Numero 1
Gennaio - Febbraio 2016
il Passante
Notiziario Sociale bimestrale del Circolo Tennis “Villa Carpena”
Buon anno!
Collaboratori:
Maurizio Misirocchi
Angela Bonoli
Salvatore Lombardo
Alberto Casadei
Luca Rafelli
Anna Giunchi
Diana Benini
Cristina Casadei Gardini
Christian Battistini
Ferrante Rocchi Lanoir
Patrizia Monti
Sommario:
Brano interno
2
Traumatologia: patologie
da sovraccarico
3
Questa volta parlo di me
4
Il mio tennis - 2^ parte
5
Brano interno
6
Dalla nostra Biblioteca
7
Appuntamenti di Gennaio
2016
8
Non è facile per me scrivere sul Passante,
soprattutto dopo tutti coloro che mi hanno
preceduto. Non mi dilungherò nel fare l’elenco delle cose che si sono fatte in questi
ultimi mesi, ma preferisco ringraziare innanzitutto la “mia squadra”: gli otto Consiglieri (che vedete nella foto sopra, quasi al
completo) che insieme a me affrontano l’impegno preso con grande volontà, serietà e
soprattutto con amicizia ed affetto, il direttore, i nostri manutentori Claudio e Luigi, le
nostre ragazze Patrizia e Sabrina e, non ultimo, il ristorante Sanderry per la collaborazione e l’entusiasmo che mettono nel lavoro.
Non dimentico però che è solo grazie a voi
soci e amici che è stato possibile iniziare
questa avventura e vi ringrazio per il sostegno e l’affetto che state dimostrando. Mi
piace sottolineare non gli aspetti tecnici e
amministrativi sui quali abbiamo lavorato per questo esistono i verbali del Consiglio e
dell’Assemblea che sono regolarmente espo-
sti in bacheca - ma il successo che hanno
avuto le iniziative goliardiche: la gita in
Franciacorta, le passeggiate e le pedalate
della domenica, le piacevoli serate di
blues, la “cena con i soci” che, pur non
avendo avuto una numerosa partecipazione, ha comunque trasmesso lo spirito e le
intenzioni di questo Consiglio, ovvero
ascoltare i soci, raccogliere suggerimenti,
critiche e anche complimenti. Come non
ringraziare anche i nostri Maestri che
sotto la guida di Alberto Casadei eseguono
un grande lavoro, raggiungendo risultati
encomiabili. Ricordiamo anche il successo
dei Campionati Italiani under 14 maschili
che ha dimostrato la grande capacità organizzativa del nostro staff tecnico, guidato in maniera eccellente dal nostro direttore. Grazie e auguro a tutti voi ed alle
vostre famiglie un felice e sereno 2016.
Angela Bonoli
SPONSOR UFFICIALI
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il Passante
Gennaio, tempo di bilanci
Finite le feste, è tempo di bilanci. Il 2015, già positivo,
si è concluso in modo entusiasmante per i nostri piccoli
agonisti, che hanno approfittato delle meritate vacanze
per concentrarsi ancora di più sugli allenamenti e per
prendere parte ad alcuni tornei decisamente prestigiosi.
Se l'obbiettivo era testare il livello dei nostri piccoli
(grandi) atleti anche e soprattutto contro i loro coetanei
più forti, il bilancio è stato molto confortante. Già prima delle feste è partito il tradizionale torneo di natale e
prestigioso torneo giovanile che si disputa sui campi del
C.A. Faenza. Numerosissimi i nostri ragazzi ai nastri di
partenza, e tutti hanno ben figurato, palesando miglioramenti visibili. In particolare tre di loro sono stati protagonisti nei loro tabelloni. A cominciare da Alex Guidi
(2007) autore di una autentica cavalcata (8 vittorie consecutive) e bravo nel piazzarsi agli ottavi del tabellone
under 10 sconfiggendo bambini di 2 anni più grandi.
Nella stessa categoria ma tabellone femminile, sorteggio sfortunato per Anita Picchi (2006) fermata dalla
marchigiana Gironi dopo una battaglia di tre set tiratissimi, ma autrice di sua stessa ammissione del miglior
match dell'anno. Bella impresa anche della nostra Asia
Bravaccini, bravissima a centrare un' ottima semifinale
nel tabellone under 14, cedendo solo 6-4 al terzo set.
Tra i tanti iscritti a Faenza manca Lorenzo Angelini,
assente però più che giustificato. Il nostro Lory ha infatti scelto una programmazione ambiziosa, andando a
cercare esperienza e ottimi risultati al torneo di Bari; il
torneo pugliese era di grande qualità e vedeva iscritti
quasi tutti i migliori under 10 d' Italia. Nonostante una
partenza in salita per motivi fisici, il torneo di Lorenzo è
stato portentoso, con un brillante quarto di finale ceduto, non senza rimpianti, al romano Gatto, che tutti indicano come uno dei migliori under 2006 d' Italia. Il prestigioso piazzamento e l'ottimo gioco espresso hanno
permesso Lorenzo di essere ammesso al Main Draw del
famoso "Lemon Bowl" nella categoria under 10.
Altra grande settimana, condita dalla vittoria su un
giocatore polacco, e altro quarto di finale centrato;
ancora una volta Gatto ha saputo imporsi dopo una
bella lotta, ma poco importa, Lorenzo gioca al livello
dei migliori della sua età (2006). Sempre al Lemon
Bowl c'era anche Anita, partita dalle qualificazioni
arrivando agli ottavi di finale del tabellone principale, esempio di grinta e voglia di combattere su ogni
palla, i margini di miglioramento sono incoraggianti
per il futuro. Si riparte da questi risultati, cercando
di crescere, migliorare e riprovarci già da questo
2016 appena cominciato. Da parte di chi scrive c'è
veramente tanta gioia e tanta motivazione nello stare
vicini in questo percorso a questi bambini così uniti
e vogliosi di migliorarsi, tutti nessuno escluso. Complimenti a voi. Se gli agonisti hanno continuato gli
allenamenti, le vacanze hanno invece coinciso con la
sosta dei corsi SAT, che riprenderanno il 7 Gennaio
come da tradizione. Ci siamo salutati e fatto gli auguri in occasione della consueta Pizzata di Natale, condita da lotteria e premiazioni dei tornei interni. Si
chiude un 2015 pieno di soddisfazioni per il tennis
Villa Carpena, sia dal punto di vista agonistico, che
organizzativo, con la convinzione che il 216 sarà ancora meglio, e la voglia di mettercela tutta affinché ciò avvenga, lo staff del Tennis vi augura un
Buon Anno ricco di… punti vincenti.
Lo staff del Tennis
Angelini Lorenzo e Picchi Anita
La pizzata di Natale della S.A.T.
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il Passante
TRAUMATOLOGIA: Patologie da Sovraccarico
La ripetizione di gesti sportivi, o comunque di movimenti specifici,
per tempi lunghi e ad intensità elevata, può determinare un'azione
meccanico-traumatica sulle strutture interessate; ciò può venire
facilitato da difetti di assialità articolare o da postumi di un trauma
acuto: questa situazione si definisce di “sovraccarico funzionale”.
L'attività fisica in genere e le tecniche di allenamento che ricorrono
all'impiego di esercizi contro resistenza e con sovraccarichi (pesi),
indubbiamente possono esercitare effetti lesivi sulle strutture
dell'apparato muscolo-scheletrico e anche su legamenti e tendini.
Analoghe azioni lesive possono essere determinate dalle risposte
elastiche fornite dalle pavimentazioni plastiche delle palestre o, in
particolare, da superfici troppo dure che causano un incremento
dei microtraumi sull'atleta.
Queste azioni traumatiche esterne ed interne inducono sui tessuti
alterazioni della componente cellulare con insorgenza del noto
processo difensivo e riparativo locale, che prende il nome di
“infiammazione”. Tale reazione che risulta clinicamente evidente
nei traumi acuti (contusioni e distrazioni muscolari, distorsioni
articolari), nelle lesioni da sovraccarico funzionale, essendo inferiore, anche se reiterata, l'entità del singolo stimolo traumatico,
assume minore rilevanza.
Gli esempi più tipici di queste lesioni sono le tendiniti rotulee ed
achillee; in queste, tuttavia, qualora la causa microtraumatica si
ripeta incessantemente nel tempo, come in genere accade nell'attività sportiva, possono concomitare processi degenerativi che a
volte diventano prevalenti. Le strutture tendinee, infatti, possono
adattarsi a sollecitazioni funzionali quantitativamente abnormi, ma
ciò avviene solo entro certo limiti, che vengono spesso superati
nell'attività sportiva ad alto livello di impegno.
E' indubbio che nelle lesioni da sovraccarico funzionale il fattore
meccanico ha una sua individualità lesiva tipica e ben definita, ma
è altrettanto vero che le complesse componenti anatomiche, vascolari, neuro-umorali e metaboliche ne possono condizionare in molti
casi l'insorgenza o quanto meno le modalità ed i tempi di evoluzione. Risulta quindi comprensibile come, a parità di esposizione
traumatica, solamente un certo numero di atleti presenti lesioni da
sovraccarico funzionale clinicamente evidenti.
La sintomatologia comune è rappresentata, fondamentalmente, dal
dolore di differente entità; questo sintomo appare correlato alle
sollecitazioni funzionali, è provocato dalla digitopressione, può
essere limitato o esteso a seconda della zona interessata. Alla ispezione l'obiettività risulta scarsa ove si eccettui il caso delle tendiniti, in cui si può apprezzare l'aumento di volume del tendine.
Nella patologia da sovraccarico funzionale, essendo l'obiettività
clinica spesso non molto manifesta, risulta utile l'impiego diagnostico di alcune tecniche strumentali come la radiografia a raggi
molli, la xeroradiografia, la teletermografia a colori, l'ecografia.
L'esame radiografico a raggi molli, effettuato cioè mediante radiazioni a debole penetrazione, risulta particolarmente valido nella
patologia inserzionale da sport.
La xeroradiografia, ormai poco utilizzata a causa dell'elevata quantità di radiazioni dannose a cui viene esposto l'atleta nell'esecuzione dell'esame, può offrire alla osservazione quadri particolarmente
utili dal punto di vista anatomo-patologico.
La teletermografia, con i miglioramenti tecnici raggiunti, permette
di realizzare delle mappe termiche della regione cutanea in esame
perfettamente tarate e ripetibili nel tempo; va sottolineato il suo
indubbio valore discriminativo fra forme infiammatorie e degenerative e nell'ambito degli stadi intermedi.
Attualmente, comunque, in tutte quelle patologie da sovraccarico che interessano i tendini, l'ecografia sembra essere la metodica in grado di fornire il maggior aiuto per una diagnosi corretta e soprattutto per una verifica dei risultati terapeutici, senza
peraltro pericoli per l'organismo anche in caso di ripetizioni
dell'esame, a differenza di altre metodiche che possono al contrario, pur se valide, risultare dannose.
Comunque, nonostante i recenti progressi sia nel campo delle
metodiche strumentali d'indagine che dell'istochimica, nonché
della biomeccanica applicata al gesto sportivo, la reale essenza
delle lesioni da sovraccarico non è stata del tutto chiarita. E' per
questi motivi che nella definizione della patologia da sovraccarico funzionale hanno incontrato il favore degli esperti dei termini che indicano, accanto alla regione interessata, talvolta solo
il gesto tecnico responsabile senza ulteriori informazioni circa
la natura, flogistica o degenerativa della lesione.
Luca Rafelli
(Preparatore fisico e consulente alimentare)
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il Passante
QUESTA VOLTA PARLO DI ME
Su sollecito del Nostro Direttore, che ha il privilegio di avermi conosciuto quasi dalla nascita, scriverò di me, riportando quello che ho vissuto come
esempio, sperando possa essere utile.
Io non ho mai amato fare sport. Da piccola, nonostante i miei genitori mi dessero tutte le opportunità sportive che volessi, rifiutavo l'attività motoria.
Dall'alto dei miei 5/6 anni non capivo quegli
istruttori tenuti a dare regole, e non li ascoltavo
affatto. Non mi è mai piaciuto chi comandava e, in
palestra, facevo le cose per conto mio, ignorando
chi, chiamato alla sua funzione, aveva il compito di
dare a noi bambini disciplina. Mi piaceva solo disegnare e non ho mai amato giocare con gli altri.
Sono cambiata drasticamente dall'età di 14 anni,
quando ho iniziato a prendere lezioni private di
tennis e mi sono appassionata non solo di questo
sport, ma anche del contesto nel quale lo praticavo: ho iniziato quindi a frequentare regolarmente
il nostro circolo utilizzando la palestra, la piscina,
il centro benessere e il percorso vita. Mi sono fatta
delle amicizie, seppur avessi sempre preferito allenarmi da sola. Negli anni a seguire ho iniziato a
prendere lo sport seriamente: giocavo a tennis tutti i giorni e non saltavo un allenamento. Per un
certo periodo ho svolto pure l'attività sportiva, palestra soprattutto, in maniera eccessiva rimettendoci in salute. Diventai C4 a tennis e giocai in serie
B a calcio, nonostante fossi scoordinata all'inverosimile e scaldassi con passione la panchina. Mi
diedi anche al ciclismo su strada, ma mi rubarono
la bicicletta prima che potessi iniziare agonismo.
Fu allora che, nel 2006, iniziai a correre a piedi.
Vidi subito che, grazie alla mia determinazione,
riuscivo a raggiungere risultati agonistici di rilievo,
gli stessi che mi hanno portato in pochi anni alle
prime posizioni europee di Maratona in Stati quali
Argentina, Australia, Malta, Spagna, Israele. Non
facevo nulla di particolare, se non praticare il mio
sport con impegno e passione: nella corsa entrava-
no in gioco meno variabili coordinative e, soprattutto, non percepivo più lo stress vissuto
nella partita a tennis.
Nei primi anni di corsa curavo anche l'alimentazione, seguendo i periodi di scarico/carico
carboidrati. Adesso ho deciso di "lasciarmi più
andare" concedendomi anche degli stravizi,
quali i dolci e i fritti.
Quest'anno, con la conquista del titolo italiano
di Corsa in salita, posso solo raccontare la mia
storia sportiva spronando chi pratica sport a
crederci sempre, fino in fondo. Ho passato mesi
da infortunata, ma in fase riabilitativa già' lavoravo per tornare ai miei livelli, e con l'immaginazione ricostruivo il gesto tecnico. Non mi sono mai fermata, ne' con neve, pioggia, freddo o
caldo: lo sport ormai era diventato parte di me,
e sapevo che il non praticarlo avrebbe solo portato danno al mio benessere psicofisico. La fatica fisica non era quella mentale, e mentre facevo le ripetute di prima mattina stavo bene: mi
divertivo.
Alla luce dell'anno che ho vissuto, splendido dal
punto di vista sportivo, posso solo confermare
che il fattore mentale presenta una percentuale
di influenza più alta rispetto a quello strettamente fisico. Certo, indubbiamente la predisposizione genetica conta, ma sono convinta che,
con la determinazione, si riesca sempre a raggiungere una condizione fisica tale da permettere a chiunque di divertirsi agonisticamente. Bisogna amare quello che si fa, in ogni momento,
e tenerlo stretto con tutte le nostre forze. Prima
o poi il risultato arriva, come è successo a me.
Anna Giunchi
(psicologa dello sport e dottoressa in scienze
motorie)
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il Passante
IL MIO TENNIS - Seconda parte
Al momento di costituire la società, mi ricordai dell'insegnamento
di Giuseppe Mazzini, che per risolvere la questione sociale, usava il
motto: capitale e lavoro nelle stesse mani, attuato a Forlì per la
costituzione dei circoli repubblicani nella forma di società più rispondente, che risultava essere la società cooperativa. A. Fu allora
che io mi rivolsi al dott. Camporesi, al dott. Strumia e agli altri
amici con i quali avevo parlato a Riccione, per la costituire una
cooperativa, che vide appunto la luce in Forlì nel 1973 e si chiamava, e ancor oggi si chiama Cooperativa Tennis Forlì. Restava però
da acquistare il terreno su cui far sorgere l'impianto. Io, con l’aiuto
dell’amico e socio fondatore Mario Ravaioli, lo trovai con l'acquisto
di un podere in località Carpena (a 7 chilometri dalla città) appartenente alla sig.ra Bruna Foschi, che ce lo cedette a buon prezzo,
perchè poco adatto alla coltivazione. Per la costruzione dei campi e
della palazzina fu incaricato l'arch.Paolo Versari, che presentò il
progetto che fu da noi attuato. Dovetti però vincere altre resistenze
per portare la quota di ogni socio a poco più di un milione di lire
(quando all'inizio sembrava sufficiente di cinquecento). Ci vollero
però due assemblee straordinaie della società, superate per l'intervento di alcuni amici, fra i quali voglio ricordare Luigi Godoli e
Attilio Bazzocchi miei cognati. Per la costruzione della palazzina fu
incaricata la primaria ditta Bassi-Calvitti di Forlì, sotto la direzione dei lavori del geom. William Ercolani. I lavori finirono quattro
anni dopo e l'impianto fu inaugurato il giorno di san Giuseppe
(marzo 1977) con l'intervento dell'allora Sindaco di Forlì Angelo
Satanassi. Al progetto dell'arch. Versari furono apportate alcune
modifiche nella sistemazione dei campi, che inizialmente dovevano
essere dieci. Mi accorsi allora che dopo la costruzione dei primi
due, e del terzo e quarto, vi era ancora altro spazio, che io volli
riempire con la costruzione di un altro campo (che non essendo
stato previsto) prese il nome di campo 0.
Circolo tennis in funzione
Per il funzionamento della Cooperativa chiesi aiuto ad un amico di
Milano, il dott. Luigi Bacchiani, esperto in comunicazioni, che già
mi era stato utile per l'Istituto Oncologico Romagnolo. Mi consigliò anzitutto un bollettino di comunicazione mensile per tutti i
soci, sotto forma di un giornalino (il Passante) che ora è divenuto
bimensile. Serviva, come ora serve, per le comunicazioni del Consiglio di Amministrazione ed infine reca il programma dei prossimi
avvenimenti. Per il resto, la cooperativa ottempera a quanto previsto nello statuto e nel regolamento, più volte rivisti e modificati.
Ogni circolo tennis deve essere condotto da un buon maestro, non
solo perchè giochi con i soci. Ma soprattutto per l'insegnamento ai
bambini, che operano nella scuola S.A.T. Per il reperimento del
maestro chiesi aiuto al direttore della Scuola Nazionale Maestri
della F.I.T. , Angelo Bartoni, che avevo conosciuto in giovane età,
partecipando alla Coppa Porro Lambertenghi, che egli vinse, e con
il quale sono stato in corrispondenza, fino a quando è stato in vita.
Angelo mi consigliò di nominare come maestro Maurizio Aracri,
che era stato un ottimo giocatore di seconda categoria, ed è rimasto
con noi a Forlì, fino a quando sua moglie non volle ricongiungersi
alla sua famiglia di origine, che è di Latina. Mi rivolsi a Bartoni
anche per nominarne il successore, ed egli mi disse che potevo
interpellare uno dei più forti giocatori di prima categoria, Ferrante
Rocchi che a quel tempo era in procinto di intraprendere la professione di consulente finanziario. Assieme all'amico Roberto Calò,
che mi è stato sempre vicino nelle vicende tennistiche, telefonammo a Ferrante, che decise di venire Forlì, dapprima come maestro,
e in seguito anche come direttore del circolo, carica che tuttora egli
ricopre. Fu Maurizio Aracri che consigliò di prender parte al campionato nazionale a squadre, giovandosi della sua amicizia con
Franchitti, allora uno dei migliori giocatori d'Italia. Per il chè occorreva pagare un ingaggio, ed io mi rivolsi a 30 soci della Cooperativa che si dissero disposti ad un versamento di un milione di lire
ciascuno. Del che però non ci fu bisogno, perchè trovammo lo
sponsor in una ditta di Costrocaro che produceva salotti e poltrone,
la Lev Lev. Partecipammo così al campionato, cosa che continuò
anche quando io non fui più presidente. Sotto il nuovo Presidente (Miro Panzavolta) il circolo divenne campione italiano
battendo la squadra di Torino dove giocava anche Corrado Barazzuti. Durante la partecipazione al campionato di serie A,
accompagnavo la squadra come capitano, e così potei visitare
qualche circolo più famoso di noi, a Genova, a Torino e a Milano .Ebbi anche occasione di essere il capitano di alcuni giocatori famosi, come il turco Nastase, che però, nel corso di una partita importante, mi disse di non parlargli per dare consigli, perchè ciò poteva interrompere la sua concentrazione. Fummo
anche partecipi di una finale, del campionato italiano a squadre, che si svolse a Bergamo, quando il nostro giocatore più
importante era Paolo Pambianco, (figlio del famoso corridore di
bicicletta Arnaldo) che era ed è un giocatore correttissimo. Paolo, per la sua altezza avrebbe potuto essere anche un buon giocatore di basket. Ricordo che, nel corso di una assemblea, rivolsi delle lodi a Paolo, dicendo che ( se fossi stato padre di un
maschio ) avrei voluto un figlio che gli assomigliasse, Per il chè,
suo padre, presente, ebbe a commuoversi fino alle lacrime. A
Torino mi resi conto che i campi coperti dovevano essere di
materiale sintetico, perchè dai loro campi in terra, i giocatori
uscivano sporchi di terra rossa come mascheroni. Ed anche che
le persone dei soci, che volevano mangiare al ristorante, servendosi alla tavola calda, godevano di un prezzo inferiore alle altre
persone. Tralascio queste esperienze di gioco, per dire del tennis, quando ero studente all'università di Bologna. Quando
sostenni l'esame di diritto commerciale con il famoso professore Walter Bigiavi, egli non appena mi presentai, mi disse che
mi conosceva e chiese dove poteva avermi visto. Io gli risposi
che ero stato alle sue lezioni, ma di ciò il famoso professore fu
poco convinto. Bigiavi giocava a tennis ed era socio dei Giardini
Margherita, che anch'io frequentavo come giocatore. Dei Giardini era maestro Giovannino Palmieri, col quale giocavo anch'io. Il professore allora, convinto, mi rispose che avevamo lo
stesso maestro, e che per ciò mi meritavo almeno un 24..Cosa
che in effetti avvenne, ed è il voto più basso del mio libretto
universitario.
Salvatore Lombardo
Il dott. Gaio Camporesi premia
l’avv. Salvatore Lombardo
pagina 6
il Passante
Un anno di ricreativa
L’amico
Gene
Gnocchi
Capodanno con la torta
degli auguri
Un’ospite della Rassegna
“Blues in Circolo”
Le domeniche salutari
pagina 7
il Passante
Dalla nostra biblioteca: “L’amante giapponese” di Isabel Allende
Feltrinelli Editore.
Premiata nel 2014 da Barack Obama con la Medaglia Presidenziale della Libertà, Isabel Allende, questa voce importantissima della narrativa contemporanea in lingua
spagnola, continua ad entusiasmare il mondo. Questo ultimo romanzo, presentato
“quasi in sordina”, ha raggiunto in poco tempo la capacità di coinvolgere tutti grazie
alla sua potenza di “Capolavoro” universale. E’ una storia emblematica che riguarda
un’eccentrica casa di riposo, “Lark House”, dove un pubblico prevalentemente femminile e disincantato svolge gli ultimi anni della sua esistenza terrena, conferendo a
tutto un senso altissimo di Storia e d’Amore. Nella bellissima Harley Church, una
sorta di casa degli addii per signori che attendono la fine della vita, si muovono personaggi incantevoli. Nini Bazili, una giovane di 23 anni, è la “tata” ideale di questo
mondo fantastico, perduto in uno splendido giardino dove, fra le tante magie, nasce
un grande amore fra la ricchissima Alma Belasco e Takao Fukuda, un giapponese che
cura i fiori con l’infinito ardore e l’incanto sottile di un bambino. Si innamora perdutamente di Alma Belasco (la ricchissima padrona) e le trasforma la vita coprendola di
lettere d’amore e di profumate gardenie. E quando il suo tempo terreno finisce, la
dolcissima Alma si riscrive tutte le sue lettere d’amore, trasparenti e profumate e attende che Takao raggiunga il suo “Massimo Cielo” per poi tornare a riprenderla per
sempre. “Rimani, ombra dell’amore mio schivo, figura d’incanto che più adoro, bella
illusione da cui la morte imploro, dolce fantasma in cui penando vivo”. (Sor Imana
Ines de la Cruz). Questa bellissima e commovente poesia, è il compendio di un sentimento infinito. Ci sono passioni che divampano come incendi omerici e quando il destino, impietosamente le soffoca
con una zampata, lasciano braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l’ossigeno della vita e la
luce divina e indistruttibile del Grande Amore.
Diana Benini
”Mi pare di averci capito qualcosa”
Questo è il titolo del libro che ha presentato VALERIA VALERI il 5 dicembre scorso nel refettorio del San Domenico, dopo aver ricevuto , due giorni prima la cittadinanza forlivese. Perché parlarne nel nostro Passante? Perché
VALERIA TULLI, in arte VALERI, attrice drammatica e brillante, 94 anni compiuti l’8 dicembre, con una delle più
prestigiose carriere teatrali italiane, che ha calcato ininterrottamente i palcoscenici sin dalla seconda metà degli
anni quaranta, è stata ospite al nostro Circolo per due volte, di cui l’ultima l’estate scorsa, esprimendo il desiderio di
voler ritornare. Vestita di turchese, con gli orecchini perfettamente in tinta, è stata, come solo una attrice di tale
spessore può essere, protagonista di un pomeriggio estivo ai bordi della nostra piscina, intrattenendoci con racconti
significativi e un poco scanzonati della sua vita. Nel libro, un po’ diario, un po’ biografia ,Valeria si racconta nero su
bianco: dagli inizi della sua carriera di attrice con
Laura Carli, Ernesto Calindri, Gino Cervi, Enrico
Maria Salerno, padre di sua figlia Chiara, ai più
recenti successi con Paolo Ferrari. Nel libro “Mi
pare di averci capito qualcosa” ha dedicato un
breve racconto a Forlì che termina con le parole:
“Forlì! La città che ormai considero anche un po’
la mia città! Dove arrivo sempre con la stessa
gioia nel cuore e dove vado via sempre con un
gran magone ”.
Maria Rosa Ragazzini
Valeria Valeri e le Signore del Circolo
il Passante
Appuntamenti di GENNAIO
Mercoledì 6
ore 16.00
Festa della BEFANA per i bambini
(strettamente sociale)
Domenica 17
ore 18.00
CRISTINA CASADEI presenta il suo libro
“Un anno in Romagna”
A seguire BUFFET a tema romagnolo (con inviti)
Giovedì 28
ore 21.00
Cena e Serata musicale con la talentuosa SARA PIOLANTI, frontwomen dei New Cherry una scatenatissima band del panorama
rock-alternative-indie, vincitrice del 1° premio al prestigioso concorso nazionale Fabrizio De Andrè. (con inviti)
Gli appuntamenti di Febbraio verranno comunicati alla fine del mese in corso.
Ricordiamo inoltre che:
•
è attiva la nostra pagina Facebook: Circolo Tennis Villa Carpena Official, sulla quale pubblichiamo eventi, iniziative, curiosità e notizie dell’ultimo minuto;
•
Tutte le domeniche mattina vieni a camminare con noi! Tempo permettendo, si parte dal parcheggio del Circolo alle ore 10.00 per una camminata salutare in compagnia;
•
Si ricorda che la frequentazione del Ristorante del Circolo da parte degli ospiti è soggetta alle
direttive Endas. Per prenotazioni rivolgersi al Ristorante al numero 0543 402344:
•
Il Prof. Luca Rafelli è disponibile per i Soci del Circolo per applicazioni di Kinesio Taping. Per
info contattare il Prof. Rafelli al numero 335 6098086.
Tennis Forlì Soc. Coop. Dilettantistica - Via Brando Brandi 69 - 47121 Forlì - Direzione e segreteria 0543 480072 - Ristorante
0543 402344 - Fax 0543 89295 Sito internet: www.tenniscarpena.it - E-mail: [email protected]
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