Associazione Laici Amore Misericordioso
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Autorizzazione: Trib. Perugia n. 275, 01/12/1959 – Suppl. a “L’Amore Misericordioso”
L A V OC E
DELL’ASSOCIAZIONE
ANNO III – N. 9
DICEMBRE 2004
Alleluia!
È nato per noi il Salvatore.
A tutti i nostri Associati e amici:
tanta salute e pace nel Signore
In occasione della celebrazione liturgica del Natale di Gesù, non possiamo farci un augurio più
bello di quello formulato dagli angeli ai pastori:
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14)
Lì, in quell’umilissimo Bambino di Betlemme, deposto in una mangiatoia “è apparsa la grazia di
Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tito 2,11).
Ci salva perché lui è l’Amore Misericordioso di Dio che vince i nostri peccati: l’orgoglio e la
prepotenza, l’egoismo e l’ingiustizia, la violenza a catena e il piacere sfrenato, la cupidigia e la
disperazione.
Il Natale ci dice in modo commovente quanto Dio Padre ami il mondo: fino al punto di mandare a
noi il suo Figlio e il suo Spirito. La gloria di Dio è la grande rivelazione dell’Amore Misericordioso,
è l’onnipotenza divina che si cala nel bel mezzo dell’intricatissima vicenda umana con la dolcezza
inerme di un povero bambino deposto in una mangiatoia. Lui ci salverà, Lui è la Pace.
Quel Bambino è già il falegname di Nazareth, Colui che viene a portare il Regno di Dio predicando
la Buona Novella, guarendo l’uomo malato e peccatore, cacciando il demonio, morendo sulla croce
e risorgendo da morte.
Quel Bambino è il vero Re del mondo: l’unico che lo salva dalla distruzione, dal degrado e
dall’inquinamento dovuto al peccato dell’uomo.
Di conseguenza la vita di Gesù diventa l’unica modalità di vita umana con pienezza di significato:
rimanere nel suo Amore! “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv
1,13).
L’Equipe Nazionale
La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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Sommario
Trimestrale dell’Associazione
Collevalenza – Anno III Numero 9
“LA VOCE” – DICEMBRE 2004
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LA VOCE DELLA CHIESA_____________________________________________________ 2
Lettura della Christifideles Laici
2
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LA VOCE DI MADRE SPERANZA ______________________________________________ 6
Pace e concordia
6
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LA LETTERA _______________________________________________________________ 7
“Riflettere sul Natale” (di Gaetano Storace)
7
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SUL SENTIERO DI MADRE SPERANZA _________________________________________ 8
“Il Natale: voglia di santità” (a cura di Roberto Lanza)
8
™
STUDI ____________________________________________________________________ 10
“Tradizioni e Curiosità del Natale.” (a cura di Federico Antonucci)
10
™
POESIE___________________________________________________________________ 14
…Natale
14
™
COSÌ SORRIDONO I SANTI __________________________________________________ 17
Alla Scuola di S.Teresa di Gesù
17
Alla Scuola di S. Agostino
18
™
ESPERIENZE ______________________________________________________________ 20
…una giornata di festa e comunione (di Daniela De Stefani)
20
™
LA BACHECA DELL’ALAM___________________________________________________ 22
Notizie
22
I prossimi appuntamenti
23
Varie ed Eventuali
23
Chi e dove siamo
24
™
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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La Voce della Chiesa
Prosegue anche in questo numero la:
Lettura della Christifideles Laici
raccomandiamo a tutti gli associati la lettura e la
riflessione.
ESORTAZIONE APOSTOLICA
POST-SINODALE
CHRISTIFIDELES LAICI
DI SUA SANTITA'
GIOVANNI PAOLO II
SU VOCAZIONE E MISSIONE DEI LAICI
NELLA CHIESA E NEL MONDO
I ministeri e i carismi, doni dello Spirito alla Chiesa
21. Il Concilio Vaticano II presenta i ministeri e i carismi come doni dello Spirito Santo per
l'edificazione del Corpo di Cristo e per la sua missione di salvezza nel mondo(64). La
Chiesa, infatti, è diretta e guidata dallo Spirito che elargisce diversi doni gerarchici e
carismatici a tutti i battezzati chiamandoli ad essere, ciascuno a suo modo, attivi e
corresponsabili.
Consideriamo ora i ministeri e i carismi in diretto riferimento ai fedeli laici e alla loro
partecipazione alla vita della Chiesa-Comunione.
Ministeri, uffici e funzioni
I ministeri presenti e operanti nella Chiesa sono tutti, anche se in modalità diverse, una
partecipazione al ministero di Gesù Cristo, il buon Pastore che dà la vita per le sue pecore
(cf. Gv 10, 11 ), il servo umile e totalmente sacrificato per la salvezza di tutti (cf. Mc 10,
45). Paolo è oltremodo chiaro nel parlare della costituzione ministeriale delle Chiese
apostoliche. Nella Prima Lettera ai Corinzi scrive: “Alcuni Dio li ha posti nella Chiesa in
primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri
(...)” (1 Cor 12, 28). Nella Lettera agli Efesini leggiamo: “A ciascuno di noi è stata data la
grazia secondo la misura del dono di Cristo (...). E' lui che ha dato da una parte gli
apostoli, d'altra parte i profeti, gli evangelisti, i pastori e i maestri, per rendere idonei i
fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti
all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella
misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4, 7. 11-13; cf. Rom 12, 4-8). Come
appare da questi e da altri testi del Nuovo Testamento, i ministeri, come pure i doni e i
compiti ecclesiali, sono molteplici e diversi.
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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I ministeri derivanti dall'Ordine
22. Nella Chiesa si trovano in primo luogo, i ministeri ordinati, ossia i ministeri che
derivano dal sacramento dell'Ordine. Il Signore Gesù, infatti, ha scelto e costituito gli
Apostoli, seme del Popolo della Nuova Alleanza e origine della sacra Gerarchia(65),
affidando loro il mandato di fare discepole tutte le genti (cf. Mt 28, 19), di formare e di
reggere il popolo sacerdotale. La missione degli Apostoli, che il Signore Gesù continua a
trasmettere ai pastori del suo popolo, è un vero servizio, significativamente chiamato nella
Sacra Scrittura “diakonia”, ossia servizio, ministero. Nella ininterrotta successione
apostolica i ministri ricevono il carisma dello Spirito Santo dal Cristo Risorto mediante il
sacramento dell'Ordine: ricevono così l'autorità e il potere sacro di agire “in persona Christi
Capitis” (nella persona di Cristo Capo)(66) per servire la Chiesa e per radunarla nello
Spirito Santo per mezzo del Vangelo e dei sacramenti.
I ministeri ordinati, prima ancora che per le persone che li ricevono, sono una grazia per
l'intera Chiesa. Essi esprimono e attuano una partecipazione al sacerdozio di Gesù Cristo
che è diversa, non solo per grado ma per essenza, dalla partecipazione donata con il
Battesimo e con la Confermazione a tutti i fedeli. D'altra parte il sacerdozio ministeriale,
come ha ricordato il Concilio Vaticano II, è essenzialmente finalizzato al sacerdozio regale
di tutti i fedeli e ad esso ordinato(67).
Per questo, per assicurare e per far crescere la comunione nella Chiesa, in particolare
nell'ambito dei diversi e complementari ministeri, i pastori devono riconoscere che il loro
ministero è radicalmente ordinato al servizio di tutto il Popolo di Dio (cf. Eb 5, 1), e, a loro
volta, i fedeli laici devono riconoscere che il sacerdozio ministeriale è del tutto necessario
per la loro vita e per la loro partecipazione alla missione nella Chiesa(68).
Ministeri, uffici e funzioni dei laici
23. La missione salvifica della Chiesa nel mondo è attuata non solo dai ministri in virtù del
sacramento dell'Ordine ma anche da tutti i fedeli laici: questi, infatti, in virtù della loro
condizione battesimale e della loro specifica vocazione, nella misura a ciascuno propria,
partecipano all'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo.
I pastori, pertanto, devono riconoscere e promuovere i ministeri, gli uffici e le funzioni dei
fedeli laici, che hanno il loro fondamento sacramentale nel Battesimo e nella
Confermazione, nonché, per molti di loro, nel Matrimonio.
Quando poi la necessità o l'utilità della Chiesa lo esige, i pastori possono affidare ai fedeli
laici, secondo le norme stabilite dal diritto universale, alcuni compiti che sono connessi con
il loro proprio ministero di pastori ma che non esigono il carattere dell'Ordine. Il Codice di
Diritto Canonico scrive: “Ove le necessità della Chiesa lo suggeriscano, in mancanza di
ministri, anche i laici, pur senza essere lettori o accoliti, possono supplire alcuni dei loro
uffici, cioè esercitare il ministero della parola, presiedere alle preghiere liturgiche,
amministrare il Battesimo e distribuire la sacra Comunione, secondo le disposizioni del
diritto”(69).L'esercizio però di questi compiti non fa del fedele laico un pastore: in realtà
non è il compito a costituire il ministero, bensì l'ordinazione sacramentale. Solo il
sacramento dell'Ordine attribuisce al ministero ordinato una peculiare partecipazione
all'ufficio di Cristo Capo e Pastore e al suo sacerdozio eterno(70). Il compito esercitato in
veste di supplente deriva la sua legittimazione immediatamente e formalmente dalla
deputazione ufficiale data dai pastori, e nella sua concreta attuazione è diretto dall'autorità
ecclesiastica(71).
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
La recente Assemblea del Sinodo ha presentato un ampio e significativo panorama della
situazione ecclesiale circa i ministeri, gli uffici e le funzioni dei battezzati. I Padri hanno
vivamente apprezzato l'apporto apostolico dei fedeli laici, uomini e donne, in favore
dell'evangelizzazione, della santificazione e dell'animazione cristiana delle realtà temporali,
come pure la loro generosa disponibilità alla supplenza in situazioni di emergenza e di
croniche necessità(72).
In seguito al rinnovamento liturgico promosso dal Concilio, gli stessi fedeli laici hanno
acquisito più viva coscienza dei loro compiti nell'assemblea liturgica e nella sua
preparazione, e si sono resi ampiamente disponibili a svolgerli: la celebrazione liturgica,
infatti, è un'azione sacra non soltanto del clero, ma di tutta l'assemblea. E' naturale,
pertanto, che i compiti non propri dei ministri ordinati siano svolti dai fedeli laici(73). Il
passaggio poi da un effettivo coinvolgimento dei fedeli laici nell'azione liturgica a quello
nell'annuncio della Parola di Dio e nella cura pastorale è stato spontaneo(74).
Nella stessa Assemblea sinodale non sono mancati però, insieme a quelli positivi, giudizi
critici circa l'uso troppo indiscriminato del termine “ministero”, la confusione e talvolta il
livellamento tra il sacerdozio comune e il sacerdozio ministeriale, la scarsa osservanza di
certe leggi e norme ecclesiastiche, l'interpretazione arbitraria del concetto di “supplenza”,
la tendenza alla “clericalizzazione” dei fedeli laici e il rischio di creare di fatto una struttura
ecclesiale di servizio parallela a quella fondata sul sacramento dell'Ordine.
Proprio per superare questi pericoli i Padri sinodali hanno insistito sulla necessità che siano
espresse con chiarezza, anche servendosi di una terminologia più precisa(75), l'unità di
missione della Chiesa, alla quale partecipano tutti i battezzati, ed insieme l'essenziale
diversità di ministero dei pastori, radicato nel sacramento dell'Ordine, rispetto agli altri
ministeri, uffici e funzioni ecclesiali, che sono radicati nei sacramenti del Battesimo e della
Confermazione.
E' necessario allora, in primo luogo, che i pastori, nel riconoscere e nel conferire ai fedeli
laici i vari ministeri, uffici e funzioni, abbiano la massima cura di instruirli sulla radice
battesimale di questi compiti. E' necessario poi che i pastori siano vigilanti perché si eviti
un facile ed abusivo ricorso a presunte “situazioni di emergenza” o di “necessaria
supplenza”, là dove obiettivamente non esistono o là dove è possibile ovviarvi con una
programmazione pastorale più razionale.
I vari ministeri, uffici e funzioni che i fedeli laici possono legittimamente svolgere nella
liturgia, nella trasmissione della fede e nelle strutture pastorali della Chiesa, dovranno
essere esercitati in conformità alla loro specifica vocazione laicale, diversa da quella dei
sacri ministri. In tal senso, l'Esortazione Evangelii nuntiandi, che tanta e benefica parte ha
avuto nello stimolare la diversificata collaborazione dei fedeli laici alla vita e alla missione
evangelizzatrice della Chiesa, ricorda che “il campo proprio della loro attività
evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale,
dell'economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale,
degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente
aperte all'evangelizzazione, quali l'amore, la famiglia, l'educazione dei bambini e degli
adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza. Più ci saranno laici penetrati di spirito
evangelico, responsabili di queste realtà ed esplicitamente impegnati in esse, competenti
nel promuoverle e consapevoli di dover sviluppare tutta la loro capacità cristiana spesso
tenuta nascosta e soffocata, tanto più queste realtà, senza nulla perdere né sacrificare del
loro coefficiente umano, ma manifestando una dimensione trascendente spesso
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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sconosciuta, si troveranno al servizio dell'edificazione del Regno di Dio, e quindi della
salvezza in Gesù Cristo”(76).
Durante i lavori del Sinodo i Padri hanno dedicato non poca attenzione al Lettorato e
all'Accolitato. Mentre in passato esistevano nella Chiesa Latina soltanto come tappe
spirituali dell'itinerario verso i ministeri ordinati, con il Motu proprio di Paolo VI Ministeria
quaedam (15Agosto 1972) essi hanno ricevuto una loro autonomia e stabilità, come pure
una loro possibile destinazione agli stessi fedeli laici, sia pure soltanto uomini. Nello stesso
senso si è espresso il nuovo Codice di Diritto Canonico(77). Ora i Padri sinodali hanno
espresso il desiderio che “il Motu proprio "Ministeria quaedam" sia rivisto, tenendo conto
dell'uso delle Chiese locali e soprattutto indicando i criteri secondo cui debbano essere
scelti i destinatari di ciascun ministero”(78).
In tal senso è stata costituita un'apposita Commissione non solo per rispondere a questo
desiderio espresso dai Padri sinodali, ma anche e ancor più per studiare in modo
approfondito i diversi problemi teologici, liturgici, giuridici e pastorali sollevati dall'attuale
grande fioritura di ministeri affidati ai fedeli laici.
In attesa che la Commissione concluda il suo studio, perché la prassi ecclesiale dei
ministeri affidati ai fedeli laici risulti ordinata e fruttuosa, dovranno essere fedelmente
rispettati da tutte le Chiese particolari i principi teologici sopra ricordati, in particolare la
diversità essenziale tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune e,
conseguentemente, la diversità tra i ministeri derivanti dal sacramento dell'Ordine e i
ministeri derivanti dai sacramenti del Battesimo e della Confermazione.
(Continua)
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
La Voce di
Madre Speranza
Pace e concordia
Il nostro parere, l’opinione degli altri
e ciò che distrugge la pace e la concordia.
Io credo, che per arrivare a vivere uniti a Gesù
è molto necessario mortificare i nostri sensi e
fuggire la superbia.
Questa ci crea tante difficoltà nella fede e nel
rapporto con gli altri.
Vorremmo non aver bisogno di nessuno e a volte quasi ci costa fatica ammettere gli
insegnamenti della fede; o, almeno, ci permettiamo di sottometterli alla critica e
all'interpretazione della nostra ragione.
Nello stesso tempo, poniamo nel nostro personale giudizio tanta fiducia che non ci
piace chiedere consigli agli altri, e tanto meno ai superiori.
Da ciò nasce l'ostinazione nel nostro parere e il condannare, senza scrupoli e in modo
inappellabile, le opinioni degli altri non conformi alla nostra.
La superbia distrugge la pace, la concordia e la carità.
Io vi esorto a rivestirvi di umiltà, di carità, di modestia e di pazienza.
Tenete ben presente che l'anima orgogliosa è incapace di elevarsi alle altezze della
carità di Dio.
Chiedo al buon Gesù di aiutare in ogni momento i miei figli e le mie figlie a compiere
i loro buoni propositi e che dia loro la forza necessaria per dominare le passioni al
fine di ricavare da esse il frutto che Egli desidera.
Pregate tutti perché questa vostra madre viva sempre unita al buon Gesù, dandogli
quanto Egli le chiede, a qualunque costo, e che tragga dalle prove il frutto che Egli
desidera.
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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La Lettera
“Riflettere sul Natale”
(di Gaetano Storace)
“Nella Stella di Betlemme si lasciò adorare sotto le povere apparenze di un
neonato, da Maria, da Giuseppe, dai pastori: nell’ostia consacrata lo adoriamo
sacramentalmente presente in corpo, sangue, anima e divinità e a noi si offre
come cibo di vita eterna.”
Giovanni Paolo II GMG 2005
Che magnifico accostamento! Questa verità facciamo che viva in noi, che dimori in ognuno
di noi dell’ALAM, mentre stiamo camminando verso il Santo Natale.
Egli conosce ogni nostra tribolazione, ogni difficoltà; non gli è sconosciuta la nostra
povertà e la nostra condizione umana perché ..”pur essendo natura divina non considerò
un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio ma spogliò se stesso assumendo la
condizione di servo e divenendo simile a noi” (tranne che nel peccato!).
E’ il Figlio di Dio che si fa povero, rivelando tutta la tenerezza del cuore di Dio per ognuno
di noi: il nostro carisma, il carisma che ci ha donato e insegnato la Chiesa tramite la nostra
Venerabile Madre Speranza che dobbiamo guardare per imitarne i sentimenti, lo stile, le
virtù, l’amore al Padre che sorpassa ogni misura per partecipare alla sua stessa gloria.
E’ nel segno delle stelle che ha guidato i Magi che ci sono tutti i riferimenti di ognuno di
noi LAM e che questo Natale dovrebbe aiutarci a scoprire:
) la ricerca di Dio attraverso la facoltà della ragione umana;
) la conoscenza della Parola;
) l’umile e docile disponibilità del cuore a lasciarsi cambiare;
) la grazia e lo Spirito che ci vengono dall’Alto invocati con la preghiera;
) gli insegnamenti della nostra Venerabile Madre Speranza;
Solo con queste luci a disposizione possiamo dissipare le tenebre morali create dal
pensiero dominante post-moderno ispirato al relativismo etico e fondato su criteri egoistici
e utilitaristici.
Oggi è necessario non solo parlare di Natale ma viverlo, incarnarlo quotidianamente con
l’Eucarestia perché è segno di una vita più umana, una vita impegnata di relazioni
autentiche e di rispetto dell’altro, una vita ricca di senso, capace di esprimere in gesti e
parole bellezza e luce che deve brillare in ogni luogo avvolto dalle tenebre e dal non
senso.
Allora Buon Natale e felice Anno nuovo con l’augurio di viverlo nella gioiosa esperienza
della tenerezza materna e paterna di Dio.
Gaetano Storace
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
Sul Sentiero di
Madre Speranza
“Il Natale: voglia di santità”
(a cura di Roberto Lanza)
“Per camminare nella perfezione è necessario aspirare con
entusiasmo alla santità, persuasi che se veramente la desideriamo,
possiamo, con l'aiuto del buon Gesù arrivare a conseguirla, come ci
sono riusciti i santi che la ricercarono ed infine la raggiunsero”.
(El pan 9, 309-313)
Per correre nella santità, oltre a desiderarla in maniera convinta, bisogna porre in atto i mezzi per
raggiungerla, nella consapevolezza che non è un facile cammino. “…ricordatevi bene che la
santificazione è una lotta: infatti per giungere ad amare Gesù con tutto il cuore, con tutta l'anima e
con tutte le forze, è indispensabile sradicare dal nostro cuore ogni affetto che non sia per Gesù”.
(El pan 5, 83-88).
(El pan 7, 62-82)
Il Natale di Gesù è per tutti noi come un faro di luce inesauribile che illumina le nostre
tenebre; è nato, a Betlemme, Gesù, il Messia, il Salvatore, il Dio con noi, il Verbo di Dio
fatto carne, il Santo dei Santi!
Proprio da queste ultime parole vogliamo far partire la nostra riflessione, l’Amore
Misericordioso venendo nel mondo ci ha inesorabilmente proposto un ideale di vita: la
santità.
“…Siate santi come Io sono santo”, ecco la proposta di Gesù e come dice anche la nostra
Venerabile Madre Speranza, ecco il nostro programma di vita giornaliero morire a noi
stessi per vivere soltanto in Dio.
Quindi cos’è la santità? Perché proporla? Come proporla?
La santità non è qualcosa, ma il tutto della vita cristiana, la parola sintetica che raccoglie il
senso dell'esperienza di un credente: la parola che più le si avvicina è ‘grazia’.
La santità è il carattere proprio di Dio, e per grazia diventa carattere dell’uomo: Dio è
santo, l’uomo viene santificato, reso partecipe della vita divina.
La santità è esigente perché l’uomo deve lasciarsi dare misure nuove, non sue, non
prevedibili, e vi si deve sottomettere radicalmente, perché o prende tutto o combina ben
poco; ed è stupenda perché quando l’uomo la incontra si accorge che corrisponde
pienamente all’orientamento profondo del proprio desiderio.
Con tutto ciò, tematizzare la santità come partecipazione alla vita divina significa dire che
la fede non è tanto credere che Dio esiste, ma che opera nella mia vita e mi trasforma, mi
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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coinvolge realmente nella sua vita e si coinvolge nella mia: “non sono più io che vivo, ma
Cristo vive in me” (Gal 2,20)!
Perché proporla?
Una prima osservazione è: la santità deve diventare oggetto di testimonianza convincente
e di annuncio persuasivo, la santità è esigente: indica una mèta più alta delle possibilità
dell’uomo, e chiede la conversione della mente, del cuore e della vita: da una parte è una
realtà più bella di quello che l’uomo può immaginare, d’altra parte è contestazione vivente
del peccato.
L’affermazione centrale è però la seguente: si deve proporre la santità perché altrimenti
ogni agire e ogni operare cristiano si svuota del suo senso profondo:tutto diventa formale,
inconcludente, sterile; dobbiamo quindi tendere alla misura alta.
“Misura alta della vita cristiana”: si tratta di far prendere il gusto della vita cristiana come
di una pienezza di cui si può fare esperienza entrando e permanendo (sacramenti),
ricevendo continuamente doni (vita di ‘grazia’), lasciandosi guidare (vita nello Spirito), nel
desiderio del Paradiso (gloria).
“Misura alta della vita cristiana ordinaria”: la santità non si identifica con alcune sue
forme, ma con la forma di ogni atto cristiano, ma d’altra parte non sussiste se non nelle
sue forme concrete: la santità è che a ciascuno è chiesto di fare “la volontà di Dio come in
cielo così in terra”, ciascuno dunque in ciò e per quanto gli è chiesto (Mt 6,10)
E’ un processo di conversione: “La conversione si esprime fin dall’inizio con una fede totale
e radicale, che non pone né limiti né remore al dono di Dio. Al tempo stesso, però, essa
determina un processo dinamico e permanente che dura per tutta l’esistenza, esigendo un
passaggio continuo dalla “vita secondo la carne” alla “vita secondo lo Spirito”.
Dobbiamo renderci conto della precarietà della vita nuova in noi, sempre bisognosa di uno
speciale aiuto di Dio. Questa umile consapevolezza costituisce il fondamento permanente
del nostro cammino: “Il primo passo è l’umiltà; il secondo passo è ancora l’umiltà; il
terzo ancora l’umiltà; e per quanto tu chieda, io darò sempre la stessa risposta:
l’umiltà”. Dobbiamo ritenerci ancora lontani dalla meta e progredire verso di essa.
“Fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda” (2Cor
13,11). La carità vuole crescere; chi rinuncia deliberatamente a progredire, non ha la
carità; è ancora schiavo del peccato. Il progresso poi consiste nel cercare di evitare ogni
peccato , e nel fare il bene con motivazioni sempre più pure
Se da un lato dobbiamo impegnarci seriamente nel cammino della perfezione, dall’altro
occorre essere pazienti. Ordinariamente il cammino procede faticoso e lento; conosce crisi,
ritardi, ricadute. Una certa distanza tra l’ideale e la prassi rimarrà sempre, riconoscere
lucidamente la propria debolezza serve per rimanere umili, per essere miti con gli altri, per
confidare in Dio, che ci ama così come siamo.
Infine, il cammino spirituale per non rimanere “superficiale”, deve darsi un’appropriata
disciplina. Contro la pigrizia e le eventuali crisi di scoraggiamento occorre seguire un
programma personale di vita, realistico, commisurato alle proprie possibilità, flessibile, ma
con alcuni punti fermi. Ognuno deve camminare con il suo passo, ma con perseveranza.
Roberto Lanza
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Studi
“Tradizioni e Curiosità del Natale.”
(a cura di Federico Antonucci)
PRESEPIO
A Roma, nel 600 d.C., in una cappella all'interno della Basilica di Santa Maria
Maggiore, esisteva già una riproduzione della grotta di Betlemme: “Sancta Maria ad
Paesepem”. E molti cristiani si recavano a visitarla con la stessa devozione con la quale i
pellegrini confluivano a Betlemme, in Giudea, alla grotta considerata luogo di nascita di
Gesù e dove per desiderio di sant'Elena (madre dell'imperatore Costantino) sorse, nel 326,
la Basilica della Natività.
Il racconto della Natività, inoltre, era già raffigurato, fin dal ]V secolo, sulle tombe
paleocristiane e, successivamente, sarà il soggetto di numerosi dipinti che adorneranno gli
interni delle chiese. Ma fu san Francesco d'Assisi che, nel 1223 a Greccio, in Umbria, per
la prima volta arricchì la Messa di Natale con la presenza di un presepio vivente.
L'idea si diffonderà rapidamente finché si giungerà ai primi presepi familiari modellati con i
materiali più diversi: legno, vetro, argilla, mollica di pane... sino ai più recenti realizzati con
le materie plastiche. L'opera ideata da san Francesco venne chiamata Presepio o
Presepe, termine di derivazione latina indicante la stalla, e anche la mangiatoia che si
chiuso.
trova
in
quell'ambiente,
propriamente
ogni
Recinto
Nel museo di Murcia, in Spagna, è conservato il presepe “Salzillo” costituito da un
incredibile numero di statuette: sì possono contare addirittura 5 personaggi.
ALBERO DI NATALE
Verso il secolo XI, nell'Europa dei Nord, sì diffuse l'uso di allestire rappresentazioni (sacre
rappresentazioni o misteri) che riproponevano episodi tratti dalla Bibbia.
Nel periodo d'Avvento, una rappresentazione molto richiesta era legata al brano della
Genesi sulla creazione. Per simboleggiare l'albero “della conoscenza del bene e del male”
del giardino dell'Eden si ricorreva, data la regione (Nord Europa) e la stagione, ad un
abete sul quale si appendevano dei frutti.
Da quell'antica tradizione si giunse via via all'albero di Natale dei giorni nostri, di cui si
ha una prima documentazione certa risalente al 1512 in Alsazia. L'abete di Natale assunse
gradatamente anche un significato nuovo: venne a simboleggiare la figura di Gesù, il
Salvatore che ha sconfitto le tenebre dei peccato: per questo motivo si è cominciato ad
adornarlo di luci.
REGALI DI NATALE
Gli abitanti dell'antica Roma erano soliti scambiarsi, in occasione di feste e a capodanno,
dei regali chiamati strenne.
Tale consuetudine si ricollegava ad una tradizione secondo la quale, il primo giorno
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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dell'anno, al re veniva offerto in dono un ramoscello raccolto nel bosco della dea Strenna
(dea sabina della salute?). Questo rito augurale si diffuse tra il popolo e, ben presto, i
rametti di alloro, di ulivo e di fico vennero sostituiti da regali vari.
Tale tradizione, presente ancora ai nostri giorni, si riveste in occasione del Natale di nuovi
significati richiamando, attraverso il gesto del dono, l'amore di Dio che ha donato suo
Figlio all'umanità intera.
CEPPO DI NATALE
Soprattutto in passato, nella notte di Natale, si accendeva nel caminetto un gran ceppo di
abete per rendere confortevole (caldo) l'ambiente in segno di ospitalità, di accoglienza alla
venuta del Figlio di Dio.
LA “STELLA DI NATALE”
Questa pianta appartiene alla specie delle Euforbiacee, il suo nome scientifico infatti è:
Euphorbia pulcherrima, ma è anche chiamata Poinsettia. È una pianta arbustiva che deve
la sua bellezza in particolar modo al colore rosso vivo delle grandi battree fogliari disposte
a forma di stella. Fiorisce da dicembre a marzo.
“25 DICEMBRE”
Non è storicamente accertato che Gesù sia nato effettivamente il 25 dicembre. Anche nei
vangeli di Matteo e di Luca, che forniscono una descrizione di alcuni momenti legati alla
Natività, non viene citato né il giorno, né il mese, e neppure l'anno della venuta dei Figlio
di Dio, anche se sappiamo che Gesù nacque quando regnava l'imperatore Cesare Augusto.
È nel IV secolo che si diffonde la celebrazione della festa cristiana del Natale di Gesù il
25 dicembre. In merito a tale datazione, nel corso degli anni, sono state formulate
diverse ipotesi. Alcuni studiosi ritengono che questa data venne scelta dalla Chiesa in
contrapposizione alla festa pagana del Sole invitto voluta dall'imperatore Aureliano, nel
275. Festa da celebrarsi, per l'appunto, il 25 dicembre, cioè quattro giorni dopo il solstizio
d'inverno che cade il 21 dicembre. Dopo tale data la luce [il Sole] rinasce e prende
gradatamente il sopravvento sulle tenebre, le giornate si allungano fino al 21 giugno, il
giorno più lungo dell'anno: il solstizio d'estate.
La Chiesa quindi, secondo l'opinione degli studiosi, per contrastare il perpetuarsi di tale
festa pagana radicata nella tradizione popolare, decise di celebrare in quella medesima
data il dies natalis Christi, la nascita di Gesù: “Luce dei mondo”, il vero “Sole di giustizia”
che brillerà in eterno.
Una fonte autorevole, il Cronografo (il più antico calendario della Chiesa di Roma) del 354,
indica il 25 dicembre quale giorno per la celebrazione della festa della Natività, ma un altro
documento romano la Depositio episcoporum (elenco liturgico contenuto nello stesso
Cronografo) attesta che tale celebrazione era già presente nel 336 (sembra che
inizialmente tale festa venisse celebrata soltanto nella Basilica di San Pietro).
La scelta di questo giorno, comunque, fu sanzionata nel 354 da Papa Liberio.
Federico Antonucci
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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Cari uomini... lettera da Gesù Bambino!
(Fonte non specificata)
Cari uomini, beh! Non state a sgranare gli occhi. Sono io, e
non è proprio il caso di fare tante storie. Siete cosi abituati
a tenermi imprigionato nei vostri schemi e, fra poco, nei
vostri presepi, che non vi rendete conto che sono diverso dai vostri schemi, che non sono
un bambino di gesso, innocuo, ma sono in carne ed ossa, capace di parlare, o addirittura,
come in questo caso, di strillare.
Ho deciso di invertire le parti.
Siete sempre voi a domandarmi qualcosa, e visto che si avvicina il Natale, sarete voi a
scrivermi delle lettere; la lettera questa volta, se non vi dispiace, la scrivo io, e a scanso di
equivoci, vi anticipo che non sarà affatto una letterina gentile.
Ho ascoltato milioni e milioni di vostre richieste, ho letto milioni e milioni di vostre lettere,
per una volta, almeno, voglio essere io a dirvi qualcosa, a esprimere desideri, a formulare
precise richieste.
E pretendo naturalmente la vostra attenzione.
Pochi di voi, a quanto mi risulta, e credo di essere ben informato, si sono preoccupati di
sapere quali sono i miei progetti su di loro, se lo hanno fatto, lo hanno fatto un po’ per
retorica; pochi si sono preoccupati di sapere quale speranza ho nutrito e nutro, facendomi
uomo, venendo ad abitare in mezzo a voi; pochi si sono preoccupati di sapere se il mio
“sogno” realizzabile; sì confessatelo, piuttosto avete pensato che sono sogni, che sono
“cose” campate in aria.
Vi devo dire che siete molto abili a “trasformare”, ma con quella trasformazione che mi
esclude. Volete un esempio?!
lo sono nato per portare la salvezza, sono nato per portare la speranza, sono nato in
povertà. E voi la salvezza, la speranza, la povertà le avete “trasformate” in una faccenda
dove io sono stato messo da parte, in feste dove io non c’entro e con me non entra la
speranza, la salvezza, la povertà, il “sogno” che Dio mio Padre ha per voi uomini.
Non è attraverso l’uso del mio nome che si realizza il “sogno” di Dio per voi, non
attraverso i bei canti, i “formalismi”, i “bei discorsi” attraverso le cose sporadiche, che la
speranza del Dio-con-noi si vive e si realizza.
E cosi, cari uomini, la storia si ripete. Ed è sempre la triste storia che mi fa trovare porte
chiuse. Quando sono venuto in mezzo a voi per condividere la vostra situazione, per
partecipare alle vostre vicende, per essere insomma uno di voi, per me non c’era posto
nelle vostre abitazioni, perché erano già piene.
Allora come oggi, dopo duemila anni, devo constatare che non c’è posto per me nel vostro
cuore: è già pieno di altri affetti, è occupato da molti idoli, è distratto dai molteplici
impegni; e ciò che più mi dispiace è che non c’è posto nemmeno là dove si pronuncia con
frequenza e disinvoltura il mio nome.
La mia presenza è gradita, a patto che venga circoscritta, limitata nel tempo e nello
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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spazio, relegata ad alcuni istanti, soprattutto neutralizzata nei suoi elementi più
impegnativi.
Non sono venuto sulla terra come occasione per la vostra vanità, superficialità, gusto del
chiasso; o soprattutto, visto che si avvicina il Natale, perché vi poteste “abbuffare”, oppure
vi sentite, almeno una volta l’anno, buoni e generosi, non era proprio il caso che mi
scomodassi per così poco, non vi pare?...
Sia ben chiaro: O mi accettate come Protagonista e quindi subordinate tutto il resto al mio
“sogno”, oppure vi diffido formalmente dall’usare ancora il mio nome. Sulla terra ci sono
venuto e ci vengo, ci rimango volentieri. In mezzo a voi mi ci trovo benissimo, sono uno
dei vostri ormai. Desidero camminare con voi, condividere pene e gioie, portare pesi,
successi e fallimenti. L’unica cosa che non ammetto è di diventare pretesto per un gioco di
vanità che finirebbe per lasciarvi ancora più soli, più poveri, più insoddisfatti, più disperati.
Quindi d’ora innanzi sapete a quali condizioni potete contare su di me. Vi ho parlato con
chiarezza, forse vi ho ferito. Ma dopo, ne sono sicuro, le cose andranno molto meglio, con
comune soddisfazione. E non si ripeteranno certi equivoci...
Comunque statene certi: per un “sogno” vero e autentico, per un “sogno” di porte e cuori
spalancati, per un “sogno” pace, per un “sogno” che frantumi le barriere, per un “sogno”
di gioia, desiderato e costruito da tutti gli uomini di buona volontà, per un “sogno” di
perdono per individui che si riconoscono peccatori, per un “sogno” di salvezza, per un
“sogno” di speranza, è sempre disponibile il vostro Gesù Bambino.
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
Poesie
…Natale
tu
che
ne dici
*Signore*
se in questo
Natale faccio
un bell'albero dentro
* il mio cuore e ci attacco *
invece dei regali
i nomi di tutti i miei
amici? gli amici lontani e
vicini, gli antichi ed i nuovi,
quelli che vedo tutti i giorni e
quelli che vedo di rado, quelli che
* ricordo sempre e quelli che alle volte *
restano dimenticati, quelli
costanti e quelli intermittenti,
quelli delle ore difficili e quelli delle
ore allegre; quelli che, senza volerlo, mi
hanno fatto soffrire. quelli che conosco profon
damente e quelli dei quali conosco solo le apparenze
* quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto. i miei *
amici semplici ed i miei amici importanti.
i nomi di tutti quelli che sono gia' passati
nella mia vita. un albero con radici molto profonde,
perche' i loro nomi non escano mai dal mio cuore. un albero * dai
rami molto grandi perche' i nuovi nomi venuti da tutto il mondo *
si uniscano ai
gia' esistenti.
un albero con
un'ombra molto
gradevole per
che' la nostra
amicizia sia un
momento di riposo
durante le lotte della
vita.
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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Il Cantuccio della Meditazione
Quando tu…
desideri la pace interiore
tutto va bene
sei soddisfatto con te stesso
cerchi il migliore investimento
cominci un nuovo lavoro
hai una posizione di responsabilità
Giovanni 14; Romani 8
Salmi 33:12-22; 100; 1Timoteo 6; Giacomo 2:1-17
Proverbi 11; Luca 16
Matteo 7
Salmo 1; Proverbi 16; Filippesi 3:7-21
Giosuè 1:19; Proverbi 2; 2Corinzi 8:1-15
Salmo 127; Proverbi 17; Efesini 5; Colossesi 3; 1Pietro 3:1-17;
ti traslochi
1Giovanni 4
vuoi divertirti
Matteo 15:1-20; 2Corinzi 3; Galati 5
vuoi vivere bene con i tuoi connazionali Romani 12
sei ansioso per i tuoi cari
Salmo 121; Luca 17:1-19
gli affari stanno andando male
Salmi 37; 92; Ecclesiaste 5
sei scoraggiato
Salmi 23; 42-43
tutto va di male in peggio
2Timoteo 3; Ebrei 13
gli amici ti deludono
Matteo 5; 1Corinzi 13
ti sei addolorato
Salmo 46; Matteo 28
sei tentato di fare del male
Salmi 15; 19; 139; Matteo 4; Giacomo 1
sei depresso
Salmi 34; 71; Isaia 40
sei troppo occupato
Ecclesiaste 3:1-15
non riesci a addormentarti
Salmi 4; 56; 130
hai litigato
Matteo 18; Efesini 4; Giacomo 4
sei stanco
Salmo 95:1-7; Matteo 11:28-30
preoccupazioni ti opprimono
Salmo 46; Matteo 6
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
Natale al Fronte
Nel dicembre 1914 inglesi e tedeschi si fronteggiavano dalle trincee separate da una
striscia di terra brutta e piatta, divisa al centro da filo spinato. Di tanto in tanto alcune
sagome si avventuravano nella terra di nessuno, ma la maggior parte dei soldati
rimanevano nel fango e nell'acqua che stagnavano nelle trincee, intenti solo ad evitare il
fuoco dei nemico. La Vigilia di Natale, l'aria era fredda e piena di nebbia. Improvvisamente
alcuni soldati inglesi stupefatti videro delle luci avanzare lungo le trincee nemiche. Poi
venne l'incredibile suono di un canto. I soldati tedeschi cantavano Stille Nacht. Quando il
canto cessò i soldati inglesi risposero con First Christmas. Il canto da entrambe le parti
durò per un'ora. Poi una voce invitò tutti a superare le linee. Un tedesco con grande
coraggio uscì dalla trincea, attraversò la terra di nessuno e scese nella trincea inglese. Altri
commilitoni lo seguirono con le mani in tasca per dimostrare che erano disarmati. “Io sono
un sassone e voi degli anglosassoni. Perché mai ci combattiamo?” chiese. Nell'alba limpida
e fredda del giorno di Natale non ci fu nessuna sparatoria. Gli uomini avevano
autonomamente stabilito un giorno di pace. “Uno spirito più forte della guerra era
all'opera”, commentò un osservatore. I comandanti di entrambe le parti non approvarono.
Sapevano che l’amicizia fra nemici dichiarati avrebbe impedito la guerra. Ma la tregua
continuò. Perfino gli uccelli selvatici, che tanto tempo prima occupavano il rumoroso
campo di battaglia, ritornarono e furono nutriti dai soldati. Sarebbero stati salvati 9 milioni
di uomini, se quei soldati avessero potuto obbedire al loro desiderio di amicizia e di pace e
la tregua non fosse finita subito dopo Natale. Un soldato inglese, che aveva preso parte a
quella memorabile pace natalizia, morì all'età di 85 anni. Fino alla fine dei suoi giorni non
poteva sentire Stille Nacht senza che le lacrime gli rigassero le guance. Si ricordava degli
amici tedeschi che aveva avuto in quel giorno di Natale e che, per quanto ne sapeva,
aveva poi ucciso nei giorni che seguirono.
…Per vivere diversamente
“Pace in terra agli uomini di buona volontà” cantavano gli angeli a Betlemme.
Anche quest'anno però in molte parti della Terra non c'è vera pace. Le armi continuano a
mescolare la loro micidiale canzone di morte alle canzoni natalizie. Segnate su una carta
geografica tutti i paesi in cui c'è guerra, cercando notizie sui giornali
“Perché mai combattiamo?” Chiede un soldato del racconto.
Perché oggi c'è gente che combatte? Quali sono le cause più frequenti di una guerra?
Perché si costruiscono tante armi?
Potremmo eliminare dalla nostra vita il concetto di “nemico”? Come?
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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Così sorridono
i Santi
Alla Scuola di S.Teresa di Gesù
“Dio è dovunque. Ma dove sta il re ivi è la sua
corte. Perciò, dove sta Dio, ivi è il cielo. Sappiate
dunque che dove si trova la Maestà di Dio, ivi è tutta la gloria. Ricordate ciò che dice S.
Agostino, il quale dopo aver cercato Dio in molti luoghi, lo trovò finalmente in se stesso.
Ora, credete che importi poco per un ‘anima soggetta a distrazioni comprendere questa
verità e conoscere che per parlare con il suo Padre celeste e godere della sua compagnia
non ha bisogno di salire al cielo né di alzare la voce? Per molto basso che parli, Egli, che le
è vicino, l’ascolta sempre. E per cercarlo non ha bisogno di ali perché basta che si ritiri in
solitudine e lo contempli in se stessa. Nonché allora spaventarsi per la degnazione di un
tal Ospite, gli parli umilmente come a Padre, gli racconti le pene che soffre, gliene chieda il
rimedio, riconoscendosi indegna di essere chiamata sua figlia... Quelle tra voi che sanno
rinchiudersi in questo modo nel piccolo cielo della loro anima, ove abita Colui che la creò e
che creò pure tutto il mondo, e si abituano a togliere lo sguardo e a fuggire da quanto
distrae i loro sensi, vanno per buona strada e non mancheranno di arrivare all’acqua della
fonte. Per di qui si cammina molto in poco tempo, come il viandante che in pochi giorni
giunge al termine del viaggio se va per mare ed è favorito da buon vento, mentre assai di
più ne impiega viaggiando per terra...Quando un’anima comincia a battere questa via,
vedendosi destinata, piccola com’è, ad accogliere Colui che è tanto grande, potrebbe forse
impaurirsi. Perciò il Signore, lungi dal farsi subito conoscere, la va a poco a poco dilatando,
proporzionatamente alla quantità di ricchezze che le vuoi donare. Per questo ho detto che
può fare quel che vuole, perché, volendo, può ingrandire a piacere il palazzo dell’anima.
L’importante per noi è di fargliene un dono assoluto, sgomberandolo da ogni cosa,
acciocché Egli possa aggiungere o togliere come vuole, come in una sua proprietà. Del
resto ne ha tutto il diritto, e guardiamoci bene dal contestarglielo. Se non sforza nessuno
ed accetta quanto gli si dà, non si dà del tutto se non a coloro che del tutto si danno a Lui.
Questo è fuor di dubbio, e lo ripeto tante volte perché è molto importante. Il Signore ama
molto l'ordine, e non agisce nell’anima se non allora che la vede sgombra e tutta sua. In
caso contrario, non so in che modo possa agire. Se riempissimo il palazzo di tanta gente e
di ogni specie di bagatelle, in che modo il Signore potrebbe stabilirvisi con la sua corte?
Farebbe già troppo se fra tanto strepito si trattenesse solo per pochi istanti! (C. 28, 2-512).
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
Alla Scuola di S. Agostino
Tardi ti ho amato
Tardi ti ho amato,
Bellezza tanto antica e tanto nuova;
tardi ti ho amato!
Tu eri dentro di me, e io stavo fuori,
ti cercavo qui, gettandomi, deforme,
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te le creature
che, pure, se non esistessero in te,
non esisterebbero per niente.
Tu mi hai chiamato
e il tuo grido ha vinto la mia sordità;
hai brillato,
e la tua luce ha vinto la mia cecità;
hai diffuso il tuo profumo,
e io l'ho respirato, e ora anelo a te;
ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te;
mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.
Agostino d'Ippona,
Le Confessioni 10,27
O Amore sapiente
Dammi, Signore,
un cuore che ti pensi,
un'anima che ti ami,
una mente che ti contempli,
un intelletto che t'intenda,
una ragione che sempre aderisca
fortemente a te, dolcissimo;
e sapientemente, o Amore sapiente, ti ami.
0 vita per cui vivono tutte le cose,
vita che mi doni la vita,
vita che sei la mia vita,
vita per la quale vivo,
senza la quale muoio;
vita per la quale sono risuscitato,
senza la quale sono perduto;
vita per la quale godo,
senza la quale sono tormentato;
vita vitale, dolce e amabile,
vita indimenticabile.
Sant'Agostino
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
Fà che ti ami
Dammi, mio Dio, te stesso,
restituiscimi te stesso:
io ti amo, e se è poco,
fà che ti ami di più.
Non posso misurare, così da saperlo,
quanto mi manca dell'amore necessario
a gettare la mia vita tra le tue braccia
e a non toglierla di là
finché non si nasconda
«nel segreto del tuo volto».
So soltanto questo:
che, all'infuori di te,
tutto è male per me,
e non solo ciò che è fuori di me,
ma anche ciò che è dentro,
e che ogni mia ricchezza,
che non sia il mio Dio,
è povertà.
Sant'Agostino
Dammi Forza
Dammi forza, o Cristo.
Il tuo servo è distrutto.
La mia voce che ti cantava, tace.
Come lo permetti? Dammi forza,
e non abbandonare il tuo ministro.
Voglio di nuovo riavere la salute;
cantare le tue lodi
lam
e santificare il tuo popolo.
Ti prego, o mia forza, non mi lasciare.
Se nella tempesta
mi è venuta meno la fede.
Sant'Agostino
Abitare in Te è vivere
Io t'invoco, o Dio verità,
nel quale, del quale, per il quale
sono vere tutte le cose.
Dio, da cui sfuggire è smarrirsi,
a cui tornare è risorgere,
in cui abitare è vivere.
Dio, che nessuno perde,
se non inganna se stesso;
che nessuna cerca,
se la grazie non lo indirizza;
che nessuno trova, se non è puro.
Dio, che abbandonare è come morire,
che attendere è come amare;
che intuire è come possedere.
Dio, a cui ci spinge la Fede,
a cui ci conduce la Speranza,
a cui ci unisce la Carità.
Sant'Agostino
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
Esperienze
…una giornata di festa e comunione
(di Daniela De Stefani)
Come ormai è tradizione (è il quinto anno), i gruppi di
Mantova e Ravenna si trovano per concludere insieme
l'anno di formazione.
Domenica 6 giugno, solennità della Santissima Trinità si
è svolto l'incontro, alla presenza di padre Mario e di Gaetano Storace, ma quest'anno è
stato ancora più speciale in quanto si sono aggiunti alcuni fratelli dei gruppi di
Vazzola-Francenigo - San Vito al Tagliamento e Isola della Scala: è stata una giornata
veramente bella, ci siamo recati a San Lorenzo, un piccolo centro non distante dalla Casa
del Sole, presso una Casa Famiglia per disabili adulti che sta nascendo: la scelta del luogo
dove intrattenerci non è stata solo per comodità o altro, ma un gesto di carità, perché la
stanno costruendo e organizzando con il solo aiuto del volontariato quindi il nostro
contributo è stato per loro un piccolo aiuto. Ringraziamo il Signore per queste persone che
con tanto entusiasmo si mettono veramente al servizio dei deboli.
L'incontro è iniziato con il saluto di Luciana che ha richiamato la nostra riflessione sull'inno
alla carità della prima lettera di S. Paolo ai Corinzi legato alla nostra missione di laici.
Un motivo per fare festa sono stati i 25 anni di vita religiosa di Suor Vita non dimenticando
suor Elena che dopo cinque anni di cammino con il gruppo di Mantova si sta preparando
per aprire la Missione in Perù con alcune consorelle che sono state presenti nella nostra
preghiera.
Padre Mario ringrazia tutti per l'opportunità che gli abbiamo offerto di trascorrere una
giornata fra noi perché è sempre gioia grande stare insieme e condividere tutti i momenti,
dall'incontro al mattino, al pranzo e concludere con la Santa Messa; ci anticipa l'argomento
del prossimo libretto di formazione: le virtù cardinali, ci parla anche delle beatitudini e fa
riferimento a una frase della Madre: desidero che tutti i miei Figli e le mie Figlie siano
poveri di beni materiali però molto ricchi delle virtù, soprattutto delle virtù cardinali inoltre,
ci ha ricordato che noi chiamati all'Amore Misericordioso dobbiamo essere esempio per gli
altri.
Gaetano Storace nel suo intervento ha fatto una riflessione sulla parabola del buon
samaritano, tema dell'ultima assemblea nazionale, collegandosi pure lui all'inno all'amore
di San Paolo.
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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Al termine della Santa Messa abbiamo donato a suor Vita una Bibbia con alcune tavole
illustrate dedicandole anche un breve pensiero di riconoscenza, e chi conosce suor Vita
può ben immaginare quanto era emozionata... e non era la sola. Abbiamo dedicato un
breve pensiero anche a Padre Mario che ha letto in silenzio. Infine, a tutti i partecipanti è
stato consegnato un piccolo cartoncino decorato con fiorellini secchi e impreziosito da un
pensiero della Madre, che è stato molto gradito e molti hanno ammesso: "queste parole
sono proprio per me!"
Queste giornate danno sempre una grande gioia, pace, serenità, e a detta di tutti ci
preparano alle vacanze con la carica giusta. Gli amici di Vazzola - Francenigo- S. Vito al
Tagliamento, presenti al nostro incontro per la prima volta, hanno espresso il desiderio di
incontrarci anche il prossimo anno magari spostandoci noi da loro. Auguro a tutti i gruppi
ALAM di fare la nostra esperienza, organizzando incontri con altri gruppi vicini nel corso
dell'anno.
Il Gruppo ALAM di Mantova
Daniela De Stefani
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
lam
La Bacheca dell’Alam
Notizie
Notizie importanti da sapere
L’Alam è un’associazione laica formata da persone che spesso sono impegnate in attività
pastorali e parrocchiali.
A tal fine e per conoscere meglio anche l’Alam, Vi chiediamo di rispondere a tali domande
e comunicarle alla Segreteria Nazionale (Roberto Lanza):
) Quanti sono gli associati del vostro gruppo che svolgono servizio in Parrocchia?
) Quanti sono gli associati del vostro gruppo che partecipano a catechesi parrocchiali,
convegni, esercizi spirituali?
) Quanti di loro sono catechisti, formatori, animatori, ministri straordinari, etc.
Siate attenti, rispondete con esattezza e premura: L’Alam è tua, è mia, è nostra!
Servizio al Santuario
Cresce sempre più dentro di noi la consapevolezza di essere Apostoli dell’Amore
Misericordioso, ci stiamo impegnando a conoscere sempre più il nostro carisma e la nostra
spiritualità.
Il Santuario dell’Amore Misericordioso è il luogo privilegiato di questo annuncio per questo
siamo coscienti di dover collaborare, in maniera organizzata e comunitaria ai vari settori di
animazione del Santuario.
Pertanto preghiamo tutti i Coordinatori di comunicare al più presto alla Segreteria
Nazionale (Roberto Lanza) la disponibilità del proprio gruppo o di qualche suo componente
per pianificare, come associazione, attività di servizio presso il santuario.
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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I prossimi appuntamenti
QUANDO
COSA
DOVE
7–8 Febbraio 2005
22° Anniversario Morte Madre Speranza
a Collevalenza (PG)
6–8 Maggio 2005
Assemblea nazionale elettiva ALAM
a Collevalenza (PG)
7–10 Luglio 2005
Esercizi Spirituali ALAM
a Collevalenza (PG)
20–30 Luglio 2005
Vacanze insieme ALAM
a Gavinana (PT)
21–28 Agosto 2005
III Anno Scuola Formatori ALAM
a Collevalenza (PG)
23–25 Settembre 2005 Incontro Annuale Equipe locali ALAM
a Collevalenza (PG)
Varie ed Eventuali
) Si ricorda a tutti i coordinatori e segretari di spedire alla Segreteria Nazionale
(Roberto Lanza) gli elenchi aggiornati dei gruppi.
) Si ricorda a tutti gli economi di provvedere al versamento della quota annuale
(10 €).
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La Voce dell’Associazione – Dicembre 2004
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Chi e dove siamo
MANTOVA
Contin Luciana
Via Asioli 1
42100 - Reggio Emilia
Tel. 0522/282926
ISOLA DELLA SCALA
De Luigi Ferdinando
Via Roma 3
37066 – Isola Della Scala
Tel. 045/7300871
S. VITO AL TAGLIAMENTO
Appolonio Massimo
Via Camucina, 24
30026 – Portogruaro (VE)
0421/271537
RAPALLO
Bairo Gabriella
Via Ghizolfo 21a
16035 - Rapallo
VAZZOLA
Fracassi Luisa
Via Cal Stretta 8
31010–Francenigo (TV)
Tel. 0434/76064
PERUGIA
Pietrella Rossella
Via F. Filzi 20
06100 – Perugia
Tel.075/500922
RAVENNA
Lacchini M. Luisa
Via Bixio 66
48100 – Ravenna
Tel.0544/39207
PIOMBINO
Poggianti Loredana
Via Boccioni 46
57025 – Piombino
Tel.0565/40456
MONTECCHIO
Serranti Fiorella
Via Della Selciata 37
05020–Montecchio (TR)
Tel. 0744/951756
FERMO
Merlo M. Alessandra
VIA XX Settembre 18
63017 Porto S.Giorgio
Tel. 0734/673022
ROMA CASILINA
BRINDISI
Giammaruco Bruno
Via Trento 65
72100 - Brindisi
Tel.0831/587793
COLLEVALENZA
Zaffarami Severina
Via Tiberina 47/B
06059 – TODI (PG)
Tel. 075/8943588
Del Brusco Rita
Via A.Trionfi 18/A
00172 – Roma
Tel.06/2416274
ROMA SPINACETO
Antonucci Federico
Via N.Stame 49
00128 – Roma
Tel.06/5072980
UGENTO
Viva M. Rosa
Via P. Stomeo 9
73100-Lecce
ROMA
TRASPONTINA
Merlo Luigi
Via C. Poma 4
00195-Roma
LAMEZIA TERME
Durante Rosanna
Via dei Bizantini 31
88046-Lamezia T.(CZ)
0968/463455
CASERTA
Berardo Cesare
Via Bologna, 18
81030 - Succivo (CE)
S.CATERINA VILLARMOSA
Carvotta Graziella
Via Gorizia 25
93018-S.Caterina V.
24
CALTANISSETTA
Vizzini Rosario
C.so Umberto I, 64
93100 - Caltanissetta
PATERNÒ
Bottino Anna Maria
Via E. Bellia 128
95047 – Paternò (CT)
Tel.095/620264
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