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La galassia Aeper
di Giulio Brotti il 17 apr 2014 su Associazioni e Movimenti | o commenti
Secondo una sentenza di Lao Tze, frequentemente citata, la caduta di un singolo albero farebbe più rumore
della crescita di un’intera foresta. Ci pare che questa immagine si attagli all’Aeper, “Associazione educativa
per la prevenzione e il reinserimento”: una realtà che da anni opera diffusamente, senza clangori, nella diocesi
di Bergamo e non solo. L’associazione ha la sua sede a Torre de’ Roveri, nel complesso del “Pitturello” (che
comprende anche la bellissima chiesa della Resurrezione, con i dipinti di Arcabas); lì abbiamo incontrato uno
dei fondatori, don Emilio Brozzoni, e due soci, Rocco Artifoni e Marco Caraglio, che ci hanno parlato
delle diverse attività promosse dal Gruppo Aeper.
La prima domanda è scontata: ci potreste spiegare – perlomeno a grandi linee – che cos’è e che
cosa fa l’Aeper?
Rocco Artifoni: «Il Gruppo Aeper è una piccola galassia: vi sono la Cooperativa Sociale Aeper e la
Cooperativa Sociale Il Varco, l’Associazione Aeper, la Comunità Nazareth, la Cooperativa Agricola “La
Peta” a Costa Serina, e poi le diverse attività tra cui la rivista L’Incontro, le iniziative culturali, le “Edizioni
Gruppo Aeper”…»
Marco Caraglio: «A questo proposito, stiamo finendo di allestire il sito Internet del Gruppo Aeper,
www.aeper.it, che sarà online subito dopo Pasqua».
Don Emilio Brozzoni: «Tutto è iniziato con la “Comunità Nazareth”, nel 1978. Agli esordi, esercitavamo
prevalentemente un’attività di accoglienza di persone in situazioni difficili; ben presto, però, ci accorgemmo
che accogliere era necessario, ma non sufficiente: dare una mano, nel momento dell’emergenza, non significa
risolvere il problema. Se una persona sta male, è a disagio, quali sono le cause profonde di questo stato di
cose? Occorre andare alla radice, svolgere un’opera di prevenzione. All’epoca, spesso, mi invitavano presso
i gruppi e le parrocchie perché portassi una testimonianza sul tema della droga, della tossicodipendenza; però,
avevo sempre più chiaro che occorreva il coraggio di mettere radicalmente in discussione il nostro sistema di
vita, l’assetto dei rapporti all’interno della nostra società. Così, abbiamo dato vita alle “scuole della gente”,
perché aiutassero le persone a scoprire, insieme, le loro potenzialità, le capacità che possiedono. Nel corso
degli anni, abbiamo promosso migliaia di incontri – direi –, un po’ in tutta la Bergamasca: vi prendevano parte
dei relatori-facilitatori, certo, ma sempre sul presupposto che ogni essere umano sia portatore di
un’esperienza di vita e, dunque, di una “sapienza”. Ognuno, riflettendo su se stesso, può scoprire di essere
“interessante”, e da questa constatazione possono nascere desideri e progetti di cambiamento, a livello
individuale e comunitario».
Tornando alla storia dell’Aeper: su quali forme di disagio sociale vi siete impegnati, nel corso degli
anni?Don Brozzoni: «All’inizio, come dicevo, ci eravamo orientati soprattutto sul settore delle
tossicodipendenze. Quasi subito, però, ci siamo interessati anche ai carcerati e agli ex carcerati, impegnati
nello sforzo di reinserirsi nella società. Poi, abbiamo affrontato anche altre situazioni, legate alla prostituzione,
all’alcolismo, ai comportamenti autolesionistici. Ancora in una fase successiva, ci sono giunte molte richieste
perché ci interessassimo ai problemi dei minori e delle persone con patologie psichiatriche. Attualmente,
diamo ospitalità a circa duecento persone, accolte in piccole comunità, in cui è più facile corrispondere al
bisogno di calore, di familiarità che queste persone esprimono. Metà di questi nostri ospiti sono bambini, che
hanno alle spalle storie pesanti. Si è costituita una rete molto ampia di “famiglie affidatarie”, che – in vari modi
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– collaborano nell’accoglienza e nell’educazione di questi minori. Una volta al mese, un sabato pomeriggio, le
famiglie si riuniscono in un “incontro di autoformazione”, qui al Pitturello: i bambini giocano in palestra, mentre
gli adulti mettono a confronto le loro esperienze».
Svolgete anche attività di animazione all’esterno?
Don Brozzoni: «Sì, il gruppo “La Strada” svolge soprattutto attività rivolte ai più giovani, nelle piazze dei
paesi. Se poi mi si chiede come siano nate tutte le nostre iniziative, beh, risponderei che queste idee ci sono
state ispirate, via via, dai bisogni delle persone che incontravamo».
Voi pubblicate anche una bella rivista a carattere culturale e sociale, L’Incontro.
Artifoni: « L’Incontro è nato nel 1987: l’idea si deve a Pietro Serina, oggi inviato del settore sportivo
dell’Eco di Bergamo, e uno dei primi obiettori di coscienza in servizio presso Aeper. Inizialmente, la rivista
usciva con cadenza mensile, mentre ora è trimestrale. In effetti, più che la “rivista dell’Aeper”, L’Incontro è
diventato nel corso degli anni una rivista promossa dall’Aeper, nel senso che autori degli articoli sono
persone invitate di volta in volta a trattare determinati temi, sui quali riteniamo che siano particolarmente
competenti. La redazione sceglie un argomento – la “maternità”, ad esempio – e chiede a questi collaboratori
esterni di affrontarlo da diversi punti di vista. L’intento nostro è sempre quello di realizzare un incrocio di
sguardi, di prospettive».
Al momento presente, a quante copie ammonta la tiratura de L’Incontro?
Don Brozzoni: «A mille, mille e cinquecento. Nel prossimo futuro, vorremmo riuscire ad aumentare il
numero degli abbonati, in modo tale da coprire le spese di produzione e i costi di stampa: la quota di un
abbonamento ordinario è di 25 euro, di 15 per gli studenti. L’idea sarebbe di mantenere elevato anche il
livello grafico delle pagine, di continuare a realizzare una cosa che sia pure “bella”: ogni numero dell’incontro
è illustrato con le riproduzioni delle opere di un particolare artista. Quanto ai collaboratori esterni, in ogni
numero vi è un elenco dei nomi di coloro che hanno portato dei contributi: volendone citare alcuni tra i più
noti, ricorderei don Tonino Bello, Alex Langer, frère Roger Schutz – il fondatore della comunità ecumenica di
Taizé -, Nando dalla Chiesa, Michele Serra…»
Tra i “polloni” dell’Aeper vi è anche la Fondazione don Primo Bonassi, intitolata a un vecchio
amico e sostenitore del vostro gruppo.
Caraglio: «Io seguo, appunto, le iniziative culturali della fondazione. Anche questo aspetto si pone in
continuità con la storia dell’Aeper: noi condividiamo un’idea della cultura che amiamo definire “popolare”.
Non si tratta di negare o di sminuire il valore dei saperi specialistici: spesso invitiamo a tenere delle relazioni
testimoni di rilievo, esperti di questo o di quell’ambito; crediamo, però, che questi interventi debbano essere
complementari rispetto a un “sapere diffuso”, che si acquisisce mediante le concrete, quotidiane pratiche di
vita».
Nella Bergamasca, il volontariato è un “pilastro della terra”: una realtà ammirevole, sul piano
qualitativo e quantitativo. Talvolta, però, si ha l’impressione che al “fare” non si accompagni una
riflessione critica su ciò che si va facendo: ed è un peccato.
Caraglio: «Io posso dire che noi insistiamo molto sulle attività di laboratorio. Recentemente, ad esempio,
abbiamo chiesto aiuto al Comitato bergamasco per la difesa della Costituzione, perché ci aiutasse a
organizzare degli incontri sui valori di fondo della nostra carta costituzionale; a partire da alcune relazioni di
esperti, ci si confronta poi sul senso del pluralismo, della solidarietà, del lavoro in una società democratica. A
questi incontri hanno preso finora parte persone di diverse fasce d’età e, soprattutto, di differenti categorie
sociali: si incontrano qui la casalinga, lo studente, il lavoratore dipendente, il pensionato, il piccolo
imprenditore, il cassintegrato… Ne vengono fuori cose straordinarie, proprio perché le persone non figurano
solo come pubblico uditore, ma divengono protagoniste di una ricerca collettiva di senso. Normalmente, ai
laboratori partecipano venti-trenta persone, mentre sono di più agli incontri con i relatori: recentemente,
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all’agriturismo “La Peta”, ad ascoltare lo scrittore Eraldo Affinati che parlava del tema del coraggio, erano un
centinaio».
Da qualche tempo, come accennava all’inizio Rocco Artifoni, l’Aeper è anche una casa editrice.
Avete approfittato della congiuntura favorevole al mercato librario per lanciarvi in questa impresa,
vero?Caraglio: «Ah, indubbiamente! Scherzi a parte, coltivavamo da tempo il sogno di poter “dare casa”
alla nostra attività editoriale. Al momento, il catalogo comprende una dozzina di titoli. Non abbiamo grandi
ambizioni, ma una piccola aspirazione sì, l’abbiamo: nel tempo, tramite l’attività editoriale, ci piacerebbe poter
dare un’opportunità di lavoro a una persona svantaggiata».
Tra i libri che ultimamente avete editato, potreste ricordarne qui un paio?
Caraglio: «Beh, in primo luogo menzionerei il volumetto Sul coraggio, di don Sergio Colombo, il parroco di
Redona, morto il 10 ottobre dello scorso anno. Don Sergio aveva una lunga familiarità con l’Aeper, e
all’inizio di quel mese lo avevamo invitato a svolgere un intervento, appunto, sul tema del coraggio, all’interno
di un percorso sul tema che stavamo conducendo; poi, per l’aggravamento delle sue condizioni di salute, egli
dovette limitarsi a inviare un testo scritto facendocene dono, in vista di una pubblicazione. Il libretto è ora in
vendita al prezzo simbolico di 3 euro, destinati a coprire le spese di stampa. Ricorderei inoltre L’ABC della
Costituzione, un volume pensato come un’agile introduzione ai principi fondamentali della nostra carta
costituzionale; i testi sono di Filippo Pizzolato e Rocco Artifoni, mentre la prefazione è stata redatta da don
Luigi Ciotti».
Per avere ulteriori informazioni sulle attività e sulle pubblicazioni del gruppo Aeper, si può scrivere un’e-mail a
[email protected] .
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