GITA IN ALSAZIA
UNA TERRA DI CONFINE
FRA STORIA E CULTURA
9-10-11 aprile 2014
Terza Media
Istituto Madre Cabrini
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IL VIAGGIO
I GIORNO: COLMAR
II GIORNO: STRASBURGO E LINEA MAGINOT
III GIORNO: MULHOUSE
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DUE TERRITORI MOLTO CONTESI:
L’ALSAZIA E LA LORENA
1648: gran parte dei territori di Alsazia e Lorena diventano proprietà
francese dopo la pace di Westfalia (alla fine della guerra dei trent’anni) e
vengono strappati dal Sacro Romano Impero Germanico.
1681: sotto il regno di Luigi XIV la Francia annette anche Strasburgo e la
zona circostante. Il trattato di Ryswick poco successivo conferma la
conquista.
1870: dopo la guerra franco-prussiana e la proclamazione dell’impero
tedesco la Germania (con il cancelliere Otto von Bismark) riprende sotto
di sé Alsazia e Lorena. Questo sarà uno dei motivi di rivincita dei francesi
nei confronti dei tedeschi (revanscismo) che porterà allo scoppio della
prima guerra mondiale.
1919: con la pace di Versailles (che pone fine al primo conflitto mondiale)
la Francia riporta con sé Alsazia e Lorena.
1940: con lo scoppio del secondo conflitto mondiale la Germania di Hitler
occupa Alsazia e Lorena riannettendole all’impero tedesco.
1945: la fine della seconda guerra mondiale impone alla Germania la
restituzione alla Francia di Alsazia e Lorena che tuttora sono territorio
francese a tutti gli effetti.
Durante l'ultima fase della seconda Guerra mondiale, nel 1944, il maresc. von
Rundstedt concentrò intorno a Colmar ingenti forze di fanteria e corazzate, per
tentare un vasto movimento controffensivo, che avrebbe dovuto costringere le forze
alleate a sgomberare Strasburgo. Il gen. de Tassigny, comandante del1a armata
francese, decise, di fronte a ciò, di stornare la minaccia avversaria su Strasburgo,
attaccando la cosiddetta poche di Colmar. Nonostante le non lievi difficoltà, l'attacco
si concluse con pieno successo. Fin dal primo giorno, i francesi riuscirono a
sorprendere l'avversario e ad avanzare di circa cinque chilometri verso Mulhouse ed
in direzione di Colmar. La lotta arse per più giorni, furiosissima, ma nella giornata
del 27 i francesi riuscirono alfine a raggiungere il canale di Colmar. Ricevuti,
quindi, rinforzi americani, gli Alleati passarono il canale ed accerchiarono la città
nelle cui mura essi entravano il mattino del 2 febbraio. Contemporaneamente anche
le truppe del settore di Mulhouse riuscirono a sfondare la fronte tedesca ed a
sospingersi verso nord. Le forze alleate continuavano nella loro avanzata vittoriosa,
ed il giorno 5 Strasburgo fu salva; tutta l'Alsazia, meno la ristretta zona di
Wissemburg, poteva dirsi liberata.
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I GIORNO
COLMAR: LA PICCOLA VENEZIA ALSAZIANA
IL TERRITORIO
La capitale dell’Alto Reno è situata in una felice posizione fra il Reno e i
monti Vosgi. Con i suoi edifici medievali e rinascimentali, affacciati sulle
strade acciotolate, rappresenta la tipica città alsaziana.
La città ha in realtà due anime, una francese e una tedesca.
LA STORIA
La storia di Colmar mostra antiche origini: nel IX secolo si chiamava
Colombaria per via dei suoi allevamenti di piccioni. Nel XIII secolo vide
affermarsi una ricca borghesia ed in questo periodo la città prosperò grazie
al commercio del vino e fiorirono le arti. Divenne territorio francese nel
1648 a seguito del Trattato di Vestfalia. Col Trattato di Francoforte nel
1871 venne annessa all’Impero tedesco e rimase tale fino al Trattato di
Versailles nel 1919 che mise fine alla I guerra mondiale. Rimase francese
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fino al 1940 quando venne occupata dai tedeschi ed annessa al Terzo
Reich durante la II guerra mondiale. Il 2 febbraio 1945, dopo un lunga
resistenza tedesca, la città venne liberata.
La storia ha quindi deciso che Colmar dovesse essere francese ma l’anima
tedesca non è meno presente, a partire dalla lingua alle scritte dei locali in
carattere gotico, dai cognomi delle famiglie ai nomi dei famosi vini, allo
stile architettonico della maggior parte delle case e dei palazzi.
Nonostante questo le popolazioni germaniche di queste terre si sono
sempre più sentite parte della nazione francese.
La città è divisa in piccoli quartieri, ognuno dei quali in passato era legato
a una specifica corporazione. Lungo le caratteristiche vie del centro
troviamo le tipiche case a colombages, cioè con intelaiature a traliccio di
legno che sostengono tutta la struttura e che sono visibili anche in facciata.
Passeggiare fra queste strade rimane sempre una affascinante invito per
molti turisti che visitano e affollano questa
romantica cittadina.
COSA ANDIAMO A VEDERE:
LA PETIT VENICE
Questo quartiere della città è il più
suggestivo e pittoresco, punto di
partenza per una visita con le
tipiche “bateau”, le imbarcazioni
che navigano il fiume che
attraversa le case di Colmar. Il
nome “piccola Venezia” deriva
dal particolare allineamento delle
abitazioni situate da una parte e
dall’altra della riva del fiume.
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LA MAISON PFISTER
Molte strade prendono il nome delle
corporazioni che vi risiedevano come Rue des
Tenneurs (dei conciatori), con le terrazze delle
case adibite a stenditoi per l’essicazione delle
pelli, Rue del Boulangers (dei fornai) o Rue de
la Poissonnerie (dei pescatori). Fra queste, in
Rue de Marchands vi è la Maison Pfister,
d’epoca rinascimentale (1537) ma con tratti
fortemente medievali. È un’antica residenza
borghese e la sua bellezza sta nelle pregevoli
decorazioni esterne, con pannelli dipinti e il
balcone in legno intarsiato e finestra bovindo.
LA CATTEDRALE DI ST. MARTIN
Questa bella e maestosa
chiesa collegiale venne
edificata in grès rosso,
secondo lo stile gotico, a
partire dal 1237 e venne
terminata nel 1366. È
composta
da
quattro
grandiosi portali e la
facciata, in arenaria gialla,
è tripartita da contrafforti e
fiancheggiata
da
un
campanile con pinnacolo di rame in stile mongolo. L’interno a tre navate è
celebre per il cupo deambulatorio che circonda il coro esagonale. La chiesa
è un chiaro esempio di arte gotica d’oltralpe come si vede nelle vetrate con
archi a sesto acuto, nei contrafforti, nei pinnacoli, nel portale strombato,
negli alti e possenti pilastri che slanciano la struttura verso il cielo.
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LA CHIESA DEI DOMENICANI
La chiesa, situata nella piazza dei domenicani, è una chiesa gotica
sconsacrata il cui fascino si può vedere nelle splendide vetrate trecentesche
dalle quali entra la luce ad illuminare gli interni altissimi e bui. All’interno
della chiesa è custodita la più importante opera di Martin Schoungauer, la
Vergine al roseto del 1473, dove la Madonna, delicatissima e sottile, con
splendidi capelli rossi e ricci, indossa una veste rossa dello stesso colore
delle rose che la circondano e porta in braccio il bambino che le cinge
teneramente il collo.
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IL MUSEO D’UNTERLINDEN
Il museo di Colmar si chiama Unterlinden perchè prende il nome
dall’antica cappella gotica dedicata a San Giovanni sotto il tiglio (dal
tedesco St Johann unter der Linde)
intorno a cui si sviluppa tutto il complesso museale.
All’interno del museo sono custodite diverse ricche collezioni, di arte
antica, rinascimentale e moderna. La collezione più interessante è quella
che riguarda l’arte del XV e del XVI secolo dell’area renana. Abbiamo qui
raccolti alcuni esempi meravigliosi di un arte nordica europea
completamente differente dall’arte rinascimentale italiana.
Se in Italia possiamo vedere la bellezza classica di Raffaello, la maestria
grandiosa di Michelangelo, il naturalismo ed il realismo di Leonardo, nella
aree alsaziane e negli altri territori di influenza tedesca l’arte assume
caratteri profondamente legati alla cultura di quei paesi.
La caratteristica principale dell’arte tedesca è il legame col linguaggio
gotico d’oltralpe: forte coinvolgimento dell’osservatore, senso di altezza e
di infinito enfatizzato, sentimento di piccolezza e profonda sproporzione
fra l’uomo e Dio.
Le opere d’arte dell’area tedesca mostrano:
- una natura selvaggia, più grande dell’uomo, indomabile e terribilmente
meravigliosa.
- un realismo estremo, addirittura portato al brutto e all’esagerato, allo
spaventoso.
- un grande legame con i costumi e le tradizioni dei territori del nord.
- un distaccamento dalla religiosità sentita in Italia, per l’influenza della
riforma protestante. Quella che prende piede è quindi una religiosità
profondamente intimista, dove il peccato è visto con grande timore e la
Grazia di Dio è l’unica immeritata possibilità di speranza.
Tutto questo possiamo coglierlo nelle opere particolari visibili in questo
museo. Ne descriviamo 3.
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PALA D’ALTARE DI ISSENHEIM DI MATTHIAS GRÜNEWALD
“LA CAPPELLA SISTINA DELL’EUROPA DEL NORD”
(Philippe Daverio)
L’opera principale è la famosa Pala d’altare di Issenheim dipinta nel 151216 da Matthias Grünewald.
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Grünewald è stato artista al servizio del duomo di Magonza, ma ha dovuto
abbandonare il lavoro di pittore perchè era sospettato di simpatizzare per la
nuova riforma protestante. La sua arte raggiunge il punto di massima
espressione in questo polittico grandioso in cui il dolore e la deformazione
che traspaiono dal corpo del Cristo trasformandolo in un immagine
inquietante, la disperazione che si legge nelle pose e nei visi delle donne
sotto la croce, il paesaggio cupo e minaccioso, i colori, bellissimi ma
allucinati trasmettono un forte senso di pathos.
Il dramma del peccato e della morte sono fortemente tangibili in
quest’opera che chiede disperatamente l’intervento della grazia divina
come unica possibilità per redimere tutto il male esistente, male che
possiamo vedere iniettato in ogni punto del corpo martoriato di Gesù.
Davanti a quest’opera l’osservatore viene profondamente turbato e non
può non sentire un senso di tragicità e di strazio, non può non invocare
anch’egli l’intervento di Dio, padre del suo Unico Figlio. Non c’è da
stupirsi che quest’opera doveva essere vista dai malati ospitati dal
monastero di Issenheim, unici a poter comprendere e immedesimarsi nel
dolore dell’uomo sulla croce.
“Cristo, in Grünewald, non scende a incontrarsi solo come uomo; s’incarna come
scandalo dell’unità e dell’unicità dell’essere…..Il Cristo di Colmar non è più soltanto
un colosso umano; e neppur più soltanto un toro indomabile, anche se vinto; le
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piaghe che maculano la sua pelle non sono più e solo cicatrici o ascessi dovuti alle
spine e agli atrezzi della flagellazione e della tortura; esse sono anche, e nello stesso
tempo, escrescenze e oscuri morbi di natura tipicamente vegetale, ferite di tronchi
strappati, croste di clorofille malate. (…) Nè il rapporto tra la testa di Cristo e la
corona di spine è quale risulterebbe se la corona fosse stata veramente infilata sul
cranio del Crocifisso; esso è quale sarebbe se la corona ne fosse uscita come una
gemmazione spontanea e necessaria; nè più nè meno di come vi sono usciti e
cresciuti i capelli……Non era forse scritto da sempre che Cristo sarebbe stato
coronato di spine?”
(Giovanni Testori)
RITRATTO DI DONNA DI HANS HOLBEIN IL VECCHIO
Hans Holbein il Vecchio è stato il
pittore capo della fiorente bottega di
artisti di Augusta. La sua pittura è
profondamente legata al linguaggio
gotico e al realismo dei fiamminghi.
Questo si vede nei suoi ritratti che sono,
come questo ritratto di donna, penetranti
e austeri. La verità del volto di questa
donna,
dipinta
con
calligrafica
attenzione, emerge prepotentemente
nella bellezza del suo abito raffinato e
nell’espressione severa del suo sguardo.
Le linee sono taglienti e ricercate,
mentre la posa è tipicamente
rinascimentale (un mezzo busto con la
presenza visibile delle mani), infatti
Holbein venne influenzato dalla pittura italiana, ma più di lui il figlio,
Hans Holbein il Giovane, che divenne ancora più celebre del padre.
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MELANCONIA DI LUCAS CRANACH IL VECCHIO
Lucas Cranach è stato un pittore
tedesco molto amato dai principi
elettori di Sassonia e dai principi
protestanti. Era infatti un grande
sostenitore di Lutero e della sua
dottrina (è suo infatti il famoso
ritratto del protagonista del
protestantesimo).
La sua pittura è raffinata, ma allo
stesso tempo è onirica e
trasportata nel mondo del
fantastico. Il soggetto di questo
quadro è la melanconia, quello
stato di abbassamento dell’umore
che porta a una profonda tristezza
a cui tutti i sensi si abbandonano.
In questo quadro però l’artista
non ha solo rappresentato la
Melanconia, vista dagli uomini del Rinascimento come uno sentimento
necessario nella vita dell’artista per vivere momenti di ispirazione, ma ha
anche rappresentato un sermone di Lutero che denunciava tutte le
afflizioni individuali come effetti dell’influenza del diavolo.
Quest’influenza poteva essere subita anche tramite il cibo e le bevande.
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II GIORNO
STRASBURGO: CROCEVIA D’EUROPA
IL TERRITORIO
Capoluogo dell’Alsazia, da sempre crocevia dell’Europa continentale, si
trova a metà strada tra Parigi e Praga (e per questo viene denominata
“Crocevia d’Europa”). Il suo nome deriva dal latino, Strate Burgum,
letteralmente “la città delle strade”. Strasburgo è in una posizione
privilegiata, nell'ultimo punto in cui possono giungere le barche da
trasporto renane e nel punto dove l'unica strada che valichi facilmente i
Vosgi (a Saverne) sbocca sul Reno. Essa è dunque ad un tempo una città di
transito e un crocicchio di vie d'acqua e di vie di terra, e deve
principalmente a questa sua caratteristica l'importanza che ha assunto in
tutta l'Alsazia. E’ attraversata dall'Ill, affluente del fiume Reno, che si
divide nel centro storico della città, fino a formare cinque bracci. Proprio
tale zona, chiamata Petit France, è la parte più caratteristica, un tempo
ritrovo di pescatori, tintori e mugnai, ora sede di laboratori artigianali.
Questo luogo, dove sembra che il tempo si sia fermato, con le sue stradine,
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i ponti turriti e i tetti a graticcio, è dal 1988 Patrimonio dell’Umanità. L'est
del territorio comunale, lungo il Reno, è costituito da molte isole, tagliate
dai bracci del fiume canalizzato e dai canali del porto autonomo. Il nordest ed il sud-est del comune sono coperti da vaste foreste, ciò che rimane
dell'antica foresta renana.
Il suo essere cosmopolita le ha permesso di divenire una delle capitali
dell’Europa unita, nonché sede di importanti istituzioni quali il Parlamento
Europeo, il Consiglio d’Europa e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
LA STORIA
Il sito su cui sorge Strasburgo fu inizialmente occupato dall'accampamento
militare romano di Argentoratae dopo le campagne di Germanico del 1416, all'interno della provincia di Germania superiore. A partire dal IV
secolo fu sede di un vescovato.
Presso le sue porte, nel 357, fu combattuta una grande battaglia tra
gli Alemanni e l'imperatore Giuliano, il quale riuscì a respingerli mentre il
loro re, Cnodomario, fu fatto prigioniero. Pochi anni più tardi (nel 361),
Giuliano diventava imperatore romano. Un nuovo attacco venne sferrato il
2 gennaio del 366, approfittando della superficie ghiacciata del Reno ed
all'inizio del V secolo gli Alemanni si insediarono nell'area oggi occupata
dall'Alsazia ed in una grande parte dell'attuale Svizzera.
Nel corso del V secolo la città passò dal dominio degli Alemanni a quello
degli Unni e poi dei Franchi; nell'842 vi venne siglato il Giuramento di
Strasburgo da parte di Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, patto nel
quale i due si promettevano fedeltà reciproca.
Grande centro di scambi commerciali nel tardo Medioevo, nel 1262
diventò una Libera città (cioè dipendeva direttamente dall’imperatore e,
quindi, da nessun potere feudale intermedio).
Negli anni successivi al 1520 la città fece propria la dottrina religiosa
di Martin Lutero, i cui seguaci fondarono a Strasburgo nel secolo
successivo una loro università. La Francia annetté Strasburgo nel 1681,
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sotto il regno di Luigi XIV, e la conquista viene ratificata dal trattato di
Ryswick l'anno seguente. La politica di intolleranza religiosa verso i
protestanti adottata in Francia con l'Editto di Fontainebleau non poté essere
applicata a Strasburgo. Questa relativa tolleranza, unita alla crescita
dell'industria e del commercio, portò la popolazione cittadina a triplicare
fino a 150.000 abitanti.
Nel 1870, durante la guerra franco-prussiana, Strasburgo venne duramente
assediata dai prussiani per più di un mese. Il 15 settembre la guarnigione
francese dovette alzare bandiera bianca e abbandonare la città. Nel 1871,
con il trattato di Francoforte, la città tornò ad essere parte
del Reichsland di Alsazia-Lorena dell'Impero
tedesco guidato
dal
carismatico Otto von Bismarck. Strasburgo divenne nuovamente francese
dopo la prima guerra mondiale, con la sigla nel 1919 del Trattato di
Versailles e di nuovo tedesca dal 1940 al 1945. Durante la guerra la
sinagoga della città venne distrutta dai nazisti.
La linea del fronte tra Francia e Germania che nei secoli ha attraversato
Strasburgo e la sua regione ha anche diviso le comunità e le famiglie,
spesso trovatesi su fronti opposti nei diversi conflitti. Per questo il
monumento cittadino ai caduti di tutte le guerre raffigura una madre che
regge i corpi di due figli volutamente nudi, cioè privi di qualsiasi divisa o
insegna riconducibile ad una particolare fazione.
COSA ANDIAMO A VEDERE:
LA PIAZZA DELLA CATTEDRALE
Piazza della Cattedrale è il
crocevia del centro storico di
Strasburgo su cui si affacciano
alcuni degli edifici più importanti
della città. Oltre alla Cattedrale,
da cui prende il nome, colpisce
subito la sagoma della Maison
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Kammerzell, la più bella casa di Strasburgo che il ricco commerciante di
formaggi Bronn si fece costuire su alcune botteghe in pietra (ancora
visibili). La parte superiore, che ospitava l'abitazione e il magazzino di
Bronn, è realizzata tutta in legno e decorata con animali, guerrieri, figure
grottesche. Prende il nome dal mercante Kammerzell che l'acquistò nel
1806. All'angolo con la casa c'è la Farmacia del Cervo del 1268, la più
antica di Francia. La piazza è il luogo più turistico e affollato di
Strasburgo.
LA CATTEDRALE DI NOTRE DAME:
“UN PRODIGIO DI GRANDEZZA E LEGGIADRIA”
(Victor Hugo)
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«La cattedrale è un'opera che dà gloria a Dio, insieme a tutta la realtà creata:
piante, fiori, frutta, animali entrano in questo canto di lode che si leva al cielo.
Stupisce la perfezione esecutiva delle guglie, poste in alto, lontanissime da sguardi
umani: chi contribuiva alla cattedrale aveva il gusto dell'opera perfetta, perché
sapeva che il proprio lavoro era davanti a Dio, strada del proprio compimento,
prima e più del riconoscimento degli uomini.»
(Dalla mostra "Ad usum fabricae")
La cattedrale di Nostra Signora di Strasburgo è una delle chiese più note di
Francia ed esemplifica alcune caratteristiche dello stile gotico d’oltralpe
che abbiamo iniziato ad individuare a Colmar, in modo particolare il forte
coinvolgimento dell’osservatore, il senso di altezza e di infinito
enfatizzato, il sentimento di piccolezza e la profonda sproporzione fra
l’uomo e Dio. In modo particolare, a livello architettonico, il gotico si
caratterizza per lo sviluppo verticale delle strutture murarie.
Con un'altezza di 142 metri, Notre Dame è stata per molto tempo un
parametro di riferimento per gli edifici più alti del mondo, nonché
l’edificio più elevato dell’intera cristianità fino al XIX secolo. Come
cattedrale cattolica è intitolata alla Madonna ed è quindi chiamata NotreDame e Liebfrauenmünster, rispettivamente in francese e in tedesco.
Fu costruita a partire dal 1015 ed iniziata in stile romanico, anche se fu poi
continuata secondo i canoni dell'architettura gotica sia francese che
tedesca. Fino al 1235 il territorio di Strasburgo era rimasto piuttosto
indifferente nei confronti del nuovo linguaggio, rimanendo fedele alla
tradizione artistica imperiale e anche agli influssi lombardi. Per la
difficoltà nel coprire a volta le ampie navate furono infine chiamati
architetti francesi, che diedero un'impronta vicina alle cattedrali del nord
della Francia: infatti la Cattedrale di Strasburgo rappresenta per la
Germania un caso di importazione puntale del linguaggio gotico. La parte
gotica è quindi soprattutto la navata, molto ampia e luminosa, con grandi
finestre che sostituiscono le pareti di contenimento. I lavori proseguirono
fino al 1439. È un esempio di costruzione in pietra arenaria dei Vosgi.
Questa pietra, tipica delle zone renane, le conferisce il colore rossiccio che
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caratterizza anche
altre
costruzioni
situate in città
vicine, come la
cattedrale
di
Friburgo.
Ha la forma di
una basilica a
tre navate con trans
etto. È rimasta
incompiuta anche a
causa delle enormi
dimensioni
del
progetto, che il
comune di Strasburgo ed il vescovo Henri de Hasenbourg perseguivano in
concorrenza con altre città nelle zone limitrofe.
L'incontro più suggestivo con la magnifica facciata della cattedrale lo si ha
giungendovi frontalmente dalla Rue Mercière, un'antica strada medievale
fiancheggiata da pittoreschi edifici nel cui sfondo si inquadra, come
un'enorme pagina della storia artistica della città, la parte centrale della
facciata, con l'ornatissimo portale coronato dal grande rosone. La facciata
costituisce il più grande libro illustrato del Medioevo. Centinaia di sculture
sembrano uscire dalle pareti, accentuando gli effetti d'ombra e di luce. La
tonalità del gres rosa varia in funzione dell'ora del giorno e del colore del
cielo.
Le porzioni più tipicamente romaniche si trovano presso il coro, primo ad
essere stato costruito. Si può notare un prevalere degli elementi gotici man
mano che la costruzione progredisce e ci si avvicina alla facciata.
Oggi Notre Dame si distingue da molte altre cattedrali gotiche per la
mancanza di una delle due torri campanarie, quella meridionale, il che
determina un forte effetto asimmetrico dell'insieme (in contrasto con la
regolarità che caratterizza la facciata, strutturata a scacchiera). La chiesa si
caratterizza, inoltre, per un orologio astronomico di grande fattura che
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riproduce, unico nel suo genere, la precessione degli equinozi. Inoltre, ogni
giorno a mezzogiorno, l’orologio stupisce i visitatori con la sfilata degli
apostoli.
«Mentre ci si avvicinava al terzo anno dopo il Mille, accadde in quasi tutto il mondo,
ma soprattutto in Italia e in Gallia, che fossero rinnovati gli edifici delle chiese,
benché la maggior parte, essendo decorosamente costruite, non ne avessero affatto
bisogno. Ma i popoli cristiani gareggiavano l'uno con l'altro per avere le più belle.
Era come se il mondo stesso, scuotendosi, gettasse via la vecchiaia, rivestendosi di
un bianco mantello di chiese.»
(Rodolfo il Glabro)
IL PALAZZO DEI ROHAN
Si trova nel centro di Strasburgo, accanto alla Cattedrale e al suo museo. Il
palazzo ha preso il nome di "Palazzo dei Rohan" dai quattro principi
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vescovi della famiglia di Rohan, che nel XVIII secolo si sono succeduti
nella diocesi di Strasburgo
Il grande edificio fu costruito tra il 1728 e il 1741 dall'architetto Robert de
Cotte per il vescovo Armand-Gaston-Maximilien de Rohan-Soubise al
posto del precedente palazzo vescovile. L'architettura è un esempio
del Classicismo divenuto alla moda in Francia dopo la conquista di
Strasburgo.
A partire dal 1704 Armand-Gaston de Rohan-Soubise acquistò diversi
palazzi vicini alla cattedrale. Nel 1727 ordinò di demolire i vecchi edifici
sulle rive dell'Ill e fece costruire un superbo palazzo. Robert de Cotte
disegna la pianta e Laurent Gourlade dirige i lavori; sarà sostituito più tardi
da Joseph Massol. I lavori, cominciati nel 1732, finiranno dieci anni più
tardi.Il palazzo è un quadrilatero di arenaria gialla e rosa costruito attorno
ad un cortile centrale. Al centro quattro colossali colonne sorreggono un
frontone e un tetto a forma di cupola.
L’iconografia delle sculture varia a seconda che ci si trovi sul lato della
cattedrale o del fiume Ill: da un lato predominano i motivi a carattere
religioso e morale (la fede, la temperanza), dall’altro motivi profani (le
quattro stagioni, i cinque sensi, gli eroi e le divinità dell’Antichità, le Ore).
L’interno era stato concepito secondo l’etichetta di Versailles.
Bombardato nel 1870 e nel 1944, il Palazzo ha oggi ritrovato il lustro di un
tempo ed ospita tre musei.
LA PETIT FRANCE
Un quartiere sull’acqua, tra i più suggestivi della vecchia Strasburgo, una
zona in cui un tempo abitavano e lavoravano i pescatori, mugnai e
conciatori della città. Il nome deriva, curiosamente, da un ospedale,
attualmente
scomparso.
È
situato
sulla Grande
Île ed
è,
dal 1988, patrimonio dell'umanità UNESCO. Vi si trovano numerose case
a graticcio (dal caratteristico telaio in legno a vista).
Nel prolungamento del quartiere si trovano i Ponti Coperti, che hanno
mantenuto questo nome nonostante la loro copertura sia scomparsa nel
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XVIII secolo. Essi sono dominati da quattro torri medievali, massicce e
squadrate, costruite tra il 1230 e il 1250. Sono le vestigia dell’antica
cintura di fortificazioni che arrivò a contare ben ottanta torri la quale
garantiva l’indipendenza della repubblica strasburghese, allora città libera
del Sacro Romano Impero Germanico. Ogni torre ha un suo nome: la
Torre del Boia, la Heinrichsturm, la Hans von Altheimturm ed esse
servirono a lungo da prigione. Immediatamente dopo la riannessione di
Strasburgo alla Francia nel 1681, venne costruita una nuova cinta muraria
fortificata da Vauban.
Il quartiere venne danneggiato nella sua totalità durante la seconda guerra
mondiale, al termine della quale la città intraprese una politica di fedele
ricostruzione. Dopo un primo intervento, sarà durante gli anni Settanta che
la municipalità investirà con maggiore forza per restituire al quartiere il
proprio spirito originario.
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LA LINEA MAGINOT:
UN TENTATIVO DI DIFESA
LA STORIA
La Ligne Maginot è una linea di difesa, costruita tra le 2 Guerre Mondiali,
che trae il suo nome del Ministro della Guerra dell’epoca, André Maginot.
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E’ un sistema di opere militari che va dal Mare del Nord al Mare
Mediterraneo (oltre alla Corsica), concepito per essere aggirato e rallentare
il nemico costringendolo a modificare il suo percorso. Le zone dove sono
state realizzate le opere militari più complesse, sofisticate, moderne e
potenti furono il confine nord-est con la Germania ed il Lussemburgo
(detto anche "Anciens Fronts") e il confine franco-italiano (la cosiddetta
"Linea Maginot alpina", in francese Ligne Alpine).
Il sistema di opere militari era costituito da grandi fortificazioni
(Ouvrages) distanziate tra loro di circa 5 km e completamente collegate
sottoterra, con alcune postazioni "emergenti", armate prevalentemente di
mitragliatrici e artiglierie di piccolo calibro, che si proteggevano l'un l'altro
e che controllavano i tratti di confine e le relative vie di accesso. Tra questi
erano posizionati fortificazioni minori (in francese “petites ouvrages”),
casematte e bunker di varia potenza di fuoco e dimensioni che rendevano
continuo il fronte, controllandolo con mitragliatrici e pezzi anticarro, il
tutto fronteggiato da un profondo reticolato di filo spinato e sei file di
putrelle infisse nel terreno per fermare la fanteria e i carri nemici. In
posizione arretrata poi c'erano due linee di resistenza che consentivano alle
truppe di ripararsi dai bombardamenti.
Era poi completato da batterie allo scoperto, postazioni di artiglieria su
affusto ferroviario, una complessa rete di distribuzione elettrica formata da
cavi interrati e interconnessioni tra le diverse opere, una rete telefonica
militare e infine una serie di avamposti destinati a rallentare le truppe
avversarie prima di raggiungere la Linea principale. Vi erano delle
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postazioni più avanzate in assoluto, cioè dispositivi di confine costituiti da
barriere mobili, sbarramenti rapidi e case fortificate, ubicati a pochi metri
dal confine e necessari a resistere durante i primi momenti dell'attacco e
per dare l'allarme in caso di attacco a sorpresa.
Per consentire un adeguato e rapido approvvigionamento di materiali alle
varie postazioni di tutta la Linea, inoltre, era stata costruita un'importante
rete stradale e ferroviaria. In questo modo veniva garantito un
collegamento tra varie caserme di sicurezza dove erano sistemati i reparti
di uomini a presidio della Linea.
LA LINEA MAGINOT IN ALSAZIA
Allo scoppio della guerra
(3 settembre 1939) tutti
coloro che abitavano
nella zona compresa tra
la Linea Maginot e la
frontiera
con
la
Germania
dovettero
essere evacuati.
In questo settore la linea
comprendeva
sistemazioni
difensive
quali:
 tre grosse opere d’artiglieria (Schoenenbourg, Hochwald e Four à
Chaux)
 una piccola opera di fanteria (Lembach)
 numerose casematte, destinate a presidiare gli sbarramenti anticarro e
a garantire la continuità della linea
 osservatori e ricoveri
Costruito tra il 1931 e il 1935, il Forte di Schoenenbourg è l’opera
d’artiglieria situata più a est della "Linea Maginot".
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L’ossatura di questa famosa
linea fortificata era costituita
da 58 opere (tra cui, per
l’appunto,
quella
di
Schoenenbourg), realizzate per
presidiare il confine francese
che va dal Belgio al Reno.
Un’altra
parte
molto
importante della linea venne
edificata nelle Alpi. Dotata di
due entrate e sei blocchi di
combattimento, l’Opera di
Schoenenbourg poteva ospitare una guarnigione di 620 uomini.
Nel 1940 fu la più bombardata della Linea Maginot. Grazie al coraggio dei
suoi soldati ed alla sua potente artiglieria l’opera poté, tuttavia, impedire al
nemico di sfondare il fronte alsaziano allorché la Francia era già stata in
gran parte occupata dai Tedeschi.
Il 14 maggio 1940 a Schoenenbourg, infatti, si tenne una battaglia durante
la quale i tedeschi cercando di circondare il nord dell'Alsazia bombardando
il forte. Durante l'avanzata tedesca del 20 giugno inoltre è stato calcolato
che i cannoni di Schoenenbourg spararono circa 16.000 bombe, gli
occupanti del forte si arresero solo 5 giorni dopo la stipula dell'Armistizio
in seguito ad un ordine da parte dell'Alto Comando Francese.
Nonostante i bombardamenti aerei ed i tiri d’artiglieria, tra i quali quelli di
un obice da 420 mm, l’opera rimase intatta. Dopo l’armistizio del 25
giugno, la sua guarnigione resistette per altri cinque giorni e si arrese solo
per ordine dell’Alto Comando Francese.
Fino al 1945 lo Schoenenbourg fu occupato dai Tedeschi che, prima di
abbandonarlo, fecero saltare le due entrate. Tra il 1950 ed il 1955 l’opera
venne ripristinata e riutilizzata dall’esercito francese.
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LA VISITA AL FORTE
Passando attraverso il cancello di ferro e per le porte blindate, si
percorrono 135 gradini per scendere a 30 m. sotto il livello del terreno, poi
si attraversano le gallerie sotterranee dove è custodito l'affascinante
equipaggiamento e le apparecchiature originali delle cucine, dei
magazzini, dell'area del "potere centrale" e delle "baracche" (all'interno
delle quali sono esposte le predisposizioni per la notte e per il pronto
soccorso).
Dopo aver percorso circa 1200 metri si raggiunge la zona di comando ed il
"blocco di battaglia" dotato di una torre rotante; lungo il tragitto sono
disposte una serie di camere d'esposizione.
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III GIORNO
CITÉ DE L'AUTOMOBILE:
LA COLLEZIONE DI VOITURES SCHLUMPF
La Città dell'Automobile di Mulhouse è il più importante museo
automobilistico del mondo. Qui sono esposti marchi come Bugatti, RollsRoyce, Mercedes e tutti gli altri nomi prestigiosi. Si tratta di un panorama
unico e impressionante che celebra l'automobile dalle origini ai giorni
nostri, mettendo in risalto
soprattutto la stella di tutti i
tempi, la più prestigiosa del
mondo: la Royale personale di
Ettore Bugatti. Rinnovato nel
2006, il museo è dotato di
attrezzature
interattive:
i
simulatori riproducono i balzi,
le vibrazioni e i rumori che si possono sentire in F1. Nell'area animata, si
può avviare un'auto d'epoca a manovella e anche sostituire la ruota di una
F1.
28
LA STORIA DEL MUSEO
Il museo dell’automobile fu fondato
dai fratelli Hans e Fritz Schlumpf.
Hans e Fritz erano cittadini svizzeri
nati in Italia , ma dopo che la madre
Jeanne
rimase
vedova
si
trasferirono nella sua città natale,
Mulhause. Nel 1935 i fratelli
Schlumpf fondarono una società
per azioni concentrata sulla produzione di prodotti di lana filata .
Entro il 1940, al momento dell'invasione nazista della Francia , Fritz, alla
giovane età di 34 anni era già il presidente di una filanda in Malmerspach .
Dopo la seconda guerra mondiale i due fratelli dedicarono il loro tempo
per crescere ossessivamente il loro business, e divennero molto ricchi.
Fritz amava le auto, nutriva un amore costante per la bella ingegneria
automobilistica. Avendo voluto una Bugatti fin dall'infanzia, comprò una
Bugatti Type 35B poco prima dell'invasione nazista in Francia .Dopo la
guerra iniziò a correre con auto d'epoca, ma gli fu richiesto dal sindacato
tessile di astenersi da questa
attività che avrebbe potuto
mettere in pericolo la sua vita.
Con il design moderno
dell’automobile che nasce nel
dopoguerra, la gente voleva
scambiare le proprie vetture
più classiche con nuovi
modelli . Fritz e Hans
iniziarono a collezionarle
seriamente nei primi anni ’50,
dedicandosi in particolare a
un raccolta di automobili Bugatti,
ossessivamente e rapidamente, giungendo nel 1967 ad acquisirne 105
modelli.
29
Nel corso degli anni quasi 400 oggetti (veicoli , telai e motori ) sono stati
acquisiti e sono stati tutti raccolti nell’ex fabbrica dei due fratelli. Un team
di 40 falegnami , sellai e maestri della meccanica è stato assemblato per
svolgere i lavori di restauro che, per un accordo di riservatezza, avrebbero
mantenuto segreto il loro lavoro ed il contenuto della collezione. Anche
per questo la grande raccolta di automobili dei due fratelli venne definito "
The Obsession Schlumpf".
Fritz ha visitato Mulhouse ogni giorno ,
scegliendo i colori e il tipo di restauro di
ogni vettura. La collezione, durante gli
anni, venne raramente mostrata a pochi
privilegiati.
Alla luce del cambiamento globale
inesorabile della produzione tessile in
Asia, nel 1976 i fratelli Schlumpf
iniziarono a vendere le loro fabbriche . Nel mese di ottobre l'impianto
Malmerspach licenziò molti dipendenti e scoppiò uno sciopero.
I fratelli Schlumpf fuggirono nella loro nativa Svizzera , e trascorsero il
resto dei loro giorni come residenti permanenti del Drei Koenige Hotel di
Basilea, ma con i salari e le accuse di evasione fiscale in sospeso, la
fabbrica
fu
occupata per i
successivi due anni
e venne ribattezzata
"
fabbrica
dei
lavoratori ". Per
recuperare qualche
perdita di salario, il
sindacato tessile ha
aperto il museo al
pubblico, con circa
800.000
persone
che
hanno
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visionato la collezione in due anni.
Per salvare la collezione le automobili sono state classificate nel 1978
come monumento storico francese dal Consiglio di Stato.
Il museo è ora elencato come patrimonio nazionale da parte del governo
francese.
Il museo è ancora dedicato alla madre dei fratelli Schlumpf , Jeanne
Schlumpf . La collezione comprende oltre 520 veicoli, con 400 visualizzati
in tre sezioni principali in ordine cronologico.
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APPUNTI
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37
GIOCHI
CIAO RAGAZZI! ECCO A VOI DEI GIOCHI TOSTI...
SE RIUSCIRETE A SVOLGERE TUTTE QUESTE PROVE, NEI TRE
GIORNI CHE GIRERETE IN ALSAZIA, AUMENTERETE IL
PUNTEGGIO DELLA VOSTRA SQUADRA!
QUINDI CARICACATEVI DI ENTUSIASMO, DI BUONA VOLONTÀ
E... BUON VIAGGIO!!!!
1) Qual’è il monumento americano presente a Colmar?
2) Cerca nella città di Colmar 5 scritte gotiche e trascrivile.
3) Convinci un cittadino di Colmar vestito in modo originale a fare una
fotografia insieme a te!
4) Cerca, nel museo di Unterlinden, una stampa con sant’Antonio tentato
dai demoni... quanti diavoli conti?
5) Chiedi ad un abitante di Strasburgo di dirti l’origine del nome della sua
città.
6) Scrivi con quali elementi è decorata la Maison Kammerzel.
7) Quanti petali ha il rosone della Cattedrale di Notre Dame?
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8) Quale re è rappresentato sul portone principale della facciata di Notre
Dame?
9) Chiedi ad un abitante di Strasburgo di cantarti la “Marsigliese” e scopri
da cosa è nato quest’inno.
10) Convinci un negoziante di Strasburgo a firmarti questo libretto!
11) Chiedi a un signore con gli occhiali se conosce il significato della sigla
A.A.L.M.A. relativa alla linea Maginot.
12) Fai una foto in cui ti nascondi in un punto strategico nel forte di
Schonenbourg.
13) Una sera al ristorante fai un brindisi dedicato alla tua classe!
14) Una mattina a colazione canta, in rima, un verso di tua invenzione su
questa splendida gita!
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gita in alsazia una terra di confine fra storia e cultura