CARITAS DIOCESANA
REGGIO EMILIA – GUASTALLA
anno pastorale 2012-13
“UNA PREGHIERA LUNGA
TUTTO L’ANNO”
narrazione e descrizione
di una staffetta orante e nomade per le parrocchie della Diocesi
dai monti al Po’ e dalla Val d’Enza a Sassuolo
per il implorare dal Signore il dono dell’Amore-Carità
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PROGETTO
“UNA PREGHIERA LUNGA TUTTO L’ANNO”
LE MOTIVAZIONI
Il nostro Papa ha indetto l’anno della fede e in questo solco si inserisce la Caritas
Diocesana. Quest’ultima intende lavorare tutto l’anno sulla prossimità facendo
attenzione alla spiritualità. Si è sentita l’esigenza di andare alla fonte dell’agire, al
perché si fanno le cose, al motivo del nostro agire. Qual è? La spiritualità dà una
risposta a questi interrogativi.
I SOGGETTI
I soggetti coinvolti sono le caritas parrocchiali e i centri di ascolto parrocchiali o
zonali. Essi hanno come obiettivo la “prevalente funzione pedagogica” così come
recita l’art.1 dello statuto di caritas italiana. La finalità dunque sta nel condividere
con i propri fratelli della parrocchia la bellezza e la centralità della carità,
coinvolgendoli senza imporre ma proponendo.
LE MODALITA’
Si chiede ad ogni caritas parrocchiale di assumersi un periodo di tempo lungo l’anno
pastorale in cui animare momenti specificatamente di preghiera. Questi possono
essere di tutti i tipi, l’unico vincolo è quello che siano momenti di preghiera. E’
dunque possibile realizzare celebrazioni eucaristiche, veglie di preghiera, rosari, ecc.
Tale iniziativa può inserirsi in occasioni che già vengono realizzate.
RISULTATI ATTESI
Il primo risultato è quello di avere una diocesi che prega ininterrottamente tutto
l’anno. Il secondo risultato, non in ordine di importanza, è quello che le caritas
parrocchiali realizzano il loro obiettivo di sensibilizzare e formare le parrocchie
nelle quali sono inserite. Il terzo risultato è quello di aver formato tante persone.
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ARTICOLO DI PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
STAFFETTA DI PREGHIERA CARITAS
una preghiera lunga tutto l’anno
Qualcuno potrebbe chiedersi cosa c’entra la caritas con la preghiera. La risposta è
molto semplice. La caritas non è una associazione di volontariato, anche noi agiamo
concretamente ma l’obiettivo primario è quello di seguire le orme che Cristo ci ha
lasciato ben consapevoli che non possiamo risolvere tutti i problemi del mondo. Per
fare ciò c’è bisogno di pregare molto per non perdere la retta via, per non debordare
nell’efficientismo o nel menefreghismo, due estremi egualmente pericolosi. Davanti
ai grossi problemi che la crisi economica, il terremoto e altre disgrazie ci presentano
diviene pressante la necessità di avere chiaro le coordinate dell’agire caritas. Se si
attinge dalla fonte allora il cammino diventa più leggero, se è chiaro il motivo del
faticare allora si evita di sbagliare strada. Ecco perché la caritas diocesana ha deciso,
nell’anno che il Papa ha dedicato alla fede, di organizzare una staffetta di preghiera
tutto l’anno che possa affiancare l’agire concreto della carità.
A fianco di questo motivo ve ne è anche un altro. Questi momenti di preghiera non
sono rivolti unicamente agli “addetti ai lavori caritas”, essi sono rivolti a tutto il
popolo di Dio della nostra diocesi. L’obiettivo è quello di ricordare a ciascuno che la
carità, secondo il Vangelo e l’insegnamento della Chiesa, non è un elemento
facoltativo ma costitutivo della fede cristiana. Il papa Benedetto XVI è molto chiaro
a questo proposito nella sua enciclica DEUS CARITAS EST “Con il passare degli
anni e con il progressivo diffondersi della Chiesa, l’esercizio della carità si
confermò come uno dei suoi ambiti essenziali, insieme con l’amministrazione dei
Sacramenti e l’annuncio della Parola: praticare l’amore verso le vedove e gli orfani,
verso i carcerati, i malati e i bisognosi di ogni genere appartiene alla sua essenza
tanto quanto il servizio dei Sacramenti e l’annuncio del Vangelo. La chiesa non può
trascurare il servizio della carità così come non può tralasciare i Sacramenti e la
Parola” (DCE n.22). Dunque il più grande sbaglio che i parrocchiani possono fare
ad una caritas parrocchiale è quello della delega, è quello di dimenticarsi di una
parte della propria fede per farla esercitare solo ad alcuni.
Per queste due ragioni la caritas diocesana ha proposto “la staffetta di preghiera”. I
soggetti promotori sono le innumerevoli caritas parrocchiali sparse su tutto il
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territorio diocesano. Ogni caritas parrocchiale ha scelto una settimana dell’anno
pastorale (da settembre a giugno) ed in questo modo tutto l’anno è stato “coperto”.
Ogni caritas parrocchiale ha avuto la piena libertà operativa, l’unico vincolo era
quello di organizzare dei momenti di preghiera sul tema della carità. Anche questa
iniziativa ha confermato la ricchezza della nostra Diocesi. Dalle diverse parrocchie
sono emersi dei progetti molto variegati e molto belli. Qualcuno ha distribuito nella
messa domenicale un foglio con le preghiere sulla carità per tutta la settimana,
qualcuno dedicherà i rosari recitati nel mese di maggio nelle varie case a questa
intenzione, qualcuno sta pensando di fare una veglia a cui segue la creazione di un
servizio di carità portato avanti dalla parrocchia, ecc.
La fantasia della carità si è concretizzata un’altra volta, di questo dobbiamo e
vogliamo pubblicamente ringraziare gli operatori delle caritas parrocchiali che sono
instancabili operatori nell’animazione della carità. Se un giorno si avvererà la
profezia di Don Luigi Guglielmi (“ho avuto occasione di dire in altra sede che la
Caritas parrocchiale non solo non è obbligatoria, ma che anzi, c’è da augurarsi che,
passando il tempo, se ne possa fare a meno: sarebbe il segno che tutte le comunità,
avendone colto le istanze, si sono messe a praticarla come la cosa più ovvia del loro
essere Chiesa, senza aver bisogno di una struttura particolare”) sarà anche grazie al
lavoro instancabile di queste persone.
In questo cammino di preghiera abbiamo chiesto aiuto a coloro i quali hanno fatto
della preghiera la loro vita, le monache di clausura della nostra diocesi: carmelitane
scalze di Sassuolo, Serve di Maria di Montecchio, Monache Clarisse Cappuccine di
Correggio. I monasteri di Montecchio e di Correggio ci accompagneranno tutto
l’anno con la preghiera. Con il monastero di Sassuolo abbiamo organizzato insieme
l’evento che segna l’inizio della staffetta di preghiera. Questo consiste in una veglia
di preghiera su santa Teresa di Gesù Bambino dal titolo “Il tesoro della povertà”.
Questa veglia avverrà il 30 settembre 2012 alle ore 20,45 presso il Monastero delle
carmelitane scalze. In virtù di quanto detto nelle righe precedenti sono invitati a
partecipare non solo gli operatori caritas ma tutti coloro che lo desiderano.
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UN TEMPO PER ESSERE..
“Come possiamo verificare se il nostro amore è vero? È vero amore se ci
dilata il cuore, se ci rende disponibili ad accogliere, ascoltare e condividere le
sofferenze altrui. È vero se cambia il nostro sguardo sulla vita, le persone, la natura.
È vero se cambia il nostro modo di vivere il silenzio come ascolto di Dio”. Ce lo
ricordava il nostro fratello carmelitano P. Ennio Bettati durante la veglia di S.
Teresa di Gesù Bambino, tenutasi il 30 settembre 2012 presso la Chiesa del
Monastero, uno dei primi appuntamenti della staffetta di preghiera promossa dalla
Caritas diocesana nel corso di quest’anno. Una veglia pensata insieme tra Caritas e
Carmelo per fermarci a riflettere e pregare sulle tematiche comuni, di sempre, che ci
accomunano un po’ tutti: debolezza e precarietà, carità e servizio, identità e
missione. E in particolare sulla povertà, su – per riprendere un’espressione della
santa di Lisieux – quel “tesoro della povertà” che in realtà è un tesoro nascosto:
“Oggi – sono sempre le parole di P. Ennio – i poveri hanno mille colori, culture,
religioni, disabilità e abilità senza fine, tutte da scoprire. Ma prima di scoprire e di
scavare questo tesoro, prima di goderne, bisogna spogliarsi di tutto quello che si è e
si ha, per capire che la mano tesa è la nostra, mentre loro la riempiono di sapienza e
di beatitudine. E per questa ascesi o trasfigurazione il Signore come sempre ci dà
tempo”.
Il tempo è un bene di cui tutti oggi siamo un po’ carenti e, può sembrare
strano, ma ci mettiamo dentro anche noi che, a detta di molti, di tempo dovremmo
averne in abbondanza. Chi invece conosce un po’ più da vicino la concretezza delle
realtà monastiche, sa benissimo quanto i ritmi di vita – tra lavoro, liturgia e vita
comunitaria – siano abbastanza densi e incalzanti anche al loro interno. Sappiamo
quanto non sia scontato, per non dire eccezionale, riuscire a ritagliarsi tempi distesi
in cui sostare con calma su ciò che siamo e viviamo, su ciò che siamo chiamati ad
essere e diventare.
Riscoprire la necessità di questo tempo, un tempo per essere in cui ritrovare
noi stessi e la nostra verità più profonda, è non solo ciò che ha accomunato Caritas e
Carmelo, ma che anche anima tutto il corpo ecclesiale come un’esigenza propria e
ineliminabile: “La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza
sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è
espressione irrinunciabile della sua essenza” (Benedetto XVI, Deus Caritas est).
Ecco il perché di queste “tappe” ideali a cui tornare lungo tutto l’anno ed ecco la
necessità di trovare (e poter continuare!) all’interno del quotidiano tempi per
ricontattarsi con sé e con Dio. Perché se è vero che la preghiera è luogo in cui
troviamo noi stessi, è solo perché in essa veniamo continuamente “ricevuti” a partire
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dalla relazione fondante con Dio. Questo entrare in noi stessi, come scriveva di
recente il nostro Padre Generale, “ci fonda umanamente, prima ancora che elevarci
spiritualmente”. Forse il miglior servizio che possiamo fare a noi, come singoli e
comunità, e a chi ci sta intorno è anzitutto quello di non tradire l’essere che ci è stato
dato in dono, di riscoprire e alimentare continuamente quel carisma a cui ciascuno è
chiamato. È da lì che nasceranno i frutti di cui la gente ha bisogno.
Dunque, un grazie di cuore alla Caritas che ci ha coinvolto in questo progetto
e a quanti hanno dato il loro contributo in termini di tempo, pensiero e
partecipazione.
Le sorelle del Carmelo di Sassuolo
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SENSO E SIGNIFICATO DEL CESTO
La staffetta di preghiera che le caritas parrocchiali della diocesi stanno realizzando
lungo tutto l’anno liturgico è, oltre ad una incessante forma di preghiera per la
carità, un esempio di ciò che unisce le parrocchie della nostra diocesi e la chiesa
universale: l’annuncio di Gesù Cristo e di Gesù Cristo risorto.
Questa unione nella staffetta è simboleggiata da un oggetto molto semplice: un cesto
di rafia (una tipica paglia del Madagascar). Esso stazionerà in tutte le parrocchie
durante la settimana di preghiera all’interno della staffetta. Sarà un oggetto
itinerante che viaggerà tutto l’anno, dalla montagna alla bassa, dal sassolese alla val
d’Enza. Esso accoglierà ciò che quella parrocchia produrrà in quella settimana (per
esempio nel caso in cui venga realizzata una veglia si potrà porre nel cestone il
libretto della veglia). Alla fine dell’anno liturgico il cesto conterrà tutte le variegate
forme di preghiera che la fantasia della nostra diocesi avrà espresso.
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ARTICOLI DI UN PRIMO BILANCIO DEL PROGETTO
DALLA FEDE NELLA RESSURREZIONE E NELLA VITA ETERNA
IL SENSO DEI GESTI CONCRETI DI AMORE
Papa Francesco nell’udienza del 3 aprile ci ha spronato a non “oscurare la fede
nella Risurrezione di Gesù”. Lo ha fatto con il suo apprezzato modo semplice ma
anche molto deciso, indicando anche la figura della donna come fondamentale per la
trasmissione della fede e incoraggiando i tanti giovani presenti ad essere gioiosi
testimoni del Risorto.
Forse oggi si parla un po’ poco di Risurrezione? Chi crede più, in modo convinto,
alla vita eterna e ne parla apertamente?
Forse chi si occupa di carità, di aiuto concreto ai fratelli (che sempre più, in questi
anni di crisi economica, si trovano in situazioni di difficoltà) corre il rischio
dell’affanno e dell’inseguire i bisogni crescenti con fare sempre più attivo ma che
rischia l’assistenzialismo e si trova spesso davanti a insuccessi e risultati molto
parziali.
Il Papa dice ancora: “Solo attraverso le sue parole e i suoi gesti gli occhi si aprono:
l’incontro con il Risorto trasforma, dà una nuova forza alla fede, un fondamento
incrollabile. Anche per noi ci sono tanti segni in cui il Risorto si fa riconoscere: la
Sacra Scrittura, l’Eucaristia, gli altri Sacramenti, la carità, quei gesti di amore che
portano un raggio del Risorto. Lasciamoci illuminare dalla Risurrezione di Cristo,
lasciamoci trasformare dalla sua forza, perché anche attraverso di noi nel mondo i
segni di morte lascino il posto ai segni di vita.”
Trovo molto indicate e incoraggianti queste parole! Ci aiutano anche a rafforzare e
rinnovare il senso dell’iniziativa della Staffetta di Preghiera proposta dalla Caritas
diocesana nell’Anno della Fede che stiamo vivendo.
Non dobbiamo avere paura di annunciare la Risurrezione! Abbiamo una via
veramente privilegiata e molto concreta per farlo che è quella della carità e dei gesti
concreti! Devono essere gesti concreti, mani tese, luoghi che accolgono … che
vivono e si nutrono di una profonda spiritualità, che sanno andare alla fonte
dell’agire cristiano e provano a dare un senso di “Risurrezione” ai difficili cammini
con i poveri e con quanto sono soli, abbandonati, in difficoltà economiche, …
Siamo contenti che tante parrocchie abbiano colto l’invito ad affiancare al tanto fare
anche momenti prettamente spirituali e di preghiera, segno e testimonianza di fede e
di umiltà davanti a problemi più grandi di noi.
Fede e Carità si presuppongono e completano a vicenda come ci ha ricordato Papa
Benedetto nel suo ultimo Messaggio per la Quaresima 2013. Preghiera e servizio
devono stare insieme per una Carità che parli di Risurrezione.
Gianmarco Marzocchini
Direttore Caritas diocesana
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LA VOCE DALLA “PRIMA LINEA” DEI CENTRI DI ASCOLTO
GRIDA
“SIGNORE COME POSSIAMO CONTRASTARE
QUESTA GRANDE DISPERAZIONE CHE CI SOVRASTA?”
I centri di ascolto caritas sparsi per tutta la Diocesi in questi ultimi anni ci hanno
chiesto a noi di Caritas Diocesana tante cose, tra queste una delle più ricorrenti e
insistenti è stata quella delle preghiera. Chi opera tutti i giorni con problemi più
grossi di lui e delle sue forze (un numero sempre maggiore di famiglie che in pochi
anni si sono trovate letteralmente sul lastrico, un numero enorme di problemi
economici che creano e si trascinano problemi relazionali e psicologici, ecc.) si
appesantisce di un fardello molto pesante. Il non riuscire a rispondere ai bisogni che
vengono posti crea un senso di impotenza, di frustrazione, di depressione, ecc.
Allora in questi casi si è di fronte ad un bivio: o mollare o pregare. Se si molla
almeno temporaneamente si “mette la polvere sotto il tappeto”. Se si prega si chiede
al Signore di tornare alle radici del proprio agire, di “tuffarsi” nel mistero della
Croce che lui stesso ha fondato tramite il suo esempio. Il dolore non sparisce ma
acquista un significato diverso. Come ha detto Vincenzo Linarello (responsabile di
una serie di cooperative sociali che nella Locride lavorano contro la mafia fondate
dal Vescovo Bregantini) la croce non è la meta ma è solo un tappa del viaggio, la
meta è la resurrezione. E’ questo il bene più bello che possiamo condividere con i
nostri fratelli, è questo che ci rende consapevoli di essere tutti (non solo gli operatori
del centro di ascolto ma tutti i cristiani della parrocchia) degli operai la cui vigna
appartiene al Signore. Il dolore non scompare ma si relativizza perché collegato alla
resurrezione del Signore. La staffetta di preghiera (come la preghiera per le vittime
della crisi economica e il ritiro per gli operatori caritas dal titolo “prossimità: alle
radici del servizio”) ci ha aiutato a implorare al Signore di entrare come Caritas e
quindi come Chiesa nel mistero della croce, di capire che non siamo onnipotenti ma
che la nostra azione più importante è ascoltare i nostri fratelli più bisognosi e
prendergli la mano per fare insieme con loro un pezzo di cammino. Grazie a tutti
coloro che hanno pregato e per quelli che pregheranno, grazie ai tre monasteri di
clausura femminili della nostra Diocesi che ci hanno seguito in questa preghiera
orante. I cestoni che sono girati di parrocchia in parrocchia oramai faticano a
contenere tutte le preghiere che dal Po’ fino ai nostri monti sono state proclamate
per chiedere i dono della carità che ci aiuti ad andare al di là del dolore nostro e dei
nostri fratelli per gustare la gioia dell’amore di Dio:
“adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo
faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò
perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono tre cose: la
fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità” (1 Cor. 13,12-13)
Matteo Gandini
Settore animazione-formazione
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UNA PROPOSTA DALLA CARITAS DIOCESANA
ALLE CARITAS PARROCCHIALI
che è anche
UN APPELLO
Alle Caritas parrocchiali,
Ai Centri di ascolto parrocchiali,
Ai reverendissimi Sacerdoti,
il direttore della Caritas Reggiana insieme al suo “Staff animazione”
ringraziano tutte le persone, le parrocchie, le Caritas Parrocchiali, i Centri di Ascolto
Parrocchiali e quant’altro per l’adesione IN MASSA alla proposta della “staffetta di
preghiera”.
Tale iniziativa nasceva da un’esigenza espressa più volte dalle caritas sul territorio
diocesano. L’esigenza era quella di pregare per poter capire la propria identità
all’interno di un momento non facile. Ci veniva chiesto di creare dei momenti di
preghiera che potessero “illuminare” nella nebbia provocata dalla crisi economica la
Stella Cometa che il Signore pone nel firmamento per guidarci.
Tale appello non è caduto nel vuoto. Il bisogno di uno spazio maggiore dedicato
alla spiritualità è stato declinato attraverso alcune proposte:
- La staffetta di preghiera
- La stampa di un segnalibro contenente una preghiera di Don Tonino Bello che
noi dedicavamo alle vittime della crisi economica. Tale preghiera veniva
recitata all’inizio di tutti gli incontri che la Caritas diocesana svolgeva
- L’organizzazione del ritiro spirituale “alle radici del servizio” il 4/5 maggio
presso il Centro di spiritualità e cultura di Marola
In tutto questo è stato insostituibile l’aiuto delle nostre “consulenti spirituali” che
così pazientemente ci seguono e sostengono: le sorelle del Carmelo di Sassuolo.
Proprio grazie a questa “sete di preghiera” la proposta della staffetta di preghiera
ha riscosso un grosso successo tant’è che da un calendario (con relativo cestone) si è
passati a due, inoltre in alcune occasione vi erano delle settimane con tre parrocchie
che pregavano per la carità. Altre parrocchie si sono impegnate per periodi più
lunghi (un mese, l’anno pastorale, ecc.). Inoltre anche i monasteri di clausura
femminile di Montecchio e Correggio hanno partecipato a questa staffetta, facendo
propria la supplica al Signore per le vittime della crisi economica.
Anche quest’anno la “sete di preghiera” si fa sentire, è sempre più pressante
capire dal Signore come possiamo essere custodi dei nostri fratelli bisognosi. Lo
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staff animazione ha pensato dunque di raccogliere “IL TESTIMONE” che si è
fermato il giugno scorso e PROPORLO ALLE PARROCCHIE
VALORIZZANDOLE MAGGIORMENTE: da quest’anno proponiamo alle
Caritas Parrocchiali o alle parrocchie di realizzare senza il nostro
coordinamento dei momenti di preghiera per invocare il dono della carità e del
discernimento. Ogni parrocchia potrà dunque porre in essere tale iniziativa come,
quando e dove vuole lei.
Sarebbe bello se il testimone non cadesse, sarebbe bello che la preghiera orante
per la carità non si concludesse ma potesse tornare a solcare le strade della nostra
diocesi dai monti alla pianura.
Grati per tutto quello che fate vi salutiamo e confidiamo in voi per poter insieme
pregare incessantemente il Signore.
Il direttore
Gianmarco Marzocchini
e lo Staff Animazione della Caritas Diocesane
P.S. : lo Staff animazione della caritas diocesana è a vostra disposizione per
offrire suggerimenti, consigli, materiali, ecc. per la realizzazione di questi
momenti di preghiera (per questo si può contattare Matteo Gandini allo
0522/922520 [email protected]).
NELLE PAGINE SUCCESSIVE ESPONIAMO LE PREGHIERE, I LIBRETTI DELLE
VEGLIE, LA SPIEGAZIONE DELLE INIZIATIVE, LE FOTO DEGLI OGGETTI, ECC. CHE
ABBIAMO TROVATO NEI DUE CESTONI “VIAGGIATORI”. QUESTO MATERIALE NON
E’ SICURAMENTE TUTTO IL MATERIALE PRODOTTO DALLE PARROCCHIE PER LA
STAFFETTA DELLO SCORSO ANNO. CI SCUSIAMO FIN DA ORA CON QUELLE
REALTA’ PARROCCHIALI CHE NON RITROVERANNO IL PROPRIO MATERIALE IN
QUESTO FASCICOLETTO. NOI ABBIAMO ESPOSTO TUTTO QUELLO CHE ERA
CONTENUTO NEI CESTONI.
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Testo - Caritas Reggiana