GITA IN ALSAZIA UNA TERRA DI CONFINE FRA STORIA E CULTURA 9-10-11 aprile 2014 Terza Media Istituto Madre Cabrini 1 2 IL VIAGGIO I GIORNO: COLMAR II GIORNO: STRASBURGO E LINEA MAGINOT III GIORNO: MULHOUSE 3 DUE TERRITORI MOLTO CONTESI: L’ALSAZIA E LA LORENA 1648: gran parte dei territori di Alsazia e Lorena diventano proprietà francese dopo la pace di Westfalia (alla fine della guerra dei trent’anni) e vengono strappati dal Sacro Romano Impero Germanico. 1681: sotto il regno di Luigi XIV la Francia annette anche Strasburgo e la zona circostante. Il trattato di Ryswick poco successivo conferma la conquista. 1870: dopo la guerra franco-prussiana e la proclamazione dell’impero tedesco la Germania (con il cancelliere Otto von Bismark) riprende sotto di sé Alsazia e Lorena. Questo sarà uno dei motivi di rivincita dei francesi nei confronti dei tedeschi (revanscismo) che porterà allo scoppio della prima guerra mondiale. 1919: con la pace di Versailles (che pone fine al primo conflitto mondiale) la Francia riporta con sé Alsazia e Lorena. 1940: con lo scoppio del secondo conflitto mondiale la Germania di Hitler occupa Alsazia e Lorena riannettendole all’impero tedesco. 1945: la fine della seconda guerra mondiale impone alla Germania la restituzione alla Francia di Alsazia e Lorena che tuttora sono territorio francese a tutti gli effetti. Durante l'ultima fase della seconda Guerra mondiale, nel 1944, il maresc. von Rundstedt concentrò intorno a Colmar ingenti forze di fanteria e corazzate, per tentare un vasto movimento controffensivo, che avrebbe dovuto costringere le forze alleate a sgomberare Strasburgo. Il gen. de Tassigny, comandante del1a armata francese, decise, di fronte a ciò, di stornare la minaccia avversaria su Strasburgo, attaccando la cosiddetta poche di Colmar. Nonostante le non lievi difficoltà, l'attacco si concluse con pieno successo. Fin dal primo giorno, i francesi riuscirono a sorprendere l'avversario e ad avanzare di circa cinque chilometri verso Mulhouse ed in direzione di Colmar. La lotta arse per più giorni, furiosissima, ma nella giornata del 27 i francesi riuscirono alfine a raggiungere il canale di Colmar. Ricevuti, quindi, rinforzi americani, gli Alleati passarono il canale ed accerchiarono la città nelle cui mura essi entravano il mattino del 2 febbraio. Contemporaneamente anche le truppe del settore di Mulhouse riuscirono a sfondare la fronte tedesca ed a sospingersi verso nord. Le forze alleate continuavano nella loro avanzata vittoriosa, ed il giorno 5 Strasburgo fu salva; tutta l'Alsazia, meno la ristretta zona di Wissemburg, poteva dirsi liberata. 4 I GIORNO COLMAR: LA PICCOLA VENEZIA ALSAZIANA IL TERRITORIO La capitale dell’Alto Reno è situata in una felice posizione fra il Reno e i monti Vosgi. Con i suoi edifici medievali e rinascimentali, affacciati sulle strade acciotolate, rappresenta la tipica città alsaziana. La città ha in realtà due anime, una francese e una tedesca. LA STORIA La storia di Colmar mostra antiche origini: nel IX secolo si chiamava Colombaria per via dei suoi allevamenti di piccioni. Nel XIII secolo vide affermarsi una ricca borghesia ed in questo periodo la città prosperò grazie al commercio del vino e fiorirono le arti. Divenne territorio francese nel 1648 a seguito del Trattato di Vestfalia. Col Trattato di Francoforte nel 1871 venne annessa all’Impero tedesco e rimase tale fino al Trattato di Versailles nel 1919 che mise fine alla I guerra mondiale. Rimase francese 5 fino al 1940 quando venne occupata dai tedeschi ed annessa al Terzo Reich durante la II guerra mondiale. Il 2 febbraio 1945, dopo un lunga resistenza tedesca, la città venne liberata. La storia ha quindi deciso che Colmar dovesse essere francese ma l’anima tedesca non è meno presente, a partire dalla lingua alle scritte dei locali in carattere gotico, dai cognomi delle famiglie ai nomi dei famosi vini, allo stile architettonico della maggior parte delle case e dei palazzi. Nonostante questo le popolazioni germaniche di queste terre si sono sempre più sentite parte della nazione francese. La città è divisa in piccoli quartieri, ognuno dei quali in passato era legato a una specifica corporazione. Lungo le caratteristiche vie del centro troviamo le tipiche case a colombages, cioè con intelaiature a traliccio di legno che sostengono tutta la struttura e che sono visibili anche in facciata. Passeggiare fra queste strade rimane sempre una affascinante invito per molti turisti che visitano e affollano questa romantica cittadina. COSA ANDIAMO A VEDERE: LA PETIT VENICE Questo quartiere della città è il più suggestivo e pittoresco, punto di partenza per una visita con le tipiche “bateau”, le imbarcazioni che navigano il fiume che attraversa le case di Colmar. Il nome “piccola Venezia” deriva dal particolare allineamento delle abitazioni situate da una parte e dall’altra della riva del fiume. 6 LA MAISON PFISTER Molte strade prendono il nome delle corporazioni che vi risiedevano come Rue des Tenneurs (dei conciatori), con le terrazze delle case adibite a stenditoi per l’essicazione delle pelli, Rue del Boulangers (dei fornai) o Rue de la Poissonnerie (dei pescatori). Fra queste, in Rue de Marchands vi è la Maison Pfister, d’epoca rinascimentale (1537) ma con tratti fortemente medievali. È un’antica residenza borghese e la sua bellezza sta nelle pregevoli decorazioni esterne, con pannelli dipinti e il balcone in legno intarsiato e finestra bovindo. LA CATTEDRALE DI ST. MARTIN Questa bella e maestosa chiesa collegiale venne edificata in grès rosso, secondo lo stile gotico, a partire dal 1237 e venne terminata nel 1366. È composta da quattro grandiosi portali e la facciata, in arenaria gialla, è tripartita da contrafforti e fiancheggiata da un campanile con pinnacolo di rame in stile mongolo. L’interno a tre navate è celebre per il cupo deambulatorio che circonda il coro esagonale. La chiesa è un chiaro esempio di arte gotica d’oltralpe come si vede nelle vetrate con archi a sesto acuto, nei contrafforti, nei pinnacoli, nel portale strombato, negli alti e possenti pilastri che slanciano la struttura verso il cielo. 7 LA CHIESA DEI DOMENICANI La chiesa, situata nella piazza dei domenicani, è una chiesa gotica sconsacrata il cui fascino si può vedere nelle splendide vetrate trecentesche dalle quali entra la luce ad illuminare gli interni altissimi e bui. All’interno della chiesa è custodita la più importante opera di Martin Schoungauer, la Vergine al roseto del 1473, dove la Madonna, delicatissima e sottile, con splendidi capelli rossi e ricci, indossa una veste rossa dello stesso colore delle rose che la circondano e porta in braccio il bambino che le cinge teneramente il collo. 8 IL MUSEO D’UNTERLINDEN Il museo di Colmar si chiama Unterlinden perchè prende il nome dall’antica cappella gotica dedicata a San Giovanni sotto il tiglio (dal tedesco St Johann unter der Linde) intorno a cui si sviluppa tutto il complesso museale. All’interno del museo sono custodite diverse ricche collezioni, di arte antica, rinascimentale e moderna. La collezione più interessante è quella che riguarda l’arte del XV e del XVI secolo dell’area renana. Abbiamo qui raccolti alcuni esempi meravigliosi di un arte nordica europea completamente differente dall’arte rinascimentale italiana. Se in Italia possiamo vedere la bellezza classica di Raffaello, la maestria grandiosa di Michelangelo, il naturalismo ed il realismo di Leonardo, nella aree alsaziane e negli altri territori di influenza tedesca l’arte assume caratteri profondamente legati alla cultura di quei paesi. La caratteristica principale dell’arte tedesca è il legame col linguaggio gotico d’oltralpe: forte coinvolgimento dell’osservatore, senso di altezza e di infinito enfatizzato, sentimento di piccolezza e profonda sproporzione fra l’uomo e Dio. Le opere d’arte dell’area tedesca mostrano: - una natura selvaggia, più grande dell’uomo, indomabile e terribilmente meravigliosa. - un realismo estremo, addirittura portato al brutto e all’esagerato, allo spaventoso. - un grande legame con i costumi e le tradizioni dei territori del nord. - un distaccamento dalla religiosità sentita in Italia, per l’influenza della riforma protestante. Quella che prende piede è quindi una religiosità profondamente intimista, dove il peccato è visto con grande timore e la Grazia di Dio è l’unica immeritata possibilità di speranza. Tutto questo possiamo coglierlo nelle opere particolari visibili in questo museo. Ne descriviamo 3. 9 PALA D’ALTARE DI ISSENHEIM DI MATTHIAS GRÜNEWALD “LA CAPPELLA SISTINA DELL’EUROPA DEL NORD” (Philippe Daverio) L’opera principale è la famosa Pala d’altare di Issenheim dipinta nel 151216 da Matthias Grünewald. 10 Grünewald è stato artista al servizio del duomo di Magonza, ma ha dovuto abbandonare il lavoro di pittore perchè era sospettato di simpatizzare per la nuova riforma protestante. La sua arte raggiunge il punto di massima espressione in questo polittico grandioso in cui il dolore e la deformazione che traspaiono dal corpo del Cristo trasformandolo in un immagine inquietante, la disperazione che si legge nelle pose e nei visi delle donne sotto la croce, il paesaggio cupo e minaccioso, i colori, bellissimi ma allucinati trasmettono un forte senso di pathos. Il dramma del peccato e della morte sono fortemente tangibili in quest’opera che chiede disperatamente l’intervento della grazia divina come unica possibilità per redimere tutto il male esistente, male che possiamo vedere iniettato in ogni punto del corpo martoriato di Gesù. Davanti a quest’opera l’osservatore viene profondamente turbato e non può non sentire un senso di tragicità e di strazio, non può non invocare anch’egli l’intervento di Dio, padre del suo Unico Figlio. Non c’è da stupirsi che quest’opera doveva essere vista dai malati ospitati dal monastero di Issenheim, unici a poter comprendere e immedesimarsi nel dolore dell’uomo sulla croce. “Cristo, in Grünewald, non scende a incontrarsi solo come uomo; s’incarna come scandalo dell’unità e dell’unicità dell’essere…..Il Cristo di Colmar non è più soltanto un colosso umano; e neppur più soltanto un toro indomabile, anche se vinto; le 11 piaghe che maculano la sua pelle non sono più e solo cicatrici o ascessi dovuti alle spine e agli atrezzi della flagellazione e della tortura; esse sono anche, e nello stesso tempo, escrescenze e oscuri morbi di natura tipicamente vegetale, ferite di tronchi strappati, croste di clorofille malate. (…) Nè il rapporto tra la testa di Cristo e la corona di spine è quale risulterebbe se la corona fosse stata veramente infilata sul cranio del Crocifisso; esso è quale sarebbe se la corona ne fosse uscita come una gemmazione spontanea e necessaria; nè più nè meno di come vi sono usciti e cresciuti i capelli……Non era forse scritto da sempre che Cristo sarebbe stato coronato di spine?” (Giovanni Testori) RITRATTO DI DONNA DI HANS HOLBEIN IL VECCHIO Hans Holbein il Vecchio è stato il pittore capo della fiorente bottega di artisti di Augusta. La sua pittura è profondamente legata al linguaggio gotico e al realismo dei fiamminghi. Questo si vede nei suoi ritratti che sono, come questo ritratto di donna, penetranti e austeri. La verità del volto di questa donna, dipinta con calligrafica attenzione, emerge prepotentemente nella bellezza del suo abito raffinato e nell’espressione severa del suo sguardo. Le linee sono taglienti e ricercate, mentre la posa è tipicamente rinascimentale (un mezzo busto con la presenza visibile delle mani), infatti Holbein venne influenzato dalla pittura italiana, ma più di lui il figlio, Hans Holbein il Giovane, che divenne ancora più celebre del padre. 12 MELANCONIA DI LUCAS CRANACH IL VECCHIO Lucas Cranach è stato un pittore tedesco molto amato dai principi elettori di Sassonia e dai principi protestanti. Era infatti un grande sostenitore di Lutero e della sua dottrina (è suo infatti il famoso ritratto del protagonista del protestantesimo). La sua pittura è raffinata, ma allo stesso tempo è onirica e trasportata nel mondo del fantastico. Il soggetto di questo quadro è la melanconia, quello stato di abbassamento dell’umore che porta a una profonda tristezza a cui tutti i sensi si abbandonano. In questo quadro però l’artista non ha solo rappresentato la Melanconia, vista dagli uomini del Rinascimento come uno sentimento necessario nella vita dell’artista per vivere momenti di ispirazione, ma ha anche rappresentato un sermone di Lutero che denunciava tutte le afflizioni individuali come effetti dell’influenza del diavolo. Quest’influenza poteva essere subita anche tramite il cibo e le bevande. 13 II GIORNO STRASBURGO: CROCEVIA D’EUROPA IL TERRITORIO Capoluogo dell’Alsazia, da sempre crocevia dell’Europa continentale, si trova a metà strada tra Parigi e Praga (e per questo viene denominata “Crocevia d’Europa”). Il suo nome deriva dal latino, Strate Burgum, letteralmente “la città delle strade”. Strasburgo è in una posizione privilegiata, nell'ultimo punto in cui possono giungere le barche da trasporto renane e nel punto dove l'unica strada che valichi facilmente i Vosgi (a Saverne) sbocca sul Reno. Essa è dunque ad un tempo una città di transito e un crocicchio di vie d'acqua e di vie di terra, e deve principalmente a questa sua caratteristica l'importanza che ha assunto in tutta l'Alsazia. E’ attraversata dall'Ill, affluente del fiume Reno, che si divide nel centro storico della città, fino a formare cinque bracci. Proprio tale zona, chiamata Petit France, è la parte più caratteristica, un tempo ritrovo di pescatori, tintori e mugnai, ora sede di laboratori artigianali. Questo luogo, dove sembra che il tempo si sia fermato, con le sue stradine, 14 i ponti turriti e i tetti a graticcio, è dal 1988 Patrimonio dell’Umanità. L'est del territorio comunale, lungo il Reno, è costituito da molte isole, tagliate dai bracci del fiume canalizzato e dai canali del porto autonomo. Il nordest ed il sud-est del comune sono coperti da vaste foreste, ciò che rimane dell'antica foresta renana. Il suo essere cosmopolita le ha permesso di divenire una delle capitali dell’Europa unita, nonché sede di importanti istituzioni quali il Parlamento Europeo, il Consiglio d’Europa e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. LA STORIA Il sito su cui sorge Strasburgo fu inizialmente occupato dall'accampamento militare romano di Argentoratae dopo le campagne di Germanico del 1416, all'interno della provincia di Germania superiore. A partire dal IV secolo fu sede di un vescovato. Presso le sue porte, nel 357, fu combattuta una grande battaglia tra gli Alemanni e l'imperatore Giuliano, il quale riuscì a respingerli mentre il loro re, Cnodomario, fu fatto prigioniero. Pochi anni più tardi (nel 361), Giuliano diventava imperatore romano. Un nuovo attacco venne sferrato il 2 gennaio del 366, approfittando della superficie ghiacciata del Reno ed all'inizio del V secolo gli Alemanni si insediarono nell'area oggi occupata dall'Alsazia ed in una grande parte dell'attuale Svizzera. Nel corso del V secolo la città passò dal dominio degli Alemanni a quello degli Unni e poi dei Franchi; nell'842 vi venne siglato il Giuramento di Strasburgo da parte di Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, patto nel quale i due si promettevano fedeltà reciproca. Grande centro di scambi commerciali nel tardo Medioevo, nel 1262 diventò una Libera città (cioè dipendeva direttamente dall’imperatore e, quindi, da nessun potere feudale intermedio). Negli anni successivi al 1520 la città fece propria la dottrina religiosa di Martin Lutero, i cui seguaci fondarono a Strasburgo nel secolo successivo una loro università. La Francia annetté Strasburgo nel 1681, 15 sotto il regno di Luigi XIV, e la conquista viene ratificata dal trattato di Ryswick l'anno seguente. La politica di intolleranza religiosa verso i protestanti adottata in Francia con l'Editto di Fontainebleau non poté essere applicata a Strasburgo. Questa relativa tolleranza, unita alla crescita dell'industria e del commercio, portò la popolazione cittadina a triplicare fino a 150.000 abitanti. Nel 1870, durante la guerra franco-prussiana, Strasburgo venne duramente assediata dai prussiani per più di un mese. Il 15 settembre la guarnigione francese dovette alzare bandiera bianca e abbandonare la città. Nel 1871, con il trattato di Francoforte, la città tornò ad essere parte del Reichsland di Alsazia-Lorena dell'Impero tedesco guidato dal carismatico Otto von Bismarck. Strasburgo divenne nuovamente francese dopo la prima guerra mondiale, con la sigla nel 1919 del Trattato di Versailles e di nuovo tedesca dal 1940 al 1945. Durante la guerra la sinagoga della città venne distrutta dai nazisti. La linea del fronte tra Francia e Germania che nei secoli ha attraversato Strasburgo e la sua regione ha anche diviso le comunità e le famiglie, spesso trovatesi su fronti opposti nei diversi conflitti. Per questo il monumento cittadino ai caduti di tutte le guerre raffigura una madre che regge i corpi di due figli volutamente nudi, cioè privi di qualsiasi divisa o insegna riconducibile ad una particolare fazione. COSA ANDIAMO A VEDERE: LA PIAZZA DELLA CATTEDRALE Piazza della Cattedrale è il crocevia del centro storico di Strasburgo su cui si affacciano alcuni degli edifici più importanti della città. Oltre alla Cattedrale, da cui prende il nome, colpisce subito la sagoma della Maison 16 Kammerzell, la più bella casa di Strasburgo che il ricco commerciante di formaggi Bronn si fece costuire su alcune botteghe in pietra (ancora visibili). La parte superiore, che ospitava l'abitazione e il magazzino di Bronn, è realizzata tutta in legno e decorata con animali, guerrieri, figure grottesche. Prende il nome dal mercante Kammerzell che l'acquistò nel 1806. All'angolo con la casa c'è la Farmacia del Cervo del 1268, la più antica di Francia. La piazza è il luogo più turistico e affollato di Strasburgo. LA CATTEDRALE DI NOTRE DAME: “UN PRODIGIO DI GRANDEZZA E LEGGIADRIA” (Victor Hugo) 17 «La cattedrale è un'opera che dà gloria a Dio, insieme a tutta la realtà creata: piante, fiori, frutta, animali entrano in questo canto di lode che si leva al cielo. Stupisce la perfezione esecutiva delle guglie, poste in alto, lontanissime da sguardi umani: chi contribuiva alla cattedrale aveva il gusto dell'opera perfetta, perché sapeva che il proprio lavoro era davanti a Dio, strada del proprio compimento, prima e più del riconoscimento degli uomini.» (Dalla mostra "Ad usum fabricae") La cattedrale di Nostra Signora di Strasburgo è una delle chiese più note di Francia ed esemplifica alcune caratteristiche dello stile gotico d’oltralpe che abbiamo iniziato ad individuare a Colmar, in modo particolare il forte coinvolgimento dell’osservatore, il senso di altezza e di infinito enfatizzato, il sentimento di piccolezza e la profonda sproporzione fra l’uomo e Dio. In modo particolare, a livello architettonico, il gotico si caratterizza per lo sviluppo verticale delle strutture murarie. Con un'altezza di 142 metri, Notre Dame è stata per molto tempo un parametro di riferimento per gli edifici più alti del mondo, nonché l’edificio più elevato dell’intera cristianità fino al XIX secolo. Come cattedrale cattolica è intitolata alla Madonna ed è quindi chiamata NotreDame e Liebfrauenmünster, rispettivamente in francese e in tedesco. Fu costruita a partire dal 1015 ed iniziata in stile romanico, anche se fu poi continuata secondo i canoni dell'architettura gotica sia francese che tedesca. Fino al 1235 il territorio di Strasburgo era rimasto piuttosto indifferente nei confronti del nuovo linguaggio, rimanendo fedele alla tradizione artistica imperiale e anche agli influssi lombardi. Per la difficoltà nel coprire a volta le ampie navate furono infine chiamati architetti francesi, che diedero un'impronta vicina alle cattedrali del nord della Francia: infatti la Cattedrale di Strasburgo rappresenta per la Germania un caso di importazione puntale del linguaggio gotico. La parte gotica è quindi soprattutto la navata, molto ampia e luminosa, con grandi finestre che sostituiscono le pareti di contenimento. I lavori proseguirono fino al 1439. È un esempio di costruzione in pietra arenaria dei Vosgi. Questa pietra, tipica delle zone renane, le conferisce il colore rossiccio che 18 caratterizza anche altre costruzioni situate in città vicine, come la cattedrale di Friburgo. Ha la forma di una basilica a tre navate con trans etto. È rimasta incompiuta anche a causa delle enormi dimensioni del progetto, che il comune di Strasburgo ed il vescovo Henri de Hasenbourg perseguivano in concorrenza con altre città nelle zone limitrofe. L'incontro più suggestivo con la magnifica facciata della cattedrale lo si ha giungendovi frontalmente dalla Rue Mercière, un'antica strada medievale fiancheggiata da pittoreschi edifici nel cui sfondo si inquadra, come un'enorme pagina della storia artistica della città, la parte centrale della facciata, con l'ornatissimo portale coronato dal grande rosone. La facciata costituisce il più grande libro illustrato del Medioevo. Centinaia di sculture sembrano uscire dalle pareti, accentuando gli effetti d'ombra e di luce. La tonalità del gres rosa varia in funzione dell'ora del giorno e del colore del cielo. Le porzioni più tipicamente romaniche si trovano presso il coro, primo ad essere stato costruito. Si può notare un prevalere degli elementi gotici man mano che la costruzione progredisce e ci si avvicina alla facciata. Oggi Notre Dame si distingue da molte altre cattedrali gotiche per la mancanza di una delle due torri campanarie, quella meridionale, il che determina un forte effetto asimmetrico dell'insieme (in contrasto con la regolarità che caratterizza la facciata, strutturata a scacchiera). La chiesa si caratterizza, inoltre, per un orologio astronomico di grande fattura che 19 riproduce, unico nel suo genere, la precessione degli equinozi. Inoltre, ogni giorno a mezzogiorno, l’orologio stupisce i visitatori con la sfilata degli apostoli. «Mentre ci si avvicinava al terzo anno dopo il Mille, accadde in quasi tutto il mondo, ma soprattutto in Italia e in Gallia, che fossero rinnovati gli edifici delle chiese, benché la maggior parte, essendo decorosamente costruite, non ne avessero affatto bisogno. Ma i popoli cristiani gareggiavano l'uno con l'altro per avere le più belle. Era come se il mondo stesso, scuotendosi, gettasse via la vecchiaia, rivestendosi di un bianco mantello di chiese.» (Rodolfo il Glabro) IL PALAZZO DEI ROHAN Si trova nel centro di Strasburgo, accanto alla Cattedrale e al suo museo. Il palazzo ha preso il nome di "Palazzo dei Rohan" dai quattro principi 20 vescovi della famiglia di Rohan, che nel XVIII secolo si sono succeduti nella diocesi di Strasburgo Il grande edificio fu costruito tra il 1728 e il 1741 dall'architetto Robert de Cotte per il vescovo Armand-Gaston-Maximilien de Rohan-Soubise al posto del precedente palazzo vescovile. L'architettura è un esempio del Classicismo divenuto alla moda in Francia dopo la conquista di Strasburgo. A partire dal 1704 Armand-Gaston de Rohan-Soubise acquistò diversi palazzi vicini alla cattedrale. Nel 1727 ordinò di demolire i vecchi edifici sulle rive dell'Ill e fece costruire un superbo palazzo. Robert de Cotte disegna la pianta e Laurent Gourlade dirige i lavori; sarà sostituito più tardi da Joseph Massol. I lavori, cominciati nel 1732, finiranno dieci anni più tardi.Il palazzo è un quadrilatero di arenaria gialla e rosa costruito attorno ad un cortile centrale. Al centro quattro colossali colonne sorreggono un frontone e un tetto a forma di cupola. L’iconografia delle sculture varia a seconda che ci si trovi sul lato della cattedrale o del fiume Ill: da un lato predominano i motivi a carattere religioso e morale (la fede, la temperanza), dall’altro motivi profani (le quattro stagioni, i cinque sensi, gli eroi e le divinità dell’Antichità, le Ore). L’interno era stato concepito secondo l’etichetta di Versailles. Bombardato nel 1870 e nel 1944, il Palazzo ha oggi ritrovato il lustro di un tempo ed ospita tre musei. LA PETIT FRANCE Un quartiere sull’acqua, tra i più suggestivi della vecchia Strasburgo, una zona in cui un tempo abitavano e lavoravano i pescatori, mugnai e conciatori della città. Il nome deriva, curiosamente, da un ospedale, attualmente scomparso. È situato sulla Grande Île ed è, dal 1988, patrimonio dell'umanità UNESCO. Vi si trovano numerose case a graticcio (dal caratteristico telaio in legno a vista). Nel prolungamento del quartiere si trovano i Ponti Coperti, che hanno mantenuto questo nome nonostante la loro copertura sia scomparsa nel 21 XVIII secolo. Essi sono dominati da quattro torri medievali, massicce e squadrate, costruite tra il 1230 e il 1250. Sono le vestigia dell’antica cintura di fortificazioni che arrivò a contare ben ottanta torri la quale garantiva l’indipendenza della repubblica strasburghese, allora città libera del Sacro Romano Impero Germanico. Ogni torre ha un suo nome: la Torre del Boia, la Heinrichsturm, la Hans von Altheimturm ed esse servirono a lungo da prigione. Immediatamente dopo la riannessione di Strasburgo alla Francia nel 1681, venne costruita una nuova cinta muraria fortificata da Vauban. Il quartiere venne danneggiato nella sua totalità durante la seconda guerra mondiale, al termine della quale la città intraprese una politica di fedele ricostruzione. Dopo un primo intervento, sarà durante gli anni Settanta che la municipalità investirà con maggiore forza per restituire al quartiere il proprio spirito originario. 22 LA LINEA MAGINOT: UN TENTATIVO DI DIFESA LA STORIA La Ligne Maginot è una linea di difesa, costruita tra le 2 Guerre Mondiali, che trae il suo nome del Ministro della Guerra dell’epoca, André Maginot. 23 E’ un sistema di opere militari che va dal Mare del Nord al Mare Mediterraneo (oltre alla Corsica), concepito per essere aggirato e rallentare il nemico costringendolo a modificare il suo percorso. Le zone dove sono state realizzate le opere militari più complesse, sofisticate, moderne e potenti furono il confine nord-est con la Germania ed il Lussemburgo (detto anche "Anciens Fronts") e il confine franco-italiano (la cosiddetta "Linea Maginot alpina", in francese Ligne Alpine). Il sistema di opere militari era costituito da grandi fortificazioni (Ouvrages) distanziate tra loro di circa 5 km e completamente collegate sottoterra, con alcune postazioni "emergenti", armate prevalentemente di mitragliatrici e artiglierie di piccolo calibro, che si proteggevano l'un l'altro e che controllavano i tratti di confine e le relative vie di accesso. Tra questi erano posizionati fortificazioni minori (in francese “petites ouvrages”), casematte e bunker di varia potenza di fuoco e dimensioni che rendevano continuo il fronte, controllandolo con mitragliatrici e pezzi anticarro, il tutto fronteggiato da un profondo reticolato di filo spinato e sei file di putrelle infisse nel terreno per fermare la fanteria e i carri nemici. In posizione arretrata poi c'erano due linee di resistenza che consentivano alle truppe di ripararsi dai bombardamenti. Era poi completato da batterie allo scoperto, postazioni di artiglieria su affusto ferroviario, una complessa rete di distribuzione elettrica formata da cavi interrati e interconnessioni tra le diverse opere, una rete telefonica militare e infine una serie di avamposti destinati a rallentare le truppe avversarie prima di raggiungere la Linea principale. Vi erano delle 24 postazioni più avanzate in assoluto, cioè dispositivi di confine costituiti da barriere mobili, sbarramenti rapidi e case fortificate, ubicati a pochi metri dal confine e necessari a resistere durante i primi momenti dell'attacco e per dare l'allarme in caso di attacco a sorpresa. Per consentire un adeguato e rapido approvvigionamento di materiali alle varie postazioni di tutta la Linea, inoltre, era stata costruita un'importante rete stradale e ferroviaria. In questo modo veniva garantito un collegamento tra varie caserme di sicurezza dove erano sistemati i reparti di uomini a presidio della Linea. LA LINEA MAGINOT IN ALSAZIA Allo scoppio della guerra (3 settembre 1939) tutti coloro che abitavano nella zona compresa tra la Linea Maginot e la frontiera con la Germania dovettero essere evacuati. In questo settore la linea comprendeva sistemazioni difensive quali: tre grosse opere d’artiglieria (Schoenenbourg, Hochwald e Four à Chaux) una piccola opera di fanteria (Lembach) numerose casematte, destinate a presidiare gli sbarramenti anticarro e a garantire la continuità della linea osservatori e ricoveri Costruito tra il 1931 e il 1935, il Forte di Schoenenbourg è l’opera d’artiglieria situata più a est della "Linea Maginot". 25 L’ossatura di questa famosa linea fortificata era costituita da 58 opere (tra cui, per l’appunto, quella di Schoenenbourg), realizzate per presidiare il confine francese che va dal Belgio al Reno. Un’altra parte molto importante della linea venne edificata nelle Alpi. Dotata di due entrate e sei blocchi di combattimento, l’Opera di Schoenenbourg poteva ospitare una guarnigione di 620 uomini. Nel 1940 fu la più bombardata della Linea Maginot. Grazie al coraggio dei suoi soldati ed alla sua potente artiglieria l’opera poté, tuttavia, impedire al nemico di sfondare il fronte alsaziano allorché la Francia era già stata in gran parte occupata dai Tedeschi. Il 14 maggio 1940 a Schoenenbourg, infatti, si tenne una battaglia durante la quale i tedeschi cercando di circondare il nord dell'Alsazia bombardando il forte. Durante l'avanzata tedesca del 20 giugno inoltre è stato calcolato che i cannoni di Schoenenbourg spararono circa 16.000 bombe, gli occupanti del forte si arresero solo 5 giorni dopo la stipula dell'Armistizio in seguito ad un ordine da parte dell'Alto Comando Francese. Nonostante i bombardamenti aerei ed i tiri d’artiglieria, tra i quali quelli di un obice da 420 mm, l’opera rimase intatta. Dopo l’armistizio del 25 giugno, la sua guarnigione resistette per altri cinque giorni e si arrese solo per ordine dell’Alto Comando Francese. Fino al 1945 lo Schoenenbourg fu occupato dai Tedeschi che, prima di abbandonarlo, fecero saltare le due entrate. Tra il 1950 ed il 1955 l’opera venne ripristinata e riutilizzata dall’esercito francese. 26 LA VISITA AL FORTE Passando attraverso il cancello di ferro e per le porte blindate, si percorrono 135 gradini per scendere a 30 m. sotto il livello del terreno, poi si attraversano le gallerie sotterranee dove è custodito l'affascinante equipaggiamento e le apparecchiature originali delle cucine, dei magazzini, dell'area del "potere centrale" e delle "baracche" (all'interno delle quali sono esposte le predisposizioni per la notte e per il pronto soccorso). Dopo aver percorso circa 1200 metri si raggiunge la zona di comando ed il "blocco di battaglia" dotato di una torre rotante; lungo il tragitto sono disposte una serie di camere d'esposizione. 27 III GIORNO CITÉ DE L'AUTOMOBILE: LA COLLEZIONE DI VOITURES SCHLUMPF La Città dell'Automobile di Mulhouse è il più importante museo automobilistico del mondo. Qui sono esposti marchi come Bugatti, RollsRoyce, Mercedes e tutti gli altri nomi prestigiosi. Si tratta di un panorama unico e impressionante che celebra l'automobile dalle origini ai giorni nostri, mettendo in risalto soprattutto la stella di tutti i tempi, la più prestigiosa del mondo: la Royale personale di Ettore Bugatti. Rinnovato nel 2006, il museo è dotato di attrezzature interattive: i simulatori riproducono i balzi, le vibrazioni e i rumori che si possono sentire in F1. Nell'area animata, si può avviare un'auto d'epoca a manovella e anche sostituire la ruota di una F1. 28 LA STORIA DEL MUSEO Il museo dell’automobile fu fondato dai fratelli Hans e Fritz Schlumpf. Hans e Fritz erano cittadini svizzeri nati in Italia , ma dopo che la madre Jeanne rimase vedova si trasferirono nella sua città natale, Mulhause. Nel 1935 i fratelli Schlumpf fondarono una società per azioni concentrata sulla produzione di prodotti di lana filata . Entro il 1940, al momento dell'invasione nazista della Francia , Fritz, alla giovane età di 34 anni era già il presidente di una filanda in Malmerspach . Dopo la seconda guerra mondiale i due fratelli dedicarono il loro tempo per crescere ossessivamente il loro business, e divennero molto ricchi. Fritz amava le auto, nutriva un amore costante per la bella ingegneria automobilistica. Avendo voluto una Bugatti fin dall'infanzia, comprò una Bugatti Type 35B poco prima dell'invasione nazista in Francia .Dopo la guerra iniziò a correre con auto d'epoca, ma gli fu richiesto dal sindacato tessile di astenersi da questa attività che avrebbe potuto mettere in pericolo la sua vita. Con il design moderno dell’automobile che nasce nel dopoguerra, la gente voleva scambiare le proprie vetture più classiche con nuovi modelli . Fritz e Hans iniziarono a collezionarle seriamente nei primi anni ’50, dedicandosi in particolare a un raccolta di automobili Bugatti, ossessivamente e rapidamente, giungendo nel 1967 ad acquisirne 105 modelli. 29 Nel corso degli anni quasi 400 oggetti (veicoli , telai e motori ) sono stati acquisiti e sono stati tutti raccolti nell’ex fabbrica dei due fratelli. Un team di 40 falegnami , sellai e maestri della meccanica è stato assemblato per svolgere i lavori di restauro che, per un accordo di riservatezza, avrebbero mantenuto segreto il loro lavoro ed il contenuto della collezione. Anche per questo la grande raccolta di automobili dei due fratelli venne definito " The Obsession Schlumpf". Fritz ha visitato Mulhouse ogni giorno , scegliendo i colori e il tipo di restauro di ogni vettura. La collezione, durante gli anni, venne raramente mostrata a pochi privilegiati. Alla luce del cambiamento globale inesorabile della produzione tessile in Asia, nel 1976 i fratelli Schlumpf iniziarono a vendere le loro fabbriche . Nel mese di ottobre l'impianto Malmerspach licenziò molti dipendenti e scoppiò uno sciopero. I fratelli Schlumpf fuggirono nella loro nativa Svizzera , e trascorsero il resto dei loro giorni come residenti permanenti del Drei Koenige Hotel di Basilea, ma con i salari e le accuse di evasione fiscale in sospeso, la fabbrica fu occupata per i successivi due anni e venne ribattezzata " fabbrica dei lavoratori ". Per recuperare qualche perdita di salario, il sindacato tessile ha aperto il museo al pubblico, con circa 800.000 persone che hanno 30 visionato la collezione in due anni. Per salvare la collezione le automobili sono state classificate nel 1978 come monumento storico francese dal Consiglio di Stato. Il museo è ora elencato come patrimonio nazionale da parte del governo francese. Il museo è ancora dedicato alla madre dei fratelli Schlumpf , Jeanne Schlumpf . La collezione comprende oltre 520 veicoli, con 400 visualizzati in tre sezioni principali in ordine cronologico. 31 APPUNTI 32 33 34 35 36 37 GIOCHI CIAO RAGAZZI! ECCO A VOI DEI GIOCHI TOSTI... SE RIUSCIRETE A SVOLGERE TUTTE QUESTE PROVE, NEI TRE GIORNI CHE GIRERETE IN ALSAZIA, AUMENTERETE IL PUNTEGGIO DELLA VOSTRA SQUADRA! QUINDI CARICACATEVI DI ENTUSIASMO, DI BUONA VOLONTÀ E... BUON VIAGGIO!!!! 1) Qual’è il monumento americano presente a Colmar? 2) Cerca nella città di Colmar 5 scritte gotiche e trascrivile. 3) Convinci un cittadino di Colmar vestito in modo originale a fare una fotografia insieme a te! 4) Cerca, nel museo di Unterlinden, una stampa con sant’Antonio tentato dai demoni... quanti diavoli conti? 5) Chiedi ad un abitante di Strasburgo di dirti l’origine del nome della sua città. 6) Scrivi con quali elementi è decorata la Maison Kammerzel. 7) Quanti petali ha il rosone della Cattedrale di Notre Dame? 38 8) Quale re è rappresentato sul portone principale della facciata di Notre Dame? 9) Chiedi ad un abitante di Strasburgo di cantarti la “Marsigliese” e scopri da cosa è nato quest’inno. 10) Convinci un negoziante di Strasburgo a firmarti questo libretto! 11) Chiedi a un signore con gli occhiali se conosce il significato della sigla A.A.L.M.A. relativa alla linea Maginot. 12) Fai una foto in cui ti nascondi in un punto strategico nel forte di Schonenbourg. 13) Una sera al ristorante fai un brindisi dedicato alla tua classe! 14) Una mattina a colazione canta, in rima, un verso di tua invenzione su questa splendida gita! 39