2 Campo de fiori E’ la fine dell’anno e si approssimano le Sante Festività Natalizie. In questo anno Campo de’ fiori è molto cresciuto e per questo sono profondamente grato a tutti i lettori, agli amici sponsor ed ai collaboratori, che hanno reso possibile la realizzazione di questo bellissimo sogno. Campo de’ fiori percorre oramai una strada importante e farò del tutto per esserne degno e responsabile. Tante e tante persone di tutte le età, hanno ritrovato in Campo de’ fiori il gusto della sana lettura ed hanno riscoperto così le profonde radici della nostra terra, le sue tradizioni, la sua arte e la sua ricca cultura. Campo de’ fiori è un elemento socialmente aggregante e la sua valenza popolare, ha contribuito ad abbattere tante barriere mentali che oscuravano i sentimenti e le buone intenzioni. Oggi essi sono più espressi e manifesti, e la soddisfazione di constatare questo processo evolutivo, mi colma di gioia. Vorrei nella gioia poter abbracciare tutti Voi e le vostre famiglie, specialmente quelle dove c’è da combattere il male ed il bisogno. Vorrei poterci guardare negli occhi, per scambiarci un sereno sorriso ed augurarci di cuore un Buon Natale e Felice Il Direttore - Sandro Anselmi Anno Nuovo. GRAZIE AGLI SPONSOR ai sostenitori, agli abbonati ed ai collaboratori che da soli sostengono Campo de’ fiori e, con il loro prezioso contributo, danno vita ad importanti operazioni sociali, promosse e realizzate dalla ACCADEMIA INTERNAZIONALE D’ITALIA. Campo de’ fiori, con le oltre 30.000 copie, la distribuzione mirata ed i siti internet www.campodefiori.biz - www.campodefiorionline.it www.accademiainternazionaleditalia.it, DA’ VALORE ALL’IMMAGINE DELLA VOSTRA AZIENDA. Campo de’ fiori cerca validi redattori in ogni paese. Campo de’ fiori porta bene ATTENZIONE alcune persone non autorizzate hanno venduto spazi pubblicitari a nome di Campo de’ fiori. Diffidiamo dell’operato di questi ignoti personaggi e avvisiamo la gentile clientela, che i nostri collaboratori si distinguono tramite un cartellino identificativo. Campo de fiori Sandro Anselmi La saggezza dei silenzi Quando mi accingo a scrivere queste mie poche righe, ho sempre il dubbio di cosa devo trattare e lo faccio così alla chiusura del numero, LETTERA AL DIRETTORE Egregio Signor Direttore, sono pienamente d’accordo su quanto Lei ha scritto sul numero dodici di Campo de’ fiori, nell’editoriale dal titolo “Telesogno”. Io sono una mamma pentita della TV e le assicuro che l’altro giorno l’ho spenta ed ho costruito con mio marito un vecchio gioco per mio figlio che ha otto anni, copiandolo da un vecchio numero di Campo de’ fiori. Il gioco del rocchetto, se lo ricorda? Ci siamo divertiti un mondo e sono convinta che, oltre al mio Luca, questo abbia fatto un gran bene anche a me e a mio marito. Grazie, Marina Longhi. IL DIGIUNO TELEVISIVO Tanta eco ha avuto l’argomento che ho affrontato nel precedente numero di Campo de’ fiori e precisamente quello del “Telesogno”. Non avevo e non ho nessuna intenzione di criminalizzare il pubblico televisivo, specialmente quello femminile. Ribadisco che la condanna era solo nei confronti del mezzo e solo ad esso era rivolta. Le donne semmai, sono vittime inconsapevoli ed innocenti di un sistema diabolico e perverso che crea dipendenza passiva e ERRATA CORRIGE sul n. 12: rubrica “Angolo ... cin cin”, Busto Arsizio è in provincia di Varese e non Milano. La foto di Tribolati è relativa ad un campeggio a Fregene della Soc. Sportiva Calcio quando, pressato dai tempi tecnici, mi compiaccio almeno di essermi potuto attualizzare ai temi più importanti del momento. Questi però sono naturalmente più d’uno ed allora, fidandomi del mio istinto, scrivo sempre tutto d’un fiato, per non lasciar tempo all’autocritica, alla prudenza, alla riflessione ed ai dubbi. Non so se è un buon modo, ma a dar ragione ai vostri consensi ed alle vostre lusinghe, mi illudo di aver fatto bene. Ci sono argomenti che, seppur validi, non riesco a trattare, ed anche se spinto qualche volta da una certa dose di incoscienza, riesco poi a frenare quell’impulso che vorrebbe usassi il mio Campo de’ fiori, per delle soddisfa- zioni personali. Tanta e tanto profonda è la stima che ho dei miei cari lettori, che mai diventeranno strumento per i miei disegni e prevarrà sempre la saggezza dei silenzi. L’istinto quand’è sano, guida a traguardi insperati e pur se diventiamo vulnerabili per aver superato tante barriere, il rischio di perdere un amico, ci aiuta a farcene altri. Per rispondere a qualcuno, tutto ciò che dico non sarà forse assolutamente vero, ma è ciò che penso e sento e se c’è una cosa che vorrei trasparisse da queste pagine, è l’amore e la passione con la quale esse vengono scritte. Merito a tutti i collaboratori. Il Direttore Sandro Anselmi propone modelli falsati di comportamento e di vita. Ad esse è rivolta l’attenzione dei manipolatori di masse perché sono le maggiori fruitrici. La riprova di ciò si evidenzia anche nel vedere i risultati dell’ultima “Isola dei Famosi”. Le eliminate sono state tutte donne perché essendo le stesse donne quelle che maggiormente seguono e perciò votano, hanno scelto di far vincere gli uomini e, fra quelli, quello più bello. Il loro esplicito apprezzamento del modello comportamentale televisivo, rafforza poi nel giovane l’idea che il suo futuro, sia quello di fare il calciatore, il cantante, l’attore o la velina. Nessuno più che parli dei lavori tradizionali, che affermi quanto anch’essi siano sani, indispensabili ed auspicabili, visti i tempi. Troppi palestrati, troppa plastica, troppi esseri immortali, troppi involucri vuoti! Non c’è più spazio per coltivare lo spirito, i buoni sentimenti, l’amore con la A maiuscola e, quando questi vengono inseriti dentro ad un programma, questi sono falsi al 90% ed interpretati da attoruncoli che percepiscono un compenso per interpretare la parte. La TV non risparmia più nessuno e facendo leva su un facile pietismo, usa spesso anche le persone disabili!!! Non c’è più decenza! Bisogna fermarli, bisogna dare un segnale forte perché possa portare ad un cambiamento radicale e definitivo. Perché possiamo avere una televisione migliore, c’è una sola strada: IL DIGIUNO TELEVISIVO! Per realizzare concretamente questo proposito, invito tutti i lettori di Campo de’ fiori (e siete tanti), a spegnere la TV ogni qualvolta eccede con la pornografia, la violenza, l’indecenza. Facciamolo adesso! Faccia-molo durante le feste Natalizie, quando è più bello ascoltare un sermone, una favola dei nonni, un po’ di buona musica. Quand’è più romantico fare una bella passeggiata, leggere un buon libro o parlare tutti insieme in famiglia. La riscoperta di tutto ciò ci farà molto bene e ci regalerà la meraviglia di essersi ritrovati migliori. Chissà se i padroni dell’etere allora, depauperati del loro potere e conseguentemente impoveriti dai mancati introiti pubblicitari, non riconvertiranno prima i loro animi e poi i loro programmi? Operiamo questo miracolo, spegniamo la televisione cattiva. il Direttore Sandro Anselmi 3 Campo de fiori Periodico Sociale di Arte, Cultura ed attualità edito dall’Associazione “Accademia Internazionale D’Italia” (A.I.D.I.) - senza fini di lucro Presidente Fondatore: Sandro Anselmi Direttore: Sandro Anselmi Direttore Responsabile: Sandro Anselmi Segretaria di Redazione: Cristina Evangelisti Impaginazione e Grafica: Cristina Evangelisti Reg. Trib. VT n. 351 del 2/6/89 Stampa: Centro Poligrafico Romano La realizzazione di questo giornale e la stesura degli articoli sono liberi e gratuiti ed impegnano esclusivamente chi li firma. Testi, foto, lettere e disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti se non dopo preventiva ed esplicita richiesta da parte di chi li fornisce. L’editore non risponde delle informazioni degli inserzionisti. I diritti di riproduzione e di pubblicazione, anche parziale, sono riservati in tutti i paesi. Direzione, amministrazione, redazione, pubblicità ed abbonamenti: P.za della Liberazione, 2 01033 Civita Castellana (VT) C/C PT n. 42315580 Tel. e Fax 0761.513117 e-mail: [email protected] Redazione di Roma Campo de fiori 4 Tutti cercano funghi ma c’è chi li trova... Foto da e r e g Leg Civita Castellana Ottobre 2004 N ATI 01.10 Martina Carlaccini 16.10 Riccardo Compagni 06.10 Leonardo Dominici 15.10 Elisa Epifani 25.10 Sofia Fantera 15.10 Dafne Molinari 05.10 Simone Petroni 13.10 Leonardo Santini Se i funghi costassero come i tartufi, l’amico Enzo Tizi sarebbe straricco. Eccolo mentre ci mostra uno dei tanti esemplari che ha trovato. Matrimoni Morti 03.10 Luca Antonini/Michela Pieralisi 03.10 Maurizio D’Aguanno/Stefania Francioli 02.10 Stefania D’Ascanio/Domenico Venditti 31.10 Giuseppe Diaco/Elisa Marrati 02.10 Luana Franco/Daniele Sebastiani 23.10 Azzurra Lanzi/Vincenzo Patrizi 02.10 Aurel Marcu/Valentina Cati Ilie 10.10 Andrea Polverini/Alessandra Picucci Vincenzo Carabelli Enegilde Coletta Astree’ Giordano Ersilia Lemme Francesco Melone Irina Novac Rolando Ricci Pierino Stotani Roberto Meloni Ivana Nelli Franco Evangelisti Campo de fiori 6 Per un amico: Roberto Ciao Roberto, hai lasciato di te un ricordo indelebile. Queste parole avrei dovuto dirle il giorno del tuo funerale, ma la commozione (bada bene, la commozione, non l’emozione), me lo ha impedito. Colgo allora l’occasione che Campo de’ fiori mi dà, per celebrare a mente fredda la morte di un amico. Sei stato il fondatore e per sei anni il presidente della “Associazione Catamellesi Doc”, da te fortemente voluta e realizzata con il ripristino dell’antica festa del Quartiere Catamello ed io, come segretario della stessa, sono stato al tuo fianco ed ho avuto modo di conoscerti a fondo. Eri un vero personaggio, la tua gioia di vivere, la tua forza, le mille battaglie che giornalmente combattevi e vincevi contro quella malattia che per più di venti anni ha cercato di indebolirti nel fisico, non sono riuscite ad intaccare il tuo spirito. Quello spirito che ti ha fatto mascherare per più di quarant’anni consecutivi, tu emblema del Carnevale Civitonico, di cui ne eri l’allegro apripista, davanti alla “Rustica” o sopra i carri allegorici. Mi raccontavi, durante le tante cene delle feste associative, della tua vita, della tua infanzia tipica di una famiglia allora povera e di tuo padre Carlo (o “mulinaro” de Toto) che faceva l’impossibile per allevarla degnamente. Poi, tra una pillola e l’altra, segno tangibile delle armi che usavi per la battaglia quotidiana contro il male, mi facevi rivivere le tue imprese di camionista (il tuo mestiere), quando tra motrice e rimorchio caricavi il doppio del peso consentito. E io ridevo sulle scappatoie che cercavi all’Alt della Stradale, quando aprivi il portafoglio e, quasi piangendo mostravi pochi spiccioli che esso conteneva. Riuscivi così a patteggiare una multa più mite o addirittura ad evitarla dopo aver impietosito la pattuglia. Poi, una volta risalito in cabina, rimettevi al suo posto il “vero portafoglio”, quello con cui lavoravi, che era ben più gonfio. Mentre scrivo, i ricordi di te, mi si presentano a “valanga” e non so quali rievocare. Mi voglio però soffermare su un tuo aspetto che, forse, i più ignorano: la tua fede e la tua devozione alla Madonna. Nel giardino della tua nuova casa, che avevi voluto ultimare ed arredare con i sacrifici e Indovina l Artista Nel riquadro sottostante è riportata una famosa raffigurazione denominata “Il Giudizio Universale”. Sai dirci chi l’ha dipinta? I primi tre che, indovinato lo comu- la “tigna” tipica di chi è abituato a lottare, avevi innalzato una statua alla “Madonnina” (come tu la chiamavi). Ne eri orgoglioso e quando a Luglio ti venni a trovare mi facesti notare le rose che, rigogliose, circondavano quella piccola statua. Certo mi mancherai, ci mancherai, mancherai soprattutto a tua moglie e ai tuoi figli che hai aiutato nel lavoro fino all’ultimo; mancherai a noi catamellesi, mancherai a tutti i civitonici e a tutti quelli che, assistendo alle sfilate del prossimo carnevale, non vedranno più quella “bella donna” truccata, con veletta, calze nere e tacchi a spillo che si aggirava tra le maschere ridendo e scherzando, quando lasciavi da parte per un giorno tutte le pene di una vita vissuta tra esaltazioni e sofferenze. Ciao Roberto, con te non è morto Roberto Meloni, con te è morto un amico. Ciao “Melorobby”. Campo de fiori 8 Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] Il personaggio misterioso Vi invitiamo ad indovinare il personaggio misterioso riprodotto nella foto sotto. I primi cinque che lo identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla Profumeria Paolo e Concetta: Bar Alessandrini snc di Alessandrini B.e C. Via Vincenzo Ferretti, Campo de fiori 9 Amarcord i luoghi dell infanzia di Sandro Anselmi Il Castellaccio e la grande croce visti dal Ponte Clementino Torre di caccia risalente al 1400 Questa volta i nostri amici Fabrizio e Massimo non sono andati troppo lontano a cercare i loro ricordi, perché hanno rivisitato un luogo che è sotto gli occhi di tutti e che tutti amiamo per la sua suggestiva bellezza: il “Castellaccio”. Questa singolare penisola che termina con il suo caratteristico promontorio Tombe Etrusche al Castellaccio poco più in là del Ponte Clementino, fa da baluardo alla valbilmente ad uso di caccia. Tutti i resti sono lata sottostante, solcata nei due lati dai perfettamente conservati e testimoniano fiumi Rio Purgatorio e Rio Maggiore. La le varie civiltà che si sono succedute in grande Croce, che è uno dei simboli caratquesto luogo. Tutti questi tesori così vicini, teristici della nostra città, s’erge proprio ma a noi praticamente sconosciuti, non alla fine del pianoro ed all’inizio del precidovevano esserlo per Fabrizio e Massimo pizio, quasi a proteggerci da quell’orrido che invece li frequentavano con assiduità bello che tanto colpì Goethe. Essa fu nella loro infanzia. Oggi cercano di ricorimpiantata a memoria di una missione e dare i tanti compagni di giochi e vanno alla da lì sembra proteggere tutti i viandanti ricerca di questa o quella grotta (tombe del ponte. Il Castellaccio, accessibile da etrusche aperte e già profanate) dove gioVia Terrano, è un sito archeologico di cavano a nascondino, per rivedere quei grande importanza. Testimonianze danno momenti lontani che hanno fissato per la certezza della sua occupazione fin dalsempre nella loro memoria. l’età del ferro, poi la presenza etrusca, ha lasciato una serie di tombe molto importanti. Tra l’800 ed il 1000 fu costruito il castello, che aggettivato poi dispregiamente dal popolo il Castellaccio, dà il nome al sito. Esso era praticamente imprendibile e, l’unica via di accesso che correva verso occidente, era sbarrata da una porta turrita e munita di spalti, dai quali vigilavano sicure le guardie, come comprovato da recenti ricerche del Prof. Bruno Bernardi. Poco più ad ovest, c’è una mura perimetrali del Castellaccio torre in pianta quadrata del ‘400, presumi- Campo de fiori 10 Enzo Rossi da Civita Castellana di Alessandro Soli Chi lascia il suo paese, per andare altrove a realizzare le proprie aspirazioni e raggiungere traguardi imporAlessandro Soli tanti, non tradisce le sue origini, ma le aggiunge addirittura al cognome. Un nostro concittadino appunto, è conosciuto nel variegato mondo dell’Arte, quella con la A maiuscola, come Enzo Rossi da Civita. Artista poliedrico, Enzo Rossi è architetto,scultore, pittore, progettista e restauratore. Classe 1932 , ha frequentato l’ Istituto Statale d’Arte di Civita Castellana, per poi diplomarsi al Liceo Artistico di Roma. Rivelò fin dalla tenera età la sua inclinazione per l’arte,che lo ha spinto a frequentare, una volta lasciata Civita Castellana, nei primi anni 60, l’Accademia di Brera a Milano, ed a laurerasi in architettura. Abilitato all’insegnamento di disegno, storia dell’arte, pittura e scultura, ha svolto per lunghi anni la carriera di docente in vari istituti. La sua seconda patria è stata Cameri, una cittadina in provincia di Novara, dove tutt’ora vive con la sua famiglia, ed è proprio a Cameri che ultimamente la sua arte si è espressa in modo tangibile, e la sua forma espressiva ha trovato il suo sfogo naturale. Ha realizzato su commissione della parrocchia , la “Cappella del Giubileo dell’Incarnazione”, una vera e propria chiesetta “d’autore”. Enzo Rossi ha firmato tutte le opere e gli arredi che la “impreziosiscono”: altare, tabernacolo, leggìo, seggiola pastorale, i banchi per i fedeli, in legno brasiliano con formelle scolpite e persino l’inginocchiatoio per gli sposi. Certo sono ormai lontani i tempi, quando ancor giovane realizzò l’edicola votiva della Madonna “su alle case popolari”, in fondo a Via Mazzini , ma Enzo Rossi “civitonico d.o.c.” non si è dimenticato e, pur essendo divenuto “maestro”, ricorda la sua città con orgoglio , come noi civitonici con orgoglio lo ricordiamo e andiamo fieri di lui. Campo de fiori Miti Dei ed Eroi 11 Era: la sposa di Zeus di Barbara Pastorelli La più grande tra le dee dell’Olimpo, che insieme a Zeus e Atena (Minerva) costituisce per i Romani la Triade Capitolina, è Era o Giunone. Ho sempre avuto una predilezione particolare per questa divinità perché, nelle numerose vicende che la vedono protagonista, ha tirato fuori tutta la sua caparbietà ed ostinazione riuscendo, ogni volta, ad avere la meglio. Era, nome che nella nostra lingua significa “Signora”, è figlia di Crono (che alla nascita la ingoiò come gli altri figli) e sorella maggiore di Zeus; è la dea sovrana dell’Olimpo, protettrice dei matrimoni e dei parti. Sono diversi i racconti riguardanti le nozze di questa con il fratello Zeus. La più diffusa tra di esse è quella che narra che un giorno Zeus, avendo visto Era sola, lontana dagli altri dei, aveva desiderato sedurla. In pochi istanti si era tramutato in un cuculo, aveva scatenato un violento temporale e si era posato su di un monte, che da allora prese il nome di “Monte Cuculo”. Lì Era camminava silenziosamente quando il cuculo,accortosi di lei, andò timidamente a posarsi sul suo grembo. La dea, impietosita dall’uccello che appariva impaurito, lo coprì con le sue vesti. Fu allora che Zeus riprese le sue vere sembianze e la volle fare sua amante. Era però si difese con tutte le forze ed aspettò che Zeus le facesse la promessa di nozze. La dea fu sposa fedele e odiò e punì amaramente l’infedeltà del marito. Perseguitò con ostinazione tutte le sue rivali in amore e anche i figli delle amanti di Zeus. Fu spietata con Leto, incinta di Apollo ed Artemide, ma divenne ancora più crudele con Semele, che Zeus amò intensamente. Era istigò a tal punto la rivale fino a che questa non chiese a Zeus di mostrarsi in tutta la sua maestà; il Padre degli dei obbedì ma , all’istante, Semele rimase incenerita per l’abbagliante splendore. L’ira funesta di Era si manifestò anche contro Ino e Atamante che, per aver difeso Dioniso, figlio di Semele e Zeus, furono destinati ad impazzire. Di Era si dice che fosse “casta” e pura e che avesse generato una figlia, Ebe, che fu il simbolo dell’eterna giovinezza e purezza. Il culto di Era, nato ad Argo, si estese poi a Samo, Profilo di Era Giochi Un esempio di grande ingegneria applicata al gioco era il Filobus. Per costruirlo si usava materiale del tutto naturale. Bastava avere a disposizione quattro ruote, un pezzo di legno dal quale si ricavava il corpo del gioco, un piccolo tronchetto con un foro per poter infilare una lunga canna di bambù, dello spago, chiodi e martello. Il Filobus avanzava per lo rotolamento del Zeus ed Era, Vathi (Samos) - Museo nel Peloponneso e in Italia, dove fu venerata col nome di Giunone. Qui il suo epiteto più comune fu Giunone”Lucina”, invocata dalle partorienti perché proteggesse i loro bambini appena venivano alla luce. A Roma fu venerata anche col il nome di Giunone “Prònuba”, cioè di colei che conduceva la sposa alla casa del marito e come Giunone Regina, protettrice dello Stato Romano. Da questa prese il nome il mese di Giugno. Antichi filo, avvolto in precedenza sull’asse delle ruote posteriori e tenuto in tiro dalla canna di bambù issata al tronchetto, che formava la parte anteriore del mezzo. Questo muoversi autonomo era la gioia dei bambini che gareggiavano fra loro nel creare il filobus più veloce. Cristina Evangelisti 12 Campo de fiori Come eravamo Leonda a di Alessandro Soli I veri civitonici, non l’hanno mai dimenticata: qualcuno, grazie al figlio Lorenzo, riesce ancora a gustare quel genuino sapore che solo ‘o fritto de Leonda riusciva a dare. Era per Civita una istituLeontina Scopetti zione, quasi un rito propiziatorio, che si consumava nei pomeriggi festivi, specialmente nella stagione fredda. Noi giovani degli anni ’60, appena usciti dal cinema, verso le ore 17,30, di corsa ci recavamo lì, all’inizio di Via di Corte, davanti alla farmacia del Dr Filizzola, per comprare ‘e patatine fritte de Leonda (Leontina Scopetti). C’era sempre la fila, bisognava aspettare, impazienti,con lo sguardo languido fisso sull’enorme padellone colmo d’olio bollente, appoggiato sopra un fusto di carburante, dove galleggiavano sfrigolando, le fette di patatine (allora erano sbucciate e tagliate a mano ed avevano un certo spessore) rivestite della “famosa pastella”, che solo lei sapeva fare. Quella pastella era fatta sì con acqua e farina, ma c’era qualcosa in più tra gli ingredienti che la rendeva unica , che faceva parte del segreto che la famiglia Grimaldi si tramandava ormai da geneda aveva appena scolato con la “schiurazioni. Già, permarola” (classica paletta di alluminio traché il vero friggiforata). Erano anch’essi una delizia per il tore era il marito palato. Leonda continuò la sua attività, di Leonda, apcoadiuvata dal figlio Lorenzo fino al 1973, punto Onilio Griregalando ai civitonici quelle emozioni maldi, ma questa, da buona allieva, aveva culinarie che solo quel fritto casarecsuperato il maestro. Purtroppo ad aspettacio era riuscito a dare alle precedenti re non c’eravamo solo noi; le persone più generazioni. Certo oggi è cambiato tutto grandi ordinavano anche i “filetti de baccon l’industrializzazione (se così si può calà”( altra specialità unica), e spesso e definire) del mangiare, vedi le patatine volentieri, comprando quel fritto per la tagliate a macchina “a fiammifero”, surgecena, data la quantità necessaria, esaurilate, fritte e mangiate con quell’intingolo vano la “padellata” in corso, provocando fatto di maionese o Ketchup, che tanto così lo scontento generale tra chi, come piace alle nuove generazioni, ma “’e noi, stava aspettando il suo turno.” A chi patate fritte de Leonda”…… tocca?” diceva Leonda, e subito:”C’ero io, c’ero prima io”. Ricordo con una certa emozione la gioia che ci dava quel “cartoccetto” di patate avvolto a imbuto con la “carta straccia”(in italiano carta paglia), che oltre ad assorbire l’olio, ti scaldava le mani intirizzite dalla lunga attesa. Poi, chi rimaneva senza, e non voleva rifare la fila, doveva, diciamo così, accontentarsi degli “sfrizzoli”, le dorate gocce della pastella, cadute in mezzo all’olio Lorenzo Grimaldi (col camice azzurro), il figlio di Leontina, bollente, che Leonha ereditato il mestiere dei genitori. in Via Attilio Bonanni c’è ... ... Campo de fiori 13 CIAK SI GIRA La Corona di Continuiamo il nostro viaggio alla ricerca di film girati a Civita Castellana. Era il 1940 di Roberto Moscioni quando, a Civita Castellana, si sparse la voce che “giù a Treia” (fiume Treia), all’altezza del vecchio ponte crollato della ferrovia, erano arrivati quelli del cinematografo (così venivano chiamate le troupe cinematografiche) per girare un film e che servivano comparse di tutte le età con una paga giornaliera di 20 Lire. Molti furono i civitonici che aderirono all’invito e, una volta arrivati “giù a valle” , nel campo sottostante il ponte, vennero spogliati dei loro abiti, truccati con barbe e parrucche , vestiti con sontuosi costumi di velluto e con armature corredate di scudi e spade dell’epoca dei fatti narrati nel film. Il film del quale parliamo è La Corona di Ferro, diretto da Alessandro Blasetti (grande regista del cinema sonoro e del famoso film Quattro passi fra le nuvole), fondatore della famosa “Scuola Nazionale di Cinematografia” di Roma. Il film racchiude una miriade di stili che vanno dalla tragedia greca ai miti nordici, dal fantastico al Santo Graal. Esso narra del viaggio verso Roma della “Corona di Ferro”, oggetto sacro capace di dare potere e pace a colui che l’avrebbe indossata, portata in dono dall’Imperatore Bizantino al Pontefice. Durante il viaggio l’Imperatore, con a seguito i suoi cavalieri e tutta la sua corte, è costretto ad effettuare una deviazione, a causa del crollo di un ponte, che lo porta ad entrare nella terra di Kindaor, regno immaginario. Qui si è appena commesso un fratricidio da parte di Sedemodo che, spodestato suo fratello, legittimo sovrano di Kindaor, si impadronisce del reame. Una volta entrato nel regno, il perfido Sedemodo, ruba la corona per poi gettarla in un burrone dove questa, magicamente, si fonde nella roccia. Il neonato Arminio, figlio dello spodestato, viene por- Michele Moscioni ci mostra il vecchio ponte sopra il fiume Treia, dove vennero girate alcune scene del film tato nella valle dei leoni affinché questi lo divorino. Ma il destino vuole che Arminio venga allevato e cresciuto dai leoni. Diventato uomo, si unisce ai popolani capeggiati dalla bellissima Tuntra, figlia del sovrano del regno confinante a Kindaor per combattere il re Sedemodo. Passano gli anni e, per uno scherzo del destino Arminio ottiene la mano di Elsa, figlia di Sedemodo, ma questa muore, a causa di una profezia già presagita da una Sibilla. Sul paese ormai pacificato regneranno il giovane Arminio e la principessa Tuntra. Il film ebbe una schiera di interpreti che favorirono il grande successo della pellicola, vincitrice nel 1941 del Leone D’Oro al festival di Venezia. Gli interpreti principali furono Gino Cervi (Sedemodo), divenuto negli anni celebre per avere interpretato il sindaco Peppone nella serie “Don Camillo” e “il Commissario Maigret”, Massimo Girotti (Arminio) che, grazie a questo ruolo, si aggiudicò la fama di Bello come un Tarzan, scomparso recentemente dopo la sua ultima interpretazione nel film “La finestra di fronte” di Ferzan Optek, Elisa Cegani (Elsa), Osvaldo Valenti (l’invincibile cavaliere), Luisa Ferida (Tundra). Quest’ultima, insieme al suo compagno Osvaldo Valenti, venne giustiziata ed uccisa con l’accusa di aver preso parte alle attività della Repubblica di Salò. Dopo una lunga ricerca, sono riuscito a trovare vecchie fotografie che testimoniano quei giorni e che ritraggono tre giovani civitonici vestiti con gli abiti di scena. Essi sono: Renzo Angeletti, Antonio Finesi e Castrenze Pizzi che, pur non essendo più tra noi, voglio ugualmente omaggiare con queste immagini che li ritraggono “ignoti protagonisti” di questo film. Poi ho incontrato Marfisa Galligani che, all’epoca, aveva solo quattordici anni. Signora mi può raccontare qualcosa di quei giorni? Si, mi ricordo come se fosse adesso. A mio padre Fioriggi Galligani, gli venne dato il ruolo di Cardinale e mi sono rimasti impressi la folta barba e i grandi baffoni che gli misero in faccia. A me diedero il ruolo di damigella e a mia madre, fece ro indossare un sontuoso abito di velluto. Mi potrebbe spiegare di preciso che scena girarono a Civita ? Noi, dico così perché eravamo moltissimi a partecipare alle riprese, venimmo usati per la scena del corteo che accompagnava la corona verso Roma e che viene poi fermato a causa dell’improvviso crollo del ponte, dove caddero cavalli e cavalieri. E’ vero che la paga era di venti lire al giorno ? Si, è vero. Mi ricordo che noi lavorammo per cinque o sei giorni, dalla mattina alla sera, sempre a disposizione della produzione. Una bella paga! Si, comunque anche in fabbrica a fare i “cessi” guadagnavo venti lire al giorno, da sx Renzo Angeletti, Antonio Finesi e Castrenze Pizzi solo che lì si faticava un po’ di più. Purtroppo, a causa del deterioramento delle vecchie pellicole, questa scena girata qui a Civita Castellana e ricordata a memoria d’uomo da chi vide il film molti anni fa, non esiste più. Scopro poi che il film venne girato tra la neonata Cinecittà, dove furono ricostruite gigantesche scenografie, firmate da Virgilio Marchi e le campagne vicino a Roma come Civita Castellana e Nepi. Chissà perché venne scelto il ponte crollato di Civita Castellana per queste scene? Eppure avendo visto la sontuosità delle scenografie ricostruite negli stabilimenti di Cinecittà, non sarebbe stato difficile ricostruire un ponte di cartone. Probabilmente c’era qualcuno della produzione che amava particolarmente questi luoghi, adatti per l’ambientazione di set cinematografici. C’è chi dice che questo qualcuno fosse proprio il grande Blasetti, innamorato di Civita Castellana. Osvaldo Valenti in una scena del film Campo de fiori 14 L ANGOLO MISTERIOSO Nella foto sotto è riportata una via di Corchiano. I primi 5 che la identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla “Cartoleria Stefania” VISITATE I NOSTRI SITI WWW.CAMPODEFIORI.BIZ WWW.ACCADEMIAINTERNAZIONALEDITALIA.IT WWW.CAMPODEFIORIONLINE.IT Ristorante-Pizzeria Sala da ballo - cerimonie meeting Il Sabato liscio - latino americano balli di gruppo Via F. Petrarca snc - 01033 Civita astellana Tel. 0761.514186 Cell. 334.3073679 e-mail: [email protected] Tessuti Via Rio Fratta, 11 Civita Castellana Tel. 0761.513946 Campo de fiori 15 VUOI DIVENTARE FAMOSO/A ? QUESTA E’ LA TUA OCCASIONE L’A.I.D.I. e Campo de’ fiori organizzano il concorso di bellezza “Miss e Mister Campo de’ fiori” finalizzato alla realizzazione di un calendario speciale. Per partecipare basta avere una età compresa tra i 18 e i 40 anni - inviare due foto a colori (primo piano e figura intera) alla nostra redazione. La selezione verrà curata da una giuria di esperti del settore. L’iscrizione è gratuita Dati Personali Cognome.......................................................................Nome........................................................ nato/a a....................................................................il.................................................................. nazionalità.............................................................stato civile......................................................... Via................................................................Città..........................................Tel............................ Caratteristiche fisiche Altezza....................Peso...................Taglia...................Occhi...................Capelli............................. Voglio partecipare perchè................................................................................................................ ..................................................................................................................................................... Interessi () Canto () Ballo () Teatro () Cinema () Pubblicità () Sfilate di moda () Fotoromanzi () Televisione () Cabaret Informativa legge 675/96 per il trattamento dei dati personali ( Art. 10/13/22 ) La informiamo che la legge 675/96 prevede la tutela delle persone e altri soggetti per il trattamento dei dati personali. Ai sensi della legge suindicata, tale trattamento seguirà i principi di correttezza, lucidità e trasparenza e tutelerà la sua riservatezza e i suoi diritti (art. 22). Ai sensi di legge la informiamo che il trattamento dei suoi dati personali ha per finalità, oltre all’uso interno o di archivio, la promozione e la diffusione ad aziende interessate alle sue caratteristiche professionali e/o artistiche, al solo fine di inserla nei campi specifici. La promozione di cui sopra sarà effettuata con mezzi fotovideografici, informatici, internet. Il titolare del trattamento è Campo de’ fiori P.za della Liberazione n.2 - 01033 Civita Castellana (VT) al quale potrà rivolgersi per far valere i suoi diritti come previsto dall’Art. 13. Il / La sottoscritt... acquisite le informazioni di cui sopra (art.li 3/22 Legge 675/96) acconsente al trattamento dei dati personali e alla loro promozione anche da parte di altre società per scopi esclusivamente legati alla comunicazione a mezzo foto, video, informatica e internet, delle proprie qualità professionali ed artistiche. Data................................Firma.................................................................................................. Documento................................................................................................................................. carte da parati-vernici-Quarzo-Pitture a calce per centri storici-Legnami-Moquettes-HobbisticaCartongesso-Controsoffitti. Civita Castellana (VT) Via Fontana Matuccia Tel. 0761.513128 Fax 0761.518078 AGOSTINO CELESTE ASSICURAZIONI Consulente Assicurativo e Finanziario Via Roma, 78 - Fabrica di Roma (VT) Tel. 0761.569195 1950 Famiglia Mario Crescenzi, di Civita Castellana, foto data dal Sig. Vincenzo Crescenzi 8 Aprile 1958 Festa a Borghetto - Civita Castellana Campo de fiori 16 Album rico Torneo studentesco di Civita Castellana , anni ‘50 - foto data dal Geom. Antonio Sansonetti Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere Campo de fiori ordidei 1940 La famiglia di Giulio Arpini, di Civita Castellana, davanti al loro casale vicino alla ex Ceramica Vincenti. 1955 - classe 5^ elementare - foto data dal Sig. Franco Fontana pubblicate le vostre foto portatele presso la redazione di Campo de’ fiori. Esse vi verranno subito restituite. 17 Campo de fiori 18 Una Fabrica Nell’aria fredda della sera, le voci delle madri che chiamavano i figli per farli rientrare a casa, si rincorrevano una dopo l’altra ed era un rito quasi tribale che si ripeteva sempre dopo i rintocchi della campana dell’ “or di notte”. Il vento spesso portava lontane le voci che si perdevano infilandosi nei vicoli e nelle piazzette e così, le madri richiamavano a perdifiato, allungando di molto l’ultima vocale del nome, nella speranza di essere udite. Perciò quando Sandro diventava Sandroooooo, prendevi a malincuore la strada di casa, invidioso dei compagni che non erano stati ancora chiamati e seguitavano a giocare. Poi, prima della cena, si preparavano i compiti per la scuola. A tavola si riuniva tutta la famiglia che, dopo aver cenato, restava a scaldarsi vicino al fuoco. Non c’era ancora la TV e spesso anche altre famiglie di amici si riunivano per stare tutti insieme ed allora le parole, i discorsi, i racconti catturavano l’interesse di tutti, tenendo unite diverse generazioni. I nonni raccontavano, per la millesima volta, della guerra del ‘15-’18, i genitori parlavano di stagioni e di lavoro, i fanciulli, poco più in là, giocavano chiassosi ed i ragazzi “fidanzati in casa”, si scambiavano di nascosto effusioni e frasi d’amore. C’era una sera dell’ inverno nella quale bisognava ubbidire senza indugi nel rientrare a casa, ed era il 9 Dicembre. Infatti, una vecchissima usanza, voleva che i cacciatori sparassero in aria con i loro fucili in quella notte, per accompagnare con i loro spari la Madonna di Loreto, che saliva in cielo con la sua casa. Nel rispetto perciò del mistero dell’evento e per evitare eventuali incidenti, tutti i fanciulli rientrati in casa, non dovevano più affacciarsi alla finestra anzi, subito dopo cena, dovevano infilarsi sotto le coperte. Allora si sentivano echeggiare nella notte spari a non finire, mentre le nonne, ancora accanto al camino, salmoidiavano sotto voce ed in profondo raccoglimento. Ecco allora che si ripeteva come una cantilena, la famosa frase in rima baciata: “il 9 se ne viene cheto cheto, il 10 è la Madonna di Loreto”. Sandro Anselmi 20 Campo de fiori Album rico Anno scolasti 1976-77 - scuola elementare II A di Civita Castellana 1970 - ceramisti civitonici sulle Dolomiti durante le cure climatiche - foto data dalla Sig.ra Lucia Midossi Se vi riconoscete in queste foto venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere p Campo de fiori 21 ordidei Gruppo di amici civitonici nati nel 1930 1970 - giovani calciatori di Fabrica di Roma pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite. Campo de fiori 22 L Angolo misterio- Nella foto sopra è riportata una via di Civita Castellana. I primi tre che la identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla Vinicola Mancini Via M.Masci,19 Civita Castellana (VT) T.0761.513182 Ab.T.0761.517601 CENTRO REVISIONI Verniciatura a Forno - Banco di riscontro Civita Castellana (VT) Via Terni,73 - Tel./Fax 0761.515793 Cell. 339.2944714 Via della Repubblica, 6 Civita Castellana (VT) Tel e Fax 0761.51.32.17 e-mail: [email protected] Campo de fiori Tra i capolavori architettonici del Viterbese, la Chiesa Collegiata di San Silvestro Papa di Fabrica di Roma, svolge un ruolo attivo e predominante, per una meraviglia architettonica non ancora compresa e sottovalutata nella sua immagine artistica e simbolica, dove partiture architettoniche di pregio si fondono mirabilmente con una ricchezza di apparati pittorici e scultorei in una sintesi unica e mirabile, tipica del Barocco e al pari di altre opere del Viterbese come la Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi di Caprarola dell’Architetto Girolamo Rainaldi. La Chiesa presenta il tipico impianto a Croce Commissa: un’unica navata con tre absidi, di cui due minori e la centrale, ampia e maestosa, totalmente affrescata. L’impianto tipologico risale agli inizi del XII° secolo, forse realizzato dalle prime comunità religiose che si insediarono a Fabrica di Roma, a cui si deve la costruzione della primitiva architettura. La facciata, eccettuato il Campanile realizzato nel 1672, è chiaramente Tardo Romanica e realizzata in epoca successiva al resto dell’impianto: il rosone circolare centrale, il portale con la lunetta a tutto sesto superiore e il timpano triangolare sommitale, rimandano a modelli architettonici del tempo. Il notevole slancio ascensionale della facciata, accentuato anche dallo stesso campanile, riflette modi e forme dell’architettura religiosa del Nord Italia. E’ nel periodo compreso tra il 1630-1672, che la Chiesa Collegiata di San Silvestro Papa, conosce interventi architettonici e tipologici altamente significativi: viene completamente rifatta ed intonacata la Facciata, aggiunto il Campanile a pianta quadrata ponendolo non lateralmente alla stessa, come consuetudine, ma praticamente vicino al portale d’ingresso, forse per necessità strutturali o per mancanza di uno spazio laterale idoneo. E’ nell’interno che troviamo l’intervento più significativo: alla primitiva muratura medioevale viene sovrapposta una nuova partitura muraria, per concezione e modi, tipicamente Barocca: i due prospetti interni della navata sono costituiti, rispettivamente, da tre cappelle a pianta rettangolare e da una, l’abside minore originaria, a pianta circolare, intervallate da sei paraste con ordine Tuscanico superiore, di cui le 23 può parlare di un progettista ma di una corporazione di artigiani ed ignoti esecutori, mentre per la fase Barocca, a cui si deve l’immagine finale e complessiva, dettagli e forme portano la firma dell’Architetto Pontificio Michele da Bergamo, molto attivo nel territorio tra il 1624 e il 1630. Per gli affreschi dell’Abside, la Critica Ufficiale li attribuisce a Taddeo Zuccari, autore degli affreschi del Palazzo Farnese di Caprarola. Recenti ricerche, alla Scuo-la di Raffaello. In assenza di precise fonti documentarie, si può ipotizzare la realizzazione degli affreschi da parte di pittori della bottega degli Zuccari non dimenticando, infatti, che dal 1539 al 1649 Fabrica di Roma apparteneva alla Famiglia Farnese, proprietaria della tenuta di Falleri, l’antica Faleri Novi, e che commissionò la costruzione del Palazzo-Castello posto sulla piazza del Comune e poco distante dalla Collegiata di San Silvestro. È indubbio che tali opere pittoriche appartengono alla prima fase di realizzazione del complesso religioso, mostrano varie e diverse fasi di esecuzione, evidenziano forme e figure piuttosto fredde e grossolane in alcuni dettagli, ma chiaramente non appartengono a Taddeo Zuccari. Accurate ricerche d’archivio e analisi del tessuto pittorico chiariranno in futuro l’annoso dilemma. A contrasto con le forme vivaci e sinuose dell’interno, l’esterno della Chiesa si presenta come una rocca fortificata e imponente, parte intonacata e a facciavista, che la collocazione acropolica accentua nella sua funzione di baluardo. La forma rettangolare del primitivo impianto, lo sporgere delle tre absidi e i possenti speroni del XVIII° secolo, formano un complesso architettonico di rara bellezza. Prof. Arch. Enea Cisbani Fabrica di Roma Chiesa Collegiata di San Silvestro Papa 1177 - 1772 due centrali, singolarità architettonica della Chiesa, sono Binate e con al centro due ingressi a vari ambienti della Chiesa stessa. Un imponente Cornicione, praticabile con balaustra metallica, a doppia fascia di modanature, separa la zona inferiore dal piano d’imposta della superba volta a botte lunettata, con otto finestroni rettangolari che danno luce all’interno, creando particolari effetti luminosi. Il basamento delle paraste interne presenta una particolare variante della base Attica tipica della tradizione architettonica del tempo, consistente in una Scozia, Trochilo, posta tra due Tori e talvolta senza plinto: troviamo due Tori, di diverso raggio e curvatura, sovrapposti con collarino superiore, poggianti su un rilevante plinto. Altra singolarità degna di menzione, è l’utilizzo delle Colonne Tortili con Capitello Corinzio stilizzato, utilizzate nella Cappella Mizzelli, a destra dell’ingresso della Chiesa: un richiamo alle antiche colonne del Tempio di Gerusalemme ed utilizzate dal Bernini nel Baldacchino di San Pietro in Roma. Nel 1776 vengono aggiunti gli speroni laterali per rinforzare le murature perimetrali della Chiesa su progetto dell’Architetto Camporesi. Nel corso dell’800 si registrano, infine, vari interventi manutentivi che però non stravolgono l’immagine Barocca della Chiesa. L’ultimo intervento sul complesso data il 1954: vengono consolidate le strutture murarie e ricavato un vasto ambiente sotterraneo al di sotto della Chiesa dove un tempo venivano sepolti i religiosi. Due sono le questioni irrisolte: la paternità del Progetto e l’autore degli Affreschi interni dell’abside centrale. Per il primitivo impianto medioevale non si 24 Campo de fiori Il gusto di riscoprire il magico mondo della poesia di Barbara Pastorelli La giovinezza è una “stagione lieta” come cantava Giacomo Leopardi in un suo celebre verso della poesia “Il Sabato del Villaggio” e come tale va vissuta intensamente. I sogni, la voglia irrefrenabile di realizzare qualcosa di grande, le amarezze e le piccole delusioni fanno parte di questa ma sono proprio tali aspetti che la rendono unica e intramontabile e ci preparano, senza rammarico, alla stagione successiva, quella in cui si è ormai cresciuti e, con coscienza, ci si prepara ad affrontare le grandi responsabilità della vita. Questo preambolo mi è sembrato doveroso perché mi aiuta ad introdurre il poeta che ho conosciuto in questi giorni, il giovane Alessandro Dionisi, di cui mi accingo a parlare. Alessandro ha ventiquattro anni e vive a Civita Castellana insieme alla sua famiglia. Lavora come operaio in ceramica, ma ogni pomeriggio si reca a Roma con il treno per frequentare la scuola di musica leggera “Per Cento musica”. Incontrando Alessandro sono tornata indietro nel tempo, quando anch’io, alla sua età, andavo a Roma per studiare all’università e nei suoi occhi ho intravisto una luce intensa tipica di chi (me compresa), nella vita vuole realizzare i propri sogni. Timido, di poche parole mi mostra le sue poesie e mi spiega come sia nato l’amore verso il genere poetico. “Scrivo nei momenti tristi” , mi ha detto con voce tremante e questa frase mi ha particolarmente colpita. Per lui scrivere rappresenta un rifugio dell’anima, un angolo di paradiso, la maniera più dolce di sentirsi nuovamente vivo. Chiacchierando ancora un po’ con lui riesco a scoprire come custodisca gelosamente le sue poesie (ne ha scritte circa ottanta) e come sia soddisfatto quando, chi le legge, lo gratifica. Alessandro è un giovane pieno di sogni e di speranze. E’ appassionato di musica e di canto ; suona il pianoforte e la chitarra. Il suo più grande desiderio sarebbe quello di poter, un giorno non troppo lontano, scrivere canzoni ed incidere un disco come solista. Mi rivela che ama ascoltare i testi delle canzoni del cantante Franco Battiato perché, ogni volta, resta colpito dal contenuto poetico e filosofico di questi. Vorrebbe anche lui arrivare a scrivere in questo modo e, dopo aver apprezzato le sue poesie, credo sicuramente che potrà riuscirvi. Un verso di un suo componimento poetico mi ha colpito: “La mia mente cerca penna e poesia, liberata dal peso di ogni giorno….” Nella sua profonda semplicità il nostro giovane poeta sente il bisogno di rifuggire dal mondo, quando questo non ha più niente di bello da dirgli, e trova sollievo nel Verso. Allora scrive fiumi di dolci parole che sembrano essere l’unico conforto nei momenti in cui l’animo si sente affranto. Un elogio particolare va a questo ragazzo che, diversamente da molti suoi coetanei, sente nascere dentro di sé, durante il giorno, la necessità di allontanarsi da tutti ed immergersi nel mondo della poesia. E quando non trova l’ispirazione non si scoraggia e, con tanto interesse, si dedica alla lettura di testi filosofici e psicologici. Prima di salutarmi Alessandro mi dice che il suo amore per la poesia è talmente grande che desidererebbe conoscere altri poeti, di ogni età, per poter avere con loro uno scambio di poesie. Questa è una cosa esemplare e mi auguro vivamente che gli amanti del Verso possano, tramite noi, contattarlo ed iniziare con lui una fitta “corrispondenza”. Nel centro dei miei sensi ... Nel centro dei miei sensi la mia mente cerca penna e poesia, liberata dal peso di ogni giorno come uccelli che guardano lontano. Ora per ora idee e riflessioni scorrono il volto di una vita difficile che gira intorno ai miei occhi chiamandomi nessuno. Alessandro Dionisi Il pensiero si perde in un tunnel di risposte che non voglio sapere nè sentire ma solo scrivere. Alberi ... Alberi, alberi secolari da non più tagliare, alberi che hanno radici più forti di ogni forza che esiste. Alberi che insegnano, che respirano, che guardano alberi che sentono ogni cosa ma indifferenti tacciono. Alberi che accendono il colore della notte, alberi accesi nella tristezza della loro sorte. I miei silenzi ... I miei silenzi sono statue fragili da non toccare, fiaccole accese nel mio grande cielo. Il suono della notte riempie i miei spazi di luce chiara asciugando lacrime ad un triste futuro, ma il dolce abbandono diventa noia nello scetticismo dei curiosi che frantumano pensieri fabbricandosi un muro. Adoro ascoltare il vento quando il mondo si insordisce di parole. INDOVINA IL VERSO Conosci quale è il titolo della poesia da cui è stato tratto il verso seguente ? Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione avrà diritto a ricevere un premio offerto dalla libreria CLUSTER. “Nè più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque...” Campo de fiori 25 L angolo ... cin cin di Chilelli Letizia dei raspi prima della pigiatura, in questo caratterizzata dalla macerazione, cioè dal Ma cosa si intende per vinificazione in caso però abbiamo una breve maceraziocontatto più o meno prolungato delle bianco, rosso e rosato? Dobbiamo subito ne (24/48 ore) di bucce nel mosto prima vinacce con il mosto che si sta trasforspecificare che le diverse tipologie di vino dell’inizio della fermentazione; a seconda mando in vino. Si allontanano anche qui i si ottengono non solo per la grande variedel tempo quindi, si otterranno vini chiaraspi e dopo la pigiatura si lasciano in tà di vitigni che si possono utilizzare, ma retti (più simili ai vini rossi) e cerasuoli (più macerazione bucce e mosto. Per i novelli il anche per l’applicazione di tecniche e simili ai vini bianchi). Con questa vinificatempo varia da 6 a 10 gg, per i vini più sistemi di vinificazione decisamente diverzione avremo vini rosati da uve a bacca importanti si arriva anche a 20 gg di macesi tra loro. Nella vinificazione in bianco, rossa. La vinificazione in rosso è invece razione. Il processo più importante però in prima di iniziare la questo caso è il rimonpigiatura dell’uva, si taggio che si effettua esegue la diraspatura; due volte al giorno e dopo la pigiatura c’è la consiste nello spillare il separazione immediata mosto dalla parte più delle parti solide come bassa del fermentatore bucce e semi dalla Spaghetti sole e mare spruzzandolo poi sulla continua con i gamberetti e fa un soffritto. Prima della groviera a cubetti, parte liquida ovvero il parte più alta della nell’acqua bollente disponi gli spaghetti. mosto. Eseguita la Sei davanti ai fornelli, massa in fermentazioMentre si cuoce il condimento, sgrondatura, il mosto stai cucinando e stornelli. ne, affinchè le bucce si unisci peperoncino a piacimento. viene illimpidito per Qualche rima ti sto dando, tengano bagnate per Gli spaghetti sono al dente dopo un quarto d’ mezzo della decantazio- su quel che in musica vai preparando. garantire una migliore ora, ne, della filtrazione e Metti gli spaghetti sopra il tavolino, scolali e inseriscili nella padella insieme alla circolazione dell’ossigedella centrifugazione tira fuori olio , erbetta, sale e peperoncino. no. Grazie a questo groviera. per ottenere migliori Groviera fatta in piccoli cubetti, processo si ottengono La rima viene male al cuoco affamato, sgusciati un po’ di gamberetti. mescola e fai sciogliere tutto il preparato. caratteristiche di finezvini corposi e coloriti. Gli ingredienti son semplici da trovare, Sulla tavola già sta, za. Da questo processo ora mettiti pian pianino a organizzare. La prossima volta che vino bianco in quantità. si possono ottenere vini Per guadagnare tempo e prima finire, terrete in mano una Ora e’ pronto finalmente, bianchi da uve non aro- metti in una pentola acqua a bollire. bottiglia, quindi, pensasi e’ buono,ma non mangiare ingordamente. matiche e vini bianchi Dopo aver aggiunto di sale un pocherello, te a quanta strada ha Non mi resta che a te dire, da uve a bacca rossa. prepara la padella su un fornello. percorso il vino prima di buon appetito a non finire. Nella vinificazione in In essa metti olio,erbetta e di sale un pizziarrivare fin lì! E credeErminio Quadraroli rosato abbiamo ugual- chetto, temi....siamo solo all’imente l’allontanamento nizio !!! MESSAGGI MESSAGGI MESSAGGI MESSAGGI ... continua da campo de fiori n. 12 MESSAGGI di Fabrica di Roma TANTI AUGURI a DANIELE MARIANTONI che il 16 Dicembre compie 1 anno. Auguri da zia Roberta, zio Mario e le cuginette Giada e Beatrice. Al piccolo Daniele gli auguri di tutta la redazione. BUON COMPLEANNO Marta ti auguro tutto il bene del mondo per i prossimi cento anni. Ti amo tanto Luca MESSAGGI auguri a Cristina Alessi, Pasquale Angeletti, Rita Anselmi, Patrizia Aramini, Alberto Ascenzi, Graziella Baldassi, Angela Canu, Mario Capitoni, Mauro Carofei, Carla Cati, Leandro Ceccarelli, Giulia Celeste, Annino Cencelli, Massimo Ferrelli, Mauro Ferrelli, Nazzareno Germani, Emanuela Manini, Simonetta Mariani, Raimondo Maurizi, Assunta Mecarelli, Rossella Minella, Gianni Mizzelli, Francesca Nardelli, Claudio Pozzo, Claudio Principali, Claudio Ricci, Giuseppe Ricci, Annunziata Rizzello, Angela Sacchi, Giuseppe Salvi, Andrea Spadoni, Agnese Stocchi, Nicolina Vargiu, Rossana Volutelli. MESSAGGI MESSAGGI “Rampolli del 54 MESSAGGI MESSAGGI MESSAGGI MESSAGGI Ecco la truppa al completo dei Tantissimi auguri a Erminia Pugliesi e Giuseppe Benvenuti che il 22 Novembre hanno festeggiato 51 anni di matrimonio da Mario, Barbara, parenti ed amici. Auguri e 100 di questi giorni dalla redazione di Campo de’ fiori. Campo de fiori 26 Scopri Cristalline, colorate lastre di vetro trasformate in straordinari oggetti ed opere d’arte dalle abili mani di Maria Grazia Gradassai. Con Maria Grazia, nata a Civita CastelMaria Grazia Gradassai lana il 31 Luglio 1969, nasce anche una grande passione per l’arte, ereditata geneticamente da suo padre Franco, abile scultore e dallo zio Luigi Paolelli, noto pittore al quale si sono ispirati tanti artisti civitonici. Maria Grazia frequenta l’Istituto Statale D’Arte Ceramica di Civita Castellana e dopo il diploma si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Roma, uscendone nel ’92 con una specializzazione in decorazione. Proprio all’Accademia delle Belle Arti consolida la passione per la lavorazione del vetro con la tecnica a grisaglia, tipica delle bellissime vetrate sacre delle chiese. Acquisite tutte le tecniche ed i segreti per la lavorazione del vetro, nei vari corsi di specializzazione, conscia della sua abilità e delle sue doti, Maria Grazia apre un suo laboratorio “Studio D’Arte Bell’Ornato” a Civita Castellana, Via G. Garibaldi 6, Tel. 0761.517729, che la porta a farsi conoscere. Le vengono commissionati importanti lavori come quello della realizzazione delle vetrate sacre della chiesa di San Lorenzo a Civita Castellana, eseguite con la tecnica del mosaico di vetro unito a piombo. La sua produzione è incentrata soprattutto nell’arredamento interno per case. Porte, divisori, finestre, punti luce e complementi d’arredo (come tavoli da salotto, lampade, specchiere, oggettistica) creati dalle mani di di Cristina Evangelisti Scorcio di Roma - pittura su vetro Raffigurazione della Madonna in vetro a mosaico Grisaglia - tratto dalla Madonna della Candeletta di Crivelli 1491 Porta in vetrofusione Porta stile liberty tecnica Tiffany Maria Grazia secondo le tecniche Tiffany, vetrofusione, pittura, impreziosiscono moltissime case attribuendogli un tono elegante, ricercato e originale. Per Maria Grazia la passione per il vetro è diventata una ragione di vita. Vive nella continua ricerca di forme, di colori e novità che possano rendere unici, sia dal punto di vista artistico, che funzionale, quegli esclusivi oggetti d’arredamento. Rosone della chiesa di San Lorenzo realizzato da Maria Grazia e Franco Gradassai Campo de fiori 29 Scopri l Arte di Cristina Evangelisti Elvira Cianfoni nasce a Cori, paese della provincia di Frosinone, nel 1947. Frequenta a Velletri l’Istituto D’Arte scegliendo l’indirizzo ceramico che si è dimostrato, fin da giovanissima, la sua passione. Raggiunta la Elvira Cianfoni maturità, frequenta l’Accademia di Belle Arte di Roma e si iscrive ad un corso di decorazione sotto la guida di un grande maestro, il Prof. Monachesi. Ottenuta l’abilitazione per questa specializzazione, ha insegnato per nove anni presso l’Istituto Statale D’Arte di Civita Castellana. In tutte le opere che realizza, Elvira si ispira ad una natura primitiva, integra ed incontaminata. Le sue creazioni pertanto risultano uniche ed originali. Queste, sono il frutto di profonde riflessioni sul mondo, sull’uomo, sulla religione e sull’io più profondo e riconducono inevitabilmente l’artista, a quella natura della quale si sente parte integrante. Un’opera singolare è quella che è stata donata alla giornalista Franca Zamponi, ispirata dalle parole di una piccola, grande donna, la Beata Maria Teresa di Calcutta. “Io sono una piccola matita nelle mani del Signore…”. La scultura, infatti, ha una base sferica con la quale l’artista ha voluto rappresentare il mondo. Su di esso una matita traccia il suo segno, quasi come fosse mossa da una mano invisibile, da un’entità superiore. “I misteri della luce” è un’altra bellissima opera, nella quale traspare la fede in Dio da parte dell’ artista. Essa ha una forma circolare che la Cianfoni ripete in quasi tutte le sue opere, a significare la perfezione. Raffigura i quattro elementi primordiali: l’acqua, il fuoco, l’aria e la terra, legati da raggi di luce argentata, dai quali traspare una croce dorata ed una colomba, simbolo indiscusso dello Spirito Santo. Elvira Cianfoni, con la sua semplicità e dolcezza, fa conoscere il suo animo, il suo io più profondo attraverso le sue opere, rese uniche da quel sincero amore per la vita e per la fede. opera ispirata alla Beata Madre Teresa di Calcutta lampada con base in ceramica I misteri della luce Campo de fiori 30 Cari amici la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure. Conservate gli inserti e ... buona lettura dai vostri Cecilia e Federico ...Ancora una volta il destino sembra essere avverso; la caduta dalla cascata divide i due fratelli. Il piccolo Noel è privo di conoscenza ed il forte Kroneg scopre il popolo delle cascate... continua sul prossimo numero ... Campo de fiori do al cimitero, per il funerale di Helen, un’altra infermiera morta di Ebola. Piero mi dice: “Il test di Matthew è positivo: è Ebola”. Sento come una mazzata in testa. Le lacrime mi rigano il volto. Al ritorno dal funerale, trovo il dr. Yotty e Juliet, responsabile delle infermiere, e Babù. Do loro la notizia e ci mettiamo tutti a piangere. Dopo due giorni il suo quadro clinico si fa sempre più tragico. I polmoni si riempiono di acqua e i suoi reni non funzionano più. Respira sempre peggio. Lo vogliamo salvare a tutti i costi. Si pensa anche di portarlo in un centro specializzato in sud Africa, ma il permesso viene negato. In una precedente epidemia in Gabon, un altro medico colpito da ebola era stato portato in sud Africa. Lui era guarito ma una infermiera sud Africana si era infettata e morta , da allora hanno negato il ricovero di questi casi ai non sud africani. Viene allora intubato ed applicato il respiratore automatico. Viene assistito a turni di quattro ore da medici anestesisti. Uno fa parte dell’OMS, venuto per l’ebola. Gaetano Azimonti specialista in anestesia, volontario dell’Avsi viene da un altro ospedale per fare i turni. Dall’Italia sono pronti a partire altri medici specialisti in anestesia e rianimazione che lo hanno conosciuto e sono pronti a portare anche un apparecchio per la dialisi. Matthew muore il 5 dicembre all’una e venti di notte. Sento squillare il telefono. Chiama il dr. Gaetano. Mi dice di chiamare subito il Dr. Simon Mandel del Organizzazione Mondiale della Sanità, perché Matthew ha incominciato a sanguinare. Quando arriviamo in reparto è già morto. Vado a chiamare la moglie Margaret e la sua mamma. Sono le due di notte. Sono ancora in piedi. Stanno pregando. Quando la mamma arriva in reparto, il corpo di Matthew è stato già chiuso nella sacca di plastica.La mamma piange: “Quando è nato l’ho preso in braccio, l’ho lavato, l’ho asciugato; ora non solo non posso stringerlo, lavarlo e asciugarlo: non posso neanche vedere il suo viso per l’ultima volta”. E poi madre e moglie si mettono a pregare. Margaret, la moglie, piena di rassegnazione e di fede ringrazia il Signore Gesù. Diceva: “Gesù, in questo momento di dolore, fin quasi a morire, ti ringrazio di avermi donato un marito così caro e meraviglioso come Mathew che ha offerto la sua vita per gli ammalati e per la tua gloria. La mamma, anche lei piena di fede, davanti al suo figlio morto ha pregato così: “Ti prego mio Dio che il dottore Lokwia sia il salvatore del popolo che vive a Lacor malato di ebola. Perché lui morì per salvare la vita del suo popolo . Tuo figlio Gesu Cristo morì pure per salvare il popolo e adesso anche Lokwya ha sacrificato la sua vita per salvare la vita degli altri. Il Sacrificio di Matthew, unito al sacrificio di tutti quei sanitari che sono morti e il coraggio di tutti gli altri che hanno accettato di lavorare come volontari ha impedito, probabilmente, che quei morti fossero migliaia. E ha dato dignità alla morte di quanti non ce l’hanno fatta. Noi all’Ospedale di Lacor abbiamo conosciuto molti momenti difficili: la guerra, guerriglia, saccheggio, distruzione, epidemie, e ogni Abbandonati dall’attenzione del mondo occidentale V.A. ... continua da campo de fiori n. 12 La mattina nessuno vuole andare a lavorare negli altri reparti. Vogliono abbandonare l’ospedale. Assemblea con tutto Padre Elio Croce il personale. Alcuni propongono di portare gli ammalati nella savana e fare un lazzaretto lontano dai centri abitati. Un infermiere dice che era meglio se pagava i suoi volontari a fine giornata perché non sapevano e arrivavano al mattino. Suor Maria, suora africana, si alza indignata contro questo infermiere dicendo di vergognarsi a parlare così, che non c’erano soldi al mondo che potessero pagare la loro vita. Loro lavoravano in reparto ebola coscienti anche di poter morire ma lo facevano per amore del prossimo come Gesù ci aveva insegnato e per fedeltà alla loro missione. Matthew ha ribadito di vergognarsi a parlare così davanti a gente che dava la vita per li altri. Lui, anche se fosse rimasto solo, avrebbe continuato e riferendosi a quello che aveva fatto quella mattina per Simon diceva che aveva rifatto il letto, pulito il corpo di Simon ed il sangue sparso sulle pareti e per terra. Concluse poi che, se lui avesse abbandonato, non avrebbe avuto più il coraggio di presentarsi sulla faccia della terra perché avrebbe tradito la sua missione e la sua vocazione. Pochi giorni dopo il Matthew si ammala.La sera del 28 novembre Matthew ha 38 e mezzo di febbre e un fortissimo mal di testa. Vuole che gli porti la Novalgina. “È malaria”, dice. La mattina presto vado ancora a trovarlo: sta ancora male e la Novalgina non gli ha fatto niente. Il sospetto che abbia l’Ebola e’ grande. Diciamo insieme una preghiera di abbandono alla volontà di Dio e mettiamo tutto nelle mani della Madonna. Vuole che Chiami il Dr. Cipriano, suo vice. Crede di avere una sinusite ed anche malaria. Viene fatto il test dell’ebola: risultato negativo. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Il giorno dopo, 29 Novembre, Matthew sta ancora male. Viene fatto un nuovo prelievo per effettuare un secondo test. Ancora negativo. La mattina del giorno dopo, Pierre Rollen, capo del team Americano del CDC rifà il test. Si pensa opportuno di trasferirlo da casa sua all’ ospedale. Lo porto io in macchina e lo aiuto a salire fino alla stanza dell’ospedale. Completamente senza protezione. Sono le tre del pomeriggio e mi trovo in macchina con Piero Corti. Stiamo andan- 31 volta siamo stati in grado di rispondere con tutte le nostre energie. Pensavamo che non ci fosse niente peggiore di quello che avevamo gia’ vissuto, ma non avevamo fatto i conti con l’ebola, con questa sfida così insidiosa. Il male è terribile: colpisce in poco tempo quasi tutti gli organi, il dolore è lacerante, la mente rimane lucida fino alla fine nella maggioranza dei casi. E’ per questo che è importante il lavoro del personale sanitario: ridurre la sofferenza e curare per quanto possibile il male e controllare il contagio. Quello che sta avvenendo in me da quando e’ iniziata l’epidemia è una riflessione che sta dando una svolta alla mia vita, e riguarda la comprensione della professione medica che noi scegliamo un giorno, forse per il prestigio o perchè siamo intelligenti o perchè vogliamo salvare vite umane. Oggi capisco più in profondità che è una vocazione, una chiamata da Dio, e che il servizio alla vita è inscindibile dalla disponibilità a donare la propria vita. Sono consapevole del rischio oggi nell’esercizio della professione medica, ma io ho fatto la mia scelta e non mi tiro indietro. La mia vita e’ cambiata e non sarà più come prima. A illuminare questa decisione è anche l’esempio del nostro personale morto di ebola. Sono tutte persone giovani, al termine della loro carriera con un futuro davanti , sogni che finalmente credono di poter realizzare e poi all’improvviso si trovano di fronte la morte. Mai una parola di rimpianto, mai risentimento o pentimento per aver scelto una professione così rischiosa. Hanno accettato con serenità la tragica realtà. Daniel, in punto di morte ha ringraziato per tutto quello che aveva ricevuto durante la sua permanenza nella scuola infermieri e aveva soggiunto: ‘io sto per morire, ma voi continuate con coraggio, è troppo importante il nostro lavoro ’. Sono tutti martiri della carità”. Dott. Matthew Lukwiya Campo de fiori Il 5 Novembre 2004 ricorreva il primo anniversario della morte di Suor Maria To l o m e a Cammillucci, nata a Castel Sant’Elia il 6 Ottobre 1908. Suor Maria Tolomea entra nella congregazione delle “Suore dell’Addolorata” a Roma il 19 Marzo 1930. Nel 1937, dopo aver fatto la prima professione e conseguito il diploma di maestra giardiniera, viene assegnata al convento di Castel Sant’Elia quale coordinatrice e insegnante nell’asilo locale “Bambin Gesù”. Con grande impegno, zelo e carità cristiana, inizia la sua missione di insegnante tuttofare, riservando per lei la sezione maschile perché più numerosa, vivace e bisognosa di essere preparata alla prima l e t s Ca El Sant Suor Maria Tolomea classe elementare. I tempi sono duri per tutti ed in modo particolare per gli abitanti di quel piccolo paese che basano la loro economia sulle risorse agricole. Genitori e figli lavorano piccoli appezzamenti di terreno dai quali ricavano a mala pena il fabbisogno necessario al sostentamento della famiglia e, spesso e volentieri, si vedono costretti a migrare verso altri paesi che possano offrire nuove risorse economiche. L’asilo, per la popolazione, è un nido-oasi di pace e amore, dove i piccoli trovano una accoglienza materna senza limiti di tempo e un sicuro pasto caldo. Le mamme, dopo i lavori casalinghi, accompagnano i figli a scuola e raggiungono i mariti nei campi. Le instancabili suore, che conoscono le esigenze di quelle modeste famiglie, accudiscono i loro figli senza limite di orario. I bambini arrivano da loro la mattina presto ed escono la sera tardi, quando i loro ge1937 Asilo di Castel Sant’Elia con Suor Maria Tolomea, nitori ritorna- 33 di Riccardo Pieralisi no dai campi. Nell’Ottobre 1956 Suor Maria Tolomea viene chiamata a Roma per coordinare ed avviare l’apertura di una nuova casa-asilo a Capannelle. Suor Maria Tolomea Il 20 Ottobre 1957, assolto l’incarico ricevuto a Roma, ritorna a Castel S.Elia dove riprende, con rinnovato entusiasmo, la sua missione che proseguirà per lunghi anni, meritandosi il privilegio di aver seguito e cresciuto ben tre generazioni. Non era raro, negli ultimi anni della sua vita, sentire Suor Maria Tolomea dire ad un bambino: “Tu sei vivace e scatenato come tuo padre e tuo nonno”. Nel 1990, ormai anziana e con i suoi “acciacchi”, ma lucida e sempre presente, viene ricoverata a Capannelle, in quella stessa struttura che Lei stessa aveva contribuito ad avviare e da lei tanto amata, trasformata poi in casa di riposo. Qui, la mattina del 5 Novembre 2003 si spegne serenamente alla venerabile età di novantacinque anni. Suor Maria Tolomea ora riposa nel Cimitero di Castel Sant’Elia. Suor Angeletta e Agnese Darida SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ ___ Cognome____________________Età_________CAP________Città________________________Prov._______ Telefono______________________e-Mail________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome__________________________Cognome_____________________Età___Via_________________________________________ CAP_______Città__________________________Prov._____Telefono__________________e-Mail______________________________ effettuerò il pagamento con: 0 - bollettino postale che mi invierete Firma________________________________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data_______________Firma_____________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 34 Campo de fiori Italiani all’estero G.V. Questa rubrica molto apprezzata dai nostri connazionali, emigrati nei vari paesi del mondo, è di grande soddisfazione per la nostra rivista. Il sapere che essa viene attesa con trepidazione dai nostri amici che così si tengono informati e si sentono più vicini alla nostra patria, ci riempie di orgoglio. Le richieste di abbonamenti sono in forte crescita. La famiglia della quale pubblichiamo la storia, risiede da molti anni in Canada e grazie ai buoni contatti che mantiene con i parenti in Italia, vi raccontiamo del suo “viaggio”. Marino Arnaldo, classe 1931, fratello maggiore di Ivana e Rita e figlio di Nicola e Filomena Angeletti, parte a venti anni per il Canada, perché chiamato per lavoro dallo zio materno Giuseppe, che era già a Toronto. La traversata dell’Oceano con la nave dura oltre un mese e, arrivato, trova tutte le difficoltà proprie degli Italiani emigrati di quel periodo. Pensa bene perciò di andare subito a scuola di lingua ed accetta, di buon grado, qualsiasi lavoro gli capiti. Fa l’apprendista gioielliere poi, da un mestiere all’altro, arriva ad aprire un negozio di abbigliamento da uomo. Con questa posizione più stabile, mette su famiglia sposando Giulia Mezzoferro, figlia di emigrati Italiani ed ha un figlio, Nicolas. Dopo venti anni Marino torna in Italia per partecipare al matrimonio della sorella Ivana che ha lasciato quando questa aveva solo due anni. Passa il tempo ed oggi anche Nicolas ha quarant’anni ed è, a sua volta sposato con una figlia di emigrati Italiani. Si occupa di una impresa di trasporti e la moglie lavora in una banca. Il sangue e le radici hanno dato a questi nostri connazionali, l’orgoglio necessario per emergere e farsi apprezzare. Campo de fiori Cos’è la dislessia? A cura della dott.ssa Sandra Falzone del Centro 35 Arti e Mestieri di Civita Castellana La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento e riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica. La dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici, ma è una caratteristica costituzionale dell’individuo. E’ Dott.ssa Sandra Falzone da considerarsi una forma congenita, presente fin dalla nascita nel patrimonio genetico, che accompagna pertanto tutta la vita della persona. Si può quindi trasmettere da una generazione all’altra come qualsiasi altra caratteristica somatica come il colore degli occhi, la statura, la forma del viso ecc.. Purtroppo in Italia la dislessia è poco conosciuta, benché si calcoli che riguardi almeno 1.500.00 persone. La dislessia costringe all’impiego di una dose di attenzione superiore alla norma per la decodifica del testo scritto, a discapito del contenuto. Difficoltà di concentrazione, irrequietezza, scarso rendimento: queste sono le più diffuse caratteristiche del bambino dislessico, un bambino intelligente, che l’insegnante – nella maggior parte dei casi – scambia per svogliato, scarsamente motivato, distratto o, addirittura, poco capace. Il bambino che non riesce ad imparare a leggere bene nella scuola elementare non potrà raggiungere buoni risultati neanche nelle altre materie che, in gran parte, richiedono buone capacità di lettura. Inoltre è stato osservato che i problemi emotivi di un bambino dislessico iniziano nelle prime classi a seguito delle frustrazioni causate dalla propria incapacità di leggere come i suoi compagni. Questo insuccesso, più di ogni altra cosa, può inculcare in lui l’idea che, nonostante gli sforzi più ostinati, non imparerà mai a leggere, allora, piuttosto che fallire di nuovo, decide di non provarci più. Il nostro compito attuale è quello di occuparci dell’individuazione, prevenzione e rieducazione di soggetti con problemi di apprendimento del linguaggio e con dislessia, di modo che, chi presenta difficoltà in ambito scolastico, e ha perciò un’immagine di sé negativa, non acquisisca anche problemi comportamentali derivanti da una mancata individuazione. Indici di autovalutazione: LETTURA: -Rispetto ai suoi coetanei legge ad un livello molto più basso. -Non legge per conto suo. -Riesce a leggere determinate parole per breve tempo poi le dimentica. -Legge a rovescio, comincia con l’ultima lettera,cambia l’ordine delle lettere (il-li, perso-spero, la-al, porto-pronto) -Non comprende bene quello che legge. -Legge ad alta voce con poca espressione ed intonazione. -Fa molti errori con parole brevi. -Omette o sostituisce le parole. -Quando legge parole lunghe, non guarda tutta la parola ma cerca di indovinarla partendo da alcune lettere soltanto. -Legge in fretta, sbagliando, ma proseguendo anche quando la frase non ha più senso. -Legge molto lentamente, con molta fatica, provando a pronunciare tutte le lettere, spesso sbagliando. -Perde spesso il segno. -Si autocorregge spesso. ANALISI FONETICA: -Spesso non riesce ad associare la lettera al suono -Ha molta più difficoltà ad imparare i suoni delle vocali che delle consonanti. -Spesso non riesce a sillabare. ORTOGRAFIA: -Rovescia le lettere in tutti i modi. -Cambia la sequenza delle lettere. -Sbaglia più spesso le vocali. -Non scrive tutte le lettere della parola. -Non sembra sentire i suoni come sono e può scrivere”pemissista” per “pessimista”, “rado” per “ratto”, “vafe” per “fave”. -Sa scrivere foneticamente ma sbaglia con i digrammi (sc, gn, gl, ch, ecc..) SCRITTURA: -Rovescia lettere come: p-q-d-b. -Spesso dimentica come si scrive una lettera. -Cambia l’altezza delle lettere. -Forma la lettera cominciando dalla riga e andando verso l’alto. -Lascia spazi fra le lettere di una parola. -Scrive lettere maiuscole in mezzo alla parola. CERAL - Via Torquato Tasso, 6/a - Civita Castellana - Tel. 0761.517522 Il Cestaio Mani esperte che intrecciavano fili di vimini e, piano piano, creavano utili contenitori o ceste. Questo è il lavoro che un tempo svolgeva il cestaio. I cesti erano gli unici contenitori in cui un tempo potevano riporsi frutta, verdura, legumi, pane e, quando raramente c’erano, i dolci. Portati abilmente in equilibrio sulla testa dalle donne di un tempo, trasportavano i panni sporchi o appena lavati nelle fontane pubbliche oppure il raccolto dell’orto. Oggi, nelle nostre case, le ceste di vimini non vengono più utilizzate. Raramente se ne trova qualcuna usata quale contenitore di riviste o, quelle molto grandi, come raccoglitore di panni sporchi. Una regione in cui questo oggetto viene ancora usato correntemente è il Trentino. Nei piccoli paesi si trovano ancora ragazzini che, con sulle spalle ceste di vimini di ogni dimensione e di forma conica, trasportano il latte imbustato o fascine di legna per il fuoco. Cristina Evangelisti P illole di sapienza popolare Perché si dice che “ … il gatto nero porta male ”? Dopo i fasti e la gloria dell’Impero Romano, giunse in Italia un periodo oscuro fatto di decadenza e miseria: il Medioevo. Antichi monumenti vennero letteralmente smantellati e con le loro pietre, abilmente decorate, furono costruite case umili ancora oggi visibili nei raccolti borghi sorti in posti arroccati qua e là per la penisola. Questa condizione di povertà estrema toccò sia il campo letterario che economico e fu amplificata da un continuo ed inarrestabile eclissarsi di sicurezza in ogni settore. Il mar Mediterraneo, da sempre centro di frenetici scambi, era divenuto “porto franco” per scorribande di barbari e saccheggiatori. Questi, dovendo affrontare lunghi viaggi per mare prima di arrivare sulle coste italiane, dovevano riempire le stive con cibo e vino in quantità. Ghiotti topi salivano a bordo delle loro navi portando malattie. Essi gioiosamente potevano mangiare il cibo necessario alla sopravvivenza dei predoni del mare. Per ridurre al minimo questo rischio i devastati marinai portavano con sé innumerevoli gatti che in quelle terre erano di colore nero. I velieri calavano le ancore e non appena approdavano sulla terra ferma, i felini impauriti correvano via e invadevano le città preannunciando la carica saccheggiatrice. L’arrivo di queste “bestie nere” profetizzava una scorribanda sicura fatta di morte e distruzione. Erminio Quadraroli 36 Campo de fiori Viterbo con amore... L amico di Erminio Quadraroli “…l’amico è il più deciso della compagnia…e ti convincerà a non arrenderti tutte le volte che rincorri l’impossibile…ti spinge a correre, ti lascia vincere…”. Nulla, al pari di questa frase di una famosa canzone di Baldan Bembo, può descrivere appieno lo spirito che ha animato la presentazione dell’edizione 2004/2005 di “Viterbo con Amore”. Lo scorso trenta Settembre, nella suggestiva cornice del paese medievale di San Martino al Cimino, all’interno del Palazzo Doria Panphilj, si è tenuta a battesimo, in una atmosfera colma di sentimento, la seconda edizione di questa manifestazione all’insegna dell’amicizia e della solidarietà. La “squadra” guidata dal Presidente Giuseppe Genovese e dal Presidente Onorario Don Alberto Canuzzi, alla presenza del Vescovo di Viterbo Monsignor Lorenzo Chiarinelli e del giornalista Arnoldo Sassi, ha messo in campo i suoi obiettivi: proposte concrete, misurabili e tangibili, lontane da ogni colore o fazione politica. All’interno di una sala nobile del Palazzo, dove i soffitti decorati con le effigi degli antichi dominatori del borgo cimino fanno ancora bella mostra di sè, tutti i relatori hanno cercato di portare alle orecchie del mondo quel grido tanto silenzioso quanto doloroso e straziante di chi, consapevole della propria fragile esistenza, rischia di lasciarsi trasportare dagli eventi senza trovare la forza di combattere. Nella certezza che l’intercomunicazione tra i popoli e tra le generazioni può abbattere l’alto muro di insensibilità eretto dall’uomo stesso in nome del proprio Egoismo, le varie associazioni viterbesi hanno illustrato i loro obiettivi per questa nuova e sempre più vigorosa edizione dell’evento. Ampliare i centri di accoglienza per i bambini poveri del Perù, contribuire alla prevenzione dell’AIDS in Mozambico, recuperare i tossicodipendenti, sostenere gli anziani bisognosi e soli, creare luoghi di divertimento per disabili e reinserire nel sociale i detenuti, sono stati gli obiettivi cardine della manifestazione che si è conclusa con una sincera commozione di tutti i partecipanti conseguente alle parole del Presidente Giuseppe Genovese. L’atmosfera è stata resa ancora più suggestiva da alcuni intermezzi musicali eseguiti dal quintetto del “Maggio Musicale Fiorentino”. Il vascello della solidarietà, guidato da questi valorosi capitani, anche quest’anno solcherà mari impervi pieni di dolore, secche distruttrici cariche di indifferenza e, senza mai arrendersi, proseguirà diritto verso quell’isola lontana chiamata felicità e verso quelle terre dove si moltiplicano le gioie per dividere le sofferenze. Nota di redazione Campo de’ fiori e l’A.I.D.I. sono stati presenti alla manifestazione svoltasi a Viterbo il 10 Ottobre 2004 con una collettiva di pittura ed uno stand, in Piazza del Comune. Campo de fiori Un anno e mezzo fa in televisione veniva trasmesso un film interpretato dall’attore Lino Banfi intitolato “Un Posto tranquillo”. La storia narrava di quattro frati cappuccini che abitavano in un vecchio convento di una cittadina della Toscana e che si ritrovavano a lottare con tutte le forze per evitare che il sindaco del paese lo chiudesse a causa delle sue cattive condizioni . Il convento nel quale è stato girato il film si trova a Morlupo, in provincia di Roma, ed è conosciuto con il nome di convento di Santa Maria Seconda. Fu costruito intorno al XVI secolo ad opera dei Clareni ed è un’opera di straordinaria bellezza. Poco distante da questo sorge una quercia secolare, da tutti conosciuta come l’albero di San Francesco.Attualmente il convento è chiuso al pubblico e viene aperto una sola volta all’anno, vale a dire il 25 Marzo, giorno della festa dell’annunciazione. In questa occasione molti morlupesi (e non solo) si recano nel piaz- i Roncigl zale antistante il convento e si radunano per alcune ore curiosando tra le bancarelle che, per l’occasione, animano quel luogo che negli altri giorni resta isolato. Eppure in passato non era così. Mi racconta mia madre, originaria di Morlupo, che negli anni del dopoguerra, all’incirca nel 1950, questo luogo era meta delle colonie estive. Per quindici giorni, tantissimi bambini e bambine (compresa mia madre), accompagnati da alcune insegnanti,si alzavano alle prime luci dell’alba e si incamminavano verso il bellissimo convento. Una volta arrivati a destinazione trascorrevano la giornata all’interno dello splendido giardino del chiostro e qui giocavano per ore.Era meraviglioso correre su e giù per il piazzale del convento, godendo di tanto in tanto dello splendido panorama che da lì si poteva ammirare . Ci si divertiva con poco, tra preghiere e canti, ma questo bastava ad ogni bambino che avrebbe ricordato per sempre quella magnifica estate. Quando poi la sera si tornava a casa si raccontava tutto ai genitori e, con gli occhi colmi di gioia, ci si augurava che la notte si 37 affrettasse a passare per tornare l’indomani in quel posto tranquillo dove poter scherzare e sorridere ancora. Che bei tempi!- dice mia madre sospirando. La guardo e sorrido; ho per un attimo sognato con lei ed è stato stupendo. V.A. Morlupo-convento di S.Maria Seconda Chiostro del Convento La forza della cooperazione può... Alcuni luoghi a Ronciglione, assumono importanza non solo per la loro storia, ma anche per le manifestazioni che ospitano. Proprio questo è accaduto lo scorso 21 ottobre nell’affascinante semplicità della chiesa dell’ex Collegio. Qui l’unione di più “cuori” ha celebrato l’importanza della solidarietà con il convegno organizzato dalla Presidente della sezione femminile della C.R.I. di Ronciglione Olympia d’Onofrio Bucossi dal titolo : “Pace: una scommessa possibile”. In un’atmosfera resa emozionante da prestigiose presenze si sono susseguiti interventi molto profondi capaci di smuovere anche gli animi più insensibili. Come una vallata che aprendosi a perdita d’occhio fa scoprire un fantastico mondo verdeggiante, così i cuori dei partecipanti si sono spalancati ed hanno mostrato la luce portatrice della consapevolezza che un futuro migliore è possibile. Dopo l’intervento delle autorità locali per dare il benvenuto a tutti i partecipanti, hanno preso la parola in successione Don Roberto Salvati, il giornalista Magdi Allam e il Commissario della Croce Rossa Avv. Maurizio Scelli, i quali hanno messo l’accento sulla pace non solo come scommessa, ma anche come fiducia e speranza, come interazione tra i popoli e abbattimento delle incomprensioni dettate dalla brama di potere. Si è descritto l’uomo come essere, nello stesso tempo, istintivo e razionale, capace di procurare sofferenze mascherandole con il nome di giustizia e contemporaneamente, in grado di interagire con altri simili per condurre tutti ad un bene comune: la pace. Il discorso di Don Roberto Salvati si è concluso con una riflessione sulle parole di Papa Giovanni Paolo II, il quale ha cercato di delineare i quattro pilastri della pace: verità, giustizia, amore e libertà. L’intervento del giornalista Magdi Allam ha sottolineato l’instaurazione di una cultura della vita, lontana da quella della morte che purtroppo sta avvolgendo i paesi del Medio Oriente dove ci sono ogni giorno decine di morti. Tra di loro non esistono quelle giuste o non giuste, poiché questo eccidio scaturisce da una mancanza di condivisione dei valori che dovrebbero essere basati sulla sacralità della vita. Per ultimo ha preso la parola il Commissario della Croce Rossa Avv. Maurizio Scelli che, riempiendo di lacrime gli occhi dei partecipanti, scuotendo gli animi come un grido in una foresta, ha sottolineato che la pace non si ottiene con manifestazioni o bandiere, ma facendo sentire agli altri che siamo dalla loro parte compiendo gesti concreti. Questa stupenda manifestazione, sponsorizzata dalla Banca Di Credito Cooperativo di Ronciglione, con il patrocinio del Comune di Ronciglione, della Provincia di Viterbo e della Regione Lazio, si è conclusa regalando ai presenti la consapevolezza che se l’uomo non pensasse solamente al mero potere personale, potrebbe usare tutta la bontà che cela nel proprio animo, per costruire quella pace che prescinde dal colore della pelle, dalla lingua e dalla Erminio Quadraroli religione. Quadraroli insieme a Magdi Allam durante il convegno organizzato dalla C.R.I. Campo de fiori Italiani dimenticati... Prof. Arch. Enea Cisbani “ AI CADUTI DI AFRICA. CASSANI DOMENICO FURIERE. MANCINI PIETRO SOLDATO. ROSSI LUIGI TROMBETTIERE. 1 MARZO 1896.” Così recita l’iscrizione della Stele Funeraria sita in Civita Castellana in via Minolfo Masci, nel giardino comunale poco distante dalla centrale piazza Matteotti. CASSANI DOMENICO: Contadino, nato a Civita Castellana il 1 marzo 1871. MANCINI PIETRO: Artigiano, nato a Civita Castellana il 3 Agosto 1876. ROSSI LUIGI: Contadino, nato a Civita Castellana il 17 Novembre 1872. Tre giovani ragazzi accomunati dallo stesso tragico destino che li vede morire insieme nella Battaglia di Adua in terra d’Africa del 1 Marzo 1896, quando un’intera Brigata di Fanteria composta da 6.000 soldati Italiani viene sconfitta dalle truppe Etiopiche, con ingenti danni materiali, considerevoli perdite in vite umane e feroci ripercussioni politiche in Patria, tanto da portare alle dimissioni dell’allora Presidente del Consiglio Francesco Crispi. I nostri concittadini vengono arruolati e incorporati nell’Esercito Regio agli inizi del 1895 e svolgono il periodo di addestramento nell’attuale Caserma di Castro Pretorio, da dove parti- 39 ranno come Volontari del Corpo di Spedizione inviato dal Governo Crispi nel 1896, alla volta dell’Africa Centrale per costituire le prime Colonie Italiane, purtroppo con esiti tragici e disastrosi. Nella Civita Castellana di fine Ottocento, le condizioni economiche delle classi sociali più povere non erano certamente delle più rosee e l’arruolamento nelle file del giovane Esercito Regio, che garantiva pasti regolari e una discreta paga, costituiva una forte attrazione per i ragazzi del tempo altrimenti destinati al lavoro nei campi e nelle botteghe. Dopo il fallimento nel 1882 di occupare la Tunisia e l’Egitto, le prospettive coloniali Italiane nel Mediterraneo erano agitate ed oscure e la stessa Libia, che si presentava disponibile e immediata, venne abbandonata perché considerata poco remunerativa e insicura. Le mire Italiane si rivolsero verso il Mar Rosso, esattamente all’Etiopia, dove già esistevano Possedimenti Italiani, che con notevole rapidità aumentarono a dismisura, tanto da portare le popolazioni locali a coalizzarsi contro gli Italiani che vennero sconfitti nella Battaglia di Adua del 1 Marzo 1896, che segnò la fine del Governo Crispi e delle mire coloniali Italiane in terra Africana. I corpi dei giovani Civitonici non vennero riportati in Patria e, se di resti possiamo ancora parlare, essi giacciono nelle sabbie del deserto Africano. Rimane a loro memoria la Stele di via Masci, purtroppo abbandonata e dimenticata. CASSANI DOMENICO 1871-1896. MANCINI PIETRO 1876-1896. ROSSI LUIGI 1872-1896. Campo de fiori 40 Annunci Gratuiti -Editrice Italiana Audiovisivi copertine 33 giri - Corso di Storia della filosofia - Edizioni Culturali Discoteca di Stato, Platone, Aristotele, S.T.D’Aquino, Giordano Bruno, Spinoza, Leibniz, Berkeley. N°6 dischi curati da N.G. Puglies. 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Campo de fiori 41 Sandro Anselmi P.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) Tel./Fax 0761.51.31.17 e-mail : [email protected] Da 35 anni al vostro servizio Pubblicizza una selezione di offerte immobiliari Vendo in Romania complesso immobiliare attualmente adibito ad albergo - ristorante - bar. Possibilità di rilevare quote della società già costituita per l’esercizio. -VENDO a Fabrica di Roma Loc. Parco Falisco bellissima villa unifamiliare. Possibilità di frazionamento. AFFARE!!! VENDO a Fabrica di Roma villa caratteristica con piscina, parco e dependance. Posizione panoramica e tranquilla. Da ristrutturare. VENDO a Cannes (Costa Azzurra) monolocale di 25 mq completamente arredato, con terrazzo, giardino e piscina condominiale. 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Attraverso le colonne di questo giornale noi vogliamo dare ai nostri alunni l’opportunità di dialogare esternando sentimenti ed opinioni. E’ notorio che la comunicazione (scritta ed orale che sia): -favorisce lo sviluppo dei processi mentali; -è un mezzo importante per stabilire rapporti sociali; -chiarisce e struttura in modo articolato l’esperienza sia razionale che affettiva; -consente di esprimere sentimenti e stati d’animo anche attraverso la forma estetica della poesia e dell’arte figurativa. Queste sono le finalità pedagogiche e didattiche che ci prefiggiamo senza tralasciare un’ ulteriore considerazione. Chi può negare la predisposizione negativa che spesso accompagna il compito in classe d’Italiano: TEMA. Esclusi pochi eletti, la maggior parte degli alunni non ama scrivere: “scrivere cosa, a chi, perché?”. Domande plausibili e, per certi versi, anche giustificabili che potrebbero trovare una risposta positiva nell’opportunità di questo spazio giornalistico generosamente ed entusiasticamente offertoci dal Direttore del giornale Sig. Sandro Anselmi a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti. Utilizzo del Tempo Collaborazione con le famiglie La Scuola Media “Dante Alighieri” organizzerà il tempo scuola secondo le seguenti strutture orario: * 27 ore obbligatorie in orario antimeridiano *27 ore obbligatorie + 3 opzionali a scelta in orario antimeridiano * 27 ore obbligatorie + 6 opzionali a scelta in orario antimeridiano * 27 ore obbligatorie + 6 opzionali a scelta con un rientro pomeridiano * 27 ore obbligatorie + 6 opzionali con mensa e 2 rientri pomeridiani. Stategia per ottimizzare le risorse Offerta Formativa La Scuola Media Statale “Dante Alighieri” si propone di realizzare una ampia gamma di progetti e laboratori che, trattandosi di attività svolte in forma operativa fuori dagli schemi tradizionali, suscitano interesse, curiosità, facendo emergere capacità ed abilità a livello non solo cognitivo, ma organizzativo e ricreativo. Per far emergere e valorizzare al massimo le potenzialità di ogni alunno e per ridurre la dispersione e la mortalità scolastica, si adotteranno le seguenti strategie: *potenziamento dei laboratori *sostegno agli alunni in difficoltà *integrazione alunni stranieri *programmazione visite guidate e viaggi di istruzione collegati alle attività curriculari ed extra curriculari indicati nel POF *sensibilizzazione delle famiglie ad una collaborazione attiva con la scuola *attività di continuità didattica *attività di orientamento scolastico. Si prevedono, inoltre, le seguenti attività opzionali per completare la formazione dei ragazzi: * Lab. Informatica *Lab. Letterario *Lab. Musicale *Lab.Storico *Lab.Teatrale *Lab.Linguistico *Lab. Scientifico *Uscite didattiche *Visite d’Istruzione. Anch’io scrivo su Campo de’ fiori Il Dirigente Scolastico Prof. Orlando Pierini Viene valorizzato il contributo informativo dei genitori, anche per un buon funzionamento degli organi collegiali, attraverso: *assemblee periodiche d’istituto *assemblee bimestrali di classe con docenti e genitori *colloqui settimanali con i singoli docenti *coinvolgimento e collaborazione nelle attività *comunicazione scuola-famiglia chiara e tempestiva sull’organizzazione e l’andamento scolastico con informazioni bimestrali (pagellino e scheda) *corretta gestione del libretto delle giustificazioni e del diario *programmazione degli incontri e colloqui *progetto genitori. E’ Natale ? Fino a quando… I sereni silenzi saranno sconvolti da strida di morte. Fino a quando … nella fame degli altri affogheremo i nostri rimorsi e sazieremo le nostre coscienze stravolte. Fino a quando … i singhiozzi sommessi saranno sommersi da risa scomposte e il pianto di pochi non sarà pianto da tutti. Ogni Natale patirà lo scandalo della Croce. P O E L S I E A L B S O T E R O T O Campo de fiori 45 46 chi r o C Campo de fiori ARNIES Un “fiume” di solidarietà, impegno sociale e cultura come Emergency a Corchiano La redazione di Campo de’ fiori dà il benvenuto alla nuova collaboratrice Tamara Gori E’ operativa da quasi due anni a Corchiano, l’associazione no profit Arnies. Un nome che non è una sigla, ma presumibilmente il termine che gli antichi Etruschi utilizzaTamara Gori vano per indicare il fiume. Fiume come luogo sulle cui rive si sono sviluppate le più imponenti civiltà nella storia dell’uomo. Fiume come portatore di abbondanza e fautore di rinascita. Fiume, come la vita che scorre con esso, arricchendosi lungo il percorso di tutto ciò che incontra. Fiume, come il Rio Fratta , che ha segnato nel tempo la forra su cui è sorto Corchiano, determinandone la storia e l’evoluzione. Nata dalla volontà di pochissime persone, perlopiù giovani spinti dalla curiosità di sperimentare esperienze nuove, nel tempo si è arricchita di persone con la voglia di dare un senso ad una quotidianità che, sempre più, sembra perdersi nel vuoto della sua scientifica assolutezza. Ma l’impegno, la caparbietà e spesso la volontà di realizzare sogni che sembrano assumere la veste di utopie, costituiscono la dimostrazione di come la vita può essere ciò che noi scegliamo, consapevolmente che sia. Da questa prospettiva l’associazione trae le sue fondamenta, proponendosi di offrire opportunità, integrazione, cultura per il paese e il suo territorio, nel pieno rispetto della dimensione umana, culturale e spirituale di ogni individuo e soprattutto nel riconoscimento della ricchezza che può scaturire dalla diversità culturale. Perché la pace e la libertà sono frutto di atti e non solo di parole. Ne è testimonianza il progetto di cooperazione sanitaria, realizzato lo scorso anno con la capitale della Repubblica Democratica del Congo, i progetti rivolti ai minori stranieri presenti sul territorio, l’organizzazione del Fescennino D’Oro, in collaborazione con il Maestro Nicola Piovani; manifestazione che, ormai da due anni, ha assunto una mission solidale, devolvendo l’incasso al recupero di Nsimba Kilema, bimbo congolese operato lo scorso Novembre al Gaslini di Genova. Ne è ulteriormente prova l’avvio di un ciclo di conferenze sui Diritti Umani, spesso dimenticati o dati per scontati, ma il cui non rispetto è molto vicino a noi. Lo scorso 6 Novembre, a Palazzo Ridolfi a Corchiano, si è tenuto un incontro speciale: quello con Emergency e con Massimo Spalluto, infermiere professionale, da dieci anni “medico di guerra e inviato di pace” in Afghanistan, Sierra Leone e Cambogia. Lo scopo di Emergency è stato inizialmente di fornire assistenza medico chirurgica a tutte le vittime della guerra e, soprattutto a quelle delle mine antiuomo, costruendo e gestendo ospedali nelle zone maggiormente colpite. Oggi, a dieci anni di attività, si contano cinquanta presidi ospedalieri nel mondo e almeno un milione di atti sanitari erogati a vittime di guerra, dal Ruanda, al Kurdistan iracheno, alla Cambogia, uno dei Paesi più minati al mondo. Accanto agli ospedali sono stati realizzati ventotto posti di primo soccorso e almeno 1800 unità di personale locale, che viene formato agli standard europei e al quale si affidano quegli stessi ospedali, scorcio panoramico di Corchiano passata la prima fase di attivazione. Per loro è un’opportunità di lavoro, ma anche un messaggio forte che arriva a tutti i pazienti: quello della riappropriazione della loro identità. Per questo oggi Emergency non è più solo riabilitazione medica, ma è diventata anche opportunità di riabilitazione sociale, per ritrovare il senso di sé, la speranza reale di potercela fare. Un modo per recuperare pezzi di diritti umani, per coltivare una nuova utopia: quella di un mondo dove la guerra non ha più motivo di esistere; un mondo diverso dalla mediocrità che ci siamo costruiti nel tempo. Un messaggio di pace quello di Emergency e un covo di persone straordinarie. Ma questa è un’opinione da esprimere a bassa voce: Massimo Spalluto non sarebbe d’accordo. “Due cose non accetto di sentirmi dire: che siamo persone straordinarie, perché questo giustifica le tante altre che, considerandosi “normali”, non fanno niente. Noi siamo persone comuni, con le paure di tutti. Ma proprio per questo siamo lì: perché la testimonianza più forte che possiamo dare, è quella di poter scegliere la direzione da seguire in questo mondo. L’altra cosa è che non si può “sporcare” il lavoro di Emergency con la politica. Emergency è una associazione umanitaria apolitica, che si adopera per costruire la pace vera. Tamara Gori Campo de fiori 47 L ira della Lira Ricordo della Lira La nostra Lira amata, da tanti bistrattata, ormai è tramontata. Coriandoli di carta è diventata; e adesso ... non c’è più. Seppure fragilina, c’era la sensazione che fosse l’espressione di tutta “una” nazione. E questa sensazione adesso... non c’è più. E’ subentrato l’Euro dal nome altolocato che è proprio un rompicapo. Le vecchie centomila adesso son cinquanta, quelle da diecimila adesso sono cinque, piene di luccichini e spiccioli infiniti per nuovi borsellini. Ma fatti tutti i conti abbiamo constatato che il costo della vita è raddoppiato. Ma guarda un pò che triste risultato! in questa foto pubblicata sul n. 12 di Campo de’ fiori sono stati riconosciuti: da sx Fabio Abballe, i fratelli Antonio, Marco e Ermanno Quirini (gemelli), Mila Giordani, Luciana Bettinelli, Vincenzo Alessandrini che tiene abbracciato il piccolo Vittorio Calamanti, Lida Galiano, Fiorella Bettinelli che stringe fra le braccia la neonata Paola Calamanti. La foto è stata scattata da Attilio De Angelis proprietario anche della mitica Vespa. Addio mia Lira cara. Qualche felicità in fondo me l’hai data, e ora, a dire il vero, mi sento un pò spiazzata. Ho l’impressione vaga che ciò che hai dato tu adesso... non c’è più. M.D.P. L OGGETTO MISTERIOSO Vi invitiamo ad indovinare l’oggetto misterioso riprodotto nella foto di lato. I primi cinque che lo indovineranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dal negozio Il Quadrifoglio di Foggi Antonella Campo de fiori 48 Momo Momo Pesciaroli è un artista della terra di Tuscia, che si è cimentato attraverso la scultura a lavorare ogMomo Pesciaroli ni tipo di materia; vive ed opera a Canepina. Nelle sue opere traspare sempre il forte legame che lo lega alle radici della sua terra. E’ sorprendente, come attraverso la manipolazione della materia riesca ad agguantare i fili della storia umana, la storia della sua gente, carica di pathos e di civiltà, fin dai primordi. Le sue opere diventano preziosi “involucri” ricchi di testimonianze, saperi, memorie. Ciascuna di esse si trasforma in un viaggio suggestivo in cui ognuno ritrova qualcosa che gli appartiene, risvegliando emozioni latenti. Un viaggio nel proprio essere, che trasporta in dimensioni del tempo anche lontanissime, suscitando sensazioni di stupito turbamento. Le veneri ancestrali, i volti etruschi, la Magna Grecia, fino al dinamismo e alla provocazione futurista che pur negando la classicità volutamente la esaltava, si ritrovano nell’arte di Momo, in una sintesi di personale rielaborazione, che riesce a promuovere un dibattito tra passato e presente; alimentando un’arte potente, vibrante di memorie e di forza. Le sue opere trasudano di fatica, non solo fisica; evocano il rumore dello scalpello e del martello, perchè come i grandi artisti, Momo non si sottrae dal saper essere “anche artigiano”. La sua arte esce dal ghetto del banale perché riesce a “comunicare” e provocare un vortice di percezioni, a volte inconsce, ma sempre assolutamente affascinanti e coinvolgenti. Per concludere, un’amara riflessione: pur tenendo conto di una eccessiva umiltà dell’uomo Momo, rimane il rammarico e stupisce come almeno le istituzioni locali, dai comuni, alla provincia, alla regione, non trovino la volontà e i mezzi per promuovere adeguatamente un simile talento per farlo diventare veramente patrimonio culturale dell’intera comunità. Prof. Arch. Massimo Cirioni Giullare del sole (terracotta patinata) Gea (ulivo patinato) Angelo del sole (bronzo) Un fiore e ... il cuore È incredibile come, alcune volte, da piccole cose possono prendere forma grandi pensieri. Un esile filo d’era, una zolla di terreno arido, un variopinto fiorellino di campo, possono essere spunto per plasmare riflessioni molto profonde. di Come in quel giorno di fine maggio quando il Erminio Quadraroli buio mattutino mi nascondeva alla visione la maggior parte degli scenari offerti dalla Via Cassia. Quando poi, proseguendo verso Roma, il chiarore dell’alba mi mostrò le prime immagini d’inizio estate, aprendo il finestrino della macchina, mi sentii immerso in un leggero profumo dolciastro trasportato da un timido vento che nella Valle del Baccano spesso soffia trasversalmente. Proprio in questo giorno seguendo quel delicato odore, come di dolci leccornie, girando lo sguardo, ho notato, proprio là nella valle, nel mezzo dei reperti archeologici, un campo colmo di una vegetazione fittissima tra cui facevano capolino dei piccoli fiorellini gialli sbocciati nella consapevolezza del loro destino e con la speranza di essere curati da qualcuno. In quella distesa, che si estendeva a perdita d’occhio, regnava la Pace…si ma solo una Pace apparente. Non ho avuto il coraggio di fermarmi, travolto com’ero dal traffico di quest’antica strada. Al ritorno, non potendo rinunciare ad immergermi in quel mondo, trovando un angoletto, proprio là, dove si snoda una strada secondaria, ho messo le quattro frecce e sono andato. Avevo sfidato i pericoli, in quel tratto di strada dove il passaggio delle macchine, fa vibrare e scuotere le lamiere delle autovetture ferme. Coraggiosamente ho scavalcato una staccionata ed ho raccolto uno di quei fantastici fiori gialli di cui forse nessuno si era accorto prima. O forse, pur avendoli visti, mai alcuno aveva pensato al loro futuro…al loro essere germogliati e fioriti nell’amara consapevolezza che mai sarebbero stati annaffiati da una mano amica, ma solo dai capricci del tempo, sfidando il mondo, scommettendo con la loro esistenza. Quel fiore, quella strada, quelle macchine mi hanno fatto riflettere a lungo, durante il ritorno verso casa… Tante persone probabilmente avevano notato quel campo, quel profumo, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di riflettere, di sfidare il destino per salvare le sorti di quel fiore… Quel giorno ho visto la Pace…essa nasce, molti ne parlano, molti ne sentono discutere, ma solo pochi la afferrano nel suo vero significato. Quel giorno ho capito il vero significato di Pace…che non è indossare un vestito che ci calza a pennello o addormentarsi nella tranquillità della propria famiglia…è molto di più! Quel gesto gratuito di amore…era la Pace! Se ognuno di noi non avesse soltanto orecchie per sentire e bocca per parlare forse già quella ferita sanguinante tra etnie e realtà diverse si sarebbe suturata. Dopo qualche giorno, passando nuovamente di là, quando la calura estiva era oramai opprimente, quel campo era diventato una immensa distesa secca e arida, con solo una piccolissima zolla divelta e visibile. Quello era il punto in cui avevo raccolto quel fiore che ancora oggi alla prima luce del sole dal davanzale della mia casa sembra dirmi: “ Buongiorno amico mio, ogni giorno che apro i miei petali, lo faccio per te, che hai abbandonato bocca e orecchie per dare spazio al….CUORE!” Campo de fiori Vallerano La redazione di Campo de’ fiori dà il benvenuto alla nuova collaboratrice Diana Giovannini Come Rita Hayworth e Clark Gable Se volete fare un tuffo nel passato,riappropriarvi di un’età perduta, provare emozioni nuove che sanno di antico e siete abituati a girar per mercatini, per assaporare tutto ciò, ebbene non occorre spostarsi dalle proprie case, specialmente se queste sono provviste di soffitte o cantine (talvolta basta anche un vecchio baule o un cassetto dimenticato). Di certo rovistando tra carabattole e cianfrusaglie varie, scoprirete anche dei piccoli tesori che non vi aspettavate: arnesi di cui ignorate la funzione, graziose boccette di vetro, magari con tappi o intarsi in argento, cappel- 49 li dal gusto retrò, abiti vintage, monili, pizzi e merletti ingialliti ma sempre affascinanti, monete e ancora tantissimi oggetti curiosi ed insoliti, che vanno comunque considerati se non altro per la storia che essi hanno avuto o rappresentano. Per quanto mi riguarda, forse sembrerò un po’ di parte, essendo appassionata di tutto ciò che è impolverato o odora di naftalina, ma a dispetto dei miei trentadue anni, considero il passato una sorta di età dell’oro difficile da ripetere. Per restare in tema condivido in pieno l’affermazione di Agatha Christie: “il miglior marito per una donna è l’archeologo perché più passa il tempo, più la trova interessante”. Scherzi a parte, lo so che sono discorsi anacronistici e fuori moda, ma non trovate anche voi che nelle vecchie foto le persone ritratte siano sempre tutte bellissime e affascinanti, senza nemmeno ritocchi al computer !!!? Le immagini a fianco, ad esempio, non sono di due divi di Hollywood, ma rispettivamente di mio nonno e mia nonna !!! Allora ho ragione o no? Diana Giovannini Engel Haus Pub Tel. 328.8645431 Via A. Meucci 8 - Rignano Flaminio (RM) La Canzone Misteriosa Avete indovinato il titolo della canzone? Telefonate in redazione e i primi 5 riceveranno un omaggio dal Pub Engel Haus di Bosso Graziano. “... e lei, lei mi guardava con sospetto. Poi mi sorrideva e...” FabricanDo Festival dal 2 al 30 Gennaio 2005 - Fabrica di Roma Organizzazione Comune di Fabrica di Roma, Assessorato alla Cultura, Associazione Pro - Loco, Presidente Stefania Stefanucci. Patrocinio Provincia di Viterbo, Assessorato alla Cultura Apt. Direzione Artistica M° Maurizio Gregori, M° Emiliano Di Vozzo Commissione del concorso “La Frase che suona” Dirigenti Scolastici degli Istituti Comprensivi della Provincia Presidente di Commissione, Magdi Allam vicedirettore del Corriere della Sera Informazioni Ufficio Cultura – 0761.569001 – [email protected] Presentazione Artistica Il Fabricando Festival si appresta a ripercorrere il successo di pubblico ottenuto con la prima edizione. L’obiettivo è mescolare una buona musica alle scenografie di luci e colori dei luoghi dello spettacolo. Gli spazi e gli scenari delle performance anche quest’anno sono quelli naturali della bellezza che offre il comune di Fabrica di Roma; la Chiesa del Duomo, la Chiesa di S. Lorenzo, la Villa Finisterre e l’Aldero Hotel. Suoni lontani e ritmi incalzanti, contamineranno quanti seguiranno i sei appuntamenti, diversi nello stile e nel linguaggio. Dallo Swing della Dixiitaly Jazz Band (Domenica 2 gennaio – Chiesa di S. Lorenzo, ore 17.30), che propone una lettura originale in chiave jazz della canzone italiana d’autore, si passa al Quintetto Classico (Domenica 9 gennaio – Chiesa del Duomo, ore 17.30) che ci lascerà momenti di sicura emozione, spostandoci idealmente indietro nel tempo, tra le genti che vivevano la musica come un momento irrinunciabile e celebrativo. Il terzo appuntamento (Sabato 15 gennaio – Aldero Hotel , ore 17.30) è ispirato e dedicato alla figura di Ulisse, rivisitata dal Prof. Mariano Ghirighini con la propria opera inedita “Verso Itaca”. La Ozen Orchestra Klezmer (Domenica 16 gennaio – Villa Finisterre, ore 17.30) apre il quarto concerto con la propria musica intesa come espressione della cultura ebraica; nella stessa occasione verranno premiati i ragazzi degli Istituti Comprensivi del viterbese che partecipano al concorso “La frase che suona”. La commissione è presieduta dal noto giornalista e vicedirettore del Corriere della Sera, Magdi Allam e composta dai Dirigenti Scolastici degli Istituti che aderiscono al concorso. Il festival prosegue con una formazione anomala , ma originalissima nella timbrica e nelle esplorazioni sonore; il Modern Saxophone Quartet (Domenica 23 gennaio – Chiesa di S. Lorenzo, ore 17.30) che dedica la serata al tango, accompagnato dalla fisarmonica di Fausto Beccalossi. L’ultima serata si chiude con la voce dello swing per antonomasia, Nicola Arigliano Quartet (Domenica 30 gennaio – Villa Finisterre, ore 17.30) famoso per aver educato gli ascoltatori alla canzone italiana, con qualità e spirito umoristico. La Direzione Artistica M°Maurizio Gregori - M°Emiliano Di Vozzo Pianofor ti - Strumenti - Edizioni Musicali Via Palazzina, 109 - 01100 Viterbo - Tel. 0761.309095 50 Campo de fiori PROLOCO: Tel e fax 0744-910021 [email protected] - 328.5472482 / 339.5963387 Prenotazioni ed informazioni sul mercatino: Mario 349.5394955 / 338.6179337