foto M. Topini
Campo de’ fiori
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SOMMARIO
Editoriale:
Un dono inaspettato................................... 3
Intervista:
I cugini di campagna.................................. 5
Collezionismo:
Nicofilia................................................... 6-7
Roma che se n’è andata:
Il porto di Ripa Grande........................... 8-9
Suonare Suonare:
Il Rock in Abruzzo.......................... 10-11-12
Cinema News:
Transformers............................................ 15
Monumenti: vita, vicende, restauri:
L’arco di Costantino..................................21
Vita Cittadina......................................56-57
Attualità:
Tosca si aggiudica il Fescennino..............40
Programmi festeggiamenti...................52-53
Nasce a Civita Castellana un
nuovo centro di ricera: la X-Tech spa.......61
Resoconto dell’estate 2007......................61
Ecologia e ambiente:
Paesi che non hanno aderito al
trattato di Kyoto.........................................50
Neuropsichiatria, Psicologia, Logopedia,
Psicopedagogia:
Il rifiuto della scuola: Lavativi o Fobici?....49
Le guide di Campo de’ fiori:
Tarquinia.........................................22-23-25
Come eravamo:
Se piove a San Romano...
non piove a San Marciano........................28
Civitonici illustri:
Serafino Vincenti.......................................33
Arte:
L’arte per Mario Annesi............................ 18
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01033 Civita Castellana
T. 0761.513117
Scopri l’Arte.............................................. 27
Luciano Vinardi e Civita Castellana..........51
Messaggi:.......................34-35-36-37-38-39
Una “Fabrica” di ricordi:
Anni ‘60: concerto beat a San Matteo......54
Il Fumetto:............................................... 42
L’angolo CIN CIN:....................................45
Album dei ricordi...............................46-47
Le storie di Max:
Mina..........................................................48
Noel......................................................... 43
Annunci Gratuiti.................................58-59
Selezione offerte immobiliari.................62
Nel cuore:................................................63
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Campo de’ fiori
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Compiti per le vacanze:
“ragazzi” Corchianesi
intenti nello studio
Campo de’ fiori
di Sandro Anselmi
3
Un dono
inaspettato
Sto cambiando il costumino a Federico e, così, chino, non m’accorgo che un uomo si è fermato ad osservarci.
Quando poi mi alzo, vedo che un “vu cumprà” è lì, che guarda mio figlio, con uno sguardo velato di tristezza e colmo di bontà.
Resta in silenzio e, con un gesto pieno d’amore, regala una girandolina al mio bambino.
Tento, invano, di dargli dei soldi, ma, con modo gentile e fermo, non li accetta.
Io resto imbarazzato e sorpreso da un gesto così inaspettato, un gesto dalla valenza enorme!
Cerco allora di ringraziarlo ma, non parlando la sua lingua e non comprendendo lui la mia, mi esprimo con sorrisi misurati e brevi cenni
di assenso.
Lui ricambia e, mentre s’allontana, con il capo voltato, seguita a guardare Federico.
Gli chiedo, in inglese, il suo nome.
Lui scopre, allora, una fila di denti bianchissimi e, con gli occhi neri che gli si illuminano, mi risponde: “Alì”.
Ora si perde tra la folla dei bagnanti ed io lo ringrazio ad alta voce mentre si allontana.
Resto a pensare.
Federico è attratto dall’arcobaleno di colori della girandolina, che ha preso a girare vorticosamente al vento del mare.
Chissà, forse la vista di mio figlio gli ha fatto ricordare un suo figlio lontano e per il quale, magari, accetta di condurre una vita così dura
ed avara, oppure è stato colpito dalla sua “diversità”, che fatica a paragonarsi con la felicità degli altri ragazzi, che giocano e si divertono spensierati.
Questo dono inaspettato è stato il più prezioso tra tutti quelli che ha ricevuto finora mio figlio, anche perchè è venuto da chi deve
umiliarsi, ogni giorno, per racimolare qualche spicciolo per mangiare e questo forte episodio ha segnato questa mia estate, fatta di giorni spesso aridi e squallidi e ha dato uno scossone alla mia coscienza.
Sono profondamente commosso per quello che è successo e quel volto scuro, quello sguardo sofferto, quel sorriso malinconico non li
dimenticherò mai!
Alì, vorrei poterti rincontrare per ringraziarti tante volte ancora, ma, all’uscita di questo numero, chissà dove sarai……
Buona fortuna amico…
Campo de’ fiori
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Nick Luciani, Ivano Michetti, Luca Storelli, Silvano Michetti
I Cugini di Campagna
Erano quasi sei
anni che non
incontravo più I
Cugini di Campagna, gruppo
che mi ha sempre
trasmesso grosse
emozioni sia dal
di Sandro Alessi
punto di vista
professionale che
umano, e, osservando uno di quei manifesti attaccati agli alberi lungo la strada che
mi portava ad una breve vacanza in quel di
Corchiano, ho avuto un sussulto......
I Cugini di Campagna in concerto a
Fabrica di Roma.
Poteva essere una bella occasione per
riascoltare le loro mitiche canzoni, ma
soprattutto per incontrarli e salutarli di
nuovo! Grazie all’intraprendenza ed alla
caparbietà di una donna imprenditrice
della zona, Maria Teresa Manfredi, il gruppo ritorna dalle parti di Viterbo e precisamente al parco “Le Vallette” di Fabrica di
Roma.
Ricordo, ancora bambino, il loro primo
successo, grazie all’arguzia di due geni
quali Arbore e Boncompagni, che nel 1970
inventarono i Cugini di Campagna e lanciarono Il Ballo di Peppe nella storica trasmissione “Alto Gradimento”. La prima
voce solista fu Flavio Paulin, che rimase
nel gruppo fino al 1977 e che inventò
quell’ angelico falsetto grazie al quale il
gruppo, tre anni dopo, nel 1973, decolla
rapidamente, scalando la vetta della classifica dei dischi più venduti con Anima Mia
che, come ci ricorda Ivano, è stata cantata in quasi tutte le lingue del mondo ed
adattata da grandi cantanti stranieri quali
Dalida, Abba, Bobby Riddel e tutt’ora è la
loro canzone più richiesta. E si, Ivano
Michetti insieme al fratello gemello
Silvano sono i leader storici de I Cugini
di Campagna. Sono loro che, nel 1997,
dopo varie vicissitudini, incontrando Fabio
Fazio riportano le loro canzoni in tv, partecipando al programma “Anima Mia”, il
quale, insieme a Claudio Baglioni, decide
di rivisitare in tv la musica degli anni ‘70.
Entrano a far parte della band Luca
Storelli, arrangiatore ed appassionato di
tecnologia (lo ricordo tanti anni prima produrre anche personaggi di successo della
black dance che mi portava a Radio
Espansione e Radio Roma) e Nick
Luciani, la grande voce odierna e con due
grandi passioni : i dolci e la musica.
Nick Luciani
Ivano Michetti
Ma torniamo a noi. Dopo il 1973 seguono
a Anima Mia altri grandi successi quali
Innamorata ed Un’ Altra Donna (1974), 64
Anni e Preghiera (1975), Conchiglia Bianca
e Tu sei Tu (1977), Meravigliosamente
(1979), No Tu No (1980), Valeria (1981),
Cucciolo (1982), Che cavolo d’ Amore
(1985), Vita della Mia Vita (2002), Sapessi
Quanto (2006). E questi sono solo alcuni
estratti dai 18 Album ufficiali e per non
parlare delle varie raccolte… Insomma alla
fine del concerto mi trovo mia figlia Chiara
di tre anni e mezzo che canta Anima Mia e
Cucciolo !
E’ lei che vedendo Luca sui manifesti e dal
vivo gli chiede dove siano finiti tutti quei
capelli e lui, con la gentilezza di sempre, le
risponde che dopo la trasmissione televisiva “Bisturi”, a cui partecipò alcuni anni fa,
decise di prendere la palla al balzo e di
lasciare i capelli corti.
Ci accolgono come al solito con molta cordialità, d’altronde i Cugini sono fatti così
ed è forse anche per il modo di fare di
Ivano, Silvano, Nick e Luca che la gente li
segue sempre e loro continuano a girare
l’Italia ed il mondo come 37 anni fa, quando, nei teatri tenda, cantavano Anima
Mia….ed ancora oggi bambini ed adulti
cantano insieme i loro grandi successi!
Luca Storelli
Silvano Michetti
Campo de’ fiori
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NICOFILIA: un astro in asce
Modenese il più grande del m
Conosciuta da
anni negli USA,
Gran Bretagna,
Giappone, Argentina, Brasile, Danimarca
ed Olanda, la
collezione
di
pacchetti vuoti
di sigarette è
approdata anche da noi da
di Alfonso Tozzi
oltre due lustri,
ma solo in questi ultimi tempi
si nota un certo fervore fra i nicofili italiani, fervore forse dovuto alle varietà di marche che, nonostante tutte le leggi limitative, approdano giornalmente nei tabaccai
della Penisola.
L’origine della sigaretta è ancora incerta:
una versione afferma che fu ideata casualmente nel 1831/32 ad Akka (S. Giovanni
d’Acri), città di Israele nel distretto di
Haifa, sulla costa mediterranea, assediata
dai soldati egiziani guidati dal grande
Ibrahim Pascià, nella guerra contro i
Turchi, i quali, privi di narghilé e con l’irresistibile desiderio di fumare, avrebbero
usato i tubetti di carta svuotati dalla polvere da sparo e riempiti con il tabacco trovato sul posto.
Un’altra versione attribuisce invece la scoperta alla “genialità” di alcuni soldati inglesi sbarcati a San Giovanni d’Acri nel 1840
in seguito all’azione navale contro gli
Egiziani; questi militari, in sostituzione
delle pipe, sarebbero ricorsi al the, accartocciandolo in foglietti di carta.
L’unica cosa certa sembra essere la
località della “scoperta”: S. Giovanni
d’Acri e la data della comparsa in Europa
fra il 1840 ed il 1850 : da quel momento le sigarette si diffusero rapidamente
in tutti i continenti e svilupparono un
commercio, statale o privato, fra i più
proficui del mondo.
In origine la sigaretta, confezionata a
mano, venne ben presto eseguita a
macchina. Il trinciato, opportunamente
prescelto e mescolato in qualità, tipi di
foglia, aroma, ecc., viene caricato in una
tramoggia, quindi da un nastro di tela
viene trasportato su altro nastro di carta
velina, il quale si avvolge intorno al
tabacco, passando in un canaletto del
diametro della sigaretta. Qui avviene pure
la sovrapposizione dei lembi della carta
velina, l’incollatura o la graffatura. Questa
sigaretta continua (detta baco) viene poi
tagliata alla lunghezza voluta da un coltello circolare. Appositi rulli, prima che il
tabacco sia raccolto nel nastro, provvedono alla stampigliatura delle diverse marche
o all’applicazione delle strisce formanti il
bocchino.
Queste macchine, che sostituivano il lavoro di ben 48 arrotolatori a mano, permettevano di realizzare fino a 200 sigarette al
minuto! Oggi i metodi sono molto più sofisticati, veloci e tecnicamente più perfetti.
Create le sigarette, sorse di conseguenza
la necessità di doverle custodire, in quanto, fino a quel momento, vendute sfuse,
ossia “a peso” o “a numero”, erano frequentemente soggette a sciuparsi: nacque così, nel 1880, ad opera di un giovane inventore statunitense, James Albert
Bonsach, una macchina capace di confezionare il prodotto in pacchetti di dieci o
venti pezzi, così come testimoniano alcuni
rari esemplari conservati nei musei dei
rispettivi Paesi quali Nil-cigaretten
(Austria), Murad
(Canada),
Sublima
(Germania).
In Italia i primi pacchetti di Spagnolette
(come si chiamavano all’inizio le sigarette)
ORIENTALI, GIUBEK e DEL LEVANTE
apparvero all’inizio del Novecento e fu solo
nel periodo precedente la Prima Guerra
Mondiale che il Monopolio del Regno mise
in vendita le prime “NAZIONALI” e “MACEDONIA” in confezioni tipografiche molto
modeste e che, ancora oggi, rappresenta-
Claudio Rebecchi direttore del Tabacco Museum di
Modena - il più grande nicofilo del mondo
no il sogno nascosto di molti collezionisti.
L’evolversi della tecnica, la incessante pubblicità delle multinazionali hanno, via via,
perfezionato le modalità grafiche e conquistato al vizio e al collezionismo milioni di
persone.
La nicofilia nacque quasi subito, contemporaneamente alla comparsa dei primi
pacchetti e si sviluppò, negli altri Paesi,
molto rapidamente, tanto che in Francia
sorse a Bordeaux l’“Association del collectionneurs d’emballages de cigarettes et
Campo de’ fiori
7
esa nel collezionismo italiano
mondo con 152 mila esemplari
cigare” e in Giappone una rivista specializzata nella produzione locale.
Non essendoci un catalogo le quotazioni
risultano essere squisitamente amatoriali.
La quasi totalità dei nicofili ritiene giusto
corrispondere somme anche a tre cifre per
“pezzi” di particolare rarità o di un certo
pregio tipografico; qualcuno pur di entrare
in possesso di un pacchetto “di valore” ha
sborsato persino 1500/2000 euro.
Come in tutte le collezioni anche in nicofilia esistono delle tematiche accattivanti ed
estremamente interessanti ai fini della storia del costume; fra le più apprezzate: le
PUBBLICITARIE “Fram” (cartuccia per
motori), “INA” (assicurazioni), “ESSO”
(benzina); SPORTIVE “Sport”, “Goal”;
MILITARI “Marina Militare”, “Scuola di
Guerra Accademia Aeronautica”; CINEMATOGRAFICHE “Parigi Brucia”, “Attila”,
“Ulisse”, “Riso Amaro”; COMMEMORATIVE
ossia prodotte per occasioni particolari
quali “Jubileum” (1947), “Anno Santo”
(1950), “Fiera di Padova” (1952) e la
lunga serie delle “Fiera di Milano” ad iniziare dal 1932.
Non tutti i pacchetti sono apprezzabili però
dal punto di vista tipografico, ma lo sono
dal punto di vista collezionistico come le
“MILIT”, un tipo assai comune di sigaretta destinata ai nostri militari e posta in
vendita al prezzo di 50 centesimi dell’epoca; rarissimi e molto quotati sono i pochi,
pochissimi pacchetti sopravvissuti deside-
rati dalla maggior parte dei
nicofili.
Fra le moltissime rarità mi
sembra opportuno segnalare
le “EJA” (1927-1936) prodotte
in omaggio al grido fascista;
“ME NE FREGO” confezionate
ad Alessandria d’Egitto in
ossequio al celebre detto
mussoliniano;
“MORESCA”
(1934),
“AMBROSIANA”
(1950) che ebbero vita brevissima e tantissime altre.
I pacchetti di norma vengono collezionati vuoti, delicatamente scollati
ed opportunamente sistemati in
albums con cartelle di plastica,
badando bene ad
inserirli in ordine
alfabetico e di
nazione; lo stesso
vale per quelli in
cartoncino, mentre con un ordine a parte e personale vengono ordinati i pacchetti in metallo.
L’Italia, approdata, come si è detto, solo di
recente a questo tipo di raccolta, vanta
tuttavia la presenza del più grande collezionista del mondo: l’emiliano Claudio
Rebecchi, possessore di oltre 152 mila
esemplari di 300 Paesi, accertati dal
Guinness dei primati e collocati nel
“Tobacco Museum” di Modena, unico
al mondo per numero di pezzi, realizzato
dal Rebecchi e dallo stesso curato.
Il Nostro ha iniziato a collezionare nel
1962 e conta fra i pacchetti più importanti
anche le scatole delle sigarette personali
di re Gustavo V di Svezia e moltissimi altri.
E’ appena il caso di segnalare che, accanto a questo collezionismo, se ne sta sviluppando uno nuovo, assai curioso, relativo alle scritte che la legge antifumo impone dover essere stampate sui pacchetti:
c’è chi ha collezionato finora tutte “le scritte” con preferenza a quei pacchetti dove le
avvertenze sono stampate in più lingue:
stranezze del collezionismo!
La nicofilia non è ricca di letteratura ma è
opportuno chiudere queste note segnalando un simpatico volumetto “La sigaretta”
(Storia, vizio, confezione), edito qualche
anno fa da Idea Libri, scritto da Roberta
Maresci, nota giornalista RAI, autrice di
successo. Il libro, oltre a fornire importanti notizie storiche, riproduce numerosi pacchetti, molti dei quali probabilmente non
conosciuti da tutti i nicofili.
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Campo de’ fiori
Roma che se n’è andata: luoghi
Il Porto di Ripa
Il Porto di Ripa Grande non esiste più,
anche questo, come il Porto di Ripetta, è
scomparso con la costruzione dei famosi
muraglioni.
Ettore Roesler Franz, l’acquarellista di
Roma, ci ha lasciato una testimonianza
scritta secondo la quale furono proprio
quei lavori di sistemazione delle sponde
del fiume che lo indussero a cimentarsi
nella non facile impresa di conservare, con
l’ausilio del suo pennello, quanto più era
possibile degli aspetti di quella Roma che
rapidamente e inesorabilmente era destinata a scomparire.
Furono proprio quei lavori, infatti a determinare una trasformazione assolutamente
radicale del fiume di Roma, tanto da fare
assumere alla stessa città un aspetto assolutamente nuovo. Se osservi il dipinto dal
titolo “Sponda destra del Tevere a monte
di Ripa Grande”, eseguito dall’artista nell’anno 1885, potrai notare le sponde del
fiume coperte di vecchie case sporgenti
nell’acqua con i balconi, le terrazze e i
giardini di agrumi,
unitamente a numerosi avanzi di Mura e
di Torri sparse, particolari questi che
concorrono a determinare un quadro
suggestivo pieno di
ricordi ormai cancellati dai grandi muraglioni eretti a difesa
delle sponde.
Il Porto di Ripa
Grande si estendeva
tra il Ponte Sublicio,
il primo ponte che la
storia dell’Urbe ricordi, fatto costruire da
re Anco Marcio, e
occupava
buona
parte
dell’attuale
LungoTevere Ripa,
immediatamente a
valle dell’Isola Tiberina.
Fin dal XIV secolo il
Porto venne ricordato negli Statuti di
Roma e costituì per
lungo tempo l’approdo, non solo per le
navi mercantili, ma
anche per quelle
militari. Sisto V, Felice Peretti, 1585 - 1590,
proprio dal Porto di Ripa Grande, salutò le
galee pontificie che andavano a combattere i Turchi al comando del Cardinale
Oliviero Carafa e, in questo approdo, in
epoca antecedente i ricordati lavori, era
facile vedere ancorati i velieri, prevalentemente siciliani, sui quali i romani salivano
ben volentieri per bere dell’ottimo marsala. Proprio al vino era titolata una delle
Corporazioni esistenti a Roma che comprendeva il “Collegio dei Sensali di Ripa e
Ripetta “ e che, per volere di Paolo V,
Camillo Borghese, 1605 - 1621, contava
venticinque membri e aveva sede presso
la Chiesa di S. Maria dell’Orto, ubicata in
prossimità dell’approdo trasteverino alle
spalle dell’edificio della Manifattura dei
Tabacchi.
“L’Università dei Barillari” sorta nel
Quattrocento, aveva, invece, sede nella
Chiesa di S. Maria in Cappella, oggi posta
sul LungoTevere Ripa, il cui attributo si
vuole derivato dal termine “Coppella”,
ossia quella caratteristica misura a forma
di piccolo barile che si associava con gli
addetti allo scarico del vino dalle imbarcazioni attraccate al Porto di Ripa Grande.
Voglio qui ricordare come, all’epoca, le
botteghe di Roma venissero raggruppate
seguendo una logica di criterio topografico, che contribuì a caratterizzare alcune
zone della città per cui a Ripa Grande
erano dislocati numerosi magazzini di vini,
salumi, frutta, piante ed altre merci, tutte
provenienti via mare.
Va da se che in prossimità del Porto di Ripa
Grande non potevano mancare le Osterie e
alcune di queste furono riprodotte in
numerosi dipinti, come nel caso di un
famoso interno di Franz Catel dal titolo
“Luigi di Baviera all’Osteria di Anglada a
Ripa Grande”, dedicato al capitano spagnolo don Raffaele d’Anglada che, divenuto proprietario di una spaccio di vini a Ripa
Grande, forniva vini vecchi al Casino di
Malta, dove si davano convegno intere
comitive.
Correva l’anno 1824 allorquando il Principe
di Baviera, in procinto di salire al trono con
il nome di Ludwig I, visita Roma, il dipinto
di cui sopra lo ritrae seduto su una panca
con il braccio levato verso l’Oste che accorre prontamente. Numerosi i personaggi
riprodotti: lo scultore Thorvaldsen, il Conte
Karl von Seinsheim, l’architetto Leo von
Klenze che, ispirandosi al Rinascimento italiano, darà nuovo volto alla capitale bavarese, il pittore - scultore Joh. Martin
Wagner, il pittore Philipp Veit, il medico
personale di Luigi dottor J. Ringseis e,
ancora, il pittore Julius Schnorr von
Carolsfeld, il maresciallo di Corte von
Gumppenberg, e, naturalmente, lo stesso
autore della tela.
Non potevano peraltro mancare le storie
d’amore legate a questo grande approdo e
Johann Wolfgang Goethe, nelle sue
“Romische Elegien”, mise in risalto un
motivo dichiaratamente romantico e arricchito da una nota di sensuale fragranza,
estrapolata dalle chiassose giocondità tipiche dell’Osteria romana di quei tempi.
Racconta il poeta di tale Faustina:
“ … qui stava la nostra tavola e c’erano,
torno torno, dei tedeschi, così, alla buona
… / la piccola cercò un posto, a me di faccia, vicino alla madre; e tanto smosse la
panca e così bene seppe armeggiare, che
mi scoprì alla vista il viso e tutto il collo …
/ più forte ella parlava che non usino le
Campo de’ fiori
9
i, figure, personaggi
Grande
romane; si mise a mescere, si volse a
guardarmi, versò e sbagliò il bicchiere … /
il vino fluì sulla tavola ed ella col dito grazioso cominciò a tracciare umidi cerchi sul
legno … / e il mio nome intrecciò col suo
… / alfine tracciò rapida il segno del cinque
romano e, non appena l’ebbi visto, intrecciò cerchi su cerchi per cancellare lettere e
cifre … / ma restò impressa nel mio occhio
e nel mio cuore l’immagine deliziosa del
quadro … “
Un appuntamento fissato con estremo
garbo e astuzia e infine mantenuto dalla
bella Faustina, che di certo avrà fatto prediligere ancor di più l’Osteria al quarantenne Johann Wolfgang, il quale non trascurò
mai quella frequentazione, unitamente alla
visita ai barconi attraccati al Porto di Ripa
Grande in un’epoca che vedeva nel Tevere
la sola grande via di comunicazione.
Ludwig I di Baviera, nello storico locale “la
Campana”, fece posare un marmo per
commemorare il soggiorno dell’autore di
Faust “ … in questa Osteria soleva recarsi
Johann Wolfgang Goethe durante il suo
di Riccardo Consoli
soggiorno a Roma negli anni 1786-87-88
… “, correva l’anno 1865 e quel marmo,
non sai quanto a torto, taceva della bella
Faustina.
Roma è una città piena di preti e il poeta,
ma non solo lui, è memore di questo noto
adagio: “ … quando sei in Roma fai ciò che
i romani fanno … / se è giunta l’ora del
pranzo, vai alla ricerca di un prete … /
accodati a lui, seguine le orme … / non
dovrai aspettare a lungo, Roma è città di
Papi, così piena di preti, la maggior parte
dei quali è qui per una breve visita e deve
mangiar fuori, quindi conoscono dove
poter desinar bene e bere con poca spesa
… / un simpatico prete rubicondo sulla
mezza età potrebbe verosimilmente rappresentare la tua guida ideale … / egli ti
condurrà ad una buona Osteria dove pietanze e vino sono senz’altro eccellenti e a
buon mercato … ”
Del Porto di Ripa Grande non restano che i
grandi anelli di attracco fissati ai muraglioni, oltre ad una interminabile fila di portoni chiusi a ricordo degli antichi fondachi, le
celebri “stanze di Raffaello”, come qualche
insigne studioso identificava “l’Osteria di
don Raffaele d’Anglada”, non sono riportate in nessuna guida perché semplicemente
non esistono più, esse sono note soltanto
da alcuni eruditi viaggiatori, della gloriosa
scritta poi “Spagna - Vini diversi stravecchi”, ormai nessuna traccia.
A guardia del Porto di Ripa Grande insistevano due Torri ormai scomparse per consentire la costruzione dell’ex Ospizio di San
Michele e del LungoTevere Aventino, di
quello che fu il glorioso Porto oggi soltanto due scalinate con altrettante sconnesse
discese convergenti su quella che era la
Ripa Grande; il vero grande Porto di Roma,
un Porto con tanto di lanterna è sparito, i
muraglioni, che pure hanno salvato la città
dalle periodiche inondazioni, sono riuscite
a ridurre a semplice corso d’acqua senza
carattere quello che fu il fiume del Mito e
della Storia.
10
Campo de’ fiori
di Carlo Cattani
Non è da tutti essere un appassionato di
musica ed avere una zia ultranovantenne
gran virtuosa della chitarra … quella per
le fettuccine! Le fettuccine alla chitarra
in duetto con un gran ragù sono ….
MUSICA sublime per le fauci e, gli “accordi” di una mia cara “zietta” Abruzzese eseguiti con la SUA chitarra, sono da … registrare … sul piatto!
Ma non è di fettuccine alla chitarra che
voglio parlarvi in questo nuovo appuntamento, bensì di rock fatto in casa … ma
che dico … di fettuccine in Abruzzo… o su
via, sarà per il calo glicemico che mi assale nell’ora in cui ho spazio per scrivere MA
IO voglio parlarvi de “IL ROCK IN ABRUZZO”, il libro!
Questo mese, ho il grande piacere di consigliarvi la lettura di un libro che, sebbene,
uscito da qualche anno, non dovrebbe
mancare nella libreria di un cultore di
vicende del mondo della musica: “IL ROCK
IN ABRUZZO”, un volumetto di oltre 200
pagine edito nel 2000 dalla “Ecam Lab
Edizioni”, ad opera del 45 enne giornalista
e scrittore (è capo servizio del quotidiano “IL CENTRO”) Luigi Di Fonzo, natio di
Pescara.
Il libro si pone l’obiettivo di documentare
vicende ed individuare personaggi, formazioni musicali, istituzioni, iniziative, luoghi,
che hanno contribuito alla nascita della
cultura “pop-rock” e al successivo sviluppo
di quel panorama musicale in Abruzzo,
partendo dal secondo dopoguerra, con
una sintetica ma esauriente analisi del
fenomeno delle bande paesane; abbiamo
modo di apprendere, così della diffusa
resurrezione, alla fine dei ’40, delle bande
di paese …<insiemi musicali…in qualche
caso di “fortuna” … creati per sostenere,
una volta all’anno, la processione del
Santo Patrono … rappresentanti della tradizione e della storia di un paese, istituzione aggregante della comunità, nonché
la fucina di bravi musicisti > (L.DiFonzo)
…. oltre 100 complessi tra bande paesane
ed orchestre private, disseminati tra
l’Abruzzo costiero e l’Abruzzo montanaro,
costituivano l’ossatura dell’intrattenimento
musicale agli inizi degli anni ’50, a testimoniare la voglia di rinascita dopo gli anni
di buio culturale e povertà quotidiana dettati dal periodo bellico … “LEONESSA D’ITALIA”, “LUPA D’ABRUZZO”, solo per citare alcuni di questi organici bandistici,
accoglievano giovani “orgogliosi” di appartenervi! I tempi scorrono e altre formazioni musicali hanno modo di farsi apprezzare negli stabilimenti “a la page” della
costa Abruzzese o nei ritrovi giovanili
Pescaresi, Teramani, Chietini e degli altri
Capoluoghi e grossi centri urbani della
Regione, nei concorsi, in serate “memorabili”. E via con “I Lampioni”, “I Nassa”, i
“Guitar Boys”, “Gli Angeli”, i “Jaguar’s
Brothers” e tanti, tanti altri.
I “fermenti culturali” Abruzzesi si andava-
no gradatamente ravvivando, compatibilmente con la disponibilità delle risorse
economiche, la musica, nelle sue varie
forme, anche contaminata dalle “importazioni sonore e stilistiche” d’oltre Atlantico,
costituiva la “motrice” ed il substrato per
iniziative di varia natura. I personaggi, le
iniziative, gli epicentri di questa “movida”
Francesco Lenin D’Alessandro detto
Nino Dale
Campo de’ fiori
11
Mare, Monti ....Musica!
Il R ock in Abruzzo
il libro del giornalista e scrittore Luigi Di Fonzo:
intervista all’autore
musicale Abruzzese della seconda metà
del ‘900 ci sono tutti e la narrazione di
Luigi non omette riferimenti ad avvenimenti sociali di carattere Nazionale che, in
taluni casi, hanno pesato sui destini delle
iniziative e dei personaggi raccontati.
Certamente, qualcuno non si sarà ritrovato
nel fiume di nomi e formazioni, ma lo sforzo di Luigi Di Fonzo di rintracciare con
accuratezza la genesi di personaggi, eventi ed iniziative, ben oltre il semplice stringato dato per un censimento, si coglie e si
apprezza nella sua appassionata esposizione e competente analisi.
Contribuiscono ad arricchire la profondità
dell’argomento, le interviste ad alcuni
musicisti che, nati in Abruzzo, si sono
distinti nel più vasto panorama artistico e
manageriale Nazionale: pensiamo a Franz
Di Cioccio (PFM),Tony Pagliuca (Le Orme),
Vincenzo Caporaletti (Pierrot Lunaire),
Pino Ballerini e Franco Sabatino (Rovescio
Della Medaglia), Mario “The Black” Di
Donato musicista e pittore, Mimmo
Locasciulli, Umberto Palazzo (Santo
Niente) … l’indimenticabile Ivan Graziani:
di lui, in verità , ne parlano sua moglie,
Anna Maria Bischi, Nino Dale, il suo capo
orchestra nella formazione “Nino Dale and
his modernist “ negli anni ’60 , esperienza
alla quale Ivan dedicherà una propria
composizione presente sul disco “Ivan
Graziani” del 1983 … Il libro, nel finale,
offre ancora spunti d’ interesse, con due
sezioni: una dedicata ad un censimento
dei gruppi pop-rock Abruzzesi attivi nel
secondo cinquantennio del ‘900 e l’altra
dedicata ai “fans club” e alle “fanzines”
(quelle pubblicazioni a carattere amatoriale dedicate ad un artista, una band, un
genere musicale) … sempre rigorosamente
Abruzzesi. Insomma, se ci riuscite,
ACCATTATEVILLO ! ! !
Ed ora spazio all’autore, Luigi Di Fonzo,
incontrato tempo fa, lungo i “viali virtuali”
della posta elettronica .
Fuori scena…<…ziaaaaa … ancora
due “accordi in maggiore” … nel
piatto, grazie ! >
L’intervista .
Carlo: Ciao Luigi, stavolta le domande le
faccio io … raccontami delle tue origini.
Luigi: Beh, trovarmi “dall’altra parte”, con
il taccuino degli appunti chiuso e la penna
“incappucciata” … pronto per essere intervistato, mi imbarazza un po’ … ma proverò a rispondere alle tue “raffiche” …
Dunque, partiamo da lontano, da molto
lontano … sono nato a Pescara nel 1962,
sono sposato e con due figli bellissimi!
Attualmente rivesto la funzione di caposervizio nell’ambito del quotidiano “IL CENTRO”, occupandomi delle pagine della provincia di Pescara. Il giornale è sempre
stato di casa … in casa mia! Sin da piccolo, mio padre, ferroviere, riportava copie
del MESSAGGERO e della GAZZETTA DEL
MEZZOGIORNO, i suoi quotidiani preferiti.
La lettura del giornale, posso affermare,
era sacra!
continua a pag. 12......
Campo de’ fiori
12
...continua da pag. 11
La dimestichezza con questo “media” l’ho
acquisita a partire dalla scuola media e, le
prime avvisaglie della mia inclinazione al
giornalismo, i “semini” della professione,
sono di quegli anni e del successivo periodo di frequentazione dell’istituto d’arte:
ricordo, con una punta di commozione,
l’entusiasmo dei “giorni” del giornalino
scolastico dell’Istituto presso il quale mi
sarei diplomato in fotografia e grafica.
Negli anni dell’Università a Napoli, ho
instaurato delle collaborazioni con il MESSAGGERO e, per IL MATTINO di Napoli ho
realizzato articoli nell’ambito dell’inserto
del mercoledì dedicato al mondo
dell’Università. L’attivismo nel mondo della
musica si avvia in concomitanza con la
mia elezione a segretario provinciale
dell’ARCI di Pescara negli anni dal 1980 al
1983; proprio in questo arco di tempo si
collocano le rassegne “E la musica divene le “Lezioni-Concerto”.
ne cinema”
Successivamente, siamo nel giugno ’84, in
una Villetta Barrea (AQ) ancora sconvolta
dal terremoto del maggio dello stesso
anno, organizzai la rassegna “Rock contro
il terremoto”, con la partecipazione, a titolo gratuito, di diverse bands. Poi andai a
Napoli, dove per conto della UISP curavo
le pubblicazioni del giornalino “BY -PASS”;
qui entrai in contatto con l’ambiente artistico musicale e non solo… tra tanti conosciuti in quel periodo cito i BISCA, i 666 sul
fonte musicale, il regista Mario Martone, i
pittori Lucio Amelio e Nino Longobardi. Nel
1986 … mi aprono un giornale in casa … a
Pescara, ”IL CENTRO”!
….
torno a
Pescara!
Carlo: … la musica al “CENTRO” delle tue
attenzioni e del tuo lavoro al “QUOTIDIANO” ….
Luigi: la prima idea fu di parlare della
Città (Pescara) trattando degli avvenimenti della musica rock che l’avevano
vista e vedevano come palcoscenico: era
il 1990. L’allora direttore Carlo Pucciarelli
elogiò questa impostazione e ciò rappresentò uno sprono a continuare su questa
linea per diversi anni. Ad agosto del 1994
la mia serie di articoli si concluse con un
Ivan Graziani
grande concerto
dal vivo al noto
impianto polifunzionale della città
di Pescara “LE
NAIADI” con l’esibizione di molti dei
gruppi storici Pescaresi e la concomitante pubblicazione di un cd realizzato con il fondamentale contributo de “IL CENTRO”. Da allora,
raccogliendo anche i suggerimenti
provenienti dall’ambiente musicale locale, iniziai
a raccogliere materiale del passato e a tenermi aggiornato sugli avvenimenti contemporanei.
Nel frattempo, essendo “emigrato”
come caposervizio prima a L’Aquila e poi a
Chieti (dal ‘96 al ‘98), riproposi l’idea di
recuperare la “storia del rock” di queste
città con l’ausilio prezioso dei miei collaboratori di redazione .
Carlo: il culmine di tutto questo lavoro
certosino di raccolta di materiale si concretizza nel 2000 ….
Luigi: si, nel 2000 ho pubblicato il libro
“IL ROCK IN ABRUZZO”, arricchito da
un’appendice che costituisce una sorta di
censimento
delle bands pop-rock
Abruzzesi, con rilevazione a partire dagli
anni ’50 per arrivare a citare gruppi fin
sotto al periodo di chiusura dell’edizione
da dare alle stampe … direi una catalogazione “tendente” alla completezza … ho
affidato le pagine conclusive del libro al
giornalista Antonio Ranalli che ha fornito
un prezioso contributo dedicato a fanzines e fans club “targate” Abruzzo. Il libro
oggi avrebbe bisogno di
un’edizione
aggiornata e per una seconda edizione
avrei bisogno di poter contare su un editore dalle più ampie
possibilità distributive. Il libro è passato fra le mani di
musicisti e critici,
con diverse positive recensioni sulla
carta stampata e
sul web … anche il
mitico (nda: davvero mitico) RED
RONNIE ne ha
parlato. La struttura del libro, ribadisco, è semplice: la
storia, alcune interviste, il censimento e la breve appendice sulle fanzines e fans club.
Franz Di Cioccio
Tra i personaggi intervistati manca, purtroppo, il grande Ivan Graziani ma ne parlano sua moglie e il mitico capo orchestra
Nino Dale (nda: è uscito da poco “W
IVAN” un cd e dvd –Sony Bmg con 17
brani e tante immagini inedite del grande
chitarrista/cantautore Teramano scomparso all’età di 52 anni nel gennaio del ‘97) e
di Luigi Martelli alias “LOU X”, un rapper
che all’epoca non era molto disponibile a
parlare con i giornalisti .
Carlo: approssimandoci alla conclusione
della nostra chiacchierata, parlami dei tuoi
ascolti musicali in gioventù e “dove ti portano le orecchie” ….
Luigi: musicalmente sono cresciuto con il
rock dei Led Zeppelin e dei Deep Purple,
con il progressive di Emerson Lake &
Palmer e dei Genesis. Amo gli Inglesi e la
musica inglese ma salvo tutti gli italiani
della scena musicale dei ’70, dalle Orme
alla PFM, dal Banco Del Mutuo Soccorso ai
Pierrot Lunaire, per citarne alcuni. Ora
provo emozioni ascoltando i Nirvana e i
R.E.M. e mi piacciono anche … i nuovi
gruppi pop rock Abruzzesi!
Carlo: c’è altro tuo materiale letterario da
annoverare accanto all’esperienza de “IL
ROCK IN ABRUZZO”?
Luigi : confesso tutto: ebbene si, ho scritto brevi saggi di sociologia e due libri di
poesia: “L’Alfabeto dei ricordi” (1986) e il
poemetto “Scatola nera” (1989) ispirato al
disastro di Ustica. Alcune mie poesie sono
presenti in antologie e ho partecipato alle
rassegne internazionali “Ghiribizzi” al
Teatro dell’Orologio di Roma nel 1990, al
“1° Reading di poesia contemporanea” al
Convento San Francesco in Agnone nel
1991, alla manifestazione “Quattro Poeti”
a Castelbasso nel 1991, e a “Versi e
Controversi” al Florian Espace di Pescara
nel 1992.
(Per contatti : [email protected] ).
Campo de’ fiori
15
Transformers
di
M. Cristina Caponi
Transformers. Usa, 2007; genere: azione; regia: Michael Bay; sceneggiatura:
Alex Kurtzman, Roberto Orci; interpreti:
Shia LaBeouf, Megan Fox, Josh Duhamel,
Tyrese Gibson, John Turturro, Jon Voight,
Anthony Anderson, Rachael Taylor, Michael
O’Neill, Sophie Bobal, Charlie Bodin; fotografia: Mitchell Amundsen; costumi:
Deborah Lynn Scott; musica: Steve
Jablonsky; distribuzione: Universal
Pictures; durata: 144 minuti.
Cosa resterà di questi anni ’80? Così cantava, alla fine del decennio, Raf in una sua
celebre canzone. Di sicuro, nell’immaginario collettivo della generazione cresciuta
tra la fine dei ’70 e l’inizio degli ’80, sono
rimasti i mitici Transformers. Tali mutanti
suscitarono scalpore, dapprima come linea
di giocattoli nata in Giappone e prodotta in
America dalla ditta Hasbro, poi il loro successo aumentò, fino a che vennero realizzati fumetti, giochi, una serie tv e, addirittura, un lungometraggio (Transformers:
the movie). Con incredibile sagacia, quindi, il regista tutto muscoli e testosterone
Micheal Bay ha pensato bene di rispolverare un “classico” e adeguarlo ai giorni del
world wide web. Per portare a termine tale
missione (definirlo film sarebbe un’iperbole), l’autore di Pearl Harbour e
Armaggedon ha richiesto al suo fianco un
autore infallibile quale Steven Spielberg,
qui in veste di produttore esecutivo. Il
risultato? Triplice: un blockbuster da 150
milioni di dollari, discreta accoglienza da
parte della critica e orde d’ex “teen ager”,
al giro di boa dei loro trenta anni, in coda
al cinema.
Lunga vita ai transfomers!
Nella torrida estate del 2007, orfani
dei vari Spiderman, Batman,
Superman &CO, i terrestri vedono
minacciata la loro vita dai malefici
Dece-pticon (Starscream, Blackout,
Brawl,
Barricade,
Frenzy,
Bonecrusher, Scorponok) e dal loro
incontrastato leader, il terribile
Megatron. Ma niente paura, a proteggere la razza umana intervengono
gli Autobot: macchine dal cuore, ops
motore d’oro, che stringono amicizia
con il timido e imbranato adolescente Sam Witwicky (alias Shia LaBeouf)
e con la bella e decisa Mikaela
(Megan Fox). Saranno questi ultimi a
far sì che il magico Cubo d’Energon,
ovvero il potere supremo capace di
infondere linfa vitale ai Transformers,
torni in possesso d’Optimus Prime,
Bumb-lebee, Jazz, Ironhide e
Ratchet, i cinque robot buoni.
Ma cosa possiamo mai aspettarci da
questo roboante e, soprattutto, robotico prodotto a stelle e strisce? Per
prima cosa una lunga indigestione,
date le due ore e un quarto d’improbabili battaglie iper- tecnologiche, realizzate grazie all’In-dustrial Light and Magic di
George Lucas. Eccessivamente lungo si
rivela il prologo iniziale in cui i cosiddetti
“extra terrestri non biologici”, come li definisce il governo americano, attaccano a
sorpresa le truppe militari USA, stanziate
in Qatar. Ma a mettere seriamente in pericolo la resistenza del pubblico sono, in
primo luogo, le insopportabili espressioni
facciali del tanto declamato astro nascente Shia LeBeouf (lo rivedremo presto nell’atteso Indiana Jones), spinte fino al
parossismo della caricatura. Per finire, stendiamo un velo pietoso sui
dialoghi e sulla consistenza dei per-
Bandiere dal mondo
Sapresti dirci a quale nazione appartiene
questa bandiera? Il primo che indovinerà e
ne darà comunicazione in redazione riceverà un simpatico omaggio dalla Gioielleria
Ponte Vecchio
sonaggi “in carne ossa”…
Dove sono finiti Jon Voight de Un uomo da
marciapiede o John Turturro de La tregua?
Sono rimasti inghiottiti dal bluescreen,
davanti a cui recitano?
Di sicuro sono stati triturati dai meccanismi dello star system Hollywoodiano; ma,
in fondo, come direbbe Optimus Prime con
filosofia spicciola: “In te c’è molto più di
quel che vedi”. Speriamo che, alla fine,
anche questi due grandi attori se lo ricordino.
E, con una morale degna delle frasi tratte
dai cioccolatini, cala il sipario sul kolossalbaraccone di Micheal Bay.
Un marchio registrato presso la camera di commercio proprio per la necessità di sottolineare la profonda differenza strutturale e didattica che fà una vera scuola di danza.
La Scuola Superiore Di Danza Honey, nell’interesse primo degli allievi, rispetta norme e didattiche professionali nell’insegnamento dell’arte della danza.
I pavimenti tecnici, in legno rialzato e molleggiato, assorbono le vibrazioni impedendo alle stesse di ripercuotersi sulla
muscolatura e sulle ossa.
Lo staff degli insegnanti è di elevatissimo livello artistico ed in possesso di laurea di insegnamento conseguita in accademie nazionali o straniere. Il che dimostra e attesta una profonda conoscenza, oltre che della disciplina della danza e
della storia della danza, dell’anatomia del corpo umano (importantissima quando si parla di bambini che hanno una
muscolatura diversa ad ogni fascia di età e ad ogni tappa del personale sviluppo fisico), della grammatica musicale e del
solfeggio (necessari nello studio della danza perché insegnano a capire il tempo ed il ritmo della musica, creando nell’allievo la capacità di muoversi ed esprimersi sulla musica, senza il diseducativo bisogno di contare i passi...). Per questo
è importate affidare i propri figli ad una scuola di danza e ancora più importante conoscere l’esperienza artistica e di
studio dell’insegnante destinato a seguirne il percorso.
Nella Scuola Superiore di Danza Honey l’unico obiettivo è quello di promuovere la vera danza ed ogni risorsa, sia economica che commerciale, è volta a migliorare e perfezionare questo servizio.
Tutti gli insegnanti lavorano sotto la direzione artistica e tecnica del Maestro Fabrizio Bartoli , considerato uno dei più
grandi Maestri di danza che abbiamo in Italia. Proprio per il suo valore e per la sua autorità artistica è stato scelto
dall’ANAD a scrivere e redigere un manuale sull’insegnamento della danza, rivolto esclusivamente agli insegnanti. Un
libro che verrà pubblicato in questi giorni e che delinea e cataloga il metodo di insegnamento della danza dal 1° all’8°
corso .
La Scuola Superiore di Danza Honey è fiera di poter dare un servizio così prestigioso ai propri allievi, con un percorso di
studio monitorato costantemente sia dai Docenti Honey, sia dai Maestri Ospiti che vengono chiamati periodicamente a
tenere lezioni di perfezionamento e approfondimento delle varie tecniche della danza.
A Luglio 2007, con grande soddisfazione di tutta la Honey e a riscontro della grande preparazione che hanno ricevuto,
sono già state selezionate tre ragazze per entrare a far parte di importanti Compagnie di Balletto. Le ragazze, della “tenera” età di sedici-diciassette anni, Valeria Profili, Benedetta Lanzi e Federica Casadidio, avranno così modo di iniziare una
esperienza lavorativa di grande formazione artistica.
Una scuola dove le future prospettive di lavoro diventano realtà e dove nulla è lasciato al caso e all’improvvisazione….
Campo de’ fiori
18
Associazione Artistica Ivna
Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana
condividono l ‘arte
L’ARTE PER MARIO ANNESI, MARIO ANNESI PER L’ARTE
a cura della Prof.ssa Maria Cristina Bigarelli
Fin da adolescente Mario Annesi rivela
capacità creatrici pittoriche che lo affascinano e lo gratificano, permettendogli di
esprimersi in maniera spontanea ed autentica. Grazie agli studi specialistici, acquisisce la consapevolezza del suo talento. Ha
la fortuna di incontrare personaggi e artisti
affermati che lo incoraggiano e lo stimolano a studiare nuovi sistemi, nuove tecniche, applicati in sintonia con l’arte classica.
Un soggetto può essere rivisto, rivisitato,
ricostruito e ridipinto con tecniche più tradizionali. Si tratta di una strategia e di un
metodo che danno l’opportunità di accostare il “vecchio” ed il “nuovo”, il passato ed il
presente, partendo dai concetti propri dei
macchiaioli e degli impressionisti, in una
forma non proprio realistica, riprendendo i
tratti figurativi. Incuriosire, stimolare l’osservatore, suscitare sentimenti e idee sono
alcune delle finalità dell’artista Annesi.
Qualcuno ha detto che il quadro è lo specchio dell’anima, quindi qualcuno ci si può
rispecchiare. E l’Artista ? L’artista è un personaggio che traduce, che codifica certe
cose per sé ed anche per gli altri. Le interpretazioni di un’opera d’arte e le associazioni ad essa legate possono essere molteplici. Quando l’artista si esprime, crea un’opera che già risiede nella mente, è come se
fosse su carta e nell’attimo che la esegue,
riproduce soltanto ciò che vede. Può dare
delle correzioni, però l’impatto dell’immagine già esiste, perché l’impulso dell’artista
che si esprime è compiuto. In questo passaggio molto veloce c’è un punto di unione
tra tutte le arti: la meditazione e l’armonia.
La formazione artistica, attraverso la quale
passa Annesi, avviene in seguito ad un
percorso intenso di studi, che gli permette
di conoscere, osservare, imparare il mestiere dell’arte nelle sue forme più ampie, ma
anche nelle sue tecniche più specifiche e
settoriali, portandolo ad assumere una
fisionomia attuale, scevra da accademismi
spinti e restrittivi, pregna di saggezza
espressiva, dovuta al suo spontaneo atteggiamento intuitivo e particolarmente umile
nei confronti della “materia” che riproduce,
quasi a voler dire al visitatore, all’osservatore delle sue opere e, perché no, a se stesso, quanto sia complessa la realtà e quanto
interessante sia il peculiare oggetto da
riproporre in chiave artistica variegata nelle
sue tecniche, nelle scelte del colore, nello
stile che esso assume. Così, del tutto svincolata da rigidi formalismi e da applicazioni
casuali del tratto, del colore, in una
ambientazione dell’immagine sostenuta da
finezza ed impeto riproposta con acrilico,
olio su tela, su carta, o utilizzando l’arte
ceramica. Si ha la percezione di trovarsi di
fronte ad un Artista con la A maiuscola
quando con chiarezza linguistica e linearità
di pensiero Annesi rivela di non avere una
predilezione per un particolare tipo di tecnica o per una peculiare fonte di ispirazione, bensì di proiettarsi in più versanti, partendo dal formale per poi sfiorare ed inoltrarsi nell’informale, astraendo la realtà. La
sua è una vera e propria filosofia del colore, della forma, del tratto, della realtà presente e passata impressa, immortalata
nelle sue splendide opere che aiutano a
migliorarci,
ad
amare la vita in
modo più libero dai
“ganci” della nostra
artificiosa società ,
seppur disciplinata
dalle regole della
intrinseca grammatica
pittorica.
Davanti alle opere
di Mario Annesi si è
indotti a meditare,
spaziando
da
Platone a Kant, da
Brandt ai filosofi
più d’avanguardia
del nostro tempo:
nella prospettiva
platonica e kantia-
na sembrerebbe impossibile riflettere
filosoficamente su
un’immagine. In opposizione Brandt si
diletta a far esprimere i pittori come se
fossero dei filosofi;
un po’ il senso dei
colloqui avuti con Mario Annesi
Mario che, attraverso il suo mondo intuitivo, mostra i suoi
pensieri e sviluppa così una originale idea
filosofica del tutto personale, vissuta, interpretata, e riprodotta, prima, dall’ispirazione
e, poi, dall’azione; una filosofia cui possiamo accostarci oltre che con i sensi anche
con un flusso di pensieri che trovano pace
e loco nell’opera d’arte di Mario Annesi.
Viterbo - Roma - Civita Castellana
Vallerano - Porto D’Ascoli
www.lisi-bartolomei.com
6 colorazioni per 20 sport
PESCA, BICICLETTA, PATTINAGGIO
-
INUIT
polarizzante giallo
Ideale in condizioni di leggera luminosità (alba, tramonto o cielo coperto).
Contrasta i riflessi dell’acqua, per vedere meglio i pesci.
Attenua il riverbero sul manto stradale e sulla carrozzeria.
Permette una visione nitida per individuare le imperfezioni stradali
SCI (in condizioni di foschia), TIRO A SEGNO, CACCIA,
TIRO CON L’ARCO
APACHE
arancio
- Protegge gli occhi dalla luce diffusa permettendo agli sciatori di distinguere la
pendenza della pista e le gobbe, in condizioni di foschia o neve.
- Offre un contrasto ottimale, quindi una grande puntualità di visione, ideale per
coloro che prediligono sport di precisione.
GOLF, TENNIS
MASTER
marrone
- La media intensità della colorazione, rende la visione favorevolmente resistente
alle variazioni di luminosità sul green o al coperto.
- Migliora i contrasti per una mira più precisa e per non perdere di vista la pallina
in volo.
SPORT ACQUATICI, SPORT IN SPIAGGIA
MISTRAL
Polarizzante Marrone
- Migliora il contrasto.
- Elimina l’abbagliamento da riverbero sull’acqua e sul ponte della barca.
Ideale per chi pratica sport acquatici e da spiaggia.
ESCURSIONISMO, ARRAMPICATA, MOUNTAIN BIKE, SCI
- Tonalità concepita per gli sport all’aria aperta in cui gli occhiali da sole
sono indossati tutto il giorno.
- Ottima restituzione dei colori a favore di una buona percezione dei
dettagli del panorama ed un minore affaticamento visivo.
ALPINISMO, SCI SU GHIACCIAI
- Offre una protezione ottimale ad alta quota. La luce trasmessa dal sole
attraversa uno strato sottile dell’atmosfera: l’aggressione dei raggi UV e
la luminosità sono estreme, tanto più che la luce viene riflessa sulla neve
e sulla roccia.
TOUAREG
marrone
SHERPA
marrone
Questo tipo di lente offre 6 differenti colorazioni adatte a ogni tipo di sport:
i due criteri principali delle colorazioni sono l’assorbimento della luce blu
e la percezione dei colori
Campo de’ fiori
21
L ARCO DI COSTANTINO:
SIMBOLOGIA E SIGNIFICATO
Tra il Colosseo e l’Arco
di Tito, sull’antica Via
dei Trionfi romana, al
“confine” tra il Foro
Romano e l’area dell’
Anfiteatro Flavio, lungo
quella che oggi è la Via
San Gregorio, il più
importante ed il meglio
di
conservato fra i monuCristina
menti commemorativi
Collettini
della Roma antica,
l’Arco di Costantino, si impone con i suoi
tre fornici, a celebrare la vittoria dell’
Imperatore romano Costantino sull’usurpatore Massenzio, nella battaglia di Ponte
Milvio, avvenuta il 28 ottobre del 312 d.C.
Figlio di Massimiano, Massenzio, escluso
dalla successione ad Imperatore, si era
autoproclamato Princeps e, come tale,
aveva governato l’Italia e l’Africa dal 306 al
312. Giunto in Italia nel 312, Costantino
sconfisse l’esercito dell’usurpatore in due
battaglie, a Torino ed in seguito a Verona,
per giungere infine a Roma, attraverso la
Via Flaminia, ed accamparsi nei pressi di
Prima Porta, sulla riva destra del Tevere,
non molto lontano dal posto in cui si trovavano le truppe di Massenzio. La dura
battaglia del 28 ottobre portò alla sconfitta definitiva dell’esercito di Massenzio nonché alla morte dell’usurpatore stesso,
annegato, con molti dei suoi uomini, nel
fiume Tevere e la cui testa venne portata
in parata dall’esercito vittorioso quando
Costantino, entrato trionfalmente a Roma,
fu proclamato imperatore d’Occidente.
Alto 25 mt, quest’imponente arco trionfale
fu fatto erigere dal Senato romano ed
inaugurato ufficialmente nel 315, in occasione dei decennalia, i festeggiamenti per
il decimo anno di regno, come conferma
l’iscrizione, riportata al centro di ambo le
facciate dell’attico:
Imp(eratori)
Caes(ari)
Fl(avio)
Constantino Maximo / P(io) F(elici)
Augusto s(enatus) p(opulus)q(ue)
R(omanus) / quod instinctu divinitatis mentis / magnitudine cum exercitu suo / tam de tiranno quam de
omni eius / Faccione uno tempore
iustis / Rem publicam ultus est armis
/ Arcum triumphis insignem dicavit.
Trad. All’Imperatore Cesare Flavio
Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto,
il senato e il Popolo Romano dedicarono
questo arco insigne poiché, per ispirazione
della divinità e per la grandezza del suo
spirito, con il suo esercito vendicò lo Stato
sia su un tiranno che su tutta la sua fazione con giuste armi. Molto interessante e
soggetta ad interpretazioni diverse è la
dicitura “instinctu divinitatis” (“per ispira-
zione della divinità”), se
si tiene conto del ruolo
importante svolto dall’imperatore Costantino
nei confronti della cristianità. Con ogni probabilità, la frase è volutamente sibillina e riporta alla mente l’episodio
della
visione
di
Costantino,
descritta
dallo storico Eusebio di
Cesarea, nella Vita di
Costantino.
Secondo
questa versione dei
fatti, il 27 ottobre 312, il
giorno antecedente la
battaglia
di
Ponte
Milvio, mentre marciava
con il suo esercito,
guardando verso il sole,
a Costantino apparve
una croce di luce e, al disotto di essa, la
frase greca “En Toutw Nika” , che in latino
è “In hoc signo vinces” ovvero “Con questo segno vincerai”. Non avendo
Costantino compreso il significato della
visione, durante la notte fece un sogno in
cui Cristo gli spiegò che per vincere doveva usare il segno della croce contro i suoi
nemici. Lo storico Eusebio poi descrive lo
stendardo che Costantino fece realizzare
per la sua guerra, recante il segno “ChiRho”. Benché sull’oggetto del sogno le
fonti siano discordi, sembra comunque che
l’imperatore dedicò la sua vittoria al Dio
cristiano e proibì le persecuzioni permettendo così alla nuova religione di diffondersi liberamente, spinto, probabilmente,
più che da una profonda fede, dalla convenienza di porre il monoteismo cristiano
come base ideologica del suo impero.
L’arco a tre fornici, un passaggio centrale
grande e due minori ai lati, è inquadrato
sui due lati da quattro colonne con capitelli
corinzi poste su alti plinti e addossate alle
pareti. I grossi piloni dell’arco sono realizzati in opera quadrata di marmo, l’attico è
invece realizzato in muratura e rivestito di
blocchi marmorei. Negli anni in cui venne
costruito quest’arco trionfale, Roma aveva
perso di fatto il suo ruolo di capitale dell’impero a favore di Costantinopoli e le ricchezze che affluivano nella città in decadenza si erano ridotte drasticamente: è
questo il periodo in cui si diffonde la pratica del reimpiego di materiale di spoglio,
con marmi, sculture ed elementi decorativi che vengono sottratti ad altri monumenti della città, pratica che si perpetuerà
per tutto il Medioevo. Nonostante il materiale di spoglio, il monumento commemorativo cela una logica costruttiva unitaria
dove la difficoltà di uniformare ed integrare tra loro rilievi e decorazioni, realizzate
appositamente per l’arco, ed elementi
scultorei provenienti da monumenti dell’epoca di Traiano, Adriano e Marco Aurelio,
appartenenti quindi a stili e periodi artistici differenti, viene brillantemente superata
attraverso rapporti di proporzione fra le
parti estremamente complesse ed una
forte componente simbolica. Tutti gli elementi rappresentati hanno un filo conduttore, quello per cui Costantino è perno dell’impero, in quanto continuatore della politica illuminata dei sui predecessori, gli
optimi principi, i “buoni imperatori” del II
secolo, appunto Traiano, Adriano e Marco
Aurelio e, soprattutto, Costantino è colui
che, con la sconfitta di Massenzio, l’usurpatore, ristabilisce quel passato di gloria e,
conseguentemente, legittima la sua autorità sull’impero romano.
Ed è anche in quest’ottica che deve essere vista la scelta del materiale di recupero,
quella del richiamo simbolico ad altri imperatori amati dal popolo di Roma, con i loro
volti che vengono rimodellati con la fisionomia di Costantino, il quale si propone
quindi come erede del loro passato e del
loro operato. Inoltre, la dislocazione delle
scene, disposte simmetricamente sulle
facciate nord e sud e sui lati corti, est ed
ovest, dell’arco, segue un preciso accostamento di tematiche omogenee. La facciata meridionale, rivolta verso l’esterno della
città, riporta episodi bellici, mentre la facciata settentrionale, dalla parte del
Colosseo, ovvero verso la città, riporta
scene di pace e di vita pubblica.
continua sul prossimo numero……
22
STORIA La cittadina viterbese di
Tarquinia si sviluppa su di un colle, a
169 m sul livello del
mare, nella maremma laziale, quasi a
confine con la
Toscana, fino a toccare il mare. Essa
domina il corso del
di Ermelinda Benedetti
fiume Marta ed é
foto Mauro Topini
fiancheggiata dalla
Via Aurelia. Conta attualmente 16.300 abitanti. Ha origini antichissime e fu molto
importante nella storia etrusca e romana.
Il primitivo sito, secondo le testimonianze
di necropoli villanoviane e di capanne adibite ad abitazioni, sorgeva più a nord-est
rispetto all’attuale abitato ed è da far risalire al IX secolo a.C.. La mitologia latina ci
tramanda che fu fondata da Tarconte,
figlio o fratello di Tirreno, nobile venuto
dalla Lidia con il suo popolo, dal quale
derivò, appunto, il
Campo de’ fiori
a
i
n
i
u
q
r
a
T
polamento del nucleo
originario, a favore
di un nuovo insediamento, proprio
dove
sorge attualmente la cittadina, che
prese il nome
di
Corneto,
dalla denominazione di una rocca, detta
Corgnetum o Cornietume e nel IV secolo
divenne sede vescovile, fino ad essere
Duomo
nome di Tarxuna o Tarch(u)na.
L’agricoltura, l’allevamento e il commercio,
principalmente marittimo, grazie al famoso
porto di Gravisca, e incentrato, soprattutto, sui minerali estratti dai Monti della
Tolfa, permisero agli Etruschi di diventare,
immediatamente, molto potenti e ricchi,
tanto da dare i natali alla dinastia dei
Tarquini, due dei quali, Tarquinio Prisco e
Tarquinio il Superbo, divennero Re di
Roma, fino alla famosa cacciata, nel 510
a.C., che diede inizio all’irrimediabile declino di questo popolo, dapprima con la
sconfitta a Cuma nel 474 a.C., poi con la
distruzione di Vejo e la sottomissione di
Caere, fino al totale assoggettamento di
Tarquinia e del suo porto, nel 309 a.C..
Sotto il dominio romano, forte della precedente esperienza commerciale marittima,
il centro guadagnò nuovamente importanza, tanto che nel 90 a.C. i Romani lo elevarono a municipio, concedendo ai suoi
abitanti la cittadinanza romana. In seguito
alla crisi dell’Impero, affrontò un forte spo-
annessa nel V secolo, al regno romanogotico di Teodorico, dopo aver subito le
invasioni barbariche e il disastroso saccheggio dei Visigoti di Alarico. Nella prima
metà del VI secolo patì le durezze causate
dalla guerra tra Bizantini e Ostrogoti e,
nella seconda metà dello stesso secolo, a
causa dell’invasione longobarda, fu annessa al ducato della Tuscia, fino a quando,
nella seconda metà dell’VIII secolo, la
Tuscia stessa non fu prima unita ai domini
carolingi e poi donata al pontefice, come
parte del neo-costituito Stato della Chiesa.
Nel periodo medievale, si arricchì e si
popolò nuovamente, dandosi l’ordinamento comunale e munendosi di una possente
cinta muraria che racchiudesse i tanti piccoli borghi e li difendesse dalle nuove ed
eventuali invasioni barbariche.
Nella seconda metà dell’XI secolo divenne
possedimento della contessa Matilde di
Canossa.
In età comunale le ricche attività marittime, ma anche la fiorente agricoltura, portarono Tarquinia ad avere un ruolo di pri
Le guide
maria importanza nei rapporti con i vari
Stati, sino ad allearsi con Pisa ed a mantenere rapporti proficui con Venezia, Genova
e Ragusa. Resistette al terrificante assedio
di Federico II nel 1245 e ad un secondo
assedio delle forze romane nel 1283.
Divenne feudo dei Prefetti Di Vico, che
costruirono castelli ovunque. Nel 1330 la
popolazione si ribellò all’oppressivo governo di Matteo Vitelleschi, esponente di
un’altra importante famiglia, rivale dei Di
Vico per la supremazia della cittadina. Il
Cardinale Albornoz, nel 1355, ristabilì il
potere sulla terra della Chiesa. A porre fine
alla rivalità tra i due nobili casati, fu il
Cardinale Giovanni Vitelleschi, comandante dell’esercito pontificio, che fece rapire
Giacomo Di Vico insieme ai suoi tre figli,
dal castello di Vetralla e lo fece decapitare
a Soriano nel Cimino. Nel 1393 un nuovo
assedio da parte dei bretoni venne sanguinosamente respinto.
Proprio tra il ‘300 e il ‘400, Tarquinia raggiunse il massimo splendore, testimoniato
dai 35.000
Chiesa di San Pancrazio
Campo de’ fiori
e di Campo de ’ fiori
abitanti, le oltre 50 chiese e i 7 ospedali.
Nel 1418, in onore del suo grande
Cardinale guerriero Givanni Vitelleschi, il
senato Romano concesse ai tarquinesi la
cittadinanza, così Tarquinia rimase per
molto tempo della Chiesa, condividendone
la stessa sorte ed entrando a far parte del
Patrimonio di San Pietro in Tuscia, fino ad
eleggersi comune libero. Nel 1478, una
grande pestilenza mise a terra la cittadina.
Una decina d’anni dopo, la stessa epidemia si diffuse a Roma, costringendo il
Pontefice Alessandro VI a soggiornare
nella località tirrenica. Fu occupata, se pur
per un breve periodo, nel XVIII secolo, da
francesi ed inglesi e nel 1870 venne
annessa al Regno d’Italia, con il nome di
Corneto Tarquinia, trasformato in quello
attuale nel 1922.
ITINERARIO TURISTICO Fuori dall’attuale centro abitato, a circa tre chilometri,
su un altopiano chiamato Monterozzi,
per la presenza dei cumuli di terra che
celavano gli ingressi alle camere funerarie
sotterrane, si trova una ricca e vasta
necropoli etrusca, di circa 500 ettari, con
oltre 6.000 tombe a tumulo, scavate nella
roccia, i cui dipinti rappresentano il più
cospicuo nucleo pittorico, a noi giunto,
non solo di arte etrusca, ma di tutta la pittura del periodo che precede l’età imperiale romana. Le tombe, con una o più camere, hanno un doppio soffitto spiovente a
volte e gli affreschi vennero realizzati su
pareti leggermente intonacate, con scene
che spaziano dal carattere magico-religio-
Necropoli
so a raffigurazioni di banchetti e giochi
funebri, di danzatori e suonatori e di paesaggi, tutti armoniosi e dai colori vivaci. A
partire dal V secolo vengono inserite figure di demoni e divinità. Di minor rilievo
rispetto alla pittura è la scultura in pietra,
impiegata nei rilievi su lastre o nelle riproduzioni del defunto giacente, sul sarcofago. Tra le più importanti, le Tombe dei
Leopardi e del Triclinio, risalenti al V
23
austera, presenta un campanile a vela e
tre portali ad archi a tutto sesto, di cui
quello centrale è ornato da pregevoli decorazioni cosmatesche e sormontato da una
bifora. L’interno è diviso in tre navate, da
grandi pilastri con fregi e capitelli in stile
arcaico e volte a crociera, arricchito da
mosaici policromi. Conserva opere di pregevole fattura e importanza: un bellissimo
pulpito del 1209, di Giovanni di Guittone,
un fonte battesimale ottagonale, un altare
ed un ciborio, risalenti al 1166. La chiesa
di Santa Maria di Valverde è di epoca
romanica, ma venne più volte rimaneggiata nei secoli successivi. Di grande importanza è la tavola bizantina custodita al suo
interno, raffigurante la Madonna e il
Bambino.
continua a pag. 25 .............
Porto romano
secolo a.C., la Tomba delle Leonesse,
della fine del V secolo, in cui sono raffigurati due danzatrici ed un danzatore, che,
affiancati da scene di lotta, sono anche i
soggetti della Tomba Cardarelli, del VI
secolo. Dello stesso periodo è la Tomba
dei Giocolieri, nella quale sono rappresentati una serie di giochi per allietare il
defunto. Oltre alla necropoli è possibile
ammirare i resti dell’antico abitato, sebbene siano scarsi: gli avanzi di un tempio,
oggi detto l’Ara della Regina, del IV-III
secolo a.C.. È il più grande tempio etrusco,
a pianta rettangolare, in tufo, con sovrastrutture in legno e decorazioni fittili e con
un solo colonnato e una cella. Nelle sue
vicinanze venne rinvenuto il gruppo di
cavalli alati, diventato famoso in tutto il
mondo. È inoltre identificabile il tracciato
della cinta urbana, adattato all’altura, per
un percorso di circa 8 km.
L’attuale centro abitato mostra, come
testimoniano gli eventi storici, uno spiccato carattere medievale, grazie alle numerose torri, alle mura e alle chiese. La chiesa di Santa Maria in Castello è datata
al 1121, probabilmente eretta su un precedente edificio. La facciata semplice e
Chiesa S.Maria in Castello
Campo de’ fiori
......continua da pag. 23
La chiesa di Santa Margherita è il
Duomo della città. Di epoca romana, di cui
rimane soltanto il presbiterio, dove sono
conservati gli affreschi del Pastura, eseguiti tra il 1508 e il 1509, raffiguranti la vita
della Vergine e scampati alle fiamme,
venne ricostruita, appunto, a seguito di un
rovinoso incendio, nel 1643. La chiesa
dell’Annunziata fu eretta nel XII secolo
ed ha una pianta con absidi lombarde. La
facciata, semplice, è arricchita da una
serie di caratteristici archetti e da un raffinato rosone in stile siculo-normanno.
L’interno mostra evidenti segni barocchi,
che testimoniano rifacimenti tardivi. La
chiesa di San Francesco, edificata tra il
XIII e il XIV secolo per volere dei frati francescani e originariamente annessa ad un
nucleo monastico, ha una facciata modesta, ma arricchita da uno splendido roso-
25
dottiero delle truppe Pontificie, Giovanni
Vitelleschi, nel 1436, come residenza estiva. L’architettura presenta elementi gotici,
catalani e rinascimentali. La facciata è divisa in tre parti ben collegate tra loro. Sulla
sinistra è posto il grande portale d’ingresso rinascimentale, sormontato dallo stemma cardinalizio, da una grande bifora e da
un loggiato architravato, che poggia su
colonne. Al centro si aprono numerose
coppie di bifore, mentre a destra, su due
piani, vi sono tre trifore, impreziosite da
colonne tortili e rosoni, ognuno diverso
dall’altro. All’interno si apre un grande cortile, con al centro un pozzo ottogonale e
intorno un porticato con volte a crociera,
sul quale si affacciano il balcone e le finestre a sesto acuto. Dal piano nobile parte
un loggiato a colonne corinzie, sotto il
quale si può ammirare il monumento
sepolcrale di Aurelio Mezzopane, realizzato
nel 1500. Il palazzo è attualmente sede
del Museo Archeologico Nazionale
Palazzo dei Priori
Tarquinese, dove sono raccolti sarcofagi,
vasi, coppe candelabri, specchi, monete,
gioielli e il famoso gruppo dei Cavalli Alati.
Altri palazzi mirabili si possono scoprire
passeggiando per le vie del centro storico.
LE CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a
Tarquinia…
Il più anziano del paese è una signora nata
il 13 aprile 1908.
Qui sono nati personaggi molto importanti: i cardinali Giovanni Vitelleschi e Adriano
Castellesi e il grande scrittore e poeta del
‘900 Vincenzo Cardarelli.
Palazzo Vitelleschi sede del
Museo Nazionale di Archeologia
ne. L’interno, elegante, è diviso in tre navate con archi
poggiati su pilastri decorati
da pregiati capitelli. La chiesa di San Giovanni
Battista, del XIII secolo, con
una facciata ornata da sarcofagi, é, all’interno, in stile
gotico, con affreschi di epoche successive. La piccola
chiesa di San Giacomo,
risalente anch’essa al XIII
secolo, è uno dei luoghi più
suggestivi di Tarquinia, grazie
alla visuale che dalla vallata
arriva fino al mare.
Tra gli edifici più importanti, il
Palazzo Vitelleschi, voluto
dal famoso Cardinale, conChiesa di San Francesco
Campo de’ fiori
Scopri L’Arte
di Cristina Evangelisti
Al mondo ci sono milioni di artigiani, ma solo pochi
sono dei veri artisti, capaci di trasformare, come per
incanto, le loro materie prime in veri e propri capolavori.
Fra questi artigiani ve n’è uno proprio a Civita
Castellana, un giovane forgiatore di armature e
spade medioevali: Emilio Matteucci.
La lavorazione del ferro, per Emilio, è una tradizione di famiglia. Già suo nonno, nel 1964, era dedito
a questo mestiere che tramandò poi ai suoi due
figli, Armando e Mauro (meglio conosciuto come
“Marasma” – vincitore del palio di Siena del 1980).
Nonno Emilio, nella sua officina, forgiava principalmente i dischi che servivano per le macchine tagliatufo. Negli anni successivi, però, i macchinari occorrenti per le cave vennero prodotti a livelli industriali e, quando l’attività, nel 1985, passò al figlio
Armando, questi la trasformò in carpenteria metallica.
Emilio, intanto, lavorando nell’officina del padre,
cercò pian piano di dedicarsi anche alla forgiatura
del ferro battuto, con la produzione di tavoli e sedie,
ma nel tempo esce fuori la sua vena artistica e scopre una forte passione per le armature e le armi
medioevali.
Dopo alcuni anni di studio sul Medioevo, inizia a forgiare la prima armatura e nel 2003 realizza quella
del Cavaliere Templare, esattamente come avrebbero fatto nel medioevo, da semplici fili metallici, arrotolati su di un tondino, e uniti fino a farli diventare
un “Vestito”. Per quell’armatura, con l’aiuto di un
amico, Emilio, in una settimana, dovette realizzare
più di 200.000 anelli di metallo. Ci vollero altre due
settimane per assemblarle, una settimana per cucire la tunica e il mantello, poi dovette realizzare l’elmo, la lancia, lo scudo, la spada, il vessillo e le scarpe in cuoio. Fu un lavoro di pazienza, precisione e
una vera e propria opera di artigianato artistico.
Nel frattempo la passione per le armature e le
spade cresceva in Emilio tanto che, fino ad oggi, ne
ha realizzate di veramente belle, sia attenendosi a
quelle che erano le armature dell’epoca, sia creandone di sua fantasia, ed alcune sembrano veramente essere uscite da film come “Il Signore degli
Anelli”.
Nel 2006 Emilio inizia ad esporre le sue opere a
Castiglione in Teverina, a Celleno, a Soriano nel
Cimino e a Civita Castellana.
La realizzazione di queste opere, oltre ad essere
molto costosa, è anche estremamente complessa
perché la lavorazione, sia a caldo che a freddo, e le
varie tecniche di tempra e di brunitura medievale,
variano a seconda del tipo di metallo utilizzato.
Noi non possiamo che ammirare queste bellissime
“vesti” di altri tempi e augurare a Emilio che possa,
con questa sua passione, costruire anche una grande carriera. Magari, perché no, entrando a far parte
di quei rari artigiani-artisti che realizzano queste
magnifiche opere per il “grande schermo”.
Emilio Matteucci
nella sua officina
27
Emilio Matteucci
28
Campo de’ fiori
Come eravamo
Se piove a San Romano ...
non piove a San Marciano
Quando
Civita Castellana anni ‘40, - Piazza Matteotti durante i festeggiamenti dei Santi Patroni
uscirà
Foto del Sig.Luigi De Santis
questo
articolo,
i giochi
saranno
fatti, perché
il
di Alessandro
locale
Soli
proverbio parla chiaro: San
Romano, protettore della
vicina Nepi, è stato
festeggiato il 25 Agosto
u.s., mentre le reliquie di
San Marciano e Giovanni saranno portate in
processione, qui a Civita
Castellana, il 16 Settembre. Certo le stagioni
ormai sono cambiate,
non seguono più il loro
regolare decorso, ed
ecco che se i temporali e
le piogge, tipiche del
dopo Ferragosto, tardano a verificarsi, e superano la data del 25
tana dalla concorrenza cinese, perché i loro
faceva dare un calcio alla monotonia quotiAgosto, qui a Civita, per dirla alla “bona”,
prodotti non possono essere imitati, né
diana, quella fatta dall’andare, d’estate, in
“semo fritti”. Devo essere sincero, ho tardaesportati. Ma torniamo alle antiche dispute
colonia su al “Boschetto”, o a fare il bagno
to a scrivere questa rubrica fino ad oggi 25
(dispute, non guerre), qualche sana “scazsulle amene spiagge del Treja da “Cavò”
Agosto, e purtroppo, caro San Marciano,
zottata” generata da futili motivi, che aveva
alla “Brecciara”, all’ “Albero Viola” alla ancor
oggi è una splendida giornata estiva. Spero
alla fine un esito scontato: tutti a Nepi, su
nobile “Llegata”. Man mano che scrivo, i
però in una tua “intercessione”, perché
all’orto de Romano a “fà a panzanella, coi
ricordi affiorano nella mia mente un po’ alla
almeno la tradizione venga rispettata,
pummidori ‘e cipolle e ‘o sellero a mollo lì
rinfusa, vorrei fissarli subito per non permagari con un po’ di vento che porti via le
‘o fundanile co’ ‘o cocommero vicino”.
derli di nuovo, ma mi accorgo che, così
nubi e tenga in piedi la “disputa” col “tuo
Erano i tempi di personaggi mitici.
facendo, mi allontanerei dalla traccia iniziacollega” San Romano, che a Nepi ha “fatto
Macchine, poche e rare, che costringevano
le di questo “Come eravamo”. Allora torniail suo dovere”.
gli abitanti dei due paesi a servirsi della cormo ai “Cessaroli” e ai “Cipollari”, così vicini
Scherzi a parte, vorrei analizzare a fondo
riera, di “quell’autobbusse” guidato dal
ma così diversi, anche nel modo di parlare.
l’antico proverbio del titolo, perché dietro
nepesino Tullio Cupelloni, coadiuvato dal
Noi civitonici, col nostro dialetto fatto di
ad esso si celano delle verità sacrosante,
quasi civitonico Gaetano (Umberto)
parole tronche e articoli mozzi, loro i nepeche vanno dal fattore “meteorologico”, al
Bernardini, per ogni spostamento fuori
sini, con la erre moscia e mai raddoppiata,
sano “campanilismo”, che in tempi passati
porta. Io ero piccolo, ma questi due, per
tipica del dialetto romanesco, che ricalcano
ha animato le nostre due confinanti cittadime, erano dei veri e propri “eroi”: li rivedo
quasi completamente. Gli anni passano,
ne: Civita e Nepi. Fin da piccolo, ho sempre
ancora col loro sinalone, col cappello dalla
ormai i due paesi si sono avvicinati, sono
sentito raccontare storie e fatti, che hanno
rigida visiera, sempre unti di grasso, mecsorte industrie ceramiche anche nel territocontrapposto queste due “roccaforti
canici per l’occorrenza, e provetti autisti,
rio di Nepi, insomma, non c’è più nemmeno
Borgiane”. Eravamo nemici in tutto, ognuno
riuscivano ad esaltarmi, mi facevano fantala disputa e il campanilismo di una volta,
con la sua realtà economica e sociale: noi
sticare viaggi meravigliosi, tipo: Civita
rimane solo quel vecchio proverbio figlio di
civitonici arricchiti dai “cessi” e dai piatti, i
Castellana – Castel S. Elia destinazione
“stagioni regolari”, gettato là, come un
nepesini invece più ruspanti: a coltivar insaSantuario Madonna ad Rupes! Quei pochi
guanto di sfida : “A Nepesì, stà attendo, che
lata, sedani e cipolle. Visto come vanno le
chilometri sembravano interminabili, ma
si piove a San Romano, nun piove a San
cose oggi, sono loro che hanno fatto delera pur sempre un viaggio, e come tale ti
Marciano”.
l’orto una vera e propria industria, ben lon-
Campo de’ fiori
33
Civitonici Illustri
Serafino Vincenti
1938 - operai della Ceramica Vincenti
al centro Serafino Vincenti
di Enea Cisbani
La Manifattura Ceramica Vincenti, in Via
Nepesina, viene fondata e costituita da
SERAFINO VINCENTI, agli inizi del’900,
a Civita Castellana, in una fase storica e
sociale di intensi mutamenti e in un contesto economico assai ricco e vivace dove
già, attive e numerose, operano varie
manifatture ceramiche che rivoluzioneranno profondamente, negli anni a venire, il
tessuto economico della cittadina.
La figura di Serafino VINCENTI, tuttora in
fase di studio ed analisi, domina, con l’altra possente personalità di Casimiro MARCANTONI, la storia della Ceramica
Civitonica: imprenditori dalle spiccate doti
organizzative e tecniche, profondi conoscitori della lavorazione ceramica e “pioneri”
assoluti di una forma produttiva ed organizzativa come è appunto la manifattura,
di cui non esistevano precedenti nel nostro
centro e nel resto della provincia viterbese.
Si deve, infatti, a Serafino Vincenti la creazione del primo stabilimento ceramico
organizzato nei vari settori produttivi in
una moderna catena di montaggio del prodotto ceramico, dal primitivo impasto al
pezzo finito e smaltato, pronto per la sua
commercializzazione. Nell’archivio storico
della Ceramica Vincenti è conservato un
raro documento, che si può definire il
“primo” contratto ceramico nella storia
della ceramica locale, redatto da Serafino
Vincenti e Casimiro Marcantoni con gli
operai delle loro manifatture: ………….
“TABELLA DELLE TARIFFE CONCORDATE DALLE DITTE CASIMIRO MARCANTONI E SERAFINO VINCENTI
CON LA LEGA DEGLI OPERAI CERAMISTI DI CIVITA CASTELLANA.
Foggiatori cessi Lire 3,50 - foggiatori
orinatoi Lire 0,55 – Foggiatori lavabi
Lire 5,00 – pressatori Lire 15,50 –
molinaro Lire 16,50 – battiterra Lire
16,00 – casolaro Lire 16,50 – fornaciari Lire 400,00.
RIMANE INTESO CHE TALE AUMENTO
E’ CONCESSO A TITOLO DI CARO
VIVERI E IN CONSIDERAZIONE DELL’ATTUALE RINCARO DELLA VITA
COME APPUNTO VOI AVETE ESPOSTO
NEL VOSTRO MEMORIALE IN DATA 6
CORRENTE.
FIRMATO GLI INDUSTRIALI:
SERAFINO VINCENTI e CASIMIRO
MARCANTONI.
LA LEGA OPERAI CERAMISTI:
CAVALIERI ALFREDO, CIMA UMBERTO, NELLI VINCENZO, SCOPETTI
AUGUSTO.
Civita Castellana 12 Giugno 1920.
Negli anni ’50, la Manifattura Vincenti raggiunge l’apice della sua importanza, dominata dalla carismatica figura di Serafino,
che giorno e notte guida la sua fabbrica,
ormai nota a livello nazionale e internazionale per la pregevole fattura e qualità delle
sua apparecchiature sanitarie.
Un vecchio libro paga del 19 Novembre
1954 riporta i nomi dei suoi operai a cui si
deve il successo della Ceramica
Vincenti:……..“DE VITTORI PARIS,
SORGE ANGELO, BARBONI TOMMASO, PLACIDI GIUSEPPE, FINESI
FRANCESCO, MARCANTONI ALFREDO, PROFILI ERNESTO, GIOVANNETTI ANGELO, MOSCIONI SILLI, STENTELLA VITTORE, CATINARI ALFREDO, BALDOFFEI LUIGI, ANGELETTI
SETTIMIO, CAVALIERI ORLANDO,
MARCHETTI LORENZO, RONCIO
ANGELO, FLORI GIOVANNI, EROLI
CLEOMENE, CRESCENTINI BRUNO,
MOSSI GIULIO, LANZI VINCENZO,
PALMARI
NATALE,
MARCUCCI
FAMIANO, PLACIDI LUCIANO, CONTI
RENATO, FANTERA MAURO, MENICHELLI VITTORIO, SORGE GIOVANNI, SERGENTI ERMETE, FLORI NATALE, ARPINI TOMMASO, FAGIANI
FABIO, CALCINARI MARIANO, CRESCENTINI RAFFAELE, FASANARI
LUIGI, ARIGONI FRANCESCO, STOPPONI OLIVIERO, CHIANI MARIO,
NELLI BRUNO, MEZZANOTTE FABRIZIO E LEMME CHERUBINO”.
Tanti auguri a mamma
Marianna che il 6 Agosto
ha compiuto 31 anni e al suo
piccolo Sebastiano
che ha compiuto 2 mesi il 6
Settembre,
da papà Ettore e da tutta la
famiglia.
Tanti auguri a Tonino
(Billy) e Luciana che
ad Agosto hanno
compiuto 50 e 45
A Simona e Marcello che
anni, dai figli,
si sono uniti in matrimonio
il 7 Luglio. Perché oggi sia i genitori, la nuora,
il genero e dai
solo l’inizio di una
nipotini
bellissima vita insieme
Alessio e Nicole
fatta di amore, comprensione e vera felicità.
Tanti auguri di cuore dalle
mamme Ornella e Corona e
dai papà Tonino e Moreno.
Tanti auguri a Perla che il 14
Agosto ha compiuto 22 anni, e a
Alessio che il 5 Settembre
compirà 2 anni, da Alessandro,
Nicole e tutti i parenti.
Tantissimi auguri a Michele
che il 28 settembre
compie 9 anni. Auguri da mamma, papà,
Giancarlo, Sonia e Aldo.
Tantissimi auguri alla piccola Giulia Fontana
che il 14 Settembre compie 2 anni
e al suo cuginetto Lorenzo Merlini
che ha compiuto 6 mesi il 7 settembre.
Auguri dalle mamme, i papà, i nonni e dagli zii.
La redazione di Campo de’
Voglio ringraziare con tutta
me stessa mio fratello Davide
e mia cognata Sabrina per
avermi reso infinitamente felice donandomi il diamante più
prezioso del mondo:
Giulia Di Bella, che il 4 Agosto
ha compiuto tre anni.
Tantissimi auguri dolce stella
di zia! Ti amo con tutto il
cuore. “Zia Iaia”
Tanti auguri a Luca Egidi che il
4 Agosto ha compiuto 1 anno.
Auguri da mamma, papà, gli zii, i
nonni e tutti i parenti.
Tanti auguri a
Manuel Colella
che il 9 Settembre
ha compiuto 2 anni.
Tanti auguri da
mamma Valentina,
papà Stefano, dai
nonni, gli zii,
le zie e le bisnonne.
Tanti auguri di
Buon Compleanno a
Francesco Santini che
il 27 Agosto ha compiuto gli anni, dalla
moglie Peppina e tutti i
parenti
Tanti auguri a Francesca
Cioccolini che il 6 Settembre ha
compiuto 7 anni, da mamma, papà,
Michele, i nonni, le zie, lo zio e
Walter
Tanti auguri a Cristian
Casagrande che il 1° settembre ha compiuto
5 anni. Auguri da mamma
Ingrid,
la nonna Antonietta,
i nonni Luigi e Umberto.
Auguri a Maria Rita e Luca che il
12 Settembre festeggiano il loro
15° Anniversario
di matrimonio. Auguri da Chiara,
Diletta e mamma.
fiori si associa agli auguri
Tanti auguri a Fabrizio Caponi
che il 28 agosto ha festeggiato gli anni.
Un bacio caloroso da parte della moglie Ida,
della figlia Cristina e di Massimiliano.
A Ezequiel
Sacchetti.
Ti vorremmo
regalare una
stella perchè
illumini ogni
passo del tuo
cammino, nella vita e, con la sua luminosità, ti dica che ti vorremo per sempre
bene ... Tantissimi auguri per il tuo 18°
compleanno !!! Mamma e papà , nonni
e parenti tutti.
Con questo sorriso, la
piccola Angela, insieme
a mamma Meri e papà
Fabio, augurano a
nonna Rosanna tanti
auguri di Buon
Compleanno.
Il 20
Settembre,
Dino
Quattrini e
Elena Latini
festeggiano
60 anni
di
matrimonio.
I migliori
auguri e
serenità da
parte dei figli Concetta, Pina e Fausto, dei cognati e da
tutti i nipoti.
Un augurio particolare a Marilena Ciano e
Elio Pirro che hanno festeggiato il loro
anniversario di matrimonio il 5 settembre.
Auguri doppi, poi, ad Elio che il 13 settembre compie gli anni. Un abbraccio caloroso
da parte della nonna Elisa, dei figli, di
Maria Cristina e Antonella
Tanti
auguri di
buon compleanno a
Vanessa
Micci di
Fabrica di
Roma che
il 13
Agosto ha
compiuto
23 anni. Baci da parte dei cugini
Manuel e Noemi, e dagli amici Daniel,
Gloria, Daniela e Cristina.
Buon
compleanno
a Gianni che
l’8 settembre
ha compiuto
gli anni da
parte di
Daniela E.,
Gloria,
Daniela e
Maria
La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri
Tanti auguri a Luca
che ha compiuto
30 anni il
2 settembre.
Auguri dalla
mamma, il papà,
il fratello,
la moglie e il figlio.
Buon compleanno
a Vincenzo Pirro di
Gaeta che il 3
Settembre ha
compiuto gli anni.
Tanti auguri da
parte dei genitori,
della nonna Elisa,
della fidanzata, del
fratello e di Maria
Cristina.
Congratulazioni alla nostra
Dott.ssa Vanessa Leonardi
per il posto da ricercatrice
all’Università di Ferrara
e per la sua prima pubblicazione internazionale. Auguri
genio…… da mamma, papà,
fidanzato, fratelli, cognate e
il super nipotino !!!
Tanti auguri a Daniela Rosati che il 28 agosto
ha compiuto 29 anni. Auguri dal marito, il
figlio, i suoceri e il cognato.
La figlia, il genero,
i nipoti,
Antonella e Cristina
augurano un buon
compleanno
a nonna Elisa
che il 20 Agosto ha
compiuto gli anni.
Mille di questi
giorni.
Tanti auguri a
Claudio e Luciana
Bruzziches che il 7
Settembre hanno
festeggiato il loro
anniversario di
matrimonio.
Auguri dagli amici,
Alessandra, Mauro,
Tiziana, Piero,
Marina, Fabrizio e
Silvana
Tanti auguri a nonna Rosa per i
suoi 70 anni dai nipotini Patrizio,
Claudio, Viola, Valentina e Tiziano.
Buon compleanno a
Maria Cristina Caponi
(Hachi) di Fabrica di
Roma che il 28 settembre compie 23
anni. Tantissimi
auguri da parte del
suo ragazzo
Massimiliano, dei suoi
genitori Fabrizio
e Ida, di Elio,
Marilena e nonna
Elisa.
Tanti auguri a
Piero Martani e
Marina Gatti che
festeggiano 21 anni
di matrimonio il
20 Settembre,
dagli amici
Alessandra, Mauro
e Tiziana e le figlie
Alessia e Serena
Tanti auguri a Silvana Masciullo e Fabrizio
Sciattella che festeggiano
il loro 15° anniversario di
matrimonio il 19
Settembre, dagli amici
Alessandra, Mauro e
Tiziana e il figlio Alessio
A Michele De Carolis di Fabrica di Roma che compie 2
anni il 20 Settembre ed è un tesoro. Tanti auguri dai
nonni Lorella e Paolo De Carolis di Corchiano, dalla
bisnonna Annunziata Orlandi, da Antonietta Casali
e lo zio Walter Bea.
Tantissimi auguri a Michela e
Alessio di Civita Castellana che si
sono uniti in matrimonio l’ 8
Settembre,
da Anna e Cristina
Tanti auguri
a Daniele
che il 20
Settembre
compie 15
anni, da
mamma,
papà e dalla
sorella
Valentina.
Tanti auguri Elisotta mia per
i tuoi 18 anni che hai
compiuto il 2 Settembre.
Tanti auguri a
Ti
amo tantissimo e grazie a
Marco e Mariella
“Campo de’ fiori” voglio urlarche il 9
lo a tutto il mondo:
Settembre hanno
festeggiato il loro Ti amo piccola mia e auguri!!
Il tuo e per sempre Diego.
primo anniversario
di matrimonio. Gli
auguri più sinceri Tanti affettuosi auguri, Elisa,
per i tuoi 18 anni da chi ti
per un lungo
cammino insieme vuole un casino di bene: i tuoi
giungano forti da genitori, i fratelli, le cognate,
Erminio e Romina. i nonni, Fede e Alessia, e dai
tuoi futuri
suoceri e nonni.
Tantissimi
auguri a
Alessio
Palladino che
compie 1 anno il
26 Settembre,
da mamma
Manuela e papà
Corrado.
Tanti auguri a
Fabrizio Stefan
di Gaeta che a
Settembre
compie 23 anni.
Un bacio da
parte di
Massimiliano e
Maria Cristina.
Per Mario e Giusy che
festeggiano il 25° anniversario di matrimonio.
A parte qualche chilo in più e
qualche capello in meno, vi
ringraziamo per averci fatto
sentire parte della vostra
famiglia con questo invito.
Auguri da Carmine e Paola
P.S. La cerimonia per che
ora
è fissata?
Agli zii Mario e Giusy, da
Marta e Noemi. Anche se
non siamo state invitate,
verremo ugualmente alla
cerimonia ma non contate su
di noi! Zia Giusy non chiederci di tenerti il velo o il
cuscino per le fedi…
Per il lancio del riso e il bouquet ci possiamo accordare!
Baci e auguri !
Tanti auguri
a Fabio
Lucentini che
il 21
Settembre
compie 3
anni, da
mamma, papà,
la sorella
Ilaria, i nonni
e gli zii.
Tantissimi
auguri a
Catia e
Corrado
che si sono
uniti in
matrimonio
il 5
Agosto, da
Michela e
Alessio.
Tanti auguri di Buon
Compleanno a Riccardo
Coppola che ha compiuto 8
anni il 25 Agosto da mamma,
babbo, i nonni, zio Marco e
zia Daniela.
Tanti auguri a Laura
Stefanelli e
Massimo Coppola
che il 31 Agosto
hanno festeggiato
con amore il loro
decimo anno di
matrimonio, dai
genitori e dal
piccolo Riccardo.
Tantissimi
auguri a
Serena che il
15 Settembre
compie 17
anni, dalla
mamma,
Emanuel, la
nonna, gli zii e
i cugini.
40
Campo de’ fiori
TOSCA
si aggiudica l’VIII Fescennino d’Oro
Venerdì 3 agosto ha
avuto luogo l’VIII
edizione del Fescennino d’oro, manifestazione artistico-culturale, strettamente
legata alla solidarietà, che, per la sua
importanza, non ha,
ormai, più bisogno di
di
presentazioni.
Ermelinda Benedetti
Visto il successo
degli anni passati, la
formula vincente non è stata cambiata.
Identico, per l’appunto, è rimasto il luogo
scelto per lo spettacolo, l’ampia Piazza
Pina Piovani di Corchiano, che ha accolto
più di mille spettatori; identica la presentatrice, la frizzante Norma Martelli e identica la giuria, composta da Vincenzo
Cerami, Curzio Maltese, Germano
Mazzocchetti, Vincenzo Mollica, Mario
Monicelli, Paila Pavese e presieduta da
Nicola Piovani e Bengasi Battisti. Identico
è rimasto, ovviamente, anche il premio
consegnato: il bassorilievo che riproduce il
frammento di un antico sarcofago etrusco,
ritrovato a Corchiano e denominato
Guerriero Fescennino, realizzato dal maestro Roberto Candolfi. Ma, soprattutto,
identico e sempre valido ed apprezzato, è
rimasto lo scopo della serata: una nuova
raccolta fondi per un nuovo progetto di
solidarietà.
Quest’anno, infatti, il ricavato della serata
è stato destinato alla realizzazione di un
impianto di approvvigionamento d’acqua
potabile nell’area del Kinshasa, nella
Repubblica del Congo.
Nuovo, naturalmente, invece, è stato il
personaggio a cui è stato assegnato il premio: la cantante romana Tosca.
La serata è iniziata con l’intervento
dell’Assessore alla cultura del Comune di
Corchiano, dott. Livio Martini, che ha voluto brevemente illustrare chi e cosa raffiguri il frammento del Fescennino. È stata,
poi, invitata sul palco Anne Marie Kolly,
presidente dell’associazione onlus Kakasu,
che ha coordinato tutte le iniziative realizzate fino ad ora in Congo, grazie ai proventi del Fescennino d’oro e non soltanto.
Accompagnata dal Sindaco Bengasi
Battisti e da Maria Chiara Segato, presidente dell’associazione Arnies, anch’essa
impegnata in progetti umanitari, Kolly ha
voluto
calorosamente
ringraziare
Corchiano per il suo prezioso contributo e
il suo primo cittadino per tutta la sua
disponibilità e collaborazione.
Si è lasciato, immediatamente, campo
libero alla grande ospite della serata,
Tosca, per una meravigliosa esibizione,
tratta dal suo spettacolo intitolato
Romana, dedicato alla straordinaria
Gabriella Ferri, che, tra l’altro, ha vissuto a
Corchiano gli ultimi anni della sua vita.
Proprio lei, confessa emozionata Tosca, è
stata la sua grande ispiratrice e colei che
la incitò ad intraprendere la strada della
canzone romana, che interpreta magistralmente, come sapeva fare la Ferri.
Accompagnata dalla Nicaband, dopo
essersi cimentata in alcune delle più belle
canzoni romane, non poteva non deliziare
il pubblico con il suo ultimo successo, con
il quale ha partecipato allo scorso Festival
di San Remo: Il terzo fuochista, che, musicalmente, riprende molto dalla tradizione
dei canti popolari della capitale e anche
dalla stessa Ferri.
Dopo essere stata premiata dal presidente
della Provincia Mazzoli, ha salutato la piazza eseguendo la colonna sonora del film La
vita è bella, in lingua spagnola, accompagnata al pianoforte dal maestro Piovani.
Campo de’ fiori
42
Il Fumetto
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
20th CENTURY BOYS di Naoki Urasawa
20th Century Boys
ha una trama solida
e ben congegnata.
L’autore,infatti, sembra aver pianificato
tutto il lavoro a tavolino, poiché partendo da un determinato presupposto iniziale (un gruppo di
di
bambini progetta la
Daniele Vessella
distruzione e la salvezza della Terra), ci cattura con una narrazione costruita su continui salti temporali, disseminando indizi che faranno da filo
conduttore per tutta l’opera. Questo ci
permette di mettere un tassello dopo l’altro per comporre l’intero puzzle, anche
attraverso l’uso del flashback, che viene
usato per mostrarci l’infanzia dei protagonisti e farci entrare nel loro mondo… conoscere i loro caratteri e le loro motivazioni,
in modo approfondito.
Ma l’autore non ci facilita il lavoro deduttivo, cambiando spesso le carte in tavola e
le condizioni dei personaggi; come nella
vita vera, tutto è dominato dall’incertezza
e l’imprevisto è sempre alle porte.
Quello di 20th Century Boys non è certo
un mondo piatto; preparatevi, quindi, a
gustare il sapore dell’imprevedibilità. Tutti
i personaggi hanno una psicologia ben
definita, questo ci permette di immedesimarci maggiormente con loro e vivere le
stesse emozioni provate da Kenji e dagli
altri. Paura… incertezze… smarrimento…
rabbia… superbia… tutto questo trasuda
dal fumetto e ci proietta dentro le sue
pagine, per condurci, per mano, tra le
avventure dei protagonisti.
All’inizio sarà divertente vedere come i
piccoli sono cresciuti e come hanno impostato la loro vita. In seguito, una volta
conosciuti i loro caratteri e le loro storie,
sarà piacevole vedere come si comporteranno riguardo le sorti del mondo. Chi da
bambino non ha sognato di salvare il pia-
neta dalle catastrofi più assurde? E proprio
queste sciagure prendono forma nel futuro, sotto il simbolo che i protagonisti usavano da piccoli per crearci una bandiera e
fantasticare sulle sorti del mondo.
Il tutto sostenuto da un disegno essenziale, che ben caratterizza l’impostazione grafica dei personaggi, ma potrebbe far storcere il naso ai maniaci del disegno “figo”.
Ecco, giudicare quest’opera, dandogli solo
una sfogliata e riposarla negli scaffali di
una fumetteria, potrebbe essere un tragico errore. Tanto che, alla fine di ogni volume, c’è solo una cosa che vuoi assolutamente sapere: quando uscirà il prossimo
numero? Non fatevi scoraggiare dal prezzo piuttosto alto, i 7 euro saranno ben
spesi. Certo, per chi non è appassionato di
fumetti, possono sembrare un’enormità,
ma se un’opera affascina non si guarda più
il costo… si compra e basta.
E 20th Century Boys attrae per come l’autore maneggia le immagini e le espressioni dei personaggi, sviluppando uno stile di
disegno perfettamente funzionale alla
narrazione e alle scene d’azione.
Nell’impostazione della tavola Urasawa si
dimostra, inoltre, un narratore esperto,
riuscendo a conferire alla storia un ritmo
abbastanza sostenuto e coinvolgente.
Insomma, 20th Century Boys affascina sia
per il reparto grafico che per quello narrativo. Non acquistarlo equivarrebbe a commettere un omicidio nei confronti della
Nona Arte.
Campo de’ fiori
43
Cari amici
la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.
Conservate gli inserti e... buona lettura
dai vostri Cecilia e Federico
soggetto e testo Sandro Anselmi
Campo de’ fiori
seleziona
fumettisti
per la storia di
Noel
Il personaggio
Misterioso
Qui accanto è riportata
la foto di una famosa
attrice.
Sapresti dire di chi si
tratta?
I primi 5 che, chiamando in redazione, daranno la risposta esatta,
riceveranno un simpatico omaggio offerto
dalla profumeria Paolo e Concetta.
continua sul prossimo numero...
Campo de’ fiori
44
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Campo de’ fiori
L’angolo ... cin cin
Vista la bella stagione e quindi l’aumento
del consumo di birra che accompagna
spesso le nostre serate “fuori” in pizzeria o
nei pub, in questo numero tralascerò l’argomento cantina e aprirò una piccola
parentesi proprio su questa bevanda.
Non mi soffermerò molto sulla sua produzione, prenderò soprattutto in esame le
proprietà della birra e la sua classificazione. La birra è una bevanda dalle origini
antichissime, ottenuta dalla fermentazione
di cereali aromatizzati con luppolo.
È composta precisamente da orzo, cereali,
luppolo, lieviti ed acqua.
La sua produzione prevede le seguenti fasi
principali:
- preparazione del malto;
- preparazione del mosto;
- fermentazione;
- pastorizzazione.
La birra possiede notevoli proprietà dissetanti grazie all’azione anestetica esercitata dall’anidride carbonica nel cavo
orale, ma non tutti sanno che
possiede anche altre proprietà:
- digestive per la presenza del
luppolo;
- nutritive per la presenza di
proteine, carboidrati, vitamine e
sali minerali;
- tonificanti ed energetiche;
- diuretiche per l’azione diretta
dell’alcol sui reni.
Non ci sono, però, basi scientifiche che attestano la secrezione lattea
nelle donne appena diventate mamme
come spesso dicono le credenze popolari!
Il modo più semplice per classificare le
birre è di dividerle per colore nei tre grandi gruppi: chiare, scure e rosse.
Le birre chiare hanno sapore delicato,
forte aroma di luppolo e sono soggette a
facile deterioramento. Temperatura di
degustazione 6-8°C.
Le birre scure hanno un sapore forte, sono
corpose ed hanno un marcato gusto di
malto. Temperatura di degustazione 1015°C.
Le birre rosse hanno caratteristiche intermedie rispetto alle precedenti, il loro colore è ambrato e sono prodotte con orzo
meno raffinato. Temperatura di degustazione 8-10°C.
Le birre prendono denominazioni differenti a seconda dei paesi di origine e i loro
nomi sono sempre legati al colore.
In Inghilterra, ad esempio, le birre scure
sono chiamate “stout”, le rosse “ale” e le
chiare “lager”.
In Germania il suffisso “ator” indica birre
scure e forti, mentre le birre rosse sono
dette “alte” e le chiare “lager” e “pils”.
Nel nostro Paese vengono prevalentemente prodotte birre chiare e vi è la produzione di una sola birra rossa.
Altra distinzione riguarda la fermentazione, abbiamo infatti birre a bassa fermentazione ed ad alta fermentazione.
BIRRE A BASSA FERMENTAZIONE
MUNCHENER
Ha un’origine che si perde nei tempi ed è
ora la tipica birra della città di Monaco.
Viene prodotta con orzo leggermente
tostato, che le conferisce un sapore spiccatamente di malto. La temperatura di
degustazione non deve essere troppo
fredda.
VIENNA
Questa birra viene prodotta in marzo, alla
fine dell’inverno ed è piuttosto forte.
L’alcol è presente in grande quantità, per
permetterne la conservazione, anche nei
mesi caldi. Si serve preferibilmente a temperatura di cantina. Viene particolarmente
consumata durante l’annuale Oktoberfest
di Monaco.
PILSNER
Di origine cecoslovacca. È una birra chiara
con un caratteristico gusto amarognolo
regalato da un particolare tipo di luppolo
coltivato in Boemia. Temperatura di servizio 8°C.
DORTMUNDER EXPORT
Si produce nelle tipologie chiara e scura e
dal gusto aromatico e maltato, in modo
particolare la scura. Ha una relativa presenza di luppolo. Si gusta non ghiacciata.
BOCK E DOPPELBOCK
La birra Bock ha un colore biondo, dal
dorato al bruno, mentre la Doppel è chiara o scura. Il gusto è pieno, maltato e poco
luppolato. A seconda dei gusti, si beve a
temperatura ambiente o poco più fredda.
BIRRE AD ALTA FERMENTAZIONE
Le trappiste sono birre “extra forti”, prodotte in Belgio e in Olanda.
Vanno servite a temperatura ambiente o di
cantina. Presentano lievito in sospensione,
con il compito di portare a termine la fermentazione.
KOLSCH
45
di Letizia Chilelli
Ha tonalità tipicamente pallide, color oro,
dal sapore di luppolo piuttosto marcato,
rinfrescante. È un tipo di birra che stimola
la digestione e si beve a temperatura di
cantina.
ALTBIER
È la più diffusa in Germania, di colore
ramato e dal gusto spiccatamente aromatico di luppolo, con schiuma cremosa.
Viene servita a temperatura di cantina,
accompagnata da prosciutto cotto italiano
tagliato a fette spesse.
ALE
Produzione di stile inglese, colore ambrato
o leggermente scuro. Ottime se servite
alla spina a temperatura ambiente o di
cantina.
BITTER STOUT
Birra nazionale irlandese,
colore molto scuro, gusto
amaro e secco ma cremoso e
vellutato. La sua degustazione risulta migliore se bevuta
a temperatura ambiente, ma
in situazioni particolari, può
essere servita ghiacciata, talvolta miscelata a Champagne. Si consuma prevalentemente alla spina.
Troviamo anche le BIRRE DI
FRUMENTO
BERLINER WEISSE
L’uso di una miscela d’orzo e
frumento per la preparazione (4 a 1) permette la produzione di una
birra che viene definita “bianca”. Viene
consumata ad una temperatura di 7°C,
con il tipico succo di lampone o sciroppo di
asperula, che la rendono ottima come
aperitivo nei mesi estivi.
SUDDEUTSCHE WEIZEBIER
Nonostante il suo sapore di malto, viene
considerata una birra rinfrescante. Viene
solitamente servita come aperitivo con
una fetta di limone, ma è anche adatta
allo spuntino del mattino, accompagnata
da salsicce bianche di vitello, pane secco
con grani di sale e senape.
Ricordo che il bicchiere ha un’importanza
fondamentale nella degustazione della
birra, poiché un bicchiere appropriato ne
esalta le caratteristiche (proprio come
avviene per il vino).
Il bicchiere da degustazione dovrebbe
essere in genere un calice abbastanza
lungo, con una capacità di 258 cl, di vetro
sottile, ben pulito e bagnato al momento
dell’uso, ma ciascuna birra viene poi servita in bicchieri di forma e capacità specifiche.
Vi ricordo però di bere con moderazione
rispettando tutte le regole per salvaguardare la propria vita e quella degli altri,
quando si deve poi guidare.
Campo de’ fiori
Albu
19.11.1908 Civita Castellana - Maria Pampana e Giovanni Ferri foto della Sig.ra Anna Ferri Favalli
Famiglia Baldi Raffaele e Coacci Maria
46
Fabrica di Roma 6.9.1970 matrimonio di Carlo e Andreina Corteselli
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
Campo de’ fiori
47
um dei ricordi
14.6.1962 alunni di Fabrica di Roma
in gita scolastica a Fiumicino
foto della Sig.ra Piera Pulcinelli
1955 Un gruppo di civitonici
festeggiano 50 anni
1958
Francesco Cingolani
di Vignanello
e pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
48
rie
o
t
s
e
L
x
di Ma
Campo de’ fiori
Mina
Origini artistiche dei nostri cantautori e cantanti più famosi
Dopo aver parlato di due
grandi cantanti
del panorama
della
musica
italiana degli
anni ’60, Battisti e Celentano, è giusto
lasciare spazio
di Sandro Anselmi
anche ad una
altrettanto importante cantante femminile
di quell’epoca: Mina.
Anna Mina Mazzini, questo il nome completo, inizia la scalata verso il successo nel
1959, quando è ancora una diciannovenne, con la passione del canto. Vive a
Cremona, benché sia nata a Busto Arsizio.
Il padre, industriale farmaceutico, non
accoglie affatto di buon grado la decisione
della figlia di lasciare gli studi di ragioneria
per dedicarsi al canto, ma la brunetta, con
i capelli a caschetto, per lo più spettinati,
è caparbia. La prima volta che si esibisce è
nel 1957, davanti ai suoi amici ed ai pochi
clienti rimasti a sentirla nel locale di Sergio
Bernardini, La Bussola, a Forte dei Marmi,
interpretando la canzone Un’anima tra le
mani, del cantante cubano Don Marino
Berreto Jr. Dopo solo qualche mese si
ritrova ad essere la voce dell’orchestra di
un famoso locale di Roma. Poco più tardi
David Malton, della casa discografica Italdisc, le fa firmare il suo primo contratto e
le concede l’opportunità di esibirsi di fronte a Bernardini, proprietario di quel ristorante che aveva segnato gli inizi della carriera di Mina, il quale la scrittura per l’estate successiva, consigliandole di non
“urlare”, però, così tanto.
Mina inizia ad affermarsi al grande pubblico, grazie alla stampa dell’extended-play
dell’urlatrice, prodotto dalla Italdisc, nel
1959, con il nome d’arte Baby Gate. Il singolo raccoglie quattro brani già editi:
Splish, Splash, dal repertorio di Bobby
Darian, Venus, di Fran-kie Avalon, The
Diary, dove la cantante riproduce perfettamente gli “urletti” finali dell’artista americano Neil Sedaka e Be-Bop-A–Lula, lanciata da Gene Vincent. Ad essi si affiancano
un quinto singolo Passion Flower, dei
Fraternity Brothers e The Diamonds, accoppiato a My True Love, tratto dal repertorio di Jackie Scott. Ben presto Mina
passa ad incidere dischi sia in lingua inglese, con l’etichetta Brodway distribuita
sempre dalla Iatldisc, che in Italiano, con
la Italdisc stessa, sua prima casa discografica. I gruppi che inizialmente accompagnano Mina sono
I Solitari e gli
Happy Boys, tranne che per Venus,
in cui viene accompagnata dall’orchestra di Ray
Franch. Mina/Baby Gate viene
subito considerata
un personaggio di
rottura, che stropiccia le parole e
gesticola con le
sue lunghe braccia, seguendo i
modelli americani,
in quell’epoca dove le canzoni venivano ancora interpretate con le
lacrime agli occhi
e il pugno chiuso
sul petto. Appare
anche in qualche
importante tra-
smissione televisiva come Il Musichiere, di
Mario Riva, insieme ad altri “urlatori” del
momento, Tony Dallara, Jenny Luna,
Giorgio Gaber e Adriano Celentano e
Lascia o raddoppia?, condotta da Mike
Bongiorno. Fino ad allora gli unici dischi di
Mina/Baby Gate che avevano riscosso
maggior successo erano stati: Nessuno,
Tintarella di luna e Folle banderuola, ma il
suo cammino era appena all’inizio.
continua sul prossimo numero......
Campo de’ fiori
49
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Il rifiuto della scuola: Lavativi o Fobici?
La maggior parte degli
alunni perde occasionalmente qualche giorno di scuola, altri alunni
mantengono una forte
antipatia per la scuola
per tutta la loro infanzia
ma si assoggettano a
frequentare
regolara cura della
mente; una porzione
Dott.ssa
Francesca Celeste
più esigua di alunni
smette di frequentare la
scuola per un periodo di tempo prolungato: lavativi o fobici?
Viene fatta una distinzione importante fra
i “lavativi” e i ragazzi che presentano una
fobia nei confronti della scuola: i lavativi,
frequentano discontinuamente la scuola,
non provano un’ansia o una paura eccessiva frequentando la scuola, né generalmente si lamentano di disturbi fisici.
Il più delle volte nascondono le loro assenze ai genitori e vagabondano per le strade
durante l’orario scolastico.
I ragazzi con fobia della scuola, invece,
sono quasi sempre bambini/ragazzi che
non hanno difficoltà di apprendimento, a
scuola se la cavano bene, hanno instaurato una relazione sufficientemente significativa sia con i loro insegnanti sia con i
compagni, fino a che, in maniera improvvisa o graduale, iniziano a manifestare:
- gravi difficoltà nel frequentare la
scuola, con il risultato di assenze prolungate;
- grave sofferenza emotiva, con sintomi di paura eccessiva, capricci,
infelicità, il lamentarsi di essere
malati senza cause organiche evidenti quando si profila l’eventualità di
andare a scuola.
La fobia della scuola esordisce in genere
verso i 5-7 anni, verso i 10-11 e in adolescenza dai 12 ai 15 anni.
Può presentarsi all’inizio dell’anno scolastico, ma anche in periodi successivi, magari
dopo una vacanza, o una malattia o in
seguito a un episodio particolare. In queste situazioni il bambino esprime angoscia
intensa; a mano a mano che il momento
della separazione si avvicina, il disagio si fa
più acuto; egli è in preda a una forte agitazione, piange, si dispera, supplica i genitori, promette che il giorno dopo non farà
storie, tiene stretti la mamma o il papà con
una morsa così forte che non si riesce a
sciogliere.
Di fronte a tentativi di costrizione la situazione si aggrava ancor di più; può capitare, infatti, che il bambino entri in classe,
ma l’angoscia è così presente che egli può
scappare via oppure può raggiungere uno
stato di agitazione così forte da sfociare in
condotte aggressive e autoaggressive.
Una volta a casa il bambino riacquista il
proprio equilibrio, partecipa alla vita familiare, è collaborativo e si spreca in solenni
giuramenti e promesse:
“Ti prometto che domani andrò a
scuola senza problemi”; “Ti prometto
che non farò più storie”.
Il bambino, quando è nel nucleo familiare,
tenta di rispondere ai mille perché dei
genitori e si sforza di razionalizzare la propria fobia attribuendola a fatti avvenuti a
scuola o a atteggiamenti dei docenti e dei
compagni.
In alcuni casi la fobia scolare è accompagnata da altre manifestazioni: difficoltà
nel mantenere il ritmo sonno –
veglia, presenza di incubi, ansia da
separazione anche in relazione ad
altre esperienze, (ad esempio, si può
evidenziare lo stesso problema anche
rispetto allo sport, all’andare a casa
di amici, ecc..).
Talvolta si incontrano modalità di relazione
ambivalenti con i familiari, principalmente
con la madre, per cui si assiste ad una
alternanza di atteggiamenti eccessivamente affettuosi e prevaricatori.
In altre situazioni alla fobia scolare si associano un forte calo di umore, chiusura,
senso di tristezza, che caratterizzano uno
stato di tipo depressivo.
Nel caso in cui genitori o insegnanti riconoscano nel proprio figlio o alunno tale
sindrome è molto importante che si comportino in modo da:
- non sottovalutare il problema
- non sdrammatizzare
- non dire che sono problemi immaginari
- dare un periodo di stop alla scuola
- preoccuparsi più della sofferenza
del bambino che delle assenze
- avere fiducia nel bambino e nelle
sue risorse
- rivolgersi all’esperto.
Oggi è largamente accettato che la fobia
della scuola non è una sindrome unitaria
ma, piuttosto, multicausale ed eterogenea
e pertanto gli operatori nella valutazione
del caso preferiscono esaminare i bisogni
del bambino/ragazzo che vengono soddisfatti dal fatto di non frequentare la scuola e in base a questi, specificatamente,
elaborare le forme più efficaci di intervento.
Campo de’ fiori
50
Paesi che non hanno aderito al
Trattato di Kyoto
di Giovanni Francola
Il trattato di Kyoto è il risultato di anni di
sforzi impiegati a livello internazionale per
combattere i cambiamenti climatici.
Tra i paesi non aderenti al protocollo figurano: gli Stati Uniti, responsabili del 36,1%
del totale di emissioni, il Principato di
Monaco, l’Australia, la Croazia e il
Kasakistan. Nessun tipo di limitazione alle
emissioni di gas serra è previsto per i paesi
in via di sviluppo come Cina e India, per
evitare di ostacolare la loro crescita eco-
nomica, anche se ritengo questa esclusione profondamente ingiusta, per il fatto che
nazioni come la
Cina producono
quantità di anidride carbonica
incontrollabile
proprio per le
loro
politiche
industriali.
Davanti alla situazione di rischio ambientale
irreversibile, alcune nazioni applicano politiche
di sviluppo sostenibili in grado
di frenare tali
emergenze, mentre altre, non
curanti dei rischi, non adottano
Una montagna di ciclomotori e motocicli in una città cinese
nessun tipo di programmazione, ingannate proprio dagli alti profitti di economie in
crescita.
Quindi, ritengono l’obbiettivo dichiarato
del Protocollo di Kyoto di ridurre le emissioni di gas serra nei paesi industrializzati
del 5 % nel periodo 2008/2012, rispetto ai
livelli del 1990, una cosa buona ma insufficiente per evitare il punto di non ritorno.
E’ cosa del tutto scontata che allineare
tutte le nazioni di questo mondo su vincoli di emissioni, comporterebbe inevitabilmente una decrescita di economie di mercato, ma siamo davvero convinti che le
attuali esponenti crescite economiche portano benessere, profitti e benefici per il
nostro ambiente?
Non vorrei che, in un prossimo futuro, le
nostre stesse dinamiche di sviluppo affogassero intere generazioni nelle più drammatiche emergenze ambientali, senza
dare loro la possibilità di ridisegnare un
mondo più equo e più sano.
Campo de’ fiori
51
Luciano Vinardi e Civita Castellana
di Enea Cisbani
Luciano Vinardi nasce a Roma nel
1935.
Mosaicista, pittore, grafico e designer di
fama internazionale, dal 1978 al 1995 è
docente di progettazione ceramica e disegno professionale presso l’Istituto Statale
d’Arte di Civita Castellana, che tuttora conserva alcune sue opere in ceramica di rara
e suggestiva bellezza.
Compie la sua prima formazione artistica e
professionale presso l’Accademia di Belle
Arti di via Ripetta in Roma.
Partecipa ad importanti premi e mostre
nazionali.
Dedica la sua attività alla progettazione di
opere in vetrata, scultura e mosaico, sperimentandone le infinite possibilità espressive nell’architettura moderna.
Entra in contatto con prestigiosi studi di
architettura ed urbanistica, lavorando in
rapporto con la funzione plastica dei volumi architettonici, dove forma e colore
divengono elemento strutturale che troverà espansione nei materiali e nelle molteplici tecniche di esecuzione.
Si determina, così, la predilezione per le
vetrate e per la molteplicità dei materiali,
che propongono particolari evidenze e
motivi espressivi nella ricerca del rilievo e
della fluidità della rappresentazione dello
spazio figurato.
Realizza opere vetrate per lo Studio
Paniconi e Pediconi nella Chiesa di San
Giuseppe Cafasso e per la Casa Generalizia
dei Carmelitani Scalzi in Roma.
Per lo Studio Boccuni di Roma, le vetrate
per la Chiesa di Santa Maria della Pietà a
Nicastro.
Per lo Studio Armellin della Capitale, realizza la grande scultura in terracotta nel
Santuario della Visitazione in Santa
Marinella, provincia di Roma.
Intenso il rapporto di Vinardi con Civita
Castellana: non soltanto prestigioso
docente presso il locale Istituto d’Arte, ma
anche autore di importanti opere conservate nel nostro centro.
Opera giovanile di particolare bellezza le
Vetrate per la Chiesa Cattedrale in
Piazza del Duomo, dove la luce e il colore,
sapientemente utilizzati, creano una composizione che anticipa nettamente le opere
della maturità.
La padronanza del disegno figurato, l’uso
magistrale del vetro colorato e l’intensa
modulazione della luce e degli accenti
chiaroscurali creano un modello artistico,
che ben si accorda con le architetture classiche della Chiesa Settecentesca.
Nel 1990 è il vincitore del Concorso promosso dall’amministrazione comunale per
il Monumento al Ceramista, da erigersi
in Via della Repubblica.
La raccolta storica dell’Istituto d’Arte conserva, del Maestro Vinardi, un vaso-scultura in smalto verde, un vaso con decorazio-
ni a rilievo in smalto bianco e il modello in
gesso di una scultura dall’intenso modellato.
Così Luigi Tallarico ha descritto l’opera di
Vinardi:……. “Le sue impaginazioni, sia nel
mosaico che nelle vetrate, confermano, sul
piano dei valori estetici, come la
tecnica specifica ottenga risultati di
autonomia espressiva da rinvenire
non solo nella diversità e
intensità del movimento e
dei colori, ma nella vibrazione della luce, che porta
alla motilità e alla modulazione e vibrazione delle
superfici e dell’intera struttura….Concorrono, indubbiamente, a questi risultati
la scelta operata da Vinardi
sui materiali, l’impiego
sapiente degli elementi
diversi, il rifiuto della
casualità e dell’automatismo. Ed è per questo che
le sue opere e strutture
sono tese alla creazione di
nuovi valori estetici, che
rimandano allo
spazio concreto cioè
architettonico e alla luce
del profondo della materia…….”.
Il Professor Claudio
Longo ritrae così l’opera
di Vinardi:……. “L’Artista
esprime la sua arte attraverso la materia e il colore sprigionando luci e
forme sempre in movimento, in un rapporto
semantico colore-architettura. La sua arte si
lega
spontaneamente
all’architettura e alla composizione architettonica …… Il nostro incontro è stato un
rapporto ricco di dibattiti sulla ricerca spaziale, sullo spazio – forma, che Luciano ha
magistralmente tradotto in una composizione senza fine.”
52
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
8-16 Sett. loc. Catalano - Circolo Tennis
Davis 76, torneo Open Santi Marciano e
Giovanni.
9 Sett. ore 9:00 Loc. Pizzo Garofalo
Esibizione Mini Moto; ore 15:30 Loc.
Quartaccio-Aldero Hotel 2° torneo di
Burraco Santi Marciano e Giovanni
10-28 Sett. Via Roma circolo ACLI torneo
di Calciotto “memorial Ivan Rossi”.
13-30 Sett. Via Garibaldi 35, galleria
Halesus, mostra “scorci, ruderi e paesaggi
di Civita Castellana” .
13 Sett. ore 17:30 Piazza Duomo, Chiesa
Cattedrale, Santo Rosario a seguire Santa
Messa; Via di Corte “Festa a Corte” con
cena sulla via a partire dalle ore 20:00.
14 Sett. Piazza S.Pertini “Notte bianca per
bambini” dalle ore 16:00 in poi; ore 17:30
Piazza Duomo Chiesa Cattedrale, Santo
Rosario e a seguire Santa Messa; ore
20:00 Via Terrano località Il Castellaccio
“Cena sotto le stelle”.
15-17 Sett. ore 10:00 sala Pablo Neruda
apertura mostra/concorso fotografico “cattura l’immagine”, esposizione costumi carnevaleschi “proponi la tua mascherata”,
temi per il prossimo carnevale.
15-18 Sett. Campo Sportivo “C.Angeletti”
Via E.Minio, Triangolare Rugby “Old
Verani”.
15 Sett. ore 10:00 Via Ferretti, Sala
Cicuti, manifestazione enologica a cura
della Winesnob; Via Enrico Minio, Circolo
Bocciofilo G.Cavalieri, torneo triangolare di
bocce; ore 16:00 Piazza Matteotti stand
espositivo G.A.R.(15-16-17 Sett.); ore
17:30 Piazza Duomo, Chiesa Cattedrale,
Vespri Solenni e a seguire Santa Messa;
Piazza Martiri Fosse Ardeatine, New Green
World, degustazione di vini italiani; ore
20:00 Via Terrano, Loc. Il Castellaccio,
cena sotto le stelle; ore 22:00 P.zza Matteotti concerto con LUCA CARBONI.
16 Sett. Piazza Duomo, Chiesa
Cattedrale, dalle ore 05:00 alle ore 9:30
celebrazione continua delle Sante Messe;
ore 8:00 Via F.Petrarca, gara ciclistica
Trofeo SS. Marciano e Giovanni; ore 10:00
Via Ferretti, Sala Cicuti, manifestazione
enologica a cura della Winesnob; ore
11:30 Piazza Duomo, Chiesa Cattedrale,
Santa Messa Solenne presieduta da S.E.
Mons Giuseppe Bertello Nunzio Apostolico
per l’Italia e concelebrata da altri Vescovi,
da S.E. Mons. Divo Zadi Vescovo di Civita
Castellana e dai parroci della città; ore
18:00 Piazza Matteotti, esibizione banda
“Città di Civita Castellana”; ore 19:00
Piazza Matteotti dimostrazione dei volontari della C.R.I.; ore 19:30 Piazza Duomo,
Chiesa Cattedrale, Santa Messa presieduta
dal Vicario Foraneo Mons. Pasquale La
Rocca; ore 20:15 Piazza Duomo, Chiesa
Cattedrale, solenne processione con le
Reliquie dei Santi Patroni; Piazza Matteotti,
bengalata; ore 21:30 Piazza Duomo, cor-
53
teo storico e investitura dei capitani.
17 Sett. Grandiosa Fiera di Merci e
Bestiame per l’intera giornata; ore 21:00
Piazza Matteotti, spettacolo “musica e
moda”.
19-29 Sett. Via del Forte, galleria d’arte
“Atmosfere” mostra collettiva di pittura.
21 Sett. Via del Forte, New Green World,
degustazione di vini italiani.
21-22 Sett. Piazza San Clemente, festa
rionale.
21-22-23 Sett. Sala Pablo Neruda, personale del pittore Gordon Faggetter.
22 Sett. Piazza Martiri di Nassirya (parcheggio P.T.) cerimonia di intitolazione
della piazza; ore 21:30 Via del Rivellino,
serata di astronomia.
23 Sett. ore 11:00 Via Santi Martiri
Marciano e Giovanni, giardino pubblico,
cerimonia di intitolazione del giardino a Sir.
Robert Baden Powel; ore 16:00 Forte
Sangallo (fossato nord) 12° edizione del
Palio degli Anelli; Piazza Matteotti, premiazione dei capitani di contrada; ore 19:00
Piazza Matteotti estrazione della tombola
di € 2.000,00; ore 20:30 Via Terrano, Loc.
Il Castellaccio, cena Medioevale; ore 22:30
Via Belvedere Falerii Veteres, grandioso
spettacolo pirotecnico.
28 Sett. Via del Forte, New Green World,
degustazione di vini italiani;
28-30 Sett. Sala Pablo Neruda, personale del pittore Attilio Fioravanti.
Campo de’ fiori
54
Una “Fabrica” di ricordi
Personaggi, storie e immagini di Fabrica di Roma
Anni ‘60: concerto beat a San Matteo
di Sandro Anselmi
Eravamo alla fine degli
anni ’60 e per il nostro
gruppo musicale, “Max e i
Grandi Naufraghi”, quei
giorni di Settembre, che
precedevano
le
feste
patronali dei Santi Matteo
e Giustino, erano colmi di
impegni.
Provavamo e riprovavamo i
brani che avremmo eseguiti durante il concerto in
piazza nella serata del 21
e, giorno dopo giorno, cercavamo di perfezionarci.
Preparavamo, con cura, la
parte strumentale ed
ancor più quella vocale,
che avevamo l’abitudine di
provare a voci scoperte.
All’inizio, questa tecnica
era risultata davvero ostica, ma poi, pian piano, era
diventata
una
nostra
metodica usuale.
Durante le prove, si erano aggiunti al
nostro gruppo degli amici che avrebbero
arricchito, con una presentazione particolare, la serata.
Carlo e Lella, affiatatissimi, inventavano le
loro battute comico-ironiche, che dovevano coinvolgere il pubblico in una sorta di
musichiere.
In realtà questa non era la nostra prima
esibizione in piazza, ma avevamo già tenuto un concerto la sera del 15 Agosto, per il
varo del primo ferragosto fabrichese, ed
eravamo stati accolti dal pubblico con un
calore indicibile ed indimenticabile.
A maggior ragione, dovevamo per forza
migliorarci, anche per essere all’altezza del
successo che ci aveva accompagnato fino
a quel momento.
Avevamo vinto già diverse gare di complessi e venivamo, oramai, invitati a partecipare fuori gara, e a fare gli ospiti d’ono-
re durante importanti manifestazioni.
Tornando da scuola, in quei giorni, e passando per la piazza, guardavo appena di
sfuggita gli operai, che costruivano il
palco.
Tiravo dritto per non incappare in qualche
battuta dei “matusa”, che se la sarebbero
presa, magari, con i miei capelli lunghi.
Quel palco, per me, valeva più di quello
dell’ Olympia di Parigi e del Metropolitan di
New York ed invece era un semplice palco,
fatto di tavole di legno e di assi segate.
Quell’elemento magico era stato il luogo
nel quale avevo potuto ammirare, fin da
bambino, tutti gli artisti che venivano ad
esibirsi per le feste ed erano gli unici che
io conoscevo ma, per me, erano i più bravi
del mondo e così, i cantanti, i comici, i ballerini, i rumoristi, che mi avevano tanto
colpito, era come se mi avessero lasciato il
testimone.
Arriva la sera fatidica, e già molte ore
prima, il pubblico aveva riempito la piazza
occupando anche tutti i balconi circostanti,
e perfino il tetto dell’edicola dei giornali.
S’accendono le luci e, dopo i primi penati
momenti, ve-niamo sommer-si dagli
applausi e dalle incitazioni, che ci danno la
giusta carica per dare il meglio di noi.
Poi, un susseguirsi delle più belle canzoni
di quegli anni (Portami tante rose, Ed ho in
mente te, Ragazzo triste, C’era un ragazzo,
Aushwitz…), ed un crescendo di gag esilaranti, fecero scoppiare le prime, grossolane, “hola”.
La serata resta, nei miei ricordi, come una
delle migliori in assoluto e, ancora oggi, mi
emoziona ricordare tutte quelle facce di
giovani in prima fila, che sognavano “un
cambiamento” e che avrebbero scoperto,
molti anni dopo, di aver vissuto un’ illusione.
Campo de’ fiori
55
Info Pubb.
0761.513117
56
Campo de’ fiori
Vita Cittadina
Luglio - Corchiano (VT) - selezioni per il concorso di bellezza “Miss Italia” - foto Eleven Focus
Agosto - Vallerano (VT)
Concerto del cantautore
Francesco De Gregori.
Nei riquadri:
il numeroso pubblico che ha
seguito il concerto
e il comitato organizzativo
della festa patronale,
insieme al cantautore
foto Mauro Topini
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Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25
01033 Civita Castellana (VT)
Tel.0761.599444 Fax 0761.599369
[email protected]
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INDOVINELLO
In quale mese dell’anno le donne
parlano meno?
Avete risolto l’indovinello ??
Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione
in redazione, riceverà un simpatico omaggio
offerto dalla GIOIELLERIA SPERANDIO
Campo de’ fiori
61
Nasce a Civita Castellana un nuovo centro di ricerca:
la X-TECH s.p.a.
28 Giugno 2007, data
che ha segnato l’inizio
di una grande realtà,
destinata a tracciare un
percorso significativo
verso lo sviluppo della
ceramica.
In un momento in cui
la crisi industriale non
di
risparmia neanche CiErminio
vita Castellana, alcune
Quadraroli
tra le più importanti
aziende civitoniche, hanno deciso di stringersi in un patto di forza e fondare la XTECH S.p.a..
La Disegno Ceramica S.r.l., la Ceramica
Flaminia S.p.A., la Ceramica Galassia S.r.l.
e la Simas S.p.a., unitamente allo studio di
progettazione Nexas S.r.l., hanno messo
insieme le loro forze per dar vita a questa
nuova realtà.
Alla presentazione ufficiale delle attività
della X-TECH S.p.a., i molti industriali presenti, hanno accolto con favore le parole
del Sindaco di Civita Castellana, Massimo
Giampieri, e del Presidente della Provincia
di Viterbo, Alessandro Mazzoli, i quali,
plaudendo all’iniziativa, si sono
augurati
che,
sempre più imprenditori, uniscano le loro
forze per aumentare la competitività sul mercato.
L’ Ing. Bartolo
Giannone
ha
concluso l’ inaugurazione illustrando le collaborazioni
con
alcuni atenei, e
mettendo in evidenza come la XTECH S.p.a., inserita all’interno
dell’importante
contesto industriale civitonico, si proponga quale punto
di riferimento per approfondire e sviluppare, in maniera razionale, i potenziali della
ceramica tradizionale, usata per la fabbricazione di sanitari e non solo.
La X-TECH S.p.a. disponendo,
infatti, di conoscenze specifiche
e dei più avanzati strumenti di
ricerca, è in grado di caratterizzare gli impasti e i prodotti ceramici, sia da un punto di vista
chimico-fisico, che meccanico.
L’obiettivo primario della X-TECH
S.p.a., tuttavia, resta quello di
coniugare tecnologia e professionalità per studiare materiali
innovativi ed arrivare all’ottimizzazione dei processi ceramici già
esistenti, al fine di migliorarli e
giungere ad un maggior valore
Diamo il benvenuto,
sulle nostre pagine,
al neocollaboratore,
per il litorale romano,
Andrea Serpa.
Andrea, oltre ad
essere proprietario e
bagnino dello stabilimento
balneare
Andrea Serpa
“Saint Tropez” di Anzio, vive contemporaneamente una interessante carriera artistica.
Dopo aver partecipato a diversi spettacoli
televisivi e teatrali, è stato tronista nel programma di Canale 5, Uomini e donne, di
Maria De Filippi e lo abbiamo visto in uno
degli spot televisivi della Unieuro, con T.
Guerra. E’ ideatore e conduttore di trasmissioni per Radio Enea. E’ protagonista
in vari fotoromanzi della produzione Cioè e
insegna recitazione alla Crazy school di
Anzio, diretta dalle maestre Roberta ed
Elena Vitiello.
RESOCONTO DELL’ESTATE 2007
Un’estate complessivamente positiva questa del 2007, nonostante il frequente mare
mosso.
A parte le condizioni meteo, i villeggianti,
ormai, si limitano ai soli week-end, salvo
rare eccezioni.
Le problematiche che causano il lento spopolamento delle spiagge sono molte: il
caroprezzo degli affitti delle case,
la rinuncia ad un lungo periodo di
ferie da parte degli autonomi, la
sempre meno disponibilità economica.
Anzio assomma a questi problemi,
anche quelli derivati dalle negligenze del comune stesso che,
nonostante la quinta bandiera blu
consecutiva, non ha provveduto
alla ottimale manutenzione del
suo mare.
aggiunto sul prodotto finito.
La X-TECH S.p.a., quindi, si propone come
un anello di giunzione tra innovazione e
tradizione ceramica, che è vanto di Civita
Castellana.
I giovani, inoltre, disertano le nostre
spiagge per la mancanza di attrazioni adeguate.
Questo vale anche per gli stranieri, tant’è
che Anzio può contare perlopiù sui romani, che, da sempre, lo preferiscono come
meta balneare perché trovano la tranquillità e la sicurezza di stare in spiaggia con
tutta la famiglia, per passare momenti felici da ricordare, magari, un domani, con
una fotografia.
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62
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Campo de’ fiori
63
Nel Cuore
Dedicato a Daniela, scomparsa il 9 Luglio, dopo una lunga e sofferta malattia al cuore, che era il suo principale problema di
salute, oltre a quello avuto dalla nascita.
L’immenso amore e la bontà, che ci hai sempre, con il tuo buon
cuore, donato, sarà sicuramente la tua ricompensa nel Paradiso,
che ti ha certamente accolta, fra le braccia del tuo adorato papà
Franco, scomparso con tuo forte dolore quando avevi solamente 16 anni, e della tua cara zia Luisa, scomparsa la primavera
scorsa, che non aspettavano altro che riaverti con loro.
Sperando, in un lontano giorno, di rivederti insieme a tutti i
nostri cari, ti mandiamo un ultimo saluto.
La tua sorellina Meri, a cui manchi immensamente, la tua cara
nipotina Giorgia, che crescerà anche per te, la tua mamma, che non ti lascerà mai sola,
perché rimarrai sempre nel suo cuore e nella sua mente ed, infine, ma non perché ultimo, il tuo adorato cognato Marcello (più che un fratello per te), per il quale resterai sempre cara e viva nella sua casa.
Un ringraziamento, per la sua disponibilità verso Daniela, va al suo medico di base Dottor
Marco Granatelli, che lei considerava un amico, ed al Centro Sociale Rosa Merlini Frezza,
per la partecipazione al suo ultimo saluto, e a tutti quelli che hanno partecipato.
Famiglia De Vittori.
Il 12 Agosto, all’età di 101 anni, ci ha lasciati, per raggiungere i suoi cari e il suo amato Dario, nonna Virginia Conte.
Avevamo parlato di lei sul numero 33 di Campo de’ fiori e,
Attraverso il racconto della sua vita, da parte della nostra collaboratrice Ermelinda Benedetti, avevamo scoperto una donna
dolcissima, ma al tempo stesso tenace e coraggiosa.
Campo de’ fiori seleziona ragazzi/e da inserire nel
settore commerciale. Per informazioni 0761.513117
oppure [email protected]
oppure Piazza della Liberazione 2 Civita Castellana
Lo Studio Legale dell’ Avv. Aldo Piras
Patrocinante in Cassazione, ha stipulato una convenzione con
Campo de’fiori con la quale, tutti i lettori, avranno diritto
a n. 3 consulenze gratuite.
Per informazioni rivolgersi in redazione
Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina,
Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione,
Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina,
Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto, Otricoli, Narni, Terni, Amelia,
Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano,
Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio,
Morlupo, Castelnuovo di Porto, Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene e nei migliori locali di Roma, in tutte le stazioni
MET.RO. Spedito a tutti gli abbonati in Italia e all’estero, inviato ad Istituzioni Culturali e sedi Universitarie italiane e
straniere, a personaggi politici, della cultura, dello sport e dello spettacolo.
Campo de’ fiori
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