Nuova Corvina 23_Nuova Corvina 19 2011.12.07. 14:10 Page 220 Dante Alighieri, Vita nuova Dante Alighieri, Vita nuova / Viaţa nouă a cura di M. Fekete, traduzione di O. Busuioceanu e Romulus Vulpescu, con una prefazione di C. Bologna, Bucarest, Humanitas, 2009, pp.243. MIRA MOCAN U NC 12.2011 220 scita nella prestigiosa collana Biblioteca italiana della casa editrice Humanitas (collana di classici italiani in edizione bilingue coordinata da Smaranda Elian e Nuccio Ordine), questa nuova edizione della Vita nuova ha il pregio di restituire al pubblico romeno, dopo quasi un trentennio, l’opportunità di leggere, con testo a fronte e un attento ed esaustivo commento, la prima opera compiuta di Dante: quel piccolo «libretto» d’esordio che, narrando la vicenda di un innamoramento giovanile, annuncerà la grandiosa fioritura del «poema sacro», ponendo le basi per gran parte della letteratura italiana a venire (se è vero che, come si ricorda nell’introduzione, esso è da considerarsi «prima carte a literaturii italiene», «il primo libro della letteratura italiana» [Domenico De Robertis]). Il volume propone una ristampa dell’unica versione della Vita nuova esistente in lingua romena, pubblicata per la prima volta nel 1971 presso la casa editrice Univers, nell’importante volume delle Opere minore [Opere minori] di Dante. La traduzione, effettuata a due mani, è firmata dal poeta Romulus Vulpescu per la parte in poesia e dall’italianista Oana Busuioceanu per la parte in prosa. Nella veste attuale, il libro si avvale inoltre dell’accurata e pregevole curatela di Monica Fekete, che rende piena leggibilità al testo romeno senza cancellare il valore storico della pubblicazione, nonché di una revisione della traduzione delle liriche da parte dello stesso Romulus Vulpescu. La nuova edizione della Vita nuova si presenta così al lettore romeno quale risultato di un armonioso intreccio di voci. In primo luogo, quella del poeta Romulus Vulpescu che si cimenta con la resa in romeno di un linguaggio lirico solo in apparenza piano e «leggero»; di fatto spesso oscuro per il lettore odierno, a causa della distanza secolare che separa la sensibilità moderna dalle categorie del mondo duecentesco e, soprattutto, la semantica dei termini più significativi del lessico filosofico e poetico medioevale da quella corrente. La versione romena di Romulus Vulpescu riunisce in sé, in tal senso, un alto valore letterario e poetico, un’accurata fedeltà alla forma metrica originale e una notevole precisione filologica: essa riconduce infatti, laddove possibile, al significato etimologico dei più importanti termini «tecnici» della poesia stilnovi- Nuova Corvina 23_Nuova Corvina 19 2011.12.07. 14:10 Page 221 [DANTE ALIGHIERI, VITA NUOVA] stica, che è spesso quello più attivo nell’accezione medioevale dei vocaboli (ed è utile forse ricordare, a questo proposito, la lunga consuetudine del poeta traduttore con la letteratura romanza del Medioevo, consolidata fra l’altro con le traduzioni di François Villon [1958; ristampa 2005], di Rabelais [1968] e di Charles d’Orléans [1975]). Così – per citare soltanto gli esempi più evidenti e importanti – il lemma gentile – aggettivo-chiave, di solida tradizione guinizelliana, attribuito alla donna amata – viene reso regolarmente attraverso il romeno nobil, con esplicito recupero del suo significato primario relativo alla nozione di nobiltà (cor gentile sarà dunque inim nobil ), mentre per il termine onesto la traduzione – demn – evidenzia un’altra virtù essenziale dell’anima secondo la psicologia medioevale, la dignità: con ciò, le liriche mantengono la loro piena apparteneza all’orizzonte ideologico stilnovistico della nobiltà spirituale. Sulla stessa linea, una categoria come quella dell’umiltà viene espressa attraverso il temine romeno umilitate: la preferenza per il vocabolo arcaico e aulico esalta la componente semantica legata alla devozione e alla pietas cristiana, temperando la sovrapposizione con gli ambiti relativi all’«avvilimento» o alla «mortificazione», più pronunciate nel lemma attuale e corrente umilin . La stessa attenzione filologica al lessico e all’architettura interna del testo caratterizza anche la seconda «voce» della traduzione, ovvero la parte in prosa, e ciò grazie anche all’intervento della curatrice e al suo sforzo di restituire alla versione di Oana Busuioceanu, peraltro di grande qualità letteraria, la precisione testuale richiesta dalla presenza dell’originale italiano a fronte. In tal senso, la curatrice ha «tradotto con maggiore esattezza alcuni termini consacrati, [...] ripristinato alcuni cambiamenti di significato, eliminato parole e sintagmi laddove essi non fossero presenti nell’originale e uniformato la traduzione al livello dei concetti fondamentali, in gran parte legati agli attributi di Beatrice» («tradus mai exact unii termeni consacraţi, [...] îndreptat anumite schimbări de sens, [...] eli- minat cuvinte şi sintagme acolo unde acestea nu se reg seau în original şi [...] uniformizat traducerea la nivelul conceptelor fundamentale, în mare parte legate de atributele Beatricei», p. 59). La revisione, pur rispettando l’individualità della versione di Oana Busuioceanu e senza alterare il suo valore storico, ha dunque in primo luogo il merito di aver ristabilito una fisionomia del testo dantesco più vicina, in alcuni luoghi, a quella originaria. Essa le ha conferito, con ciò, anche un’attualità e una leggibilità attenta a quelle simmetrie intra- e intertestuali così importanti per la comprensione profonda dell’opera dantesca nel suo complesso (e in particolare per i rapporti che legano, a distanza, la prima e l’ultima opera dantesca, il libello giovanile e il «poema sacro»). Il lettore romeno sarà, in tal modo, in grado di ricostruire e comprendere, nella maggior parte dei casi anche a partire dal solo testo tradotto, alcune delle più importanti e recenti acquisizioni della critica dantesca, spesso basate proprio sull’individuazione di nessi intratestuali e sul riconoscimento del loro alto valore ermeneutico. Di particolare importanza è ad esempio la precisione terminologica nella traduzione di alcuni lemmi relativi all’ambito dell’immaginazione e della visione da una parte, alla mente e all’intelletto dall’altra: assunti da Dante nell’accezione tecnica della gnoseologia medioevale di stampo aristotelico, essi sono infatti la base per una corretta interpretazione della fenomenologia amorosa dispiegata nella Vita nuova nel suo significato filosofico e allegorico, poiché anche attraverso l’articolazione delle varie funzioni dell’anima nel fenomeno amoroso si costruisce, a livello concettuale, il fulcro di «novità» del libello di Dante, la «promozione ontologica» (G. Contini) della donna amata a guida spirituale e salvifica. Il testo dantesco della nuova edizione romena della Vita nova viene, così, riavvicinato a quel contesto dottrinario e filosofico in cui è nato e che solo consente una sua piena e corretta comprensione. Di fondamentale importanza è, in tal senso, anche il commento NC 12.2011 221 Nuova Corvina 23_Nuova Corvina 19 2011.12.07. 14:10 Page 222 [MIRA MO CAN] NC 12.2011 222 al testo: sobrio e essenziale, esso è tuttavia esauriente e, nel mettere a disposizione gli elementi più importanti per la comprensione del testo (grazie anche a un confronto fra le più importanti edizioni italiane: di M. Barbi, F. Chiappelli, A. Berardinelli, D. De Robertis, M. Ciccuto, M. Colombo, G. Gorni, L. C. Rossi), recepisce le più attuali acquisizioni della critica dantesca, evidenziandole con sinteticità e precisione. Da menzionare anzitutto che la scelta di presentare il testo secondo l’edizione critica di Michele Barbi è giustificata anche con riferimento alla necessità di rispettare il testo di riferimento della traduzione originale del 1971; tuttavia le acquisizioni fondamentali delle edizioni più recenti, anche sul piano testuale (ivi compresa la nuova paragrafazione proposta da Guglielmo Gorni nel 1996), sono accuratamente illustrate nella Nota all’edizione o nelle note al testo. È doveroso inoltre sottolineare l’efficacia con cui vengono esposti e trattati alcuni snodi fondamentali dell’innovazione ideologica introdotta da Dante attraverso la Vita nuova: può essere citato a titolo esemplificativo, da questo punto di vista, proprio il momento cruciale della «svolta» dalla poesia di stampo ancora cortese alla «poesia della loda», laddove si dimostra che «il valore assoluto non è la donna, ma la poesia che porta lode alla gentilissima e a lei si ispira, diventando così un’attività assoluta e gratuita. [...] tale nuovo amore, che non aspetta più alcuna ricompensa, coincide con la poesia stessa, e si afferma in tal modo la sua autonomia e autoreferenzialità. Dante compie un passo in avanti rispetto ai suoi predecessori: l’identificazione assoluta della lode dell’amore disinteressato con la poesia; poiché l’amore distinteressato significa caritas, dunque ragione sociale del proprio essere intellettuale» («valoarea absolută nu mai este femeia, ci poezia care aduce laudă preaalesei şi se inspiră din ea, devenind astfel o activitate absolută şi gratuită. [...] Această nou iubire, care nu mai aşteaptă nici o recompensă, coincide cu poezia, afirmându-se astfel autonomia şi autoreferenţialitatea acesteia. Dante face un pas înainte faţă de predecesorii săi: identificarea absolut a laudei iubirii dezinteresate cu poezia; deoarece iubirea dezinteresată înseamnă caritas, deci raţiune socială a propriei fiinţe intelectuale», nota 118, p. 221). Sono presenti, infine, nel commento, anche alcuni richiami puntuali che aprono nuove e interessanti prospettive ermeneutiche, come la citazione di Agostino nell’annotazione relativa al «libro della memoria» (nota 1, p. 205), nel momento in cui si rammenta che «nel pensiero cristiano il libro della memoria è strettamente legato al libro della vita» («în gîndirea creştină cartea memoriei este strîns legată de cartea vieţii»). In effetti, la presenza dell’autore delle Confessioni nell’opera dantesca, e segnatamente nella Vita nuova, sarebbe infatti meritevole di un approfondimento critico, in relazione non solo alla generica importanza dell’elemento mnemonico nella narrazione autobiografica, ma anche al ruolo ivi assegnato segnatamente alla poesia nel processo di ricomposizione degli eventi biografici, attraverso la memoria, nella narrazione di una vita, e dunque al rapporto instaurato nel prosimetro dantesco fra lirica e prosa; ricordando che proprio Agostino aveva assimilato la «storia della vita» di una persona a una grande canzone armoniosa (Confessioni, XI, 28). Un rilievo particolare merita, infine, la «voce» della Prefazione firmata da Corrado Bologna, poiché essa ricostruisce con grande precisione di particolari significativi – in primo luogo con riferimento alle numerose ed esatte simmetrie intertestuali – lo stretto rapporto che collega il libello al capolavoro della Commedia, mostrando come nel «poema sacro» Dante abbia effettivamente portato a compimento la promessa giovanile, probabilmente a quell’altezza cronologica ancora indefinita nei suoi tratti fondamentali, di «dire» di Beatrice «quello che mai non fue detto d’alcuna». In particolare, vi si mette in evidenza la continuità fra la profezia finale della Vita nuova e il «ritorno» di Beatrice nel poema, il suo avvento nel XXX canto del Purgatorio, dove Dante-personaggio la «incontra» nuovamente, a distanza di decenni dagli eventi narrati Nuova Corvina 23_Nuova Corvina 19 2011.12.07. 14:10 Page 223 [DANTE ALIGHIERI, VITA NUOVA] nel «libretto». Infatti, «Beatrice, dispărută in Vita Nuova în «nălucirea acelui delir» şi în «chinul atît de mare» al unei «năluciri deşarte» a lui Dante, reapare in Purgatoriul foarte clară, cristalină cu ochii ei de smarald, chiar dacă e învăluită. Ba chiar, pentru a demonstra cît sînt de contigue cele două locuri textuale şi că legătura dintre ele este un pasaj care le face să comunice în spatele scenei, ea îmbracă de-a dreptul aceeaşi rochie «roşu de carmin» (Purgatoriul, XXX, 33) cu care, cu ani în urmă, părăsise teatrul memoriei danteşti în Viaţa nouă» [«Beatrice, scomparsa nella Vita Nova in una «erronea fantasia» e nel «forte smarrimento» di un «fallace ymaginare» di Dante, riappare nel Purgatorio nitidissima, cristallina con i suoi occhi di smeraldo, anche se velata. Anzi, a dimostrazione di come i due luoghi testuali siano contigui, e il loro legame sia un passaggio che li fa comunicare dietro il palcoscenico, indossa addirittura lo stesso abito «color di fiamma viva» (Purgatorio, XXX 33) con cui tanti anni prima aveva lasciato il teatro della memoria dantesca nel libello.»] (p. 34): a conferma dell’intuizione di altri due grandi poeti, come T. S. Eliot e J. L. Borges, i quali ritenevano la Commedia imperniata intorno all’evento mirabile del nuovo incontro con Beatrice, e la Vita nuova pienamente comprensibile soltanto alla luce di tale decisivo «ritorno». La puntualità della ricostruzione filologica rileva così pienamente la continuità dell’opera dantesca nell’arco della sua vita e soprattutto il suo profondo spessore allegorico, illuminando attraverso il confronto con il poema i significati secondi, «alti», insiti nella narrazione autobiografica della Vita nuova. In conclusione, grazie alla nuova edizione della Vita nuova di Dante la collana Biblioteca italiana ha completato con un elemento indispensabile e di grande valore critico il panorama dei classici della letteratura italiana messi a disposizione dei lettori romeni. NC 12.2011 223