LIFE CLUB 11
FEBBRAIO - MARZO 2006
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FEBBRAIO - MARZO 2006
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M A G A Z I N E
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FREE PRESS
T U O
S T I L E
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V I T A
Italia
MATERA PER SEMPRE
Auto
LA NUOVA AUDI S8
Psicologia
LA SELEZIONE DEL PERSONALE
Benessere
SALUTE IN CAMMINO
Golf
TUTTO PER UNO SWING PERFETTO
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febbraio - marzo 2006
ANNO III febbraio - marzo 2006
Autorizzazione Tribunale di Ivrea n. 2 del 2004 registro periodici
direttore editoriale
Silvio Bernelli
editore
L
Keyco S.r.l.
P.zza Martiri della Libertà, 30 10083 Favria (Torino)
redazione
www.lifeclubmagazine.com
[email protected]
segreteria di redazione
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ife club
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S T I L E
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Barbara Secreto
tel. 0124 47 05 53 fax 0124 34 96 07
[email protected]
pubblicità
Susann Bernien
tel. 3403401643
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hanno collaborato
Barbara Secreto, Luca Servelli, Norberto Midani, Alessio Andrej,
Fabrizio Rosboch, Massimo Bagetto, Chiara Munnia,
Davide Corradini, Alberto Cardinali, Eva Morletto,
Paolo Antonino Nigro, Maurizio Di Maggio, Chiara Manzo, Marco Mussini
direttore responsabile
Mauro Giubellini
progetto artistico
Simona Goi
grafica e impaginazione
Antonio Daniele
stampa
Diffusioni Grafiche Editoriali
Strada Statale 31, km 22 15030 Villanova Monferrato (Al)
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febbraio - marzo 2006
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GOLF
A lezione con Luca Servelli
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EVENTI
20
ARTISTI
28
MOSTRE
33
VIAGGI
43
ITALIA
49
CASA
54
PSICOLOGIA & LAVORO
57
ECONOMIA & PATRIMONIO
60
AUTO
64
AMICI MIEI
66
HI-TECH
68
SUONI
70
LIBRI
73
SAPORI
76
BENESSERE
78
TENDENZE
A Torino impazzano i Giochi Olimpici
Le città impossibili di Botto & Bruno
49
33
Dubuffet e l’informale a Modena
Alla scoperta della Libia
Matera, i nuovi Sassi
Palestra e beauty farm a domicilio
La selezione del personale
Trust di famiglia
66
La nuova Audi S8
Giacinto Facchetti secondo Norberto Midani
Nuovi diffusori flessibili
Akron family e Angels of light
“Non riattaccare” di Alessandra Montrucchio
La grande cucina del grande Nord
Riflessologia plantare
Shopping a San Valentino
15
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golf
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Signori,
che swing!
Trucchi e consigli secondo il nuovo maestro di “Life Club” Luca Servelli
CONSIGLI PRATICI E TEORICI
SU GRIP E POSIZIONE
DAVANTI ALLA PALLA
GRIP
Quello che ci chiediamo giocando
a golf è di tirare la pallina verso un
obiettivo, distante o vicino che sia,
per chiudere lo score del campo in
meno colpi possibili. Quello di cui
6 Life club febbraio marzo 11
avremmo bisogno sarà la capacità
di colpire la palla con la faccia del
bastone diritta a quell’ obiettivo, e
con il corpo che spostando il suo
peso da destra verso sinistra sviluppa più o meno spinta, a seconda delle necessità. Con il corpo che
sviluppa velocità ma con la faccia
del bastone che arriva “deviata”
verso dove sta il bersaglio, non
potremmo che aspettarci un colpo storto, rimanendo fuori dalle
nostre aspettative.
Male comune che porta a questo
tipo di problema è sicuramente il
grip, l’impugnatura.
La maggior parte dei giocatori
medi non è capace di impugnare il
bastone sempre allo stesso modo.
Ricordate che a golf ogni colpo
è un colpo nuovo, ragion per cui
dovreste sempre ripetere un’impugnatura che sia la più corretta
possibile. Vedo molta gente praticare sullo swing. Vedo poca gente
praticare cercando di migliorare il
proprio grip.
Ma allora, come praticare il grip
correttamente?
Mano sinistra: impugnate con le
spalle rilassate, tenendo il bastone
appoggiato al terreno puntato sul
piede destro: vi aiuterà ad impugnare con una posizione naturale
e non forzata del polso sinistro,
responsabile della posizione del
bastone durante lo swing. (foto1)
Sollevate il bastone sentendo la
“presa“ dell’indice sinistro che
avvolge il bastone e l’appoggio di
questo sul cuscinetto inferiore del
palmo. Adoperate questi due punti
di pressione nell’impugnare senza
stringere troppo le ultime tre dita
(mignolo, anulare, medio). Se provate a farvelo “sfilare via“ dovreste
già essere in grado tenerlo nella
mano senza stringere troppo e
senza che scappi. (foto2 a-b)
Mano destra: impugnate con il bastone sollevato a trenta centimetri
da terra, vi aiuta ad impostare una
certa pressione necessaria durante lo swing. Impugnate mantenendo il palmo destro rivolto al bersa-
foto 1
foto 2 a
foto 2 b
glio: vi permetterà di avvolgerlo e
sostenerlo con le dita e non con il
palmo. (foto 3)
Se non avete le dita troppo lunghe provate un interlock grip, incrociando cioè mignolo destro e
indice sinistro: vi aiuterà a mantenere una buona presa senza dover
stringere ulteriormente mentre
fate lo swing, allontanandovi così
da una azione “volontaria” delle
mani. Così vi aiutate a mantenere
una posizione corretta del bastone
durante il movimento.
foto 3
foto 4
CORPO DAVANTI ALLA PALLA
Con il bastone impugnato e posizione eretta ponete la testa del
bastone dietro la palla ortogonalmente rispetto al target che
vi siete prefissati. Piegate il busto
verso la palla facendo in modo che
le braccia pendano naturalmente
sotto il mento, verso il basso . Notate come il busto vada a formare
un angolo all’incirca di 90° rispetto alla posizione del ferro. Flettete
le ginocchia fino a coprirvi i lacci
delle scarpe, portando cosi il peso
a gravare dalla pianta dei piedi verso le punte. Spalle, ginocchia e piedi stanno sulla stessa linea verso il
terreno, il che vi assicura un buon
equilibrio soprattutto durante lo
swing. (foto 4)
Aprite i piedi in sequenza, prima
il sinistro poi il destro, tanto da
formare una base leggermente più
larga delle vostre spalle. È più facile cosi mantenere il vostro peso
all’interno delle piante dei piedi.
Giocate la palla all’altezza dell’occhio sinistro, non verso il piede
sinistro, visto che sarà proprio in
quel punto sul terreno che il bastone ritornerà diritto al bersaglio
e alla massima velocità. Per fare
ciò consiglio di puntare il mento
due dita a destra della palla. E per
finire, i vostri fianchi e le vostre
spalle devono essere paralleli alla
linea che va dalla palla all’obiettivo, se il vostro obiettivo è un
volo di palla diritto. Molti golfisti
purtroppo allineano solo i piedi.
(foto 5 a - b)
CARICAMENTO DEL PESO E
ROTAZIONE VERSO DESTRA
Per giocare a golf, e quindi per
colpire e mandare la palla verso il
green o fairway che sia, il bastone che noi usiamo dovrà essere
mosso da una azione rotatoria del
corpo che prima carica il lancio
dalla parte opposta dell’obiettivo
(backswing) per poi scaricare verso l’obbiettivo stesso (downswing),
passando attraverso la zona dove è
posizionata la palla.
Immaginate una linea che parte
perpendicolarmente dalla palla.
Quello che il busto deve fare ruotando nel backswing è semplicemente spostarsi a destra di quella
linea; l’ancoraggio della gamba destra garantisce un potente caricamento di peso. Non abbiate paura
di spostarvi troppo verso destra,
in fondo se vi chiedessi di lanciare
lontano un oggetto con le mani carichereste il vostro peso sulla gamba destra, fino quasi a sbilanciarvi. Il gesto del lancio è quello che
ci serve per giocare a golf. Il guaio
nasce quando l‘idea di backswing
diventa solo “ruotare”, uno dei tanti termini ingannevoli che brulicano sui campi da golf.
In assoluto, cercate di portare la
spalla sinistra almeno verso il ginocchio destro, lasciando che il
foto 5 a
foto 5 b
bastone dolcemente aiuti il caricamento dei polsi, e quindi il bastone verso l’alto e non dietro la
vostra schiena! “Sentite” con il vostro orecchio il bastone che gli sta
davanti. (foto 6 a - b)
foto 6 a
foto 6 b
IMPATTO SOLIDO
CON LA PALLA
Dove finisce il backswing inizia il
downswing. L’ azione necessaria
per generare velocità che si verifica è uno spostamento del peso dal
piede destro a quello sinistro. Per
fare ciò aiutatevi con il movimento del piede e del ginocchio destro che spingono in avanti verso
l’obiettivo attraversando la palla.
Concentratevi su questa azione.
L’errore comune del giocatore medio è di cominciare il downswing
con la parte opposta del corpo e
cioè spalle, braccia e mani. L’ azione propulsiva di ogni lancio che
l’uomo fa in natura deriva proprio
dall’ azione della parte bassa del
corpo, addominali e gambe, capaci di sviluppare forza centrifuga
compiendo proprio uno spostamento di peso.
Praticate questa sensazione guardando la pallina nella sua metà di
destra. Attenti studi hanno dimostrato quanto sia importante non
perdere di vista la palla fino all’impatto.
Gran parte dei giocatori medi lo
dimentica o non ne conosce l‘importanza. Guardare la pallina nella sua metà di destra vi aiuterà a
coordinare l’azione della parte superiore del corpo con quella inferiore. Vi aiuterà ad essere più solidi, guadagnando quindi distanza
del volo di palla! ( foto 7)
FINISH IN EQUILIBRIO
Senza ombra di dubbio un finish
in equilibrio è il derivato di un
buon passaggio di peso da destra
a sinistra. La maggior parte dei
giocatori professionisti completa il colpo mantenendo un’unica
linea formata da spalle, fianchi e
ginocchia, con il peso che è completamente trasferito sul tallone sinistro. Praticate cercando di
mantenere il massimo equilibrio
al finish. Il ginocchio destro deve
sfiorare quello sinistro, mentre i
gomiti sono relazionati tra loro.
Se il vostro colpo è un classico slice provate ad eseguire un finish
con il gomito sinistro che punta
l’obiettivo. Non scomponetevi,
almeno fino a quando la palla e’
atterrata. Concentratevi sul finish
già prima di eseguire il colpo, vi
aiuta a coordinare la distribuzione
dei pesi anche durante lo swing.
(foto 8 )
TOP, SLICE: ERRORI COMUNI,
RIMEDIO COMUNE
Esistono due errori comuni che
spesso vedo sui campi da golf.
Il top e lo slice, Il top quando il
bastone arriva a colpire la parte
superiore della palla, che fatica a
prendere il volo.
Lo slice quando la palla gira a destra senza che ciò sia aspettativa
del giocatore.
Se il vostro problema è uno di questi colpi, supponendo un buon grip
e una buona posizione di partenza, probabilmente il vostro swing
è troppo veloce e la vostra pallina
è posizionata troppo verso il piede
sinistro, il che vi crea scompensi
nel cercare di colpirla.
Praticate con un ferro 7, magari
foto 7
foto 8
dal tee, posizionando la pallina
sotto la perpendicolare del vostro
naso, e concentratevi attentamente nel guardare la pallina verso la
sua metà di destra fino a quando
non siete sicuri d’averla colpita.
Eseguite dei movimenti lenti, lasciando che il bastone vada verso
dove vi aspettate che vada la palla.
Vi aiuterà a mantenere una certa
relazione con la palla durante lo
swing, evitando che la parte superiore del corpo compia movimenti
sbagliati.
Ricordate, per giocare bene a golf,
ci va calma. Mentre vi allenate imparate a respirare. Se la respirazione è affrettata e veloce, determina
una tensione negativa per i muscoli. Il respiro deve essere lento. In
questo modo sbloccherete il vostro
diaframma e, come una valvola di
sfogo, uscirà l’ansia eccessiva, sentendo una sensazione di calma.
Nonostante ciò non abbiate paura
dell’ansia e cercate di trasformarla
in una carica positiva. È sem pre
importante mantenere una certa
dose di tensione durante il gioco,
poiché aiuta a mantenere un buon
livello di concentrazione, il che
aiuta l’apprendimento.
Provare per credere.
Luca Servelli
12 Life club febbraio marzo 11
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redazionale
informazione pubblicitaria
Arezzo
Capitale del golf
Pagina 1
]
Dal 24 febbraio Arezzo ospita il Primo Salone Italiano del Golf
Arezzo cala l’ asso di ferri e bastoni. Presso il polo fieristico Centro
Affari della superba città toscana,
prenderà il via il 24 febbraio il Primo Salone Italiano del Golf, organizzato dalla Golf Town - società
del Gruppo Stefilo - con il sostegno della F.I.G. Un folto parterre
di personaggi popolerà l’ intensa
3 giorni dedicata al golf in tutti i
suoi aspetti. Lo spettacolo, la politica, lo sport, i media e le aziende
invieranno al S.I.G. i loro anfitrioni, che porteranno come vessillo
comune l’ amore per il golf.
Lo spazio espositivo di oltre 7.000
mq sarà un caleidoscopio magico
per gli appassionati dello sport:
giochi indoor e outdoor per il pubblico, attrezzature, gare promozionali, performance, il tutto sotto
l’occhio vigile dei più importanti
network televisivi nazionali, e dei
principali organi di stampa.
Punta di diamante della manifestazione: le gare che avranno come
protagonisti i grandi campioni
provenienti dai cinque più prestigiosi golf club italiani, tutti ospiti
del Salone nei loro esclusivi stand.
Orgoglio italiano e entusiasmo
esterofilo: il Salone acquisterà ulteriore lustro con la presenza del Doral Golf Resort di Miami, e di due
importanti circoli cinesi, anche in
Estremo Oriente dilaga infatti la
passione per il golf e giungerà al
S.I.G. il Mission Hills Golf Club,
che in territorio cinese si proietta
nel futuro con le sue 180 buche e il
suo avveniristico impianto di illuminazione che consente di giocare
24 ore su 24.
Evento mondano, omaggio al golf,
occasione d’incontro e di conoscenza con questo sport sempre
più amato nel nostro paese: sono
numerose le ottime ragioni per recarsi al S.I.G. Il sipario calerà il 26
febbraio, pronto per il bis del prossimo anno.
14 Life club febbraio marzo 11
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eventi
]
A Torino
impazzano i Giochi!
A febbraio la città ospita le Olimpiadi della neve e mille iniziative
Nell’ altra pagina, in senso
orario: evento in piazza
Vittorio Veneto, Oval, Tatiana
Totmianina e Maxim Marinin,
Palasport Olimpico
16 Life club febbraio marzo 11
Alla Torino barocca del Guarini,
alla Torino del Risorgimento e della corpulenta silhouette di Cavour
che si muoveva tra il Parlamento
di palazzo Carignano e i velluti
del caffè Fiorio, alla Torino della
grande industria, gemella sabauda
di Manchester, e a quella dei nostri anni col febbrile crescere del
suo interesse per l’arte contemporanea, se ne aggiunge un’altra. Sì,
un’altra Torino, che vivrà tra il 10 e
il 26 febbraio: la Torino Olimpica.
16 giorni di gare, 15 discipline
sportive, 84 medaglie in palio,
2500 atleti: ecco i numeri dei Giochi Olimpici firmati Torino 2006,
racchiusi tra le parentesi delle
spettacolari cerimonie di apertura
e di chiusura. Torino e Pinerolo
ospiteranno gli sport del ghiaccio
– quelli della mascotte Glitz , per
intenderci – mentre la neve sarà
protagonista in Val di Susa e in Val
Chisone. Prescelte reginette olimpiche saranno le stazioni sciistiche
di Cesana, Bardonecchia, Pragelato, Sauze d’Oulx e infine Sestriere, pronta a rivivere il fasto degli
anni Trenta in cui nacque, con gli
Agnelli impegnati sulle sue piste e
il jet set internazionale ospite del
“Principi di Piemonte”.
In città, le strutture ricettive regi-
strano il tutto esaurito. Torino dà
i ritocchi al maquillage e sollecita
le ultime prove d’orchestra per i
numerosissimi eventi collaterali:
mostre, manifestazioni, concerti, convegni. Si va dalla proposta
espositiva “pantagruelica” della
Triennale dei Tre Musei – la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli, la Galleria
Civica d’Arte Moderna – con la
sua generosa collezione di opere
pittoriche, fotografia, videoarte,
opere sonore, progetti web, alla
mostra straordinaria sui capolavori di Leonardo Da Vinci allestita
presso la Biblioteca Reale, ai classici dell’opera – Manon Lescaut e
La Bohème – al Teatro Regio e così
via, in una carrellata impressionante di micro e macro eventi.
Naturalmente lo sport sarà protagonista centrale. Le Olimpiadi
saranno un’imperdibile occasione
per avere una panoramica completa sugli sport invernali, e per avvicinarsi ai meno conosciuti. Accanto allo sci alpino, dove i colori
azzurri possono aspirare alle medaglie grazie ad atleti del calibro
di Blardone e Rocca, allo spettacolare free-style e allo snowboard,
che vedrà tra i protagonisti anche
11 febbraio marzo Life club
17
Le foto in apertura dell’
evento, dell’ Oval e del
Palasport Olimpico sono
state gentilmente concesse
dall’ agenzia LaPresse
18 Life club febbraio marzo 11
l’eporediese Simone Malusà, si
affiancheranno discipline meno
note, ma non per questo meno interessanti per gli spettatori. Si potrà infatti assistere a gare di combinata nordica, composta da due
discipline: il salto e lo sci di fondo;
al curling, gioco di squadra che
vede gli atleti far scivolare i propri
stone – blocchi di pietra dotati di
manico - per farli arrestare sul bersaglio disegnato sul campo ghiacciato. E ancora il biathlon, curiosa
combinata di sci di fondo a tecnica
libera e tiro con la carabina. Tra le
competizioni più spettacolari ci
saranno le gare di hockey su ghiaccio ospitate nei diversi palazzetti
torinesi - e qui i nostri colori azzurri verosimilmente sbiadiranno
contro la potenza indiscussa degli
atleti statunitensi, canadesi e rus-
si – e la magia del pattinaggio di
figura, dove invece vantiamo memorie di cui inorgoglirci, dato che
la coppia Margaglio/Fusar Poli nel
2002 si portò a casa una medaglia
dalle Olimpiadi di Salt Lake City.
L’Italia ripone inoltre le sue speranze nel bob, nello slittino, nello
short track, ma medagliere a parte, l’atleta più impegnato e verso il
quale si nutrono più aspettative è
proprio la città di Torino. Le Olimpiadi sono un importantissimo
investimento per il futuro del Piemonte e del suo capoluogo e, questa volta, ci si aspetta l’oro.
Eva Morletto
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artisti
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Lʼarte della città
impossibile
Gli inventori di spazi urbani Botto & Bruno in un’intervista esclusiva
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Nella pagina precedente:”My way home”,
2005
Sopra:”Disappearing doors II”, 2005
Botto & Bruno. Lui & Lei. Una coppia unita da una visione tutta personale dell’arte contemporanea. Le
loro creazioni sono minuziosissimi
puzzle costruiti con scatti fotografici, capaci di ricreare e reinventare
la realtà. Le loro periferie urbane
e le loro citazioni della dj culture
sono entrate nei Musei d’arte Contemporanea di Madrid, Ginevra,
Barcellona e Nizza. I napoletani
che viaggiano in metropolitana
possono ammirare ogni giorno
l’intervento firmato Botto & Bruno alla stazione di Poggioreale.
Life Club ha incontrato la coppia
di artisti torinesi per un’intervista
esclusiva.
Botto & Bruno. Una coppia
nella vita e nell’arte. Come e
quando vi siete conosciuti?
All’Accademia Albertina di Torino. Frequentavamo due differenti
corsi di pittura. Spesso ci incontravamo al corso di incisione. Poi
è iniziata la nostra storia.
Quand’è nata l’idea di produrre arte insieme?
Appena abbiamo finito l’accademia
abbiamo capito che fare arte singolarmente non ci interessava, l’idea
dell’artista che crea in solitudine
la trovavamo poco stimolante.
Sentivamo che insieme le nostre
forze aumentavano. Il lavoro prima di essere formalizzato veniva
preceduto da lunghe riflessioni.
Fare arte in due e trovare il giusto
equilibrio per rendere unitario un
lavoro erano tutti elementi che
ci davano e che ci danno tutt’ora
grande stimolo.
22 Life club febbraio marzo 11
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Non temete che la vostra relazione privata possa influenzare la vostra arte?
È difficile rispondere a questa domanda. Abbiamo sempre cercato di
non preoccuparci di questo aspetto, ma di vivere liberamente quello
che stava accadendo, affrontando
giorno per giorno le cose avendo
però chiaro che il nostro sogno era
quello di riuscire a fare arte insieme.
Sicuramente l’influenza c’è, ma
nella misura in cui tutte le esperienze della vita influenzano la
nostra visione delle cose.
La biennale di Venezia del
2001 vi ha lanciato come enfant prodige dell’arte contemporanea italiana. Come siete
arrivati a questa svolta?
Harald Szeemann, il curatore della
Biennale, aveva visto il nostro lavoro in diverse mostre: a Palazzo
delle Papesse a Siena, a Palazzo
delle Esposizioni a Roma nella nostra prima personale in un museo.
E poi seguiva il nostro lavoro anche nelle fiere internazionali come
Basilea e Madrid. Sicuramente per
noi Venezia è stata una svolta,
trovarsi ad avere gli occhi puntati
addosso da un pubblico internazionale, confrontarsi con artisti
provenienti da tutto il mondo. Soprattutto, avere a che fare giornalmente con uno dei più grandi curatori internazionali ha reso questa
esperienza indimenticabile. L’invito alla Biennale è arrivato al momento giusto. Avevamo alle spalle
diverse mostre che ci sono servite
per affrontare questo impegno.
Sotto:”Disappearing city”, 2004
11 febbraio marzo Life club
BOTTO E BRUNO 23
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Sopra: “Sleeping town”, 2005
Come si è evoluta la vostra
percezione dello spazio urbano in questi anni?
Nei primi anni della nostra ricerca
avevamo la sensazione che parlare
di periferia non volesse solo focalizzare l’attenzione sui problemi
sociali di quei luoghi, ma potesse
essere un punto di partenza per
parlare di una parte della città
non ancora completamente organizzata. Un luogo dove gli spazi di
libertà si potevano ancora trovare.
Erano le zone d’ombra, la parte
oscura ma necessaria per l’immaginazione.
Ora, se si vogliono ritrovare queste
sensazioni dobbiamo spostarci più
in là, oltre i confini della periferia,
perché nel frattempo la suburbia
si è organizzata, non sempre al
meglio. Quegli spazi vuoti, quegli
spazi dell’anima così necessari,
sono stati occupati da parcheggi o
da supermercati. La provincia sta
diventando ora la nuova periferia.
Per noi invece i vuoti sono necessari, ci spaventa un luogo completamente organizzato dove ogni
edificio ha la sua funzione. Questo
perché in periferia arrivano sempre gli scarti, difficilmente ci sono
progetti urbanistici pensati da
importanti architetti. Si vorrebbe trasformare la periferia in un
secondo centro, una copia, senza
però averne i vantaggi. In attesa
di progetti migliori, preferiamo
che gli spazi vengano lasciati alle
persone, perché solo chi vive quei
luoghi sa di cosa ha bisogno.
In tutti questi anni abbiamo imparato a leggere questi luoghi rendendoci conto che non sono anonimi.
Certo sono luoghi problematici,
bizzarri da un punto di vista architettonico, ma assolutamente non
sono dei non-luoghi. Non esistono
24 Life club febbraio marzo 11
BOTTO E BRUNO 24
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dei non-luoghi, se abitati.
Abbiamo imparato a distinguere i muri sbrecciati, i condomini,
l’asfalto, le scale che non portano
a nulla. Abbiamo cercato di non
farci inghiottire da quegli spazi,
ma di conoscerli, per non essere
sopraffatti da quel senso di assenza che a una prima lettura sembra
venir fuori guardandoli.
Sentiamo un senso di affezione
verso quei luoghi che sono stati
quelli della nostra infanzia e che
continuano ad esserlo nella nostra
vita da adulti.
Perché poi in fondo per noi l’isola dei nostri sogni è proprio dietro
l’angolo, vicino a un cavalcavia, un
prato sterrato, una fabbrica abbandonata.
Il posto migliore dove vivere è
dove puoi guardare il cielo carico
di nuvole che si confondono con
l’asfalto e con binari del tram che
non portano più a nulla.
È stare in mezzo alle persone che
si devono inventare ogni giorno
qualcosa per sopravvivere. Qui c’è
la vita vera, e qui ci sono i sogni
più intensi, adolescenti inquieti
che formano garage - band o qualsiasi altra cosa per non sentirsi invisibili.
La tematica delle periferie è
un punto di partenza per parlare di altro?
Sicuramente, vuol dire anche parlare dell’isolamento tipico della
nostra contemporaneità, della difficoltà di comunicazione, dei desideri adolescenziali.
Parlare di periferia vuol anche dire
parlare della memoria di luoghi
che si trasformano in continuazione, delle fabbriche che vengono
abbattute senza tener conto della
storia del quartiere e delle persone
che ci vivono.
Significa riflettere su come si stanno trasformando le nostre metropoli, perché stare in periferia offre
un punto di vista privilegiato per
verificare questi cambiamenti.
Sono i luoghi più mutevoli, dove
i confini si spingono sempre più
lontano.
“kids play”, 2004,
video dvd
11 febbraio marzo Life club
BOTTO E BRUNO 25
25
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Sopra: “Just for one day IV”, 2004
Le vostre opere più imponenti hanno un grande impatto
cinematografico. Il cinema è
una parte importante della
vostra cultura?
Il cinema è sempre stato fonte di
stimolo. A parte tutto il Neorealismo, abbiamo iniziato nel vedere i
film di Wim Wenders e Ken Loach per poi passare a Jim Jarmush,
John Carpenter, Aki Kaurismaki,
Jafar Panahi, ai fratelli Dardenne
a Laurent Cantet, Gus Van Sant,
Thierry Tzigoff, Abdellatif Techiche.
Non siamo cinefili. Andiamo a vedere solo i film che hanno le atmosfere e le tematiche che ci interes-
sano. Il cinema è per noi una fonte
di energia e perciò cerchiamo di
inserirlo all’interno dei nostri lavori con esplicite citazioni.
E la musica? Quanto fa parte
della vostra cultura? In particolare mi sembra che la vostre
opere siano frutto della stessa cultura del campionamento
dell’ hip hop americano…
In una nostra fanzine del 1994
scrivevamo: “il collage come il
rap”! Sicuramente l’hip hop a rappresentato per noi il nuovo punk,
proprio per le istanze e le urgenze
che portava con sé. Anche il fenomeno grunge ci ha influenzato,
soprattutto per le tematiche di
disagio esistenziale che affrontava. Un altro fenomeno che ci ha
interessato molto è stato quello
dei rave, queste zone temporaneamente autonome utilizzate solo
per una notte.
L’ attitudine punk è stata per noi
importante. Il nostro atteggiamento sul lavoro consiste nel mettere
grande energia sulle cose che conosciamo meno o che non abbiamo
mai fatto; cosi abbiamo fatto con
la fotografia e il collage. Amiamo
la trasversalità. Approcciarci a un
progetto laterale al mondo dell’arte ci permette di utilizzare fino in
fondo il nostro intuito.
Silvio Bernelli
26 Life club febbraio marzo 11
BOTTO E BRUNO 26
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Documento3
12-01-2006
12:52
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mostre
Il Musée des Arts Decoratifs di Parigi, il MOMA di New York, l’Art
Institute di Chicago, lo Stedelijk
Museum di Amsterdam, la Tate
Gallery di Londra e il Guggenheim
di New York hanno qualcosa in
comune: l’aver ospitato una retrospettiva di Jean Dubuffet. Oggi
tocca al Foro Boario di Modena
]
Informale,
tutta la furia
Jean Dubuffet, amici e maestri al Foro Boario di Modena
28 Life club febbraio marzo 11
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esporre le opere del “genio dell’informale”. La mostra “Jean Dubuffet e l’arte europea 1945-1970”
viene infatti ospitata nella città
emiliana fino al 9 aprile 2006 e
propone un’insolita panoramica
sul mondo della pittura europea
nel secondo dopoguerra, dove il
criterio di selezione delle opere si
rifà alle scelte dei grandi collezio-
nisti americani dell’epoca.
Dubuffet è stato significativamente figlio del proprio tempo. Nato
nel 1901 a Le Havre, negli anni
Venti era a Parigi e frequentava
personalità quali Fernand Leger,
Max Jacob e l’anticonformista Suzanne Valadon, madre del pittore
Utrillo. Viaggiò in Italia e in Sudamerica, svolse diversi lavori e co-
Jean Dubuffet
Il cane (Chien), 1973
11 febbraio marzo Life club
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minciò a dedicarsi esclusivamente
all’arte a partire dal 1942. Gli anni
più fecondi per l’artista furono
quelli in cui finì la Seconda Guerra
Mondiale e iniziò la guerra fredda,
quel periodo inquietante popolato
di nemici invisibili, di spie e agenti
segreti che percorrevano un’Europa divisa da quello squarcio che
Churchill definì “cortina di ferro”.
C’era una società claudicante che
sopravviveva con il piano Marshall, c’era un futuro nutrito di
incertezza. Più tardi ci sarebbero
stati lo spauracchio atomico, il
Vietnam portato in casa dalla TV
a colori, i cortei di protesta immortalati da Riboud, Martin Luther
King assassinato prima di esaurire
i suoi discorsi di pace. Non erano
anni di sonni tranquilli nemmeno
per l’arte. Se le avanguardie storiche dadaiste e surrealiste avevano
perso impeto con l’instaurarsi dei
regimi totalitari, ora l’arte stava
esplodendo nel fermento creativo.
Già nel 1937, lo sdegno per lo
scempio di Guernica fece tornare
Picasso alle scomposizioni e sintesi cubiste, dopo un periodo in
cui era passato a canoni rappresentativi più legati alla tradizione.
Adesso, abbattuta la legione Condor e finita la guerra, le ragioni per
indignarsi erano altre, ma altrettanto importanti. L’emigrazione di
artisti e intellettuali verso l’America negli anni Trenta, fenomeno
che aveva permesso a New York
di soppiantare Parigi nel ruolo di
capitale dell’arte moderna, vide
nascere oltreoceano le correnti artistiche più rivoluzionarie.
Tra queste senza dubbio l’espressionismo astratto americano, che
svuotava l’arte della sua compo-
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2-02-2006 11:28:16
nente idealistica e faceva cadere
con dichiarata disillusione la fede
nella sua possibilità di cambiare il
mondo.
Con il termine informale si identificano una molteplicità di esperienze artistiche, sviluppatesi in
particolar modo negli anni Cinquanta, caratterizzate da una
comune matrice astratta. L’arte
informale, lo dice il nome stesso,
si propose come antitesi alla forma e ad ogni espressione di essa.
Se veniva aborrita la rappresentazione del reale, con i suoi elementi naturali ed i loro contorni, con
altrettanta veemenza il rifiuto del
concetto formale investiva l’arte
astratta. L’esperienza creativa, con
la negazione della forma, paradossalmente si ampliò e si arricchì,
rivoluzionò le tradizionali categorie di pittura e scultura e si rivelò
come base e humus di tutta l’arte
contemporanea.
Fu Tapiés a coniare il termine “informale”. Sono diverse le tendenze
accomunate da questa definizione.
C’è l’informale gestuale, detto anche “action painting”, di Jackson
Pollock e dei suoi quadri colpiti
da una pioggia anarchica di colori, lasciati gocciolare sulla tela secondo gli imperscrutabili dettami
del caso e dell’inconscio. C’è l’informale materico, figlio prodigio
del cubismo sintetico di Picasso
e Braque e del surrealismo di Ernst, a cui appartengono Dubuffet e
l’italiano Alberto Burri, con il suo
uso di lamiere e legni bruciati ad
esasperare la forza espressiva dei
materiali nell’opera d’arte.
C’è lo spazialismo di Fontana con i
suoi tagli nelle tele, capaci di rivelare spazi estranei alla dimensione
percettiva naturale, e la pittura segnica di Giuseppe Capogrossi.
Al Foro Boario di Modena, i differenti segmenti dell’informale vengono debitamente rappresentati.
Dubuffet, considerato negli Stati
Uniti come l’erede unico di Picasso, è protagonista. Le sue opere
spaziano dalla produzione pittorica - l’enorme trittico “Nunc stans”
ed altre opere decisamente più
materiche – alle sculture e a una
ricca selezione del suo imponente
corpus grafico.
Dubuffet morì nell’85; nel 1981 il
Museo Solomon Guggenheim di
New York gli dedicò una mostra
in occasione del suo ottantesimo
compleanno. Erano anni relativamente tranquilli, il tempo giusto
per il congedo di un uomo che,
in anni estremamente caotici e
rumorosi, fu capace anche di far
sentire prepotente la voce dell’arte
e seppe rivoluzionarla, mentre il
mondo era impegnato a rivoluzionare se stesso.
Sopra:Carla Accardi
Blu concentrico, 1960
Nell’altra pagina:
Karel Appel
Due teste (Deux têtes), 1953
Eva Morletto
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17:23
Pagina 1
E’ VERO,
CI PIACE
ORGANIZZARE
CENE.
Progetto Rotary “Tendere la mano”: cibo, assistenza
e riparo alle comunità che vivono sotto la soglia
di povertà.
I Rotariani, cento anni di servizio.
I Distretti d’Italia, Albania, Malta e San Marino del Rotary International
06 marzo aprile Life club
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21
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viaggi
]
Antica Libia,
eterno fascino
L’altra sponda del Mediterraneo appena aperta al turismo
La Palazzina del Governatore
Panorama di Tripoli anni 30
Nella pagina precedente: lago salato di Gabroun nell’Erg Ubari
34 Life club febbraio marzo 11
Frugando in una soffitta di famiglia qualche anno fa trovai un
libretto intitolato “Ricordo di Tripoli”. Era un carnet di cartoline
in bianco e nero e in fondo c’era
un’annotazione scritta con l’inchiostro rosso: Tripoli, 27 marzo
1938. Era un’altra epoca. Nel 1911
gli Italiani avevano conquistato la
Libia, sovrapponendosi alla dominazione Ottomana. Con ingenti
investimenti furono creati il lungomare di Tripoli, una rete di strade, i palazzi, le piazze. Ho scannerizzato le foto in bianco e nero e
sono andato a cercare quegli stessi
scorci a distanza di 67 anni.
Molte cose sono cambiate: vicino
al porto svettano torri avveniristiche e un bellissimo hotel 4 stelle,
il Corinthia “porta d’Africa”. La
cattedrale è stata trasformata in
moschea, e la Palazzina del Gover-
L’arco di Marco Aurelio
La Medina negli anni 30
natore è diventata una biblioteca.
La sola cosa immutabile è l’arco di
Marco Aurelio, che continua a sfidare i secoli.
Il nome Tripoli indica le tre polis, le
tre città che in epoca romana furono i porti dai quali partivano verso Roma le merci preziose provenienti dall’Africa Nera. Dopo aver
attraversato il Sahara spezie, pelli,
schiavi e animali feroci destinati
al Circo raggiungevano le coste del
Mediterraneo. Assieme all’olio e
al grano furono le principali fonti
di ricchezza per Oea (l’attuale Tripoli), Sabratha e Leptis Magna. Le
rovine lasciano immaginare che
magnifiche città fossero.
Ma la storia di questa parte dell’Africa inizia molto prima con
i graffiti dell’Akakus, la regione
montuosa lunga circa 400 km e
larga fino a 120, dove 13.000 anni
fa si estendeva una savana umida con fiumi e laghi e che oggi è
ricoperta di sabbia. La desertificazione è avvenuta velocemente,
nel giro di un migliaio di anni. E
l’arte sublime, che testimonia un
alto livello di civiltà, venne sosti-
L’arco di Marco Aurelio oggi
L’arco di Settimio Severo all’ingresso di Leptis Magna
11 febbraio marzo Life club
35
tuita nel corso dei secoli da un’arte
naif, prodotta da uomini che dovettero lottare per sopravvivere
in un ambiente sempre più ostile.
Rimangono sulle pareti di roccia
le eleganti silouhettes di animali che popolavano la zona più di
10.000 anni prima: giraffe, elefanti, grandi felini, cani e cacciatori. E
i partecipanti ad una festa di matrimonio, con le loro originali acconciature che li fecero chiamare
dagli studiosi “teste rotonde”.
L’Akakus è fatto di wadi, letti di
fiumi disseccati, valli di pietra
riempite di sabbia e picchi rocciosi. Dove affiora un po’ di umidità
sboccia il verde.
Dal deserto roccioso a quello di
pura sabbia, l’Erg Ubari, una catena ininterrotta di dune alte fino
a 250 metri, punteggiate da una
Dall’ alto: la regione dell’Akakus, dune dell’Erg Ubari (foto P. Marinoni), Pitture rupestri nell’Akakus
36 Life club febbraio marzo 11
Dall’alto: Lago salato di Uum al-Ma’, ragazza tuareg, le vie coperte
di Ghadames
ventina di laghi di acqua fossile,
emersa da falde antichissime.
I laghi sono salati per effetto dell’evaporazione e costituiscono uno
spettacolo naturale irripetibile.
L’Erg Ubari si estende con le sue
dune altissime per 400 km. Si pernotta in un campo tendato che
viene montato in autunno e smontato a fine primavera. Le tende
sono molto confortevoli e dotate
di bagni. Una riserva d’acqua permette il lusso di una breve doccia
al termine della giornata. Si cena
in una grande tenda collettiva.
La cucina libica è gradevole ma
non molto fantasiosa. In entrèe
c’è sempre la chorba, una zuppa
di verdura, seguita da un piatto di
pesce, quando si è sulla costa, o di
carne. Solitamente pollo oppure
vitello. Ho mangiato un cous cous
a base di carne di cammello a Gha-
11 febbraio marzo Life club
37
dames, un antico villaggio, famoso
per la sua architettura, a 650 km
a sud di Tripoli, al confine con la
Tunisia. È un perfetto esempio di
conglomerato abitativo protetto,
costruito in mattoni cotti al sole
di fango, ottimo isolante ma materiale estremamente fragile che
Il campo tendato Magic Lybia nell’Ubari
(foto P. Marinoni)
L‘ autista tuareg Alì
rende impossibile l’inserimento di
tubi idraulici e fili elettrici. Perciò
oggi gli abitanti si sono trasferiti
in abitazioni moderne all’esterno
dell’oasi. Molti però continuano a
tenere in ordine le vecchie case e
le aprono ai visitatori, cucinando
per loro. Le stanze sono decorate
Il campo tendato Magic Lybia nell’Akakus
Erg Ubari (foto P. Marinoni)
con disegni rossi e rigurgitano di
oggetti tipici coloratissimi come
copri pentola, ventagli, set di bicchieri. A Ghadames una fonte offre
da secoli acqua calda, intorno ai 35
gradi. La canalizzarono in modo da
passare sotto tutto l’agglomerato
urbano dando frescura di giorno e
calore la notte, durante la quale la
temperatura scende drasticamente. Perché quando fuori ci sono 50
gradi all’ombra, nelle vie coperte
del villaggio, riparate dal vento rovente e dal sole, avere una temperatura media di 35 è decisamente
gradevole. Ho chiacchierato con
11 febbraio marzo Life club
39
Dall’alto: le altissime dune dell’Erg Ubari,
Interno di una abitazione di Ghadames,
Mr. Ibrahim, Ghadames
un abitante di Ghadames ultraottantenne che parlava un italiano
antico. Dice di averlo imparato da
bambino a scuola, quando la Libia
era la “quarta sponda” italiana.
Maurizio Di Maggio
40 Life club febbraio marzo 11
INFORMAZIONI
PER IL VIAGGIO
Moneta: il dinaro vale 0,6 Euro
Un litro di benzina costa circa 12
cent di Euro
Limite di velocità: 150 km/h
Fuso orario: +1
Voli diretti Alitalia Roma/Milano-Tripoli, tutti i giorni tranne il
mercoledì
Occorre il visto sul passaporto rilasciato dai consolati libici di Milano, Roma o Palermo
La Libia è un paese che si è aperto
al turismo da poco e ancora non ha
strutture alberghiere e un’ organizzazione adeguata per ricevere i
visitatori sempre più numerosi
Il consiglio è affidarsi ad un tour
operator qualificato che possa
ospitarvi nelle migliori strutture e
che si appoggi ad affidabili agenzie
locali
In ordine dall’ alto: commerciante tuareg nell’Ubari,
la guida Kassam a Ghadames,
i colorati oggetti in una casa di Ghadames
Best Tours organizza tour di 7, 8,
10 e 14 giorni a partire da 1.515
Euro
www.besttours.it
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italia
]
Matera,
giardino di pietra
Novemila anni di storia per la città diventata Patrimonio dell’Umanità
Era il 1956, nello stivale italico che
piroettava per l’euforia del boom
economico. In quell’anno il reporter John Chillingworth si aggirava
per il Sasso Caveoso di Matera,
immortalando le soglie delle case
trogloditiche e gli sguardi perplessi degli abitanti che squadravano
questo inviato della BBC con la
stessa curiosità con cui si osserverebbe un venusiano in gita turistica sulla Terra. Se il prode Chillingworth, che per la rete nazionale
inglese stava svolgendo un’inchiesta sulle condizioni dell’infanzia in Italia, era arrivato fin qui,
tra le gravine di tufo arroventate
dal sole di Mezzogiorno, Cristo
si era fermato un po’ prima. Precisamente ad Eboli, per la felicità
dei pignoli. Glielo aveva suggerito
Carlo Levi, lo scrittore piemontese
che nel 1935 trascorse un anno di
confino in Lucania.
Il risultato di quel periodo fu appunto il libro “Cristo si è fermato
ad Eboli”, dato alle stampe dieci anni dopo: un vivido spaccato
del contesto socio-economico in
cui versava il Sud in quegli anni;
un vigoroso esempio di denuncia
delle condizioni di miseria e arretratezza che affliggevano la classe
contadina. All’epoca, e per molti
decenni a venire, i Sassi, le dimore
scavate nel tufo che caratterizzano
gran parte del tessuto urbano di
Matera, vennero considerati una
vergogna architettonica, la rappresentazione concreta e tangibile di
quel vivere miserevole.
Le case erano scarsamente illuminate, scarsamente aerate, spesso
in un paio di stanze vivevano famiglie intere, animali domestici
compresi. Il libro di Levi scostò un
44 Life club febbraio marzo 11
lembo delle vesti lacere di un’Italia
traboccante di contraddizioni e rivelò una piaga. Uomini di cultura
e politici si spinsero fino qui per
esaminare la situazione. Vennero
Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, il quale nel 1954, firmò la
prima Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi, considerate abitazioni malsane e degradate, tuguri
da evacuare al più presto. Erano gli
anni del boom: boom economico,
boom edilizio, boom di progresso a ritmo di canzonette by San
Remo e twist d’oltremanica. Il passato, per molte realtà italiche, era
un fardello pesante, da archiviare,
da nascondere.
I Sassi vennero abbandonati, in
favore di alloggi nei quartieri moderni della città, concessi per quote di affitto irrisorie. Per decisione
dello Stato, due terzi di tutti gli
abitanti della città, circa sedicimila persone, dovettero forzatamente abbandonare le loro case.
Era la prima volta al mondo che
questo aveva luogo, e lo sfollamento dei Sassi interessò i più illustri
sociologi e antropologi dell’epoca.
Trascorsero così moltissimi anni. I
Sassi diventarono una desolata no
man’s land, una sorta di limbo sospeso sulla gravina, la sua anima
vitale sfrattata altrove.
A metà degli anni Ottanta si cominciò a guardare ai Sassi con occhio diverso. Com’era possibile che
un immenso patrimonio architettonico di tremila abitazioni scavate nella roccia, di più di centosessanta chiese rupestri affrescate,
caratterizzato da un impianto urbanistico unico al mondo, venisse completamente abbandonato?
Nuove leggi e agevolazioni fiscali
permisero ai Sassi di rinascere, di
essere restaurati, di valorizzare la
propria unicità, e nel 1993 giunse
l’UNESCO, a dichiarare ufficialmente i Sassi di Matera come Patrimonio per l’Umanità.
Oggi è un autentico piacere aggirarsi nei quartieri trogloditici, disposti in modo geniale e caotico:
fino a dieci piani scavati gli uni sugli altri. In alcune case si entra da
una botola sul tetto, camminando
per strada ci si imbatte in comignoli, perchè effettivamente sotto
ci sono dimore abitate. All’appa-
11 febbraio marzo Life club
45
renza un’allegra anarchia architettonica, i Sassi sono stati scavati
con tecniche accorte: gli scavi nel
tufo hanno seguito un’inclinazione per cui gli alti raggi solari estivi non possono superare la soglia
della grotta, e i bassi raggi del sole
d’inverno penetrano invece tutta
la casa, portando luce e calore.
Matera è l’unico posto al mondo
dove gli abitanti possono dire di
vivere nelle stesse case dei loro avi
di 9.000 anni prima, recita una
guida turistica inglese. Matera è
costituita da tre poli d’ interesse
principali: l’acropoli della Civita,
sullo sperone roccioso che domina
e divide i due Sassi.
Questa, un’autentica fortezza naturale, racchiusa da mura fino al
Cinquecento, è caratterizzata dall’imponente Duomo romanico e
dai resti delle numerose torri che
lo cingevano, tra cui la Metellana,
la Torre Quadra, la Torre Capone.
Ci sono poi il Sasso Caveoso, si
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pensa che il nome derivi dal fatto
che si volge verso la città di Montescaglioso, un tempo chiamata
Mons Caveosus, e il Sasso Barisano, forse denominato così perchè
rivolto verso Bari, il primo dei due
quartieri trogloditici a fruire delle
operazioni di restauro.
Nel suo libro “Giardini di pietra”,
l’urbanista Pietro Laureano paragona i Sassi e il parco delle Chiese
Rupestri che circonda la città ai
paesaggi di fata della Cappadocia e
del Monte Athos in Grecia. Cristo,
oggi, da Eboli sarebbe certamente
arrivato fino a qui.
Eva Morletto
INFORMAZIONI
PER IL VIAGGIO
Comune di Matera
Tel. (centralino): 0835-2411
e-mail: [email protected]
Pro loco “Sassi” di Matera
Via Nazionale 22
Tel. 335254658
Museo Archeologico Nazionale
“Domenico Ridola”
Via Ridola 24
Tel. 0835-310058
Museo Laboratorio della Civiltà
contadina
Via San Giovani Vecchio 60
Tel. 0835-385248
E-mail:
[email protected]
Parco Archeologico delle Chiese
rupestri del Materano
Tel: 0835-336166
E-mail: [email protected]
Hotel Sant’Angelo ****
Piazza San Pietro Caveoso
Tel: 0835-314010
E-mail:
[email protected]
Bed & breakfast. Per dormire nel
cuore dei Sassi:
[email protected]
Tel: 0835333997
Ristorante Baccanti
Via Sant’Angelo, 58
Tel. 0835-333704
Web: www.baccantiristorante.
com
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casa
]
Casa, palestra
e beauty farm
Come ritagliarsi e arredare un luogo dove prendersi cura di sé
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27-01-2006 15:14:58
In una casa in cui è importante
stare bene con gli altri ma prima di tutto con se stessi, cresce
il bisogno di ricavare uno spazio
specifico, anche piccolo, per prendersi cura del proprio corpo e del
proprio spirito. Un’esigenza che
vede il corpo come mezzo per raggiungere un equilibrio generale e
ritrovare quell’armonia psicofisica
contrastata da uno stile di vita frenetico eppure sedentario.
A maggior ragione se impegni,
orari impossibili e traffico rendono difficile la frequenza di palestre
o centri benessere. In quest’ottica
la possibilità di usufruire dello
spazio domestico offre una soluzione ai problemi di tempo e di
spostamento e consente inoltre
di personalizzare l’ambiente in
base alle esigenze ed attitudini
personali. Scegliendo gli attrezzi, gli accessori e gli elementi più
adatti secondo il caso a rilassare,
allenare, tonificare, massaggiare.
O semplicemente coccolare fisico
e mente.
Innanzitutto occorre scegliere la
giusta collocazione. Un ambiente
luminoso, possibilmente affacciato sul verde, è lo spazio ideale.
I locali scuri o in penombra oltre
a rendere difficoltosa l’attività fi-
50 Life club febbraio marzo 11
Stanza da bagno.indd 50
27-01-2006 15:15:00
sica influiscono negativamente
sull’umore. Dove non è possibile
sfruttare i benefici della luce naturale è consigliabile puntare su
un’illuminazione calda e attenuata. Inoltre va considerato che sia
gli esercizi di movimento che di
meditazione si basano su una corretta respirazione, è quindi importante che il locale sia ben areato,
in modo da garantire al corpo un
buon apporto di ossigeno e un’adeguata traspirazione.
La pavimentazione consigliata è il
legno ma sono adatti anche i rivestimenti componibili in materiale
plastico antibatterico, di facile manutenzione e in grado di assorbire gli urti. Molta attenzione deve
essere dedicata alla scelta delle
attrezzature specifiche: poiché infatti sono progettate per assolvere
ognuna una determinata funzione
è importante prima dell’acquisto
mettere a fuoco l’obiettivo da raggiungere.
Al fine di scongiurare possibili infortuni è inoltre opportuno
scegliere prodotti di aziende affermate, certificati da marchi di
garanzia allineati alle normative
per la tutela del consumatore. Il
consiglio di un istruttore esperto,
in base allo spazio disponibile e
alle esigenze personali, potrà aiutarci nell’acquisto dello strumento
più adatto e nel suo migliore utilizzo. Se avete problemi di spazio
in alternativa ai singoli strumenti
le macchine multiuso consentono
di svolgere più esercizi mirati ai diversi gruppi muscolari con ingombri contenuti.
In un’ottica multifunzionale invece potete optare per attrezzi da
ginnastica utilizzabili anche come
11 febbraio marzo Life club
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51
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elementi decorativi o normali arredi : ad esempio librerie che diventano spalliere, o tavolini trasformabili in panche per addominali.
Ovviamente diverso il discorso se
l’ambiente è dedicato alla meditazione o alle pratiche orientali: qui
vale la regola dell’essenziale, di
una quasi totale assenza di arredi
fatta eccezione per tappeti, futon
e cuscini in fibre naturali sul pavimento.
L’ambiente dedicato al benessere
può anche essere quello del bagno
che da locale di servizio si trasforma in una stanza piacevole da vivere, all’insegna del comfort e della cura dei dettagli. Dove possono
trovare posto anche sauna, bagno
turco, idromassaggio o minipiscina domestica.
Grazie all’elevato livello tecnologico raggiunto vasche, docce e
minipiscine a idromassaggio consentono oggi di effettuare in casa
quei trattamenti che fino a pochi
anni fa erano prerogativa di centri
estetici e termali.
Impariamo dunque a dedicarci del
tempo seguendo i nostri ritmi,
bisogni e desideri. E non dimentichiamo che l’uso appropriato di
musiche, aromi, luci e colori può
contribuire a farci entrare in quello stato di armonia che è la condizione migliore per raggiungere il
vero benessere psicofisico.
Chiara Munnia
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distribuito da
Keyco s.r.l.
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psicologia & lavoro
]
Personale
cercasi
La psicologia al servizio delle aziende in cerca di personale
La selezione del personale è un’attività rivolta a scegliere il soggetto
che tra differenti candidati risulta
maggiormente idoneo a ricoprire un determinato ruolo grazie
alle conoscenze, alle competenze
e alle motivazioni che possiede.
Il processo di selezione coinvolge sia la “Line” che le funzioni di
“Staff ” dell’organizzazione, infatti
devono essere coinvolti sia i futuri
responsabili gerarchici delle persone che si vogliono selezionare,
sia i responsabili della direzione
del personale.
In linea generale, un’adeguata selezione del personale comporta la
definizione di criteri di analisi (chi
cerco e dove, quanto investo per
cercarlo), di comunicazione e screening (strumenti di comunicazione
verso i candidati e screening dei
curriculum vitae), e di valutazione
(colloquio e test psicologici).
È necessario considerare in questa
fase i vincoli e le opportunità isti-
tuzionali, tecniche, sociali, culturali e la mission aziendale.
Nella forma più generale il processo di selezione comprende tre livelli principali: il reclutamento, la
valutazione e l’inserimento.
Tale processo viene normalmente
preceduto da un’attenta job-analysis che tiene conto della specificità
del contesto organizzativo e del
profi lo del candidato.
Il reclutamento rappresenta la prima fase del processo di selezione
e per questo va pianificato con attenzione, scegliendo le fonti migliori da cui attingere i candidati
e gli strumenti più idonei per attirare il loro interesse. Un indicatore
di recruitment positivo è sicuramente dato dal numero dei candidati potenziali, che per garantirne
la validità deve essere maggiore
dei posti disponibili.
Il reclutamento si distingue in reclutamento esterno e reclutamento interno: il primo si rivolge al
54 Life club febbraio marzo 11
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personale occupato presso l’azienda e disponibile a sostituzioni o
avanzamenti di carriera, invece,
il secondo si rivolge a personale
esterno in cerca di lavoro o occupato in altre aziende e quindi in
possesso di professionalità specifiche.
Le fonti del reclutamento interno
riguardano la ricerca informale
e pianificazione della mobilità in
azienda, il tutto agevolato dalle
tecniche del job posting, quello
esterno ha le sue principali fonti
nelle autocandidature, agenzie di
selezione del personale, agenzie
per il lavoro, scuole ed università.
Ultimata la fase di raccolta delle
candidature si procede ad una fase
di pre-screening che è realizzata
attraverso l’esame dei curricola.
Le tecniche per la selezione sono
varie e numerose, tuttavia possono essere ricondotte a quattro
grandi categorie: a) colloqui o interviste di selezione b) test c) prove pratiche d) metodi multipli di
valutazione (assessment center).
Difficilmente una selezione potrà
essere realmente efficace se non
si effettua almeno un colloquio
tra il selezionatore ed il candidato.
Infatti, attraverso il colloquio si
confrontano le reciproche aspettative e si scambiano informazioni
al fine di verificare se il candidato
è idoneo e viceversa permette al
candidato di verificare se l’azienda
offre la soluzione ad alcune delle
sue specifiche esigenze ed aspettative.
Il colloquio può essere libero o semistrutturato e cerca di analizzare la motivazione, le capacità e le
competenze del soggetto o le sue
psico.indd 55
conoscenze.
Il colloquio libero o non guidato si svolge senza alcuna traccia
predeterminata. L’ intervistatore
si limita a sollecitare il candidato,
fornendogli spunti che permettono di valutarne motivazioni e
attitudini.
Una seconda tipologia di colloqui
sono quelli strutturati, attraverso
i quali vengono poste al candidato delle domande predefinite per
verificare capacità e competenze
in relazione al profilo individuato,
ma soprattutto vengono maggiormente garantiti criteri di oggettività e standardizzazione.
Una seconda modalità di selezione, che si trova spesso associata
ai colloqui, è data dai test psicometrici, che possono essere di tipo
attitudinale, di personalità, di valori e di atteggiamenti. I test garantiscono, ancor più dei colloqui
di tipo strutturato, una misura
standardizzata ed oggettiva delle
caratteristiche cognitive e personali del candidato.
Un ulteriore criterio di selezione
del personale è dato dalle prove
di tipo pratico che consentono di
valutare la capacità del candidato
durante lo svolgimento di un determinato compito legato al ruolo.
Infine, esiste anche un metodo di
valutazione di tipo multiplo (assessment center) , che prevede l’osservazione dei comportamenti del
candidato in situazioni di gruppo
(a seguito di stimolazioni fornite
dai selezionatori) e l’utilizzo di
vari strumenti quali test, prove di
simulazione e colloqui.
Paolo Nigro
27-01-2006 15:21:42
economia & patrimonio
]
Patrimonio
su misura
Storia e funzionamento delle fondazioni private
Il popolo “delle tre T”. Gli inglesi,
scherzando, si descrivono così. Due
“T” si riferiscono ad un’immagine
tipica della realtà British: la
tazza di tè (Tea) ed il commercio
(Trade), specie quello marittimo.
Sempre per “T” inizia una terza
parola, che forse non si associa ad
un’immagine così immediata, ma è
profondamente radicata nella vita
dei sudditi di Sua Maestà, oltre che
di tutte le ex colonie dell’Impero
britannico. A tal punto che non ne
esiste una traduzione precisa in
italiano: è il “Trust”.
Con il trust si può “blindare” il
proprio patrimonio tenendolo
al riparo da eventi sfortunati ed
assicurandone l’integrità ed una
precisa destinazione anche dopo
la morte.
Nel rom a n z o “L a r a g a z z a
imbronciata” (The sulky girl) del
1933, l’avvocato americano Erle
Stanley Gardner descrive il caso di
una ragazza, Frances, che avrebbe
ereditato una cospicua fortuna
dal padre se quest’ultimo non
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avesse deciso di affidarla in trust
al fratello. Lo zio di Frances, in
qualità di trustee (intestatario
fiduciario dei beni in trust), le
corrisponde così un modesto
vitalizio in attesa di stabilire ciò
che sarà meglio per lei quando
avrà raggiunto l’età di 27 anni.
La ragazza decide di interpellare
il celebre Perry Mason sperando
di mettere mano in anticipo sul
capitale, ma è tutto inutile.
Quando il trustee è un fratello, è
naturale fare pieno affidamento su
di lui, almeno nella maggioranza
dei casi. A maggior ragione quando
il trustee è un legale o un ragioniere
di fiducia, che da generazioni ha
seguito le vicende di famiglia, come
accadeva per le dinastie industriali
dell’Inghilterra vittoriana. Difatti
in tempi più recenti i trust si
scrivono “su misura”, con un
attento equilibrio di poteri tra chi
li costituisce e chi li gestisce (il
trustee): esiste un’ampia casistica
in merito.
Un’alternativa più vicina alla
sensibilità di chi vive al di qua della
Manica è invece la fondazione.
Nate agli albori del Medio
Evo, ancor prima delle società
commerciali, le fondazioni sono
patrimoni a sé stanti, destinati
ad una specifica finalità e gestiti
da amministratori. Chi affida un
patrimonio in trust se ne spoglia
e si rimette al trustee, che peraltro
lo deve amministrare secondo
rigide regole di diligenza e lealtà.
Chi costituisce una fondazione
si separa dal patrimonio con cui
decide di dotarla, ma può restare
nel consiglio di amministrazione,
magari come presidente.
Non in tutti i Paesi le fondazioni
possono
essere
costituite
unicamente
per
finalità
benemerite e di pubblica utilità,
come in Italia o in Francia. In un
mondo finanziario ormai senza
più confini, esistono molti casi
di fondazioni private o familiari,
legittimamente costituite al solo
fine di gestire e preservare un
patrimonio di famiglia.
In Austria, ad esempio, una legge
in questo senso è entrata in vigore
nel 1993 e ad oggi esistono oltre
2.600 fondazioni private, con un
indotto di servizi che danno lavoro
a circa duecentomila persone. Per
di più, per i contribuenti austriaci,
la fondazione è una delle forme
fiscalmente più convenienti per
organizzare gli investimenti.
Seppur con qualche differenza, lo
stesso vale per l’Olanda, dove non è
raro che gli azionisti di prestigiose
società industriali si organizzino
in fondazioni familiari.
Non si tratta di una novità di
questi giorni. Andando indietro
nel tempo, l’idea delle fondazioni
private è nata in Liechtenstein
nel 1926. La Grande Guerra si
era appena portata via il grande
Impero asburgico ed il piccolo
principato, che storicamente era
sempre stato affiliato all’Austria
(come dimostra il palazzo dallo
stesso nome nel centro di Vienna),
si doveva cercare un nuovo
posizionamento nello scacchiere
europeo. Soluzione: una politica
di integrazione con la Svizzera ed
un sistema giuridico innovativo
con diverse invenzioni, tra cui la
fondazione privata. Settant’anni
più tardi anche a Panama, in cui
all’inizio del Novecento era stata
inventata la società off-shore, una
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legge del 1995 ha introdotto la
possibilità di costituire fondazioni
d’interesse privato.
Nata da un concetto solido,
univoco di proprietà, la fondazione
consente al fondatore di riservarsi
poteri di controllo e d’indirizzo,
come pure di cambiare idea,
emanando successive versioni
di un regolamento interno (una
sorta di norme tecniche aziendali)
a cui gli amministratori devono
scrupolosamente attenersi.
Non a caso in molte ex colonie
britanniche, dove ci sono forse più
trust che residenti, la legislazione
sta evolvendo nella direzione delle
fondazioni. Nel 2003 ha così visto
la luce la legge di St. Kitts, una delle
prime isole scoperte da Cristoforo
Colombo, il cui nome di battesimo
è stato storpiato dai nativi nel
modo che oggi è la denominazione
ufficiale dell’isola. E così alle
Bahamas e a Jersey, l’isola a metà
strada tra l’Inghilterra e le coste
normanne in cui per la prima
volta è stata codificata la legge dei
trust. A scanso di equivoci, nella
maggioranza dei casi le fondazioni
devono solo essere registrate in
questi paesi ed hanno poi diritto
di circolare liberamente e di essere
amministrate in qualunque altra
parte del mondo.
D’altra parte, anche senza
arrivare ad una legge ad hoc,
proprio nella vecchia Inghilterra
non è infrequente che i trust di
più grandi dimensioni, ovvero
quelli destinati a durare più a
lungo, siano denominati da chi li
costituisce fondazioni, o meglio,
foundations.
Paolo Panico
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auto
Ammiraglia
e sportiva
]
La nuova Audi S8 unisce eleganza e prestazioni mozzafiato
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Sportività ed eleganza. Sono questi i fattori sui quali l’Audi ha lavorato per dare vita alla nuova S8
che sarà in commercio nel primo
semestre di quest’anno. Una vettura di gran classe, raffinata per
la linea, pregevole per qualità di
interni e finiture, ricca per quanto concerne la dotazione di serie,
“morbida” ma allo stesso tempo
brillante nel comportamento su
strada. E con un cuore sportivo.
Infatti, per la prima volta, la casa
automobilistica dei quattro cerchi
adotta un propulsore a dieci cilindri di 5.000 cm3 che sviluppa 450
cavalli di potenza a 7.000 giri/min,
con una coppia di 540 Nm, il 90%
dei quali disponibili già a 2.300
giri/min. Un motore frutto degli
studi compiuti con la Lamborghini Gallardo, in grado di assicurare una velocità massima di 250
Km/h e un’accelerazione da 0 a
100 km/h in appena più di cinque
secondi. Grandi prestazioni, dovute anche a soluzioni tecnologiche
d’avanguardia adottate per la realizzazione della struttura, come la
scocca in alluminio, dal peso del
50% inferiore ad una tradizionale
in acciaio. Questo consente all’Audi S8 un rapporto peso-potenza di
4,3 chilogrammi, simile a quello di
una vettura sportiva. E da sportiva
sono anche le dotazioni nel campo
della sicurezza, come ad esempio il
differenziante autobloccante EDS,
che garantiscono al guidatore un
comportamento di marcia stabile
e una pronta risposta ai comandi.
Un’auto veloce, leggera e quindi
anche relativamente “poco assetata”, considerate le proporzioni,
visto che il consumo si attesta,
secondo la casa madre, attorno ai
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13,4 litri di “verde” ogni 100 chilometri; questo, grazie al suo ridotto
coefficiente di resistenza aerodinamica, pari a 0,29. Una linea filante, “atletica” e ben proporzionata, impreziosita da cerchi in lega di
alluminio di misura 9Jx20 e pneumatici da 265/53, che la rendono
davvero incollata all’asfalto. Nella
parte anteriore spicca la vasta calandra “single frame” che è un pò il
marchio di fabbrica dell’ultima generazione dei prodotti Audi, personalizzata in questo caso con il logo
S8 in grigio platino e le centine
verticali cromate. Tre basse prese
d’aria mettono in risalto lo spoiler anteriore, mentre le più grandi
disposte sotto i gruppi ottici sono
dotate di griglia a nido d’ape. Eleganza e sportività sono anche gli
elementi che caratterizzano gli interni. A partire dal volante multifunzione, con bilanceri in look alluminio. Una soluzione, quest’ultima, che orna anche il pomello del
cambio, il freno di stazionamento
elettromeccanico e le bocchette
di aerazione. La selleria è in pelle
Valcona (in due colori), così come
in pelle sono anche la consolle centrale e gli appoggiabraccia
nelle portiere. L’equipaggiamento
prevede poi il sistema di navigazione con dvd, i sedili anteriori e
posteriori riscaldati, il climatizzatore comfort, il sistema di accesso e abilitazione all’avviamento
“advanced key”, i cristalli doppi,
gli specchietti retrovisori esterni
schermabili automaticamente e
ripiegabili elettronicamente, oltre
a tanti accessori che rendono la S8
un vero salotto di lusso. Un occhio
di riguardo, poi, è stato rivolto alla
musica: di serie c’è un impianto
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Bose con caricatore cd, ma è disponibile anche l’advanced sound
system targato Bang&Olufsen. Si
tratta di un sistema digitale della
casa danese che integra quattordici altoparlanti con due amplificatori da 1000 watt complessivi di
potenza e tweeter anteriori in tecnologia acoustic lense, che fungono da sorgente sonora puntiforme.
Insomma, una piccola sala da concerto. Infine, un ultimo dettaglio,
non di poco conto: il prezzo. In
Germania la S8 sarà in commercio
a partire da 97.600 euro.
Marco Mussini
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amici miei
Facchetti,
cuore e pallone
]
Il grande campione dell’Inter alle prese con una coda epica
Barbara Facchetti alla sua festa di
compleanno balla con papà Giacinto
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FACCHETTI 64
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Amici di “Life Club”, anche se siete di fede bianconera o romanista
leggete queste poche righe che raccontano di un mito nerazzurro.
Vi risparmio dove come e quando
sono diventato amico di Giacinto
Facchetti e la sua splendida famiglia. Mi ci vorrebbero cento pagine
solo per parlare di Giovanna, sua
moglie: una donna che sa trasmettere forza ed energia a chiunque le
stia vicino. Immaginate quanta ne
abbia trasmessa ai suoi quattro figli ed al suo famoso marito.
Non vi parlerò di Giacinto calciatore, per questo potete chiedere al
mitico Candido Cannavò, senza
dubbio più preparato di me. Occhio però, se comincia poi scrive
un libro!
Eravamo in coda per tentare di
entrare nell’aereoporto di Sharm
el Sheik, Giacinto tornava da una
vacanza al Coral Bay (Domina
vacanze), io da una settimana di
spettacoli. Era una coda da esodo
biblico: valige colorate, urla arabe,
sequestri di conchiglie e un sole da
deserto egiziano. Una confusione
che nemmeno al San Silvestro napoletano si riesce a vedere.
Tutti si lamentavano all’italiana,
urlando le nostre più famose parolacce con finale “…a te e all’Egitto!”.
Lì ho visto la grande umanità di
Giacinto che avrebbe potuto usare
la sua fama di campione internazionale per evitare almeno la snervante attesa. È rimasto ore in coda
senza mai lamentarsi, credetemi.
Io invece stavo tentando di spacciarmi per Al Bano pur di passare,
ma non mi hanno creduto.
Non è facile vivere il mondo del
calcio senza effetti collaterali,
Giacinto è un esempio di come si
debba vivere il più amato sport in
Italia. Mi è bastato vederlo al compleanno di Barbara, la sua primogenita, per capire quanto affetto,
l’uomo non il campione, ha dato e
dà alla sua famiglia. Vederlo giocare nella grande Inter, quando ero
bambino, mi entusiasmava. Essere
suo amico oggi mi dà felicità. Mi
fa pensare che si può arrivare molto in alto, senza staccare i piedi da
terra.
Norberto Midani
www.norbertomidani.it
11 febbraio marzo Life club
FACCHETTI 65
65
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hi-tech
Casse sì,
ma flessibili
]
Nuovi sistemi di diffusione per suoni ad alta tecnologia
66 Life club febbraio marzo 11
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Una volta c’era lo stereo. Una volta
c’erano le casse acustiche ad esso
collegate. Oggi invece la tecnologia
ha cambiato le regole del gioco
anche per quanto riguarda i
diffusori di suoni, rendendoli
indispensabili anche per tutta
una nuova serie di marchingegni,
come l’home video, i videogiochi
e il personal computer. Poco
male, comunque. La rivoluzione
tecnologica ha mandato in
soffitta le vecchie care casse con
il loro banale design in legno
squadrato e gettato sul mercato
tutta una nuova generazione di
diffusori acustici. Più compatti,
più liberi, più adatti all’era digitale
che pretende sempre massima
flessibilità e minimo ingombro.
Ideali per essere montati ai lati
dello schermo del computer o
della Tv al plasma, insomma.
A seconda di ciò che si cerca, in
commercio esistono sistemi di
diffusione di altissima qualità,
capaci di soddisfare le esigenze
di chiunque. Per il notebook è
interessante l’USB Speaker Set
SP-2930. Grazie al cavo USB non
necessita di alimentazione. Volume
e controlli vari si gestiscono
tramite il software media player
che si preferisce. È appena apparso
sul mercato. Per chi invece vuole
entrare nel ricco mondo dell’home
theatre, una buona scelta è
lo Z-5450 targato Logitech.
Forme vagamente anni 70, tre
altoparlanti centrali e subwoofer,
due altoparlanti posteriori wireless
per parte dell’impianto, sistema
audio surround, telecomando.
Non male per un prodotto
commercializzato appena sotto la
soglia dei 500 €. Altra qualità e
altro prezzo garantisce invece l’SAFT7ED marchiato Sony. La spesa
vale 1.900 €, ma in casa ci si porta
una resa sonora impressionante,
cinque altoparlanti e un subwoofer
da far ballare anche i vicini. I
diffusori satellite, profondi solo
tre centimetri, possono essere
piazzati ovunque. Muri compresi,
of course.
Alessio Andrej
SONY - SA-FT7ED
LOGITECH - Z-5450
TRUST - USB Speaker Set SP-2930
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suoni
Capolavoro
di famiglia
]
Akron Family e Angels of Light firmano insieme un grande cd
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27-01-2006 16:19:04
Parte da lontano la storia di
questo lavoro. Dalla fine degli
anni ’80 almeno, quando Michael
Gira, allora leader degli iconoclasti
Swans, sorprende i più e inizia a
segnare le coordinate della nuova
ballata americana: epica, ipnotica,
condita da tocchi rumoristici.
Oggi gli Swans non ci sono più e
Michael Gira ha dato vita a una
nuova formazione, gli Angels of
Light. Gira però è stato anche
nel 2004 il produttore del lavoro
d’esordio degli Akron Family: un
combo capace di combinare le
sperimentazioni più ardite con la
tradizione classica della musica
americana. Dall’incontro tra
queste due forze, nasce il lavoro
firmato a due mani con i soli
nomi dei gruppi, idealmente
una facciata a testa dell’antico
vinile. Aprono gli Akron Family
con le convincenti “Awake” e “We
all will” ma è con “Future myth”
che piazzano il gancio da K.O. Una
sorta di gospel psichedelico che
sembra miscelare in un colpo solo
quarant’anni di rock americano,
con un cantato che ricorda
l’indimenticabile Perry Farrel
dei Jane’s Addiction di “Ritual
de lo habitual”. Polifonie corali
protagoniste anche nella successiva
“Dylan part II”. Circolare e incisiva
è “Raising the sparks”, che chiude
alla grande la parte dedicata agli
Akron Family. Cinque i pezzi
targati Angels of Light, in cui gli
Akron Family fungono da backing
band del grande Michael Gira,
tra cui spiccano “One for hope”,
delicata perfino rispetto agli Swans
della svolta acustica, e “Mother/
father”, una sorta di blues corale
con tanto di testo cattivissimo.
Baricentro dell’intero cd, è “I
pity the poor immigrant” di Bob
Dylan, coverizzata dagli Angels
of Light. Il collegamento ideale
tra il suono rock più moderno
che ci sia e il monumento vivente
della musica americana è perfetto
per sintetizzare i temi di un cd
destinato a lasciare il segno. Nella
storia della musica indipendente e
non solo.
Nell’ altra pagina:
Akron Family.
In alto da sinistra: CD cover art
Akron / Family - Michael Gira
Silvio Bernelli
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libri
Quando
la passione non molla
]
Tensione e sentimenti nel nuovo romanzo “Non riattaccare” di Alessandra Montrucchio
Scrittrice di buon successo, tradotta all’estero, autrice anche di
una saga per bambini, Alessandra
Montrucchio si mette alla prova
con le regole del romanzo breve
con “Non riattaccare” (Marsilio
Editore, 12 €).
La storia è già tutta nell’esortazione del titolo. In una notte afosa, la
protagonista del libro riceve una
telefonata dall’uomo che amava, e
che l’ha lasciata.
Nel corso della conversazione,
l’uomo confida di trovarsi con il
morale sotto i tacchi e i piedi sul
balcone di casa, al settimo piano.
Vuole salutarla per l’ultima volta
e poi suicidarsi. Esaurito lo shock
iniziale, la giovane donna non si
dà per vinta. Invita l’antico compagno, di cui è malgrado tutto
ancora innamorata, a continuare a
parlare, a non riattaccare appunto,
così che lei abbia il tempo di raggiungerlo e farlo desistere dal proposito assai insano.
Peccato però che tra la donna e
l’uomo ci siano più di duecento
chilometri, il confine tra Italia e
Svizzera e svariati chilometri di
tunnel e gallerie. E così, per salvare
l’amato, la protagonista s’imbarca
in una vera e propria lotta contro
il tempo, che presto diventa anche
una corsa a ostacoli tra automobili da prendere in prestito, parenti
ficcanaso e svariate cadute della
linea telefonica.
Forte di una lettura incisiva del
rapporto che da sempre sembra legare l’amore femminile al telefono
e alla fiducia nella parola, chiara
metafora dell’“essere scrittore” ,
con “Non riattaccare” Alessandra
Montrucchio regala ai lettori una
storia vivace e serrata. Il romanzo ha il pregio di puntare la carta
dell’intrattenimento non corrivo,
specialità poco praticata dagli autori italiani, riuscendo così a rimanere in bilico tra il thriller e la
storia d’amore fino all’ultima pagina. Sorprendente l’epilogo della
vicenda, che sarebbe peccato mortale rivelare.
Silvio Bernelli
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sapori
]
Grande Nord,
Grande cucina
Prelibatezze di pesce e non solo nei piatti della Scandinavia
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Per curiosità, moda o per vera
passione la cucina esotica è ormai
entrata a far parte della nostra cultura gastronomica, anche grazie al
proliferare di ristoranti e negozi
tipici. Diversamente, se non altro
forse per scarsità di occasioni, la
nostra esperienza riguardo alla
cucina dei paesi scandinavi si limita per lo più al salmone affumicato
e ai biscotti. Ma in realtà la tavola
nordica è molto più ricca di quel
che sembra. Ciò che sicuramente
non manca mai, considerata la vicinanza del mare e di un gran numero di laghi, è il pesce: salmoni,
aringhe, sgombri, merluzzi, trote e
gamberi di acqua dolce. Marinato,
affumicato, crudo o semplicemente lessato e accompagnato da salse, è alla base delle preparazioni
più tipiche. Tra queste il salmone
marinato, oggi apprezzato per la
sua raffinatezza e un tempo considerato molto popolare. Anche tra
le carni troviamo piatti di origine antichissima, come la lonza di
maiale bollita sotto sale o lo stufato di montone con cavolo. Ma
certamente le ricette più caratteristiche sono quelle di origine lappone a base di carne di renna e di
alce. Le zuppe di cereali, legumi o
patate sono un altro elemento tipico della cucina nordica tanto che
alcune risalgono alla tradizione
religiosa medievale dei digiuni.
Chi ama il pane nel Nord Europa
ha davvero l’imbarazzo della scelta in quanto ne esistono numerose varietà: segale, frumento, orzo,
cereali misti, integrale. Ai golosi
è poi sicuramente da consigliare
la pasticceria, che stupirà con il
suo sapore inconsueto di zenzero,
zafferano o cannella. Come sono
da provare i frutti di bosco locali,
non solo come dessert, ma anche
di contorno alle carni a cui donano
un sapore particolare.
Senza dubbio insolita per i nostri palati, questa cucina ci porta
lontano nel tempo, rievocando le
fiabe dell’infanzia con i dolcetti
speziati, i cestini di more e lamponi, i fumanti pentoloni delle
zuppe. E ci fa sognare le foreste
incantate delle leggende nordiche,
i laghi profondi e misteriosi, i fiordi. Perché la scoperta dei sapori e
dei profumi di una cucina ci regala
sempre qualcosa che va ben oltre a
ciò di cui ci cibiamo.
Chiara Manzo
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benessere
Salute sempre
in cammino
]
Tecniche e segreti dell’antica tecnica della riflessologia plantare
C’era un tempo in cui la buona
educazione imponeva addirittura
di non parlarne, ma ancora oggi
il piede è spesso dimenticato. Per
gran parte dell’anno nascosto e
compresso in calzature a volte impossibili, sottoposto a pesi e fatiche. Eppure il piede oltre ad avere
un ruolo fondamentale nel sorreg-
gerci e consentirci il movimento
è riconosciuto da millenni come
sede privilegiata anche se non unica di zone riflesse, cioè in stretto
collegamento con le altre parti
del corpo. Grazie alla riflessologia
plantare è infatti possibile intervenire su alcuni punti del piede per
ristabilire equilibri perduti, preve-
76 Life club febbraio marzo 11
riflessologia 76
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nire e curare molti disturbi e mantenere il benessere. Una tecnica di
massaggio di origine antica se si
pensa che già circa 5.000 anni fa
in Cina e in India esistevano trattamenti basati sulla pressione di
punti precisi del piede.
Questo si spiega con il fatto che i
piedi hanno una straordinaria ricchezza di terminazioni nervose, le
quali esercitano un’azione riflessa
su tutto l’organismo. La riflessologia è in grado di fornire lo stato
di funzionalità dell’organo corrispondente al punto riflesso nel
piede, che viene stimolato e quindi
in un certo senso interrogato. Secondo i casi tale punto può rispondere alla pressione con dolore, fastidio, piacere o indifferenza. Un
punto dolente segnala la situazione di malessere dell’organo bersaglio, le cui cause vanno a loro volta
indagate e circoscritte. Pertanto il
terapeuta nel corso di una seduta
di riflessologia esercita con i pollici
una pressione su alcune zone del
piede seguendo un percorso preciso, rappresentato dalla mappa dei
punti riflessi.
Si tratta di una tecnica il cui vastissimo campo di applicazione
spazia dalla cura delle allergie
a quella delle depressioni, dalle
disfunzioni ormonali all’artrosi
cervicale. Ma, grazie all’assenza
di controindicazioni, un breve ciclo di sedute al cambio di stagione
può essere utile a tutti per mantenere il benessere psicofisico e prevenire disturbi e malesseri. E per
non dimenticare che nel cammino
verso la salute i nostri piedi sono
importanti.
Chiara Manzo
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tendenze
Shopping
a San Valentino
]
Idee regalo e fashion in stile Life Club
BenQ
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1.399 €
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78 Life club febbraio marzo 11
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www.christofle.com
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I Fiordalisi Maglianico Forlì
La Bastardina Agazzano PC
Piacenza Golf PC
La Rocca Golf Club Sala Baganza PR
Salsomaggiore Golf & Country Club
Salsomaggiore Terme PR
San Valentino Golf San Valentino di
Castellarano RE
Riolo Golf & Country Club Riolo Terme
RA
Matilde di Canossa Golf Club
S. Bartolomeo RE
Santo Stefano Campagnola RE
Rimini Golf Club Associazione
Sportiva Villa Verucchio RN
Friuli Venezia Giulia
Grado Golf Club Grado GO
Gorizia Golf Capriva del Friuli GO
Gorizia Golf San Floriano GO
Castel D’Aviano Golf Castello di Aviano
PD
Golf Club Trieste Trieste TS
Udine Golf Club Fagagna UD
Lignano Golf Club Lignano sabbiadoro
UD
Lazio
Fiuggi Terme Golf Club Fiuggi FR
Belmonte Golf Belmonte in Sabina Rieti
Golf Centro d’Italia Rieti
Golf Colle dei Tetti Poggio Catino Rieti
Eucalyptus Golf Club Aprilia ROMA
Castelgandolfo Golf Club Castel
Gandolfo ROMA
S.S. Golf Marco Simone Guidonia ROMA
Nettuno Golf Club Nettuno ROMA
Olgiata Golf Club Roma ROMA
Fioranello Golf Club Roma ROMA
Parco De’medici Golf Club Roma ROMA
Circolo del Golf di Roma Acquasanta
Roma ROMA
Arco di Costantino Golf Club Roma
ROMA
Parco di Roma Golf Club Roma ROMA
Real ROMA
Marediroma Ardea ROMA
Le Querce Golf Club Sutri VT
Tarquinia Tarquinia VT
Liguria
Golf Sant’Anna Cogoleto GE
Rapallo Circolo Golf e Tennis
Rapallo GE
Arenzano Golf Club Arenzano GE
Circolo Golf degli Ulivi Sanremo
Sanremo IM
Marigola Lerici Golf Club Lerici SP
Filanda Golf Club Albisola Superiore SV
Garlenda Golf Club Garlenda SV
Lombardia
Bergamo l’Albenza Golf Club Almenno
San Bartolomeo BG
Parco dei Colli Golf Club Bergamo BG
La Rossera Golf Country Club
Chiuduno BG
Franciacorta Golf Club Nigoline di Corte
franca BS
Gardagolf Country Club
Soiano del Lago BS
Arzaga Golf Club Carzago di Calvagese
della Riviera BS
Circolo Golf Bogliaco Toscolano
Maderno BS
La Pinetina Golf Club Appiano
Gentile CO
Carimate Golf Club Carimate CO
Monticello Golf Club Cassina
Rizzardi CO
Il Torrazzo Golf Club Cremona CR
Golf Club Lecco Annone Brianza LC
Castello di Tolcinasco Golf e Country
Club Pieve Emanuele MI
Ambrosiano Golf Club Bubbiano MI
Associazione Sportiva Molinetto
Country Club Cernusco sul Naviglio MI
Villa Paradiso Golf Club
Cornate D’Adda MI
Green Club Lainate Lainate MI
Barlassina Country Club
Lentate sul Seveso MI
Le Rovedine Golf Club
Noverasco di Opera MI
Milano Golf Club
Parco Reale di Monza MI
Brianza Golf & Country Club
Usmate Velate MI
Circolo di Campagna Zoate Golf Club
Zoate di Tribiano MI
Vigevano santa Martretta Golf Club
Vigevano PV
Varese Golf Club Luvinate VA
Le Robinie Golf Club Solbiate
Olona VA
Associazione Sportiva Golf dei Laghi
Travedona Monate VA
Crema Golf Club Crema
San Vito Golf San Vito di Gaggiano MI
Mirasole Noverasco di Opera MI
Panorama Golf Varese
Marche
Amici del Conero Golf Club Sirolo AN
Molise
Varvarusa Filgniano Isernia
Piemonte
Margara Circolo Golf Fubine AL
Le Colline Acqui Terme AL
Villa Carolina Golf Club Capriata d’Orba AL
80 Life club febbraio marzo 11
80-82 distribuzione.indd 80
27-01-2006 17:28:40
Colline del Gavi Golf Club
Tassarolo AL
Golf Feudo di Asti Asti
Cavaglià Golf Club Cavaglià BI
Living garden Golf Club Cossato BI
Cherasco Golf Club Cherasco CN
Bogogno AS Circolo Golf Bogogno NO
A.S. Golf Club Novara Bellinzago
Novarese NO
Arona Golf Club Borgoticino NO
I Girasoli Golf Club Carmagnola TO
La Margherita Golf Club
Carmagnola TO
Golf Club Druento Cascina I Merli
Druento TO
La Romanina Golf Club Favria TO
Moncalieri Golf Club Moncalieri TO
I Ciliegi Golf Club Pecetto TO
San Giovanni dei Boschi Golf Club
San Giovanni Canavese TO
Stupinigi Golf Club Torino TO
Circolo Golf Grugliasco Grugliasco TO
Iles Borromees Golf Club Brovello
Carpugnino VB
Verbania Golf & Sporting Club
Verbania Fondotoce VB
Lago di Salasco Golf Salasco VC
Puglia
Barialto Golf Club Casamassima BA
Acaya Golf Club Acaya LE
Riva dei Tessali Golf Club Castellaneta TA
Sardegna
Is Molas Circolo Golf
Santa Margherita di Pula CA
Is Arenas Golf & Country Club
Narbolia OR
Pevero Golf Club Porto Cervo SS
Sa Tanca Golf Quartu Sant’Elena Cagliari
Sicilia
Il Picciolo Golf Club
Castiglione di Sicilia CT
Le Madonie Collesano PA
Toscana
Firenze Ugolino Golf Club Grassina FI
Castelfalfi Golf & Country Club
Montaione FI
Poggio dei Medici Golf Club Scarperia FI
Golf Club Toscana Il Pelagone
Gavorrano GR
Punta Ala Golf Club Punta Ala GR
Maremma Golf Club Fonteblanda GR
Argentario Golf Monte Argentario GR
Elba Golf Club dell’Acquabona
Portoferraio GR
Cosmopolitan Golf Club Tirrenia LI
Versilia Golf Club Pietrasanta LU
Tirrenia Golf Club Tirrenia PI
Montecatini Golf Club Monsummano
Terme PT
Le Pavoniere Golf & Country Club Prato
Golf Casentino Poppi AR
Golf Montelupo Montelupo Fiorentino FI
Golf Fontevivo San Miniato PI
Valdichiana Golf Bettolle-Sinalunga SI
Umbria
Antognolla Golf Club Antognolla PG
Perugia Golf Club Ellera Umbra PG
Calvese Città di Castello PG
Golf Lamborghini Panicale Panicale PG
Golf La Romita Terni
Veneto
Castelfranco Castelfranco Veneto TV
Golf Club Paradiso del Garda Peschiera
del Garda VR
Golf Club Villafranca
Villafranca di Verona VR
Golf Club della Montecchia
Selvazzano Dentro PD
Frassanelle Golf Club Rovolon PD
Padova Golf Club Valsanzibio di
Galzignano Terme PD
Albarella Golf Club Rosolina RO
Golf Club Rovigo Rovigo RO
Asolo Golf Club Cavaso del Tomba TV
Villa Condulmer Golf Club
Zerman di Magliano Veneto TV
Ca’ della Nave Golf Club Martellago VE
Venezia Circolo Golf Alberoni VE
Jesolo Golf Club Lido di Jesolo VE
Colli Berici Golf Club Brendola VI
Golf Club Vicenza Villa degli Olmi
Creazzo VI
Ca’ degli Ulivi Golf Club Marciaga di
Costermano VR
Associazione Golf Club Verona
Sommacampagna VR
Zerman Golf Club Zerman di Magliano
Veneto TV
Montecarlo
MonteCarlo Golf Club La Turbie
HOTEL / CENTRI BENESSERE
Friuli Venezia Giulia
Nuovo Hotel Daneu Opicina TS
Lombardia
Grand Hotel Terme Sirmione BS
Hotel Principe di Savoia Milano MI
Grand Hotel Como Como CO
Piemonte
Meta S. Giusto TO
Hotel Green Park Cavaglià
Cavaglià BI
Romantic Hotel S. Farncesco
al Campo TO
Hotel Santa Fe S. Giusto Canavese TO
Hotel des Geneys Splendid
Bardonecchia TO
Chalet “il capricorno”
Salice d’Ulzio TO
Grand Hotel La Torre Salice d’Ulzio TO
Grand Hotel Principi Piemonte
Sestriere TO
Grand Hotel Sestriere Sestriere TO
Hotel Belvedere Sestriere TO
Hotel Du Col Sestriere TO
Puglia
Hotel La Peschiera Monopoli BA
Riva dei Tessali Golf Hotel
Riva dei Tessali TA
Sardegna
Fortevillage S. Margherita di Pula CA
Is Molas Hotel S. Margherita di Pula CA
Toscana
Grand Hotel Villa Medici Firenze FI
Grand Hotel Bellavista Montecatini
Terme PT
Calidario Venturina LI
Umbria
Hotel Villa Montegranelli Gubbio PG
Hotel Brufani Perugia PG
Valle d’Aosta
Hotel Printemps Gressan AO
Veneto
International Hotel Bertha
Montegrotto Terme PD
Hotel Terme La residence
Abano Terme PD
Hotel Terme Esplanade Tergesteo
Montegrotto Terme PD
Hotel Terme Bristol Buja
Abano Terme PD
Hotel President Terme
Abano Terme PD
Grand Hotel Trieste & Victoria Abano
Terme PD
Abano Ritz Hotel terme
Abano Terme PD
Hotel Danieli Venezia VE
Hotel Cipriani & Palazzo Vendramin
Venezia VE
Hotel Terme Preistoriche Montegrotto
Terme PD
YACHT CLUB
Campania
Capri Yacht Club Capri
Circolo del remo e della vela Italia
Napoli NA
Yacht Club Canottieri
Savoia Napoli NA
Friuli Venezia Giulia
Adriatico Yacht Club Trieste TS
Liguria
Yatch Club Italiano Genova GE
Sardegna
Yacht Club Costa Smeralda
Porto Cervo SS
Toscana
Yacht Club Punta Ala Punta Ala GR
Veneto
Compagnia della vela Venezia VE
11 febbraio marzo Life club
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81
27-01-2006 17:28:41
PUNTI VENDITA / CENTRI SPORTIVI
Emilia Romagna
Fini Sport (Reparto Golf)
Bologna BO
Blue Team Snc Piacenza PC
La Boutique Di Adani
Modena MO
Volpi Di Volpi Raffaele & C
Modena MO
Lazio
Golf House Roma RM
Honeycomb Roma RM
Italgolf Srl Roma RM
Mario Lucchese Roma RM
Bellettini Golf E Cashemere
Cura di Vetralla VT
Golf Bazar Roma RM
Manpieri Centro Moda Olevano
Romano RM
Santoni Store Roma
Liguria
Golf House Spa Garlenda SV
Mauri Adriano Genova GE
Annamode SanRemo IM
Lombardia
L. Fedeli e figlio Srl
Showroom Milano MI
Roberto Cavalli
Showroom Milano MI
Piquadro Milano MI
Santoni showroom Milano MI
Gran Sasso Showroom Milano MI
FABI Showroom Milano MI
Gianni Campagna Milano MI
Gianni Campagna Milano MI
Polos golf e abbigliamento
Milano MI
Golf Project Srl Brescia BS
Golf’us Spa Milano MI
Mister Golf Srl Milano MI
Polos Abbigliamento e Golf
Sig. Spampinato Milano MI
Macrongolf Snc
Castelnuovo Rangone MO
Primiera Golf Varese VA
Cerdelli Abbigliamento Srl
Sarnico BG
Moretti Boutique Spirano BG
Cashmere Cotton & Silk
Milano MI
Dock Of The Bay Srl Milano MI
Ferrario Saronno VA
Il Clan Varese VA
Harbour Club Milano MI
Ronchi Verdi Torino TO
Golf E Golf Torino TO
Golf Time Srl Torino TO
Nevada Bob’s Torino TO
Botta & B Cuneo CN
Andrew’s Ties Torino TO
Carlo Pignatelli
Showroom Torino TO
Puglia
Edward Trani BA
Vi. Ben Boutique
Casamassima BA
Versienti Angelo Campi
Salentina LE
Aldo Di Battista S.r.l. LE
Boutique Harris Manduria TA
Lord Spa Taranto TA
Toscana
Golf House Srl Impruneta FI
Golf House Castiglione della
Pescaia GR
Commercial Agent Prato
Ugolini A. & Figli Firenze FI
Umbria
Elsa Boutique Terni TR
Veneto
Golf House Spa Zerman TV
Golf House Pianiga VE
Golf Planet Srl Vicenza VI
Golf’us Spa Affi VR
Marche
AreaT Tolentino MC
Piemonte
Tecnowear Sport System
Trecate NO
Baiotti Uomo Torino TO
Circolo della Stampa Sporting
Torino TO
Sport City Torino TO
82 Life club febbraio marzo 11
80-82 distribuzione.indd 82
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distribuito da
Keyco s.r.l.
84 Life club marzo aprile 06
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Golf TUTTO PER UNO SWING PERFETTO