sicurezza
degli immobili che si
affacciano tra piazza
Sant’Agostino e piazza
Cavour, la cui staticità è
stata al centro di alcune
analisi che si sono svolte
verso la fine dello scorso
Foto William
mese di gennaio. La
proposta di variante,
predisposta dai tecnici
di Palazzo Cernezzi
insieme con i tecnici della
Regione e i professionisti
esterni incaricati
dall’amministrazione
comunale (i professori
Lorenzo Jurina e Giovanni
Pietro Beretta, entrambi
docenti universitari) è
interamente coperta dagli
stanziamenti attuali.
L’Amministrazione ha
registrato la sostanziale
disponibilità da parte
della Regione a proseguire
l’analisi della proposta
e pertanto, nel corso dei
prossimi giorni, seguiranno
nuovi incontri per
completare l’illustrazione
della perizia. La decisione
di avviare una fase preistruttoria è stata dettata
dalla necessità di chiudere
in tempi ragionevoli
l’iter amministrativo
per l’approvazione della
variante. Ottenuto,
pertanto, il via libera,
l’amministrazione
comunale procederà con
la convocazione della
conferenza di servizi
(composta da Regione,
Provincia, Comune,
Soprintendenza, progettisti,
collaudatori). Con il parere
favorevole della conferenza,
il Comune procederà
ad approvare, con una
determina dirigenziale
la variante e potrà dare
l’ordine all’impresa di
riprendere i lavori fermi
dallo scorso 24 gennaio. In
questi giorni si dovrebbero
anche avere informazioni
relative alle possibilità di
aprire a livello temporale,
e solo per quest’estate, il
tratto di passeggiata da
piazza Cavour ai giardini a
lago.
LUIGI CLERICI
Paratie. L’esposto degli archietti Sfardini e Pandakovic alla Procura della Repubblica
L
a vicenda paratie continua a far
discutere. Come noto nei mesi
scorsi gli architetti Pierangelo
Sfardini e Darko Pandakovic
presentavano presso la Procura della
Repubblica un esposto contenente
alcune considerazioni sull’argomento.
Quattro, in buona sostanza i punti
che, con questo documento, i due
professionisti hanno cercato di
affermare. Nell’esposto presentato i due
architetti rimarcano l’inutilità dell’opera
sulla quale, a loro avviso, sarebbe stato
omesso un sostanziale approfondimento
sulle cause delle esondazioni. Sfardini
e Pandakovic sottolineano, inoltre:
insufficienti conoscenze in campo idrogeologico sulle possibili conseguenze
derivanti dalle opere realizzate;
l’insorgenza di possibili situazioni di
rischio, conseguenti alle realizzazione
delle paratie e il danno paesaggistico
legato agli interventi sul lungolago.
In riferimento all’inutilità dell’opera i
due professionisti fanno, tra l’altro notare
come “Da ricerche e documentazioni
risulta che attualmente è impossibile
contenere il livello del lago di Como
entro una quota massima prestabilita.
Infatti il volume di deflusso massimo del
Lario (circa 900 mc/sec) non sarebbe
condizionato dalle chiuse di Olginate
bensì dalle arcate del ponte di Azzone
Visconti, a Lecco, posto molto più a
monte delle chiuse stesse e privo di
qualsiasi possibilità di regolazione. Le
esondazioni storicamente più importanti
si sono avute infatti in date successive
al 1336, anno di costruzione del ponte
“Ecco cosa non va”
Foto William
e si sono verificate anche dopo il 1946,
data di costruzione delle chiuse. Molte
di queste esondazioni hanno superato
abbondantemente la quota di 200,30 m/slm
adottata come livello massimo delle opere
idrauliche di protezione antiesondazione
(paratie), previste attualmente per la città di
Como… Unica possibilità di rispettare questo
livello di 200,30m/slm – suggeriscono ancora
gli architetti - o anche diminuirlo fino a circa
198,57 (quota della piazza Cavour)
eliminando così qualsiasi pericolo di
esondazioni, sarebbe, per evitarne il
rifacimento (soluzione radicale ma da non
escludere), seguendo il percorso indicato ai
tempi di Leonardo, la realizzazione del bypass del Ponte di Azzone Visconti mediante
uno o più canali scolmatori (sotterranei o
in superficie) per permettere all’Adda di
far defluire tutta l’acqua proveniente
da monte. A questo punto la diga di
Olginate, se i calcoli furono corretti,
dovrebbe assumere completamente la
funzione di regolazione del livello del
lago di Como, funzione che in caso di
alluvione non ha mai potuto esercitare
per la presenza a monte della strozzatura
obbligata del Ponte di Azzone Visconti
a Lecco”. In riferimento alle supposte
insufficienti conoscenze in campo idrogeologico e alle possibili conseguenze
derivanti dalle opere realizzate Sfardini
e Pandakovic ricordano la scarsa
omogeneità e consistenza del terreno
sottostante la città e la conseguente
precarietà degli edifici posti sul fronte
lago che si “reggono su un equilibrio
delicatissimo, in quanto poggiano su
terreni di riporto non consolidati e, solo
in alcuni casi, si sorreggono con l’ausilio
di pali di legno di antica concezione. è
possibile immaginare quali altri danni
potranno creare le variazioni di carico
piezometrico legate alle modifiche
indotte sui flussi di falda dalle palancole
e con le paratie in funzione”.
In relazione alle ipotizzabili situazioni
di rischio i due architetti ipotizzano
la scenario di una alluvione con il
possibile superamento del livello del
lago oltre 200,30 m/slm, con l’acqua che,
tracimando lentamente, potrebbe avere,
paradossalmente, maggiori difficoltà di
“ritorno” al lago, ostacolata dalle stesse
paratie. L’esposto chiude con un richiamo
al “danno paesaggistico” arrecato dalle
opere. “Logica e buonsenso - chiosa
infine il documento - imporrebbero
a questo punto che si riprogettasse in
modo qualificato tutto l’ampliamento del
lungolago rinunciando definitivamente
a qualsiasi barriera idraulica meccanica,
limitando l’intervento al generale
innalzamento di circa 60 cm. della
passeggiata in corrispondenza della
Piazza Cavour, che dovrebbe essere
considerato ovviamente “opera di difesa
dalle esondazioni” per poter accedere al
contributo della legge Valtellina. Detto
intervento sarebbe in grado comunque
di proteggere la città dalla maggior
parte delle esondazioni… è auspicabile
che i progetti per concludere le opere
infelicemente nate siano condotti con
trasparenza, con la partecipazione di una
commissione qualificata per la tutela
urbanistica”.
ComoCronaca
18 Sabato, 9 aprile 2011
punto famiglia
10 aprile
D
omenica 10 aprile, presso la Casa
“Divina Provvidenza” di via Tommaso
Grossi 18 a Como, a partire dalle ore
9.30, il Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile propone il terzo appuntamento di
“Punto Famiglia”, l’interessante iniziativa
di incontro e formazione per le famiglie.
Il tema di quest’anno è «L’Olimpiade della
Carità: apri le porte del tuo cuore per uno
stile di vita a “misura alta”».
Ci sarà come di consueto uno spazio dedicato
ai genitori, ai ragazzi e ai bambini, ciascuno
✎
i numeri
Circa il 60% delle
famiglie del capoluogo
non ne ha, mentre
il 23% soltanto uno.
Dati che fanno guardare
al futuro con allarmismo
Como: una
società
sempre più
senza figli
I
l 60% delle famiglie che risiedono a
Como non ha figli. Ben il 23% ne ha
uno solo. La composizione media è
di 2,35 componenti e il numero degli
under 14 è stato superato dagli over 60,
infine se nel 1988 vi erano 500 stranieri
residenti, 15 anni dopo il numero è
passato a 7mila. Parlano da soli i numeri
della popolazione della città lariana,
in una delle nazioni europee, insieme
alla Spagna, con il più basso tasso di
natalità. Numeri al centro del dibattito
“Quale scenario per la Como del futuro?
Una lettura famigliare dello sviluppo
della popolazione”. Protagonisti Mauro
Magatti, preside della facoltà di sociologia
dell’Università Cattolica di Milano e
Chiara Giaccardi, docente di sociologia
e antropologia dei media dell’Università
Cattolica di Milano.
L’incontro-dialogo è stato organizzato
dalla locale associazione delle famiglie
numerose che conta 120 famiglie iscritte
(limite minimo di 4 figli) e che con altre
17 città italiane il 26 marzo scorso ha
Bande musicali
A Laino 11°
rassegna, domenica
10 aprile
L’Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome (ANBIMA),
presidenza provinciale di Como organizza l’11° “Rassegna allievi bande musicali” che avrà luogo a Laino
Intelvi presso l’oratorio San Lorenzo in via Don Minzoni, domenica 10
aprile dalle ore 15. L’incontro musicale è patrocinato dalla Regione Lombardia, dall’assessorato alla Cultura
della Provincia di Como e dal Comune di Laino Intelvi. Si esibiranno le
scuole di musica della bande musicali di Arosio, Faloppio, Laino Intelvi,
San Fedele Intelvi, Olgiate Comasco
e Orsenigo.
Per informazioni: Enrico Cesana 3395260845 oppure 031-946547 ; Gianluca Messa 347-5701903
L’ingresso è libero.
pensato per le diverse fasce d’età. I momenti
comuni di condivisione e di scambio saranno
quelli della preghiera iniziale, del pranzo
al sacco e della S. Messa conclusiva alle
ore 15.00. Sono invitate tutte le famiglie,
per condividere insieme un momento di
riflessione e di fraternità.
Per informazioni e prenotazioni ci si
può rivolgere alla segreteria del Centro
Guanelliano di Pastorale Giovanile, tel. 031
296783; e-mail: como.giovani@guanelliani.
it. (s.fa.)
aderito ad una iniziativa svolta
contemporaneamente in 147 centri
in tutta Europa e promossa dalla
rete di associazioni di famiglie
numerose. Al cine teatro “La
Lucernetta” alcune famiglie, e
tanti bimbi al seguito impegnati
a giocare nelle attigue sale dell’oratorio,
hanno cercato di lanciare un messaggio
subito raccolto dai media locali, ma
destinato con altrettanta velocità ad
essere dimenticato.
In meno di mezz’ora un video
proiettato in sala ha dimostrato con
l’aiuto di demografi, sociologi ed
economisti americani, che il pianeta si è
inesorabilmente avviato verso un inverno
demografico dalle conseguenze assai
gravi. La natalità cala infatti ovunque,
anche nei paesi in via di sviluppo, anche
tra gli immigrati che si sono stabilizzati
nel ricco occidente. Le proiezioni
prevedono che nella sola Cina nel
2040 ci saranno 250 milioni di anziani.
Laddove, come il Giappone, l’effetto
dell’ulitmo baby-boom non c’è stato,
la depressione economica ha avuto un
notevole anticipo. Dati alla mano, senza
ricambio generazionale è l’intero sistema
sociale a deprimersi, non reggono più i
servizi sociali perchè privi di naturali reti
di solidarietà tra generazioni, non regge
Malattia
più il sistema produttivo carente di forza
lavoro, non reggono più le famiglie dei
paesi poveri, prive dei padri emigrati
a cercar fortuna perchè richiesti come
manodopera di rincalzo.
“La famiglia - spiega Mauro Magatti - è un
indispensabile regolatore sociale capace
di prendersi cura al proprio interno
delle generazioni più deboli, di educare
alle regole della convivenza, di dare
prospettive di vita e di senso. Al centro
di uno scontro ideologico-religioso in
particolare in Italia, la famiglia di fatto
è stata abbandonata, non sostenuta e
anzi culturalmente delegittimata da un
individualismo che ha posto al centro
la voglia di dominio del singolo. Le
straodinarie invenzioni tecnologiche
hanno liberato infinite energie e
opportunità, ma senza un regolatore
naturale, si è generato il caos”.
“Siamo diventati la società degli anziani
che stanno in buona salute, spendono
in benessere, sostituiscono i loro pezzi
di ricambio - incalza Chiara Giaccardi
- Insomma una società sclerotizzata
che ha posto tutta l’attenzione
sull’autorealizzazione dando un’idea di
libertà falsa dove alla fine, espulso il senso
della gratuità, del dono, quindi della vita,
tutti fanno esattamente le stesse cose”.
marco fumagalli
L’urgenza
di ripartire
L’impietosa analisi da parte dei
due studiosi, non si ferma soltanto
alla dinamica psico-sociale, ma
entra nell’intimità e nel senso stesso
di famiglia. “Ripiegati su se stessi
- affonda la sociologa comasca
- pensiamo che il matrimonio
sia possibile soltanto se tutto è
perfettamente in ordine: casa, conto
in banca, lavoro. E così le convivenze
si allungano. I figli, quelli, rischiano
di sballare il calcolo anche perchè
farli costa parecchio e le politiche non
facilitano certo il loro mantenimento.
La società non è a loro misura”.
“Siamo di fronte ad una scelta
epocale” per il preside della Cattolica.
“Possiamo continuare a rimanere
seduti e affondare nel declino oppure
ripartire proprio dalla famiglia per
rimettere in moto la società, la stessa
economia, ma ripensata secondo una
nuova dimensione”. “I figli obbligano
a stare in movimento, la famiglia è un
laboratorio per sperimentare culture
nuove e modi di vivere. E’ terreno
fertile per sancire una nuova alleanza
tra generazioni dove gli anziani,
oggi improduttivi sono a carico delle
sempre più esigue nuove generazioni,
ma possono rientrare in gioco con i
loro saperi, la loro esperienza, la loro
presenza in famiglia”.
“Forse - conclude monsignor Carlo
Calori, parroco della centralissima
parrocchia di San Fedele, popolata
da moltissimi anziani e dove i
giovani sono sempre più in fuga da
improponibili soluzioni abitative abbiamo posto troppo poco l’accento
sul valore civile della famiglia”.
Lettura originale e nuova quella
emersa il 26 marzo. La famiglia è
un fatto di civiltà prima ancora
di qualsiasi altro significato. Un
regolatore sociale che nel paradosso
della modernità, dopo essere stata
stritolata e umiliata, oggi diventa
fattore essenziale per un futuro
che superi l’inverno demografico e
sia capace di generare una nuova
primavera.
Due appuntamenti
Parkinson: tavola
rotonda il 15 aprile
Suono, musica e
disabilità con l’Anffas
La sezione di Como dell’Associazione
Italiana Parkinsoniani comunica
che lunedi 11 aprile alle ore 15
organizza una tavola rotonda presso
la sede sociale in Como piazza San
Rocco 39 su “Problemi psicologici
e di comunicazione tra il malato
di Parkinson e i propri care giversassistenti”. Si confronteranno
sull’argomento tre esperte: la dott.
Luciana Quaia,psicologa; la dott.
Lina Scalia; psicologa e la dott.
Erika Ciaccia, logopedista. La
partecipazione è libera e gratuita. Sono
invitati gli iscritti e i simpatizzanti
dell’Associazione, i familiari, i care
givers ed è gradita la partecipazione
anche di persone comunque
interessate all’argomento. Per motivi
organizzativi dare l’adesione a: tel. 031241917, o 329-4311411, o 031- 521204
oppure [email protected]
L’
Anffas Onlus di Como propone “Suono, musica
e disabilità”, un itinerario formativo per familiari
e operatori di persone disabili intellettive e
relazionali, articolato in due momenti:
- domenica 10 aprile alle h. 17.00, presso il Santuario
Sacro Cuore – Don Guanella, in Via Grossi a Como, è
previsto il concerto del Gruppo Vocale Cameristico
Discanto Vocal Ensemble, diretto da Giorgio Brenna. Di
recente formazione, il gruppo è costituito da quindici
elementi, il suo repertorio comprende lavori del periodo
rinascimentale, barocco e romantico, senza trascurare
opere di autori contemporanei ed elaborazioni di canti
tradizionali;
- sabato 16 aprile, dalle h. 9.30 alle h. 13.00, presso il
Centro Diurno Disabili (CDD), in Via Del Dos, a Como, il dott. Claudio Bonanomi, Psicologo,
Musicoterapista, Direttore del Centro Artiterapie di Lecco, interviene sul tema “Suono, musica
e disabilità”.
Si chiede di confermare la partecipazione alla segreteria organizzativa presso la sede Anffas
Onlus di Como, Via Vittorio Emanuele 112, Como, tel. e fax 031266148, e-mail segreteria@
anffascomo.it. Per i partecipanti saranno attivati i servizi di trasporto, assistenza ai disabili e ai
minori, da richiedere sette giorni prima degli incontri.
ComoCronaca
ni
n
a
5
2
1
Una storia incominciata la mattina del 6 aprile 1886
Divina Provvidenza,
in città un cuore di carità
U
n cuore di carità nel cuore
della città. È la Casa Divina
Provvidenza, che ha ricordato
il 6 aprile i suoi primi 125 anni
di storia d’amore con Como. Una storia
cominciata proprio la mattina del 6
aprile 1886, quando arrivarono in città
da Pianello del Lario due suore con
alcune orfanelle e poche suppellettili,
inviate da don Luigi Guanella a
dare inizio alla “Piccola Casa della
Divina Provvidenza” (come allora era
chiamata), la prima delle sue molteplici
opere di carità. Tutto cominciò da una
piccola costruzione, la “Casa Biffi”, presa
in affitto nell’allora via Santa Croce,
ora via Tommaso Grossi. Ha scritto con
grande sensibilità lo psicologo Vito
Viganò in un bell’articolo pubblicato
sul numero speciale de “La Divina
Provvidenza” uscito per l’occasione:
«Ogni luogo dove un frammento di
umanità persegue valori nobili con
impegno e dedizione, assume una
funzione irradiante nella regione o nella
città dove si trova. È come se il bene che
vi fosse compiuto trasudasse dalle mura
delle costruzioni e dagli spazi coinvolti,
per esercitare un impatto benefico tutto
attorno». E “La Provvidenza” è entrata
presto a far parte dell’anima e della
tradizione della città di Como, un vero
e proprio simbolo della carità e, con il
passare del tempo, questo legame si è
fatto più intenso, si è consolidato.
Dai tempi pionieristici dell’ ”Arca di
Noè”, come veniva indicata la Casa,
talmente disparati e disperati erano i
bisogni urgenti di cui si faceva carico,
ora l’attività è necessariamente mutata,
per stare al passo con i tempi, sempre
al servizio di vecchie e nuove povertà.
L’attività avviata da un Santo, don
Guanella, da una Beata, suor Chiara
Bosatta, da tanti umili religiosi, religiose
e laici, continua ancor oggi ad essere
una testimonianza viva della freschezza
dell’intuizione iniziale, declinata e
coniugata in una realtà che cambia.
Oggi qui trovano posto una serie di
strutture di accoglienza e servizio
alle fasce più deboli della società:
due Residenze Socio Assistenziali per
anziani (una è nell’attigua Casa “S.
Marcellina” delle Figlie di Santa Maria
della Provvidenza) un Centro Servizi
alla Famiglia e un Centro di prevenzione
primaria per minori, una Cooperativa
di falegnameria per l’inserimento di
giovani in difficoltà, una Comunità
Educativa e una Comunità di preautonomia, un progetto di prevenzione
e cura della salute per soggetti senza
fissa dimora in collaborazione con la
Caritas diocesana e un Centro di Ascolto
gestito dalla Caritas diocesana, la Mensa
Con “Mondo
Turistico”
visita guidata
a S. Abbondio
di Mezzegra
il 9 aprile
Iubilantes
Il Medio Oriente
cristiano alla
scoperta di
una convivenza
possibile
G
Sabato, 9 aprile 2011 19
iovedì 14 aprile 2011,
alle ore 18.00, presso
la Libreria UBIK di
piazza San Fedele a Como, l’associazione culturale Iubilantes
propone un incontro con Antonio Picasso, autore de “Il Medio
Oriente cristiano” (Edizioni Cooper 2010), che insieme a Pietro
Kuciukian, storico e giornalista, presenterà il suo reportage
dal cuore della cristianità del Medio Oriente, arricchito dalle
testimonianze dirette, dagli incontri con leader politici e spirituali,
dai racconti della vita quotidiana di uomini e donne comuni
in Israele, nei Territori Palestinesi, in Egitto, in Libano e in altri
scenari dell’area. Famiglie cristiane che da secoli condividono
con ebrei e musulmani la terra, il sole e le ricchezze umane del
meraviglioso, per quanto complesso, mosaico mediorientale.
Per informazioni: Iubilantes, via G. Ferrari 2, Como; tel. 031279684; fax 031-2281470 e-mail: [email protected]; sito
internet: www.iubilantes.eu. (s. fa.)
per i poveri (in “S. Marcellina”). Ci sono
anche un Centro Culturale, un Centro
di Pastorale Giovanile, una Comunità
Vocazionale e, per non chiudere gli
occhi sul mondo, un Centro Missionario.
Senza contare i nuovi progetti, tra cui
ricordiamo, ad esempio, una “Casa
del pellegrino”, per l’accoglienza di
chi si reca a Como in visita ai luoghi
guanelliani. Centro spirituale della Casa
è il Santuario del Sacro Cuore, dove
riposano le spoglie di don Guanella e
della beata Chiara Bosatta, monumento
a quell’amore di Dio che il nuovo Santo
voleva comunicare a tutti: «L’istituto
deve mostrare con il fatto al mondo che
Dio è colui che provvede con sollecita
cura di padre ai figli suoi». Le memorie
di don Guanella sono raccolte nel
Museo a lui dedicato, realizzato nel 2008
attorno ai locali abitati durante la sua
permanenza a Como.
L’
Associazione Culturale
“Mondo Turistico” propone
per sabato 9 aprile una visita
guidata alla chiesa di S. Abbondio a
Mezzegra.
L’appuntamento con la guida è
fissato per le ore 14.30 a Mezzegra,
in frazione Bonzanigo, sul sagrato
della chiesa.
La parrocchiale di S. Abbondio
è posta in splendida posizione
panoramica nella parte alta di
Mezzegra, dal suo sagrato si domina
A non essere cambiati in 125 anni sono
i valori che stanno alla base del suo
servizio di carità. «Don Guanella –
afferma don Gabriele Mortin, direttore
delle attività – considerava i suoi ospiti
come i veri “padroni”. Abbiamo la
consapevolezza di portare nei servizi
alla persona un “supplemento d’anima”,
con tutta la ricchezza spirituale e umana
del carisma guanelliano». Innanzitutto,
l’accoglienza, senza pregiudizi, in
particolare a chi è meno fortunato. Poi
l’attenzione ad ogni singola persona,
vista nella sua splendida unicità,
nella sua preziosa dignità umana
di figlia di Dio, desiderando per lei
la promozione integrale. Da questa
attenzione, da questo sguardo deriva
la necessità di dare “pane e Signore”,
ovvero impegnarsi a rispondere non
solo ai bisogni materiali delle persone,
ma anche a quelli spirituali, ovvero alla
ricerca di un senso per la propria vita.
Ma forse la parola che meglio esprime
il valore testimoniato dalla Casa è la
Provvidenza: un nome, un programma,
un riconoscimento di specificità. Don
Guanella diceva: «La nostra istituzione
prende nome della divina Provvidenza,
perché ha fede viva vivissima nella
divina Provvidenza, senza il cui aiuto
non sarebbe sorta, non avrebbe potuto
diffondersi e non potrebbe mantenersi e
prosperare». Questa è forse la lezione più
grande del nostro prossimo Santo, un
uomo con le grosse scarpe da montanaro
ben piantate in terra (nello specifico
nelle vie di Como), ma con gli occhi ben
fissi nel Cielo, fermamente convinto che
Dio, Padre tenero e provvidente, non
lascia mai soli i suoi figli.
Gli fa eco don Angelo Gottardi, superiore
della Casa: «La Casa non era di
proprietà né di don Guanella né dei suoi
successori, ma della Provvidenza di Dio;
per questo fu dolorosa la gestazione,
fu gaudiosa la nascita, fu luminosa la
crescita nei suoi 125 anni ed è finalmente
gloriosa ora che il suo Fondatore sarà
dichiarato Santo dalla Chiesa cattolica,
con la voce di papa Benedetto XVI, il 23
ottobre prossimo».
silvia fasana
il paese e il lago. L’attuale costruzione,
addossata all’antica chiesa romanica
(ora casa parrocchiale) è settecentesca e
racchiude importanti opere d’arte fra cui il
superbo altare a tempietto e gli affreschi di
Giulio Quaglio che decorano la volta.
La quota di partecipazione è di 5 euro per i
soci e i partecipanti al corso “S. Abbondio
Vescovo: vita devozione ed arte del santo
patrono di Como”; 6 euro per i non soci. Per
informazioni e prenotazioni (obbligatorie):
Mondo Turistico, tel. 339.4163108; e-mail
[email protected].
L’Alto Lago e
Giovanni Paolo II
A
nche l’Alto Lago si prepara all’appuntamento con la
beatificazione di Giovanni Paolo II. In riferimento a quello
che si tradurrà in uno straordinario momento di fede
abbiamo ricevuto e, volentieri, pubblichiamo: “Parteciperemo,
come gruppo di preghiera e di comunione da tempo presente,
all’importante evento del 1° maggio prossimo, domenica” in
albis” voluta dallo stesso precedente Pontefice come memoria
della Divina Misericordia. Abbiamo allargato la partecipazione
a conoscenti e amici sia della diocesi di Como che di Milano. I
cinquanta pellegrini partiranno in pulman dal Santuario della
Madonna delle lacrime di Dongo la mattina del 30 aprile. Dopo
la partecipazione alla celebrazione della domenica si farà ritorno
con arrivo previsto per la tarda serata.
Data l’importanza dell’evento ecclesiale ci sarà un’adeguata
preparazione sia prima che durante il viaggio. Il Papa e la
Chiesa ci donano, per conto di Dio stesso, una grande grazia.
A noi il compito di non banalizzarla rendendoci disponibili a
prenderla come occasione per la nostra personale santificazione
e di testimonianza per tutta la comunità ecclesiale nella quale
viviamo. Pregheremo per tutti”.
Per il gruppo di preghiera:
Sergio e Norma Rovelli
ComoCronaca
20 Sabato, 9 aprile 2011
“E-vai”, la
nuova frontiera
del car-sharing
Un servizio di autonoleggio, come
prolungamento del trasporto ferroviario,
con l’utilizzo di auto elettriche
U
n servizio di autonoleggio concepito
come prolungamento dei trasporti
ferroviari, notoriamente elettrificati
e a impatto ambientale zero. Si
chiama “Car-sharing ecologico” ed è
l’ultima novità escogitata dalle Regione
Lombardia in tema di mobilità sostenibile,
in netto anticipo sulle altre aree italiane
e in linea con il trend già ampiamente
collaudato nelle grandi metropoli europee.
Si tratta di un progetto (sinteticamente
denominato “e-vai”, a sottolineare la
rapidità dell’operazione del mettersi al
volante e partire, ma anche allusivo, tramite
il richiamo contenuto nella vocale “e”,
alla mai troppo glorificata e pubblicizzata
nozione di “ecologia”) realizzato in
I mezzi potranno essere
collaborazione con Trenitalia-LeNORD e
“ritirati” al costo di 5
che mira a introdurre nelle città lombarde
euro l’ora direttamente
un sistema di mobilità urbana alternativa
al mezzo privato, a complemento e
in Largo Leopardi
integrazione del sistema ferroviario. Dopo
il “varo” ufficiale dell’iniziativa avvenuto in
di SALVATORE COUCHOUD gennaio alla stazione milanese di Cadorna
e la successiva tappa di Varese in febbraio,
la terza città della regione a divenire sede
della sperimentazione è stata Como, con l’attivazione –in Largo Leopardi 3,
all’uscita in pratica della stazione Como Lago- del primo “distaccamento” di
vetture elettriche a disposizione degli utenti che intendano proseguire il viaggio
in treno con un veicolo non inquinante, dalle prestazioni analoghe a quelle
delle comuni automobili in circolazione sulle nostre strade e senza la necessità
di provvedere al rifornimento di carburante durante il tragitto. Per iscriversi al
servizio, è sufficiente presentarsi presso la postazione allestita all’interno della
stazione, esibendo patente di guida e documento d’identità, ed è già possibile
prenotare la propria vettura online attraverso il portale www.carsharing-evai.
it. Il noleggio, che dopo l’iscrizione può essere effettuato anche telefonando al
numero verde 800.500.005, costa cinque euro all’ora e rappresenta per l’utente
un esborso tutto sommato contenuto,
soprattutto se si considera che si paga
solo l’uso effettivo del mezzo, senza costi
di carburante o di manutenzione, né
tasse o assicurazioni di alcun genere, e
che si può fruire in qualsiasi momento di
un’assistenza rapida e continuativa. Le
persone al momento iscritte in Lombardia
sono già cinquecento, ma si tratta di
un numero in graduale lievitazione, a
testimonianza della validità del progetto
retrostante all’iniziativa che, come ha
affermato il sindaco di Como Stefano Bruni
in occasione della conferenza stampa
tenuta il 4 aprile alla stazione Como Lago,
“è un indiscutibile evento di crescita e
di mobilitazione culturale, poiché segna
un momento estremamente significativo
per la città e per la regione, pur essendo
implicito che un percorso con simili
caratteristiche è per sua natura lento,
richiede tempi di “metabolizzazione” più
o meno lunghi e ha bisogno di pubblicità
e visibilità. Ma l’impegno di individuare e
strutturare servizi alternativi alle modalità
tradizionali di gestione degli spazi e di uso
delle tecnologie è sempre più impellente,
in un contesto di generale degrado
ambientale come quello in cui stiamo da
tempo vivendo”. Concetti non dissimili
da quelli formulati, nella stessa sede,
dall’amministratore delegato di TrenitaliaLeNORD Giuseppe Biesuz, per il quale
“il grande obiettivo dell’e-vai è quello di
coprire, nell’arco di un triennio, l’intera area
regionale lombarda, assicurando un uso
più confortevole del mezzo pubblico con la
massima attenzione alle istanze ambientali”,
e dall’assessore regionale alle Infrastrutture
Raffaele Cattaneo, che reputa necessario
proseguire “a investire nell’integrazione tra
trasporto pubblico e privato, nel rispetto
dell’ambiente e a vantaggio di tutti”. Per ora,
è vero, il Car-sharing costituisce ancora un
progetto-pilota, senz’altro innovativo e forse
anche audace, ma in fase sperimentale.
L’essenziale è che sia però proiettato
sul futuro, e all’interno di una dinamica
globale: non è forse vero che la Comunità
Europea si prefigge l’obiettivo di dimezzare
il numero delle auto inquinanti entro il
2030, e di azzerarlo entro il 2050?
Pastorale universitaria. Testimonianze, racconti,
esperienze. Una rubrica dal mondo accademico
Lo straniero, per
riscoprire se stessi
L’università
non è un castello
incantato
I
vano, studente comasco iscritto
alla Specialistica di lingue straniere
all’Università degli Studi di Milano, ci
testimonia con il suo articolo come l’università
non sia un luogo incantato avulso dalla realtà
concreta in cui tutti viviamo.
Problemi, questioni, domande emergono, nel
paragone con la realtà, anche fra i banchi,
i corridoi, i chiostri universitari frequentati
da comaschi, italiani e stranieri. La passione
per lo studio e la conoscenza diventa luogo
di confronto reale nell’incontro con persone
vive di diverse culture.
[email protected]
www.facebook.com/home.php
Buona lettura!
Don Andrea Messaggi
e l’equipe di Pastorale Universitaria
G
iornali e telegiornali riportano,
come è giusto fare, cronache
e commenti di una grave
emergenza umanitaria. Le parole
“straniero” ed “immigrato” sono tornate
molto frequenti sulle bocche delle gente
comune di tutt’Italia e non solo. Le ultime
stime del Viminale dicono che, se non
verranno presi dei provvedimenti a livello
europeo, una nazione come la nostra,
che conta circa 60 milioni di abitanti,
vedrà l’imponente arrivo di ben 50 mila
immigrati dalla sola regione del Magreb.
Anche in università questa discussione
prende spesso piede, soprattutto perché,
frequentemente, a prendere la parola sono
studenti non italiani che non fanno altro
che aiutare a dare un più ampio respiro
al nostro confronto che, in caso contrario,
rischierebbe di cadere nella pura ideologia.
Le questioni che vengono spesso a galla
convergono sul fatto che gli stereotipi
fanno pensare lo straniero come sinonimo
di disadattato o ostacolo allo sviluppo
civile del paese; a differenza di quello
che si pensa, lo straniero non sempre è
visto come elemento di disturbo. Proprio
a riguardo, forse non tutti sanno che
istituzioni come le università guardano
con assoluta benevolenza la presenza di
studenti stranieri all’interno dell’ateneo
perché, grazie a loro, hanno la possibilità
di aumentare il loro prestigio a livello
nazionale ed internazionale e di godere
di sovvenzioni. Questo è particolarmente
percepibile dal multiculturalismo di alcune
esperienze come quella delle facoltà
scientifiche dove, per gran parte delle
attività è previsto l’utilizzo di una lingua
franca, di norma l’inglese, per agevolare
la loro presenza ed il loro inserimento. In
questo settore, dunque, lo straniero è ben
visto.
Certo è che la questione odierna non è
sicuramente in questi termini: si parla di
persone che fuggono da una guerra e non
certo della dimensione intellettuale ma,
questa come tante altre opportunità meno
evidenti, possono indurre al dialogo delle
culture tanto ricche di pregiudizi l’una per
l’altra. L’università, su questo , si dimostra
il possibile specchio della società nella
quale può avvenire l’incontro di tradizioni
e punti di vista anche totalmente differenti:
non per modificarne l’essenza, bensì per
la conoscenza e la riscoperta, all’interno
delle differenze delle esperienze umane
dell’uomo, in tutte le sue sfaccettature: con
una parola il vero multiculturalismo.
Ivano Celentano
ComoCronaca
L
Don lorenzo,
la vita,
il cammino
orenzo Milani nasce a Firenze
il 27 maggio 1923 da famiglia
illustre, molto colta e ricca. Il
nonno e il bisnonno paterni erano
studiosi e docenti universitari, il
padre era un chimico, la madre
era una ebrea triestina dai tratti
nobiliari. Il nonno materno era
un amico di Italo Svevo e James
Joyce. Lorenzo cresce in una
famiglia ebrea non praticante. Il
suo scarso interesse per la religione
è confermato dalla pagella, che
riporta l’insufficienza in religione, e
dalla testimonianza di un compagno
di banco. Viene battezzato forse
per sfuggire alle leggi razziali.
Quando negli anni Trenta la famiglia
si trasferisce a Milano, Lorenzo
frequenta le scuole bene, prima
il ginnasio inferiore e poi il liceo
classico Berchet. “I compagni lo
descrivono come un ragazzo molto
intelligente, curioso, che amava
conoscere il senso delle parole”.
Dopo la maturità, conseguita con
una bassa valutazione, frequenta per
un anno l’Accademia di Brera con un
Sabato, 9 aprile 2011 21
compagno, Enrico Bay, che diverrà
un famoso pittore. Nel 1942 ritorna
con la famiglia a Firenze, dove
per ragioni sconosciute avviene
la conversione. Negli anni della
guerra, nel 1943, profondamente
convinto, entra in seminario e nel
1947 viene ordinato sacerdote. In
qualità di coadiutore, viene inviato
nella piccola parrocchia di San
Donato a Calenzano, vicino a Prato,
dove apre una scuola popolare
serale per operai e contadini, che
suscita dissensi e contestazioni. Nel
1954 viene trasferito nel Mugello,
nella piccolissima parrocchia di
Barbiana. Tra i suoi scritti più
noti meritano di essere ricordati:
“Esperienze pastorali”, censurata
dal Sant’Uffizio; “L’obbedienza
non è più una virtù” a favore
dell’obiezione di coscienza al
servizio militare; “Lettera a una
professoressa”, scritta sotto la
sua guida dagli stessi allievi di
Barbiana. Muore per il morbo di
Hodgkin – leucemia - all’età di 44
anni, il 26 giugno 1967.
Erba. All’istituto Carlo Porta la testimonianza di uno degli studenti di Barbiana
✎ la scuola
A
quasi quarantaquattro
anni dalla scomparsa,
don Lorenzo Milani,
il priore-maestro di
Barbiana, continua a essere
ricordato per la forza della
sua testimonianza e per la
ricchezza del suo pensiero, che
merita di essere conosciuto,
al di là dei tentativi ideologici
deformanti di strumentalizzarlo
o di rimuoverlo. Una vita, la
sua, spesa per l’educazione e
la scuola, a cui egli attribuiva
un senso molto alto. Per don
Milani la scuola era “sacra
come un ottavo sacramento”
e cara come “la pupilla destra
del mio occhio destro”. Parole
impegnative che meritano di
essere prese sul serio, in un
contesto di grande emergenza
educativa, dove c’è bisogno di
riscoprire l’amore appassionato
per l’educazione e la cura delle
nuove generazioni. Una sfida
che il Liceo Statale Carlo Porta
di Erba, in collaborazione
con l’associazione Sportello
Scuola e Volontariato di
Como, ha voluto raccogliere
con la proposta di un ciclo
di incontri, aperti a tutti, sul
tema “ A Barbiana e ritorno.
L’attualità del pensiero di don
Lorenzo Milani”. In uno di
questi, lo scorso 30 aprile, sono
intervenuti Agostino Burberi,
ex alunno di don Milani, e
il prof. Innocente Pessina,
preside del Liceo classico
Berchet di Milano, dove il
giovane Lorenzo compì i suoi
studi. Ne è uscito un profilo di
grande interesse del maestro
carismatico di Barbiana che,
oltre ad affascinare per la forza
suggestiva del racconto di chi lo
ha conosciuto personalmente,
ha consentito di riflettere sul
vero senso dell’insegnare.
Agostino Burberi, uno dei venti
ragazzi di Barbiana, ricorda
come fosse ora il giorno in
cui don Milani arrivò in quel
luogo sperduto del Mugello,
in provincia di Firenze. Era il 7
dicembre 1954. Era inverno e
lui, chierichetto, stava recitando
le litanie alla novena per festa
della Madonna. Era vicino
all’altare quando all’improvviso
si aprì la porta della chiesa.
“Don Lorenzo Milani entrò e
si mise in ginocchio a pregare.
Aveva un pastrano nero ed era
tutto bagnato. Quest’immagine
ce l’ho stampata e non me la
dimenticherò più». Era salito lì
per una specie di tratturo che
si era formato con il passaggio
N
on c’è socio UCID di Como
e della Lombardia che non
conosca Giulio Barana dirigente U.C.I.D.,collaboratore
di Luigi Gedda nei Comitati Civici
- spentosi la settimana scorsa a
Milano. Lo conobbi quando,negli
anni ’60, don Giuseppe Brusadelli
mi associò, fresco di laurea, al
giornalismo de “L’Ordine” e mi
fece conoscere Luigi Gedda, Giulio
Barana e i dirigenti UCID della
Lombardia. Da quegli anni divenni
vice del dr. Gino Bonezzi,presidente
Don
Milani
a scuola oggi
A quasi 44
anni dalla sua
scomparsa
il sacerdote
continua ad essere
ricordato per
il suo pensiero
delle greggi.
L’unica strada si fermava a
qualche chilometro più in
basso. Barbiana non era un
villaggio né un paese. Era una
piccola chiesa con un piccolo
camposanto e un pugno di case
sparse, nascoste dai boschi
di castagno, senza acqua
corrente né luce elettrica. Una
zona sperduta e molto povera
della Toscana, abitata da circa
ottanta persone che, nel giro
di poco tempo, con l’esodo
della montagna, divennero
quaranta. Un luogo senza
futuro, isolato dal mondo
civile, dove non c’era scuola.
Un luogo di vita aspra e dura,
dei Comitati Civici delle province
appartenenti alla diocesi di Como.
Oggi i giovani non sanno nulla,se
non letto sui libri, di cosa fossero
i Comitati fondati da Luigi Gedda,
ancora presidente nazionale della
Azione Cattolica con Pio XII. Uomini
come Giulio Barana e migliaia di altri
come lui, con un moto spontaneo
di fedeltà all’Italia ed alla sua
anima cattolica, si mobilitarono
generosamente per impedire che il
nuovo governo democratico italiano
venisse egemonizzato dalla cultura
che avrebbe scoraggiato
chiunque, ma non don Lorenzo
Milani che era stato mandato
lì, in “esilio ecclesiastico”,
lontano da tutto e da tutti, per
non dare noia a nessuno. In
quell’isola di povertà, fatta
di gente umile, contadini e
montanari, il prete “scomodo”,
dalle origini importanti e
agiate, si trova ultimo tra gli
ultimi. Una condizione imposta
che don Milani accoglie con
spirito di obbedienza e che
immediatamente non esita
a trasformare in una scelta
d’amore. Per amore era
diventato sacerdote, e per
amore era pronto a mettere la
sua vita al servizio degli ultimi
di Barbiana. Il giorno dopo il
suo arrivo, infatti, era sceso in
canonica a Vicchio per essere
accompagnato in Municipio
a comprare una tomba nel
piccolo cimitero di Barbiana,
dove oggi è sepolto. Al
cappellano, che gli aveva fatto
una risata in faccia dandogli del
“biscaro”, don Lorenzo spiegò
che la tomba lo avrebbe fatto
sentire totalmente legato alla
sua nuova gente nella vita e
e dai partiti marxisti. Le elezioni
del 18 aprile 1948 coronarono
i loro sforzi con una vittoria
schiacciante della D.C. e dei partiti
anticomunisti. L’esempio terribile
della Cecoslovacchia, caduta per
un cruento colpo di stato sotto
il controllo sovietico, contribuì
al risultato. Non si può dire che
la “unità politica degli elettori
cattolici” abbia dato tutti i frutti
che si potevano sperare. Tuttavia
l’Italia evitò la triste sorte dei popoli
polacco, ungherese, rumeno…
nella morte. Era il simbolo della
sua definitiva scelta di rimanere
per sempre a Barbiana. “ La
grandezza di una vita – ebbe
a dire - non si misura dalla
grandezza del luogo in cui si è
svolta, ma da tutt’altre cose. E
neanche le possibilità di fare del
bene si misurano sul numero
dei parrocchiani”. Da quel
luogo nascosto di silenzio, che
avrebbe dovuto mettere a tacere
il suo pensiero, don Milani è
riuscito a parlare molto lontano
nel tempo e nello spazio, con
la forza dell’esempio e della
parola. Nella sua vita aveva
scoperto l’importanza della
parola che libera ed edifica.
E’ la parola che “fa eguali” gli
uomini, rendendoli capaci di
capire quando uno è ingannato
o inganna. Dare la parola e la
cultura ai figli dei più poveri,
operai e contadini, divenne la
sua grande passione di maestro
e la sua missione di pastore.
E’ così che decise che avrebbe
aperto una scuola anche lì, sul
monte di Barbiana, come aveva
già fatto nella parrocchia di san
Donato.
manuela giani
Per don Milani la scuola è sacra
perché dà a tutti, anche ai più
poveri, la possibilità di essere
persone autentiche. La cultura,
veicolo di umanità, è lo strumento
più efficace per colmare l’abisso di
differenza che divide il figlio di un
medico o di un ingegnere dal figlio
di un operaio o di un contadino.
“Ciò che veramente conta per
don Milani - ha sottolineato
il prof. Innocente Pessina - è
formare l’uomo, avvicinarlo al
riconoscimento della sua grandezza
e della sua dignità”. Un grande
messaggio che conserva intatto il
suo valore anche oggi. Strumento
di emancipazione sociale del
povero, la scuola insegna ad
esprimersi e a difendersi con
l’arma potente della parola e del
pensiero. Rende consci dei propri
diritti e capaci di difenderli.
Insegna a reagire all’ingiustizia
e a sentirsi responsabile di tutto.
Stimola la ricerca della verità
senza paura perché “la verità è
una” e “al di sopra di tutto”, anche
agli interessi di parte. “Far crescere
le persone era la grande missione
di don Milani”. A Barbiana non
si studiava per essere valutati,
ma per conoscere e per imparare.
“Non si andava avanti, se l’ultimo
non aveva capito – ha ricordato
Agostino Burberi -. Ci si aiutava
tra compagni e non aveva senso
copiare. Si studiava per imparare,
in sei attorno a un tavolo, con un
solo libro. Don Milani leggeva e
approfondiva. Insieme ricercavamo
il significato etimologico delle
parole, imparavamo l’analisi
logica, leggevamo molto. Nel
primo pomeriggio ci aspettava
la lettura del giornale e di sera il
cielo per riconoscere il nome delle
stelle”. Ma Barbiana era soprattutto
“una scuola di vita”, dove i testi di
riferimento erano il Vangelo e la
Costituzione italiana. Spesso si
tenevano conferenze con esperti
di argomenti e di materie di ogni
genere. “Don Milani era molto
rigido, esigeva il rispetto delle regole
e non sopportava che si sciupasse
il tempo, quasi ne era ossessionato.
Forse perché lo sentiva sfuggire. Dei
tredici anni passati a Barbiana,
infatti, sette li ha vissuti nella
malattia. Si curava di noi in tutto.
E se qualche volta partiva uno
scapaccione, non faceva male. Ciò
che fa male a una persona che sta
crescendo è il disinteresse, mentre
noi ragazzi sentivamo che ci voleva
molto bene”. Un amore, per i suoi
ragazzi, che non confondeva mai
i ruoli. Era lui il maestro e i suoi
allievi gli davano del lei.
Una fervente preghiera sale dai cuori
dei suoi amici, che lo immaginano
nella Comunione dei Santi, tra i quali
non mancano i molti che, come lui,
hanno servito la Chiesa e la Patria
e lo hanno preceduto. Fra loro
anche molti comaschi o delle nostre
province, che sono state risparmiate
dagli eccessi politici di altre zone
d’Italia, grazie al loro disinteressato
impegno. è giusto conservarne la
memoria, per servire come loro anche
nel tempo presente.
Attilio Sangiani
Ucid: ricordo
di Giulio
Barana
ComoCronaca
Sabato, 9 aprile 2011 23
La battaglia. Como liberata dalle truppe austriache
1859... S. Fermo e dintorni
In questa puntata
concentriamo i riflettori
sullo scontro decisivo
che permise a Garibaldi
di scacciare le truppe
nemiche dal comasco
V
ogliamo parlare in questa
puntata della battaglia decisiva
per la definitiva liberazione
di Como dagli austriaci. Il 26
maggio 1859 Garibaldi con i Cacciatori
delle Alpi (questa volta riconosciuti dal
Governo piemontese, che vi mandò al
seguito Emilio Visconti-Venosta come
commissario regio) aveva liberato Varese
dagli Austriaci, sconfiggendo le truppe
del tenente maresciallo Urban in un
aspro combattimento. La notte sul 27
decise di partire con i suoi per Como,
lasciando pochi Cacciatori a Varese
per arruolare volontari. Fece sosta a
Malnate, per attendere le informazioni
delle guide: il nemico occupava col
grosso delle truppe Civello e i dintorni,
la riserva era sulla strada tra Civello e
La battaglia di S. Fermo in una stampa di C. Bossoli
Lucino, gli avamposti schierati sulla
sponda della Lura a Lurate, di fronte a
Olgiate. Garibaldi proseguì la marcia per
Binago e Solbiate. Da qui mandò Enrico
Cosenz con il 1° reggimento a occupare
militarmente Olgiate, dove furono
schierati gli avamposti. Il generale
si fermò con gli altri due reggimenti
a Solbiate, mandando pattuglie per
collegarsi a Olgiate e spingendo un posto
fino a Somaino. In questa posizione fu
consumato il rancio di mezzogiorno.
Poco dopo Garibaldi raggiunse il 1°
reggimento a Olgiate e si fermò. Ordinò
a Cosenz di riunire i suoi uomini e
prepararsi a seguire il grosso nella nuova
direzione di marcia. Da Olgiate, infatti,
deviò verso Gironico, Paré e Cavallasca,
dirigendosi a S. Fermo. La sua strategia
era di simulare l’attacco frontale del
nemico sulla Lura, ma in realtà portarsi
a S. Fermo e da là eccitare l’insurrezione
popolare di Como. La manovra riuscì
senza che il nemico se ne avvedesse,
perché gli avamposti del Cosenz furono
Cieca violenza
...la rabbia delle
truppe in fuga
L
ritirati con astuzia e a grandi intervalli
di tempo. Una tradizione popolare
dice che per ingannare gli austriaci il
Cosenz abbia fatto mettere i berretti dei
Cacciatori sulle piante di granoturco,
simulando che fossero ancora schierati
sul posto. Era il 27 maggio. Forse il mais
non era ancora tanto alto. In un modo o
nell’altro (anche ricorrendo a bastoni e
fascine di legna prese ad Olgiate), quello
dei berretti schierati dovette essere lo
stratagemma per mascherare il ritiro dei
Cacciatori dal simulato fronte d’attacco.
Garibaldi, giunto a Cavallasca, pose il
suo quartier generale in Villa Butti (già
Imbonati, ora sede del Municipio) e
predispose i piani di battaglia. Infatti
nel frattempo l’Urban aveva ricevuto in
rinforzo due battaglioni, con sei pezzi di
artiglieria e uno squadrone di cavalleria,
che andarono a occupare il Prato Pasqué
(dove ora c’è lo stadio). Le altre truppe
furono collocate tra Rebbio e Lucino;
altre colonne si portarono di riserva
sulla strada di Rondineto verso S. Fermo,
dove fu raddoppiata la guarnigione di
150 ungheresi, che dal mattino si era
piazzata presso la chiesa.
L’attacco dei garibaldini cominciò alle
ore 16 circa dalla Cascina Amata, con
alla testa la compagnia del capitano
Carlo De Cristoforis, che cadde però
subito sulla strada verso S. Fermo,
colpito dai nemici.
E qui si inserisce un episodio, che forse
spiega la pronta risposta del fuoco
austriaco all’avanzare dei garibaldini.
Lo racconta nelle sue memorie Carlo
Castelli, un volontario di Mozzate,
arruolato tra i garibaldini. Egli scrive che
durante la marcia verso Cavallasca “un
giovinotto che portava ad armacollo una
cesta contenente oggetti di lattonerie,
si era a noi unito. Dubitando fosse una
spia (…) cercai allontanarlo, dicendogli
che dei suoi oggetti non ne avevamo
di bisogno; ma lui insistette e volle
seguirci (…). Giungemmo così con
le debite precauzioni in vicinanza di
S. Fermo. (….). Garibaldi (…) diede le
disposizioni per la linea di battaglia.
Allorché comandò l’avanzarsi, quel
giovinotto della cesta, levò un’armonica
che teneva nascosta sotto gli abiti e
senza metro cominciò a suonarla con
strepito e lestezza, aprendo tutti i tasti,
purché facesse del suono e suono
forte. Alcuni garibaldini lo afferrarono
tosto, e spezzatogli l’istrumento, lo
picchiarono di santa ragione e lo tennero
prigioniero come spia. Subito dopo quel
primo muoversi dei nostri, e di quel
malaugurato suono, gli Austriaci che
trovavansi nascosti dietro, e nella chiesa
di S. Fermo uscirono improvvisamente
all’aperto, e fecero una scarica di fucili
contro quella compagnia che avanzava
in bellissimo ordine, e che non sapeva
di trovare colà il nemico”.
Senza dilungarsi sulle disposizioni
tattiche dei garibaldini nella battaglia,
va sottolineato che essa riuscì vittoriosa,
grazie alla capacità strategica di
Garibaldi, che aveva “spiazzato” l’Urban
che disponeva di 8.000 uomini, contro i
3.000 garibaldini. Dopo le 21 Garibaldi
entrava acclamato in Como, illuminata a
festa, al suono delle campane. Il generale
Urban dalla stazione di Camerlata
portava in salvo le sue truppe verso
Monza.
Un soldato austriaco
spara in una casa di
contadini (quadretto
ex-voto alla Madonna
di Drezzo).
Ai posteri è rimasta
e tradizioni popolari infiorano
di altri particolari quegli
la ferocia del tenente
eventi. A Civello si racconta
maresciallo Urban i cui
che in quel tardo pomeriggio
portico il cadavere di Agostino
nel mezzo del paese gli austriaci
tessitore di seta
soldati lasciarono a Maccio Rezzonico,
addetti ai “servizi logistici” stavano
diciottenne, ferito da due palle
morte e distruzione
preparando la cena per gli ufficiali
di fucile e trapassato da colpi di
e la truppa e stavano squartando
baionetta. Un altro tessitore, di
un bue appena macellato, appeso ad un grosso gelso.
14 anni e mezzo, Angelo Giovanni Pedretti, fu ucciso
All’improvviso allarme giunto da S. Fermo, le truppe
allo stesso modo mentre fuggiva inerme inseguito
furono richiamate e frettolosamente lasciarono il paese
dalla soldataglia austriaca. Il suo cadavere fu trovato il
per andare alla battaglia. In un attimo del bue non
9 giugno in un campo di segale vicino al Roccolo del
rimase neppure la coda. Quella sera (o forse la domenica Merlo. Un altro giovane di 24 anni, Angelo Gini, mentre
29, giacché era venerdì) i contadini di Civello poterono
fuggiva inerme nei boschi della Macciasca, fu preso
festeggiare a tavola la vittoria di Garibaldi con un piatto
prigioniero dagli Austriaci, e fatto fucilare dall’Urban a
di carne straordinario.
Seregno il 29 maggio. Con lui fu fucilato anche Giudici
Ma di converso, a Maccio, si sfogò la rabbia del tenente
Luigi, di 23 anni, nativo di Bulgaro e domiciliato a
maresciallo Urban e delle sue soldataglie.
Lucino. Rischiò la stessa sorte, ma fu rilasciato un altro
Esse fecero irruzione alla Macciasca, con azioni di
ostaggio preso a Maccio, Paolo Roncoroni, di 12 anni.
vandalismo e violenze contro i massari del conte
“Tutti di buonissimi costumi – annota il parroco di
Sebregondi. Colpirono al ventre con la baionetta
Maccio nel registro dei morti del 1859 – e specialmente il
Francesco Dominioni, minacciarono di archibugiare
Gini era d’angelica condotta”.
Andrea Bernasconi, che portarono via prigioniero con
Ai caduti della battaglia di S. Femo (ricordati – oltre che
Giosuè Dominioni di Lurate e altri sette uomini del
a S. Fermo sul monumento e sul “cippo de Cristoforis”
Belvedere. Questi furono poi rilasciati per l’intervento
– su una lapide al Cimitero Munumentale, dove furono
del conte Sebregondi, podestà di Milano. Ma non tutti
traslati dal cimitero di Cavallasca i loro resti) andrebbero
scamparono alla ferocia “nazista” dei “Tedeschi”. Alla
aggiunti anche i nomi di questi civili, di cui qui si è
cascina Baragiola in Macciasca fu trovato sotto un
voluto fare memoria. In suffragio dei combattenti
caduti si celebrò una messa funebre il 18 luglio nel
santuario di S. Fermo, cantata dall’arciprerte del Duomo
monsignor Silo. Pronunciò l’elogio funebre il prof. don
Camillo Manzoni. Vi assistevano i Cacciatori delle Alpi,
i soldati feriti francesi convalescenti (da Solferino) e le
guardie nazionali di Como. Sopra la porta era esposta
l’epigrafe:
ONORI FUNEBRI
AI PRODI
DELLA LEGIONE INVITTA DI GARIBALDI
CHE IL 27 MAGGIO 1859
SULLE SOGLIE DI QUESTO TEMPIO
VIRILMENTE COMBATTENDO
PER LA PIÙ SANTA DELLE CAUSE
VERSARONO IL LORO SANGUE
E FU L’ULTIMA LORO PAROLA
VIVA L’ITALIA.
Quanti siano stati i morti tra gli austriaci non si sa
esattamente. Andrebbe fatto lo spoglio nei registri dei
morti presso le parrocchie coinvolte. A Breccia ne è
registrato uno, ungherese, caduto presso Rondineto.
Mario Mascetti/8
Confcooperative
24 Sabato, 9 aprile 2011
Salute. 40 i bambini assistiti fino ad oggi
A
Lomazzo nel
educativo, formativo, di
2006 alcune
integrazione, di sostegno
persone, genitori
e supporto (idealmente
di bimbi colpiti da
in un’unica struttura,
encefalopatie complesse e
eventualmente anche
disturbi dello spettro autistico,
integrando gradualmente i
decidono di fondare la
diversi progetti). è previsto
cooperativa SOLE.
quindi l’ampliamento
Data la particolarità delle
dell’ambulatorio esistente
patologie e la spesso frequente
sia in termini di orari di
inefficacia delle terapie
apertura che di spazi,
utilizzate tradizionalmente
l’apertura di un CDD per
nei casi di cerebro lesioni e
minori disabili che sarà
sindromi autistiche, i soci
probabilmente l’unico
fondatori si sono riuniti per
nel suo genere in tutta la
cercare insieme e attraverso
Regione Lombardia, che
l’intervento di personale
non sia in conflitto con la
medico, altre vie di cura
realtà educativa scolastica
che consentissero ai propri
ma permetta di offrire al
figli di vivere in condizioni
suo interno (riducendo
maggiormente dignitose.
notevolmente i costi per le
Ed è così che l’attività della
famiglie) le migliori terapie
cooperativa ha preso il via
per dare la possibilità
accogliendo, riunendo e
ai bambini/ragazzi di
guidando le famiglie con figli
conseguire/affinare le
affetti dalle stesse patologie
proprie autonomie e
in modo da mappare le
potersi così inserire nel
esperienze di cura e le terapie
contesto educativo in modo
già utilizzate da alcuni per
più proficuo.
essere aggiornati su nuovi
In questo scenario sarà
e più efficaci approcci
necessario implementare
scientifici.
il processo di formazione
Un altro aspetto che il
di terapisti qualificati,
SOLE ha a cuore è quello
offrendo momenti
economico che in questi casi
formativi per preparare
è particolarmente oneroso,
terapisti/educatori da
compito della cooperativa
inserire nella struttura,
è quello di fare in modo
ma anche da offrire
che le terapie, spesso molto
direttamente alle famiglie o
costose, non impediscano ai
ad altre realtà.
bambini di essere beneficiari
L’apertura di un negozio
di trattamenti adeguati ed
di generi alimentari bio,
efficaci.
con angolo farmacia,
Dal momento della sua
consentirebbe di avere
costituzione ad oggi la
una modesta fonte di
cooperativa Sole ha fornito
finanziamento per le
A Lomazzo, nel 2006, un gruppo di genitori vicino a bimbi con problemi attività della cooperativa
un aiuto concreto a circa
40 bambini provenienti
ma anche dare lavoro ad
di autismo o cerebrolesi fonda “Speranza Oltre Le Encefalopatie”
principalmente dal territorio
alcuni ragazzi già grandi.
delle province di Como, Varese
Tra le caratteristiche del
e Milano.
progetto è importante
Sono stati creati gruppi di acquisto di
accessibile e a costi contenuti per
- Difficoltà di orientamento delle famiglie valorizzare alcune peculiarità che sono:
rimedi, integratori, fitoterapici e quanto
il maggior numero di bambini che
e dispersività nelle risposte.
- La novità del progetto, sia per quanto
ritenuto necessario ed efficace per i
necessitano di tali prestazioni.
- Difficoltà di integrazione sul territorio
attiene al contesto territoriale di
piccoli pazienti seguiti.
L’esperienza maturata dai soci
dei bambini disabili.
riferimento che per la tipologia di
La cooperativa Sole sta anche
della cooperativa Sole, sia per le
A fronte della serie di problematiche
intervento;
provvedendo all’acquisto di macchinari
collaborazioni alla realizzazione delle
elencate e dei bisogni da colmare la
- la sostenibilità e la continuità nel
per il trattamento di paresi cerebrali e
attività della stessa che per i propri
cooperativa Sole sta studiando soluzioni
tempo: l’erogazione dei servizi, per
sintomatologie connesse, adeguatamente percorsi genitoriali, hanno consentito
progettuali finalizzate all’apertura di un
quanto a condizioni economiche molto
supportate da personale medico e
loro di mettere a fuoco alcuni aspetti
centro polivalente in cui fa confluire una
agevolate, permetterà un guadagno in
terapisti specializzati.
problematici:
serie di servizi verso i minori disabili,
grado di garantire la continuità nel tempo
In relazione a quest’ultima attività la
- Carenza di servizi per minori disabili
afferenti sia all’area medico sanitaria sia
dei servizi offerti ed in qualche caso
cooperativa si è ulteriormente attivata
nella provincia di Como e sul territorio
ad interventi psico-educativi.
anche di aumentarli.
per l’apertura di un ambulatorio
circostante.
All’interno di questo ampio quadro
pagina a cura di
in cui svolgere le visite mediche di
- Difficoltà di reperimento ed accesso ad
progettuale la cooperativa ha pensato
confcooperative
professionisti “convenzionati”, così
alcune terapie riabilitative.
ad un centro con diverse funzioni ed
unione provinciale di como
da offrire un servizio più facilmente
- Crescita della domanda di intervento.
obiettivi: medico-valutativo, riabilitativo,
www.eurekacomo.it
La cooperativa S.O.L.E.
La cooperativa SOLE
va incontro alle
esigenze dei ragazzi
che manifestano
difficoltà sui banchi
Il progetto: “Che fatica
faccio a scuola”
Per saperne di più
Coop SOLE
Via Graffignana 13/a – Lomazzo (CO)
329 8453365 – [email protected] –
www.coopsole.org
S
ono ancora molti i genitori che si
trovano a dover fronteggiare le difficoltà
scolastiche dei propri figli e sono
anche molti gli insegnanti che lamentano
la fatica di qualche alunno nella loro classe.
Le difficoltà connesse all’apprendimento
comprendono un’ampia gamma di
problematiche di varia entità.
Le difficoltà di apprendimento consistono
in problematiche più o meno gravi che
possono rallentare e ostacolare il percorso
scolastico e sono riconducibili a fattori
personali o contestuali. I Disturbi Specifici
di Apprendimento (DSA) riguardano invece
alterazioni innate del sistema nervoso
centrale che si manifestano con fatiche
specifiche. Comprendono disturbi di lettura
(dislessia) di scrittura (disortografia e
disgrafia) o di calcolo (discalculia).
Si deve quindi intervenire per offrire ai
bambini un supporto riabilitativo concreto e
personalizzato, per far loro acquisire strategie
e metodi che possano facilitare
il loro percorso e compensarne
le difficoltà. La cooperativa
Sole va incontro alle difficoltà
di ragazzi che sono alle prese
con la fatica della scuola che
si manifesta in segnali di
disagio quali demotivazione,
paura di sbagliare, scarsa
autostima, frustrazione. E lo fa
naturalmente coinvolgendo le
famiglie che ne fanno richiesta.
è previsto un primo incontro
conoscitivo con due esperti in disturbi di
apprendimento (una neuropsichiatra e una
psicologa). Insieme si valuterà la situazione,
le necessità del bambino e le aspettative
della famiglia, dopo di che si pianificherà un
momento di raccordo con gli insegnanti.
Si ritiene importante infatti che l’intervento
si fondi sulla condivisione tra la scuola,
la famiglia e gli esperti. Obiettivi finali
dell’intervento sono il benessere del
bambino e il recupero delle difficoltà
di apprendimento attraverso strategie
specifiche concordate e condivise.
I fondi a disposizione della cooperativa
permettono di offrire gratuitamente il
servizio di consulenza iniziale a tutti i
richiedenti ed il percorso individualizzato
con l’operatore a 10 bambini.
ComoCronaca
La restituzione della Visita Pastorale
Foto William
Prealpi, verso
un sinodo zonale
U
na bella immagine di Chiesa. Una
Chiesa che, per un momento, non
guarda a se stessa ma, dimentica
delle sue beghe interne e delle
sue magagne, guarda alla realtà del
mondo, per il quale è chiamata a vivere,
consapevole di avere qualcosa da dire
che è significativo per la vita, certa di
avere un posto per tutti. Una Chiesa
protagonista di una celebrazione sobria
ed essenziale. Una Chiesa raccolta, con
affetto, attorno al suo Vescovo e ai suoi
collaboratori. Una Chiesa che esprime
incondizionata fiducia nella presenza
del Signore, che ama e libera. Una Chiesa
che sa ritrovare le parole di sempre, che
hanno fatto e fanno la vita della Chiesa:
la possibilità dell’incontro dell’uomo con
Dio, l’attenzione ai poveri, la percezione
del Regno di Dio come realtà di pienezza
dell’umano. Questo è stato il vissuto
espresso da molti dei tanti fedeli della
Zona pastorale Prealpi che nella serata di
venerdì 1 aprile hanno partecipato alla
restituzione della Visita pastorale, fatta
dal Vescovo alla Zona durante lo scorso
anno. L’omelia del Vescovo, l’intervento
del Vicario Foraneo don Mario Ziviani
e il ringraziamento fatto al Vescovo da
parte della Zona, hanno messo a fuoco
le tappe e i contenuti essenziali di questo
importante momento ecclesiale, che il
Vescovo ha riassunto nelle indicazioni al
termine della Visita pastorale, delle quali
è stato sottolineato il pregio della linearità
e dell’essenzialità. Il Vescovo ha rivolto
alla comunità zonale indicazioni precise
ed importanti. La prima indicazione
è l’invito a recuperare l’essenza del
cristianesimo, che è relazione tra
persone, fondata nella relazione con
la Persona, che per la fede cristiana
rappresenta la sola, vera, autentica novità
di tutta la storia: Gesù Cristo, figlio di
Dio. La seconda indicazione è l’invito a
Notizie flash
■ Appiano
Il 9 e 10 aprile
la fiera zootecnica
Organizzata a cura della Pro Loco,
del Comune di Appiano Gentile, della
Provincia e del Parco Pineta, si terrà
il 9 e il 10 aprile la seconda edizione
della fiera zootecnica nella sede del
Parco di Villa Rosnati, una “due giorni”
dedicata all’ambiente e all’agricoltura
che farà il punto della situazione sulle
condizioni di salute del settore e sullo
sviluppo zootecnico nell’appianese.
Una bella immagine
di Chiesa quella
espressa il 1 aprile
dai molti fedeli
recuperare l’essenza della Chiesa,
Corpo di Cristo prima che Popolo
di Dio, secondo una più affermata
e più diffusa definizione conciliare. A
partire da questa operazione di sintesi e
di ricentramento della fede cristiana, la
terza indicazione invita ad una rinnovata
progettualità pastorale, da declinare
secondo le coordinate della qualità della
vita di fede, di una vissuta e condivisa
fraternità, di una più incisiva missione
apostolica della Chiesa. Un quadro
preciso, lineare, essenziale che, in quanto
tale, accresce la responsabilità dell’intera
comunità zonale di recepirlo e metterlo
in atto. La zona, nell’articolazione dei
suoi due nuovi vicariati, è stata invitata
alla celebrazione di un Sinodo zonale.
Anche questa esperienza ecclesiale,
come quella della Visita pastorale, è
esperienza di lunghissima tradizione, di
pregnante e straordinaria ricchezza per
la vita della Chiesa. Il Sinodo zonale sarà
il primo banco di prova per verificare
l’accoglimento delle indicazioni del
Vescovo e per accertare quanto la
comunità zonale, docile all’azione dello
Spirito Santo, saprà mettere in atto per un
rinnovamento vero della pastorale.
La Chiesa non è opera di singoli. La
Chiesa è comunione, quindi cammino,
ricerca e condivisione comuni; è “sinodo”
nella sua stessa essenza. Il Sinodo, che
la Zona pastorale Prealpi si prepara a
vivere, sarà allora importante non tanto
per i suoi contenuti, quanto per lo stile
di vita ecclesiale che saprà testimoniare:
lo stile sinodale di una comunione vera,
capace di permeare la vita e l’azione
Sabato, 9 aprile 2011 25
■ Tavernerio
della comunità cristiana che si esprime
innanzitutto nel comandamento della
carità. L’itinerario sinodale è scelta
privilegiata per ripensare il servizio della
nostra Chiesa zonale “all’intima unione
con Dio e all’unità di tutto il genere
umano” (Lumen Gentium, 1), alla luce dei
profondi mutamenti che caratterizzano
la storia degli uomini e la vita della
Chiesa anche nel nostro territorio, in
questo tempo di profonde trasformazioni
che vanno al di là della nostra stessa
capacità di piena comprensione.
Questa esperienza sinodale zonale,
dopo l’interruzione dell’XI Sinodo
diocesano, che nella vita della Chiesa
di Como sarebbe stato il primo sinodo
diocesano celebrato dopo il Concilio
Vaticano II, rappresenta dunque una
significativa ed importante esperienza
ecclesiale. Forse è una chiamata dello
Spirito della quale prendere doverosa,
responsabile, piena consapevolezza.
Questo Sinodo della Zona pastorale
Prealpi non sarà altro che un cammino
di Chiesa, guidato dall’unico Spirito e
fatto da tutti insieme, rivolto a rinsaldare
l’unità della fede e la comunione delle
persone nella molteplicità e diversità di
carismi e ministeri. Questa prospettiva,
pur nella sua sinteticità, può aiutarci
a capire che il cammino sinodale
sarà fondamentalmente un cammino
di profonda e radicale conversione
personale ed ecclesiale.
LUCIANO GALFETTI
Con il Gal: “Astronomia
dal cortile”
Venerdì 8 aprile, con inizio alle ore
21.00, presso il cortile del Centro
Civico “Rosario Livatino” di Tavernerio,
in via Risorgimento 21, il Gruppo
Astrofili Lariani organizza “Astronomia
dal cortile”, un’osservazione della
Luna al primo quarto, di Saturno e
delle meraviglie del cielo primaverile. I
partecipanti sono inviatati a portare i
loro strumenti. L’ingresso è libero.
Per informazioni, la sede del Gruppo
Astrofili Lariani si trova in via
Risorgimento, 21 a Tavernerio, presso
il Centro Civico “Rosario Livatino”;
tel. 328.0976491 (dal lunedì al
venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: info@
astrofililariani.org; sito web: www.
astrofililariani.org.
■ Ozanam
Cambio di mail
per la Piccola Casa
La Piccola Casa Ozanam di Como,
che da anni accoglie senza fissa
dimora, comunica il nuovo indirizzo
mail dell’associazione: segreteria@
ozanamcomo.it. Il precedente (ozanam.
[email protected]) non è più attivo.
Fitto calendario di iniziative segnalate
dall’Accademia delle Arti e dei Commerci
Notizie flash
Cultura e... cucina
■ 13 aprile
Aprile: mese ricco di eventi
Capire il nord Africa
al Cardinal Ferrari
“Capire il nord Africa. è primavera sull’altra
sponda del Mediterraneo?”. è questo il titolo
dell’incontro che si terrà mercoledì 13 aprile,
alle 20.45, al centro pastorale cardinal Ferrari
di Como. All’incontro, promosso dall’Ufficio
Missionario diocesano, sarà presente il prof.
Luigi Paolo Branca, docente di storia dei paesi
islamici e di letteratura araba all’Università
Cattolica di Milano. Si tratta del primo incontro
organizzato dalla nuova “equipe mondo” del
Centro Missionario. Un’occasione per capire
qualcosa di più su quanto sta accadendo
alle porte dell’Europa”. “Il nostro obiettivo –
spiegano i responsabili – è quello di offrire
momenti di informazione e approfondimento
su tematiche di attualità che non possono non
interessarci. Un modo per guardare alla realtà
cercando di fuggire da stereotipi o pregiudizi”.
U
n mese di aprile ricco di appuntamenti quello che attende il capoluogo
comasco. Tra gli eventi da segnalare,
per i palati fini, “Polenta e…” la 10°
rassegna gastronomica promossa dall’Accademia delle Arti e dei Commerci “Santa Giuliana”, a Como, che durerà fino al 16 aprile. In
15 tra ristoranti e locande di Como e dintorni
sarà possibile scegliere tra un piatto unico
(ovviamente a base di polenta) al prezzo di
15 euro, un menù più nutrito a 20 euro, o un
menù a prezzo libero, comprensivi di ¼ di
vino, 1/2 minerale e un caffè. Tra gli altri appuntamenti da annotare: presso la basilica di
S. Fedele proseguono le elevazioni spirituali
in preparazione alle celebrazioni innocenziane, con musica sacra (dalle 16 alle 17.30)
a cura degli organisti Simone Ratti (9 aprile)
e don Nicholas Negrini (16 aprile).
Dal 9 al 17 aprile si svolgerà, presso la Pina-
visita a Forlì e ravenna
il 14 e 15 maggio
L’appuntamento
è promosso
dalla sezione
di Como di
Italia Nostra
e dall’Istituto
Carducci
L
a sezione di Como di Italia Nostra e
l’Ist. Carducci organizzano per sabato
14 e domenica 15 maggio una visita
a Forlì con la mostra “Melozzo da Forlì.
L’umana bellezza tra Piero della Francesca
e Raffaello” e a Ravenna con lo splendore
dei suoi mosaici, guidata da Nadia Righi,
storico dell’arte e conservatore del Museo
coteca Civica, la XIII Settimana della
Cultura, che prevede il 9 una conferenza (inizio previsto sempre alle 16)
di Sergio Rebora sulla pittura dell’Ottocento lombardo e un laboratorio
creativo per bambini dal titolo “Giochiamo con i colori della Primavera”, e
il 16 una conferenza di Fabio Cani “La
storia celebrata: 150 anni di monumenti nel territorio comasco”, in contemporanea con il laboratorio creativo
per bambini “Tesori di vetro”. Al Teatro
Sociale andrà in scena il testo di “Processo a Cavour” (8 aprile) alle 20.30, lo
spettacolo “Biancaneve ha le mutande di pizzo” (15 aprile, ore 20.30) e la
danza “Pinocchio burattino senza fili”
(16 aprile, ore 20.30).
L’associazione Giuseppe Carducci organizza, alle 21 di sabato 9 aprile, il
Diocesano di Milano. Il programma
prevede sabato 14 maggio, alle ore
7.00 la partenza da Como e l’arrivo
a Forlì, con la visita alla mostra
allestita presso i Musei San Domenico;
in serata arrivo a Milano Marittima
per cena e pernottamento. Domenica
15 maggio ci si trasferirà a Ravenna,
con visita agli splendidi monumenti
paleocristiani e bizantini della città,
riconosciuti patrimonio dell’Umanità
da parte dell’Unesco: la Basilica di S.
Vitale, il mausoleo di Galla Placidia,
concerto di musica corale “Sperent in
Te”, per la direzione di Francesco Barbuto; e alla stessa ora di martedì 12
aprile il “Recital pianistico” per il bicentenario della nascita di Franz Liszt.
Continua anche in aprile, infine, la
rassegna dei concerti promossi dal
Conservatorio G. Verdi.
Sabato 8 aprile, alle 17.30, presso la
Sala Bianca del Teatro Sociale sabato
in musica con “La perfezione del barocco”; sabato 16, alle ore 15 presso
l’Aula Magna del Politecnico “sabato
in musica “Pomeriggio in jazz e domenica 17, alle 17.30, presso il Salone
dell’Organo del Conservatorio.
Appuntamento con “I concerti d’organo Goldberg”. Appuntamenti per tutti
i “gusti” dunque, con l’imbatazzo delle scelta .
il Battistero Neoniano, il Battistero
degli Ariani, la Basilica di S. Apollinare
Nuovo, la Basilica di S. Apollinare in
Classe; il rientro a Como è previsto in
serata. La quota di partecipazione è di
290 euro (supplemento camera singola
di 50 euro), comprensiva di viaggio
in pullman, pernottamento, cena,
colazione, assistenza culturale, ingressi
nei luoghi d’arte. Per informazioni
ed iscrizioni (saldo entro giovedì 14
aprile): Ist. Carducci, tel. 031.267365.
(s.fa.)
Associazioni
26 Sabato, 9 aprile 2011
Bellagio. Lo scorso 27 marzo
D
omenica 27 marzo
si è svolta a Bellagio
l’annuale Giornata
di Spiritualità
della Sottosezione di Como
dell’UNITALSI. Il programma
comprendeva la preghiera
delle Lodi, la meditazione, la
celebrazione della S. Messa,
il pranzo, la preghiera del
s. Rosario e l’Adorazione
eucaristica.
Particolarmente significativa
per i presenti è stata la
riflessione tenuta da mons.
Lorenzo Calori che ha invitato
a percorrere il cammino della
Quaresima uniti al Signore
“nella vita nuova” che Lui
stesso ci dona.
Parlando agli unitalsiani, don
Lorenzo ha aiutato a riscoprire
la propria identità di “cristiano
vicino ai malati”, l’impegno che
da questa ne deriva, le capacità
che ciascuno innanzitutto deve
chiedere al Signore per poter
vivere questa “vocazione”.
Una vicinanza alle persone
sofferenti che non è fatta di
A
cose ma di presenza personale:
mai la persona che si trova a
vivere il momento della prova
e del dolore può essere lasciata
sola! La vita si segnerebbe
inevitabilmente di tristezza e di vuoto!
C’è un canto che anche l’unitalsiano deve
tenere ben presente, una preghiera che
nel pomeriggio abbiamo rivolto insieme al
Signore durante l’Adorazione eucaristica:
“Quanta sete nel mio cuore: solo in Dio
si spegnerà … Il Signore è la mia vita, il
Signore è la mia gioia”. Il compito che
ha chi si fa prossimo al malato è grande:
attraverso la propria presenza di cristiano
deve aiutare a cogliere la presenza di Dio...
Ed ecco la provocazione per ciascuno:
“Ma, sono veramente cristiano? ”.
Per stare accanto al malato è necessario
un grande rispetto, e quindi il silenzio, la
compassione, l’amore. I passi del Vangelo
che hanno illuminato questo momento
preghiera di Gesù al Padre,
che è divenuto un invito
per gli unitalsiani riuniti
per la loro Giornata di
Spiritualità: «Padre santo,
custodiscili nel tuo nome,
quello che mi hai dato,
perché siano una sola cosa,
come noi» (Gv 17, 11). I
cristiani devono essere uniti
tra loro! Non è sufficiente
che ciascuno sia unito
a Dio. Non è sufficiente
questo per essere vicini ai
malati da cristiani. Bisogna
sentirsi in comunione gli
uni con gli altri, sentire
che ci si muove “insieme”
anche quando ci si muove
singolarmente, sentire che
si è associazione, che si è
Chiesa! E poi, insieme al
sentirsi “uniti” agli altri, il
sentirsi “mandati”. Come
se uno si dicesse: «Non
sono unitalsiano perché
ho deciso io di esserlo, ma
perché Dio mi ha chiamato,
e mi ha dato un incarico, mi
ha mandato». Gesù disse
fine mese ha avuto luogo l’annuale appuntamento di preghiera
al Padre: «Come tu hai
mandato me nel mondo,
della sottosezione comasca del sodalizio
anche io ho mandato loro
nel mondo» (Gv 17,18).
della meditazione sono quelli relativi
che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,
Mons. Calori ricordava
alla morte di Lazzaro, alla preghiera di
1.3). Solo se ci lasciamo raggiungere da
anche che prima di accostarsi al malato
Gesù nel Getsemani, al grido di Cristo
questo dono del Signore, solo se abbiamo
vi è la necessità della preghiera, che aiuta
dalla croce. Durante la meditazione si è
veramente questa Vita in noi, avremo
a “non aver paura” e che permette di non
guardato a Gesù, alla sua umanità vissuta
veramente “qualcosa da dare” alla persona preoccuparsi di quello che si dovrà dire o
in obbedienza alla volontà del Padre; don
sofferente nel corpo e nello spirito. Se
fare … Gesù ci ha assicurato che lo Spirito
Lorenzo ha ricordato che Gesù ha voluto
desideriamo che la nostra vicinanza sia
Santo ci assiste sempre. Don Lorenzo, non
identificarsi con coloro che soffrono: «Ero
vera e ricca ed efficace, c’è bisogno che
senza aver invitato a guardare a Maria,
malato e mi avete visitato» (cfr Mt 25,36).
prima noi stiamo vicini a Dio, attraverso
sollecita a Cana, presente e silenziosa
Farsi prossimo, essere vicino, significa
Colui che Egli ha mandato. Non possiamo
presso la Croce di Gesù, concludeva la sua
anche aiutare ad accettare la realtà, la
vivere da cristiani se non viviamo uniti a
riflessione con un ricordo e un augurio:
propria situazione. Compito non facile,
Cristo: “Non possiamo dare ciò che non
il ricordo della S. Messa che a Lourdes
soprattutto quando si sa che il domani
abbiamo”. Conoscere Dio è un suo dono,
ogni mattina alle 6.15 vede riuniti Sorelle
riserverà un peggioramento...
non è una nostra conquista; la preghiera
d’assistenza e Barellieri, quell’incontro
Anche qui la luce del Vangelo non manca
di Gesù al Padre continua infatti con
con il Cristo che ravviva in ciascuno la Vita
però di rischiarare il cammino: “Gesù
queste parole: «Io ho fatto conoscere loro
vera; l’augurio che, dopo ogni nostra visita,
disse: «Padre … Questa è la vita eterna:
il tuo nome » (Gv 17,26). C’è poi un altro
la persona malata che abbiamo incontrato
che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui
brano di Vangelo, tratto sempre dalla
possa dire: «Dio si è ricordato di me».
Unitalsi e spiritualità
Ac: esercizi spirituali
a Pellio Intelvi
Si sono svolti dall’1 al 3 aprile scorsi presso
la casa “Nostra Signora di Fatima”
G
li esercizi spirituali segnano il
momento del “riposo in Dio”,
quello di cui abbiamo tanto
bisogno dopo il frastuono e i
ritmi convulsi degli impegni quotidiani.
In quella circostanza sono messe alla
prova le facoltà che Dio ci ha dato:
spirito, mente e cuore.
Si può dire che il nostro spirito deve
riportare ad unità la mente e il cuore,
con lo stesso circuito armonico che
esiste nella Trinità. I più toccati dalla
I Gruppi del
Rinnovamento
dello Spirito
pellegrini
a Maccio
N
Grazia riescono a ricostruire questa
unità, favoriti dagli esercizi spirituali.
Come dice un poeta gesuita – Didier
Rimaud - che abbiamo ascoltato sabato
sera, “lo Spirito parli al nostro spirito
– nel silenzio”. E’ una grazia anche il
fatto che la Chiesa, nel suo cammino
post-conciliare, continui a riproporre
la meditazione della Parola di Dio
come fonte di rigenerazione spirituale,
come archetipo da cui riconoscersi figli
di Dio, da cui ascoltare chi è il nostro
Dio, di che qualità debbano essere
i suoi discepoli e su chi modulare e
modellare la nostra vita. E’ una Parola
che conserva un nucleo essenziale
– trasmesso integro nei secoli – ma
che suggerisce modulazioni, colori e
sfumature diverse nei diversi tempi
della vita individuale e della storia
collettiva. E’ una Parola esigente ma
che dà speranza, che apre gli spazi
angusti del nostro cuore.
La nostra guida, don Giambattista
Piacentini, assistente unitario e adulti
dell’Azione Cattolica di Cremona, ci
el cuore della Quaresima i Gruppi del Rinnovamento nello Spirito Santo di Como e del Decanato di Appiano Gentile si recheranno in
pellegrinaggio al Santuario Diocesano
della SS. Trinità Misericordia di Maccio per prepararsi alla Pasqua ormai
imminente e vivere un’esperienza forte di fede e di intensa spiritualità. “Siamo grati a Dio - spiegano - per questo
luogo privilegiato dove Egli ancora una
volta manifesta la Sua più grande pre-
rogativa, quella della Misericordia. Qui
a Maccio è singolare il fatto che sia presentata tutta la SS. Trinità come Misericordia. Certamente Dio sta preparando
grandi doni per i suoi figli se si aprono
con amore e disponibilità all’azione
della Sua grazia”. Per chi vuole associarsi al pellegrinaggio, l’appuntamento è
per martedì 12 aprile ore 20.15 davanti alla chiesa di Luisago ( per chi vuole raggiungere Maccio a piedi), per gli
altri ci si trova in Santuario per le ore
ha condotti, attraverso il Vangelo, in
questo cammino di educazione alla
scuola del Maestro.
“Educaci, Signore!” era infatti
l’invocazione che ha scandito le
meditazioni. Quando la meditazione
riesce a tradursi in preghiera e a
generare la pace contemplativa, allora
veramente la lode e l’inno di grazie
prorompono dal cuore : è l’unico
momento in cui Dio Padre, Figlio e
Spirito Santo hanno il primo posto.
La sede prescelta – la casa parrocchiale
“Nostra Signora di Fatima” a Pellio
Intelvi – ha favorito la contemplazione
offrendo ai presenti un incantevole
panorama sul lago di Lugano,
accerchiato e custodito dall’imponente
catena dei monti chiazzati dai
persistenti nevai. Ci siamo lasciati
augurandoci un buon proseguimento
del cammino di Quaresima. Un vivo
grazie a don Giambattista Piacentini
e ai nostri assistenti, don Ivan e don
Emanuele.
Giulia Galfetti
21. “Ci uniremo nella prima parte alla
preghiera già programmata dalla parrocchia: alle 21 catechesi sulle parabole
della Misericordia, seguirà supplica alla SS. Trinità Misericordia, esposizione
del SS. Sacramento e adorazione animata dal R.n.S. Al termine il rettore illustrerà il messaggio del Santuario. Ricordiamo inoltre che sabato 9 aprile presso la chiesa di Portichetto alle ore 20,45
ci sarà il terzo incontro di adorazione
eucaristica “Roveto ardente”.
Valli Varesine
28 Sabato, 9 aprile 2011
L
ospedali
in aiuto dei
più piccoli
a collaborazione tra l’Ospedale
Filippo Del Ponte di Varese
e il Policlinico-Mangiagalli
di Milano continua e cresce,
nell’interesse dei piccoli pazienti.
Lo dimostra quanto avvenuto
a inizio settimana, nelle sale
operatorie del nosocomio di piazza
Biroldi: un bimbo di Varese, nato
il giorno prima al Del Ponte con
una complessa anomalia congenita
intestinale, è stato operato con
successo da un’équipe chirurgica
guidata dal dott. Ernesto Leva,
responsabile della Chirurgia
Neonatale della struttura milanese,
in collaborazione con gli anestesisti
dell’Ospedale varesino, guidati dal
primario, il dott. Parmenio Mercuri.
Due ore di intervento che hanno
permesso di risolvere la grave
malformazione intestinale che non
avrebbe consentito al bimbo di
continuare a vivere. Ora il neonato
è ricoverato nel reparto di Terapia
Intensiva Neonatale e le sue
condizioni sono buone.
«L’intervento è perfettamente
Giornata Fai
riuscito – commenta soddisfatto
il dott. Massimo Agosti, Direttore
della Terapia Intensiva Neonatale
e di tutto il Dipartimento MaternoInfantile – Il bambino sta bene,
ha superato brillantemente i primi
giorni, quelli più critici, subito dopo
l’operazione. Questo intervento
dimostra la grande utilità dello
stretto rapporto di collaborazione
tra il nostro dipartimento e la
chirurgia neonatale del PoliclinicoMangiagalli, che sta proseguendo
così da permettere anche a questo
piccolo paziente di essere operato
nello stesso ospedale dove è nato,
evitando trasferimenti in altre città.
Allo stesso tempo, questo episodio
conferma le grandi potenzialità del
Dipartimento Materno-Infantile di
Varese, dove lavorano professionisti
di grandi capacità e competenza.
Un Dipartimento che è già punto
di riferimento non solo provinciale
ma anche regionale per tutta l’area
inerente alla donna, al neonato e al
bambino».
www.varesenews.it
Molto apprezzato il lavoro dei giovani “ciceroni”.
Illustrati i lavori realizzati nell’ultimo periodo.
Un successo la visita a Cittiglio
S
abato 26 e domenica 27 marzo scorsi
l’antica chiesa romanica di San Biagio in
Cittiglio è stata inserita nel circuito della “Giornata FAI di Primavera”, promossa per
il 19° anno consecutivo dal Fondo Ambiente
Italiano (FAI), la fondazione privata che gestisce molti monumenti e beni paesaggistici
italiani e che in occasione di questa giornata,
oltre ai propri beni, promuove anche l’apertura di altri monumenti (non gestiti dal FAI) presenti sul territorio per favorirne la conoscenza
da parte di un pubblico vasto ed interessato.
Tra questi, anche la chiesa di San Biagio che
è stata aperta a accessibile per tutta la durata
della manifestazione. Sorprendente il numero
di visitatori (stimati in oltre 500) che nei due
giorni si sono susseguiti in maniera continuativa sul colle di San Biagio per conoscere la
storia di questo monumento e scoprire i segreti che gli scavi archeologici, eseguiti nella
chiesa dal 2006 al 2009, hanno riportato alla luce. Nemmeno la pioggia che a
tratti ha imperversato nella giornata di
domenica ha fatto desistere gli appassionati che hanno così potuto scoprire
un monumento ancora poco noto, ma
certamente significativo del territorio
valcuviano. La visita è stata anche occasione per prendere visione dei lavori
che negli ultimi mesi hanno interessato
la navata e che porteranno a breve alla riapertura al culto della chiesa, ma
che, nel contempo – grazie alle ampie
superfici in cristallo poste sul pavimento – lasceranno in vista gli elementi architettonici ed artistici più importanti
rinvenuti con gli scavi archeologici. Si
stanno, quindi concretizzando più che
positivamente gli sforzi che la parrocchia di Cittiglio ed il “Gruppo Amici di
«Giornata
del verde
pulito»:
la risposta
dei volontari
■ Brenta
“Fremiti di vita” un libro
per affrontare il tumore
Sabato 2 aprile si è tenuta la
presentazione del libro “Fremiti di Vita”,
che raccoglie poesie e scritti di Fausta
Salati Roffia, per oltre 20 anni maestra
elementare a Brenta. L’iniziativa è stata
promossa dalla Lega Italiana per la lotta
contro i tumori – delegazione della
Valcuvia con il patrocinio dei comuni di
Brenta e di Cittiglio (comune ove la Salati
vive e risiede). Il ricavato dalla vendita
del libro è devoluto all’associazione per la
lotta contro i tumori.
■ Cittiglio
Venerdì 8 aprile
la rivista di ricerca storica
Venerdì 8 aprile, alle ore 21.00, in Sala
Consiliare a Cittiglio, è in programma
la presentazione del primo numero della
rivista “Storia e storie della sponda magra”
a cura del “Gruppo Ricerca Storica” di
Laveno Mombello. Presentano il libro la
Paola Bevilacqua e Gianni Pozzi.
■ Cittiglio
Cena povera con
don Giusto Della Valle
La parrocchia di Cittiglio e il gruppo
missionario propongono una “Cena Povera”
per raccogliere fondi per le missioni e per
un momento di riflessione. Ad animare la
serata: don Giusto Della Valle, già fidei
domun in Camerun.
■ Cavona
Il 16 aprile: pellegrinaggio
vocazionale zonale
Sabato 16 aprile pellegrinaggio
vocazionale. Ritrovo alle ore 7.00 alla
cappelletta di Santa Teresa. Anima la
parrocchia di Cunardo.
San Biagio” hanno sostenuto fin dal
1988 per arrivare al completo restauro della chiesatta di San Biagio. Certamente positiva e di successo anche
l’iniziativa degli “ Apprendisti Ciceroni” che ha visto operativi sul posto gli
studenti di due classi del Liceo “Sacro
Monte” di Varese che accoglievano i visitatori e li accompagnavano nella visita guidata alla scoperta degli elementi
architettonici più significativi e delle vicende storiche più caratteristiche legate a questa chiesa. Un plauso, quindi,
alla scuola ed agli insegnati che hanno saputo coinvolgere e preparare in
maniera così proficua ed approfondita i giovani studenti che più volte – nei
due giorni di servizio – hanno ricevuto
i complimenti per le loro spiegazioni.
A.C.
In occasione della giornata regionale del
“Verde Pulito” che si è svolta su tutto il
territorio lombardo domenica scorsa 3
aprile, in alcuni comuni valcuviani si è
svolta la giornata ecologica che ha visto la
partecipazione di cittadini e volontari di
diverse associazioni.
Nell’immagine che pubblichiamo un
momento della pulizia attuata da
protezione civile e guardie ecologiche a
Cittiglio, lungo i bordi della strada statale
che sale in Valcuvia.
Collaborazione
anti-incendio
D
a sabato 2 e sino al prossimo 23 aprile saranno presenti
ed operativi sul territorio delle due comunità Montane
delle Valli del Verbano e del Piambello, 36 volontari A.i.b.
(Antincendio boschivo), provenienti da La Spezia, Genova
e Savona. Questa presenza – suddivisa su tre turni - rientra
nell’accordo di cooperazione
permanente sul fronte
Sul territorio, fino al
dell’antincendio boschivo
sottoscritto nel 2010 tra regione 23 aprile, in azione
Lombardia e regione Liguria
squadre di volontari
e che ha già determinato
per esercitazioni.
l’invio di squadre provenienti
anche dall’Alto Varesotto
è ritenuto quello di massimo
nella zona di Arenzano e di
pericolo antincendio per
La Spezia lo scorso mese
il territorio prealpino. Tra
d’agosto. La collaborazione
l’altro questo gemellaggio è il
viene ora ricambiata e i
primo in Italia che si svolge in
volontari liguri saranno in
periodo non estivo. “I gruppi
Valcuvia e Valmarchirolo
Antincendio boschivo in
per tre settimane, aiutando
missione operativa – spiegano
e coadiuvando i volontari
in Comunità Montana locali in questo periodo che
Trofeo
Binda:
ciclismo
femminile
nel
Varesotto
offriranno il loro prezioso aiuto
nel pattugliamento della vasta
area forestale del territorio
montano e saranno di supporto
nelle attività ordinarie come
l’aggiornamento del Piano di
emergenza e l’avvistamento
di eventuali incendi dai
punti che offrono un’ampia
visuale sulle valli. In caso di
emergenza le squadre liguri
saranno operative al fianco dei
volontari locali in tutte le fasi
d’intervento”. Il coordinatore
COAV Dario Bevilacqua ha
Domenica scorsa le strade
della Valcuvia, del luinese e in
parte della Valganna sono state
interessate dal passaggio delle
atlete della Coppa del Mondo
femminile impegnate in una gara
di 121 km. Molti gli appassionati
a bordo strada e soprattutto lungo
il rettilineo d’arrivo a Cittiglio
dove la partecipazione sportiva e
l’entusiasmo è sempre stato alto.
Vincitrice della gara la britannica
Emma Pooley (già vincitrice nel
predisposto il calendario ed
il piano operativo utile alla
gestione di questa missione
che, oltre ad offrire con mezzi
e persone un valido aiuto alle
squadre locali, è l’occasione
per creare momenti di
formazione e informazione
rispetto alla prevenzione degli
incendi. I volontari liguri
utilizzeranno come base
logistica la sala operativa della
Protezione Civile di Cunardo e
lì risiederanno durante il loro
periodo di soggiorno.
2008) in 3h08’17’’alla media
di 38,69 km/h , seconda la
svedese Emma Johansson e
terza l’olandese Annemiek Van
Vieuten (entrambe a 1’32’’dalla
prima). Sempre impeccabile
l’organizzazione della gara
da parte della “Cycling Sport
Promotion”, grazie all’esperienza
del suo presidente Mario
Minervino e dell’affiatamento
e disponibilità dei tanti
collaboratori.
Sondrio Cronaca
a sondrio c’è
la «banca
del tempo»
A Sondrio, grazie all’iniziativa
dell’associazione Gea e al sostegno
della Regione Lombardia, è nata la
“Banca del Tempo”, un particolare
istituto di credito, molto diffuso
in Italia, nel quale i correntisti
depositano tempo e disponibilità,
anziché denaro. In un momento
critico per l’organizzazione
economica delle famiglie, la “Banca
del Tempo” può essere una valida
soluzione per risolvere i piccoli
problemi quotidiani a costo zero,
aiutando a sviluppare un senso di
solidarietà e di reciproco sostegno
diffuso. Il progetto è gestito da
volontari: iscriversi è semplice e
totalmente gratuito. Le attività
oggetto di scambio sono le più
varie: dal fare la spesa alle lezioni
di lingua straniera; dal baby-sitting
all’aiuto per i lavori domestici
(lavare e stirare, ma anche
sistemare mensole o altri piccoli
lavoretti). In cambio si chiede di
mettere a disposizione lo stesso
numero di ore che viene richiesto
per insegnare o svolgere un’attività
Sabato, 9 aprile 2011 29
che si ama fare o che si può fare.
Non ci sono impegni e vincoli di
alcun tipo. Una volta iscritti, la
“Banca del Tempo” crea il contatto
e i correntisti sono liberi di
utilizzare le ore a disposizione nel
modo che ritengono più opportuno.
La sperimentazione durerà un
anno (le ore messe a disposizione
devono essere consumate entro
il 2011): se le iscrizioni saranno
numerose il progetto proseguirà.
Per iscriversi inviare una mail a
[email protected] oppure
telefonare al 349/5056926 per
un primo contatto, compilare la
scheda di iscrizione inserendo
il numero di ore che si desidera
mettere a disposizione e
l’attività che si intende svolgere
(la scheda si trova anche in
tioffrounpezzodelmiomondo.
blogspot.com). L’iscrizione e la
partecipazione sono gratuite:
i correntisti sono coperti da
un’assicurazione (a carico
dell’associazione) durante le loro
prestazioni.
Adozione: una
riflessione per
costruire il futuro
Il prossimo 15 aprile Sondrio ospiterà un
convegno promosso dal Centro provinciale
dell’Asl per approfondire un argomento delicato.
“A
dozione: dal presente al
passato per costruire il futuro”.
È questo il titolo del convegno
che si svolgerà a Sondrio, presso la sala
Vitali di via delle Pergole 10, venerdì 15
aprile a partire dalle ore 14.00. L’incontro,
organizzato dal Centro Adozione dell’Asl
della provincia di Sondrio in collaborazione
con il Tavolo Operativo di Coordinamento
per le Adozioni, «si propone innanzitutto
di promuovere una riflessione sul racconto
della storia attraverso una rilettura degli
eventi vissuti dal bambino come fattore
di protezione – spiegano gli organizzatori
–. Altro aspetto importante è l’impegno
a offrire ai genitori adottivi degli stimoli
Negli ultimi dieci anni
perché possano affiancare i figli nei
momenti più delicati dell’esperienza
un’ottantina di famiglie
adottiva. Infine – concludono – si vuole
hanno accolto oltre un
sviluppare un dibattito su possibili
interventi a sostegno delle famiglie nelle
centinaio di bambini.
diverse tappe del percorso adottivo,
un sostegno finalizzato soprattutto alla
di Enrica Lattanzi
prevenzione delle “crisi adottive”». Al
convegno della prossima settimana sono
invitate le famiglie adottive e aspiranti
adottive, gli enti autorizzati per le adozioni internazionali, i consultori familiari,
gli operatori dei Servizi di Piano e dei Servizi di neuropsichiatria infantile, gli
insegnanti e tutti coloro che sono interessati alla tematica dell’adozione. Il
programma del pomeriggio prevede, a partire dalle ore 14.00, dopo i saluti delle
autorità, l’intervento dello psicologo e psicoterapeuta (coordinatore del Centro
Adozioni di Sondrio) Santo D’Auria su “Perché la storia: il punto di vista del
Centro Adozione”; quindi lo psicologo clinico Gregorio Mazonis su “Chi ero?
Chi sono? Chi sarò? Identità, senso di valore e conoscenza della propria storia
adottiva”; poi una testimonianza e il dibattito coordinato da Stefania Moltoni
del Centro Adozione di Sondrio. Non è richiesta l’iscrizione. Per informazioni
rivolgersi alle assistenti sociali Giovanna Barbato ed Elena Gastaldini, il martedì
e il venerdì al numero 0342-555745; [email protected].
Internet wi-fi
Si naviga gratis
a Sondrio, in
piazza Garibaldi
Navigare gratuitamente
grazie a una connessione
wi-fi. Dall’inizio di questa
settimana si può fare a
Sondrio nel cosiddetto
“salotto buono della città”,
ovvero piazza Garibaldi.
Il progetto è frutto della collaborazione fra il Comune e Politec,
pensato e voluto per «completare l’offerta tecnologica anche
in sedi aperte e per sviluppare un servizio utile ai cittadini e
ai turisti» ha affermato l’amministratore delegato di Politec
Silvio Marchetti. «Si parte dal cuore della città con l’intenzione
di raggiungere anche il resto di Sondrio», è il commento
dell’assessore Michele Iannotti. Non sono richieste formalità di
registrazione: chiunque abbia un dispositivo con scheda wi-fi
(dal portatile allo smartphone) potrà collegarsi alla linea WiMAX
che assicura un’ampia copertura di tutta la piazza. Il servizio
prevede la messa in esercizio delle migliori tecnologie del settore,
la possibilità di personalizzare la pagina introduttiva (con spazi
promozionali di eventi e iniziative culturali) e la generazione di
statistiche di utilizzo, per migliorare e incrementare il servizio.
Negli ultimi dieci anni in provincia di
Sondrio più di un’ottantina di famiglie
(ma sono almeno il doppio i nuclei che
hanno dato la propria disponibilità
all’adozione) hanno adottato oltre un
centinaio di bambini: nel 76% dei casi si è
trattato di adozioni internazionali (sebbene
il 71% delle coppie si fosse dichiarata
disponibile all’adozione sia nazionale sia
internazionale). I tempi dell’attesa sono
senza dubbio un aspetto significativo sul
quale riflettere: per il 40% delle coppie
l’attesa può variare dai due ai tre anni prima
di poter accogliere il proprio figlio, ma ci
sono casi in cui il tempo si dilata fino a oltre
sette anni (è capitato al 7% delle coppie).
In aumento i casi in cui il nucleo familiare
arriva ad accogliere più fratelli (anche fino a
tre), per non spaccare il legame che unisce i
piccoli fra di loro.
Il Centro Adozione di Sondrio
Il Centro Adozione dell’Asl di Sondrio
(la cui sede è in via Nazario Sauro 38) è
il punto di riferimento provinciale per le
coppie interessate all’adozione nazionale e
internazionale. Il Centro offre informazioni
e consulenza sulle procedure da seguire;
propone percorsi formativi di gruppo
alle coppie che intendono o hanno già
presentato domanda di adozione; svolge
l’indagine psico- sociale, con relazione
conclusiva, su richiesta del Tribunale
per i Minorenni, per le coppie che hanno
presentato disponibilità all’adozione;
compie il monitoraggio/vigilanza, con
relazione conclusiva, su richiesta del
Tribunale per i Minorenni, ai nuclei
adottivi nel primo anno di inserimento del
bambino; organizza incontri di consulenza
e sostegno singoli e in gruppo ai nuclei
adottivi; realizza le relazioni periodiche
sull’inserimento del minore straniero per
il Paese di provenienza su richiesta della
coppia e d’intesa con l’ente autorizzato di
riferimento. Per informazioni e richiesta
appuntamenti telefonare allo 0342-555745
il martedì dalle ore 14.00 alle ore 15.00;
il venerdì dalle ore 8.30 alle ore 9.30. Le
coppie adottive segnalate dal Tribunale
per i Minorenni vengono convocate
direttamente dagli operatori del Centro.
L’accesso ai gruppi avviene su chiamata,
telefonica o scritta da parte degli operatori
del Centro. Le prestazioni sono esenti da
ticket. Il percorso di indagine psico-sociale
delle coppie si conclude di norma entro 4
mesi, e comunque non oltre i 6 mesi.
Patto formativo
Pirovano-Iulm
L’
Università Iulm di Milano (Libera Università di Lingue e
Comunicazione) e l’Università dello sci - Pirovano Stelvio,
hanno firmato una convenzione per la promozione
congiunta di workshop e corsi di formazione negli ambiti di
turismo, marketing, comunicazione aziendale, nuove tecnologie
e lingue straniere. Le strutture della Pirovano Stelvio (controllata
dal gruppo Banca Popolare di
Sondrio, già partner della Iulm in
numerose iniziative) ospiteranno
l’apprendimento della tecnica
le iniziative formative appena
dello sci unito ai principi
ricordate. «Offrire formazione di
morali ed educativi dello
qualità in un contesto assolutamente
sport. I nuovi corsi di lingue e
straordinario dal punto di vista
comunicazione affiancheranno
paesaggistico: questo l’obiettivo del
quelli di sci, in un ateneo unico
protocollo stipulato», sottolinea il
al mondo, posto nel cuore del
rettore della Iulm Giovanni Puglisi.
Parco Nazionale dello Stelvio e
«Questo accordo – commenta Renato del Parco Svizzero». Sulla base
Sozzani, presidente della Pirovano
della convenzione stipulata,
Stelvio – rafforza e amplia la nostra
sono in via di definizione
missione d’insegnamento: da oltre
workshop dalla durata di due
50 anni gli istruttori sono impegnati
giorni (formula week end – 12
a trasmettere ai propri allievi
ore), corsi di specializzazione
di 7 giorni (30 ore) o di 14
giorni (60 ore) sui temi
della comunicazione e della
pubblicità per il non profit,
del “Tourism Management”,
l’organizzazione di eventi,
comunicazione digitale e web
marketing. In collaborazione
con la “Scuola Superiore per
Mediatori Linguistici Carlo Bo”,
verranno inoltre attivati corsi
per l’insegnamento a livello
professionale delle lingue
straniere.
Valchiavenna
30 Sabato, 9 aprile 2011
H
«CAROVANA
ANTIMAFIE» IN
VALCHIAVENNA
a fatto tappa a Chiavenna la
Carovana antimafie, un lungo
viaggio di oltre due mesi e
circa 100 tappe che tocca tutte le
regioni d’Italia con appuntamenti
itineranti, per sensibilizzare i
cittadini sul tema della lotta alle
mafie, sulla sicurezza sul lavoro e la
lotta a qualsiasi forma di razzismo
con modalità di coinvolgimento.
L’iniziativa, durata tre giorni, è
partita con la cerimonia dedicata
alla “pianta della legalità”
nel giardino della Comunità
■ Infrastrutture
Buone notizie per il
Traforo della Mesolcina
Dopo l’incontro in Regione dello scorso
11 marzo, arrivano buone notizie dal
Canton Grigioni rispetto al Traforo della
Mesolcina. Nel corso della riunione
milanese, interamente riservata a un
confronto fra le parti, i referenti del
Canton Grigioni si erano impegnati ad
avviare in tempi brevi un’analisi dell’opera
rispetto al loro versante di competenza.
Dal Cantone è giunta comunicazione
ufficiale a tutti gli attori coinvolti
nell’assegnazione dell’incarico per
l’elaborazione di uno studio di opportunità
per un nuovo collegamento ferroviario fra
la Valchiavenna e Bellinzona, il Traforo
della Mesolcina per l’appunto. «Nei
prossimi giorni - si legge nella lettera
inviata all’assessore ai Lavori Pubblici
Silvana Snider - verrete contattati da
rappresentanti di questi uffici per un
colloquio nel quale si cercherà di dare
risposta alle domande contenute in
un questionario dedicato. Si tratta in
sostanza di raccogliere le opinioni e le
aspettative da parte di ogni ente in merito
a questo progetto». I vicini grigionesi,
dunque, mantengono le promesse, analisi e
approfondimenti procedono con l’obiettivo
comune di fare chiarezza rispetto
ad un’opera da tutti giudicata molto
interessante. Come è noto le conclusioni a
cui era giunta la società Irealp incaricata
dagli italiani di redigere uno studio di
fattibilità, sono state tali da ritenere il
tunnel irrealizzabile alle condizioni in cui
era stato pensato per collegare Gordona
a Lostallo, oltre il confine. Nell’incontro
di un mese fa a Milano si erano dati
appuntamento l’assessore ai lavori pubblici
della Provincia di Sondrio Silvana Snider,
i rappresentanti di Camera di Commercio
e Comunità Montana Valchiavenna e una
nutrita delegazione di elvetici composta
dal Consigliere di Stato del Canton Grigioni
Mario Cavigelli e il Consigliere di Stato per
il Ticino Marco Borradori e da esponenti
delle Regioni Mesolcina e Bregaglia.
■ Via Spluga
Sabato 2 luglio tutti
in festa per il decennale
montana, poi è proseguita con un
incontro alla Società operaja. La
conferenza ha visto impegnati i
ragazzi di padre Antonio Garau,
prete antimafia di Palermo, i
rappresentanti della Osi Lombardia
e di Sondrio - a cominciare dal
segretario generale Daniele Tavasci
e da Mirko Dolzadelli, responsabile
del progetto sulla legalità de “La
carta di Morbegno” - e gli studenti
delle scuole medie e superiori di
Chiavenna. «Le mafie sono presenti
anche in Lombardia: in un anno,
solo a Milano vendono cocaina e
incassano 49 milioni di euro - ha
spiegato Alex De Lisi, operatore
della Cisl originario di Palermo e
profondo esperto dei fenomeni
mafiosi -. È necessario impegnarsi
in questa lotta, in cui possiamo
contare sul lavoro delle forze
dell’ordine. Ma è fondamentale
fare la nostra parte anche contro
la zona di penombra, la mafiosità,
quell’atteggiamento che calpesta
la legalità e i diritti, che finge
di non vedere e non sentire i
comportamenti illegali e privi di
rispetto». Peppino Vitrano, uno
dei ragazzi del gruppo siciliano,
ha spiegato che «anche da giovani
si può fare la propria parte per
combattere la mafia». Sono
intervenuti anche altri ragazzi
palermitani: «Insieme dobbiamo
ritrovare la libertà di essere noi
stessi, senza chiudere gli occhi,
le orecchie e la bocca quando ci
troviamo di fronte a comportamenti
che non vanno bene».
S.BAR.
il 15 aprile. Per lui l’importante traguardo dei novant’anni.
Auguri al prof. Massera,
luminare della cultura
V
enerdì 15 aprile il prof. Sandro Massera compie 90 anni. Nato a Novate Mezzòla
nel 1921, dove fu sindaco nella seconda metà degli anni Cinquanta, nel 1943 si
laureò in Lettere all’Università di Pavia, insegnando nei ginnasi di Fermo, Jesi
e Sondrio, dove si trasferì, tenendo fino al 1979 la cattedra di latino e storia presso
l’istituto magistrale intitolato alla scienziata Candida Lena-Perpenti. Considerato tra
i più importanti storici di Valtellina e Valchiavenna, dal 1964 al 1997 fu consigliere e,
dal 1970 al 1988, vicepresidente della Società storica valtellinese. Con don Peppino
Cerfoglia, Luigi Festorazzi, Giovanni Giorgetta, don Tarcisio Salice, Giorgio e Guido
Scaramellini nel 1959 fondò il Centro di
occasione dei 90 anni dell’istituto di
studi storici valchiavennaschi, di cui fu
credito di piazza Quadrivio. Altre sue
consigliere fino al 2003 e vicepresidente
preziose ricerche sono apparse sul
negli ultimi quattro anni. Per la sua
“Corriere della Valtellina”, sul periodico
grande dedizione all’insegnamento
della Camera di commercio, industria,
e i suoi meriti di studioso della storia
artigianato e agricoltura di Sondrio,
locale, fondata sulla consultazione
sui “Quaderni grigionitaliani”, sul
degli archivi, a Sondrio il professore fu
“Notiziario della Banca Popolare di
il primo ad essere insignito del “Ligari
Sondrio”, sul mensile di Morbegno “Le
d’argento”, premio conferitogli nel
vie del bene” e sull’annuario del liceo1997 dall’amministrazione comunale.
ginnasio “Giuseppe Piazzi” di Sondrio.
Numerosi sono le sue ricerche storiche
Tra gli studi a lui più cari figurano quelli
pubblicate dalla Società storica
sugli scontri del ventennio che seguì
valtellinese e dal Centro di studi storici
la rivolta valtellinese del 1620 e che
valchiavennaschi, ma anche nella
videro coinvolti gli Spagnoli e i Francesi
collana storica del Credito Valtellinese
per il possesso della Valtellina e dei
e in monografie edite dalla Banca
Popolare di Sondrio, dal Centro culturale contadi di Chiavenna e Bormio. Un altro
periodo particolarmente approfondito
e sociale “don Minzoni” di Sondrio
dal prof. Massera è quello legato all’età
e dalla Fondazione Gruppo Credito
Napoleonica e, tra le sue numerose
Valtellinese. Tra queste ultime si ricorda
ricerche, non mancano alcune
il volume sulla spedizione in Valtellina
incentrate sul proprio paese di origine.
del duca Henri de Rohan, uscito in
Apprezzato docente
di latino e storia alle
superiori, è noto anche
per le sue ricerche
Tra queste, quelle sulla parrocchia e
il comune di Novate Mezzòla, sulla
lavorazione del granito di “sanfedelino”,
sul dialetto e, con Aurelio e Livio Benetti,
sulla splendida chiesa barocca della
Trinità, finanziata dal vescovo Francesco
Giani, nativo del luogo. Altri contributi
riguardano il borgo di Piuro sepolto
da una frana nel 1618, la calata dei
Lanzichenecchi nel 1629 in Valtellina,
la celebre e preziosa carta della Rezia
composta da Fillippo Cluverio e dal
commissario di Chiavenna Fortunato
Sprecher di Davos e il diplomatico
valtellinese Gian Giacomo Paribelli.
Quest’ultimo visse nel Seicento, lo stesso
secolo a cui risale una ricca descrizione
anonima della Valtellina, trovata e fatta
conoscere dal professore, ennesimo
importante contributo alla storia delle
terre dove vissero i nostri avi.
CRISTIAN COPES
■ Una serata di approfondimento con don Andrea Straffi
I «segreti» del Cenacolo vinciano...
S
Si svolgeranno sabato 2 luglio le
celebrazioni ufficiali per il decennale
del trekking storico culturale della Via
Spluga. Il Consorzio Turistico Valchiavenna
ha infatti definito una prima bozza di
programma in accordo con la Comunità
Montana della Valchiavenna e con i
quattro comuni interessati dal passaggio
del sentiero Madesimo, Campodolcino, San
Giacomo Filippo e Chiavenna oltre che con
il partner svizzero “Viamala Ferien” con
cui si collabora da anni per la promozione
del pacchetto Via Spluga. Un giorno intero
di festa con eventi culturali e sportivi.
coprire che la tecnica innovativa utilizzata
da Leonardo da Vinci sia stata in realtà un
fallimento (dopo pochi anni l’opera risultava già danneggiata) o che i piedi di Gesù non
sono visibili perché coperti in un’epoca successiva da una porta (sì, un passaggio da un locale
all’altro!).
Avere la conferma che Leonardo fosse perfetta
espressione del binomio “genio e sregolatezza”; genio non solo per le qualità artistiche ma
anche per i numerosi particolari che caratterizzano “L’ultima cena”, sregolatezza per l’iter che
ha portato alla conclusione dell’opera: giorni di
intenso ed ininterrotto lavoro alternati a periodi di riposo e di riflessione. Tutto questo è stato
spiegato venerdì sera, durante l’incontro che si è
svolto presso il Cineteatro “Victoria” di Chiavenna, promosso da “International Inner Wheel” di
Colico. Relatore don Andrea Straffi, docente di
Arte cristiana presso il seminario di Como, che
nella sua spiegazione ha posto l’accento sia sul-
Chiavenna ricorda
il canonico don novi
Nei giorni scorsi
cerimonia alla
presenza di
molti bambini
in memoria
del fondatore
dell’asilo
Il busto del canonico don Francesco
Novi torna nella via che porta il suo
nome. Cerimonia di fronte a molti
bambini delle scuole della zona, che
hanno realizzato delle simpatiche
bandierine tricolore con lo stemma
della città, quella tenutasi giovedì 31
marzo a Chiavenna nell’ambito delle
la storia di uno dei dipinti più celebri del mondo (“sopravvissuto” ad assalti di ogni genere) sia
sullo studio dei particolari che fanno di quest’opera una straordinaria testimonianza della vita
stessa dell’autore. Nella relazione di don Straffi
molta realtà storica, poca fantasia esoterica. Per
scelta del relatore, che non ha esitato a premettere che certe allusioni di alcuni romanzieri moderni (Dan Brown in primis) non sono altro che
fantasie assurde ed ingannevoli. Chi ha partecipato alla serata non può che condividere questo
pensiero e allontanare queste tesi dall’incanto di
un’opera dal grande valore artistico e di fede. La
serata è stata organizzata a sostegno della Caritas cittadina di Chiavenna, rappresentata da don
Ambrogio Balatti. A tutti i presenti è stato consegnato un riassunto di quanto svolto nel 2010 da
tre realtà molto presenti ed attive sul territorio
della valle: il Centro di Ascolto, l’Arsenale della
carità e la casa di pronta accoglienza “Suor Maria Laura”.
celebrazioni del 150° anniversario
dell’Unità d’Italia. Un momento
“più intimo e meno solenne”, come
ha ricordato il sindaco Maurizio De
Pedrini, rispetto a quello del 17
marzo, ma ugualmente importante
per ricordare un personaggio che ha
fatto la storia della città, avendo
fondato il primo asilo in valle. Il
busto era collocato all’interno del
giardino delle scuole, praticamente
invisibile per chi non frequenta
l’istituto. Ora, ripulito e recuperato,
è stato portato all’esterno, di fronte
a piazza Bormetti. A ricordare la
figura di don Francesco Novi è stato
lo storico locale Guido Scaramellini:
«è stato nel 1862, un anno dopo
l’Unità d’Italia, il fondatore di un
istituzione importante in accordo con
Carlo Pedretti, padre della Società
Operaia di Chiavenna. Due personaggi
con provenienze molto diverse che si
sono trovati d’accordo nella necessità
di dotare la città di una scuola per
l’infanzia».
Sondrio Cronaca
Sabato, 9 aprile 2011 31
Settore metalmeccanico. Gli addetti sono circa 2000: la crescita non è omogenea.
L
uci e ombre per il comparto
metalmeccanico provinciale.
Le 44 imprese del territorio, che
danno lavoro a quasi 2000 addetti,
si sono riunite in assemblea presso
la sede di Confindustria Sondrio
e hanno esaminato gli esiti di una
recente indagine congiunturale alla
quale hanno dato riscontro 27 aziende
associate di varia dimensione. L’analisi
del fatturato ha fatto emergere un 2010
con risultati disomogenei ma dove
già si intravede la ripresa incipiente:
il 44% delle imprese ha dichiarato
ricavi in crescita, il 37% stabili, il 19%
in calo. Risalita più netta nel 2011, con
le imprese divise a metà fra stabilità e
crescita e quasi nessuno che prevede
cali di fatturato. I livelli di produzione
mostrano un profilo simile a quello
dei ricavi, con l’estero che presenta
dinamiche analoghe a quelle del
mercato nazionale. Nonostante
l’incremento dei volumi di produzione,
il comparto non è ancora riuscito a
recuperare tutto il terreno perduto e
tornare ai livelli pre-crisi: il 30% delle
aziende, infatti, ritiene che i propri
impianti produttivi rimangano tuttora
sottoutilizzati. Il punto più dolente,
come già per altri settori, riguarda i
margini di profitto, sui quali la metà
circa (52%) delle imprese ha rilevato
una contrazione nel corso del 2010, a
fronte di un 11% soltanto che segnala
una crescita. E purtroppo il quadro va
peggiorando: il 48% degli operatori
prevede ulteriori cali nel 2011. Anche
per il comparto metalmeccanico
Il presidente dei metalmeccanici
aderenti a Confartigianato Imprese
Sondrio, Renato Vergottini, si
è fatto portatore delle istanze
degli operatori del fotovoltaico
di Valtellina e Valchiavenna e
ha sottoposto al ministro dello
Sviluppo Economico Paolo Romani
le preoccupazioni degli artigiani
dopo la pubblicazione del recente
decreto sull’energia rinnovabile.
«Le scrivo da una realtà territoriale
– si legge nella lettera inviata al
ministro – da anni attenta allo
Luci e ombre
per l’economia
Secondo un recente studio
meno della metà delle
imprese ha ricavi in crescita;
come per altri comparti,
si presenta la difficoltà a
reperire le materie prime
il motivo principale di questa
diminuzione dei margini, oltre ad una
pressione generalizzata sul ribasso dei
prezzi di vendita nel periodo post-crisi,
risiede nell’incremento dei costi delle
materie prime, rilevato dalla quasi
totalità (89%) delle imprese nell’anno
2010. Alcune aziende, per quanto in
minoranza (26% del totale) arrivano a
segnalare problemi di reperibilità delle
materie prime. In termini di organici
si rileva una situazione di sostanziale
fotovoltaico | A rischio 400 imprese della provincia
sviluppo delle energie rinnovabili.
Dopo la pubblicazione del decreto
tutto si è fermato: i preventivi
non vengono richiesti, quelli
fatti non vengono confermati,
gli enti di credito non erogano
i finanziamenti e gli investitori
privati hanno bloccato gli ordini.
Tutto ciò – continua Vergottini
– colpisce circa 400 imprese
di piccole dimensioni della
provincia di Sondrio impegnate
nel settore. Dietro a questa filiera
ci sono migliaia di professionisti
e di lavoratori che rischiano la
cassa integrazione nelle prossime
settimane a causa della possibile
chiusura delle imprese. Le notizie
– aggiunge il presidente della
categoria – dicono che si sta
lavorando al nuovo decreto che
dovrebbe essere pronto per la fine
di aprile». Tempi troppo lunghi,
denuncia Confartigianato, perchè
in questo periodo iniziano i lavori
di montaggio degli impianti, ed è
improbabile riuscire a concludere
l’iter entro il 31 maggio, compresi i
collaudi e le pratiche burocratiche.
«Nei giorni scorsi – conclude
Vergottini – lei ha dichiarato che
intende “procedere speditamente
per dare delle certezze definitive al
La Camera di Commercio ha già sostenuto 173 piccole realtà.
“Progetto Liquidità”
per aiutare le aziende
L
stabilità, con il 60-70% delle aziende
che mantiene invariata la forza lavoro
nel biennio 2010-11. Un piccolo segnale
di miglioramento emerge per l’anno
in corso: è in crescita, per quanto
ancora contenuta, la percentuale di
imprese che hanno intenzione di
assumere personale. Permangono
invece criticità significative sotto
il profilo dei pagamenti: 1 azienda
su 3 dichiara insoluti in crescita nel
2010, un fenomeno particolarmente
accentuato per le realtà attive nella
filiera delle costruzioni. Un quadro
in chiaroscuro che si può sintetizzare
nel dato sulla fiducia percepita per
il 2011: in crescita per il 38% delle
imprese, in calo per il 19%, stabile per
gli altri. Visioni contrastanti sintomo
di una situazione ancora incerta,
peraltro mitigata dalla volontà di
molti operatori di guardare avanti e
continuare ad investire: la metà delle
aziende ha infatti comunicato di avere
in corso progetti di sviluppo innovativi,
specie in area produzione e sviluppo
prodotti. Poco confortanti, invece, le
risposte relative alle figure professionali
maggiormente ricercate: ormai da
anni l’industria metalmeccanica
locale denuncia difficoltà a reperire
operai specializzati (tornitori, fresatori,
saldatori), progettisti, capi reparto e
responsabili di produzione. Al termine
si è proceduto al rinnovo delle cariche
sociali confermando Paolo Mainetti
a presidente della sezione, mentre
Raffaele De Peverelli e Luigi Lapsus
come vice presidenti.
a Camera di Commercio di Sondrio
ripropone per il 2011 il “Progetto
Liquidità” che mette a disposizione
delle micro, piccole e medie imprese
che ottengono finanziamenti dagli
istituti di credito con la garanzia dei
consorzi fidi operanti in provincia di
Sondrio contributi per l’abbattimento
dei tassi di interesse. La somma
di 50mila euro sarà ripartita fra le
aziende che ne faranno richiesta per
diminuire gli interessi sui finanziamenti
a sostegno delle esigenze di cassa da
rimborsare in un periodo compreso fra
i due e i quattro anni nella misura del
2% annuo per i primi due anni. Fino al
prossimo 31 maggio, sarà possibile
presentare le richieste di contributo.
Le successive finestre, ferma restando
la disponibilità di fondi, si apriranno
il 1° luglio, fino al 30 settembre, e il
1° novembre, fino al 31 dicembre
e all’esaurimento delle risorse. «Il
positivo riscontro ottenuto con la
precedente edizione di questo progetto,
lanciato nella fase di avvio della crisi
economica, ci ha indotti a riproporlo
– spiega il presidente Emanuele
Bertolini –. In questo frangente le
esigenze di liquidità si fanno pressanti
per le nostre imprese, chiuse tra i
ritardi nei pagamenti di cui soffrono
e la necessità di promuovere azioni
per far crescere l’attività, per questo
come Ente camerale abbiamo cercato
di fornire una risposta immediata
attraverso un aiuto concreto che le
agevola. Ottenere prestiti garantiti dai
consorzi fidi abbattendo il costo del
denaro è fondamentale per le imprese
che, faticosamente, affrontano la
congiuntura e guardano con rinnovato
ottimismo al futuro». Con la precedente
edizione del bando, attivata tra il
2009 e il 2010, erano state ammesse al
contributo 173 imprese: 127 dei settori
del commercio, turismo e servizi, 37
del comparto artigiano e 9 di quello
industriale. I contributi assegnati
avevano sostenuto finanziamenti per
quasi 6,5 milioni di euro. Le domande
di finanziamento verranno presentate,
anche attraverso gli istituti di credito,
ai consorzi fidi, i quali procederanno
con la richiesta di contributo camerale
sui prestiti da loro garantiti. Tutte le
informazioni relative all’iniziativa
sono reperibili accedendo al sito
camerale (www.so.camcom.gov.it)
oppure contattando l’Unità Operativa
“Promozione” (telefono 0342-527226 –
Barbara Motti).
settore del fotovoltaico”». Il settore
apprezza ma chiede maggiore
impegno «per accelerare i tempi di
pubblicazione del nuovo decreto
e per posticipare la data del 31
maggio almeno fino a fine 2011,
assicurando la continuità degli
incentivi». Anche l’associazione
nazionale di categoria chiede
una modifica delle norme oggi in
vigore perché, di fatto, risultano
poco incentivanti rispetto alla
produzione di energia da fonti
rinnovabili.
■ Riconoscimenti
La Regione assegna
a don Gigi Pini il premio
«Lombardia per il lavoro»
Mercoledì 6 aprile il presidente della
Regione Roberto Formigoni ha
consegnato i riconoscimenti “Lombardia
per il lavoro” e “Rosa Camuna”, istituiti
rispettivamente nel 1996 e nel 1997
per riconoscere l’impegno e l’operosità
di uomini e donne lombardi che hanno
contribuito in modo significativo allo
sviluppo economico e sociale della
regione o che si sono distinti nel
campo della cultura, dell’impegno
civile e sociale e della creatività. «Il
riconoscimento dedicato al lavoro
– spiega Formigoni – rappresenta,
in questo momento non facile per
l’economia, una celebrazione per tutti
i lombardi che hanno avuto la capacità
di superare le difficoltà e sapranno
ancora darsi da fare, con la creatività e
l’operosità che li contraddistingue».
Quest’anno tra i premiati c’è anche
don Gigi Pini, classe 1950 di Grosio,
fondatore di “Tremenda XXL” a
Samolaco, centro di aggregazione
condiviso con l’attività parrocchiale,
che accoglie circa 350 ragazzi con
problematiche diverse e che è orientato
a prevenire il disagio giovanile e
sviluppare momenti di promozione anche
con campus estivi. Don Gigi è impegnato
nella lotta contro la tossicodipendenza
e ha sempre dimostrato grande impegno
verso i giovani, aiutandoli a ottenere
un ruolo nel mondo del lavoro e nella
società.
Sondrio Cultura
32 Sabato, 9 aprile 2011
ma
i
s
e
r
a
Qu
Gli incontri con don Straffi promossi dalle parrocchie di Sondrio.
La Croce, simbolo cristiano
attraverso la storia e i secoli.
P
er il secondo incontro
quaresimale promosso dalle
parrocchie di Sondrio, Collegiata
dei Santi Gervasio e Protasio e Beata
Vergine del Rosario, presso l’oratorio
del Sacro Cuore, don Andrea
Straffi, responsabile dell’Ufficio
Inventariazione dei Beni Culturali
della Diocesi di Como, ha sviluppato
il tema La Passione attraverso le
immagini della Croce. «Come per
gli ebrei la Stella di Davide, per i
musulmani la Mezzaluna, così il
simbolo identificativo dei cristiani
è la Croce - ha esordito - ma non
è stato sempre così. Come per il
Volto di Cristo, che ha assunto la sua
fisionomia relativamente tardi nella
storia dell’arte cristiana, tra il IV e il
V secolo, e prima era solo di natura
allegorico-simbolica, così la Croce non
è stata subito il simbolo dei cristiani».
In Lituania, altamente simbolica
è la Collina delle Croci, Kryžiu
Kalnas, uno dei luoghi di maggiore
espressione di fede in Europa, tanto
che il card. Vincentas Sladkevicius
l’ha definita “cuore della Lituania
aperto all’Altissimo”: oggi vi sono
circa 60.000 croci portate anche
da pellegrini di tutto il mondo.
Riprendendo il filo storico, don Straffi
ha ricordato che la prima immagine
nota della croce è una bestemmia
contro Cristo. Graffita sul muro di una
scuola per schiavi sul Palatino a Roma,
raffigura un uomo dal corpo di asino
inchiodato a una croce. Accanto, sotto
un personaggio più piccolo in atto di
adorare, è inciso in greco Alessamenos
sebete theon, “Alessameno adora il
suo dio”. «La croce era incomprensibile
ai pagani, tanto che un dio che si
● La relazione di
don Straffi è stata
arricchita da esempi
fa crocifiggere può essere solo un
asino. È l’incomprensione del mistero
della croce, vertice d’amore e di
sacrificio, stoltezza per i pagani e
scandalo per gli ebrei». Storicamente
il primo simbolo a forma di croce è il
Crismòn, creato dalla sovrapposizione
delle lettere iniziali del nome greco
“Christos”, Cristo, con ai lati “A”,
alfa, e “Ω”, omega, prima e ultima
lettera dell’alfabeto greco, simboli del
principio e della fine: Io sono l’Alfa e
l’Omega, il Principio e la Fine (Gv,
Apocalisse 21,6). «Qui, la croce ha
una straordinaria valenza cosmica:
l’asse verticale richiama il cielo, quello
orizzontale la terra e, quindi, la croce
unisce cielo e terra; per di più, la croce
è al centro del cerchio, cioè è il centro
dell’universo e della storia. Il motto
dei Certosini, “Stat Crux dum volvitur
● Tante le citazioni del
patrimonio d’arte
italiana e diocesana
orbis” (la Croce resta fissa mentre il
mondo ruota) riprende il concetto». La
prima metà del V secolo ci tramanda
due testimonianze straordinarie:
una piccola placca in avorio (British
Museum), e la crocifissione sul portale
in legno di Santa Sabina a Roma.
Sulla prima, a Cristo crocifisso che
muore in un supremo dono di amore,
è contrapposto Giuda, che si impicca
in un gesto di estremo egoismo.
Stupendo anche il portale in legno
di cipresso di Santa Sabina (dopo 15
secoli rimangono 18 dei 28 pannelli).
Al centro è Cristo, la figura più grande,
ai lati i ladroni; le croci quasi non si
vedono e sullo sfondo sono forse le
mura di Gerusalemme. Entrambe
attestano la verità dell’incarnazione
e morte di Cristo, nudo sulla croce
tranne un perizoma, per contrastare
le eresie del tempo (nestoriana e
monofisita).
Passeranno secoli prima che si torni
a raffigurare la crocifissione, perché
subito dopo la croce richiamerà la
vittoria di Cristo. Al centro del mosaico
della cupola del Battistero degli
Ariani (Ravenna, V-VI sec.) è infatti la
scena del Battesimo di Gesù, immerso
nudo nelle acque del Giordano: è al
centro dello spazio e la sua umanità
è così centrale, che il centro è il suo
ombelico (come lo è nell’uomo).
Gli altri personaggi sono Giovanni
Battista, la colomba dello Spirito
Santo, l’allegoria del fiume Giordano
e, tutt’attorno, la processione degli
apostoli. Ruotando di 180°, in asse
col Battesimo, è il Trono vuoto,
tempestato di perle, gemme e pietre
preziose con un cuscino purpureo
sormontato da una croce gemmata. È
l’etimasìa (preparazione), il Trono di
Gloria del giudizio finale, dove siederà
Cristo alla fine della storia e scettro
della regalità di Cristo per il giudizio
dell’umanità e della storia sarà la
croce. Qui sono ancora affermate
l’umanità e la divinità di Cristo a
difesa della verità cattolica, mentre la
croce gemmata diverrà la principale
raffigurazione di questi secoli. Viene
spesso replicata sui sarcofagi antichi,
tra cui quello di Probo (sec. V, Tesoro
di San Pietro): un Cristo giovane, in
piedi su una collinetta da cui escono
i quattro fiumi della vita, novello
imperatore, si appoggia a una crocescettro tempestata di gioielli, come
le croci che ornavano le chiese. Di
straordinaria bellezza è la stauroteca
gemmata (in greco stauròs, croce, e
theke, scrigno: vi erano inseriti due
frammenti della vera croce di Cristo),
donata a Roma dall’imperatore
Giustino II tra il 565 e il 578. Sul
retro una lamina d’oro sbalzata reca
il ritratto dell’imperatore e della
moglie, al centro l’Agnus Dei, l’Agnello
vincitore, Cristo risorto.
pagina a cura di
PIERANGELO MELGARA
● Anche il Cristo più
sofferente è simbolo di
speranza per l’uomo
La Croce, simbolo
di vittoria, segno di dolore
N
ella croce pettorale del Duomo
di Monza in cristallo di rocca
(anch’essa una stauroteca, VII
sec.), donata alla regina Teodolinda da
papa Gregorio Magno per il battesimo
del figlio, è incisa una crocifissione in
stile bizantino: Cristo con una lunga
tunica senza maniche, il colobium dei
monaci, ha le braccia aperte sulla croce:
è il sacerdote che offre se stesso, il vero
sacrificio. Con la croce di Desiderio (VIIIIX sec., Brescia) e la Pace di Chiavenna
(XI-XII sec.), tempestate di pietre
preziose, cammei e pietre dure, la croce
diventa elemento glorioso. Dell’epoca
sono lo splendido crocifisso affrescato
(741-752) in S. Maria Antiqua nel Foro
Romano: Cristo indossa il colobium e,
sebbene Longino ne trafigga il costato
con la lancia, ha gli occhi aperti e pare
vivo. Dello stesso genere è il Volto Santo
di Sansepolcro, ad oggi il più antico
crocifisso ligneo (VIII-IX sec.): elementi
della regalità di Cristo, sacerdote e re sulla
croce, sono la tunica-veste regale e in
vita un elegante nodo: la croce è vessillo,
mistero di morte e di gloria, talamo, trono
e altare, come dice un celebre inno. Assai
simile è il crocifisso di Sondalo (XI sec.):
ai piedi di Gesù il piccolo personaggio
prostrato è forse Adamo che, secondo
una tradizione apocrifa, fu sepolto sotto
il Golgota e salvato dalle prime gocce
di sangue cadute dalla Croce. Di poco
posteriore è il crocifisso di Santa Maria
del Tiglio a Gravedona (prima metà
XII sec.): Cristo ha gli occhi aperti, ma
è seminudo e una leggera curvatura
del corpo è primo accenno al tema del
dolore, che poi diverrà preponderante.
Nelle croci di Rovenna (Como, XIII sec.),
di Bema e di Ambria (Sondrio) sono
sintetizzati gli aspetti della gloria e della
vittoria, della morte e del dolore.
In Italia centrale, tra Toscana, Umbria
e Lazio, si afferma la nuova tipologia di
croci dipinte su legno, che segnano il
passaggio dal Cristo impassibile, vigile,
con gli occhi aperti (croce di mastro
Guglielmo a Sarzana, anno 1138),
al Cristo che soffre e sparge sangue
abbondante (Assisi, San Damiano),
o addirittura è morto (Pisa, Museo
Nazionale, anno 1230). Il linguaggio è
ancora bizantino, ma la predicazione
di s. Francesco ha richiamato la verità
dell’umanità e del sacrificio e morte di
Cristo, che con Giotto avrà le ombre e
le luci del cadavere. Della
stessa epoca sono gli
affreschi nella basilica di
Sant’Abbondio (Como):
Gesù è realmente morto e
il braccio orizzontale della
croce ha la forma di tronco
di palma, a richiamare
l’albero della vita del
Paradiso Terrestre e dire
che il vero albero della vita
è la Croce. Trascurando
gli stupendi crocifissi di
Donatello e Brunelleschi,
che ripropongono il tema
di Cristo uomo sofferente o Dio di
soave, mistica e assoluta bellezza, ci
soffermiamo sul crocifisso della chiesa
dei SS. Pietro e Paolo a Rovellasca
(Como, XVI sec.). In questa scultura
Cristo ha braccia e collo snodati, perché
il Venerdì Santo, schiodato dalla croce,
le braccia ripiegate e la testa riversa
all’indietro, veniva deposto al centro
della chiesa per la venerazione dei
fedeli. «Prima del restauro, aveva barba
e capelli veri - ha concluso don Straffi
- che ne esprimevano la vera umanità:
oggi ne è privo, così che qualcuno ha
detto che aveva fatto la “chemioterapia”. Il
commento mi ha richiamato il crocifisso
di Matthias Grünewald a Colmar (Francia,
inizi XVI sec.), il più tremendo che sia
mai stato dipinto, un Cristo contorto nello
spasmo più innaturale, l’intero corpo
ricoperto di pustole, il sangue che cola,
le mani e i piedi mostruosi. Era la pala
d’altare nella chiesa dell’ospedale degli
Incurabili. È tragico, come è tragica la vita,
e quindi anche il Cristo “chemioterapico”
può essere fonte di speranza, perché
Cristo condivide anche la nostra più
intensa esperienza di dolore».
Sondrio Cronaca
Sabato, 9 aprile 2011 33
sondrio
salesiani e acli
Morbegno
gerola
Cominelli parla di genitori,
insegnanti, apprendimento
A Sondrio l’incontro
con Giuseppe Guzzetti
Artigianato artistico in
mostra con gli studenti
Serata con l’Ecomuseo
sulle miniere locali
Giovedì 14 alle ore 20.45, il noto
giornalista milanese Giovanni
Cominelli, presso l’ex-refettorio
del Liceo Pio XII a Sondrio, tiene
la conferenza dedicata al tema “I
nuovi itinerari dell’apprendere,
la fatica di insegnare. E noi
genitori?”. L’incontro è aperto a
tutte le persone interessate.
Venerdì 15 alle ore 18.30, al
teatro salesiano di via Don Bosco
a Sondrio, si tiene il terzo degli
incontri promossi dall’Istituto
salesiano e dal Circolo Acli del
capoluogo. Interviene Giuseppe Guzzetti, presidente della
Fondazione Cariplo ed ex presidente della Regione Lombardia, che
parlerà del “Ruolo dei cattolici nella gestione delle autonomie locali
come uomini liberi, responsabili e solidali”.
Con la rassegna In viaggio con
l’Artigianato si riaccende l’Artshop
Gallery di Conartev a Morbegno:
sabato 9 alle ore 17.30 c’è I colori
dell’India. Accanto a stoffe dal
sapore orientale saranno presentati
bozzetti di gioielli d’ispirazione
indiana, realizzati dagli allievi del
Liceo Artistico di Morbegno.
Il terzo degli incontri culturali,
organizzati dall’Ecomuseo
della Valgerola, si terrà
venerdì 15 alle ore 20.45 a
Gerola nella sala conferenze
del Centro del Bitto. Come di consueto, interverranno
i professori Cirillo Ruffoni ed Ettore Acquistapace, che
presenteranno il tema “Le miniere della Valgerola:
tecniche di estrazione e lavorazione del ferro”.
■ La Giornata del Fondo per l’Ambiente italiano a Grosio
Realtà apprezzata e ricca di cultura
A
lunni di elementari e medie (149 in totale) grandi protagonisti della IXX edizione
della giornata di primavera del Fai (Fondo italiano per l’ambiente), svoltasi nelle scorse settimane a Grosio. Hanno fatto da “ciceroni
guidando alla scoperta del paese a un esercito di
2000 visitatori. Un grande traino all’evento l’ha
sicuramente costituita la possibilità di visitare la
centrale A2A, un’opportunità riservata esclusivamente alla giornata “centrali aperte”.
Sono giunti da Reggio Emilia, Milano, Varese per
vedere la centrale e Grosio. I visitatori hanno scoperto il parco incisioni rupestri posto proprio sopra la centrale idroelettrica e poi ogni segreto di
chiese e centro storico.
Per riassumere l’eccezionale apporto che hanno
dati i bambini alla manifestazione basta registrare il commento del parroco di Grosio don Renato
Lanzetti: «È stato veramente bello constatare il
grande entusiasmo dei ragazzi, la loro voglia di
far conoscere il loro paese».
Livigno
ha il suo
nuovo
dizionario
per il
dialetto
Ad accogliere l’invito del Fai è stato l’assessore al turismo Mirko Besseghini che si è veramente fatto in quattro per garantire una grande
organizzazione.
Tutto ha funzionato a puntino anche perché la
scuola di Grosio guidata dalla dirigente Francesca Fumagalli ha confermato la propria eccellenza. Hanno saputo stupire i piccoli ciceroni
raccontando particolari che anche i grosini più
informati non conoscevano. Sono andati in profondità. Quasi sprecato dimenticare quello che
hanno mostrato di sapere in questi due giorni,
potrebbero realizzare una bella guida del paese.
Il gruppo folk “La Tradizion” ha allestito le attività di un tempo perfettamente descritte dai ragazzini. Le note del coro Cime di Redasco hanno
avuto grandi applausi. Grosio è la culla delle tradizioni provinciali. «È un comune dalla grande
storia» ha affermato l’assessore provinciale alla
cultura Costantino Tornadù.
PAOLO GHILOTTI
Venerdì 15 aprile alle ore 21.00, a
Livigno nella sala convegni Pláza
Plachéda in via Saròch 1098/a,
sarà presentato il Dizionario
etimologico-etnografico dei dialetti
di Livigno e Trepalle di Emanuele
Mambretti e Remo Bracchi. Si
tratta di un’opera imponente
per la vastità dell’indagine e, al
tempo stesso, importante per
le innovazioni metodologiche
introdotte. Suddivisa in due volumi,
ha richiesto oltre cinque anni di
impegno. In allegato il lettore
troverà il cd delle interviste.
Il lavoro, sponsorizzato dal
Comune di Livigno, costituisce
il 7° volume della collana
dei dizionari dialettali curati
dall’IDEVV e, alla presenza
degli autori, sarà illustrato da
alcuni tra i massimi linguisti e
dialettologi europei, quali Max
Pfister, Wolfgang Schweickard,
Michele Prandi, Jørgen Giorgio
Bosoni.
Il secondo incontro del percorso di
informazione e sensibilizzazione “Per
saperne di più”, promosso da Navicella
- Pro Salute Mentale di Valtellina e
Valchiavenna, si terrà a Sondrio martedì
12 aprile a partire dalle 20.30, nella
“Sala Vanoni” in via Lungo Mallero Diaz,
18. Don Annino Ronchini, responsabile
della Caritas Diocesana per l’Area Salute
Mentale, proporrà una riflessione sul tema
“Un contributo attivo in questo ambito
per sé e per gli altri: il volontario,la
formazione e le azioni”.
■ Sondrio
Una serata di riflessione
con don Andrea Gallo
Il Centro di Documentazione Rigoberta
Menchù e l’Associazione Culturale “L
Ghirù” promuovono l’incontro con don
Andrea Gallo che presenta il libro “Sono
venuto per servire” scritto con Loris
Mazzetti, Aliberti Editore. L’appuntamento
è per lunedì 11 aprile alle ore 20.45 a
Sondrio, presso la sala “Arturo Succetti”
in Largo dell’Artigianato, 1. I promotori
dell’iniziativa organizzano anche una cena
di solidarietà con don Gallo. Prenotazioni
scrivendo ad [email protected] o
telefonando al numero di cellulare 3407888466 o al numero 0342-684033.
■ Sondrio
Il Gruppo Emergency Valtellina organizza
un incontro pubblico che prevede la
proiezione del film-documentario “Domani
torno a casa” di Fabrizio Lazzaretti e
Paolo Santolini, e la partecipazione di
Sandra Nonini, medico anestesista per
Emergency in Afghanistan e Sudan.
Mercoledì 13 aprile, ore 21.00, Sondrio,
Sala Vitali, via delle Pergole 10.
D
visibilità e i numeri che crea
il Giro d’Italia lo portano a
essere una vera opportunità
per le città tappe del Giro»,
commentava in febbraio il
patron Angelo Zomegnan
presentando la “gara rosa”.
Questo cambio ha provocato
non pochi malumori nel
capoluogo. Di tutt’altro tenore
le dichiarazioni dell’assessore
allo sport del comune di
Tirano, Francesco Saligari.
«Siamo orgogliosi di poter
riportare a Tirano una tappa
Gli appuntamenti in
calendario per unitre
Ecco gli incontri
Q
in programma
nelle due sedi
valtellinesi
di Sondrio
e Tirano: titoli
e scadenze
Incontro sulla salute
mentale il 12 aprile
Film-documentario con
Emergency Valtellina
Giro d’Italia:
ritorno a Tirano
oveva essere una delle tappe più lunghe del prossimo
Giro d’Italia, interamente dedicato ai 150 anni dell’Unità:
da Feltre (Bl) a Sondrio. Ma lo scorso fine settimana è
arrivato il comunicato ufficiale degli organizzatori: «non potendo
garantire gli indispensabili elementi di sicurezza per gli atleti e
per la carovana, la Rcs Sport
a 64 km dall’arrivo, e il Passo
ha deciso di cambiare l’arrivo
dell’Aprica (1173 mt.) a 18,5
della 17a tappa del Giro
km dal traguardo. Il Giro
d’Italia da Sondrio a Tirano».
d’Italia è conosciuto in tutto il
La carovana rosa rimane
mondo: il giro d’affari è di più
comunque in provincia di
di 2 milioni di euro certificati,
Sondrio, ma cambia la logistica
lo staff conta 1080 persone, in
e la sede di arrivo di una delle
media ci sono 2mila giornalisti
ultime tappe dell’edizione
accreditati, è trasmesso in
2011. L’appuntamento è per
167 paesi con 360 milioni di
mercoledì 25 maggio con gli
utenti. Lo scorso anno le tappe
atleti che dovranno affrontare
valtellinesi hanno segnato
230 chilometri di percorso,
uno share medio di 3 milioni
con l’inserimento di due
e mezzo di telespettatori.
Gran premi della montagna:
«La forza unificante, la
il Passo del Tonale (1883 mt.)
■ Sondrio
uesti gli appuntamenti della settimana
di Unitre di Sondrio: lunedì 11 alle
ore 15.30, si terrà la videoproiezione
della terza e quarta parte del Nabucco di
Verdi, opera interpretata dall’orchestra
del Teatro alla Scala di Milano diretta
da Muti; mercoledì 13 alle ore 15.30, il
biologo Giovanni Scherini presenterà “Il
del Giro – ha commentato nei
giorni scorsi al quotidiano on
line vaol.it –. Tirano offre varie
opportunità e siamo pronti a
gestire questo evento. Per noi
è una grande opportunità».
La città abduana si sta già
preparando all’evento, perché
la data del 25 maggio non è poi
così lontana. Invariato, invece,
il programma della seconda
tappa valtellinese: il 26 maggio
si parte da Morbegno per
raggiungere San Pellegrino
Terme (Bg).
fenomeno affascinante del grande
ciclo dell’acqua: i rock glaciers”;
venerdì 15 alle ore 15.30, Massimo
Dei Cas, docente presso il liceo psicopedagogico di Sondrio, parlerà di
“Eddington ed Einstein – La scienza
che immagina nuovi mondi, parlando
alla filosofia e alla storia”; lunedì 18
alle ore 15.30, Francesca Orestano,
docente di Letteratura inglese
all’Università degli Studi di Milano,
proporrà una riflessione su “Eliot,
una poesia per la città moderna”.
■ Tirano
Sabato 9 aprile «cena
povera» per l’Oratorio
Una “cena povera” il cui ricavato verrà
devoluto alla parrocchia di san Martino per
l’acquisto di nuove attrezzature per le aule
dell’oratorio di Tirano. Questa è l’iniziativa
promossa dalla parrocchia di Tirano con
il sostegno economico e l’aiuto fattivo di
sodalizi, associazioni e sponsor privati.
Appuntamento sabato 9 aprile, alle ore
20.00, presso l’Oratorio tiranese.
Per assistere al Teatro alla Scala al
balletto in tre parti “Jewels” (Gioielli),
con musiche di Fauré (“Emeralds”,
Smeraldi), Stravinskij (“Rubies”,
Rubini) e Ciajkovskij (“Diamonds”,
Diamanti), diretto da Connelly e con
l’étoile Roberto Bolle in programma
giovedì 12 maggio, ci si iscrive in
segreteria entro venerdì 15.
Unitre di Tirano promuove martedì 12
alle ore 15.00, l’incontro con Franco
Clementi, che parlerà de “Il grande
Michelangelo della Cappella Sistina”.
Spettacoli
34 Sabato, 9 aprile 2011
✎ il telecomando |
Scelti per voi
La stanza del figlio
Un film di Nanni Moretti.
Con Nanni Moretti e Laura Morante,.
ITA 2001, 100 minuti.
Ancona. Giovanni è uno psicoanalista
con numerosi pazienti con i quali ha un
rapporto di paziente comprensione ma
anche, come la professione richiede,
di lucido distacco. Giovanni ha una
moglie, Paola, e due figli adolescenti:
Irene e Andrea. La vita scorre tranquilla,
turbata solo da una ragazzata commessa da Andrea: il furto di
un’ammonite nel piccolo museo scolastico. Il ragazzo decide
di andare a fare un’immersione con gli amici e, per cause
imprecisate, muore per un’embolia. La perdita del figlio stronca
i familiari. Un giorno arriva una lettera per Andrea. È firmata da
Arianna, una coetanea che lo aveva conosciuto solo per un giorno
e che si era innamorata di lui. Sarà proprio partendo da questo
inatteso contatto che la vita della famiglia potrà rimettersi in moto.
Il film, considerato il più bel lavoro di Moretti,trinfò al festival di
Cannes e ai David di Donatello.
Venerdì 13 aprile, Rai 3 21,05.
Domenica 10. F.d.S. C5, 8,50.
Chiara luce Badano, una
giovane ragazza proclamata
beata recentemente. Racconti di
vita, Rai3, 12,55. Dalla parte dei
bambini. Passepartout, Rai3, 13,25.
P. Daverio ci porta alla scoperta di
Israele. Beethoven It1,16,30. Film
per famiglie con un simpaticissimo
San Bernardo. Radio America,
Iris, 21,05. Un nostalgico atto
d’amore di Altman verso l’America
provinciale e ottimista. Un passo
dal cielo. Rai1, 21,30. Nuova fiction
in sei puntate con T. Hill capo delle
guardie forestali. Effetto notte,
Tv200, 21,45. Rubrica di cinema.
Report, Rai3, 21,30. Il prodotto sei
tu. Reportage sui social networks.
Cosmo, rai3, 23,35. Attualità
Barbara Serra. Ci si confronta sul
tema dell’omosessualità. Speciale
Tg1, Rai1, 23,40.
Lunedì 11. All’ombra della fede,
Rai Storia 21,00. Doc. Anche
venerdì allle 15,00. La donna della
domenica, Rai1, 21,10. Fiction
da un romanzo di Fruttero e
Lucentini. The legend of Zorro,
Rai3, 21,05. Film d’avventura con
Banderas. L’infedele, La7, 21,10.
Attualità con Gad Lerner.
Martedì 12. La donna della
domenica, Rai1, 21,10. Seconda e
ultima parte. La scienza del piccolo,
Rai Storia 21,00. Documentario.
La vendetta di Carter, Rai5, 21,10.
Film d’azione con S. Stallone. Il
cavaliere pallido, R4, 23,35. Ottimo
western di Clint Eastwood.
Mercoledì 13. Il laureato, Iris,
21,10. Mitico film di M. Nichols
con un giovanissimo Dustin
Hoffman, le musiche sono di
Simon & Gerfunkel. Shall we
dance? Rai2, 21,10. Picevole
commedia sentimentale con R.
Gere e J. Lopez. Exit uscita di
sicurezza, La7, 21,10. Attualità con
I, D’amico.
Giovedì 14. SOS Tata, La7,
21,10. Spaccati di vita reali sulle
Fino a giugno un ricco calendario
che porteranno nella città ticinese artisti
emergenti e stelle del concertismo
internazionale. Nove gli appuntamenti
della prima parte (8 aprile – 27 maggio)
con grandi direttori e solisti. Fra le novità
da segnalare una doppia serata (2122 aprile, giovedì e venerdì di Pasqua,
ore 20.30), nella chiesa di S. Maria degli
Angeli, con l’esecuzione integrale della
“Passione secondo Matteo” di J.S. Bach
con maxischermi posizionati in altre
chiese della città per permettere a tutti di
seguire l’evento. Interpreti il Coro della
Radiotelevisione Svizzera, il Coro di Voci
Bianche Clairière del Conservatorio della
Svizzera Italiana, I Barocchisti e l’Orquesta
Barroca de Sevilla diretti da Diego Fasolis.
Voci soliste: Yetzabel Arias Fernandez
(soprano), Delphine Galou (contralto),
Christoph Homberger (tenore) e Sim InSung (basso).
Un altro appuntamento decisamente
fuori dagli schemi è quello che vedrà
duettare l’Orchestra della Svizzera Italiana
con il grande jazzista e bandoneonista
Richard Galliano (3 maggio). Un’autentica
rarità si potrà ascoltare nel programma
dell’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino
diretta da Ryan McAdams che proporrà
l’esecuzione, in forma di concerto,
dell’opera in un atto “Mozart e Salieri” di
Rimskij-Korsakov (14 aprile).
L’Orchestra della Svizzera Italiana
troverà spazio nel cartellone
con tre programmi (8 aprile, 3
e 27 maggio) confermando la
volontà di “Lugano Festival” di
rappresentare un valore aggiunto
per la cultura della città, alternando
orchestre ospiti con la più importante
compagine stabile ticinese. L’OSI sarà
diretta da Ion Marin, John Axelrod e Alain
Lombard. Intrigante la scelta dei solisti: i
pianisti Vadim Rudenko, che inaugurerà
la rassegna con il “Concerto n. 1, op. 23
per pianoforte e orchestra” di Ciaikovskij
(8 aprile), e Gerhard Oppitz che suonerà il
“Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra”
di Beethoven (27 maggio); un tris di
violinisti, il siberiano Vadim Repim (14
aprile – “Concerto per violino e orchestra
op. 35” di Ciaikovskij), l’ungherese Jozsef
Lendvay (29 aprile – “Concerto n. 1 per
violino e orchestra” di Paganini con
la Budapest Festival Orchestra diretta
da Ivan Fischer) e il venticinquenne
armeno Sergej Khatchatrian (12 maggio –
“Concerto op. 77 per violino e orchestra”
di Brahms con l’Orchestra Nazionale
Russa diretta da Andrey Boreyko). Infine
l’oboista svizzero Emanuel Abbühl con la
London Symphony Orchestra diretta da
Valery Gergiev (19 maggio – “Concerto
per oboe e orchestra” di Mozart). La
programmazione del Festival privilegia
inadeguatezze dei genitori
nell’educare i figli. Windtalkers, Rai
movie, 21,00. Film di guerra con N.
Cage. Saturno contro, La5, 21,10.
Film di Ozpetek con un eccellete
cast che ci racconta l’amicizia di un
gruppo eterogeneo. Da registrare
vista l’ora due bei documentari su
Rai1, Gesù non è un paracudistadove va la Chiesa oggi? Di
G.B.Corte e G. Montefoschi alle
2,40 e alle 3,30. La nascita della
luce: i capolavori del museo egizio
di Torino di G.B.Corte.
Venerdì 15. La stanza del figlio,
Rai3, 21,05. Film drammatico di
Moretti sulla perdita di un figlio.
Il grande talk, Tv2000, 21,15. Talk
che analizza la tv. Tv7, Rai1, 23,15.
Sabato 16. Sulla via di Damasco,
Rai2, 10,15. Rubrica religiosa.
Tv Talk, Rai3, 14,50. Talk su
televisioni e affini. Racconti
incantati, It1, 21,10. Favola
moderna con Adam Sandler. Per
famiglie.
■ A Como
Lugano Festival
aprile prende il via, al Palazzo dei
’8Congressi,
LFestival”
l’edizione 2011 di “Lugano
con un fitto cartellone di eventi
di Tiziano Raffaini
16 aprile 2011
Un spettacolo nell’ambito
della mostra “Boldini
e la Bella Epoque”
il grande repertorio ottocentesco, con
un particolare riferimento alla figura di
Ciaikovskij. Non mancano tuttavia grandi
pagine del classicismo viennese e diverse
incursioni nel panorama novecentesco.
La seconda parte di “Lugano Festival”
(8 – 30 giugno) sarà dedicata al “Progetto
Martha Argerich”, giunto alla decima
edizione. Un evento che richiama a
Lugano un pubblico proveniente da molti
paesi europei per partecipare a concerti
che rappresentano anche un incontro fra
culture, sensibilità e intelligenze diverse,
attraverso la collaborazione fra artisti
differenti, uniti dall’amore per la musica
da camera e dall’amicizia per la grande
pianista argentina. Torneranno a Lugano
giovani promesse del concertismo, fra
cui Nicholas Angelich, Gabriela Montero,
Lilya Zilberstein, Mischa Maisky, Renaud
e Gautier Capuçon, Alissa Margulis, Lida
Chen, Dora Schwarsberg, Alexander
Vedernikov. Tutti i concerti della prima
parte inizieranno alle 20.30 (ingresso
120/25 frsv) e avranno luogo al Palazzo dei
Congressi. Info: 004158/8668240.
ALBERTO CIMA
“Café bella Epoque”. E’ questo il
nome dello spettacolo promosso
dall’Assessorato alla Cultura di Como
e dall’associazione “Teatro in Mostra”
nell’ambito della mostra “Boldini e la
Bella Epoque” in corso a Villa Olmo.
Lo spettacolo si terrà sabato 16
aprile, alle 21.00, nel Pala Amici di
Como a Villa Olmo, via Cantoni n. 1.
La storia, ambientata in un caffè di
Parigi agli inizi del Novecento, in un
contesto che ricalca a pieno quello
della Bella Epoque in cui Boldini ha
svolto la sua attività artistica. Lo
spettacolo si svolge tutta all’interno
del caffè e ruota attorno a due
personaggi che ricalcano, nella trama
comunque riadattata, i protagonisti
di un’opera lirica che incarna bene
lo spirito del tempo: la Traviata di
Verdi, autore che Boldini ritrasse in
una delle sue opere più famose. Nella
storia Alfredo, cameriere dall’animo
gentile ama Marguerite, malata di tisi
(come nelle storie di Dumas e Verdi).
“I nostri personaggi - spiegano
gli autori - Eleonora Moro e Laura
Negretti - vivono di riflesso, come se
fossero specchi, il fasto, le ricchezze
e le meschinità della borghesia
parigina dalla quale Boldini stesso si
nutriva, ritraendola magistralmente”.
drammatico
commedia
Documentario
commedia
animazione
Sorelle Mai
Nessuno mi può giudicare
Silvio forever
Manuale d’amore 3
Rango
Sei episodi familiari che raccontano
come un passato minaccioso riesca a
influenzare la serenità del presente. Il
nuovo film di Marco Bellocchio.
Il film sarà proiettato al cinema
Astra di Como dall’8 al 10 aprile e il
13 e 14 aprile.
Sempre all’Astra il 12 e 13 aprile andrà
in scena la commedia “Adam”.
La vita di Alice cambia quando il
marito muore in un incidente. Si trova
costretta a fare la escort, almeno
finchè non incontra Giulio. Un film
di Massimiliano Bruno. Con Paola
Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo,
Anna Foglietta, Giovanni Bruno.
Il film nelle sale della Comunità.
A Menaggio dal 9 al 12 aprile.
Al di là dei meriti e dei demeriti,
Silvio Berlusconi è indubbiamente uno
strepitoso personaggio della commedia
dell’arte. Un film di Roberto Faenza
e Filippo Macelloni, scritto da Gian
Antonio Stella e Sergio Rizzo, gli autori
del libro “La Casta”.
Con la partecipazione straordinaria
di Robert De Niro, il terzo - e forse
meno riuscito - capitolo del manuale
focalizza lo sguardo sulle diverse
età dell’amore. Regia di Giovanni
Veronesi.
Rango è un camaleonte domestico che,
finito nel deserto quasi per caso, deve
riuscire a sopravvivere ai predatori.
Il film andrà in scena a Chiavenna
sabato 9 e domenica 10 aprile.
Sempre alla sala della comunità di
Chiavenna andranno in scena “Notte
di San Lorenzo” (venerdì 8 aprile), “In
un mondo migliore” (12 apirle).
A Sondrio dal 9 al 12 aprile.
Il film sarà proiettato nella sala della
comunità di Livigno il 9 e 10 aprile.
Lettere e Rubriche
PAROLE
PAROLE / 85
Tribolazione
Tribolo
In Tertulliano la parola “tribolatio”
è usata per indicare il giudizio di
Dio per ciascuno di noi e per quello
universale. Infatti il latino “tribulum”,
greco “tribolos”, indica lo strumento
agricolo dotato di punte per trebbiare
il grano, separando i chicchi dalla
paglia. Però indicava anche un
attrezzo bellico, una specie di palle
di ferro dotate di almeno tre punte
acuminate, gettate in gran numero
al sopraggiungere della cavalleria
Sabato, 9 aprile 2011 35
nemica,in modo che almeno una punta
sarebbe rimasta rivolta verso l’alto.
(come oggi sulle strade per fermare
veicoli, bucandone le gomme). In
un salmo per “tribolazione” si indica
grande sofferenza, associata a miseria.
Entrambe le parole vengono dall’antico
indiano, ovvero “sanscrito”, con lo
stesso significato. In italiano e nelle
altre lingue neo-latine la parola, con
i derivati, ha preso il significato del
salmo e della Apocalisse. Tribolazione
è “sofferenza”, che funge anche
da “vaglio” per saggiare la fedeltà
dell’uomo alla promessa di Dio. Per
San Giovanni i “vegliardi dalle candide
vesti” sono quelli che sono passati
attraverso la “grande tribolazione” e
sono stati giudicati degni di apparire
davanti al trono dell’Agnello. Credo
che questo sia il senso cristiano della
sofferenza, altrimenti “insensata”.
ATTILIO SANGIANI
Famiglia e scuola. Lettera di un genitore.
Quale scuola
per i nostri figli?
Q
uis e quid, chi e che
cosa: chi ha il compito di fare che cosa. Nel
rapporto tra la famiglia
e la scuola rispondere al quis e al
quid è questione cruciale e ineludibile, ma impopolare, anzi censurata. Impone infatti di mettere
a fuoco che significato si attribuisce all’educare, che relazione esiste tra l’educare e l’istruire, quali
sono i doveri ed i diritti specifici
secondo i diversi ruoli.
E’ vero che la realtà è luogo della complessità, e che ci sono
le sfumature, non solo i colori
pieni. Ma se la premessa è, come ci siamo sentiti dire spesso
nelle riunioni scolastiche, che il
ruolo della scuola è di “educare istruendo”, non già di “istruire
educando”, il rischio implicito è
una confusione di colori tale da
non riuscire più ad intuire il disegno. I nostri figli frequentano una
scuola in cui l’aspetto di socializzazione gioca alla pari, cinquanta a cinquanta, con la finalità
didattica. Perciò attenzione a tutte le minoranze... purchè siano
politicamente corrette (naturalmente non rientrano nella categoria protetta le famiglie che non
scelgono il tempo pieno, possibilità peraltro tutelata dalla legge!).
Quindi bando al nozionismo, sterile finchè Trieste non finisce ai
piedi del Vesuvio… e via libera ai
moralismi: a scuola si insegna da
anni l’importanza dell’ecologia,
ma le pagine dei quaderni sono
zeppe di fotocopie, e gli avvisi
cartacei si sprecano!
La responsabilità non è solo della
scuola, o meglio di quanti vi operano ai vari livelli. Certo è sconsolante non riuscire a trovare con
pochi clic sul sito del Ministero i
curricoli scolastici, cioè che cosa dovrebbero imparare i nostri
figli tra i banchi. Ed è deprimente avere come interlocutori dei
burocrati, invece che persone appassionate di didattica, pur con i
piedi per terra. Nè è raro imbattersi in qualcuno che pensa che
una scuola siffatta sia solo
“per il bene dei bambini”.
Se le cose vanno così, la
responsabilità è comunque
anche di noi genitori.
Che cosa stiamo chiedendo alla scuola? Le domandiamo di
sostituire la nostra presenza, la
nostra prossimità educante? O le
chiediamo di aiutare i nostri figli
a conoscere, perchè il “sapere”
consenta loro di leggere meglio la
realtà e di dare “sapore” alla loro
vita? Le chiediamo di fare supplenza ai servizi sociali, di farsi
carico di tutte le emergenze, vere
o presunte? Oppure di assolvere
il suo compito primario all’istruzione, convinti che solo espletando al meglio questa funzione
essa educa davvero?
Chi vogliamo essere? Ci sentiamo protagonisti dell’educazione
dei nostri figli, difficile, piena di
incognite e di rischi, soggetta alla
nostra ed alla loro libertà? O preferiamo il ruolo di comparse?
Noi dobbiamo vigilare sulla
qualità della scuola. Per fare un
esempio banale, nella scuola
primaria l’inglese e l’educazione motoria sono mediamente
insegnati male, perchè mancano
figure professionali competenti,
eppure queste discipline vengono proposte come un benefit nel
POF: meglio sarebbe il Divertinglese in TV o un salutare giro in
bicicletta al parco!
Una trentina di anni fa in un liceo
di Como gli alunni di una classe boicottarono una insegnante
incompetente: uscivano dall’aula all’inizio delle sue ore, perchè
non garantiva il loro diritto ad
imparare. Fu rimossa dal suo
incarico.
Perchè noi genitori siamo pieni
di scrupoli buonisti di fronte ad
una scuola incapace di istruire?
Non passa forse ai nostri figli il
❚❚ Lettere al direttore. Il direttore risponde.
messaggio indiretto che non ha
importanza “fare bene”, tanto
meno “fare il bene”, e che la conoscenza conta molto meno del
quieto vivere?
Nella scuola oggi sembra un’ingerenza chiedere un’istruzione
misurabile: in compenso proliferano le educazioni alla mondialità, all’affettività, stradale … si
può fare anche il patentino per la
moto. Che cosa diremo domani quando, come accade nella
vicinissima Spagna, ai nostri figli
tredicenni verrà chiesto - nelle
ore scolastiche obbligatorie di
educazione sessuale – di scegliere il loro gender?
ELENA CLERICI
Il tema è ampio e interessante.
Questa lettera lo apre soltanto.
Il dibattito è aperto!
di don AGOSTINO CLERICI
«Homo videns», anche un po’ “strabicus”?
C
aro direttore, scrivo come assiduo lettore del “Settimanale”. Poco mi sfugge. Apprezzo quel molto di
buono, anzi, di ottimo, che vi leggo. Però nemmeno
mi sfugge la “stonatura” dell’articolo firmato “Homo Videns”, cui aggiungerei l’aggettivo “Strabicus”. Lo stile mi
assomiglia molto a quello del direttore de “Lo Spettatore”,
periodico dell’AIART, cui in passato ho fatto notare un simile strabismo. “Strabico”, in ottica, significa “Persona che
guarda bene solo da una parte”. Infatti “Homo Videns”
esalta Enzo Biagi, decisamente “fazioso” contro le scelte
dell’elettorato nelle elezioni del 1994, come pure Montanelli, che aveva Berlusconi come editore del “Giornale”, e
che lasciò entrambi (editore e “Giornale”) per opporsi a
colui che gli aveva offerto per anni la possibilità di conservare la fama di “grande giornalista laico e anticomunista”.
Però ha parole di biasimo nei confronti di Giuliano Ferrara
e del direttore di RAI 1, che non nascondono una preferenza per l’attuale Presidente del Consiglio. Quindi, secondo
Homo Videns: Biagi non tradiva la naturale “neutralità”, o,
almeno,”pluralismo” del servizio pubblico radiotelevisivo,
pagato... Nemmeno, sembrerebbe, non tradiscono giorna-
Editrice de Il Settimanale
della Diocesi Soc. Coop. a r.l.
Sede (direzione, redazione
e amministrazione):
V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como
Telefono 031-26.35.33
Fax Redazione 031-30.00.33
E-mail Redazione [email protected]
Fax Segreteria 031-31.09.325
E-mail Segreteria
[email protected]
conto corrente postale
n. 20059226 intestato a:
Il Settimanale della Diocesi di Como
Redazione di Sondrio:
Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio
Telefono e Fax 0342-21.00.43
E-mail [email protected]
Stampa:
A. G. Bellavite S.r.l.
Missaglia (Lc)
Registrazione Tribunale di Como
numero 24/76 del 23.12.1976
Pubblicità:
listi tipo Fazio, che non ha ammesso al suo programma
qualcuno che si opponesse al padre di Eluana Englaro, deciso a favore della “eutanasia” per sospensione
dell’alimentazione. Oppure come Santoro di “Annozero” o Floris, il suo pari di “Ballarò”. Non credo, poi,
che sia l’”audience” (come quella attribuita a Biagi) a
provare l’imparzialità e, men che meno, la correttezza
deontologica e morale dei giornalisti. Se così fosse, i
migliori sarebbero gli intrattenitori del “Grande fratello” o dell’”Isola dei Famosi”. Cosa ne pensa ?
ATTILIO SANGIANI
C
arissimo Direttore, sono uno di quelli che hanno
tirato il fiato quando è stato revocato Biagi, mentre
seguo con grande ammirazione i commenti di Ferrara. Scrivo per il commento su “Qui Radio Londra” firmato
Homo videns, per dire che, a mio avviso il servizio pubblico radiotelevisivo non dovrebbe mai essere manipolato
dalla politica, come succede in modo spudorato specialmente in Rai2-Rai3-RaiNews, nè tantomeno dovrebbero
essere e/o sembrare schierati politicamente, Il Settimanale
Direttore responsabile: Agostino Clerici
La Provincia Essepiemme Pubblicità
Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como
Telefono 031-58.22.11
Fax 031-52.64.50
Tariffe:
euro 31 a modulo commerciale
Prezzo abbonamenti 2011:
Annuale euro 50
Europeo ed extraeuropeo euro 50
più spese postali
La testata Il settimanale della
diocesi di Como fruisce dei
contributi statali diretti di cui
alla legge 7 agosto 1990, n. 250.
Questo giornale è associato
alla FISC (Federazione Italiana
Settimanali Cattolici) e
all’USPI (Unione Stampa
Periodica Italiana)
della diocesi e tutte le pubblicazioni che solitamente troviamo
in fondo alla chiesa, almeno con la stessa diligenza e saggia
equidistanza del preziosissimo quotidiano Avvenire, anche in
questi tempi di burrasca mediatica e giustizialismo fazioso. Il
pluralismo, la libera scelta nell’opinabile, l’intransigenza assoluta sulla dottrina e sulla morale e altrettanta misericordia con
l’errante, sono un dono prezioso e un diritto da salvare sempre,
anche per non fare gravissimi danni alla giustizia e alla madre
Chiesa. Con l’occasione segnalo che sarebbe prezioso almeno
un brevissimo indirizzo morale sui film che vengono reclamizzati al piede della stessa pagina del nuovo Settimanale, Grazie,
auguri e saluti cordialissimi.
GIANMARIO BRENNA
N
on conosco “Homo videns” (è una nota che mi proviene
dal Servizio Informazione Religiosa, che il redattore
della pagina ha deciso di utilizzare). Un po’ “strabicus”
questa volta lo è stato! è come se dai tempi di Biagi sino
ai giorni di Ferrara non abbia più guardato la televisione.
Altrimenti avrebbe trovato tonnellate di faziosità, al cui
confronto la limpida “partigianeria” di Ferrara è acqua fresca.
Informativa per gli abbonati:
La società Editrice de Il
Settimanale della Diocesi di
Como, titolare del trattamento,
tratta i dati, liberamente conferiti
per ricevere il ns. periodico in
abbonamento, in ottemperanza al
D.Lgs. 196/2003.
Per i diritti di cui all’art. 7
(aggiornamento, cancellazione,
ecc.) e per l’elenco di tutti i
responsabili del trattamento,
rivolgersi al Titolare del
Trattamento presso la sede di
viale Cesare Battisti 8, 22100
Como, tel. 031-263533.
I dati potranno essere trattati
da incaricati preposti agli
abbonamenti, al marketing,
all’amministrazione e potranno
essere comunicati a società
esterne per la spedizione del
periodico e per l’invio di materiale
promozionale.
Scarica

Numero Completo - Diocesi di Como