1. La maturità di Verdi 1.1 La “trilogia popolare” Gli anni che vanno dal 1849 al 1853 sono per Verdi particolarmente fecondi: è in questo periodo, infatti, che compone la cosiddetta “trilogia popolare”, cioè le sue tre opere più famose le quali rappresentano anche l’inizio della sua maturità artistica. Rigoletto è la prima delle tre e va in scena al teatro La Fenice di Venezia nel marzo del 1851. Le altre due sono Il Trovatore (gennaio 1853) e La Traviata (marzo 1853). In realtà queste tre opere non sono una vera e propria trilogia: non c’è, infatti, uno stesso argomento che viene sviluppato in più parti (come ad esempio nel Ring des Nibelungen di Wagner); i personaggi, gli ambienti e anche le trame sono completamente diversi e autonomi in ciascuna opera. Tuttavia gli studiosi sono concordi nel ritenere che i tre melodrammi siano simili per struttura, stile e contenuto. In tutti e tre mancano gli ideali patriottici e le grandi masse di popolo che comparivano nei primi lavori del Maestro; al contrario, in ognuno si esprime il dolore e la sofferenza del singolo personaggio protagonista, che a causa dell’ostilità del mondo in cui vive è costretto a perdere la dignità, il sogno di felicità o la vita stessa. Dal punto di vista musicale, non c’è più distinzione netta tra arie e recitativi come avveniva nel melodramma tradizionale italiano, nel quale la musica era indipendente dalla trama. Nell’opera tradizionale, prima di Verdi, la trama si sviluppava attraverso i recitativi, che erano sostenuti da semplici accordi al clavicembalo, mentre la musica serviva soprattutto a caratterizzare i sentimenti dei personaggi. Questa era organizzata in “numeri chiusi”, cioè in pezzi chiaramente riconoscibili che interrompevano la trama. Erano momenti quasi autonomi, inseriti nella storia per permettere ai cantanti di esibirsi nel “bel canto”. Seguivano inoltre schemi e modelli tradizionali: canti solistici (arie) o a più persone (duetti, terzetti, ecc.) e nella chiusura di ogni atto erano obbligatori i “finali”, con tutti i personaggi che cantavano assieme. Nelle tre opere della “trilogia”, invece, è la musica che “racconta” il dramma e che diviene perciò più importante del testo stesso. fecondo comporre cosiddetto essere/venire sviluppato la trama completamente diverso tuttavia concorde simile il contenuto mancare al contrario il personaggio protagonista fruchtbar komponieren sogenannt entwickelt werden Handlung ganz unterschiedlich jedoch einig ähnlich Inhalt fehlen im Gegenteil Hauptfigur 1 l’ostilità la dignità la distinzione netto avvenire indipendente attraverso sostenuto riconoscibile interrompere esibirsi nella chiusura divenire stesso Feindseligkeit Würde Unterschied hier: klar vorkommen unabhängig durch hier: begleitet erkennbar unterbrechen auftreten am Ende werden selbst Verdi sapeva di aver composto non musica per drammi già pronti, che al limite potrebbero vivere anche senza di essa, bensì veri drammi musicali. Con le opere della sua maturità non è il musicista ad adattarsi al libretto ma è il libretto che si deve adattare alla musica. In altri termini, egli rovescia il rapporto che c’era tra poeta (librettista) e compositore, intervenendo di persona sul testo. Si racconta che era così convinto di aver rinnovato il suo stile e di aver raggiunto la maturità artistica da festeggiare ognuna delle tre prime rappresentazioni piantando un albero nella sua tenuta di Sant’Agata. Ma queste tre opere non sono chiamate solo “trilogia”. Al nome trilogia è legato l’aggettivo “popolare”: infatti, sono senz’altro sia le opere più famose di Verdi, sia quelle in cui più direttamente si esprimono situazioni e sentimenti elementari, facilmente comprensibili da parte di tutti. Insomma, per uno spettatore è molto più facile identificarsi con i sentimenti e i drammi di Violetta, Rigoletto o Manrico che con quelli di re o di sommi sacerdoti, anche se si tratta in definitiva sempre di amore, gelosia o della impossibile ricerca della felicità. Alla popolarità contribuisce in modo determinante la musica. In ognuna delle tre opere ci sono motivi e arie che si imprimono nella memoria, raffinate e nello stesso tempo vicine ai modi della musica popolare. Curiosità Verdi e il lessico italiano Alcune frasi celebri delle opere della “trilogia popolare” (ad esempio: “pari siamo, io la lingua, egli ha il pugnale…”; “cortigiani, vil razza dannata!”, “A voi nulla per l’oro sconviene”, “ah! vendetta, tremenda vendetta”, “questa o quella per me pari sono”, “la donna è mobile”, “libiam ne’ lieti calici”, ecc.) sono entrate a far parte del lessico e dell’immaginario collettivo degli italiani, per cui vengono usate anche al di fuori del contesto dell’opera per esprimere situazioni emotive forti. Va inoltre ricordato che i partigiani emiliani, che lottavano contro i nazifascisti, si chiamavano tra loro con i nomi dei personaggi di queste opere, cioè Monterone, Rigoletto (da “Rigoletto”), Manrico (da “Il Trovatore”) e perfino Gilda e Violetta (rispettivamente da “Rigoletto” e da “La traviata”), che sono nomi di donna. al limite bensì adattarsi convinto raggiungere la maturità artistica la rappresentazione la tenuta legato senz’altro esprimersi il sentimento elementare identificarsi il sommo sacerdote trattarsi in definitiva ohnehin sondern sich anpassen überzeugt erreichen künstlerische Reife Aufführung Landgut verbunden ohne weiteres hier: darstellen Grundgefühl sich identifizieren der hohe Priester sich handeln schließlich la gelosia la ricerca di contribuire a ognuno imprimersi in essere pari il pugnale la vendetta mobile libare (lett.) l’immaginario collettivo la situazione emotiva emiliano lottare contro rispettivamente 2 Eifersucht Suche nach beitragen zu jeder sich einprägen in hier: gleich sein Dolch Rache hier: unbeständig den Becher heben kollektive Vorstellungswelt Gefühlszustand emilianisch (aus der Region Emilia) kämpfen gegen beziehungsweise Per esercitare il lessico Esercizio n. 1 Prova a trovare il significato delle espressioni citate nel riquadro mettendole in relazione con le spiegazioni della colonna di destra: scrivi accanto a ciascuna la lettera della spiegazione corrispondente, come al numero 1. 1 la donna è mobile 2 3 4 5 e a persone spregevoli, pronte sempre a stare dalla parte del potere io la lingua, egli ha il pugnale b godiamoci la vita senza preoccuparci del futuro questa o quella per me pari c la parola può ferire come un’arma sono libiam ne’ lieti calici! d siete (sei/sono) disposti a tutto pur di non perdere i privilegi cortigiani, vil razza dannata e è incostante, infedele, cambia gusti facilmente 6 a voi (o a te/a loro) nulla per l’oro sconviene f una scelta vale l’altra, non ho particolari preferenze Esercizio n. 2 Fai ora la stessa cosa con le espressioni che seguono, tutte legate in qualche modo alla musica: scrivi accanto a ciascuna la lettera della spiegazione corrispondente, come al numero 1. 1 questa è un’altra musica c a parla in modo gradevole, melodioso 2 le sue parole sono una musica b suono spiacevole e fastidioso 3 è la solita musica c è un’altra faccenda, una cosa diversa 4 che musica d’inferno! d è una cosa noiosa 5 non metterla in musica e la situazione è ora completamente diversa 6 la musica è cambiata! f la cosa è ingarbugliata, voglio starne lontano 7 non voglio entrare in questa musica g non è il caso di perdersi in complimenti e in chiacchiere Esercizio n. 3 Quali espressioni dei primi due esercizi puoi usare nei seguenti casi? Scrivile negli spazi bianchi al posto delle parole in corsivo. 1. Preferisci il pollo alla griglia oppure al forno? Per me è la stessa cosa. __________________________________________________________________ 3 2. Con il fallimento delle banche americane, le cose non sono più come prima: i risparmi non sono più al sicuro in banca. ___________________________________________________________________ 3. Non cercare di sviare il discorso con chiacchiere e complimenti: è necessario che cominci a prendere decisioni serie. ___________________________________________________________________ 4. Certi giornalisti troppo vicini al potere politico si comportano come spregevoli adulatori, sono pronti a tutto pur di continuare ad avere i loro vantaggi. ___________________________________________________________________ 5. I talk show sono quasi sempre uguali e insopportabili, non fanno altro che ripetere le stesse insignificanti e noiose banalità. ___________________________________________________________________ 6. Questa situazione non fa per me, non voglio averci niente a che fare. ___________________________________________________________________ 7. Quel conferenziere era davvero incantevole: non solo ha detto cose interessanti ma parlava anche in modo assai gradevole e melodioso. ___________________________________________________________________ La copertina di una vecchia edizione del dramma a cura del primo editore di Verdi: la casa Ricordi 4 1.2 La genesi dell’opera Il soggetto del Rigoletto è tratto da un dramma in versi di Victor Hugo, Le roi s’amuse (1832), ovvero “Il re si diverte”. Questo dramma, accusato di immoralità, aveva subito il veto della censura francese. Verdi lo conobbe, perciò, soltanto attraverso la lettura. Ne rimase subito molto impressionato e decise di ricavarne un’opera. Ciò che lo attraeva di più era il carattere di Triboulet, il buffone del re di Francia Francesco I, che a corte è cattivo e volgare mentre a casa, con sua figlia, è invece delicato e affettuosissimo. Verdi capì che questo contrasto era la chiave del dramma. Triboulet, infatti, in cuor suo odia la vita di corte e odia anche il re. Deve fingere di essere suo amico, lo deve divertire, ma in realtà è contento solo di vedere come il re cada sempre più in basso. A causa della sua deformità, la gobba, si sente inferiore e umiliato da tutti. Spingendo il re a sedurre le figlie dei nobili o le mogli dei cortigiani, è come se riscattasse la sua condizione. Quando però scopre che il re ha sedotto sua figlia, ha un solo desiderio, vendicarsi. Si accorda allora con un sicario per ucciderlo ma per errore sarà proprio sua figlia a essere uccisa. Triboulet, che vorrebbe in tutti i modi “salvare” la figlia dal disonore e dalle umiliazioni, finisce per essere la causa della sua rovina. La maledizione lanciata contro il re e contro Triboulet da un nobile, anche lui padre offeso nell’onore della figlia, colpirà solo il buffone. Questo è il tema centrale dell’opera e Verdi avrebbe voluto intitolarla appunto così, La maledizione. Come era successo a Victor Hugo, anche Verdi e il librettista, Francesco Maria Piave, si scontrarono con la censura, in questo caso quella austriaca (Venezia all’epoca faceva parte dell’impero asburgico). Le obiezioni delle autorità austriache erano di due tipi: politiche e “morali”. Sul piano politico, non si accettava un’opera in cui un re fosse descritto come figura negativa. Infatti, dopo la rivoluzione francese, il periodo napoleonico e le recenti rivoluzioni della prima metà dell’Ottocento (anni Venti, Trenta e 1848), l’impero asburgico cercava soprattutto di difendere il vecchio regime, fondato sulla nobiltà e sui sovrani legittimi. Non si poteva, perciò, parlare male dei re. Nel dramma di Hugo il personaggio principale, assieme a Triboulet, è il re di Francia, che viene descritto come un volgare seduttore. Dal punto di vista “morale”, si considerava di cattivo gusto far assumere a un uomo deforme (il buffone, appunto) il ruolo di protagonista: era qualcosa che “offendeva” i sentimenti del pubblico, che a teatro dovrebbe vedere solo cose nobili ed elevate. trarre da divertirsi subire il veto il buffone delicato affettuoso il contrasto fingere la gobba umiliato riscattare entnehmen sich amüsieren verboten werden Narr zart liebevoll Unterrschied so tun als ob Buckel erniedrigt ausgleichen accordarsi il sicario il disonore la maledizione scontrarsi l’obiezione (f.) sul piano politico difendere di cattivo gusto deforme offendere 5 sich einigen Meuchelmörder Schande Fluch stossen auf Einwand auf der politischen Ebene verteidigen geschmacklos missgestaltet hier: verletzen Verdi non avrebbe voluto accettare nessun cambiamento ma il librettista Piave, d’accordo con la direzione del Teatro La Fenice, arrivò ad alcuni compromessi: niente re e niente corte di Francia, bensì una piccola corte provinciale italiana, quella di Mantova; il protagonista cambia nome, da Triboulet (in italiano Triboletto) a Rigoletto e probabilmente Piave sarebbe stato disposto anche a fargli “perdere la gobba”. Quando Verdi venne a sapere degli accordi che lui aveva preso con la censura si arrabbiò moltissimo e stava quasi per abbandonare il progetto dell’opera. Piave riuscì a convincerlo ad andare avanti. Verdi accettò ma a condizione che il personaggio del buffone non fosse stravolto. Così Rigoletto conservò la sua deformità – la gobba – e con essa tutta la sua potenza drammatica, che lo rende molto umano. il cambiamento d’accordo con la corte probabilmente essere disposti a venire a sapere arrabbiarsi abbandonare a condizione stravolto conservare rendere Änderung im Einklang mit Hof wahrscheinlich bereit sein zu erfahren sich ärgern hier: aufgeben unter der Bedingung verzerrt beibehalten hier: machen Giuseppe Verdi all’epoca del Rigoletto Il librettista Francesco Maria Piave 6 Comprensione del testo e produzione scritta Esercizio n. 4 Scegli tra vero e falso. 1. Rigoletto non fa parte della “trilogia popolare”. v f 2. Le tre opere sono dette “trilogia popolare” perché sviluppano lo stesso argomento in tre momenti diversi. v f 3. Rigoletto rappresenta una rottura con la tradizione del melodramma italiano. v f 4. Nel melodramma tradizionale prima di Verdi i recitativi, che erano ben distinti dalle arie, raccontavano la trama. v f 5. Il dramma in versi di Victor Hugo colpì Verdi soprattutto per la figura del re. v f 6. La censura austriaca inizialmente cercò di bloccare l’opera. v f 7. La figura del buffone gobbo non piaceva alla censura austriaca per motivi di carattere “morale”. v f 8. Verdi non si oppose ai cambiamenti richiesti. v f 9. Piave si accordò con la direzione del teatro e con la censura austriaca per riuscire lo stesso a mettere in scena l’opera. v f 10. Rigoletto fu rappresentato dapprima con un altro nome. v f Esercizio n. 5 Rispondi alle domande. 1. Perché Rigoletto, La Traviata e Il Trovatore sono chiamate “trilogia popolare”? _____________________________________________________________________ ______________________________________________________________________ 2. Verdi con la “trilogia popolare” era riuscito a rinnovare il suo stile e a raggiungere la maturità artistica. Qual è la principale novità musicale di queste opere? _____________________________________________________________________ ______________________________________________________________________ 7 3. Quale personaggio del dramma di Victor Hugo attrasse di più Verdi? _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ 4. Perché il dramma di Victor Hugo era considerato politicamente pericoloso? _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ 5. Perché inizialmente Verdi pensava a un altro titolo per l’opera? _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ 6. Che cosa, nell’opera proposta da Verdi e da Piave, andava contro la morale tradizionale secondo la censura austriaca? _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ 7. Qual è la caratteristica del personaggio di Rigoletto che Verdi non ha voluto assolutamente cambiare? _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ 8. A cosa era dovuto questo rifiuto? _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ 8