Europa 5 Libertà religiosa 9 Como 16 Sondrio 29 Ucraina: Chiesa risorta e giovane Cristiani perseguitati: un incontro Cav: cresce il numero delle assistite Storie di adozione da conoscere ncontro con l’arciveISviatoslav scovo di Kyiv, mons. Schevchuk, i sarà padre GhedC do insieme al giornalista Micalessin, a el 2010 sono state N accolte 198 donne, rispetto alle 170 del n convegno perU metterà di approfondire questo tema ricevuto dal Papa. Como, lunedì 11 aprile. 2009 e alle 137 del 2008. molto delicato. 14 contiene inserto Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXV - 9 aprile 2011 - € 1,20 Editoriale Equilibrio quaresimale di don Agostino Clerici I in queste settimane, come da una Storia che scorre dentro la storia, siamo stati educati dalla Quaresima, in un percorso che ci ha condotti dal deserto all’alto monte, poi ci ha fatti sostare al pozzo, ci ha messi a confronto con il cieco risanato, ed ora sembra concludersi al cimitero, da cui però si sprigiona il buon profumo della vita e non il cattivo odore della morte. Chissà se siamo riusciti a scacciare il demone della distrazione e abbiamo letto le nostre vicende alla luce di un itinerario che per il cristiano è tipico. Le tentazioni del deserto e anche quella, più subdola, del Tabor, rischiano sempre di farci allontanare dalla vita concreta. Ed il peccato della “disincarnazione” resta il più grave, quello che ci ributta in una religiosità venata di ideologia o di paganesimo. Talvolta, ci sembra proprio di essere nella Chiesa pellegrina come dentro un corpo che non riesce a trovare il suo equilibrio. La storia degli uomini viene filtrata nel colino asfissiante di documenti e organigrammi, oppure la si lascia scorrere nel fiume vorticoso del sensazionalismo. Ecco, invece, la solidità di un pozzo, la necessità di una brocca, l’invito a desiderare e la docilità dell’essere riempiti sino a traboccare. Ecco l’enigma atroce della sofferenza e l’evidenza negata del peccato, andare incontro al Maestro che non solo apre gli occhi ma illumina la mente. Ecco, infine, il dolore per un amico morto, che si trasforma in gioia di riabbracciarlo. Eppure il miracolo più grande che ci sia - far tornare indietro uno dalla tomba - è solo segno, anticipazione imperfetta di una Vita piena che deve attraversare l’abisso della croce. Ed è così che la Quaresima ci conduce per mano sino al limite della Santa Settimana di Pasqua. Mi verrebbe da chiedere in dono il coraggio del cieco nato, quel suo sapere essenziale che talvolta manca a noi, che pure siamo “illuminati nati”. Mi basterebbe non avere la tracotanza di chi crede di poter pianificare tutto con le idee. E ritrovare l’umiltà di chi sa vivere il suo quotidiano senza inseguire per forza segni straordinari. Forse conviene tornare al pozzo, e recuperare l’anfora dimenticata dalla samaritana. Con tutte le bibite in lattina che ci propinano, abbiamo bisogno di un recipiente per l’acqua, se vogliamo camminare. Una memoria fatta col cuore Una veglia mariana di preghiera il 30 aprile al Circo Massimo, la messa di beatificazione il 1° maggio in piazza S. Pietro, la messa di ringraziamento presieduta il 2 maggio dal card. Bertone, nello stesso luogo. Questi i tre “momenti” che la diocesi di Roma si appresta a vivere, “in collegamento con il mondo”, per salutare l’iscrizione di papa Giovanni Paolo II nell’albo dei beati. 4/7 Libretto Benedizione delle famiglie 2011 Diocesi 11 Prosegue la presentazione del cammino verso il nuovo assetto. Como 19 “Divina Provvidenza”, in città un cuore di carità. Tirano 33 A maggio arriverà la carovana del Giro d’Italia. Attualità 3 Mediterraneo: intervista con lo storico Franco Cardini Per prenotare: 031-263533 da lunedì a venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 18.00 l Mediterraneo è divenuto anItrecciano cora una volta teatro in cui s’inle speranze di alcuni e le polemiche accese di altri. L’emergenza umanitaria di queste settimane segnala costanti antiche e nuove dinamiche. Idee e opinioni 2 Sabato, 9 aprile 2011 S ono ormai troppi quelli che, in qualsiasi dibattito e su qualsiasi argomento, emettono slogan e imprecazioni per dire la “loro” verità. Siamo ormai circondati da tanti uomini di “cultura” e di “politica” che appaiono infallibili, sempre pronti a sentenziare su tutto: affermano, ma non documentano; contestano, ma non argomentano; giudicano gli altri, ma non propongono alternative praticabili. Le imprecazioni e gli slogan danno la sensazione, per chi li pronuncia, di essere intoccabili, di avere sempre e comunque ragione; in realtà - e non sempre ce ne accorgiamo - essi hanno il potere di anestetizzare il cervello di chi ascolta convincendoli che i problemi possano essere risolti appunto con slogan e imprecazioni. Occorre recuperare la capacità di un serio confronto che metta le varie ipotesi a confronto e che, nel dialogo, siano chiari tanto i punti di vista da cui si parla quanto la validità ✎ FUORI DAL CORO | di Arcangelo Bagni Gli slogan e le imprecazioni banalizzano i problemi reali logica delle argomentazioni proposte. Più saremo chiari e più saremo comprensibili. Se saremo comprensibili, gli altri ci potranno criticare, potranno trovare in noi degli errori e,quindi, migliorarci con la critica. Non si è ragionevoli se si sottrae le propria proposta alla critica o con l’oscurità del linguaggio (quanti esperti parlano senza farsi comprendere!) o con il continuo rimando ad altre prospettive (quante volte si sente dire: il problema non è questo!). E, puntualmente, non si dice mai quale sia l’altra prospettiva e perché questa renda ragione del problema affrontato. Allora non si comportano da esseri razionali - da persone cioè critiche - né coloro che sprofondano nella notte dei discorsi pretenziosi e oscuri, né coloro che davanti al primo accenno di critica stanno lì a sentenziare con un fascio di “cartelle cliniche” alla mano che chi contesta è un “represso”, un “inibito”, un “alienato” o un “reazionario” o peggio ancora. Chi ha paura dell’errore, proprio e altrui, ha paura della fallibilità umana, ha paura di essere uomo e pretende diabolicamente di essere infallibile. Ecco allora che chi pronuncia slogan e imprecazione dà l’impressione di possedere la verità: per questo sono sempre e solo gli altri che debbono essere ricondotti sulla retta via. Se cominciassimo tutti, dai più alti livelli ai cittadini comuni, ad usare un linguaggio più corretto dichiarando, appunto, il punto di vista da cui si parla e che, da quel punto di vista, non si può che cogliere solo un aspetto del problema. Ci accorgeremmo allora che per risolvere i problemi reali abbiamo bisogno di più punti di vista e che la critica è il motore della sana convivenza democratica capace di eliminare almeno i mali concreti. Memori della parole di Einstein: “Nel campo di coloro che cercano la verità non esiste alcuna autorità umana. Chiunque cerchi di fare ✎ Granaio / 7 COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola Davvero uno “tsunami umano”? V È la massa che fa paura, ediamoli ad uno ad uno, non come “tsunami che genera rigetto. Quasi umano”. È la massa che fa paura, non l’individuo. Un sempre ingiustificata l’una, poeta dialettale romanesco, Mauro quanto ingiustificabile Totteri, ha scritto (riportiamo in italiano): “Avete mai parlato a l’altro, anche se entrambe un immigrato / prima di volerlo allontanato? / Se entrate in reazioni comprensibili... po’ meno. Quella “un po’ meno” quando confidenza sono guai: / non lo ha paragonato, anche lui!, la situazione vorreste allontanare mai. / Finché son numeri freddi, nell’isola di Lampedusa a uno “tsunami umano”. Paragone indefiniti / contro di loro siamo più accaniti, / ma appena inopportuno e inappropriato: lo tsunami produce lutti e ne conosci uno, poverello! / lo tratteresti come tuo fratello”. devastazioni, in questo senso non può essere “umano”. Nella semplicità dei versi, dettati da un’esperienza reale, Anzi, per gli effetti provocati, è disumano. E produce c’è una grande verità. Bisognerebbe conoscerli ad uno ad paura, proprio come la massa. La cosa giusta quando uno questi migranti che sbarcano in massa a Lampedusa. ha ricordato che l’Italia ha novemila comuni, quindi Parlare con loro del più e del meno, ascoltare le loro storie, basterebbe che ogni comune ospitasse un immigrato cercare di comprendere le loro idee e farci, noi, un’idea e gli trovasse un lavoro perché ci sarebbero novemila di come la pensano. Entrarci, insomma, in confidenza. cittadini in più e novemila migranti in meno. Ecco: visti E forse, chissà, dopo saremmo disposti – con questo ad uno ad uno, come individui, gli immigrati, o i profughi “qualcuno” diventato individuo, quindi isolato e distinto o i rifugiati – con quale nome si voglia chiamarli e quale dalla massa – anche a invitarlo nella nostra casa, se non sia il loro status –, potrebbero non essere un problema e per ospitarlo per qualche giorno, almeno per farlo sedere non fare paura. I leghisti, invece, continuano a vedere la alla nostra tavola e dividere con lui il pranzo e la cena. È massa. Forse, chissà... se si togliessero le lenti deformanti la massa che fa paura, che genera rigetto. Quasi sempre dell’opportunismo elettorale dinanzi agli occhi, ingiustificata l’una, quanto ingiustificabile l’altro, anche se comincerebbero a scorgere l’individuo e – forse, chissà – si entrambe reazioni comprensibili. deciderebbero a ospitarne più di qualcuno, se non nelle Berlusconi, al solito, ha detto una cosa giusta e una un proprie case, almeno nei comuni da loro amministrati. Aforismi ■ Gómez Dávila Erotismo, sensualità, amore, quando non convergono in una stessa persona non sono altro, isolatamente, che una malattia, un vizio, una stupidità. Nicolás Gómez Dávila (Cajicá 1913 - Bogotá 1994) Scrittore e aforista colombiano In margine a un testo implicito, Adelphi 2001, pagina 134 L’ altro giorno ascoltavo la sonora sgridata di una mamma al proprio bambino. Dopo aver trovato il piatto pieno di ritorno da scuola, aveva passato un pomeriggio intero a giocare con gli amici; poi, nel momento in cui la mamma lo richiamava all’ordine, per fare i compiti, ecco da parte sua una protesta ingiustificata, con tanto di pallone calciato lontano con stizza... La mamma non ci ha visto più: “è così che sei riconoscente per tutto quello che hai ricevuto in dono, oggi? Fila subito a casa!”. Una scenetta familiare, purtroppo divenuta sempre più rara. Perché la racconto? Perché mi ha fatto impressione negli ultimi giorni vedere e ascoltare in televisione i servizi da Lampedusa e da Manduria. Vi è stata qualche lentezza, unita ad oggettive difficoltà, nel gestire l’emergenza delle migliaia di persone che il mare ogni giorno consegnava il magistrato viene travolto dalle risate degli dei”. La verità la si conquista con fatica (e spesso con fortuna) un po’ alla volta: è strano che coloro che dicono di conoscere la verità nella sua totalità non siano in grado di risolvere definitivamente un problema né sappiano riconoscere che ogni parziale conquista di qualche “pezzetto” di verità è costata sofferenze e fatiche nella storia di tanti secoli. La “verità” non è un possesso, ma è una conquista che si fa a fatica, un po’ alla volta, tentando, sbagliando e correggendosi. Se noi vogliamo risolvere i problemi, è necessario che gli altri - tutti gli altri - siano liberi di avanzare le loro critiche, liberi di richiamare l’attenzione sugli esiti inattesi anche dei migliori progetti e, proprio per questo, liberi di costruire e proporre progetti alternativi e controllabili. La presunzione di avere le soluzioni ultime e definitive è la strada maestra che porta al totalitarismo. ✎ Corsivo | Talvolta, leggendo certi trattati spirituali dove la perfezione è presentata attraverso mille ostacoli, circondata da una folla di illusioni, ben presto il mio piccolo spirito si stanca; chiudo il libro sapiente che mi appesantisce la testa e mi inaridisce il cuore, e prendo la Sacra Scrittura. Allora tutto mi sembra luminoso, una sola parola apre alla mia anima orizzonti infiniti, la perfezione mi sembra facile, vedo che basta riconoscere il proprio niente e abbandonarsi come un bambino fra le braccia del buon Dio. Lasciando alle grandi anime, agli spiriti eletti i bei libri che io non riesco a comprendere e ancor meno a mettere in pratica, io mi rallegro di essere piccola, poiché solo i bambini e quelli che ad essi assomigliano saranno ammessi al banchetto celeste. Ma è sopra tutto il Vangelo che m’intrattiene durante le mie orazioni. In esso io trovo tutto ciò che è necessario alla mia povera piccola anima. Vi scopro sempre nuove luci, sensi nascosti e misteriosi... Comprendo e so per esperienza che «il regno di Dio è dentro di noi». Gesù non ha bisogno di libri né di dottori per istruire le anime; Lui, il dottore dei dottori, insegna senza rumore di parole... Io non l’ho mai sentito parlare, ma sento che Egli è in me in ogni istante, mi guida e mi ispira ciò che devo dire o fare. Scopro proprio nel momento in cui ne ho bisogno delle luci che non avevo ancora viste; e il più delle volte non è durante le mie orazioni ch’esse sono più abbondanti, è piuttosto in mezzo alle occupazioni della mia giornata. TERESA DEL BAMBINO GESù Lettera del 9 maggio 1897 Storia di un’anima (Manoscritto A, VIII, 83) di Agostino Clerici La pasta col tonno non va, ed io spacco tutto... al lembo di terra dell’isola siciliana. Intemperie naturali e politiche si sono assommate alle beghe diplomatiche e hanno reso difficili le condizioni di vita di queste persone, la maggior parte delle quali giunte in Italia per andare in Francia e, quindi, convinte che Lampedusa fosse la prima delle fermate intermedie del loro viaggio. Tutto ciò è comprensibile. Non riesco a giustificare, invece - proprio come quella mamma con il suo bambino - le intemperanze, le arroganze, le proteste, la poca riconoscenza nei confronti di una accoglienza magari non perfetta, ma che è stata in grado di garantire ben più della soglia di sopravvivenza. Le immagini ci hanno mostrato gente che protestava continuamente per il troppo caldo o il troppo freddo, per la pasta con il tonno che non era cucinata bene, per il ritardo con cui le navi attraccavano al porto impedite dal forte vento, per la destinazione non voluta, con le grida di “libertà, libertà” e varie altre, per fortuna incomprensibili. Senza considerare le immagini raccapriccianti di degrado ambientale, di luoghi di accoglienza distrutti o dati alle fiamme, di reti divelte, con fughe dalle tendopoli. Qualcuno è stato addirittura pescato a Padova, pochi giorni più tardi, a spacciare... droga. L’accoglienza c’è stata, non si può negarlo, anche se la solidarietà diventa naturalmente sospettosa quando incoccia contro una simile prepotenza da parte di gente che fugge da un ipotetico inferno e vorrebbe subito apparecchiato davanti a sé un paradiso certo. Ebbene, il paradiso terrestre non c’è neanche in Europa, soprattutto in questa Europa sfilacciata, in cui ciascun Paese pensa a se stesso e lascia all’Italia il compito di affrontare da sola l’emergenza. Peggio dell’ingratitudine e della tracotanza di una parte dei profughi c’è solo l’insipienza di una parte dei politici nostrani che, nemmeno nella necessità, sanno rinunciare alle polemiche astiose e sterili. Non bisognerebbe rimboccarsi tutti le maniche? Non è un mese fa che abbiamo pomposamente celebrato l’unità d’Italia? Attualità Sabato, 9 aprile 2011 Cardini: Mediterraneo nell’interesse di tutti “Si possono anche affondare i barconi, ma così si creano dei morti e i morti hanno dei parenti, e la maggior parte dei loro parenti non sarà sicuramente disposta a perdonare”. G li sbarchi a Lampedusa e la difficile gestione del problema a livello nazionale. Ma anche i morti, i drammi consumati e le storie di vita affidate a quei barconi. Il Mediterraneo è divenuto ancora una volta teatro in cui s’intrecciano le speranze di alcuni e le polemiche accese di altri. SIR ne parla con Franco Cardini (nella foto), storico e docente di storia medievale all’Università di Firenze. Uno sguardo da storico su quanto sta succedendo oggi nel Mediterraneo? “Il Mediterraneo è sempre stato questo. È sempre stata un’area di scambio e di confronto. Un’area fluida e soggetta anche agli scontri. Di specifico oggi c’è una rinnovata mobilità da alcune aree che sono economicamente ma anche socialmente e politicamente disagiate verso le aeree più ricche. Dobbiamo considerare che dal Mediterraneo passa uno dei più importanti confini geografici del mondo che, in qualche modo, separa un miliardo circa di privilegiati che, secondo dati Fao e Onu, detengono globalmente il 90% della ricchezza mondiale, dai circa 5 miliardi e mezzo di persone che vivacchiano con il restante 10% delle ricchezze. Questa constatazione in realtà non sarebbe un grave problema storico ma una situazione storicamente normale di ingiustizia come se ne sono viste tante dall’alba dei tempi”. Dov’è allora il problema, oggi? “L’elemento nuovo che si registra oggi è l’informazione. Pensiamo allo scambio asimmetrico che avviene da 500 anni, in cui noi occidentali ramazziamo e rivendiamo materie prime e forza lavoro al prezzo che imponiamo noi. In questo sistema che fino a qualche tempo fa andava benissimo a tutti, gli occidentali hanno commesso un errore imperdonabile. Abbiamo venduto a queste popolazioni una merce che per il nostro stesso interesse non andava venduta e, cioè, l’accesso all’informazione che sta alla base anche della cosiddetta ‘primavera araba’, l’accesso a Facebook, a Twitter, alla circolazione delle notizie. E questo ha avviato un processo irreversibile”. “Abbiamo venduto a queste popolazioni una merce che per il nostro stesso interesse non andava venduta e, cioè, l’accesso all’informazione che sta alla base anche della cosiddetta ‘primavera araba’, l’accesso a Facebook, a Twitter, alla circolazione delle notizie. E questo ha avviato un processo irreversibile”. di Maria Chiara Biagioni Solidarietà all’Italia per Lampedusa Relazione votata a Strasburgo. Porta la firma dell’eurodeputato valtellinese Fiorello Provera. P orta la firma dell’eurodeputato valtellinese Fiorello Provera (nella foto) la relazione sull’emergenza migratoria nell’isola di Lampedusa votata martedì a larga maggioranza, per alzata di mano, dal Parlamento europeo riunito in seduta plenaria a Strasburgo. Il testo, di cui si era discusso ieri sera alla presenza della commissaria Cecilia Malmstrom, chiede al Consiglio dei 27 Stati membri di agire per il reinsediamento dei rifugiati appoggiando Italia e Malta. Quale? “Oggi l’equilibrio stabilito dalla società coloniale, sull’ala della quale l’Occidente ha organizzato tutta la sua vita da privilegiato, non funziona più. Ci sono quindi due problemi grossi da affrontare. Il primo è sicuramente la distribuzione economica delle ricchezze, per risanare una giustizia che è stata violata. Il secondo problema, forse ancora più grave, è il livello a cui la tecnologia, il consumo, il benessere hanno portato il pianeta. Da un lato è vero che bisogna ridistribuire le ricchezze. Dall’altro, però, chi è stato informato del nostro livello di vita e vorrebbe conseguire qualcosa di simile, deve sapere fin d’ora che comunque vadano le cose, al livello a cui sono arrivate le nostre ultime tre generazioni, non si potrà mai accedere. Perché se ciò avvenisse, il pianeta non sopporterebbe livelli così alti e diffusi di consumi e produzione e scoppierebbe”. La relazione rappresenta la concretizzazione di un intenso lavoro, durato un anno, svolto dall’eurodeputato valtellinese per affrontare un problema ormai endemico all’Europa, quello dei flussi migratori, che riguarda in prima battuta i Paesi del Mediterraneo ma che non può non coinvolgere tutti gli altri. Presentata a metà marzo in Commissione affari esteri, dove Provera è primo vicepresidente, la relazione era stata approvata con 53 voti a favore e un solo no. Il testo fa riferimento all’articolo 80 del Trattato di Lisbona, che impone il principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario. “Nessun Paese può far fronte da solo a un’emergenza di enormi dimensioni - sostiene Provera nella relazione -, per questo è necessario coordinare gli interventi nell’ambito della politica estera dell’Unione europea”. Il testo si concentra sulla politica di cooperazione, un tema noto all’eurodeputato valtellinese che da parlamentare guidò una commissione Quale via d’uscita a questo punto? “Bisogna cercare di far capire alla gente cosa sta realmente succedendo. E qui siamo all’anno zero perché abbiamo una pessima organizzazione dei media che dipende – credo – dalla fine del concetto di bene comune e di pubblico interesse. Più nessuno pensa di dover qualcosa alla società in cui vive. E questo è un grave problema che si riverbera sull’opinione pubblica il cui livello culturale e anche morale è sempre più basso. Altro elemento è la mancanza di conoscenza dell’altro, che è conoscenza anche temporale, storica, per cui ciò che avviene oggi si radica nella storia del Mediterraneo. Siamo oggi vivendo una crisi acuta di un equilibrio cronico fatto di spostamenti e di confronti ma in generale fatto di convivenza. Cosa è che ci impedisce oggi di guardare con un occhio di comprensione questa gente? Da un lato, l’apprensione di un processo che al momento sembra non avere fine. Ma, dall’altro, c’è anche il fatto che non conoscendo queste persone, non proviamo interesse per loro ma solo pregiudizio”. Cosa fare? “Il primo passo da compiere è capire che gestire un problema come questo è nell’interesse di tutti. Si possono anche affondare i barconi, ma così si creano dei morti e i morti hanno dei parenti, e la maggior parte dei loro parenti non sarà sicuramente disposta a perdonare. Quindi facendo questi tipi di respingimenti semineremo solo morti e distruzione sui nostri figli. Magari non operiamo per generosità né per spirito umanitario né per motivi religiosi, però agiamo per nostro interesse. Oggi è nel nostro interesse gestire il problema a costo di prenderci tutti e ciascuno la quota di sacrificio che la situazione ci richiede”. bicamerale d’inchiesta sulla politica di cooperazione allo sviluppo firmando un progetto di legge di riforma del settore. Per prevenire i conflitti e mantenere la pace, azioni fondamentali per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del Millennio, suggerisce Provera, servono idee chiare e ingenti risorse finanziarie, al momento non disponibili, dunque è necessario rispondere a un fenomeno globale con una politica globale, coinvolgendo anche gli Stati Uniti. “Accompagnare i Paesi di origine degli immigrati verso la democrazia e il buon governo mettendo a disposizione i nostri valori e la nostra esperienza – si legge ancora nel testo -. Offrire un’agenda economica capace di aumentare i livelli di occupazione e accordi commerciali in grado di generare un vero sviluppo economico, coerente con le leggi di mercato”. Infine il richiamo alla formula more for more, il concetto di condizionalità dell’aiuto che premia i Paesi più attivi sulla strada delle riforma democratiche e del rispetto dei diritti umani. 3 4 Sabato, 9 aprile 2011 “L a mera repressione pur - necessaria - non può essere sufficiente: sarebbe indispensabile un radicale mutamento di cultura, che invece non sembra affatto che si stia realizzando, se solo si guarda a come il fenomeno è giudicato e rappresentato dai mezzi di comunicazione di massa”. Lo ha detto martedì mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, soffermandosi sul fenomeno della Italia ✎ prostituzione minorile | Non solo repressione prostituzione minorile, durante un’audizione in Commissione bicamerale infanzia. Mons. Perego ha sottolineato che il fenomeno nelle minorenni italiane “è poco diffuso, ma in forte crescita” mentre per quanto riguarda le minorenni straniere si tratta “in gran parte di ragazze adolescenti, arruolate, trasferite e controllate in Italia da organizzazioni criminali, gli appartamenti, rispetto alla strada. Meno i locali, perché più a rischio di identificazione. Lo spostamento al chiuso, alla casa privata della prostituzione chiede il rafforzamento di strumenti di intercettazione e di telefonia a protezione delle vittime”. “Recuperare questi giovani non è impossibile: certo – ha poi spiegato ai parlamentari - non è Wojtyla, verso la beatificazione Modena Il Comune stanzia un fondo di sostegno per la maternità U ma anche da singoli”. I Paesi da cui provengono i minori oggi sono soprattutto: Nigeria, Cina, Thailandia, Moldavia, Romania, Bulgaria, Albania, Ucraina, Brasile, Ecuador ma nell’ultimo decennio provenivano almeno da 30 Paesi del mondo. Il direttore di Migrantes ha sottolineato che i “luoghi abituali” della prostituzione minorile “sono sempre più facile anche perché, ovviamente si sviluppa una forte pressione in senso contrario da parte di chi ha organizzato l’attività prostituiva e vive sugli ingenti proventi di questo fenomeno”. Comunque, ha concluso, “è assai penoso il dover constatare come - malgrado le nuove illuminate disposizioni legislative - la domanda di prostituzione giovanile, secondo le testimonianze a disposizione, non sia affatto diminuita anzi vada aumentando”. n “plauso” al Consiglio comunale di Modena, che ha istituito per la prima volta un fondo per l’assistenza alle maternità difficili, con un impegno per il 2011 di 30.000 Euro: lo ha espresso l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in un comunicato stampa a firma del suo presidente, Giovanni Ramonda, e dell’ “animatore Servizio Maternità difficile”, Enrico Masini. Nel testo si esprime l’auspicio che “altre amministrazioni in tutto il territorio provinciale e regionale, di ogni colore politico, possano adottare iniziative analoghe”. Il comunicato ricorda che “già il nostro fondatore don Oreste Benzi aveva lanciato la proposta di un Fondo per le maternità difficili a livello nazionale in occasione della Fiaccolata per la vita nascente tenutasi proprio nella nostra città il 28 dicembre 2006”. “Come associazione chiediamo che questo fondo sia destinato per intero al sostegno di mamme o coppie che richiedono l’aborto per motivi economici”, prosegue il documento. L a diocesi di Roma, fin dall’inizio del processo di beatificazione, ha chiesto per papa Giovanni Paolo II, che verrà beatificato da Benedetto XVI il 1° maggio prossimo, il “culto universale”. Titolo, questo, che di regola si acquisisce con la canonizzazione, fase successiva alla beatificazione, che spetta alla chiesa locale. A renderlo noto è stato il card. Agostino Vallini (nella foto), vicario del Papa per la diocesi di Roma, durante la conferenza stampa in vista della momento successivo”. “L’unica prossima beatificazione, svoltasi differenza - ha spiegato martedì 5 aprile in sala stampa ancora il cardinale vicario vaticana. L’eventuale riconoscimento è che nella canonizzazione dovrebbe poi essere annunciato viene impegnata l’infallibilità all’atto della beatificazione, insieme papale, mentre non è così alla data in cui ogni anno si festeggerà nella beatificazione”. La veglia la memoria liturgica del nuovo mariana di preghiera il 30 aprile beato. “Chi è santo è santo perché al Circo Massimo, la Messa di vive di Dio - ha osservato Vallini beatificazione il 1° maggio in e lo è fin dal battesimo”. Dal punto piazza S. Pietro, la Messa di di vista sostanziale - ha aggiunto ringraziamento presieduta il Giovanni Paolo II é già santo”, anche 2 maggio dal card. Bertone, se la cosa “verrà riconosciuta in un nello stesso luogo. Questi i tre “momenti” che la diocesi di Roma si appresta a vivere, “in collegamento con il mondo”, per salutare l’iscrizione di papa Giovanni Paolo II nell’albo dei beati. “Giovanni Paolo II ha sentito tutto il mondo come il suo spazio di vita e di missione”, ha detto il cardinale, definendo la prossima cerimonia di beatificazione “un forte messaggio soprattutto spirituale, alla Chiesa e al mondo”. Dibattito sul “fine vita”. I cattolici di fronte a una critica infondata e strumentale. N el serrato dibattito solo” conta solo quello che sui temi del fine egli ha fatto o riuscirà a fare; vita un’accusa, questo diviene il criterio talvolta, rivolta ai per stabilire il bene. “Se si cattolici, è che essi sarebbero può fare – si domandano contro la libertà, perché non taluni – perché non farlo?” accetterebbero che ciascuno E, così, tutto quanto è possa disporre della propria tecnicamente possibile o altrui vita, al punto da sarebbe anche eticamente decidere il momento in cui lecito! Ma davvero il “farsi da porre fine ad un’esistenza. solo” e il “poter fare” sono Così alla sacralità della vita la verità sull’uomo? La vera – che sarebbe l’unica cosa autodeterminazione è altra che i cattolici riuscirebbero cosa. Rientra nel dinamismo a dire – si oppone il concetto della libertà, sulle quali nuovo di autodeterminazione, il pensiero cattolico offre espressione matura dell’uomo spunti entusiasmanti. contemporaneo. Su questo Romano Guardini ha scritto: tema vale la pena di fare alcune “Chi può fare ciò che vuole riflessioni. Intanto, il punto è ancora molto lontano non è che cosa l’uomo possa dall’essere libero” (Lettere fare ma, in ultima analisi, sull’autoformazione). chi sia l’uomo. Il problema, L’uomo deve diventare quindi, è a monte e la proposta libero, attraverso dell’autodeterminazione l’assunzione responsabile è solo la riedizione di una della verità su se stesso, lacuna antropologica, che da attraverso l’accoglienza di tempo soggiace alla nostra un buon progetto, che egli cultura. Sì, taluni diritti recenti riconosce al suo interno. – ma sono davvero diritti? – si I cattolici considerano sono imposti come frutto di fondamentale la libertà, una incompleta visione della perché può dare senso al Romano Guardini aiuta a cogliere dove sta il vero fondamento persona. Aborto, fecondazione bisogno di compimento artificiale, eutanasia non sono della persona e al desiderio della autoderminazione della persona, nella luce della coscienza. forse stati presentati come di felicità. Sono così liberi espressione della facoltà di che non temono di andare scegliere che cosa poter fare? Se i cattolici Sono convinti che la vita sia un bene non l’uomo dovrebbe svilupparsi solo da se contro l’opinione del momento, fosse rifiutano queste scelte non lo fanno perché disponibile, non solo perché le generazioni stesso, senza imposizioni da parte di anche quella pubblica. Vivono la libertà sono contro la libertà o perché fermi ad precedenti lo hanno creduto e vissuto, ma altri, i quali potrebbero assistere al suo “esterna” non lasciandosi confondere da una visione religiosa, che sarebbe propria anche perché l’alternativa sarebbe il delirio auto-sviluppo ma non entrare in questo chi grida più forte o anche da chi segue del passato. Lo fanno, invece, perché a loro di onnipotenza. Porre fine ad un’esistenza, sviluppo. L’uomo, depauperato della sua la moda dell’opinione. In questo senso sta a cuore il valore della persona: non si come crearla in un laboratorio, non è origine trascendente, sarebbe solo un non sono schiavi di nessuno. Ma neanche tratta di imporre una visione di fede, ma togliere qualcosa a Dio, ma è togliere “farsi da solo”, senza una meta, che non di se stessi. “Quando un uomo è degno di riaffermare quanto di meglio i secoli ci l’uomo a se stesso. Affermare che la vita sia la propria fine. La conoscenza diventa di essere detto libero? Se è, all’esterno, hanno consegnato; la persona è un bene, non può essere lasciata all’arbitrio della così un avvicinare “superficialmente” la signore delle sue decisioni – afferma indipendentemente dalle circostanze. Se decisione del più forte o, semplicemente, realtà, nel senso che si coglie solo ciò che Guardini –. Se si rende indipendente dicono “no” a talune scelte è perché appaia di chi la vive significa non impadronirsene. appare fisicamente. Le scienze si sono dagli influssi degli uomini e delle cose, e meglio il “sì” incondizionato all’uomo. Per questo i cattolici dicono no al vitalismo, notevolmente sviluppate – e questo è un se si comporta secondo i dettami che gli Se ritengono che alcuni principi – uno di cioè al prolungamento di una vita, che bene – ma spesso sono diventate l’unica vengono dal dentro. Ma prima di tutto, questi è la difesa e la promozione della vita naturalmente, è giunta al suo termine. fonte di conoscenza. Eppure, c’è qualcosa se ciò che vi è di più profondo in lui, la umana – non siano negoziabili è perché Il rifiuto di far morire è cosa ben diversa di altro: c’è tutto un mondo meraviglioso, coscienza, domina su tutto il mondo cedere in talune circostanze, aprirebbe dal lasciare morire. I cattolici sono contro che è quello spirituale, ugualmente vero delle passioni e degli istinti”. Ecco la vera ad innumerevoli cedimenti nei confronti una visione dell’uomo che condanna alla e reale come quello materiale. Perché autodeterminazione! di persone fragili, sole o emarginate. solitudine. In questa prospettiva errata fermarsi? Ancora, se l’uomo è un “farsi da MARCO DOLDI Contro la libertà? Europa Sabato, 9 aprile 2011 5 Ucraina. Incontro con mons. Sviatoslav Schevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv, che il 31 marzo scorso è stato ricevuto in Vaticano da papa Benedetto XVI. Chiesa risorta e giovane “S iamo una Chiesa orientale, sinodale e cattolica”, e “oggi siamo venuti dal Santo Padre per manifestare questa nostra natura ecclesiale” e “confermare la nostra piena, visibile e reale comunione con il Successore di Pietro”. Ha esordito così mons. Sviatoslav Schevchuk, neoeletto arcivescovo maggiore di KyivHalyc (Chiesa greco-cattolica ucraina), incontrando il 31 marzo i giornalisti nella sala stampa della Santa Sede dopo essere stato ricevuto da Benedetto XVI in udienza privata, insieme con il Sinodo permanente Ugcc. Il neoarcivescovo è stato ufficialmente intronizzato, dopo la conferma della sua elezione da parte del Pontefice, domenica 27 marzo nella cattedrale della Resurrezione di Kyiv, e domenica 3 aprile ha celebrato una messa nella chiesa romana di Santa Sofia (nella foto), “cuore” dei grecocattolici ucraini residenti nella capitale italiana. Un’alleanza strategica. Interpellato dai giornalisti, mons. Schevchuk, 40 anni, ha dichiarato che il Papa “sarà il benvenuto quando verrà in Ucraina” ma che nel corso dell’udienza “non si è parlato di una sua visita imminente”, ed ha espresso gratitudine al Pontefice per la “conferma dell’elezione di un arcivescovo così giovane: una manifestazione della sua fiducia nella mia persona; ora mi sento rafforzato per lo svolgimento del mio ministero”. Richiamando la presenza dei rappresentanti delle tre Chiese ortodosse in Ucraina alla cerimonia della sua intronizzazione, l’arcivescovo ha parlato di “un importante segno di apertura e speranza” per il futuro delle relazioni reciproche e per “il progresso del dialogo il ruolo che possono svolgere nella nuova evangelizzazione”. Una Chiesa giovane. Facendo notare che nella sua Chiesa l’età media dei sacerdoti è intorno ai 35 anni, mons. Schevchuk ha osservato: “Siamo una Chiesa giovane, che dopo la sua ‘resurrezione’ ha riscoperto la propria identità”. Tra il 1991 e il 1992 i candidati alla vita sacerdotale e religiosa sono stati un centinaio, “una vera esplosione, poi il trend è un po’ calato, ma ogni anno entrano in seminario circa 40 studenti”. Ad una domanda circa un eventuale “passaggio” da “arcivescovato maggiore” di Kyiv-Halyc a “patriarcato”, l’arcivescovo ha risposto: “La nostra Chiesa sta crescendo in tutto il mondo, ma la decisione sul patriarcato spetta al Santo Padre con il quale viviamo in piena comunione e obbedienza”. “L’arcivescovato maggiore - ha spiegato - gode Il neoarcivescovo è stato ufficialmente intronizzato domenica 27 marzo nella cattedrale di Kyiv. ecumenico”. “Da Giovanni Paolo II - ha aggiunto - ho imparato che nell’ecumenismo è importante coltivare i rapporti personali per far cadere le paure e i pregiudizi e superare le divisioni”. In tale ambito mons. Schevchuk auspica tra la Chiesa grecocattolica e le Chiese ucraine ortodosse del patriarcato di Mosca, del patriarcato di Kyiv e autocefala, “dialogo costruttivo, cooperazione e convivenza” per “una alleanza strategica a difesa dei valori cristiani, in Ucraina e in Europa, una testimonianza ecumenica e realmente evangelizzatrice. Commissione Regole per il gioco d’azzardo on line C ontrollare il gioco d’azzardo on line, tutelare i consumatori (e in particolare i minori), evitarne derive sul versante delle frodi e del riciclaggio del “denaro sporco”: sono tra gli obiettivi di una consultazione pubblica lanciata dalla Commissione mediante un Libro verde. “In Europa - afferma l’Esecutivo - il gioco d’azzardo on line è un’attività economica in rapida crescita, con circa 15mila siti web già individuati e proventi annui complessivi che nel 2008 hanno superato i 6 miliardi di euro e che secondo le previsioni dovrebbero raddoppiare entro il 2013”. Ma i quadri giuridici nazionali “variano notevolmente da uno Stato all’altro”. Per garantire la certezza del diritto e la tutela dei cittadini in questo settore transfrontaliero è dunque “importante valutare in che modo modelli diversi possano coesistere nell’ambito del mercato interno”. La Commissione invita le parti in causa a trasmettere, mediante il suo sito web, i pareri entro il 31 luglio 2011: dopo di che “si valuterà la necessità e la forma di eventuali interventi comunitari in materia”. Non vogliamo stare ‘contro’ gli ortodossi ma ‘con’ loro: come sosteneva Giovanni XXIII, sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono”. Tre priorità pastorali. Tre in particolare, ha quindi spiegato a SIR Europa, le priorità pastorali dell’Ugcc: “la nuova evangelizzazione, l’inculturazione e la presenza sociale nella società”. “La nostra Chiesa - ha detto - è presente in Ucraina, ma anche negli Usa, in Canada, Brasile, Argentina e Australia. In Ucraina dobbiamo contrastare l’ondata di secolarizzazione che viene dall’Europa, ma anche negli altri Paesi il nostro tesoro di fede, consolidato dal sangue dei martiri, non deve andare perduto, ma trasmesso alle nuove generazioni che rappresentano il nostro futuro”. Quanto all’inculturazione, “dobbiamo tradurre i testi liturgici dal paleoslavo in ucraino, spagnolo, inglese, portoghese, russo perché tradurli significa incarnare i valori cristiani nell’odierna cultura e avvicinarli di più alla gente”. Per mons. Schevchuk l’impegno della Chiesa deve esprimersi anche in termini di “presenza e servizio nella società ucraina postcomunista ispirati ai principi del magistero sociale della Chiesa”, ossia di contributo alla “ricostruzione del tessuto morale della società”. Molti i segni di speranza per il futuro della Chiesa e del Paese: l’alto numero delle vocazioni sacerdotali e religiose e “la nuova generazione di politici giovani e capaci”, con i quali, annuncia, “senza entrare nello specifico delle rispettive convinzioni politiche, ho intenzione di entrare in contatto”. Un pensiero anche ai media: “Riconosco e sottolineo Alto numero di vocazioni e una nuova generazione di politici giovani e capaci, segni di speranza. degli stessi diritti e presenta le stesse caratteristiche del patriarcato. L’unica differenza prevista nel diritto canonico orientale consiste nel fatto che nell’arcivescovato maggiore l’elezione del Sinodo deve essere approvata dal Santo Padre, mentre per il patriarcato è sufficiente dargliene l’annuncio”. Dal presule la sottolineatura dell’importante contributo che le Chiese orientali possono offrire alla “visione ecumenica”. “È essenziale - ha concluso - sostenerle, soprattutto in Medio Oriente”. SIR EUROPA Polonia: serve unità della nazione “G iovanni Paolo II è pietra angolare della nostra unità”. Lo hanno affermato i responsabili dell’episcopato polacco alla vigilia della commemorazione della morte di Karol Wojtyla, che precede di alcuni giorni il primo anniversario della catastrofe aerea di Smolensk nella quale persero la vita il presidente della Polonia Lech Kaczynski e 95 personalità dello Stato. Da molti il giorno di morte è stato mesi, in Polonia, vengono discusse anche il giorno della nascita le cause della sciagura non ancora del nuovo beato”. Il presule del tutto chiarite dalle autorità ha auspicato che quel russe che svolgono gli accertamenti modo diverso di venerare sul luogo dell’accaduto. il defunto Pontefice possa L’arcivescovo di Varsavia mons. essere valido anche nel caso Kazimierz Nycz (nella foto) - in delle vittime della sciagura una conferenza stampa organizzata di Smolensk. Il prossimo 10 in occasione dei prossimi aprile, messe di suffragio anniversari - ha precisato che per le vittime dell’incidente quest’anno le celebrazioni della aereo saranno celebrate a morte del papa polacco “vanno Varsavia, Cracovia, e in altre viste in un’atmosfera diversa degli città polacche. Il segretario altri anni, ricordando cioè che della Conferenza episcopale polacca, mons. Stanislaw Budzik, ha ricordato quanto per Giovanni Paolo II fosse importante l’unità nazionale dei polacchi: “Quando ci radunavamo in preghiera per la tragedia della catastrofe di Smolensk e tutto il mondo ci elogiava per questo, dicevamo di averlo appreso con il trapasso del pontefice, poi però ci siamo dimenticati quell’insegnamento e ci siamo messi gli uni contro gli altri”. 6 Mondo Sabato, 9 aprile 2011 Libia. Il Paese è ormai diviso in due parti. La guerra continua e allontana la pace C ome quasi sempre capita nella storia, le guerre “lampo” finiscono per trasformarsi in conflitti cronici. A tre settimane dai primi bombardamenti alleati sulla Libia e ad oltre un mese dallo scoppio della rivolta di Bengasi la situazione in Libia sembra tutt’altro che chiara. La Nato ha annunciato di aver distrutto il 30% della potenza militare dell’esercito libico che tuttavia, dopo aver respinto l’ennesima offensiva dei ribelli, continua ad assediare Misurata e a cercare una controffensiva a Brega. Il Paese sembra così destinato a dividersi in due, con i ribelli che senza un appoggio terrestre della Nato – quanto mai improbabile L’INTERVENTO DELLE ACLI “In questi giorni due questioni, stanno toccando le nostre coscienze. La guerra avviata dai “volenterosi”, poi dalla Nato, su mandato dell’ONU ma con poco convinto appoggio di tante parti importanti dello scenario mondiale e l’arrivo incontrollato (incontrollabile?) di masse di uomini dalle coste africane. Come aclisti non possiamo che ribadire la nostra contrarietà all’uso delle armi. Dopo l’imprevisto moto di cambiamento e di partecipazione avvenuto nell’area del Mediterraneo, abbiamo pensato che solo mantenendo aperta la – sembrano incapaci di avanzare verso Tripoli e dall’altra parte l’esercito libico che, complici i bombardamenti aerei, potrà riprendere alcune città ma non certamente le roccaforti ribelli in Cirenaica. Sulla carta rimane l’opzione diplomatica ma gli Alleati non sembrano disposti a trattare con Gheddafi che, nel frattempo, sta cercando sostegno diplomatico avvicinando la leadership turca. A farne le spese è sempre la popolazione civile che si trova tra due fuochi. O meglio tre, perché nei giorni scorsi il vicario apostolico di Tripoli mons. Martinelli ha confermato che ci sarebbero stati già 40 vittime causate dai bombardamenti Nato. via di dialogo fra le parti in conflitto si potesse ricomporre posizioni anche differenti, perché siano la politica, la diplomazia, l’inclusione e lo sviluppo economico e sociale le armi della pace. E che un intervento di ingerenza umanitaria, quando assolutamente necessario, deve essere condiviso dalla maggior parte delle Potenze del pianeta, e debba essere gestito unicamente dall’ONU. D’altra parte ci pare che le preoccupazioni dei nostri governi, dopo la collaborazione con i regimi dittatoriali, sia più legata all’approvvigionamento a buon prezzo delle materie prime che al sostegno della democrazia, all’aiuto ai paesi in difficoltà, all’accoglienza dei profughi. Dobbiamo allora interrogarci e interrogare la nostra gente sul significato profondo del dettato costituzionale: l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e comportarci di conseguenza. E, sull’altro versante ancora più concreto del nostro impegno, adoperarci per dare dignità ad un esodo che rischia di avere dimensioni enormi. Le Acli si impegnano a favorire occasioni di dialogo, di relazione umana, di accoglienza solidale sia attraverso i propri circoli, servizi e le altre strutture territoriali, sia nei luoghi di accoglienza istituzionale, sia in quelli messi a disposizione dalle ✎ Il Punto con il fiato sospeso Nel Paese continuano gli scontri mentre si apre lo spiraglio per una tregua con la via di uscita di Gbagbo. E’ emergenza umanitaria A differenza di altre guerre africane in Costa d’Avorio non ci troviamo di fronte ad un conflitto tra “signori della guerra” ma ad una conflittualità di chiara natura politica che affonda le radici fin al 1993, con la morte del presidente Houphouet-Boigny, al potere dagli anni ’60 e l’inizio di una vera lotta di successione. Sul sfondo si gioca la delicata questione della “cittadinanza”, legata al concetto di “Ivorité”, potremmo dire “ivorianità”. Una questione non di poco conto se consideriamo i grandi flussi di migranti impegnati nella produzione del Cacao (la Costa d’Avorio è il principale produttore al mondo). La legge, negli anni novanta, definiva cittadini ivoriani solo coloro che avessero entrambi i genitori nati in Costa D’Avorio. Una linea rafforzata da Gbagbo, presidente dal 2000. Una policy che penalizzava il suo sfidante, l’ex primo ministro Ouattara, non candidabile perché suo padre era nativo del Burkina Faso. Con lui erano penalizzati centinaia di migliaia di persone figli di immigrati - concentrati sopratutto nel nord - considerati cittadini di serie B. Fu questa una delle cause della guerra civile conclusa con un accordo e una riforma costituzionale che riduceva il requisito della cittadinanza ad uno solo dei genitori, aprendo la strada alla candidatura di Ouattara. E alla sua vittoria. Costa d’Avorio: la guerra avanza M entre ad Abidjan continuano i combattimenti e si attende l’attacco finale, le speranze di molti sono appesa al sottile filo di una trattativa che potrebbe salvare la Costa d’Avorio. Alcuni generali fedeli all’ex presidente Laurent Gbagbo, ormai asserragliato nella sua casa, starebbero trattando la resa del presidente e di tutte le forze a lui ancora fedeli. Un passo che sarebbe, però, vincolato ad un lasciapassare per lo stesso Gbagbo e per i suoi uomini. Intanto nella città ivoriana (circa 5 milioni di abitanti), continuano gli scontri che hanno visto il largo utilizzo di artiglieria pesante. A confrontarsi sul campo sono le “Forze Nuove” fedeli a Alassane Ouattara, vincitore riconosciuto dalla comunità internazionale delle elezioni presidenziali del novembre scorso e l’esercito rimasto fedele all’ex presidente che non intende lasciare il potere. Un confronto che vede gli stessi protagonisti della guerra civile che ha diviso il Paese dal 2002 al 2007, con il nord sotto il controllo delle Forze Nuove e il sud controllato dall’esercito. In questa partita a due, nei giorni scorsi, si è inserito prepotentemente l’esercito francese, legato fin dai tempi coloniali al Paese, e presente dal 2002 con la missione ‘Licorne’ con il mandato di sostenere l’Onuci, la missione delle Nazione Unite, attualmente forte di 10.500 caschi blu. Nella notte tra lunedì e martedì gli elicotteri delle Nazioni Unite e le forze francesi, che da giorni controllano l’aeroporto della città, hanno attaccato le forze di Gbagbo, accusato Diocesi, valorizzando tutte le differenti competenze e peculiarità presenti al proprio interno. Abbiamo visto in questi giorni che l’attenzione da parte di persone e organizzazioni della nostra comunità e di gruppi parrocchiali hanno portato nel nostro territorio ad esporre chiare e motivate posizioni in direzione della pace e dell’accoglienza, a definire impegni al dialogo e all’incontro. Ci daremo da fare per mantenere in vita questo dibattito e offrire concrete occasioni di sostegno a chi è in difficoltà. Aderendo al pensiero di Pax Christi, che ci dice che “temiamo di più i profughi che la guerra e non capiamo che le due cose sono correlate”. di aver colpito gli stessi Caschi Blu. Un interventismo che non ha molti precedenti nella storia delle missioni di pace in Africa, tanto da far storcere il naso ai leader dell’Unione Africana. Basti pensare al catastrofico non interventismo delle forze Onu durante il genocidio ruandese. “Ci sono significative perdite in vite umane in Costa d’Avorio. Certamente l’Unione africana ha fatto pressioni per il riconoscimento di Ouattara ma ciò non significa dover fare la guerra e autorizzare l’intervento di un esercito straniero” ha dichiarato il capo di stato della Guinea equatoriale, Teodoro Obiang, attualmente presidente di turno dell’UA. Anche il Sudafrica, pur avendo votato in sede del Consiglio di sicurezza l’ultima risoluzione sulla Costa d’Avorio (n° 1975, varata il 30 marzo), prende le distanze dall’intervento militare avviato dai francesi e dai caschi blu. “Non mi ricordo di aver dato un qualsiasi mandato per un bombardamento aereo sulla Costa d’Avorio” ha detto da Pretoria il ministro degli Esteri sudafricano, Maite Nkoana-Mashabane. Le Nazioni Unite e la Francia si difendono sostenendo di intervenire “solo per neutralizzare gli armamenti pesanti a disposizione delle forze di Gbgabo, spesso utilizzati contro i civili”, mentre i bombardamenti sarebbero stati svolti dopo “pressanti richieste” da parte del segretario generale Ban Ki-moon e del presidente francese Nicolas Sarkozy. Nel momento in cui andiamo in stampa (nella sera di martedì 5 aprile) non sono ancora chiari i risultati di questa tentata mediazione o l’esito stesso della battaglia. Ad essere, però, certa è la scia di morti, sfollati e rifugiati che le forze di Ouattara, hanno lasciato dietro di sé nelle ultime settimane, così come il numero di vittime provocate dagli attacchi ad Abidjan da parte dei cannoni di Gbagbo. Una delle stragi più cruente si è verificata nella città di Duékoué, sul confine con la Liberia, tra il 27 e il 29 marzo. “Quando siamo arrivati a Duékoué in strada c’erano centinaia di cadaveri, per lo più con ferite di arma da fuoco” ha rivelato alla MISNA Kelnor Panglungtshang, responsabile del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) in Costa d’Avorio. Il Cicr ha sostenuto che a Duékoué ci sono stati “scontri tra comunità”, non accusando in modo diretto né i soldati in ritirata di Laurent Gbagbo né i sostenitori di Alassane Ouattara entrati in città il 29. Durante la guerra civile combattuta tra il 2002 e il 2007, Duékoué era già stata teatro di violenze tra gruppi etnici divisi da fattori sia sociali sia politici. Durante un sopralluogo in città, oggi il vice-segretario generale delle Nazioni Unite Valérie Amos ha annunciato la scoperta di una fossa comune dove sarebbero stati accatastati 200 cadaveri. Nei giorni scorsi l’Onu aveva denunciato 330 “esecuzioni extragiudiziali”, accusando entrambe le parti in lotta. Complessivamente secondo fonti di Caritas International i morti nel Paese sarebbero circa mille. MICHELE LUPPI Cultura Verso la beatificazione. Giovanni Paolo II e il Concilio. Sabato, 9 aprile 2011 7 Novità in libreria ■ Giovanni Paolo II Tante novità in libreria in questi giorni In queste settimane si moltiplicano sugli scaffali delle librerie le proposte che hanno al centro la figura di papa Wojtyla, con l’avvicinarsi del 1 maggio, data della solenne beatificazione. Diamo conto qui di quattro volumi. ■ Andrea Riccardi La biografia (San Paolo) La guida sicura in Cristo I n che modo “la centralità storica e antropologico” che, spiega Una proposta umana, cristologico e cosmica di Cristo” può ancora Possenti, “è rimasto al centro del messaggio “incontrare l’interesse dell’uomo Giovanni Paolo II”. Per il filosofo, “la svolta quella che papa Wojtyla di odierno? Cosa offre Cristo alla sua antropologica del Concilio” si è compiuta ragione iperesigente e alla sua libertà non di una svolta cristologica”, rese credibile con la sua “all’interno spesso insoddisfatta?”. È l’interrogativo bensì di una “’ripresa’ cristologica” che ha posto dal cardinale patriarca di Venezia, la Chiesa “a tener conto di ciò stessa vita: “Cristo è la condotto Angelo Scola, a conclusione del proprio nell’annuncio della sua antropologia”. intervento al convegno “Una pietra In Giovanni Paolo II c’è “una penetrazione risposta esauriente miliare nella storia bimillenaria della profonda dell’evento conciliare, come fatto Chiesa. Il contributo di Giovanni Paolo decisivo per la comprensione del mistero che non annulla la II al Concilio Vaticano II”, tenutosi nei della Chiesa e della sua strada nel mondo giorni scorsi nel capoluogo lagunare e nel futuro, in cui esperienza esistenziale libertà dell’uomo” . per iniziativa dell’Istituto Superiore di e teologia si connettono”. Ne è convinto lo Scienze Religiose S. Lorenzo Giustiniani storico Andrea Riccardi, che richiamando inserito nello Studium Generale Marcianum. la “recezione cracoviense davvero originale” del Vaticano II, Per il card. Scola, oggi Cristo offre all’uomo “una risposta fa notare: “Il Concilio viene considerato” da Giovanni Paolo esauriente all’enigma da cui è costituito senza annullarne la II “come un patrimonio di fede e speranza per il futuro. Il suo libertà dal momento che Cristo non predecide il dramma del pontificato viene letto come servizio alla grandissima causa del singolo”. Secondo la riflessione teologica “sulla singolarità di Vaticano II”. Concilio e papa Wojtyla “stanno insieme con un Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, rivelandosi a un tempo legame inscindibile, anzi quest’ultimo ne è interprete originale, non solo come redentore universale ma anche come capo della fedele e creativo”.Accanto “alla storia del cristianesimo polacco, creazione, si attesta come l’Evento che spiega l’uomo all’uomo”. la vicenda conciliare” rappresenta infatti “una delle matrici di In tale orizzonte “la libertà infinita” di Dio “si piega, attraverso Giovanni Paolo II. La sua storia personale e il suo pontificato il Logos-Amore, sulla libertà finita dell’uomo, liberandola”. Solo non si spiegano senza il Vaticano II e ne sono, in modo nella “Rivelazione di Dio”, ha osservato il patriarca di Venezia, profondo, l’applicazione creativa e responsabile”. l’uomo può scoprire “la guida sicura per il compimento della “L’intraprendenza ecclesiologica di quel giovane arcivescovo, propria vita”. Di qui l’attualità della proposta “formulata da filosofo e teologo, proveniente dalla fredda ma cattolicissima Giovanni Paolo II, soprattutto nelle tre encicliche trinitarie”, per Cracovia, chiaramente percepibile nella sua voce al Concilio “rispondere al desiderio di Dio dell’uomo postmoderno. Un - ha rilevato il teologo Gianluigi Pasquale analizzando gli desiderio insopprimibile anche quando viene sepolto sotto le interventi e i contributi dell’allora arcivescovo di Cracovia macerie dell’odierno clima nichilistico”. al Vaticano II -, non poteva essere semplicemente il portato Secondo il filosofo Vittorio Possenti, “il compito che Karol della sua cultura e/o della sua esperienza pastorale: prima Wojtyla si è assunto come filosofo e come Pontefice è stato di di parlare in aula, il Padre conciliare Wojtyla deve aver affermare e svolgere il senso cristiano dell’humanum, in modo certamente pregato molto, e - come sappiamo - fatto pregare”. che non sia possibile negare il divinum in nome dell’humanum” Per Giovanni Paolo II il Concilio “fu un evento sui generis di . In tal senso “lo snodo ineludibile è la persona, la cui questione comunione, dono dello Spirito Santo alla Chiesa, allo scopo di è al centro degli scritti di Wojtyla degli anni ‘70”. Compito della un profondo rinnovamento della sua vita e della sua pastorale” Chiesa, per Giovanni Paolo II, è “aiutare l’uomo a raggiungere ha sottolineato l’antropologo Gilfredo Marengo. Continuità e la piena verità su se stesso, e ciò si può fare se il cammino riforma: queste le ragioni “per le quali” papa Wojtyla “investì verso l’uomo è anche un cammino verso Dio, di modo che tutte le sue energie nella realizzazione” del Vaticano II, mistero di Dio e mistero dell’uomo si tengono per mano ed autentico “unicum nella bimillenaria storia della Chiesa”. uno aiuta l’altro nella crescita: l’approfondimento dell’uno diventa approfondimento dell’altro”. Un itinerario “ad un tempo a cura di GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA L’opera di Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio che conobbe e collaborò a lungo con il papa polacco, è la prima vera biografia scritta su base scientifica e testimoniale di un papa che ancora vive nel ricordo di credenti e non credenti. Un viaggio attraverso le vicende che hanno caratterizzato la seconda metà del XX secolo, per comprendere appieno la carismatica figura del Pontefice. Giovanni Paolo II, protagonista per più di un quarto di secolo sulla scena mondiale, è stato definito il papa slavo, colui che ha dato il colpo di grazia all’Unione Sovietica e al suo impero, l’uomo del secolo. Più semplicemente, egli riteneva di aver ricevuto il compito di introdurre la Chiesa nel nuovo millennio. Al servizio della Chiesa cattolica, egli si impegnò a favorire l’unione tra i cristiani, l’amicizia con l’ebraismo, il dialogo tra le religioni, la pace nel mondo. Al termine della sua vita, consumato dalla dedizione, commosse il mondo con la sua sofferenza (euro 24,00). ■ Angelo Comastri Nelcuoredelmondo(San Paolo) Il card. Angelo Comastri, arciprete della basilica di san Pietro in Roma, racconta Giovanni Paolo II da osservatore privilegiato quale è stato, alternando storia e ricordi personali, non ultimo la benedizione ricevuta da papa Wojtyla poche ore prima del suo addio al mondo terreno. Un libro che racchiude la grande storia e la piccola, di tutti i giorni, fatta dai messaggi lasciati dai fedeli in fila per l’ultimo saluto al pontefice (euro 13,00). ■ Yves Semen La spiritualità coniugale secondo Wojtyla (San Paolo) ■ Un’analisi critica sulla realtà dell’immigrazione dall’Africa. “Affondo”, un libro oltre i pregiudizi “M a, con immenso dolore, mi sono reso conto che c’erano un’ignoranza generale e una troppo grande ipocrisia in vari ambiti, riguardo a coloro che vengono chiamati, da queste parti, immigrati clandestini, ossia queste donne, uomini e bambini che arrivano in Italia senza visto e, quindi, illegalmente. La questione di questi immigrati clandestini resta e resterà ancora per molto tempo, in questo Paese, una questione di cifre per i mezzi di comunicazione, che tornano alla ribalta sull’argomento, quando e solo quando il Mediterraneo vede la morte di questi carichi di disperati”. Ne è convinto JeanBaptiste Sourou, giornalista e professore universitario originario del Benin ma da anni residente in Italia, autore di “Affondo” (edizioni San Paolo 77 pag, 9 euro). Un istant book pubblicato mentre in Italia continuano gli sbarchi di profughi provenienti dal nord Africa. Il libro raccoglie gli articoli e le interviste realizzate per vari giornali italiani e internazionali da Sourou a partire dal 2003. Un viaggio per cercare di capire – lontano dalla retorica che spesso accompagna il tema immigrazione – come stanno le cose partendo dai racconti dei protagonisti: gli stessi migranti ma anche operatori umanitari e semplici pescatori. L’autore non risparmi critiche al governo italiano su come in questi anni è stato gestito il problema ma, allo stesso tempo, punta il dito contro gli stessi governi africani, accusati di non far nulla per cercare di disincentivare i giovani a partire verso quell’el dorado che forse esiste solo nella loro immaginazione. Il racconto del giornalista tocca anche Lampedusa dove raccoglie le testimonianze di pescatori. “Ci succede sempre più spesso – dichiarava nel 2005 uno di loro – di trovare nelle reti cadaveri o resti umani. Abbiamo deciso di andare altrove, per evitare di trovarci di fronte a queste scoperte macabre”. Un libro da leggere, non per trovare delle risposte, ma per provare a ragionare senza pregiudizi su una tematica cruciale per il nostro futuro. (M.L.) In questo volume del filosofo svizzero ci viene offerto un magnifico percorso dal quale emana il profumo evangelico di una certa novità sul corpo, sul matrimonio, sull’amore, sulla sessualità nel pensiero di Giovanni Paolo II (euro 15,00). ■ Giovanni Paolo II Papa Wojtyla scrive (EDB) Non potendo incontrare ogni famiglia papa Wojtyla scrive alle famiglie come categoria umana e così fa per le donne, i bambini, i giovani e gli anziani. L’antologia presentata dal vaticanista Luigi Accattoli rende ragione della intonazione affabile e familiare con cui questi testi furono redatti (euro 15,00). a cura di Agostino Clerici 6 Sabato, 8 gennaio 2011 Italia Economia 8 Sabato, 9 aprile 2011 ”L a popolazione europea invecchia, la fecondità ha ripreso a crescere, la speranza di vita aumenta ancora. E l’Ue continua ad attirare un gran numero di migranti”: Eurostat, ufficio statistico comunitario, pubblica il terzo Rapporto sulla demografia nell’Ue, che indica le variazioni della popolazione, la composizione dei nuclei familiari, l’apporto degli stranieri all’aumento degli abitanti che, nel complesso, hanno raggiunto il mezzo miliardo. Tra i segnali di novità posti in evidenza nel rapporto di Eurostat, emerge che il tasso di fecondità, diminuito costantemente dagli anni ‘80, ha invertito la tendenza nel 2003: da allora si è passati, mediamente, da 1,47 figli per donna a 1,60. Solo Portogallo, Malta e Lussemburgo non hanno visto crescere il numero dei nati per donna. Notevoli passi avanti nella natalità si riscontrano invece in Bulgaria, Repubblica ceca, Slovenia e Lituania (tutti ✎ demografia europea | dal Terzo Rapporto Eurostat Più nati e più immigrati: il tasso di fecondità riprende a salire Paesi entrati di recente a far parte dell’Unione). I tassi di fecondità più elevati (dati 2009) si registrano però in Irlanda (2,07), Francia (2,00), Regno Unito (1,96), Svezia (1,94). In assoluto i dati più bassi si verificano invece in Lettonia (1,31), Ungheria e Portogallo (1,32), Germania (1,36). Fuori dai confini comunitari, la Turchia, Paese candidato all’ingresso nell’Unione, segnala un tasso di fecondità ben più elevato della media europea, essendo a 2,10 figli per donna. Addirittura in Islanda, altro Paese candidato, il dato è 2,23. Eurostat segnala quindi che “negli ultimi 50 anni la speranza di vita alla nascita è aumentata nell’Ue27 di circa 10 anni, sia per le donne che per gli uomini”. Attualmente il dato medio si attesta a 82,4 anni per le femmine e a 76,4 per gli uomini. In Francia le donne vivono più a lungo rispetto a tutto il resto d’Europa, oltre 85 anni, seguono Spagna (84,9), Italia, Cipro. Per gli uomini il livello più elevato è in Svezia (79,4 anni), poi Italia, Spagna, Paesi Bassi. La speranza di vita media è dunque più elevata nei Paesi dell’Europa occidentale, dove lo sviluppo economico, gli standard di vita e i servizi per i cittadini hanno raggiunti livelli migliori che nell’Europa dell’est. Assieme al crescere dell’età media si verifica però un aumento dei malati anziani e cronici e delle persone non autosufficienti. “L’immigrazione è stato il principale motore della crescita demografica della popolazione nella maggior parte dei Paesi membri dell’Ue” negli ultimi anni, indica Eurostat. Attualmente vivono nell’Unione 20,1 milioni di persone provenienti da Paesi terzi, ma occorre segnalare che ben 12,3 milioni di cittadini Ue vivono in altri Stati comunitari, con un significativo “rimescolamento interno” della popolazione. Nel 2010 il Paese che ospitata il maggior numero di stranieri era la Germania (7,1 milioni di persone), seguita da Spagna (5,7), Regno Unito (4,4), Italia (4,2) e Francia (3,8). Naturalmente la presenza di stranieri varia fortemente da Paese a Paese. La percentuale media di persone presenti nell’Ue e provenienti da fuori dei confini comunitari è del 4%. Ma in Polonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Ungheria tale percentuale è inferiore all’1%, mentre è molto più elevata della media in Germania, Austria, Grecia, Spagna, Italia, Cipro, Lussemburgo. Ci sono poi i casi particolari di Estonia e Lettonia, con dati superiori al 15%, ma ciò dipende dal fatto che i cittadini di origine russa che vivono in questi Paesi dai tempi dell’Unione sovietica non intendono assumere la cittadinanza degli Stati che li ospitano. “Una buona qualità della vita dipende da numerosi fattori, fra cui possedere denaro sufficiente ed essere in buona salute. Le principali cause di morte nell’Ue sono invece, sempre secondo Eurostat, le cardiopatie e i tumori. “Uno stile di vita sano e attivo costituisce un fattore positivo. Il fumo, un’alimentazione sbagliata e la mancanza di esercizio fisico sono tra i fattori che possono aumentare il rischio di avere una cardiopatia ischemica”. Questa è una crisi culturale: i cattolici l’hanno capito? Alla società nichilista, del rifiuto dei valori e della vita, i cattolici debbono opporsi, non con generici no, ma con progetti alternativi. N el Vangelo secondo Matteo, al cap. 5, si legge: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone”. Vorrei riflettere sulle parole “opere buone”, ovvero sui progetti e sui risultati concreti delle attività svolte dai cattolici, nell’ambito dell’economia, della finanza, della politica, della scuola, della cultura e dell’arte. Prima di dare inizio alla riflessione continuo la lettura del Vangelo:”Nessuno può servire a due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona”. Non è mia intenzione emettere condanne, quindi mi limiterò esprimere giudizi e opinioni su avvenimenti e fatti, registrati in Italia o nel mondo. Inizio dalla crisi economico/politica, che attraversa l’Italia, sottolineando il disinteresse del mondo cattolico per la stessa. Intendo dire che non ha svolto un’azione, esprimente il suo specifico, volta a contenere i danni della crisi e a progettare indirizzi e scenari di ripresa economica e di rinnovamento culturale e politico. Temo abbia commesso un peccato grave di omissione, ignorando che siamo in presenza non di una crisi congiunturale, determinata da avvenimenti e fatti contingenti, ma da una crisi strutturale, che chiede rigorose e innovative riforme e la nascita di nuovi modelli culturali. Quest’ultimi dovranno permettere al Paese di interpretare e indirizzare i processi politici, economici e sociali, che la globalizzazione e i sommovimenti e le rivolte che scuotono l’Africa del nord porranno. Il modello novecentesco di società liberal/capitalista/ industriale pare giunto al capolinea e con esso non solo le due grandi ideologie: marxismo e liberal/capitalismo, ma anche la cosiddetta “terza via”, nella quale avevo creduto, ovvero quella cristiana, che ebbe fra i suoi teorici Jacques Maritain. Dal Il modello novecentesco di società liberal/capitalista/ industriale pare giunto al capolinea e con esso non solo le due grandi ideologie: marxismo e liberal/capitalismo, ma anche la cosiddetta “terza via”, nella quale avevo creduto, ovvero quella cristiana, che ebbe fra i suoi teorici Jacques Maritain. L’attuale società decadente domanda un impegno di rifondazione profonda, in cui i cattolici devono giocare il loro ruolo. di Gianni Munarini “discorso della Montagna” riprendo un ultimo passo: “Guardatevi dai falsi profeti che vengano a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci... Dai loro frutti li potrete riconoscere”. La società in cui viviamo è una società decadente, che ha perso i valori cristiani e quelli dell’etica liberale, pare intenzionata a distruggere il suo ordinamento politico, sociale, economico e familiare. A questa società nichilista, del rifiuto dei valori e della vita, i cattolici debbono opporsi, non con generici no, ma con proposte e progetti alternativi. La lotta dianzi proposta, contro il mondo laico/ateo/radicale, presuppone che i cattolici abbiano compreso che “la ragione è il grande dono di Dio all’uomo, e la vittoria della ragione sull’irrazionalità è anche uno scopo della fede cristiana... allora la ragione del potere e del fare deve …essere integrata mediante l’apertura della ragione alle forze salvifiche della fede, al discernimento tra bene e male” (Spe Salvi, 23). La crisi degli Stati europei a detta degli estremisti liberal/ liberisti è imputabile alla teoria delle tre D: debito, democrazia, e demografia. Costoro sostengono che il debito pubblico, ormai altissimo, è frutto dei costi del modello di Stato sociale, divenuti ormai insostenibili, altri invece dicono che è imputabile all’incapacità e alla disonestà della classe politica, all’evasione fiscale e all’avidità del capitalismo e delle multinazionali. Il problema demografico viene imputato all’invecchiamento della società e al crollo delle nascite. Questi signori accusano inoltre la democrazia di depredare i ricchi, al fine di dare sostegno alle fasce deboli della società. E’ un giudizio condivisibile ma parziale, in quanto altrettanto depredati sono i lavoratori dipendenti. I liberalconservatori ed i cosiddetti progressisti di sinistra, sostengono solo schegge di verità. Il loro limite culturale e ideologico è stato posto in evidenza dall’implosione del socialismo reale collettivista e dal crollo del capitalismo fondato sulle leggi di mercato, avvenuto con la bolla finanziaria del 2008. Coloro che ci hanno condotto, forse in buona fede, a questo sfascio, non hanno capito, ad esempio, che la crisi non è dovuta solo a ragioni economiche, finanziarie e tecnologiche, ma innanzitutto a ragioni culturali, etiche e morali. Inoltre troppi sindacalisti, imprenditori, manager pubblici e privati, uomini politici di governo e opposizione, non hanno compreso che ci troviamo ad affrontare un passaggio di civiltà complesso e affascinante. Stiamo transitando dalla civiltà industriale consumista alla civiltà tecnologica consumista e dalla società dei doveri, dell’imprenditorialità, delle responsabilità personali e della trascendenza, a quella dei soli diritti, dell’irresponsabilità, dello Stato/mamma, del rifiuto delle regole, dell’indifferenza religiosa e del relativismo morale e culturale. Il quadro rimarrebbe incompleto se non dicessi che è in atto anche un altro fenomeno, quello della fine del potere coloniale, della supremazia europea su Asia e Africa. Ciò modifica i rapporti di forza geo-economici e geo-politici, che hanno caratterizzato gli ultimi due secoli. Fra le opere che il cristiano è chiamato a realizzare, nel rinnovamento dei contesti, v’è quella dello sviluppo, che “deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo di tutto l’uomo” (Caritas In Veritate). Ovvero di tutti gli uomini che abitano il pianeta. I cattolici, debbono presentare proposte sui temi: nucleare, legalità, fonti energetiche alternative, democrazia, immigrazione, politica internazionale e così via. Pace e libertà religiosa IL 6 LA LORO FEDE NOME “io voglio servire gesù” è stato ucciso per questo padre Piero Gheddo e gian micalessin “Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune». Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese. Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Gli estremisti, qualche anno fa, hanno persino chiesto ai miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato. Io dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro, Shahbaz continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri. [...] Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa io seguire il cammino del Calvario. Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e seguimi». I passi che più amo della Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia Gesù a venirmi incontro.” Bhatti, ministro pakistano per le minoranze, cattolico, è stato ucciso martedì 1 marzo 2011 a colpi d’arma da fuoco in un agguato tesogli nella città di Islamabad. “Da bambino e da uomo, Shahbaz ha fatto sì che Gesù incrociasse il suo sguardo e aprisse il suo cuore, egli non ha più avuto alcuna paura, anzi, ha avuto il coraggio di servire i suoi fratelli cristiani e non cristiani, il proprio Paese, di offrire i suoi servizi alla Chiesa, a rischio della propria vita. Dobbiamo rendere grazie a Dio per aver messo sulla nostra strada questo autentico “martire”, cioè “testimone” della fede cristiana, che ha saputo “dire” e “fare” e che ci ricorda che nella croce si trova l’autentica speranza. Non esiste un cristianesimo senza la croce. Il messaggio evangelico disturberà sempre. Ma l’amore dei cristiani per tutti sarà luce, consolazione e solidarietà in mezzo alla violenza.” (Card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, durante l’omelia della messa di suffragio) Mostra e incontro Lunedì 11 aprile, ore 21 - Biblioteca Comunale di Como: “Uomini e storia. Cristiani perseguitati – Condivisione e giudizio” incontro con Piero Gheddo e Gian Micalessin; moderatore don Agostino Clerici. Sarà proiettato il reportage: “Cristiani in Iraq”. Mostra “Il loro nome è la loro fede – Testimoni della verità”: sabato 9 aprile, ore 15.30-19.00, lunedì 11 aprile, ore 14.30-19.00 e dalle 20.30 - atrio della Biblioteca Comunale. 9 Centro Culturale Paolo VI. Lunedì 11 aprile 2011 in Biblioteca Comunale a Como un interessante incontro. Cristiani perseguitati: condivisione e giudizio L unedì 11 aprile p.v., in Biblioteca Comunale di Como, padre Piero Gheddo, missionario del Pime, e Gian Micalessin, inviato speciale de «Il Giornale», interverranno all’incontro “Uomini e storia. Cristiani perseguitati – Condivisione e giudizio”. Profondo conoscitore della realtà di tanti Paesi che ha visitato nei suoi innumerevoli viaggi, padre Gheddo non manca mai di affermare con forza che le comunità cristiane presenti in India, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Algeria, Sudan, Egitto, Cina, solo per citarne alcune, «danno fastidio» perché con la loro stessa esistenza diffondono una religione, una cultura e un sistema di vita fondati sul valore assoluto della persona umana, quindi sulla libertà, l’eguaglianza di fronte allo Stato, la donna con gli stessi diritti dell’uomo, la democrazia, la giustizia sociale. Ecco perché – continua a insistere il missionario – le persecuzioni anticristiane dovrebbero interessare molto di più giornali, televisione, S piena cittadinanza ai cristiani! Sabato, 9 aprile 2011 ul riconoscimento di una piena cittadinanza della minoranza cristiana in Medio Oriente si gioca il futuro stesso di quella Regione e di una pacifica coesistenza tra i popoli fondata sulla democrazia. Ne è convinto don Andrea Pacini, studioso di Islam e docente alla facoltà teologica di Torino, tra i relatori martedì 5 aprile al convegno internazionale su “Minoranze etniche e religiose nel Mediterraneo”. “In tutti i Paesi del Medio Oriente – ha detto programmi culturali e università: questa violenza è anche contro l’Occidente democratico, tanto che, «se risultasse vincente il fondamentalismo islamico o anche il comunismo del boom economico di Cina e Vietnam, sarebbe in pericolo non il cristianesimo (noi crediamo per fede che non corre questo rischio), ma l’Occidente stesso. È questo il problema». Non possiamo, allora, di fronte a quanto accade, non allargare la nostra ragione per arrivare a un giudizio, come recita il sottotitolo di questo secondo incontro proposto dal Centro culturale Paolo VI, in un percorso dedicato a “Una cultura per l’uomo. La totalità della ragione”, che prende spunto da quanto Benedetto XVI ha richiamato nel discorso di Ratisbona: «L’Occidente, da molto tempo, è minacciato da una avversione contro gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così può subire solo un grande danno». È l’incontro tra ragione e fede che può vincere la violenza, come sottolinea ancora il Pontefice: «Solo se ragione oggi Pacino – la cittadinanza è riconosciuta a tutti in linea di principio ma di fatto l’appartenenza alla religione cristiana pesa e inficia una reale cittadinanza ugualitaria”. Una situazione diametralmente opposta con quanto invece i musulmani vivono in Europa dove “l’islam minoritario si confronta con Stati e istituzioni ormai maturi da un punto di vista del diritto alla cittadinanza ugualitaria per tutti i cittadini. Le comunità cristiane che si trovano in paesi a maggioranza e fede si ritrovano unite in un modo nuovo [...] diventiamo anche capaci di un vero dialogo delle culture e delle religioni». Giudizio e condivisione. Noi cristiani d’Occidente siamo chiamati a non dimenticare e a far conoscere la testimonianza di fede di tanti martiri (Mons. Luigi Padovese, il ministro pakistano Shahbaz Bhatti sono ancora vivi nella nostra memoria) e di tante comunità cristiane. Attraverso due momenti vedremo il dramma dei nostri fratelli: all’inizio della serata sarà proiettato un documentario di Monica Maggioni e di Gian Micalessin sui “Cristiani in Iraq”, mentre, nell’atrio della biblioteca, già da sabato 9 aprile, verrà allestita una piccola mostra, “Il loro nome è la loro fede – Testimoni della verità”, curata da studenti del liceo “Leopardi” di Lecco. «Ci auguriamo che questa mostra» – e l’intera serata dell’11 aprile – sia per tutti noi l’occasione per riprendere coscienza e riscoprire un gusto di vita nuova nell’appartenenza alla compagnia della Chiesa, che è “sale della terra e luce del mondo”». mussulmana si confrontano invece con una situazione di cittadinanza imperfetta, e cioè formalmente riconosciuta in linea di principio ma che di fatto direttamente o indirettamente viene poi contraddetta sia con legislazioni che sono discriminatorie sia con consuetudini e pressioni sociali che sono molto forti e rispetto alle quali le politiche degli Stati non sono sufficientemente adeguate a favorire delle controtendenze. Tutto ciò – ha quindi fatto notare don Andrea Pacini – ricade su una popolazione che già vive di per sé una situazione di vulnerabilità”. Qualche dato: “Se nel periodo ottomano, e cioè nel 1914, data dell’ultimo censimento, i cristiani nella regione del Medio Oriente e nell’attuale Turchia rappresentavano il 20% della popolazione, arrivando a punte del 30% nell’area siro-libanese, già nel 2000 i cristiani in quella stessa regione rappresentavano appena il 6% e oggi la percentuale è ancora inferiore”. Persecuzioni e discriminazioni Tra l’incudine e il martello... M L’europarlamentare ario Mauro è parlamentare europeo Mario Mauro affronta il dal 1999. Da dieci anni tema della persecuzione combatte per la difesa e discriminazione dei dei diritti umani nel mondo. È il promotore delle due risoluzioni cristiani nel mondo come con le quali per la prima volta il un capitolo della difesa Parlamento europeo ha riconosciuto e condannato la persecuzione dei della libertà religiosa. cristiani nel mondo. Dal gennaio ma la denuncia del fatto che oggi, 2009 è Rappresentante personale della Presidenza nel mondo, accade di morire perché si crede in Cristo e dell’OSCE contro razzismo, xenofobia e discriminazione si è discriminati a motivo della propria fede. La libertà nei confronti dei cristiani. Data marzo 2010 un volume religiosa costituisce un oggettivo fattore di riconoscimento pubblicato da Lindau che significativamente s’intitola del rispetto dei diritti dell’uomo. Le violenze subite dai Guerra ai cristiani. Le persecuzioni e le discrinazioni cristiani nel mondo rappresentano infatti una ferita e dei cristiani nel mondo (pagine 140, euro 13.00). una sfida alla dignità della persona. Occuparsi della La demarcazione utilizzata nell’analisi condotta nel libertà religiosa dei cristiani, allora, vuol dire innanzitutto volume - e che si basa su una tavola rotonda promossa affrontare una grave emergenza del nostro tempo”. proprio da Mauro nella capitale austriaca nel marzo del Il sottotitolo del libro distingue tra persecuzioni e 2009 - è proprio Vienna. Scrive il parlamentare europeo: discriminazioni. “È bene soffermarsi su questo aspetto “Alla fine dei lavori della prima tavola rotonda sul tema - scrive ancora Mauro - Se, infatti, da una parte c’è la dell’intolleranza contro i cristiani, è emerso chiaramente persecuzione (che prevede la caccia e l’uccisione), che le discriminazioni sono presenti sia a est che a ovest dall’altra c’è la discriminazione, l’intolleranza, di Vienna. Per tanto, occuparsi della libertà religiosa l’intimidazione, l’ostilità e il disprezzo. Le cause sono dei cristiani nel mondo non significa semplicemente di natura ideologica e religiosa, e non connotano solo difendere gli interessi di una categoria. Il tema di i regimi dispotici dell’Asia o dell’Africa, ma anche le questo saggio non è quindi una crociata identitaria o il società democratiche occidentali. Le minoranze cristiane, tentativo di mettere alla berlina questo o quel governo, dunque, sono tra l’incudine e il martello: l’incudine dell’indifferenza per il fattore religioso, propria del laicismo occidentale, e il martello del fondamentalismo islamico e delle dittature comuniste. Il fattore «cristiano» è, perciò, fonte di irritazione tanto laddove è minoranza quanto nell’ambiente politico e culturale europeo”. S’intuisce, allora, quanto la battaglia a favore della libertà religiosa - che Benedetto XVI ha legato a filo stretto con la difesa e la promozione della pace - “diviene una battaglia in difesa della vera democrazia, perché la libertà religiosa - come disse Giovanni Paolo II - è la «cartina di tornasole di tutti gli altri diritti». E ciò ha una doppia valenza. La prima vede la libertà religiosa quale test: laddove essa manca è difficile che siano garantite anche tutte le altre (quella di stampa, di pensiero, di associazione ecc.). La seconda valenza è espressa dalla considerazione della persona come primariamente religiosa, in quanto mossa da una visione del mondo e plasmata da un orientamento ideale che ordina e fonda giudizi e azioni, così che la libertà religiosa costituisce «il cuore di tutti gli altri diritti»”. Vita diocesana 10 Sabato, 9 aprile 2011 Agenda del Vescovo Giovedì 7 aprile A Como, tutto il giorno, Consiglio Episcopale. Da venerdì 8 a domenica 10 aprile Visita pastorale alla Zona Bassa Valtellina: parrocchie di Buglio in Monte, Villapinta, Ardenno. ■ Familiari Clero Ritiro pasquale il 14 aprile a Como e Sondrio Giovedì 14 aprile gli aderenti all’associazione “Familiari del Clero” della Diocesi si incontreranno in due sedi diverse per favorire una maggiore partecipazione in preparazione alla Pasqua: a Como, presso il Centro Cardinal Ferrari alle ore 14.30; a Sondrio, presso l’oratorio Beata Vergine del Rosario alle ore 10.00. Il tema della riflessione sarà “La relazione con Dio e con il Sacerdote” prendendo spunto da un articolo (da pag. 38 a pag. 47 della rivista”Familiari del Clero” di febbraio 2011) di Maria Pia Spadoni, tanto stimata Presidente dell’associazione, scomparsa un anno fa. «Seminaristi nel pallone». A Como il X Torneo lombardo. T utti sanno che i seminaristi non vivono di solo pane: oltre al nutrimento corporale, infatti, il seminarista abbisogna anche di coltivare alcuni svaghi. Il più gettonato, a quanto pare, è il giuoco del calcio, che vede numerosi seminaristi riporre con cura l’abito talare e indossare parastinchi e pettorine. Così bardati, essi si recano baldanzosamente ai più vicini campi sportivi dove, imitando le gesta gloriose dei loro beniamini del pallone, volano con la fantasia, immaginandosi protagonisti delle più prestigiose competizioni calcistiche. Per questo motivo, secondo una consolidata tradizione, si svolge ogni anno il Torneo dei Seminari Lombardi. Quest’anno, in occasione della X edizione del Torneo, le squadre seminaristiche si sono date appuntamento in Diocesi di Como, e più precisamente sui campi sportivi di Casnate con Bernate. Complice una appuntamenti per il clero ■ Grest 2011 Presentazione a Morbegno il 9 aprile Dopo la presentazione, sabato scorso a Villaguardia (Co), questa settimana, il 9 aprile, la Sala Ipogea della chiesa di San Giuseppe di Morbegno ospiterà, dalle ore 17.00, la presentazione del Grest 2011. ■ Salesiani Pellegrinaggio a Caravaggio il 25 aprile Il prossimo lunedì 25 aprile si svolgerà il tradizionale pellegrinaggio a Caravaggio della Famiglia Salesiana. Il programma prevede: - ore 13.00 partenza dal Salesianum (Tavernola); - ore 13.15 partenza dalla chiesa parrocchiale di Tavernola; - ore 13.30 partenza dai Portici Plinio- Como - ore 15.00 arrivo a Caravaggio: Rosario meditato e solenne concelebrazione. Quota (solo pullman): euro 15,00 a persona (da versarsi all’atto dell’iscrizione). Prenotazioni: da effettuarsi entro venerdì 8 aprile presso I Viaggi di Oscar- via Pretorio 9 – Como tel 031/304524. Il Pellegrinaggio è aperto a tutti, in particolare ai Cooperatori Salesiani, agli Amici di Don Bosco e ai loro famigliari. Dalla Curia Nomine e provvedimenti - don Walter Crippa, collaboratore a Maccio (Co) per il Santuario giornata primaverile mite e soleggiata, la gara si è svolta nel migliore dei modi: se sui campi lo spettatore poteva ammirare le prodezze dei giovani talenti, nella zona ristoro l’animazione musicale dava colore e vivacità ai momenti di pausa. Al termine delle partite, svoltesi durante l’intero pomeriggio, tutti i seminaristi, accompagnati dai rispettivi educatori, si sono recati presso il nostro Seminario per la celebrazione solenne dei Vespri, la cena e la premiazione finale. Particolarmente significativa è stata la presenza del nostro Vescovo Diego, che dopo aver presieduto il momento di preghiera, ha voluto condividere con tutti i ragazzi anche la serata di festa. Dopo una lauta cena, i giovani atleti si sono radunati nell’auditorium del Seminario per partecipare alla tanto attesa assegnazione dei trofei, avvenuta per mano di due giocatori del Como: Michele Franco, e Robert Maah. Sul Giovedì 14 aprile, presso il Duomo di Milano, si terrà l’incontro del clero lombardo in preparazione al congresso eucaristico nazionale e nella memoria del 400° anniversario della canonizzazione di San Carlo. Il programma prevede: alle ore 10.00 - canto di inizio e saluto del cardinale Dionigi Tettamanzi; alle ore 10.15 - breve comunicazione sul tema: “San Carlo e l’Eucaristia” (monsignor Marco Navoni, dottore della Biblioteca Ambrosiana); alle ore 10.35 - Ora di terza Proclamazione del Vangelo (Gv 6,53-60.66-69); alle ore 10.50 - podio, quest’anno, si è meritatamente posizionata la squadra di Seveso, con un brillante secondo posto, assieme a quella del Pontificio Istituto Missioni Estere, che si è aggiudicato la terza posizione. Ancora una volta, però, è stata la squadra di Bergamo a portare a casa l’oro, guadagnando così il gradino più alto del podio. Al termine della premiazione ogni squadra ha fatto ritorno al proprio Seminario, portando con sé il ricordo di una giornata davvero ricca di soddisfazioni, incontri e allegria. A questo proposito è doveroso ricordare chi ha contribuito alla buona riuscita della manifestazione: ringraziamo sentitamente l’Amministrazione Comunale di Casnate con Bernate, la parrocchia con don Eugenio e don Sergio il signor Renato, il CSI, gli arbitri, la Croce Rossa, la Pastorale Giovanile e tutti coloro che, in maniera diversa, hanno reso speciale questo evento. Il bilancio di questa esperienza è stato certamente molto positivo e gratificante: non si è trattato di un semplice momento sportivo fine a se stesso, ma di una vera occasione di comunione tra giovani che, pur provenendo da luoghi e realtà diverse, condividono la scelta di “mettersi in campo” per verificare la propria Vocazione al sacerdozio. Gareggiare nello stimarsi a vicenda, allora, diventa la vera competizione, dove ognuno è vincitore, nella misura in cui tutti collaborano a una feconda fraternità. pietro benzoni david del curto Meditazione di Sua Ecc. monsignor Menichelli; alle ore 11.30 - esposizione dell’Eucaristia, silenzio e preghiera personale (durante il periodo di silenzio verrà offerta la possibilità di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione); alle ore 12.15 - benedizione eucaristica e canto finale; alle ore 12.30 – conclusione. Altro appuntamento importante è Giovedì Santo 21 aprile, alle ore 10.00, la Santa Messa Crismale in Cattedrale a Como; alle ore 12.30 il pranzo in Seminario (prenotazione entro il 18 aprile, telefono 031-33 88 111). Parola fra noi Domenica 10 aprile U na lunga pagina, un intero capitolo del Vangelo di Giovanni. La vita e la morte, l’angoscia per lo strappo di una persona cara e la gioia incontenibile di riaverla fra le braccia, meritano il nostro tempo. È il fatto accaduto sotto gli occhi dei discepoli, la morte e la resurrezione di Lazzaro, il fratello di Marta e Maria, amici carissimi del Signore. Un cadavere già in fase di decomposizione, torna in vita perché il Figlio di Dio lo chiama a venir fuori dalla tomba. Prima, Gesù si commuove, si intenerisce e scoppia a piangere. Le lacrime di Dio! Non so quale dei due misteri contenga l’altro. Dio ha potere sulla morte; lo intuiva già la fede dei grandi profeti di Israele, come Ezechiele (dopo la catastrofe dell’esilio babilonese il profeta ha la visione della resurrezione delle ossa secche), Isaia (Dio sopprimerà la morte Ez 37, 12 - 14; per sempre e asciugherà le lacrime su tutti i volti) e Daniele Rm 8, 8 - 11; (i morti si risveglieranno chi Gv 11, 1 - 45 alla vita eterna chi all’orrore eterno). Questa speranza futura, basta. Marta non crede perché proiettata alla fine dei tempi, ha capito tutto quello che Gesù è già data in Gesù; lui è la le ha detto; per credere le basta resurrezione e la vita. La nostra che l’abbia detto lui. È la fede vita è distesa tra il già delle in Gesù che ci salva, non un lacrime e il non ancora della percorso filosofico che ci porta, consolazione e della speranza. al più, a convincerci che siamo In mezzo sta la fede nella esseri mortali. resurrezione di Cristo. È questo Aver fede in Gesù non vuol il Vangelo di oggi. dire che Lui ci risparmia il La domanda di Gesù a Marta, morire, ma che ci salva “nella” la sorella di Lazzaro, è la stessa morte; non elimina il limite rivolta a ciascuno di noi: “Io che è della natura, ma ci aiuta sono la resurrezione e la vita. a scoprire che il limite non ci Credi tu questo?”. Marta, invece annulla definitivamente. C’è di rispondere se ha capito o modo e modo di vivere e di meno “questo” che Gesù le ha morire. I seguaci del crocifisso detto, dice che crede in lui e risorto sanno che si può vivere l’amore fino a dare la vita. Se gli uomini sperimentano una vita che è per-la-morte, coloro che credono in Gesù conoscono una morte che è per-la-vita. Certo, occorre la fede, che è dono da chiedere, implorare, anche con le lacrime. Dio, che pure le ha conosciute, non resisterà alla richiesta. Alcune parole del Vangelo di oggi si ritrovano nelle memorie della sepoltura di Gesù e delle visite delle donne e dei discepoli alla sua tomba: sepolcro, grotta, pietra, piedi, mani, bende, sudario. In questo modo Giovanni ci conferma che la vicenda di malattia, morte, sepoltura e risurrezione di Lazzaro è un’anticipazione della Pasqua di Gesù. Anche le nostre vicende vanno comprese dinanzi alla speranza che il Signore ha vinto la morte e con la sua risurrezione ha inaugurato una vita nuova. ANGELO SCEPPACERCA Vita della Chiesa Scheda pastorale/2 Sabato, 9 aprile 2011 11 Chiesa diocesana in cammino Collaborare nel dire-dare il Vangelo L’avvio dei nuovi Vicariati G iovedì Santo, nella Messa crismale, il Vescovo Diego annuncerà i nuovi Vicari Foranei e i rispettivi Vicariati. L’esigenza di rivedere il numero e la consistenza territoriale dei Vicariati si era già posta, in passato, nelle riunioni di Consiglio Presbiterale e Assemblea dei Vicari Foranei. Il Sinodo incompiuto vi aveva dedicato una scheda preparatoria. La questione aveva poi trovato eco nell’incontro degli operatori pastorali il 25 settembre scorso. I preti ne hanno potuto discutere attraverso una lunga e articolata scheda pubblicata sul sussidio per la loro formazione. Le zone già toccate dalla Visita pastorale – ma non solo quelle – hanno formulato delle proposte operative che possono ora essere attuate. Altre zone si accingono a farlo. è da questo cammino condiviso che scaturisce la ridefinizione Alessandro soprannominato “il Pooh”... «Presentazione del Vicariato, giovedì sera alle ore...» Una delle poche sere in cui sono libero mi capita una cosa in cui non c’entro niente: il Vicariato. Ci vado, perché anche chi canta in chiesa è invitato alla riunione, insieme a lettori, catechisti e tutti gli altri. Io canto. in casa. In chiesa e anche nelle feste di paese. Mi chiamano “il Pooh” perché cantavo le loro canzoni. Il messaggio che ci viene dato è scontato: Il Vicariato è un territorio nel quale collaborare tra parrocchie. Forse la sintesi non è precisa, ma io ho capito così. Quando sento ripetere a raffica la parola “laici” mi sveglio come alla fine di un ballo lento. Che cos’è? Un appello ai reduci? Una nuova battaglia da combattere per la quale si cercano nuovi soldati? Con un sorriso troppo sincero per evitarlo una signora mi dice: “Coraggio!”. La sua non è un’affermazione alla quale rispondere sottraendomi con un giro di parole. “Il Pooh” ne sa tanti di ritornelli, ma evito di intonare: «Parole, parole, parole…». Sono stato esortato al coraggio. È quello che mi manca. Coraggio per cosa? Mi sento pieno di vita e mi rendo conto che c’è qualcosa che ha bisogno di me. Cantare è diventato per me una specie di immagine. Io per la gente della parrocchia sono quello che canta bene. Lo dico chiaramente: a volte canto solo perché mi piace e solo quello che mi piace. «Coraggio» mi ha detto. E mi ha toccato. Taccio, ma sento che la musica cambia. Così ho passato alcune settimane a cercare di capire la cosa che ho sempre avuto sotto gli occhi: la Chiesa vive su un territorio. Vive tra le case. Si è impiantata nei paesi e nelle città. Ma non vivrà se nessuno la coltiva. Nessun libro potrà dare quello che dà una parrocchia. Nessun libro mi stava accanto mentre accompagnavo il mio amico al cimitero e al suo destino eterno. Mi stava accanto la mia comunità. Nessuno, a parte mio padre e mia madre, mi parlerà di me come di un figlio amato e desiderato. In parrocchia invece lo sento. Non è la Chiesa ad aver bisogno degli uomini. Sono gli uomini ad aver bisogno della Chiesa. E allo stesso tempo noi uomini siamo il contenuto della Chiesa. Ricordo un poster: “L’uomo via della Chiesa”. L’avevamo corretto: “L’uomo via dalla chiesa”. Io sono quell’uomo, fisicamente sempre in chiesa, ma non dentro la Chiesa con il cuore. Come diventare via della Chiesa? Vorrei sorridere come quella signora e dire come lei: coraggio. Prima ho tanta strada da fare. Nella mia parrocchia ci sto bene. E delle altre mi interessa poco. Eppure il Vicariato mi incuriosisce: mettersi d’accordo, fare alcune cose insieme, organizzare gli orari delle messe... Ci hanno detto: “Anche accompagnare i fidanzati al matrimonio va organizzato bene nel Vicariato. Sono adulti e giovani che si muovono in un orizzonte più grande di quello parrocchiale”. Non saprei che cosa fare per aiutare i fidanzati a formare una buona famiglia e per organizzare bene il matrimonio. Il Pooh della situazione non sa neppure quali canti siano giusti per un matrimonio. Se quella donna non mi avesse detto “coraggio” (invitandomi!!!) me ne sarei tornato a casa canticchiando. Invece anche stasera sto camminando in silenzio e penso. Dalla Lettera di Avvento Il Vescovo: «Comuni a tutte le scelte pastorali ci sono delle istanze di fondo». La prima è lo stile sinodale della pastorale: lavorare insieme, laici e preti, parrocchie riunite in un’unica Comunità pastorale e parrocchie vicine o riaggregate in forme comuni di azione pastorale, parrocchie e associazioni e movimenti. Le concrete proposte pastorali hanno bisogno di grande condivisione, da parte di tutti, laici, preti, consacrati. Anche l’arrivo di un parroco nuovo in una comunità sarebbe più semplice se fossimo capaci di maggior convergenza sui progetti diocesani. Per questo motivo stiamo lavorando insieme per l’individuazione dei nuovi vicariati, intesi come aggregazione stabile di parrocchie vicine territorialmente. Saranno lo spazio per promuovere la modalità comune dell’azione pastorale. La seconda istanza è lo stile catecumenale della pastorale. Non si tratta di una formula magica, né di chissà quale misteriosa alchimia pastorale. Meno ancora si tratta di una scelta elitaria che non tiene conto della realtà e delle fatiche, dei limiti e delle povertà, spesso anche molto grandi, delle nostre parrocchie. Al contrario, lo stile catecumenale vorrebbe essere una risposta e una risorsa proprio per fronteggiare adeguatamente quelle difficoltà. Lo stile catecumenale si raccomanda proprio perché, nella grande maggioranza dei casi, l’azione pastorale si trova di fronte soggetti fragili, pressoché analfabeti nella fede e talora anche nel più elementare senso di umanità…”. dei Vicariati. Cerchiamo di cogliere, in questa pagina, il senso di tale “operazione pastorale”. Sullo sfondo ci sono le prospettive indicate dai Vescovi italiani nel documento “Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia”. Non è un’operazione di “ingegneria ecclesiastica”, ma si ripensa in modo più efficace e funzionale la presenza della Chiesa sul territorio, inteso in senso fisico, civile, sociale e culturale. Funzionale a che cosa? Anzitutto alla fraternità sacerdotale. Da qui l’esigenza di vicariati più piccoli e più agili degli attuali, per consentire una migliore qualità delle relazioni di conoscenza e di aiuto. Un vicariato di questo tipo, inoltre, è meglio attrezzato a rispondere alle necessità della “pastorale integrata”: l’ottimizzazione della distribuzione delle Sante Messe, l’iniziazione cristiana, la preparazione al matrimonio, la pastorale giovanile, la sintonia con i flussi della vita civile, lavorativa, culturale…. Sono riflessioni e scelte non conclusive. Siamo all’inizio di un cammino che prevede ancora molti passaggi di dialogo, elaborazione e decisione. In particolare è ancora da precisare la riorganizzazione delle Zone pastorali, più grandi delle attuali, e finalizzate soprattutto a necessità formative. Sarà uno dei primi compiti in agenda dei nuovi vicari foranei, in assemblea per la prima volta il 9-10 maggio. pagina a cura degli UFFICI PASTORALI Scheda. Dialogo nei consigli pastorali Per una Chiesa viva sul territorio 1. Alessandro soprannominato il Pooh è uno di noi. Con una rara qualità: canta bene. Con un comune vizio: canta per sé. Il suo spazio vitale è la Parrocchia che per lui è il paese stesso in cui vive. Il suo servizio è importante: anima la liturgia cantando. Forse non si è mai posto il problema se cantare significhi in qualche modo evangelizzare. Qualcuno gli aveva detto da giovane che “chi canta prega due volte” e questo ha alimentato l’orgoglio di fare anche più degli altri. Dai suoi pensieri lo ha distolto una parola, pronunciata da una persona giusta, in una sera giusta. Si tratta infatti del “coraggio di cambiare mentalità”. Dire “convertirsi” sembra troppo, ma non siamo molto lontani. Della sua parrocchia gli interessava qualcosa, perché ci sta bene. Delle altre niente. Gli è stato proposto il Vicariato. Ha capito il messaggio: la Chiesa vive sul territorio e, a partire da lì, interpreta il Vangelo. Territorio, annuncio del Vangelo, coinvolgimento dei laici, corresponsabilità, generosità… coraggio! Proviamo a parlarne e a trovare la parola giusta per infondere il coraggio più quotidiano di cui abbiamo bisogno: il coraggio di cambiare. • Come descrivere il Vicariato perché anche le persone più semplici, o ai margini delle attività ecclesiali, possano comprenderlo e sentirlo come tensione ad annunciare meglio il Vangelo nel territorio in cui si abita? Forse basterebbe superare il linguaggio “ecclesialese” per usare parole semplici come: gente, lavoro, fatica, vangelo, incontro, case, strade, famiglie. Individuata la differenza tra Parrocchia e Vicariato c’è davvero bisogno di entrambi per un lavoro pastorale più efficace? • Maturare scelte di responsabilità laicale: è un avvenimento raro? Una lunga scarpinata sui sentieri dell’Azione cattolica? Una possibilità data a tutti, ma non per tutti? Un’esperienza normale? Qualcuno dice che nella Chiesa capita come tra amici: tu dai una mano e qualcuno ti prende un braccio. Come aiutarci a pensare positivamente al dono di sé? Come collaborare in modo coordinato per servire meglio i fratelli e la causa del Vangelo? Perché i Vicariati? Don Italo Mazzoni, Vicario episcopale territoriale, risponde alla domanda: «Perché la Chiesa non si accontenta di costituire delle parrocchie e inventa i vicariati»? La comunione ecclesiale ha sempre una dimensione universale, ma nel suo concreto attuarsi assume il territorio con i tratti geografici, storici e culturali che lo caratterizzano. Ne è espressione di straordinaria bellezza e significato la parrocchia, l’ultima localizzazione della Chiesa, la Chiesa stessa in mezzo alle case. La nostra storia e la nostra geografia diocesana sono costellate di parrocchie, di cui alcune mediamente piccole. Nella parrocchia la Chiesa vive, è presente ed operante, così da diventare il luogo ordinario in cui i fedeli si riuniscono per crescere nella santità, per partecipare alla missione della Chiesa e vivere la comunione ecclesiale (Sinodo Vescovi, Iam istante, 9). Per assolvere l’immane compito della Chiesa che evangelizza, la parrocchia non può bastare a se stessa, considerato anche il fatto che molte parrocchie sono di piccola dimensione. Per questo il Diritto Canonico prevede forme di collaborazione tra parrocchie nell’ambito del territorio. Il Vicariato è il soggetto stabile di collaborazione fra le parrocchie, tra comunità pastorali o altre forme di pastorale integrata. Vita diocesana 12 Sabato, 9 aprile 2011 Diocesi Di como Visita Pastorale Dall’8 al 10 aprile ■ Ardenno in breve Il Vescovo ad Ardenno “Favorire e consolidare la comunione fraterna e l’amore reciproco tra tutti i discepoli di Gesù, per rendere la Chiesa segno credibile del suo amore”: è con questa sollecitudine cristiana, con tale spirito eucaristico che il Vescovo Diego Coletti, pastore della Diocesi di Como, si presenta ad incontrare la comunità parrocchiale di S. Lorenzo di Ardenno. Una comunità che in attesa dell’importante evento, si è impegnata in un lungo e proficuo cammino di preparazione contraddistinto da intensi e partecipati momenti di approfondimento (mercoledì per formarsi…sul tema della visita pastorale), di riflessione (gli Esercizi Spirituali Parrocchiali) e di preghiera (venerdì per pregare…). Proprio questi incontri itineranti di preghiera e riflessione, culminati con la Via Crucis a Villapinta, l’Adorazione Eucaristica a Buglio in Monte (parrocchie che verranno visitate dal Vescovo sabato 9 Aprile) e la Celebrazione penitenziale ad Ardenno, sono stati ideati e vissuti nel segno di una pastorale capace di uscire dai confini parrocchiali per instaurare nuove relazioni e concretizzare la comunione ecclesiale attraverso la testimonianza, la solidarietà e la collaborazione. Al di là della contingenza, peraltro di assoluta rilevanza, molto attivo è il gruppo di catechisti impegnato negli itinerari di iniziazione cristiana e pastorale giovanile, così come quello impegnato dell’animazione in Oratorio. Una presenza significativa viene assicurata dal gruppo Liturgico (Coro parrocchiale, Chierichetti o Ministranti, Lettori, Ministri straordinari dell’Eucaristia). Prezioso il contributo dell’Azione Cattolica, positiva la presenza di tre gruppi famiglia, rilevante la “rinascita” della Confraternita del Santissimo Sacramento, molto attiva la dimensione missionaria, estremamente utile e gradito anche il bollettino Comunitando che entra in tutte le famiglie ardennesi (4 uscite annuali). L’incontro con il Vescovo saprà certamente ridare slancio e vigore alla vita religiosa della comunità ardennese, realtà peraltro ancora viva e solidale, ma nella quale, per usare le parole del parroco don Ilario Gaggini “ci sono tanti elementi positivi, anche se occorrerebbe fare di più per sentirsi persone maggiormente corresponsabili, persone che “ sentono” la Chiesa, persone che non si accontentano di ricevere, ma vogliono donare, per creare un futuro aperto alla carità, un futuro in cui si sappia valorizzare tutta la grazia che Dio ci dà. Solo così le nostre vite daranno frutto”. Un messaggio forte e impegnativo che sicuramente verrà ribadito e rafforzato da quelli che sono i tratti più marcati e caratteristici del nostro Vescovo, ossia la parola, la spontaneità, il sorriso, la simpatia, il carisma, la disponibilità e l’umanità. (M. S.) la visita a buglio in monte A Diocesi Di como Visita Pastorale rdenno è un comune con una superfice do 17 km quadrati situato a 266 metri s.l.m. (la quota più alta raggiunge i 2000 mt. circa). Gli abitanti sono 3250 con 1275 famiglie. 150 sono gli immigrati da paesi sranieri (dati a fine 2009). E’ formato da numerose frazioni, Gaggio, Piazzalunga, Biolo, Masino e Pilasco sono le più importanti. Il borgo, tanto caro al poeta Salvatore Quasimodo, possiede un ricco patrimonio artistico-religioso : notevole la Parrocchiale di S. Lorenzo, antica pieve della bassa Valtellina, con la preziosa ancona lignea del 1540. Una dozzina sono le associazioni operanti sul territorio: Ardenno Sportiva, Unione sportiva calcio Ardenno-Masino, Gruppo Alpini, Corpo Musicale, Gruppo Pilsco, Ass. S. Abbondio a Piazzalunga e S. Pietro a Masino, Gruppo intercomunale Ar.Va.Bu.Fo.,Compagnia teatrale “Il Caminetto”, Gruppi AIDO e AVIS, Ass. “Tua e le altre” Rilevante infine, la presenza della Casa S. Lorenzo, fondata dal Beato Don Luigi Guanella, che accoglie una cinquantina tra anziani e disabili. Il programma Venerdì 8 Aprile: ore 10.00 incontro con il parroco; ore 11.00 S. Messa all’Istituto S. Lorenzo, a seguire incontro con le per sone ricoverate, il personale e le suore; ore 15.30 in chiesa parrocchiale incontro con bambini e ragazzi di Ardenno, Buglio in Monte e Villapinta; ore 16.30 al cimitero momento di preghiera e benedizione delle tombe; ore 17.30 visita alla casa per donne maltrattate “ Tua e le altre”; ore 18.15 in chiesa parrocchiale Santi Vespri con i giovani; ore 20.30 in oratorio incontro con la comunità apostolica. Domenica 10 Aprile ore 9.45 in chiesa parrocchiale accoglienza e celebrazione S. Messa solenne. a cura di MARINO SPINI “Aiutaci a crescere nella vita cristiana” S ituata su un terrazzamento soleggiato delle Alpi Retiche a 577 metri di altitudine, la parrocchia di san Fedele occupa la parte settentrionale del comune di Buglio in Monte e gode di un clima favorevole durante tutto l’anno . Il nome Buglio molto probabilmente deriva dal latino “ebullire” che significa bollir fuori . Il terreno è infatti particolarmente ricco di sorgenti d‘acqua che a tratti scompaiono nel sottosuolo per poi riaffiorare come “bulla” da cui “Bullium” . Avendo origini antichissime, è difficile stabilire chi furono i primi paesani di Buglio . Il documento più antico in cui appare il toponimo Bulium è un atto di compravendita risalente al 1022. Già dall’XI secolo sono presenti i monaci cluniacensi dell’ abbazia di san Pietro di Vallate e del monastero di san Giacomo di Pontida. La parrocchia si separa dalla pieve di Ardenno nel 1437 con bolla di Papa Eugenio IV e formalmente si costituisce nel 1440. La popolazione ha subito una notevole diminuzione, a partire dagli anni ’50, dovuta alla migrazione verso la Brianza e il fondovalle. Le 760 anime attualmente residenti aumentano notevolmente nei mesi estivi e i villeggianti, molti dei quali nativi, sono ben inseriti nel contesto parrocchiale. Quella di Buglio è una comunità unita e molto attiva. Parecchi sono i volontari che dedicano tempo ed energia per il bene di tutti ma soprattutto per la buona riuscita delle solennità o attività proposte (catechesi dei fanciulli, processioni, allestimento presepi, posa luminarie, Grest, raccolta viveri pro Mato Grosso, rappresentazioni). Il periodo di maggior impegno è quello in cui si concentrano le principali feste parrocchiali, dal patrono san Fedele (fine ottobre) alla festa della Madonna delle Grazie (inizio gennaio). Questa festività è stata istituita come voto di tutto il Paese riconoscente alla Vergine che lo ha protetto durante il secondo conflitto mondiale. Il 16 giugno 1944, mentre il paese bruciava sotto il fuoco nemico, un gruppo di Bugliesi civili stava per essere fucilato nella Piazza principale (ora denominata a memoria di quell’ episodio, Piazza della Libertà). La comunità si radunò in chiesa implorando, per l’ intercessione della Madonna, la fine delle ostilità e promettendo l’ istituzione di una festa annuale di ringraziamento. Pochi istanti prima di aprire il fuoco sui civili, da Sondrio arrivò la notizia della fine del conflitto. Ancora oggi è notevole la partecipazione dei Bugliesi , e non solo, agli incontri di preghiera proposti in questa occasione. Durante l’estate, da sottolineare due appuntamenti molto “gettonati”: la festa dei santi Quirico e Giulitta, la terza domenica di luglio, sull’Alpe Scermendone a 2000 metri e il Grest (fine agosto)che coinvolge intere famiglie. La fede a Buglio è ancora vissuta in modo tradizionale anche se non mancano tentativi per aggiornare e rendere sempre più viva la comunità, spingendola ad integrarsi e confrontarsi con le realtà vicine. Proprio per questo, in occasione della visita pastorale, la parrocchia ha intrapreso un cammino di preparazione in collaborazione con le parrocchie di Villapinta (frazione dello stesso comune) e di Ardenno. Si tratta di incontri da tenersi in tre venerdì di Quaresima nelle rispettive chiese; “Via Crucis”a Villapinta, “Adorazione Eucaristica”a Buglio, “Celebrazione Penitenziale” ad Ardenno. La gente attende con gioia il ritorno del Vescovo Diego, che ha già amministrato la S. Cresima nel 2009, e vuole cogliere dal proprio Pastore suggerimenti, proposte, insegnamenti che la stimolino nella crescita della vita cristiana, nella collaborazione, nella partecipazione alle iniziative parrocchiali, zonali e diocesane. LA COMUNITA’ PARROCCHIALE Buglio e le sue chiese L a chiesa parrocchiale viene consacrata il 14 gennaio 1521 dal vescovo di Lodi Francesco Ladino che dedica l’ altare maggiore a san Fedele martire. Ricostruita e ampliata nel corso degli anni, con il campanile seicentesco che svetta sulle case, è ad un’unica navata e presenta sei altari laterali: l ‘altare dei santi Rocco, Sebastiano e Maria Maddalena (un’ apprezzata ancona lignea a forma di trittico); l’ altare di san Francesco Saverio (medaglione in marmo policromo); l’ altare della Madonna del Rosario con ai lati san Domenico e santa Rosa; l’ altare della Beata Vergine delle Grazie (in legno scolpito e dorato); l’ altare dei santi Vincenzo Ferreri e Carlo Borromeo presente in san Fedele dal 1690; l’altare della Beata Vergine Addolorata, opera del Battistello, allievo del Caravaggio, dono dei paesani trasferitisi a Roma nel XVI-XVII secolo; l’ altare maggiore (in marmo policromo e lavorato ad intarsio) con alle spalle una grande tela raffigurante la decapitazione di san Fedele. Sul territorio vi sono anche la chiesetta dei santi Quirico e Giulitta ( XI secolo ) a 2000 metri di quota, di sant ‘Agata (XVI secolo) al cimitero, di san Gerolamo (XVIsecolo) ora sconsacrata, cappelle ed affreschi, prova dell’animo religioso dei Bugliesi che nel corso degli anni si sono prodigati per la loro manutenzione. Vita diocesana Sabato, 26 marzo 2011 13 Lo scorso 2 e 3 aprile. In una lettera il racconto della visita. Diocesi Di como Visita Pastorale a n o a r T Diocesi Di como Visita Pastorale Fotogallery ■ Traona Per portare frutto abbondante C arissimo Vescovo Diego, la comunità di Traona vuole dirle pubblicamente un grazie di cuore per la sua presenza in mezzo a noi nei giorni di sabato 2 e domenica 3 aprile. Lei si é fatto vicino a questa famiglia parrocchiale come Cristo Buon Pastore e nella sua benedizione, nel suo sorriso e nelle sue parole accoglienti abbiamo sentito l’abbraccio di tenerezza del Padre che, in Cristo, ama e accoglie tutti, senza preferenze di persone. Con la visita al cimitero e la benedizione delle tombe dei nostri cari, lei ci ha ricordato questa comunione viva con tutti coloro che ci hanno preceduto, che ci hanno trasmesso il grande deposito della fede e che ci accompagnano in questo cammino terreno verso la meta eterna che attende anche ciascuno di noi. Nel saluto del sindaco, nella presentazione dei vari gruppi e associazioni che operano per il bene della comunità lei ha potuto prendere atto di quanta vitalità ci sia in questa nostra Traona che, come dice il nome, é “terra buona”, ma, con la sapienza del Vangelo, lei ci ha anche ricordato che tutto questo può diventare testimonianza credibile solo se motivato e sorretto dall’amore reciproco. Come Cristo, che si é fatto vicino ai più deboli, anche lei ha riservato momenti di particolare attenzione per coloro che nella nostra comunità sono più fragili: i ragazzi del “Tralcio” e di “Cà Lucia”, i ragazzi ospiti della Piccola Opera con le sorelle Minime Oblate che li accudiscono, le due donne anziane costrette in casa per la malattia. Nell’assemblea serale si é accostato a tutti noi percorrendo la strada della memoria quando, attraverso la presentazione di documenti e foto, abbiamo rivissuto quasi cento anni della vita di fede della nostra comunità. Insieme abbiamo potuto constatare quale patrimonio importante ci hanno lasciato i nostri cari ma lei ci ha anche fatto prendere coscienza di come sia anche necessario darci uno scossone, per rinsaldare ancora la nostra vita su queste profondi radici e fissare lo sguardo su Cristo se non vogliamo lasciarci travolgere dalla mentalità del mondo. È stato bello poter dare inizio con lei al giorno del Signore nell’antica Chiesa di S. Caterina a Corlazzo unendoci alla Chiesa universale nell’innalzare la nostra lode a Dio, Creatore e Signore di tutta la storia. Ma quello che vogliamo tenere saldamente nel cuore sono le domande che lei ci ha fatto perché ci interpellino continuamente e non lascino assopire la nostra coscienza con i tanti messaggi del mondo. Durante la celebrazione Eucaristica, nella Chiesa di S. Alessandro stracolma di gente, ricordando il brano di Vangelo del nato cieco guarito da Gesù, lei ci ha chiesto: “Noi ci vediamo o siamo ciechi?”. Nel pomeriggio, nella Chiesa “Madonna di Fatima” della Valletta, altrettanto gremita, prendendo spunto dalla lettura breve dei Vespri, lei di nuovo ci ha domandato: “Ma noi siamo viventi in Dio, in Cristo Gesù?” Abbiamo sentito in queste due domande l’ansia di un padre per la salvezza delle tante anime affidatale da Dio. Ognuno di noi sarà stato raggiunto da questa sua giusta preoccupazione e ognuno di noi si sarà dato una risposta o la starà cercando nel segreto del proprio cuore. Noi le diciamo grazie per avercele fatte perché un padre che ama corregge sempre i suoi figli. Vogliamo dirle che cercheremo di tradurre in gesti concreti queste nostre risposte. Noi che abbiamo ricevuto il grande dono di essere illuminati dalla “luce di Cristo” non vogliamo nasconderla sotto il moggio né tanto meno vogliamo che la nostra Traona, “terra buona”, diventi terra arida che non produce più frutti duraturi. Lasciandoci guidare dalla Parola che il Signore ci ha donato e sorretti dalla preghiera che lei ci ha assicurato, vogliamo fissare lo sguardo su Gesù, con Lui vedere le necessità dei fratelli e dal suo cuore attingere la forza e il coraggio per farcene carico con amore. Sappiamo poi che in questa avventura abbiamo anche la grazia di essere accompagnati e sostenuti da chi ha già percorso questa strada e ha già raggiunto la Santità: don Luigi Guanella che ha amato e servito la nostra comunità. Anche a lui ci affidiamo perché interceda per noi e tenga ben desti la nostra volontà e il nostro cuore perché, vivendo liberi in Cristo, portiamo frutti abbondanti per l’eternità. Di nuovo, carissimo Vescovo Diego, grazie di cuore dalla comunità di Traona. MARGHERITA Bassa Valtellina. Nel fine settimana il Vescovo Coletti incontrerà la comunità di Villapinta L a storia della giovane parrocchia di Villapinta comincia nel 1947, quando alcune famiglie della frazione, allora appartenente alla parrocchia di Buglio in Monte, scrivono al Vescovo di Como per esporre la “quasi necessità” di fondare a Villapinta una nuova parrocchia. In seguito a tale richiesta, il Vescovo Felice Bonomini indirizza una lettera al Prevosto di Buglio, comunicando l’intenzione di erigere Villapinta in Vicaria Curata e affidando il servizio religioso a don Arturo Bonazzi. Ed infatti, il 2 dicembre 1951, don Arturo fa ingresso a Villapinta e in gennaio il Vescovo istituisce formalmente il territorio di Villapinta, con annesso Ronco, a Vicaria Curata. Il decreto di erezione viene letto al popolo raccolto nell’antica chiesetta di San Pietro. La prima pietra delle opere parrocchiali, nel 1954, è posta a fondamento di un omaggio alla Madonna di Tirano, alla cui protezione viene affidata la vita della parrocchia nascente. Contemporaneamente si inizia la costruzione della Casa Parrocchiale. Il 28 giugno 1955 il Vescovo Felice Bonomini emette il decreto di erezione della Parrocchia con il quale viene stabilito che dal 1° luglio 1955 “la località di Villapinta sia eretta in parrocchia sotto il titolo di San Pietro Apostolo, con tutti i diritti e privilegi, gli onori e gli oneri che comportano alle Chiese Parrocchiali di questa Comense Diocesi”. Nel corso dell’anno 1965, grazie all’apporto consistente della popolazione che elargisce offerte e prestazioni gratuite di manodopera, cominciano i lavori per la nuova chiesa parrocchiale, il Santuario dedicato a San Cristoforo, protettore degli automobilisti e di tutti coloro che viaggiano sulle strade. L’edificio viene aperto al pubblico il 2 aprile 1967, mentre la sua dedicazione avviene il Una parrocchia giovane 30 settembre 1967 alla presenza del Vescovo Bonomini. Il 3 agosto 1975, dopo la morte tragica di don Arturo, giunge il secondo Parroco, don Raffaele Zubiani, il quale rimane in Parrocchia per un ventennio, prodigandosi a favore della comunità con encomiabile spirito di umiltà e servizio. Alla presenza discreta di don Raffaele è stata dedicata una via del paese, sulla quale, ci sembra significativo, in pochi anni sono sorte nuove abitazioni e nate giovani famiglie. Il 17 marzo 1986 don Paolo Busato, terzo parroco, fa ingresso in parrocchia. Sotto la sua guida, il 29 maggio 2004, si giunge all’inaugurazione del tanto atteso e desiderato Centro di Animazione Parrocchiale, dedicato ai Beati Francesco e Giacinta Marto. La consistente generosità dei parrocchiani e l’intraprendenza del giovane parroco permettono la realizzazione di altre opere, tra le quali la completa ristrutturazione della chiesa di San Sisto, la più antica presente nel territorio parrocchiale. Il 19 settembre 2010 giunge in Parrocchia il quarto parroco, don Enrico Borsani, che si è particolarmente preso a cuore la preparazione spirituale della comunità all’imminente Visita Pastorale. Venendo a Villapinta il Vescovo incontrerà quindi una Parrocchia giovane, con poco più di cinquant’anni di vita, ed una comunità altrettanto giovane: sono oltre 120 i bambini e ragazzi che frequentano il catechismo; oltre 40 frequentano la scuola statale dell’infanzia “don Arturo Bonazzi”; ben 17 i Battesimi amministrati nel corso dell’anno 2010. La comunità di Villapinta è ben descritta dal titolo scelto per il bollettino parrocchiale: “comunità in cammino”. Pur essendo un cammino intrapreso da poco tempo, soprattutto se paragonato alla storia plurisecolare di altre comunità, la strada già percorsa dalla parrocchia è indubbiamente significativa ed ha portato ad avere oggi un discreto gruppo di persone che si dedicano con impegno e volontà alle diverse attività: dal catechismo, all’animazione liturgica; dall’organizzazione delle feste legate ai nostri santi protettori (e ci piace ricordarli tutti: San Pietro, patrono della parrocchia; san Cristoforo, titolare del nuovo Santuario; san Sisto, titolare della chiesetta nelle frazioni di Ere-Ronco; San Giuseppe, cui è dedicata la cappella del cimitero; i Beati Francesco e Giacinta Marto, protettori speciali del Centro di Animazione Parrocchiale), alla cura delle suppellettili e dell’arredo sacro; dalla pulizia delle chiese e degli edifici parrocchiali, alle attività ricreativo-educative soprattutto a beneficio dei più piccoli. Quello che ricordiamo però con maggiore soddisfazione, e vogliamo qui richiamare, è il nutrito gruppo di esuberanti chierichetti che ogni domenica svolgono, con incomparabile entusiasmo e competenza, il servizio all’altare. All’invito di Gesù: “lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite”, Villapinta risponde anche così. E ne è orgogliosa. LA COMUNITA’ PARROCCHIALE PastoraleDelLavoro 14 Sabato, 9 aprile 2011 Il lavoro in festa con... Giovanni Paolo II La veglia di preghiera prevista la vigilia del 1° maggio, giorno scelto per la beatificazione di papa Wojtyla un’immagine giovanile di karol wojtyla A tutti è nota la passione con cui il Santo Padre si adoperò per far incontrare il mondo produttivo con Gesù Cristo e il suo messaggio P ossiamo ben dire che quest’anno la veglia di preghiera e riflessione in occasione della festa del lavoro che si celebra nella vigilia di domenica 1°maggio, giorno in cui Papa Giovanni Paolo II viene beatificato, è una felice e provvidenziale coincidenza. A tutti è noto come Giovanni Paolo II sia stato un appassionato pastore per il mondo del lavoro, la sua tensione continua a far incontrare il mondo del lavoro, nelle sue diverse sfaccettature, con Gesù Cristo e il suo messaggio. Se nel corso del suo lungo pontificato numerosissimi sono stati i messaggi e i documenti scritti per gli uomini del lavoro, il documento per eccellenza, che ancora oggi ha molto da offrire e proporre all’uomo del lavoro e alla complessa realtà economica-produttiva, è sicuramente l’enciclica ‘Laborem Exercens’. E’ avendo sullo sfondo l’articolato e profondo insegnamento sociale di Papa Wojtyla, senza dimenticare la personale testimonianza di lavoratore, che quest’anno si svolgono le veglie di preghiera disseminate nella nostra diocesi. Il filo conduttore della veglia sarà caratterizzato da un valore che ha fatto da guida ai vari contenuti espressi dall’enciclica di Benedetto XVI ‘Caritas in veritate: la fraternità. La caduta delle ideologie e l’attuale sistema produttivo connotato dalla profonda innovazione tecnologica ha messo in soffitta alcune espressioni che dettavano la modalità di rapporto tra i vari soggetti del mondo del lavoro, quali la lotta di classe. Oggi si è alla ricerca di modalità che esprimano meglio i nuovi rapporti che si sono venuti ad instaurare nel mondo produttivo in relazione al progresso globale. Benedetto XVI nella Caritas in veritate ha individuato nella fraternità quello sviluppo integrale di cui l’umanità ha assoluto bisogno. Il tema della veglia è: “fraternità, vero bisogno dell’uomo”. L’uomo del lavoro oggi più che mai sente il bisogno che il mondo del lavoro sia intessuto da relazioni di fraternità. Fraternità è un ulteriore passo in avanti rispetto alla solidarietà così ben espressa nell’enciclica Sollicitudo Rei Socialis, nella quale la solidarietà viene espressa come “determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti (n. 38). Stiamo vivendo ancora il lungo periodo di crisi e la veglia vuole stimolare le comunità cristiane ad assumersi (perché non ad adottare?) la sofferenza e il disagio di tante famiglie che ancora sono senza lavoro o ne usufruiscono in modo saltuario e irregolare, intaccando quella dignità umana e di famiglia che deriva anche da un lavoro dignitoso e capace di garantire alla famiglia una vita altrettanto dignitosa. Per il cristiano il fondamento della fraternità è Gesù Cristo. Questo dato lo si vuol sottolineare con una duplice articolazione della veglia. Il primo in chiesa, logo d radicamento della fraternità cristiana, che si articola sulla forma di dialogo tra l’ascolto della Parola e l’applicazione data dal magistero della chiesa. Il secondo momento sarà vissuto attraverso un segno, che può essere una luce accesa,come simbolo di una fraternità attenta e vigile alle problematiche e sofferenze, in modo particolare a quelle del mondo del lavoro o derivate da esso, e avverrà fuori della Chiesa o in un altro luogo significativo della attività umana. In questo contesto trova sicuramente il suo spazio il richiamo al fondo di solidarietà Famiglia Lavoro quale espressione di una comunità che non lascia soli chi è smarrito materialmente e moralmente per la perdita del lavoro. esperienza di prossimità. Oltre 572 mila euro erogate Fondo Famiglia-Lavoro I l Fondo Famiglia-Lavoro promosso dal Vescovo Diego per aiutare con un contributo economico le famiglie in difficoltà ha fino ad oggi erogato 572.430 euro a sostegno di 334 situazioni di bisogno della nostra diocesi. La storia e i numeri del Fondo, a partire dal settembre 2009 quando la crisi da finanziaria ed economica è diventata sociale, ci dicono che le precarietà diventano marginali con la perdita dell’occupazione e con l’assenza in ampie fasce del mondo del lavoro di ammortizzatori sociali o di appropriati strumenti di protezione dalle difficoltà di imprese e attività artigianali. Emergono alcuni dati significativi da coloro che si sono avvicinati al Fondo Famiglia: per il 52,4% sono stranieri, il 47,6% sono italiani; la maggioranza appartiene anagraficamente all’età lavorativa di mezzo, dai 30 ai 39 anni sono il 36,8% e tra i 40 e i 49 anni sono il 33,8% (aggregati fanno il 70,6% dei richiedenti aiuto). La stragrande maggioranza dei beneficiari sono operai generici nel ciclo dell’industria e dell’edilizia, poi seguono i lavoratori poco qualificati del terziario e un buon numero assimilabile al lavoro dequalificato con impieghi saltuari o irregolari; infine sono pochi coloro che hanno un profilo da impiegato, da professionista o da artigiano. Questi numeri, che nascondono storie di vita e di famiglie, ci dicono anche di come oscilla il pendolo della crisi: perchè si è licenziati, per la fine di un contratto a termine, per la riduzione dell’orario di lavoro, per il fallimento di una attività in proprio. Il Fondo FamigliaLavoro operando dentro la crisi svela un microcosmo fatto di una nuova questione operaia e sociale, di una condizione migrante, di una difficoltà degli ammortizzatori, e tutto questo ci fa interrogare sulla capacità di intervento e sui ritardi nella modernizzazione del nostro welfare. La crisi però conserva tutta la sua portata sociale e la sua valenza di sfida culturale ed educativa. Occorre recuperare il senso (critico) della produzione e del consumo dei beni, introducendo elementi come la gratuità e il dono, come suggerisce Benedetto XVI al n. 36 della Caritas in Veritate: «La grande sfida che abbiamo davanti a noi, fatta emergere dalle problematiche dello sviluppo in questo tempo di globalizzazione e resa ancor più esigente dalla crisi economicofinanziaria, è di mostrare, a livello sia di pensiero sia di comportamenti, che non solo i tradizionali principi dell’etica sociale, quali la trasparenza, l’onestà e la responsabilità non possono venire trascurati o attenuati, ma anche che nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica». Occorre quindi interrogarci sul senso del nostro agire economico e sulle conseguenze dei nostri consumi e stili di vita in una prospettiva solidale. L’invito a una maggiore sobrietà va visto, oltre che come richiamo ad una giusta misura nell’uso dei beni e del denaro, compatibile con le legittime esigenze di tutti e dell’ambiente, anche come apertura a nuovi spazi di libertà responsabile e soprattutto di condivisione e di solidarietà. Una comunità solidale impegna tutti, cittadini e famiglie, consumatori e imprese, istituzioni private e pubbliche, ad assumersi la propria responsabilità nei confronti di tutti. L’esperienza del Fondo Famiglia-Lavoro diocesano vuole provocare le comunità cristiane a rivedere il proprio stile di vita e introducendo nuove modalità di relazione tra le persone e le famiglie, in particolare tra famiglie che aiutano altre famiglie in crisi, attivando gesti di solidarietà e attenzioni inedite, nello stile di un accompagnamento e di una condivisione che potranno e dovranno poi rimanere come bagaglio esperienziale anche una volta superato questo ormai lungo periodo di crisi. “amerai il signore dio tuo...” L’uomo non può vivere senza amore V orremmo in questo spazio ridotto delineare il comandamento nuovo di Gesù: “amerai il prossimo tuo …”. (Mt 5,43-48). Vorremmo fare questa sottolineatura con le parole che il venerabile/beato Giovanni Paolo II ci ha lasciato in eredità. L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso. Questa è la dimensione umana del mistero della Redenzione. In questa dimensione l’uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore propri della sua umanità. Nel mistero della Redenzione l’uomo diviene nuovamente «espresso» e, in qualche modo, è nuovamente creato! poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù». Egli deve, per così dire, entrare in Lui con tutto se stesso, deve «appropriarsi» ed assimilare tutta la realtà dell’Incarnazione e della Redenzione per ritrovare se stesso. In realtà, quel profondo stupore riguardo al valore ed alla dignità dell’uomo si chiama Vangelo, cioè la Buona Novella. (Redemptoris hominis) Il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù. Accolto dalla Chiesa ogni giorno con amore, esso va annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella agli uomini di ogni epoca e cultura. Presentando il nucleo centrale della sua missione redentrice, Gesù dice: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10). In verità, Egli si riferisce a quella vita «nuova» ed «eterna», che consiste nella comunione con il Padre, a cui ogni uomo è gratuitamente chiamato nel Figlio per opera dello Spirito Santificatore. Ma proprio in tale «vita» acquistano pieno significato tutti gli aspetti e i momenti della vita dell’uomo. (Evangelium vitae) Momento essenziale per la redenzione, la vita dell’uomo ed un’ autentica relazione con il Padre, il Cristo e con la Spirito Santo è la Celebrazione Eucaristica. Proprio per questo l’Eucaristia, che del mistero pasquale è il sacramento per eccellenza, si pone al centro della vita ecclesiale. Lo si vede fin dalle prime immagini della Chiesa, che ci offrono gli Atti degli Apostoli: « Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere » (2,42). Nella « frazione del pane » è evocata l’Eucaristia. E mentre lo facciamo nella Celebrazione eucaristica, gli occhi dell’anima sono ricondotti al Triduo pasquale. L’istituzione dell’Eucaristia infatti anticipava sacramentalmente gli eventi che di lì a poco si sarebbero realizzati, a partire dall’agonia del Getsemani. C’è, nell’evento pasquale e nell’Eucaristia che lo attualizza nei secoli, una « capienza » davvero enorme, nella quale l’intera storia è contenuta, come destinataria della grazia della redenzione. Questo stupore deve invadere sempre la Chiesa raccolta nella Celebrazione eucaristica. (Ecclesia de Eucharistia) Celebrando questo grande pontefice, che l’amore di Dio ci ha donato, facciamo nostri i suoi insegnamenti ed esortiamoci, sorelle e fratelli, ad entrare sempre di più e con il cuore aperto, in intima armonia d’ amore con la Parola e con il Cristo eucaristico, fonti di inesauribile speranza, di vita e di verità per noi e per l’umanità intera. La pasqua, di cui l’Eucarestia è il memoriale, celebra l’amore del Verbo che si è fatto pane di vita offerto all’uomo perché possa unire in Cristo la sua fatica quotidiana come sacrificio gradito al Padre. PAGINA A CURA DELL’UFFICIO DIOCESANO PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO In Missione IL 10 APRILE LE elezioni PER SUCCEDERE A GARCIA Nella foto P l’attuale presidente peruviano Alan Garcia. Non potrà ricandidarsi. erù al voto il prossimo 10 aprile. Si sceglie il nuovo presidente. L’attuale presidente della Repubblica Alan Garcia non potrà ricandidarsi perché il sistema legislativo non prevede la possibilità di rielezione per due mandati consecutivi. Bilancio tuttavia positivo per il dimissionario: nell’ultimo decennio l’economia del Perù è cresciuta del 5% ogni anno, il tasso di crescita più alto di tutta l’America Latina. Il tasso di povertà è crollato al 35%. Eppure il governo attuale non ha candidato un successore. Il Paese sembra invece prepararsi al ritorno dell’ex presidente Alexandro Toledo, il primo indio eletto nel 2001 alla presidenza della Repubblica. Già sotto il suo mandato il Paese si era avviato sulla strada di un rapido sviluppo segnando da lima - perù Elezioni: un sito per scegliere in coscienza A I nostri fidei donum nella diocesi di Carabayllo si preparano a vivere la prima Pasqua con la comunità di San Pedro comunità di San Pedro di Carabayllo la parrocchia, alla periferia di Lima, capitale del Perù, dove vivono. Arrivati in Sud America nel mese di novembre, don Savio Castelli e don Umberto Gosparini, hanno iniziato, da poche settimane, il ministero pastorale in quella che sarà la loro nuova parrocchia. Mentre i due sacerdoti iniziano a prendere le misure con la nuova realtà, a San Pedro è iniziata la costruzione della nuova casa parrocchiale, punto di riferimento per la missione. Alla costruzione che prevederà, oltre agli spazi per i missionari anche aule di catechismo e locali per la comunità, contribuirà anche la diocesi di Como con i fondi raccolti durante la Quaresima missionaria. Di seguito vi proponiamo la lettera scritta dai due missionari in vista della Pasqua. “Dio ti parla oggi...ascoltalo!” E’ il temaguida della programmazione pastorale 2011 della diocesi di Carabayllo, in continuità con l’impegno del 2010,che era: “Fermati, Lima nord: ascolta!”. E’ un ottimo punto di partenza per una diocesi che vuole essere Chiesa che ascolta, Chiesa che accoglie, Chiesa che accompagna. “Ascoltare e vedere” è quello che cerchiamo di fare soprattutto noi, iniziando la missione. E’ un atteggiamento indispensabile per conoscere,comprendere, inculturarci, incarnarci qui; e per condividere la fede e le cose della vita con gli amici peruviani. Intanto, dopo due mesi dall’atterraggio a Lima, abbiamo iniziato il servizio pastorale nella parrocchia di San Pedro di Carabayllo. E’ una zona vasta e popolosa, per ora di circa 60 mila abitanti. La situazione ci sembra abbastanza complessa per la eterogeneità sociale della gente e per la accelerata urbanizzazione in atto. La città di Lima si sta effettivamente estendendo soprattutto verso il nord, a cominciare da Carabayllo. Comunque, noi ci siamo riadattati ai ritmi latinoamericani, con pazienza e fiducia. Contiamo anche sull’aiuto di un sacerdote spagnolo e di due suore che lavorano nella zona. E confidiamo,naturalmente,nel vostro ricordo e nella vostra preghiera. Ci sentiamo uniti alla nostra Chiesa di Como e condividiamo l’impegno missionario di tutti voi. Fraternamente” DON UMBERTO E DON SAVIO don savio la diocesi don umberto Dal 1973 al 1993 fidei donum in Argentina Una Chiesa giovane al servizio dei poveri Per anni responsabile della pastorale dei migranti Nato a Vertemate nel 1945, è stato ordinato sacerdote nel 1969. Vicario a Tavernola e S. Agata (Como), nel 1973 è partito per la missione diocesana di Santiago del Estero. Al suo ritorno nel 1993 è stato nominato parroco di Caravate fino alla partenza per il Perù. La diocesi di Carabayllo si estende per circa 1500 chilometri quadrati alla periferia nord di Lima. Di questi la quasi totalità (ad eccezione di una parrocchia) è in zona urbana. La diocesi è stata eretta nel 1996 a seguito della grande crescita demografica della periferia. La quasi totalità degli abitanti è, infatti, formata da migranti provenienti dalle regioni andine e diretta nella capitale in cerca di lavoro. Le stime parlano di oltre 2 milioni di abitanti. Nato a Caspano nel 1946 è stato ordinato nel 1971. Vicario a Brunate, nel 1973 parte per la missione diocesana in Argentina insieme a don Savio dove resta fino al 1993. Al rientro è stato parroco a Blessagno e Pigra, Casasco e Solzago. Dal 2010 in Perù. I fidei donum e la pastorale nelle periferie quei giorni si è vissuto il Primo Incontro IdotinContinentale Latinoamericano dei sacermissionari Fidei Donum europei che la- vorano in tutti i paesi dell’America al servizio delle comunità cristiane. Tra i vari argomenti discussi anche l’organizzazione di una pastorale più adeguata ed efficace nelle grandi città, nelle periferie delle grandi città soprattutto. Una realtà che tocca da vicino i nostri missionari a Lima, impegnati alla periferia di Lima. I sacerdoti a Bogotà hanno notato “una Chie- l fine di fornire uno spazio di riflessione che dia un contributo alla campagna elettorale presidenziale in corso, l’Arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza Episcopale Peruviana, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, OFM., ha comunicato l’apertura di una nuova sezione, chiamata “Conciencia Civica”, nel sito della Chiesa peruviana (www.iglesia.org.pe) Nella presentazione di questo nuovo spazio virtuale, che è stata fatta di recente presso l’Arcidiocesi di Trujillo, l’Arcivescovo ha sottolineato che il contenuto delle pagine on line è una risposta alla preoccupazione dei Vescovi per la superficialità di questa campagna politica. Il sito esorta inoltre i candidati a presentare piani di governo che abbiano concrete possibilità di realizzazione e siano in grado di ridurre la povertà e la disuguaglianza sociale. “Abbiamo progettato questo spazio virtuale - ha detto Mons. Cabrejos - con l’obiettivo di proporre alcune riflessioni sulle questioni da considerare all’ordine del giorno per il futuro: lavoro, istruzione, sanità, corruzione, violenza, Amazzonia e la famiglia”. ■ Arte antica Gli USA restituiscono i tesori di Machu Picchu Sono stati accolti tra gli applausi e i festeggiamenti i reperti restituiti al Perù dall’Università di Yale negli Stati Uniti. Si tratta di centinaia di artefatti Inca presi dagli studiosi che nei primi decenni del novecento esplorarono la città di Machu Picchu. Nei prossimi giorni i reperti saranno trasportati a Cuzco – la storica capitale dell’Impero Inca – dove saranno conservati in un nuovo centro culturale. Il ritorno arriva alla vigilia del centenario della scoperta di Machu Picchu ad opera dell’esploratore americano Hiram Bingham nel 1912. ■ Associazioni ◆ Incontro a Bogotà Bogotà, 7-11 febbraio 2011 un punto anche nella lotta alla corruzione, corruzione che al momento la popolazione continua a lamentare assieme alle profonde disuguaglianze sociali. Unica valida alternativa a Toledo, ultimamente colpito da alcune accuse, resta l’ex militare Ollanta Humala che promette una migliore redistribuzione della ricchezza, una pensione minima per i peruviani oltre 65 e parla anche di dura lotta alla corruzione e alla criminalità. B.M. Notizie flash ■ Chiesa e società In ascolto, i primi passi della missione l 24 aprile sarà la prima Pasqua per IPerù. i nostri missionari fidei donum in La prima settimana Santa con la Sabato, 9 aprile 2011 15 sa disorientata davanti al grande cambio sociale, bisognosa di affrontare con maggior responsabilità le nuove sfide sociali. C’é un gran divario tra i gruppi delle grandi città ed i settori delle periferie e nessuno può chiudere gli occhi davanti ai drammi famigliari e i nuovi modelli affettivi. Occorre portare la Chiesa a farsi vicinanza, senza rinunciare alla sua identità. Si sente sempre più la necessità di una maggior partecipazione dei laici ai progetti pastorali ed alle decisioni a livello comunitario e un dialogo aperto coi diversi gruppi sociali. Per poter aiutare le Un nuovo sito per “Carta a mano nelle Ande” un’immagine della diocesi di carabayllo, alla periferia nord di lima. La diocesi conta 2 milioni di abitanti. famiglie occorre un atteggiamento di ascolto ed accompagnamento. Infine, conviene favorire la comunione e la partecipazione tra le parrocchie dei centri urbani ed i quartieri periferici con una pastorale d’insieme.” Sono queste, sfide che don Savio e don Umberto stanno sicuramente affrontando in questo avvio di missione in una realtà periferica in continua espansione a causa dell’arrivo di migranti dalla cordiliera andina. BENEDETTA MUSUMECI L’ associazione comasca “Carta a mano nelle Ande onlus” ha lanciato un nuovo sito internet (www.cartaamanonelleande. org) in cui è possibile visionare i biglietti artigianali realizzati dalla Papelera don Bosco, l’industria cartaria, attivata nella parrocchia di Santa Maria Auxiliadora a Nuevo Chimbote, città peruviana a nord di Lima. I biglietti, realizzati su carta prodotta a mano dai giovani mastri cartai in filigrana, sono acquistabili direttamente tramite il sito o contattando i responsabili dell’associazione. E’ possibile anche prenotare biglietti o partecipazioni personalizzate. L’associazione è nata circa tre anni fa dalla volontà di alcuni mastri cartai della valle del breggia. Il loro obiettivo era quello di trasportare dall’altra parte dell’Oceano quel patrimonio di sapere legato al mondo della carta che ha contraddistinto per secoli il comasco. La cartiera ad oggi da lavoro a circa 20 giovani della parrocchia. ComoCronaca 16 Sabato, 9 aprile 2011 Centro di aiuto alla vita. Una richiesta sempre più alta d’aiuto C ontinua a crescere il numero delle donne assistite dal Centro di Aiuto alla Vita di Como. Nel 2010 sono state accolte 198 donne, contro le 170 del 2009 e le 137 del 2008. Questo significa che nel giro di tre anni il numero delle assistite è aumentato di quasi il 50 per cento. Un vero e proprio boom senza dubbio legato alla crisi economica degli ultimi anni che è andata ad aggravare situazioni già precarie di molte famiglie in particolare straniere (l’85 per cento delle assistite non è italiana). E’ così che molte coppie si sono ritrovate sulla soglia della povertà incapaci di far fronte ad una gravidanza. Su 198 donne, 146 erano infatti coniugate, la maggioranza al primo (61) o secondo figlio (73). Questo significa che non sono solo – come poteva succedere una volta – le famiglie numerose o le ragazze madri ad essere in difficoltà, ma sempre più spesso famiglie che potremmo definire “normali”. Rimangono, però, anche casi più difficili dove alle semplici difficoltà economiche, di lavoro o di alloggio, si aggiungono realtà di conflittualità all’interno della famiglia, di abbandono o problemi personali della madre che possono andare dai problemi psicologici alle dipendenze. Sono state 36 le donne in situazioni gravi arrivate al CAV, di queste dieci avevano già in mano il certificato per l’interruzione volontaria della gravidanza: sei hanno tenuto il bambino mentre 4 hanno scelto di abortire. Delle altre 26, in 21 hanno portato a termine la gravidanza. Sono questi alcuni dei dati forniti a “Il Settimanale” dal Cav alla vigilia dell’Assemblea annuale dell’associazione che si terrà a Como il prossimo 16 gennaio. “Da questi dati - spiega Rosanna Luppi, coordinatrice del Cav di Como - emerge chiaramente come la questione, per noi centrale, della difesa della vita e del rispetto della dignità delle donne e dei loro bambini non possa essere staccata da quelli che sono i problemi della società. Anzi, attraverso questi dati è possibile leggere, come in una sorta di cartina di tornasole, lo stato della nostra realtà comasca. E’ per questo che siamo sempre ✎ Aborti tra irregolari: i numeri Cav: cresce il numero delle assistite Nel 2010 sono state accolte 198 donne, contro le 170 del 2009 e le 137 del 2008. Un vero e proprio boom più convinti di come la difesa della vita non possa più essere una questione nostra”. Non si tratta più, quindi, solo di casi limite come la ragazza madre scappata di casa o la giovane che viene allontanata dalla famiglia, come poteva capitare venti o trent’anni fa. “Per questo oggi – continua la coordinatrice - l’accoglienza deve passare da una rete che coinvolga altre realtà del volontariato ma anche le istituzioni pubbliche. Sinergie in parte già sviluppate in questi anni ma che vanno senza dubbio ampliate. Troppe volte quando ci capita di portare la nostra testimonianza fuori dai canali a noi più vicini come le parrocchie e le realtà ecclesiali ci troviamo di fronte a persone che non hanno mai sentito parlare di noi e della nostra attività. Lo diciamo non per narcisismo, ma perché pensiamo che solo in una prospettiva di rete si possa pensare di far fronte ad esigenze sempre maggiori. Situazioni che, in molti casi, non possono essere risolte con la semplice fornitura di latte in polvere, corredini o piccole somme di denaro per pagare bollette arretrate. Diventa sempre più urgente aiutare le mamme a reinserirsi nella società, a partire dal lavoro e dalla possibilità di avere spazi in cui lasciare i figli durante le ore di lavoro. Un percorso di accompagnamento diverso per ogni donna in cui potrebbero essere coinvolte altre famiglie di sostegno in una sorta di “adozione” di mamme e bambini”. A dimostrare questa esigenza arrivano i primi numeri sul progetto Nasko lanciato dalla Regione Lombardia per aiutare quelle donne che decidono di abortire per ragioni economiche. In questi primi mesi hanno aderito al progetto tramite le ASL territoriali e i servizio sociali solo 6 donne a fronte del ben più elevato numero di aborti compiuti nel nostro territorio. Solo guardando all’Ospedale S. Anna di Como, nel 2010, sono stati 510. “Questo - conclude Rosanna Luppi - significa che per quanto la motivazione principale per cui oggi si decide di abortire sia di natura economica, i soldi non bastano. Perché come recita una frase appesa all’interno della sede del CAV: qui non si risolvono problemi ma si accolgono persone”. m.l. Il dato è di quelli che colpiscono. L’89,9% delle donne irregolari in gravidanza, presente in Lombardia, ricorre all’aborto nonostante la legge italiana preveda per loro un permesso di soggiorno temporaneo per motivi sanitari, accompagnato dalla piena assistenza medica. Questo significa che tra le donne irregolari che si trovano ad aspettare un figlio, quasi 9 su 10 hanno poi deciso di abortire. Una percentuale talmente elevata da far dubitare della stessa veridicità del dato, se non fosse riportata – con tanto di osservazioni - da una ricerca ufficiale della Regione Lombardia e dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità. La ricerca, condotta nel 2010, fotografa la realtà delle donne straniere in Lombardia per quanto riguarda i parti e le interruzioni di gravidanza. Complessivamente nel biennio 2008-2009 i parti di donne straniere sono aumentati passando dal 23,8% su un totale di 98.543 parti in Lombardia nel 2008, al 26,1% su un totale di 98.261 nel 2009, mentre gli aborti sono in diminuzione: sono scesi infatti dai 12.607 del 2008 ai 12.080 del 2009. Le donne provenienti dall’Africa del Nord hanno la percentuale di aborto su gravidanza più bassa (19,1%, persino più bassa di quella delle donne italiane al 23,1%). Le donne provenienti dall’America Latina hanno la percentuale più elevata (46,3%). Le donne dell’Europa dell’Est e Africa Occidentale hanno percentuali intermedie, rispettivamente del 32,1% e del 37%. Percentuali elevate che fanno emergere come il ricorso all’aborto sia in molti casi considerato quasi quanto un contraccettivo ma che evidenziano come per moltissime donne e famiglie le condizioni e le prospettive di vita non siano tali da permettere di affrontare con tranquillità una gravidanza. Un problema che diventa insostenibile per le donne “clandestine”. “Rimane drammatica – si legge nella ricerca - la differenza tre le donne con il permesso di soggiorno e quelle senza: le seconde mostrano infatti una percentuale di aborto su gravidanza del 89,9% a fronte del 29,3% delle prime”. ❚❚ Pedaggi autostradali e trasporto ferroviario Notizie flash In Svizzera tempo di rincari ■ Quaresima I l periodo di crisi sta comportando il ricorso a misure sicuramente impopolari, come il rincaro dei prezzi dei servizi, non solo in Italia bensì anche nella vicina Svizzera. Infatti, al fine di finanziare vistosi interventi alla rete autostradale del paese rossocrociato, il Parlamento ed il Governo elvetico hanno in mente di effettuare alcuni ritocchi sui pedaggi autostradali (ovvero sul prezzo del contrassegno che permette di viaggiare un anno sulla rete elvetica) e sul trasporto ferroviario. Rincari che finiranno per colpire anche i numerosi lavoratori frontalieri che dal comasco, quotidianamente, si recano in Ticino. Consistente è soprattutto l’aumento del prezzo del contrassegno autostradale, il cui costo dovrebbe salire dagli attuali 40 franchi a 80-100 franchi all’anno. Parallelamente verrà introdotto un contrassegno autostradale di breve durata (1-2 mesi) al prezzo di 40 franchi, sul modello di quanto già prevede, ad esempio, l’Austria (dove esiste an- che un bollino settimanale). Queste entrate supplementari andranno a finanziare i 400 km di nuovi tratti che entreranno a far parte della rete nazionale. L’ultimo aumento della “vignetta”, come i ticinesi amano definire il contrassegno, ovvero un’italianizzazione del termine tedesco “Vignette”, risaliva al 1995. Per garantire a lungo termine il finanziamento della rete ferroviaria la Svizzera intende poi creare un fondo ad hoc (Fondo per l’infrastruttura ferroviaria, FInFer) destinato al finanziamento dell’esercizio e della manutenzione della rete come pure del suo progressivo ampliamento. Saranno gli utenti dell’infrastruttura ferroviaria, passeggeri e imprese ferroviarie, a partecipare in misura maggiore al finanziamento. Il Consiglio federale, infatti, prevede di aumentare gradualmente i prezzi delle tracce orarie (prezzo pagato in cambio del diritto di utilizzare una tratta ferroviaria), il che provocherebbe un rincaro del 10% circa dei biglietti e degli abbonamenti dei trasporti pubblici nei prossimi anni. Questi aumenti sarebbero tuttavia introdotti in modo differenziato, così da attenuare le punte di frequenza.E’ poi prevista la riduzione della deduzione massima dall’imposta federale per i costi di viaggio, che verrebbe portata al costo di un abbonamento per i trasporti pubblici valido negli agglomerati. In tal modo, riducendo l’incentivo fiscale ai viaggi pendolari su lunghe distanze, i percorsi si accorcerebbero. Ne deriverebbe un beneficio generale, non da ultimo per l’ambiente e lo sviluppo territoriale; inoltre, sul piano fiscale i pendolari dei trasporti pubblici sarebbero parificati agli automobilisti.Le entrate derivanti dall’aumento dei prezzi delle tracce orarie sono stimate a 300 milioni di franchi, quelle dovute alla riduzione della deduzione fiscale ad ulteriori 250 milioni. l.cl. Tradizionale ritiro con Meic, Uciim e Aimc il prossimo sabato 16 aprile Il tradizionale ritiro di Quaresima del Meic, insieme con i docenti (Uciim e Aimc) e i medici (Amci) cattolici, si terrà sabato 16 aprile alle ore 15.30 presso l’oratorio di San Giorgio in Borgovico, e si concluderà con la celebrazione dell’Eucaristia alle ore 18.00. La meditazione sarà guidata da don Luigi Chistolini, assistente dell’Amci. L’invito è rivolto anche a chiunque desideri trascorrere un pomeriggio di riflessione di preghiera. ComoCronaca Notizie flash ■ Fauna Interventi lungo la Regina per gli animali La scorsa settimana il tratto alto della Statale Regina è stato oggetto di alcuni interventi a tutela dell’ecosistema circostante. Una primo lavoro ha riguardato la creazione di appositi sottopassi per consentire ai rospi di attraversare la trafficatissima arteria della sponda occidentale del Lario in tutta sicurezza quando eseguono i loro spostamenti a fini riproduttivi. Un secondo intervento, previsto a breve, riguarderà il tratto di strada che attraverso la Riserva naturale del Pian di Spagna per completare il progetto per rendere più sicura l’arteria per gli automobilisti che rischiano di incontrare cervi ed ungulati. Un progetto che prevede una spesa di circa 250 mila euro, al 60% finanziata da Fondazione Cariplo e per la rimanente percentuale da Regione Lombardia. Lungo il rettilineo saranno installati dissuasori acustici provvisti di fotocellula che avranno la funzione di allertare gli animali sulla carreggiata al momento del passaggio di un veicolo. Un sistema innovativo che approda in Alto Lario dopo essere già stato testato con successo in Germania, Austria e nel Canton Grigioni. Secondo quanto dichiarato dal Presidente della Riserva Naturale, Alberto Deghi, in Svizzera questo sistema ha consentito un abbattimento degli incidenti provocati da animali in strada dal 32 al 43%. Il meccanismo funziona con dei recettori fotosensibili che si attivano al tramonto. I fari dei veicoli andranno a colpire la fotocellula facendo scattare un fischio tale da far scappare l’animale che in quel momento dovesse trovarsi in mezzo alla strada. Gli emettitori di fischio saranno collocati su paletti catarifrangenti posti ai margini di entrambi i lati della strada a una trentina di metri l’uno dall’altro. Quando l’intero progetto sarà concluso la Riserva organizzerà una serata di inaugurazione e presentazione dei lavori svolti. l.cl. Paratie Sabato, 9 aprile 2011 17 è arrivata sui tavoli del Pirellone la perizia di variante. La risposta attesa tra uno e tre mesi Il lungolago in... Regione D a uno a tre mesi. E’ questo il lasso di tempo in cui dovrebbe arrivare una risposta dalla Regione Lombardia sulla proposta di variante relativa ai lavori del lungolago cittadino inviata dal Comune di Como la scorsa settimana ai tecnici regionali. La proposta, i cui contenuti non sono stati ovviamente resi noti in questa fase, dovrebbe dare finalmente l’assetto definitivo al futuro lungolago cittadino. E’ comunque confermata la presenza di barriere mobili manuali (i cosiddetti panconi) che saranno integrate nel vecchio parapetto storico restaurato per proteggere il lungolago Incerto il contenuto. Confermata, in ogni caso, la presenza delle barriere mobili manuali dalle esondazioni, l’utilizzo di barriere automatiche per la protezione di piazza Cavour, e interventi a garanzia della sicurezza degli immobili che si affacciano tra piazza Sant’Agostino e piazza Cavour, la cui staticità è stata al centro di alcune analisi che si sono svolte verso la fine dello scorso Foto William mese di gennaio. La proposta di variante, predisposta dai tecnici di Palazzo Cernezzi insieme con i tecnici della Regione e i professionisti esterni incaricati dall’amministrazione comunale (i professori Lorenzo Jurina e Giovanni Pietro Beretta, entrambi docenti universitari) è interamente coperta dagli stanziamenti attuali. L’Amministrazione ha registrato la sostanziale disponibilità da parte della Regione a proseguire l’analisi della proposta e pertanto, nel corso dei prossimi giorni, seguiranno nuovi incontri per completare l’illustrazione della perizia. La decisione di avviare una fase preistruttoria è stata dettata dalla necessità di chiudere in tempi ragionevoli l’iter amministrativo per l’approvazione della variante. Ottenuto, pertanto, il via libera, l’amministrazione comunale procederà con la convocazione della conferenza di servizi (composta da Regione, Provincia, Comune, Soprintendenza, progettisti, collaudatori). Con il parere favorevole della conferenza, il Comune procederà ad approvare, con una determina dirigenziale la variante e potrà dare l’ordine all’impresa di riprendere i lavori fermi dallo scorso 24 gennaio. In questi giorni si dovrebbero anche avere informazioni relative alle possibilità di aprire a livello temporale, e solo per quest’estate, il tratto di passeggiata da piazza Cavour ai giardini a lago. LUIGI CLERICI Paratie. L’esposto degli archietti Sfardini e Pandakovic alla Procura della Repubblica L a vicenda paratie continua a far discutere. Come noto nei mesi scorsi gli architetti Pierangelo Sfardini e Darko Pandakovic presentavano presso la Procura della Repubblica un esposto contenente alcune considerazioni sull’argomento. Quattro, in buona sostanza i punti che, con questo documento, i due professionisti hanno cercato di affermare. Nell’esposto presentato i due architetti rimarcano l’inutilità dell’opera sulla quale, a loro avviso, sarebbe stato omesso un sostanziale approfondimento sulle cause delle esondazioni. Sfardini e Pandakovic sottolineano, inoltre: insufficienti conoscenze in campo idrogeologico sulle possibili conseguenze derivanti dalle opere realizzate; l’insorgenza di possibili situazioni di rischio, conseguenti alle realizzazione delle paratie e il danno paesaggistico legato agli interventi sul lungolago. In riferimento all’inutilità dell’opera i due professionisti fanno, tra l’altro notare come “Da ricerche e documentazioni risulta che attualmente è impossibile contenere il livello del lago di Como entro una quota massima prestabilita. Infatti il volume di deflusso massimo del Lario (circa 900 mc/sec) non sarebbe condizionato dalle chiuse di Olginate bensì dalle arcate del ponte di Azzone Visconti, a Lecco, posto molto più a monte delle chiuse stesse e privo di qualsiasi possibilità di regolazione. Le esondazioni storicamente più importanti si sono avute infatti in date successive al 1336, anno di costruzione del ponte “Ecco cosa non va” Foto William e si sono verificate anche dopo il 1946, data di costruzione delle chiuse. Molte di queste esondazioni hanno superato abbondantemente la quota di 200,30 m/slm adottata come livello massimo delle opere idrauliche di protezione antiesondazione (paratie), previste attualmente per la città di Como… Unica possibilità di rispettare questo livello di 200,30m/slm – suggeriscono ancora gli architetti - o anche diminuirlo fino a circa 198,57 (quota della piazza Cavour) eliminando così qualsiasi pericolo di esondazioni, sarebbe, per evitarne il rifacimento (soluzione radicale ma da non escludere), seguendo il percorso indicato ai tempi di Leonardo, la realizzazione del bypass del Ponte di Azzone Visconti mediante uno o più canali scolmatori (sotterranei o in superficie) per permettere all’Adda di far defluire tutta l’acqua proveniente da monte. A questo punto la diga di Olginate, se i calcoli furono corretti, dovrebbe assumere completamente la funzione di regolazione del livello del lago di Como, funzione che in caso di alluvione non ha mai potuto esercitare per la presenza a monte della strozzatura obbligata del Ponte di Azzone Visconti a Lecco”. In riferimento alle supposte insufficienti conoscenze in campo idrogeologico e alle possibili conseguenze derivanti dalle opere realizzate Sfardini e Pandakovic ricordano la scarsa omogeneità e consistenza del terreno sottostante la città e la conseguente precarietà degli edifici posti sul fronte lago che si “reggono su un equilibrio delicatissimo, in quanto poggiano su terreni di riporto non consolidati e, solo in alcuni casi, si sorreggono con l’ausilio di pali di legno di antica concezione. è possibile immaginare quali altri danni potranno creare le variazioni di carico piezometrico legate alle modifiche indotte sui flussi di falda dalle palancole e con le paratie in funzione”. In relazione alle ipotizzabili situazioni di rischio i due architetti ipotizzano la scenario di una alluvione con il possibile superamento del livello del lago oltre 200,30 m/slm, con l’acqua che, tracimando lentamente, potrebbe avere, paradossalmente, maggiori difficoltà di “ritorno” al lago, ostacolata dalle stesse paratie. L’esposto chiude con un richiamo al “danno paesaggistico” arrecato dalle opere. “Logica e buonsenso - chiosa infine il documento - imporrebbero a questo punto che si riprogettasse in modo qualificato tutto l’ampliamento del lungolago rinunciando definitivamente a qualsiasi barriera idraulica meccanica, limitando l’intervento al generale innalzamento di circa 60 cm. della passeggiata in corrispondenza della Piazza Cavour, che dovrebbe essere considerato ovviamente “opera di difesa dalle esondazioni” per poter accedere al contributo della legge Valtellina. Detto intervento sarebbe in grado comunque di proteggere la città dalla maggior parte delle esondazioni… è auspicabile che i progetti per concludere le opere infelicemente nate siano condotti con trasparenza, con la partecipazione di una commissione qualificata per la tutela urbanistica”. ComoCronaca 18 Sabato, 9 aprile 2011 punto famiglia 10 aprile D omenica 10 aprile, presso la Casa “Divina Provvidenza” di via Tommaso Grossi 18 a Como, a partire dalle ore 9.30, il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile propone il terzo appuntamento di “Punto Famiglia”, l’interessante iniziativa di incontro e formazione per le famiglie. Il tema di quest’anno è «L’Olimpiade della Carità: apri le porte del tuo cuore per uno stile di vita a “misura alta”». Ci sarà come di consueto uno spazio dedicato ai genitori, ai ragazzi e ai bambini, ciascuno ✎ i numeri Circa il 60% delle famiglie del capoluogo non ne ha, mentre il 23% soltanto uno. Dati che fanno guardare al futuro con allarmismo Como: una società sempre più senza figli I l 60% delle famiglie che risiedono a Como non ha figli. Ben il 23% ne ha uno solo. La composizione media è di 2,35 componenti e il numero degli under 14 è stato superato dagli over 60, infine se nel 1988 vi erano 500 stranieri residenti, 15 anni dopo il numero è passato a 7mila. Parlano da soli i numeri della popolazione della città lariana, in una delle nazioni europee, insieme alla Spagna, con il più basso tasso di natalità. Numeri al centro del dibattito “Quale scenario per la Como del futuro? Una lettura famigliare dello sviluppo della popolazione”. Protagonisti Mauro Magatti, preside della facoltà di sociologia dell’Università Cattolica di Milano e Chiara Giaccardi, docente di sociologia e antropologia dei media dell’Università Cattolica di Milano. L’incontro-dialogo è stato organizzato dalla locale associazione delle famiglie numerose che conta 120 famiglie iscritte (limite minimo di 4 figli) e che con altre 17 città italiane il 26 marzo scorso ha Bande musicali A Laino 11° rassegna, domenica 10 aprile L’Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome (ANBIMA), presidenza provinciale di Como organizza l’11° “Rassegna allievi bande musicali” che avrà luogo a Laino Intelvi presso l’oratorio San Lorenzo in via Don Minzoni, domenica 10 aprile dalle ore 15. L’incontro musicale è patrocinato dalla Regione Lombardia, dall’assessorato alla Cultura della Provincia di Como e dal Comune di Laino Intelvi. Si esibiranno le scuole di musica della bande musicali di Arosio, Faloppio, Laino Intelvi, San Fedele Intelvi, Olgiate Comasco e Orsenigo. Per informazioni: Enrico Cesana 3395260845 oppure 031-946547 ; Gianluca Messa 347-5701903 L’ingresso è libero. pensato per le diverse fasce d’età. I momenti comuni di condivisione e di scambio saranno quelli della preghiera iniziale, del pranzo al sacco e della S. Messa conclusiva alle ore 15.00. Sono invitate tutte le famiglie, per condividere insieme un momento di riflessione e di fraternità. Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, tel. 031 296783; e-mail: como.giovani@guanelliani. it. (s.fa.) aderito ad una iniziativa svolta contemporaneamente in 147 centri in tutta Europa e promossa dalla rete di associazioni di famiglie numerose. Al cine teatro “La Lucernetta” alcune famiglie, e tanti bimbi al seguito impegnati a giocare nelle attigue sale dell’oratorio, hanno cercato di lanciare un messaggio subito raccolto dai media locali, ma destinato con altrettanta velocità ad essere dimenticato. In meno di mezz’ora un video proiettato in sala ha dimostrato con l’aiuto di demografi, sociologi ed economisti americani, che il pianeta si è inesorabilmente avviato verso un inverno demografico dalle conseguenze assai gravi. La natalità cala infatti ovunque, anche nei paesi in via di sviluppo, anche tra gli immigrati che si sono stabilizzati nel ricco occidente. Le proiezioni prevedono che nella sola Cina nel 2040 ci saranno 250 milioni di anziani. Laddove, come il Giappone, l’effetto dell’ulitmo baby-boom non c’è stato, la depressione economica ha avuto un notevole anticipo. Dati alla mano, senza ricambio generazionale è l’intero sistema sociale a deprimersi, non reggono più i servizi sociali perchè privi di naturali reti di solidarietà tra generazioni, non regge Malattia più il sistema produttivo carente di forza lavoro, non reggono più le famiglie dei paesi poveri, prive dei padri emigrati a cercar fortuna perchè richiesti come manodopera di rincalzo. “La famiglia - spiega Mauro Magatti - è un indispensabile regolatore sociale capace di prendersi cura al proprio interno delle generazioni più deboli, di educare alle regole della convivenza, di dare prospettive di vita e di senso. Al centro di uno scontro ideologico-religioso in particolare in Italia, la famiglia di fatto è stata abbandonata, non sostenuta e anzi culturalmente delegittimata da un individualismo che ha posto al centro la voglia di dominio del singolo. Le straodinarie invenzioni tecnologiche hanno liberato infinite energie e opportunità, ma senza un regolatore naturale, si è generato il caos”. “Siamo diventati la società degli anziani che stanno in buona salute, spendono in benessere, sostituiscono i loro pezzi di ricambio - incalza Chiara Giaccardi - Insomma una società sclerotizzata che ha posto tutta l’attenzione sull’autorealizzazione dando un’idea di libertà falsa dove alla fine, espulso il senso della gratuità, del dono, quindi della vita, tutti fanno esattamente le stesse cose”. marco fumagalli L’urgenza di ripartire L’impietosa analisi da parte dei due studiosi, non si ferma soltanto alla dinamica psico-sociale, ma entra nell’intimità e nel senso stesso di famiglia. “Ripiegati su se stessi - affonda la sociologa comasca - pensiamo che il matrimonio sia possibile soltanto se tutto è perfettamente in ordine: casa, conto in banca, lavoro. E così le convivenze si allungano. I figli, quelli, rischiano di sballare il calcolo anche perchè farli costa parecchio e le politiche non facilitano certo il loro mantenimento. La società non è a loro misura”. “Siamo di fronte ad una scelta epocale” per il preside della Cattolica. “Possiamo continuare a rimanere seduti e affondare nel declino oppure ripartire proprio dalla famiglia per rimettere in moto la società, la stessa economia, ma ripensata secondo una nuova dimensione”. “I figli obbligano a stare in movimento, la famiglia è un laboratorio per sperimentare culture nuove e modi di vivere. E’ terreno fertile per sancire una nuova alleanza tra generazioni dove gli anziani, oggi improduttivi sono a carico delle sempre più esigue nuove generazioni, ma possono rientrare in gioco con i loro saperi, la loro esperienza, la loro presenza in famiglia”. “Forse - conclude monsignor Carlo Calori, parroco della centralissima parrocchia di San Fedele, popolata da moltissimi anziani e dove i giovani sono sempre più in fuga da improponibili soluzioni abitative abbiamo posto troppo poco l’accento sul valore civile della famiglia”. Lettura originale e nuova quella emersa il 26 marzo. La famiglia è un fatto di civiltà prima ancora di qualsiasi altro significato. Un regolatore sociale che nel paradosso della modernità, dopo essere stata stritolata e umiliata, oggi diventa fattore essenziale per un futuro che superi l’inverno demografico e sia capace di generare una nuova primavera. Due appuntamenti Parkinson: tavola rotonda il 15 aprile Suono, musica e disabilità con l’Anffas La sezione di Como dell’Associazione Italiana Parkinsoniani comunica che lunedi 11 aprile alle ore 15 organizza una tavola rotonda presso la sede sociale in Como piazza San Rocco 39 su “Problemi psicologici e di comunicazione tra il malato di Parkinson e i propri care giversassistenti”. Si confronteranno sull’argomento tre esperte: la dott. Luciana Quaia,psicologa; la dott. Lina Scalia; psicologa e la dott. Erika Ciaccia, logopedista. La partecipazione è libera e gratuita. Sono invitati gli iscritti e i simpatizzanti dell’Associazione, i familiari, i care givers ed è gradita la partecipazione anche di persone comunque interessate all’argomento. Per motivi organizzativi dare l’adesione a: tel. 031241917, o 329-4311411, o 031- 521204 oppure [email protected] L’ Anffas Onlus di Como propone “Suono, musica e disabilità”, un itinerario formativo per familiari e operatori di persone disabili intellettive e relazionali, articolato in due momenti: - domenica 10 aprile alle h. 17.00, presso il Santuario Sacro Cuore – Don Guanella, in Via Grossi a Como, è previsto il concerto del Gruppo Vocale Cameristico Discanto Vocal Ensemble, diretto da Giorgio Brenna. Di recente formazione, il gruppo è costituito da quindici elementi, il suo repertorio comprende lavori del periodo rinascimentale, barocco e romantico, senza trascurare opere di autori contemporanei ed elaborazioni di canti tradizionali; - sabato 16 aprile, dalle h. 9.30 alle h. 13.00, presso il Centro Diurno Disabili (CDD), in Via Del Dos, a Como, il dott. Claudio Bonanomi, Psicologo, Musicoterapista, Direttore del Centro Artiterapie di Lecco, interviene sul tema “Suono, musica e disabilità”. Si chiede di confermare la partecipazione alla segreteria organizzativa presso la sede Anffas Onlus di Como, Via Vittorio Emanuele 112, Como, tel. e fax 031266148, e-mail segreteria@ anffascomo.it. Per i partecipanti saranno attivati i servizi di trasporto, assistenza ai disabili e ai minori, da richiedere sette giorni prima degli incontri. ComoCronaca ni n a 5 2 1 Una storia incominciata la mattina del 6 aprile 1886 Divina Provvidenza, in città un cuore di carità U n cuore di carità nel cuore della città. È la Casa Divina Provvidenza, che ha ricordato il 6 aprile i suoi primi 125 anni di storia d’amore con Como. Una storia cominciata proprio la mattina del 6 aprile 1886, quando arrivarono in città da Pianello del Lario due suore con alcune orfanelle e poche suppellettili, inviate da don Luigi Guanella a dare inizio alla “Piccola Casa della Divina Provvidenza” (come allora era chiamata), la prima delle sue molteplici opere di carità. Tutto cominciò da una piccola costruzione, la “Casa Biffi”, presa in affitto nell’allora via Santa Croce, ora via Tommaso Grossi. Ha scritto con grande sensibilità lo psicologo Vito Viganò in un bell’articolo pubblicato sul numero speciale de “La Divina Provvidenza” uscito per l’occasione: «Ogni luogo dove un frammento di umanità persegue valori nobili con impegno e dedizione, assume una funzione irradiante nella regione o nella città dove si trova. È come se il bene che vi fosse compiuto trasudasse dalle mura delle costruzioni e dagli spazi coinvolti, per esercitare un impatto benefico tutto attorno». E “La Provvidenza” è entrata presto a far parte dell’anima e della tradizione della città di Como, un vero e proprio simbolo della carità e, con il passare del tempo, questo legame si è fatto più intenso, si è consolidato. Dai tempi pionieristici dell’ ”Arca di Noè”, come veniva indicata la Casa, talmente disparati e disperati erano i bisogni urgenti di cui si faceva carico, ora l’attività è necessariamente mutata, per stare al passo con i tempi, sempre al servizio di vecchie e nuove povertà. L’attività avviata da un Santo, don Guanella, da una Beata, suor Chiara Bosatta, da tanti umili religiosi, religiose e laici, continua ancor oggi ad essere una testimonianza viva della freschezza dell’intuizione iniziale, declinata e coniugata in una realtà che cambia. Oggi qui trovano posto una serie di strutture di accoglienza e servizio alle fasce più deboli della società: due Residenze Socio Assistenziali per anziani (una è nell’attigua Casa “S. Marcellina” delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza) un Centro Servizi alla Famiglia e un Centro di prevenzione primaria per minori, una Cooperativa di falegnameria per l’inserimento di giovani in difficoltà, una Comunità Educativa e una Comunità di preautonomia, un progetto di prevenzione e cura della salute per soggetti senza fissa dimora in collaborazione con la Caritas diocesana e un Centro di Ascolto gestito dalla Caritas diocesana, la Mensa Con “Mondo Turistico” visita guidata a S. Abbondio di Mezzegra il 9 aprile Iubilantes Il Medio Oriente cristiano alla scoperta di una convivenza possibile G Sabato, 9 aprile 2011 19 iovedì 14 aprile 2011, alle ore 18.00, presso la Libreria UBIK di piazza San Fedele a Como, l’associazione culturale Iubilantes propone un incontro con Antonio Picasso, autore de “Il Medio Oriente cristiano” (Edizioni Cooper 2010), che insieme a Pietro Kuciukian, storico e giornalista, presenterà il suo reportage dal cuore della cristianità del Medio Oriente, arricchito dalle testimonianze dirette, dagli incontri con leader politici e spirituali, dai racconti della vita quotidiana di uomini e donne comuni in Israele, nei Territori Palestinesi, in Egitto, in Libano e in altri scenari dell’area. Famiglie cristiane che da secoli condividono con ebrei e musulmani la terra, il sole e le ricchezze umane del meraviglioso, per quanto complesso, mosaico mediorientale. Per informazioni: Iubilantes, via G. Ferrari 2, Como; tel. 031279684; fax 031-2281470 e-mail: [email protected]; sito internet: www.iubilantes.eu. (s. fa.) per i poveri (in “S. Marcellina”). Ci sono anche un Centro Culturale, un Centro di Pastorale Giovanile, una Comunità Vocazionale e, per non chiudere gli occhi sul mondo, un Centro Missionario. Senza contare i nuovi progetti, tra cui ricordiamo, ad esempio, una “Casa del pellegrino”, per l’accoglienza di chi si reca a Como in visita ai luoghi guanelliani. Centro spirituale della Casa è il Santuario del Sacro Cuore, dove riposano le spoglie di don Guanella e della beata Chiara Bosatta, monumento a quell’amore di Dio che il nuovo Santo voleva comunicare a tutti: «L’istituto deve mostrare con il fatto al mondo che Dio è colui che provvede con sollecita cura di padre ai figli suoi». Le memorie di don Guanella sono raccolte nel Museo a lui dedicato, realizzato nel 2008 attorno ai locali abitati durante la sua permanenza a Como. L’ Associazione Culturale “Mondo Turistico” propone per sabato 9 aprile una visita guidata alla chiesa di S. Abbondio a Mezzegra. L’appuntamento con la guida è fissato per le ore 14.30 a Mezzegra, in frazione Bonzanigo, sul sagrato della chiesa. La parrocchiale di S. Abbondio è posta in splendida posizione panoramica nella parte alta di Mezzegra, dal suo sagrato si domina A non essere cambiati in 125 anni sono i valori che stanno alla base del suo servizio di carità. «Don Guanella – afferma don Gabriele Mortin, direttore delle attività – considerava i suoi ospiti come i veri “padroni”. Abbiamo la consapevolezza di portare nei servizi alla persona un “supplemento d’anima”, con tutta la ricchezza spirituale e umana del carisma guanelliano». Innanzitutto, l’accoglienza, senza pregiudizi, in particolare a chi è meno fortunato. Poi l’attenzione ad ogni singola persona, vista nella sua splendida unicità, nella sua preziosa dignità umana di figlia di Dio, desiderando per lei la promozione integrale. Da questa attenzione, da questo sguardo deriva la necessità di dare “pane e Signore”, ovvero impegnarsi a rispondere non solo ai bisogni materiali delle persone, ma anche a quelli spirituali, ovvero alla ricerca di un senso per la propria vita. Ma forse la parola che meglio esprime il valore testimoniato dalla Casa è la Provvidenza: un nome, un programma, un riconoscimento di specificità. Don Guanella diceva: «La nostra istituzione prende nome della divina Provvidenza, perché ha fede viva vivissima nella divina Provvidenza, senza il cui aiuto non sarebbe sorta, non avrebbe potuto diffondersi e non potrebbe mantenersi e prosperare». Questa è forse la lezione più grande del nostro prossimo Santo, un uomo con le grosse scarpe da montanaro ben piantate in terra (nello specifico nelle vie di Como), ma con gli occhi ben fissi nel Cielo, fermamente convinto che Dio, Padre tenero e provvidente, non lascia mai soli i suoi figli. Gli fa eco don Angelo Gottardi, superiore della Casa: «La Casa non era di proprietà né di don Guanella né dei suoi successori, ma della Provvidenza di Dio; per questo fu dolorosa la gestazione, fu gaudiosa la nascita, fu luminosa la crescita nei suoi 125 anni ed è finalmente gloriosa ora che il suo Fondatore sarà dichiarato Santo dalla Chiesa cattolica, con la voce di papa Benedetto XVI, il 23 ottobre prossimo». silvia fasana il paese e il lago. L’attuale costruzione, addossata all’antica chiesa romanica (ora casa parrocchiale) è settecentesca e racchiude importanti opere d’arte fra cui il superbo altare a tempietto e gli affreschi di Giulio Quaglio che decorano la volta. La quota di partecipazione è di 5 euro per i soci e i partecipanti al corso “S. Abbondio Vescovo: vita devozione ed arte del santo patrono di Como”; 6 euro per i non soci. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 339.4163108; e-mail [email protected]. L’Alto Lago e Giovanni Paolo II A nche l’Alto Lago si prepara all’appuntamento con la beatificazione di Giovanni Paolo II. In riferimento a quello che si tradurrà in uno straordinario momento di fede abbiamo ricevuto e, volentieri, pubblichiamo: “Parteciperemo, come gruppo di preghiera e di comunione da tempo presente, all’importante evento del 1° maggio prossimo, domenica” in albis” voluta dallo stesso precedente Pontefice come memoria della Divina Misericordia. Abbiamo allargato la partecipazione a conoscenti e amici sia della diocesi di Como che di Milano. I cinquanta pellegrini partiranno in pulman dal Santuario della Madonna delle lacrime di Dongo la mattina del 30 aprile. Dopo la partecipazione alla celebrazione della domenica si farà ritorno con arrivo previsto per la tarda serata. Data l’importanza dell’evento ecclesiale ci sarà un’adeguata preparazione sia prima che durante il viaggio. Il Papa e la Chiesa ci donano, per conto di Dio stesso, una grande grazia. A noi il compito di non banalizzarla rendendoci disponibili a prenderla come occasione per la nostra personale santificazione e di testimonianza per tutta la comunità ecclesiale nella quale viviamo. Pregheremo per tutti”. Per il gruppo di preghiera: Sergio e Norma Rovelli ComoCronaca 20 Sabato, 9 aprile 2011 “E-vai”, la nuova frontiera del car-sharing Un servizio di autonoleggio, come prolungamento del trasporto ferroviario, con l’utilizzo di auto elettriche U n servizio di autonoleggio concepito come prolungamento dei trasporti ferroviari, notoriamente elettrificati e a impatto ambientale zero. Si chiama “Car-sharing ecologico” ed è l’ultima novità escogitata dalle Regione Lombardia in tema di mobilità sostenibile, in netto anticipo sulle altre aree italiane e in linea con il trend già ampiamente collaudato nelle grandi metropoli europee. Si tratta di un progetto (sinteticamente denominato “e-vai”, a sottolineare la rapidità dell’operazione del mettersi al volante e partire, ma anche allusivo, tramite il richiamo contenuto nella vocale “e”, alla mai troppo glorificata e pubblicizzata nozione di “ecologia”) realizzato in I mezzi potranno essere collaborazione con Trenitalia-LeNORD e “ritirati” al costo di 5 che mira a introdurre nelle città lombarde euro l’ora direttamente un sistema di mobilità urbana alternativa al mezzo privato, a complemento e in Largo Leopardi integrazione del sistema ferroviario. Dopo il “varo” ufficiale dell’iniziativa avvenuto in di SALVATORE COUCHOUD gennaio alla stazione milanese di Cadorna e la successiva tappa di Varese in febbraio, la terza città della regione a divenire sede della sperimentazione è stata Como, con l’attivazione –in Largo Leopardi 3, all’uscita in pratica della stazione Como Lago- del primo “distaccamento” di vetture elettriche a disposizione degli utenti che intendano proseguire il viaggio in treno con un veicolo non inquinante, dalle prestazioni analoghe a quelle delle comuni automobili in circolazione sulle nostre strade e senza la necessità di provvedere al rifornimento di carburante durante il tragitto. Per iscriversi al servizio, è sufficiente presentarsi presso la postazione allestita all’interno della stazione, esibendo patente di guida e documento d’identità, ed è già possibile prenotare la propria vettura online attraverso il portale www.carsharing-evai. it. Il noleggio, che dopo l’iscrizione può essere effettuato anche telefonando al numero verde 800.500.005, costa cinque euro all’ora e rappresenta per l’utente un esborso tutto sommato contenuto, soprattutto se si considera che si paga solo l’uso effettivo del mezzo, senza costi di carburante o di manutenzione, né tasse o assicurazioni di alcun genere, e che si può fruire in qualsiasi momento di un’assistenza rapida e continuativa. Le persone al momento iscritte in Lombardia sono già cinquecento, ma si tratta di un numero in graduale lievitazione, a testimonianza della validità del progetto retrostante all’iniziativa che, come ha affermato il sindaco di Como Stefano Bruni in occasione della conferenza stampa tenuta il 4 aprile alla stazione Como Lago, “è un indiscutibile evento di crescita e di mobilitazione culturale, poiché segna un momento estremamente significativo per la città e per la regione, pur essendo implicito che un percorso con simili caratteristiche è per sua natura lento, richiede tempi di “metabolizzazione” più o meno lunghi e ha bisogno di pubblicità e visibilità. Ma l’impegno di individuare e strutturare servizi alternativi alle modalità tradizionali di gestione degli spazi e di uso delle tecnologie è sempre più impellente, in un contesto di generale degrado ambientale come quello in cui stiamo da tempo vivendo”. Concetti non dissimili da quelli formulati, nella stessa sede, dall’amministratore delegato di TrenitaliaLeNORD Giuseppe Biesuz, per il quale “il grande obiettivo dell’e-vai è quello di coprire, nell’arco di un triennio, l’intera area regionale lombarda, assicurando un uso più confortevole del mezzo pubblico con la massima attenzione alle istanze ambientali”, e dall’assessore regionale alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo, che reputa necessario proseguire “a investire nell’integrazione tra trasporto pubblico e privato, nel rispetto dell’ambiente e a vantaggio di tutti”. Per ora, è vero, il Car-sharing costituisce ancora un progetto-pilota, senz’altro innovativo e forse anche audace, ma in fase sperimentale. L’essenziale è che sia però proiettato sul futuro, e all’interno di una dinamica globale: non è forse vero che la Comunità Europea si prefigge l’obiettivo di dimezzare il numero delle auto inquinanti entro il 2030, e di azzerarlo entro il 2050? Pastorale universitaria. Testimonianze, racconti, esperienze. Una rubrica dal mondo accademico Lo straniero, per riscoprire se stessi L’università non è un castello incantato I vano, studente comasco iscritto alla Specialistica di lingue straniere all’Università degli Studi di Milano, ci testimonia con il suo articolo come l’università non sia un luogo incantato avulso dalla realtà concreta in cui tutti viviamo. Problemi, questioni, domande emergono, nel paragone con la realtà, anche fra i banchi, i corridoi, i chiostri universitari frequentati da comaschi, italiani e stranieri. La passione per lo studio e la conoscenza diventa luogo di confronto reale nell’incontro con persone vive di diverse culture. [email protected] www.facebook.com/home.php Buona lettura! Don Andrea Messaggi e l’equipe di Pastorale Universitaria G iornali e telegiornali riportano, come è giusto fare, cronache e commenti di una grave emergenza umanitaria. Le parole “straniero” ed “immigrato” sono tornate molto frequenti sulle bocche delle gente comune di tutt’Italia e non solo. Le ultime stime del Viminale dicono che, se non verranno presi dei provvedimenti a livello europeo, una nazione come la nostra, che conta circa 60 milioni di abitanti, vedrà l’imponente arrivo di ben 50 mila immigrati dalla sola regione del Magreb. Anche in università questa discussione prende spesso piede, soprattutto perché, frequentemente, a prendere la parola sono studenti non italiani che non fanno altro che aiutare a dare un più ampio respiro al nostro confronto che, in caso contrario, rischierebbe di cadere nella pura ideologia. Le questioni che vengono spesso a galla convergono sul fatto che gli stereotipi fanno pensare lo straniero come sinonimo di disadattato o ostacolo allo sviluppo civile del paese; a differenza di quello che si pensa, lo straniero non sempre è visto come elemento di disturbo. Proprio a riguardo, forse non tutti sanno che istituzioni come le università guardano con assoluta benevolenza la presenza di studenti stranieri all’interno dell’ateneo perché, grazie a loro, hanno la possibilità di aumentare il loro prestigio a livello nazionale ed internazionale e di godere di sovvenzioni. Questo è particolarmente percepibile dal multiculturalismo di alcune esperienze come quella delle facoltà scientifiche dove, per gran parte delle attività è previsto l’utilizzo di una lingua franca, di norma l’inglese, per agevolare la loro presenza ed il loro inserimento. In questo settore, dunque, lo straniero è ben visto. Certo è che la questione odierna non è sicuramente in questi termini: si parla di persone che fuggono da una guerra e non certo della dimensione intellettuale ma, questa come tante altre opportunità meno evidenti, possono indurre al dialogo delle culture tanto ricche di pregiudizi l’una per l’altra. L’università, su questo , si dimostra il possibile specchio della società nella quale può avvenire l’incontro di tradizioni e punti di vista anche totalmente differenti: non per modificarne l’essenza, bensì per la conoscenza e la riscoperta, all’interno delle differenze delle esperienze umane dell’uomo, in tutte le sue sfaccettature: con una parola il vero multiculturalismo. Ivano Celentano ComoCronaca L Don lorenzo, la vita, il cammino orenzo Milani nasce a Firenze il 27 maggio 1923 da famiglia illustre, molto colta e ricca. Il nonno e il bisnonno paterni erano studiosi e docenti universitari, il padre era un chimico, la madre era una ebrea triestina dai tratti nobiliari. Il nonno materno era un amico di Italo Svevo e James Joyce. Lorenzo cresce in una famiglia ebrea non praticante. Il suo scarso interesse per la religione è confermato dalla pagella, che riporta l’insufficienza in religione, e dalla testimonianza di un compagno di banco. Viene battezzato forse per sfuggire alle leggi razziali. Quando negli anni Trenta la famiglia si trasferisce a Milano, Lorenzo frequenta le scuole bene, prima il ginnasio inferiore e poi il liceo classico Berchet. “I compagni lo descrivono come un ragazzo molto intelligente, curioso, che amava conoscere il senso delle parole”. Dopo la maturità, conseguita con una bassa valutazione, frequenta per un anno l’Accademia di Brera con un Sabato, 9 aprile 2011 21 compagno, Enrico Bay, che diverrà un famoso pittore. Nel 1942 ritorna con la famiglia a Firenze, dove per ragioni sconosciute avviene la conversione. Negli anni della guerra, nel 1943, profondamente convinto, entra in seminario e nel 1947 viene ordinato sacerdote. In qualità di coadiutore, viene inviato nella piccola parrocchia di San Donato a Calenzano, vicino a Prato, dove apre una scuola popolare serale per operai e contadini, che suscita dissensi e contestazioni. Nel 1954 viene trasferito nel Mugello, nella piccolissima parrocchia di Barbiana. Tra i suoi scritti più noti meritano di essere ricordati: “Esperienze pastorali”, censurata dal Sant’Uffizio; “L’obbedienza non è più una virtù” a favore dell’obiezione di coscienza al servizio militare; “Lettera a una professoressa”, scritta sotto la sua guida dagli stessi allievi di Barbiana. Muore per il morbo di Hodgkin – leucemia - all’età di 44 anni, il 26 giugno 1967. Erba. All’istituto Carlo Porta la testimonianza di uno degli studenti di Barbiana ✎ la scuola A quasi quarantaquattro anni dalla scomparsa, don Lorenzo Milani, il priore-maestro di Barbiana, continua a essere ricordato per la forza della sua testimonianza e per la ricchezza del suo pensiero, che merita di essere conosciuto, al di là dei tentativi ideologici deformanti di strumentalizzarlo o di rimuoverlo. Una vita, la sua, spesa per l’educazione e la scuola, a cui egli attribuiva un senso molto alto. Per don Milani la scuola era “sacra come un ottavo sacramento” e cara come “la pupilla destra del mio occhio destro”. Parole impegnative che meritano di essere prese sul serio, in un contesto di grande emergenza educativa, dove c’è bisogno di riscoprire l’amore appassionato per l’educazione e la cura delle nuove generazioni. Una sfida che il Liceo Statale Carlo Porta di Erba, in collaborazione con l’associazione Sportello Scuola e Volontariato di Como, ha voluto raccogliere con la proposta di un ciclo di incontri, aperti a tutti, sul tema “ A Barbiana e ritorno. L’attualità del pensiero di don Lorenzo Milani”. In uno di questi, lo scorso 30 aprile, sono intervenuti Agostino Burberi, ex alunno di don Milani, e il prof. Innocente Pessina, preside del Liceo classico Berchet di Milano, dove il giovane Lorenzo compì i suoi studi. Ne è uscito un profilo di grande interesse del maestro carismatico di Barbiana che, oltre ad affascinare per la forza suggestiva del racconto di chi lo ha conosciuto personalmente, ha consentito di riflettere sul vero senso dell’insegnare. Agostino Burberi, uno dei venti ragazzi di Barbiana, ricorda come fosse ora il giorno in cui don Milani arrivò in quel luogo sperduto del Mugello, in provincia di Firenze. Era il 7 dicembre 1954. Era inverno e lui, chierichetto, stava recitando le litanie alla novena per festa della Madonna. Era vicino all’altare quando all’improvviso si aprì la porta della chiesa. “Don Lorenzo Milani entrò e si mise in ginocchio a pregare. Aveva un pastrano nero ed era tutto bagnato. Quest’immagine ce l’ho stampata e non me la dimenticherò più». Era salito lì per una specie di tratturo che si era formato con il passaggio N on c’è socio UCID di Como e della Lombardia che non conosca Giulio Barana dirigente U.C.I.D.,collaboratore di Luigi Gedda nei Comitati Civici - spentosi la settimana scorsa a Milano. Lo conobbi quando,negli anni ’60, don Giuseppe Brusadelli mi associò, fresco di laurea, al giornalismo de “L’Ordine” e mi fece conoscere Luigi Gedda, Giulio Barana e i dirigenti UCID della Lombardia. Da quegli anni divenni vice del dr. Gino Bonezzi,presidente Don Milani a scuola oggi A quasi 44 anni dalla sua scomparsa il sacerdote continua ad essere ricordato per il suo pensiero delle greggi. L’unica strada si fermava a qualche chilometro più in basso. Barbiana non era un villaggio né un paese. Era una piccola chiesa con un piccolo camposanto e un pugno di case sparse, nascoste dai boschi di castagno, senza acqua corrente né luce elettrica. Una zona sperduta e molto povera della Toscana, abitata da circa ottanta persone che, nel giro di poco tempo, con l’esodo della montagna, divennero quaranta. Un luogo senza futuro, isolato dal mondo civile, dove non c’era scuola. Un luogo di vita aspra e dura, dei Comitati Civici delle province appartenenti alla diocesi di Como. Oggi i giovani non sanno nulla,se non letto sui libri, di cosa fossero i Comitati fondati da Luigi Gedda, ancora presidente nazionale della Azione Cattolica con Pio XII. Uomini come Giulio Barana e migliaia di altri come lui, con un moto spontaneo di fedeltà all’Italia ed alla sua anima cattolica, si mobilitarono generosamente per impedire che il nuovo governo democratico italiano venisse egemonizzato dalla cultura che avrebbe scoraggiato chiunque, ma non don Lorenzo Milani che era stato mandato lì, in “esilio ecclesiastico”, lontano da tutto e da tutti, per non dare noia a nessuno. In quell’isola di povertà, fatta di gente umile, contadini e montanari, il prete “scomodo”, dalle origini importanti e agiate, si trova ultimo tra gli ultimi. Una condizione imposta che don Milani accoglie con spirito di obbedienza e che immediatamente non esita a trasformare in una scelta d’amore. Per amore era diventato sacerdote, e per amore era pronto a mettere la sua vita al servizio degli ultimi di Barbiana. Il giorno dopo il suo arrivo, infatti, era sceso in canonica a Vicchio per essere accompagnato in Municipio a comprare una tomba nel piccolo cimitero di Barbiana, dove oggi è sepolto. Al cappellano, che gli aveva fatto una risata in faccia dandogli del “biscaro”, don Lorenzo spiegò che la tomba lo avrebbe fatto sentire totalmente legato alla sua nuova gente nella vita e e dai partiti marxisti. Le elezioni del 18 aprile 1948 coronarono i loro sforzi con una vittoria schiacciante della D.C. e dei partiti anticomunisti. L’esempio terribile della Cecoslovacchia, caduta per un cruento colpo di stato sotto il controllo sovietico, contribuì al risultato. Non si può dire che la “unità politica degli elettori cattolici” abbia dato tutti i frutti che si potevano sperare. Tuttavia l’Italia evitò la triste sorte dei popoli polacco, ungherese, rumeno… nella morte. Era il simbolo della sua definitiva scelta di rimanere per sempre a Barbiana. “ La grandezza di una vita – ebbe a dire - non si misura dalla grandezza del luogo in cui si è svolta, ma da tutt’altre cose. E neanche le possibilità di fare del bene si misurano sul numero dei parrocchiani”. Da quel luogo nascosto di silenzio, che avrebbe dovuto mettere a tacere il suo pensiero, don Milani è riuscito a parlare molto lontano nel tempo e nello spazio, con la forza dell’esempio e della parola. Nella sua vita aveva scoperto l’importanza della parola che libera ed edifica. E’ la parola che “fa eguali” gli uomini, rendendoli capaci di capire quando uno è ingannato o inganna. Dare la parola e la cultura ai figli dei più poveri, operai e contadini, divenne la sua grande passione di maestro e la sua missione di pastore. E’ così che decise che avrebbe aperto una scuola anche lì, sul monte di Barbiana, come aveva già fatto nella parrocchia di san Donato. manuela giani Per don Milani la scuola è sacra perché dà a tutti, anche ai più poveri, la possibilità di essere persone autentiche. La cultura, veicolo di umanità, è lo strumento più efficace per colmare l’abisso di differenza che divide il figlio di un medico o di un ingegnere dal figlio di un operaio o di un contadino. “Ciò che veramente conta per don Milani - ha sottolineato il prof. Innocente Pessina - è formare l’uomo, avvicinarlo al riconoscimento della sua grandezza e della sua dignità”. Un grande messaggio che conserva intatto il suo valore anche oggi. Strumento di emancipazione sociale del povero, la scuola insegna ad esprimersi e a difendersi con l’arma potente della parola e del pensiero. Rende consci dei propri diritti e capaci di difenderli. Insegna a reagire all’ingiustizia e a sentirsi responsabile di tutto. Stimola la ricerca della verità senza paura perché “la verità è una” e “al di sopra di tutto”, anche agli interessi di parte. “Far crescere le persone era la grande missione di don Milani”. A Barbiana non si studiava per essere valutati, ma per conoscere e per imparare. “Non si andava avanti, se l’ultimo non aveva capito – ha ricordato Agostino Burberi -. Ci si aiutava tra compagni e non aveva senso copiare. Si studiava per imparare, in sei attorno a un tavolo, con un solo libro. Don Milani leggeva e approfondiva. Insieme ricercavamo il significato etimologico delle parole, imparavamo l’analisi logica, leggevamo molto. Nel primo pomeriggio ci aspettava la lettura del giornale e di sera il cielo per riconoscere il nome delle stelle”. Ma Barbiana era soprattutto “una scuola di vita”, dove i testi di riferimento erano il Vangelo e la Costituzione italiana. Spesso si tenevano conferenze con esperti di argomenti e di materie di ogni genere. “Don Milani era molto rigido, esigeva il rispetto delle regole e non sopportava che si sciupasse il tempo, quasi ne era ossessionato. Forse perché lo sentiva sfuggire. Dei tredici anni passati a Barbiana, infatti, sette li ha vissuti nella malattia. Si curava di noi in tutto. E se qualche volta partiva uno scapaccione, non faceva male. Ciò che fa male a una persona che sta crescendo è il disinteresse, mentre noi ragazzi sentivamo che ci voleva molto bene”. Un amore, per i suoi ragazzi, che non confondeva mai i ruoli. Era lui il maestro e i suoi allievi gli davano del lei. Una fervente preghiera sale dai cuori dei suoi amici, che lo immaginano nella Comunione dei Santi, tra i quali non mancano i molti che, come lui, hanno servito la Chiesa e la Patria e lo hanno preceduto. Fra loro anche molti comaschi o delle nostre province, che sono state risparmiate dagli eccessi politici di altre zone d’Italia, grazie al loro disinteressato impegno. è giusto conservarne la memoria, per servire come loro anche nel tempo presente. Attilio Sangiani Ucid: ricordo di Giulio Barana ComoCronaca Sabato, 9 aprile 2011 23 La battaglia. Como liberata dalle truppe austriache 1859... S. Fermo e dintorni In questa puntata concentriamo i riflettori sullo scontro decisivo che permise a Garibaldi di scacciare le truppe nemiche dal comasco V ogliamo parlare in questa puntata della battaglia decisiva per la definitiva liberazione di Como dagli austriaci. Il 26 maggio 1859 Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi (questa volta riconosciuti dal Governo piemontese, che vi mandò al seguito Emilio Visconti-Venosta come commissario regio) aveva liberato Varese dagli Austriaci, sconfiggendo le truppe del tenente maresciallo Urban in un aspro combattimento. La notte sul 27 decise di partire con i suoi per Como, lasciando pochi Cacciatori a Varese per arruolare volontari. Fece sosta a Malnate, per attendere le informazioni delle guide: il nemico occupava col grosso delle truppe Civello e i dintorni, la riserva era sulla strada tra Civello e La battaglia di S. Fermo in una stampa di C. Bossoli Lucino, gli avamposti schierati sulla sponda della Lura a Lurate, di fronte a Olgiate. Garibaldi proseguì la marcia per Binago e Solbiate. Da qui mandò Enrico Cosenz con il 1° reggimento a occupare militarmente Olgiate, dove furono schierati gli avamposti. Il generale si fermò con gli altri due reggimenti a Solbiate, mandando pattuglie per collegarsi a Olgiate e spingendo un posto fino a Somaino. In questa posizione fu consumato il rancio di mezzogiorno. Poco dopo Garibaldi raggiunse il 1° reggimento a Olgiate e si fermò. Ordinò a Cosenz di riunire i suoi uomini e prepararsi a seguire il grosso nella nuova direzione di marcia. Da Olgiate, infatti, deviò verso Gironico, Paré e Cavallasca, dirigendosi a S. Fermo. La sua strategia era di simulare l’attacco frontale del nemico sulla Lura, ma in realtà portarsi a S. Fermo e da là eccitare l’insurrezione popolare di Como. La manovra riuscì senza che il nemico se ne avvedesse, perché gli avamposti del Cosenz furono Cieca violenza ...la rabbia delle truppe in fuga L ritirati con astuzia e a grandi intervalli di tempo. Una tradizione popolare dice che per ingannare gli austriaci il Cosenz abbia fatto mettere i berretti dei Cacciatori sulle piante di granoturco, simulando che fossero ancora schierati sul posto. Era il 27 maggio. Forse il mais non era ancora tanto alto. In un modo o nell’altro (anche ricorrendo a bastoni e fascine di legna prese ad Olgiate), quello dei berretti schierati dovette essere lo stratagemma per mascherare il ritiro dei Cacciatori dal simulato fronte d’attacco. Garibaldi, giunto a Cavallasca, pose il suo quartier generale in Villa Butti (già Imbonati, ora sede del Municipio) e predispose i piani di battaglia. Infatti nel frattempo l’Urban aveva ricevuto in rinforzo due battaglioni, con sei pezzi di artiglieria e uno squadrone di cavalleria, che andarono a occupare il Prato Pasqué (dove ora c’è lo stadio). Le altre truppe furono collocate tra Rebbio e Lucino; altre colonne si portarono di riserva sulla strada di Rondineto verso S. Fermo, dove fu raddoppiata la guarnigione di 150 ungheresi, che dal mattino si era piazzata presso la chiesa. L’attacco dei garibaldini cominciò alle ore 16 circa dalla Cascina Amata, con alla testa la compagnia del capitano Carlo De Cristoforis, che cadde però subito sulla strada verso S. Fermo, colpito dai nemici. E qui si inserisce un episodio, che forse spiega la pronta risposta del fuoco austriaco all’avanzare dei garibaldini. Lo racconta nelle sue memorie Carlo Castelli, un volontario di Mozzate, arruolato tra i garibaldini. Egli scrive che durante la marcia verso Cavallasca “un giovinotto che portava ad armacollo una cesta contenente oggetti di lattonerie, si era a noi unito. Dubitando fosse una spia (…) cercai allontanarlo, dicendogli che dei suoi oggetti non ne avevamo di bisogno; ma lui insistette e volle seguirci (…). Giungemmo così con le debite precauzioni in vicinanza di S. Fermo. (….). Garibaldi (…) diede le disposizioni per la linea di battaglia. Allorché comandò l’avanzarsi, quel giovinotto della cesta, levò un’armonica che teneva nascosta sotto gli abiti e senza metro cominciò a suonarla con strepito e lestezza, aprendo tutti i tasti, purché facesse del suono e suono forte. Alcuni garibaldini lo afferrarono tosto, e spezzatogli l’istrumento, lo picchiarono di santa ragione e lo tennero prigioniero come spia. Subito dopo quel primo muoversi dei nostri, e di quel malaugurato suono, gli Austriaci che trovavansi nascosti dietro, e nella chiesa di S. Fermo uscirono improvvisamente all’aperto, e fecero una scarica di fucili contro quella compagnia che avanzava in bellissimo ordine, e che non sapeva di trovare colà il nemico”. Senza dilungarsi sulle disposizioni tattiche dei garibaldini nella battaglia, va sottolineato che essa riuscì vittoriosa, grazie alla capacità strategica di Garibaldi, che aveva “spiazzato” l’Urban che disponeva di 8.000 uomini, contro i 3.000 garibaldini. Dopo le 21 Garibaldi entrava acclamato in Como, illuminata a festa, al suono delle campane. Il generale Urban dalla stazione di Camerlata portava in salvo le sue truppe verso Monza. Un soldato austriaco spara in una casa di contadini (quadretto ex-voto alla Madonna di Drezzo). Ai posteri è rimasta e tradizioni popolari infiorano di altri particolari quegli la ferocia del tenente eventi. A Civello si racconta maresciallo Urban i cui che in quel tardo pomeriggio portico il cadavere di Agostino nel mezzo del paese gli austriaci tessitore di seta soldati lasciarono a Maccio Rezzonico, addetti ai “servizi logistici” stavano diciottenne, ferito da due palle morte e distruzione preparando la cena per gli ufficiali di fucile e trapassato da colpi di e la truppa e stavano squartando baionetta. Un altro tessitore, di un bue appena macellato, appeso ad un grosso gelso. 14 anni e mezzo, Angelo Giovanni Pedretti, fu ucciso All’improvviso allarme giunto da S. Fermo, le truppe allo stesso modo mentre fuggiva inerme inseguito furono richiamate e frettolosamente lasciarono il paese dalla soldataglia austriaca. Il suo cadavere fu trovato il per andare alla battaglia. In un attimo del bue non 9 giugno in un campo di segale vicino al Roccolo del rimase neppure la coda. Quella sera (o forse la domenica Merlo. Un altro giovane di 24 anni, Angelo Gini, mentre 29, giacché era venerdì) i contadini di Civello poterono fuggiva inerme nei boschi della Macciasca, fu preso festeggiare a tavola la vittoria di Garibaldi con un piatto prigioniero dagli Austriaci, e fatto fucilare dall’Urban a di carne straordinario. Seregno il 29 maggio. Con lui fu fucilato anche Giudici Ma di converso, a Maccio, si sfogò la rabbia del tenente Luigi, di 23 anni, nativo di Bulgaro e domiciliato a maresciallo Urban e delle sue soldataglie. Lucino. Rischiò la stessa sorte, ma fu rilasciato un altro Esse fecero irruzione alla Macciasca, con azioni di ostaggio preso a Maccio, Paolo Roncoroni, di 12 anni. vandalismo e violenze contro i massari del conte “Tutti di buonissimi costumi – annota il parroco di Sebregondi. Colpirono al ventre con la baionetta Maccio nel registro dei morti del 1859 – e specialmente il Francesco Dominioni, minacciarono di archibugiare Gini era d’angelica condotta”. Andrea Bernasconi, che portarono via prigioniero con Ai caduti della battaglia di S. Femo (ricordati – oltre che Giosuè Dominioni di Lurate e altri sette uomini del a S. Fermo sul monumento e sul “cippo de Cristoforis” Belvedere. Questi furono poi rilasciati per l’intervento – su una lapide al Cimitero Munumentale, dove furono del conte Sebregondi, podestà di Milano. Ma non tutti traslati dal cimitero di Cavallasca i loro resti) andrebbero scamparono alla ferocia “nazista” dei “Tedeschi”. Alla aggiunti anche i nomi di questi civili, di cui qui si è cascina Baragiola in Macciasca fu trovato sotto un voluto fare memoria. In suffragio dei combattenti caduti si celebrò una messa funebre il 18 luglio nel santuario di S. Fermo, cantata dall’arciprerte del Duomo monsignor Silo. Pronunciò l’elogio funebre il prof. don Camillo Manzoni. Vi assistevano i Cacciatori delle Alpi, i soldati feriti francesi convalescenti (da Solferino) e le guardie nazionali di Como. Sopra la porta era esposta l’epigrafe: ONORI FUNEBRI AI PRODI DELLA LEGIONE INVITTA DI GARIBALDI CHE IL 27 MAGGIO 1859 SULLE SOGLIE DI QUESTO TEMPIO VIRILMENTE COMBATTENDO PER LA PIÙ SANTA DELLE CAUSE VERSARONO IL LORO SANGUE E FU L’ULTIMA LORO PAROLA VIVA L’ITALIA. Quanti siano stati i morti tra gli austriaci non si sa esattamente. Andrebbe fatto lo spoglio nei registri dei morti presso le parrocchie coinvolte. A Breccia ne è registrato uno, ungherese, caduto presso Rondineto. Mario Mascetti/8 Confcooperative 24 Sabato, 9 aprile 2011 Salute. 40 i bambini assistiti fino ad oggi A Lomazzo nel educativo, formativo, di 2006 alcune integrazione, di sostegno persone, genitori e supporto (idealmente di bimbi colpiti da in un’unica struttura, encefalopatie complesse e eventualmente anche disturbi dello spettro autistico, integrando gradualmente i decidono di fondare la diversi progetti). è previsto cooperativa SOLE. quindi l’ampliamento Data la particolarità delle dell’ambulatorio esistente patologie e la spesso frequente sia in termini di orari di inefficacia delle terapie apertura che di spazi, utilizzate tradizionalmente l’apertura di un CDD per nei casi di cerebro lesioni e minori disabili che sarà sindromi autistiche, i soci probabilmente l’unico fondatori si sono riuniti per nel suo genere in tutta la cercare insieme e attraverso Regione Lombardia, che l’intervento di personale non sia in conflitto con la medico, altre vie di cura realtà educativa scolastica che consentissero ai propri ma permetta di offrire al figli di vivere in condizioni suo interno (riducendo maggiormente dignitose. notevolmente i costi per le Ed è così che l’attività della famiglie) le migliori terapie cooperativa ha preso il via per dare la possibilità accogliendo, riunendo e ai bambini/ragazzi di guidando le famiglie con figli conseguire/affinare le affetti dalle stesse patologie proprie autonomie e in modo da mappare le potersi così inserire nel esperienze di cura e le terapie contesto educativo in modo già utilizzate da alcuni per più proficuo. essere aggiornati su nuovi In questo scenario sarà e più efficaci approcci necessario implementare scientifici. il processo di formazione Un altro aspetto che il di terapisti qualificati, SOLE ha a cuore è quello offrendo momenti economico che in questi casi formativi per preparare è particolarmente oneroso, terapisti/educatori da compito della cooperativa inserire nella struttura, è quello di fare in modo ma anche da offrire che le terapie, spesso molto direttamente alle famiglie o costose, non impediscano ai ad altre realtà. bambini di essere beneficiari L’apertura di un negozio di trattamenti adeguati ed di generi alimentari bio, efficaci. con angolo farmacia, Dal momento della sua consentirebbe di avere costituzione ad oggi la una modesta fonte di cooperativa Sole ha fornito finanziamento per le A Lomazzo, nel 2006, un gruppo di genitori vicino a bimbi con problemi attività della cooperativa un aiuto concreto a circa 40 bambini provenienti ma anche dare lavoro ad di autismo o cerebrolesi fonda “Speranza Oltre Le Encefalopatie” principalmente dal territorio alcuni ragazzi già grandi. delle province di Como, Varese Tra le caratteristiche del e Milano. progetto è importante Sono stati creati gruppi di acquisto di accessibile e a costi contenuti per - Difficoltà di orientamento delle famiglie valorizzare alcune peculiarità che sono: rimedi, integratori, fitoterapici e quanto il maggior numero di bambini che e dispersività nelle risposte. - La novità del progetto, sia per quanto ritenuto necessario ed efficace per i necessitano di tali prestazioni. - Difficoltà di integrazione sul territorio attiene al contesto territoriale di piccoli pazienti seguiti. L’esperienza maturata dai soci dei bambini disabili. riferimento che per la tipologia di La cooperativa Sole sta anche della cooperativa Sole, sia per le A fronte della serie di problematiche intervento; provvedendo all’acquisto di macchinari collaborazioni alla realizzazione delle elencate e dei bisogni da colmare la - la sostenibilità e la continuità nel per il trattamento di paresi cerebrali e attività della stessa che per i propri cooperativa Sole sta studiando soluzioni tempo: l’erogazione dei servizi, per sintomatologie connesse, adeguatamente percorsi genitoriali, hanno consentito progettuali finalizzate all’apertura di un quanto a condizioni economiche molto supportate da personale medico e loro di mettere a fuoco alcuni aspetti centro polivalente in cui fa confluire una agevolate, permetterà un guadagno in terapisti specializzati. problematici: serie di servizi verso i minori disabili, grado di garantire la continuità nel tempo In relazione a quest’ultima attività la - Carenza di servizi per minori disabili afferenti sia all’area medico sanitaria sia dei servizi offerti ed in qualche caso cooperativa si è ulteriormente attivata nella provincia di Como e sul territorio ad interventi psico-educativi. anche di aumentarli. per l’apertura di un ambulatorio circostante. All’interno di questo ampio quadro pagina a cura di in cui svolgere le visite mediche di - Difficoltà di reperimento ed accesso ad progettuale la cooperativa ha pensato confcooperative professionisti “convenzionati”, così alcune terapie riabilitative. ad un centro con diverse funzioni ed unione provinciale di como da offrire un servizio più facilmente - Crescita della domanda di intervento. obiettivi: medico-valutativo, riabilitativo, www.eurekacomo.it La cooperativa S.O.L.E. La cooperativa SOLE va incontro alle esigenze dei ragazzi che manifestano difficoltà sui banchi Il progetto: “Che fatica faccio a scuola” Per saperne di più Coop SOLE Via Graffignana 13/a – Lomazzo (CO) 329 8453365 – [email protected] – www.coopsole.org S ono ancora molti i genitori che si trovano a dover fronteggiare le difficoltà scolastiche dei propri figli e sono anche molti gli insegnanti che lamentano la fatica di qualche alunno nella loro classe. Le difficoltà connesse all’apprendimento comprendono un’ampia gamma di problematiche di varia entità. Le difficoltà di apprendimento consistono in problematiche più o meno gravi che possono rallentare e ostacolare il percorso scolastico e sono riconducibili a fattori personali o contestuali. I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) riguardano invece alterazioni innate del sistema nervoso centrale che si manifestano con fatiche specifiche. Comprendono disturbi di lettura (dislessia) di scrittura (disortografia e disgrafia) o di calcolo (discalculia). Si deve quindi intervenire per offrire ai bambini un supporto riabilitativo concreto e personalizzato, per far loro acquisire strategie e metodi che possano facilitare il loro percorso e compensarne le difficoltà. La cooperativa Sole va incontro alle difficoltà di ragazzi che sono alle prese con la fatica della scuola che si manifesta in segnali di disagio quali demotivazione, paura di sbagliare, scarsa autostima, frustrazione. E lo fa naturalmente coinvolgendo le famiglie che ne fanno richiesta. è previsto un primo incontro conoscitivo con due esperti in disturbi di apprendimento (una neuropsichiatra e una psicologa). Insieme si valuterà la situazione, le necessità del bambino e le aspettative della famiglia, dopo di che si pianificherà un momento di raccordo con gli insegnanti. Si ritiene importante infatti che l’intervento si fondi sulla condivisione tra la scuola, la famiglia e gli esperti. Obiettivi finali dell’intervento sono il benessere del bambino e il recupero delle difficoltà di apprendimento attraverso strategie specifiche concordate e condivise. I fondi a disposizione della cooperativa permettono di offrire gratuitamente il servizio di consulenza iniziale a tutti i richiedenti ed il percorso individualizzato con l’operatore a 10 bambini. ComoCronaca La restituzione della Visita Pastorale Foto William Prealpi, verso un sinodo zonale U na bella immagine di Chiesa. Una Chiesa che, per un momento, non guarda a se stessa ma, dimentica delle sue beghe interne e delle sue magagne, guarda alla realtà del mondo, per il quale è chiamata a vivere, consapevole di avere qualcosa da dire che è significativo per la vita, certa di avere un posto per tutti. Una Chiesa protagonista di una celebrazione sobria ed essenziale. Una Chiesa raccolta, con affetto, attorno al suo Vescovo e ai suoi collaboratori. Una Chiesa che esprime incondizionata fiducia nella presenza del Signore, che ama e libera. Una Chiesa che sa ritrovare le parole di sempre, che hanno fatto e fanno la vita della Chiesa: la possibilità dell’incontro dell’uomo con Dio, l’attenzione ai poveri, la percezione del Regno di Dio come realtà di pienezza dell’umano. Questo è stato il vissuto espresso da molti dei tanti fedeli della Zona pastorale Prealpi che nella serata di venerdì 1 aprile hanno partecipato alla restituzione della Visita pastorale, fatta dal Vescovo alla Zona durante lo scorso anno. L’omelia del Vescovo, l’intervento del Vicario Foraneo don Mario Ziviani e il ringraziamento fatto al Vescovo da parte della Zona, hanno messo a fuoco le tappe e i contenuti essenziali di questo importante momento ecclesiale, che il Vescovo ha riassunto nelle indicazioni al termine della Visita pastorale, delle quali è stato sottolineato il pregio della linearità e dell’essenzialità. Il Vescovo ha rivolto alla comunità zonale indicazioni precise ed importanti. La prima indicazione è l’invito a recuperare l’essenza del cristianesimo, che è relazione tra persone, fondata nella relazione con la Persona, che per la fede cristiana rappresenta la sola, vera, autentica novità di tutta la storia: Gesù Cristo, figlio di Dio. La seconda indicazione è l’invito a Notizie flash ■ Appiano Il 9 e 10 aprile la fiera zootecnica Organizzata a cura della Pro Loco, del Comune di Appiano Gentile, della Provincia e del Parco Pineta, si terrà il 9 e il 10 aprile la seconda edizione della fiera zootecnica nella sede del Parco di Villa Rosnati, una “due giorni” dedicata all’ambiente e all’agricoltura che farà il punto della situazione sulle condizioni di salute del settore e sullo sviluppo zootecnico nell’appianese. Una bella immagine di Chiesa quella espressa il 1 aprile dai molti fedeli recuperare l’essenza della Chiesa, Corpo di Cristo prima che Popolo di Dio, secondo una più affermata e più diffusa definizione conciliare. A partire da questa operazione di sintesi e di ricentramento della fede cristiana, la terza indicazione invita ad una rinnovata progettualità pastorale, da declinare secondo le coordinate della qualità della vita di fede, di una vissuta e condivisa fraternità, di una più incisiva missione apostolica della Chiesa. Un quadro preciso, lineare, essenziale che, in quanto tale, accresce la responsabilità dell’intera comunità zonale di recepirlo e metterlo in atto. La zona, nell’articolazione dei suoi due nuovi vicariati, è stata invitata alla celebrazione di un Sinodo zonale. Anche questa esperienza ecclesiale, come quella della Visita pastorale, è esperienza di lunghissima tradizione, di pregnante e straordinaria ricchezza per la vita della Chiesa. Il Sinodo zonale sarà il primo banco di prova per verificare l’accoglimento delle indicazioni del Vescovo e per accertare quanto la comunità zonale, docile all’azione dello Spirito Santo, saprà mettere in atto per un rinnovamento vero della pastorale. La Chiesa non è opera di singoli. La Chiesa è comunione, quindi cammino, ricerca e condivisione comuni; è “sinodo” nella sua stessa essenza. Il Sinodo, che la Zona pastorale Prealpi si prepara a vivere, sarà allora importante non tanto per i suoi contenuti, quanto per lo stile di vita ecclesiale che saprà testimoniare: lo stile sinodale di una comunione vera, capace di permeare la vita e l’azione Sabato, 9 aprile 2011 25 ■ Tavernerio della comunità cristiana che si esprime innanzitutto nel comandamento della carità. L’itinerario sinodale è scelta privilegiata per ripensare il servizio della nostra Chiesa zonale “all’intima unione con Dio e all’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1), alla luce dei profondi mutamenti che caratterizzano la storia degli uomini e la vita della Chiesa anche nel nostro territorio, in questo tempo di profonde trasformazioni che vanno al di là della nostra stessa capacità di piena comprensione. Questa esperienza sinodale zonale, dopo l’interruzione dell’XI Sinodo diocesano, che nella vita della Chiesa di Como sarebbe stato il primo sinodo diocesano celebrato dopo il Concilio Vaticano II, rappresenta dunque una significativa ed importante esperienza ecclesiale. Forse è una chiamata dello Spirito della quale prendere doverosa, responsabile, piena consapevolezza. Questo Sinodo della Zona pastorale Prealpi non sarà altro che un cammino di Chiesa, guidato dall’unico Spirito e fatto da tutti insieme, rivolto a rinsaldare l’unità della fede e la comunione delle persone nella molteplicità e diversità di carismi e ministeri. Questa prospettiva, pur nella sua sinteticità, può aiutarci a capire che il cammino sinodale sarà fondamentalmente un cammino di profonda e radicale conversione personale ed ecclesiale. LUCIANO GALFETTI Con il Gal: “Astronomia dal cortile” Venerdì 8 aprile, con inizio alle ore 21.00, presso il cortile del Centro Civico “Rosario Livatino” di Tavernerio, in via Risorgimento 21, il Gruppo Astrofili Lariani organizza “Astronomia dal cortile”, un’osservazione della Luna al primo quarto, di Saturno e delle meraviglie del cielo primaverile. I partecipanti sono inviatati a portare i loro strumenti. L’ingresso è libero. Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Risorgimento, 21 a Tavernerio, presso il Centro Civico “Rosario Livatino”; tel. 328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: info@ astrofililariani.org; sito web: www. astrofililariani.org. ■ Ozanam Cambio di mail per la Piccola Casa La Piccola Casa Ozanam di Como, che da anni accoglie senza fissa dimora, comunica il nuovo indirizzo mail dell’associazione: segreteria@ ozanamcomo.it. Il precedente (ozanam. [email protected]) non è più attivo. Fitto calendario di iniziative segnalate dall’Accademia delle Arti e dei Commerci Notizie flash Cultura e... cucina ■ 13 aprile Aprile: mese ricco di eventi Capire il nord Africa al Cardinal Ferrari “Capire il nord Africa. è primavera sull’altra sponda del Mediterraneo?”. è questo il titolo dell’incontro che si terrà mercoledì 13 aprile, alle 20.45, al centro pastorale cardinal Ferrari di Como. All’incontro, promosso dall’Ufficio Missionario diocesano, sarà presente il prof. Luigi Paolo Branca, docente di storia dei paesi islamici e di letteratura araba all’Università Cattolica di Milano. Si tratta del primo incontro organizzato dalla nuova “equipe mondo” del Centro Missionario. Un’occasione per capire qualcosa di più su quanto sta accadendo alle porte dell’Europa”. “Il nostro obiettivo – spiegano i responsabili – è quello di offrire momenti di informazione e approfondimento su tematiche di attualità che non possono non interessarci. Un modo per guardare alla realtà cercando di fuggire da stereotipi o pregiudizi”. U n mese di aprile ricco di appuntamenti quello che attende il capoluogo comasco. Tra gli eventi da segnalare, per i palati fini, “Polenta e…” la 10° rassegna gastronomica promossa dall’Accademia delle Arti e dei Commerci “Santa Giuliana”, a Como, che durerà fino al 16 aprile. In 15 tra ristoranti e locande di Como e dintorni sarà possibile scegliere tra un piatto unico (ovviamente a base di polenta) al prezzo di 15 euro, un menù più nutrito a 20 euro, o un menù a prezzo libero, comprensivi di ¼ di vino, 1/2 minerale e un caffè. Tra gli altri appuntamenti da annotare: presso la basilica di S. Fedele proseguono le elevazioni spirituali in preparazione alle celebrazioni innocenziane, con musica sacra (dalle 16 alle 17.30) a cura degli organisti Simone Ratti (9 aprile) e don Nicholas Negrini (16 aprile). Dal 9 al 17 aprile si svolgerà, presso la Pina- visita a Forlì e ravenna il 14 e 15 maggio L’appuntamento è promosso dalla sezione di Como di Italia Nostra e dall’Istituto Carducci L a sezione di Como di Italia Nostra e l’Ist. Carducci organizzano per sabato 14 e domenica 15 maggio una visita a Forlì con la mostra “Melozzo da Forlì. L’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello” e a Ravenna con lo splendore dei suoi mosaici, guidata da Nadia Righi, storico dell’arte e conservatore del Museo coteca Civica, la XIII Settimana della Cultura, che prevede il 9 una conferenza (inizio previsto sempre alle 16) di Sergio Rebora sulla pittura dell’Ottocento lombardo e un laboratorio creativo per bambini dal titolo “Giochiamo con i colori della Primavera”, e il 16 una conferenza di Fabio Cani “La storia celebrata: 150 anni di monumenti nel territorio comasco”, in contemporanea con il laboratorio creativo per bambini “Tesori di vetro”. Al Teatro Sociale andrà in scena il testo di “Processo a Cavour” (8 aprile) alle 20.30, lo spettacolo “Biancaneve ha le mutande di pizzo” (15 aprile, ore 20.30) e la danza “Pinocchio burattino senza fili” (16 aprile, ore 20.30). L’associazione Giuseppe Carducci organizza, alle 21 di sabato 9 aprile, il Diocesano di Milano. Il programma prevede sabato 14 maggio, alle ore 7.00 la partenza da Como e l’arrivo a Forlì, con la visita alla mostra allestita presso i Musei San Domenico; in serata arrivo a Milano Marittima per cena e pernottamento. Domenica 15 maggio ci si trasferirà a Ravenna, con visita agli splendidi monumenti paleocristiani e bizantini della città, riconosciuti patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco: la Basilica di S. Vitale, il mausoleo di Galla Placidia, concerto di musica corale “Sperent in Te”, per la direzione di Francesco Barbuto; e alla stessa ora di martedì 12 aprile il “Recital pianistico” per il bicentenario della nascita di Franz Liszt. Continua anche in aprile, infine, la rassegna dei concerti promossi dal Conservatorio G. Verdi. Sabato 8 aprile, alle 17.30, presso la Sala Bianca del Teatro Sociale sabato in musica con “La perfezione del barocco”; sabato 16, alle ore 15 presso l’Aula Magna del Politecnico “sabato in musica “Pomeriggio in jazz e domenica 17, alle 17.30, presso il Salone dell’Organo del Conservatorio. Appuntamento con “I concerti d’organo Goldberg”. Appuntamenti per tutti i “gusti” dunque, con l’imbatazzo delle scelta . il Battistero Neoniano, il Battistero degli Ariani, la Basilica di S. Apollinare Nuovo, la Basilica di S. Apollinare in Classe; il rientro a Como è previsto in serata. La quota di partecipazione è di 290 euro (supplemento camera singola di 50 euro), comprensiva di viaggio in pullman, pernottamento, cena, colazione, assistenza culturale, ingressi nei luoghi d’arte. Per informazioni ed iscrizioni (saldo entro giovedì 14 aprile): Ist. Carducci, tel. 031.267365. (s.fa.) Associazioni 26 Sabato, 9 aprile 2011 Bellagio. Lo scorso 27 marzo D omenica 27 marzo si è svolta a Bellagio l’annuale Giornata di Spiritualità della Sottosezione di Como dell’UNITALSI. Il programma comprendeva la preghiera delle Lodi, la meditazione, la celebrazione della S. Messa, il pranzo, la preghiera del s. Rosario e l’Adorazione eucaristica. Particolarmente significativa per i presenti è stata la riflessione tenuta da mons. Lorenzo Calori che ha invitato a percorrere il cammino della Quaresima uniti al Signore “nella vita nuova” che Lui stesso ci dona. Parlando agli unitalsiani, don Lorenzo ha aiutato a riscoprire la propria identità di “cristiano vicino ai malati”, l’impegno che da questa ne deriva, le capacità che ciascuno innanzitutto deve chiedere al Signore per poter vivere questa “vocazione”. Una vicinanza alle persone sofferenti che non è fatta di A cose ma di presenza personale: mai la persona che si trova a vivere il momento della prova e del dolore può essere lasciata sola! La vita si segnerebbe inevitabilmente di tristezza e di vuoto! C’è un canto che anche l’unitalsiano deve tenere ben presente, una preghiera che nel pomeriggio abbiamo rivolto insieme al Signore durante l’Adorazione eucaristica: “Quanta sete nel mio cuore: solo in Dio si spegnerà … Il Signore è la mia vita, il Signore è la mia gioia”. Il compito che ha chi si fa prossimo al malato è grande: attraverso la propria presenza di cristiano deve aiutare a cogliere la presenza di Dio... Ed ecco la provocazione per ciascuno: “Ma, sono veramente cristiano? ”. Per stare accanto al malato è necessario un grande rispetto, e quindi il silenzio, la compassione, l’amore. I passi del Vangelo che hanno illuminato questo momento preghiera di Gesù al Padre, che è divenuto un invito per gli unitalsiani riuniti per la loro Giornata di Spiritualità: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi» (Gv 17, 11). I cristiani devono essere uniti tra loro! Non è sufficiente che ciascuno sia unito a Dio. Non è sufficiente questo per essere vicini ai malati da cristiani. Bisogna sentirsi in comunione gli uni con gli altri, sentire che ci si muove “insieme” anche quando ci si muove singolarmente, sentire che si è associazione, che si è Chiesa! E poi, insieme al sentirsi “uniti” agli altri, il sentirsi “mandati”. Come se uno si dicesse: «Non sono unitalsiano perché ho deciso io di esserlo, ma perché Dio mi ha chiamato, e mi ha dato un incarico, mi ha mandato». Gesù disse fine mese ha avuto luogo l’annuale appuntamento di preghiera al Padre: «Come tu hai mandato me nel mondo, della sottosezione comasca del sodalizio anche io ho mandato loro nel mondo» (Gv 17,18). della meditazione sono quelli relativi che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17, Mons. Calori ricordava alla morte di Lazzaro, alla preghiera di 1.3). Solo se ci lasciamo raggiungere da anche che prima di accostarsi al malato Gesù nel Getsemani, al grido di Cristo questo dono del Signore, solo se abbiamo vi è la necessità della preghiera, che aiuta dalla croce. Durante la meditazione si è veramente questa Vita in noi, avremo a “non aver paura” e che permette di non guardato a Gesù, alla sua umanità vissuta veramente “qualcosa da dare” alla persona preoccuparsi di quello che si dovrà dire o in obbedienza alla volontà del Padre; don sofferente nel corpo e nello spirito. Se fare … Gesù ci ha assicurato che lo Spirito Lorenzo ha ricordato che Gesù ha voluto desideriamo che la nostra vicinanza sia Santo ci assiste sempre. Don Lorenzo, non identificarsi con coloro che soffrono: «Ero vera e ricca ed efficace, c’è bisogno che senza aver invitato a guardare a Maria, malato e mi avete visitato» (cfr Mt 25,36). prima noi stiamo vicini a Dio, attraverso sollecita a Cana, presente e silenziosa Farsi prossimo, essere vicino, significa Colui che Egli ha mandato. Non possiamo presso la Croce di Gesù, concludeva la sua anche aiutare ad accettare la realtà, la vivere da cristiani se non viviamo uniti a riflessione con un ricordo e un augurio: propria situazione. Compito non facile, Cristo: “Non possiamo dare ciò che non il ricordo della S. Messa che a Lourdes soprattutto quando si sa che il domani abbiamo”. Conoscere Dio è un suo dono, ogni mattina alle 6.15 vede riuniti Sorelle riserverà un peggioramento... non è una nostra conquista; la preghiera d’assistenza e Barellieri, quell’incontro Anche qui la luce del Vangelo non manca di Gesù al Padre continua infatti con con il Cristo che ravviva in ciascuno la Vita però di rischiarare il cammino: “Gesù queste parole: «Io ho fatto conoscere loro vera; l’augurio che, dopo ogni nostra visita, disse: «Padre … Questa è la vita eterna: il tuo nome » (Gv 17,26). C’è poi un altro la persona malata che abbiamo incontrato che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui brano di Vangelo, tratto sempre dalla possa dire: «Dio si è ricordato di me». Unitalsi e spiritualità Ac: esercizi spirituali a Pellio Intelvi Si sono svolti dall’1 al 3 aprile scorsi presso la casa “Nostra Signora di Fatima” G li esercizi spirituali segnano il momento del “riposo in Dio”, quello di cui abbiamo tanto bisogno dopo il frastuono e i ritmi convulsi degli impegni quotidiani. In quella circostanza sono messe alla prova le facoltà che Dio ci ha dato: spirito, mente e cuore. Si può dire che il nostro spirito deve riportare ad unità la mente e il cuore, con lo stesso circuito armonico che esiste nella Trinità. I più toccati dalla I Gruppi del Rinnovamento dello Spirito pellegrini a Maccio N Grazia riescono a ricostruire questa unità, favoriti dagli esercizi spirituali. Come dice un poeta gesuita – Didier Rimaud - che abbiamo ascoltato sabato sera, “lo Spirito parli al nostro spirito – nel silenzio”. E’ una grazia anche il fatto che la Chiesa, nel suo cammino post-conciliare, continui a riproporre la meditazione della Parola di Dio come fonte di rigenerazione spirituale, come archetipo da cui riconoscersi figli di Dio, da cui ascoltare chi è il nostro Dio, di che qualità debbano essere i suoi discepoli e su chi modulare e modellare la nostra vita. E’ una Parola che conserva un nucleo essenziale – trasmesso integro nei secoli – ma che suggerisce modulazioni, colori e sfumature diverse nei diversi tempi della vita individuale e della storia collettiva. E’ una Parola esigente ma che dà speranza, che apre gli spazi angusti del nostro cuore. La nostra guida, don Giambattista Piacentini, assistente unitario e adulti dell’Azione Cattolica di Cremona, ci el cuore della Quaresima i Gruppi del Rinnovamento nello Spirito Santo di Como e del Decanato di Appiano Gentile si recheranno in pellegrinaggio al Santuario Diocesano della SS. Trinità Misericordia di Maccio per prepararsi alla Pasqua ormai imminente e vivere un’esperienza forte di fede e di intensa spiritualità. “Siamo grati a Dio - spiegano - per questo luogo privilegiato dove Egli ancora una volta manifesta la Sua più grande pre- rogativa, quella della Misericordia. Qui a Maccio è singolare il fatto che sia presentata tutta la SS. Trinità come Misericordia. Certamente Dio sta preparando grandi doni per i suoi figli se si aprono con amore e disponibilità all’azione della Sua grazia”. Per chi vuole associarsi al pellegrinaggio, l’appuntamento è per martedì 12 aprile ore 20.15 davanti alla chiesa di Luisago ( per chi vuole raggiungere Maccio a piedi), per gli altri ci si trova in Santuario per le ore ha condotti, attraverso il Vangelo, in questo cammino di educazione alla scuola del Maestro. “Educaci, Signore!” era infatti l’invocazione che ha scandito le meditazioni. Quando la meditazione riesce a tradursi in preghiera e a generare la pace contemplativa, allora veramente la lode e l’inno di grazie prorompono dal cuore : è l’unico momento in cui Dio Padre, Figlio e Spirito Santo hanno il primo posto. La sede prescelta – la casa parrocchiale “Nostra Signora di Fatima” a Pellio Intelvi – ha favorito la contemplazione offrendo ai presenti un incantevole panorama sul lago di Lugano, accerchiato e custodito dall’imponente catena dei monti chiazzati dai persistenti nevai. Ci siamo lasciati augurandoci un buon proseguimento del cammino di Quaresima. Un vivo grazie a don Giambattista Piacentini e ai nostri assistenti, don Ivan e don Emanuele. Giulia Galfetti 21. “Ci uniremo nella prima parte alla preghiera già programmata dalla parrocchia: alle 21 catechesi sulle parabole della Misericordia, seguirà supplica alla SS. Trinità Misericordia, esposizione del SS. Sacramento e adorazione animata dal R.n.S. Al termine il rettore illustrerà il messaggio del Santuario. Ricordiamo inoltre che sabato 9 aprile presso la chiesa di Portichetto alle ore 20,45 ci sarà il terzo incontro di adorazione eucaristica “Roveto ardente”. Valli Varesine 28 Sabato, 9 aprile 2011 L ospedali in aiuto dei più piccoli a collaborazione tra l’Ospedale Filippo Del Ponte di Varese e il Policlinico-Mangiagalli di Milano continua e cresce, nell’interesse dei piccoli pazienti. Lo dimostra quanto avvenuto a inizio settimana, nelle sale operatorie del nosocomio di piazza Biroldi: un bimbo di Varese, nato il giorno prima al Del Ponte con una complessa anomalia congenita intestinale, è stato operato con successo da un’équipe chirurgica guidata dal dott. Ernesto Leva, responsabile della Chirurgia Neonatale della struttura milanese, in collaborazione con gli anestesisti dell’Ospedale varesino, guidati dal primario, il dott. Parmenio Mercuri. Due ore di intervento che hanno permesso di risolvere la grave malformazione intestinale che non avrebbe consentito al bimbo di continuare a vivere. Ora il neonato è ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale e le sue condizioni sono buone. «L’intervento è perfettamente Giornata Fai riuscito – commenta soddisfatto il dott. Massimo Agosti, Direttore della Terapia Intensiva Neonatale e di tutto il Dipartimento MaternoInfantile – Il bambino sta bene, ha superato brillantemente i primi giorni, quelli più critici, subito dopo l’operazione. Questo intervento dimostra la grande utilità dello stretto rapporto di collaborazione tra il nostro dipartimento e la chirurgia neonatale del PoliclinicoMangiagalli, che sta proseguendo così da permettere anche a questo piccolo paziente di essere operato nello stesso ospedale dove è nato, evitando trasferimenti in altre città. Allo stesso tempo, questo episodio conferma le grandi potenzialità del Dipartimento Materno-Infantile di Varese, dove lavorano professionisti di grandi capacità e competenza. Un Dipartimento che è già punto di riferimento non solo provinciale ma anche regionale per tutta l’area inerente alla donna, al neonato e al bambino». www.varesenews.it Molto apprezzato il lavoro dei giovani “ciceroni”. Illustrati i lavori realizzati nell’ultimo periodo. Un successo la visita a Cittiglio S abato 26 e domenica 27 marzo scorsi l’antica chiesa romanica di San Biagio in Cittiglio è stata inserita nel circuito della “Giornata FAI di Primavera”, promossa per il 19° anno consecutivo dal Fondo Ambiente Italiano (FAI), la fondazione privata che gestisce molti monumenti e beni paesaggistici italiani e che in occasione di questa giornata, oltre ai propri beni, promuove anche l’apertura di altri monumenti (non gestiti dal FAI) presenti sul territorio per favorirne la conoscenza da parte di un pubblico vasto ed interessato. Tra questi, anche la chiesa di San Biagio che è stata aperta a accessibile per tutta la durata della manifestazione. Sorprendente il numero di visitatori (stimati in oltre 500) che nei due giorni si sono susseguiti in maniera continuativa sul colle di San Biagio per conoscere la storia di questo monumento e scoprire i segreti che gli scavi archeologici, eseguiti nella chiesa dal 2006 al 2009, hanno riportato alla luce. Nemmeno la pioggia che a tratti ha imperversato nella giornata di domenica ha fatto desistere gli appassionati che hanno così potuto scoprire un monumento ancora poco noto, ma certamente significativo del territorio valcuviano. La visita è stata anche occasione per prendere visione dei lavori che negli ultimi mesi hanno interessato la navata e che porteranno a breve alla riapertura al culto della chiesa, ma che, nel contempo – grazie alle ampie superfici in cristallo poste sul pavimento – lasceranno in vista gli elementi architettonici ed artistici più importanti rinvenuti con gli scavi archeologici. Si stanno, quindi concretizzando più che positivamente gli sforzi che la parrocchia di Cittiglio ed il “Gruppo Amici di «Giornata del verde pulito»: la risposta dei volontari ■ Brenta “Fremiti di vita” un libro per affrontare il tumore Sabato 2 aprile si è tenuta la presentazione del libro “Fremiti di Vita”, che raccoglie poesie e scritti di Fausta Salati Roffia, per oltre 20 anni maestra elementare a Brenta. L’iniziativa è stata promossa dalla Lega Italiana per la lotta contro i tumori – delegazione della Valcuvia con il patrocinio dei comuni di Brenta e di Cittiglio (comune ove la Salati vive e risiede). Il ricavato dalla vendita del libro è devoluto all’associazione per la lotta contro i tumori. ■ Cittiglio Venerdì 8 aprile la rivista di ricerca storica Venerdì 8 aprile, alle ore 21.00, in Sala Consiliare a Cittiglio, è in programma la presentazione del primo numero della rivista “Storia e storie della sponda magra” a cura del “Gruppo Ricerca Storica” di Laveno Mombello. Presentano il libro la Paola Bevilacqua e Gianni Pozzi. ■ Cittiglio Cena povera con don Giusto Della Valle La parrocchia di Cittiglio e il gruppo missionario propongono una “Cena Povera” per raccogliere fondi per le missioni e per un momento di riflessione. Ad animare la serata: don Giusto Della Valle, già fidei domun in Camerun. ■ Cavona Il 16 aprile: pellegrinaggio vocazionale zonale Sabato 16 aprile pellegrinaggio vocazionale. Ritrovo alle ore 7.00 alla cappelletta di Santa Teresa. Anima la parrocchia di Cunardo. San Biagio” hanno sostenuto fin dal 1988 per arrivare al completo restauro della chiesatta di San Biagio. Certamente positiva e di successo anche l’iniziativa degli “ Apprendisti Ciceroni” che ha visto operativi sul posto gli studenti di due classi del Liceo “Sacro Monte” di Varese che accoglievano i visitatori e li accompagnavano nella visita guidata alla scoperta degli elementi architettonici più significativi e delle vicende storiche più caratteristiche legate a questa chiesa. Un plauso, quindi, alla scuola ed agli insegnati che hanno saputo coinvolgere e preparare in maniera così proficua ed approfondita i giovani studenti che più volte – nei due giorni di servizio – hanno ricevuto i complimenti per le loro spiegazioni. A.C. In occasione della giornata regionale del “Verde Pulito” che si è svolta su tutto il territorio lombardo domenica scorsa 3 aprile, in alcuni comuni valcuviani si è svolta la giornata ecologica che ha visto la partecipazione di cittadini e volontari di diverse associazioni. Nell’immagine che pubblichiamo un momento della pulizia attuata da protezione civile e guardie ecologiche a Cittiglio, lungo i bordi della strada statale che sale in Valcuvia. Collaborazione anti-incendio D a sabato 2 e sino al prossimo 23 aprile saranno presenti ed operativi sul territorio delle due comunità Montane delle Valli del Verbano e del Piambello, 36 volontari A.i.b. (Antincendio boschivo), provenienti da La Spezia, Genova e Savona. Questa presenza – suddivisa su tre turni - rientra nell’accordo di cooperazione permanente sul fronte Sul territorio, fino al dell’antincendio boschivo sottoscritto nel 2010 tra regione 23 aprile, in azione Lombardia e regione Liguria squadre di volontari e che ha già determinato per esercitazioni. l’invio di squadre provenienti anche dall’Alto Varesotto è ritenuto quello di massimo nella zona di Arenzano e di pericolo antincendio per La Spezia lo scorso mese il territorio prealpino. Tra d’agosto. La collaborazione l’altro questo gemellaggio è il viene ora ricambiata e i primo in Italia che si svolge in volontari liguri saranno in periodo non estivo. “I gruppi Valcuvia e Valmarchirolo Antincendio boschivo in per tre settimane, aiutando missione operativa – spiegano e coadiuvando i volontari in Comunità Montana locali in questo periodo che Trofeo Binda: ciclismo femminile nel Varesotto offriranno il loro prezioso aiuto nel pattugliamento della vasta area forestale del territorio montano e saranno di supporto nelle attività ordinarie come l’aggiornamento del Piano di emergenza e l’avvistamento di eventuali incendi dai punti che offrono un’ampia visuale sulle valli. In caso di emergenza le squadre liguri saranno operative al fianco dei volontari locali in tutte le fasi d’intervento”. Il coordinatore COAV Dario Bevilacqua ha Domenica scorsa le strade della Valcuvia, del luinese e in parte della Valganna sono state interessate dal passaggio delle atlete della Coppa del Mondo femminile impegnate in una gara di 121 km. Molti gli appassionati a bordo strada e soprattutto lungo il rettilineo d’arrivo a Cittiglio dove la partecipazione sportiva e l’entusiasmo è sempre stato alto. Vincitrice della gara la britannica Emma Pooley (già vincitrice nel predisposto il calendario ed il piano operativo utile alla gestione di questa missione che, oltre ad offrire con mezzi e persone un valido aiuto alle squadre locali, è l’occasione per creare momenti di formazione e informazione rispetto alla prevenzione degli incendi. I volontari liguri utilizzeranno come base logistica la sala operativa della Protezione Civile di Cunardo e lì risiederanno durante il loro periodo di soggiorno. 2008) in 3h08’17’’alla media di 38,69 km/h , seconda la svedese Emma Johansson e terza l’olandese Annemiek Van Vieuten (entrambe a 1’32’’dalla prima). Sempre impeccabile l’organizzazione della gara da parte della “Cycling Sport Promotion”, grazie all’esperienza del suo presidente Mario Minervino e dell’affiatamento e disponibilità dei tanti collaboratori. Sondrio Cronaca a sondrio c’è la «banca del tempo» A Sondrio, grazie all’iniziativa dell’associazione Gea e al sostegno della Regione Lombardia, è nata la “Banca del Tempo”, un particolare istituto di credito, molto diffuso in Italia, nel quale i correntisti depositano tempo e disponibilità, anziché denaro. In un momento critico per l’organizzazione economica delle famiglie, la “Banca del Tempo” può essere una valida soluzione per risolvere i piccoli problemi quotidiani a costo zero, aiutando a sviluppare un senso di solidarietà e di reciproco sostegno diffuso. Il progetto è gestito da volontari: iscriversi è semplice e totalmente gratuito. Le attività oggetto di scambio sono le più varie: dal fare la spesa alle lezioni di lingua straniera; dal baby-sitting all’aiuto per i lavori domestici (lavare e stirare, ma anche sistemare mensole o altri piccoli lavoretti). In cambio si chiede di mettere a disposizione lo stesso numero di ore che viene richiesto per insegnare o svolgere un’attività Sabato, 9 aprile 2011 29 che si ama fare o che si può fare. Non ci sono impegni e vincoli di alcun tipo. Una volta iscritti, la “Banca del Tempo” crea il contatto e i correntisti sono liberi di utilizzare le ore a disposizione nel modo che ritengono più opportuno. La sperimentazione durerà un anno (le ore messe a disposizione devono essere consumate entro il 2011): se le iscrizioni saranno numerose il progetto proseguirà. Per iscriversi inviare una mail a [email protected] oppure telefonare al 349/5056926 per un primo contatto, compilare la scheda di iscrizione inserendo il numero di ore che si desidera mettere a disposizione e l’attività che si intende svolgere (la scheda si trova anche in tioffrounpezzodelmiomondo. blogspot.com). L’iscrizione e la partecipazione sono gratuite: i correntisti sono coperti da un’assicurazione (a carico dell’associazione) durante le loro prestazioni. Adozione: una riflessione per costruire il futuro Il prossimo 15 aprile Sondrio ospiterà un convegno promosso dal Centro provinciale dell’Asl per approfondire un argomento delicato. “A dozione: dal presente al passato per costruire il futuro”. È questo il titolo del convegno che si svolgerà a Sondrio, presso la sala Vitali di via delle Pergole 10, venerdì 15 aprile a partire dalle ore 14.00. L’incontro, organizzato dal Centro Adozione dell’Asl della provincia di Sondrio in collaborazione con il Tavolo Operativo di Coordinamento per le Adozioni, «si propone innanzitutto di promuovere una riflessione sul racconto della storia attraverso una rilettura degli eventi vissuti dal bambino come fattore di protezione – spiegano gli organizzatori –. Altro aspetto importante è l’impegno a offrire ai genitori adottivi degli stimoli Negli ultimi dieci anni perché possano affiancare i figli nei momenti più delicati dell’esperienza un’ottantina di famiglie adottiva. Infine – concludono – si vuole hanno accolto oltre un sviluppare un dibattito su possibili interventi a sostegno delle famiglie nelle centinaio di bambini. diverse tappe del percorso adottivo, un sostegno finalizzato soprattutto alla di Enrica Lattanzi prevenzione delle “crisi adottive”». Al convegno della prossima settimana sono invitate le famiglie adottive e aspiranti adottive, gli enti autorizzati per le adozioni internazionali, i consultori familiari, gli operatori dei Servizi di Piano e dei Servizi di neuropsichiatria infantile, gli insegnanti e tutti coloro che sono interessati alla tematica dell’adozione. Il programma del pomeriggio prevede, a partire dalle ore 14.00, dopo i saluti delle autorità, l’intervento dello psicologo e psicoterapeuta (coordinatore del Centro Adozioni di Sondrio) Santo D’Auria su “Perché la storia: il punto di vista del Centro Adozione”; quindi lo psicologo clinico Gregorio Mazonis su “Chi ero? Chi sono? Chi sarò? Identità, senso di valore e conoscenza della propria storia adottiva”; poi una testimonianza e il dibattito coordinato da Stefania Moltoni del Centro Adozione di Sondrio. Non è richiesta l’iscrizione. Per informazioni rivolgersi alle assistenti sociali Giovanna Barbato ed Elena Gastaldini, il martedì e il venerdì al numero 0342-555745; [email protected]. Internet wi-fi Si naviga gratis a Sondrio, in piazza Garibaldi Navigare gratuitamente grazie a una connessione wi-fi. Dall’inizio di questa settimana si può fare a Sondrio nel cosiddetto “salotto buono della città”, ovvero piazza Garibaldi. Il progetto è frutto della collaborazione fra il Comune e Politec, pensato e voluto per «completare l’offerta tecnologica anche in sedi aperte e per sviluppare un servizio utile ai cittadini e ai turisti» ha affermato l’amministratore delegato di Politec Silvio Marchetti. «Si parte dal cuore della città con l’intenzione di raggiungere anche il resto di Sondrio», è il commento dell’assessore Michele Iannotti. Non sono richieste formalità di registrazione: chiunque abbia un dispositivo con scheda wi-fi (dal portatile allo smartphone) potrà collegarsi alla linea WiMAX che assicura un’ampia copertura di tutta la piazza. Il servizio prevede la messa in esercizio delle migliori tecnologie del settore, la possibilità di personalizzare la pagina introduttiva (con spazi promozionali di eventi e iniziative culturali) e la generazione di statistiche di utilizzo, per migliorare e incrementare il servizio. Negli ultimi dieci anni in provincia di Sondrio più di un’ottantina di famiglie (ma sono almeno il doppio i nuclei che hanno dato la propria disponibilità all’adozione) hanno adottato oltre un centinaio di bambini: nel 76% dei casi si è trattato di adozioni internazionali (sebbene il 71% delle coppie si fosse dichiarata disponibile all’adozione sia nazionale sia internazionale). I tempi dell’attesa sono senza dubbio un aspetto significativo sul quale riflettere: per il 40% delle coppie l’attesa può variare dai due ai tre anni prima di poter accogliere il proprio figlio, ma ci sono casi in cui il tempo si dilata fino a oltre sette anni (è capitato al 7% delle coppie). In aumento i casi in cui il nucleo familiare arriva ad accogliere più fratelli (anche fino a tre), per non spaccare il legame che unisce i piccoli fra di loro. Il Centro Adozione di Sondrio Il Centro Adozione dell’Asl di Sondrio (la cui sede è in via Nazario Sauro 38) è il punto di riferimento provinciale per le coppie interessate all’adozione nazionale e internazionale. Il Centro offre informazioni e consulenza sulle procedure da seguire; propone percorsi formativi di gruppo alle coppie che intendono o hanno già presentato domanda di adozione; svolge l’indagine psico- sociale, con relazione conclusiva, su richiesta del Tribunale per i Minorenni, per le coppie che hanno presentato disponibilità all’adozione; compie il monitoraggio/vigilanza, con relazione conclusiva, su richiesta del Tribunale per i Minorenni, ai nuclei adottivi nel primo anno di inserimento del bambino; organizza incontri di consulenza e sostegno singoli e in gruppo ai nuclei adottivi; realizza le relazioni periodiche sull’inserimento del minore straniero per il Paese di provenienza su richiesta della coppia e d’intesa con l’ente autorizzato di riferimento. Per informazioni e richiesta appuntamenti telefonare allo 0342-555745 il martedì dalle ore 14.00 alle ore 15.00; il venerdì dalle ore 8.30 alle ore 9.30. Le coppie adottive segnalate dal Tribunale per i Minorenni vengono convocate direttamente dagli operatori del Centro. L’accesso ai gruppi avviene su chiamata, telefonica o scritta da parte degli operatori del Centro. Le prestazioni sono esenti da ticket. Il percorso di indagine psico-sociale delle coppie si conclude di norma entro 4 mesi, e comunque non oltre i 6 mesi. Patto formativo Pirovano-Iulm L’ Università Iulm di Milano (Libera Università di Lingue e Comunicazione) e l’Università dello sci - Pirovano Stelvio, hanno firmato una convenzione per la promozione congiunta di workshop e corsi di formazione negli ambiti di turismo, marketing, comunicazione aziendale, nuove tecnologie e lingue straniere. Le strutture della Pirovano Stelvio (controllata dal gruppo Banca Popolare di Sondrio, già partner della Iulm in numerose iniziative) ospiteranno l’apprendimento della tecnica le iniziative formative appena dello sci unito ai principi ricordate. «Offrire formazione di morali ed educativi dello qualità in un contesto assolutamente sport. I nuovi corsi di lingue e straordinario dal punto di vista comunicazione affiancheranno paesaggistico: questo l’obiettivo del quelli di sci, in un ateneo unico protocollo stipulato», sottolinea il al mondo, posto nel cuore del rettore della Iulm Giovanni Puglisi. Parco Nazionale dello Stelvio e «Questo accordo – commenta Renato del Parco Svizzero». Sulla base Sozzani, presidente della Pirovano della convenzione stipulata, Stelvio – rafforza e amplia la nostra sono in via di definizione missione d’insegnamento: da oltre workshop dalla durata di due 50 anni gli istruttori sono impegnati giorni (formula week end – 12 a trasmettere ai propri allievi ore), corsi di specializzazione di 7 giorni (30 ore) o di 14 giorni (60 ore) sui temi della comunicazione e della pubblicità per il non profit, del “Tourism Management”, l’organizzazione di eventi, comunicazione digitale e web marketing. In collaborazione con la “Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Carlo Bo”, verranno inoltre attivati corsi per l’insegnamento a livello professionale delle lingue straniere. Valchiavenna 30 Sabato, 9 aprile 2011 H «CAROVANA ANTIMAFIE» IN VALCHIAVENNA a fatto tappa a Chiavenna la Carovana antimafie, un lungo viaggio di oltre due mesi e circa 100 tappe che tocca tutte le regioni d’Italia con appuntamenti itineranti, per sensibilizzare i cittadini sul tema della lotta alle mafie, sulla sicurezza sul lavoro e la lotta a qualsiasi forma di razzismo con modalità di coinvolgimento. L’iniziativa, durata tre giorni, è partita con la cerimonia dedicata alla “pianta della legalità” nel giardino della Comunità ■ Infrastrutture Buone notizie per il Traforo della Mesolcina Dopo l’incontro in Regione dello scorso 11 marzo, arrivano buone notizie dal Canton Grigioni rispetto al Traforo della Mesolcina. Nel corso della riunione milanese, interamente riservata a un confronto fra le parti, i referenti del Canton Grigioni si erano impegnati ad avviare in tempi brevi un’analisi dell’opera rispetto al loro versante di competenza. Dal Cantone è giunta comunicazione ufficiale a tutti gli attori coinvolti nell’assegnazione dell’incarico per l’elaborazione di uno studio di opportunità per un nuovo collegamento ferroviario fra la Valchiavenna e Bellinzona, il Traforo della Mesolcina per l’appunto. «Nei prossimi giorni - si legge nella lettera inviata all’assessore ai Lavori Pubblici Silvana Snider - verrete contattati da rappresentanti di questi uffici per un colloquio nel quale si cercherà di dare risposta alle domande contenute in un questionario dedicato. Si tratta in sostanza di raccogliere le opinioni e le aspettative da parte di ogni ente in merito a questo progetto». I vicini grigionesi, dunque, mantengono le promesse, analisi e approfondimenti procedono con l’obiettivo comune di fare chiarezza rispetto ad un’opera da tutti giudicata molto interessante. Come è noto le conclusioni a cui era giunta la società Irealp incaricata dagli italiani di redigere uno studio di fattibilità, sono state tali da ritenere il tunnel irrealizzabile alle condizioni in cui era stato pensato per collegare Gordona a Lostallo, oltre il confine. Nell’incontro di un mese fa a Milano si erano dati appuntamento l’assessore ai lavori pubblici della Provincia di Sondrio Silvana Snider, i rappresentanti di Camera di Commercio e Comunità Montana Valchiavenna e una nutrita delegazione di elvetici composta dal Consigliere di Stato del Canton Grigioni Mario Cavigelli e il Consigliere di Stato per il Ticino Marco Borradori e da esponenti delle Regioni Mesolcina e Bregaglia. ■ Via Spluga Sabato 2 luglio tutti in festa per il decennale montana, poi è proseguita con un incontro alla Società operaja. La conferenza ha visto impegnati i ragazzi di padre Antonio Garau, prete antimafia di Palermo, i rappresentanti della Osi Lombardia e di Sondrio - a cominciare dal segretario generale Daniele Tavasci e da Mirko Dolzadelli, responsabile del progetto sulla legalità de “La carta di Morbegno” - e gli studenti delle scuole medie e superiori di Chiavenna. «Le mafie sono presenti anche in Lombardia: in un anno, solo a Milano vendono cocaina e incassano 49 milioni di euro - ha spiegato Alex De Lisi, operatore della Cisl originario di Palermo e profondo esperto dei fenomeni mafiosi -. È necessario impegnarsi in questa lotta, in cui possiamo contare sul lavoro delle forze dell’ordine. Ma è fondamentale fare la nostra parte anche contro la zona di penombra, la mafiosità, quell’atteggiamento che calpesta la legalità e i diritti, che finge di non vedere e non sentire i comportamenti illegali e privi di rispetto». Peppino Vitrano, uno dei ragazzi del gruppo siciliano, ha spiegato che «anche da giovani si può fare la propria parte per combattere la mafia». Sono intervenuti anche altri ragazzi palermitani: «Insieme dobbiamo ritrovare la libertà di essere noi stessi, senza chiudere gli occhi, le orecchie e la bocca quando ci troviamo di fronte a comportamenti che non vanno bene». S.BAR. il 15 aprile. Per lui l’importante traguardo dei novant’anni. Auguri al prof. Massera, luminare della cultura V enerdì 15 aprile il prof. Sandro Massera compie 90 anni. Nato a Novate Mezzòla nel 1921, dove fu sindaco nella seconda metà degli anni Cinquanta, nel 1943 si laureò in Lettere all’Università di Pavia, insegnando nei ginnasi di Fermo, Jesi e Sondrio, dove si trasferì, tenendo fino al 1979 la cattedra di latino e storia presso l’istituto magistrale intitolato alla scienziata Candida Lena-Perpenti. Considerato tra i più importanti storici di Valtellina e Valchiavenna, dal 1964 al 1997 fu consigliere e, dal 1970 al 1988, vicepresidente della Società storica valtellinese. Con don Peppino Cerfoglia, Luigi Festorazzi, Giovanni Giorgetta, don Tarcisio Salice, Giorgio e Guido Scaramellini nel 1959 fondò il Centro di occasione dei 90 anni dell’istituto di studi storici valchiavennaschi, di cui fu credito di piazza Quadrivio. Altre sue consigliere fino al 2003 e vicepresidente preziose ricerche sono apparse sul negli ultimi quattro anni. Per la sua “Corriere della Valtellina”, sul periodico grande dedizione all’insegnamento della Camera di commercio, industria, e i suoi meriti di studioso della storia artigianato e agricoltura di Sondrio, locale, fondata sulla consultazione sui “Quaderni grigionitaliani”, sul degli archivi, a Sondrio il professore fu “Notiziario della Banca Popolare di il primo ad essere insignito del “Ligari Sondrio”, sul mensile di Morbegno “Le d’argento”, premio conferitogli nel vie del bene” e sull’annuario del liceo1997 dall’amministrazione comunale. ginnasio “Giuseppe Piazzi” di Sondrio. Numerosi sono le sue ricerche storiche Tra gli studi a lui più cari figurano quelli pubblicate dalla Società storica sugli scontri del ventennio che seguì valtellinese e dal Centro di studi storici la rivolta valtellinese del 1620 e che valchiavennaschi, ma anche nella videro coinvolti gli Spagnoli e i Francesi collana storica del Credito Valtellinese per il possesso della Valtellina e dei e in monografie edite dalla Banca Popolare di Sondrio, dal Centro culturale contadi di Chiavenna e Bormio. Un altro periodo particolarmente approfondito e sociale “don Minzoni” di Sondrio dal prof. Massera è quello legato all’età e dalla Fondazione Gruppo Credito Napoleonica e, tra le sue numerose Valtellinese. Tra queste ultime si ricorda ricerche, non mancano alcune il volume sulla spedizione in Valtellina incentrate sul proprio paese di origine. del duca Henri de Rohan, uscito in Apprezzato docente di latino e storia alle superiori, è noto anche per le sue ricerche Tra queste, quelle sulla parrocchia e il comune di Novate Mezzòla, sulla lavorazione del granito di “sanfedelino”, sul dialetto e, con Aurelio e Livio Benetti, sulla splendida chiesa barocca della Trinità, finanziata dal vescovo Francesco Giani, nativo del luogo. Altri contributi riguardano il borgo di Piuro sepolto da una frana nel 1618, la calata dei Lanzichenecchi nel 1629 in Valtellina, la celebre e preziosa carta della Rezia composta da Fillippo Cluverio e dal commissario di Chiavenna Fortunato Sprecher di Davos e il diplomatico valtellinese Gian Giacomo Paribelli. Quest’ultimo visse nel Seicento, lo stesso secolo a cui risale una ricca descrizione anonima della Valtellina, trovata e fatta conoscere dal professore, ennesimo importante contributo alla storia delle terre dove vissero i nostri avi. CRISTIAN COPES ■ Una serata di approfondimento con don Andrea Straffi I «segreti» del Cenacolo vinciano... S Si svolgeranno sabato 2 luglio le celebrazioni ufficiali per il decennale del trekking storico culturale della Via Spluga. Il Consorzio Turistico Valchiavenna ha infatti definito una prima bozza di programma in accordo con la Comunità Montana della Valchiavenna e con i quattro comuni interessati dal passaggio del sentiero Madesimo, Campodolcino, San Giacomo Filippo e Chiavenna oltre che con il partner svizzero “Viamala Ferien” con cui si collabora da anni per la promozione del pacchetto Via Spluga. Un giorno intero di festa con eventi culturali e sportivi. coprire che la tecnica innovativa utilizzata da Leonardo da Vinci sia stata in realtà un fallimento (dopo pochi anni l’opera risultava già danneggiata) o che i piedi di Gesù non sono visibili perché coperti in un’epoca successiva da una porta (sì, un passaggio da un locale all’altro!). Avere la conferma che Leonardo fosse perfetta espressione del binomio “genio e sregolatezza”; genio non solo per le qualità artistiche ma anche per i numerosi particolari che caratterizzano “L’ultima cena”, sregolatezza per l’iter che ha portato alla conclusione dell’opera: giorni di intenso ed ininterrotto lavoro alternati a periodi di riposo e di riflessione. Tutto questo è stato spiegato venerdì sera, durante l’incontro che si è svolto presso il Cineteatro “Victoria” di Chiavenna, promosso da “International Inner Wheel” di Colico. Relatore don Andrea Straffi, docente di Arte cristiana presso il seminario di Como, che nella sua spiegazione ha posto l’accento sia sul- Chiavenna ricorda il canonico don novi Nei giorni scorsi cerimonia alla presenza di molti bambini in memoria del fondatore dell’asilo Il busto del canonico don Francesco Novi torna nella via che porta il suo nome. Cerimonia di fronte a molti bambini delle scuole della zona, che hanno realizzato delle simpatiche bandierine tricolore con lo stemma della città, quella tenutasi giovedì 31 marzo a Chiavenna nell’ambito delle la storia di uno dei dipinti più celebri del mondo (“sopravvissuto” ad assalti di ogni genere) sia sullo studio dei particolari che fanno di quest’opera una straordinaria testimonianza della vita stessa dell’autore. Nella relazione di don Straffi molta realtà storica, poca fantasia esoterica. Per scelta del relatore, che non ha esitato a premettere che certe allusioni di alcuni romanzieri moderni (Dan Brown in primis) non sono altro che fantasie assurde ed ingannevoli. Chi ha partecipato alla serata non può che condividere questo pensiero e allontanare queste tesi dall’incanto di un’opera dal grande valore artistico e di fede. La serata è stata organizzata a sostegno della Caritas cittadina di Chiavenna, rappresentata da don Ambrogio Balatti. A tutti i presenti è stato consegnato un riassunto di quanto svolto nel 2010 da tre realtà molto presenti ed attive sul territorio della valle: il Centro di Ascolto, l’Arsenale della carità e la casa di pronta accoglienza “Suor Maria Laura”. celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Un momento “più intimo e meno solenne”, come ha ricordato il sindaco Maurizio De Pedrini, rispetto a quello del 17 marzo, ma ugualmente importante per ricordare un personaggio che ha fatto la storia della città, avendo fondato il primo asilo in valle. Il busto era collocato all’interno del giardino delle scuole, praticamente invisibile per chi non frequenta l’istituto. Ora, ripulito e recuperato, è stato portato all’esterno, di fronte a piazza Bormetti. A ricordare la figura di don Francesco Novi è stato lo storico locale Guido Scaramellini: «è stato nel 1862, un anno dopo l’Unità d’Italia, il fondatore di un istituzione importante in accordo con Carlo Pedretti, padre della Società Operaia di Chiavenna. Due personaggi con provenienze molto diverse che si sono trovati d’accordo nella necessità di dotare la città di una scuola per l’infanzia». Sondrio Cronaca Sabato, 9 aprile 2011 31 Settore metalmeccanico. Gli addetti sono circa 2000: la crescita non è omogenea. L uci e ombre per il comparto metalmeccanico provinciale. Le 44 imprese del territorio, che danno lavoro a quasi 2000 addetti, si sono riunite in assemblea presso la sede di Confindustria Sondrio e hanno esaminato gli esiti di una recente indagine congiunturale alla quale hanno dato riscontro 27 aziende associate di varia dimensione. L’analisi del fatturato ha fatto emergere un 2010 con risultati disomogenei ma dove già si intravede la ripresa incipiente: il 44% delle imprese ha dichiarato ricavi in crescita, il 37% stabili, il 19% in calo. Risalita più netta nel 2011, con le imprese divise a metà fra stabilità e crescita e quasi nessuno che prevede cali di fatturato. I livelli di produzione mostrano un profilo simile a quello dei ricavi, con l’estero che presenta dinamiche analoghe a quelle del mercato nazionale. Nonostante l’incremento dei volumi di produzione, il comparto non è ancora riuscito a recuperare tutto il terreno perduto e tornare ai livelli pre-crisi: il 30% delle aziende, infatti, ritiene che i propri impianti produttivi rimangano tuttora sottoutilizzati. Il punto più dolente, come già per altri settori, riguarda i margini di profitto, sui quali la metà circa (52%) delle imprese ha rilevato una contrazione nel corso del 2010, a fronte di un 11% soltanto che segnala una crescita. E purtroppo il quadro va peggiorando: il 48% degli operatori prevede ulteriori cali nel 2011. Anche per il comparto metalmeccanico Il presidente dei metalmeccanici aderenti a Confartigianato Imprese Sondrio, Renato Vergottini, si è fatto portatore delle istanze degli operatori del fotovoltaico di Valtellina e Valchiavenna e ha sottoposto al ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani le preoccupazioni degli artigiani dopo la pubblicazione del recente decreto sull’energia rinnovabile. «Le scrivo da una realtà territoriale – si legge nella lettera inviata al ministro – da anni attenta allo Luci e ombre per l’economia Secondo un recente studio meno della metà delle imprese ha ricavi in crescita; come per altri comparti, si presenta la difficoltà a reperire le materie prime il motivo principale di questa diminuzione dei margini, oltre ad una pressione generalizzata sul ribasso dei prezzi di vendita nel periodo post-crisi, risiede nell’incremento dei costi delle materie prime, rilevato dalla quasi totalità (89%) delle imprese nell’anno 2010. Alcune aziende, per quanto in minoranza (26% del totale) arrivano a segnalare problemi di reperibilità delle materie prime. In termini di organici si rileva una situazione di sostanziale fotovoltaico | A rischio 400 imprese della provincia sviluppo delle energie rinnovabili. Dopo la pubblicazione del decreto tutto si è fermato: i preventivi non vengono richiesti, quelli fatti non vengono confermati, gli enti di credito non erogano i finanziamenti e gli investitori privati hanno bloccato gli ordini. Tutto ciò – continua Vergottini – colpisce circa 400 imprese di piccole dimensioni della provincia di Sondrio impegnate nel settore. Dietro a questa filiera ci sono migliaia di professionisti e di lavoratori che rischiano la cassa integrazione nelle prossime settimane a causa della possibile chiusura delle imprese. Le notizie – aggiunge il presidente della categoria – dicono che si sta lavorando al nuovo decreto che dovrebbe essere pronto per la fine di aprile». Tempi troppo lunghi, denuncia Confartigianato, perchè in questo periodo iniziano i lavori di montaggio degli impianti, ed è improbabile riuscire a concludere l’iter entro il 31 maggio, compresi i collaudi e le pratiche burocratiche. «Nei giorni scorsi – conclude Vergottini – lei ha dichiarato che intende “procedere speditamente per dare delle certezze definitive al La Camera di Commercio ha già sostenuto 173 piccole realtà. “Progetto Liquidità” per aiutare le aziende L stabilità, con il 60-70% delle aziende che mantiene invariata la forza lavoro nel biennio 2010-11. Un piccolo segnale di miglioramento emerge per l’anno in corso: è in crescita, per quanto ancora contenuta, la percentuale di imprese che hanno intenzione di assumere personale. Permangono invece criticità significative sotto il profilo dei pagamenti: 1 azienda su 3 dichiara insoluti in crescita nel 2010, un fenomeno particolarmente accentuato per le realtà attive nella filiera delle costruzioni. Un quadro in chiaroscuro che si può sintetizzare nel dato sulla fiducia percepita per il 2011: in crescita per il 38% delle imprese, in calo per il 19%, stabile per gli altri. Visioni contrastanti sintomo di una situazione ancora incerta, peraltro mitigata dalla volontà di molti operatori di guardare avanti e continuare ad investire: la metà delle aziende ha infatti comunicato di avere in corso progetti di sviluppo innovativi, specie in area produzione e sviluppo prodotti. Poco confortanti, invece, le risposte relative alle figure professionali maggiormente ricercate: ormai da anni l’industria metalmeccanica locale denuncia difficoltà a reperire operai specializzati (tornitori, fresatori, saldatori), progettisti, capi reparto e responsabili di produzione. Al termine si è proceduto al rinnovo delle cariche sociali confermando Paolo Mainetti a presidente della sezione, mentre Raffaele De Peverelli e Luigi Lapsus come vice presidenti. a Camera di Commercio di Sondrio ripropone per il 2011 il “Progetto Liquidità” che mette a disposizione delle micro, piccole e medie imprese che ottengono finanziamenti dagli istituti di credito con la garanzia dei consorzi fidi operanti in provincia di Sondrio contributi per l’abbattimento dei tassi di interesse. La somma di 50mila euro sarà ripartita fra le aziende che ne faranno richiesta per diminuire gli interessi sui finanziamenti a sostegno delle esigenze di cassa da rimborsare in un periodo compreso fra i due e i quattro anni nella misura del 2% annuo per i primi due anni. Fino al prossimo 31 maggio, sarà possibile presentare le richieste di contributo. Le successive finestre, ferma restando la disponibilità di fondi, si apriranno il 1° luglio, fino al 30 settembre, e il 1° novembre, fino al 31 dicembre e all’esaurimento delle risorse. «Il positivo riscontro ottenuto con la precedente edizione di questo progetto, lanciato nella fase di avvio della crisi economica, ci ha indotti a riproporlo – spiega il presidente Emanuele Bertolini –. In questo frangente le esigenze di liquidità si fanno pressanti per le nostre imprese, chiuse tra i ritardi nei pagamenti di cui soffrono e la necessità di promuovere azioni per far crescere l’attività, per questo come Ente camerale abbiamo cercato di fornire una risposta immediata attraverso un aiuto concreto che le agevola. Ottenere prestiti garantiti dai consorzi fidi abbattendo il costo del denaro è fondamentale per le imprese che, faticosamente, affrontano la congiuntura e guardano con rinnovato ottimismo al futuro». Con la precedente edizione del bando, attivata tra il 2009 e il 2010, erano state ammesse al contributo 173 imprese: 127 dei settori del commercio, turismo e servizi, 37 del comparto artigiano e 9 di quello industriale. I contributi assegnati avevano sostenuto finanziamenti per quasi 6,5 milioni di euro. Le domande di finanziamento verranno presentate, anche attraverso gli istituti di credito, ai consorzi fidi, i quali procederanno con la richiesta di contributo camerale sui prestiti da loro garantiti. Tutte le informazioni relative all’iniziativa sono reperibili accedendo al sito camerale (www.so.camcom.gov.it) oppure contattando l’Unità Operativa “Promozione” (telefono 0342-527226 – Barbara Motti). settore del fotovoltaico”». Il settore apprezza ma chiede maggiore impegno «per accelerare i tempi di pubblicazione del nuovo decreto e per posticipare la data del 31 maggio almeno fino a fine 2011, assicurando la continuità degli incentivi». Anche l’associazione nazionale di categoria chiede una modifica delle norme oggi in vigore perché, di fatto, risultano poco incentivanti rispetto alla produzione di energia da fonti rinnovabili. ■ Riconoscimenti La Regione assegna a don Gigi Pini il premio «Lombardia per il lavoro» Mercoledì 6 aprile il presidente della Regione Roberto Formigoni ha consegnato i riconoscimenti “Lombardia per il lavoro” e “Rosa Camuna”, istituiti rispettivamente nel 1996 e nel 1997 per riconoscere l’impegno e l’operosità di uomini e donne lombardi che hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo economico e sociale della regione o che si sono distinti nel campo della cultura, dell’impegno civile e sociale e della creatività. «Il riconoscimento dedicato al lavoro – spiega Formigoni – rappresenta, in questo momento non facile per l’economia, una celebrazione per tutti i lombardi che hanno avuto la capacità di superare le difficoltà e sapranno ancora darsi da fare, con la creatività e l’operosità che li contraddistingue». Quest’anno tra i premiati c’è anche don Gigi Pini, classe 1950 di Grosio, fondatore di “Tremenda XXL” a Samolaco, centro di aggregazione condiviso con l’attività parrocchiale, che accoglie circa 350 ragazzi con problematiche diverse e che è orientato a prevenire il disagio giovanile e sviluppare momenti di promozione anche con campus estivi. Don Gigi è impegnato nella lotta contro la tossicodipendenza e ha sempre dimostrato grande impegno verso i giovani, aiutandoli a ottenere un ruolo nel mondo del lavoro e nella società. Sondrio Cultura 32 Sabato, 9 aprile 2011 ma i s e r a Qu Gli incontri con don Straffi promossi dalle parrocchie di Sondrio. La Croce, simbolo cristiano attraverso la storia e i secoli. P er il secondo incontro quaresimale promosso dalle parrocchie di Sondrio, Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio e Beata Vergine del Rosario, presso l’oratorio del Sacro Cuore, don Andrea Straffi, responsabile dell’Ufficio Inventariazione dei Beni Culturali della Diocesi di Como, ha sviluppato il tema La Passione attraverso le immagini della Croce. «Come per gli ebrei la Stella di Davide, per i musulmani la Mezzaluna, così il simbolo identificativo dei cristiani è la Croce - ha esordito - ma non è stato sempre così. Come per il Volto di Cristo, che ha assunto la sua fisionomia relativamente tardi nella storia dell’arte cristiana, tra il IV e il V secolo, e prima era solo di natura allegorico-simbolica, così la Croce non è stata subito il simbolo dei cristiani». In Lituania, altamente simbolica è la Collina delle Croci, Kryžiu Kalnas, uno dei luoghi di maggiore espressione di fede in Europa, tanto che il card. Vincentas Sladkevicius l’ha definita “cuore della Lituania aperto all’Altissimo”: oggi vi sono circa 60.000 croci portate anche da pellegrini di tutto il mondo. Riprendendo il filo storico, don Straffi ha ricordato che la prima immagine nota della croce è una bestemmia contro Cristo. Graffita sul muro di una scuola per schiavi sul Palatino a Roma, raffigura un uomo dal corpo di asino inchiodato a una croce. Accanto, sotto un personaggio più piccolo in atto di adorare, è inciso in greco Alessamenos sebete theon, “Alessameno adora il suo dio”. «La croce era incomprensibile ai pagani, tanto che un dio che si ● La relazione di don Straffi è stata arricchita da esempi fa crocifiggere può essere solo un asino. È l’incomprensione del mistero della croce, vertice d’amore e di sacrificio, stoltezza per i pagani e scandalo per gli ebrei». Storicamente il primo simbolo a forma di croce è il Crismòn, creato dalla sovrapposizione delle lettere iniziali del nome greco “Christos”, Cristo, con ai lati “A”, alfa, e “Ω”, omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, simboli del principio e della fine: Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine (Gv, Apocalisse 21,6). «Qui, la croce ha una straordinaria valenza cosmica: l’asse verticale richiama il cielo, quello orizzontale la terra e, quindi, la croce unisce cielo e terra; per di più, la croce è al centro del cerchio, cioè è il centro dell’universo e della storia. Il motto dei Certosini, “Stat Crux dum volvitur ● Tante le citazioni del patrimonio d’arte italiana e diocesana orbis” (la Croce resta fissa mentre il mondo ruota) riprende il concetto». La prima metà del V secolo ci tramanda due testimonianze straordinarie: una piccola placca in avorio (British Museum), e la crocifissione sul portale in legno di Santa Sabina a Roma. Sulla prima, a Cristo crocifisso che muore in un supremo dono di amore, è contrapposto Giuda, che si impicca in un gesto di estremo egoismo. Stupendo anche il portale in legno di cipresso di Santa Sabina (dopo 15 secoli rimangono 18 dei 28 pannelli). Al centro è Cristo, la figura più grande, ai lati i ladroni; le croci quasi non si vedono e sullo sfondo sono forse le mura di Gerusalemme. Entrambe attestano la verità dell’incarnazione e morte di Cristo, nudo sulla croce tranne un perizoma, per contrastare le eresie del tempo (nestoriana e monofisita). Passeranno secoli prima che si torni a raffigurare la crocifissione, perché subito dopo la croce richiamerà la vittoria di Cristo. Al centro del mosaico della cupola del Battistero degli Ariani (Ravenna, V-VI sec.) è infatti la scena del Battesimo di Gesù, immerso nudo nelle acque del Giordano: è al centro dello spazio e la sua umanità è così centrale, che il centro è il suo ombelico (come lo è nell’uomo). Gli altri personaggi sono Giovanni Battista, la colomba dello Spirito Santo, l’allegoria del fiume Giordano e, tutt’attorno, la processione degli apostoli. Ruotando di 180°, in asse col Battesimo, è il Trono vuoto, tempestato di perle, gemme e pietre preziose con un cuscino purpureo sormontato da una croce gemmata. È l’etimasìa (preparazione), il Trono di Gloria del giudizio finale, dove siederà Cristo alla fine della storia e scettro della regalità di Cristo per il giudizio dell’umanità e della storia sarà la croce. Qui sono ancora affermate l’umanità e la divinità di Cristo a difesa della verità cattolica, mentre la croce gemmata diverrà la principale raffigurazione di questi secoli. Viene spesso replicata sui sarcofagi antichi, tra cui quello di Probo (sec. V, Tesoro di San Pietro): un Cristo giovane, in piedi su una collinetta da cui escono i quattro fiumi della vita, novello imperatore, si appoggia a una crocescettro tempestata di gioielli, come le croci che ornavano le chiese. Di straordinaria bellezza è la stauroteca gemmata (in greco stauròs, croce, e theke, scrigno: vi erano inseriti due frammenti della vera croce di Cristo), donata a Roma dall’imperatore Giustino II tra il 565 e il 578. Sul retro una lamina d’oro sbalzata reca il ritratto dell’imperatore e della moglie, al centro l’Agnus Dei, l’Agnello vincitore, Cristo risorto. pagina a cura di PIERANGELO MELGARA ● Anche il Cristo più sofferente è simbolo di speranza per l’uomo La Croce, simbolo di vittoria, segno di dolore N ella croce pettorale del Duomo di Monza in cristallo di rocca (anch’essa una stauroteca, VII sec.), donata alla regina Teodolinda da papa Gregorio Magno per il battesimo del figlio, è incisa una crocifissione in stile bizantino: Cristo con una lunga tunica senza maniche, il colobium dei monaci, ha le braccia aperte sulla croce: è il sacerdote che offre se stesso, il vero sacrificio. Con la croce di Desiderio (VIIIIX sec., Brescia) e la Pace di Chiavenna (XI-XII sec.), tempestate di pietre preziose, cammei e pietre dure, la croce diventa elemento glorioso. Dell’epoca sono lo splendido crocifisso affrescato (741-752) in S. Maria Antiqua nel Foro Romano: Cristo indossa il colobium e, sebbene Longino ne trafigga il costato con la lancia, ha gli occhi aperti e pare vivo. Dello stesso genere è il Volto Santo di Sansepolcro, ad oggi il più antico crocifisso ligneo (VIII-IX sec.): elementi della regalità di Cristo, sacerdote e re sulla croce, sono la tunica-veste regale e in vita un elegante nodo: la croce è vessillo, mistero di morte e di gloria, talamo, trono e altare, come dice un celebre inno. Assai simile è il crocifisso di Sondalo (XI sec.): ai piedi di Gesù il piccolo personaggio prostrato è forse Adamo che, secondo una tradizione apocrifa, fu sepolto sotto il Golgota e salvato dalle prime gocce di sangue cadute dalla Croce. Di poco posteriore è il crocifisso di Santa Maria del Tiglio a Gravedona (prima metà XII sec.): Cristo ha gli occhi aperti, ma è seminudo e una leggera curvatura del corpo è primo accenno al tema del dolore, che poi diverrà preponderante. Nelle croci di Rovenna (Como, XIII sec.), di Bema e di Ambria (Sondrio) sono sintetizzati gli aspetti della gloria e della vittoria, della morte e del dolore. In Italia centrale, tra Toscana, Umbria e Lazio, si afferma la nuova tipologia di croci dipinte su legno, che segnano il passaggio dal Cristo impassibile, vigile, con gli occhi aperti (croce di mastro Guglielmo a Sarzana, anno 1138), al Cristo che soffre e sparge sangue abbondante (Assisi, San Damiano), o addirittura è morto (Pisa, Museo Nazionale, anno 1230). Il linguaggio è ancora bizantino, ma la predicazione di s. Francesco ha richiamato la verità dell’umanità e del sacrificio e morte di Cristo, che con Giotto avrà le ombre e le luci del cadavere. Della stessa epoca sono gli affreschi nella basilica di Sant’Abbondio (Como): Gesù è realmente morto e il braccio orizzontale della croce ha la forma di tronco di palma, a richiamare l’albero della vita del Paradiso Terrestre e dire che il vero albero della vita è la Croce. Trascurando gli stupendi crocifissi di Donatello e Brunelleschi, che ripropongono il tema di Cristo uomo sofferente o Dio di soave, mistica e assoluta bellezza, ci soffermiamo sul crocifisso della chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Rovellasca (Como, XVI sec.). In questa scultura Cristo ha braccia e collo snodati, perché il Venerdì Santo, schiodato dalla croce, le braccia ripiegate e la testa riversa all’indietro, veniva deposto al centro della chiesa per la venerazione dei fedeli. «Prima del restauro, aveva barba e capelli veri - ha concluso don Straffi - che ne esprimevano la vera umanità: oggi ne è privo, così che qualcuno ha detto che aveva fatto la “chemioterapia”. Il commento mi ha richiamato il crocifisso di Matthias Grünewald a Colmar (Francia, inizi XVI sec.), il più tremendo che sia mai stato dipinto, un Cristo contorto nello spasmo più innaturale, l’intero corpo ricoperto di pustole, il sangue che cola, le mani e i piedi mostruosi. Era la pala d’altare nella chiesa dell’ospedale degli Incurabili. È tragico, come è tragica la vita, e quindi anche il Cristo “chemioterapico” può essere fonte di speranza, perché Cristo condivide anche la nostra più intensa esperienza di dolore». Sondrio Cronaca Sabato, 9 aprile 2011 33 sondrio salesiani e acli Morbegno gerola Cominelli parla di genitori, insegnanti, apprendimento A Sondrio l’incontro con Giuseppe Guzzetti Artigianato artistico in mostra con gli studenti Serata con l’Ecomuseo sulle miniere locali Giovedì 14 alle ore 20.45, il noto giornalista milanese Giovanni Cominelli, presso l’ex-refettorio del Liceo Pio XII a Sondrio, tiene la conferenza dedicata al tema “I nuovi itinerari dell’apprendere, la fatica di insegnare. E noi genitori?”. L’incontro è aperto a tutte le persone interessate. Venerdì 15 alle ore 18.30, al teatro salesiano di via Don Bosco a Sondrio, si tiene il terzo degli incontri promossi dall’Istituto salesiano e dal Circolo Acli del capoluogo. Interviene Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo ed ex presidente della Regione Lombardia, che parlerà del “Ruolo dei cattolici nella gestione delle autonomie locali come uomini liberi, responsabili e solidali”. Con la rassegna In viaggio con l’Artigianato si riaccende l’Artshop Gallery di Conartev a Morbegno: sabato 9 alle ore 17.30 c’è I colori dell’India. Accanto a stoffe dal sapore orientale saranno presentati bozzetti di gioielli d’ispirazione indiana, realizzati dagli allievi del Liceo Artistico di Morbegno. Il terzo degli incontri culturali, organizzati dall’Ecomuseo della Valgerola, si terrà venerdì 15 alle ore 20.45 a Gerola nella sala conferenze del Centro del Bitto. Come di consueto, interverranno i professori Cirillo Ruffoni ed Ettore Acquistapace, che presenteranno il tema “Le miniere della Valgerola: tecniche di estrazione e lavorazione del ferro”. ■ La Giornata del Fondo per l’Ambiente italiano a Grosio Realtà apprezzata e ricca di cultura A lunni di elementari e medie (149 in totale) grandi protagonisti della IXX edizione della giornata di primavera del Fai (Fondo italiano per l’ambiente), svoltasi nelle scorse settimane a Grosio. Hanno fatto da “ciceroni guidando alla scoperta del paese a un esercito di 2000 visitatori. Un grande traino all’evento l’ha sicuramente costituita la possibilità di visitare la centrale A2A, un’opportunità riservata esclusivamente alla giornata “centrali aperte”. Sono giunti da Reggio Emilia, Milano, Varese per vedere la centrale e Grosio. I visitatori hanno scoperto il parco incisioni rupestri posto proprio sopra la centrale idroelettrica e poi ogni segreto di chiese e centro storico. Per riassumere l’eccezionale apporto che hanno dati i bambini alla manifestazione basta registrare il commento del parroco di Grosio don Renato Lanzetti: «È stato veramente bello constatare il grande entusiasmo dei ragazzi, la loro voglia di far conoscere il loro paese». Livigno ha il suo nuovo dizionario per il dialetto Ad accogliere l’invito del Fai è stato l’assessore al turismo Mirko Besseghini che si è veramente fatto in quattro per garantire una grande organizzazione. Tutto ha funzionato a puntino anche perché la scuola di Grosio guidata dalla dirigente Francesca Fumagalli ha confermato la propria eccellenza. Hanno saputo stupire i piccoli ciceroni raccontando particolari che anche i grosini più informati non conoscevano. Sono andati in profondità. Quasi sprecato dimenticare quello che hanno mostrato di sapere in questi due giorni, potrebbero realizzare una bella guida del paese. Il gruppo folk “La Tradizion” ha allestito le attività di un tempo perfettamente descritte dai ragazzini. Le note del coro Cime di Redasco hanno avuto grandi applausi. Grosio è la culla delle tradizioni provinciali. «È un comune dalla grande storia» ha affermato l’assessore provinciale alla cultura Costantino Tornadù. PAOLO GHILOTTI Venerdì 15 aprile alle ore 21.00, a Livigno nella sala convegni Pláza Plachéda in via Saròch 1098/a, sarà presentato il Dizionario etimologico-etnografico dei dialetti di Livigno e Trepalle di Emanuele Mambretti e Remo Bracchi. Si tratta di un’opera imponente per la vastità dell’indagine e, al tempo stesso, importante per le innovazioni metodologiche introdotte. Suddivisa in due volumi, ha richiesto oltre cinque anni di impegno. In allegato il lettore troverà il cd delle interviste. Il lavoro, sponsorizzato dal Comune di Livigno, costituisce il 7° volume della collana dei dizionari dialettali curati dall’IDEVV e, alla presenza degli autori, sarà illustrato da alcuni tra i massimi linguisti e dialettologi europei, quali Max Pfister, Wolfgang Schweickard, Michele Prandi, Jørgen Giorgio Bosoni. Il secondo incontro del percorso di informazione e sensibilizzazione “Per saperne di più”, promosso da Navicella - Pro Salute Mentale di Valtellina e Valchiavenna, si terrà a Sondrio martedì 12 aprile a partire dalle 20.30, nella “Sala Vanoni” in via Lungo Mallero Diaz, 18. Don Annino Ronchini, responsabile della Caritas Diocesana per l’Area Salute Mentale, proporrà una riflessione sul tema “Un contributo attivo in questo ambito per sé e per gli altri: il volontario,la formazione e le azioni”. ■ Sondrio Una serata di riflessione con don Andrea Gallo Il Centro di Documentazione Rigoberta Menchù e l’Associazione Culturale “L Ghirù” promuovono l’incontro con don Andrea Gallo che presenta il libro “Sono venuto per servire” scritto con Loris Mazzetti, Aliberti Editore. L’appuntamento è per lunedì 11 aprile alle ore 20.45 a Sondrio, presso la sala “Arturo Succetti” in Largo dell’Artigianato, 1. I promotori dell’iniziativa organizzano anche una cena di solidarietà con don Gallo. Prenotazioni scrivendo ad [email protected] o telefonando al numero di cellulare 3407888466 o al numero 0342-684033. ■ Sondrio Il Gruppo Emergency Valtellina organizza un incontro pubblico che prevede la proiezione del film-documentario “Domani torno a casa” di Fabrizio Lazzaretti e Paolo Santolini, e la partecipazione di Sandra Nonini, medico anestesista per Emergency in Afghanistan e Sudan. Mercoledì 13 aprile, ore 21.00, Sondrio, Sala Vitali, via delle Pergole 10. D visibilità e i numeri che crea il Giro d’Italia lo portano a essere una vera opportunità per le città tappe del Giro», commentava in febbraio il patron Angelo Zomegnan presentando la “gara rosa”. Questo cambio ha provocato non pochi malumori nel capoluogo. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni dell’assessore allo sport del comune di Tirano, Francesco Saligari. «Siamo orgogliosi di poter riportare a Tirano una tappa Gli appuntamenti in calendario per unitre Ecco gli incontri Q in programma nelle due sedi valtellinesi di Sondrio e Tirano: titoli e scadenze Incontro sulla salute mentale il 12 aprile Film-documentario con Emergency Valtellina Giro d’Italia: ritorno a Tirano oveva essere una delle tappe più lunghe del prossimo Giro d’Italia, interamente dedicato ai 150 anni dell’Unità: da Feltre (Bl) a Sondrio. Ma lo scorso fine settimana è arrivato il comunicato ufficiale degli organizzatori: «non potendo garantire gli indispensabili elementi di sicurezza per gli atleti e per la carovana, la Rcs Sport a 64 km dall’arrivo, e il Passo ha deciso di cambiare l’arrivo dell’Aprica (1173 mt.) a 18,5 della 17a tappa del Giro km dal traguardo. Il Giro d’Italia da Sondrio a Tirano». d’Italia è conosciuto in tutto il La carovana rosa rimane mondo: il giro d’affari è di più comunque in provincia di di 2 milioni di euro certificati, Sondrio, ma cambia la logistica lo staff conta 1080 persone, in e la sede di arrivo di una delle media ci sono 2mila giornalisti ultime tappe dell’edizione accreditati, è trasmesso in 2011. L’appuntamento è per 167 paesi con 360 milioni di mercoledì 25 maggio con gli utenti. Lo scorso anno le tappe atleti che dovranno affrontare valtellinesi hanno segnato 230 chilometri di percorso, uno share medio di 3 milioni con l’inserimento di due e mezzo di telespettatori. Gran premi della montagna: «La forza unificante, la il Passo del Tonale (1883 mt.) ■ Sondrio uesti gli appuntamenti della settimana di Unitre di Sondrio: lunedì 11 alle ore 15.30, si terrà la videoproiezione della terza e quarta parte del Nabucco di Verdi, opera interpretata dall’orchestra del Teatro alla Scala di Milano diretta da Muti; mercoledì 13 alle ore 15.30, il biologo Giovanni Scherini presenterà “Il del Giro – ha commentato nei giorni scorsi al quotidiano on line vaol.it –. Tirano offre varie opportunità e siamo pronti a gestire questo evento. Per noi è una grande opportunità». La città abduana si sta già preparando all’evento, perché la data del 25 maggio non è poi così lontana. Invariato, invece, il programma della seconda tappa valtellinese: il 26 maggio si parte da Morbegno per raggiungere San Pellegrino Terme (Bg). fenomeno affascinante del grande ciclo dell’acqua: i rock glaciers”; venerdì 15 alle ore 15.30, Massimo Dei Cas, docente presso il liceo psicopedagogico di Sondrio, parlerà di “Eddington ed Einstein – La scienza che immagina nuovi mondi, parlando alla filosofia e alla storia”; lunedì 18 alle ore 15.30, Francesca Orestano, docente di Letteratura inglese all’Università degli Studi di Milano, proporrà una riflessione su “Eliot, una poesia per la città moderna”. ■ Tirano Sabato 9 aprile «cena povera» per l’Oratorio Una “cena povera” il cui ricavato verrà devoluto alla parrocchia di san Martino per l’acquisto di nuove attrezzature per le aule dell’oratorio di Tirano. Questa è l’iniziativa promossa dalla parrocchia di Tirano con il sostegno economico e l’aiuto fattivo di sodalizi, associazioni e sponsor privati. Appuntamento sabato 9 aprile, alle ore 20.00, presso l’Oratorio tiranese. Per assistere al Teatro alla Scala al balletto in tre parti “Jewels” (Gioielli), con musiche di Fauré (“Emeralds”, Smeraldi), Stravinskij (“Rubies”, Rubini) e Ciajkovskij (“Diamonds”, Diamanti), diretto da Connelly e con l’étoile Roberto Bolle in programma giovedì 12 maggio, ci si iscrive in segreteria entro venerdì 15. Unitre di Tirano promuove martedì 12 alle ore 15.00, l’incontro con Franco Clementi, che parlerà de “Il grande Michelangelo della Cappella Sistina”. Spettacoli 34 Sabato, 9 aprile 2011 ✎ il telecomando | Scelti per voi La stanza del figlio Un film di Nanni Moretti. Con Nanni Moretti e Laura Morante,. ITA 2001, 100 minuti. Ancona. Giovanni è uno psicoanalista con numerosi pazienti con i quali ha un rapporto di paziente comprensione ma anche, come la professione richiede, di lucido distacco. Giovanni ha una moglie, Paola, e due figli adolescenti: Irene e Andrea. La vita scorre tranquilla, turbata solo da una ragazzata commessa da Andrea: il furto di un’ammonite nel piccolo museo scolastico. Il ragazzo decide di andare a fare un’immersione con gli amici e, per cause imprecisate, muore per un’embolia. La perdita del figlio stronca i familiari. Un giorno arriva una lettera per Andrea. È firmata da Arianna, una coetanea che lo aveva conosciuto solo per un giorno e che si era innamorata di lui. Sarà proprio partendo da questo inatteso contatto che la vita della famiglia potrà rimettersi in moto. Il film, considerato il più bel lavoro di Moretti,trinfò al festival di Cannes e ai David di Donatello. Venerdì 13 aprile, Rai 3 21,05. Domenica 10. F.d.S. C5, 8,50. Chiara luce Badano, una giovane ragazza proclamata beata recentemente. Racconti di vita, Rai3, 12,55. Dalla parte dei bambini. Passepartout, Rai3, 13,25. P. Daverio ci porta alla scoperta di Israele. Beethoven It1,16,30. Film per famiglie con un simpaticissimo San Bernardo. Radio America, Iris, 21,05. Un nostalgico atto d’amore di Altman verso l’America provinciale e ottimista. Un passo dal cielo. Rai1, 21,30. Nuova fiction in sei puntate con T. Hill capo delle guardie forestali. Effetto notte, Tv200, 21,45. Rubrica di cinema. Report, Rai3, 21,30. Il prodotto sei tu. Reportage sui social networks. Cosmo, rai3, 23,35. Attualità Barbara Serra. Ci si confronta sul tema dell’omosessualità. Speciale Tg1, Rai1, 23,40. Lunedì 11. All’ombra della fede, Rai Storia 21,00. Doc. Anche venerdì allle 15,00. La donna della domenica, Rai1, 21,10. Fiction da un romanzo di Fruttero e Lucentini. The legend of Zorro, Rai3, 21,05. Film d’avventura con Banderas. L’infedele, La7, 21,10. Attualità con Gad Lerner. Martedì 12. La donna della domenica, Rai1, 21,10. Seconda e ultima parte. La scienza del piccolo, Rai Storia 21,00. Documentario. La vendetta di Carter, Rai5, 21,10. Film d’azione con S. Stallone. Il cavaliere pallido, R4, 23,35. Ottimo western di Clint Eastwood. Mercoledì 13. Il laureato, Iris, 21,10. Mitico film di M. Nichols con un giovanissimo Dustin Hoffman, le musiche sono di Simon & Gerfunkel. Shall we dance? Rai2, 21,10. Picevole commedia sentimentale con R. Gere e J. Lopez. Exit uscita di sicurezza, La7, 21,10. Attualità con I, D’amico. Giovedì 14. SOS Tata, La7, 21,10. Spaccati di vita reali sulle Fino a giugno un ricco calendario che porteranno nella città ticinese artisti emergenti e stelle del concertismo internazionale. Nove gli appuntamenti della prima parte (8 aprile – 27 maggio) con grandi direttori e solisti. Fra le novità da segnalare una doppia serata (2122 aprile, giovedì e venerdì di Pasqua, ore 20.30), nella chiesa di S. Maria degli Angeli, con l’esecuzione integrale della “Passione secondo Matteo” di J.S. Bach con maxischermi posizionati in altre chiese della città per permettere a tutti di seguire l’evento. Interpreti il Coro della Radiotelevisione Svizzera, il Coro di Voci Bianche Clairière del Conservatorio della Svizzera Italiana, I Barocchisti e l’Orquesta Barroca de Sevilla diretti da Diego Fasolis. Voci soliste: Yetzabel Arias Fernandez (soprano), Delphine Galou (contralto), Christoph Homberger (tenore) e Sim InSung (basso). Un altro appuntamento decisamente fuori dagli schemi è quello che vedrà duettare l’Orchestra della Svizzera Italiana con il grande jazzista e bandoneonista Richard Galliano (3 maggio). Un’autentica rarità si potrà ascoltare nel programma dell’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino diretta da Ryan McAdams che proporrà l’esecuzione, in forma di concerto, dell’opera in un atto “Mozart e Salieri” di Rimskij-Korsakov (14 aprile). L’Orchestra della Svizzera Italiana troverà spazio nel cartellone con tre programmi (8 aprile, 3 e 27 maggio) confermando la volontà di “Lugano Festival” di rappresentare un valore aggiunto per la cultura della città, alternando orchestre ospiti con la più importante compagine stabile ticinese. L’OSI sarà diretta da Ion Marin, John Axelrod e Alain Lombard. Intrigante la scelta dei solisti: i pianisti Vadim Rudenko, che inaugurerà la rassegna con il “Concerto n. 1, op. 23 per pianoforte e orchestra” di Ciaikovskij (8 aprile), e Gerhard Oppitz che suonerà il “Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra” di Beethoven (27 maggio); un tris di violinisti, il siberiano Vadim Repim (14 aprile – “Concerto per violino e orchestra op. 35” di Ciaikovskij), l’ungherese Jozsef Lendvay (29 aprile – “Concerto n. 1 per violino e orchestra” di Paganini con la Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan Fischer) e il venticinquenne armeno Sergej Khatchatrian (12 maggio – “Concerto op. 77 per violino e orchestra” di Brahms con l’Orchestra Nazionale Russa diretta da Andrey Boreyko). Infine l’oboista svizzero Emanuel Abbühl con la London Symphony Orchestra diretta da Valery Gergiev (19 maggio – “Concerto per oboe e orchestra” di Mozart). La programmazione del Festival privilegia inadeguatezze dei genitori nell’educare i figli. Windtalkers, Rai movie, 21,00. Film di guerra con N. Cage. Saturno contro, La5, 21,10. Film di Ozpetek con un eccellete cast che ci racconta l’amicizia di un gruppo eterogeneo. Da registrare vista l’ora due bei documentari su Rai1, Gesù non è un paracudistadove va la Chiesa oggi? Di G.B.Corte e G. Montefoschi alle 2,40 e alle 3,30. La nascita della luce: i capolavori del museo egizio di Torino di G.B.Corte. Venerdì 15. La stanza del figlio, Rai3, 21,05. Film drammatico di Moretti sulla perdita di un figlio. Il grande talk, Tv2000, 21,15. Talk che analizza la tv. Tv7, Rai1, 23,15. Sabato 16. Sulla via di Damasco, Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. Tv Talk, Rai3, 14,50. Talk su televisioni e affini. Racconti incantati, It1, 21,10. Favola moderna con Adam Sandler. Per famiglie. ■ A Como Lugano Festival aprile prende il via, al Palazzo dei ’8Congressi, LFestival” l’edizione 2011 di “Lugano con un fitto cartellone di eventi di Tiziano Raffaini 16 aprile 2011 Un spettacolo nell’ambito della mostra “Boldini e la Bella Epoque” il grande repertorio ottocentesco, con un particolare riferimento alla figura di Ciaikovskij. Non mancano tuttavia grandi pagine del classicismo viennese e diverse incursioni nel panorama novecentesco. La seconda parte di “Lugano Festival” (8 – 30 giugno) sarà dedicata al “Progetto Martha Argerich”, giunto alla decima edizione. Un evento che richiama a Lugano un pubblico proveniente da molti paesi europei per partecipare a concerti che rappresentano anche un incontro fra culture, sensibilità e intelligenze diverse, attraverso la collaborazione fra artisti differenti, uniti dall’amore per la musica da camera e dall’amicizia per la grande pianista argentina. Torneranno a Lugano giovani promesse del concertismo, fra cui Nicholas Angelich, Gabriela Montero, Lilya Zilberstein, Mischa Maisky, Renaud e Gautier Capuçon, Alissa Margulis, Lida Chen, Dora Schwarsberg, Alexander Vedernikov. Tutti i concerti della prima parte inizieranno alle 20.30 (ingresso 120/25 frsv) e avranno luogo al Palazzo dei Congressi. Info: 004158/8668240. ALBERTO CIMA “Café bella Epoque”. E’ questo il nome dello spettacolo promosso dall’Assessorato alla Cultura di Como e dall’associazione “Teatro in Mostra” nell’ambito della mostra “Boldini e la Bella Epoque” in corso a Villa Olmo. Lo spettacolo si terrà sabato 16 aprile, alle 21.00, nel Pala Amici di Como a Villa Olmo, via Cantoni n. 1. La storia, ambientata in un caffè di Parigi agli inizi del Novecento, in un contesto che ricalca a pieno quello della Bella Epoque in cui Boldini ha svolto la sua attività artistica. Lo spettacolo si svolge tutta all’interno del caffè e ruota attorno a due personaggi che ricalcano, nella trama comunque riadattata, i protagonisti di un’opera lirica che incarna bene lo spirito del tempo: la Traviata di Verdi, autore che Boldini ritrasse in una delle sue opere più famose. Nella storia Alfredo, cameriere dall’animo gentile ama Marguerite, malata di tisi (come nelle storie di Dumas e Verdi). “I nostri personaggi - spiegano gli autori - Eleonora Moro e Laura Negretti - vivono di riflesso, come se fossero specchi, il fasto, le ricchezze e le meschinità della borghesia parigina dalla quale Boldini stesso si nutriva, ritraendola magistralmente”. drammatico commedia Documentario commedia animazione Sorelle Mai Nessuno mi può giudicare Silvio forever Manuale d’amore 3 Rango Sei episodi familiari che raccontano come un passato minaccioso riesca a influenzare la serenità del presente. Il nuovo film di Marco Bellocchio. Il film sarà proiettato al cinema Astra di Como dall’8 al 10 aprile e il 13 e 14 aprile. Sempre all’Astra il 12 e 13 aprile andrà in scena la commedia “Adam”. La vita di Alice cambia quando il marito muore in un incidente. Si trova costretta a fare la escort, almeno finchè non incontra Giulio. Un film di Massimiliano Bruno. Con Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Giovanni Bruno. Il film nelle sale della Comunità. A Menaggio dal 9 al 12 aprile. Al di là dei meriti e dei demeriti, Silvio Berlusconi è indubbiamente uno strepitoso personaggio della commedia dell’arte. Un film di Roberto Faenza e Filippo Macelloni, scritto da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, gli autori del libro “La Casta”. Con la partecipazione straordinaria di Robert De Niro, il terzo - e forse meno riuscito - capitolo del manuale focalizza lo sguardo sulle diverse età dell’amore. Regia di Giovanni Veronesi. Rango è un camaleonte domestico che, finito nel deserto quasi per caso, deve riuscire a sopravvivere ai predatori. Il film andrà in scena a Chiavenna sabato 9 e domenica 10 aprile. Sempre alla sala della comunità di Chiavenna andranno in scena “Notte di San Lorenzo” (venerdì 8 aprile), “In un mondo migliore” (12 apirle). A Sondrio dal 9 al 12 aprile. Il film sarà proiettato nella sala della comunità di Livigno il 9 e 10 aprile. Lettere e Rubriche PAROLE PAROLE / 85 Tribolazione Tribolo In Tertulliano la parola “tribolatio” è usata per indicare il giudizio di Dio per ciascuno di noi e per quello universale. Infatti il latino “tribulum”, greco “tribolos”, indica lo strumento agricolo dotato di punte per trebbiare il grano, separando i chicchi dalla paglia. Però indicava anche un attrezzo bellico, una specie di palle di ferro dotate di almeno tre punte acuminate, gettate in gran numero al sopraggiungere della cavalleria Sabato, 9 aprile 2011 35 nemica,in modo che almeno una punta sarebbe rimasta rivolta verso l’alto. (come oggi sulle strade per fermare veicoli, bucandone le gomme). In un salmo per “tribolazione” si indica grande sofferenza, associata a miseria. Entrambe le parole vengono dall’antico indiano, ovvero “sanscrito”, con lo stesso significato. In italiano e nelle altre lingue neo-latine la parola, con i derivati, ha preso il significato del salmo e della Apocalisse. Tribolazione è “sofferenza”, che funge anche da “vaglio” per saggiare la fedeltà dell’uomo alla promessa di Dio. Per San Giovanni i “vegliardi dalle candide vesti” sono quelli che sono passati attraverso la “grande tribolazione” e sono stati giudicati degni di apparire davanti al trono dell’Agnello. Credo che questo sia il senso cristiano della sofferenza, altrimenti “insensata”. ATTILIO SANGIANI Famiglia e scuola. Lettera di un genitore. Quale scuola per i nostri figli? Q uis e quid, chi e che cosa: chi ha il compito di fare che cosa. Nel rapporto tra la famiglia e la scuola rispondere al quis e al quid è questione cruciale e ineludibile, ma impopolare, anzi censurata. Impone infatti di mettere a fuoco che significato si attribuisce all’educare, che relazione esiste tra l’educare e l’istruire, quali sono i doveri ed i diritti specifici secondo i diversi ruoli. E’ vero che la realtà è luogo della complessità, e che ci sono le sfumature, non solo i colori pieni. Ma se la premessa è, come ci siamo sentiti dire spesso nelle riunioni scolastiche, che il ruolo della scuola è di “educare istruendo”, non già di “istruire educando”, il rischio implicito è una confusione di colori tale da non riuscire più ad intuire il disegno. I nostri figli frequentano una scuola in cui l’aspetto di socializzazione gioca alla pari, cinquanta a cinquanta, con la finalità didattica. Perciò attenzione a tutte le minoranze... purchè siano politicamente corrette (naturalmente non rientrano nella categoria protetta le famiglie che non scelgono il tempo pieno, possibilità peraltro tutelata dalla legge!). Quindi bando al nozionismo, sterile finchè Trieste non finisce ai piedi del Vesuvio… e via libera ai moralismi: a scuola si insegna da anni l’importanza dell’ecologia, ma le pagine dei quaderni sono zeppe di fotocopie, e gli avvisi cartacei si sprecano! La responsabilità non è solo della scuola, o meglio di quanti vi operano ai vari livelli. Certo è sconsolante non riuscire a trovare con pochi clic sul sito del Ministero i curricoli scolastici, cioè che cosa dovrebbero imparare i nostri figli tra i banchi. Ed è deprimente avere come interlocutori dei burocrati, invece che persone appassionate di didattica, pur con i piedi per terra. Nè è raro imbattersi in qualcuno che pensa che una scuola siffatta sia solo “per il bene dei bambini”. Se le cose vanno così, la responsabilità è comunque anche di noi genitori. Che cosa stiamo chiedendo alla scuola? Le domandiamo di sostituire la nostra presenza, la nostra prossimità educante? O le chiediamo di aiutare i nostri figli a conoscere, perchè il “sapere” consenta loro di leggere meglio la realtà e di dare “sapore” alla loro vita? Le chiediamo di fare supplenza ai servizi sociali, di farsi carico di tutte le emergenze, vere o presunte? Oppure di assolvere il suo compito primario all’istruzione, convinti che solo espletando al meglio questa funzione essa educa davvero? Chi vogliamo essere? Ci sentiamo protagonisti dell’educazione dei nostri figli, difficile, piena di incognite e di rischi, soggetta alla nostra ed alla loro libertà? O preferiamo il ruolo di comparse? Noi dobbiamo vigilare sulla qualità della scuola. Per fare un esempio banale, nella scuola primaria l’inglese e l’educazione motoria sono mediamente insegnati male, perchè mancano figure professionali competenti, eppure queste discipline vengono proposte come un benefit nel POF: meglio sarebbe il Divertinglese in TV o un salutare giro in bicicletta al parco! Una trentina di anni fa in un liceo di Como gli alunni di una classe boicottarono una insegnante incompetente: uscivano dall’aula all’inizio delle sue ore, perchè non garantiva il loro diritto ad imparare. Fu rimossa dal suo incarico. Perchè noi genitori siamo pieni di scrupoli buonisti di fronte ad una scuola incapace di istruire? Non passa forse ai nostri figli il ❚❚ Lettere al direttore. Il direttore risponde. messaggio indiretto che non ha importanza “fare bene”, tanto meno “fare il bene”, e che la conoscenza conta molto meno del quieto vivere? Nella scuola oggi sembra un’ingerenza chiedere un’istruzione misurabile: in compenso proliferano le educazioni alla mondialità, all’affettività, stradale … si può fare anche il patentino per la moto. Che cosa diremo domani quando, come accade nella vicinissima Spagna, ai nostri figli tredicenni verrà chiesto - nelle ore scolastiche obbligatorie di educazione sessuale – di scegliere il loro gender? ELENA CLERICI Il tema è ampio e interessante. Questa lettera lo apre soltanto. Il dibattito è aperto! di don AGOSTINO CLERICI «Homo videns», anche un po’ “strabicus”? C aro direttore, scrivo come assiduo lettore del “Settimanale”. Poco mi sfugge. Apprezzo quel molto di buono, anzi, di ottimo, che vi leggo. Però nemmeno mi sfugge la “stonatura” dell’articolo firmato “Homo Videns”, cui aggiungerei l’aggettivo “Strabicus”. Lo stile mi assomiglia molto a quello del direttore de “Lo Spettatore”, periodico dell’AIART, cui in passato ho fatto notare un simile strabismo. “Strabico”, in ottica, significa “Persona che guarda bene solo da una parte”. Infatti “Homo Videns” esalta Enzo Biagi, decisamente “fazioso” contro le scelte dell’elettorato nelle elezioni del 1994, come pure Montanelli, che aveva Berlusconi come editore del “Giornale”, e che lasciò entrambi (editore e “Giornale”) per opporsi a colui che gli aveva offerto per anni la possibilità di conservare la fama di “grande giornalista laico e anticomunista”. Però ha parole di biasimo nei confronti di Giuliano Ferrara e del direttore di RAI 1, che non nascondono una preferenza per l’attuale Presidente del Consiglio. Quindi, secondo Homo Videns: Biagi non tradiva la naturale “neutralità”, o, almeno,”pluralismo” del servizio pubblico radiotelevisivo, pagato... Nemmeno, sembrerebbe, non tradiscono giorna- Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como Telefono 031-26.35.33 Fax Redazione 031-30.00.33 E-mail Redazione [email protected] Fax Segreteria 031-31.09.325 E-mail Segreteria [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a: Il Settimanale della Diocesi di Como Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio Telefono e Fax 0342-21.00.43 E-mail [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r.l. Missaglia (Lc) Registrazione Tribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: listi tipo Fazio, che non ha ammesso al suo programma qualcuno che si opponesse al padre di Eluana Englaro, deciso a favore della “eutanasia” per sospensione dell’alimentazione. Oppure come Santoro di “Annozero” o Floris, il suo pari di “Ballarò”. Non credo, poi, che sia l’”audience” (come quella attribuita a Biagi) a provare l’imparzialità e, men che meno, la correttezza deontologica e morale dei giornalisti. Se così fosse, i migliori sarebbero gli intrattenitori del “Grande fratello” o dell’”Isola dei Famosi”. Cosa ne pensa ? ATTILIO SANGIANI C arissimo Direttore, sono uno di quelli che hanno tirato il fiato quando è stato revocato Biagi, mentre seguo con grande ammirazione i commenti di Ferrara. Scrivo per il commento su “Qui Radio Londra” firmato Homo videns, per dire che, a mio avviso il servizio pubblico radiotelevisivo non dovrebbe mai essere manipolato dalla politica, come succede in modo spudorato specialmente in Rai2-Rai3-RaiNews, nè tantomeno dovrebbero essere e/o sembrare schierati politicamente, Il Settimanale Direttore responsabile: Agostino Clerici La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como Telefono 031-58.22.11 Fax 031-52.64.50 Tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2011: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) della diocesi e tutte le pubblicazioni che solitamente troviamo in fondo alla chiesa, almeno con la stessa diligenza e saggia equidistanza del preziosissimo quotidiano Avvenire, anche in questi tempi di burrasca mediatica e giustizialismo fazioso. Il pluralismo, la libera scelta nell’opinabile, l’intransigenza assoluta sulla dottrina e sulla morale e altrettanta misericordia con l’errante, sono un dono prezioso e un diritto da salvare sempre, anche per non fare gravissimi danni alla giustizia e alla madre Chiesa. Con l’occasione segnalo che sarebbe prezioso almeno un brevissimo indirizzo morale sui film che vengono reclamizzati al piede della stessa pagina del nuovo Settimanale, Grazie, auguri e saluti cordialissimi. GIANMARIO BRENNA N on conosco “Homo videns” (è una nota che mi proviene dal Servizio Informazione Religiosa, che il redattore della pagina ha deciso di utilizzare). Un po’ “strabicus” questa volta lo è stato! è come se dai tempi di Biagi sino ai giorni di Ferrara non abbia più guardato la televisione. Altrimenti avrebbe trovato tonnellate di faziosità, al cui confronto la limpida “partigianeria” di Ferrara è acqua fresca. Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale.