STORIA E MESSAGGIO (da
pag 37) DI FATIMA
Portogallo 1917
Nel 1917, l‟anno in cui avvennero i
fatti straordinari che ci accingiamo a
narrare, il Portogallo stava attraversando
una grave crisi economica e sociale.
Qualche anno prima la nazione era scesa
in guerra a fianco degli Alleati e, mentre i
suoi figli più giovani combattevano su1
fronte francese, all‟interno del Paese
imperversavano la miseria ed il caos.
L‟imprevidenza governativa e le lotte in
seno allo stesso Governo avevano
depauperato le casse dello Stato, mentre
gli operai senza lavoro morivano di fame
nei sobborghi delle grandi città. Di questa tragica situazione il Governo
aveva cercato di addossare la colpa alla Chiesa, scatenando la più
violenta lotta contro la religione che quel Paese abbia mai conosciuto.
Già nel 1911 il primo ministro Alfonso Costa, pubblicando la sua «
Legge di separazione tra Chiesa e Stato », aveva dichiarato
testualmente: « Grazie a codesta legge, fra due generazioni il Portogallo
avrà eliminato totalmente il Cattolicesimo, che è la causa principale
della triste situazione in cui si dibatte il Paese ». Da quell‟anno la
repressione religiosa si era fatta più violenta e capillare. La stampa
aizzava i lavoratori contro il clero, mentre i ragazzi delle scuole erano
fatti sfilare per le strade portando cartelli con scritto: « Nè Dio, nè
religione »! Bisogna però dire che la miseria, la fame e la lotta antireligiosa erano più virulente nelle città che nelle campagne. La
mancanza quasi assoluta di mezzi di comunicazione aveva come isolato
dal contagio le zone agricole dove, ad eccezione della partenza dei
giovani per il fronte, continuava la vita povera ma dignitosa di sempre.
Fatima 1917
Fàtima è un piccolo paese del Portogallo centrale, di appena qualche
dozzina di case, raccolte attorno alla Chiesa e al camposanto.
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Tutt‟attorno i campi in declivio, trattenuti a stento da muretti di
pietra, sono cosparsi di olivi e di elci. Qualche tratto di terra è anche
coltivato a cereali ed ortaggi che, con i prodotti delle greggi, danno di
che vivere ai pochi abitanti. Sulle colline circostanti taluni mulini a
vento macinano il grano per il pane, che verrà cotto in paese in un
grande forno comune.
Uscendo dal paese e andando verso occidente, una stradicciola di
campagna conduce ad una frazione di Fàtima chiamata Aljustrel: è qui
che nacquero e vissero i tre piccoli protagonisti della nostra storia.
Proseguendo verso occidente in mezzo ai prati si arriva ad una piccola
radura adatta al pascolo delle greggi, chiamata « Valinhos » o « Piccole
valli ». Da qui, piegando un poco verso sud, si raggiunge un luogo
solitario ma tanto suggestivo detto « Loca do Cabeço », ove alcuni
grandi massi rocciosi, modellati dalle acque, si drizzano curiosamente
verso il cielo: queste due località furono teatro di avvenimenti che
narreremo tra breve. Se, partendo da Aljustrel e passando per i Valinhos,
si sale verso nord, dopo un paio di chilometri di sentiero si arriva ad una
grande spianata verde a forma di anfiteatro che gli abitanti, appunto per
questo, chiamano « Cova (o conca) da Iria »: è qui che la Madonna si
manifestò ai tre pastorelli ed è qui che sorge oggi la Basilica di Fàtima.
Ricordiamo infine due altri luoghi che interessano il nostro racconto:
Villa Nuova d‟Ourèm, cittadina a qualche decina di chilometri ad
oriente di Fàtima, sede dell‟Amministrazione Comunale, di un ospedale
e luogo di mercato e Leirìa, sede vescovile della Diocesi di cui Fàtima
faceva parte.
I tre pastorelli di Aljustrel
Come tutti i ragazzi del loro paese, Lucia Di Gesù e i due suoi cuginetti
Francesco e Giacinta Marto, aiutavano i genitori portando a pascolare
ogni giorno un piccolo gregge di pecore e di capre appartenente alle loro
famiglie. Lucia era nata ad Aljustrel il 22 Marzo 1907 da Antonio Dos
Santos e da Maria Rosa De Jesus, ultima di altre tre sorelle e di un
fratello. Francesco era nato l‟11 Giugno 1908 e la sorellina Giacinta il
10 Marzo 1910, da Manuel Pedro Marto che aveva sposato Olimpia, una
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sorella del padre di Lucia, già vedova e madre di due figli, dalla
quale ebbe, oltre Francesco e Giacinta, altri sei figlioli.
Le case in cui nacquero e vissero i tre pastorelli erano simili alle altre di
Aljustrel: piccole ma robuste, con i muri passati a calce e il tetto in
tegole rosse, con minute finestre incorniciate e, nel mezzo della parete
che dà sulla strada, due gradini che conducono all‟uscio di casa, sopra il
quale è incisa la data della sua costruzione.
Anche all‟interno tutto è piccolo, ma lindo e ordinato la cucina con il
basso camino, le camerette dei genitori e dei figli, e l‟antico telaio di
legno che da generazioni prepara la stoffa per vestire la famiglia.
Dietro la casa, il recinto per le pecore e un po‟ di terreno con la cisterna
per la raccolta delle acque piovane, che gli abitanti chiamano con
compiacenza « o poço », il pozzo.
Le apparizioni dell’Angelo
partendo da queste casette che i tre piccoli amici erano soliti spingere
ogni giorno il piccolo gregge delle due famiglie verso questo o quel
luogo, a loro scelta, nei dintorni di Aljustrel. Ivi passavano
assieme
l‟intera giornata custodendo le pecore e giocando. A mezzogiorno
prendevano il cibo che le mamme avevano messo per loro in un piccolo
sacchetto di stoffa dopo di che, prima di rimettersi a giocare, recitavano
insieme il santo Rosario.
LA PRIMA APPARIZIONE DELL’ANGELO
Un giorno piovigginoso di primavera (non possiamo precisare l‟anno) i
tre fanciulli erano andati col gregge alla Loca do Cabeço dove, con loro
stupore, furono testimoni di un fatto straordinario. Di
questo fatto abbiamo la descrizione precisa fattaci dalla stessa Lucia;
eccola testualmente:
« Non posso riferire con certezza le date, perché a quel tempo io non
sapevo calcolare gli anni, i mesi e persino i giorni della settimana. Mi
pare nondimeno che debba essere stato in primavera quando l‟Angelo
ci apparve per la prima volta nella Loca do Cabeço.
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Salivamo su per la collina con il gregge in cerca di un riparo e,
dopo aver consumato il nostro pranzo e recitate le preghiere, vedemmo,
ad una certa distanza sulla cima degli alberi, sfuggente verso Est, una
luce più bianca della neve, che lasciava intravvedere la figura di un
giovane trasparente e più sfavillante del cristallo colpito dai raggi del
sole. Quando si avvicinò di più potemmo distinguerne meglio l‟aspetto.
Noi fummo sorpresi e ammutolimmo per lo stupore. Essendosi
avvicinato a noi disse: “Non temete. Io sono l‟Angelo della pace.
Pregate con me “. E inginocchiandosi Egli chinò il volto fino a terra.
Guidati dallo stesso impulso soprannaturale, noi facemmo altrettanto e
ripetemmo le parole che udivamo pronunciare da Lui: „Mio Dio, io
credo, adoro, spero in Voi e Vi amo. Chiedo perdono per quelli che non
credono, non sperano, non Vi amano. Dopo aver ripetuto queste parole
tre volte, egli si alzò e disse: “Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria
sono attenti alla voce delle vostre suppliche “. Poi egli dis parve.
L‟atmosfera soprannaturale che ci avvolgeva era così intensa che, per
lungo tempo, a mala pena ci rendemmo conto della nostra stessa
esistenza, rimanendo nella medesima posizione e ripetendo le stesse
preghiere. Sentivamo così intimamente e intensamente la presenza di
Dio, che non tentammo neppure di parlare l‟un l‟altro. Il giorno
seguente potemmo ancora sentire l‟influenza di questa santa atmosfera,
che cominciava a scomparire solo molto lentamente. Noi non
raccontammo nulla di questa apparizione e neppure raccomandammo
l‟un l‟altro di mantenerla segreta. La stessa apparizione sembrava
imporci il silenzio. Essa era di una tale intima natura che non era
affatto facile parlarne. Forse perché era la prima manifestazione, ci
fece una più grande impressione ».
LA SECONDA APPARIZIONE DELL’ANGELO
Circa due mesi più tardi, verisirnilmente in agosto quando il caldo
insopportabile rendeva impossibile il lavoro nei campi, mentre i tre
fanciulli si trovavano presso il pozzo che sta dietro la casa di Lucia ecco
ripetersi il fatto straordinario. Ma ascoltiamolo dalla relazione fatta dalla
stessa Lucia:
« La seconda apparizione deve essere avvenuta a metà estate quando, a
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motivo
dell‟eccessivo
caldo, conducevamo a casa il gregge
nella mattinata, ritornando nel tardo pomeriggio. Trascorrevamo le ore
della siesta all‟ombra degli alberi che circondavano il pozzo nel podere
chiamato Arniero che apparteneva ai miei genitori. Improvvisamente ci
apparve lo stesso Angelo. “Che cosa state facendo? “chiese egli.
„Pregate! Pregate tanto! I Cuori di Gesù e di Maria hanno progetti di
grazia per voi. 0ffrite preghiere e sacrifici all‟Altissimo “. “In che modo
possiamo fare sacrifici? “ chiesi io. “Fate sacrificio di ogni cosa che
fate e offritelo come un atto di riparazione per i peccati dai quali Egli è
offeso e per ottenere la conversione dei peccatori. In questo modo
attirerete la pace sul vostro Paese. Io sono l‟Angelo Custode, l‟Angelo
del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione
tutte le sofferenze che nostro Signore vi manderà “. Queste parole ci
fecero una profonda impressione, come una luce che ci fa conoscere chi
è Dio, come Egli ci ama e desidera essere amato, che ci rivela pure il
valore del sacrificio, quanto gli sia gradito e come, in base ad esso, Egli
concede la grazia della conversione dei peccatori. Per questa ragione,
da quel momento, noi cominciammo ad offrire tutto ciò che ci
mortificava, non cercando mai altre vie di mortificazione e di penitenza,
se non rimanere per ore con la fronte a terra ripetendo la preghiera che
l‟Angelo ci aveva insegnato ».
LA TERZA APPARIZIONE DELL’ANGELO
Verso la fine di Settembre o ai primi di Ottobre, i tre pastorelli si
trovavano ancora alla Loca do Cabeço, accanto ai grandi massi di pietra
che erano diventati il loro rifugio.
« Là recitammo il Rosario e la preghiera che l‟Angelo ci aveva
insegnato nella prima apparizione.
Mentre eravamo là, Egli apparve la terza volta, portando tra le mani un
calice sormontato da un‟Ostia da cui cadevano nel calice gocce di
sangue. Lasciando il calice e l‟Ostia sospesi nell‟aria Egli si prostrò a
terra e ripetè questa preghiera tre volte:
“SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente, Vi
offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo,
presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi,
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sacrilegi e indifferenze da cui Egli è offeso. E per gli infiniti meriti del
Suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la
conversione dei poveri peccatori “.
Quindi, alzatosi, l‟Angelo prese il calice e l‟Ostia. Diede l‟Ostia a me e
il contenuto del calice a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso
tempo: „~Prendete e bevete il Corpo di Gesù Cristo, orribilmente
oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i delitti e consolate il vostro
Dio “. Ancora una volta si prostrò a terra, ripetè tre volte la preghiera
della SS. Trinità e scomparve.
Costretti dalla forza soprannaturale che ci circondava, imitammo tutto
ciò che l‟Angelo aveva fatto, prostrandoci a terra e ripetendo le
preghiere da lui recitate. Sentivamo così intensamente la presenza di
Dio da essere completamente sommersi e assorbiti da essa. Ci sembrò
per un tempo considerevolmente lungo, di essere privi del nostro corpo
e dei nostri sensi.
Durante i giorni seguenti. tutta la nostra attività era compresa da quello
stato soprannaturale. Internamente sentivamo una grande pace e una
grande gioia, che lasciavano l‟anima come immersa in Dio ».
La prima apparizione della Vergine: Domenica 13 Maggio 1917
« Vengo dal Cielo...»
Le apparizioni dell‟Angelo sarebbero certamente rimaste sconosciute a
noi ed al mondo intero, se ad esse non avessero fatto seguito altre ed
ancor più straordinarie apparizioni, delle quali i tre fanciulli di Aljustrel
furono sì i soli interlocutori, ma alle quali furono presenti folle sempre
più numerose di credenti e di increduli, di dotti e di semplici contadini...
Ma vediamo come si svolsero i fatti.
Era la Domenica 13 Maggio 1917. I tre cuginetti, dopo aver assistito alla
5. Messa nella Chiesa parrocchiale di Fàtima, tornarono ad Aljustrel per
prepararsi a condurre al pascolo il loro gregge.
Il tempo era splendido e decisero di andare, questa volta, fino alla Cova
da Iria, la grande radura a forma di anfiteatro delimitata verso Nord da
una piccola altura.
« Qui, narra Lucia, mentre giocavo con Giacinta e Francesco in cima
alla collina a fare piccole mura con sassi intorno a un cespuglio di
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ginestra chiamato “moita “, improvvisamente vedemmo una
folgore, come di lampi.
“C‟è una folgore di lampi, dissi io ai miei cugini, può darsi che venga il
temporale, sarebbe meglio andare a casa
“Sì, certo “, dissero essi.
E cominciammo a discendere la collina guidando il gregge lungo la
strada. Quando arrivammo ad un grande leccio a metà strada dal
pendio, la luce sfolgorò ancora.
Pochi passi più avanti scorgemmo una bella Signora vestita di bianco,
ritta sopra un leccio, vicino a noi. Ella era più luminosa del sole,
raggiante di una luce sfolgorante...
Colpiti da stupore, ci arrestammo davanti a questa visione. Eravamo
così vicini da essere immersi nella luce che irradiava dalla sua
Persona, alla distanza di circa un metro.
Quindi la Signora disse: “Non abbiate paura, non vi farò del male “.
“Da dove venite? “Io chiesi.
“Vengo dal Cielo “.
“Che cosa volete da me?
“Vengo per chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13
alla stessa ora. In seguito vi dirò cosa io voglio. E ritornerò qui ancora
una settima volta “.
“E io andrò in Cielo? “Sì ci andrai”. “E Giacinta? “Anch‟ella ci andrà
“. “E Francesco?
“Vi andrà pure lui, ma prima dovrà recitare il suo Rosario
Mi sovvenne di chiedere di due ragazze morte recentemente. Esse erano
mie amiche ed erano solite venire a casa mia ad imparare a tessere con
la mia sorella maggiore.
“Maria Das Neves è in Paradiso?
“Sì “. (Penso ella avesse 16 anni)
“E Amelia?
“Ella rimarrà in Purgatorio fino alla fine del mondo “. (Mi pare avesse
18 o 20 anni)
“Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi in
riparazione dei peccati dai quali Egli è offeso, e per domandare la
conversione dei peccatori?
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“Sì lo vogliamo “.
“Andate dunque, perché avrete molto da soffrire, ma la Grazia di Dio vi
conforterà
Mentre pronunciava queste ultime parole (la Grazia di Dio...), Nostra
Signora aprì per la prima volta le sue mani e riversò sopra di noi una
luce così intensa che penetrò nei più reconditi recessi del nostro cuore
facendoci rispecchiare in Dio molto più chiaramente che se ci fossimo
rispecchiati in uno specchio.
Poi, spinti da un interiore impulso cademmo in ginocchio, ripetendo nei
nostri cuori: “SS. Trinità, io Vi adoro! mio Dio, mio Dio, Vi amo nel SS.
Sacramento! “.
Dopo alcuni momenti, Nostra Signora parlò ancora: “Dite il Rosario
ogni giorno per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra
Incominciò quindi ad ascendere lievemente salendo verso oriente: la
luce che la circondava sembrava aprire un sentiero di fronte a Lei,
finché Ella alla fine scomparve nell‟immensità dello spazio; ecco perché
noi a volte abbiamo detto di aver visto il Cielo aprirsi ».
Durante l‟apparizione solo Lucia aveva conversato con la « Signora »;
Giacinta aveva sì udite le parole, ma non aveva parlato; Francesco non
aveva neppure udito quello che la Signora diceva: tutti e tre però
l‟avevano vista, straordinariamente bella, vestita con una tunica bianca
che scendeva fino ai piedi e con un lungo mantello che le copriva il
capo, con la bianca corona del Rosario nella mano destra e con i piedi
poggiati su una piccola nube, al di sopra del leccio...
La loro meraviglia e la loro gioia era al colmo. Giacinta, come fuori di
sé, batteva le mani esclamando: « Che bella Signora! Che bella Signora!
Era la Santa Vergine! ».
Quel pomeriggio passò in un baleno. I tre fanciulli non sapevano
staccarsi dal leccio ove la « Signora era apparsa », e solo quando il sole
stava già per tramontare, fu Lucia a richiamare
i cuginetti alla realtà: raccolse il gregge e, raccomandando di non dire a
nessuno quanto avevano visto, riprese la strada di casa.
A casa però la piccola Giacinta non seppe tacere:
« Mammina! Io ho visto la Santa Vergine alla Cova da Iria! E anche
Francesco l‟ha vista... ».
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Incredula e seccata, Olimpia rivolse uno sguardo severo al figliolo in
attesa di una smentita; ma Francesco confermò quanto detto dalla
sorella.
Quella sera i due genitori, ai quali Giacinta non aveva mai detto una
bugia, mandarono a letto i due bambini dicendo perplessi e pensierosi: «
Ne riparleremo domani con la mamma di Lucia ».
Lucia non aveva parlato; e quando sua madre Maria Rosa ebbe da lei la
conferma dell‟accaduto, sulle prime la tacciò di bugiarda, ma poi,
passando dalle minacce alle carezze, pretendeva che la figlia smentisse
il resoconto. Ma Lucia rispondeva sempre:
« Come posso dire di non aver visto quello che ho visto? ».
Alla fine arrivarono le percosse; ma Lucia non ritirò una sillaba di
quanto aveva detto.
Si decise allora di consultare il Parroco di Fatima, e fu una decisione
saggia: il Parroco calmò Maria Rosa, persuadendola che la miglior cosa
da fare era di lasciar cadere tutto nel nulla...
La seconda apparizione della Vergine: 13 Giugno 1917
« Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio »
Il 13 di Giugno, giorno di 5. Antonio, è grande festa in
tutto il Portogallo: benché morto a Padova, 5. Antonio è infatti nato a
Lisbona ed è patrono della Nazione portoghese. Per di più la Chiesa
parrocchiale di Fatima era dedicata al Santo ed in paese, oltre le solenni
funzioni religiose, c‟era in quel giorno la fiera, grande attrazione per
tutti i bambini.
In casa Marto si era dimenticato che quello era anche il giorno
dell‟appuntamento con la « Signora della Cova d‟Iria », e mamma
Olimpia rimase stupita quando la piccola Giacinta le chiese di poter
andare alla Cova.
« Ma come, non vuoi venire alla festa di 5. Antonio? ».
« No, mamma, rispose seria Giacinta, Sant‟Antonio non è bello.., la
Madonna è molto più bella ».
Verso le ore undici di quella mattina, insieme ai tre fratelli alla Cova di
Iria c‟erano almeno cinquanta persone che, o per devozione o per
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curiosità, vollero essere presenti all‟appuntamento.
« Dopo aver recitato il Rosario con Giacinta, Francesco e le altre
persone presenti — è sempre Lucia che racconta — noi vedemmo che si
avvicinava ancora il riflesso della luce (che noi chiamavamo lampo) e
ancora, come in Maggio, la Signora apparve sopra il piccolo leccio.
“Che cosa volete da me? “ domandai.
“Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese. Voglio che recitiate
ogni giorno il Santo Rosario e impariate a leggere.‟ In seguito vi dirò
che cosa altro voglio
Io poi chiesi alla Signora di guarire una ammalata.
“Se ella si emenderà sarà guarita quest„anno
Appena pronunciò queste ultime parole la Signora aprì le mani e ci
comunicò, per la seconda volta, l‟immensa luce che l‟avvolgeva. In
questa luce ci potemmo vedere immersi in Dio. Giacinta e Francesco
sembravano essere nella luce che saliva verso il Cielo, mentre io ero in
quella che scendeva verso la terra. Davanti al palmo della mano destra
della Signora c‟era un cuore circondato da spine che lo tra figgevano.
Noi capimmo che si trattava del Cuore Immacolato di Maria oltraggiato
dai peccati della umanità, e quindi Ella chiedeva riparazione ».
Le parole della “ Signora” sulla sorte dei tre fanciulli (« porterò presto
in cielo Giacinta e Francesco, ma tu devi rimanere... ») divennero per
essi come un piccolo segreto che conservarono gelosamente anche nei
confronti dei propri genitori. Per questo Lucia conclude così la sua
relazione:
« Questo è ciò che riferimmo, quando dicemmo che Nostra Signora ci
aveva comunicato un segreto in giugno. La Signora non ci ordinò di
mantenere questo segreto in questa occasione, ma noi ci sentivamo
indotti a fare ciò da Dio ».
Dopo qualche giorno da questa seconda apparizione, nelle case e nei
crocicchi delle strade di Aljustrel e di Fàtima non si fece che parlare dei
tre fanciulli. C‟era chi si indignava per la libertà loro concessa di
beffarsi di tutto un paese e chi temeva la rappresaglia delle autorità. I
genitori erano molto preoccupati e la madre di Lucia addirittura
infuriata.
Fu in questa atmosfera di tensione generale che si decise di consultare
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una seconda volta il Parroco di Fàtima, Don Manuel Ferreira.
Ma ascoltiamo ancora la relazione di Lucia:
« Appena mettemmo il piede sulla scala del presbitero, mia madre mi
disse:
“Tu dirai al signor Parroco che hai mentito, così egli, durante la Messa
di Domenica potrà disingannare la gente, e tutto sarà finito. 4~he cose
sono mai queste di far correre la gente alla Cova da Iria per farla
pregare davanti a una pianta? “.
contrariamente a quanto io temevo, il Parroco ci ricevette gentilmente e
mi interrogò con calma su tutto quanto era accaduto.
Poi pesando bene le parole, concluse così:
“Non mi sembra che tutto ciò venga dal Cielo! Perché la Madonna
sarebbe dovuta scendere sulla terra per raccomandarci di dire tutte le
sere il Rosario, quando già lo si recita in tutta quanta la Parrocchia?
Quando Nostro Signore si comunica alle anime domanda loro sempre di
rendere conto di tutto al Confessore o al Parroco!
Tutto
questo
potrebbe di
anche
essere lache
Lasciamo
all‟avvenire
farci non
conoscere
ve„un
,, inganno del demonio.
rita... ».
Tornando a casa Lucia fu presa da un duplice sentimento:
di gioia, perché avrebbe potuto ancora tornare alla Cova senza
disobbedire àl Parroco; ma anche di timore: non aveva detto il Parroco
che l‟apparizione poteva essere opera del demonio?
E ben presto il timore prese il sopravvento sulla gioia, trasformandosi in
terrore. E decise di non tornarvi mai più.
La terza apparizione della Vergine: 13 Luglio 1917
« Avete visto l’Inferno... »
Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà»
Frattanto però, indipendentemente dalle decisioni di Lucia, il concorso
popolare sui luogo delle apparizioni si faceva sempre più imponente.
Davanti al piccolo elce fu costruito un rozzo arco di trionfo sormontato
da una croce, accanto al quale parecchi pellegrini venivano tutti i giorni
a pregare.
La sera del 12 Giugno una gran folla di fedeli era accampata alla cova in
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attesa degli avvenimenti del giorno dopo.
« Quella sera — racconta Lucia — io chiamai i miei cugini e comunicai
loro la mia decisione di non andare alla Cova. Allora Giacinta mi disse
che avrebbe parlato lei alla Signora, ma poi si mise a piangere dicendo:
“Perché non vuoi venire con noi?
“No, io non verrò! E se la Signora chiede di me dille che non sono
venuta perché avevo paura che fosse il demonio...
Ma il giorno dopo, avvicinandosi il momento dell‟appuntamento
Con la Signora, mi sentii sospinta da una forza alla quale non potei
resistere. Mi misi allora in cammino e passai da mio zio per vedere se
Giacinta era ancora a casa: la trovai con Francesco, inginocchiata ai
piedi del letto, tutta in lacrime.
Foto autentica di Giacinta, Francesco e Lucia scattata il 13 Luglio 1917
davanti alla vecchia Chiesa parrocchiale di Fàtima subito dopo
l‟apparizione. Sotto la foto, la dichiarazione autografa del fotografo.
“Allora voi non andate? E già ora, dissi io “Senza di te non abbiamo il coraggio. Vieni con noi...
“Muovetevi allora, perché io sono già in cammino!”
Il loro volto si inondò di gioia e partirono con me ».
« Alcuni momenti dopo il nostro arrivo alla Cova da Iria, vicino al
leccio, dove un gran numero di persone stava recitando il Rosario,
abbiamo visto ancora una volta la luce lampeggiare e un minuto dopo
Nostra Signora apparve sul leccio.
“Che cosa volete da me? “.
“Voglio che voi veniate qui il 13 del prossimo mese. Continuate a
recitare il Rosario tutti i giorni, in onore di Nostra Signora, per ottenere
la pace nel mondo e la fine della guerra, perché solo Ella la può
ottenere “.
“Desidero che ci diciate chi siete voi, e che compiate un miracolo, così
tutti crederanno che voi ci siete veramente apparsa “.
“Continuate a venire qui ogni mese. In ottobre vi dirò chi sono e che
cosa voglio e compirò un miracolo affinché tutti possano credere “.
Qui ho fatto alcune domande in favore di alcune persone che non posso
ricordare. Ciò che ricordo è che la Signora disse che era necessario per
quelle persone dire il Rosario per ottenere le grazie durante l‟anno. E
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continuò:
“Sacrificatevi per i peccatori, e dite spesso, specialmente quando
compite qualche sacrificio: „Gesù, questo è per Vostro amore, per la
conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro
il Cuore Immacolato di Maria “.
Dicendo queste ultime parole, la Signora aprì le mani, come aveva fatto
durante i due mesi precedenti. La luce proveniente da esse sembrava
penetrare la terra e vedemmo un mare di fuoco. Immersi in questo fuoco
c‟erano demoni e anime che sembravano tizzoni trasparenti, alcuni neri
o bronzei, in forme umane, portate intorno dalle fiamme che uscivano
da essi assieme a nuvole
di fumo. Essi cadevano da tutte le parti, proprio come le scintille
cadono dai grandi fuochi, leggere, oscillanti, tra grida di dolore e di
disperazione, che ci atterrirono fino a farci tremare di paura. (Deve
essere stata questa vista che mi fece gridare; la gente infatti dice di
avermi sentita dare un grido).
I demoni potevano essere distinti dalla loro somiglianza a orribili
ripugnanti e sconosciuti animali, incandescenti come carboni accesi.
Atterriti e come per supplicare aiuto, alzammo gli occhi verso Nostra
Signora, la quale ci disse con gentilezza, ma anche con tristezza: “Avete
visto l‟inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Al fine di
salvarli Dio desidera di stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore
Immacolato ».
Fin qui la Signora aveva chiesto « preghiera e penitenza »perché gli
uomini possano salvarsi dall‟Inferno eterno; ma ora chiede « preghiera e
penitenza » perché l‟umanità possa evitare anche i giusti castighi di Dio
su questa terra:
« Se farete quanto vi ho detto, molti si salveranno e ci sarà la pace. La
guerra finirà, ma se gli uomini non cesseranno di offendere Dio,
scoppierà un‟altra e più terribile guerra durante il Pontificato di Pio
XI. Quando vedrete che una notte si illuminerà di una luce sconosciuta,
sappiate che quello è il segno che Dio vi dà, che punirà il mondo per i
suoi crimini con la guerra, con la fame, con la persecuzione della
Chiesa e del Santo Padre. Per impedire ciò, io verrò a chiedere la
consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione di
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riparazione nei primi sabati. Se i miei desideri saranno soddisfatti la
Russia si convertirà e regnerà la pace. Se no, la Russia diffonderà i suoi
errori nel mondo, causando guerre e persecuzioni alla Chiesa. Il buono
sarà martirizzato, il 5. Padre avrà molto da soffrire e molte nazioni
saranno annientate.
Ma alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il 5. Padre consacrerà
la Russia a me ed essa si convertirà e un periodo di pace sarà concesso
al mondo ».
Alla fine la Signora raccomandò di non dire a nessuno alcune cose che
evidentemente non sono qui riferite. Si tratta del cosiddetto « Segreto di
Fàtima » ancora avvolto nel mistero:
« Non dire questo a nessuno. Puoi dirlo a Francesco ». Qualunque sia il
contenuto di questo segreto, ciò che conta per noi è ~non essere sordi al
richiamo della Vergine di ritornare a una vita veramente cristiana, se
vogliamo evitare i castighi di Dio.
Proprio per questo la Vergine aggiunse:
« Quando recitate il Rosario, dopo ogni mistero dite:
“Gesù mio, perdonateci, preservateci dal fuoco dell‟Inferno, portate in
Cielo tutte le anime, specialmente quelle più bisognose
Seguì un breve silenzio; poi chiesi:
“C‟è ancora qualche cosa che volete da me?
“No, per oggi non voglio più nulla da te
E, come nelle precedenti apparizioni, Ella cominciò a salire in direzione
dell‟oriente, finché scomparve nell‟immensità dello spazio ».
I fanciulli messi alla prova
Durante l‟ultima apparizione più di quattromila persone erano raccolte
attorno al piccolo leccio nella Cova da Iria!
I quotidiani portoghesi, non potendo più oltre ignorare il grande
movimento di folle, incominciarono a riportare servizi sui fatti di
Fàtima; ma i loro giudizi (come quello espresso da « O Seculo » del 22
Giugno 1917) erano finemente sarcastici nei confronti dei tre fanciulli e
piuttosto duri verso le autorità civili che ancora non avevano preso
posizione al riguardo: « Se l‟autorità non sa ancora niente di questo
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affare, il nostro articolo potrà ser- vire da grido d‟allarme! ».
L‟Autorità chiamata in causa era, di fatto, il Sig. Arturo de Oliveira
Santos, amministratore di Villa Nuova d‟Ourém, capoluogo dal quale
dipendeva Fàtima.
Il signor Santos si fece dunque vivo proprio la mattina del 13 Agosto:
arrivò col suo calesse ad Aljustrel verso le ore dieci, manifestando, con
ostentata cortesia, di voler assistere all‟apparizione. Siccome però
mancavano ancora due ore all‟appuntamento celeste, il Sindaco invitò i
tre pastorelli ad andare con lui a rendere omaggio al Parroco di Fàtima.
I tre fanciulli lo seguirono ignari di quanto si stava tramando ai loro
danni. Giunti alla Canonica si videro infatti sottoposti a un fuoco di fila
di domande che li spaventarono ma non li smossero dal loro proposito di
andare alla Cova.
Allora il Sindaco, cambiando tono, propose: « già l‟ora dell‟apparizione.
Se andiamo a piedi non arriveremo in tempo: accompagnerò io i
bambini con il mio calesse alla Cova ».
Ma appena messosi in moto, il calesse prese la direzione di Villa Nuova
d‟Ourém...
Quivi giunti furono condotti nella casa del Sindaco dove la moglie,
signora Adelina, li accolse con bontà, diede loro da mangiare e li fece
persino giocare con i propri figlioletti. Ma i tre fanciulli erano pieni di
tristezza, col pensiero rivolto alla « Cova » ove la Madonna li avrebbe
aspettati inutilmente e dove una immensa folla (i testimoni parlano di
ventimila persone) attendeva invano il loro arrivo.
Fu questa l‟unica vittoria del Sindaco, vittoria temporanea e, come
vedremo, controproducente.
Quella notte i tre fanciulli dormirono in casa della Signora Adelina, ma
la mattina del giorno seguente furono condotti da alcuni poliziotti al
Palazzo comunale ed invitati dal Sindaco, con promesse di doni, a
negare quanto andavano raccontando sulle apparizioni e, quanto meno, a
svelare il « segreto ».
Poiché i bambini si rifiutavano di fare l‟una e l‟altra cosa, nel
pomeriggio di quello stesso giorno il Sindaco passò dalle lusinghe ai
ricatti: fece chiudere i tre bambini nella prigione che sta al pian terreno
del Palazzo e, chiamandoli ad uno ad uno nell‟ufficio comunale che è al
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primo piano, minacciava di gettarli nell‟olio bollente se non avessero
desistito dalle loro menzogne.
Quando uno di loro veniva chiamato, gli altri lo esortavano a morire
piuttosto che tradire la promessa fatta alla « Signora », e si davano
l‟appuntamento in Paradiso.
Giacinta piangeva perché voleva vedere la mamma prima di morire; e fu
chiamata per prima.
Francesco, chiamato per secondo, era più sereno e diceva:
« Se ci uccidono fra poco saremo in Paradiso... ».
Immensa fu la meraviglia e la gioia quando, dopo gli interrogatori, si
ritrovarono insieme sani e salvi, ma più grande fu la felicità di essere
stati fedeli alla Vergine, a costo della vita!
Quella sera uno psichiatra di Leiria, il Dott. Antonio Rodriguo de
Oliveira, fu chiamato per visitare i fanciulli e per stabilire se fossero
soggetti... ad allucinazioni. Ma il responso fu negativo: i bambini
risultarono perfettamente sani di mente, ed il rapporto del medico fu
fatto sparire.
La quarta apparizione della Vergine: 15 Agosto 1917
« Pregate e fate sacrifici.., perché molte anime vanno all’Inferno »
La mattina del giorno i 5 il Sindaco — scoraggiato — riaccompagnò i
tre pastorelli alle loro case, con quale gioia loro e dei loro genitori
ognuno può immaginare.
Quello stesso pomeriggio Lucia, Francesco ed un fratello di questi di
nome Giovanni (Giacinta era rimasta a casa) ripresero
il loro consueto lavoro di pastorelli e, forse per non allontanarsi troppo
dal paese, condussero il gregge in un luogo vicino, abbastanza erboso,
che per il caratteristico andamento irregolare del terreno la gente
chiamava « i Valinbos », le Piccole Valli.
In quel giorno i fanciulli erano tristi pensando al dispiacere arrecato alla
« Signora » per essere stati impediti di andare alla Cova il giorno 13,
quando avvenne il fatto che qui narreremo riprendendolo alla lettera
dalla narrazione che ne fece poi Lucia:
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« Siccome è già stato detto ciò che accadde in questo giorno, non mi
dilungherò qui, ma passerò all‟apparizione, che, secondo me, avvenne il
15 nel pomeriggio. Siccome non sapevo ancora computare i giorni del
mese, può darsi che mi sia sbagliata. Ma ritengo sia stato lo stesso
giorno in cui siamo tornati da Villa Nuova de Ourém. Eravamo con le
pecore in un posto chiamato Valinhos, mi accompagnavano Francesco
e suo fratello lodo, quando sentimmo qualcosa di soprannaturale che si
avvicinava e ci avvolgeva. Sospettammo fosse la Signora e spiacenti
perché Giacinta avrebbe perso la visione, chiedemmo a suo fratello
Jodo di andare a chiamarla. Siccome si rifiutava di andare gli offrii due
monete ed allora andò di corsa. Nel frattempo Francesco e io vedemmo
lo sfavillio della luce, che noi chiamavamo folgore, e dopo qualche
minuto dall‟arrivo di Giacinta, vedemmo la Signora su un leccio.
“Che cosa volete da me? “
“Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il 13 e che
continuiate a recitare il Rosario ogni giorno. In Ottobre compirò un
grande miracolo, così che tutti crederanno “.
“Cosa volete che si faccia dei soldi che la gente lascia alla Cova da
Iria? “.
“Procurate con essi due portantine una per te e per Giacinta da portare
con due altre ragazze vestite in bianco, l‟altra per Francesco da
trasportare con altri tre ragazzi. I soldi posti sopra la portantina
saranno per la festa di Nostra Signora del Rosario, e ciò che avanzerà sarà un fondo per la costruzione di una cappella
“Vorrei chiedervi la guarigione di alcune persone malate “.
“Sì, ne guarirÒ alcune durante l‟anno “.
Quindi con espressione rattristata disse:
“Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte
anime vanno all‟Inferno perché non hanno nessuno che preghi e faccia
sacrifici per esse
La Signora cominciò quindi a salire, come il solito, verso est ».
Il volto triste e le parole della Vergine che raccomanda-vano la
penitenza per la salvezza dei peccatori, accesero nei tre fanciulli un così
grande desiderio di sacrificio che li portò a cogliere ogni occasione per
mortificarsi. Se vedevano ortiche le stringevano fra le mani per offrire a
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Dio un atto di riparazione pei tanti peccati che si commettono nel
mondo; nelle giornate afose si astenevano dal bere, giungendo a non
prendere acqua per parecchi giorni consecutivi; trovavano mille scuse
per non mangiare la frutta come l‟uva o i fichi che, per quei poveri
pastorelli, era quanto di più ghiotto esistesse; talvolta davano la loro
stessa merenda alle pecore “ per soffrire la fame “, ed in seguito presero
l‟abitudine di darla a dei bambini più poveri di loro che incontravano nei
campi.
In questo periodo, verso la fine di agosto, che avvenne un episodio tanto
eroico da non poter essere taciuto, anche perché provocò l‟intervento
della Vergine stessa. I tre pastorelli stavano andando come al solito a
pascolare il gregge, quando Lucia vide sul sentiero una corda, la
raccolse e, quasi giocherellando, se la attorcigliò attorno al braccio.
Sentendone dolore, esclamò:
« Fa male! Potremmo stringercela ai fianchi e offrire questo sacrificio al
Signore! ».
La corda fu subito tagliata in tre pezzi e ciascuno se la strinse alla
vita, sulla nuda carne.
La ruvidezza della corda e lo sfregamento che essa provocava mentre i
bimbi camminavano, cominciarono ad arrossire la carne e a farla
sanguinare, provocando un tale e continuo dolore che spesso Giacinta, la
più piccolina, non sapeva trattenere le lacrime. Ma diceva: « per
consolare Nostro Signore e per convertire i peccatori...
Per qualche settimana i tre bambini portarono la corda sia di giorno che
di notte finchè — come vedremo — nella apparizione del 13 Settembre
la Madonna stessa permise loro di tenerla solo durante il giorno.
I due fratellini continuarono a far uso di questo cilicio per tutta la loro
breve vita, fino all‟ultima malattia, quando Francesco consegnò la corda
a Lucia « perché la mamma non la vedesse »; lo stesso fece Giacinta
prima di andare all‟ospedale. « Questa corda — scriverà poi Lucia —
aveva tre nodi, ed era macchiata di sangue ».
Prima di entrare in convento Lucia, temendo che le corde venissero
scoperte le bruciò, privandoci di due preziose reliquie. Ma ci resta
l‟insegnamento di quanto un ideale ed un amore soprannaturali possano
trasformare la vita di tre fanciulli — e la nostra
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— in un purissimo olocausto.
La quinta apparizione della Vergine: 13 Settembre 1917
« Continuate a dire il Rosario »
Si giunse così al giorno del nuovo appuntamento.
Il 13 Settembre la « Cova » era letteralmente invasa dai pellegrini:
venticinque o trentamila, forse anche di più. Ma, a parte il - numero, ciò
che sbalordisce è il fervore che anima quella folla immensa di uomini e
di donne appartenenti ad ogni condizione sociale, che da ore se ne sta
ordinata e in preghiera, in attesa dell‟arrivo dei tre fanciulli.
Ed ecco il racconto di Lucia:
Avvicinandosi l‟ora mi incamminai con Giacinta e Francesco, ma a
motivo della folla che ci circondava potevamo avanzare solo con
difficoltà. Le vie erano affollatissime, tutti volevano vederci e parlarci.
Signore e signori, come pure il semplice popolo, lottavano per aprirsi
un varco tra la folla e raggiungerci, e si gettavano in ginocchio di
fronte a noi supplicandoci di portare le loro petizioni alla Signora.
Molti che non avevano la possibilità di avvicinarsi a noi gridavano da
lontano: “Per amore di Dio, chiedete alla Signora di guarire mio figlio
zoppo!” gridò uno. E un altro: “E il mio che è cieco! “. E un altro
ancora: ~„E il mio che è muto! “. “Che mio figlio e mio marito ritornino
dalla guerra! “. “Che Nostra Signora mi converta, perché sono peccatore! “. “Che mi guarisca dalla tubercolosi! “.
Ogni specie di afflizione umana sembrava essere là. Alcuni si
arrampicavano sugli alberi o sui muri per vederci passare. Noi
cercavamo di rispondere ad alcuni, e di sollevare altri che stavano
inginocchiati a terra. Grazie ad alcuni uomini che ci aprivano il
passaggio tra la folla, riuscimmo ad andare avanti.
Ora, quando leggo le meravigliose scene del Nuovo Testamento sul
passaggio di Nostro Signore attraverso la Palestina, penso alle nostre
povere strade e ai sentieri di Aljustrel, Fàtima e Cova da Iria, e
ringrazio Dio, offrendogli la fede del nostro buon popolo portoghese. E
penso che se essi si umiliavano così tanto di fronte a tre poveri bambini,
solo perché ad essi è stata benevolmente concessa la grazia di parlare
con la Madre di Dio, che cosa non avrebbero fatto se avessero visto
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Nostro Signore in persona davanti ad essi? Tutto ciò non ha niente a
che fare con l‟argomento; è stata una distrazione della mia penna che
mi ha fatto deviare — un‟inutile digressione.
Alla fine arrivammo alla Cova da Iria, e davanti al leccio
incominciammo a recitare il Rosario con il popolo. Dopo un po‟
vedemmo la luce e Nostra Signora sul leccio.
„Continuate a dire il Rosario per la fine della guerra. In ottobre 5.
Giuseppe apparirà con il Bambino Gesù a benedire il mondo. Il Signore
si compiace dei vostri sacrifici, ma Egli non vuole che voi dormiate con
la corda: cingetela solo durante il giorno
“Mi hanno detto di chiedervi molte cose: la guarigione di alcune
persone malate, di un sordo-muto...”.
“Sì guarirò alcuni, ma non altri. In ottobre compirò un miracolo, così
che tutti crederanno “.
Incominciò quindi a salire come il solito e scomparve ».
Durante questa apparizione anche la folla fu resa partecipe di alcuni
fenomeni straordinari, quasi un primo saggio del grande miracolo
promesso per il mese successivo.
Noi stessi abbiamo ascoltato il racconto di questi fatti dal Canonico
Dott. Giuseppe Galamba de Oliveira, Vicario generale della Diocesi di
Leiria che, allora giovane seminarista, era presente alla Cova da Iria in
quel 13 di Settembre. Egli si trovava mischiato alla folla quando vide
apparire nel cielo un grande globo luminoso che si spostava lento e
maestoso verso occidente.
La folla era estatica e al colmo della meraviglia quando ecco piovere dal
cielo una miriade di fiocchi bianchi, simili a petali di fiori o a fiocchi di
neve. La gente alzava le mani o stendeva i cappelli per poterli
raccogliere, ma essi svanivano a pochi metri da terra.
Oltre a ciò, una nuvoletta bianca, simile ad una fumata d‟incenso si
innalzò dal leccio, mentre fu notata una sensibile diminuzione della luce
solare.
Ma questi fenomeni non furono visti da tutti i presenti, contrariamente al
grande prodigio del mese seguente che ci accingiamo a narrare.
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Sesta apparizione della Vergine: 13 Ottobre 1917
« Io sono la Madonna del Rosario »
Dopo questa apparizione i tre fanciulli furono visitati da parecchie
persone che, spinte da devozione o dà curiosità, volevano vederli,
raccomandarsi alle loro preghiere, sapere da loro qualcosa di più su
quanto avevano visto e udito.
Tra questi visitatori va ricordato il Dott. Manuel Formigao, inviato dal
Patriarcato di Lisbona con la missione di riferire sugli avvenimenti di
Fàtima, dei quali fu in seguito il primo storico sotto lo pseudonimo di «
Visconte di Montelo ». Egli fu già presente alla Cova da Iria il 13
Settembre, ove aveva potuto vedere solo il fenomeno della diminuzione
della luce solare che egli però, un poco scettico, attribuì a cause naturali.
Su di lui fece più impressione la semplicità e la innocenza dei tre
fanciulli, e fu proprio per conoscerli meglio che il 27 Settembre tornò a
Fàtima ad interrogarli.
Con grande dolcezza ma anche con grande perspicacia li interrogò
separatamente sugli avvenimenti degli ultimi cinque mesi, prendendo
nota di tutte le risposte che ne riceveva.
Tornò a Fatima il giorno 11 Ottobre per interrogare di nuovo i fanciulli e
i loro conoscenti, pernottando a Montelo presso la famiglia Gon~ales
ove raccolse altre preziose informazioni, così da lasciarci un resoconto
prezioso dei fatti, dei fanciulli e della sua... conversione.
Si giunse così alla vigilia del 13 Ottobre 1917: l‟attesa per il grande
prodigio promesso dalla « Signora » era spasmodica.
Già la mattina del 12 la Cova da Iria era invasa da gente venuta da ogni
parte del Portogallo (si calcolarono essere più di 30.000 persone) che si
accingeva a passare la fredda notte all‟aperto, sotto un cielo coperto di
nubi.
Verso le 11 del mattino incominciò a piovere: la folla (che a quell‟ora
toccava le 70.000 persone) restò stoicamente sul posto, con i piedi nel
fango, con gli abiti inzuppati, in attesa dell‟arrivo dei tre pastorelli.
« Avendo previsto un ritardo per la strada, — lasciò scritto Lucia —
usczmmo di casa prima. Nonostante la pioggia torrenziale, la gente si
accalcava lungo la strada. Mia madre, temendo che quello /osse
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l‟ultimo giorno della mia vita e preoccupata dall‟incertezza di ciò
che poteva accadere, volle accompagnarmi. Lungo la via si ripetevano
le scene del mese precedente, ma più numerose e più commoventi. Le
strade fan gose non impedivano alla gente di inginocchiarsi a terra di
fronte a noi nel più umile e supplichevole atteggiamento.
Giunti alla pianta di leccio, nella Cova da Iria, mossa da un impulso
interiore, dissi alle persone di chiudere gli ombrelli per recitare il
Rosario ».
Tutti obbedirono, e si recitò il Rosario.
« Subito dopo vedemmo la luce e la Signora apparve sul leccio.
“Che cosa volete da me? “
“Voglio dirti che desidero che si eriga qui una Cappella in mio onore,
perché io sono Nostra Signora del Rosario. Continuate a recitare il
Rosario ogni giorno. La guerra finirà presto e i soldati ritorneranno
alle loro case
“Ho molte cose da chiedervi: la guarigione di alcune persone
ammalate, la conversione dei peccatori e altre cose...
“Alcune le esaudirò, altre no. .~ necessario che si emendino, che
chiedano perdono dei loro peccati “.
Quindi con espressione triste disse: “Non offendete più Dio, Nostro
Signore, perché Egli è già troppo offeso!
Furono queste le ultime parole che la Vergine pronunciò alla Cova da
Iria.
« A questo punto Nostra Signora, aprendo le mani, le fece riflettere sul
sole e, mentre saliva, il riflesso della Sua persona era proiettato sul sole
stesso.
Questa è la ragione per cui io gridai forte: “Guardate il sole “. La mia
intenzione non era quella di richiamare l‟attenzione della gente verso il
sole, perché io non ero conscia della loro presenza. Fui guidata a fare
ciò da un impulso interiore.
Quando Nostra Signora scomparve nelle immense distanze del
firmamento, oltre al sole vedemmo 5. Giuseppe con il Bambino Gesù e
Nostra Signora vestita di bianco con un manto blu. 5. Giuseppe con il
Bambino Gesù sembravano benedire il mondo:
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fecero infatti il Segno di Croce con le loro mani.
Poco dopo, questa visione scomparve e vidi Nostro Signore e la Vergine
sotto le apparenze di Addolorata. Nostro Signore fece l‟atto di benedire
il mondo, come aveva fatto 5. Giuseppe.
Questa apparizione scomparve e vidi ancora Nostra Signora,
questa volta sotto le apparenze di Nostra Signora del Carmelo ».
Ma cosa videro le folle presenti in quell‟ora alla Cova da Iria?
Dapprima videro una piccola nube, come d‟incenso, che a tre riprese salì
dal luogo ove stavano i pastorelli.
Ma al grido di Lucia: « Guardate il sole! » tutti alzarono istintivamente
lo sguardo verso il cielo. Ed ecco che le nubi si squarciano, la pioggia
cessa e appare il sole: il suo colore è argenteo, ed è possibile fissarlo
senza restarne abbagliati.
Improvvisamente il sole prende a girare vorticosamente su se stesso,
emettendo in ogni direzione luci azzurre, rosse, gialle, che colorano in
modo fantastico il cielo e la folla attonita.
Tre volte si ripete questo spettacolo, finchè tutti hanno la impressione
che il sole precipiti su di loro. Dalla moltitudine erompe un grido di
terrore! C‟è chi invoca: « Dio mio, misericordia! », chi esclama: « Ave
Maria », chi grida: « Mio Dio io credo in Te! », chi confessa
pubblicamente i propri peccati e chi in ginocchio nel fango, recita l‟atto
di pentimento.
Il prodigio solare dura circa dieci minuti ed è visto contemporaneamente
da settantanlila persone, da semplici contadini ed uomini colti, da
credenti ed increduli, da gente venuta per vedere il prodigio annunciato
dai pastorelli e gente venuta per beffarsi di loro!
Tutti testimonieranno gli stessi fatti avvenuti nello stesso momento!
Il prodigio è visto anche da persone che si trovavano fuori della « Cova
», il che esclude definitivamente trattarsi di illusione collettiva. il caso
riferito dal ragazzo Joaquin Laureno, che
vide gli stessi fenomeni mentre si trovava ad Alburitel, paese a circa 20
chilometri da Fàtima. Rileggiamone la testimonianza autografa:
« Avevo allora appena nove anni e frequentavo la scuola elementare del
mio paese, che dista da Fàtima 18 o 19 km. Si era verso mezzogiorno,
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quando fummo sorpresi dalle grida ed esclamazioni di alcuni uomini e
donne che passavano per la strada, davanti alla scuola. La maestra,
donna Delfina Pereira Lopez, signora molto buona e pia, ma facilmente
impressionabile ed eccessivamente timida, fu la prima a correre sulla
strada senza poter impedire che noi ragazzi le corressimo dietro. Nella
strada il popolo piangeva e gridava, indicando il sole, senza dar
risposta alle domande che loro faceva la nostra insegnante. Era il miracolo, il grande miracolo che si vedeva distintamente dall‟alto del monte
ove è posto il mio paese. Era il miracolo del sole con tutti i suoi
fenomeni straordinari. Mi sento incapace di descriverlo come lo vidi e
sentii allora. Io guardavo fisso il sole e mi sembrava pallido in modo da
non accecare: era come un globo di neve che girava sopra se stesso. Poi
improvvisamente parve abbassarsi a zig-zag, minacciando di cadere
sulla terra. Spaventato, corsi in mezzo alla gente. Tutti piangevano,
attendendo da un momento all‟altro la fine del mondo.
Vicino stava un incredulo, che aveva passato la mattinata a ridersi
dei creduloni che facevano tutto quel viaggio a Fàtima per vedere una
ragazza. Lo guardai. Era come paralizzato, assorto, spaventato, con gli
occhi fissi al sole. Poi lo vidi tremare da capo a piedi e, levando le mani
al cielo, cadere in ginocchio nel fango
gridando: — Nostra Signora! Nostra Signora ».
Un altro fatto è testimoniato da tutti i presenti: mentre prima del
prodigio solare la folla aveva gli abiti letteralmente inzuppati di pioggia,
dieci minuti dopo si trovò con gli abiti completamente asciutti! E gli
abiti non possono andare soggetti ad allucinazioni!
Ma la grande testimone del prodigio di Fàtima è la folla stessa,
unanime, precisa, concorde nell‟affermare quanto ha visto.
In Portogallo vivono ancor oggi molte persone che hanno assistito al
prodigio, e dalle quali gli autori di questo libretto hanno avuto
personalmente il racconto dei fatti.
Ma ci preme riportare qui due testimonianze non sospette:
la prima di un medico, la seconda di un giornalista incredulo.
Il medico è il Dott. Josè Proèn~a de Almeida Garret, professore
all‟Università di Coimbra che, su richiesta del Dott. Formigao, rilasciò
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questa dichiarazione:
« . . . Le ore che io indicherò sono quelle legali, perché il governo aveva
unificato la nostra ora con quella degli altri belligerantì ».
« Io arrivai dunque verso mezzogiorno (corrispondente circa alle 10,30
dell‟ora solare: N.d.A.). La pioggia cadeva fin dalla alba, sottile e
persistente. Il cielo, basso ed oscuro, prometteva una pioggia ancora
più abbondante ».
« ... Io restai sulla strada sotto la “capote” dell‟automobile, un po‟ al di
sopra del luogo ove si diceva che si sarebbero prodotte le apparizioni;
infatti io non osavo avventurarmi nel pantano melmoso di quel campo
arato di fresco ».
« ... Dopo circa un ora, i bambini ai quali la Vergine (così almeno essi
dicevano) aveva indicato il luogo, il giorno e l‟ora del t‟apparizione,
arrivarono. Si udirono dei canti intonati dalla folla che li circondava ».
« A un certo momento questa massa confusa e compatta chiude gli
ombrelli, scoprendosi anche il capo con un gesto che
doveva essere di umiltà e di rispetto, e che mi suscitò stupore ed
ammirazione. In realtà la pioggia continuava a cadere con ostinazione,
bagnando le teste e inondando il suolo. Mi dissero in seguito che tutta
questa gente, mettendosi in ginocchio nel fango, aveva obbedito alla
voce di una bambina! ».
« Dovevano essere circa la una e mezza (quasi mezzo giorno dell‟ora
solare: N.d.A.) quando, dal luogo ove si,trovavano i bambini si alzò una
colonna di fumo leggero, esile ed azzurrino. Essa salì verticalmente fino
a due metri circa al di sopra delle teste e, a questa altezza, si dissipò.
Questo fenomeno perfettamente visibile ad occhio nudo, durò alcuni
secondi. Non avendo potuto registrare il tempo esatto della sua durata,
non posso dire se durò più o meno di un minuto. Il fumo si dissipò
bruscamente e, dopo qualche tempo, il fenomeno si riprodusse una
seconda, e poi una terza volta.
« . . .Io puntai il mio binocolo da quella parte perché ero convinto che
provenisse da un incensiere nel quale si facesse bruciare dell‟incenso.
Più tardi, persone degne di fede mi hanno af fermato che lo stesso
fenomeno si era già prodotto il 13 del mese precedente senza che nulla
venisse bruciato, nè alcun fuoco acceso ».
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« Mentre continuavo a guardare il luogo delle apparizioni in una
aspettativa serena e fredda, e mentre la mia curiosità andava
diminuendo perché il tempo passava senza che nulla di nuovo attirasse
la mia attenzione, udii all‟improvviso il clamore di mille voci, e vidi
quella moltitudine, sparsa nel vasto campo... voltar le spalle al punto
verso il quale già da tempo s‟erano diretti i desideri e le ansie, e
guardare il cielo dal lato opposto. Erano quasi le ore due ».
« Pochi istanti prima il sole aveva rotto la spessa cortina di nubi che lo
nascondeva, per brillare chiaramente e intensamente. Io pure mi girai
verso quella calamita che attirava tutti gli sguardi, e potei vederlo
simile a un disco col bordo nitido e sezione viva, ma che non offendeva
la vista.
« Non mi sembrò esatto il paragone, che udii fare a Fatima, di un disco
argenteo opaco. Era di un colore più chiaro, attivo, ricco e mutevole, sf
accettato come un cristallo... Non era, come la luna, sferico; non aveva
la stessa tonalità e le stesse macchie... Neppure si con fondeva col sole
velato dalla nebbia (che d‟altronde non c‟era in quell‟ora) perché non
era oscurato, nè diffuso, nè
velato... meraviglioso che per un tempo tanto lungo la folla potesse
fissare l‟astro splendente di luce e ardente di calore, senza dolore agli
occhi e senza abbagliamento e offuscamento della retina ».
« Questo fenomeno dovette durare circa dieci minuti, con due brevi
interruzioni nelle quali il sole lanciò dei raggi più brillanti e più
splendenti, che ci obbligarono ad abbassare lo sguardo ».
« Qusto disco madreperlaceo aveva le vertigini del movimento. Non era
solamente lo scintillio di un astro in piena vita, ma girava anche su se
stesso con una velocità impressionante ».
« Di nuovo si udì salire dalla folla un clamore, come un grido
d‟angoscia: pur conservando la prodigiosa rotazione su se stesso, il
sole stava distaccandosi dal firmamento e, divenuto rosso come il
sangue, si precipitava sulla terra, minacciando di schiacciarci sotto il
peso della sua immensa massa infuocata. Furono momenti di terrore... »
« Durante il fenomeno solare che dettagliatamente ho descritto,
nell‟atmosfera si alternavano vari colori... Intorno a me tutto, fino
all‟orizzonte, aveva preso il colore violetto dell‟ametista: gli oggetti, il
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cielo, le nubi avevano tutti lo stesso colore. Una grande quercia,
tutta violetta, proiettava la sua ombra sulla terra ».
« Dubitando di un turbamento della mia retina, cosa del resto poco
probabile perchè in tal caso non avrei dovuto vedere le cose color
violaceo, chiusi gli occhi appoggiandovi sopra le dita per impedire il
passaggio della luce.
« Ria persi allora gli occhi, ma io vidi, come prima, il paesaggio e
l‟aria sempre dello stesso colore violetto.
« L‟impressione che se ne aveva non era quella di una eclissi. Io ho
assistito ad una eclissi totale di sole a Viseu: più la luna avanza davanti
al disco solare più la luce diminuisce, finché tutto diventa scuro e poi
nero... A Fatima l‟atmosfera, benché violetta, restò trasparente fino ai
confini dell‟orizzonte... »
« Continuando a guardare il sole, mi accorsi che l‟atmosfera era
diventata più chiara. A questo punto udii un contadino che mi stava
accanto esclamare spaventato: « Ma signora, voi siete tutta gialla! ».
« Tutto infatti era cambiato ed aveva preso i riflessi dei vecchi
damaschi gialli. Tutti sembravano ammalati d‟itterizia. La mia stessa
mano mi appariva illuminata di giallo.... »
« Tutti questi fenomeni che ho enumerato e descritto, io li ho osservati
in uno stato d‟animo calmo e sereno, senza emozioni od angosce ».
« Spetta ora ad altri spiegarli ed interpretarli ».
Ma la testimonianza più probante sulla realtà dei fatti avvenuti alla «
Cova da Iria », ci è fornita da un giornalista allora famoso il Sig. M.
Avelino de Almeida, Redattore Capo del quotidiano anticlericale di
Lisbona « O Seculo ».
Egli si recò alla Cova da Iria la mattina del 13 Ottobre dopo aver
pubblicato sul suo giornale un articolo beffardo che manifestava l‟animo
non solo indifferente ed incredulo, ma anche ostile con cui si preparava
a guardare gli avvenimenti e a scriverne il resoconto promesso ai suoi
lettori.
Suo malgrado, la sera dello stesso giorno egli dovette prendere la penna
per smentire i suoi pronostici e, forse, i suoi desideri: alla Cova da Iria
lui aveva visto « danzare » il sole!
L‟articolo uscì in prima pagina sul numero di « O Seculo »del 13
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Ottobre 1917, ed aveva per titolo: « Cose meravigliose:
Come il sole ha danzato in pieno mezzogiorno a Fàtima ». Di esso noi
riportiamo solo il piccolo tratto segnato in rosso sulla illustrazione che
lo riproduce, riconoscendo all‟autore l‟onestà di una testimonianza che
gli verrà rimproverata dai colleghi. Ecco il testo:
« . . .Si assiste allora ad uno spettacolo unico ed incredibile per chi non
ne è stato testimone. Dall‟alto della strada, intasata di carri e affollata
da parecchie centinaia di persone alle quali è mancato il coraggio di
scendere nei campi fan gosi, si vede l‟immensa folla girarsi verso il
sole, ormai libero dalle nubi, in pieno mezzogiorno.
L‟astro ha l‟aspetto di un disco d‟argento pallido, ed è possibile fissarlo
con gli occhi senza soffrirne la minima molestia. Esso non brucia, non
acceca. La si direbbe una eclisse.
Ma ecco prorompere dalla folla un clamore immenso, mentre possiamo
udire le persone più vicine che gridano: “Miracolo! Miracolo!
Meraviglia! Meraviglia! “.
Sotto gli occhi sbalorditi di questa folla il cui atteggiamento ci
trasporta ai tempi biblici, che piena di terrore, a testa scoperta, fissa il
cielo, il sole ha tremato, il sole si è scosso bruscamente in un modo
prima mai visto e, al di fuori di tutte le leggi cosmiche, il sole, per
esprimerci con il tipico linguaggio dei contadini, “ha danzato “! ».
Se la storia è basata sulle testimonianze, noi pensiamo che il « miracolo
del sole » così circostanziato nel tempo, nel luogo e nella finalità abbia,
come pochi altri avvenimenti della storia, le carte in regola per essere
riconosciuto da tutti come un fatto storico: un fatto storico nel quale il
credente riconosce l‟intervento di Dio avallante il messaggio di Fatima,
e nel quale l‟incredulo può ravvisare un richiamo sulla stoltezza della
propria incredulità.
I tre pastorelli dopo le apparizioni
Il modo migliore per capire e rivivere il messaggio di Fatima è di
osservare come i tre pastorelli, che per primi e direttamente lo hanno
ricevuto dalla Vergine, lo abbiano capito e vissuto.
Ci accorgeremo che per essi non ebbe grande importanza il « segreto »
loro comunicato nel mese di Luglio (segreto sul quale si sono appuntati
29
in modo quasi esclusivo gli occhi e le attese di molti fedeli) ma
piuttosto la « conversione » ad una vita cristiana più autentica che la
Vergine chiese ad essi ed a tutta l‟umanità.
Per questo tracceremo un breve profilo biografico di Francesco, di
Giacinta e di Lucia, soffermandoci specialmente sul periodo che seguì le
apparizioni e sforzandoci di mettere in luce quell‟aspetto particolare del
messaggio della Madonna che ognuno di essi seppe far proprio e
rivivere con particolare intensità.
Francesco:
« consolare Gesù »
Come il lettore avrà certamente notato, durante le apparizioni a
Francesco toccò l‟ultimo posto: mentre le sue due compagne vedevano
la Madonna e ne udivano la voce, lui dovette accontentarsi di vederla
soltanto.
Ma è proprio questa circostanza, un poco umiliante specialmente nei
confronti della sorella più giovane, che mette in luce la grandezza
(vorremmo dire la superiorità) della virtù di Francesco. Mai si è
lamentato per questa posposizione, ma con semplicità ha riconosciuto la
cosa come normale. Ha accettato le parole della Vergine così come le
compagne gliele hanno riferite, e sulla loro testimonianza le ha credute e
le ha messe alla base della propria vita.
Di poche parole, Francesco ha nondimeno un grande influsso
sull‟atteggiamento delle due compagne, che lo vedono serio e riflessivo
in tutto, sempre pronto a scegliere l‟ultimo posto o le mansioni più
umili.
Il suo carattere riservato gli fa preferire di pregare da solo:
spesso lascia con una scusa le amiche e si ritira in qualche luogo
solitario, oppure in Chiesa vicino a « Gesù nascosto », ove rimane ore
ed ore a « pensare », come lui stesso si esprime per indicare la
preghiera.
Ma a cosa « pensava » Francesco?
« Io penso a consolare Nostro Signore che è afflitto a causa di tanti
peccati ».
Questa ansia di riparazione che si innestava su una natura così ben
disposta alla compassione e al sacrificio, diverrà l‟anima della vita
30
spirituale di Francesco.
Un giorno del Novembre 1917 Lucia gli aveva domandato:
« Cosa ti piace di più: consolare Nostro Signore o convertire i peccatori
perché non vadano all‟Inferno? »
« A scegliere — rispose Francesco — io preferisco consolare Nostro
Signore. Non ti ricordi come era triste la Madonna il mese scorso
quando chiese che non si offendesse più Nostro Signore che è già troppo
o/leso? Io voglio consolare Nostro Signore; ma mi piacerebbe anche
convertire i peccatori perché non Lo offendano più! ».
All‟inizio dell‟anno 1918 Francesco cadde gravemente ammalato
colpito dalla influenza detta « spagnola » che tante vittime fece nella
intera Europa del dopo guerra. Presto l‟influenza degenerò in polmonite
e solo le cure di mamma Olimpia valsero a rimetterlo in piedi. Ma
Francesco sapeva che ben presto la Madonna lo avrebbe portato in
Cielo!
Nelle belle giornate provò ad uscire di casa incamminandosi lentamente
verso la Cova da Iria. Alle buone persone che si rallegravano con lui per
il miglioramento e che gli promettevano di pregare per la sua
guarigione, rispondeva invariabilmente con un fare sereno ma che
impressionava fortemente: inutile che preghiate per questo. Io non
otterrò mai la grazia della guarigione ».
Alla fine di Febbraio fece una ricaduta e incominciò ad essere afflitto da
un terribile mal di testa.
Giacinta e Lucia erano sempre al suo capezzale. Lucia gli disse un
giorno:
« Offri le tue sofferenze per i peccatori! ».
Ma Francesco le rispose:
« Prima di tutto le offro per consolare Gesù... ».
Durante questa malattia Francesco portava ancora la corda ai fianchi. Un
giorno la consegnò a Lucia dicendole:
« Prendila prima che la mamma la veda: ora non posso più portarla ».
Verso i primi di Aprile la sua salute peggiorò: volle confessarsi e
ricevere la Comunione. Avendo chiesto a Lucia e a Giacinta di dirgli se
l‟avevano visto commettere qualche peccato, e avendo avuto per
risposta che qualche volta aveva disubbidito, aveva preso qualche
31
spicciolo al papà, aveva litigato con i compagni... Francesco
esclamò:
« Questi peccati li ho già confessati, ma li confesserò ancora. Chissà se
per questi peccati sono stato io la causa per cui il Signore è così triste. ».
Il 2 Aprile il Parroco venne a confessarlo ed il giorno dopo, il 3 Aprile,
Francesco poté fare la sua prima ed ultima Comunione.
Il colloquio con « Gesù nascosto » (questa volta nascosto dentro di lui)
durò parecchio tempo. Improvvisamente chiese: « Mamma, potrò
ricevere Nostro Signore nuovamente? »La mamma fece cenno di sì.
Chiese allora a Lucia di recitare il Rosario ad alta voce perché lui non
poteva più parlare. Ma durante il Rosario Giacinta, sapendo che
Francesco stava per lasciarla, vinta dall‟emozione scoppiò a dire:
« Quando sarai in cielo fa tanti complimenti per me a Nostro Signore e
alla Santa Vergine. Di‟ loro che io soffrirò tutto quello che essi vorranno
per i peccatori e per fare riparazione al cuore Immacolato di Maria... ».
A notte inoltrata mamma Olimpia invitò tutti ad uscire per lasciar
riposare il piccolo malato. Lucia disse: « Francesco, questa notte tu vai
in Paradiso; non dimenticarci... « Non vi dimenticherò ».
« Allora, arrivederci in Cielo... ». « Arrivederci in Cielo! ».
Il giorno seguente lo passò pregando e chiedendo perdono a tutti. Verso
le 10 di sera, improvvisamente disse alla mamma: « Mamma, guarda
che bella luce, là, vicino alla porta... ». E dopo un momento:
« Ora non la vedo più ».
Dopo queste parole il suo viso si illuminò di un sorriso meraviglioso e,
senza soffrire, il piccolo pastorello di Aljustrel andò a contemplare in
Cielo quel « Gesù nascosto » che aveva tanto amato sulla terra.
Giacinta:
« salvare dall’Inferno i poveri peccatori »
L‟apparizione del 1~ Luglio fu certamente quella che più si impresse
nell‟animo della piccola Giacinta. Le parole della Madonna «
sacrificatevi per i peccatori » e la visione dell‟Inferno nel quale essi
cadono, polarizzarono tutti i suoi sentimenti e le sue aspirazioni. La
ragazzina spensierata, giocherellona ed anche un po‟ scontrosa divenne
da quel giorno riflessiva ed impegnata.
Prima delle apparizioni, per fare in fretta a dire il Rosario, pronunciava
32
solo, le prime due parole dell‟Ave Maria: « Ave Maria », e
rispondeva « Santa Maria »! Dopo le apparizioni ella recitava il Rosario
lentamente, con grande attenzione, riuscendo ad ottenere, con quel garbo
grazioso che la rendeva irresistibile, che tutte le sere fosse recitato anche
in casa sua:
« Mammina bella, io ho già detto il mio Rosario, ma voi no...
Ma oltre che alla preghiera Giacinta si convertì alla mortificazione: «
Sacrificatevi per i peccatori » aveva chiesto la Madonna.
Da quel giorno ogni occasione fu buona per far sacrifici, dalla corda
portata ai fianchi, di cui abbiamo parlato, all‟offerta della propria
merenda ed anche del proprio pasto ad alcuni fanciulli poveri.
Temendo per la salute della cuginetta, Lucia le diceva:
« Giacinta, mangia ».
« No », rispondeva; « voglio fare questo sacrificio per i peccatori che
mangiano troppo! »
La visione dell‟Inferno l‟aveva terrorizzata: non per sè, che sapeva
sarebbe andata in Paradiso, ma per i peccatori. Alle volte esclamava: «
Ma perché la Madonna non mostra l‟Inferno ai peccatori?... Se essi lo
vedessero non farebbero più peccati e non vi cadrebbero! ».
Già durante la malattia di Francesco, Giacinta era stata colpita dalla
febbre spagnola. Ella tuttavia non fece pesare la propria infermità sui
suoi cari, cercando invece di far convergere tutte le attenzioni sul
fratellino più grave di lei.
Un giorno Giacinta mandò a chiamare Lucia e le disse:
« Mentre ero da Francesco nella sua camera, la Santa Vergine è venuta a
trovarci. Ella ha detto che verrà presto a pren
dere Francesco per portarlo in Cielo... Ella m‟ha detto che io andrò in un
Ospedale e che soffrirò molto, ma che devo sopportare tutto per la
conversione dei peccatori ».
Costretta a letto e dovendo essere servita dagli altri, pur avendo una
forte sete non chiedeva da bere. Il latte le ripugnava, ma lo beveva senza
farsi pregare dalla mamma e con delle scuse rifiutava l‟uva che invece
l‟attirava. « Questa notte — confiderà a Lucia — ho sofferto molto e ho
voluto fare il sacrificio di non girarmi nel letto. Non sono riuscita a
dormire neanche un minuto. Ma era per i peccatori...
33
Intanto le sue sofferenze si facevano di giorno in giorno più
gravi, specie dopo la morte di Francesco.
« Come stai? » le chiedeva spesso Lucia.
« Tu sai che sto male... Ho un forte dolore al fianco, ma non dico niente
e lo offro per i peccatori ».
I medici tuttavia si accorsero presto della gravità del male che l‟àveva
colpita e diagnosticarono una pleurite purulenta al polmone sinistro,
consigliando il ricovero in Ospedale.
Il ricovero avvenne nell‟Ospedale 5. Agostino di Villa Nuova de Ourèm,
e si protrasse per i mesi di Luglio e di Agosto del 1919. L‟unico suo
sollievo erano le visite della mamma e quelle di Lucia, che andò a
trovarla due volte. Ma noi pensiamo che la sua gioia più grande fu
quella di poter guardare, attraverso la finestra della sua cameretta, la
Chiesa parrocchiale nella quale Gesù se ne stava nascosto, e di
intrattenersi con Lui in dolcissimi colloqui fatti di fede e di amore.
In Agosto, poiché il suo stato di salute non migliorava, i genitori
decisero di riportarla a casa.
Una fistola si era aperta nel fianco sinistro e dalla piaga usciva pus
abbondante.
Alle persone che venivano a visitarla Giacinta nascondeva le sue
sofferenze, che confidava solo a Lucia, raccomandandole però di non dir
nulla a nessuno, nemmeno alla mamma, che ne avrebbe sofferto.
Doveva saperlo solo Gesù.
A Lucia, che tutte le mattine prima di recarsi a scuola passava a
salutarla, Giacinta diceva invariabilmente con quel suo modo di
esprimersi così pieno di affetto: « Oggi va in Chiesa e di‟ a Gesù che gli
mando tanti complimenti, che l‟amo molto! ».
Un giorno Giacinta disse a Lucia che la Madonna era venuta a visitarla
nella sua stanzetta: « Ella m‟ha annunciato che io andrò a Lisbona in un
altro Ospedale, che non rivedrò più nè te nè i miei genitori, e che dopo
aver molto sofferto morrò sola. M‟ha detto di non aver paura perché Ella
stessa verrà a prendermi per il Cielo ».
Ciò che più preoccupò Giacinta dopo questa visione, fu il pensiero di «
morire sola ». Questa bimba tanto affettuosa e tanto legata ai suoi cari e
a Lucia soffriva immensamente a tale prospettiva, e ripeteva: « O Gesù,
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io penso che potrete convertire tanti peccatori. Questo sacrificio è
così grande... ».
Verso la metà di Gennaio del 1920 giunse a Fatima il Dottor Enrico
Lisbona, rinomato medico della capitale, che visitò Giacinta e assicurò
che sarebbe stato possibile salvarla se la si fosse portata a Lisbona per
una operazione. Una buona famiglia di Lisbona si offerse di ospitarla
nella propria casa durante l‟attesa del ricovero e così, dopo le prime
incertezze, i genitori acconsentirono.
Giacinta, vedendo così realizzarsi le parole della Vergine, non si oppose,
ma chiese soltanto di poter vedere ancora una volta la Cova da Iria.
Allora la mamma si fece imprestare una piccola asina, vi fece salire la
bimba e ve la portò. L‟ultimo chilometro Giacinta lo volle farle a piedi,
recitando il Rosario. Venne così il giorno degli addii.
Olimpia accompagnò la figlia fino alla capitale, ove rimase otto giorni
con lei. A Lisbona però i signori che avevano promesso di ospitarla,
vedendo il grave stato della piccola, non si sentirono di accoglierla (se
avessero potuto prevedere quale perdita sarebbe stato per loro questo
diniego!) per cui mamma Olimpia chiese che fosse accolta
nell‟Orfanotrofio di Nostra Signora dei Miracoli, diretto allora dalla
Madre Maria Godinho.
Sull‟esempio di Giacinta che volle, benché malata, percorrere a piedi
l‟ultimo chilometro per arrivare alla Cova, oggi i pellegrini, in spirito di
penitenza, percorrono in ginocchio il piazzale antistante la basilica,
lasciando sul selciato tracce di sangue.
L‟Orfanotrofio è in Via de la Estrela N. 17, ed ha una propria Chiesetta,
alla quale si può accedere anche dalla strada. Una piccola stanza del
primo piano, comunicante con il dormitorio delle bambine, ha una grata
di ferro aperta sulla Chiesa, attraverso la quale si può vedere il
Tabernacolo. A questa notizia il volto di Giacinta si illuminò di gioia; la
Madre Godinho lascerà poi scritto che « Giacinta andava spesso in
questa stanza e vi restava a lungo a guardare il Tabernacolo: il suo
atteggiamento, ma SoprattuttO i suoi occhi fissi su Gesù, facevano
impressione ». Un giorno che era a letto e soffriva molto, la Madre
Superiora andò a visitarla. Ma la bambina le disse:
« Ritorni più tardi, Madre, perché sto aspettando la Santa Vergine ». E
come trasfigurata guardava fissamente nella direzione donde veniva la
35
Madonna.
In realtà Giacinta confidò alla Madre Godinho diversi messaggi ché la
Madonna le aveva comunicato durante la sua permanenza
all‟Orfanotrofio. Il contenuto di alcuni di essi è tanto superiore all‟età
della bambina che è impossibile dubitare della loro provenienza celeste.
In nota, a piede di pagina, ne riportiamo alcuni tra i più significativi.
Un giorno che la Superiora le domandò dove avesse appreso queste
cose, Giacinta rispose:
« I la Vergine che me le ha dette. Qualcuna però l‟ho pensata io stessa: a
me piace tanto pensare ».
Il giorno 22 Febbraio, festa della Purificazione della Madonna, Giacinta
fu trasportata all‟Ospedale « Dona Estefania »di Lisbona per essere
operata. Prima di lasciare l‟Orfanotrofio volle fare la Comunione e si
fermò a lungo accanto alla grata che guardava nella Cappella.
Anche all‟Ospedale Giacinta usciva con certe espressioni che rivelavano
una maturità straordinaria, ben superiore a quella di una bambina di 10
anni. Quando qualche visitatrice o qualche infermiera attraversava la
sala vestita poco modestamente ella diceva:
* « A che serve tutto questo? Se sapessero che cosa è l‟eternità... ».
Quando qualche medico usciva in espressioni di scetticismo o di
incredulità, diceva: « Poveretti, essi non sanno quello che li attende... ».
Fu operata il martedì 1 Febbraio. Per la grande debolezza non fu
possibile darle il cloroformio e le fu praticata solo l‟anestesia locale.
Le furono asportate due costole, già distrutte dal male, dal che i medici
poterono arguire quanto atroci fossero state le sofferenze sopportate
dalla piccola.
I dolori dell‟operazione furono tuttavia gli ultimi della sua vita; ai
medici che la incoraggiavano dicendo che l‟operazione era riuscita
perfettamente, ella disse:
« inutile, io non guarirò. La 5. Vergine mi è apparsa di nuovo. Ella mi
ha promesso di venire presto a prendermi e mi ha tolto tutti i dolori ».
Il venerdì 20 Febbraio, sapendo che quello sarebbe stato il giorno della
sua morte, chiese i sacramenti. Il Parroco della Chiesa dei Santi Angeli
venne a confessarla ma, vedendola in apparente buona salute, non
ritenne opportuno darle subito la Comunione nostante le insistenze della
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piccola; e se ne andò pro- mettendole di tornare l‟indomani
mattina per portarle l‟Eucaristia. Ma la sera stessa, verso le 22,30, spirò.
Alla sua morte assistette solo una buona infermiera, Aurora Gomes, la
mia « Aurorina », come la chiamava Giacinta.
Lontano dalla sua casa, dalla sua mamma, dalla sua Lucia e, soprattutto,
senza aver potuto ricevere Gesù, ella « moriva tutta sola », offrendo così
alla Madonna l‟ultimo sacrificio della sua vita.
Lucia:
«diffondere nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di
Maria »
Dopo il 1920 dei tre pastorelli che videro la Madonna solo Lucia era
rimasta su questa terra.
Senonchè nel 1925 la Madonna le apparve nuovamente con a fianco
Gesù bambino.
La Vergine posò la Sua mano sulle spalle di Lucia, mentre con l‟altra
mano sosteneva un cuore circondato da acute spine. Nello stesso tempo
il Bambino Gesù parlò:
« Abbiate compassione del Cuore della Vostra Santa Madre coperto di
spine con cui uomini ingrati lo trafiggono ad ogni momento e non c e
nessuno che li scuota con un atto di riparazione ».
Quindi la 5. Vergine disse a Lucia:
« Figlia mia, guarda il mio Cuore sormontato da spine, con cui uomini
ingrati lo trafiggono ad ogni momento con le loro bestemmie e la loro
ingratitudine. Tu almeno cerca di consolarmi e di‟ che io prometto di
assistere nell‟ora della morte con tutte le grazie necessarie per la loro
salvezza tutti coloro che il primo sabato per cinque mesi consecutivi si
confessano e ricevono la Comunione recitando 5 decine di Rosario e mi
fanno compagnia per un quarto d‟ora meditando i misteri del Rosario in
riparazione ».
Questa visione fu decisava per il suo avvenire: l‟anno dopo (aveva allora
19 anni) entrò nel Noviziato delle Suore Dorotee a Tuy ove emise i voti
religiosi col nome di Suor Maria dell‟Addolorata.
Nel 1948, desiderando offrire a Dio una vita più austera e più raccolta,
entrò fra le Carmelitane Scalze di Coimbra ove prese il nome di Suor
Maria del Cuore Immacolato in omaggio alla missione cui si sentiva
chiamata di diffondere nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di
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Maria, specialmente attraverso la pratica dei primi cinque Sabati del
mese.
A noi pare che l‟umanità di oggi, sempre più disattenta ai problèmi
eterni e tesa tutta a crearsi un utopico paradiso terrestre, non abbia
ascoltato il richiamo di Fatima.
Ma proprio per questo, prima che sia troppo tardi, esso ci deve scuotere
dal torpore e avviarci nuovamente a quella vita di fede in Dio, di
preghiera, di carità e di sacrificio che Gesù e Maria ci hanno insegnato
come l‟unica via che conduce alla salvezza.
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IL MESSAGGIO DI FATIMA
Congregazione per la Dottrina della Fede
PRIMA E SECONDA PARTE DEL
« SEGRETO »
nella redazlone fattane da Suor lucia nella « terza
memorla» del 31 agosto 1941,
desfinata al Vescovo di leiria-Fatima
Dovrò, perciò parlare un po' del segreto e
rispondere al primo punto interrogativo.
Cos'è il segreto. Mi pare di poterlo dire, perché
dal Cielo ne ho già il permesso. I rappresentanti
di Dio in terra mi hanno pure autorizzata, varie
volte in varie lettere, una delle quali credo sia
conservata dall'Ecc. V Rev.ma, quella del P
Giuseppe Bernardo Gonçalves, nella quale mi
ordina di scrivere al Santo Padre. Uno dei punti che mi indica, è la rivelazione del
segreto. Qualcosa ho detto, ma per non allungare troppo quello scritto, che doveva
essere breve, mi limitai all'indispensabile lasciando a Dio l'opportunità d'un
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momento più favorevole. Ho già esposto nel secondo scritto, il dubbio
che mi tormentò dal 13 giugno al 13 luglio, e che in quest'apparizione svanì.
Bene. Il segreto consta di tre cose distinte, due delle quali sto per rivelare.
La prima dunque, fu la visione dell'inferno.
la Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra.
Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e
nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle
fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le
parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra
grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare
dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali
spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E
grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la
promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che
saremmo morti di spavento e di terrore.
In seguito alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza:
«Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle,
Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno
quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. la guerra sta per finire;
ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce
sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il
mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni
alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della
Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se
accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no,
spargerà i suoi errori per il mondo, pro-movendo guerre e persecuzioni alla Chiesa.
I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni
saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre
Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di
39
pace ».
TERZA PARTE DEL «SEGRETO»
«J.MJ. la terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di IriaFatima.
Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di
sua Ecc.za Re~a il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima
Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra
Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra;
scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si
spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua
mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce
forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che
è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi
passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento
che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire
una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi
come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi,
attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante,
afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel
suo cammino; giunto al-la cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della
grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di
arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi
Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie
classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un
innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e
con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio. Tuy -1-1944».
INTERPRETAZIONE DEL « SEGRETO »
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Lettera di GIOVANNI PAOLO Il a
Suor Maria Lucia
Nel tripudio delle feste pasquali Le porgo l'augurio di Gesù Risorto al discepoli:
«la pace sia con te!».
Sarò lieto di poterla incontrare nell' atteso giorno della beatificazione di
Francesco e Giacinta che, a Dio piacendo proclamerò il 13 maggio p.v.
Siccome però in quel giorno non ci sarà il tempo per un colloquio, ma solo per
un breve saluto,
ho incaricato appositamente di venire a parlare con Lei Sua Eccellenza Monsignor
Tarcisio Bertone, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. E la
Congregazione che collabora più strettamente col Papa per la difesa della vera fede
cattolica, e che ha conservato, come Lei sa, dal 1957, la Sua lettera manoscritta
contenente la terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria,
Fatima.
Monsignor Bertone, accompagnato dal Vescovo di Leiria, Sua Eccellenza
Monsignor Serafim de Sousa Ferreira e Silva, viene a mio nome per fare qualche
domanda sull'interpretazione della «terza parte del segreto ».
Reverenda Suor Maria Lucia, parli pure apertamente e sinceramente a
Monsignor Bertone, che riferirà direttamente a me le Sue risposte.
Prego ardentemente la Madre del Risorto per Lei, per la Comunità di Coimbra e
per tutta la Chiesa. Maria, Madre dell'Umanità pellegrina, ci tenga sempre stretti a
Gesù, Suo Figlio diletto e nostro Fratello, Signore della vita e della gloria.
Con una speciale benedizione apostolica.
GIOVANNI PAOLO Il
Vaticano, 19 aprile 2000.
COLLOQUIO AVUTO CON SUOR MARIA LUCIA DE JESUS
E DO CoRACAO IMACULADO
L‟appuntamento di Suor Lucia con Sua Ecc.za Mons. Tarcisio Bertone,
Segretario della Congr~ gazione per la Dottrina della Fede, incaricato dal Santo
Padre, e Sua Ecc.za Mons. Serafim de Sousa Ferreira e Silva, Vescovo di Leiria-
41
Fatima, è avvenuto giovedi 27 aprile u.s., nel Carmelo di Santa Teresa di
Coimbra.
Suor Lucia era lucida e serena; era molto contenta dell' andata a Fatima del
Santo Padre per la Beatificazione di Francesco e Giacinta, da lei tanto attesa.
Il Vescovo di Leiria-Fatima lesse la lettera autografa del Santo Padre che
spiegava i motivi della visita. Suor Lucia se ne senti onorata e la rilesse
personalmente contemplandola nelle proprie mani. Si disse disposta a rispondere
francamente a tutte le domande.
A questo punto Sua Ecc.za Mons. Tarcisio Bertone le presenta le due buste:
quella esterna e quella con dentro la lettera contenente la terza parte del « segreto»
di Fatima ed essa dice subito, toccandola con le dita: « è la mia carta», e poi leggendola: « è la mia scrittura».
Con l'aiuto del Vescovo di Leiria-Fatima, viene letto e interpretato il testo
originale, che è in lingua portoghese. Suor Lucia condivide l'interpretazione
secondo cui la terza parte del «segreto »consiste in una visione profetica,
paragonabile a quelle della storia sacra. Essa ribadisce la sua convinzione che la
visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta del comunismo ateo contro la Chiesa
e i cristiani, e descrive 1' immane sofferenza delle vittime della fede nel XX
secolo.
Alla domanda: « Il personaggio principale della visione è il Papa?», Suor Lucia
risponde subito di sì e ricorda che i tre pastorelli erano molto addolorati della
sofferenza del Papa e Giacinta ripeteva: « Coitadinho do Santo Padre, tenho muita
pena dos pecadores!» (« Poverino il Santo Padre, ho molta pena per i peccatori!
»). Suor Lucia continua: « Noi non sapevamo il nome del Papa, la Signora non ci
ha detto il nome del Papa, non sapevamo se era Benedetto XV o Pio XII o Paolo
VI o Giovanni Paolo Il, però era il Papa che soffriva e faceva soffrire anche noi».
Quanto al passo concernente il Vescovo vestito di bianco, cioè il Santo Padre come subito percepirono i pastorelli durante la « visione » che è colpito a morte e
cade per terra, Suor Lucia condivide pienamente l'affermazione del Papa: « fu una
mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò
42
sulla soglia della morte » (Giovanni Paolo Il, Meditazione dal Policlinico
Gemelli ai Vescovi Italiani, 13 maggio 1994).
Poiché Suor Lucia, prima di consegnare all'allora Vescovo di Leiria-Fatima la
busta sigillata contenente la terza parte del « segreto », aveva scritto sulla busta
esterna che poteva essere aperta solo dopo il 1960, o dal Patriarca di Lisbona o dal
Vescovo di Leiria, Sua Ecc.za Mons. Bertone le domanda: «perché la scadenza del
1960? E stata la Madonna ad indicare quella data?». Suor Lucia risponde: «Non è
stata la Signora, ma sono stata io a mettere la data del 1960 perché secondo la mia
intuizione, prima del 1960 non si sarebbe capito, si sarebbe capito solo dopo. Ora
si può capire meglio. Io ho scritto ciò che ho visto, non spetta a me
l'interpretazione, ma al Papa».
Infine viene menzionato il manoscritto non pubblicato che Suor Lucia ha
preparato come nsposta a tante lettere di devoti della Madonna e di pellegrini.
Uopera reca il titolo « Os apelos da Mensagen de Fatima » e raccoglie pensieri e
riflessioni ché esprimono i suoi sentimenti e la sua limpida e semplice spiritualità,
in chiave catechistica e parenetica. Le è stato chiesto se era contenta che fosse
pubblicato, ed ha risposto: «Se il Santo Padre è d'accordo, io sono contenta,
altrimenti obbedisco a ciò che decide il Santo Padre ». Suor Lucia desidera
sottoporre il testo all' approvazione dell‟Autorità ecclesiastica, e nutre la speranza
di contribuire con il suo scritto a guidare gli uomini e le donne di buona volontà
nel cammino che conduce a Dio, termine ultimo di ogni umana attesa.
Il colloquio si conclude con uno scambio di rosari: a Suor Lucia viene
consegnato quello donato dal Santo Padre, ed ella, a sua volta, consegna alcuni
rosari da lei personalmente confezionati.
la benedizione impartita a nome del Santo Padre chiude l'incontro.
Fatima, 13 maggio 2000.
COMMENTO TEOLOGICO
Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo « segreto » di Fatima, che
dopo lungo tempo per disposizione del Santo Padre viene qui pubblicato nella sua
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interezza, resterà presumibilmente deluso o meravigliato dopo tutte le
speculazioni che sono state fatte. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del
futuro non viene squarciato. Vediamo la Chiesa dei martiri del secolo ora trascorso rappresentata mediante una scena descritta con un linguaggio simbolico di
difficile decifrazione. E questo ciò che la Madre del Signore voleva comunicare
alla cristianità, all' umanità in un tempo di grandi problemi e angustie? Ci è di
aiuto all'inizio del nuovo millennio? Ovvero sono forse solamente proiezioni del
mondo interiore di bambini, cresciuti in un ambiente di profonda pietà, ma allo
stesso tempo sconvolti dalle bufere che minacciavano il loro tempo? Come
dobbiamo intendere la visione, che cosa pensarne?
Rivelazione pubblica e rivelazioni private - il loro luogo teologico
Prima di intraprendere un tentativo di interpretazione, le cui linee essenziali si
possono trovare nella comunicazione che il Cardinale Soda-no ha pronunciato il 13
maggio di quest'anno alla fine della celebrazione eucaristica presieduta dal Santo
Padre a Fatima, sono necessarie alcune chiarificazioni di fondo circa il modo in
cui, secondo la dottrina della Chiesa, devono essere compresi all'interno della vita
di fede fenomeni come quello di Fatima. L‟insegnamento della Chiesa distingue
fra la « rivelazione pubblica » e le « rivelazioni private ». Fra le due realtà vi è una
differenza non solo di grado ma di essenza. Il termine « rivelazione pubblica »
designa l'azione rivelativa di Dio destinata a tutta quanta l'umanità, che ha trovato
la sua espressione letteraria nelle due parti della Bibbia: l'Antico ed il Nuovo
Testa-mento. Si chiama « rivelazione », perché in essa Dio si è dato a conoscere
progressivamente agli uomini, fino al punto di divenire egli stesso uomo, per
attirare a sé e a sé riunire tutto quanto il mondo per mezzo del Figlio incarnato
Gesù Cristo. Non si tratta quindi di comunicazioni intellettuali, ma di un processo
vitale, nel quale Dio si avvicina all'uomo; in questo processo poi naturalmente si
manifestano anche contenuti che interessano l'intelletto e la comprensione del
mistero di Dio. Il processo riguarda l'uomo tutto intero e così anche la ragione, ma
non solo essa. Poiché Dio è uno solo, anche la storia, che egli vive con l'umanità, è
44
unica, vale per tutti i tempi ed ha trovato il suo compimento con la vita, la
morte e la risurrezione di Gesù Cristo. In Cristo Dio ha detto tutto, cioè se stesso, e
pertanto la rivelazione si è conclusa con la realizzazione del mistero di Cristo, che
ha trovato espressione nel Nuovo Testamento. Il Catechismo della Chiesa
Cattolica cita, per spiegare questa definitività e completezza della rivelazione, un
testo di san Giovanni della Croce: «Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo,
che è la sua unica e definitiva parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa
sola Parola... Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l'ha detto
tutto nel suo Figlio... Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli
visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio,
perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e
novità» (CCC 65, 5. Giovanni della Croce, Salita al Monte Carmelo, Il, 22).
Il fatto che l'unica rivelazione di Dio rivolta a tutti i popoli è conclusa con Cristo
e con la testimonianza a lui resa nei libri del Nuovo Testa-mento vincola la Chiesa
all'evento unico della st(> ria sacra e alla parola della Bibbia, che garantisce e
interpreta questo evento, ma non significa che la Chiesa ora potrebbe guardare solo
al passato e sarebbe così condannata ad una sterile ripetizione. Il CCC dice al
riguardo: .... anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente
esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel
corso dei secoli» (n. 66). I due aspetti del vincolo con l'unicità dell'evento e del
progresso nella sua comprensione sono molto bene illustrati nei discorsi d'addio
del Signore, quando egli congedandosi dice ai discepoli: «Molte cose ho ancora da
dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo
Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé...
Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà» (Gv 16,12-14). Da
una parte, lo Spirito fa da guida e cosi dischiude una conoscenza, per portare il
peso della quale prima mancava il presupposto - è questa l'ampiezza e la profondità mal conclusa della fede cristiana. Dall'altra parte, questo guidare è un «
prendere » dal tesoro di Gesù Cristo stesso, la cui profondità inesauribile si
manifesta in questa conduzione ad opera dello Spirito. Il Catechismo cita al
45
riguardo una profonda parola di Papa Gregorio Magno: « Le parole divine
crescono insieme con chi le legge» (CCC 94, 5. Gregorio, in Ez 1,7,8). Il Concilio
Vaticano Il indica tre vie essenziali, in cui si realizza la guida dello Spirito Santo
nella Chiesa e quindi la « crescita della Parola»: essa si compie per mezzo della
meditazione e dello studio dei f~ deli, per mezzo della profonda intelligenza, che
deriva dall'esperienza spirituale e per mezzo della predicazione di coloro « i quali
con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità» (Dei
Verbum, 8).
In questo contesto diviene ora possibile intendere correttamente il concetto di «
rivelazione privata», che si riferisce a tutte le visioni e rivelazioni che si verificano
dopo la conclusione del Nuovo Testamento; quindi è la categoria, al- l'interno della
quale dobbiamo collocare il messaggio di Fatima. Ascoltiamo ancora al riguardo
innanzitutto il CCC: «Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate
"private", alcune delle quali sono state riconosciute dall' autorità della Chiesa... Il
loro ruolo non è (quello... di "completare" la Rivelazione definitiva di Cristo, ma
di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica » (n. 67)
Vengono chiarite due cose:
1. Lautorità delle rivelazioni private è essenzialmente diversa dall'unica
rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa infatti per mezzo di parole
umane e della mediazione della comunità vivente della Chiesa Dio stesso parla a
noi. La fede in Dio e nella sua Parola si distingue da ogni altra fede, fiducia,
opinione umana. La certezza che Dio parla mi dà la sicurezza che in-contro la
verità stessa e cosi una certezza, che non può verificarsi in nessuna forma umana
di conoscenza. E la certezza, sulla quale edifico la mia vita e alla quale mi affido
morendo.
2. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile
proprio perché mi rimanda all'unica rivelazione pubblica. Il Cardinale Prospero
Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV dice al riguardo nel suo trattato classico,
divenuto poi normativo sulle beatificazioni e canonizzazioni: «Un assentimento di
fede cattolica non è dovuto a rivelazioni approvate in tal modo; non è neppure
46
possibile.
Queste
rivelazioni domandano piuttosto un assentimento di
fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili
e piamente credibili». Il teologo fiammingo E. Dhanis, eminente conoscitore di
questa materia, afferma sintetica-mente che l'approvazione ecclesiale di una
rivelazione privata contiene tre elementi: il messaggio relativo non contiene nulla
che contrasta la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono
autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione (E. Dhanis, Sguardo
su Fatima e bilancio di una discussione, in: La Civiltà Cattolica 104, 1953 Il, pp.
392406, in particolare 397). Un tale messaggio può essere un valido aiuto per
comprendere e vivere meglio il Vangelo nell'ora attuale; perciò non lo si deve
trascurare. E un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso.
Il criterio per la verità ed il valore di una rivelazione privata è pertanto il suo
orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da lui, quando essa si rende
autonoma o addirittura si fa passare come un altro e migliore disegno di salvezza,
più importante del Vangelo, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo,
che ci guida all'interno del Vangelo e non fuori di esso. Ciò non esclude che una
rivelazione privata ponga nuovi accenti, faccia emergere nuove forme di pietà o ne
approfondisca e ne estenda di antiche. Ma in tutto questo deve comunque trattarsi
di un nutrimento della fede, della speranza e della carità, che sono per tutti la via
permanente della salvezza. Possiamo aggiungere che le rivelazioni private sovente
provengono innanzitutto dalla pietà popolare e su di essa si riflettono, le danno
nuovi impulsi e dischiudono per essa nuove forme. Ciò non esclude che esse
abbiano effetti anche nella stessa liturgia, come ad esempio mostrano le feste del
Corpus Domini e del Sacro Cuore di Gesù. Da un certo punto di vista nella
relazione fra liturgia e pietà popolare si delinea la relazione fra Rivelazione e
rivelazioni private: la liturgia è il criterio, essa è la forma vitale della Chiesa nel
suo insieme nutrita direttamente dal Vangelo. La religiosità popolare significa che
la fede mette radici nel cuore dei singoli popoli, così che essa viene introdotta nel
mondo della quotidianità. La religiosità popolare è la prima e fondamentale forma
di «inculturazione »della fede, che si deve continuamente lasciare orientare e
47
guidare dalle indicazioni della liturgia, ma che a sua volta feconda la fede a
partire dal cuore.
Siamo così già passati dalle precisazioni piuttosto negative, che erano
innanzitutto necessarie, alla determinazione positiva delle rivelazioni private:
come si possono classificare in modo corretto a partire dalla Scrittura? Qual è la
loro categoria teologica? La più antica lettera di san Paolo che ci è stata
conservata, forse il più antico scritto in assoluto del Nuovo Testamento, la prima
lettera ai Tessalonicesi, mi sembra offrire un'indicazione. l'apostolo qui dice: «Non
spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che
è buono » (5, 1~ 21). In ogni tempo è dato alla Chiesa il carisma della profezia,
che deve essere esaminato, ma che anche non può essere disprezzato. Al riguardo
occorre tener presente che la profezia nel senso della Bibbia non significa predire
il futuro, ma spiegare la volontà di Dio per il presente e quindi mostrare la retta via
verso il futuro. Colui che pr~ dice l'avvenire viene incontro alla curiosità della
ragione, che desidera squarciare il velo del futuro; il profeta viene incontro alla
cecità della volontà e del pensiero e chiarisce la volontà di Dio come esigenza ed
indicazione per il presente. l'importanza della predizione del futuro in qu~ sto caso
è secondaria. Essenziale è l'attualizzazione dell'unica rivelazione, che mi riguarda
profondamente: la parola profetica è avvertimento o anche consolazione o
entrambe insieme. In questo senso si può collegare il carisma della profezia con la
categoria dei « segni del tempo », che è stata rimessa in luce dal Vaticano Il: «...
Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non
sapete giudicarlo?» (Lc 12,56). Per «segni del tempo » in questa parola di Gesù si
deve intendere il suo proprio cammino, egli stesso. Interpretare i segni del tempo
alla luce della fede significa riconoscere la presenza di Cristo in ogni tempo. Nelle
rivelazioni private riconosciute dalla Chiesa - quindi anche in Fatima - si tratta di
questo: aiutarci a comprendere i segni del tempo ed a trovare per essi la giusta risposta nella fede.
La struttura antropologica delle rivelazioni private
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Dopo che con queste riflessioni abbiamo cercato di determinare il luogo
teologico delle rivelazioni private, prima di impegnarci in un'interpretazione del
messaggio di Fatima, dobbiamo ancora brevemente cercare di chiarire un poco il
loro carattere antropologico psicologico). l'antropologia teologica distingue in
questo ambito tre forme di percezione o «visione »: la visione con i sensi, quindi la
percezione esterna corporea, la percezione interiore e la visione spirituale (visio
sensibilis - imaginativa - intellectualis). È chiaro che nelle visioni di Lourdes,
Fatima, ecc. non si tratta della normale percezione esterna dei sensi: le immagini e
le figure, che vengono vedute, non si trovano esteriormente nello spazio, come vi
si trovano ad esempio un albero o una casa. Ciò èdel tutto evidente, ad esempio,
per quanto riguarda la visione dell'inferno (descritta nella prima parte del « segreto
» di Fatima) o anche la visione descritta nella terza parte del « segreto », ma si può
dimostrare molto facilmente anche per le al-tre visioni, soprattutto perché non tutti
i presenti le vedevano, ma di fatto solo i «veggenti ». Così pure è evidente che non
si tratta di una «visione »intellettuale senza immagini, come essa si trova negli alti
gradi della mistica. Quindi si tratta della categoria di mezzo, la percezione
interiore, che certamente ha per il veggente una forza di pr~ senza, che per lui
equivale alla manifestazione esterna sensibile.
Vedere interiormente non significa che si tratta di fantasia, che sarebbe solo un'
espressione dell'immaginazione soggettiva. Piuttosto significa che l'anima viene
sfiorata dal tocco di qualcosa di reale anche se sovrasensibile e viene resa capace
di vedere il non sensibile, il non visibile ai sensi -una visione con i « sensi interni
». Si tratta di veri « oggetti », che toccano l'anima, sebbene essi non appartengano
al nostro abituale mondo sensibile. Per questo si esige una vigilanza interiore del
cuore, che per lo più non c„e a motivo della forte pressione delle realtà esterne e
delle immagini e pensieri che riempiono l'anima. La persona viene condotta al di là
della pura esteriorità e dimensioni più profonde della realtà la toccano, le si
rendono visibili. Forse si può così comprendere perché proprio i bambini siano i
destinatari preferiti di tali apparizioni: l'anima è ancora poco alterata, la sua
capacità interiore di percezione è ancora poco deteriorata. « Dalla bocca dei
49
bambini e dei lattanti hai ricevuto lode», risponde Gesù con una frase del Salmo
8 (v~ 3) alla critica dei Sommi Sacerdoti e degli anziani, che trovavano
inopportuno il grido di osanna dei bambini (Mt 21,16).
La « visione interiore » non è fantasia, ma una vera e propria maniera di
verificare, abbiamo detto. Ma comporta anche limitazioni. Già nella visione
esteriore è sempre coinvolto anche il fattore soggettivo: non vediamo l'oggetto
puro, ma esso giunge a noi attraverso il filtro dei nostri sensi, che devono compiere
un processo di traduzione. Ciò è ancora più evidente nella visione interiore,
soprattutto allorché si tratta di realtà, che oltrepassano in se stesse il nostro
orizzonte. Il soggetto, il veggente, è coinvolto in modo ancora più forte. Egli vede
con le sue possibilità concr~ te, con le modalità a lui accessibili di rappresentazione e di conoscenza. Nella visione interiore si tratta in modo ancora più ampio
che in quella esteriore di un processo di traduzione, così che il soggetto è
essenzialmente compartecipe del formarsi, come immagine, di ciò che appare.
l'immagine può arrivare solo secondo le sue misure e le sue possibilità. Tali visioni
pertanto non sono mai semplici « fotografie» dell' aldilà, ma portano in sé anche le
possibilità ed i limiti del soggetto che percepisce.
Ciò lo si può mostrare in tutte le grandi visioni dei santi; naturalmente vale
anche per le visioni dei bambini di Fatima. Le immagini da essi delineate non sono
affatto semplice espressione della loro fantasia, ma frutto di una reale percezione
di origine superiore ed interiore, ma non sono neppure da immaginare come se per
un attimo il velo dell' aldilà venisse tolto ed il cielo nella sua pura essenzialità
apparisse, così come un giorno noi speriamo di vederlo nella definitiva unione con
Dio. Le immagini sono piuttosto, per così dire, una sintesi dell'impulso
proveniente dall'Alto e delle possibilità per questo disponibili del soggetto che
percepisce, cioè dei bambini. Per questo motivo il linguaggio immaginifico di
queste visioni è un linguaggio simbolico. Il Cardinal Sodano dice al riguardo: ....
non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti fu-turi, ma
sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel
tempo in una successione e in una durata non precisate ». Questo addensamento di
50
tempi e spazi in un'unica immagine è tipica per tali visioni, che per lo più
possono essere decifrate solo a posteriori. Non ogni elemento visivo deve, al
riguardo, av~ re un concreto senso storico. Conta la visione come insieme, e a
partire dall'insieme delle immagini devono essere compresi i particolari. Quale sia
il centro di un'immagine, si svela ultimamente a partire da ciò che è il centro della
« profezia »cristiana in assoluto: il centro è là dove la visione diviene appello e
guida verso la volontà di Dio.
Un tentativo di interpretazione del « segreto » di Fatima
La prima e la seconda parte del « segreto » di Fatima sono già state discusse
così ampiamente dalla letteratura relativa, che non devono qui essere illustrate
ancora una volta. Vorrei solo brevemente richiamare l'attenzione sul punto più significativo. I bambini hanno sperimentato per la durata di un terribile attimo una
visione dell'inferno. Hanno veduto la caduta delle « anime dei poveri peccatori ».
Ed ora viene loro detto perché sono stati esposti a questo istante: per « salvarle » per mostrare una via di salvezza. viene in mente la frase della prima lettera di
Pietro: « meta della vostra fede è la salvezza delle anime » (1,9). Come via a
questo scopo viene indicato - in modo sorprendente per persone provenienti
dall'ambito culturale anglosassone e tedesco -: la devozione al Cuore Immacolato
di Maria. Per capire questo può bastare qui una breve indicazione. «Cuore»
significa nel linguaggio della Bibbia il centro dell'esistenza umana, la confluenza
di ragione, volontà, temperamento e sensibilità, in cui la persona trova la sua unità
ed il suo orientamento interiore. Il « cuore immacolato » è second9 Mt 5,8 un
cuore, che a partire da Dio è giunto ad una perfetta unità interiore e pertanto «vede
Dio». « Devozione » al Cuore Immacolato di Maria pertanto è avvicinarsi a questo
atteggiamento del cuore, nel quale il flat - « sia fatta la tua volontà» - diviene il
centro informante di tutta quanta l'esistenza. Se qualcuno volesse obiettare che non
dovremmo però frapporre un essere umano fra noi e Cristo, allora si dovrebbe
ricordare che Paolo non ha timore di dire alle sue comunità: imita-temi (iCor 4,16;
Fu 3,17; lTs 1,6; ~Fs 3,7.9). Nel-l'apostolo esse possono verificare concretamente
51
che cosa significa seguire Cristo. Da chi però noi potremmo in ogni tempo
imparare meglio se non dalla Madre del Signore?
Arriviamo così finalmente alla terza parte del « segreto » di Fatima qui per la
prima volta pubblicato integralmente. Come emerge dalla documentazione
precedente, l'interpretazione, che il Cardinale Sedano ha offerto nel suo testo del
13 maggio, è stata dapprima presentata personalmente a Suor Lucia. Suor Lucia al
riguardo ha innanzitutto osservato che ad essa era stata data la visione, ma non la
sua interpretazione. l'interpretazione, diceva, non compete al veggente, ma alla
Chiesa. Essa però dopo la lettura del testo ha detto che questa interpretazione
corrispondeva a quanto essa aveva sperimentato e che essa da parte sua
riconosceva questa interpretazione c<> me corretta. In quanto segue quindi si potrà
solo cercare di dare un fondamento in maniera a~ profondita a questa
interpretazione a partire dai criteri finora sviluppati.
Come parola chiave della prima e della seconda parte del « segreto » abbiamo
scoperto quella di « salvare le anime», così la parola chiave di questo « segreto » è
il triplice grido: « Penitenza, Penitenza, Penitenza!». Ci ritorna alla mente l'inizio
del Vangelo: «paenitemini et credite evangelio »~c 1,15). Comprendere i segni del
tempo significa: comprendere l'urgenza della penitenza - della conversione - della
fede. Questa è la risposta giusta al momento storico, che è caratterizzato da grandi
pericoli, i quali verranno delineati nelle immagini successive. Mi permetto di
inserire qui un ricordo personale; in un colloquio con me Suor Lucia mi ha detto
che le appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella
carità - tutto il resto intendeva solo portare a questo.
Esaminiamo ora un poco più da vicino le singole immagini. l'angelo con la
spada di fuoco a sinistra della Madre di Dio ricorda analoghe immagini
dell'Apocalisse. Esso rappresenta la minaccia del giudizio, che incombe sul
mondo. La prospettiva che il mondo potrebbe essere incenerito in un mare di
fiamme, oggi non appare assolutamente più come pura fantasia: l'uomo stesso ha
preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco. La visione mostra poi la forza
52
che si contrappone al potere della distruzione - lo splendore della Madre
di Dio, e, proveniente in un certo modo da questo, l'appello alla penitenza. In tal
modo viene sottolineata l'importanza della libertà dell'uomo: il futuro non è affatto
determinato in modo immutabile, e l'immagine, che i bambini videro, non è affatto
un film anticipato del futuro, del quale nulla potrebbe più essere cambiato. Tutta
quanta la visione avviene in realtà solo per richiamare sullo scenario la libertà e
per volgerla in una direzione positiva. Il senso della visione non è quindi quello di
mostrare un film sul futuro irrimediabilmente fissato. Il suo senso è esattamente il
contrario, quello di mobilitare le forze del cambiamento in bene. Perciò sono
totalmente fuorvianti quelle spiegazioni fatalistiche del « segreto », che ad esempio
dicono che l'attentatore del 13 maggio 1981 sarebbe stato in definitiva uno
strumento del piano divino guidato dalla Provvidenza e che pertanto non avrebbe
potuto agire liberamente, o altre idee simili che circolano. La visione parla
piuttosto di pericoli e della via per salvarsi da essi.
Le frasi seguenti del testo mostrano ancora una volta molto chiaramente il
carattere simbolico della visione: Dio rimane l'incommensurabile e la luce che
supera ogni nostra visione. Le persone umane appaiono come in uno specchio.
Dobbiamo tenere continuamente presente questa limitazione interna della visione, i
cui confini vengono qui visivamente indicati. Il futuro si mostra solo « come in
uno specchio, in maniera confusa» (cfr iCor 13,12). Prendiamo ora in considerazione le singole immagini, che seguono nel testo del « segreto». Il luogo
dell'azione viene descritto con tre simboli: una ripida montagna, una grande città
mezza in rovina e finalmente una grande croce di tronchi grezzi. Montagna e città
simboleggiano il luogo della storia umana: la storia come faticosa ascesa verso
l'alto, la storia come luogo dell'umana creatività e convivenza, ma allo stesso
tempo come luogo delle distruzioni, nelle quali l'uomo annienta l'opera del suo
proprio lavoro. La città può essere luogo di comunione e di progresso, ma anche
luogo del pericolo e della minaccia più estrema. Sulla montagna sta la croce - meta
e punto di orientamento della storia. Nella croce la distruzione è trasformata in
salvezza; si erge come segno della miseria della storia e come promessa per essa.
53
Appaiono poi qui delle persone umane: il vescovo vestito di bianco («
abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre »), altri vescovi, sacerdoti,
religiosi e religiose e finalmente uomini e donne di tutte le classi e gli strati sociali.
Il Papa sembra precedere gli altri, tremando e soffrendo per tutti gli orrori, che lo
circondano. Non solo le case della città giacciono mezze in rovina - il suo
cammino passa in mezzo ai cadaveri dei morti. La via della Chiesa viene cosi
descritta come una Via Crucis, come un cammino in un tempo di violenza, di
distruzioni e di persecuzioni. Si può trovare raffigurata in questa immagine la
storia di un intero secolo. Come i luoghi della terra sono sinteticamente raffigurati
nelle due immagini della montagna e della città e sono orientati alla croce, così
anche i tempi sono presentati in modo contratto: nella visione noi possiamo riconoscere il secolo trascorso come secolo dei martiri, come secolo delle sofferenze
e delle persecuzioni della Chiesa, come il secolo delle guerre mondiali e di molte
guerre locali, che ne hanno riempito tutta la seconda metà ed hanno fatto sperimentare nuove forme di crudeltà. Nello « specchio » di questa visione vediamo
passare i testimoni della fede di decenni. Al riguardo sembra opportuno
menzionare una frase della lettera che Suor Lucia scrisse al Santo Padre il 12
maggio 1982: « la terza parte del "segreto" si riferisce alle parole di Nostra
Signora: "Se no (1a Russia) spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo
guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà
molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte"».
Nella via Crucis di un secolo la figura del Papa ha un ruolo speciale. Nel suo
faticoso salire sulla montagna possiamo senza dubbio trovare richiamati insieme
diversi Papi, che cominciando da Pio X fino all'attuale Papa hanno condiviso le
sofferenze di questo secolo e si sono sforzati di procedere in mezzo ad esse sulla
via che porta alla croce. Nella visione anche il Papa viene ucciso sulla strada dei
martiri. Non doveva il Santo Padre, quando dopo l'attentato del 13 maggio 1981 si
fece portare il testo della terza parte del « segreto », riconoscervi il suo proprio
destino? Egli era stato molto vicino alla frontiera della morte ed egli stesso ha
spiegato la sua salvezza con le seguenti parole: .... fu una mano materna a guidare
54
la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della
morte» (13 maggio 1994). Che qui una « mano materna » abbia deviato la pallottola mortale, mostra solo ancora una volta che non esiste un destino immutabile,
che fede e preghiera sono potenze, che possono influire nella storia e che alla fine
la preghiera è più forte dei proiettili, la fede più potente delle divisioni.
La conclusione del « segreto » ricorda immagini, che Lucia può avere visto in
libri di pietà ed il cui contenuto deriva da antiche intuizioni di fede. E una visione
consolante, che vuole rendere permeabile alla potenza risanatrice di Dio una storia
di sangue e lacrime. Angeli raccolgono sotto i bracci della croce il sangue dei
martiri e irrigano così le anime, che si avvicinano a Dio. Il sangue di Cristo ed il
sangue dei martiri vengono qui considerati insieme: il sangue dei martiri scorre
dalle braccia della croce. Il loro martirio si compie in solidarietà con la passione di
Cristo, diventa una cosa sola con essa. Essi completano a favore del corpo di
Cristo, ciò che ancora manca alle sue sofferenze (cfr. Col 1,24). La loro vita è
divenuta essa stessa eucaristia, inserita nel mistero del chicco di grano che muore e
diventa fecondo. Il sangue dei martiri è seme di cristiani, ha detto Tertulliano.
Come dalla morte di Cristo, dal suo costato aperto, è nata la Chiesa, cosi la morte
dei testimoni è feconda per la vita futura della Chiesa. La visione della terza parte
del « segreto », così angustiante al suo inizio, si conclude quindi con una
immagine di speranza: nessuna sofferenza è vana, e proprio una Chiesa sofferente,
una Chiesa dei martiri, diviene segno indicatore per la ricerca di Dio da parte
dell'uomo. Nelle amorose mani di Dio non sono accolti soltanto i sofferenti come
Lazzaro, che trovò la grande consolazione e misteriosamente rappresenta Cristo,
che volle divenire per noi il povero Lazzaro; vi è qualcosa di più: dalla sofferenza
dei testimoni deriva una forza di purificazione e di rinnovamento, perché essa è attualizzazione della stessa sofferenza di Cristo e trasmette nel presente la sua
efficacia salvifica.
Siamo così giunti ad un'ultima domanda: Che cosa significa nel suo insieme
(nelle sue tre parti) il « segreto » di Fatima? Che cosa dice a noi? Innanzitutto
dobbiamo affermare con il Cardinale Sodano: .... le vicende a cui fa riferimento la
55
terza parte del "segreto" di Fatima sembrano
ormai
appartenere
al
passato». Nella misura in cui singoli eventi vengono rappresentati, essi ormai
appartengono al passato. Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla
fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci
offre tali appagamenti della nostra curiosità, come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità. Ciò che rimane
l'abbiamo visto subito all'inizio delle nostre riflessioni sul testo del « segreto »:
l'esortazione alla preghiera come via per la « salvezza delle anime » e nello stesso
senso il richiamo alla penitenza e alla conversione.
Vorrei alla fine riprendere ancora un'altra parola chiave del « segreto » divenuta
giustamente famosa: « il Mio Cuore Immacolato trionferà». Che cosa significa? Il
Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte dei fucili e
delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la
storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore - perché
grazie a questo « Sì» Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora
rimane per sempre. Il maligno ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo
sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia
continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha un cuore umano ed
ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male
non ha più l'ultima parola. Da allora vale la parola: « Voi avrete tribolazione nel
mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo» (Gv 16,33). Il messaggio di
Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa.
JOSEPH CARD. RATZINGER
Prefetto della Congregazione perla Dottrina della Fede
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