Primo Levi
Se questo è un uomo
ISTITUTO COMPRENSIVO II - Udine
Sede “Valussi”
Classe 3 F
UNA GIOVINEZZA
NELL'ETA' FASCISTA
1919: nasce a Torino il 31 Luglio
1934: Si iscrive al Ginnasio, ma poco dopo cambia indirizzo di studi
e frequenta la facoltà di Scienze a Torino
1938: Il governo emana le prime leggi razziali, tuttavia Levi riesce a
completare gli studi e si laurea in Chimica nel 1941
1942: Trova lavoro in una fabbrica di farmaci
LA DEPORTAZIONE AD AUSCHWITZ
Il 13 dicembre 1943 Levi viene deportato ad Auschwitz.
La decisione di sterminare gli ebrei europei venne presa durante l’estate del ’41.
Racconta Rudolf Hoss, primo comandante di Auschwitz: “Il 29 luglio 1941 venni
improvvisamente convocato a Berlino presso il Reichsfuhrer.
Himmler mi ricevette e mi disse sostanzialmente quanto segue – Il Fuhrer ha
ordinato la soluzione finale della questione ebraica e noi SS dobbiamo eseguire
questo ordine… Ho scelto Auschwitz, sia per la sua ottima posizione
dal punto di vista delle comunicazioni, sia perché il territorio
d’interesse del campo può essere facilmente isolato e
camuffato”.
Il 27 gennaio del 1945 il campo di sterminio di Auschwitz viene liberato dalle
truppe sovietiche.
Campi di concentramento
La costruzione dei campi di concentramento nazisti venne
iniziata nel 1933. Il lager nazista è pensato appositamente per
trasformare gli uomini in vere e proprie bestie. I suoi “ospiti”
sono obbligati ai lavori forzati, denutriti e privati persino del
nome, spogliati di qualsiasi bene e divisi dalle proprie famiglie.
Se questo è un uomo: l’opera
Primo Levi pubblica ”Se questo è un uomo” nel
1947, dove commenta e comunica l'episodio più nero
nella storia dell'umanità. Testimonia in modo
sconvolgente l'inferno dei Lager e l'abiezione
dell'uomo di fronte allo sterminio di massa,
l'umiliazione, l'offesa, la degradazione dell'uomo,
prima ancora della sua soppressione nello sterminio.
Levi affronta i grandi temi morali, della società, del
potere, delle gerarchie ed è assillato dalla domanda
su come sia stato possibile in pieno secolo XX che
un paese civile come la Germania abbia raggiunto
abissi di abiezione mai toccati prima nella storia.
Attraverso il libro "Se questo è un uomo", Primo Levi
fornisce la sua testimonianza per :
- documentare un'esperienza estrema;
- mostrare le peggiori conseguenze della xenofobia;
- raccontare e liberarsi di un ossessione;
- far sì che ciò che è stato non si ripeta.
Levi e Dante Alighieri
Nel libro si incontrano ripetutamente riferimenti alla Divina Commedia:
Il viaggio verso il lager può essere visto come il trasporto delle
anime da traghettare verso l'inferno attraversando il fiume
Acheronte, laddove un soldato del campo copre un ruolo simile
a quello del tremendo nocchiero Caronte all'arrivo ad
Auschwitz. A differenza di Caronte, il soldato nazista si esprime
con un tono grottescamente cortese per farsi consegnare gli
oggetti di valore dei prigionieri...
VS
La tristemente nota scritta sul portone di accesso ai lager viene
proposta come una riscrittura dell'incipit del terzo canto
dell'Inferno: nella cantica dantesca, la frase riferita alla porta
di ingresso “Per me si va nella città dolente, per me si va ne
l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente” indica che
attraverso quell'ingresso si accede al mondo dei dannati.
Scritta satirica alle porte del campo di concentramento di
Auschwiz: ARBEIT MACHT FREI "il lavoro rende liberi”
L'infermeria (detta Ka-Be) viene paragonata al Limbo, un mondo escluso dalle
categorie del bene e del male, privo di punizioni vere e proprie e, in un certo senso,
un momento di tregua durante l'avventura del lager nazista.
Al momento di sostenere l'esame di chimica per essere trasferito in laboratorio, il
protagonista si imbatte nel dottor Pannwitz, che rassomiglia in qualche modo ad un
giudice infernale. Come il Minosse dantesco (che assegna a ciascuna
delle anime dannate un determinato cerchio dell'inferno e quindi
una punizione), il dottore ha la facoltà di decidere delle
mansioni e del destino altrui.
L'offesa della dignità
Il libro si sofferma su tutte le offese alla dignità e alla
personalità individuale, dalle percosse alle umiliazioni
Fisiche: violenza, arroganza, derisione, presa In giro e
l'esplicita riduzione dell'uomo a una cosa.
Guccini canta “Auschwitz”
Auschwitz è diventato anche argomento di un testo musicale scritto da Francesco Guccini sia per il testo
che per la musica
Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino,
passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento....
Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...
Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà...
Il monito: “Non dimenticate”
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide casa, voi che trovate tornando a sera il cibo
caldo e visi amici. Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non
conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no .Considerate
se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti
gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno.Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore. Stando in casa andando per via ,coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli .O vi sfaccia la casa , la malattia vi impedisca, i vostri nati
torcano il viso da voi.
“Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita,
che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi
si soffermano invece sulla considerazione opposta:
che tale è anche un’infelicità perfetta”
Primo Levi
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