Voci Corridoio
di
Numero 62—Anno IV
settimanale fraccarotto
28 febbraio 2008
ABBIAM SEMPRE VENT’ANNI !
Edizione straordinaria per il pranzo degli ex. Mentre finisce la fase a gironi del calcio e parte quella della pallavolo, grandi sfide a pingpong e si comincia a parlare di Chicca!
TEMPI MODERNI
Dopo anni di sosprendenti novità la Voce del
Fraccaro va in pensione! È strano come cambino i tempi. Anni fa’, quando Pampa era
ancora Pampanatale, giusto per non confonderlo con il Pampa originale (quello del “tuo
chiuso” per intenderci), il giornale del collegio era proprio la Voce del Fraccaro. Al solo
sentirlo nominare, le matricole tremavano
perché era importante scrivere
sull’almanacco annuale. Importante voleva
dire che se non si scriveva nulla si incorreva
nelle ire di De Barbieri, Maldini, Colucci e
quel gruppetto lì (mica roba da poco!). E io,
giovane matricola di scienze politiche, ero
davvero convinto che quel “dovere” fosse
quasi reverenziale ne confronti della comunità in cui vivevo. Scrissi ogni santo anno per
il giornale, ma dentro di me sapevo che al
Fraccarotto, quel libretto non interessava
troppo. L’iniziativa era comunque lodevole
visto che ci portava a scrivere in tanti, collegiali ed ex, in vista del pranzo annuale.
Quindi ai giovani sopra menzionati vanno,
senza dubbio, le congratulazioni di tutti.
La pura novità arrivò due anni dopo il mio
ingresso sotto le torri: si chiamava Voci di
Corridoio ed era spacciata ancora prima di
nascere. Nessun collegiale scriveva volentieri
una volta all’anno, figurarsi una volta a settimana. In più per fare un giornaletto bisogna
avere qualcuno che scriva un po’ di pagine,
qualcuno che lo impagini, qualcuno che si
prenda il mal di pancia di stamparlo, distribuirlo, eccetera. Comincia così, con nove
pagine che poi sono l’inizio della fine. Il primo passo di un degenero-rigenero della comunità fraccarotta: intorno al giornaletto
comincia a crearsi una curiosità, poi una
partecipazione, in seguito un amore, fino al
fanatismo più completo.
Storia di un giornale nato una sera di dicembre, da studenti squattrinati, che oggi manda
in congedo un rinomato almanacco annuale,
scritto da fior fiore di professori. Senza un
filo di antagonismo, semmai con l’auspicio
che questo settimanale possa ospitare proprio quei graditissimi ex-fraccarotti che, sono
sicuro, ne avrebbero eccome da raccontare…
e Vidicì è il posto migliore dove farlo, parola
di padre.
PampaNatale
L' AGENDA DEL FRACCAROTTO
Lunedì 11, ore 19.00
Finale Memorial Spong
Lunedì 11, ore 21.30
Torneo di Volley, Fraccaro - Ghislieri
Giovedì 14, ore 16.00
Quarti Torneo di Calcio, Fraccaro - Borromeo
Giovedì 14, ore 22.00
Riunione Summer Party
http://www.collegiofraccaro.it/vdc
VIAGGI1
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Yoghi a pag.14
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LE BAUX DE PROVENCE
GiovaKapa a pag.10
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LECCO-MUMBAI IN BICI
Orobici a pag.18
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Vezzardi
Da destra a sinistra: Naza, Bergeraccio, Cesario, Pede, Colux, Yoda, Maldo, Filippini, Kapa&Rezza Ferrari,
Mister Tinelli
...E IL TOZ DISSE...
In un negozio di
trofei, di fronte ad
un premio ambiguo
e ad un inserviente
un po’ frufru:
Cipolla: un semaforo verde ma rosso
d’imbarazzo. Le imprese di questo
giovane milanese stupiscono e allarmano. Un incrocio tra Rocco in cerca
di sperimentazioni e l’antennista di
Sky, non riesce a sfuggire agli occhi
attenti del corridoio Economia 1 con in mano
uno strano telecomandino: cerca di accampare vane scuse e poi crolla in racconti da mille
e una notte. L’impero dell’Eclettico della Scopata non è a rischio (troppi MUST da raggiungere per lo sbarbatello della 45), però, forse,
abbiamo trovato un erede degno di tal maestro. VIBRO!!!
2
“Ma questa coppa è
da froci!”
Avviso Rugby Intercollegiale
Come sapete questa nuova disciplina verrà
sperimentata per poi esser inserita nel Trofeo Intercollegiale. In seguito a varie decisione, ci sono un po’ di informazioni da
sapere:
• Gli allenamenti maschili saranno il II°,
III° e IV° martedì del mese
• Gli allenamenti femminili saranno il II°,
III° e IV° lunedì del mese
• Il termine ultimo di iscrizione è venerdì
15 maggio 2009
Uzzino: ormai vive in simbiosi con il
suo caro amico Jacopo. Così, come
lui, organizza un Torneo e si fa sbattere fuori come una debuttante.
Eliminato nei gironi, battuto anche
da due matricole su due, l’ex panzone di Raffadali china il capo e si rifugia nella
sua fumosa cameretta, lassù, in cima al bel
Plinio. Niente più addominali, ma una litania
triste dal suo flauto magico, che tanti rutti in
solfeggio ci ha regalato. Il Terzo Memorial
Spongy gli sfugge ancora… arriverà un altro
anno e, chissà, sperando la luna, che magari
si “impruni”. CICCIOTTENNE!
Mqm ignote (forse): se si vuole far
gli Arsenio Lupin si vada altrove. La
matricola non serve per allevare
vandali e malfattori… e “la sete”
non è una buona scusa per darsi al
furto con scasso, anche perché non
siamo nel deserto del Gobi. Quest’anno c’è
gente che si sta caratterizzando con troppe
stronzate (in troppo poco tempo per alcuni) e
questo può mettere a rischio il nome di tutto
il Collegio, e pagare le vostre cazzate non è
assolutamente nostra intenzione. Datevi una
regolata, o ve la diamo noi. MENO DELLA MERDA!
Calcio
La palla è
rotonda
Potrei iniziare dicendo che il pallone è rotondo. E meno male; almeno ancora una volta
capisco perché mi piace tanto questo sport.
Parto così dalla fine: 90° minuto, calcio
d’angolo per loro e sappiamo tutti che fine ha
fatto la palla. Pareggiano proprio all’ultimo e
appena l’arbitro decreta la fine sembriamo
veramente frastornati. Ragazzi ricordiamoci
che comunque non abbiamo perso; cosa dovrebbe fare allora lo spalla che contro di noi
ha addirittura perso al 92°? Non è poi la fine
del mondo, una volta abbiamo gioito noi, una
volta gli altri. Si è vero, cambia per noi le sorti
dell’intero torneo ma non per questo bisogna
lasciarci prendere dallo sconforto. Sono convinto che possiamo fare bene se solo effettivamente lo volessimo, abbiamo visto che possiamo vincere con tutte ma anche perdere
con tutte, su un po’di ottimismo!
Un ultimo appunto va alla partita vera e propria. La formazione era largamente rimaneggiata, ci mancava gente per noi importantissima ma almeno nella seconda metà della gara
ho visto davvero la voglia di vincere, o anche
solo di giocarcela.
Il primo tempo invece non mi è piaciuto per
nulla: dovevamo vincere e ci troviamo a doverci adattare al loro gioco e veniamo sovrastati a centrocampo, non corriamo, non co-
GIRONE A
struiamo e non arriviamo davvero a vedere la
porta. Loro riescono a fare peggio di noi e
Davide può benissimo stare a prendere il sole
nella sua maglietta a maniche corte su di un
campo di sassi.
Io non sono proprio per nulla
capace a fare il
mister ma un
paio di cose le
ho notate anche
io e allora cerco
di spronare la
squadra: cerco di
far entrare più
nel gioco Mirko
che corre tanto
ma a vuoto, cerco di caricare Savini che già sapete quanto è
lento, ecco sembrava la sua stessa moviola. Il
resto non l’ho visto quindi cerco di spronare
un po’tutti. Il secondo tempo inizia e partiamo un pochino meglio di quello prima, ma
ancora fatichiamo ad arrivare in porta. Finalmente arriva il tinni e dopo un attimo decide
di mettermi a giocare là davanti con Genova.
Non credo di aver fatto chissà che, quindi non
posso prendermi nessun merito, mi spiace
solo per la palla data a Gamba che non segna
manco se gliela tirano addosso…ah no ha segnato! Beh comunque riusciamo andare in
vantaggio penso a dieci minuti dalla fine, poi
non succede molto altro fino al loro goal come ho già descritto.
QUARTI
GIRONE B
Spallanzani 10
Golgi
13
Fraccaro
Cairoli
12
8
Cardano
7
Borromeo
9
Don Bosco
7
Sant’Agostino 7
Griziotti
6
Valla
3
Ghislieri
4
Maino
0
Beh questa è la cronaca della partita, c’è
solo da fare un’ultimissima considerazione
e del tutto personale: non mi sono mai
messo d’accordo con Davide perché non ho
bisogno di questi
sotterfugi per non
dover giocare e mi
sembrava
giusto
dare una possibilità
anche a chi non poteva poi giocare le
partite future. Non
credo che le cose
sarebbero cambiate
con me in porta,
anzi, ne sono quasi
certo. Io non avevo
intenzione di giocare
e la decisione è stata presa all’ultimo momento, tant’è che non avevo con me neanche la borsa e sono tornato di corsa a prenderla in collegio, oltre al fatto che la disponibilità l’ho data perché fuori non so stare e
soffrivo davvero tanto.
E comunque per chi ancora credesse che a
me non interessi nulla della squadra di
calcio, ricordo che sono sei anni che cerco
di dare il tutto per tutto e sono sei anni che
gioco in questa squadra e ci sono enormemente attaccato, se ancora non ci credete
guardate il mio piede per capire quanto per
me conti il collegio e mi spiace, ma non
voglio più sentire nulla a riguardo.
Giuliano
SEMIFINALI
13/14 maggio
Golgi Don Bosco Fraccaro Borromeo Cairoli Cardano Spallanzani 20 maggio
FINALE
27 maggio
FINALINA
26 maggio
Sant’Agostino Per i dettagli su tutte le partite, le classifiche e il calendario del torneo visitate il sito:
www.collegiofraccaro.it/intercollegiale
3
Regimi
PIÙ DITTATORI PER TUTTI
Approffitando del fatto che entrambe le direttrici di entrambi i maggiori giornali universitari di Pavia sono al Ghilslieri abbiamo deciso di intervistarle. Dato che risultava essere troppo corta abbiamo aggiunto anche il nostro direttore. Ecco a voi l’articolo più lungo che sia mai uscito su
VdC:
Ps: Le domande sono tutte al femminile perché scritte per le nostre ospiti, interpretatele al maschile quando rivolte a me.
Nome, cognome, età e facoltà di
studi.
Isabella Bossolino, 19 anni, matricola Alice Gioia, 21 anni, di Cava Manara,
di Lettere, di Novara, direttrice di sono al 2°anno di “Scemenze” FilosoKronstadt
fiche, direttrice di Inchiostro.
Giovanni Mason, 23 anni, 1° anno f.c.
di Scienze Filosofiche, di Venezia,
direttore di VdC.
Come e quando sei diventata direttrice?
Per una serie di coincidenze: la capo- Avevo affiancato il vecchio direttore
redattrice non aveva più
l’anno scorso e
tempo per fare il suo lavopoi la redazione
ro, così lo sono diventata
mi
ha
eletto
io, poi il direttore se n’è
all’inizio
di
andato per contrasti con la
quest’anno. Uffiredazione e a settembre
cialmente da Genhanno eletto me nuova
naio de facto da
direttrice.
ottobre.
Esce da 5 anni.
Dal 1995, con
diversa
fortuna
fino al 2000 quando le uscite si
sono regolarizzate.
La nostra principale fonte di finanzia- Siamo uno dei giornali universitari
mento è il fondo ACERSAT (5000€), più antichi d’Italia.
cerchiamo di autofinanziarci attraverso l’organizzazione di eventi. La spe- La nostra fonte principale è il fondo
sa principale sono la stampa e la ACERSAT (circa 9.400€). Le spesa prindistribuzione.
cipale è ovviamente la stampa (un
numero standard di 16 pagine ci
costa circa 750€), altri fondi sono
spesi per pubblicità e per la promozioni di altre iniziative (anche se
quest’anno questo aspetto è stato un
po’ trascurato).
Il direttore e i vicedirettori sono usciti
dal collegio l’anno scorso, dato che
ero l’unico membro della redazione
presente fin dalla fondazione del
giornale mi sono praticamente autonominato direttore. Ufficialmente da
settembre, de facto dalla fondazione
del giornalino.
Che cadenza hanno le uscite e che
tiratura avete? Qual è il giorno di
uscita?
Mensile, la tiratura standard è di
duemila copie, se riteniamo che un
numero sia particolarmente ben riuscito o in concomitanza con particolari eventi aumentiamo fino a 25003000.
Siamo un mensile, la tiratura è di
3500 copie tranne il numero per le
matricole distribuito a luglio durante
l’open day per i ragazzi delle superiori che arriva a 4000. Di solito usciamo
il 15, ma è abbastanza variabile.
Usciamo settimanalmente, ogni giovedì mattina; stampiamo 60 copie piccole e 5 grandi per la sala comune. La
mailinglist che riceve la copia digitale
in pdf conta circa 350 persone tra excollegiali e amici.
Com’è composta e come lavora la
vostra redazione?
Non abbiamo una sede fisica, la redazione è virtuale e lavora tramite una
mailing list gestita dal caporedattore.
I redattori inviano gli articoli tramite
la mailinglist,questi vengono corretti
e discussi da tutti. Una volta approvati il grafico si occupa di impaginare.
Accettiamo volentieri contributi esterni (articoli, ma anche racconti e poesie) che sono comunque messi al
vaglio della redazione.
L’organigramma della nostra redazione è abbastanza complesso: oltre alla
direzione c’è una vice-direttrice e un
tesoriere che insieme formano il comitato redazionale (detto anche “la
consulta dei saggi”) a cui spettano
tutte le decisioni principali, come ad
esempio la scelta degli articoli da
pubblicare o l’argomento del dossier
di approfondimento. Ci sono poi un
webmaster, un fotografo e un grafico
oltre ai vari redattori. Per quanto
riguarda la creazione effettiva del
giornale facciamo un incontro settimanale, il lunedì sera in San Tommaso (dove abbiamo la nostra sede
ufficiale), e poi ci teniamo in contatto
tramite mail. La redazione al completo conta una trentina di membri (di
cui dieci in Erasmus), questi mi fanno
pervenire gli articoli entro la prima
settimana del mese, io li correggo e
poi li giro al grafico che impagina il
tutto. Per quanto possibile il lavoro si
svolge in comune in redazione e gli
articoli sono spesso scritti a più mani, accettiamo occasionalmente contributi esterni ma non è questa la
Ci sono io, due vicedirettori e
un’apprendista. Ogni lunedì sera ci
incotriamo e facciamo il punto sugli
articoli e gli eventi della settimana,
decidiamo a chi chiedere gli articoli e
che impostazione dare al numero. Il
mercoledì sera ci troviamo in redazione (un aula del Collegio che ci è stata
concessa dal rettore) e raccogliamo
gli articoli, scriviamo quelli che mancano, impaginiamo e stampiamo il
tutto (non abbiamo mai finito prima
delle 3).
Da quanti anni esce il vostro giornale?
Quali sono le vostre fonti di finanziamento? A quanto ammonta il
vostro budget annuale? Quali sono
le voci di spesa principali?
4
Da 4 anni.
Ogni collegiale a inizio anno versa 5€
di abbonamento, a questi soldi (più o
meno 300€) si aggiunge una parte dei
proventi del SummerParty dell’anno
precedente (tra i 200 e i 500€ a seconda della necessità). Con questi
soldi abbiamo comperato una stampante semiprofessionale (chiamata
Dolly) e ogni anno comperiamo i
toner, la carta e la cartoleria necessaria a distribuire il giornalino in collegio (ogni collegiale abbonato riceve
una copia cartacea settimanale in
A5). Le nostre voci di spesa principali
sono: la stampa, l’annuale album di
figurine dei collegiali e i premi per i
nostri giochi.
Giornalistici
linea di lavoro che vorrei tenere: mi
piacerebbe che Inchiostro venisse
visto come un’opportunità formativa
di giornalismo, insomma non voglio
solo gente che scriva, voglio gente in
redazione.
Siete considerate direttrici/dittatrici
o direttrici/democristiane?
Forse un po’ più dittatrice, tengo Direttrice/Dittatrice.
molto ai tempi di produzione.
L’impostazione è democratica, ma
solo fino alle 2 di notte, poi decido
tutto io.
Perché i due giornali universitari di
Pavia hanno due direttrici ghislieriane? Siete una loggia Massonica?
Per puro caso siamo direttrici, fa un E’ capitato così.
po’ ridere.
Secondo me sì, sono una loggia massonica
Leggi Kronstadt/Inchiostro ? Come
ti sembra la concorrenza e che
consigli daresti alla tua collega?
Lo leggo, ma noi
siamo più concentrati
sul locale, tendiamo
a
scart are
l’informazione mainstream. Secondo me
non parlano abbastanza del mondo
degli studenti, tendono un po’ troppo a
fare il verso ai giornali “da adulti”.
Leggete VdC? Che consigli ci dareste?
Si, mi piace, per il target che avete è ..no. Dove lo distribuite?
adeguato.
Non lo leggo mai perché al giovedì
mattina mi nausea solo avvicinarmi
alle copie. Dovrei cominciare a censurare qualche articolo.
Avete un giornalino collegiale?
Non abbiamo un giornalino collegiale, No, c’è una rivista annuale ufficiale e
non so neanche se sia mai stato fatto serissima che non ho mai visto.
in tempi remoti.
Ce lo abbiamo, perché Pampanatale è
un cretino.
Che quotidiani leggi?
Dipende, in collegio abbiamo tutti i Tutti, vorrei fare la giornalista e per
un lavoro che svolgo per il Sole24ore
principali quotidiani italiani.
li devo leggere tutti. Leggo più volentieri Corriere, Repubblica e Stampa.
Preferivo la direzione De Bortoli al
sole 24ore..
Repubblica e Gazzetta in collegio, a
casa il Manifesto.
Chi decide il titolone di prima pagina?
Il titolone viene deciso tramite una Si decide assieme, ma l’ultima parola
riunione di redazione. Facciamo un ce l’abbiamo io e l’impaginatore.
brainstorming a cui partecipano una
quindicina di redattori e di solito la
spunta chi è più ubriaco.
Facciamo brainstorming tra i superstiti delle 3 di notte, tranne quando ci
sono partite importanti che, scaramanticamente, preparo la prima pagina in anticipo.
De Bortoli o Feltri?
Nessuno dei due.
De Bortoli, anche perché è molto
affascinate ed è stato quasi il mio
direttore.
De Bortoli, mi sta molto simpatico
mentre Mieli mi sembrava troppo
mellifuo.
Si lo leggo e mi piace
molto la direzione
Bossolino, in passato
ci sono stati scazzi
ma sono finiti: non ci
facciamo più la guerra. Alcune loro inchieste sono molto interessanti, a volte sono
un po’ troppo schierati ma è una loro
scelta.
Li leggo entrambi. Krondstattdtdtdtd è
carino ma alle volta troppo politicizzato. Inchiostro da quest’anno è molto migliorato, ha qualche attributo in
più; ma dato il potenziale di un’intera
università secondo me fanno ancora
troppo poco. Potrebbero fare 15 pagina alla settimana di gran qualità. E
poi entrambi sono un po’ troppo seri,
ci vorrebbe un po’ più di “stupidità
creativa”, dovrebbero cercare di far
ridere, uno dei punti di successo di
VdC è la sua stupidità.
Questa seconda parte dell’intervista, curata dal redattore esterno Mattia Tonucci, scende nell’intimo. Ne è sconsigliata la lettura ai minori di 5
anni di collegio o ai maggiori di 35 anni d’età.
Fai vita collegiale?
Si
Come sei soprannominata in Non abbiamo soprannome noi brunia- Temo sia legato al mio enorme attrine, però mi chiamano happy days, in buto fisico,”booooobs”, in redazione
collegio? E in redazione?
redazione skelly.
Come definiresti il tuo stile?
Stravagante
Se rimani bloccata in ascensore Nulla,vedo
con un tipo per il quale hai un cosa fa lui
debole cosa fai?
nessuno,
Sei comunista, marxista, maoi- fricchettona
sta o castra?
(vedi foto)
Cos’è il comunismo per te oggi
in Italia?
un pallido fantasma
No
si, relativamente
invece mi chiamano la dirigenza o la
dittatrice e boooooooooobs
gioiosa entusiasta solare
Temo sia legato al
mio enorme attributo
fisico: Mazzon. Più
comunemente Johnny Mason o MesiMesi
Procrastinatore.
”””cioè Travaglio”””,ho già avuto il
piacere di vivere un avventura del
genere,inizio a chiacchierare del più
e del meno, divento rossa, mi sgama subito.......ci provo spudoratamente.
Sarei molto imbarazzato e temo che
la timidezza avrebbe il sopravvento
Marxista
Bertinottiano
è morto!
5
Regimi
La consapevolezza delle ingiustizie
economico-sociali nazionali e internazionali e del fatto che è nostro compito provare a migliorare le cose.
Jhon belushi o Bradt Pitt?
Belushi
Pitt senza ombra di dubbio
John Belushi
Cos’è per te il giornalismo?
qualcosa da salvare
come dice Montanelli,scrivere per il
lettore.
Raccontare i “fatti del mondo”.
Carne o pesce?
Carne
Pesce
Pesce.
Ti piace criticare?
Si
Si,abbastanza
Si.
Sei fidanzata?
Si
No,cioè,bhoooo
No.
harry potter delle origini
Signore degli Anelli.
Andrea Pazienza
Ciò che mi piace.
Harry Potter o Signore degli signore degli anelli
anelli?
Cos’è per te l’arte?
Come reagisci alle critiche?
Il tuo giornale fa schifo!
c'est le vie
cerco di reagire
costruttivamente, ma ci rimango male
Fai l’identikit del tuo principe bello,intelligente originale
azzurro
sono un po' democristiana, faccio finta di non prendermela
ma sono una che si segna tutto
Male, ma non lo do a vedere.
occhi azzurri biondo, cioè Travaglio o
B. Pitt
L’importante è che sia spensierata.
Qual è la tua vacanza ideale?
in giro per il mondo, o in macchina o uno zaino e partire
in treno
Ti senti una donna in carriera?
No
Qual è il piatto che ti riesce torte salate
meglio?
In montagna a fare tanta fatica.
Abbastanza
No.
nessuno! però ho qualche manicaretto al “coooooooocco” da sfoggiare
La peperonata.
Cosa cucineresti per sedurmi?
pasta piccante
“non cucinerei” posso fare qualcos'altro?
Una vagonata di verdure bollite nella
fabbrica della merda.
Fraccaro o Cairoli?
Cairoli Fraccaro
Fraccaro! soprattutto per la festa
Plinio.
Fai una breve descrizione della Se possibile risveglio naturale, cola- la sveglia alle 8.30 ma mi alzo alle 9
tua giornata tipo.
zione, lavoro per kronstad, esco per m e n o 1, c o l a z i o n e , g u a r d o l e
fare fotografie.
All’offerta di lavoro di dirigere il
nuovissimo giornale finanziato se mi lascia libera volentieri
da Berlusconi come reagiresti?
Progetti per il futuro?
archeologia vedere il mondo
Dopo due ore di sesso con un
ragazzo moro, alto 1,85 e di Bagno afrodisiaco
carnagione chiara, accavalli le
tue gambe lisce come la seta
vestita solo di una canottiera
bianca molto sbarazzina e fumi
ambiguamente con affanno una
sigaretta? Oppure proponi un
bagno caldo in una vasca aromatizzata con sali afrodisiaci
del mar rosso?
Un aggettivo che ti calza a pen- Stravagante
nello!
6
mail,rispondo alle mail,non vado a
lezione,lavoro per inkiostro,lavoro
per il sole 24 ore,corsettina verso
mezzo giorno e mezza l'una lungo
ticino,lezione se capita,studio,leggo
tutti i giornali pure il sole 24 ore,riunione,finisco di leggere tuti i
giornali,
8.30 – 9 sveglia,
scrivere la tesi,
lavorare a qualche sito, cazzeggiare un po’ in
collegio, sfidare
Uzzino a PingPong, e rompere
il cazzo a Montolivo perché si sbrighi a cucinare.
no!il giornalismo è avere la schiena
dritta
Ci penserei seriamente.
Collaborazione con Claudio Sabelli
Fioretti di radio 2
No comment.
la seconda perchè esalta ancora di
più l'esperienza
Per la canottiera sarei
d’accordo, ma non fumo.
Entusiasta
Accondiscendente.
anche
puttane puttane
Completa questa frase come …...... …......
meglio credi:e le e lee e leee
brunianeeee xxx xxx e i loro
figliii xxx xxx?
Culottes o perizoma
Perizoma
Se vivessi in un regime dittato- C a pop op ol o
riale, che ruolo avresti?
ribelle
A quale personaggio della storia
europea avresti voluto essere g i o r d a n o
bruno
affianco?
Che giorno è oggi?
conigli conigli
Perizoma
Culottes.
ci viviamo già,comunque
mi vedrei bene in prigione
o morta
Dittatore.
montanelli,oppure
non
so,per una serie di circostanze un professore mi
dice sempre che sono colei
che ha ucciso garibaldi
4 maggio noooooooo!!noo no 5 maggio no dai ho sbagliato nn lo scrivete
5 maggio
La cosa più eccitante che ti sia Una strana coincidenze, come un la collaborazione con sabelli fioretti
incontro inatteso con il vostro direttomai capitata.
re a Venezia
Cosa pensi
Gioia?
della
Bossolino/
Cinque tuoi difetti!
…puttante…
conigli….
Giornalistici
Napoleone.
6 Maggio 2009.
Arrivare da solo in cima al Gran Paradiso e guardare il mondo ai tuoi piedi.
Molto seria e impegnata e ci crede un Non la conosco bene,ma sembra in
gamba e determinata
sacco
La Bossolino mi è sembrata simpatica
e molto decisa nelle sue cose; la
Gioia più consapevole di quello che
pensassi delle potenzialità di Inchiostro, promette bene.
permalosa superba pigra disorganiz- bassa, tetttte grosssse “soprattutto
trooppppo grossssse per correre”
zata disordinata
egocentrica, basta non ne ho altri :),
superba, irritabile a volte, orgogliosa
Pigro, egocentrico, faccio troppa fatica a delegare, materialista, cinico.
Perché il cinque maggio è pas- E’ morto Napoleone
sato alla storia?
è morto Napoleone e c'è una stupida
poesia di Manzoni
Sul calendario di un interista il 5
maggio non esiste, per questo mi
sono fatto intervistare oggi.
Gs o esselunga?
Esselunga
Gs: hanno la ceretta veet, all'esselunga no e sono dei mafiosi.
EuroSpin.
La tua definizione di eleganza!
qualcosa di originale ma delicato
tacco 12 e un vestito nero scollato
Semplicità.
Se scoprissi di essere lesbica, valeria stress
di quale tua amica potresti innamorarti?
della mia vice
direttrice
marta
mangiarotti
Cesario (che già mi ama).
Sei lesbica?
No.
No.
No.
Beatles o Rolling Stones?
Beatles
Beatles
Beatles
Il tuo passatempo preferito!
Fotografia
Non ho passatempi al momento,comunque leggere anche se è
banale dirlo
Mi piacerebbe andare molto di più in
montagna.
La tua più grande paura?
rimanere sola
il sangue, si sono emofobica
Splendid nudo in camera mia.
Se il tuo boyfriend ti propones- dipende dall'altra coppia
se uno scambio di coppia come
reagiresti?
dipende dallo scambio se è interessante ben venga!
Avrei difficoltà.
Il nome del tuo peggior nemico!
No,nessuno o meglio tanti ma sono
indifferente
Il Cairolotto fastidioso.
Ti limoneresti
Travaglio?
Usciresti
me?
con
Limoneresti
con me?
eleonora scialò
No, è antipatico
Decisamente
di bbrutto!
Si
Si!
Stavolta te lo
devi guadagnare!!
No.
Mi sa che è già
successo.
(vedi foto)
Ci
vorrebbero
troppe Moretti
7
mqm
Dislocatio
tardiva
Ah! I tempi dell’università! Gli anni più belli,
sento dire da chi oramai può solo ricordarli. E
condivido con alcuni di coloro che leggeranno
quest’articolo, la fortuna di poter ricordare
questi anni, non solo per l’università, ma
anche per il collegio: una libertà diversa, perché più ricca, da quella di chi semplicemente
vive fuori casa, e da ex-liceale si bea
dell’assenza di papà e mamma. “La vita è
l’arte dell’incontro”, diceva Vinicius De Moraes; ma ai giorni
nostri, in nome di
una cosa frustrata
come il diritto
all’istruzione
e
all’informazione,
l’università si presenta come realtà
massificata e dec e n t r a t a
all’inverosimile
(Bergamo, Brescia,
Cremona,
San
Martino Siccomario,
Torre
d’Isola…), da cui non solo la formazione scientifica, ma anche l’esperienza umana, sono
messe in pericolo. Ma la vita collegiale - al
Fraccaro - è l’incontro, per eccellenza. Questa
vita insieme plasma rapporti importanti, che
conserverai; altre volte predispone tutto per
frequentazioni brevi, ma incisive, anche con
persone che non avresti mai incontrato. Ma
una particolare fase di incontri, a tratti traumatica, e anche per questo memorabile, è
l’anno di matricola: chi c’è passato, in un
modo o nell’altro, rimpiange qualche cosa.
Personalmente, rimpiango e “rimordo”: oltre a
sentire la mancanza di certe scoperte, di certe
persone lasciate per strada, ho il rammarico
lieve, ma non rimarginabile, di non essermi
goduto appieno il collegio, quel primo anno.
Una qualche “distanza mentale” 1, che allora
diradò le mie presenze, oggi aggrava la consapevolezza che non si può tornare indietro.
Ritornare ad essere matricola è un privilegio che non si riconcede… quasi mai. Senza tornare indietro nel tempo, mi si è ripresentata un’opportunità mitica. Ieri sera adempivo con i colleghi fraccarotti all’ultimo
rituale iniziatico: nottetempo, trasporto di
matricole, sola andata, destinazione discrezionale. Per i malcapitati di mia competenza,
avevo suggerito la zona di Villanova
d’Ardenghi - piuttosto distante, ma davvero
suggestiva per l’itinerario che conduce a Pavia sull’incontaminata sponda di quel pezzo
di Ticino. L’idea, giunti a destinazione, era
che io controllassi che Mimmo e Kufu non si
togliessero le bende, mentre Oda e Napo
8
giravano la macchina in modo da celare la
direzione in cui saremmo ripartiti. Come starete intuendo, dopo un paio di minuti che
facevo il palo, mi sono chiesto dove si fossero
fermati, dove avrei dovuto raggiungerli… Allontanandomi dai sequestrati con rapido passo felpato, in modo che non si accorgessero
dell’improvviso distanziamento, ho cercato i
bastardi in ogni direzione… ma niente! Dunque, ecco qualche pensiero del momento.
“Cazzo, mi hanno dislocato!” “Avrei dovuto
aspettarmelo… ma come ho fatto a non pensarci ?!” “Non sarei dovuto scendere da quella
cazzo di macchina; ma non me l’aspettavo,
cazzo.” “Qui c’è sotto Mason - sicuro!!” Accertata l’evidenza con una
telefonata, mi rassegno
alla passeggiata notturna, sbuco da dietro la
curva e mi dirigo verso
i due che, sbendatisi, si
guardavano intorno con
aria smarrita. Subito
Mimmo sbotta in un
mezzo sorrisetto da
vero Angrisano2 e mi fa:
“Mòntò, t’hann’ lasciato
pur’a’tte, ah?”… deduzione che ho confermato con una minaccia
spaventosa.
All’inizio
regnava un po’ il disappunto (per me conoscere la distanza era anche un po’ angosciante), ma il piacere della compagnia e del clima
notturno hanno presto rinfrescato gli umori,
così ci siamo fatti forza e ci siamo messi in
cammino. Immaginatevi: 1- Mimmo, col solito
abbinamento jeans-maglietta-golfino …e quella faccia; 2- Kufu, con quelle felpe indescrivibili …e quella faccia; 3- il sottoscritto, con
giacchetta blu mezzo-elegante stile aperitivo
del mercoledì ...e quella testa. Questi tre,
appena rischiarati dalla luna, procedevano
sulla buia stradina che costeggia il Ticino e
incontra le poche case di quella landa selvati-
ca. La scena si presentava abbastanza surreale…purtroppo non abbiamo incontrato
anima viva che possa raccontarlo. Il mio
ricordo di questa dislocatio è alquanto
“musicale”: innanzitutto, complice il silenzio della notte, che esaltava qualunque
suono, abbiamo udito il canto di decine
d’animali, tra cui almeno quaranta speci di
rane, a tratti insopportabili. Circa a metà
percorso, attraversando il paesino di Cantaràna, non è stato difficile farsi una ragione
del nome. Mimmo, alla mia sinistra, un po’
raffreddato e affetto da salivazione smodata, a intervalli perfettamente regolari si
produceva in microscopici sputi, seguiti da
una breve inspirazione nasale. Meglio di
una batteria elettronica. Kufu, alla mia destra, semplicemente conversava… ma come !! Per chi non conosca il Ciürasch in
questione, non è semplice spiegare a che
Razza di fraseggio dà vita, parlando. In sostanza, qualunque cosa Kufu dica, si trasforma in una roca cantilena, marcata da
un greve accento valtellinese. E dopo studi
approfonditi, sono in grado di sostenere
che il suo modo di parlare si basi sull’uso
di un’antica tecnica metrica: l’anapèsto, in
ampio uso nell'area dorica (Magna Grecia),
dove aveva - ci credete ?! - carattere di metro per i canti di marcia. Provate a fargli
ripetere una cosa qualunque, come
“l’albero a cui tendevi la pargoletta mano”,
e vedrete il risultato. Insomma, senza più di
una breve sosta, grazie all’esecuzione di
Kufu, usata dagli antichi Dori per spronare i
soldati in marcia, e ritmicamente scandita
dagli sputi di Mimmo, in due ore e mezza
siamo tornati a Pavia, riportando in collegio
tre Fraccarotti migliori.
Monto
(1)
Per il passato di matricola di Montolivo, vedi: Giovanni Ferrari, Intervista a un giovane emergente. In:
VdC n. 42, Pavia, 2007.
(2)
Di Angri (Salerno), è anche uno stimato ex: Pasquale
Longobardi (*1984), Fraccaro 2005.
mqm
Uno strano
martedì
Tutto iniziò con la riunione per organizzare il
Summer Party. Appena entrammo venimmo
smistati in base a chi sarebbe o meno venuto
al pranzo degli ex. Il clima era caldo e l'umidità rendeva il respiro affannoso. I minuti scorsero lenti, mentre i fraccarotti discutevano di
tutti i problemi relativi all'organizzazione della
festa. Dopo un'ora e mezza i minuti si fecero
più lunghi e ci parve che la riunione non sarebbe finita mai. Alle due arrivò in nostro
soccorso la portinaia che fece uscire tutti per
chiudere la biblioteca. Ma la nostra avventura
era solo all'inizio.
Ci diedero pochi minuti per poterci organizzare, dopodichè ci radunarono in corridoio e,
dopo averc spogliati di chiavi, portafogli e
cellulari ci bendarono.
Fummo allora condotti verso il giardino, non
senza problemi. Arrivati nel cortile fummo
divisi e guidati verso le auto che ci avrebbero
portato alla prima tappa del nostro viaggio.
Appena partiti gli anziani iniziarono a raccontarci quello che sarebbe potuto succederci
tenantando di spaventarci, ma sia io sia il
prode mimmo capimmo subito che si trattava
di menzogne e decidemmo di stare al gioco
cercando almeno di divertirci durante la srada
in auto.
Nonostante la benda mi coprisse completamente gli occhi io riuscii a vedere i percorso
che facemmo e l'abile mimmo evitò che gli
anziani se ne accorgessero facendo finta di
togliersi la benda in modo che gli anziani tenessero gli occhi puntati su di lui e lasciando
me praticamente ignorato.
Dopo un lungo pezzo di strada arrivammo in
un paese, dal quale svoltammo verso l'aperta
campagna, dove infine ci fecero scendere e
partirono lasciando me e mimmo bendati e
soli.
Non'appena ci rendemmo conto di essere stati
abbandonati ci togliemmo le bende e, senza
altro pensiero, iniziammo a fumare una sigaretta, mentre ci preparavamo alla lunga camminata.
Dopo circa un minuto dall'oscurità che attorniava la strada di campagna vedemmo una
sagoma scura che si avvicinava. Subito mi
preparai ad uno scontro in campo aperto, ma
dopo pochi secondi ci accorgemmo la la misteriosa figura non era altro che il povero
montolivo, il quale, insieme a noi, era stato
abbandonato in quel posto abbandonato da
Dio.
Facemmo pochi
passi nel paese
e incontrammo
due strane figure intente a
preparare strane droghe che
avrebbero consumato appena
ce ne fossimo
andati via. Fortunatamente
erano
brave
persone e ci
diedero indicazioni su come
arrivare
alla
nostra meta.
Purtroppo
la
strada che avremmo dovuto
percorrere era
proprio quella
in aperta campagna che avremmo preferito evitare, ma
non c'era altra
scelta e ci incamminando,
nostro malgrado, verso l'ignoto. Il baldo
monto si rivelò
un ottimo compagno di ventura,
riuscendo
abilmente ad intrettare un discorso, di qualsiasi genere si decidesse di parlare.
Il viaggio si prospettava lungo e pericolo,
ma io ed i miei valorosi compagni non ci
spaventammo e affrontammo questa prova
con sicurezza.
Dopo svariati chilometri la stanchezza rendeva le gambe pesanti e la sete attanagliava la nostra gola, ma nessuno disse una
sola parola a riguardo sapendo che l'unico
effetto sortito sarebbe stato di rendere i
compagni ancora più stanchi e assetati.
Gli unici rumori che si potevano sentire
erano il gracidare delle rane e il cinguettio
degli uccelli.
Passarono le ore. La strada era buia e completamente deserta, solo il chiarore della
luna illuminava il percorso. Ogni tanto si
poteva vedere una casciana o ulcune case
immerse nel nulla.
Dopo alcune ore di cammino decidemmo di
fermarci per un paio di minuti per riposare
le gambe e fumare una sigaretta al chiar di
luna.
Ripartimmo quasi subito con passo veloce
deretti verso la nostra meta.
La strada sembrava non finire mai, camminammo ancora per un tempo che sembrò
un'infinità, anche le chiacchere si erano
spente, ogni passo seguiva l'altro in un'interminabile movimento che lentamente ma
inesorabilmente ci avrebbe condotti al Fraccaro.
Improvvisamente un rumore squarciò il
silenzio che aveva fatto da tema alla nostra
camminata e poi finalmente una visione
illuminò i nostri occhi. Davanti a noi vedemmo un enorme cartello con sopra scritto PAVIA. Io, il giovane ma coriaceo mimmo
e lo sventurato montolivo sentimmo la gioia
riempire i nostri cuori e accallerammo il
passo. Per qualche minuto riuscimmo anche a scambiare due parole, ma il viaggio
non era ancora giunto al termine e decidemmo di rimandare le nostre chiacchere al
giorno seguente.
Finalmente davanti a noi si prospettavano
strade illuminate, la speranza di essere
ormai giunti alla fine del nostro viaggio ci
fece percorrere gli ultimi chilometri noncuranti della fatica che fino a poco prima aveva reso ostico il nostro continuo camminare.
Arrivammo in città, il vuul, il ponte coperto,
strada nuova, l'università e finalmente il
Fraccaro.
Il sole stava ormai per sorgere e noi finalmente eravamo arrivati. Recuperammo velocemente le chiavi della stanza, ci augurammo la buona notte e dopo pochi minuti
eravamo tutti nel mondo dei sogni pronti
per affrontare una nuova, intensa giornata
fra le mura del collegio.
(Dedicata ad un ragazzo che senza i congiuntivi non sarebbe potuto vivere.)
Kufù
9
Viaggi2
Provenzali
sassoni fraccarotti
Fiestino carico, cinque alwaysventenni lo riempiono
di risate e riff che sanno di pura adrenalina. Una
tenda da campo, un paio di coperte, un weekend
che ci aspetta, fuggire con la notte e insieme a lei
pregustare le quarantotto ore future. La provenza
ci accoglierà consapevole della nostra voglia di
avventura, l’aura che sprigioniamo ci precede.
SanssoneSan rockeggia imperterrito, RezzaSan e
KapaSan si prendono cura del baffod’oro, RichelieuSan recupera le forze perché vuole essere al massimo, mentre ServoSan ci guida sulla tortuosa highwaytohell ligure infilandosi con sicurezza negli
innumerevoli tunnel che ci condurranno al di là del
venerdì. Il motore ford, l’equipaggio tricolore,
l’anima rampante. Ci tuffiamo dall’alto nel famoso
Principato. Una selva di tornanti, curve, dossi,
semafori, tutto è illuminatissimo. Il casinò sfavilla,
ma la sua lussuria è per noi gas! Sopravanziamo
più scassoni crucchi dei piloti del cavallino, poi la
galleria che sbuca nel porto: ci esaltiamo nella
curva più veloce, ma la gendarmerie monegasca ci
stoppa brutalmente. La passerella finale tra gli
spalti vuoti ci conduce sul rettilineo del traguardo.
Il tempo sul giro non è da poleposition, ma si stappa un’altra baffo per festeggiare. La costa azzurra
quasi dorme, mentre i bagordi si affievoliscono e le
ultime anime arrancano verso la reception.
L’indispensabile gasolina ci viene negata da distributori che richiedono solo creditcard, dunque raggiungiamo in extremis la prima spiaggetta libera
che possa accoglierci, ringraziando lo spirito di
Enzo Ferrari ed Henry Ford che dall’alto hanno fatto
si che non si iniziasse la vacanza con una bella
kilometrata a spinta del carico fiestino. Narghy
scalpita nel baule, montiamo la tenda e ci occupiamo subito di lui. Gironzoliamo frenetici tra la battigia e l’accampamento, il fuoco c’è, la carbonella
arde, la cerimonia può avere inizio. Visti
dall’esterno sembriamo degli insetti che si danno
da fare intorno ad una carcassa. Due francesine ci
passano accanto e ServoSan coglie al volo
l’occasione. Narghy ensamble? Si allontanano, forse
spaventate, poi ritornano alla carica. Margot e
Pauline: due diciannovenni di Lione in vacanza. Le
Francesi sono affascinate dall’idioma italico, ci
confida ServoSan. Un’oretta di Relax e risate
all’aroma mentolato, ma poi le due fanno capire di
voler andare via. Subito le assecondiamo: abbiamo
due giorni intensi che ci aspettano. Saluti, baci e
aurevoir! Ci ritiriamo in tenda e nel fiestino, le
coperte e i sacchi a pelo ci tengono al caldo per tre
ore, perché allo spuntare dell’alba balziamo già in
piedi. Uno sguardo al golfo che si popola di gabbiani, cani e vecchi per poi ripartire verso la Francia
inoltrata. La gasolina ci viene concessa, ora niente
più può fermarci. Passiamo da Cannes: sembra il
lungomare di San Leone, afferma stupito SassoneSan, ma le membra aspettano il primo croissant in
10
terra straniera, e le divagazioni di noi cinque
s’interrompono alla visione aurea di sua maestà
Autogrill che ci viene incontro. Baldanzosi come
scolaretti consumiamo un breakfast completo, la
corpulentissima cameriera ci ispira fiducia e la
qualità supera le aspettative. Prossima tappa da
decidere dopo il cappuccino. E visto che di tappa si
sta parlando, il traguardo viene fissato sulla vetta
del monte ventoso. Petrarca o Pantani, sempre di
compatrioti si tratta, quindi, la voglia di scollinare
scrutando dall’alto il lontano golfo di Marsiglia ci
assale. Ripartiamo col fiestino, il sole scalda
l’abitacolo e i sassoni montuosi provenzali si fanno
apprezzare nella loro luce mattutina. Il Monte
Ventoso è in vista, RichelieuSan, che è ora alla
guida pare già eccitato e tiene giù l'acceleratore.
Petrarca è più
vicino del ciclismo, ma Laura
dov'é? La nostra Laura non
c'è? Una piana
bucolica
ci
accoglie
nel
pomeriggio
nevoso:
dal
Mediter raneo
alle montagna
basta
poco,
solo un po' di
tornanti e il
desiderio della
meta. Cala la
temperatura, le
mezze maniche Sur le pont d’Avignon
sono comunque d’obbligo visto lo splendore che ci circonda.
Teniamo indosso la nostra felpa del Plinio che fa
apparire l’allegra compagnia una setta, perché il
monte ventoso oltre che essere un 2000, è davvero
ventoso. La vetta ci viene negata a causa della
neve, ma noi che con i sassoni abbiamo un buon
rapporto, pranziamo al sacco con baguette francese, salame valtellinese e birra del supermarchét
che ci paiono le migliori prelibatezze che i nostri
palati abbiano mai conosciuto, adagiati nella natura. Davanti a noi le pianure del nord, il cammino
che dai bassopiani porta al sud, che accompagna il
mistral, è sconfinato. Tra due calci all’immancabile
pallone in alta quota e l’espresso lungo da due
euro del ristorantino ai piedi delle vecchie piste da
sci, si fa tardi ed è già tempo di riscendere verso
Avignone, la città dei Papi. La discesa e veloce e
piacevole. Il verdeggiante paesaggio si lascia ammirare annunciandoci Il lavoro dell'uomo, le ombre
del caso e il vento invisibile. Rotoliamo con KapaSan alla guida di un bolide mai domo, mentre La
vegetazione di Mistral e le ombre di Daniel ci avvolgono, equilibrio fuori da ogni ordine. Il meriggiare pallido e assorto si insinua nell’abitacolo, solo lo
stereo starnazza, la compagnia si riposa per una
mezz’oretta e la strada per Avignone ci appare
innanzi, il rodano che costeggiamo scorre inesorabile, increspato in superficie dal forte maestrale. La
città chiusa nelle mura ci accoglie nella sua luce
quasi accecante. Forse è solo la mia impressione
o una coincidenza, ma in provenza tutto è posto
in alto, quindi giusto per non smentirci iniziamo
a risalire la città a piedi, passando per l’ampia
piazza del castello, il palazzo dei Papi. Ammiriamo la sua architettura perfetta, stilisticamente
slanciata verso l’alto. Giungiamo in cima al promontorio che sovrasta la città. Le mura che comunicano con il complesso del castello ci conducono di nuovo in basso. Gotico, imponente, lucente, ma è come se il Papa ora lasciasse Roma
per andare a Tirano, puntualizza ServoSan. E’ un
sabato festivo e la città pullula di turisti, molti
italiani ovviamente, la gente prende posto nei
tavolini dei bistrot e nei cafè del centro storico,
tutto molto francese. Noi invece cerchiamo ristoro dal sole che ci accalora in un bel conogelato
due gusti, con tanto di pronuncia francese dei
gusti. Ma non c’è tempo per trastullarsi, seguire
la marea è il nostro intento, che ci condurrà
all’apice del nostro viaggio. Il grande fiume ci
indica ora la via della nuova meta. Arles città
immersa nella Camargue, in contaminazione
storica con la vicina catalogna. Un’idea ci frulla
in testa: la componente multietnica che speriamo di trovare rimette tutto il suo significato in
una sola parola: Kebab! Arles, piccola città fluviale e turistica, dunque, ma soprattutto città passata sotto il dominio di Roma, città di arene e di
toreri… francesi! Il fiestino reclama la sua razione
di gasolina, quindi, prudente pit-stop e ripartenza con sgommamento. Troviamo parcheggio sul
lungo Rodano ad Arles, e prima di addentrarci
ovviamente a piedi nella cittadina osserviamo un
gruppo di vecchietti che giocano a bocce nel
parchetto che costeggia la promenade lungo
Rodano. In Provenza ovunque ci sia uno spazio
abbastanza grande, ci sono anche i vecchietti
che giocano a bocce.
GiovaKapa
Segue nel prossimo numero
Tre torri
Via Spallanzani (davanti al collegio)
Mangiar bene a Pavia
Bellissima pizzeria in pieno centro. La
pizza è ottima e nemmeno carissima. In
Bar Bordoni
via Bordoni (tra le Poste e Strada Nuova)
a cura di Marco Somaini e Giorgio Montolivo
Pizzeria Regisole
Piazza Duomo 4
Tel: 0382 530920
E’ il nostro bar, sponsor di molte avventure. Molto frequentato e ben frequenato, fa panini buoni a prezzi decenti.
L’unico neo potrebbe essere l’attesa,
ma c’è una bellissima veranda, come
tutti sapete.
Pizzeria Amalfitana
La pizza è gommosa, i prezzi sono
altissimi ed è un po’ fuori mano. Se la
scegliete lo fate solo per la griffe.
Un classico dell’eleganza. Panini non
grandi a prezzi non bassi; ma sono i
migliori panini di Pavia. Non si può aggiungere altro, se non una doverosa
menzione al personale da Grand Hotel.
Pizza & Panini - Breviario per pasti brevi
Bella comoda (più in centro di così non si
può!). In realtà è un po’ cara e non la
consiglierei per una cena con gli amici: i
camerieri sono napoletani, ma sembrano
dare retta solo ai clienti affezionati, secondo la miglior tradizione bottegaia
pavese. Unica per la possibilità di mangiare fuori in piazza.
P-Town
Corso Carlo Alberto (dietro la nostra
mensa)
Pizzeria RossoPomodoro
Via Milazzo 97
(Borgo Ticino)
Tel: 0382.33593
Pizzeria Marechiaro
Piazza della Vittoria (vicino a McDonald’s)
Tel: 0382 23739
belli bar
corso Carlo Alberto (dietro il cortile “delle
macchine”)
Pizzeria
standard, niente di particolare
nell’arredamento (anzi…); ma con tanti
piccoli pregi: molto spazio a disposizione
(topica per le cene di corso), aperta fino a
tarda notte, prezzi onesti, abbastanza
rapidi nel servizio e possibilità di avere la
pizza in formato gigante.
Unica pizzeria di solo asporto (dei paraggi) che riesce ad entrare in queste
pagine. La pizza è buona, i prezzi sono
più che abbordabili e il buon Mimmo è
sempre pronto a fare due chiacchiere
mentre vi prepara la pizza, soprattutto
se si parla della Juve… se si vuole finire
la discussione sul campionato di serie A
ci si può appollaiare sugli sgabelli a
mangiare.
Ecco un posto a cui è difficile non affezionarsi. E’ il bar dei professori, rimasto
uguale a vent’anni fa: affascinante, direbbe Savini (Sr.), perché démodé. I panini
sono nella media, ma si sta in pace.
Ennesima gestione del vecchio
“Araldo”. All’Araldo facevano panini
invitantissimi, per la loro grandezza.
Purtroppo questa usanza è scomparsa
con la vecchia gestione, ma all’odierno
P-Town potete mangiare il vostro panino, al concorrenziale prezzo di TRE
euro, in un ambiente dall’arredamento
lynchano.
Pizzeria da Giulio
Viale Matteotti 39 (vicino al Castello)
Tel:
0382
23140
Pizzeria Break Time
Via Luino 25 (da piazza Ghislieri, verso
il Del Maino)
Tel: 0382 301288
Kebab (dal Duomo)
Corso Cavour, poco dopo il fotografo
La più vicina al collegio in assoluto. Le
pizze sono un po’ piccole, meglio le focacce. Ricercata nell’arredamento, ma gli
spazi sono un po’ angusti. In ogni caso la
consiglierei più come ristorante che non
come pizzeria: anche la pizza è migliore,
se consumata al tavolo.
Relativamente vicina al collegio. Ottima
pizzeria, napoletana doc (anzi, amalfitana) in stile marinaresco (di dubbio
gusto, pazienza). Tra l’altro, se per caso
invece non volete la pizza, offre diverse
specialità di pesce.
Non si può non menzionare l’amico Gozudok, gentile ed efficiente, con i suoi ottimi kebab. Pasto più sostanzioso di un
panino italiano, ma di
buona qualità… a
3,50euro!
Pizzeria Le tre torri
via Lazzaro Spallanzani 6 (fuori dal Collegio)
Tel: 0382 302820
Via Digione 2 (in fondo alla via del
Castiglioni)
Tel: 0382 539054
Allo Schnauzer
Via Mascheroni, 24
(tra p.zza della Vittoria
via XX settembre) 0382
303172
Purtroppo non ricordo il nome di questo
bar, che è la vera novità in fatto di
panini. Ha aperto l’anno scorso e prepara panini molto buoni, con abbinamenti
audaci, ma di grande successo. Esempio: arrosto di vitello e scamorza. O più
semplici, snobbati da molti, come salame e fontina. Non sono enormi, ma la
qualità soddisfa. Provatelo.
di Marco Somaini
Questo posto l’ho
scoperto oggi! Birreria
e paninoteca d’ispirazione germanica
veramente sopra le righe, in senso buono.
Menù di panini davvero vasto, con varie
qualità di pane! Sono ottimi anche gli
hamburger (così vi evitate McDonald’s) e
- attenzione - fa consegna a domicilio
GRATIS (ore 16-21 nei giorni feriali; il
sabato dalle 11:30-22).
Le pizzerie
realtà non ha molti posti per cui per stare
sul sicuro è meglio prenotare. Due curiosità da segnalare: ha i tavoli rotondi e i
muri fungono da galleria d’arte per artisti
emergenti: ogni due o tre settimane cambiano le tele appese alle pareti.
Cheap’n’Chic.
Pizzeria Vecchia Pavia
Via Mantovani 3 (più o meno dietro al san
Tommaso)
Tel: 0382 27178
Il forte di questa pizzeria non è certo la
cortesia o la velocità: potrebbero passare
anche 5 o 6 giorni prima che la cameriera
si degni di prendere la vostra ordinazione.
Altre volte ama piantare il tacco a spillo
sulla fronte dei clienti. La consiglio solo
perché è l’unica pizzeria in centro che
offre la pizza per celiaci.
Pizzeria Vesuvio
Via Alessandro Brambilla 8 (dal Rondò dei
Longobardi)
Tel: 0382 422346
Da fuori non le daresti due soldi. E invece
appena entri ti conquista. Ti conquista
per la sua semplicità, ma soprattutto per
la sua pizza squisita!! Peccato sia scomoda da raggiungere senza macchina (ma
nemmeno troppo, in fin dei conti).
Pizzeria Castello
Viale Gorizia (tra il Maino e piazza E.
Filiberto)
Ecco un’altra casa dell’ottima pizza.
L’infornata napoletana non è proprio una
specialità pavese, ma luoghi come questo
tentano di tenerne alto il nome. Dentro si
mangia bene e si può asportare.
I paninari
di Giorgio Montolivo
Avete pochi soldi, poco tempo, poco
voglia di cucinare… e il cuoco della
mensa è il vostro peggiore incubo? In
questi casi, mangiare un panino è la
migliore risorsa di cui disponete. Dopo
un panino, si può scappare a lezione
senza problemi di digestione o avvelenamento. Ecco allora i posti più consigliati.
Il Voltino
via Defendente Sacchi (dietro il collegio)
Comincio da un posto che è forse il
migliore. I prezzi
sono nella media,
ma la qualità dei
panini è al di
sopra: salumi e
formaggi appena
affettati,
pane
fresco eccellente, verdura grigliata
rigorosamente homemade. Personale
amichevole, cameriere strafighe, servizio intraprendente e banco di sali e
tabacchi per il dopo-caffè.
Bar dell’Università
Cortile di Scienze Politiche (Centrale)
Ci si finisce spesso, ma non ne vale la
pena. Musica assordante a casaccio.
Gestione scortese (salvo una cameriera
gentile e simpatica), panini medioscarsi, condizioni igieniche dubbie.
"Mangiare bene a Pavia", associazione unipersonale fondata
questa sera da Giorgio Montolivo, PRESENTA:
In esclusiva per i lettori di VdC,
un vademecum ritagliabile e
pieghevole per Pizzerie e Paninari.
Il non plus ultra, per pranzo e
cena, per sapere dove mangiare bene, spendendo il giusto.
ISTRUZIONI PER L’USO
1.
2.
3.
4.
Tagliare lungo le linee tratteggiate
Piegare lungo la linea
grigia del lato corto
Piegare lungo la linea
grigia del lato lungo
Riporre il Vademecum nel
portafoglio
Rubriche
FRAMMENTI MANCANTI Rubrica poetica a cura di Eleno
Ho scelto di pubblicare questa “poesia” (tra
virgolette perché ritengo il termine poesia
restrittivo di fronte a un capolavoro di questo calibro) come inizio di una rubrica che
spero non passi inosservata. La scelta è stata
istintiva per il suo contenuto rivoluzionario,
una rivoluzione che è esplosa nella mia testa
appena ho scoperto Leaves of grass, il
“libro” da cui ho rubato i versi. Posticipo le
note biografiche perché ritengo le vere opere
d'arte assolute, sciolte dal tempo e dallo
spazio, sopravviventi nello spirito del lettore
(se non ci fosse uno spettatore, i dipinti di
Van-Gogh sarebbero misere
sporche
tele). Scusate
la digressione,
ora riprendo il
filo smarrito.
Rivoluzione.
Ogni volta che
leggo i “versi”
mi sento nudo, quasi appena
nato,
l'energia originale
scorre
nelle mie vene. Mi metto
al centro del
mondo e mi sento parte dell'universo, uguale agli altri esseri umani e a tutto ciò che mi
Polo e la giraffa
La giraffa, oltre ad essere il simpatico animale
dal collo insolitamente lungo, è un divertente
passatempo del sabato sera:
litri di birra da bere con gli
amici. Tuttavia, non tutti gradiscono questo bel giochino alcolico…
Sabato sera, dopo una lauta
cena al ristorante “Italia”, Fede
-Genova, Polo, Morello e la
sottoscritta ci siamo recati al
San Tommaso…
Dopo aver convinto Polo (che
ha cercato di fare all’amore
con il povero Morello sul sedile posteriore della mia macchina) ad uscire in modo gentile
(“Polo, non rompere i
c******i!”, “Polo), e dopo esserci seduti ad un minuscolo
tavolino del pub si è presentato il problema della serata: che
ordinare???
Dovete immaginare il tutto
visto dai miei occhi: il mio
ragazzo, perfetto ai miei occhi nel suo elevato
Canto me stesso, e celebro me stesso,
E ciò che assumo voi dovete assumere
Perché ogni atomo che mi appartiene appartiene
anche a voi.
I celebrate myself, and sing myself,
And what I assume you shall assume,
For every atom belonging to me as good belongs
to you.
Io ozio, ed esorto la mia anima, I loafe and invite my soul,
Mi chino e indugio ad osservare un filo d'erba I lean and loafe at my ease observing a spear
estivo.
of summer grass.
La mia lingua, ogni atomo di sangue, fatti da
questo suolo, da quest'aria,
Nato qui da genitori nati qui e così i loro padri
e così i padri dei padri,
lo, ora, trentasettenne in perfetta salute, ora
incomincio,
E spero di non cessare che alla morte.
My tongue, every atom of my blood, form'd
from this soil, this air,
Born here of parents born here from parents
the same, and their parents the same,
I, now thirty-seven years old in perfect health
begin,
Hoping to cease not till death.
Credi
e
scuole
in
sospeso,
Un po' discosto, sazio di ciò che sono, ma mai
dimenticandoli,
Accolgo la natura nel bene e nel male, lascio
che parli a caso,
Senza controllo, con l'energia originale
Creeds and schools in abeyance,
Retiring back a while sufficed at what they
are, but never forgotten,
I harbor for good or bad, I permit to speak at
every hazard,
Nature without check with original energy.
circonda, persino ad un filo d'erba estivo,
lascio che tutto mi capiti a caso, naturalmente, senza dimenticare il passato, i credi e le
scuole in sospeso. Ora vi posso rivelare l'autore: Walt (no, non Dysney) Whitman (18191892). Il suo intento era di fondare poeticamente il nascente sentimento democratico
americano. Il suo intento si è dimostrato
vano. La Democrazia è uno dei temi centrali
nella poetica di Whitman, democrazia che si
fonde fino ad identificarsi con un sentimento
panico (cioè di profonda unione con il tutto).
Vi lascio con una richiesta: sono disponibile a
pubblicare e commentare poesie dei miei cari
compagni di collegio. Alla prossima settimana
grado di lesione; Rosario, il più composto e il
più galantuomo dei tre, e Polo, che fino ad
allora si era dimostrato immune al virus della
follia alcolica. Seduti al pub è successo il fattaccio! Di fronte alla lista, Morello, Fede ed io
eravamo decisi per la giraffa di birra, mentre
Polo insisteva su una
triplo malto (orrore!),
impedendo il nostro
piano di sbronza. Democraticamente abbiamo deciso per una giraffa da 3,5l (il mezzo
litro era per me, piccina…), e nell’arco di
mezz’ora i tre Fraccarotti avevano tazzato più
di metà della birra.
Risultato: Fede sano
come un pesce; Morello
sanissimo nonostante
la velocità supersonica
di bevuta; la sottoscritta ancora al primo boccale e quindi tranquillissima; e il nostro caro
Polo in una versione a
me inedita. Il pugliese
studioso, amante del
calcio, assiduo giocatore di PES, colui che
passeggia per il collegio urlando “Eeee
vvvaaaaaiii!”, o che gentilmente si offre
sempre di girare le sigarette a Genova (“Oh
Fede, ti giro una sigolla?!” e ne prepara un
migliaio), si è trasformato! Era brilloooo!
Vaneggiava cose strane e aveva la risata
sciolta ed un occhio più chiuso dell’altro!
Una sorpresa!! Ho dei testimoni: Fede, Morello, Italo e consorte, che nel frattempo ci
avevano raggiunti.
Chi l’avrebbe mai detto?! In circa due anni
non avevo mai visto Carlo così…neppure ai
Summer Party! (Ma forse in quelle occasioni
era colpa del mio stato di ubriacatura…)
D’ora in poi non riuscirò più a bere una
birra senza pensare a Polo, al migliaio di
stupidate e volgarità che ha detto!Polo, non
riuscirò più a guardarti sotto la stessa luce!
Avevi dato dei segnali già il 1 Maggio, chiudendoti in una forma di autismo molesto
davanti al concerto in tv…ma…ma…
Insomma, un sabato sera che si presentava
come noioso, grazie a voi Fraccarotti si è
trasformato in una bellissima serata di risate e di bevute…e soprattutto ho finalmente
visto la vera natura di Polo…(stile Dr. Jekill e
Mr Hyde!) e ho capito il perché dell’amicizia
con il mio ragazzo…
Baci,
Marzietta
13
Rubriche
Una vita nuova
dove finisce il mare
Soliloquio della moderna insofferenza, di
antiche passioni, dell'avventura e della
diversità.
Fraccarotti! Beati voi, che non siete mai soli,
voi che siete la collegialità! Essa è una e molteplice, come il cuore di pietra e freddo cemento che animano i baluardi del Collegio. Il
mio sincero augurio è che possano essi, e con
essi noi, sconfiggere l'assalto dei secoli, come
poterono le parole di quell'Anonimo secentesco. L'Historia, oggi più che mai, è una guerra
illustre contro il tempo; ma cosa possono
coloro la cui personale, solitaria Storia si è già
consumata, se chi potrebbe di essa giovarsi
invece abbandona l'impresa, perso in vagheggi, futilità, umani, ahimé troppo umani furori?
In omaggio a Plinio coronato d'alloro e d'ulivo
svelo dunque la mia disposizione
d'animo. Fraccarotti, che non v'attendiate una feconda esortazione,
ma lamento vano e sfogo. L'uomo,
bestia vigliacca, mi appare oggi
creatura quanto mai miseranda e
terrena, le cui passioni sono triviali,
le promesse effimere. Si è spenta la
scintilla d'infinito, tace tra le moderne genti la voce del sublime,
sentimento che nobilita l'essere
umano oltre le cime più impervie.
Rimane, infine, che cosa? Il banale,
il consueto. Esalato è l'ultimo anelito di sincera, genuina ispirazione;
giace nell'oblio il corpo morto della Musa,
riverso, emaciato in volto. Spenti i colori della
pittura e il suono della cetra, interrompe il
poeta il suo alto canto. Viltà, rassegnazione,
solitudine.
Silenzio
Il capo si riscuote, le pupille inondate di morbida luce, beate del flusso multicolore. Il viaggio, la risposta al torpore delle masse, la ri-
Gita al reattore
Oggi con tutta la mia classe e Idro sono andato in gita.
Zainetto in spalla abbiamo percorso allegramente i 50 metri che dividono la mia classe
dal reattore nucleare da ricerca da 250 kW.
Finalmente oggi abbimao potuto vedere con i
nostri occhi quel bell'effetto detto di Čerenkov, un simpaticissimo bagliore bluazzurrastro che si vede intorno alle barre di
combustibile.
In pratica questo bagliore è dovuto al fatto
che, come prodotti di “scarto” della reazione
nucleare, ci sono degli eletroni e dei positroni
che se ne vanno per i fatti loro, anche parec-
14
cerca, l'insofferenza. Luci lontane dalle mura del forte riflesse sul mare
immoto nella baia dell'Avana, nella
calda notte delle Antille. L'atmosfera
delle strade è cangevole, densa di
odori, ricco è il gioco di ombre e di
luce: molesti i venditori di sigari e
ganja, ossequiosi i vetturini dal fetore
equino, solenni le piazze dall'architettura spagnola, umili le vie traverse, a
pochi passi dal centro, reame della
massificata prole del regime. Sopra
ogni cosa, il gran cielo caraibico, dalle
cui benigne profondità giunge la luce,
come astri gemelli, della Croce del
Sud e della Stella Polare.
Addentrandosi in un viottolo anonimo, sopportando a gran pena il disgusto delle narici,
si trova la Bodeguita del Medio, che fu sicuro
rifugio nelle serate tropicali per il grande scrittore Hemingway. Su uno dei suoi muri, pieni
all'inverosimile delle scritte degli avventori,
campeggia, nel punto più alto che mi sia dato
raggiungere, la scritta IDEM VELLE. Possa il
t e m p o
essere
clemente.
Nelle vie
de La Habana sono
solo.
Per strada, nelle afose
giornate cubane, le
guide sono gentili,
paiono amiche; finchè
la mancia tanto agognata non viene negata. Il succo di caña de
azucar è dolce, fresco
e confortante; ristora l'animo e il corpo di
una attempata signora che ha accettato di
raccontare la sua storia, e quella di Cuba. Il
chi in fretta, talmente in fretta che superano
la velocità che la luce ha nell'acqua che protegge il nocciolo del reattore.
Così come un aereo che viaggia più veloce del
suono da luogo al bang sonico, queste particelle “superluminali” fanno liberare dal mez-
quadro è disarmante: abbruttimento, disillusione. Un suo coetaneo da cui sono stato
abbordato alla ricerca di qualche spicciolo a
pochi passo dal Capitolio, que hospedó el
gobierno revolucionario de Fidel, racconta
di aver preso parte ai moti rivoluzionari e di
essere entrato vittorioso all'Avana, sotto la
guida del Comandante Guevara e di avere
atteso con trepidazione l'arrivo di Fidel da
Santiago de Cuba. Oggi, invece, ogni illusione è morta, la fede nel presente regime è
venuta meno. Seguimos iguales, recita la
voce dei castristi da migliaia di scritte sui
muri, Vivo en un Pais libre. Soddisfatto della sua prolusione, ceduta una mancia di
cinque euro che gli consentirà l'accesso a
quei beni dal troppo
valore perchè possano essere ceduti per
semplici pesos nacionales, è tempo di
andare: mi attende il
pullmino alla volta
dell'aeroporto.
Y para el cruel que
me arranca
el corazon con que
vivo
cardo ni ortigas cultivo
cultivo la rosa blanca.
Yoghi
zo in cui viaggiano delle onde eletromagnetiche di varie frequenze, tra cui quella
dell'azzurro, perche al loro passaggio deformano pesantemente le molecole che gli
stanno intorno, che iniziano a oscillare emettendo le radiazioni di quel bel colore.
Dopo aver assorbito abbastanza radiazioni
da permettere a idro di diventare un po' più
alto, siamo andati via tutti allegri a farci
decontaminare, per poi andare a vedere il
ciclotrone che viene usato per produrre un
isotopo del fluoro ( 18F) che viene poi mandato a milano dove ci fanno della roba che
ti iniettano per farti la P.E.T..
Dopo di che felici e contenti siamo andati in
mensa al cravino, ben sapendo che non ci
può mica più far male nemmeno quella
roba la.
Kaminiti
CARTA CANTA
Cari lettori,
carissime lettrici e
cari Emil e Foggia (che sfuggono alle definizioni precedenti), bentornati alla rubrica letteraria più amata dalle ragazze di Penthouse (per
loro stessa ammissione).
Come tutti ormai bwn sanno, l’autore oltre ad
essere un critico si diletta con la scrittura di
opere di vario genere, ed è un grande appassionato di fantascienza. E’ con vero piacere ,
quindi, che ammiro un’eccellente
opera di fantascienza di un scrittore
italiano esordiente, Il pianeta di
Bachman di Giuseppe De Felice
Il tema alla base del romanzo è classico della fantascienza: la storia di
una spedizione determinata ad arrivare su un pianeta inaccessibile, sul
quale sono state costruiti veri e
propri sistemi teologici, una lusinga
irresistibile per alcuni, luogo proibito
per altri.
Ramón Chabor, un pilota reduce di
guerra che si è seppellito in un oscuro spazioporto, viene contattato
da Miller, ricchissimo impresario e
avventuriero, che gli offre il posto di
pilota su un vascello dalle caratteristiche eccezionali, destinazione il pianeta di Bachman.
Situato in un sistema da incubo, tra l'attrazione di un gigantesco buco nero e quella di una
stella morente, con un'orbita che sfida le leggi
della gravitazione questo pianeta impossibile
Rubriche
a cura di Andrea Goran Marcobelli
è al centro di forze cosmiche devastanti, che
rendono l'atterraggio impossibile.
O quasi impossibile, dato che Igor Bachman,
una figura ormai leggendaria, è riuscito a
sbarcare, inviando una incomprensibile trasmissione dalla superficie, guadagnandosi
così l'onore di dare il nome al pianeta.
Da allora trentadue spedizioni si sono susseguite, alcune di pazzi irresponsabili, altre di
scienziati, altre ancora di
esperti lupi dello spazio, ma
tutte con un solo risultato,
la distruzione dell'astronave
prima di ragiungere la meta.
Il punto di partenza di tutti i
tentativi è Thule3, Thule al
cubo, l'altro pianeta di quello strano sistema, ultimo
rifugio per fanatici religiosi,
sbandati, pazzoidi o semplici
curiosi.
L'equipaggio messo insieme
da Miller raggiunge l'ultimo
avamposto prima dell'ignoto,
per scoprire che non solo lo
spazio profondo nasconde
terribili pericoli, non tutti sul pianeta sono
infatti felici della loro presenza.
Questo romanzo è una felice rivisitazione di
una delle idee classiche della fantascienza, il
pianeta misterioso dal quale nessuno riesce a
tornare, letta in decine di opere, ma rinnovata
in modo egregio.
I personaggi sono ben delineati, e la descrizione della società nata su Thule3 risulta
affascinante, paradossalmente la parte che
riguarda i pericoli dello spazio e quello che
potrebbe attendere la spedizione rimane
sullo sfondo.
Il mistero costituito da quello che si trova
sul pianeta di Bachman ben presto lascia il
passo ad altri interrogativi, Ramón e Miranda De Voort, la giornalista protagonista femminile della storia, avranno altro a cui pensare, perché niente è quello che sembra su
Thule3.
Ma anche il pilota spaziale nasconde qualcosa, un segreto terribile che lo ha spinto a
seppellirsi in un esilio volontario dal quale
solo una sfida estrema lo ha convinto a
uscire, ed è proprio la sua storia a emergere su tutto il resto.
La vicenda di Ramón mi ha richiamato alla
mente Lazarus Long, l'eroe di molte opere
di Heinlein, idee classiche raccontate in
modo moderno, dicevamo, e anche in questo caso De Felice si spinge un poco oltre
quello scritto dallo scrittore californiano.
Un romanzo decisamente avvincente, un'ottima opera di un autore che dimostra di
avere tutte le carte in regola per inserirsi
nella pattuglia sempre più nutrita dei giovani autori italiani.
15
Rubriche
Megadirettore Galattico
Simone Pellegrin
Voci di Corridoio
Direttore Responsabile
Giovanni Mason
Vice Direttori Onorari
Elia Ferrari
Giovanni Ferrari
16
Vice Direttori
Andrea Violetto
Giorgio Montolivo
Intervistatore
Mattia Tonucci
Il settimanale fraccarotto
Ultimo Arrivato
Carlo De Grazia
Ping-pong
3° MEMORIAL SPONGEBOB
Premessa: questo articolo lo scrivo in terza
persona per dovere di cronaca. Detto questo,
passiamo ad un breve racconto del torneo
collegiale “Memorial Spongy”, che ha avuto
ed avra svolgimento in questi giorni. La competiziona ha avuto alcune sorprese: la più
evidente è stata l’ eliminazione del dinosauro
Uzzino, che come ogni anno puntava al titolo.
Girone A Giancazzetto 8 Sasha 7 Guida 4 Messina 3 Marcone 1 Giancazzetto Violetto Allavena Loffa Sasha Savini Gamba Brigante Girone B Allavena 8 Brigante 6 Mason 4 Ostrega 3 Nadal 2 3 0 3 1 3 1 3 1 Niente da fare per lui, che non disputerà
neanche l’ Intertoto, un mini torneo tra i
quarti classificati di ogni girone. In compenso
nel girone D, quello di Uzzino, appunto, se ne
sono viste delle belle. Alla fine di combattutissime partite abbiamo visto passare il turno,
un po’ a sorpresa, quel pirla di Savini e Violenza. Negli altri gironi, A B C, sono passati ai
quarti
di
Girone C Girone D finale rispetGamba 8 Savini 7 tivamente
Giancazzetto
Loffa 5 Violetto 6 e
Sacha,
Kufù 4 Denver 5 Allavena
e
Brigante,
Stridi 4 Uzzino 4 Gamba
e
Bidello 3 Tony 3 07‐mag Giancazzetto Allavena Sasha Gamba Loffamon. Nessun’ altra sorpresa, dunque. I
quarti di finale si sono dimostrati equilibrati
e spettacolari, ricchi di emozioni. Nel primo,
Giancazzetto ha sconfitto per 3 a 0 un agguerrito Violenza, che ha fatto sudare non
poco il più quotato aspirante al titolo. Nella
partita successiva, Allavena ha fatto fuori
Loffa per 3 set a 1, stesso punteggio con cui
Sacha ha sconfitto Savini in uno scontro tra
maestro e allievo. Nell’ ultimo quarto di
finale si è combattuta una stupenda partita
tra Gamba e Brigante, finita anch’ essa col
punteggio di 3 set a 1 a favore di quel vecchio ninja di Gamba. Domani le semifinali
tra Giancazzetto e Allavena, Sacha e Gamba. Chi arriverà in finale? Chi si aggiudicherà l’ ambitissimo titolo? E
ancora, chi vincerà il premio rivelazione, comunque
meno ambito, ma pur sem pre importante? Aspettate
lunedi…e ne vedrete delle
Belle (fighe).
11‐mag Finale 1 e 2 Guida Denver Mason Kufù Sacha “malrovescio” Barbieri
Finale intertoto IL DIZIONARIO ILLUSTRATO a cura di Uzzino parte 1°
Da un po' di tempo desideravo contribuire al prestigio del nostro giornalino con un'opera di grande valore: un vocabolario illustrato. Mediante la pubblicazione "a puntate" di varie schede, intendo esaltare la vastità terminologica della lingua italiana, con l'ausilio di illustrazioni (molto fedeli ai concetti), che arricchiranno la vostra padronanza semantica in modo da individuare visivamente gli oggetti con maggiore facilità.
Cuc | chia | io | ne
s.m.
grosso cucchiaio spec. di metallo, di forma piuttosto incavata e fornito di lungo manico, usato in genere per travasare
cibi liquidi o cremosi da un recipiente a un altro.
Es. “che me ne faccio del mestolo? Passami il cucchiaione”
La | va | piat | ti
s.m.
sostanza chimica tensioattiva, in polvere o liquida, usata per pulire, lavare o sgrassare i piatti.
Es. “Ho finto il lavapiatti, andrò a rubarlo a Mason”
Pas | sa | ta
s.f.
In gastronomia, l'equivalente del paté francese (p. di fegato d'oca, p. d'olive)
Es. “passata di fegato, passata d’olive”
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Viaggi1
Due fraccarotti e mezzo
da Lecco a Mumbai in bici.
Leggete il loro diario di viaggio e
ammirate le splendide foto sul sito:
orobici.altervista.org
18
LA MUSICA CHE MI GIRA INTORNO
(...“MUSICA” PER LE MIE ORECCHIE)
Due riflessioni per una teoria della
fruizione musicale
Per questo numero, ho voluto riprendere e
sviluppare alcune riflessioni con cui avevo
introdotto due dei miei primi articoli:
“Hermitage” (VdC n. 47, 31 maggio 2007) e
“La voce che mi porto dentro (I)” (VdC n. 50,
15 novembre 2007). Il mio scopo non è dissolvere, ma evolvere le questioni che esse pongono.
1. Musica che piace e musica bella
La percezione della bellezza (artistica) è talmente varia, che si tende a credere che essa
sia (non un’idea, non un che di metafisico,
ma) una sensazione essenzialmente
relativa, pura neurologia:
contro
questo errore comune, tento una
riflessione.
Gli
incontri con la
musica che porteremo dentro per
tutta la vita non
sono puramente
casuali, ma seguono un criterio
personale che si
forma dai primi
anni. Aiutano a
plasmare questa
sensibilità le primissime cose che
si ascoltano (per
questo si dice di
far ascoltare Mozart ai neonati): e
per questo occorre un po’ di fortuna circa la cultura
musicale dei propri genitori. Il
desiderio di inseguire emozioni intense è forse caratteristico
dell’uomo, ma la consapevolezza che sia
“bello” l’oggetto di fronte al quale ci si commuove, essa consapevolezza è assai difficile
da conquistare. Così, si può dire che la bellezza esiste, nonostante che (ad esempio) chi
prova piacere per la necrofilia, la associ a
qualcosa di bello. Per agire in vera libertà,
bisogna allenare l’orecchio, ma serve necessariamente un punto di partenza attivo. I primi
punti di riferimento autonomi - i primi “idoli”
- si acquisiscono con scelte su cui fatalmente
incide molto il contesto sociale (gli scout ad
esempio danno una educazione musicale, il
centro sociale un'altra). Boccaccio diceva una
cosa suggestiva: che il successo, nella nostra
Rubrica musicale a cura di Giorgio Montolivo
vita, è determinato per metà dalla Natura e
per metà dalla Fortuna, volendo egli rappresentare con due figure emblematiche che non
tutto dipende dalle proprie potenzialità
(naturali), ma anche da dove - per sorte - si
nasce, si cresce e si vive. Un rapporto di fiftyfifty che andava bene per una società in cui la
condizione economica e sociale poneva argini
invalicabili (per cui l'oste dotato di straordinaria intelligenza - narra Boccaccio - non poteva
metterla a frutto con lo studio, ma soltanto
esplicarla nell’ambito della propria attività),
ma che ai giorni nostri sembra calzante (in
proporzione variabile) per quanto riguarda la
cultura… e in particolare per quella musicale.
Difatti, aldilà della predisposizione di ciascuno
di noi (all’ascolto, all’apprendimento), qualche volta dobbiamo
essere
grati alla colonna sonora di un
film o al regalo
di un amico, se
scopriamo qualcosa che ci piace e vorremmo
approfondire.
Proprio da qui
emerge la (mia)
chiave di volta
per un allargamento valevole
dei propri orizzonti: sforzarsi
di
apprezzare
un genere, un
a u t o r e ,
un’opera, che
non riesce a
toccarci superficialmente, ma
che è fortemente esaltato da
una
persona
della cui sensibilità (musicale)
si sia intimamente certi (percepire l’altrui percezione), è il
modo migliore, a disposizione dell’uomo, per
uscire dalla caverna su cui sono proiettate
ombre di finta musica. A un incoraggiamento
alla ricerca personale, convengono parole
provocatorie che Alessandro Baricco ha usato
per descrivere drasticamente la nuova società
(da “I barbari”, Feltrinelli 2007): “L'idea che
capire e sapere significhino entrare in profondità in ciò che studiamo, fino raggiungerne
l'essenza, è una bella idea che sta morendo:
la sostituisce l'istintiva convinzione che l'essenza delle cose non sia in un punto ma una
traiettoria, non sia nascosta in profondità ma
dispersa in superficie, non dimori dentro le
cose, ma si snodi fuori da esse, dove realmente incominciano, cioè ovunque. In un
paesaggio del genere, il gesto di conoscere
dev'essere qualcosa di affine al solcare velocemente lo scibile umano, ricomponendo
le traiettorie sparse che chiamiamo idee, o
fatti, o persone.”
2. Musica fruìta e musica vera
La musica che ascolto io - come la maggior
parte delle persone - è fatta generalmente
di lavori già compiuti, distribuiti e pubblicizzati: che la fruizione avvenga con apertura
casuale (radio), in chiusura casuale (iPod) o
invece in modo sistematico (selezione, approfondimento, ricerca), non importa; perché in questi casi si tratta comunque di
musica presente sul mercato (e scaricabile),
che può andare dalla novità discografica di
grande impatto promozionale, alla ristampa
di un vecchio successo, fino alle vetrine
specializzate in ogni genere sostanzialmente ritenuto sdoganabile (leggi Rap, Alternative, Classica etc.). A questa realtà, in ogni
caso messa in moto da un discorso lucrativo (e anche per questo irrigidita da un controllo tipicamente societario, per cui anche
Leonard Cohen ha imposizioni, se la vendita
non è certa), se ne contrappone un'altra
dalle maglie larghissime, in costante divenire e dunque difficilmente osservabile. Tale
realtà alternativa è rappresentata dalle innumerevoli formazioni – non distribuite né
spesso prodotte, ma riscattate localmente
dalla dimensione LIVE, e globalmente - grazie a internet - dai fortunati fenomeni di
HOSTING, condivisione e SOCIAL NETWORKING –
che, seppur schivate a priori da molti per
via della non appartenenza ai grandi mezzi
di diffusione (nonché della caleidoscopica
sfuggevolezza di internet), tengono in vita
la loro attività ed il proprio contributo alla
musica. A seconda che questo contributo
avvenga (di nuovo) mirando all'industria
oppure (davvero) come fatto artistico, si
può distinguere ulteriormente, accogliendo
un’accezione più ampia, probabilmente
originaria, del concetto di “musica”: musica
cioè che retrocede alla pratica primitiva di
fatto autosufficiente ed autonomo, che si
manifesta e trova ragion d'essere esclusivamente nei momenti di composizione
(ricerca, sperimentazione) ed esecuzione
(riproduzione, interpretazione).
19
Giochi
SAPEVATELO
Cari amatori dell’Enigmistica, eccoci ancora
qui. Il Sapevatelo del numero 96 era proprio facile, un po’ per incentivare la gente,
un po’ per dar via un po’ di squirting visto
che il caldo (e quindi i pomeriggi a suon di
gavettoni) sta arrivando. E qualcuno, con
fortunosa estrazione, ha vinto. In fondo
alla pagina per ulteriori informazioni.
Altro giro, altro regalo. Scoprite il Fraccarotto misterioso che si cela dietro i tre
indizi (a sinistra e sotto), trovate l’Intruso
ed infine rispondete al “Chi vuol esser
Fraccarotto”. Basa poco, no?
SOLUZIONE NUMERO 96
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Intruso: Gambalf
Milionario: B (Filippo Sarcinelli)
Fraccarotto Misterioso: MACCHIe solari,
PORTIERE d’albergo, permaloso come
una SCIMMIETTA= Giuliano Macchi
Il vincitore su estrazione è POLLON che finalmente ha il suo Squirting Toys!
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Numero 97 - Collegio Plinio Fraccaro