Filippo Re e le sue lettere
a duecentocinquanta anni dalla nascita
a cura della Biblioteca di Agraria “Gabriele Goidanich”
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
BIBLIOTECA DI AGRARIA “GABRIELE GOIDANICH”
VIALE FANIN, 40 BOLOGNA
21-31 MAGGIO 2013
Filippo Re e le sue lettere,
a duecentocinquanta anni dalla nascita
a cura della Biblioteca di Agraria “Gabriele Goidanich”
ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
BIBLIOTECA DI AGRARIA 'GABRIELE GOIDANICH'
Organizzazione mostra:
Ricerche bibliografiche e storiche:
Grafica mostra e catalogo:
Allestimento:
Amministrazione:
Roberta Giannotti
Francesco Casadei
Giusi Minervino
Patrizia Albieri
Lisetta Castaldini
Hanno preso parte ai lavori di ricerca bibliografica e allestimento Alberto Bussolari,
Maddalena Garagnani, Fulvia Frascari, Annalisa Demaria, Andrea Fattori.
Ha collaborato alla trascrizione delle lettere Simona Bencivenni.
INDICE
Presentazione di Marina Zuccoli
pag. 3
Filippo Re e le discipline agrarie tra ricerca e didattica universitaria: temi di un percorso
storiografico di Francesco Casadei
pag. 5
Le lettere di Filippo Re a Giovanni Fabriani
pag. 17
Catalogo della mostra, 21-31 maggio 2013. Biblioteca di Agraria “Gabriele Goidanich”
Stampato a Bologna nel maggio 2013 da Tipografia Corticella
Presentazione
Oh Bologna! Allora passavo cinque mesi di vacanze senza neppure accorgermi di essere Professore con
un orto di circa 18 bifolche. (Filippo Re, lettera a Giovanni Fabriani del 10 settembre 1816)
Le lettere di Filippo Re a Giovanni Fabriani, depositate presso l’ex Istituto di Agronomia
e recentemente pervenute alla Biblioteca “Gabriele Goidanich” grazie alla disponibilità del
Professor Pietro Catizone, costituiscono un importantissimo tassello del nascente
archivio della biblioteca.
In questi anni, infatti, essa si è arricchita non solo di materiali bibliografici, ma anche di
documentazione appartenuta a docenti della Facoltà di Agraria e a realtà significative del
territorio emiliano, che hanno dato avvio a un fondo archivistico vero e proprio. Oltre alla
corrispondenza Fabriani, cui si affiancano alcuni elenchi delle piante presenti nell’Orto
Agrario dell’Università nel primo Ottocento, emerge per dimensioni e struttura l’archivio
dell’azienda agricola Lama, di San Gabriele di Baricella (BO), appartenuta a Guglielmo
Barrilis. Un fondo contenuto in 180 buste d’archivio, che descrivono circa sessant’anni di
gestione della tenuta, dalle stalle alla coltivazione del tabacco, alle paghe agli operai e ai
rapporti con la Bonifica renana. Una ulteriore, preziosa aggiunta archivistica alle
collezioni della Biblioteca è costituita dal fondo Carlo Emery, entomologo e docente di
Zoologia all’Università di Bologna, i cui eredi lasciarono all’Istituto di Entomologia lettere
ricevute da corrispondenti da tutto il mondo, fotografie e appunti.
Si spera che a questi materiali se ne aggiungano altri, a documentare aspetti storici delle
discipline agronomiche e dell’attività dei nostri docenti. La Biblioteca li renderà
disponibili agli studiosi attraverso la propria pagina Web e cercherà di valorizzarli
mediante iniziative espositive.
È
questo il caso di queste lettere di Filippo Re, presentate oggi per la prima volta agli
studiosi in trascrizione integrale, accanto a una selezione di libri esposti in una mostra
visitabile in biblioteca, sforzo congiunto dei bibliotecari della Goidanich per far conoscere
il nostro patrimonio storico. Accanto ai libri antichi e alle lettere sono messi in evidenza
in sala anche libri moderni, che testimoniano la vitalità e l’attualità del messaggio di
Filippo Re, tuttora studiato e ristampato. Ai docenti e agli studenti che frequenteranno la
Biblioteca “Gabriele Goidanich” presentiamo questo omaggio all’insigne agronomo e
Rettore dell’Università di Bologna.
Via Filippo Re è stato, per un secolo circa, l’indirizzo degli Istituti di Agraria di Bologna
ed anche, in tempi successivi, l’indirizzo della biblioteca di Facoltà. Piace oggi ricordare
quella via e il suo eponimo, reggiano di nascita ma bolognese quanto alla sua attività
scientifica e didattica, onorandone la memoria e l’anniversario.
Marina Zuccoli
Direttrice della Biblioteca di Agraria “Gabriele Goidanich”
-3-
-4-
Filippo Re e le discipline agrarie tra ricerca e didattica universitaria: temi di un
percorso storiografico
Introduzione
Ricordare Filippo Re nel 250° anniversario della sua nascita significa, in un’ottica
storiografica, interrogarsi e riflettere su diverse questioni di vita universitaria e, nel
contempo, anche su temi di storia della città e della sua vicenda culturale. Non sembra
fuori luogo ricordare come il 2013 sia un anno significativo nel più generale panorama
della storia culturale bolognese: ricorre, infatti, un altro importante 250° anniversario:
quello della fondazione del Teatro comunale, che contribuisce a fare di questo tratto della
Strada San Donato (oggi via Zamboni) un quartiere specializzato per la cultura 1.
Perché dunque occuparsi di Filippo Re? Intanto è opportuno ricordare come ad esso
siano state dedicate pagine importanti da parte – tra gli altri – di storici come Emilio
Sereni, Alberto Caracciolo, Carlo Poni, Roberto Finzi, non dimenticando quanto
dell’agronomo reggiano scrive Antonio Saltini nella sua Storia delle scienze agrarie. Ma se
di Filippo Re, come vedremo, si sono occupati non solo gli storici dell’agricoltura ma
anche studiosi di più ampie questioni di storia economica e sociale, la sua figura risulta
di particolare interesse anche in un’ottica di storia dell’istruzione universitaria, essendo
egli titolare della prima cattedra di Agraria istituita presso l’Ateneo bolognese e della
seconda se si tiene conto del più generale panorama della penisola italiana (è noto agli
specialisti come la prima cattedra di Agraria ufficialmente istituita sia quella di Padova,
nel 1765, e come il relativo insegnamento sia stato affidato a Pietro Arduino).
Nel presente lavoro si discuteranno quindi alcuni temi di carattere storiografico,
riprendendo le riflessioni di importanti studiosi, e si cercherà altresì di tracciare il quadro
dell’evoluzione degli studi di Agraria nel panorama dell’istruzione superiore italiana;
proprio in quest’ultimo ambito, infatti, la figura di Filippo Re – quale docente
universitario nella Bologna napoleonica 2 – costituisce uno snodo di importanza primaria.
La ricorrenza di questo anniversario, tra l’altro impreziosita dalla presentazione di un
epistolario dello stesso Filippo Re, costituisce anche – attraverso la mostra bibliografica
appositamente organizzata – l’occasione per riprendere le fila di un percorso di storia
dell’editoria e del pensiero scientifico, contestuale alla valorizzazione del patrimonio
librario della Biblioteca di Agraria del nostro ateneo.
Si tratta di un processo urbanistico che avviene in modo graduale, ricordando – accanto al Teatro –
l’esistenza dell’Istituto delle Scienze fondato da Luigi Ferdinando Marsili e alloggiato dal 1714 all’interno di
Palazzo Poggi. Decisivo, in questo senso, è – nel 1803 – lo spostamento dell’Università nella medesima sede di
Palazzo Poggi, primo passo della costruzione della zona universitaria come è comunemente conosciuta: cfr.
Francesco Ceccarelli, Piani Urbanistici e «città universitaria» a Bologna dall’Unità d’Italia al 1910, in «Storia
urbana», a. XII, n. 44, luglio-settembre 1988; Stefano Zagnoni, L’insediamento universitario a Bologna fra il
1910 e il 1945: costruzione di un settore specializzato, ivi; Pier Luigi Cervellati, Cesare Mari, Il quartiere di San
Donato dal 1796 al nostro secolo, in Autori vari, La città del sapere. I laboratori storici e i musei dell’Università
di Bologna, Banca del Monte di Bologna e Ravenna – Pizzi Editore, Bologna-Cinisello Balsamo 1987
(particolarmente alle pp. 124-133).
2 Come è noto, il passaggio di Bologna sotto il dominio napoleonico comporta importanti ripercussioni sui
principali aspetti della vita politica, economica e sociale della città: cfr. Angelo Varni, Bologna napoleonica.
Potere e società dalla Repubblica Cisalpina al Regno d'Italia, 1800-1806, Boni, Bologna 1973; sui riflessi
universitari della vicenda (a cominciare dal trasferimento di sede dall’Archiginnasio a Palazzo Poggi) si veda
la nota 31.
1
-5-
Appunti per una rassegna storiografica
È opportuno prendere le mosse, per una rassegna sulla produzione storiografica
relativamente recente, dagli scritti di Emilio Sereni: tra questi, in particolare, risalta il
saggio su Pensiero agronomico e forze produttive agricole in Emilia, presentato nel 1960 ad
un convegno di studi sul Risorgimento e oggetto di una recente ristampa 3: un saggio
denso di spunti biografici e scientifici e che – come in altri lavori di Sereni – contribuisce
a delineare un affresco storiografico di ampio respiro.
Sereni - come è stato notato - «colloca la figura di Filippo Re in una terza fase del ruolo
storico di Bologna e del suo Studio nella diffusione in Italia delle idee agronomiche, dopo
l’opera innovatrice medievale di Pier Crescenzi e quella seicentesca più consona ai piaceri
di villa della classe borghese-aristocratica di Vincenzo Tanara» 4. Stabilita questa
premessa, cerchiamo di richiamare per sommi capi gli aspetti più interessanti della
riflessione di Sereni sull’agronomo reggiano.
Filippo Re è portatore di una sensibilità culturale e scientifica non separata da un
impegno pratico, già evidente nei suoi primi studi di botanica, che si articolano in attività
di osservazione, sperimentazione e classificazione; questo atteggiamento e questa
sensibilità caratterizzano anche la grande attenzione agli aspetti bibliografici della
propria attività scientifica e, in seguito, didattica. Non è un caso, secondo Sereni,
«se le prime due pubblicazioni a stampa del Nostro sono due cataloghi ragionati dell’Orto
botanico di Reggio», mentre «la prima che tratti di agricoltura reca il titolo significativo di
Proposizioni teorico-pratiche di fisica vegetabile; e quest’opera – nella quale il Re, per
insistenza degli amici pubblicava, nel 1795, il testo delle sue lezioni al liceo di Reggio – ci si
presenta ancora […] come un saggio di chimica, di fisica, e soprattutto di botanica e di
fisiologia vegetale: di quelle scienze, cioè, attorno alle quali prevalentemente si accentra,
tuttora, l’interesse del Nostro, che su di esse, appunto, vuol fondare la nuova scienza
agronomica italiana» 5.
Interessante anche il tema del rapporto dell’agronomo reggiano con la ricerca e la
letteratura scientifica europea del suo tempo:
«mentre, per le scienze fisiche naturali, il Re non esita a ricorrere alle elaborazioni, alle
teorie ed ai testi dei maggiori ricercatori stranieri […] per quanto riguarda, invece, la pratica
agronomica, egli si mostra dapprima interessato soprattutto all’osservazione della pratica
vigente nel Paese, e non cela una sua sia pur ammirata diffidenza nei confronti del ricorso a
testi agronomici forestieri, anche quando questi testi già esprimano le esperienze di quella
grande rivoluzione delle tecniche agricole, che altrove, più che da noi, è ormai venuta e viene
allargando la sua efficacia sullo sviluppo delle forze produttive sociali» 6.
Oltre a Sereni – autore, tra l’altro, della classica e tuttora validissima Storia del paesaggio
agrario italiano, uscita in prima edizione nel 1961 – altri specialisti di storia
dell’agricoltura hanno dedicato approfondimenti e ricerche alla figura di Filippo Re.
Prima però di proseguire il percorso storiografico, è opportuno ricordare una prolusione
accademica tenuta, all’apertura dell’anno accademico 1963-64, da un docente della
Emilio Sereni, Pensiero agronomico e forze produttive agricole in Emilia nell’età del Risorgimento: Filippo Re,
«Bollettino del Museo del Risorgimento di Bologna», V, 1960, parte II, pp. 891-933, ora in Per la storia del
paesaggio agrario e del pensiero agronomico dell’Emilia Romagna, «I quaderni del Museo della Civiltà
Contadina», 4, Istituzione Villa Smeraldi-Provincia di Bologna, [Bologna 2012], pp. 41-70.
4 Franco Cazzola, Emilio Sereni e le campagne emiliane, in Per la storia del paesaggio agrario e del pensiero
agronomico dell’Emilia Romagna, cit., pp. 16-17.
5 Sereni, Pensiero agronomico e forze produttive agricole in Emilia nell’età del Risorgimento: Filippo Re, in Per la
storia del paesaggio agrario e del pensiero agronomico, cit., p. 47.
6 Sereni, Pensiero agronomico e forze produttive agricole, cit., p. 48.
3
-6-
Facoltà bolognese di Agraria 7. Si tratta di un’occasione importante, sia perché si sta
celebrando il bicentenario della nascita dello studioso reggiano sia per la rilevanza
intrinseca che assume – in ciascuna sede universitaria – il momento dell’inaugurazione
dell’anno accademico 8.
Va inoltre puntualizzato come la presenza di Stefanelli costituisca, nella storia
dell’Ateneo bolognese, la seconda occasione nella quale a un docente di Agraria (intesa
come Facoltà) è assegnato il compito di tenere il discorso inaugurale 9 che, nel rito
accademico tradizionale, segue la relazione introduttiva del rettore. Passando in rassegna
l’elenco dei discorsi inaugurali tenuti a Bologna dall’Unità d’Italia fino ai giorni nostri 10,
si nota come fino al 1945-46 il compito di tenere la prolusione venga affidato ai soli
docenti delle quattro facoltà tradizionali: Lettere, Scienze, Giurisprudenza, Medicina 11.
Solo nell’a.a. 1946-47 questo schema si interrompe, proprio con l’incarico conferito ad
un professore di Agraria: si tratta di Giuseppe Antonio Barbieri , docente di Chimica
agraria, in questo periodo anche preside della Facoltà 12. Occorrerà quindi attendere
quasi vent’anni perché un docente di Agraria (il già citato Stefanelli) torni a ricevere
l’incarico di tenere la prolusione e, per la cronaca, ne passeranno altri 23 prima che, con
Gabriele Goidanich, alla medesima Facoltà spetti nuovamente la lettura della prolusione
accademica13.
Tornando al discorso di Stefanelli, esso risulta di particolare interesse – anche in termini
storiografici – per la mole e il dettaglio di informazioni concernenti la biografia
accademica dell’agronomo reggiano: in questa prolusione, infatti, la vicenda di Filippo Re
è introdotta da alcuni aspetti biografici essenziali per essere poi arricchita da notizie sul
ruolo svolto e sulle competenze da lui dimostrate nella fondazione della Società agraria
bolognese, nell’organizzazione dell’Orto agrario, non dimenticando l’attenzione prestata ai
temi della meccanica e dell’idraulica agraria, delle costruzioni rurali e della topografia
rurale. Sotteso ad ogni singolo aspetto è il ruolo di Filippo Re come docente universitario
e il suo peso all’interno del mondo accademico bolognese, con particolare attenzione alla
didattica universitaria e senza trascurare le esigenze della ricerca scientifica.
È opportuno ricordare come, nel medesimo periodo, Giuseppe Stefanelli dedichi a Filippo
Re anche un contributo specificamente dedicato a temi di meccanica agraria,
7 Giuseppe Stefanelli, Filippo Re, l’istruzione agraria e l’ingegneria rurale, «Annuario dell’Università di
Bologna», a.a. 1963-64, pp. 171-220. Stefanelli è ordinario di Meccanica agraria con applicazioni di disegno
ed incaricato di Topografia e costruzioni rurali: si veda l’Annuario appena citato alle pp. 97 e 100.
8 Come ricorda Mario Isnenghi, l’inaugurazione dell’anno accademico costituisce un momento nel quale
l’istituzione universitaria riafferma il proprio ruolo all’interno di un «sistema di relazioni» di natura politica,
territoriale e culturale: cfr. L’educazione dell’italiano. Il fascismo e l’organizzazione della cultura, Cappelli,
Bologna 1979, p. 52.
9 Se si considera il periodo dal 1860 in avanti, non è invece la prima volta di un cultore delle scienze agrarie:
all’apertura dell’anno accademico 1864-65 l’incarico della prolusione è affidato a Francesco Luigi Botter,
docente di Agraria presso la facoltà di Scienze.
10 Per un approfondimento su aspetti e caratteristiche dei discorsi inaugurali del periodo 1860-1945,
rimando a Francesco Casadei, Le prolusioni accademiche. I discorsi inaugurali pronunciati all’Università di
Bologna tra l’Unità e la Liberazione, CLUEB, Bologna 1991, soprattutto alle pp. 4-62.
11 Si riprenderà più avanti il tema della distinzione tra facoltà tradizionali e scuole (poi istituti superiori) che
caratterizza, fino agli anni ’30 del XX secolo, l’edificio universitario italiano (e sul significato che questa
distinzione assume fino alle scelte politiche che caratterizzeranno la pubblica istruzione negli anni centrali
del periodo fascista).
12 Giuseppe Antonio Barbieri, La chimica del fuoco e la chimica della vita, «Annuario dell’Università di
Bologna», a.a. 1946-47, pp. 101-106.
13 Gabriele Goidanich, Natura e agricoltura, «Annuario dell’Università di Bologna», a.a. 1985-86 e 1986-87,
pp. 1377-1382.
-7-
presentandolo ad un convegno svoltosi a Reggio Emilia, nell’ottobre 1963, naturalmente
per celebrare il bicentenario della nascita dell’illustre agronomo 14.
Come si è già accennato, il personaggio di Filippo Re ha suscitato l’interesse non solo dei
cultori delle scienze agrarie e degli specialisti tout-court di storia dell’agricoltura, ma
anche di studiosi di più ampie questioni di storia economica e sociale. Tra questi, ad
esempio, citiamo Alberto Caracciolo, che a Filippo Re dedica considerazioni significative
all’interno di un ampio affresco sulla storia economica italiana dal primo ’700
all’unificazione nazionale. Scrive Caracciolo:
«Con i suoi Elementi di agricoltura, con la direzione degli «Annali di agricoltura del Regno
d’Italia», con l’insegnamento all’università di Bologna, fu tracciato da lui, se non un indirizzo
contrastante rispetto a un’agricoltura fondata sulla rendita né un programma eversore dei
rapporti sociali nelle campagne, certo una linea di innovazioni, specialmente agronomiche e
tecniche, che implicitamente metteva in discussione tutto il sistema tradizionale, allargando
le crepe che in esso già si erano aperte. In questo senso la generazione seguente lo ebbe
necessariamente come maestro» 15.
Sempre in ambito storiografico, Filippo Re è stato ricordato quale ispiratore e
protagonista della prima moderna inchiesta agraria nel panorama italiano nell’ambito di
uno anche studio specifico, che risulta di particolare interesse anche per la
riproposizione di alcuni brani d’epoca, concernenti temi e problemi dell’agricoltura
veneta, trentina, lombarda, emiliana e marchigiana 16. Giusto, tra l’altro, sottolineare
come l’inchiesta promossa dall’agronomo reggiano rientri in un panorama culturale di
derivazione francese e all’impulso dato, nella Francia napoleonica, all’indagine statistica:
a questi riferimenti culturali sembra infatti ispirarsi il disegno editoriale e scientifico degli
«Annali di agricoltura del Regno d’Italia» .
«Quella che fra il 1809 e il 1813 Re verrà pubblicando sui fascicoli del suo periodico è infatti
una ricognizione statistica di ampio respiro svolta attraverso un questionario articolato in
33 quesiti: natura e impiego del terreno (1-2), contratti in uso (3), prodotti e avvicendamenti
colturali (4-5-8), tecniche e strumenti agricoli (6), ingrassi e sovesci (7-10), rese e quantità di
semente impiegata (9), piante tessili (11), oleifere (12), radici e loro progressi (13-14), orti
(15), colture da foraggio (16-17-18-19-20), bestiame con relativi prodotti e smercio (21-2223-24-25), piantagioni arboree (26-28), viti e tecniche enologiche (27), boschi (29), risaie
(30), edifici rurali (31), gelsi e bachi (32), api (33).
L’inchiesta statistica era strumento d’indagine caratteristico nel disegno di costruzione del
napoleonico stato moderno» 17.
Alla figura di Filippo Re fa frequente riferimento anche Roberto Finzi in propri lavori sul
tema della mezzadria, ricordando l’attenzione dello studioso reggiano alla questione dei
rapporti agrari e, soprattutto nei Nuovi elementi di agricoltura, la sottolineatura in
negativo del ruolo dei braccianti «giornalieri» contestuale ad una valutazione positiva del
rapporto mezzadrile 18. Finzi torna su queste tematiche anche in altre occasioni,
14 Giuseppe Stefanelli, Uno studio teorico di meccanica agraria in onore di Filippo Re cultore della ingegneria
agraria, in Deputazione di Storia patria per le antiche Province modenesi, Atti e memorie del Convegno di
studio in onore di Filippo Re. Reggio Emilia 12-13 ottobre 1963, Comune e Provincia di Reggio Emilia-Società
Agraria di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1964, pp. 3-48.
15 Alberto Caracciolo, La storia economica, in Autori vari, Storia d’Italia. 3. Dal primo Settecento all’Unità,
Einaudi, Torino 1973, p. 600. Lo stesso Caracciolo annovera, tra i meriti di Filippo Re, quello di avere
contribuito alla fondazione, nel 1807, della Società agraria bolognese.
16 Cfr. Maria Maddalena Butera, Le campagne italiane nell’età napoleonica. La prima inchiesta agraria
dell’Italia moderna, Angeli, Milano 1981, con ampia parte antologica alle pp. 41-295.
17 Butera, Le campagne italiane nell’età napoleonica, cit., p. 31.
18 Cfr. Roberto Finzi, «Il buon villano non manca mai di lavoro»: Marco Minghetti e la mezzadria quale rimedio ai
disordini del progresso, in R. Finzi (a cura), Fra Studio, Politica ed Economia: la Società Agraria dalle origini
all’età giolittiana, Comune di Bologna – Istituto per la Storia di Bologna, Bologna 1992, pp. 398-399.
-8-
sottolineando nuovamente l’interesse di Filippo Re per l’istituto mezzadrile, anche a
seguito della rilettura di un testo seicentesco di Innocenzo Malvasia 19, e ricordando
altresì le osservazioni di Re su un altro importante tema: la diffusione della canapicoltura
nel paesaggio agrario della pianura bolognese 20.
All’interesse di Filippo Re per le tematiche bibliografiche, alle quali si è già accennato, fa
riferimento anche una ricerca di Carlo Poni, che prende le mosse proprio da un lavoro di
ricognizione dei beni librari, promosso dal viceré d’Italia Eugenio Beauharnais nel
dicembre 1805, riguardante le due università «nazionali» di Pavia e Bologna; in
quest’ultimo ateneo l’agronomo reggiano riceve il compito di redigere – come ricorda lo
stesso Poni – «l’inventario dei libri di economia campestre e di caccia e pesca», incarico
svolto con notevole perizia:
«Il professor Filippo Re, come la maggioranza dei docenti, […] compilò un elenco delle diverse
edizioni di ogni opera e degli eventuali doppi, con l’indicazione dei titoli, degli autori, editori,
luogo e anno di stampa. Alla lista bibliografica fece seguire una seconda parte di Note […]
dove recensì le opere catalogate con l’intento di fornire, magari in poche righe, qualche
informazione critica sul loro contenuto» 21.
Il saggio di Poni descrive anche altri aspetti dell’attività scientifica di Filippo Re,
esaminandone il rapporto sia con la produzione degli studiosi coevi sia con i testi
prodotti da altri studiosi in un passato più o meno recente, a cominciare dal
cinquecentesco Ricordo d’agricoltura di Camillo Tarello 22.
Da ricordare, in questa breve rassegna, anche un fascicolo monografico del «Bollettino
storico reggiano» ove si ripercorrono in dettaglio gli aspetti principali del pensiero
agronomico di Filippo Re, con riflessioni sulle produzioni agricole, sulle tecniche agrarie,
sull’allevamento animale (principalmente dei bovini e degli ovini), nonché sui problemi
sociali delle campagne italiane, a cominciare dalla questione dei contratti agrari 23. A
quest’ultimo proposito, si conferma l’interesse dell’agronomo reggiano nei confronti
dell’istituto mezzadrile, accanto però alle preoccupazioni suscitate in Re dal perdurante
ed esteso disagio sociale che caratterizza le campagne della penisola italiana 24.
Anche in tempi recenti si registrano importanti riflessioni storiografiche su Filippo Re, a
cominciare dalle iniziative promosse a Reggio Emilia nel 240° anniversario della nascita
dell’illustre agronomo. Tra i lavori occasionati da quella ricorrenza, si sottolineano gli
interventi di Franco Farinelli sull’assetto storico del territorio emiliano e quello di Antonio
Saltini sul ruolo di Filippo Re nella cultura agronomica degli inizi del XIX secolo, non
dimenticando l’inquadramento proposto da Ezio Raimondi sul rapporto tra Filippo Re e il
Filippo Re conosce l’importanza della Istruzione di agricoltura di Malvasia: Roberto Finzi, Mezzadria
svelata? Un esempio storico e qualche riflessione fra teoria e storiografia, CLUEB, Bologna 2007, p. 40. Sul
testo di Malvasia si veda Roberto Finzi, Monsignore al suo fattore. La «Istruzione di Agricoltura» di Innocenzo
Malvasia (1609), Istituto per la Storia di Bologna, Bologna 1979.
20 Finzi, Mezzadria svelata?, cit., pp. 55-56.
21 Carlo Poni, Leggere i testi agronomici: Filippo Re e la costruzione dell’albero genealogico della nuova
agricoltura, in R. Finzi (a cura), Fra Studio, Politica ed Economia, cit., pp. 545-546. Aggiunge Poni (ivi, p. 546):
«i giudizi formulati dal Professore con rapida penna nel Catalogo si leggono ancora con interesse. E il lettore
curioso potrebbe essere tentato di confrontarli sia con quelli che egli aveva formulato nel 1802, quando
[…]aveva pubblicato a Venezia il Saggio di bibliografia georgica, sia con quelli formulati in seguito, nel 1808,
quando pubblicò, […] sempre a Venezia, in quattro volumetti, il Dizionario ragionato di libri di agricoltura,
veterinaria ed altri rami di economia campestre».
22 Cfr. Poni, Leggere i testi agronomici, cit., pp. 562-574.
23 Renata Dotti, Filippo Re agronomo e storico dell’agricoltura. Validità del suo pensiero, «Bollettino storico
reggiano», n. 17, pp. 5-95.
24 Cfr. Dotti, Filippo Re agronomo e storico dell’agricoltura, cit., particolarmente alle pp. 78-87.
19
-9-
più generale clima politico e culturale dei suoi tempi 25. Importante osservare, in termini
generali, come Reggio Emilia abbia inteso tornare – dopo il già citato convegno del 1963 –
sulla figura e sui meriti scientifici del proprio concittadino.
Ancora più recentemente, meritano di essere ricordate le considerazioni di Giancarlo Di
Sandro sull’interpretazione data da Filippo Re ad alcuni temi di economia agraria o, per
utilizzare la terminologia dell’agronomo reggiano, di «economia campestre», non
dimenticando come agli inizi dell’800 questi termini siano più legati ad «un insieme di
norme comportamentali attinenti allo scibile tecnologico legato all’agricoltura» 26 che a
temi di scienze economiche modernamente intese.
È bene rammentare, a conclusione di questa breve digressione sulla storiografia recente,
come la figura di Filippo Re abbia suscitato interesse anche negli studiosi attivi tra la fine
dell’800 e i primi decenni del nuovo secolo. Si pensi ad esempio al un discorso del
febbraio 1898, pronunciato dall’avvocato e docente universitario Aronne Rabbeno presso
la Società agraria bolognese 27, nel quale il ricordo dell’agronomo reggiano fornisce
l’occasione di propugnare una maggiore e più efficace presenza delle discipline agrarie
nell’insegnamento universitario. Richiamando infatti alcuni aspetti del rettorato
bolognese di Filippo Re, l’oratore vi trova conferma dell’importanza assunta nel periodo
napoleonico dalle scienze agrarie, «sino a fare Rettore dell’Università il Professore
d’Agraria», mentre alcuni decenni più tardi queste discipline appaiono alquanto
trascurate, dentro e fuori dal mondo accademico bolognese.
«Ma vogliamo sperare che si modificheranno codeste meschine idee, e che volgendo
avventurosi eventi per lo illustre Ateneo, che costituisce la gloria maggiore di Bologna, si
organizzerà in esso una vera e propria facoltà Agraria, a recare all’Agricoltura, nostra unica
risorsa […], il tributo dei vertiginosi progressi delle scienze naturali fisiche, e meccaniche, a
vantaggio della produzione che valga […] ad attenuare le sofferenze di tutte le classi
sociali» 28.
Alcuni decenni più tardi, un saggio di Carlo Sighinolfi – dedicato a Filippo Re come
titolare della prima cattedra di Agraria istituita presso l’ateneo bolognese – ripercorre con
notevole dettaglio i principali aspetti della vicenda accademica e scientifica del celebre
agronomo, prendendo le mosse dalla situazione settecentesca delle scienze agrarie,
proprio al fine di comprendere appieno su quali basi si innestino gli studi e le riflessioni
dello studioso reggiano 29.
Fa ampio riferimento a Re anche lo storico bolognese Luigi Simeoni, che nella classica
Storia della Università di Bologna lo ricorda come docente, come promotore dell’Orto
agrario e, naturalmente, come rettore dell’Università felsinea, non dimenticando come i
Franco Farinelli, L’Emilia ai tempi di Filippo Re tra geografia e natura; Antonio Saltini, Filippo Re nella
cultura agraria del primo Ottocento; Ezio Raimondi, Prolusione a Filippo Re, in Gabriella Bonini, Antonio
Canovi (a cura), Narrazioni intorno a Filippo Re. Ritratto poliedrico di uno scrittore scienziato, Diabasis, Reggio
Emilia 2006, rispettivamente alle pp. 51-58, 59- 70 e 25-35.
26 Giancarlo Di Sandro, Il pensiero economico-agrario in Italia (1800-1980), in Autori vari, L’agricoltura e gli
economisti agrari in Italia dall’Ottocento al Novecento, Angeli, Milano 2011, p. 199. Per ampliare il discorso si
ripercorra, alle pp. 198-201, l’efficace sintesi proposta da Di Sandro su caratteristiche e limiti del pensiero di
Filippo Re in materia di economia agraria.
27 Aronne Rabbeno, Il conte Filippo Re agronomo, ortologo e poeta didascalico. Memoria letta nell’adunanza
ordinaria del 6 febbraio 1898, «Annali della Società agraria provinciale di Bologna in continuazione delle
Memorie della Società medesima», Bologna 1898, pp. 123-140. L’oratore è, già negli anni ’80, docente di
Legislazione rurale e forestale presso l’ateneo bolognese: cfr. Francesco Casadei, Luigi Tanari, l’Inchiesta
Jacini e la questione dei boschi. Note su politica, cultura e indagine sociale nei decenni post-unitari, in Roberto
Finzi (a cura), I boschi dell’Emilia-Romagna. Documenti storici e prime ricerche, CLUEB, Bologna 2007, p. 61.
28 Rabbeno, Il conte Filippo Re, cit., pp. 128-129.
29 Lino Sighinolfi, Filippo Re e la prima cattedra di Agraria nell’Università nazionale di Bologna, Tipografia
Cuppini, Bologna 1936.
25
- 10 -
rivolgimenti politici del 1814 impongano allo stesso Re di lasciare Bologna per passare
all’ateneo modenese 30.
Le discipline tecnico-scientifiche nel panorama universitario italiano
Un discorso, sia pure sintetico, su Filippo Re e la sua importanza scientifica e didattica
deve richiamare brevemente alcuni aspetti del panorama universitario ottocentesco e dei
suoi sviluppi successivi, almeno fino agli anni ’30 del ’900.
Si ricordi, in primo luogo, come l’edificio accademico dell’Italia postunitaria preveda una
distinzione tra Facoltà (Giurisprudenza, Lettere e filosofia, Medicina, Scienze) e Scuole
universitarie dai prevalenti contenuti tecnico-scientifici e professionalizzanti; attraverso
modifiche e integrazioni ai loro ordinamenti didattici, le Scuole divengono, negli anni ’20,
Istituti superiori (di Ingegneria, Farmacia, Agraria, Veterinaria, Scienze economiche e
commerciali, ecc.). La loro successiva trasformazione in Facoltà, con una piena
integrazione nel sistema universitario, avverrà con le riforme introdotte negli anni ’30 dal
ministro dell’Educazione nazionale Cesare Maria De Vecchi.
Per quanto concerne le discipline agrarie, questo percorso prende il via, a Bologna, con la
prima cattedra di agronomia istituita nella storia dell’ateneo felsineo: siamo nel 1803-04
e l’insegnamento (come avverrà anche nei decenni successivi) è impartito presso quella
che in epoca napoleonica si chiama «Facoltà fisico-matematica».
Ragioni di spazio non consentono, in questa sede, di ripercorrere organicamente la storia
dell’istituzione universitaria nel passaggio storico rappresentato dall’occupazione
francese e dai successivi contraccolpi della restaurazione pontificia. Per questi aspetti, ed
anche per un più generale inquadramento sui temi della Bologna napoleonica,
rimandiamo alla bibliografia disponibile 31. Qui ci limitiamo a ricordare come la carriera
universitaria e scientifica di Filippo Re sia fortemente condizionata dalle circostanze
storiche sopra accennate, in riferimento sia all’arrivo a Bologna dell’agronomo reggiano
nel 1803 sia alla sua forzata partenza sul finire del 1814.
Le scuole di Agraria nell’Italia ottocentesca e la fondazione della scuola bolognese nel 1900
Come è noto in sede storiografica32, nell’Italia preunitaria esisteva una sola scuola
universitaria di Agraria: quella di Pisa, fondata nel 1843 – con l’iniziale guida di Cosimo
Ridolfi – in un contesto, quello del Granducato di Toscana, particolarmente favorevole
alla ricerca scientifica e alle innovazioni in campo agricolo 33. Sempre in Toscana, pochi
anno dopo l’unificazione nazionale, nasce nel 1869 l’Istituto forestale di Vallombrosa, con
un’attività didattica dapprima rivolta al perfezionamento delle conoscenze tecniche del
Luigi Simeoni, Storia della Università di Bologna. 2. L’età moderna, Zanichelli, Bologna 1940, pp. 164, 166169 e 182. Si vedano anche alle pp. 179-183 le considerazioni dello studioso bolognese sui contraccolpi
immediati della restaurazione pontificia presso l’ateneo felsineo.
31 Sulla più generale vicenda cittadina si veda Varni, Bologna napoleonica. Potere e società, cit. Per quanto
concerne l’ateneo bolognese, cfr. Simeoni, Storia della Università di Bologna. 2. L’età moderna, cit., pp. 139178 e, per una informazione sintetica, Daniele Menozzi, L’età napoleonica e la restaurazione, in Autori vari,
L’Università a Bologna. Maestri, studenti e luoghi dal XVI al XX secolo, Cassa di Risparmio in Bologna – Pizzi
Editore, Bologna-Cinisello Balsamo 1988, particolarmente alle pp. 29-35. Vedere anche Renzo Cremante,
L’Università di Bologna dalle riforme napoleoniche al primo decennio del Novecento, in La città del sapere. I
laboratori storici e i musei dell’Università di Bologna, cit., pp. 78-89.
32 Si veda ad esempio Giancarlo Di Sandro, Gli economisti agrari tra Otto e Novecento, CLUEB, Bologna 1995,
pp. 18-22.
33 Cfr. Leandra D’Antone, L’«intelligenza» dell’agricoltura. Istruzione superiore, profili intellettuali e identità
professionali, in P. Bevilacqua (a cura), Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea. 3, p. 398.
30
- 11 -
personale dell’Amministrazione forestale, ma già in grado – dal 1882 – di impartire
un’istruzione di livello universitario 34.
Una nuova scuola di Agraria, in ordine cronologico, è quella di Milano (1870), seguita
poco dopo (1872) da quella napoletana di Portici; occorrerà poi attendere gli anni ’90 per
registrare la nascita della scuola di Agraria di Torino (1893) e del «Regio Istituto agrario
sperimentale» di Perugia (1895), quest’ultimo sorto con il contributo scientifico – tra gli
altri – dell’economista agrario Ghino Valenti 35.
Sono queste le esperienze universitarie che precedono l’istituzione, proprio all’alba del
nuovo secolo, della scuola di Agraria presso l’Ateneo bolognese, anche se nel quadro
politico nazionale non mancano resistenze alla creazione di nuove scuole di Agraria: lo
stesso Emanuele Gianturco, ministro della Pubblica istruzione, nel 1896 dichiara in un
discorso parlamentare come sia preferibile «aggiungere insegnamenti complementari
d’agraria nelle Facoltà di Scienze naturali» piuttosto che istituire nuove scuole di Agraria
o promuovere quelle esistenti al rango di facoltà universitarie 36.
Va altresì aggiunto come al dibattito in favore dell’istituzione della scuola bolognese di
Agraria prendano parte – nell’ultimo scorcio dell’800 – numerosi ed accreditati studiosi,
tra i quali spiccano i nomi di un agronomo del calibro di Luigi Tanari nonché quello di un
giovane ricercatore destinato ad importante carriera accademica: il futuro rettore
Alessandro Ghigi 37.
A Bologna la scuola di Agraria vede la luce nell’anno accademico 1900-01 e autorevoli
osservatori coevi non mancano di rilevarne l’importanza 38. Formalmente - nei primi tre
anni della propria esistenza - sotto l’egida della facoltà di Scienze, la scuola comincia a
funzionare in modo compiutamente autonomo a partire dall’a.a 1903-04; il suo primo
direttore è Francesco Cavani 39 e il suo corpo accademico comprende illustri personalità
della Facoltà di Scienze quali il geologo Giovanni Capellini, il chimico Giacomo
Ciamician, gli zoologi Carlo Emery e Alessandro Ghigi, il matematico Federigo Enriques,
il fisico Augusto Righi 40.
In attesa del restauro della Palazzina della Viola, la sede provvisoria della scuola di
Agraria è, fino al 1907, Palazzo Bianconcini, in via Belle Arti. In seguito, l’area
circostante la Viola vedrà l’insediamento di altre strutture didattiche e scientifiche legate
alla Scuola; e il Comune di Bologna non tarderà ad intitolare proprio a Filippo Re il tratto
stradale che collega via Irnerio alla Scuola di Agraria.
34 Nel 1888 i corsi, inizialmente triennali, assumono durata quadriennale e vi possono accedere solo gli
studenti in possesso di titolo liceale o di licenza conseguita presso le sezioni fisico-matematica o di
agrimensura degli istituti tecnici: cfr. Facoltà di Scienze agrarie e forestali dell’Università degli Studi di
Firenze, Da Vallombrosa alle Cascine: i laureati dal 1872 ad oggi, Il Cenacolo-Arti Grafiche, Firenze 1979, pp.
9-10.
35 D’Antone, L’«intelligenza» dell’agricoltura, cit., p. 409.
36 Alfeo Bertondini, Agricoltura e politica in Luigi Tanari, in L. Cavazza, A. Bertondini, Luigi Tanari nella storia
risorgimentale dell’Emilia-Romagna, Istituto per la Storia di Bologna, Bologna 1976, pp. 460-461.
37 Nel maggio 1897 Alessandro Ghigi legge, presso la Società agraria bolognese, la “memoria”
Dell’insegnamento agrario superiore: cfr. Verbale dell’adunanza ordinaria del 30 maggio 1897, «Annali della
Società agraria provinciale di Bologna in continuazione delle Memorie della Società medesima», Bologna
1897, pp. 227-230.
38 Si veda ad esempio Ghino Valenti, La nuova Scuola universitaria d’Agricoltura fondata dalla Cassa di
risparmio di Bologna, «Giornale degli economisti», serie seconda, a. XII, vol. XXII, aprile 1901.
39 Già appartenente alla Scuola di Applicazione per Ingegneri, Cavani insegna Topografia e Geometria
pratica. Per un sintetico approfondimento sulla sua produzione scientifica si veda la pagina curata da
Francesco Casadei e Giusi Minervino sul sito della Biblioteca di Agraria:
http://www.biblioteche.unibo.it/agraria/informazioni/storia-e-collezioni/francesco-cavani.
40 Cenni storici (a cura di Giorgio Casini Ropa), in La Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bologna,
CLUEB, Bologna 1986, pp. 18-19.
- 12 -
Nel 1923, nel quadro di una più generale riorganizzazione dell’istruzione superiore di
area tecnico-professionale, la scuola di Agraria diviene Istituto superiore di Agraria per
poi – attraverso alterne vicende e vicissitudini 41 – assumere finalmente il rango di facoltà
universitaria nel 1935. Per la precisione, la trasformazione di Agraria in facoltà è
ufficializzata il 28 ottobre 1935, analogamente a quel che avviene per gli Istituti
superiori di Ingegneria e di Chimica industriale; tre anni prima, all’apertura dell’anno
accademico 1932-33, la medesima promozione aveva riguardato la Scuola di Farmacia e
l’Istituto superiore di Medicina veterinaria, mentre occorrerà attendere il 1937-38 per la
nascita della Facoltà di Economia e commercio sulla base del preesistente Istituto di
Scienze economiche e commerciali.
Tornando ad Agraria, nel 1935-36 prende quindi il via la sua storia di facoltà
universitaria bolognese; terminus a quo di questa vicenda è – vale la pena di sottolinearlo
ancora – Filippo Re, titolare, nel lontano anno accademico 1803-04, della prima cattedra
di Agraria istituita presso l’ateneo felsineo.
Per concludere su Filippo Re: l’agronomo reggiano nel contesto universitario bolognese
dell’epoca napoleonica
«Quando, nel novembre 1803, il Conte Filippo Re saliva per la prima volta la cattedra di
agraria istituita secondo il nuovo piano di studi e di disciplina nelle Università nazionali e
aggregata alla classe di scienze matematiche e fisiche, egli contava appena quarant’anni ed
era nella piena e più feconda maturità del suo ingegno e della sua coltura scientifica e
letteraria» 42.
Così descrive l’inizio della vicenda universitaria bolognese uno dei biografi di Filippo Re,
ponendo tra l’altro in risalto l’iniziale affiliazione delle scienze agrarie alla Facoltà (o
«Classe», secondo i periodi storici) di Scienze matematiche, fisiche e naturali.
Anche in questo contributo, come in tutti i testi che si richiamano alla storia delle
scienze agrarie, si fa riferimento all’Università di Padova come sede della prima cattedra
di Agraria nel panorama accademico italiano e al già citato Pietro Arduino quale titolare
del medesimo insegnamento a partire dal 1765. Trentotto anni dopo, nel 1803,
nell’ateneo bolognese viene affidata a Filippo Re l’appena istituita cattedra di «Agraria» ed
è quanto mai opportuno sottolineare come l’esperienza didattica (e scientifica)
dell’agronomo reggiano rappresenti un importante punto di partenza per lo sviluppo e il
rilancio delle discipline agrarie nel panorama universitario dei decenni successivi,
malgrado le difficoltà e i problemi intervenuti nel periodo della restaurazione pontificia 43.
Va peraltro ricordato come con l’istituzione della scuola di Agraria nel 1900-01 la materia
fondamentale di questo nuovo corso di studi assuma la denominazione di «Agricoltura»:
41 Tra il 1923 e il 1928 l’istruzione superiore di area tecnica viene sottratta alle competenze del ministero
dell’Istruzione per passare a quelle del ministero dell’Economia; solo a partire dall’anno accademico 1928-29
tutta la formazione di livello post-secondario viene riassunta – a Bologna come altrove – sotto l’egida del
dicastero dell’Istruzione, che dal settembre 1929 assumerà la denominazione di ministero dell’Educazione
nazionale.
42 Sighinolfi, Filippo Re e la prima cattedra di Agraria nell’Università nazionale di Bologna, cit., p. 5.
43 Nel 1815 l’insegnamento di Agraria è affidato a Giovanni Contri, che lo manterrà fino al 1824, quando
questo insegnamento viene abolito (rimane invece in funzione l’Orto agrario, sempre sotto la direzione di
Contri). Solo dopo le vicende risorgimentali del 1859, la Facoltà di Scienze torna ad attivare questa disciplina
(prima come «Agronomia teorico-pratica», poi – nel 1863 – ripristinando la dizione «Agraria»), affidandone
l’insegnamento a Francesco Luigi Botter: cfr. Simeoni, op. cit., pp. 190 e 219. Si veda anche G. Casini Ropa
(a cura), Cenni storici, cit., p. 15.
- 13 -
con questa terminologia sarà a lungo indicato – nell’ordinamento universitario italiano –
l’insegnamento di Agronomia generale.
La rapida rassegna storiografica proposta in questa sede conferma l’importanza di Filippo
Re come docente e come promotore di ricerche e di inchieste sullo stato dell’agricoltura
italiana; concludiamo i nostri appunti con alcune annotazioni sull’uno e sull’altro aspetto
dell’attività dell’agronomo reggiano.
Filippo Re e la didattica delle discipline agrarie
Diversi autori hanno sottolineato il peso dato da Filippo Re alla sfera didattica del proprio
lavoro universitario: ovviamente il già citato Sighinolfi, nello studio dedicato alla prima
cattedra di Agraria nella storia dell’ateneo bolognese e – altrettanto ovviamente – il
docente di Meccanica agraria Giuseppe Stefanelli, nell’ambito della prolusione
accademica richiamata nelle pagine precedenti. A Filippo Re come appassionato
insegnante di discipline agrarie fanno riferimento anche alcuni degli storici citati nelle
pagine precedenti, a cominciare da Alberto Caracciolo. Non è quindi priva di significato la
sua nomina a rettore dell’ateneo bolognese per l’anno accademico 1805-06, proprio
all’indomani di una riorganizzazione del sistema universitario – di matrice napoleonica –
che aveva trovato nella riforma degli ordinamenti didattici uno dei propri punti
qualificanti.
L’importanza attribuita dall’agronomo reggiano alla funzione didattica, compresi gli
aspetti organizzativi della medesima, è evidenziata anche nel passo di una sua lettera,
inviata nel dicembre 1814 – dunque quando il periodo bolognese si è concluso – a
Giovanni Fabriani, anch’egli, nel frattempo, divenuto docente all’Università di Modena:
qui Filippo Re puntualizza che
«essendo l’Anatomia, Fisiologia e Patologia vegetabile i fondamenti della Botanica e
dell’Agricoltura ritengo obbligati a frequentare le mie lezioni che di tali oggetti tratteranno gli
scolari di amendue le facoltà. In essi impiegherò Novembre, Dicembre e Gennaio.
Da Febbraio alla fine dell’anno scolastico farò lezioni agrarie cui saranno obbligati ad
intervenire i soli periti od ingegneri. Dal principio d’Aprile (permettendolo la stagione) sino
alla fine dell’anno la mattina per tempo si farà la Botanica. Il numero poi delle lezioni sarà
determinato dal numero dei giorni non vacanti che saranno nei mesi nei quali tratterò le
varie materie» 44.
Gli «Annali di agricoltura» e il progetto di una «inchiesta agraria» ante litteram
È già stato osservato da più autori come gli «Annali di agricoltura» costituiscano il primo,
organico tentativo – almeno in epoca moderna – di indagare in modo sistematico gli
aspetti fondamentali dell’agricoltura nella penisola italiana. Scrive ad esempio Antonio
Saltini, con particolare riferimento al già citato questionario proposto dall’artefice degli
«Annali»:
«Concepito per ordinare l’esame del quadro agrario di ogni comprensorio secondo uno
schema organico, dal profilo geografico alla fisionomia statistica, da cui procedere
all’individuazione delle colture più diffuse, delle rotazioni, dei sistemi di conduzione, degli
strumenti, degli allevamenti maggiori e minori, fino all’orticoltura e alle industrie agrarie, il
questionario del professore di Bologna propone ai collaboratori un paradigma ammirevole di
geografia agraria ed economica. Sul suo ordito si disegnano, nelle peculiarità, nelle analogie
Lettera di Filippo Re a Giovanni Fabriani, datata 13 dicembre 1814. Si veda, alle pp. 28-29 del presente
fascicolo, la trascrizione integrale della lettera.
44
- 14 -
e nelle differenze, i volti delle province italiane tra i Ticino e il Sangro. In quei volti
distinguiamo i connotati correlati alle condizioni naturali, il retaggio della selezione secolare
di razze vegetali e animali, le consuetudini giuridiche, le tradizioni agronomiche, la
peculiarità degli strumenti. Le relazioni pubblicate, anche le più sintetiche, sono
circostanziate e pertinenti, la forma è nitida e propria: un duplice pregio che attesta la cura
con cui l’agronomo reggiano ha scelto i collaboratori, forse la pazienza con cui ha corretto i
lavori meno consistenti» 45.
Nel panorama italiano, occorrerà attendere il periodo postunitario – ed una classe
dirigente dotata di grandi sensibilità conoscitive e di spiccato interesse per la nascente
scienza statistica 46 – per poter vedere il progetto e l’attuazione di una nuova e più
sistematica indagine sulle condizioni dell’agricoltura italiana: ci riferiamo, evidentemente,
all’Inchiesta agraria condotta e coordinata da Stefano Jacini tra il 1877 e il 1884. E non
sembra fuori luogo ricordare nuovamente il nome del bolognese Luigi Tanari come
curatore dell’Inchiesta per l’area emiliano-romagnola, nonché la minuziosità delle
informazioni che egli stesso raccoglie e descrive su aspetti e caratteristiche dell’attività
agricola 47. nella «sesta circoscrizione» 48 dell’Inchiesta agraria.
Conclusioni
Scrivere di Filippo Re, pur nell’ambito di una breve rassegna storiografica, ha fornito
l’occasione per misurarsi con importanti temi di storia dell’università (basti pensare al
tema della perdurante distinzione tra facoltà e scuole e poi tra facoltà e istituti superiori) e
del pensiero scientifico; ed è una ricorrenza che ha comportato anche l’opportunità di
rivedere alcuni testi classici della storiografia italiana: a riprova, se ce ne fosse bisogno,
della rilevanza di Filippo Re non solamente nell’ambito delle discipline agrarie ma anche
nella più ampia vicenda storica dell’istituzione universitaria.
Francesco Casadei
Laureato in Storia e dottore di ricerca in Storia e informatica
Bibliotecario
Antonio Saltini, Storia delle scienze agrarie. 3. I secoli della rivoluzione agraria. I protagonisti, Nuova Terra
Antica, Firenze 2011, p. 392.
46 Si veda ad esempio Raffaele Romanelli, La nuova Italia e la misurazione dei fatti sociali. Una premessa, in
R. Romanelli (a cura), L’indagine sociale nell’unificazione italiana, «Quaderni storici», a. XV, n. 45, 1980.
47 Si vedano ad esempio le Notizie statistiche sui boschi, pubblicate negli allegati agli Atti della Giunta per la
Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola, consultabili anche ne I boschi dell’Emilia-Romagna,
cit., pp. 105-122.
45
48 Nella particolare ripartizione territoriale dell’Inchiesta Jacini, la VI Circoscrizione comprende le province di
Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì (considerata nei vecchi confini) ed esclude
la provincia di Piacenza: cfr. Giacomina Nenci, Introduzione, in Stefano Jacini, I risultati della Inchiesta
agraria. Relazione pubblicata negli Atti della Giunta per la Inchiesta agraria , Einaudi, Torino 1976; si veda
anche F. Casadei, Luigi Tanari, l’Inchiesta Jacini e la questione dei boschi, cit., pp. 82-83. Sull’impianto
generale dell’Inchiesta, è ancora valido il classico lavoro di Alberto Caracciolo, L’Inchiesta agraria Jacini,
Einaudi, Torino 1958.
- 15 -
- 16 -
Le lettere di Filippo Re a Giovanni Fabriani
Di seguito si trascrivono le quarantatre lettere che Filippo Re scrisse a Giovanni Fabriani
tra il 3 maggio 1797 e il 13 febbraio 1817, con l’aggiunta di una lettera del 1817 ad
Antonio Bertoloni, che da due anni ricopriva la cattedra di Botanica all’Ateneo bolognese.
Il fondo Fabriani comprende anche lettere di corrispondenti diversi, tra i quali si notano
le lettere di Caterina Busetti, moglie di Antonio (1751-1820), fratello maggiore di Filippo
Re. Completano il fondo trentanove registri manoscritti, intitolati “Catalogo di piante
coltivate nell’Orto agrario”, riferiti all’Orto bolognese dal 1818 al 1876. Essi contengono
l’elenco numerato delle piante, talvolta diviso tra “Parte di Levante” e “Parte di Ponente” e
articolato in “Giorni della Semina” e “Giorni del Raccolto”.
Non sono molte le notizie biografiche su Fabriani, che fu Ispettore dell’Orto botanico di
Modena. L'Orto di Modena, realizzato nel 1758 per volontà del Duca Francesco III d'Este,
passò nel 1772 sotto la giurisdizione dell'Università. Dopo il 1796 ne divenne Ispettore
Giovanni Fabriani, autore di un Index plantarum quae extant in horto botanico mutinensi
anno 1811, Mutinae, Eredi Soliani, 1811. Dall’epistolario stesso si desumono ulteriori
informazioni sul botanico modenese, come ad esempio l’accenno, nella lettera del
13/3/1817, al fatto che Fabriani, essendo medico, conoscesse la pratica di
somministrare radicchi per purificare il sangue. Un altro elemento significativo riguarda
la carriera accademica di Fabriani, che dalla lettera del 19 dicembre 1814 risulta essere
stato nominato Professore Aggiunto alle Cattedre di Botanica e di Agraria presso
l’Università di Modena.
La corrispondenza con Fabriani abbraccia vent’anni, un lungo periodo che ricomprende
la docenza di Filippo Re a Bologna presso la cattedra di Agraria, a partire dal 1803. Una
lettera su carta intestata del Rettore dell’Università felsinea ricorda il breve rettorato di
Re, nel biennio 1805-1806. L’agronomo reggiano diresse poi l’Orto agrario modenese tra
il 1814 e il 1817, dando nuovo impulso alle collezioni, con l'acquisto delle piante dell’
Orto del Conte Cattaneo di Novara. Dal carteggio con Fabriani emerge la costante cura
per la realizzazione di una raccolta quanto più possibile ricca, mediante lo scambio di
semi e di esemplari con altri orti, affiancata all’attività didattica e alla stesura di
numerosi saggi e trattati. Nelle lettere sono frequenti i riferimenti ad altri agronomi e le
citazioni di libri, di cui si è data notizia in nota.
Le lettere erano già riunite in un fascicolo e poste in ordine cronologico, che si è
rispettato lasciando al loro posto le missive di data mancante o incerta.
Si è normalizzata l’intestazione ponendo sempre a inizio lettera la data e il destinatario
(ove presente, anche all’esterno della lettera). Non si è uniformato il cognome di Fabriani,
che talvolta Re scrive Fabbriani e, in un caso, chiama erroneamente Francesco anziché
Giovanni. Tra parentesi quadre vi sono le note del trascrittore; i puntini indicano parole
non decifrate e lacune.
- 17 -
è scemata di un terzo, e precisamente dei più
rari, perdita che per quest’anno attese le
circostanze temo assai non potere riparare. Ella
non riceverà che il G. prostratum in pianta.
Questa primavera avrà un bel ramo del G.
Bicolor cui ora crederei pericoloso lo spedire. Se
poi a stagione migliore potessi servirla di
qualche cosa, ella è padrona di quanto può
essere al caso suo. Sono troppe le obbligazioni
che debbo soddisfare, e per la gentilezza colla
quale si prestò lo scorso anno a sopportare la
mia compagnia, forsi troppo frequente, in
cotesto giardino, e pe’ doni dei quali mi favorì.
Se a questi ella potesse aggiungere l’una o
l’altra delle sottonotate piante lo riceverei per
un favore singolarissimo, e sempre disposto ai
veneratissimi suoi comandi sono
N.1
3 maggio 1797
Au Citoyen [Fabriani] Professeur de Botanique
à Modene
Monsieur,
mi prevalgo della gentile sua esibizione quando
mi scrisse che avrebbe fornito il mio orticello di
piante crasse, ed altre che le erano rimaste.
Sarò indiscreto nella domanda, ma ella non
creda che domandi per aver tutto, solo le scrivo
quanto manca al mio orticello.
Tutti i Mesembriantemi
Le Crassule
Cactus mamillaris
pendulus
repandus
Euphorbia cereiformis (se si può con radici)
tetragona (lo stesso)
padifolia
Aloe variegata africana
arachnoidea minima
maculata
Aloe disticha folio glauco
Gratiola officinalis
Pinguicula
Geranium phaeum
pratense
nodosum
Solanum eleagnifolium
Dev.mo Obbl.mo Ser.e Filippo Re
Ho unito alle altre una pianta di G.
tomentosum, perché mancandone essa l’anno
scorso mostrava piacere di averla.
Atropa procumbens
Aloe pumita arachnoidea
Amaranthus tricolor
Aralia
Collinsonia canadensis
Crambe orientalis
Crotalaria arborescens
Digitalis purpurea
Halleria lucida
Hibiscus scaber
Saururus cernuus
Ajuga pyramidalis
Cacalia suaveolens
Iris persica
Isatis tinctoria
Ipomea coccinea
Sida jatrophoides
Trachelium ceruleum
Psoralea pinnata
Passiflora eterophylla
Pavonia urens
Rhus Luddum
Urena lobata
Horminum pyrenaicum
Aristolochia serpentaria
Sono in tutta fretta. Il Cittadino Zucchi latore di
questa mia, che sabbato si restituisce a Reggio
si incarica gentilmente di portarmi quanto ella
favorirà di regalarmi.
Filippo Re
N. 2
s.d. [novembre 1800]
Al Citt.o Giovanni Fabriani Ispettore dell’Orto
Botanico - Modena
Con una cassettina da recapitarsi all’Orto
Botanico presso il Giardino Vecchio.
Restituitomi, son pochi giorni, a casa ho trovata
una gentilissima di lei lettera degli undici
novembre 1800 nella quale ella m’avanza le sue
brame intorno a varie piante già esistenti nella
mia piccola raccolta. Il desiderio di servirla mi à
fatto alla meglio riandare il mio giardino, ed ho
provato il dispiacere di trovarlo mancante di
moltissime cose, e fra queste non poche di
quelle che mi ha mostrato bramare. Pure mi
faccio un dovere di inviarle tutte quelle che
posso, cioè quelle che ho. La mia serie di geranj
N. 3
Reggio, 5 aprile 1801
St.mo Sig.e
Le sono infinitamente tenuto delle piante e semi
speditimi. Spiacemi di non potere mandarle
nota esatta de’ semi che pure ho comunicabili
perché avendo omai compiuta la seminagione si
trovano essi in un gran disordine, e vi si
- 18 -
richiederebbe un gran tempo, che ora a chi
deve seminare diviene prezioso. Perciò le
spedisco una copia del mio catalogo di piante al
quale ho aggiunta in fondo nota di semi di
fresco ricevuti de’ quali potrei fargliene parte.
Scelga liberamente ciò che le piace, e mi farò
un dovere di servirla. Accludo la nota de’ semi
che da lei bramerei. Se mercoledì a mezzodì à
pronta la risposta la faccia avere alle exsalesiane onde sia recapitata ad una delle mie
nipoti che ivi si trovano, ed in tal modo potrà
ella nel più breve tempo restar servita. La prego
de miei doveri al Sr Dr Savani 49 il Giovine ed a
credermi quale con perfetta stima mi rassegno
N. 5
Reggio, 23 febbraio 1802
A Monsieur Le Docteur Jean Fabriani
Inspecteur du Jardin Botanique à Modene
Grains des plantes
[…] Sig. e
Eccole i semi richiestimi a riserva di tre che
non ho potuto ancora rinvenire, giacché avendo
dovuto per fatale combinazione, traslocare la
raccolta de’ miei semi me ne sono mancati
alcuni. Ella avrà la Mimosa horrida. Potrò pure
occorrendole servirla della Betonica Morisonii,
Moms papyrifera, Cassia bicapsularis,
Ailanthus glandulosa, Bignonia capreolata,
Saxifraga sarmentosa, Osteospermum
pinnatifidum herit., Oxalis violacea, Geranium
tomentosum, Solanum bonariense,
Aeschinomene miniata, Acer negundo, Amarillis
atamasco, Sophora alopecuroides, Crinum
asiaticum […] nunc Amarillis, Physalis
tuberosum, Plectranthus fruticosus, Teucrium
betonicifolium, Solanum giganteum W,
Cestrum Parqui, Solanum peruvianum, Cassia
corymbosa, Atropa frutescens, Geranium
grossularioides, Statice reticulata, Statice
tatarica, Helianthus decurrens, Verbesina
serrata, Salvia indica, Verbena curasavica,
Verbena nodiflora, Arum sagittifolium, et
Oenothera tetraptera. Scelga con libertà quanto
le può occorrere che non posso assicurarle la
spedizione, mentre da più anni il mese di Marzo
è fatale alle mie piante massime da Stufa e
Tepidario, ed è in questa stagione che
m’avvengono le maggiori perdite. Così ò fin qui
salvati i mesembriantemi che trovansi nel mio
catalogo. Ma son due giorni che il M.
deltoideum minaccia. L’umido eccessivo dello
scorso inverno mi è stato un po’ dannoso.
Anche de’ mesembriantemi faccia nota, e quello
che sovrasterà alla strage che quest’anno temo
maggiore del solito tenga pur certo sarà per lei.
Delle piante che mi esibisce piglierò a suo
tempo Clitoria micrantha, Solanum
pyracantha, Waltheria americana, Dodonea
viscosa, Atriplex halimus, Passiflora longifolia
heterophylla. Se avesse una pianta delle
seguenti specie Ribes floridus, Atropa
mandragora, Ajuga pyramidalis, Urtica nivea,
Cacalia suaveolens, Campanula persicifolia fl.
cerul. Pleno, Rosa lutea fl. pleno, Scabiosa
succisa, e Hesperis matronalis fl. pleno mi
sarebbero o l’una o l’altra graditissime.
Sono con piena stima ed amicizia
D.O.S. F. Re
N. 4
Reggio, 2 febbraio 1802
Al Citt.o Giovanni Fabriani, Ispettore dell’Orto
Botanico dell’Università - Modena
Al principio dello scorso Gennaio dalla posta mi
venne una di Lei datata li 24 Ottobre p.p. nella
quale mi chiedeva alcune piante. Il ritardo è
grande, ma non è nuovo per me che ò ricevuta
jeri una lettera scritta da Milano in Agosto. Ella
sa che ora on è tempo di nulla spedire. Intanto
le accludo la nota dei semi raccolti l’anno
scorso dei quali spero poter far parte a miei
buoni amici e padroni. Ella faccia nota di quelli
che le possono gradire, ma favorisca di
spedirmela entro il Febbraio, così resterà meglio
servita. Sul finire di Marzo le spedirò poi nota
delle piante doppie fra le quali spererei poterle
dare la Mimosa horrida se non l’ha e qualche
altra non comune. Mi conservi la sua amicizia,
e mi creda quale mi rassegno
D. S. ed A. Filippo Re
49
Dopo Roberto Francesco De Laugier, diressero
l’Orto botanico di Modena Giuseppe Maria Savani
(1783) e il figlio Francesco (1798), il quale tenne
l'insegnamento della Botanica e assunse come
Ispettore dell'Orto Giovanni Fabriani.
- 19 -
Sono co’ soliti sentimenti
S. D. O. ed A. F. Re
P.S. Scrissi sul finir dello scorso al D r Rodati a
Bologna mandandogli una nota de’ miei semi
doppj, e non ne ebbi risposta. Mi vien detto che
il sudetto non si curi molto di avere carteggi
botanici. Me ne saprebbe dire cosa alcuna?
D.O.S.ed A. F. Re
N. 7
Reggio, 28 Marzo 1802
Al Citt.o D.r Giovanni Fabriani
Ispettore al Giardino Botanico di Modena
Con una cassettina di piante. Recapito all’Orto
botanico presso il Giardino Vecchio.
Semi che si desiderano
Valeriana tripteris
Gallium provinciale
Plantago altissima
Alpina
Lusitanica
Heliotropium fruticosum
Borago africana
Convolvulus Hermanni
Crenatus
Solanum cheruchunda
Cheropodium crassifolium
eristatum
Pharnaceum cerviana
Rumex obtusifolius
Arenaria rubra
Tetragonia fruticosa
Sida [bocaborica ???]
Cristata
Hedysarum verspertilionis
Junceum
Hieratium fruticosum
Sanctum
Elsholtia cristata
Mimosa asperata
Lobelia Erinus
Graphalium foetidum
Sig.r D.e Pron. C.mo
Le spedisco quelle delle piante V.S. indicatemi
nella lettera del primo cadente, quali mi trovo
avere meglio atte al trasporto. Così l’Acer
Negundo già avanzato in vegetazione rimane a
di lei disposizione per quest’autunno. Mi sono
perite la Salvia indica, e la Verbena curasavica.
Quando ella come mi accennò nell’indicata
passerà da Reggio per portarsi a Parma potrà
vedere se ô altra cosa a di lei disposizione,
mentre mi farò sempre un pregio di servirla.
Avrà a tempo opportuno i bramati
mesembriantemi tranne il Deltoideum già
perito.
Sono con piena stima
D.O.S. Filippo Re
N. 8
Reggio, 13 giugno 1803
Orn.mo Sig.re ed Amico
La ringrazio del Lipp cui ò data una scorsa, e
convengo essere un testo ottimo per le lezioni di
un professore sebbene arido per un giovane.
Tengo sott’occhio i principj elementari di
Botanica pubblicati l’anno scorso da
Cavanilles 50. Fra tutti i libri elementari di
questa scienza questo è quello che a me più
piace, mentre in breve racchiude tutte le nuove
scoperte intorno ai fondamenti su’ quali
s’appoggiano i sistemi, le classi etc. Il sistema
N. 6
Reggio, 16 Marzo 1802
Al Citt.o D.r Giovanni Fabriani
Ispettore dell’Orto Botanico di Modena
Sig.r D.re C.mo
La ringrazio delle piante che mi à favorite da me
ricevute in ottimo stato. Come ella ben
s’imagina ora non le spedirò nulla attendendo
migliore combinazione di tempo. Portandosi
come mi accenna a Reggio, credo che, salvo un
estraordinario accidente, mi troverò in città.
Potrà così vedere se vi fosse alcuna pianta
doppia che non avesse, e nel suo ritorno da
Parma pigliarla per portarlasi seco a Modena.
50
Franz Joseph Lipp, Enkheiridion Botanikon
Specimen Inaugurale, Vindobonae, Trattner, 1765.
Antonio José Cavanilles pubblicò nel 1802 a
Madrid Descripcion de las plantas… precedida de
los principios elementales de la botánica, tradotto
da Domenico Viviani nel 1803 col titolo Principj
elementari di botanica di G. A. Cavanilles.
- 20 -
di Linneo vi è ridotto a 14 classi; e vi si mostra
quasi all’evidenza quanto mentì il sistema
linneano la preferenza sulla classificazione degli
ordini naturali. Se dovessi dare lezioni di
botanica vorrei tradurlo. Chi sa che non mi vi ci
induca per mio privato trattenimento! Spiacemi
che il libro non è mio, ch’io glielo farei vedere.
Le rimetto il catalogo di Gravier 51 pregandola a
ringraziare il S. r Massa per la compiacenza che
ha voluto avere di prestarmelo. Quando il
sudd.o abbia occasione di fare venire libri mi
farebbe grazia se volesse farmi avere li
sottonotati.
Sono con i sentimenti della più sincera stima
suo comodo la prego della nota degli scheletri.
Sono in fretta ma co’ soliti sentimenti di stima
ed amicizia.
D.O.S. Filippo Re
N. 10
Bologna, 6 marzo 1804
All’ Orntmo Sig.r Dottor Fabriani
Ispettore all’Orto Botanico di Modena
S.S. ed A. F. Re
Orntmo Sig.re ed Amico
Domenica scorsa trovandomi costì mi portai
all’Orto botanico colla speranza di poterla
riverire e ringraziare per gli scheletri dei quali
mi favorì. Ma non ebbi il piacere di ritrovarla.
Supplisce la presente. Essa pure à un altro
oggetto. Da Ferrara un amico mi scrive che à
impegno di trovare un giardiniere per quell’orto
botanico, e che sa esservi a Modena il figlio del
giardiniere dell’orto il quale sarebbe ottimo per
tale impiego. Si vuole che io mi procuri da
persona sicura le occorrenti notizie. Perciò a lei
mi rivolgo. Mi farà una vera grazia se vorrà
favorire di indicarmi con qualche sollecitudine,
mentre mi fanno somma fretta, primo se siavi
un giovine capace di coprire un tale impiego, ed
in caso quali sarebbono le sue pretese. Credo
che saranno disposti a trattarlo bene, perché
hanno un assoluta necessità di una persona
che sappia un po’ coltivare le piante, altrimenti
saranno costretti a chiudere il Giardino. S’ella
si trovasse avere semi di Hordeum distichum,
hexasticon, zeocriton, celeste, vulgare, e di
Triticum compositum mi farebbe una vera
grazia a spedirmeli a posta corrente. La prego
de’ miei complimenti al S. r Prof. r Savani.
Desidererei sapere se il medesimo si occupa
nella ricerca d’insetti, mentre mi occorrerebbe
pregarlo, caso ch’ei ne vada a caccia di
procurarmene qualcuno. Ella mi creda pieno di
vera stima ed amicizia.
Instruction sur la maniere de conduire et
gouverner les vaches par Chabert. 8
Traité de la Garance par Duhamel de Monceau
Taille raisonnèe des arbres fruitiers par Butret
Histoire des plantes veneneuses et suspectes de
la France par Bulliard 52.
N. 9
Bologna, 4 del 1804 [sic]
Al Citt.o D.r Giovanni Fabriani
Ispettore all’Orto Botanico di Modena
Ornt.mo Sig.re ed Amico
Ricevetti dal Sig.r Leonelli il Lamark. Non
risposi alla gent.ma sua perché affollato d’affari
miei oltre alla giornaliera lezione, assai poco mi
rimane di tempo. Nella ventura settimana per
mezzo di un amico che deve costì recarsi le farò
tenere le lire 180 di Modena. Se il Librajo di
Genova volesse fare qualche ribasso ella me ne
avviserà. I miei complimenti al P.r Savani. Con
51
Probabilmente Catalogo de' libri stampati da Gio.
Gravier stampatore e libraro in Napoli. Napoli,
Giovanni Gravier, 1771.
52
Philibert Chabert, Instruction sur la manière de
conduire et gouverner les vaches. Paris, Imprimerie
Royale, 1785; Henri Louis Duhamel du Monceau,
Traité de la garance, et de sa culture. Paris, H. L.
Guerin & L. F. Delatour, 1765; C. de Butret, Taille
raisonnée des arbres fruitieres. Paris, Meurant,
1799; Pierre Builliard, Histoire des plantes
vénéneuses et suspectes de la France in varie
edizioni (la seconda Paris, A.J. Dugour, 1798).
Suo vero servo ed amico Filippo Re
- 21 -
N. 11 [Carta Intestata “Regno d’Italia. Il Rettore
della Regia Università di Bologna” ]
28 Novembre, 1805
Al Sig. D.r Fabbriani
sapere il prezzo delle Rose che non vorrei
fossero, come è talora successo di quelle che io
chiamo Burgundica che fanno un fiore rosso
cremisi piccolo assai, ma che è maggiore
dell’altro. Anche di queste mi occorrerebbe
copia. Pregola dunque a favorirmi di prendere
informazione, e potendo darmene ragguaglio.
Ella disponga con tutta libertà di me, e mi
creda quale con pienissima stima ò il bene di
rassegnarmi
La ringrazio della gentile premura cui si è data
di favorirmi delle memorie ricercate. Pregola a
far sapere al Sig.r Antonio Lombardi 53 vicesegretario della S.I. che mi farò un dovere di
non dispensare le sudette finchè non sia
pubblicato il Volume. Mi farà poi grazia di
domandare al medesimo se siansene tirate 36
copie a mie spese siccome io ne aveva fatto
pregare il Seg.o Pozzetti, e quando sì di
avvisarmi del mio debito onde spedire il denaro
all’atto di ricevere le memorie.
Per riguardo al suo Sr Fratello in tuttocciò che
potrà dipendere da me si accerti che non
mancherò di mostrarmi co’ fatti quale con
pienissima stima ed amicizia ò il bene di
rassegnarmi
D. O.o S.o Filippo Re
N. 13
Bologna, 28 Ottobre 1806
Al Sig. r D. r Francesco [sic!] Fabbriani
Ispettore all’Orto Botanico di Modena
D.O.S ed Amico Filippo Re
Preg.mo Sig.re ed Am.o
Mi farà un vero piacere se mi procurerà per la
ventura primavera un migliaio di piante d’Altea.
Non debbo azzardarne la trapiantagione in
autunno, perché altre volte non m’è riuscita,
attesa la natura della pianta. Riceverò con
sensi di pienissima riconoscenza quelle violae,
convallariae e rose che potrà favorirmi.
Uno o due anni fà, usci costì un piccolo libretto
relativo alla malattia e cura di un morbo, che
attacca i majali 54. L’ho fatto cercare da qualche
librajo in Modena, e non mi riuscì d’averlo.
Sarebbe una vera grazia cui mi farebbe il
procurarmene una copia a fronte di pagamento.
Ella mi conservi la sua amicizia, e sopratutto
m’onori de’ suoi comandi con tutta libertà.
Sono con pienezza di stima.
N. 12
Reggio, 26 settembre 1806
Al Sig.r D.r Fabbriani
Ispettore all’Orto Botanico del Liceo di Modena
Preg.mo Sig.r D. ed Am.o
Mi viene supposto che in cotesti contorni di
Modana, e verso Sassuolo siavi chi venda
piante d’Altea Hibiscus syriac, di Viole martie
doppie, di Convallaria majalis fl.pleno, e di
quelle Rose su cui trovo discordanti
nell’assegnar loro il nome molti orti e che io
chiamava R. pyramidalis minima perché fa dei
piccoli fiori rammassati a foggia di piramidi e
che fioriscono tutti ad un tratto facendo un
superbo effetto. Nessuno meglio di lei potrebbe
farmi la grazia di vedere se ciò sia, ed in caso di
ragguagliarmi del prezzo a cui vendono
l’Hibiscus di cui mi abbisognerebbe assai copia
per formare una siepe nell’orto di Bologna
questa primavera; e che ebbi altra volta ma non
so per qual mezzo. Mi premerebbe ancora
D.O.S ed A.o Filippo Re
N. 14
Bologna, 5 Novembre 1806
Al Sig.r D.r Giovanni Fabbriani
53
Antonio Lombardi (Modena, 1768-1847) fu vicesegretario e poi segretario della Società Italiana
delle Scienze.
54
Luigi Maria Misley, Descrizione e cura della
malattia serpeggiante su i majali nel dipartimento
del Panaro, Modena, Società tipografica, 1805.
- 22 -
Ispettore all’Orto Botanico presso il Giardino
pubblico Modena
tutto suo comodo di gettarvi sopra uno sguardo
e darsi la noja in qualche ritaglio di tempo di
empire i vacui della tabella. Al mio ritorno costì
e anche più tardi verrò a ripigliarla.
Ella attribuisca questa mia temerità
all’opinione in cui sono ch’ella fra quant’altri
conosco in Bologna sia l’unica persona capace
di favorirmi un adeguata risposta. Pregola a
volere aggradire gli uniti libricciatoli siccome
una dose di oppio da procurarle il sonno se mai
soffrisse di veglia, purché getti sopra i medesimi
uno sguardo in ora pomeridiana.
Colgo quest’incontro onde rinovarle i sentimenti
della mia più profonda stima, quali mi farà
grazia di significare ancora al S.r D.r Nipote suo
Degnissimo, e credermi come ò l’onore di
rassegnarmi.
Sig.r D.mo Pad. ed Am.o
Spiacemi che non siale pervenuta la mia
risposta, che dovrebbe esserle giunta sino la
settimana scorsa per la posta. Ringrazio lei
delle gentili premure che si è data per favorirmi.
Pregola a volermi accapparare per la Primavera
prossima un migliaio di piante d’Hibiscus al
prezzo proposto di 5 lire milanesi al 100 ben
inteso che le piante lo meritino. Quando le si
presenti un opportuna occasione mi farà una
vera grazia se vorrà favorirmi la Convallarie, le
Violette doppie, e le piante di Rosa.
Mi auguro di poterla servire e mi protesto con
pienezza di stima.
P.S.: O’ scritto al Sigr Bourgeois 57 per avere il
disegno della sua macchina per fare la rizza .
Ma so che è diversa dalle altre usate in
Bologna. Si potrebbe di queste altre averne un
disegno? Sono cinque anni che lo cerco e non ci
sono ancora riuscito
Suo Dev.mo Ser.e ed A.o Filippo Re
n.15
Reggio, 25 Settembre 1808
D.O.S ed A.o F.Re
Ornt.mo Sig.r Dottore Padrone ed Am.o c.mo
I singolari tratti di bontà co’ quali ella mi à
onorato sin qui mi rendono ardito a pregarla di
una grazia. Per un certo mio lavoro sugli
ingrassi 55 m’occorrevano alcune notizie costì di
pratica locale. Il buon Dr Pedevilla 56 m’indicò il
suo libro Manuale Agrario e gentilmente me lo
regalò. Voleva domandare al medesimo alcuni
schiarimenti, ma l’esser io per una parte
distratto da altre cose, e l’aver io riconosciuto
per l’altra che il sunnominato mancava di
osservazioni pratiche mi fece procrastinare le
interrogazioni. Ora occorrendomi di avere gli
schiarimenti desiderati le trasmetto una tabella
coll’indicazione dei medesimi. Riceverò per una
grazia singolarissima se vorrà compiacersi a
N.16
s.l., s.d.
Sig.r D. Fabriani Seg.o della Società d’ Ag.a del
Dip.o del Panaro
Ornt.mo Sig.e ed Amico
Dall’unito manifesto vedrà a quale impresa 58
siami lasciato strascinare sedotto dalla
speranza di potere essere utile ad una scienza,
che professo più per genio che per dovere. Nella
lusinga ch’ella voglia degnarsi di cooperare in
qualche modo a questo mio lavoro, che solo non
potrei compire sono a pregarla a volere
procurarmi tutte quelle notizie che fossero in lei
cioè di programmi, relazioni, istruzioni o simili
che da cotesta società agraria si credesse bene
55
Sul tema degli ingrassi F. Re pubblicò: Memoria
sopra l'uso d'ingrassare i prati con ciottoli arenarj e
terra in Bibiano e Barco (1808), Di alcuni mezzi per
aumentare i concimi ed accrescere l’erbe nei prati.
(1809) e Dei letami e delle altre sostanze adoperate
in Italia per migliorare i terreni, e del come
profittarne. Mira, Soc. tip. letteraria, 1810.
57
Lo svizzero Felice Bourgeois fece costruire a
Bologna una macchina per la rizza. (Francesco A.
Gera, Nuovo dizionario universale e ragionato di
agricoltura, 1838, vol. 8, p. 907).
56
Giovanni Antonio Pedevilla (m. 1808) fu
bibliotecario alla Biblioteca Universitaria di
Bologna dal 1803 al 1806 e autore del Manuale
agrario, Bologna, 1797.
58
Allusione all’inchiesta sull’agricoltura italiana,
pubblicata negli Annali dell’Agricoltura dal 1809.
- 23 -
riceverò come un favore. Ma intanto non vedo
nulla e nemmeno so del soggetto. Ella saprebbe
indicarmelo?
Son colla solita stima ed amicizia
doversi rendere più generalmente conosciuti pel
bene dell’agricoltura italiana. Le sarei
estremamente tenuto se ella ponendo mente
all’ultima parte del mio affisso, volesse
procurarmi qualche corrispondente che mi
somministrasse qualche fatto, o memoria
inedita relativa però sempre a cose pratiche per
arricchire i miei annali.
Pregola intanto a voler aggradire l’unito libretto
ed a credermi quale con pienezza di stima, e di
ossequio ò l’onore di rassegnarmi.
D.O.S. F. Re
N. 18
Bologna, 12 aprile 1809
Al Sig.r D.r Giovanni Fabriani - Modena
D.o O.o S.e ed A.o Filippo Re
Ornt.mo Sig.r D.re
Ò sempre dubitato e dubito tutt’ora, che il Sig.r
D.r Gozzi siasi presa la premura di riferire con
qualche poetico ornamento i discorsi tenuti
costì sulle cose mie. Ma a dirgliela ciò mi fa
ridere per conto suo. Quanto apprezzo i consigli
ed i rilievi che su’ miei scritti si compiacciono
darmi e comunicarmi le oneste persone e brave
altrettanto so ricordarmi il detto “Raglio d’asino
non va in cielo”. Io però le sono obbligatissimo
delle premure cui si è dato di favorirmi.
Quanto al rilievo fatto sulla defensione del Pero
S. Giacomo confuso dal Sig.r Av.o Spezzani col
Pero Bella Donna mentre io converrò per una
parte di tale abbaglio debbo per l’altra
assicurarle di essermi scontrato alcune volte in
campagna e di avere veduto che fra villa e villa
vi sono delle diversità stranissime nei nomi, e
mi ricorderò sempre che trovandomi in Bebbio
presso il C.e Marchisio eravi un pero
similissimo ad altro che esisteva a Cavola
separata da Bebbio dalla Secchia soltanto ed
era diversamente nominato, e fui testimonio di
un contrasto seguito ne questo nome. Ciò che è
conforme ad altri fatti cogniti, ed alle riflessioni
di più di un agronomo m’à sempre scoraggiato
assaissimo. Pure se il mio giornale avrà vita
penso di offrire ne’ modi da lei additati il
progetto di formare la nomenclatura delle varie
frutta nostre.
Quanto alle [pre]mure ch’ella mi fa per la
[lac. per 7 righe]
Oggi vogliono che si stampi. È questo il perché
io imbratto tanta carta.
Sono con la più distinta stima
N.17
Bologna, 6 del 1809
Al Sig.r D.r Giovanni Fabriani Seg.o della Società
Agraria del Dip.o del Panaro - Modena
Orntmo Sig.e
Le sono tenuto per la bontà cui à avuta di
significarmi la deliberazione di cotesta Società
Agraria relativa a miei Annali cui fa dessa
l’onore di associarsi. Spiacemi però, che mentre
dovrei, per mostrarmi sensibilissimo a tale
grazia, assumere l’incarico di riceverne la
associazione sono astretto a dispensarmene
perché uno dei patti fondamentali collo
stampatore è di non intricarmi per nulla
nell’economia del giornale in tutto e per tutto a
carico suo. Quindi crederei che sarebbe
egualmente sicura la Società di avere
regolarmente il giornale, e qualche ora prima di
me, se facesse capo a cotesta Posta delle lettere,
ovvero il Seg.o scrivesse allo stampatore, che
altronde è esatto, ed a cui in seguito io mi farei
un dovere di ricordare l’esattezza della
spedizione.
Riceverò con piacere e con vero sentimento di
gratitudine qualunque notizia od esperienza
nuova massime se priva delle infinite teorie con
cui alcuni vogliono rendere ragione di una
piccola cosa per arricchirne i miei annali.
Le sono poi sommamente obbligato per la
indulgenza cui ella à per le cose mie. Più di uno
m’à fatto sapere trovarsi costì un Sig.r
Modonese che à delle importantissime aggiunte
da communicarmi pe’ miei elementi di
Agricoltura. E’ qualche tempo che mi si fa per
parte sua questa esibizione. O’ risposto che le
D.O.S. F. Re
- 24 -
N. 19
Bologna, 14 Marzo 1810
Al Sig.r D.r Giovanni Fabriani Segretario della
Soc. à Ag.a del Dip.o del Panaro - Modena
N. 20
Reggio, 26 Ottobre 1810
All’Ornt.mo Sig.re
Il D.r Sig.r D.r Fabriani Segretario della Società
Agraria del Dipartimento del Panaro - Modena
Ornt.mo Sig. e
Io le sono estremamente tenuto non tanto per
avermi favorita la lettera del Sig. Savani, che
verrà inserita negli Annali quanto perché si è
degnata di rilevare due cose ne’ miei scritti che
assolutamente meritano correzione. Io non
credo mai tanto di godere la buona grazia de’
miei amici quanto allorchè mi avvisano degli
errori nei quali vado inciampando.
L’aver io veduto che alcuni citano per l’assoluta
possibilità dell’Innesto in ogni caso il primo
membro del periodo di Columella “omnis
surculus omni arbori inseri potest” mi fece
ommettere ciò che pure doveva aggiungere cioè
che da loro si lascia in silenzio la seconda parte
“si non est ei” etc. 59 Se volessi scusare il mio
errore potrei dire che Columella preso alla
lettera in questa seconda parte di periodo è
meno chiaro di Terofrasto e Varrone mentre
“l’esser simile di corteccia” potrebbe a chi non
bene intende il latino riuscire equivoco la dove
Teofrasto dice “natura et aetate” e certo la
parola “natura” dice assai meglio che “similis
cortice”. Ma che varrebbe questa mia scusa se
non a farmi riporre fra l’infinita caterva di quelli
che schiccherando farfalloni a nembi non
vogliono mai convenire di aver errato? Invece io
di buonissima voglia me le protesto grato, ed
emenderò a suo tempo questo errore, come ella
avrà osservato che nella mia memoria sulla
natura delle terre coltivabili emendai quanto
dissi sulla calce ne miei Elementi di Ag.a circa i
gas che diceva uscire dai monticelli di Calcina.
Veramente è un errore il mio circa la Ph. Tinea
Cerella. È la Tinea Melonella che rode il miele
secondo dicono alcuni. Di questo errore mi
accorsi appena uscita l’opera ed era errore di
copia.
Le sarò sempre obbligatissimo ogni qualunque
volta vorrà ella compiacersi di notarmi ciò che
le avverrà notare di mal detto, locchè sarà
spessissimo, nelle opere mie, ed ella troverà in
me una vera riconoscenza.
Intanto me le rassegno con pienezza di stima.
Ornt.mo Sig.re ed Am.o
Due sono i motivi che mi obbligano mio
malgrado a recarle incomodo. Per alcune
circostanze mie particolari che mi hanno
inavvedutamente messo in un certo impegno mi
occorrerebbe sapere se in cotesto dipartimento
del Panaro siavi stato o siavi chi coltivi il
cotone, e se da esso abbia potuto ricavare un
qualche vantaggio ed in quale manifattura lo
abbia convertito. Siccome qui taluno à potuto
ricavare del filo da farne delle calze piuttosto
belle così potrebbe alcuno avere fatto le stesso
costì. Che se potesse darmi una ristretta idea
dell’estensione del luogo, del numero delle
piante all’incirca e della quantità del prodotto io
ne avrei un sommo piacere e le sarei vivamente
tenuto se potessi avere tale notizia prima del
mio ritorno in Bologna che sarà circa verso li 15
del prossimo Novembre.
Determinato a compilare ancora nel venturo
anno gli Annali dell’Agricoltura del Regno
bramerei di far ammutolire certuni che vanno
dicendo essere inutili le Società Agrarie e che
non fanno cosa alcuna. So che la scarsezza dei
mezzi toglie soventi volte a sifatte corporazioni il
comodo di pubblicare i loro travagli. Quindi mi
sembra che una breve storia dell’operato delle
medesime d’anno in anno, ed una breve analisi
delle memorie da essi recitate potrebbe ottenere
il doppio intento e di far tacere i malevoli, e di
istruire il pubblico esponendo ad esso lui le
conseguenze dei travagli intrapresi. Ora a lei mi
rivolgo onde credendolo caro alla società
Agraria del Panaro di cui è meritissimo
segretario voglia questo mio desiderio esporlo a
cotesto degnissimo Sig. Presidente onde se gli
piace voglia onorare i miei annali con il
progettato ristretto. Che se poi qualcheduno
bramasse far pubblico qualche utile suo scritto
georgico di cose pratiche io mi farò un piacere
di servirlo appunto col mezzo dei suddetti
Annali.
Colgo quest’incontro per rinovarle i sentimenti
della mia profonda stima, e per pregarla ad
onorarmi de’ pregiatissimi suoi comandi che mi
troverà quale ò l’onore di rassegnarmele con
pienezza di stima.
D.O.S. F. Re
59
Columella, Res rustica, 5, XI: “Omnis surculus
omni arbori inseri potest, si non est ei, cui
inseritur, cortice dissimilis.”
Dev.mo Obbl.mo Ser.e ed Am.o F. Re
- 25 -
N. 21
Bologna, 28 aprile 1811
All’Ornt.mo Sig.re D.r Sig.r D.r Fabriani Direttore
dell’Orto Botanico e Seg.o della S.à Ag.a del Dip.o
del Panaro - Modena
cuius nomen genericum mutandum, diversa est
seminibus ala membranacea cinctis
imbricatis”. Siccome d’amendue le piante
particolarmente cadde tra noi ragionamento,
così mi sono imaginato non possa dispiacerle
che gliene dia notizia. Ella mi comandi e mi
creda veramente.
Ornt.mo Sig.re
Il Sig.r Francesco Ginnasi 60 di Faenza mio buon
padrone il quale è dilettante di cose agrarie e
botaniche à desiderato, mentre recasi costì per
suoi affari di fare la sua conoscenza per mio
mezzo, onde visitare cotesto suo Orto botanico.
Conoscendo io per mille reiterate prove la sua
bontà a mio riguardo non ò esitato un momento
a prestarmi alle brame del sudd.o, certo
essendo ch’ella per un nuovo tratto di sua
gentilezza vorrà prestarsi a favorir me usando
col Sig. r Ginnasi come à meco tante volte usato,
e nel farlo spero che mi ringrazierà di averle
procurata la conoscenza di un soggetto del
merito di quello che le raccomando.
Colgo questo incontro per rinnovarle le proteste
della mia pienissima stima ed amicizia.
S.D.O.S. F. Re
P.S: Le unisco ancora l’appendice al catalogo di
Monza onde possa scorrerlo. Non si dia fretta di
rimettermelo, mentre mi basta che non manchi
alla serie di altri che possiedo.
N. 23
Reggio, 22 settembre 1814
All’Ornt.mo Sig.r D.r Giovanni Fabbriani
Modena - Per espresso
D.O.S. F. Re
Ornt.mo Sig. Dottore,
Solo questa mattina mi arriva la preg.ma sua
che per essere senza data potrebbe essere stata
scritta da più giorni, ma che io m’ affretto a
riscontrare nel momento e che le spedisco per
occasione onde vada sicura.
È vero che S.A.R s’è degnata destinarmi
Professore di Agraria in cotesta Università ma
non di Botanica. È certo pure che io tenni il
discorso col Sigr Marchese Rangoni 62, discorso
che non avrei certamente fatto se mi fossero
state note le sue intenzioni come furonmi
appena lasciato il Ministro, e delle quali mi fa
indubitata fede la sua. Per ora mi limiterò a
dirle che mi sono fatto e mi farò sempre un
dovere di renderle giustizia, e che a me
tornerebbe più comoda la sola Agricoltura. Pel
resto ardisco assicurarla che dovrà persuadersi
che il mio contegno seco lei non mi farà torto in
alcun modo. Spiacemi anzi di averle
involontariamente e con un fine rettissimo
recato a lei dispiacere. Certo se dipenderà in
qualunque anche menoma maniera da me il
secondare le sue mire s’accerti che lo farò e con
N. 22
Reggio, 10 luglio 1814
Preg.mo Sig. Dottore
Eccole il catalogo dell’orto di Bologna ch’ella
potrà esaminare a suo bell’agio e poi
rimettermi. Io mi sono presa la libertà di unirle
ciò che scrive Wildenow nella sua Enumeratio
Pl. H. Botanici berolin. 61 sulla Georgina, non
che la sinonimia dell’Enciclopedia che la
chiama Dahlia. Il Sig. Wildenow poi chiama
Houstonia (coccinea) foliis ternis lanceolatis,
corymbo terminali, caule suffruticoso quella
che chiamavasi Ixora americana o Ix. Triphylla
o Ternifolia poi aggiunge: “Non est Ixorae
species, nam Ixora gaudet corolla
hypocrateriformi limbo plano, staminibus
exsertis et bacca tetrasperma, Pavetta differt
corolla, quae exacte Ixora Aeginetia Cavanilles
62
Luigi Rangoni (Modena, 1775-1844), direttore
delle pubbliche scuole sotto Bonaparte (18051814), alla restaurazione del Ducato divenne
ministro dell’economia e istruzione. Trasformò
l’Accademia de’ dissonanti di Modena nella Reale
Accademia di scienze lettere e arti, che diresse.
60
Francesco Antonio Ginnasi nel 1797 presiede
l’Amministrazione Centrale del Lamone a Faenza.
61
Carl Ludwig Willdenow, Enumeratio plantarum
horti regii botanici Berolinensis, 1809.
- 26 -
Chiamato Domenica scorsa da S.A.R il S.mo
Sig. Duca per comunicarmi le sue ordinazioni
relative allo ingrandimento dell’Orto Botanico
ed economico colsi il momento opportuno per
rassegnare alla prelodata A.S. i meriti ed i
servigj ch’ella ha prestati, ed osai chiedere per
lei quanto mi significò nell’ultima sua tanto
riguardo all’onore che all’emolumento. Trovai
S.A.R. benissimo inchinevole a secondare le mie
preci . Passai dopo da S.E. il Sr Ministro
Rangoni che mi diede la parola di cooperare a
quanto io aveva fatto, e mi ricordò che altri per
commissione mia gliene aveva parlato. Ora ho
compito a quanto mi era prefisso per mostrare
a lei la mia stima. Se antecedentemente avessi
potuto penetrare le sue intenzioni forse la cosa
sarebbe andata in modo differente. In ogni
modo torno a replicarle che spero che almeno
non avrà a dolersi che io abbia mancato a quei
riguardi che per titolo di antica servitù ed
amicizia le debbo.
Ardisco lusingarmi che in qualunque modo
potessero andar le cose vorrà almeno nei primi
istanti che mi troverò costì favorirmi per darmi
alcune notizie economico-politiche specialmente
di cui avrò bisogno, specialmente riguardo ai
subalterni. Se poi sarò così fortunato, come
spero, di averla a compagno delle mie
incombenze oserei assicurarla che troverà col
fatto che sono quale ora con pienezza di stima
me le rassegno.
tutto calore. Quando sarò costì ed avrò il bene
di vederla mi lusingo di trovarla, se non
soddisfatta, almeno convinta che le scrivo la
verità.
Intanto mi procuro il bene di rinovarle gli
attestati della mia pienissima stima.
D.O.S. Filippo Re
N. 24
s.d.
All’ Ornt.mo Sig. D. Fabbriani
Ispettore al R. Giardino Botanico
Sig. D.r C.mo
Eccole i cataloghi. Mi farà grazia se potrà
rischiarare l’affar delle Altee. Sono stato di
nuovo al Giardino. Quando avrà veduto il mio
catalogo di Bologna comprenderà che il luogo
assegnato alle erbe concernenti l’economia
campestre è ristretto. Al mio ritorno le
spiegherò le mie idee. Quanto alla scuola
farmaceutica parmi che continuando le ajuole
dietro alla stufa otteremo l’intento. Intanto
faccia disboscare il Giardino. Conservi però le
cose esotiche sino al mio ritorno, che da
disgrazia in poi sarà Lunedì sera 24 corrente.
Avrò spero dalla sua gentilezza il bene di
vederla prima di rivedere S.A.R e bramerei
trovarmi al Giardino con lei la mattina del
martedì non piovendo, o dove ella mi additerà.
Sono con tutta la stima
D.O.S. Filippo Re
P.s: Se potessi avere al mio ritorno la nota delle
piante veramente esistenti nel Giardino lo avrei
per una grazia singolare
N. 26
Reggio, 3 Novembre 1814
All’Ornt.mo Sig.r Dottor Giovanni Fabriani
Prefetto dell’Orto Botanico - Modena
D.O.S. Filippo Re
Eccellentissimo Preg.mo Sig. re
Le sono molto obbligato per la noterella
speditami. Bramerei che in un momento d’ozio
mi inviasse l’altra delle piante datemi da
Scannagatta postillando quelle che già
trovavansi costì. Intanto le unisco 1° la nota
delle piante battezzate nuovamente nell’Hortus
berolinensis, co’ nomi antichi incontro, 2° la
nota delle rose portate meco che verificheremo
a dio piacendo a suo tempo. Le sarò gratissimo
se potendo avere notizie sul piano
N. 25
Reggio, 4 ottobre 1814
All’Ornt.mo Sig.r D.r Fabbriani Prefetto all’Orto
Botanico - Modena
Sig.r Dottore Padrone C.mo
- 27 -
N. 28
Reggio, 10 dicembre 1814
All’Orntmo Sig.r D.re Giovanni Fabbriani P. […]
alla Catt.a di Botanica ed Agraria - Modena
dell’Università me ne sarà sollecitamente
notizia. Del resto sono ben lontano dal
disperare sull’oggetto intorno al quale mi dice
avere nessuna speranza. È vero per altro che
oggi è sempre da aversi innanzi che non si dice
“gatto preso”, se non quando sia in trappola.
Ella mi creda con pienissima stima.
Sig.re P.e C.mo
Eccole un articolo di lettera del Dr. Savi 63
professore a Pisa scrittami ai 5. Dopo avermi
detto che è stato fatto direttore del Giardino
segue “Or dunque commerceremo insieme, ed
io vi manderò un involto dei semi più copioso
che mi sarà possibile, e circa ai nomi voi li
prenderete come sono, e vi eserciterete poi nel
rassettar le gambe ai cani… Vi manderò poi
una pista [sic] delle piante che ho doppie, che ò
già cominciato a lavorarci, ma in questa
stagione è impossibile il farla esatta.
Mandatemi anche voi dei semi di vostro genio
quel che volete”. Se tutti i corrispondenti
faranno così, la cosa anderà bene. Intanto
potrebbe ella darsi la pena di cominciare a fare
una collezione di semi per Pisa, e la nota sic et
in quantum delle cose doppie.
Io poi la prego ricordare a Mari il giovine di
coprire al piede le Aralie ed anche i Ceanothus.
Le prime sono tutte a mezzodì come pure li
secondi. Quelle già ella le distinguerà tosto, per
questi sono nel principio del 2° pezzo di terra al
mezzodì.
Godo di riconfermarmele con pienezza di stima
P.S: la sua dei 29 mi è arrivata soltanto questa
mattina, e per ciò ò ritardata la risposta che per
altro difficilmente le avrei fatta essendo stato
alcuni giorni in letto con febbre.
D.o O.o S.e Filippo Re
N. 27
Di casa 9 dicembre 1814
Pel Sig.r Prof.re Fabbriani
Ornt.mo Sig.e
Durante la mia assenza da Modena, la prego a
volere fare le mie veci e principalmente nel
diriggere permettendolo la stagione i lavori da
farsi nel Giardino grande tosto che lo permetta
il tempo. Il disegno che sta presso di lei
l’esecuzione del quale è stata verbalmente
approvata da S.A.R. il Ser.mo Sig. Duca le
servirà di norma.
Le accludo un viglietto per chiedere quattro
carrette da trasportare principalmente della
terra. Di questa farà bene farne trasportare nel
bosco, e nei viali del Giardino ove ristagna
tanta copia d’acqua, tosto che ella creda
conveniente il farlo lasciando a lei la piena
facoltà di operare.
Il Sig. Ing.e Pignatti le darà gente pel lavoro.
Due uomini sono nell’orto per raccogliere le
foglie ripulirlo. Pregola di segnare il Sabbato la
nota delle loro giornate, a mio nome, essendo io
abilitato verbalmente da S.A.R ad autorizzarla a
fare le mie veci.
Sono con pienissima stima
D.O.S. F. Re
N. 29
Reggio, 13 dicembre 1814
All’Ornt.mo Sig.r Prof.e D.r Giovanni Fabbriani
Modena
Ornt.mo Sig.r D.e e Prof.e
Ho scritto a cotesto Sig. Rettore 64 che essendo
l’Anatomia, Fisiologia e Patologia vegetabile i
fondamenti della Botanica e dell’ Agricoltura
ritengo obbligati a frequentare le mie lezioni che
D.O.S. F. Re
63
Gaetano Savi (1769-1844) nel 1810 ottenne
l’insegnamento di botanica e la direzione dell’Orto
botanico nell’Ateneo pisano.
64
Rettore dell’Università di Modena dal 1814 al
1822 fu il medico e matematico Paolo Ruffini
(1765-1822).
- 28 -
modo che non si possa dire dai pochi che sono
in caso di giudicare senza prevenzione che non
ho fatto il mio dovere. Del resto ho interamente
deposta ogni speranza dell’ottimo. L’aria del
mio paese un poco meno grave di cotesta credo
abbiami aperto l’intelletto. Comunque la mia
intenzione fosse un po’ diversa, ora ho veduto
che in parte era illuso. Ciò vuol dire che punto
non mi altererò qualora nulla avvenga di
quanto converrebbe pel migliore andamento
delle cose nostre.
Finché ha le carrette io la consiglierei a far
colmare le ajette dell’Orto botanico con un po di
buona terra, onde averle migliorate per le
piantagioni e seminagioni. O’ lettera da
Armano 65 che per brevità le rimetto e che
ritirerò al mio arrivo costì. O’ fermate tutte le
piante della nota tranne le cancellate.
Qualcheduno pagherà. Ma non commetto più
nulla se non avremo fondi, e libertà di agire
rendendo conto. Dall’Orto botanico di Reggio se
va a basso ritirerà qualche pianticella e fra le
altre un bel Agapanthus umbellatus.
Pregola de’ miei doveri al Sig. Presidente della
Facoltà medica. Vorrei poi sapere se però sarà
possibile il giorno in cui comincieranno le
lezioni, e l’ora che mi è stata assegnata.
Sarebbe mia intenzione di non entrare in teatro
che al momento in cui dovrò fare la mia prima
recita, e rimanere qui tranquillissimo. Se no
sono dispostissimo a regolarmi come la
prudenza altrui mi indicherà. Si dice che S.A.
mi abbia nominato non so se Ispettore o altro
sopra i giardini. Uffizialmente non ne so nulla.
Ma se ciò è veggo che pel primo dell’anno dovrò
forse essere costì, e ciò poi che trovo verissimo
sarà un aumento di intralci nelle operazioni di
quest’anno, almeno ne i principj.
Dal modo in cui le ho scritto spero ch’ella vedrà
che alcun poco ò profittato della mia gita, e rido
pensando a miei passati delirj, e conoscerà
sempre più che le sono quale con tutta stima
me le rassegno.
di tali oggetti tratteranno gli scolari di amendue
le facoltà. In essi impiegherò Novembre,
Dicembre e Gennajo.
Da Febbraio alla fine dell’anno scolastico farò
lezioni agrarie cui saranno obbligati ad
intervenire i soli periti od ingegneri. Dal
principio d’Aprile (permettendolo la stagione)
sino alla fine dell’anno la mattina per tempo si
farà la Botanica. Il numero poi delle lezioni sarà
determinato dal numero dei giorni non vacanti
che saranno nei mesi nei quali tratterò le varie
materie. Così ho scritto: ma non essendo io
giansenista e nemmeno seminarista non avrò
difficoltà al caso di fare un qualche
cambiamento. Dio però ci guardi dal
pedantismo!
Godo assai che abbia ricevuti i libri e
soprattutto il supplemento al Wildenow che
vedrò volentieri. Qui il Liceo non s’aprirà che a
mezzo Gennajo. Forse l’Università se non è un
improvvisata n’aprirà ella ancora alla stessa
epoca?
Mi confessi la sua buona grazia ed amicizia e
mi creda quale con piena stima me le rassegno.
D.O.S. Filippo Re
N. 30
Reggio, 19 dicembre 1814
All’ Ornt.mo Sig.r D. Giovanni Fabbriani
Professore Aggiunto alle Cattedre di Botanica e
di Agraria nella R. Università di Modena
Ornand.mo Sig.e
Il Sig. Rettore di cotesta Università mi ha
notificata la di lei nomina in professore
aggiunto alle cattedre di Agricoltura e Botanica,
e ch’ella assisterà agli esami in vece mia. Nel
rallegrarmi seco e con me stesso ch’ella abbia
ottenuto in parte il suo intento le auguro che si
verifichi la nostra speranza relativamente
all’aumento dello stipendio. In ogni modo ho la
soddisfazione di vedere vani per questa sua
promozione i timori concepiti, quando si
pubblicò l’elenco dei professori.
A riscontro della sua dei 15 le dirò che non mi
riescono punto nuove le incontrate difficoltà.
Anzi non poche altre ne preveggo. Mia
intenzione per altro è d’ora innanzi di prendere
la cosa come viene e di limitarmi ad operare in
P.S: Saprei volentieri se le è noto che siamo
stati a misurare la fabbrica del giardino grande.
Le sarò grato se lacererà la presente.
S.D.O.S ed A.mo Filippo Re
65
Filippo Armano (1762-1817) pubblicò Catalogus
plantarum horti regii botanici Braydensis (Milano,
Pirotta, 1812) e diresse l’Orto botanico di Brera.
- 29 -
non si pagano gli operai sospenda pure ogni
lavoro. Le 500 Lire mi sono state date solo per
letami ed oggetti analoghi: pe’ giornalieri che a
me soltanto spetta e non al S.r Generale il
fissare. S.A. mi disse che per le opere seguitassi
come per lo addietro. Sabbato 14 corrente da
disgrazie in fuori ci vedremo. Poche cose
porterò perché disgraziatamente Piccioli non ha
avute le piante spedite e così la bella Erithrina
è andata al diavolo. Mi ha fatte mille pulizie, ma
non credo avremo nulla. Vi sono da un certo
Manetti piante da vendere con prezzi diabolici,
onde credo poco porterò. Targioni mi regala
Cassia Speciosa, un Calycanthus, ed un Alnus
neapolitana. Saluti Hiller e gli dica che spero
trovare la Cadia. Se mai le cose seguitassero ad
andare male sospenda pure ogni lavoro agrario,
e poi ne avvisi di commissione mia il Duca. Del
resto mi creda che bisogna temporeggiare, e
mostrarsi col principale assai scoraggiati.
Scrivo poco perché la mia compagnia vuole
andare a vedere il Gabinetto. Sono pregandola
a riverire Guidotti.
N. 31
Reggio, 22 dicembre1814
All’ Ornt.mo Sig.e Pron. Colend. Professore D.r
Giovanni Fabbriani - Modena
Ornt.mo Sig.r Professore,
Sono sensibilissimo alla delicatezza con cui Ella
si è contenuta a mio riguardo nell’affare delle
proposizioni. Ma siccome ritengo che il Prof.re
Aggiunto in mancanza del P.e Ordinario ne
debba fare pienamente le veci, così in mia
assenza faccia tuttocchè le sembrerà acconcio,
e dia le proposizioni a suo pienissimo grado. Di
questa mia determinazione la prego ad avvisare
il Sig.r Presidente. Se verranno poi istruzioni per
l’avvenire ci regoleremo secondo le medesime.
Al mio ritorno che però non avverrà se non
quando potrò sapere il giorno in cui si apre
l’Università spediremo i semi a Pisa - scriverò al
Sig. Pignatti. Se però volesse il medesimo
prestarsi al mio desiderio io lo avrei per piacere.
Ma già le feste di Natale e le pioggie
ritarderanno i lavori. Ho lettera del Sig. Saltini
ricevuta oggi insieme colla sua che domanda
semi di oppio. Anche su questo faccia ciò che
crede. In breve non abbia tanti scrupoli. Io non
sono giansenista e peccherei piuttosto di
molinismo. Siccome ricevo la sua ora che sta
per partire la posta sono costretto ad esser
breve e finire dicendomi con piena stima.
Ore 8 Me ne vengo dal Picciuoli. Egli non pare
punto persuaso della spedizione perduta, onde
bisogna ch’ella ne cerchi. Io resto qui tutto
martedì, e potrei al caso averne da lei riscontro.
Molte piante qui fioriscono perché tenute nella
Tannée tutto l’anno.
D.O. S. ed A.mo F. Re
D.O.S. Filippo Re
N. 33
s.d. [1816]
Per il Sig.r Prof.re Fabriani
N. 32
Firenze, 5 ottobre 1815
All’ Ornt.mo Sig.e D.r Fabriani Professore di
Agraria e Botanica nella R.U. di Modena
Sono L. 62 d’Italia che avrei bisogno di far
pagare al Sig.r Cav.e Dott.r Angelo Bignami a
Milano, e bramerei sapere la persona in Milano
da cui fargliele pagare. Gliele trasmetto perché
le servano per memoria.
Bramerei pure sapere in qual giorno della
settimana potrei spedire la cassetta per Firenze
co’ noti pomi. Siccome poi debbo spedirla a
Targioni, che deve spedirla a Pisa così ella
prenda il tempo per poter ad un tempo unirvi i
semi per l’uno e l’altro paese. Intanto preparerò
le lettere. La mia secreta polizia mi ha fatto
sapere che il S. Hiller, che ha l’uso di souffler ,
Sig.r Prof.e ed Am.o Cnd.o
Arrivato jeri l’altro solamente qui non potei
riscontrare la sua piena di cose per me assai
tristi. Il solo rimedio che potrebbe adoperarsi al
male di cui mi parla non dovendo usarsi io non
trovo che quello di temporeggiare, non
disperando che terminata la stufa almeno per
Natale, e fissandomi S.A una dote siano tolti
tutti i mali maggiori. Intanto però pregola a fare
di tutto l’accaduto informare S.A per mezzo di
Sterpini o Sanseveri (?) di mia commissione.
Sarebbe meglio lo facesse ella se è possibile. Se
- 30 -
N.B siccome non si ha molta fede a questa
ricetta se ne sta cercando un'altra e si avrà.
3.
La ballonea è già accapparata e si potrà avere
quando si voglia.
4.
Spero pure di potere recar meco un poco di
segatura di scorza di cerro per fare la prova
della ricetta n.1
5.
Ò cominciato a dare le opportune disposizioni
per avere gratis la ballonea in autunno costì.
Non so peraltro se ci potrò riuscire.
ha detto a S.A degli alberi rotti, e S.A se ne è
inquietata.
La stessa polizia poi mi ha fatto sapere che
avendo l’Intendente dei R. Giardini fatta una
domanda di circa 4600 franchi gliene sono stati
fissati 4000 da pagarsi anticipati di trimestre in
trimestre specificando che in essi è compreso il
Parterre nuovo della botanica.
La stessa polizia poi fa sapermi che è
moralmente certo (o dirò meglio che jeri era
moralmente certo) che saranno provedute le
piante da Parigi.
Ò mandato a prendere dei cataloghi. Bisognerà
per economia servirsi del Ministero degli affari
esteri, col quale spero ce la intenderemo bene.
Suonano le 6 ½ del 8 del 1816 la mattina.
Intanto il Sig.r Prof.re Fabriani se mai si sveglia
non sarà cacciato dal letto per non trovare
modo a riscaldarsi, come è costretto per colpa
della sua verginità ad alzarsi il
Da quanto ò scritto vedrà Sig.r Prof.e Cn.mo che
quantunque io qui vada all’opera che è
piuttosto buona, alle conversazioni, ed alla S.
Messa ho tempo di pensare all’Orto checchè
possa dire e malignamente pensare o il mio
collega od il Sig.r Chimico. Ieri mattina il
termometro segnava -5, e questa mattina -6 ½ .
Io le sarò obbligatissimo se vorrà farmi la grazia
di levare le mie lettere alla posta. Siccome è
gelato potrebbero queste arrivare prima del
mezzodì, ed allora mi farebbe una vera grazia di
unirle ai fogli e farvi il solito indirizzo. A.S.E il
Sig.r Governatore di Reggio. A questa mia
risponderà in voce Lunedì.
[…] F. Re
P.S: Pregola informarsi se potrò aver modo di
spedire libri a Napoli, dei quali però pagherei il
porto, ma li vorrei recapitati gratis. S’informi
pure del modo onde assicurare la pronta
spedizione delle piante da Lione a Torino e
Modena.
S.D.O. S. ed A. F. Re
N. 34
Reggio, 1 Febbraio 1816
All’Orntmo Sig.r Prof.e D.r Giovanni Fabriani
N. 35
Reggio, 15 Agosto 1816
Mio Sig. re ed Am.o
Comunque io non pensi a recarmi a Modena se
non quando ella me ne indicherà il giorno, pure
non ho dimenticato il giardino. La Sagittaria, la
Nymphea Lutea, il Butomus umbellatus, ed il
myryophyllum verticillatum saranno nell’
autunno in cotesti serbatoj d’acque avendoli
trovati nella valle. Troverà poi unito un mio
lavoro tedesco. Questo è il catalogo delle piante
contenute nel Prodromus, che le servirà per
notare quelle che mancano e che potranno
aversi per l’Orto officinale. Non so se debba fare
stampare quello dei Generi da unire al
Prodromus per cogliere l’occasione di correggere
alcuni errori un poco bestiali che veramente
sono miei, e non dello stampatore. Di ciò bocca.
1.
Ricetta per conservare lungamente le corde
esposte all’acqua
Si faranno bollire nella segatura di cerro e
precisamente della corteccia, e meglio potendo
averne nella galla di quercia detta vallonea, e
ciò sin tanto che le corde siano ben tinte ed
abbiano un apparenza un poco coriacea.
Questo è il segreto di cui fanno uso per le
gomene e corde inservienti alla navigazione.
2.
Per riparare dall’umido la Couche o Chassis di
Mr. Mambrudr 2°
Si fondano in una caldaja di ferro resina parte
1, grasso 2/3, pece nera parte una
- 31 -
Ò letta l’Historia rei herbarie dello Sprengel 66.
Stampando il nostro catalogo avrò alcuna cosa
da rettificare od aggiungere a quanto egli dice
degli orti botanici estensi. Ora stò guardando il
mio saggio sulla storia dell’agricoltura, poiché
ho finito di ammazzare il Corradi 67. Io l’ho
malamente martirizzato, ed il suo martirio farà
mesti i pochissimi amici miei, e ridere costì i
più. Ma siccome non mi è possibile far meglio,
così non voglio impazzare. Ella intanto faccia la
nota delle piante che voglionsi da Ferrara.
Ecciti Hiller a darmi la nota dei doppj che in
autunno saranno disponibili per spedirla a
Spigno 68. Mi conservi la mia padronanza ed
amicizia e mi creda quale mi pregio di
rassegnarmela con distinta stima.
parere che si recidessero affatto dalle copie
esistenti nella stamperia la pag. 135 e 136 e si
ristampasse la prima mezza pagina col solito
carattere. Poi usando di un piccolo assai si
stampassero l’indice e le correzioni che mi
sembra dovessero restare entro otto pagine
tenendo stretto assai l’indice. Siccome però per
¾ la colpa degli errori è mia, così io pagherò un
terzo della spesa ritirando tante copie quante
occorreranno per darlo agli scolari dell’anno
scorso, o per non errare dirò un centinaio. Se il
Sig. Amici non trova di suo interesse questo
affare, potrà ella dirmi cosa importerà il totale.
Già bisogna che assolutamente lo faccia. Vedrà
che ci sono almeno 30 errori madornali.
Troverà qui acclusa una nota di spese fatte dal
S.r Magnanini per quei due Idoli che si
dovevano porre nel giardino. Trovo giustissimo
che siano pagati. Ma io non voglio pagare del
mio, e non voglio pagare co’ fondi del giardino
se non ho un ordine od abilitazione da S.A.R.
Quindi la prego a parlarne col Sig. Cav.e
Boccolari. A me sembra che il S.r Magnanini
potrebbe dare una supplica al Sovrano, munita
di un attestato del Sig. Cav.e Boccolari in cui
domandi di essere pagato. Se S.A.R lo rimetterà
a me perché lo paghi lo salderemo. Se lo
pagherà Lui sarà meglio. Intanto le spedisco la
nota col mio certificato onde possa farne uso. Al
Sig. Cav.e Boccolari spetta il fissare la mercede
che in lettera mi domanda il Magnani [sic]. È
giustissimo che sia pagato. Entrambi i sovrani
dovrebbono ricordarsi che fu data simile
ordinazione. Mi farà però un vivo piacere se
facendo i miei complimenti al Sig. Boccolari gli
dirà che le cose ora vanno in un modo che non
voglio disporre di un centesimo di S.A.R se non
per le spese del giorno, e che per parte mia
insinui al Magnanini di rivolgersi con amendue
i certificati cioè il mio e quello del Boccolari
domandando di essere pagato. L’orizonte non è
il più bello, ne io permetterommi il menomo
arbitrio.
Domenica porterò le piante. Ella favorirà di
ordinare che si preparino i luoghi in cui hanno
da collocarsi.
Le unisco un catalogo di cui la prefazione, e la
nomenclatura le daranno un idea del
Professore, che ci regala la Rosa dilectante!!! Il
Sorghum Saccharatum, ma che poi ritiene
l’Holcus bicolor ed altri. Spero si divertirà. Pure
ha qualche pianta che manca a noi. Ma
potremo crederlo? Siamo a settembre. Mi
raccomando la nota dei doppj, tra i quali vorrei
anche gli alberi, se ne abbiamo.
D.moO.mo S.re F. Re
n. 36
Reggio, 29 Agosto 1816
Ornt.mo Sig.re ed A.
La ringrazio della risposta relativa al
Cannocchiale. Domenica ventura credo che
sarò costì la mattina per ripartire cogliendo
l’opportunità della venuta di mio fratello.
Intanto però mi occorre pregarla di pagare al
Sig. r Parpajoli Institore della Società tipografica
lire 73.87 per conto del Sig. Luigi Penna librajo
di Bologna facendosene fare la ricevuta
esprimente per chi pagasi, e rimettendogli
l’acclusa da spedire al detto Penna.
Fermo nella mia determinazione di venire costì
assai di rado, siccome già m’imagino non
esservi bisogno che ci abbocchiamo insieme per
ora avendo fissate le massime non creda però
che io abbia scontinuati i miei lavori tedeschi.
Io gliene acchiudo uno che doveva alla mia
riputazione ed al profitto degli scolari. Ò fatto
l’Index generum e l’errata corrige. Io sarei di
66
Kurt Polycarp Joachim Sprengel, Historia rei
herbariae, Amsteldami, Tabernae Librariae et
Artium, 1807.
67
Filippo Re, Elogio di Sebastiano Corradi … in
occasione del solenne aprimento degli studi
dell'anno 1816 nella Universita di Modena, Milano,
Silvestri, 1820.
68
Luigi Raimondo Novarino, marchese di
Spigno,fondò un orto botanico a S. Sebastiano Po.
- 32 -
Qualora le occorresse di aver bisogno di parlar
meco me ne avvisi ed io mi recherò di nuovo
costì, come ancora se è ferma nel pensiero di
andare in Toscana.
Intanto mi creda quale con stima me le professo
avuta la sua! Ora subito ho preso del sapone ed
ho scritto al Generale pregandolo a
rappresentare umilmente a S.A.R. che la spesa
dell’inghiaratura non era compresa nel quadro
delle spese, ed a supplicarlo a volere
permettermi che sia differita sino all’anno
venturo. Così se otteniamo questo saremo a
cavallo. Io voglio vedere se umanizzando la
gente burbera potremo avere l’intento. In ogni
caso siccome vedo che sarò qui Sabato e
Domenica e forse parte del Lunedì mi rimarrà
l’adito di parlare a S.A.R. Ma l’esperienza ci
insegna che fa d’uopo tentare anche i mezzi
indiretti… Oh Bologna! Allora passavo cinque
mesi di vacanze senza neppure accorgermi di
essere Professore con un orto di circa 18
Bifolche.
Sono con piena stima
D.mo. […]. S.e ed A.o F. Re
[Allegato, in grafia diversa da quella di F. Re]
Stufe occorse per fare due Idoli Affricani.
Per aver fatto riparare, e battere la creta L. 6
Per una forma di legno per il termine 4.60
Dato per fattura di due vasi ad un uomo della
fabbrica della Pignate 3.50
Pagato pel trasporto a due fachini alla fornace 4
Similmente pagato pel trasporto allo studio 4
Mancia ai Fornaciari 1
Ferri di rinforzo aqualche [sic] pezzo nel
interno, e gesso 4,50
Per garzonaggio 10
Per cottura 25,33
Totale L. 62,93
Dev.mo Obg.mo S.e Filippo Re
[In calce all’allegato] Reggio, 26 Agosto 1816
Certifico io infrascritto di avere commessi al
Sig.e Cav.e Boccolari questi due idoli, che
trattavasi di collocare nel Giardino Privato di
S.A.R. quando si aveva l’idea di montarlo tutto
all’Americana.
F. Re
N. 38
Reggio, 11 settembre 1816
All’Ornt.mo Sig.e Prof.e D.r Giovanni Fabriani
Recapito all’Orto botanico
Modena–Spilamberto Preme
Sig.r Prof.e ed A.o C.mo
Nella mia di ieri le ho detto che sarò in Modena
sabato e domenica per partire il lunedì.
Un impreveduta circostanza mi obbliga a
ritornarmene o il Sabato notte dopo la
Conversazione od Accademia di Corte. Quindi
se senza incomodo suo potesse trovarsi in
Modena sabato potremmo abboccarci insieme,
tanto più che spero che avremo avuta risposta
dal Generale, od io forse potrò favellare con S.A.
È il bel mese per cominciare a disporre il
Parterre. Ma temo assai che nol potremo fare.
Già ella avrà avuta altre che due mie.
Sono con piena stima.
N. 37
Reggio, 10 settembre 1816
All’Ornt.mo Sig.e Prof.e Giovanni Fabriani
Recapito ai veterani di Guardia ai RR. Giardini
Modena
Sig.r Prof.e Cnd.o
Una buona ieri, ed una cattiva oggi. Vidi S.A.R.
che mi disse avere ricevuti alcuni libri di
botanica dall’A. Massimiliano fra i quali l’Host
ed il Kitaibel 69. Gli rilasciai la nota dei
desiderati da Schonbrun. Peccato non avessi
D.mo O.mo.S.e F. Re
69
Nicolaus Thomas Host, Synopsis plantarum in
Austriae provinciisque adiacentibus sponte
crescentium, Vindobonae, Wappler, 1816. Paul
Kitaibel, Franz Waldstein, Descriptiones et icones
plantarum rariorum Hungariæ, Viennae, M.
Schmidt, 1802-1812.
- 33 -
N. 39
Reggio, 27 settembre 1816
All’Ornt.mo Sig.e Prof.e D.r Giovanni Fabriani
Modena
Sig.r Prof.e ed A.o C.mo
Sono stato a Parma ed ho trovato alcune piante
che sarebbono ottime perché noi ne
manchiamo.
Io gliene accludo la nota perché cancelli quelle
che abbiamo. Barbieri però vuole, e con ragione
qualche cosa da noi. Anche di questo le accludo
nota. Potrebbe delle nostre che sono in vasetti
consegnare una porzione a Domenico, perché
posso spedirle entro la settimana. Un altra
porzione poi la prenderò io, venendo costì come
dissi ai 7 del venturo, onde non fare una massa
troppo voluminosa.
Domenica spedirò le note a Firenze 2, a Savi, ed
a Bruschi. A Verona la spedirò subito che avrò
ricevuta da lei la nota da spedire a Brignoli. A
Spigno ne manderemo una quest’inverno, e
sarà colpa della Posta in cui giacerà la sua per
mesi.
Io le accludo poi una nota di quelle piante che
vorrei nell’orto perché sono mentovate nel
Prodromo e che non vedo notate nella sua nota
di Ferrara; pregandola a favorirmi di fare una
croce a quelle che mancano o non sono
reperibili in autunno. Assolutamente
quest’autunno, e questa primavera bisogna
formare la cornice al quadro, e lasciar gridare
Monsieur Carlo nostro secondo Padrone.
Siccome S.A. mi disse di avere ricevuto l’ Host
così scrivo a Savi per avere graminacee,
ciperoidee, e simili in natura. Stampato l’anno
venturo il catalogo credo tornerò non ricevere
semi che dall’estero.
Quando verrò avrò meco la lettera da spedire a
Campana 70. Ma la sua nota è fatta un
pochettino diversamente da quella che aspetta
il professore; mentre le piante da terra stanno a
quelle da vaso come 2 a mille. Ma già non
importa. Da Parma vedrò di rubare le cose
ancora nostrali. Intanto mi creda quale con
vera stima me lo professo.
N. 40
Reggio, 27 ottobre 1816.
All’Ornt.mo Sig.r Prof.e D.r Fabriani
Recapito al R. Orto botanico - Modena
[calcoli mss. accanto al nome del destinatario]
Preg.mo Sig.r Prof.e ed A.o
Mi permetta di prevalermi della sua bontà ed
amicizia per pregarla di un favore. Occorrebbe
che fossero pagati subito Napoleoni d’Argento
cinquanta in mano del Sig.r Don Matteo Gozzi 71
Economo del Collegio a nome della Contessa Re
Antini in conto delle spese pel S.r Conte
Giuseppe Antini convittore in cotesto Collegio.
Qualora voglia favorirmi pregola a spedirmi la
ricevuta del Sud.° Botanico Naturalista per
passarla a mia nipote.
Riscontro l’ultima sua dei 21 corrente
cominciando dall’ultimo poscritto. Vedo
benissimo ch’ella si affina nella Politica. Ma ne
la sua ne la mia credo ci porteranno verun
felice risultamente [sic], ed un infelicissimo
statu quo, od un provisorio se non aggraverà
non menomerà almeno quanto a me il
malumore. Le confesso che l’idea di dovere costì
ritornarmene per ingojare qualche pillola mi è
insopportabile. In ogni modo alla mia venuta
quando saremo nella nuova Reggia le dirò cosa
penso. In giardino e con M. r mi regolerò come
se nulla avessi a fare, sempre dicendo che
aspetto gli ordini di S.A. Del rimanente non ho
argomento a credere che la S.aC.a Boschetti
abbia parlato molto.
Bensì sarà bene che ella mi noti con comodo in
un pezzettino di carta le piante che o
meritavano, o non volevano la stufa messe
dentro a traverso dal giardiniere. Credo però
che abbia avuto qualche ordine. Mi ha scritta
un altra lettera che accludo perché ella deve
veder tutto. Troverà pure unite altre alle quali
mediteremo risposta. Ho scritto alla Grimaldi 72
qualche verità, protestando di non rispondere
della nomenclatura delle cose che altri non io
possono esserle spedite, e mi sono preso una
specie di congedo provvisorio. Al M.se Spigno ho
risposto un poco ministerialmente.
Io non credo vi possano essere esami. Già non
ho avviso. Alli 5 alle ore 9 sarò a casa, e
D.moO.mo S.re F. Re
70
71
Bartolomeo Barbieri dal 1802 al 1817 diresse
l’Orto botanico di Parma. Domenico Bruschi nel
1813 avviò l’orto botanico dell’Ateneo di Perugia,
dove insegnò Botanica e Agraria.
Antonio Francesco Campana nel 1816 dirigeva
l’orto botanico di Ferrara.
Matteo Gozzi (Modena, m. nel 1835) effettuò
osservazioni microscopiche, rimaste inedite, sul
“movimento del succhio ne’ vegetabili” (Giornale
letterario scientifico dei modenesi, v.1, p. 124).
72
La contessa Clelia Durazzo Grimaldi (Genova
1760-1830) fondò a Pegli un giardino botanico.
- 34 -
terminata la lezione verrò all’ Orto a recitare la
prima scena. Se mai in questo intervallo
avvenisse qualche cosa, che fosse bene che io
conoscessi, spero ch’ella vorrà notificarmela.
Sono co’ soliti sentimenti.
Silvestri mi spedisce da Milano questi errata
corrige perché li passi a Tamanini, onde con un
po di colla li unisca alle copie delle Patate
quando le avrà ricevute 74. Prego lei di questo
favore.
Queste tre lettere la istruiranno sopra le cose
nostre. Non faccia alcun motto di quella di
Monza alla sua conversazione che la mia
lontananza avrà reso giornaliera. I miei
complimenti allo spenditore. Sono
D.O.S. ed Am.o Filippo Re
P.S. Compita e sigillata la lettera ho ricevuto il
dispaccio desiderato. Ella mi faccia il piacere di
cercare del C.te Munarini il Ministro, e di
portargli la copia del mio piano. Nomen sine re.
Siamo gli umili servitori del Sig.r Hiller o per dir
meglio sono io l’umile servitore.
D.O.S. ed A.o F. Re
P.S. Dica al Sig.r Professore Barani 75 facendogli
i miei complimenti, che penso di pregare il Sig.r
Maggiore di una nuova commissione onde non
si abbandoni troppo al Carnevale.
[mutila nella metà inferiore]
N. 41
Reggio, 31 ottobre 1816
All’Orntmo Sig.r D.e e Prof.e Fabriani
Modena e Spilamberto
N. 43
Reggio, 13 febbraio 1817
Sig.r Prof.e ed Amico C.mo
Ricevo la sua dei 29. Ella si trattenga pure in
campagna a suo bell’agio. Solamente la prego a
far avere a Domenico mio che trovasi a Modena
per aspettarmi la chiave della nuova stanza;
perché mi occorreranno prima del suo ritorno le
figure per le lezioni. Del rimanente quanto
meno vicino è il momento di trattenerci sopra
cose umilianti sarà sempre meglio.
Mi conservi la sua amicizia e mi creda
Ornt.mo Sig.eed Amico
È verissimo che il solo esteriore indirizzo della
sua da me ricevuta jeri al momento in cui mi
alzava da pranzo mi scompose un tantino. Ma
l’interno mi tranquillizzò. Le accludo una mia
pel Generale. Tosto che sarà legata la copia per
S.A.R. mi farà il piacere di farne un
pacchettino, porvi fuori la lettera al Generale e
spedirla per uno dei due ussari al suo destino.
Poi metterà in libertà la vendita delle copie
ritirandone però altre 5 dal Sigr Tamanini e ciò
in forza della lettera che le unisco dello
stampatore. Mi favorirà poi di consegnarne otto
copie al mio Domenico perché me le spedisca il
più presto che può. Una la dia a mio nome alla
C.a Boschetti, giacché mi premono quelle note
pianticelle. Già s’intende ch’ella avrà ritenuta la
sua e passata l’altra al C.te Munarini. Le altre le
manderò al loro destino ritornato costì, locché
sarà da dimani a otto. Intanto una ne potrà
P.S. Mi è arrivato il Mirbel 73 che ha 72 tavole
ben incise. La terminologia occupa pag. 252 di
minuta stampa e 96 la spiegazione delle figure.
D.O.S. ed Amico Filippo Re
N. 42
Reggio, 12 febbrajo 1817
74
Ornt.mo Sig. e
L’ editore milanese Giovanni Silvestri pubblica
nel 1817 il Saggio sulla coltivazione e su gli usi del
pomo di terra … con una lettera sulle rape del conte
Filippo Re.
75
Bartolomeo Barani (Castelvetro 1760 – 1837) fu
preside della Facoltà di Medicina a Modena.
73
Charles François Brisseau de Mirbel, Elemens
de physiologie vegetale et de botanique, Paris,
Didot, 1815.
- 35 -
dare a Barani come al mio terzo o quarto
superiore.
Va bene che siansi ritrovate le piante. Ella è
medico e sa che una volta si davano i radicchi
onde purificare il sangue. L’aria di Reggio pare
mi produca questo effetto, avendo veduto che
altri si trovano in condizioni forse più tristi
delle mie. Quindi spero di ritornare costì un po’
meno acre. Godo assai che siasi abozzato il
Parterre. Come stanno le scalinate? Già sono
irremovibile nel dare all’Orto Botanico tutto lo
splendore di cui è suscettibile. Io d’ora innanzi
sarò sempre in moto perché così vogliono i miei
privati affari; ma ciò spero tornerà in profitto
dell’Orto botanico. Fortifichi ella pure la
Boschetti in disporre il Generale ad ordinare la
divisione. Pel resto non anderà male. Mi
riverisca l’Eroe gallo-alemanno. I miei
ringraziamenti al Sigr. Maggiore. La vernice è
fatta?
Dica al mio Direttore che mi mena a messa che
sono fin ora parco nei divertimenti, perché
talora manca l’opera perché l’Impresario ha
tanti debiti che non gli vogliono dare più cosa
veruna a credenza. Fin ora non sono stato ad
alcun festino. Ma penso di solenizzare l’ultimo
triduo di Carnevale.
Si ricordi di un
conoscenza. Non mi diffondo di più perchè egli
parte all’istante. Solamente rinovandole i
sentimenti della mia distintissima stima mi do
l’onore di protestarmi
D.O.S. Filippo Re
D.O.S. ed Amico Filippo Re
N. 44
Modena, 18 del 1817 [sic]
Al Chiarissimo Sig. D.r Bertoloni Professore di
Botanica nell’Università di Bologna
Orn.simo Sig.e Colend.mo
Latore della presente sarà il Sig.r Dottor
Fabriani Professore Aggiunto alla Cattedra di
Botanica ed Agraria in questa Università mio
amico, e compagno, che quanto ella qui recossi
trovavasi infermo. Pregola fargli vedere le sue
belle stufe. Da lui che le recherà il Catalogo
dell’Orto di Schonbrun 76 intenderà lo stato
della mia raccolta. Conoscendo io le qualità
personali del Sig.r D.r Fabriani sono certo ch’ella
mi saprà grado d’averle procurata questa
76
Forse J. R. Schmitt, Nachlese zu Schonbrunns
botanischem Reichthum, Wien, Geistinger, 1808.
- 36 -
Scarica

Il Catalogo della Mostra - Sistema Bibliotecario di Ateneo