TESTATA GIORNALISTICA STUDENTESCA Interfacoltà Uni.Ge. Apartitica e aconfessionale, a cura dell’Ass. “L’Orma del Viaggiatore” G E N OVA G E N OVA PASTICCERIA - PRODUZIONE PROPRIA C.so Montegrappa, 7/r - Tel. 010 8370526 A. A. 2008-2009 Reg. Trib. GE 25/2006 Numero 2 PASTICCERIA - PRODUZIONE PROPRIA C.so Montegrappa, 7/r - Tel. 010 8370526 Distribuzione gratuita [email protected] www.lormaonline.com Aprile 2009 L’ORMA Concorso letterario e fotografico Editoriale Sistemi universitari a confronto La riforma Gelmini è stata al centro del dibattito politico e di quello studentesco per lungo tempo. Tante sono state le proteste da parte degli studenti che in questi mesi hanno sfilato più volte per le strade, hanno organizzato lezioni alternative “occupando” le facoltà e cercando di fare sentire a tutti la propria voce. Da ben più lungo tempo, però, c’è scontento riguardo al tema dell’inserimento nel mondo del lavoro. Sicuramente la crisi globale non aiuta gli studenti a inserirsi nel mercato del lavoro. Nello scorso numero abbiamo preso il toro per le corna e abbiamo cercato di capire se il nostro modo di concepire l’università è davvero cosi penalizzante nei confronti di chi cerca lavoro. Abbiamo visto come il rapporto tra università e lavoro ci sia ma come si debba migliorare sensibilmente perché il mercato del lavoro si apra ai giovani neolaureati. Siamo gli unici che dobbiamo fare i conti con le riforme? Siamo solo noi a protestare con le istituzioni perché la situazione attuale non va bene? Siamo sicuri che l’erba del vicino sia sempre quella più verde? Confrontiamoci con gli altri. Analizziamo i pro e i contro dei sistemi universitari degli altri paesi e facciamo proposte concrete per migliorare il nostro. Dobbiamo quindi essere noi i primi a metterci in gioco e a capire quello che non va. Possiamo trasformare il presente se lo conosciamo realmente e abbiamo sempre davanti a noi la certezza che il futuro è nelle nostre mani. Stefano Risso [email protected] “Periferie” di grandi città Premiazione Concorso “Orme Oltremare” Edizione 2008. Parte la quarta edizione dell’ormai immancabile concorso letterario Orme Oltremare, promosso dall’Associazione L’Orma del Viaggiatore, che quest’anno si arricchisce della sezione “Fotografia” per dare spazio anche a chi si esprime attraverso immagini piuttosto che con parole. Il tema è “Periferie”. Dare spazio all’Arte non significa tanto dare spazio alla trasmissione di un valore estetico, quanto lasciare una porta aperta: chiedere di raccontare uno spaccato della propria o altrui esistenza, un’emozione, una fantasia, un episodio curioso o un ricordo che ha segnato la vita è chiedere di comunicare. La comunicazione, sia scritta che visiva, non è altro che un modo per relazionarsi con gli altri e magari, tramite la relazione, sco- COMUNE DI GENOVA TEATRO (Foto Archivio Orma) prire qualcosa di sé, trovare quello che si cercava o rendersi conto di aver perso qualcos’altro, cambiare, in una parola crescere. Banalmente si può dire che l’importante non è vincere, ma partecipare perché è una buona occasione per mettersi in gioco e condividere esperienze. Allora armatevi di penna, computer o macchina fotografica e…a tutti voi buon lavoro! L’ORMA MANIFESTAZIONI L’ORMA Onda Concorso Informagiovani Tullio Solenghi 28 febbraio 2009. L’Anno Accademico viene inaugurato dal Rettore Giacomo Deferrari ma la cerimonia inizia con 50 minuti di ritardo. A Balbi 5 infatti è in corso l’ultima, in ordine cronologico, manifestazione organizzata da parte del Movimento Studentesco dell’Onda che protesta contro la “Legge Gelmini” e i tagli al personale amministrativo e (...) Anche quest’anno “L’Orma del Viaggiatore” bandisce, come è consuetudine oramai consolidata, il concorso letterario “Orme Oltremare”, giunto alla sua quarta edizione, che di anno in anno raccoglie sempre più adesioni e consensi. Ricordiamo e ringraziamo i vincitori della scorsa edizione: Olivia Costanzo, con Carùgi e carugi, (...) Informagiovani è lo sportello creato dal Comune di Genova per offrire informazioni e assistenza su temi fondamentali per i giovani dai 15 ai 29 anni che spesso si ritrovano catapultati nel mondo del lavoro senza un’idea chiara su cosa li attenda. Si trova a Palazzo Ducale al piano terra insieme ad Antenna Europe Direct, Comuneinforma e Sportello del cittadino. (...) Ha sessant’anni, è nato a Genova ed è un pilastro del teatro italiano: in due parole è Tullio Solenghi. L’abbiamo ascoltato in radio ai suoi esordi, visto in tv, a teatro e addirittura sul grande schermo: attore, comico e presentatore in un solo volto, che inoltre si è aperto al pubblico con un sito internet elegante e ricco di informazioni interessanti (www. tulliosolenghi.com). (...) continua a pag. 2 continua a pag. 3 continua a pag. 10 continua a pag. 11 Indice e in più... Napoli pag. 2 Alloggi Erasmus pag. 3 Speciale Estero pag. 4 Antenna Europe pag. 10 Giochi pag. 12 2 MANIFESTAZIONI STUDENTESCHE L’ORMA Gli studenti: «Siamo ancora ben radicati nelle facoltà. La protesta continua» L’Onda è diventata davvero un’élite? Antonio Gibelli : «Si sono arroccati e hanno smesso di dialogare con gli altri» Scritte sui muri di Balbi 5. (Foto Stefano Risso) (segue dalla prima) (...) decide di invadere l’Aula Magna. Una protesta iniziata il 24 ottobre scorso con una grande manifestazione pubblica. Un vero e proprio “funerale” per le vie della città con il corteo funebre che ha accompagnato la simbolica bara contenente il feretro dell’università italiana fino a Palazzo Ducale dove gli studenti hanno lasciato fiori e candele. In seguito quasi in tutte le facoltà si è deciso di occupare i locali e di organizzare delle Assemblee Permanenti dove si è discusso liberamente e si è cercato di fare vera informazione. Serate culturali con la presenza di personaggi d spicco dello spettacolo e cineforum. Con queste modalità gli studenti hanno scelto di dire NO alla “Legge 133” che nel frattempo ha completato il suo iter parlamentare. Il culmine vero della protesta è arrivato con la grande manifestazione organizzata del 14-16 novembre a Roma con una discreta partecipazione (circa 170 studenti) dell’ateneo genovese. Una festa per dimostrare che gli studenti ci sono e che vogliono dire la loro. Il 12 dicembre un altro grande corteo, che al suo termine è confluito con quello organizzato dai sindacati in Piazza Caricamento. Verso la fine dell’anno gli studenti di Scienze Politiche terminano la loro occupazione dell’ Albergo dei Poveri. Viene annunciata infatti il 10 febbraio 2009 l’apertura in via delle Fontane di una nuova sede del movimento. La protesta in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico è stata fortemente condannata da parte di tutti i professori. Chi si è schierato apertamente contro il gesto dell’ invasione dell’ aula magna è stato il professor Antonio Gibelli, docente della facoltà di Lettere e Filosofia, che nelle fasi preliminari è stato molto vicino al movimento per poi dichiarare in un’ intervista su Repubblica: «L’Onda è morta. C’è un riflusso forte. Ormai è rimasta una élite che non è riuscita a costruire, nè mantenere un dialogo con tutti gli altri studenti dell’ Università. Quando hanno deciso di invadere l’Aula Magna io me ne sono andato. Ho detto agli studenti alle ultime assemblee che hanno perso gli altri per strada e che facendo cosi non si va da nessuna parte». La risposta da parte degli studenti arriva per voce di Andrea Sbarbaro facente parte del collettivo di Scienze della Formazione: «Non possiamo parlare per tutto il territorio nazionale. A Genova il movimento ha partecipato talvolta chiudendosi, e trovandomi contrario alla cosa, come nel caso della manifestazione del 12 dicembre quando non abbiamo sfilato con la CGIL. I gruppi studenteschi dell’Onda sono rimasti ben radicati nelle facoltà, e stanno dialogando con successo non solo con altri studenti e docenti, ma anche con il mondo dell’associazionismo genovese». La protesta quindi va avanti anche se il movimento sembra aver perso consensi. Quello che sembra certo è che la provocazione del professor Gibelli abbia creato scompiglio all’ interno del gruppo di protesta che ora sta cercando in tutti i modi di riorganizzarsi. Ora ci si domanda quale futuro possa avere l’Onda e cosa voglia fare di concreto. Stefano Risso [email protected] NAPOLI L’A.D. di Publitalia riceve il prestigioso riconoscimento dalla Suor Orsola Benincasa di Napoli Laurea ad Honorem per Giuliano Andreani 47 anni di onorata carriera e ancora da dare tanto alla Tv Giuliano Andreani. I maghi esistono ancora, e Giuliano Andreani è senza dubbio uno di questi. Per anni ha lavorato in Sipra, la storica conces- (Foto Archivio) sionaria di pubblicità della Rai, diventandone direttore nel ‘91, poi ha militato in Mediaset S.p.A dove dal ’96 ricopre la posizione di amministratore delegato. Giuliano Andreani è così la massima espressione della pubblicità italiana la cui preparazione ed eccellenza è stata premiata lo scorso 20 febbraio presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, con una laurea magistrale honoris causa in Scienze della Comunicazione. Una folla attenta e composta ha riempito l’’aula magna dell’ateneo napoletano ed accolto i tanti studenti, esperti e curiosi, giunti a rendere omaggio a colui che, da Carosello in poi, ha provato a cambiare il volto della pubblicità italiana: dapprima con gli spot semplici e fortemente evocativi, poi con l’invenzione dell’elevator, lo strumento di pubblicità dinamica che appare oggi sui moderni schermi televisivi durante un programma per promuovere quello successivo. A quasi 47 anni di carriera, infatti, Andreani non solo può sentirsi vicino alle nozze d’oro con la pubblicità ma può ammettere soprattutto di vantare un bagaglio di esperienze straordinario. Ha iniziato quando lo spot era ancora chiamato reclame, e le unici automobili con diritto di visibilità nella nostra televisione erano le Fiat. Un’arte, la sua, che come ha spiegato durante la discussione della tesi dal titolo “Io e la pubblicità” è stata sempre al servizio della pubblicità, quella vera e intrigante, dapprima bistrattata e intesa solo come fastidio dallo spettatore, poi riconosciuta come vero e proprio linguaggio, studiata, analizzata e indagata per scoprirne sempre di nuove. Attualmente, Andreani è in forza a Mediaset, sede negli ultimi mesi di continue polemiche circa le scelte di programmazione in occasione di importanti fatti di cronaca. «Non possiamo pensare che la gente torni a casa stanca e trovi in tv solo programmi impegnati – ha commentato – scegliere è possibile, perché non farlo?». La seduta di laurea di venerdì 20 febbraio, che ha visto la sua nomina come Dottore in Comunicazione, è iniziata con la proiezione di una rassegna di diverse immagini, partendo Andreani mentre riceve la laurea. (Foto Archivio) proprio da Carosello fino ai giorni nostri, testimonianza esplicita e tangibile dei continui cambiamenti della pubblicità italiana attraverso le emittenti commerciali ed è continuata poi con un discorso piacevole ed appassionante circa le tante esperienze dell’ad di Publitalia. Soddisfatti per questa iniziativa si sono detti tutti i massimi esponenti dell’ateneo napoletano, in primis Lucio D’Alessandro, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, secondo il quale: «Andreani rappresenta uno de personaggi più importanti della comunicazione pubblicitaria italiana, sicuramente la persona più indicata per ricevere questa laurea». Alessia Coscino [email protected] 3 ALLOGGI PER STUDENTI L’ORMA Ex Hotel Milano Terminus, Fieschine e Balbi 34 ospitano gli studenti stranieri Le nuove residenze universitarie genovesi Entro il 2010 verrà soddisfatta al 100% la domanda di alloggi per gli aventi diritto Manifestazioni in via Balbi. (Foto Marco Serretta) Inaugurazione Casa dello Studente Gastaldi. Ogni anno sono circa un milione gli studenti europei che si spostano da una nazione all’altra per motivi di studio e non sono pochi quelli che scelgono Genova come meta universitaria. Gli studenti Erasmus non sono gli unici: nel nostro Ateneo sono iscritti anche molti studenti extra Unione Europea. L’università della nostra città si è dovuta rimboccare le maniche per poter rispondere alle esigenze che gli studenti stranieri portano con sé insieme alla valigia (Foto ARSSU) e il bisogno di un alloggio economico è uno di questi. Lo scorso anno avevamo incontrato il dott. Rossi, direttore dell’Arssu, l’Azienda Regionale dei Servizi Scolastici e Universitari, il quale ci aveva raccontato i numerosi progetti, finanziati da Comune e Regione «per fare di Genova una città universitaria». Obiettivo principale: soddisfare al 100% la richiesta di alloggio per gli studenti aventi diritto, che siano italiani, europei ed extraeuropei. A distanza di circa due anni, possiamo affermare che questi sono stati in parte realizzati. Dopo un restauro durato circa due anni, il 30 giugno 2008, è stata inaugurata la Casa dello studente di Corso Gastaldi, che offre una disponibilità di centosessanta posti letto: centosedici camere singole e ventidue doppie. Grazie ai lavori iniziati nell’aprile 2006, finanziati dalla Regione Liguria, sono state realizzate dodici aule studio e sette aule informatiche: servizi fruibili da tutti gli studenti. Quella di Corso Gastaldi non è però l’unica: con una disponibilità di centododici camere, a non molta distanza, c’è la Casa dello Studente di Via Asiago. Anche qui le aule studio sono a disposizione di tutti gli studenti. Si contraddistinguono dalle due case le residenze studentesche distribuite per la città. Acquistate e restaurate dall’Arssu a seguito di un accordo con il Comune i Genova “per il Recupero del Centro Storico”, questi alloggi sono tutti nuovissimi e offrono ai loro inquilini ogni tipo di confort: dall’angolo cottura alle sale internet e Claudio Burlando consegna l’edificio agli studenti. studio. Tra queste, è stata inaugurata a gennaio una delle residenze di via Balbi, Ex Hotel Milano Terminus, abitata per lo più da studenti polacchi, albanesi e russi iscritti nell’Ateneo di Genova. La custode Luana, che vigila ogni mattina sull’ingresso della residenza ci racconta che questo edificio è abitato solo dagli studenti aventi diritto iscritti presso l’Università di Genova; gli Erasmus possono usufruire di queste alloggi solo se la richiesta di borse di studio è inferiore all’offerta, particolare che viene confermato anche (Foto ARSSU) da tre inquilini albanesi di passaggio. Con l’Ex Hotel Milano Terminus e le residenze di S. Maria del Castello, casa Paganini, Fieschine e Balbi 34, già a servizio degli studenti, insieme alla futura residenza di Vico Marinelle, l’Arssu entro l’anno accademico 2009/2010 potrà soddisfare il 100% della domanda degli studenti che fanno richiesta di alloggio, sperando che tra questi vi siano sempre più studenti stranieri! Giulia Piaggio [email protected] CONCORSO LETTERARIO Riparte il concorso letterario all’insegna degli esordienti Orme Oltremare 4° edizione Nuova sezione aperta alla fotografia (segue dalla prima) (...) Alice Cehovin con Giro d’Italia nei vicoli, Lucia Obbi, La rondine e il suo gatto, infine Beatrice Massaini, Vicoli e vincoli. Il successo dell’edizione 2008, che ha visto la partecipazione di centinaia di scrittori emergenti, e la crescita, anche numerica, avvenuta all’interno del gruppo, hanno fatto si che la quarta edizione del concorso letterario “Orme Oltremare” venisse riprogettata in maniera innovativa. Le modifiche più importanti rispetto alle edizioni precedenti vanno nel senso della migliore qualità offerta ai partecipanti, e nel senso del riconoscimento al lavoro dei giovani, con uno sbarramento di età ai 35 anni compresi: noi de “L’Orma”, gruppo composto da giovani, crediamo negli sforzi, e nei sogni, di coloro che sono il nostro futuro. Ma c’è di più: questa edizione prevede per la prima volta una sezione dedicata alla fotografia, che avrà il suo dovuto e largo spazio anche in sede di premiazione, inseguendo una apertura a tutte le forme d’arte che aspira ad essere più ampia possibile. Il tema dell’edizione 2009 è “Periferie”, scelto per la sua attualità – ricordiamo soltanto l’episodio delle rivolte nelle banlieue francesi del 2005, lampadina d’allarme per problematiche tutt’oggi affatto risolte – e per la sua universalità, quindi da intendersi nelle sue più larghe, simboliche e immaginifiche, accezioni. Periferie della vita e periferie del pensiero, ma, perché no, le stesse periferie dell’arte, parafrasando il titolo di un libro del grande poeta postmontaliano Vittorio Sereni, Gli immediati dintorni (1962) – della poesia appunto. Gli elaborati dovranno essere spediti all’indirizzo mail concorsoletterario@ lormaonline.com secondo le modalità specificate nel bando, dal 1 aprile al 31 luglio 2009. «Dopo l’esperienza positiva dell’anno scorso abbiamo deciso di introdurre delle novità. Innanzi tutto è stata circoscritta l’età dei partecipanti. Abbiamo ritenuto che potesse fungere da stimolo per i giovani autori sapere di competere con scrittori co- etanei e non troppo esperti, allo stesso tempo è anche un incoraggimento a mettersi alla prova. Verrà data inoltre la maggiore visibilità possibile al maggior numero di opere, quelle ritenute meritevoli naturalmente, sia letterarie che fotografiche, sul nostro sito www.lormaonline.com. Il concorso fotografico è invece una esperienza nuova che speriamo riscuota successo. Il tema è comune per entrambe le categorie a dimostrazione che una stessa parola può avere una interpretazione plurima e differente che può trovare eco sia nelle parole che nelle immagini», quanto afferma la presidentessa Alessandra Vignoli promuovendo il concorso. Per maggiori informazioni e per scaricare il bando completo invitiamo calorosamente a contattarci, e a consultare il nostro sito www.lormaonline.com alla voce “Concorso Orme Oltremare”. Auguriamo a tutti una buona partecipazione! Mirko Risso [email protected] La Presidentessa Alessandra Vignoli durante la premiazione della fortunata edizione “Orme Oltremare” 2008. (Foto Stefano Risso) SPECIALE ESTERO 4 L’ORMA 162 corsi di laurea, formazione di Grado, Post-grado e dottorato Università Spagnola “sotto processo” In corso l’adeguamento ai parametri dell’ Unione Europea Facciata dell’Università di Salamanca Italia e Spagna provano una spiccata attrazione l’una per l’altra: così ci dicono i dati sulla mobilità studentesca e guardando alle loro realtà universitarie emergono somiglianze nelle modifiche in corso e nelle proteste di fronte alle innovazioni che si stanno introducendo. Il sistema universitario spagnolo prevede che siano gli atenei ad indicare (Foto Chiara Cifatte) il numero di posti disponibili per le immatricolazioni, ma l’accesso è regolato da prove d’ammissione con graduatorie stilate a livello nazionale. Per gli studenti provenienti da altri paesi dell’Unione Europea sono invece le singole università che decidono se effettuare esami d’ingresso e di verifica delle conoscenze linguistiche. L’organizzazione attuale, in via di esaurimento, si compone di un primo ciclo di studi di 3 anni, al termine del quale si ottiene la Diplomatura e i 2 anni successivi che conducono alla Licenciatura. Entro il 2010, con l’attuazione del Processo di Bologna, firmato nel 1999 dai paesi dell’UE per rendere i titoli di studio equiparabili tra Stati membri, il primo livello di formazione accademica, Grado, durerà 4 anni e terminerà con la licenciatura, eliminando i diplomi di formazione tecnica. Il Post-grado, di 2 anni, consisterà in master. Gli interessati alla ricerca concorrono per i dottorati che si concludono con una tesi e rilasciano il titolo di “doctor”. Dal 2001 si utilizzano i crediti ECTS (European Credit Transfer System) e gli esami sono scritti, i voti vanno da 5,“aprobado” a 10 “Matrícula de Honor”. Il fatto che nei gradi di studio precedenti il dottorato non venga prodotta una tesi non deve far pensare che gli studenti spagnoli leggano, ripetano e basta: ogni esame prevede una parte pratica con lavori di gruppo ed esposizioni in aula. Per l’abilitazione alla professione non sono previsti costosi esami di Stato… almeno per ora. Il “Plan Bolonia” ha suscitato ferventi proteste con manifestazioni e occupazioni a cui han preso parte studenti e professori che vedono con preoccupazione la partecipazione dei privati al sistema universitario pubblico e denunciano l’aumento dei costi per il post-grado come una penalizzazione per le classi sociali più basse. Per far fronte all’aumento dei costi sono previste delle borse “becas-préstamos” che il laureato dovrà restituire con interessi salvo nel caso in cui non abbia trovato un lavoro ben remunerato nei 15 anni seguenti la laurea. Preoccupazioni derivano dai criteri scelti dall’ Agencia Nacional de Evaluación de la Calidad y Acreditación (ANECA) preposta alla valutazione dei corsi: secondo i movimenti di protesta le facoltà umanistiche corrono il rischio di essere svantaggiate perché meno funzionali agli interessi delle grandi imprese economiche. Il ministro della scienza e dell’innovazione Cristina Garmendia ha dichiarato «Il processo di Bologna è irreversibile, ma non implicherà una mercificazione dell’Università». Il Governo, pur aderendo alle direttive dello Spazio Europeo di Educazione Superiore, prevede fasi intermedie e un continuo confronto con il Consiglio delle Università. Chiara Cifatte [email protected] Biblioteca Pubblica di Salamanca (Foto Chiara Cifatte) INTERVISTA Cosa può offrire un ateneo pubblico spagnolo di provincia ad uno studente italiano Nella terra del Chisciotte Corinna Sperotto, ex della Cattolica di Milano, racconta la sua esperienza della tua esperienza? «All’inizio era tutto stupendo, anche se a volte mi mancavano famiglia, amici e fidanzato. Ho trovato tanta gentilezza e disponibilità, la famosa ospitalità spagnola, il clima, il cielo sempre azzurro, muoversi a piedi, svegliarsi all’ultimo perché la facoltà è a cinque minuti... un sogno per una studentessa pendolare fuori sede». La Facoltà di Lettere dell’Universida de Castilla - La Mancha (Foto Annalisa Rizzo) Spesso si pensa che le università private vivano una situazione migliore e possano essere più “competitive” nel confronto con l’estero. Corinna Sperotto dopo ha scelto di lasciare definitivamente Milano per Madrid e laurearsi in Filologia Hispanica. Perché hai scelto di partire per l’Erasmus e perchè la UCLM, Universidad de Castilla - La Mancha? «Ero al secondo anno di Lingue e Letterature straniere e sin dell’inizio i pro- fessori ci avevano spronato a partire. Le opzioni possibili erano solo quattro: Madrid, troppo cara, Alicante senza esami convalidabili e Siviglia, lontana dal castigliano standard. Quindi scelsi Ciudad Real, una piccola cittadina ad un’ora da Madrid con appena 60mila abitanti. L’ideale per staccare da Milano e vivere nella Tierra del Quijote». Il primo impatto: quali sono state le cose che ti hanno colpito di più, nel bene e nel male, all’inizio Finita la borsa Erasmus hai scelto di restare in Spagna abbandonando la tua carriera universitaria italiana a pochi esami dalla fine della Laurea triennale: perchè una scelta così radicale? «Ho pensato: dove posso imparare meglio la lingua, la cultura e la letteratura spagnola che qui? Il mio sogno fin da piccola era diventare insegnante di lingue ed il destino ha voluto che fosse lo spagnolo. Inoltre c’erano l’appoggio incondizionato di mia madre, l’essere single, il costo della vita più basso rispetto a Milano e la chance di avere una laurea quinquennale, senza gli inconvenienti del 3+2». Sei ancora convinta di aver fatto la scelta giusta? «Continuo per la mia strada convinta di aver fatto la scelta giusta. Certo, la lontananza da casa si fa sentire e vivere sola con compagne d’appartamento che non conosci è una continua sfida. Ma se tornassi indietro rifarei lo stesso». Cosa consiglieresti agli studenti che stanno pensando alla Spagna come meta Erasmus? «Non posso che consigliare l’Erasmus a tutti, in qualunque Paese. Per quanto riguarda la Spagna è il paese del divertimento ma bisogna anche lavorare duro. L’Erasmus è un’esperienza unica, che tira fuori il meglio e il peggio di ognuno, non importa se si rimane indietro con esami e tesi, l’importante è quello che realmente siete e sapete. Tra dieci anni a nessuno interesserà dove, quando e come vi siete laureati, ma se siete davvero bravi nel vostro lavoro». Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Tornerai in Italia? «Il futuro prossimo é in direzione opposta all’Italia: a settembre andrò sei mesi in Portogallo e poi altri sei mesi in Messico. Per ora il ritorno in patria non è una priorità, ma chissà che un giorno... per ora rimango aperta a ogni opportunità». Quali sono secondo te i problemi più gravi dell’Università italiana e quali invece i punti da valorizzare? «I problemi dell’università italiana sono evidenti: mancanza di fondi, di programmi di studi stabili e indirizzati all’ambito lavorativo, mancanza di motivazione da parte di studenti e professori, la disuguaglianza fra università e titoli di studi, il clientelismo. Il nostro punto di forza: l’ottima preparazione teorica dei nostri professori che si trasmette ai buoni studenti, che magari con un’esperienza all’estero potrebbero apprezzare e migliorare il nostro Paese». Annalisa Rizzo [email protected] SPECIALE ESTERO L’ORMA 5 Accanto all’università statale la Francia ha una vasta scelta per l’offerta formativa Il sistema francese Lo studio si svolge all’università attraverso i Travaux Dirigés Appena usciti dalla maturità gli studenti francesi si interrogano sulle scelte per il futuro. Non solo possono scegliere fra diverse facoltà universitarie, ma hanno anche una vasta gamma di alternative: grandi scuole, scuole per brevetti professionali (BTS), diploma universitario tecnico (DUT), istituto universitario professionale (IUP). Per quanto riguarda le università, in Francia i finanziamenti provengono in gran parte dalla regione più che dallo stato e a regione ricca corrisponde una più vasta offerta formativa. Le tasse universitarie, però, si pagano in base al reddito familiare. Solitamente le facoltà sono raggruppate in campus con accanto gli alloggi: il campus a sua volta è diviso in area umanistica e area scientifica. Per alcuni indirizzi molti francesi preferiscono i corsi degli istituti professionali e tecnici come BTS, DUT e IUP. Questi ultimi affiancano lo studio teorico all’esperienza che arricchisce maggiormente il curriculum di un ingegnere, un chimico o un giurista. Le grandi scuole, invece, sono fondazioni private che offrono corsi in Commercio, Ingegneria (Politecnico) e Scienze politiche. Sono prestigiose e quindi esclusive: la selezione si basa sul voto di maturità e sulle graduatorie calcolate sulla media di esami scritti e orali riguardanti le materie di indirizzo e le motivazioni dello studente a entrare nella scuola. Ammesso che si entri, il costo complessivo della formazione è superiore a quello universitario, ma alla fine della scuola si ha una grande probabilità di essere subito inseriti nel mondo del lavoro e avere una professione ben retribuita e stabile. Vista la possibilità di scegliere le grandi scuole, l’università statale solitamente non vincola le facoltà al numero chiuso, tranne nel caso di alcuni insegnamenti prestigiosi come Medicina all’università di Lione. L’organizzazione dell’anno accademico è comune sia alle grandi scuole che all’università: le lezioni si T.D. all’università. svolgono da settembre a metà maggio, mentre i periodi per gli esami sono concentrati in una o due settimane a fine semestre in cui ogni giorno c’è una prova scritta di non più di due ore. La settimana prima degli esami le lezioni sono sospese per permettere agli studenti di prepararsi. Si studia molto sugli appunti, quindi è importante frequentare perché i libri non bastano. Ad aiutare gli universitari ci sono i Travaux Dirigés (TD), gruppi di lavoro di poche persone in cui il professore una o due volte a settimana chiarisce e approfondisce le lezioni, oltre a dare esercizi che corregge in classe. La struttura complessiva dei corsi è distribuita su tre anni per la licence che corrisponde alla laurea breve e sui due di master, ovvero la laurea specialistica. Per superare ogni semestre è necessario avere una media dei voti non inferiore a dieci su venti, altrimenti si accede (Foto Archivio) al semestre successivo, ma l’anno dopo si deve ripetere il semestre non superato. Si può provare a recuperare gli esami in due sessioni speciali a fine giugno e a inizio settembre, anche perché se si hanno entrambi i semestri non superati non si può accedere all’anno successivo. Pierre Hernandez [email protected] Agnese Campodonico [email protected] INTERVISTA Confronto con l’Italia nell’intervista a chi ha trascorso Oltralpe un intero anno accademico La Francia secondo Federica «Attenzione alle politiche sociali, sostegno ai giovani e più meritocrazia» il sostegno di studenti e di giovani. Il sistema bancario prevede sconti e agevolazioni sui conti appena aperti. Il sistema ferroviario poi, a mio avviso, propone tariffe un po’ elevate, ma bisogna riconoscere che i servizi forniti sono buoni e anche in questo caso sono previste agevolazioni per i giovani e gli studenti». Campus a Strasburgo. Allontanarsi dalle cose aiuta a vederle più nitide, si dice. In questo caso la distanza chilometrica tra Sassari, città nel cuore della Sardegna, e Toulouse, terra francese a un passo dai Pirenei, ha aiutato Federica a costruirsi un’idea chiara delle differenze e somiglianze che intercorrono tra i due paesi, “universitariamente” parlando. Federica ha infatti trascorso un anno di studio presso l’Université des Sciences Sociales di Toulouse, nel sud della Francia, grazie alla borsa vinta nell’ambito (Foto Archivio) del progetto Erasmus per la sua facoltà, Scienze Politiche. A lei abbiamo fatto cinque domande a bruciapelo, invitandola a rispondere di getto, senza troppo riflettere, per tracciare un ritratto il più possibile spontaneo e obiettivo (per l’occhio italiano s’intende) del sistema francese. Che cosa ti ha colpito, al primo impatto, dell’università d’Oltralpe? «Penso che sia maggiormente orientata verso politiche sociali, soprattutto per Un aspetto dell’organizzazione che importeresti senza esitazione nelle università italiane? «I cosiddetti “travaux dirigés”. I TD sono una forma d’insegnamento tipicamente francese che permette di applicare le conoscenze apprese durante i corsi teorici in esercitazioni pratiche o di introdurre nozioni approfondite. Gli studenti lavorano individualmente alla presenza del professore, che interviene per aiutare o correggere gli esercizi. I TD prevedono gruppi di lavoro ridotti, proprio per consentire all’insegnante di seguire passo passo ogni allievo e intervenire sulle singole difficoltà. Due per semestre sono normalmente obbliga- tori (per lo meno nelle facoltà di giurisprudenza ed economia di Toulouse) e sono equiparati ai nostri “seminari”, ma senza dubbio si tratta di strumenti molto più interattivi e quindi più utili per un apprendimento pratico delle singole materie. Insomma si ha la sensazione di applicare davvero quello che si studia sui libri». Tocchiamo un tasto potenzialmente dolente…il rapporto preparazione-valutazione agli esami: trovi più o meno meritocratico il sistema francese rispetto al nostro? E perché? «Trovo il sistema francese più imparziale. Per gli esami scritti nessuno studente è tenuto a fornire il proprio nome, ma un codice identificativo. E anche agli orali non ci si presenta col classico libretto che raccoglie tutti i voti, ma solo col tesserino universitario che attesta il diritto a sostenere la prova. Nient’altro. Il problema consiste semmai nel fatto che a nessuno viene dato il massimo punteggio attribuibile (20/20), poiché si ritiene che solo il docente possa avere una preparazione così ele- vata. Tutto sommato penso che questo sistema sia leggermente più meritocratico rispetto a quello italiano». Rimanendo sul tema della preparazione, trovi sia più facile in terra francese l’accesso al mondo del lavoro dopo la laurea? «Senza dubbio si acquisisce una maggiore preparazione pratica e si usufruisce più comunemente del contatto tra università e aziende». Se avessi l’opportunità di proseguire gli studi all’estero sceglieresti ancora una volta la Francia? «Sì, vorrei seriamente tornarci per altri tipi di esperienze che possano arricchire il mio curriculum: adoro il sistema francese!». Troppo breve l’intervista per essere un ritratto dell’università dei nostri cugini d’Oltralpe. Ma forse uno schizzo, disegnato dalle parole di Federica, di come funziona. Un risultato, in effetti, molto francese. Francesca Garré [email protected] SPECIALE ESTERO 6 L’ORMA Tre livelli caratterizzano il sistema universitario canadese Come studiare in Canada I campus offrono servizi anche per la vita extra-accademica Una delle sedi universitarie di Ottawa. Le università canadesi sono fondazioni pubbliche o private che offrono un’ampia scelta di studi, ma hanno tutte tre livelli caratterizzanti, per ciascuno dei quali il titolo di livello inferiore è prerequisito per accedere allo stadio superiore: sono Bachelor, (Foto Stefano Lupo) Master e Doctoral. La durata e le competenze dei diversi cicli sono variabili rispetto alle diverse province in cui è organizzato amministrativamente il Canada e anche fra un ateneo e l’altro. In generale i corsi Bachelor rappresentano il primo livello di istruzione universitaria dopo il diploma di scuola superiore, possono avere durata triennale o quadriennale e rilasciano diplomi di primo ciclo. I corsi Master rappresentano il secondo livello di istruzione, durano un anno e rilasciano un diploma di secondo ciclo. Al Doctoral si può accedere dopo aver conseguito un Master e di solito ha una durata di tre anni. Le università canadesi, però, non si limitano a offrire solo lauree, ma organizzano corsi che conducono a diplomi o certificati, per i quali sono necessari uno o due anni di studi in una determinata disciplina. Ogni università stabilisce autonomamente le regole di ammissione; di norma si procede ad un attento esame delle domande di ammissione e dei curricula dei candidati. Gli studenti stranieri devono essere in possesso di un diploma che corrisponda alla scuola superiore canadese, mentre non è fra i requisiti obbligatori la conoscenza di una delle due lingue ufficiali. Il primo anno si può usufruire di alcuni servizi di orientamento fra cui tavoli di lavoro e consulenti che aiutano a decidere il percorso formativo più idoneo. Comunque durante tutto l’arco della carriera universitaria si può disporre di servizi di tutorato e assistenza. Le tasse possono variare in base alla località, all’istituzione e al programma scelto. Il Canada dispone di numerose borse di studio offerte in parte dallo Stato e in parte da fondi privati, quali fondazioni o industrie. Inoltre, ogni anno, tutte le province offrono agli studenti prestiti a tasso agevolato che prevedono la restituzione di parte del prestito quando si comincia a lavorare e ad avere uno stipendio e comunque non prima di sei mesi dalla fine degli studi. Il Ministero degli Affari Esteri canadese offre alcune borse di studio agli studenti provenienti dall’Italia che partecipano a programmi di scambio universitari. Tutte le università canadesi forniscono agli studenti iscritti a tempo pieno all’università alcune possibilità di alloggio nei campus. Tuttavia, i posti disponibili sono pochi e le liste d’attesa molto lunghe. Esistono possibilità di alloggio anche per studenti stranieri purché si pianifichi per tempo il soggiorno e si inoltri la richiesta di alloggio con largo anticipo. Un’alternativa valida è l’alloggio presso famiglie. I campus sono provvisti di librerie, servizi di tutorato e centri di orientamento post laurea. C’è anche spazio per la vita extra-accademica: si può entrare in una delle tante squadre sportive dell’università o interuniversitarie, partecipare ad attività ricreative o fare un salto al fitness centre, se l’università ne è dotata. Fonte principale: www.er-go.it. Per ulteriori approfondimenti si consiglia il sito delle novantaquattro università canadesi associate: www.aucc.ca. Agnese Campodonico [email protected] INTERVISTA L’importanza delle lezioni-seminario per coinvolgere gli studenti Stefano Lupo racconta l’università canadese L’esperienza di uno studente italiano all’università di Ottawa Stefano Lupo, 23 anni, è nato a Genova ed è iscritto all’Università di Genova, Facoltà di Scienze Politiche, corso di Laurea specialistica in Politiche ed Economia del Mediterraneo. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche, curriculum Organizzazioni e Relazioni Internazionali, nel 2007: é arrivato all’Università di Ottawa il 28 Agosto 2008 e rimarrà fino al 2 Maggio 2009. Racconta così la sua esperienza in Canada. Puoi confrontare il sistema universitario canadese con quello italiano? «Il sistema universitario canadese è strutturalmente diverso da quello italiano. Lo studente viene coinvolto maggiormente nella vita dell’università e nella partecipazione alle lezioni, che non sono mai unicamente frontali come in Italia, ma strutturate sulla base di un continuo dialogo e interazione con il professore. Lo studente è così più motivato allo studio. L’età media dei professori è di circa 10-15 anni inferiore a quella dei professori italiani. Questo non è da interpretare necessariamente come un evento positivo, ma sicuramente il ridotto scarto di età tra professore e studente favorisce una maggiore comprensione. Lo studente è monitorato nei suoi studi attraverso continue prove e letture, con un solo esame finale; sembra quasi di tornare al Liceo: mia personale opinione è che questo risulti un minimo stressante rispetto al sistema italiano. Unica pecca del sistema canadese è l’enorme costo del materiale didattico, in primo luogo i libri». Com’è stato il primo impatto con l’università? Hai trovato chi ti aiutava a orientarti? «Dopo una fisiologica settimana di ambientamento ho ampiamente superato il disagio e le difficoltà dovute all’essere in un altro continente e in un’altra università e dover praticare due lingue, inglese e francese, perché l’Università di Ottawa è la più grande università bilingue d’America. Lo studente è tutelato ed aiutato nelle sue scelte, dovunque domande e perples- sità sono accolte con cortesia. È in funzione anche un servizio di tutor che fornisce adeguate risposte ai dubbi dello studente straniero». La tua preparazione italiana ti ha aiutato negli studi? «Diciamoci la verità, lo studente italiano è lasciato completamente solo nel sistema universitario, quindi sviluppa una particolare capacità di adattamento nel districarsi tra le mille difficoltà della vita universitaria; pertanto qui ad Ottawa ho come avuto l’impressione di essere letteralmente “viziato”: no preoccupazioni, no ritardi, nessun problema. La naturale capacità dello studente italiano a barcamenarsi in tutto non serve. Semplicemente qui non ti lasciano da solo. Per quanto riguarda la preparazione universitaria e culturale vera e propria, trovo che lo studente italiano sia mediamente più preparato di quello nordamericano, soprattutto in Storia, al di fuori della Storia Americana vige una pressoché totale ignoranza, e in Geografia, qui proprio non sanno nulla di Stefano Lupo. nulla. Per il resto, essendo la totalità degli esami strutturati su prove scritte, penso che lo studente nordamericano non sviluppi adeguate capacità espositive orali. Positivo, invece, il fatto che lo studente americano non sia costretto allo studio mnemonico di libroni immensi, ma venga maggiormente stimolato tramite un approccio seminariale delle lezioni. Credo che complessivamente la mia preparazione di base mi abbia aiutato molto». Descrivi la vita extra-accademica di un universitario (Foto Archivio) straniero in Canada? «La vita extra-accademica a Ottawa è piuttosto tranquilla: tonnellate di pub, qualche discoteca, generalmente la gente è molto simpatica e si organizzano molte feste in casa, che poi è l’unico modo per tirare fino a tardi visto che tutto chiude alle due! Si conoscono molti studenti stranieri, quasi tutte le mie amicizie sono studenti stranieri». Pierre Hernandez [email protected] Agnese Campodonico [email protected] SPECIALE ESTERO L’ORMA 7 Un sistema simile a quello italiano con regole più severe Studiare in Austria Impossibile rifiutare i voti e sostenere gli esami più di quattro volte Interno della Facoltà di Innsbruck. L’inchiesta riguardo ai sistemi di studio stranieri si sposta anche sui nostri “vicini di casa” al di là del Brennero, in Austria, dove il folklore tirolese abbraccia un’istruzione molto simile a quella italiana, presentando, però, alcune peculiarità. Per capire meglio come sia strutturato il sistema (Foto Archivio) universitario in Austria, è necessario premettere che gli studi superiori si dividono in: Universitaeten e Fachhnochschulen. Le prime, le “Universitaeten” (università), si differenziano in facoltà tradizionali come Economia, Scienze sociali, Scienze naturali, Lingue eccetera, e in università che offrono percorsi di studio specialistici come nella medicina oppure nelle arti: musica, disegno industriale, arti visive; i secondi, invece, “Fachhochschulen”, sono istituti di indirizzo scientifico, fortemente orientati sull’acquisizione di competenze professionali e al rapido inserimento nel mondo del lavoro con corsi più brevi rispetto a quelli universitari. Da ormai dieci anni il sistema d’istruzione austriaco ha adottato nei propri corsi di studio, medicina e odontoiatria a parte, la struttura a due cicli “Bachelor/Bakkalaureus” e “Master/Magister”: i corsi di laurea di primo livello richiedono dai tre ai quattro anni di studio, grazie ai quali si consegue il titolo Bakkalaureus (baccelliere); questa prima fase è necessaria per accedere al secondo ciclo, che richiede uno o due anni di studio, al termine dei quali viene acquisito il titolo Magister (laureato). Per quanto riguarda il dottorato (PhD), che a sua volta richiede il possesso di una laurea di secondo livello, sono necessari dai due a più anni di studio, a seconda del settore, per poi riceve la nomina di Doktor (dottore). Come funziona il sistema d’istruzione nella pratica? Così come in Italia, anche in Austria il lavoro dello studente viene misurato tramite l’accumulo dei crediti formativi con il sistema ECTS (“European Credit Transfer and Accumulation System”), che è ampiamente utilizzato nei corsi di laurea di primo, secondo livello e nei programmi di dottorato di tutte le università e Fachhochschulen. L’anno accademico si divide in due semestri, quello invernale (Wintersemester) inizia ad ottobre e termina a fine gennaio, mentre il secondo semestre (Sommersemester) dura da febbraio a fine settembre. Sebbene la struttura austriaca assomigli a quella italiana, è importante parlare anche della questione degli esami, il culmine dello studio: questi possono essere in forma orale, scritta e basarsi in parte su esercitazioni pratiche, non è possibile rifiutare i voti e si possono tentare per un massimo di quattro volte, pena l’espulsione dalla facoltà. Il sistema di votazione adottato è numerico, con la particolarità dell’affiancamento di giudizi che variano da 1 (“sehr gut” – “molto buono”) a 5 (“nicht genuegend” – “insufficiente”). I corsi, invece, sono organizzati in attività teoriche (VO – “Vorlesungen”), esercitazioni pratiche (UE – “Übungen”) e seminari (SE – “Seminaren”), mentre i programmi di studio sono costituiti da corsi obbligatori (“Pflichtfächer”), integrativi delle materie principali (“Wahlfächer”) e corsi facoltativi (“Freifächer”). Si può dire, dunque, che il sistema universitario austriaco è molto simile al nostro, anche se fortemente caratterizzato dall’ indole numero uno della società austro tedesca: la disciplina. Forse che un po’ di severità aiuti a non andare alla deriva in un settore tanto importante? Roberta Saettone [email protected] INTERVISTA Da Genova ad Innsbruck L’esperienza di Erica Autelli «Il primo giorno in facoltà è stato traumatico» Leopold Franzens Universitat di Innsbruck. Erica Autelli è nata a Genova, ma studia da ben cinque anni in quel di Innsbruck per diventare insegnante. Ha 23 anni e le idee ben chiare riguardo al suo futuro, tanto da avere il coraggio di trasferirsi all’estero definitivamente per studiare e, un domani, per lavorare nel campo dell’istruzione: la sua ambizione è quella di insegnare al liceo, per cui studia inglese e italiano in aggiunta a pedagogia. Sentiamo cosa può dirci di più. Cosa puoi dirci del sistema universitario in Austria? «Oltre ai cicli Bachelor/Master, vi sono studenti, io inclusa, che studiano ancora (Foto Archivio) secondo il sistema universitario composto da 5 anni, per ottenere il titolo di “Magister”, ma non tutti gli studi sono organizzati in questo modo: ad esempio, gli studenti di medicina seguono un corso di studi di sei anni. Anche se il sistema universitario austriaco diventa più conforme alle altre università europee, vi sono comunque delle particolarità che è necessario segnalare, ad esempio gli esami, che si possono dare al massimo quattro volte, con consecutiva espulsione dalla facoltà con il fallimento della quarta prova; inoltre, a differenza del sistema universitario italiano, non vi è la possi- bilità di rifiutare i voti». Per quale motivo hai deciso di trasferirti all’estero per studiare? «Mi sono trasferita in Austria principalmente per poter convivere con il mio ragazzo, che proviene dalla Germania, abbiamo dunque cercato una via di mezzo. Inoltre, ho sempre provato un certo fascino per le lingue. Qui ho avuto la possibilità di migliorare il mio tedesco e di studiare sia italiano che inglese per diventare insegnante». Conoscevi già la lingua prima di trasferirti? «Sono venuta in Austria dopo tre anni di studio di tedesco al liceo, dunque il mio tedesco non era molto buono, ma conoscevo le espressioni principali. Non credo che sarebbe stato molto semplice trasferirsi senza avere alcuna conoscenza della lingua, anche perché l’università richiede un certo livello di competenza linguistica (C1), per cui è necessario essere preparati per poter superare l’esame e diventare uno studente riconosciuto a tutti gli effetti dall’università». In Austria sono presenti i campus universitari oppu- re è necessario trovarsi un alloggio da sé? «Vi sono diversi campus qui a Innsbruck. E’ comunque possibile cercarsi un altro alloggio, che si può trovare tramite un giornale settimanale oppure con l’aiuto dell’università». Com’è stato il primo giorno a Innsbruk? E in università? «La prima volta che sono venuta a Innsbruck era con il mio ragazzo, per iscriverci all’università; siamo scesi da Brennero in macchina e il termometro segnava 35 gradi. Era una giornata stupenda e sono rimasta affascinata dalla città e dal suo paesaggio. Il primo giorno all’università è stato traumatico perché il mio certificato di lingua C1, svolto al “Goethe Institut” di Genova, non è stato riconosciuto, quindi ho dovuto ripetere l’esame a Innsbruck, secondo altre procedure. Alla fine, comunque, l’esame austriaco è risultato essere molto più facile di quello fatto in Italia!» Che tipo di rapporto c’è tra università e lavoro? Gli studenti vengono messi in contatto con qualcuno? Erica Autelli. (Foto Archivio) «L’università sta sviluppando un centro d’informazione per il lavoro, ma ciò non mi riguarda, dato che voglio diventare insegnante. L’università provvederà ad organizzarmi l’anno di tirocinio, dopodiché sarò io a dover prendere in mano io la situazione». Cosa pensi, invece, del sistema universitario italiano? «Non ho mai studiato in Italia, ma secondo quello che ho sentito, si sente di più la mancanza dei soldi nelle università italiane che in quelle austriache». Roberta Saettone [email protected] SPECIALE ESTERO 8 L’ORMA Come funziona il sistema universitario di fiamminghi, valloni e di Bruxelles Belgio: un altro approccio allo studio Esami più difficili, ma più disciplina: ecco perché ci si laurea prima Tre regioni compongono il Belgio, diverse per lingua e per cultura: le Fiandre a nord con una popolazione di lingua fiamminga, la Vallonia a sud, totalmente francofona, e la regione di Bruxelles al centro, ufficialmente bilingue. Stretto tra la Francia, la Germania e i Paesi Bassi, il minuscolo Lussemburgo e il freddo mare del Nord, questo piccolo paese (misura circa 1/10 del territorio italiano) è particolarmente interessante per chi lo visita proprio grazie alle differenze linguistiche e culturali che lo contraddistinguono e che derivano dall’antica distribuzione sul territorio belga di due popolazioni di diversa stirpe. Al di là di queste differenze, intrinseche nella realtà belga, il sistema universitario è simile in tutto il paese: quattro sono i cicli di insegnamento offerti dall’università, a seconda delle aspirazioni e della facoltà scelta. Il primo ciclo, che possiamo in parte paragonare alla nostra cosiddetta “laurea triennale”, porta il nome di candidature, o kandidatt, e dura due o tre anni. Ricopre solitamente un campo multidisciplinare di studi e comprende un numero di esami minore rispetto all’università italiana. Il secondo ciclo è una sorta di “specializzazione”: dura altri due o tre anni ed è il momento in cui gli studenti si dedicano ad una precisa area di studio. Alla fine di questo ciclo, si ottiene una licenza (licentiaat) o un titolo professionale (come farmacista, medico o medico veterinario). Il terzo ciclo corrisponde in linea di massima al nostro “dottorato”: richiede cinque o sei anni in cui gli studenti dedicano studi e ricerche ad una disciplina specifica. Al termine di questo ciclo, esattamente come accade in Italia, si lavora ad una tesi di dottorato che poi si discute pubblicamente. Il quarto ciclo consiste in un esame che permette agli studenti con dottorato di ottenere una qualificazione che consenta loro di insegnare ad un livello superiore secondario. Visto così, il sistema universitario belga non sembra poi differire molto dal nostro. Cosa cambia realmente? Pur essendo in numero minore, si può dire che in Belgio gli esami siano tendenzialmente più difficili rispetto ai nostri. Solitamente, si tratta di test scritti, con domande a risposta aperta sul programma svolto. A volte, il professore permette agli studenti di consultare appunti e dispense: in questo caso però le domande corrispondono spesso a veri e propri “case studies”, che necessitano quindi di buone capacità di ragionamento e di utilizzo delle fonti, oltre alle conoscenze acquisite attraverso lo studio. È, inoltre, tendenzialmente più arduo prendere voti alti rispetto alla media dell’università italiana. Ma nonostante l’evidente difficoltà del sistema universitario belga, la frequente organizzazione di attività pratiche e ricerche di gruppo stimola l’interesse degli studenti, che partecipano alle lezioni con maggiore motivazione, affrontando così gli esami con più facilità. E l’approccio allo studio differisce sensibilmente da quello dello L’Università di Leuven nelle Fiandre. studente medio italiano: anche perché in Belgio ci sono due sessioni d’esame, a gennaio e a giugno, e la data della prova è unica (una per sessione) ed uguale per tutti. Ciò impedisce di rimandare all’infinito la laurea e permette di conseguire l’agognata pergamena in (Foto Archivio) tempi considerevolmente minori. Per informazioni sul sistema universitario belga, consultare il sito http://www. efors.eu/belgio-sistemauniversitario. Francesca Lodigiani [email protected] INTERVISTA Intervista ad una studentessa che ha trascorso sei mesi in un’università belga Studenti preparati per il futuro «In Belgio l’università ha una più stretta relazione con il lavoro» «Sicuramente quello belga. Proprio per il tipo di preparazione che ho descritto, nel sistema universitario belga si rileva infatti un’evidente e più stretta relazione con il mondo del lavoro, per il quale si è più pronti con un tipo di istruzione di questo genere». L’Université LIbre de Bruxelles. Giada ha 27 anni e, nel 2007, ha avuto l’opportunità, grazie al progetto Erasmus, di trascorrere sei mesi presso una delle più importanti università del Belgio, l’Université Libre de Bruxelles. L’abbiamo incontrata per chiederle di raccontarci la sua esperienza e di darci la sua opinione riguardo al sistema universitario di questo paese. Giada, cosa ne pensi, data la tua esperienza, del sistema universitario belga confrontato con quello italiano? «A livello di organizzazione amministrativa non ho trovato il sistema universitario belga particolarmente efficiente. Il piano è lo stesso rispetto a quello italiano, mentre come preparazione è piuttosto evidente che si tratta di due differenti siste- (Foto Archivio) mi universitari. L’ULB (Université Libre de Bruxelles) è improntata ad una preparazione costituita da solidi basi teoriche, supportate però da analisi di casi pratici, sviluppo di lavori di gruppo o di progetti individuali». Quale dei due sistemi prepara, secondo te, in maniera migliore gli studenti al futuro lavorativo che li attende alla fine degli studi? Come si svolgono le prove d’esame in Belgio? Per quanto hai potuto vedere, gli esami sono più o meno difficili rispetto ai nostri? «Spesso, in molti paesi, gli studenti Erasmus sono facilitati in sede d’esame. Invece all’Université Libre de Bruxelles, almeno nei corsi che ho frequentato e per quanto ho potuto vedere, non viene fatta distinzione di nessuna sorta tra studenti stranieri e belgi. Gli esami sono in linea di massima abbastanza difficili, pochi orali e molti scritti; posso dire che si tratta di prove serie e i voti sono tutti meritati». Ci sono molti studenti universitari che vivono da soli? «La maggior parte». E’ facile per uno studente trovare un alloggio? I costi sono molto alti? «Trovare alloggio è abbastanza facile; infatti, ci sono molti annunci, anche all’università, oltre ad un servizio di supporto per la ricerca di un alloggio. Alcuni hanno diritto ad una stanza in residenza, generalmente situata all’interno del campus o nelle immediate vicinanze». Hai avuto modo di beneficiare di qualche agevolazione in quanto studentessa presso un’università belga? Insomma, fuori dalle righe, perchè si dovrebbe andare a studiare in un paese famoso soprattutto per le frequenti precipitazioni meteo? «No, direi proprio di no. Per quanto riguarda gli esami, erano previste penalizzazioni anche per errori lessicali e di ortografia... ma sicuramente ne è valsa la pena per i mille risolti positivi, esperienza di vita impagabile!» Francesca Lodigiani [email protected] SPECIALE ESTERO L’ORMA 9 Sono venti le facoltà riconosciute, 130mila gli iscritti ai politecnici La Finlandia Attenzione al mondo del lavoro e alla vita di gruppo In Finlandia l’istruzione di livello superiore viene impartita da Università e Politecnici. Le Università rivolgono generalmente la propria attenzione in modo particolare alla ricerca e alla sperimentazione, mentre i Politecnici costituiscono un’alternativa legata in modo più diretto ed immediato al mondo del lavoro e all’acquisizione di competenze professionali. L’istituzione dei Politecnici è piuttosto recente e risale agli anni ’90: ad oggi la Finlandia ospita in totale 29 Politecnici, a testimonianza del successo di tale iniziativa. Le facoltà riconosciute in Finlandia sono 20: 10 multidisciplinari, 3 ad orientamento tecnologico, 3 riguardanti tematiche economiche e di gestione aziendale e 4 accademie d’arte. Gli studenti iscritti alle università sono circa 170.000 oltre ai 130.000 studenti iscritti a politecnici (complessivamente circa il 6% della popolazione finlandese), ciascuna facoltà regola autonomamente i criteri di ammissione. Gli studi universitari sono completamente gratuiti, ma soltanto finché seguiti entro i termini previsti. Qualora uno studente si trovasse in significativo ritardo rispetto al piano di studi infatti, sarebbe costretto ad un periodo di interruzione degli studi e al pagamento di pesanti tasse. Sono presenti numerose associazioni studentesche, che sono considerate un elemento fondamentale a livello formativo. A confermare tale attenzione il fatto che il pagamento della quota associativa ad una o più di tali associazioni consente di ottenere numerosi sconti ed agevolazioni. A partire dal 2005, in conseguenza del “Government Decree on University Degrees n. 794” dell’anno precedente, la Finlandia adotta un nuovo sistema di laurea che ricorda da vicino il ben noto meccanismo del “3+2”. Anche in questo caso infatti il ciclo di laurea viene diviso in un triennio di formazione di base da 180 crediti formativi seguito, eventualmente, da un biennio di specializzazione da 120 crediti, per un totale di 300. Fanno eccezione la facoltà di medicina e odontoiatria (6 anni, ciclo unico) e la laurea di primo livello in belle arti, per cui sono necessari 210 crediti. A seguito della specializzazione è possibile seguire un periodo di dottorato, la durata prevista è di 4 anni e il sistema non è regolato dal meccanismo dei crediti formativi. Il periodo di studio è diviso in term (simili ai semestri): il primo da agosto a dicembre, il secondo da gennaio a maggio. I corsi sono costituiti, in genere, oltre che da lezioni frontali, dette lectures, da attività pratiche come seminari o esercitazioni. Molti dei corsi sono offerti anche in lingua inglese e per gli studenti stranieri è comunque possibile seguire gratuitamente corsi di lingua finlandese. Il giudizio di esame viene Veduta della Cattedrale di Helsinki. espresso con un valore numerico in una scala da 1 (insufficiente) a 5 (eccellente) o in alternativa tramite un giudizio sintetico (ad esempio insufficiente, soddisfacente, buono, eccellente). Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare, ad esempio, i siti: http://www.minedu. (Foto Archivio) fi/minedu/education/ universities.html, in cui sono presenti i link ai siti delle Università finlandesi o http://www.minedu. fi/minedu/education/ polytechnics_list.html, dedicato ai Politecnici. Damiano Verda [email protected] INTERVISTA L’esperienza di uno studente nel politecnico della capitale finlandese L’Erasmus di Giovanni Napoli «Un orientamento più pratico e meno teorico» Giovanni Napoli. Giovanni Napoli, studente secondo anno del corso di laurea specialistica in ingegneria informatica, ha trascorso un periodo in Erasmus presso l’Evtek Institute of Technology, politecnico che dedica particolare attenzione alle tematiche riguardanti l’IT (Information Technology), con sede a Espoo, nell’interland di Hel- (Foto Archivio) sinki. Giovanni, come è maturata la decisione di trascorrere un periodo Erasmus in Finlandia? «Alcuni miei amici, di ritorno dall’Erasmus, mi avevano consigliato quest’esperienza senza riserve. La possibilità inoltre di trascorrere un periodo in una realtà così diversa da quella italiana ha giocato senz’altro un ruolo importante nella mia scelta, oltre alla qualità dell’istituto Evtek». Nessuna indecisione quindi? «La vigilia della partenza è stato un giorno molto particolare. Una volta ultimati i preparativi, la riflessione su quello che accadrà il giorno successivo e da lì in poi mi pare quasi inevitabile, così come un minimo di preoccupazione. Preoccupazione che però, devo dire, sono molto contento di aver superato». Il tuo arrivo in Finlandia. «Dopo l’atterraggio in aeroporto, ho trovato ad attendermi un ragazzo incaricato proprio dell’accoglienza a studenti ERASMUS, che mi ha guidato fino all’appartamento, che condividevo con un ragazzo tedesco e uno francese». Come hai fatto a trovare questa sistemazione? «Principalmente grazie all’aiuto dell’Evtek. L’azienda Hoas ha infatti stipulato una convenzione con l’università e ha acquisito interi palazzi dedicati ad ospitare anche studenti universitari. Le spese comunque sono state a mio carico, senza particolari agevolazioni, anche se mitigate dalla borsa di studio ERASMUS». Cosa ti ha colpito inizialmente? «Una grande attenzione verso la vita universitaria intesa non soltanto come momento di studio ma come occasione di incontro, come modo di creare un gruppo, molti gruppi. Ad esempio mi ha interessato molto il fatto che alcune attività non direttamente connesse allo studio universitario e all’apprendimento venissero valutate anche in termini di crediti formativi. Proprio l’accoglienza agli studenti Erasmus, ad esempio. O ancora la periodica organizzazione di eventi, anche non particolarmente impegnativi: nel corso dell’anno possono fruttare qualche credito in più». E per quanto riguarda lo studio vero e proprio? «I corsi hanno un taglio diverso rispetto a quelle che erano le mie abitudini, più semplice e meno approfondito da un punto di vista teorico ma con una maggiore attenzione al lato più immediatamente connesso con la pratica. Le lezioni teoriche erano spesso accompagnate da esercitazioni pratiche, che in alcuni casi ho trovato impegnative. Mi ha colpito inoltre come molti studenti finlandesi scegliessero di seguire, come me, corsi in lingua inglese, per migliorare la padronanza della lingua». Un episodio che ricordi con piacere. «Il breve periodo in passato in Russia, a S. Pietroburgo, che aveva come obiettivo quello di consentire agli studenti di entrare in contatto con un’altra realtà, è stata un’esperienza davvero divertente». Quali le differenze che hai riscontrato rispetto al sistema italiano. «Principalmente sottolineo ancora una volta un orientamento meno teorico e più pratico, più professionalizzante, oltre ad una maggiore attenzione ad attività collaterali, specie se favoriscono l’interazione tra studenti». Damiano Verda [email protected] INFORMAGIOVANI 10 L’ORMA Un vasto orientamento sui temi più vicini ai giovani Informagiovani: un’opportunità per guardarsi intorno Conosciamo meglio lo sportello del Comune di Genova dedicato ai ragazzi Postazioni computer presso Informagiovani. (segue dalla prima) (...) A tutti capita di dover riflettere e orientarsi riguardo a formazione, lavoro, vita sociale, sanità, studio e lavoro all’estero, ma anche attività culturali e tempo libero, vacanze, turismo e sport. Per qualsiasi ricerca, dubbio o chiarimento su questi argo- menti Informagiovani mette a disposizione operatori specializzati, postazioni gratuite per la consultazione di Internet, bacheche tematiche, guide e dossier autoconsultabili, un indirizzo di posta elettronica, un numero verde e il sito internet. Abbiamo incontrato Roberta (Foto Agnese Campodonico) Gazzaniga, un’operatrice che ci ha spiegato le opportunità più interessanti offerte da Informagiovani e che cosa c’è dietro a uno sportello pubblico come questo che vede circa trecento passaggi al giorno. Uno dei servizi più richiesti è la Green Card che permette di fruire sconti e agevolazioni in molti esercizi pubblici della città. Hanno successo anche la bacheca Trovalloggio per gli universitari che cercano appartamenti a Genova e la tessera Ostelli AIG per gli sconti in Italia e all’estero. C’è anche uno sportello dedicato interamente al servizio civile che si può svolgere anche all’interno di Informagiovani stesso. Inoltre si è instaurata una collaborazione con Celivo che propone incontri nella sala attigua allo sportello per far conoscere il mondo del volontariato. È altresì importante segnalare la presenza di un servizio di videointerpretariato per utenti sordo-muti. Gli operatori di Informagiovani controllano tutti i depliant esposti e li aggiornano continuamente, così come aggiornano i dossier ogni mese circa. Oltre a filtrare tutte le informazioni che arrivano allo sportello da associazioni, enti e persone con progetti da esporre o eventi da segnalare, chi lavora allo sportello si occupa anche di due banche dati: una a uso interno per avere a disposizione coordinate di tutti coloro che mandano informazioni e una per fornire schede di presentazione degli stessi sul sito internet. Oltre alla banca dati, il sito internet offre news su iniziative del Comune, una panoramica sulle tematiche di informazione, una sezione interamente dedicata al servizio civile, i link per la ricerca di biblioteche urbane e sportelli del cittadino e una sezione per illustrare la Green Card. Dunque un lavoro articolato e preciso per mettere a disposizione il maggior numero di servizi possibili. «Informagiovani si sta facendo conoscere grazie al sito, ma soprattutto grazie al passaparola - commenta Roberta - a conferma del fatto che chi si rivolge a noi di solito rimane soddisfatto». Sito internet: www. informagiovani.comune. genova.it E-mail: informagiovani@ comune.genova.it Numero verde: 800085324 Agnese Campodonico [email protected] ANTENNA EUROPE A Palazzo Ducale l’Europa è a portata di mano Antenna Europe Direct A Genova una delle 39 sedi italiane dello sportello che collega i cittadini all’Europa Gli studenti conoscono l’Europa attraverso i periodi di studio e lavoro all’estero, esperienze che avvicinano persone cresciute lontano l’una dall’altra, ma che imparano a muoversi per il continente con disinvoltura. I ventenni d’oggi si sentono europei e un importante mezzo per sviluppare questa identità è Antenna Europe Direct, uno sportello gratuito che dal 2005 si trova a Genova a Palazzo Ducale e mette in contatto la Commissione Europea con i suoi cittadini fornendo informazioni sulle risorse e le normative che fanno parte del quotidiano. (anche se non sempre ce ne rendiamo conto.) LaTV satellitare. (Foto Informagiovani) Nelle sale del Ducale è (inoltre) possibile usufruire di un televisore che via satellite permette la visione di Canale Europa: «Coloro che si rivolgono ad Antenna chiedono informazioni per problematiche sanitarie incorse all’estero o per sapere come agire in caso di problemi con acquisti fatti in altri paesi dell’Unione» ci spiega Roberta Gazzaniga, refe-rente per l’Antenna a Genova, «Fanno riferimento al nostro sportello anche giovani che vogliono spostarsi in Europa per ragioni di studio o lavoro e gli illustriamo le possibilità in questo senso disponibili sulla rete EURES». Rivolgendosi allo sportello di Antenna, inoltre, gli utenti possono reperire documenti utili per capire come varie tematiche si sono sviluppate negli anni, infatti alcuni studenti si appoggiano a questo servizio per raccogliere materiale per le loro tesi. La sede genovese di Antenna Europe Direct conserva dei dossier catalogati per argomento e li mette a di-sposizione degli utenti: «Si vede come la gente pur potendo avere accesso a tante infor- Home page del sito www.europa.eu mazioni via internet desidera parlare con delle persone reali.», racconta Roberta Gazzaniga, «C’è una complessa gestione per fornire un servizio completo ed accessibile: Il lavoro di front-office e di back-office si dirama nei contatti con le associazioni e la società civile, oltre che con le istituzioni dell’Unione Europea. La responsabile per la parte di progettazio- ne a Genova è Alessandra Risso». Partendo dalla consapevolezza che la comunicazione è parte integrante della democrazia, l’Europa fornisce informazioni e raccoglie le opinioni dei suoi membri attraverso il sito internet www.europa.eu e un numero verde 00 800 67891011. Dall’altro capo del filo risponde Bruxelles, (www.europa.eu) attraverso operatori che parlano tutte le lingue dei paesi dell’Unione. Segnaliamo, infine, che Antenna partecipa all’organizzazione della festa dell’Europa il 9 maggio, un’occasione per riflettere sulla nostra cittadinanza europea. Chiara Cifatte [email protected] TEATRO L’ORMA 11 Gli esordi, le esperienze e i consigli dell’attore genovese Dieci domande a…Tullio Solenghi Dai “Promessi Sposi” ai monologhi in teatro. Ecco come si diventa artisti completi (segue dalla prima) (...) In occasione del suo ultimo spettacolo, “L’ultima radio”, che si è tenuto in città al Teatro Duse, approfittiamo della sua disponibilità per conoscere meglio la sua formazione, le sue opinioni e i consigli per chi senta la necessità di entrare nel mondo della recitazione. Il suo lungo viaggio verso il successo ha inizio all’età di diciassette anni, frequentando la scuola di teatro presso il “Teatro Stabile di Genova”, al quale rimarrà fedele per ben sette stagioni consecutive; qui esordisce con “Madre Courage” e successivamente approda negli studi televisivi al fianco di Pippo Baudo per poi gettarsi in alcune commedie tv come “La pulce nell’orecchio”. Il 1982 è un anno da ricordare: assieme ad Anna Marchesini e Massimo Lopez crea il celebre Trio, che si fa conoscere al pubblico italiano prima in radio, con il varietà “Helzapoppin Radio Due”, poi in televisione con la parodia de “I promessi sposi”, grazie alla quale il Trio giunge all’apice del successo con un ascolto di ben 14 milioni di telespetta- Tullio Solenghi in un intenso primo piano. tori, e infine a teatro con “In principio era il trio”. Nel 1994 il gruppo si scioglie e nello stesso anno Solenghi presta la voce al perfido Scar de “Il re leone” della Walt Disney; due anni dopo torna sul piccolo schermo assieme alla Marchesini con alcune commedie come “La rossa del Roxy bar”. Successivamente sarà alla conduzione di “Striscia la notizia” con Gene Gnocchi, col quale azzarderà la parodia del programma stesso, “Striscia la beriscia”. Musical, spot televisivi e ancora tv alla conduzione di “Domenica In” con Giancarlo Magalli e in seguito Home page del sito web di Tullio Solenghi. ospite fisso a “Quelli che il calcio”. Nel 2003 presenta i premi E.T.I. – gli Olimpici del Teatro, e poco dopo torna a recitare. Nel 2008 celebra i 25 anni della nascita del (Foto Archivio) Trio assieme alla Marchesini e Lopez nello spettacolo televisivo “Non esiste più la mezza stagione”, ricordando i vecchi successi e riproponendo alcune rivisitazioni delle celebri gag. Con “L’ultima radio” (regia di Marcello Cotugno), suo ultimo lavoro, Tullio Solenghi conferma la sua carriera con uno spettacolo intriso della sua spiccata ironia e capacità recitativa interpretando un malinconico conduttore radiofonico che deve affrontare la sua ultima trasmissione e, approfittando della situazione, si lascia rapire dai ricordi nostalgici della sua carriera e della sua vita, sfogandosi col suo pubblico dinnanzi a un microfono. Cerchiamo di scoprire qualcosa di più su questo celebre personaggio. Come ha fatto ad entrare nel mondo teatrale? Inizialmente era la sua unica occupazione? «Dopo essermi diplomato alla scuola del teatro stabile di Genova, in attesa di eventi, mi iscrissi al primo anno di Biologia, avevo dato appena 5 esami, quando mi capitò, dopo aver sostenuto alcuni provini, di essere scritturato proprio dal teatro stabile di Genova, da lì è partito tutto». Come ha gestito al tempo il lavoro? «Non avendo ancora nessun lavoro avrei dovuto parallelamente gestire l’università, ma ben presto la mia nuova professione di attore mi assorbì talmente che dovetti rinunciare a proseguire biologia, che poi non era di certo la mia passione…». E’ facile avere successo avendo talento o conoscendo le “persone giuste”? «Il talento è fondamentale, soprattutto in teatro non si riesce a “darla a bere” se non c’è il talento. Poi come in tutte le professioni possono capitare momenti di fortunate coincidenze, o incontri importanti, e questi di certo aiutano». Grazie a quale delle sue doti pensa di aver ottenuto successo? «Oltre ad un talento di base, credo di aver avuto una giusta dose di varie componenti che hanno contribuito ad avere successo: Determinazione, Serietà professionale, Voglia di sperimentare sempre il nuovo, sereno distacco dagli eventi, soprattutto in età avanzata». Come si cattura il pubblico giovanile? «Con la validità di una proposta che contenga tutte le caratteristiche di cui sopra. Se invece ci si rassegna ad esibire stancamente il mestiere senza una scintilla di novità, di adrenalina, si finisce per deludere non solo il pubblico dei giovani, anche in generale tutti gli altri». Cosa può dirci del mondo teatrale? E’ tanto competitivo? «Di sicuro esiste la competitività, come in ogni altra professione, va distinta però quella corretta esercitata col proprio mestiere, da quella che ricorre a compromessi, conoscenze raccomandazioni, esattamente come in ogni altro settore ahimè…». Come trova la situazione attuale della Genova teatrale? «Da Genova ormai manco da anni e non sono perfettamente aggiornato, di sicuro però, rispetto a quando ho iniziato io, era il lontano 1970, sono nate molte interessanti realtà che costituiscono tutt’oggi una interessante alternativa al sempre valido Teatro Stabile. Mi riferisco al teatro della Tosse, all’Archivolto, e così via…». (www.tulliosolenghi.com) Crede che ci sia la possibilità per i giovani di oggi di entrare nel mondo teatrale o è un settore “in via di estinzione”? «Il teatro non si estinguerà mai, di questo sono certo. Sicuramente oggi la televisione propone modelli assai più agevoli ed abbordabili del difficile mestiere dell’attore di teatro. Un mestiere però che, se approcciato con talento e preparazione, riesce ancora a dare grandi soddisfazioni». Cosa pensa del teatro dal punto di vista dei ragazzi? Tende ad allontanarli oppure scatena una appassione? «Il teatro andrebbe insegnato come disciplina fondamentale nelle scuole e non relegato a qualche sporadico stage, allora se ne capirebbero tutte le sue valenze, anche quella della semplice relazione tra le persone, della tecnica espressiva, della costruzione drammaturgica». Come attore è meglio lavorare con monologhi, e quindi da solo, oppure con dialoghi, ad esempio con mitico “Trio”? «Di solito alterno le due cose. Ora che porto in giro da tre anni il mio monologo sulla radio, sento l’esigenza di “tornare a fare gruppo”. Infatti il mio prossimo impegno sarà con una compagnia di almeno otto elementi, a fianco del mio amico e collega Maurizio Micheli». Roberta Saettone [email protected] 12 GIOCHI (a cura di Damiano Verda) L’ORMA IL BALLO IN MASCHERA “Uno è il bugiardo” dice Pulcinella “Due sono i bugiardi” dice Arlecchino “Tre sono i bugiardi” dice Brighella “Quattro sono i bugiardi” dice Balanzone “Cinque sono i bugiardi” dice Stenterello “Sei sono i bugiardi” dice Gianduia “Sette sono i bugiardi” dice Meneghino “Otto sono i bugiardi” dice Rosaura “Nove sono i bugiardi” dice Pantalone “Dieci sono i bugiardi” dice Colombina Chi dice la verità? TRE CANNIBALI E TRE MISSIONARI Tre cannibali e tre missionari devono attraversare un fiume su una barca. a) Solo un cannibale ed un missionario sanno remare. b) Il numero dei missionari deve sempre essere maggiore o eguale a quello dei cannibali su entrambe le rive del fiume, altrimenti i cannibali si mangiano i missionari... c) La barca può trasportare al massimo due persone (cannibali o missionari) Come avviene l’attraversamento del fiume? (Le SOLUZIONI e altri giochi sono on line, al nostro sito www.lormaonline.com) L’ORMA ASPETTA TE! Cerchiamo nuovi collaboratori! Se sei giornalista o ti piacerebbe provare ad esserlo...se vuoi scrivere di vita universitaria, cinema, teatro, musica, eventi e viaggi contattaci a: [email protected] Vogliamo il tuo parere!!! CHI SIAMO Redazione de L’Orma Sito internet: www.lormaonline.com Email: [email protected] Direttore Responsabile: Stefano Risso Vicedirettore: Francesca Garrè Comitato di Redazione: Agnese Campodonico, Roberta Saettone, Damiano Verda Webmaster: Annalisa Rizzo Impaginazione e Grafica: Diana Anna Dellacasa, Erika Tovo Ufficio Stampa: Giulia Piaggio Collaboratori: Agnese Campodonico, Alessia Coscino, Pierre Hernandez Perez, Francesca Lodigiani, Mirko Risso, Roberta Saettone. Editore: Associazione Editoriale “L’orma del viaggiatore” Presidente: Alessandra Vignoli Vicepresidente: Chiara Cifatte Tesoriere/ Segretario: Diana Anna Dellacasa. Consigliere: Annalisa Rizzo Tipografia: Grafica LP - Via Pasquale Pastorino 34 16162 Genova Bolzaneto STAMPATO CON I FINANZIAMENTI DELL’”UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA”