MOZART MISTERIOSO 1. Nello stendere queste osservazioni su Mozart mi è capitato un fenomeno simile a quello che sembra capitò al nostro eroe durante la stesura del famoso Requiem: mano a mano che avanzava nel lavoro, sempre più si convinceva che di lui si trattasse nel comporre quelle righe; ebbene, anch’io mi sono reso conto gradualmente che mi stavo interessando di qualcosa che mi riguardava da vicino. Certamente mano a mano che procedevo nelle letture che mi erano necessarie per potere argomentare sul tema di stasera mi rendevo conto del mistero veramente grande che si cela dietro la facciata già misteriosa e problematica del nostro grande musicista . Si sa poco, di quello che si sa si vede solo l’aspetto più esteriore, ed anche nella musica stessa si arriva a scandagliare soltanto un tratto veramente prossimo al nostro sentire, e difficilmente si oltrepassa quella terra di nessuno al di là della quale forse si potrebbe incontrare il misterioso Wolfgang Amadeus Mozart. Questo d’altronde è in misura maggiore o minore vero per ogni grande, poiché il genio non si lascia raggiungere e comprendere con il metro comune, del migliorare progressivo, dell’intendere all’interno di schemi seppur ampi: il genio si stacca decisamente dal resto, dalla massa. Si tratti di intelligenza, intuito, amore ...questo qualcosa di più è un oltre non discreto, non dell’ambito del continuo, è qualcosa che è quasi trascendente, ultraterreno, di un’altra categoria. Significativamente un libretto divulgativo intitola “ Mozart, prediletto degli dei”. Quindi procedendo nel prendere contatto con Mozart si arriva facilmente a perderlo di vista, a comprendere quanto sia incomprensibile, irraggiungibile. E di tal fatta sono le sensazioni anche nella vita di ognuno di noi quando qualcosa di grande o troppo grande è all’opera. Ma non era questa la mia sorpresa nel procedere. Era piuttosto la sensazione che derivavo dal mio non potermi confrontare, dal senso di nullità che provavo mentre mi pesavo vicino a lui, Nel leggere mi sentivo piccolo , ma la sorpresa fu che mi sentivo anche più grande di quando non leggevo di lui. Mi sentivo quindi anche elevato da lui, e nell’ascoltare la sua musica mi sentivo di capire oltre dove arrivavo normalmente, sentivo che il suo mistero mi fecondava, mi trasformava, mi inquietava ma anche mi dava un senso di pace, quasi finalmente fossi ripartito dopo un periodo stagnante, quasi nella disperante differenza ci fosse una vicinanza ed una speranza, un mistero, una sorpresa. Mi rendevo conto gradualmente che non era un caso che io fossi implicato in queste letture, che mi fosse stata commissionata questa piccola opera di parlare stasera qui, come un requiem, una fine ed un inizio, un atto solenne di commiato, un’opera estrema, presa quasi per scherzo come un’altra, ed invece sempre più solenne, sempre più impegnante. La sorpresa quindi era la mia, che fosse misteriosa questo rapporto di Mozart con me, e non solo Mozart in quanto Mozart; non avrei mai creduto, prima di iniziare. Di questo qualcosa in più dovremmo accennare stasera, e non sono certo io il primo né il miglior oratore che ne possa trattare. Forse però io nella mia insignificanza particolare ho qualcosa da offrire al nostro, a voi. Io infatti mi occupo diciamo da quando son nato di capire l’anima, l’anima di Dio. Così , dicevo io non ho fatto altro che occuparmi di questa misteriosa musica nell’uomo, quella del logos dell’Anima, dei simboli che vivono in noi e ci fanno vivere, del senso delle cose, prima e oltre le parole, della musica profonda che ci anima. Come psicoanalista, come psicoterapista, come psichiatra, come astrologo, come religioso, come padre di famiglia, come pellegrino di questi ed altri mari, come poeta di seconda categoria, dicevo io mi occupo quindi i principalmente di mistero, di quel mistero non occulto, non umano, non speciale, che ognuno ha dentro. 2. Ma come era questa sua vita? -Di Mozart si sa che da piccolo arrivava a chiedere alle persone di casa anche dieci volte al giorno: “ Ma mi amate davvero ? “. ( Stendhal, Vita di Mozart). Un bambino di una sensibilità più che acuta, ai rapporti con gli altri, alla verità, alla verifica; pochi adulti posseggono tanta possibilità di giungere a tanto; lui partiva con questa dote. Come mai? Mozart non solo era un ipersensibile, ma un ipergiosioso, ipercreativo, iperintelligente. Basterebbe il fatto che poteva fermarsi nel mezzo dell’esecuzione di un minuetto per saltare su un tavolo e miagolare, che poteva creare senzaUNA traccia, una guida, che comprendeva i simboli della massoneria, simboli per capire i quali occorre quel tipo di intelligenza che va al di là del verbale e del mentale. Tutto questo è ben documentato nelle lettere ( alla sorella per esempio, alla moglie, etc). Anche in questo era fuori del comune. -Un mio amico che crede nella reincarnazione giura che senza questa concezione non si capisce la ragione per la quale siamo così diversamente scaglionati dal coma alla chiara coscienza buddhica, e che tale concezione ha anche il pregio di potere mantenere un’idea di Dio giusto, poichè non fa parti disuguali tra uguali, ma grazia ogni essere nonostante raccolgano diversi frutti per diverse semine, frutti che si vedono ben diversi fin dalle fasce Riesce difficile pensare che Mozart non sapesse già la musica prima di studiarla. -La cronologia della vita di Mozart è nota, è stata oggetto di numerose e validissime biografie, e riassumerò solo alcuni punti salienti per ricordarne la traccia e proseguire il mio discorso. Dei 35 brevi anni di intensa vita, la produttività del nostro grande musicista è stata veramente esemplare. Ha composto sempre, moltissimo, precocissimo: A 5 anni già componeva, a 6 fu ascoltato dall’imperatrice d’Austria , ad 11 anni e mezzo aveva dietro di sé già almeno 100 componimenti, a 13 era primo violino nell’orchestra dell’arcivescovo di Salisburgo, a 14 venne ricevuto dal papa e nominato cavaliere, Un primo ciclo di viaggi in Italia dai 13 ai 17 anni lo portano in contatto con la cultura musicale della penisola. Questo sembra essere il primo periodo in cui la sua personalità emerge in modo inequivoco. Dai 21 ai 23 in Germania ed a Parigi, dove gli muore la madre a 21 anni di età. Sarà a Salisburgo dai 23 ai 25 fino alla ottura definitiva con Colloredo, il prelato che lo sosteneva ma che lo limitava anche. Ed arriviamo al periodo di Vienna, gli ultimi dieci anni di vita, dove si sposa a 26 anni con Constanze Weber, dalla quale avrà sei figli di cui solo due vivranno. Qui riduce molto la composizione intensissima di musica sacra, e di musica di intrattenimento, e si apre alla composizione ci concerti per piano, ed alla musica lirica. Muore il padre nell’87, quando aveva 31 anni. E’ sembra del 84 la sua entrata nella massoneria, nella quale farà entrare il padre poco prima della sua morte. L’ultimo periodo di vita, quello che va dalla composizione del Don Giovanni a Così fan tutte è caratterizzato dalle difficoltà finanziarie, dai numerosi viaggi ancora, ( Pragam Dresda, Lipsia, Berlino, Vienna). Del 91 è la stesura del Flauto magico in pochi mesi, il Requiem, le ultime composizioni anche di musica massonica. Muore a 35 anni, il 5.12.91, forse di nefrite. -Circa la morte di Mozart: da Robbins Landon, pp172 1 specie 179. 3. Mozart : La sua figura nel volgere dei tempi ( Paumgartner, cap, 1, pp 7-38). Ha composto di tutto, tantissimo, in maniera eccelsa, rivoluzionaria, incredibile. “In Mozarto si ritrovano tutti gli stili del tempo, beninteso rifusi su piani che continuamente li trascendono, ma tuttavia ben visibili. Questo si deve a due fattori: un temperamento nativamente disposto a sposare senza riserve qualsiasi realtà gli si presentasse via via; e, sin dalla più tenera età, allorchè la ricettività è massima, il contatto diretto con gli ambienti musicali di tutta Europa... Senonchè questa perpetua apertura a ogni stile e occasione non furono di impaccio all’esistenza, in lui, d’una “ personalità”: al contrario, furono ciò che la definì’ e ne fece un unicum. L’essenza di Mozart è nel mistero d’un genio capace di sposare qualunque assunto, dal più serio al più futile, con una partecipazione totale, e di guardarlo, nell’atto stesso di viverlo, da una altezza angelica. E ancora, di lasciarli intravvedere tutti nelle occasioni più diverse, in un’ambiguità perpetua. Per questo egli sfugge a qualsiasi definizione unilaterale....” ( Da Enciclopedia Garzanti). 4. Genialità in Mozart Si è detto e pensato che Mozart fosse un genio, un essere fuori del comune. Ho iniziato a riflettere su questo concetto di genialità, e vi vorrei raccontare alcune osservazioni che sono andato raccogliendo lungo il cammino. Il concetto di genialità: Dal latino “Genius” che indica il progenitore più o meno divinizzato Dal francese “ Génie” Dalla radice genitivo, genitale, genitore, Tutte parole che hanno a che fare con quell’area oscura e misteriosa dove nasce nuova vita, dove avviene un miracolo ed appare la vita, la creazione. La parola genialità deriva dal tardo latino genialitas-atis, la parola geniale dalla parola genius. (dal dizionario etimologico di Devoto) Per Genio si intende lo spirito protettore di un individuo, di cui costituisce anche il principio vitale e che nasce e muore con lui. Spesso hanno a che fare con il principio stesso della fecondità (femminile iuno, da cui Giunone): a lui era dedicato il letto nuziale, o il pater familias. Raffigurato come serpente. Geni di luoghi, dell’imperatore, di fiumi, figure minori della religione e delle mitologie Figurano come collettività di spiriti, talvolta con carattere benevolo, altre malevolo, altre ambivalente. Es: Anunnaki ( dei inferi), geni della religione sumerica ed assiro babilonese. Raksasa ( induismo), Nadidevata ( fiumi), Asura ( esseri demoniaci, antidei) Fravashi ( zoroastrismo). Ginn ( spiriti preislamici del deserto). Genio ( Genie, Genius): è il carattere dei superdotati. Nelle ricerche sui geni, si indicano come limiti inferiori del genio un QI si 135-140, sopra il quale si collocano rispettivamente lo 0.5-1% , ossia i massimamente dotati nella popolazione. Pawlick:La ricerca sulle cause predispositive, la diffusone e la manifestazione della super dotazione intellettuale (Terman) hanno dimostrato che questi possiedono anche una stabilità emozionale ( sono meno nevrotici). Può quindi dirsi confutata la teoria di Lange- Eichbaum ( 1928) secondo la quale la genialità va congiunta a carenze nell’adattamento emozionale e sociale. La superdotazione è un fenomeno di natura familiare: genetica ed educazione. Attività creativa del genio che si svolge nei processi di pensiero e nelle strategie risolutive: le ricerche sono ancora all’inizio. (Dizionario di psicologia) (Arnold W.). Sotto diversi nomi, e nellla maggiore parte delle tradizioni antiche, un genio accompagna ciascun uomo, come il SUO DOPPIO, IL SUO DEMONE, IL SUO ANGELO CUSTODE, IL SUO CONSIGLIERE, LA SUA INTUIZIONE, LA VOCE DLELA COSCIENZA TRASCENDENTE, SOPRANNATURALE. Simbolizza quel tratto di luce che sfugge ad ogni controllo e che genera la convinzione più intima e la più forte. Immanente a ciascuna cosa, il genio simbolizza l’esere spirituale. Piuttosto che la personificazione del principio della fecondità ( qui gignit) sarebbe ( Dumezil) l’espressione della personalità divinizzata di un uomo. Si presenta anche come doppio dell’Io, essere distinto dall’io, che lo protegge... Occorrerà tuttavia una lunga evoluzione della coscienza per considerare il o i geni come aspetti della personalità di ogni essere umano, con i suoi conflitti interni di tendenze,di pulsioni, di ideali... ( Dal “Dizionario dei simboli”, di Chevalier-Gheerbrant) “ In ogni epoca dell’umanità sono esistiti matti, visionari, folli, nevrotici gravi ed individui che la psichiatria definirebbe malati di mente, i quali hanno svolte funzioni importantissime e non solo quando, a causa della loro origine, erano per avventura investiti di pieni poteri. ....Spesso hanno lasciato un’impronta profonda sugli uomini del loro tempo e sui posteri, hanno dato sviluppo a movimenti culturali importanti, sono stati protagonisti di grandi invenzioni e scoperte. Da una parte queste sono state realizzazioni della componente integra della loro personalità....D’altra parte non si può negare che spesso proprio gli attributi patologici della loro natura, gli orientamenti unilaterali del loro sviluppo, l’abnorme intensificarsi di alcuni moti di desiderio, la dedizione acritica e sfrenata a un’unica causa, hanno dato a questi individui la forza di trascinare con se altri uomini e di superare la resistenza del mondo esterno. Accade talmente speso che un’opera grande corrisponda ad una personalità psichicamente anomala, che si è tentati di credere che la prima sia inseparabile dalla seconda; contro tale ipotesi sta l’eloquenza del fatto che in ogni campo dell’attività umana esistono grandi uomini che rispondono perfettamente ai requisiti della normalità.” (Da Opera Omnia di S.Freud, vol 11 p40.) “ Che cos’è il genio se non quella forza produttiva da cui nascono cose degne di mostrarsi al cospetto di Dio e della natura, e che perciò hanno un seguito e sono durature? Tutte le opere di Mozart sono di questo genere; v’è in esse una forza creativa che continua ad agire, di generazione in generazione,e non dovrebbe esaurirsi tanto presto “ ( Goethe ad Eckerman). CHE PENSO IO -penso che la genialità si riferisca non tanto o non solo al livello intellettuale relativo a mercurio,, alla velocità -interconnettività -strategicità della mente, al suo QI, quanto al suo comprendere, al suo livello - intensità di coscienza non solo nel mentale ma nell’essere, così sono geniali alcuni animali, o quell’animale in quel momento, perché esce dal prevedibile, dalle righe, dalla norma. Così questa eccezionalità ( e non sempre e non solo nel positivo, si può essere particolarmente devianti, folli, spenti etc), dell’essere, o di quel momento nella vita comune di quell’essere, deriva da uno spirito extra, da una finestra che si apre, da uno spirito che entra da quella finestra, da entrambi... Deriva da uno spirito mercurii, da un Jolly, un folletto, un matto dei tarocchi, da un’illuminazione geniale appunto, da una apertura di qualcosa di assoluto nell’ambito ristretto del relativo, quindi qualcosa come uno stato mistico, una illuminazione più o meno vasta, un deragliamento nell’ambito della regola, come un Jolly all’interno ancora del gioco delle carte. Al contrario quindi che nell’illuminazione assoluta, questa è una esperienza, quella del genio, di una apertura nell’ambito di un chiuso, non una terminazione di limite. Mozart ha travagliato il suo genio nell’ambito di un settecento limitato e limitante, con un padre ed una situazione economica etc che erano il riferimento di quello che aveva ormai superato. Il genio sarebbe quindi il fiume che core verso l’illuminazione, proveniendo dallo stagno della normalità. Ora però questo scorrere è tipico di ogni anima che vada per mare; si tratta quindi per ognuno di noi di riscoprire la genialità della propria anima, ossia come la guida,la luce divina ci guidino genialmente, deviando dalle regole chiuse in cui ci eravamo ristretti, fino al suo grande mare: egli è quel mare al qual tutto si move. E’ l’anima che è geniale, il genio della situazione, e che ha tutta la potenza, l’intelligenza, l’amore, la bellezza; il genio è una grande anima, uno che ascolta molto l’anima, e si fa guidare, o è obbligato a seguire. Mozart non dimentichiamolo era molto religioso. 5. ALCHIMIA, MASSONERIA: nella sua musica ed in particolare nel Flauto magico -Nel suo libro “Mozart Massone”, Anna Manfredini riporta delle osservazioni interessanti circa il modo di musicare in rapporto alla società iniziatica. “Dal punto di vista formale”, dice, “ le cantate massoniche sono normalmente tripartite; lo stile è popolare, semplice, derivato dalle folk songs di quel periodo. Numerosi ed interessanti sono i rapporti tra musica e rito, presenti ad ogni livello ( formale, armonico, ritmico, tonale) Tra le caratteristiche comuni all’intera popolazione musicale massonica sono da notare ad esempio pause e note arpeggiate, che richiamano “ una catena di fratelli”, ritmo puntato inteso a promuovere “ coraggio e risolutezza”, mente seste parallele discendenti sono cadenze finali tipiche, avvicinandosi all’idea di “ unità, amore, armonia”. Dal punto di vista tonale ed armonico, la tonalità in Do Maggiore costituisce il punto centrale di riferimento per tutte le altre tonalità, essendo simbolo di chiarezza, sincerità, luce: “ Dio parla in Do Maggiore”, dirà C.Gounod. Ai due poli opposti stanno le due tonalità bemollizzate, esprimenti “la gravità della saggezza” e quelle diesate, legate alla “frivolezza del profano “. Dal melange di tale simbologia con quella del numero nasce la preminenza ieratica della tonalità di Mi bemolle Maggiore, che racchiude in sé il Tre ( Do - Mi bemolle è un intervallo di terza) della perfezione, il modo maggiore della sincerità, ed i bemolli della saggezza....La tonalità relativa , Do minore, esprime incompletezza e tormento: Tamino, nel Flauto Magico di Mozart, affronta ostacoli e subisce tentazioni, come vedremo, in Do minore, ma supera le prove e viene iniziato in Mi bemolle. Sol Maggiore, con un diesis in chiave, rappresenta al contrario la tonalità profana per eccellenza....” Per quanto riguarda poi il Flauto Magico, vedi H.C.ROBBINS LANDON ( L’ultimo anno di Mozart, Garzanti,89), pp 129-139. Anche Anna Manfredini, “ Mozart Massone”, Lo Scarabeo libri, 91, (pp 77, partic. 118 ,122 finale) Ma vedi anche, come controtesi, la posizione di Juan Antonio Vallejo - Nàgera, “ Rizzoli, 83; pp 110 e segg.) 6. Conclusione Dicevamo che non stavamo cercando di dirimere il mistero su Mozart: infatti, perché ci piace di più un Mozart misterioso che un Mozart spiegato, magari con una arte graziosa ed argomenti competenti e convincenti. Ci piace di più non capire ma ascoltare, non arrivare quanto partire, non complicarci la vita quanto stare a sentire, guardare, girovagare semplicemente tra tante belle musiche, che anche io mi sto ascoltando mentre scrivo. Forse avrà scritto un po’ anche lui attraverso di me? Chissà ...