Filippo Re e le sue lettere a duecentocinquanta anni dalla nascita a cura della Biblioteca di Agraria “Gabriele Goidanich” Alma Mater Studiorum – Università di Bologna BIBLIOTECA DI AGRARIA “GABRIELE GOIDANICH” VIALE FANIN, 40 BOLOGNA 21-31 MAGGIO 2013 Filippo Re e le sue lettere, a duecentocinquanta anni dalla nascita a cura della Biblioteca di Agraria “Gabriele Goidanich” ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA BIBLIOTECA DI AGRARIA 'GABRIELE GOIDANICH' Organizzazione mostra: Ricerche bibliografiche e storiche: Grafica mostra e catalogo: Allestimento: Amministrazione: Roberta Giannotti Francesco Casadei Giusi Minervino Patrizia Albieri Lisetta Castaldini Hanno preso parte ai lavori di ricerca bibliografica e allestimento Alberto Bussolari, Maddalena Garagnani, Fulvia Frascari, Annalisa Demaria, Andrea Fattori. Ha collaborato alla trascrizione delle lettere Simona Bencivenni. INDICE Presentazione di Marina Zuccoli pag. 3 Filippo Re e le discipline agrarie tra ricerca e didattica universitaria: temi di un percorso storiografico di Francesco Casadei pag. 5 Le lettere di Filippo Re a Giovanni Fabriani pag. 17 Catalogo della mostra, 21-31 maggio 2013. Biblioteca di Agraria “Gabriele Goidanich” Stampato a Bologna nel maggio 2013 da Tipografia Corticella Presentazione Oh Bologna! Allora passavo cinque mesi di vacanze senza neppure accorgermi di essere Professore con un orto di circa 18 bifolche. (Filippo Re, lettera a Giovanni Fabriani del 10 settembre 1816) Le lettere di Filippo Re a Giovanni Fabriani, depositate presso l’ex Istituto di Agronomia e recentemente pervenute alla Biblioteca “Gabriele Goidanich” grazie alla disponibilità del Professor Pietro Catizone, costituiscono un importantissimo tassello del nascente archivio della biblioteca. In questi anni, infatti, essa si è arricchita non solo di materiali bibliografici, ma anche di documentazione appartenuta a docenti della Facoltà di Agraria e a realtà significative del territorio emiliano, che hanno dato avvio a un fondo archivistico vero e proprio. Oltre alla corrispondenza Fabriani, cui si affiancano alcuni elenchi delle piante presenti nell’Orto Agrario dell’Università nel primo Ottocento, emerge per dimensioni e struttura l’archivio dell’azienda agricola Lama, di San Gabriele di Baricella (BO), appartenuta a Guglielmo Barrilis. Un fondo contenuto in 180 buste d’archivio, che descrivono circa sessant’anni di gestione della tenuta, dalle stalle alla coltivazione del tabacco, alle paghe agli operai e ai rapporti con la Bonifica renana. Una ulteriore, preziosa aggiunta archivistica alle collezioni della Biblioteca è costituita dal fondo Carlo Emery, entomologo e docente di Zoologia all’Università di Bologna, i cui eredi lasciarono all’Istituto di Entomologia lettere ricevute da corrispondenti da tutto il mondo, fotografie e appunti. Si spera che a questi materiali se ne aggiungano altri, a documentare aspetti storici delle discipline agronomiche e dell’attività dei nostri docenti. La Biblioteca li renderà disponibili agli studiosi attraverso la propria pagina Web e cercherà di valorizzarli mediante iniziative espositive. È questo il caso di queste lettere di Filippo Re, presentate oggi per la prima volta agli studiosi in trascrizione integrale, accanto a una selezione di libri esposti in una mostra visitabile in biblioteca, sforzo congiunto dei bibliotecari della Goidanich per far conoscere il nostro patrimonio storico. Accanto ai libri antichi e alle lettere sono messi in evidenza in sala anche libri moderni, che testimoniano la vitalità e l’attualità del messaggio di Filippo Re, tuttora studiato e ristampato. Ai docenti e agli studenti che frequenteranno la Biblioteca “Gabriele Goidanich” presentiamo questo omaggio all’insigne agronomo e Rettore dell’Università di Bologna. Via Filippo Re è stato, per un secolo circa, l’indirizzo degli Istituti di Agraria di Bologna ed anche, in tempi successivi, l’indirizzo della biblioteca di Facoltà. Piace oggi ricordare quella via e il suo eponimo, reggiano di nascita ma bolognese quanto alla sua attività scientifica e didattica, onorandone la memoria e l’anniversario. Marina Zuccoli Direttrice della Biblioteca di Agraria “Gabriele Goidanich” -3- -4- Filippo Re e le discipline agrarie tra ricerca e didattica universitaria: temi di un percorso storiografico Introduzione Ricordare Filippo Re nel 250° anniversario della sua nascita significa, in un’ottica storiografica, interrogarsi e riflettere su diverse questioni di vita universitaria e, nel contempo, anche su temi di storia della città e della sua vicenda culturale. Non sembra fuori luogo ricordare come il 2013 sia un anno significativo nel più generale panorama della storia culturale bolognese: ricorre, infatti, un altro importante 250° anniversario: quello della fondazione del Teatro comunale, che contribuisce a fare di questo tratto della Strada San Donato (oggi via Zamboni) un quartiere specializzato per la cultura 1. Perché dunque occuparsi di Filippo Re? Intanto è opportuno ricordare come ad esso siano state dedicate pagine importanti da parte – tra gli altri – di storici come Emilio Sereni, Alberto Caracciolo, Carlo Poni, Roberto Finzi, non dimenticando quanto dell’agronomo reggiano scrive Antonio Saltini nella sua Storia delle scienze agrarie. Ma se di Filippo Re, come vedremo, si sono occupati non solo gli storici dell’agricoltura ma anche studiosi di più ampie questioni di storia economica e sociale, la sua figura risulta di particolare interesse anche in un’ottica di storia dell’istruzione universitaria, essendo egli titolare della prima cattedra di Agraria istituita presso l’Ateneo bolognese e della seconda se si tiene conto del più generale panorama della penisola italiana (è noto agli specialisti come la prima cattedra di Agraria ufficialmente istituita sia quella di Padova, nel 1765, e come il relativo insegnamento sia stato affidato a Pietro Arduino). Nel presente lavoro si discuteranno quindi alcuni temi di carattere storiografico, riprendendo le riflessioni di importanti studiosi, e si cercherà altresì di tracciare il quadro dell’evoluzione degli studi di Agraria nel panorama dell’istruzione superiore italiana; proprio in quest’ultimo ambito, infatti, la figura di Filippo Re – quale docente universitario nella Bologna napoleonica 2 – costituisce uno snodo di importanza primaria. La ricorrenza di questo anniversario, tra l’altro impreziosita dalla presentazione di un epistolario dello stesso Filippo Re, costituisce anche – attraverso la mostra bibliografica appositamente organizzata – l’occasione per riprendere le fila di un percorso di storia dell’editoria e del pensiero scientifico, contestuale alla valorizzazione del patrimonio librario della Biblioteca di Agraria del nostro ateneo. Si tratta di un processo urbanistico che avviene in modo graduale, ricordando – accanto al Teatro – l’esistenza dell’Istituto delle Scienze fondato da Luigi Ferdinando Marsili e alloggiato dal 1714 all’interno di Palazzo Poggi. Decisivo, in questo senso, è – nel 1803 – lo spostamento dell’Università nella medesima sede di Palazzo Poggi, primo passo della costruzione della zona universitaria come è comunemente conosciuta: cfr. Francesco Ceccarelli, Piani Urbanistici e «città universitaria» a Bologna dall’Unità d’Italia al 1910, in «Storia urbana», a. XII, n. 44, luglio-settembre 1988; Stefano Zagnoni, L’insediamento universitario a Bologna fra il 1910 e il 1945: costruzione di un settore specializzato, ivi; Pier Luigi Cervellati, Cesare Mari, Il quartiere di San Donato dal 1796 al nostro secolo, in Autori vari, La città del sapere. I laboratori storici e i musei dell’Università di Bologna, Banca del Monte di Bologna e Ravenna – Pizzi Editore, Bologna-Cinisello Balsamo 1987 (particolarmente alle pp. 124-133). 2 Come è noto, il passaggio di Bologna sotto il dominio napoleonico comporta importanti ripercussioni sui principali aspetti della vita politica, economica e sociale della città: cfr. Angelo Varni, Bologna napoleonica. Potere e società dalla Repubblica Cisalpina al Regno d'Italia, 1800-1806, Boni, Bologna 1973; sui riflessi universitari della vicenda (a cominciare dal trasferimento di sede dall’Archiginnasio a Palazzo Poggi) si veda la nota 31. 1 -5- Appunti per una rassegna storiografica È opportuno prendere le mosse, per una rassegna sulla produzione storiografica relativamente recente, dagli scritti di Emilio Sereni: tra questi, in particolare, risalta il saggio su Pensiero agronomico e forze produttive agricole in Emilia, presentato nel 1960 ad un convegno di studi sul Risorgimento e oggetto di una recente ristampa 3: un saggio denso di spunti biografici e scientifici e che – come in altri lavori di Sereni – contribuisce a delineare un affresco storiografico di ampio respiro. Sereni - come è stato notato - «colloca la figura di Filippo Re in una terza fase del ruolo storico di Bologna e del suo Studio nella diffusione in Italia delle idee agronomiche, dopo l’opera innovatrice medievale di Pier Crescenzi e quella seicentesca più consona ai piaceri di villa della classe borghese-aristocratica di Vincenzo Tanara» 4. Stabilita questa premessa, cerchiamo di richiamare per sommi capi gli aspetti più interessanti della riflessione di Sereni sull’agronomo reggiano. Filippo Re è portatore di una sensibilità culturale e scientifica non separata da un impegno pratico, già evidente nei suoi primi studi di botanica, che si articolano in attività di osservazione, sperimentazione e classificazione; questo atteggiamento e questa sensibilità caratterizzano anche la grande attenzione agli aspetti bibliografici della propria attività scientifica e, in seguito, didattica. Non è un caso, secondo Sereni, «se le prime due pubblicazioni a stampa del Nostro sono due cataloghi ragionati dell’Orto botanico di Reggio», mentre «la prima che tratti di agricoltura reca il titolo significativo di Proposizioni teorico-pratiche di fisica vegetabile; e quest’opera – nella quale il Re, per insistenza degli amici pubblicava, nel 1795, il testo delle sue lezioni al liceo di Reggio – ci si presenta ancora […] come un saggio di chimica, di fisica, e soprattutto di botanica e di fisiologia vegetale: di quelle scienze, cioè, attorno alle quali prevalentemente si accentra, tuttora, l’interesse del Nostro, che su di esse, appunto, vuol fondare la nuova scienza agronomica italiana» 5. Interessante anche il tema del rapporto dell’agronomo reggiano con la ricerca e la letteratura scientifica europea del suo tempo: «mentre, per le scienze fisiche naturali, il Re non esita a ricorrere alle elaborazioni, alle teorie ed ai testi dei maggiori ricercatori stranieri […] per quanto riguarda, invece, la pratica agronomica, egli si mostra dapprima interessato soprattutto all’osservazione della pratica vigente nel Paese, e non cela una sua sia pur ammirata diffidenza nei confronti del ricorso a testi agronomici forestieri, anche quando questi testi già esprimano le esperienze di quella grande rivoluzione delle tecniche agricole, che altrove, più che da noi, è ormai venuta e viene allargando la sua efficacia sullo sviluppo delle forze produttive sociali» 6. Oltre a Sereni – autore, tra l’altro, della classica e tuttora validissima Storia del paesaggio agrario italiano, uscita in prima edizione nel 1961 – altri specialisti di storia dell’agricoltura hanno dedicato approfondimenti e ricerche alla figura di Filippo Re. Prima però di proseguire il percorso storiografico, è opportuno ricordare una prolusione accademica tenuta, all’apertura dell’anno accademico 1963-64, da un docente della Emilio Sereni, Pensiero agronomico e forze produttive agricole in Emilia nell’età del Risorgimento: Filippo Re, «Bollettino del Museo del Risorgimento di Bologna», V, 1960, parte II, pp. 891-933, ora in Per la storia del paesaggio agrario e del pensiero agronomico dell’Emilia Romagna, «I quaderni del Museo della Civiltà Contadina», 4, Istituzione Villa Smeraldi-Provincia di Bologna, [Bologna 2012], pp. 41-70. 4 Franco Cazzola, Emilio Sereni e le campagne emiliane, in Per la storia del paesaggio agrario e del pensiero agronomico dell’Emilia Romagna, cit., pp. 16-17. 5 Sereni, Pensiero agronomico e forze produttive agricole in Emilia nell’età del Risorgimento: Filippo Re, in Per la storia del paesaggio agrario e del pensiero agronomico, cit., p. 47. 6 Sereni, Pensiero agronomico e forze produttive agricole, cit., p. 48. 3 -6- Facoltà bolognese di Agraria 7. Si tratta di un’occasione importante, sia perché si sta celebrando il bicentenario della nascita dello studioso reggiano sia per la rilevanza intrinseca che assume – in ciascuna sede universitaria – il momento dell’inaugurazione dell’anno accademico 8. Va inoltre puntualizzato come la presenza di Stefanelli costituisca, nella storia dell’Ateneo bolognese, la seconda occasione nella quale a un docente di Agraria (intesa come Facoltà) è assegnato il compito di tenere il discorso inaugurale 9 che, nel rito accademico tradizionale, segue la relazione introduttiva del rettore. Passando in rassegna l’elenco dei discorsi inaugurali tenuti a Bologna dall’Unità d’Italia fino ai giorni nostri 10, si nota come fino al 1945-46 il compito di tenere la prolusione venga affidato ai soli docenti delle quattro facoltà tradizionali: Lettere, Scienze, Giurisprudenza, Medicina 11. Solo nell’a.a. 1946-47 questo schema si interrompe, proprio con l’incarico conferito ad un professore di Agraria: si tratta di Giuseppe Antonio Barbieri , docente di Chimica agraria, in questo periodo anche preside della Facoltà 12. Occorrerà quindi attendere quasi vent’anni perché un docente di Agraria (il già citato Stefanelli) torni a ricevere l’incarico di tenere la prolusione e, per la cronaca, ne passeranno altri 23 prima che, con Gabriele Goidanich, alla medesima Facoltà spetti nuovamente la lettura della prolusione accademica13. Tornando al discorso di Stefanelli, esso risulta di particolare interesse – anche in termini storiografici – per la mole e il dettaglio di informazioni concernenti la biografia accademica dell’agronomo reggiano: in questa prolusione, infatti, la vicenda di Filippo Re è introdotta da alcuni aspetti biografici essenziali per essere poi arricchita da notizie sul ruolo svolto e sulle competenze da lui dimostrate nella fondazione della Società agraria bolognese, nell’organizzazione dell’Orto agrario, non dimenticando l’attenzione prestata ai temi della meccanica e dell’idraulica agraria, delle costruzioni rurali e della topografia rurale. Sotteso ad ogni singolo aspetto è il ruolo di Filippo Re come docente universitario e il suo peso all’interno del mondo accademico bolognese, con particolare attenzione alla didattica universitaria e senza trascurare le esigenze della ricerca scientifica. È opportuno ricordare come, nel medesimo periodo, Giuseppe Stefanelli dedichi a Filippo Re anche un contributo specificamente dedicato a temi di meccanica agraria, 7 Giuseppe Stefanelli, Filippo Re, l’istruzione agraria e l’ingegneria rurale, «Annuario dell’Università di Bologna», a.a. 1963-64, pp. 171-220. Stefanelli è ordinario di Meccanica agraria con applicazioni di disegno ed incaricato di Topografia e costruzioni rurali: si veda l’Annuario appena citato alle pp. 97 e 100. 8 Come ricorda Mario Isnenghi, l’inaugurazione dell’anno accademico costituisce un momento nel quale l’istituzione universitaria riafferma il proprio ruolo all’interno di un «sistema di relazioni» di natura politica, territoriale e culturale: cfr. L’educazione dell’italiano. Il fascismo e l’organizzazione della cultura, Cappelli, Bologna 1979, p. 52. 9 Se si considera il periodo dal 1860 in avanti, non è invece la prima volta di un cultore delle scienze agrarie: all’apertura dell’anno accademico 1864-65 l’incarico della prolusione è affidato a Francesco Luigi Botter, docente di Agraria presso la facoltà di Scienze. 10 Per un approfondimento su aspetti e caratteristiche dei discorsi inaugurali del periodo 1860-1945, rimando a Francesco Casadei, Le prolusioni accademiche. I discorsi inaugurali pronunciati all’Università di Bologna tra l’Unità e la Liberazione, CLUEB, Bologna 1991, soprattutto alle pp. 4-62. 11 Si riprenderà più avanti il tema della distinzione tra facoltà tradizionali e scuole (poi istituti superiori) che caratterizza, fino agli anni ’30 del XX secolo, l’edificio universitario italiano (e sul significato che questa distinzione assume fino alle scelte politiche che caratterizzeranno la pubblica istruzione negli anni centrali del periodo fascista). 12 Giuseppe Antonio Barbieri, La chimica del fuoco e la chimica della vita, «Annuario dell’Università di Bologna», a.a. 1946-47, pp. 101-106. 13 Gabriele Goidanich, Natura e agricoltura, «Annuario dell’Università di Bologna», a.a. 1985-86 e 1986-87, pp. 1377-1382. -7- presentandolo ad un convegno svoltosi a Reggio Emilia, nell’ottobre 1963, naturalmente per celebrare il bicentenario della nascita dell’illustre agronomo 14. Come si è già accennato, il personaggio di Filippo Re ha suscitato l’interesse non solo dei cultori delle scienze agrarie e degli specialisti tout-court di storia dell’agricoltura, ma anche di studiosi di più ampie questioni di storia economica e sociale. Tra questi, ad esempio, citiamo Alberto Caracciolo, che a Filippo Re dedica considerazioni significative all’interno di un ampio affresco sulla storia economica italiana dal primo ’700 all’unificazione nazionale. Scrive Caracciolo: «Con i suoi Elementi di agricoltura, con la direzione degli «Annali di agricoltura del Regno d’Italia», con l’insegnamento all’università di Bologna, fu tracciato da lui, se non un indirizzo contrastante rispetto a un’agricoltura fondata sulla rendita né un programma eversore dei rapporti sociali nelle campagne, certo una linea di innovazioni, specialmente agronomiche e tecniche, che implicitamente metteva in discussione tutto il sistema tradizionale, allargando le crepe che in esso già si erano aperte. In questo senso la generazione seguente lo ebbe necessariamente come maestro» 15. Sempre in ambito storiografico, Filippo Re è stato ricordato quale ispiratore e protagonista della prima moderna inchiesta agraria nel panorama italiano nell’ambito di uno anche studio specifico, che risulta di particolare interesse anche per la riproposizione di alcuni brani d’epoca, concernenti temi e problemi dell’agricoltura veneta, trentina, lombarda, emiliana e marchigiana 16. Giusto, tra l’altro, sottolineare come l’inchiesta promossa dall’agronomo reggiano rientri in un panorama culturale di derivazione francese e all’impulso dato, nella Francia napoleonica, all’indagine statistica: a questi riferimenti culturali sembra infatti ispirarsi il disegno editoriale e scientifico degli «Annali di agricoltura del Regno d’Italia» . «Quella che fra il 1809 e il 1813 Re verrà pubblicando sui fascicoli del suo periodico è infatti una ricognizione statistica di ampio respiro svolta attraverso un questionario articolato in 33 quesiti: natura e impiego del terreno (1-2), contratti in uso (3), prodotti e avvicendamenti colturali (4-5-8), tecniche e strumenti agricoli (6), ingrassi e sovesci (7-10), rese e quantità di semente impiegata (9), piante tessili (11), oleifere (12), radici e loro progressi (13-14), orti (15), colture da foraggio (16-17-18-19-20), bestiame con relativi prodotti e smercio (21-2223-24-25), piantagioni arboree (26-28), viti e tecniche enologiche (27), boschi (29), risaie (30), edifici rurali (31), gelsi e bachi (32), api (33). L’inchiesta statistica era strumento d’indagine caratteristico nel disegno di costruzione del napoleonico stato moderno» 17. Alla figura di Filippo Re fa frequente riferimento anche Roberto Finzi in propri lavori sul tema della mezzadria, ricordando l’attenzione dello studioso reggiano alla questione dei rapporti agrari e, soprattutto nei Nuovi elementi di agricoltura, la sottolineatura in negativo del ruolo dei braccianti «giornalieri» contestuale ad una valutazione positiva del rapporto mezzadrile 18. Finzi torna su queste tematiche anche in altre occasioni, 14 Giuseppe Stefanelli, Uno studio teorico di meccanica agraria in onore di Filippo Re cultore della ingegneria agraria, in Deputazione di Storia patria per le antiche Province modenesi, Atti e memorie del Convegno di studio in onore di Filippo Re. Reggio Emilia 12-13 ottobre 1963, Comune e Provincia di Reggio Emilia-Società Agraria di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1964, pp. 3-48. 15 Alberto Caracciolo, La storia economica, in Autori vari, Storia d’Italia. 3. Dal primo Settecento all’Unità, Einaudi, Torino 1973, p. 600. Lo stesso Caracciolo annovera, tra i meriti di Filippo Re, quello di avere contribuito alla fondazione, nel 1807, della Società agraria bolognese. 16 Cfr. Maria Maddalena Butera, Le campagne italiane nell’età napoleonica. La prima inchiesta agraria dell’Italia moderna, Angeli, Milano 1981, con ampia parte antologica alle pp. 41-295. 17 Butera, Le campagne italiane nell’età napoleonica, cit., p. 31. 18 Cfr. Roberto Finzi, «Il buon villano non manca mai di lavoro»: Marco Minghetti e la mezzadria quale rimedio ai disordini del progresso, in R. Finzi (a cura), Fra Studio, Politica ed Economia: la Società Agraria dalle origini all’età giolittiana, Comune di Bologna – Istituto per la Storia di Bologna, Bologna 1992, pp. 398-399. -8- sottolineando nuovamente l’interesse di Filippo Re per l’istituto mezzadrile, anche a seguito della rilettura di un testo seicentesco di Innocenzo Malvasia 19, e ricordando altresì le osservazioni di Re su un altro importante tema: la diffusione della canapicoltura nel paesaggio agrario della pianura bolognese 20. All’interesse di Filippo Re per le tematiche bibliografiche, alle quali si è già accennato, fa riferimento anche una ricerca di Carlo Poni, che prende le mosse proprio da un lavoro di ricognizione dei beni librari, promosso dal viceré d’Italia Eugenio Beauharnais nel dicembre 1805, riguardante le due università «nazionali» di Pavia e Bologna; in quest’ultimo ateneo l’agronomo reggiano riceve il compito di redigere – come ricorda lo stesso Poni – «l’inventario dei libri di economia campestre e di caccia e pesca», incarico svolto con notevole perizia: «Il professor Filippo Re, come la maggioranza dei docenti, […] compilò un elenco delle diverse edizioni di ogni opera e degli eventuali doppi, con l’indicazione dei titoli, degli autori, editori, luogo e anno di stampa. Alla lista bibliografica fece seguire una seconda parte di Note […] dove recensì le opere catalogate con l’intento di fornire, magari in poche righe, qualche informazione critica sul loro contenuto» 21. Il saggio di Poni descrive anche altri aspetti dell’attività scientifica di Filippo Re, esaminandone il rapporto sia con la produzione degli studiosi coevi sia con i testi prodotti da altri studiosi in un passato più o meno recente, a cominciare dal cinquecentesco Ricordo d’agricoltura di Camillo Tarello 22. Da ricordare, in questa breve rassegna, anche un fascicolo monografico del «Bollettino storico reggiano» ove si ripercorrono in dettaglio gli aspetti principali del pensiero agronomico di Filippo Re, con riflessioni sulle produzioni agricole, sulle tecniche agrarie, sull’allevamento animale (principalmente dei bovini e degli ovini), nonché sui problemi sociali delle campagne italiane, a cominciare dalla questione dei contratti agrari 23. A quest’ultimo proposito, si conferma l’interesse dell’agronomo reggiano nei confronti dell’istituto mezzadrile, accanto però alle preoccupazioni suscitate in Re dal perdurante ed esteso disagio sociale che caratterizza le campagne della penisola italiana 24. Anche in tempi recenti si registrano importanti riflessioni storiografiche su Filippo Re, a cominciare dalle iniziative promosse a Reggio Emilia nel 240° anniversario della nascita dell’illustre agronomo. Tra i lavori occasionati da quella ricorrenza, si sottolineano gli interventi di Franco Farinelli sull’assetto storico del territorio emiliano e quello di Antonio Saltini sul ruolo di Filippo Re nella cultura agronomica degli inizi del XIX secolo, non dimenticando l’inquadramento proposto da Ezio Raimondi sul rapporto tra Filippo Re e il Filippo Re conosce l’importanza della Istruzione di agricoltura di Malvasia: Roberto Finzi, Mezzadria svelata? Un esempio storico e qualche riflessione fra teoria e storiografia, CLUEB, Bologna 2007, p. 40. Sul testo di Malvasia si veda Roberto Finzi, Monsignore al suo fattore. La «Istruzione di Agricoltura» di Innocenzo Malvasia (1609), Istituto per la Storia di Bologna, Bologna 1979. 20 Finzi, Mezzadria svelata?, cit., pp. 55-56. 21 Carlo Poni, Leggere i testi agronomici: Filippo Re e la costruzione dell’albero genealogico della nuova agricoltura, in R. Finzi (a cura), Fra Studio, Politica ed Economia, cit., pp. 545-546. Aggiunge Poni (ivi, p. 546): «i giudizi formulati dal Professore con rapida penna nel Catalogo si leggono ancora con interesse. E il lettore curioso potrebbe essere tentato di confrontarli sia con quelli che egli aveva formulato nel 1802, quando […]aveva pubblicato a Venezia il Saggio di bibliografia georgica, sia con quelli formulati in seguito, nel 1808, quando pubblicò, […] sempre a Venezia, in quattro volumetti, il Dizionario ragionato di libri di agricoltura, veterinaria ed altri rami di economia campestre». 22 Cfr. Poni, Leggere i testi agronomici, cit., pp. 562-574. 23 Renata Dotti, Filippo Re agronomo e storico dell’agricoltura. Validità del suo pensiero, «Bollettino storico reggiano», n. 17, pp. 5-95. 24 Cfr. Dotti, Filippo Re agronomo e storico dell’agricoltura, cit., particolarmente alle pp. 78-87. 19 -9- più generale clima politico e culturale dei suoi tempi 25. Importante osservare, in termini generali, come Reggio Emilia abbia inteso tornare – dopo il già citato convegno del 1963 – sulla figura e sui meriti scientifici del proprio concittadino. Ancora più recentemente, meritano di essere ricordate le considerazioni di Giancarlo Di Sandro sull’interpretazione data da Filippo Re ad alcuni temi di economia agraria o, per utilizzare la terminologia dell’agronomo reggiano, di «economia campestre», non dimenticando come agli inizi dell’800 questi termini siano più legati ad «un insieme di norme comportamentali attinenti allo scibile tecnologico legato all’agricoltura» 26 che a temi di scienze economiche modernamente intese. È bene rammentare, a conclusione di questa breve digressione sulla storiografia recente, come la figura di Filippo Re abbia suscitato interesse anche negli studiosi attivi tra la fine dell’800 e i primi decenni del nuovo secolo. Si pensi ad esempio al un discorso del febbraio 1898, pronunciato dall’avvocato e docente universitario Aronne Rabbeno presso la Società agraria bolognese 27, nel quale il ricordo dell’agronomo reggiano fornisce l’occasione di propugnare una maggiore e più efficace presenza delle discipline agrarie nell’insegnamento universitario. Richiamando infatti alcuni aspetti del rettorato bolognese di Filippo Re, l’oratore vi trova conferma dell’importanza assunta nel periodo napoleonico dalle scienze agrarie, «sino a fare Rettore dell’Università il Professore d’Agraria», mentre alcuni decenni più tardi queste discipline appaiono alquanto trascurate, dentro e fuori dal mondo accademico bolognese. «Ma vogliamo sperare che si modificheranno codeste meschine idee, e che volgendo avventurosi eventi per lo illustre Ateneo, che costituisce la gloria maggiore di Bologna, si organizzerà in esso una vera e propria facoltà Agraria, a recare all’Agricoltura, nostra unica risorsa […], il tributo dei vertiginosi progressi delle scienze naturali fisiche, e meccaniche, a vantaggio della produzione che valga […] ad attenuare le sofferenze di tutte le classi sociali» 28. Alcuni decenni più tardi, un saggio di Carlo Sighinolfi – dedicato a Filippo Re come titolare della prima cattedra di Agraria istituita presso l’ateneo bolognese – ripercorre con notevole dettaglio i principali aspetti della vicenda accademica e scientifica del celebre agronomo, prendendo le mosse dalla situazione settecentesca delle scienze agrarie, proprio al fine di comprendere appieno su quali basi si innestino gli studi e le riflessioni dello studioso reggiano 29. Fa ampio riferimento a Re anche lo storico bolognese Luigi Simeoni, che nella classica Storia della Università di Bologna lo ricorda come docente, come promotore dell’Orto agrario e, naturalmente, come rettore dell’Università felsinea, non dimenticando come i Franco Farinelli, L’Emilia ai tempi di Filippo Re tra geografia e natura; Antonio Saltini, Filippo Re nella cultura agraria del primo Ottocento; Ezio Raimondi, Prolusione a Filippo Re, in Gabriella Bonini, Antonio Canovi (a cura), Narrazioni intorno a Filippo Re. Ritratto poliedrico di uno scrittore scienziato, Diabasis, Reggio Emilia 2006, rispettivamente alle pp. 51-58, 59- 70 e 25-35. 26 Giancarlo Di Sandro, Il pensiero economico-agrario in Italia (1800-1980), in Autori vari, L’agricoltura e gli economisti agrari in Italia dall’Ottocento al Novecento, Angeli, Milano 2011, p. 199. Per ampliare il discorso si ripercorra, alle pp. 198-201, l’efficace sintesi proposta da Di Sandro su caratteristiche e limiti del pensiero di Filippo Re in materia di economia agraria. 27 Aronne Rabbeno, Il conte Filippo Re agronomo, ortologo e poeta didascalico. Memoria letta nell’adunanza ordinaria del 6 febbraio 1898, «Annali della Società agraria provinciale di Bologna in continuazione delle Memorie della Società medesima», Bologna 1898, pp. 123-140. L’oratore è, già negli anni ’80, docente di Legislazione rurale e forestale presso l’ateneo bolognese: cfr. Francesco Casadei, Luigi Tanari, l’Inchiesta Jacini e la questione dei boschi. Note su politica, cultura e indagine sociale nei decenni post-unitari, in Roberto Finzi (a cura), I boschi dell’Emilia-Romagna. Documenti storici e prime ricerche, CLUEB, Bologna 2007, p. 61. 28 Rabbeno, Il conte Filippo Re, cit., pp. 128-129. 29 Lino Sighinolfi, Filippo Re e la prima cattedra di Agraria nell’Università nazionale di Bologna, Tipografia Cuppini, Bologna 1936. 25 - 10 - rivolgimenti politici del 1814 impongano allo stesso Re di lasciare Bologna per passare all’ateneo modenese 30. Le discipline tecnico-scientifiche nel panorama universitario italiano Un discorso, sia pure sintetico, su Filippo Re e la sua importanza scientifica e didattica deve richiamare brevemente alcuni aspetti del panorama universitario ottocentesco e dei suoi sviluppi successivi, almeno fino agli anni ’30 del ’900. Si ricordi, in primo luogo, come l’edificio accademico dell’Italia postunitaria preveda una distinzione tra Facoltà (Giurisprudenza, Lettere e filosofia, Medicina, Scienze) e Scuole universitarie dai prevalenti contenuti tecnico-scientifici e professionalizzanti; attraverso modifiche e integrazioni ai loro ordinamenti didattici, le Scuole divengono, negli anni ’20, Istituti superiori (di Ingegneria, Farmacia, Agraria, Veterinaria, Scienze economiche e commerciali, ecc.). La loro successiva trasformazione in Facoltà, con una piena integrazione nel sistema universitario, avverrà con le riforme introdotte negli anni ’30 dal ministro dell’Educazione nazionale Cesare Maria De Vecchi. Per quanto concerne le discipline agrarie, questo percorso prende il via, a Bologna, con la prima cattedra di agronomia istituita nella storia dell’ateneo felsineo: siamo nel 1803-04 e l’insegnamento (come avverrà anche nei decenni successivi) è impartito presso quella che in epoca napoleonica si chiama «Facoltà fisico-matematica». Ragioni di spazio non consentono, in questa sede, di ripercorrere organicamente la storia dell’istituzione universitaria nel passaggio storico rappresentato dall’occupazione francese e dai successivi contraccolpi della restaurazione pontificia. Per questi aspetti, ed anche per un più generale inquadramento sui temi della Bologna napoleonica, rimandiamo alla bibliografia disponibile 31. Qui ci limitiamo a ricordare come la carriera universitaria e scientifica di Filippo Re sia fortemente condizionata dalle circostanze storiche sopra accennate, in riferimento sia all’arrivo a Bologna dell’agronomo reggiano nel 1803 sia alla sua forzata partenza sul finire del 1814. Le scuole di Agraria nell’Italia ottocentesca e la fondazione della scuola bolognese nel 1900 Come è noto in sede storiografica32, nell’Italia preunitaria esisteva una sola scuola universitaria di Agraria: quella di Pisa, fondata nel 1843 – con l’iniziale guida di Cosimo Ridolfi – in un contesto, quello del Granducato di Toscana, particolarmente favorevole alla ricerca scientifica e alle innovazioni in campo agricolo 33. Sempre in Toscana, pochi anno dopo l’unificazione nazionale, nasce nel 1869 l’Istituto forestale di Vallombrosa, con un’attività didattica dapprima rivolta al perfezionamento delle conoscenze tecniche del Luigi Simeoni, Storia della Università di Bologna. 2. L’età moderna, Zanichelli, Bologna 1940, pp. 164, 166169 e 182. Si vedano anche alle pp. 179-183 le considerazioni dello studioso bolognese sui contraccolpi immediati della restaurazione pontificia presso l’ateneo felsineo. 31 Sulla più generale vicenda cittadina si veda Varni, Bologna napoleonica. Potere e società, cit. Per quanto concerne l’ateneo bolognese, cfr. Simeoni, Storia della Università di Bologna. 2. L’età moderna, cit., pp. 139178 e, per una informazione sintetica, Daniele Menozzi, L’età napoleonica e la restaurazione, in Autori vari, L’Università a Bologna. Maestri, studenti e luoghi dal XVI al XX secolo, Cassa di Risparmio in Bologna – Pizzi Editore, Bologna-Cinisello Balsamo 1988, particolarmente alle pp. 29-35. Vedere anche Renzo Cremante, L’Università di Bologna dalle riforme napoleoniche al primo decennio del Novecento, in La città del sapere. I laboratori storici e i musei dell’Università di Bologna, cit., pp. 78-89. 32 Si veda ad esempio Giancarlo Di Sandro, Gli economisti agrari tra Otto e Novecento, CLUEB, Bologna 1995, pp. 18-22. 33 Cfr. Leandra D’Antone, L’«intelligenza» dell’agricoltura. Istruzione superiore, profili intellettuali e identità professionali, in P. Bevilacqua (a cura), Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea. 3, p. 398. 30 - 11 - personale dell’Amministrazione forestale, ma già in grado – dal 1882 – di impartire un’istruzione di livello universitario 34. Una nuova scuola di Agraria, in ordine cronologico, è quella di Milano (1870), seguita poco dopo (1872) da quella napoletana di Portici; occorrerà poi attendere gli anni ’90 per registrare la nascita della scuola di Agraria di Torino (1893) e del «Regio Istituto agrario sperimentale» di Perugia (1895), quest’ultimo sorto con il contributo scientifico – tra gli altri – dell’economista agrario Ghino Valenti 35. Sono queste le esperienze universitarie che precedono l’istituzione, proprio all’alba del nuovo secolo, della scuola di Agraria presso l’Ateneo bolognese, anche se nel quadro politico nazionale non mancano resistenze alla creazione di nuove scuole di Agraria: lo stesso Emanuele Gianturco, ministro della Pubblica istruzione, nel 1896 dichiara in un discorso parlamentare come sia preferibile «aggiungere insegnamenti complementari d’agraria nelle Facoltà di Scienze naturali» piuttosto che istituire nuove scuole di Agraria o promuovere quelle esistenti al rango di facoltà universitarie 36. Va altresì aggiunto come al dibattito in favore dell’istituzione della scuola bolognese di Agraria prendano parte – nell’ultimo scorcio dell’800 – numerosi ed accreditati studiosi, tra i quali spiccano i nomi di un agronomo del calibro di Luigi Tanari nonché quello di un giovane ricercatore destinato ad importante carriera accademica: il futuro rettore Alessandro Ghigi 37. A Bologna la scuola di Agraria vede la luce nell’anno accademico 1900-01 e autorevoli osservatori coevi non mancano di rilevarne l’importanza 38. Formalmente - nei primi tre anni della propria esistenza - sotto l’egida della facoltà di Scienze, la scuola comincia a funzionare in modo compiutamente autonomo a partire dall’a.a 1903-04; il suo primo direttore è Francesco Cavani 39 e il suo corpo accademico comprende illustri personalità della Facoltà di Scienze quali il geologo Giovanni Capellini, il chimico Giacomo Ciamician, gli zoologi Carlo Emery e Alessandro Ghigi, il matematico Federigo Enriques, il fisico Augusto Righi 40. In attesa del restauro della Palazzina della Viola, la sede provvisoria della scuola di Agraria è, fino al 1907, Palazzo Bianconcini, in via Belle Arti. In seguito, l’area circostante la Viola vedrà l’insediamento di altre strutture didattiche e scientifiche legate alla Scuola; e il Comune di Bologna non tarderà ad intitolare proprio a Filippo Re il tratto stradale che collega via Irnerio alla Scuola di Agraria. 34 Nel 1888 i corsi, inizialmente triennali, assumono durata quadriennale e vi possono accedere solo gli studenti in possesso di titolo liceale o di licenza conseguita presso le sezioni fisico-matematica o di agrimensura degli istituti tecnici: cfr. Facoltà di Scienze agrarie e forestali dell’Università degli Studi di Firenze, Da Vallombrosa alle Cascine: i laureati dal 1872 ad oggi, Il Cenacolo-Arti Grafiche, Firenze 1979, pp. 9-10. 35 D’Antone, L’«intelligenza» dell’agricoltura, cit., p. 409. 36 Alfeo Bertondini, Agricoltura e politica in Luigi Tanari, in L. Cavazza, A. Bertondini, Luigi Tanari nella storia risorgimentale dell’Emilia-Romagna, Istituto per la Storia di Bologna, Bologna 1976, pp. 460-461. 37 Nel maggio 1897 Alessandro Ghigi legge, presso la Società agraria bolognese, la “memoria” Dell’insegnamento agrario superiore: cfr. Verbale dell’adunanza ordinaria del 30 maggio 1897, «Annali della Società agraria provinciale di Bologna in continuazione delle Memorie della Società medesima», Bologna 1897, pp. 227-230. 38 Si veda ad esempio Ghino Valenti, La nuova Scuola universitaria d’Agricoltura fondata dalla Cassa di risparmio di Bologna, «Giornale degli economisti», serie seconda, a. XII, vol. XXII, aprile 1901. 39 Già appartenente alla Scuola di Applicazione per Ingegneri, Cavani insegna Topografia e Geometria pratica. Per un sintetico approfondimento sulla sua produzione scientifica si veda la pagina curata da Francesco Casadei e Giusi Minervino sul sito della Biblioteca di Agraria: http://www.biblioteche.unibo.it/agraria/informazioni/storia-e-collezioni/francesco-cavani. 40 Cenni storici (a cura di Giorgio Casini Ropa), in La Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bologna, CLUEB, Bologna 1986, pp. 18-19. - 12 - Nel 1923, nel quadro di una più generale riorganizzazione dell’istruzione superiore di area tecnico-professionale, la scuola di Agraria diviene Istituto superiore di Agraria per poi – attraverso alterne vicende e vicissitudini 41 – assumere finalmente il rango di facoltà universitaria nel 1935. Per la precisione, la trasformazione di Agraria in facoltà è ufficializzata il 28 ottobre 1935, analogamente a quel che avviene per gli Istituti superiori di Ingegneria e di Chimica industriale; tre anni prima, all’apertura dell’anno accademico 1932-33, la medesima promozione aveva riguardato la Scuola di Farmacia e l’Istituto superiore di Medicina veterinaria, mentre occorrerà attendere il 1937-38 per la nascita della Facoltà di Economia e commercio sulla base del preesistente Istituto di Scienze economiche e commerciali. Tornando ad Agraria, nel 1935-36 prende quindi il via la sua storia di facoltà universitaria bolognese; terminus a quo di questa vicenda è – vale la pena di sottolinearlo ancora – Filippo Re, titolare, nel lontano anno accademico 1803-04, della prima cattedra di Agraria istituita presso l’ateneo felsineo. Per concludere su Filippo Re: l’agronomo reggiano nel contesto universitario bolognese dell’epoca napoleonica «Quando, nel novembre 1803, il Conte Filippo Re saliva per la prima volta la cattedra di agraria istituita secondo il nuovo piano di studi e di disciplina nelle Università nazionali e aggregata alla classe di scienze matematiche e fisiche, egli contava appena quarant’anni ed era nella piena e più feconda maturità del suo ingegno e della sua coltura scientifica e letteraria» 42. Così descrive l’inizio della vicenda universitaria bolognese uno dei biografi di Filippo Re, ponendo tra l’altro in risalto l’iniziale affiliazione delle scienze agrarie alla Facoltà (o «Classe», secondo i periodi storici) di Scienze matematiche, fisiche e naturali. Anche in questo contributo, come in tutti i testi che si richiamano alla storia delle scienze agrarie, si fa riferimento all’Università di Padova come sede della prima cattedra di Agraria nel panorama accademico italiano e al già citato Pietro Arduino quale titolare del medesimo insegnamento a partire dal 1765. Trentotto anni dopo, nel 1803, nell’ateneo bolognese viene affidata a Filippo Re l’appena istituita cattedra di «Agraria» ed è quanto mai opportuno sottolineare come l’esperienza didattica (e scientifica) dell’agronomo reggiano rappresenti un importante punto di partenza per lo sviluppo e il rilancio delle discipline agrarie nel panorama universitario dei decenni successivi, malgrado le difficoltà e i problemi intervenuti nel periodo della restaurazione pontificia 43. Va peraltro ricordato come con l’istituzione della scuola di Agraria nel 1900-01 la materia fondamentale di questo nuovo corso di studi assuma la denominazione di «Agricoltura»: 41 Tra il 1923 e il 1928 l’istruzione superiore di area tecnica viene sottratta alle competenze del ministero dell’Istruzione per passare a quelle del ministero dell’Economia; solo a partire dall’anno accademico 1928-29 tutta la formazione di livello post-secondario viene riassunta – a Bologna come altrove – sotto l’egida del dicastero dell’Istruzione, che dal settembre 1929 assumerà la denominazione di ministero dell’Educazione nazionale. 42 Sighinolfi, Filippo Re e la prima cattedra di Agraria nell’Università nazionale di Bologna, cit., p. 5. 43 Nel 1815 l’insegnamento di Agraria è affidato a Giovanni Contri, che lo manterrà fino al 1824, quando questo insegnamento viene abolito (rimane invece in funzione l’Orto agrario, sempre sotto la direzione di Contri). Solo dopo le vicende risorgimentali del 1859, la Facoltà di Scienze torna ad attivare questa disciplina (prima come «Agronomia teorico-pratica», poi – nel 1863 – ripristinando la dizione «Agraria»), affidandone l’insegnamento a Francesco Luigi Botter: cfr. Simeoni, op. cit., pp. 190 e 219. Si veda anche G. Casini Ropa (a cura), Cenni storici, cit., p. 15. - 13 - con questa terminologia sarà a lungo indicato – nell’ordinamento universitario italiano – l’insegnamento di Agronomia generale. La rapida rassegna storiografica proposta in questa sede conferma l’importanza di Filippo Re come docente e come promotore di ricerche e di inchieste sullo stato dell’agricoltura italiana; concludiamo i nostri appunti con alcune annotazioni sull’uno e sull’altro aspetto dell’attività dell’agronomo reggiano. Filippo Re e la didattica delle discipline agrarie Diversi autori hanno sottolineato il peso dato da Filippo Re alla sfera didattica del proprio lavoro universitario: ovviamente il già citato Sighinolfi, nello studio dedicato alla prima cattedra di Agraria nella storia dell’ateneo bolognese e – altrettanto ovviamente – il docente di Meccanica agraria Giuseppe Stefanelli, nell’ambito della prolusione accademica richiamata nelle pagine precedenti. A Filippo Re come appassionato insegnante di discipline agrarie fanno riferimento anche alcuni degli storici citati nelle pagine precedenti, a cominciare da Alberto Caracciolo. Non è quindi priva di significato la sua nomina a rettore dell’ateneo bolognese per l’anno accademico 1805-06, proprio all’indomani di una riorganizzazione del sistema universitario – di matrice napoleonica – che aveva trovato nella riforma degli ordinamenti didattici uno dei propri punti qualificanti. L’importanza attribuita dall’agronomo reggiano alla funzione didattica, compresi gli aspetti organizzativi della medesima, è evidenziata anche nel passo di una sua lettera, inviata nel dicembre 1814 – dunque quando il periodo bolognese si è concluso – a Giovanni Fabriani, anch’egli, nel frattempo, divenuto docente all’Università di Modena: qui Filippo Re puntualizza che «essendo l’Anatomia, Fisiologia e Patologia vegetabile i fondamenti della Botanica e dell’Agricoltura ritengo obbligati a frequentare le mie lezioni che di tali oggetti tratteranno gli scolari di amendue le facoltà. In essi impiegherò Novembre, Dicembre e Gennaio. Da Febbraio alla fine dell’anno scolastico farò lezioni agrarie cui saranno obbligati ad intervenire i soli periti od ingegneri. Dal principio d’Aprile (permettendolo la stagione) sino alla fine dell’anno la mattina per tempo si farà la Botanica. Il numero poi delle lezioni sarà determinato dal numero dei giorni non vacanti che saranno nei mesi nei quali tratterò le varie materie» 44. Gli «Annali di agricoltura» e il progetto di una «inchiesta agraria» ante litteram È già stato osservato da più autori come gli «Annali di agricoltura» costituiscano il primo, organico tentativo – almeno in epoca moderna – di indagare in modo sistematico gli aspetti fondamentali dell’agricoltura nella penisola italiana. Scrive ad esempio Antonio Saltini, con particolare riferimento al già citato questionario proposto dall’artefice degli «Annali»: «Concepito per ordinare l’esame del quadro agrario di ogni comprensorio secondo uno schema organico, dal profilo geografico alla fisionomia statistica, da cui procedere all’individuazione delle colture più diffuse, delle rotazioni, dei sistemi di conduzione, degli strumenti, degli allevamenti maggiori e minori, fino all’orticoltura e alle industrie agrarie, il questionario del professore di Bologna propone ai collaboratori un paradigma ammirevole di geografia agraria ed economica. Sul suo ordito si disegnano, nelle peculiarità, nelle analogie Lettera di Filippo Re a Giovanni Fabriani, datata 13 dicembre 1814. Si veda, alle pp. 28-29 del presente fascicolo, la trascrizione integrale della lettera. 44 - 14 - e nelle differenze, i volti delle province italiane tra i Ticino e il Sangro. In quei volti distinguiamo i connotati correlati alle condizioni naturali, il retaggio della selezione secolare di razze vegetali e animali, le consuetudini giuridiche, le tradizioni agronomiche, la peculiarità degli strumenti. Le relazioni pubblicate, anche le più sintetiche, sono circostanziate e pertinenti, la forma è nitida e propria: un duplice pregio che attesta la cura con cui l’agronomo reggiano ha scelto i collaboratori, forse la pazienza con cui ha corretto i lavori meno consistenti» 45. Nel panorama italiano, occorrerà attendere il periodo postunitario – ed una classe dirigente dotata di grandi sensibilità conoscitive e di spiccato interesse per la nascente scienza statistica 46 – per poter vedere il progetto e l’attuazione di una nuova e più sistematica indagine sulle condizioni dell’agricoltura italiana: ci riferiamo, evidentemente, all’Inchiesta agraria condotta e coordinata da Stefano Jacini tra il 1877 e il 1884. E non sembra fuori luogo ricordare nuovamente il nome del bolognese Luigi Tanari come curatore dell’Inchiesta per l’area emiliano-romagnola, nonché la minuziosità delle informazioni che egli stesso raccoglie e descrive su aspetti e caratteristiche dell’attività agricola 47. nella «sesta circoscrizione» 48 dell’Inchiesta agraria. Conclusioni Scrivere di Filippo Re, pur nell’ambito di una breve rassegna storiografica, ha fornito l’occasione per misurarsi con importanti temi di storia dell’università (basti pensare al tema della perdurante distinzione tra facoltà e scuole e poi tra facoltà e istituti superiori) e del pensiero scientifico; ed è una ricorrenza che ha comportato anche l’opportunità di rivedere alcuni testi classici della storiografia italiana: a riprova, se ce ne fosse bisogno, della rilevanza di Filippo Re non solamente nell’ambito delle discipline agrarie ma anche nella più ampia vicenda storica dell’istituzione universitaria. Francesco Casadei Laureato in Storia e dottore di ricerca in Storia e informatica Bibliotecario Antonio Saltini, Storia delle scienze agrarie. 3. I secoli della rivoluzione agraria. I protagonisti, Nuova Terra Antica, Firenze 2011, p. 392. 46 Si veda ad esempio Raffaele Romanelli, La nuova Italia e la misurazione dei fatti sociali. Una premessa, in R. Romanelli (a cura), L’indagine sociale nell’unificazione italiana, «Quaderni storici», a. XV, n. 45, 1980. 47 Si vedano ad esempio le Notizie statistiche sui boschi, pubblicate negli allegati agli Atti della Giunta per la Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola, consultabili anche ne I boschi dell’Emilia-Romagna, cit., pp. 105-122. 45 48 Nella particolare ripartizione territoriale dell’Inchiesta Jacini, la VI Circoscrizione comprende le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì (considerata nei vecchi confini) ed esclude la provincia di Piacenza: cfr. Giacomina Nenci, Introduzione, in Stefano Jacini, I risultati della Inchiesta agraria. Relazione pubblicata negli Atti della Giunta per la Inchiesta agraria , Einaudi, Torino 1976; si veda anche F. Casadei, Luigi Tanari, l’Inchiesta Jacini e la questione dei boschi, cit., pp. 82-83. Sull’impianto generale dell’Inchiesta, è ancora valido il classico lavoro di Alberto Caracciolo, L’Inchiesta agraria Jacini, Einaudi, Torino 1958. - 15 - - 16 - Le lettere di Filippo Re a Giovanni Fabriani Di seguito si trascrivono le quarantatre lettere che Filippo Re scrisse a Giovanni Fabriani tra il 3 maggio 1797 e il 13 febbraio 1817, con l’aggiunta di una lettera del 1817 ad Antonio Bertoloni, che da due anni ricopriva la cattedra di Botanica all’Ateneo bolognese. Il fondo Fabriani comprende anche lettere di corrispondenti diversi, tra i quali si notano le lettere di Caterina Busetti, moglie di Antonio (1751-1820), fratello maggiore di Filippo Re. Completano il fondo trentanove registri manoscritti, intitolati “Catalogo di piante coltivate nell’Orto agrario”, riferiti all’Orto bolognese dal 1818 al 1876. Essi contengono l’elenco numerato delle piante, talvolta diviso tra “Parte di Levante” e “Parte di Ponente” e articolato in “Giorni della Semina” e “Giorni del Raccolto”. Non sono molte le notizie biografiche su Fabriani, che fu Ispettore dell’Orto botanico di Modena. L'Orto di Modena, realizzato nel 1758 per volontà del Duca Francesco III d'Este, passò nel 1772 sotto la giurisdizione dell'Università. Dopo il 1796 ne divenne Ispettore Giovanni Fabriani, autore di un Index plantarum quae extant in horto botanico mutinensi anno 1811, Mutinae, Eredi Soliani, 1811. Dall’epistolario stesso si desumono ulteriori informazioni sul botanico modenese, come ad esempio l’accenno, nella lettera del 13/3/1817, al fatto che Fabriani, essendo medico, conoscesse la pratica di somministrare radicchi per purificare il sangue. Un altro elemento significativo riguarda la carriera accademica di Fabriani, che dalla lettera del 19 dicembre 1814 risulta essere stato nominato Professore Aggiunto alle Cattedre di Botanica e di Agraria presso l’Università di Modena. La corrispondenza con Fabriani abbraccia vent’anni, un lungo periodo che ricomprende la docenza di Filippo Re a Bologna presso la cattedra di Agraria, a partire dal 1803. Una lettera su carta intestata del Rettore dell’Università felsinea ricorda il breve rettorato di Re, nel biennio 1805-1806. L’agronomo reggiano diresse poi l’Orto agrario modenese tra il 1814 e il 1817, dando nuovo impulso alle collezioni, con l'acquisto delle piante dell’ Orto del Conte Cattaneo di Novara. Dal carteggio con Fabriani emerge la costante cura per la realizzazione di una raccolta quanto più possibile ricca, mediante lo scambio di semi e di esemplari con altri orti, affiancata all’attività didattica e alla stesura di numerosi saggi e trattati. Nelle lettere sono frequenti i riferimenti ad altri agronomi e le citazioni di libri, di cui si è data notizia in nota. Le lettere erano già riunite in un fascicolo e poste in ordine cronologico, che si è rispettato lasciando al loro posto le missive di data mancante o incerta. Si è normalizzata l’intestazione ponendo sempre a inizio lettera la data e il destinatario (ove presente, anche all’esterno della lettera). Non si è uniformato il cognome di Fabriani, che talvolta Re scrive Fabbriani e, in un caso, chiama erroneamente Francesco anziché Giovanni. Tra parentesi quadre vi sono le note del trascrittore; i puntini indicano parole non decifrate e lacune. - 17 - è scemata di un terzo, e precisamente dei più rari, perdita che per quest’anno attese le circostanze temo assai non potere riparare. Ella non riceverà che il G. prostratum in pianta. Questa primavera avrà un bel ramo del G. Bicolor cui ora crederei pericoloso lo spedire. Se poi a stagione migliore potessi servirla di qualche cosa, ella è padrona di quanto può essere al caso suo. Sono troppe le obbligazioni che debbo soddisfare, e per la gentilezza colla quale si prestò lo scorso anno a sopportare la mia compagnia, forsi troppo frequente, in cotesto giardino, e pe’ doni dei quali mi favorì. Se a questi ella potesse aggiungere l’una o l’altra delle sottonotate piante lo riceverei per un favore singolarissimo, e sempre disposto ai veneratissimi suoi comandi sono N.1 3 maggio 1797 Au Citoyen [Fabriani] Professeur de Botanique à Modene Monsieur, mi prevalgo della gentile sua esibizione quando mi scrisse che avrebbe fornito il mio orticello di piante crasse, ed altre che le erano rimaste. Sarò indiscreto nella domanda, ma ella non creda che domandi per aver tutto, solo le scrivo quanto manca al mio orticello. Tutti i Mesembriantemi Le Crassule Cactus mamillaris pendulus repandus Euphorbia cereiformis (se si può con radici) tetragona (lo stesso) padifolia Aloe variegata africana arachnoidea minima maculata Aloe disticha folio glauco Gratiola officinalis Pinguicula Geranium phaeum pratense nodosum Solanum eleagnifolium Dev.mo Obbl.mo Ser.e Filippo Re Ho unito alle altre una pianta di G. tomentosum, perché mancandone essa l’anno scorso mostrava piacere di averla. Atropa procumbens Aloe pumita arachnoidea Amaranthus tricolor Aralia Collinsonia canadensis Crambe orientalis Crotalaria arborescens Digitalis purpurea Halleria lucida Hibiscus scaber Saururus cernuus Ajuga pyramidalis Cacalia suaveolens Iris persica Isatis tinctoria Ipomea coccinea Sida jatrophoides Trachelium ceruleum Psoralea pinnata Passiflora eterophylla Pavonia urens Rhus Luddum Urena lobata Horminum pyrenaicum Aristolochia serpentaria Sono in tutta fretta. Il Cittadino Zucchi latore di questa mia, che sabbato si restituisce a Reggio si incarica gentilmente di portarmi quanto ella favorirà di regalarmi. Filippo Re N. 2 s.d. [novembre 1800] Al Citt.o Giovanni Fabriani Ispettore dell’Orto Botanico - Modena Con una cassettina da recapitarsi all’Orto Botanico presso il Giardino Vecchio. Restituitomi, son pochi giorni, a casa ho trovata una gentilissima di lei lettera degli undici novembre 1800 nella quale ella m’avanza le sue brame intorno a varie piante già esistenti nella mia piccola raccolta. Il desiderio di servirla mi à fatto alla meglio riandare il mio giardino, ed ho provato il dispiacere di trovarlo mancante di moltissime cose, e fra queste non poche di quelle che mi ha mostrato bramare. Pure mi faccio un dovere di inviarle tutte quelle che posso, cioè quelle che ho. La mia serie di geranj N. 3 Reggio, 5 aprile 1801 St.mo Sig.e Le sono infinitamente tenuto delle piante e semi speditimi. Spiacemi di non potere mandarle nota esatta de’ semi che pure ho comunicabili perché avendo omai compiuta la seminagione si trovano essi in un gran disordine, e vi si - 18 - richiederebbe un gran tempo, che ora a chi deve seminare diviene prezioso. Perciò le spedisco una copia del mio catalogo di piante al quale ho aggiunta in fondo nota di semi di fresco ricevuti de’ quali potrei fargliene parte. Scelga liberamente ciò che le piace, e mi farò un dovere di servirla. Accludo la nota de’ semi che da lei bramerei. Se mercoledì a mezzodì à pronta la risposta la faccia avere alle exsalesiane onde sia recapitata ad una delle mie nipoti che ivi si trovano, ed in tal modo potrà ella nel più breve tempo restar servita. La prego de miei doveri al Sr Dr Savani 49 il Giovine ed a credermi quale con perfetta stima mi rassegno N. 5 Reggio, 23 febbraio 1802 A Monsieur Le Docteur Jean Fabriani Inspecteur du Jardin Botanique à Modene Grains des plantes […] Sig. e Eccole i semi richiestimi a riserva di tre che non ho potuto ancora rinvenire, giacché avendo dovuto per fatale combinazione, traslocare la raccolta de’ miei semi me ne sono mancati alcuni. Ella avrà la Mimosa horrida. Potrò pure occorrendole servirla della Betonica Morisonii, Moms papyrifera, Cassia bicapsularis, Ailanthus glandulosa, Bignonia capreolata, Saxifraga sarmentosa, Osteospermum pinnatifidum herit., Oxalis violacea, Geranium tomentosum, Solanum bonariense, Aeschinomene miniata, Acer negundo, Amarillis atamasco, Sophora alopecuroides, Crinum asiaticum […] nunc Amarillis, Physalis tuberosum, Plectranthus fruticosus, Teucrium betonicifolium, Solanum giganteum W, Cestrum Parqui, Solanum peruvianum, Cassia corymbosa, Atropa frutescens, Geranium grossularioides, Statice reticulata, Statice tatarica, Helianthus decurrens, Verbesina serrata, Salvia indica, Verbena curasavica, Verbena nodiflora, Arum sagittifolium, et Oenothera tetraptera. Scelga con libertà quanto le può occorrere che non posso assicurarle la spedizione, mentre da più anni il mese di Marzo è fatale alle mie piante massime da Stufa e Tepidario, ed è in questa stagione che m’avvengono le maggiori perdite. Così ò fin qui salvati i mesembriantemi che trovansi nel mio catalogo. Ma son due giorni che il M. deltoideum minaccia. L’umido eccessivo dello scorso inverno mi è stato un po’ dannoso. Anche de’ mesembriantemi faccia nota, e quello che sovrasterà alla strage che quest’anno temo maggiore del solito tenga pur certo sarà per lei. Delle piante che mi esibisce piglierò a suo tempo Clitoria micrantha, Solanum pyracantha, Waltheria americana, Dodonea viscosa, Atriplex halimus, Passiflora longifolia heterophylla. Se avesse una pianta delle seguenti specie Ribes floridus, Atropa mandragora, Ajuga pyramidalis, Urtica nivea, Cacalia suaveolens, Campanula persicifolia fl. cerul. Pleno, Rosa lutea fl. pleno, Scabiosa succisa, e Hesperis matronalis fl. pleno mi sarebbero o l’una o l’altra graditissime. Sono con piena stima ed amicizia D.O.S. F. Re N. 4 Reggio, 2 febbraio 1802 Al Citt.o Giovanni Fabriani, Ispettore dell’Orto Botanico dell’Università - Modena Al principio dello scorso Gennaio dalla posta mi venne una di Lei datata li 24 Ottobre p.p. nella quale mi chiedeva alcune piante. Il ritardo è grande, ma non è nuovo per me che ò ricevuta jeri una lettera scritta da Milano in Agosto. Ella sa che ora on è tempo di nulla spedire. Intanto le accludo la nota dei semi raccolti l’anno scorso dei quali spero poter far parte a miei buoni amici e padroni. Ella faccia nota di quelli che le possono gradire, ma favorisca di spedirmela entro il Febbraio, così resterà meglio servita. Sul finire di Marzo le spedirò poi nota delle piante doppie fra le quali spererei poterle dare la Mimosa horrida se non l’ha e qualche altra non comune. Mi conservi la sua amicizia, e mi creda quale mi rassegno D. S. ed A. Filippo Re 49 Dopo Roberto Francesco De Laugier, diressero l’Orto botanico di Modena Giuseppe Maria Savani (1783) e il figlio Francesco (1798), il quale tenne l'insegnamento della Botanica e assunse come Ispettore dell'Orto Giovanni Fabriani. - 19 - Sono co’ soliti sentimenti S. D. O. ed A. F. Re P.S. Scrissi sul finir dello scorso al D r Rodati a Bologna mandandogli una nota de’ miei semi doppj, e non ne ebbi risposta. Mi vien detto che il sudetto non si curi molto di avere carteggi botanici. Me ne saprebbe dire cosa alcuna? D.O.S.ed A. F. Re N. 7 Reggio, 28 Marzo 1802 Al Citt.o D.r Giovanni Fabriani Ispettore al Giardino Botanico di Modena Con una cassettina di piante. Recapito all’Orto botanico presso il Giardino Vecchio. Semi che si desiderano Valeriana tripteris Gallium provinciale Plantago altissima Alpina Lusitanica Heliotropium fruticosum Borago africana Convolvulus Hermanni Crenatus Solanum cheruchunda Cheropodium crassifolium eristatum Pharnaceum cerviana Rumex obtusifolius Arenaria rubra Tetragonia fruticosa Sida [bocaborica ???] Cristata Hedysarum verspertilionis Junceum Hieratium fruticosum Sanctum Elsholtia cristata Mimosa asperata Lobelia Erinus Graphalium foetidum Sig.r D.e Pron. C.mo Le spedisco quelle delle piante V.S. indicatemi nella lettera del primo cadente, quali mi trovo avere meglio atte al trasporto. Così l’Acer Negundo già avanzato in vegetazione rimane a di lei disposizione per quest’autunno. Mi sono perite la Salvia indica, e la Verbena curasavica. Quando ella come mi accennò nell’indicata passerà da Reggio per portarsi a Parma potrà vedere se ô altra cosa a di lei disposizione, mentre mi farò sempre un pregio di servirla. Avrà a tempo opportuno i bramati mesembriantemi tranne il Deltoideum già perito. Sono con piena stima D.O.S. Filippo Re N. 8 Reggio, 13 giugno 1803 Orn.mo Sig.re ed Amico La ringrazio del Lipp cui ò data una scorsa, e convengo essere un testo ottimo per le lezioni di un professore sebbene arido per un giovane. Tengo sott’occhio i principj elementari di Botanica pubblicati l’anno scorso da Cavanilles 50. Fra tutti i libri elementari di questa scienza questo è quello che a me più piace, mentre in breve racchiude tutte le nuove scoperte intorno ai fondamenti su’ quali s’appoggiano i sistemi, le classi etc. Il sistema N. 6 Reggio, 16 Marzo 1802 Al Citt.o D.r Giovanni Fabriani Ispettore dell’Orto Botanico di Modena Sig.r D.re C.mo La ringrazio delle piante che mi à favorite da me ricevute in ottimo stato. Come ella ben s’imagina ora non le spedirò nulla attendendo migliore combinazione di tempo. Portandosi come mi accenna a Reggio, credo che, salvo un estraordinario accidente, mi troverò in città. Potrà così vedere se vi fosse alcuna pianta doppia che non avesse, e nel suo ritorno da Parma pigliarla per portarlasi seco a Modena. 50 Franz Joseph Lipp, Enkheiridion Botanikon Specimen Inaugurale, Vindobonae, Trattner, 1765. Antonio José Cavanilles pubblicò nel 1802 a Madrid Descripcion de las plantas… precedida de los principios elementales de la botánica, tradotto da Domenico Viviani nel 1803 col titolo Principj elementari di botanica di G. A. Cavanilles. - 20 - di Linneo vi è ridotto a 14 classi; e vi si mostra quasi all’evidenza quanto mentì il sistema linneano la preferenza sulla classificazione degli ordini naturali. Se dovessi dare lezioni di botanica vorrei tradurlo. Chi sa che non mi vi ci induca per mio privato trattenimento! Spiacemi che il libro non è mio, ch’io glielo farei vedere. Le rimetto il catalogo di Gravier 51 pregandola a ringraziare il S. r Massa per la compiacenza che ha voluto avere di prestarmelo. Quando il sudd.o abbia occasione di fare venire libri mi farebbe grazia se volesse farmi avere li sottonotati. Sono con i sentimenti della più sincera stima suo comodo la prego della nota degli scheletri. Sono in fretta ma co’ soliti sentimenti di stima ed amicizia. D.O.S. Filippo Re N. 10 Bologna, 6 marzo 1804 All’ Orntmo Sig.r Dottor Fabriani Ispettore all’Orto Botanico di Modena S.S. ed A. F. Re Orntmo Sig.re ed Amico Domenica scorsa trovandomi costì mi portai all’Orto botanico colla speranza di poterla riverire e ringraziare per gli scheletri dei quali mi favorì. Ma non ebbi il piacere di ritrovarla. Supplisce la presente. Essa pure à un altro oggetto. Da Ferrara un amico mi scrive che à impegno di trovare un giardiniere per quell’orto botanico, e che sa esservi a Modena il figlio del giardiniere dell’orto il quale sarebbe ottimo per tale impiego. Si vuole che io mi procuri da persona sicura le occorrenti notizie. Perciò a lei mi rivolgo. Mi farà una vera grazia se vorrà favorire di indicarmi con qualche sollecitudine, mentre mi fanno somma fretta, primo se siavi un giovine capace di coprire un tale impiego, ed in caso quali sarebbono le sue pretese. Credo che saranno disposti a trattarlo bene, perché hanno un assoluta necessità di una persona che sappia un po’ coltivare le piante, altrimenti saranno costretti a chiudere il Giardino. S’ella si trovasse avere semi di Hordeum distichum, hexasticon, zeocriton, celeste, vulgare, e di Triticum compositum mi farebbe una vera grazia a spedirmeli a posta corrente. La prego de’ miei complimenti al S. r Prof. r Savani. Desidererei sapere se il medesimo si occupa nella ricerca d’insetti, mentre mi occorrerebbe pregarlo, caso ch’ei ne vada a caccia di procurarmene qualcuno. Ella mi creda pieno di vera stima ed amicizia. Instruction sur la maniere de conduire et gouverner les vaches par Chabert. 8 Traité de la Garance par Duhamel de Monceau Taille raisonnèe des arbres fruitiers par Butret Histoire des plantes veneneuses et suspectes de la France par Bulliard 52. N. 9 Bologna, 4 del 1804 [sic] Al Citt.o D.r Giovanni Fabriani Ispettore all’Orto Botanico di Modena Ornt.mo Sig.re ed Amico Ricevetti dal Sig.r Leonelli il Lamark. Non risposi alla gent.ma sua perché affollato d’affari miei oltre alla giornaliera lezione, assai poco mi rimane di tempo. Nella ventura settimana per mezzo di un amico che deve costì recarsi le farò tenere le lire 180 di Modena. Se il Librajo di Genova volesse fare qualche ribasso ella me ne avviserà. I miei complimenti al P.r Savani. Con 51 Probabilmente Catalogo de' libri stampati da Gio. Gravier stampatore e libraro in Napoli. Napoli, Giovanni Gravier, 1771. 52 Philibert Chabert, Instruction sur la manière de conduire et gouverner les vaches. Paris, Imprimerie Royale, 1785; Henri Louis Duhamel du Monceau, Traité de la garance, et de sa culture. Paris, H. L. Guerin & L. F. Delatour, 1765; C. de Butret, Taille raisonnée des arbres fruitieres. Paris, Meurant, 1799; Pierre Builliard, Histoire des plantes vénéneuses et suspectes de la France in varie edizioni (la seconda Paris, A.J. Dugour, 1798). Suo vero servo ed amico Filippo Re - 21 - N. 11 [Carta Intestata “Regno d’Italia. Il Rettore della Regia Università di Bologna” ] 28 Novembre, 1805 Al Sig. D.r Fabbriani sapere il prezzo delle Rose che non vorrei fossero, come è talora successo di quelle che io chiamo Burgundica che fanno un fiore rosso cremisi piccolo assai, ma che è maggiore dell’altro. Anche di queste mi occorrerebbe copia. Pregola dunque a favorirmi di prendere informazione, e potendo darmene ragguaglio. Ella disponga con tutta libertà di me, e mi creda quale con pienissima stima ò il bene di rassegnarmi La ringrazio della gentile premura cui si è data di favorirmi delle memorie ricercate. Pregola a far sapere al Sig.r Antonio Lombardi 53 vicesegretario della S.I. che mi farò un dovere di non dispensare le sudette finchè non sia pubblicato il Volume. Mi farà poi grazia di domandare al medesimo se siansene tirate 36 copie a mie spese siccome io ne aveva fatto pregare il Seg.o Pozzetti, e quando sì di avvisarmi del mio debito onde spedire il denaro all’atto di ricevere le memorie. Per riguardo al suo Sr Fratello in tuttocciò che potrà dipendere da me si accerti che non mancherò di mostrarmi co’ fatti quale con pienissima stima ed amicizia ò il bene di rassegnarmi D. O.o S.o Filippo Re N. 13 Bologna, 28 Ottobre 1806 Al Sig. r D. r Francesco [sic!] Fabbriani Ispettore all’Orto Botanico di Modena D.O.S ed Amico Filippo Re Preg.mo Sig.re ed Am.o Mi farà un vero piacere se mi procurerà per la ventura primavera un migliaio di piante d’Altea. Non debbo azzardarne la trapiantagione in autunno, perché altre volte non m’è riuscita, attesa la natura della pianta. Riceverò con sensi di pienissima riconoscenza quelle violae, convallariae e rose che potrà favorirmi. Uno o due anni fà, usci costì un piccolo libretto relativo alla malattia e cura di un morbo, che attacca i majali 54. L’ho fatto cercare da qualche librajo in Modena, e non mi riuscì d’averlo. Sarebbe una vera grazia cui mi farebbe il procurarmene una copia a fronte di pagamento. Ella mi conservi la sua amicizia, e sopratutto m’onori de’ suoi comandi con tutta libertà. Sono con pienezza di stima. N. 12 Reggio, 26 settembre 1806 Al Sig.r D.r Fabbriani Ispettore all’Orto Botanico del Liceo di Modena Preg.mo Sig.r D. ed Am.o Mi viene supposto che in cotesti contorni di Modana, e verso Sassuolo siavi chi venda piante d’Altea Hibiscus syriac, di Viole martie doppie, di Convallaria majalis fl.pleno, e di quelle Rose su cui trovo discordanti nell’assegnar loro il nome molti orti e che io chiamava R. pyramidalis minima perché fa dei piccoli fiori rammassati a foggia di piramidi e che fioriscono tutti ad un tratto facendo un superbo effetto. Nessuno meglio di lei potrebbe farmi la grazia di vedere se ciò sia, ed in caso di ragguagliarmi del prezzo a cui vendono l’Hibiscus di cui mi abbisognerebbe assai copia per formare una siepe nell’orto di Bologna questa primavera; e che ebbi altra volta ma non so per qual mezzo. Mi premerebbe ancora D.O.S ed A.o Filippo Re N. 14 Bologna, 5 Novembre 1806 Al Sig.r D.r Giovanni Fabbriani 53 Antonio Lombardi (Modena, 1768-1847) fu vicesegretario e poi segretario della Società Italiana delle Scienze. 54 Luigi Maria Misley, Descrizione e cura della malattia serpeggiante su i majali nel dipartimento del Panaro, Modena, Società tipografica, 1805. - 22 - Ispettore all’Orto Botanico presso il Giardino pubblico Modena tutto suo comodo di gettarvi sopra uno sguardo e darsi la noja in qualche ritaglio di tempo di empire i vacui della tabella. Al mio ritorno costì e anche più tardi verrò a ripigliarla. Ella attribuisca questa mia temerità all’opinione in cui sono ch’ella fra quant’altri conosco in Bologna sia l’unica persona capace di favorirmi un adeguata risposta. Pregola a volere aggradire gli uniti libricciatoli siccome una dose di oppio da procurarle il sonno se mai soffrisse di veglia, purché getti sopra i medesimi uno sguardo in ora pomeridiana. Colgo quest’incontro onde rinovarle i sentimenti della mia più profonda stima, quali mi farà grazia di significare ancora al S.r D.r Nipote suo Degnissimo, e credermi come ò l’onore di rassegnarmi. Sig.r D.mo Pad. ed Am.o Spiacemi che non siale pervenuta la mia risposta, che dovrebbe esserle giunta sino la settimana scorsa per la posta. Ringrazio lei delle gentili premure che si è data per favorirmi. Pregola a volermi accapparare per la Primavera prossima un migliaio di piante d’Hibiscus al prezzo proposto di 5 lire milanesi al 100 ben inteso che le piante lo meritino. Quando le si presenti un opportuna occasione mi farà una vera grazia se vorrà favorirmi la Convallarie, le Violette doppie, e le piante di Rosa. Mi auguro di poterla servire e mi protesto con pienezza di stima. P.S.: O’ scritto al Sigr Bourgeois 57 per avere il disegno della sua macchina per fare la rizza . Ma so che è diversa dalle altre usate in Bologna. Si potrebbe di queste altre averne un disegno? Sono cinque anni che lo cerco e non ci sono ancora riuscito Suo Dev.mo Ser.e ed A.o Filippo Re n.15 Reggio, 25 Settembre 1808 D.O.S ed A.o F.Re Ornt.mo Sig.r Dottore Padrone ed Am.o c.mo I singolari tratti di bontà co’ quali ella mi à onorato sin qui mi rendono ardito a pregarla di una grazia. Per un certo mio lavoro sugli ingrassi 55 m’occorrevano alcune notizie costì di pratica locale. Il buon Dr Pedevilla 56 m’indicò il suo libro Manuale Agrario e gentilmente me lo regalò. Voleva domandare al medesimo alcuni schiarimenti, ma l’esser io per una parte distratto da altre cose, e l’aver io riconosciuto per l’altra che il sunnominato mancava di osservazioni pratiche mi fece procrastinare le interrogazioni. Ora occorrendomi di avere gli schiarimenti desiderati le trasmetto una tabella coll’indicazione dei medesimi. Riceverò per una grazia singolarissima se vorrà compiacersi a N.16 s.l., s.d. Sig.r D. Fabriani Seg.o della Società d’ Ag.a del Dip.o del Panaro Ornt.mo Sig.e ed Amico Dall’unito manifesto vedrà a quale impresa 58 siami lasciato strascinare sedotto dalla speranza di potere essere utile ad una scienza, che professo più per genio che per dovere. Nella lusinga ch’ella voglia degnarsi di cooperare in qualche modo a questo mio lavoro, che solo non potrei compire sono a pregarla a volere procurarmi tutte quelle notizie che fossero in lei cioè di programmi, relazioni, istruzioni o simili che da cotesta società agraria si credesse bene 55 Sul tema degli ingrassi F. Re pubblicò: Memoria sopra l'uso d'ingrassare i prati con ciottoli arenarj e terra in Bibiano e Barco (1808), Di alcuni mezzi per aumentare i concimi ed accrescere l’erbe nei prati. (1809) e Dei letami e delle altre sostanze adoperate in Italia per migliorare i terreni, e del come profittarne. Mira, Soc. tip. letteraria, 1810. 57 Lo svizzero Felice Bourgeois fece costruire a Bologna una macchina per la rizza. (Francesco A. Gera, Nuovo dizionario universale e ragionato di agricoltura, 1838, vol. 8, p. 907). 56 Giovanni Antonio Pedevilla (m. 1808) fu bibliotecario alla Biblioteca Universitaria di Bologna dal 1803 al 1806 e autore del Manuale agrario, Bologna, 1797. 58 Allusione all’inchiesta sull’agricoltura italiana, pubblicata negli Annali dell’Agricoltura dal 1809. - 23 - riceverò come un favore. Ma intanto non vedo nulla e nemmeno so del soggetto. Ella saprebbe indicarmelo? Son colla solita stima ed amicizia doversi rendere più generalmente conosciuti pel bene dell’agricoltura italiana. Le sarei estremamente tenuto se ella ponendo mente all’ultima parte del mio affisso, volesse procurarmi qualche corrispondente che mi somministrasse qualche fatto, o memoria inedita relativa però sempre a cose pratiche per arricchire i miei annali. Pregola intanto a voler aggradire l’unito libretto ed a credermi quale con pienezza di stima, e di ossequio ò l’onore di rassegnarmi. D.O.S. F. Re N. 18 Bologna, 12 aprile 1809 Al Sig.r D.r Giovanni Fabriani - Modena D.o O.o S.e ed A.o Filippo Re Ornt.mo Sig.r D.re Ò sempre dubitato e dubito tutt’ora, che il Sig.r D.r Gozzi siasi presa la premura di riferire con qualche poetico ornamento i discorsi tenuti costì sulle cose mie. Ma a dirgliela ciò mi fa ridere per conto suo. Quanto apprezzo i consigli ed i rilievi che su’ miei scritti si compiacciono darmi e comunicarmi le oneste persone e brave altrettanto so ricordarmi il detto “Raglio d’asino non va in cielo”. Io però le sono obbligatissimo delle premure cui si è dato di favorirmi. Quanto al rilievo fatto sulla defensione del Pero S. Giacomo confuso dal Sig.r Av.o Spezzani col Pero Bella Donna mentre io converrò per una parte di tale abbaglio debbo per l’altra assicurarle di essermi scontrato alcune volte in campagna e di avere veduto che fra villa e villa vi sono delle diversità stranissime nei nomi, e mi ricorderò sempre che trovandomi in Bebbio presso il C.e Marchisio eravi un pero similissimo ad altro che esisteva a Cavola separata da Bebbio dalla Secchia soltanto ed era diversamente nominato, e fui testimonio di un contrasto seguito ne questo nome. Ciò che è conforme ad altri fatti cogniti, ed alle riflessioni di più di un agronomo m’à sempre scoraggiato assaissimo. Pure se il mio giornale avrà vita penso di offrire ne’ modi da lei additati il progetto di formare la nomenclatura delle varie frutta nostre. Quanto alle [pre]mure ch’ella mi fa per la [lac. per 7 righe] Oggi vogliono che si stampi. È questo il perché io imbratto tanta carta. Sono con la più distinta stima N.17 Bologna, 6 del 1809 Al Sig.r D.r Giovanni Fabriani Seg.o della Società Agraria del Dip.o del Panaro - Modena Orntmo Sig.e Le sono tenuto per la bontà cui à avuta di significarmi la deliberazione di cotesta Società Agraria relativa a miei Annali cui fa dessa l’onore di associarsi. Spiacemi però, che mentre dovrei, per mostrarmi sensibilissimo a tale grazia, assumere l’incarico di riceverne la associazione sono astretto a dispensarmene perché uno dei patti fondamentali collo stampatore è di non intricarmi per nulla nell’economia del giornale in tutto e per tutto a carico suo. Quindi crederei che sarebbe egualmente sicura la Società di avere regolarmente il giornale, e qualche ora prima di me, se facesse capo a cotesta Posta delle lettere, ovvero il Seg.o scrivesse allo stampatore, che altronde è esatto, ed a cui in seguito io mi farei un dovere di ricordare l’esattezza della spedizione. Riceverò con piacere e con vero sentimento di gratitudine qualunque notizia od esperienza nuova massime se priva delle infinite teorie con cui alcuni vogliono rendere ragione di una piccola cosa per arricchirne i miei annali. Le sono poi sommamente obbligato per la indulgenza cui ella à per le cose mie. Più di uno m’à fatto sapere trovarsi costì un Sig.r Modonese che à delle importantissime aggiunte da communicarmi pe’ miei elementi di Agricoltura. E’ qualche tempo che mi si fa per parte sua questa esibizione. O’ risposto che le D.O.S. F. Re - 24 - N. 19 Bologna, 14 Marzo 1810 Al Sig.r D.r Giovanni Fabriani Segretario della Soc. à Ag.a del Dip.o del Panaro - Modena N. 20 Reggio, 26 Ottobre 1810 All’Ornt.mo Sig.re Il D.r Sig.r D.r Fabriani Segretario della Società Agraria del Dipartimento del Panaro - Modena Ornt.mo Sig. e Io le sono estremamente tenuto non tanto per avermi favorita la lettera del Sig. Savani, che verrà inserita negli Annali quanto perché si è degnata di rilevare due cose ne’ miei scritti che assolutamente meritano correzione. Io non credo mai tanto di godere la buona grazia de’ miei amici quanto allorchè mi avvisano degli errori nei quali vado inciampando. L’aver io veduto che alcuni citano per l’assoluta possibilità dell’Innesto in ogni caso il primo membro del periodo di Columella “omnis surculus omni arbori inseri potest” mi fece ommettere ciò che pure doveva aggiungere cioè che da loro si lascia in silenzio la seconda parte “si non est ei” etc. 59 Se volessi scusare il mio errore potrei dire che Columella preso alla lettera in questa seconda parte di periodo è meno chiaro di Terofrasto e Varrone mentre “l’esser simile di corteccia” potrebbe a chi non bene intende il latino riuscire equivoco la dove Teofrasto dice “natura et aetate” e certo la parola “natura” dice assai meglio che “similis cortice”. Ma che varrebbe questa mia scusa se non a farmi riporre fra l’infinita caterva di quelli che schiccherando farfalloni a nembi non vogliono mai convenire di aver errato? Invece io di buonissima voglia me le protesto grato, ed emenderò a suo tempo questo errore, come ella avrà osservato che nella mia memoria sulla natura delle terre coltivabili emendai quanto dissi sulla calce ne miei Elementi di Ag.a circa i gas che diceva uscire dai monticelli di Calcina. Veramente è un errore il mio circa la Ph. Tinea Cerella. È la Tinea Melonella che rode il miele secondo dicono alcuni. Di questo errore mi accorsi appena uscita l’opera ed era errore di copia. Le sarò sempre obbligatissimo ogni qualunque volta vorrà ella compiacersi di notarmi ciò che le avverrà notare di mal detto, locchè sarà spessissimo, nelle opere mie, ed ella troverà in me una vera riconoscenza. Intanto me le rassegno con pienezza di stima. Ornt.mo Sig.re ed Am.o Due sono i motivi che mi obbligano mio malgrado a recarle incomodo. Per alcune circostanze mie particolari che mi hanno inavvedutamente messo in un certo impegno mi occorrerebbe sapere se in cotesto dipartimento del Panaro siavi stato o siavi chi coltivi il cotone, e se da esso abbia potuto ricavare un qualche vantaggio ed in quale manifattura lo abbia convertito. Siccome qui taluno à potuto ricavare del filo da farne delle calze piuttosto belle così potrebbe alcuno avere fatto le stesso costì. Che se potesse darmi una ristretta idea dell’estensione del luogo, del numero delle piante all’incirca e della quantità del prodotto io ne avrei un sommo piacere e le sarei vivamente tenuto se potessi avere tale notizia prima del mio ritorno in Bologna che sarà circa verso li 15 del prossimo Novembre. Determinato a compilare ancora nel venturo anno gli Annali dell’Agricoltura del Regno bramerei di far ammutolire certuni che vanno dicendo essere inutili le Società Agrarie e che non fanno cosa alcuna. So che la scarsezza dei mezzi toglie soventi volte a sifatte corporazioni il comodo di pubblicare i loro travagli. Quindi mi sembra che una breve storia dell’operato delle medesime d’anno in anno, ed una breve analisi delle memorie da essi recitate potrebbe ottenere il doppio intento e di far tacere i malevoli, e di istruire il pubblico esponendo ad esso lui le conseguenze dei travagli intrapresi. Ora a lei mi rivolgo onde credendolo caro alla società Agraria del Panaro di cui è meritissimo segretario voglia questo mio desiderio esporlo a cotesto degnissimo Sig. Presidente onde se gli piace voglia onorare i miei annali con il progettato ristretto. Che se poi qualcheduno bramasse far pubblico qualche utile suo scritto georgico di cose pratiche io mi farò un piacere di servirlo appunto col mezzo dei suddetti Annali. Colgo quest’incontro per rinovarle i sentimenti della mia profonda stima, e per pregarla ad onorarmi de’ pregiatissimi suoi comandi che mi troverà quale ò l’onore di rassegnarmele con pienezza di stima. D.O.S. F. Re 59 Columella, Res rustica, 5, XI: “Omnis surculus omni arbori inseri potest, si non est ei, cui inseritur, cortice dissimilis.” Dev.mo Obbl.mo Ser.e ed Am.o F. Re - 25 - N. 21 Bologna, 28 aprile 1811 All’Ornt.mo Sig.re D.r Sig.r D.r Fabriani Direttore dell’Orto Botanico e Seg.o della S.à Ag.a del Dip.o del Panaro - Modena cuius nomen genericum mutandum, diversa est seminibus ala membranacea cinctis imbricatis”. Siccome d’amendue le piante particolarmente cadde tra noi ragionamento, così mi sono imaginato non possa dispiacerle che gliene dia notizia. Ella mi comandi e mi creda veramente. Ornt.mo Sig.re Il Sig.r Francesco Ginnasi 60 di Faenza mio buon padrone il quale è dilettante di cose agrarie e botaniche à desiderato, mentre recasi costì per suoi affari di fare la sua conoscenza per mio mezzo, onde visitare cotesto suo Orto botanico. Conoscendo io per mille reiterate prove la sua bontà a mio riguardo non ò esitato un momento a prestarmi alle brame del sudd.o, certo essendo ch’ella per un nuovo tratto di sua gentilezza vorrà prestarsi a favorir me usando col Sig. r Ginnasi come à meco tante volte usato, e nel farlo spero che mi ringrazierà di averle procurata la conoscenza di un soggetto del merito di quello che le raccomando. Colgo questo incontro per rinnovarle le proteste della mia pienissima stima ed amicizia. S.D.O.S. F. Re P.S: Le unisco ancora l’appendice al catalogo di Monza onde possa scorrerlo. Non si dia fretta di rimettermelo, mentre mi basta che non manchi alla serie di altri che possiedo. N. 23 Reggio, 22 settembre 1814 All’Ornt.mo Sig.r D.r Giovanni Fabbriani Modena - Per espresso D.O.S. F. Re Ornt.mo Sig. Dottore, Solo questa mattina mi arriva la preg.ma sua che per essere senza data potrebbe essere stata scritta da più giorni, ma che io m’ affretto a riscontrare nel momento e che le spedisco per occasione onde vada sicura. È vero che S.A.R s’è degnata destinarmi Professore di Agraria in cotesta Università ma non di Botanica. È certo pure che io tenni il discorso col Sigr Marchese Rangoni 62, discorso che non avrei certamente fatto se mi fossero state note le sue intenzioni come furonmi appena lasciato il Ministro, e delle quali mi fa indubitata fede la sua. Per ora mi limiterò a dirle che mi sono fatto e mi farò sempre un dovere di renderle giustizia, e che a me tornerebbe più comoda la sola Agricoltura. Pel resto ardisco assicurarla che dovrà persuadersi che il mio contegno seco lei non mi farà torto in alcun modo. Spiacemi anzi di averle involontariamente e con un fine rettissimo recato a lei dispiacere. Certo se dipenderà in qualunque anche menoma maniera da me il secondare le sue mire s’accerti che lo farò e con N. 22 Reggio, 10 luglio 1814 Preg.mo Sig. Dottore Eccole il catalogo dell’orto di Bologna ch’ella potrà esaminare a suo bell’agio e poi rimettermi. Io mi sono presa la libertà di unirle ciò che scrive Wildenow nella sua Enumeratio Pl. H. Botanici berolin. 61 sulla Georgina, non che la sinonimia dell’Enciclopedia che la chiama Dahlia. Il Sig. Wildenow poi chiama Houstonia (coccinea) foliis ternis lanceolatis, corymbo terminali, caule suffruticoso quella che chiamavasi Ixora americana o Ix. Triphylla o Ternifolia poi aggiunge: “Non est Ixorae species, nam Ixora gaudet corolla hypocrateriformi limbo plano, staminibus exsertis et bacca tetrasperma, Pavetta differt corolla, quae exacte Ixora Aeginetia Cavanilles 62 Luigi Rangoni (Modena, 1775-1844), direttore delle pubbliche scuole sotto Bonaparte (18051814), alla restaurazione del Ducato divenne ministro dell’economia e istruzione. Trasformò l’Accademia de’ dissonanti di Modena nella Reale Accademia di scienze lettere e arti, che diresse. 60 Francesco Antonio Ginnasi nel 1797 presiede l’Amministrazione Centrale del Lamone a Faenza. 61 Carl Ludwig Willdenow, Enumeratio plantarum horti regii botanici Berolinensis, 1809. - 26 - Chiamato Domenica scorsa da S.A.R il S.mo Sig. Duca per comunicarmi le sue ordinazioni relative allo ingrandimento dell’Orto Botanico ed economico colsi il momento opportuno per rassegnare alla prelodata A.S. i meriti ed i servigj ch’ella ha prestati, ed osai chiedere per lei quanto mi significò nell’ultima sua tanto riguardo all’onore che all’emolumento. Trovai S.A.R. benissimo inchinevole a secondare le mie preci . Passai dopo da S.E. il Sr Ministro Rangoni che mi diede la parola di cooperare a quanto io aveva fatto, e mi ricordò che altri per commissione mia gliene aveva parlato. Ora ho compito a quanto mi era prefisso per mostrare a lei la mia stima. Se antecedentemente avessi potuto penetrare le sue intenzioni forse la cosa sarebbe andata in modo differente. In ogni modo torno a replicarle che spero che almeno non avrà a dolersi che io abbia mancato a quei riguardi che per titolo di antica servitù ed amicizia le debbo. Ardisco lusingarmi che in qualunque modo potessero andar le cose vorrà almeno nei primi istanti che mi troverò costì favorirmi per darmi alcune notizie economico-politiche specialmente di cui avrò bisogno, specialmente riguardo ai subalterni. Se poi sarò così fortunato, come spero, di averla a compagno delle mie incombenze oserei assicurarla che troverà col fatto che sono quale ora con pienezza di stima me le rassegno. tutto calore. Quando sarò costì ed avrò il bene di vederla mi lusingo di trovarla, se non soddisfatta, almeno convinta che le scrivo la verità. Intanto mi procuro il bene di rinovarle gli attestati della mia pienissima stima. D.O.S. Filippo Re N. 24 s.d. All’ Ornt.mo Sig. D. Fabbriani Ispettore al R. Giardino Botanico Sig. D.r C.mo Eccole i cataloghi. Mi farà grazia se potrà rischiarare l’affar delle Altee. Sono stato di nuovo al Giardino. Quando avrà veduto il mio catalogo di Bologna comprenderà che il luogo assegnato alle erbe concernenti l’economia campestre è ristretto. Al mio ritorno le spiegherò le mie idee. Quanto alla scuola farmaceutica parmi che continuando le ajuole dietro alla stufa otteremo l’intento. Intanto faccia disboscare il Giardino. Conservi però le cose esotiche sino al mio ritorno, che da disgrazia in poi sarà Lunedì sera 24 corrente. Avrò spero dalla sua gentilezza il bene di vederla prima di rivedere S.A.R e bramerei trovarmi al Giardino con lei la mattina del martedì non piovendo, o dove ella mi additerà. Sono con tutta la stima D.O.S. Filippo Re P.s: Se potessi avere al mio ritorno la nota delle piante veramente esistenti nel Giardino lo avrei per una grazia singolare N. 26 Reggio, 3 Novembre 1814 All’Ornt.mo Sig.r Dottor Giovanni Fabriani Prefetto dell’Orto Botanico - Modena D.O.S. Filippo Re Eccellentissimo Preg.mo Sig. re Le sono molto obbligato per la noterella speditami. Bramerei che in un momento d’ozio mi inviasse l’altra delle piante datemi da Scannagatta postillando quelle che già trovavansi costì. Intanto le unisco 1° la nota delle piante battezzate nuovamente nell’Hortus berolinensis, co’ nomi antichi incontro, 2° la nota delle rose portate meco che verificheremo a dio piacendo a suo tempo. Le sarò gratissimo se potendo avere notizie sul piano N. 25 Reggio, 4 ottobre 1814 All’Ornt.mo Sig.r D.r Fabbriani Prefetto all’Orto Botanico - Modena Sig.r Dottore Padrone C.mo - 27 - N. 28 Reggio, 10 dicembre 1814 All’Orntmo Sig.r D.re Giovanni Fabbriani P. […] alla Catt.a di Botanica ed Agraria - Modena dell’Università me ne sarà sollecitamente notizia. Del resto sono ben lontano dal disperare sull’oggetto intorno al quale mi dice avere nessuna speranza. È vero per altro che oggi è sempre da aversi innanzi che non si dice “gatto preso”, se non quando sia in trappola. Ella mi creda con pienissima stima. Sig.re P.e C.mo Eccole un articolo di lettera del Dr. Savi 63 professore a Pisa scrittami ai 5. Dopo avermi detto che è stato fatto direttore del Giardino segue “Or dunque commerceremo insieme, ed io vi manderò un involto dei semi più copioso che mi sarà possibile, e circa ai nomi voi li prenderete come sono, e vi eserciterete poi nel rassettar le gambe ai cani… Vi manderò poi una pista [sic] delle piante che ho doppie, che ò già cominciato a lavorarci, ma in questa stagione è impossibile il farla esatta. Mandatemi anche voi dei semi di vostro genio quel che volete”. Se tutti i corrispondenti faranno così, la cosa anderà bene. Intanto potrebbe ella darsi la pena di cominciare a fare una collezione di semi per Pisa, e la nota sic et in quantum delle cose doppie. Io poi la prego ricordare a Mari il giovine di coprire al piede le Aralie ed anche i Ceanothus. Le prime sono tutte a mezzodì come pure li secondi. Quelle già ella le distinguerà tosto, per questi sono nel principio del 2° pezzo di terra al mezzodì. Godo di riconfermarmele con pienezza di stima P.S: la sua dei 29 mi è arrivata soltanto questa mattina, e per ciò ò ritardata la risposta che per altro difficilmente le avrei fatta essendo stato alcuni giorni in letto con febbre. D.o O.o S.e Filippo Re N. 27 Di casa 9 dicembre 1814 Pel Sig.r Prof.re Fabbriani Ornt.mo Sig.e Durante la mia assenza da Modena, la prego a volere fare le mie veci e principalmente nel diriggere permettendolo la stagione i lavori da farsi nel Giardino grande tosto che lo permetta il tempo. Il disegno che sta presso di lei l’esecuzione del quale è stata verbalmente approvata da S.A.R. il Ser.mo Sig. Duca le servirà di norma. Le accludo un viglietto per chiedere quattro carrette da trasportare principalmente della terra. Di questa farà bene farne trasportare nel bosco, e nei viali del Giardino ove ristagna tanta copia d’acqua, tosto che ella creda conveniente il farlo lasciando a lei la piena facoltà di operare. Il Sig. Ing.e Pignatti le darà gente pel lavoro. Due uomini sono nell’orto per raccogliere le foglie ripulirlo. Pregola di segnare il Sabbato la nota delle loro giornate, a mio nome, essendo io abilitato verbalmente da S.A.R ad autorizzarla a fare le mie veci. Sono con pienissima stima D.O.S. F. Re N. 29 Reggio, 13 dicembre 1814 All’Ornt.mo Sig.r Prof.e D.r Giovanni Fabbriani Modena Ornt.mo Sig.r D.e e Prof.e Ho scritto a cotesto Sig. Rettore 64 che essendo l’Anatomia, Fisiologia e Patologia vegetabile i fondamenti della Botanica e dell’ Agricoltura ritengo obbligati a frequentare le mie lezioni che D.O.S. F. Re 63 Gaetano Savi (1769-1844) nel 1810 ottenne l’insegnamento di botanica e la direzione dell’Orto botanico nell’Ateneo pisano. 64 Rettore dell’Università di Modena dal 1814 al 1822 fu il medico e matematico Paolo Ruffini (1765-1822). - 28 - modo che non si possa dire dai pochi che sono in caso di giudicare senza prevenzione che non ho fatto il mio dovere. Del resto ho interamente deposta ogni speranza dell’ottimo. L’aria del mio paese un poco meno grave di cotesta credo abbiami aperto l’intelletto. Comunque la mia intenzione fosse un po’ diversa, ora ho veduto che in parte era illuso. Ciò vuol dire che punto non mi altererò qualora nulla avvenga di quanto converrebbe pel migliore andamento delle cose nostre. Finché ha le carrette io la consiglierei a far colmare le ajette dell’Orto botanico con un po di buona terra, onde averle migliorate per le piantagioni e seminagioni. O’ lettera da Armano 65 che per brevità le rimetto e che ritirerò al mio arrivo costì. O’ fermate tutte le piante della nota tranne le cancellate. Qualcheduno pagherà. Ma non commetto più nulla se non avremo fondi, e libertà di agire rendendo conto. Dall’Orto botanico di Reggio se va a basso ritirerà qualche pianticella e fra le altre un bel Agapanthus umbellatus. Pregola de’ miei doveri al Sig. Presidente della Facoltà medica. Vorrei poi sapere se però sarà possibile il giorno in cui comincieranno le lezioni, e l’ora che mi è stata assegnata. Sarebbe mia intenzione di non entrare in teatro che al momento in cui dovrò fare la mia prima recita, e rimanere qui tranquillissimo. Se no sono dispostissimo a regolarmi come la prudenza altrui mi indicherà. Si dice che S.A. mi abbia nominato non so se Ispettore o altro sopra i giardini. Uffizialmente non ne so nulla. Ma se ciò è veggo che pel primo dell’anno dovrò forse essere costì, e ciò poi che trovo verissimo sarà un aumento di intralci nelle operazioni di quest’anno, almeno ne i principj. Dal modo in cui le ho scritto spero ch’ella vedrà che alcun poco ò profittato della mia gita, e rido pensando a miei passati delirj, e conoscerà sempre più che le sono quale con tutta stima me le rassegno. di tali oggetti tratteranno gli scolari di amendue le facoltà. In essi impiegherò Novembre, Dicembre e Gennajo. Da Febbraio alla fine dell’anno scolastico farò lezioni agrarie cui saranno obbligati ad intervenire i soli periti od ingegneri. Dal principio d’Aprile (permettendolo la stagione) sino alla fine dell’anno la mattina per tempo si farà la Botanica. Il numero poi delle lezioni sarà determinato dal numero dei giorni non vacanti che saranno nei mesi nei quali tratterò le varie materie. Così ho scritto: ma non essendo io giansenista e nemmeno seminarista non avrò difficoltà al caso di fare un qualche cambiamento. Dio però ci guardi dal pedantismo! Godo assai che abbia ricevuti i libri e soprattutto il supplemento al Wildenow che vedrò volentieri. Qui il Liceo non s’aprirà che a mezzo Gennajo. Forse l’Università se non è un improvvisata n’aprirà ella ancora alla stessa epoca? Mi confessi la sua buona grazia ed amicizia e mi creda quale con piena stima me le rassegno. D.O.S. Filippo Re N. 30 Reggio, 19 dicembre 1814 All’ Ornt.mo Sig.r D. Giovanni Fabbriani Professore Aggiunto alle Cattedre di Botanica e di Agraria nella R. Università di Modena Ornand.mo Sig.e Il Sig. Rettore di cotesta Università mi ha notificata la di lei nomina in professore aggiunto alle cattedre di Agricoltura e Botanica, e ch’ella assisterà agli esami in vece mia. Nel rallegrarmi seco e con me stesso ch’ella abbia ottenuto in parte il suo intento le auguro che si verifichi la nostra speranza relativamente all’aumento dello stipendio. In ogni modo ho la soddisfazione di vedere vani per questa sua promozione i timori concepiti, quando si pubblicò l’elenco dei professori. A riscontro della sua dei 15 le dirò che non mi riescono punto nuove le incontrate difficoltà. Anzi non poche altre ne preveggo. Mia intenzione per altro è d’ora innanzi di prendere la cosa come viene e di limitarmi ad operare in P.S: Saprei volentieri se le è noto che siamo stati a misurare la fabbrica del giardino grande. Le sarò grato se lacererà la presente. S.D.O.S ed A.mo Filippo Re 65 Filippo Armano (1762-1817) pubblicò Catalogus plantarum horti regii botanici Braydensis (Milano, Pirotta, 1812) e diresse l’Orto botanico di Brera. - 29 - non si pagano gli operai sospenda pure ogni lavoro. Le 500 Lire mi sono state date solo per letami ed oggetti analoghi: pe’ giornalieri che a me soltanto spetta e non al S.r Generale il fissare. S.A. mi disse che per le opere seguitassi come per lo addietro. Sabbato 14 corrente da disgrazie in fuori ci vedremo. Poche cose porterò perché disgraziatamente Piccioli non ha avute le piante spedite e così la bella Erithrina è andata al diavolo. Mi ha fatte mille pulizie, ma non credo avremo nulla. Vi sono da un certo Manetti piante da vendere con prezzi diabolici, onde credo poco porterò. Targioni mi regala Cassia Speciosa, un Calycanthus, ed un Alnus neapolitana. Saluti Hiller e gli dica che spero trovare la Cadia. Se mai le cose seguitassero ad andare male sospenda pure ogni lavoro agrario, e poi ne avvisi di commissione mia il Duca. Del resto mi creda che bisogna temporeggiare, e mostrarsi col principale assai scoraggiati. Scrivo poco perché la mia compagnia vuole andare a vedere il Gabinetto. Sono pregandola a riverire Guidotti. N. 31 Reggio, 22 dicembre1814 All’ Ornt.mo Sig.e Pron. Colend. Professore D.r Giovanni Fabbriani - Modena Ornt.mo Sig.r Professore, Sono sensibilissimo alla delicatezza con cui Ella si è contenuta a mio riguardo nell’affare delle proposizioni. Ma siccome ritengo che il Prof.re Aggiunto in mancanza del P.e Ordinario ne debba fare pienamente le veci, così in mia assenza faccia tuttocchè le sembrerà acconcio, e dia le proposizioni a suo pienissimo grado. Di questa mia determinazione la prego ad avvisare il Sig.r Presidente. Se verranno poi istruzioni per l’avvenire ci regoleremo secondo le medesime. Al mio ritorno che però non avverrà se non quando potrò sapere il giorno in cui si apre l’Università spediremo i semi a Pisa - scriverò al Sig. Pignatti. Se però volesse il medesimo prestarsi al mio desiderio io lo avrei per piacere. Ma già le feste di Natale e le pioggie ritarderanno i lavori. Ho lettera del Sig. Saltini ricevuta oggi insieme colla sua che domanda semi di oppio. Anche su questo faccia ciò che crede. In breve non abbia tanti scrupoli. Io non sono giansenista e peccherei piuttosto di molinismo. Siccome ricevo la sua ora che sta per partire la posta sono costretto ad esser breve e finire dicendomi con piena stima. Ore 8 Me ne vengo dal Picciuoli. Egli non pare punto persuaso della spedizione perduta, onde bisogna ch’ella ne cerchi. Io resto qui tutto martedì, e potrei al caso averne da lei riscontro. Molte piante qui fioriscono perché tenute nella Tannée tutto l’anno. D.O. S. ed A.mo F. Re D.O.S. Filippo Re N. 33 s.d. [1816] Per il Sig.r Prof.re Fabriani N. 32 Firenze, 5 ottobre 1815 All’ Ornt.mo Sig.e D.r Fabriani Professore di Agraria e Botanica nella R.U. di Modena Sono L. 62 d’Italia che avrei bisogno di far pagare al Sig.r Cav.e Dott.r Angelo Bignami a Milano, e bramerei sapere la persona in Milano da cui fargliele pagare. Gliele trasmetto perché le servano per memoria. Bramerei pure sapere in qual giorno della settimana potrei spedire la cassetta per Firenze co’ noti pomi. Siccome poi debbo spedirla a Targioni, che deve spedirla a Pisa così ella prenda il tempo per poter ad un tempo unirvi i semi per l’uno e l’altro paese. Intanto preparerò le lettere. La mia secreta polizia mi ha fatto sapere che il S. Hiller, che ha l’uso di souffler , Sig.r Prof.e ed Am.o Cnd.o Arrivato jeri l’altro solamente qui non potei riscontrare la sua piena di cose per me assai tristi. Il solo rimedio che potrebbe adoperarsi al male di cui mi parla non dovendo usarsi io non trovo che quello di temporeggiare, non disperando che terminata la stufa almeno per Natale, e fissandomi S.A una dote siano tolti tutti i mali maggiori. Intanto però pregola a fare di tutto l’accaduto informare S.A per mezzo di Sterpini o Sanseveri (?) di mia commissione. Sarebbe meglio lo facesse ella se è possibile. Se - 30 - N.B siccome non si ha molta fede a questa ricetta se ne sta cercando un'altra e si avrà. 3. La ballonea è già accapparata e si potrà avere quando si voglia. 4. Spero pure di potere recar meco un poco di segatura di scorza di cerro per fare la prova della ricetta n.1 5. Ò cominciato a dare le opportune disposizioni per avere gratis la ballonea in autunno costì. Non so peraltro se ci potrò riuscire. ha detto a S.A degli alberi rotti, e S.A se ne è inquietata. La stessa polizia poi mi ha fatto sapere che avendo l’Intendente dei R. Giardini fatta una domanda di circa 4600 franchi gliene sono stati fissati 4000 da pagarsi anticipati di trimestre in trimestre specificando che in essi è compreso il Parterre nuovo della botanica. La stessa polizia poi fa sapermi che è moralmente certo (o dirò meglio che jeri era moralmente certo) che saranno provedute le piante da Parigi. Ò mandato a prendere dei cataloghi. Bisognerà per economia servirsi del Ministero degli affari esteri, col quale spero ce la intenderemo bene. Suonano le 6 ½ del 8 del 1816 la mattina. Intanto il Sig.r Prof.re Fabriani se mai si sveglia non sarà cacciato dal letto per non trovare modo a riscaldarsi, come è costretto per colpa della sua verginità ad alzarsi il Da quanto ò scritto vedrà Sig.r Prof.e Cn.mo che quantunque io qui vada all’opera che è piuttosto buona, alle conversazioni, ed alla S. Messa ho tempo di pensare all’Orto checchè possa dire e malignamente pensare o il mio collega od il Sig.r Chimico. Ieri mattina il termometro segnava -5, e questa mattina -6 ½ . Io le sarò obbligatissimo se vorrà farmi la grazia di levare le mie lettere alla posta. Siccome è gelato potrebbero queste arrivare prima del mezzodì, ed allora mi farebbe una vera grazia di unirle ai fogli e farvi il solito indirizzo. A.S.E il Sig.r Governatore di Reggio. A questa mia risponderà in voce Lunedì. […] F. Re P.S: Pregola informarsi se potrò aver modo di spedire libri a Napoli, dei quali però pagherei il porto, ma li vorrei recapitati gratis. S’informi pure del modo onde assicurare la pronta spedizione delle piante da Lione a Torino e Modena. S.D.O. S. ed A. F. Re N. 34 Reggio, 1 Febbraio 1816 All’Orntmo Sig.r Prof.e D.r Giovanni Fabriani N. 35 Reggio, 15 Agosto 1816 Mio Sig. re ed Am.o Comunque io non pensi a recarmi a Modena se non quando ella me ne indicherà il giorno, pure non ho dimenticato il giardino. La Sagittaria, la Nymphea Lutea, il Butomus umbellatus, ed il myryophyllum verticillatum saranno nell’ autunno in cotesti serbatoj d’acque avendoli trovati nella valle. Troverà poi unito un mio lavoro tedesco. Questo è il catalogo delle piante contenute nel Prodromus, che le servirà per notare quelle che mancano e che potranno aversi per l’Orto officinale. Non so se debba fare stampare quello dei Generi da unire al Prodromus per cogliere l’occasione di correggere alcuni errori un poco bestiali che veramente sono miei, e non dello stampatore. Di ciò bocca. 1. Ricetta per conservare lungamente le corde esposte all’acqua Si faranno bollire nella segatura di cerro e precisamente della corteccia, e meglio potendo averne nella galla di quercia detta vallonea, e ciò sin tanto che le corde siano ben tinte ed abbiano un apparenza un poco coriacea. Questo è il segreto di cui fanno uso per le gomene e corde inservienti alla navigazione. 2. Per riparare dall’umido la Couche o Chassis di Mr. Mambrudr 2° Si fondano in una caldaja di ferro resina parte 1, grasso 2/3, pece nera parte una - 31 - Ò letta l’Historia rei herbarie dello Sprengel 66. Stampando il nostro catalogo avrò alcuna cosa da rettificare od aggiungere a quanto egli dice degli orti botanici estensi. Ora stò guardando il mio saggio sulla storia dell’agricoltura, poiché ho finito di ammazzare il Corradi 67. Io l’ho malamente martirizzato, ed il suo martirio farà mesti i pochissimi amici miei, e ridere costì i più. Ma siccome non mi è possibile far meglio, così non voglio impazzare. Ella intanto faccia la nota delle piante che voglionsi da Ferrara. Ecciti Hiller a darmi la nota dei doppj che in autunno saranno disponibili per spedirla a Spigno 68. Mi conservi la mia padronanza ed amicizia e mi creda quale mi pregio di rassegnarmela con distinta stima. parere che si recidessero affatto dalle copie esistenti nella stamperia la pag. 135 e 136 e si ristampasse la prima mezza pagina col solito carattere. Poi usando di un piccolo assai si stampassero l’indice e le correzioni che mi sembra dovessero restare entro otto pagine tenendo stretto assai l’indice. Siccome però per ¾ la colpa degli errori è mia, così io pagherò un terzo della spesa ritirando tante copie quante occorreranno per darlo agli scolari dell’anno scorso, o per non errare dirò un centinaio. Se il Sig. Amici non trova di suo interesse questo affare, potrà ella dirmi cosa importerà il totale. Già bisogna che assolutamente lo faccia. Vedrà che ci sono almeno 30 errori madornali. Troverà qui acclusa una nota di spese fatte dal S.r Magnanini per quei due Idoli che si dovevano porre nel giardino. Trovo giustissimo che siano pagati. Ma io non voglio pagare del mio, e non voglio pagare co’ fondi del giardino se non ho un ordine od abilitazione da S.A.R. Quindi la prego a parlarne col Sig. Cav.e Boccolari. A me sembra che il S.r Magnanini potrebbe dare una supplica al Sovrano, munita di un attestato del Sig. Cav.e Boccolari in cui domandi di essere pagato. Se S.A.R lo rimetterà a me perché lo paghi lo salderemo. Se lo pagherà Lui sarà meglio. Intanto le spedisco la nota col mio certificato onde possa farne uso. Al Sig. Cav.e Boccolari spetta il fissare la mercede che in lettera mi domanda il Magnani [sic]. È giustissimo che sia pagato. Entrambi i sovrani dovrebbono ricordarsi che fu data simile ordinazione. Mi farà però un vivo piacere se facendo i miei complimenti al Sig. Boccolari gli dirà che le cose ora vanno in un modo che non voglio disporre di un centesimo di S.A.R se non per le spese del giorno, e che per parte mia insinui al Magnanini di rivolgersi con amendue i certificati cioè il mio e quello del Boccolari domandando di essere pagato. L’orizonte non è il più bello, ne io permetterommi il menomo arbitrio. Domenica porterò le piante. Ella favorirà di ordinare che si preparino i luoghi in cui hanno da collocarsi. Le unisco un catalogo di cui la prefazione, e la nomenclatura le daranno un idea del Professore, che ci regala la Rosa dilectante!!! Il Sorghum Saccharatum, ma che poi ritiene l’Holcus bicolor ed altri. Spero si divertirà. Pure ha qualche pianta che manca a noi. Ma potremo crederlo? Siamo a settembre. Mi raccomando la nota dei doppj, tra i quali vorrei anche gli alberi, se ne abbiamo. D.moO.mo S.re F. Re n. 36 Reggio, 29 Agosto 1816 Ornt.mo Sig.re ed A. La ringrazio della risposta relativa al Cannocchiale. Domenica ventura credo che sarò costì la mattina per ripartire cogliendo l’opportunità della venuta di mio fratello. Intanto però mi occorre pregarla di pagare al Sig. r Parpajoli Institore della Società tipografica lire 73.87 per conto del Sig. Luigi Penna librajo di Bologna facendosene fare la ricevuta esprimente per chi pagasi, e rimettendogli l’acclusa da spedire al detto Penna. Fermo nella mia determinazione di venire costì assai di rado, siccome già m’imagino non esservi bisogno che ci abbocchiamo insieme per ora avendo fissate le massime non creda però che io abbia scontinuati i miei lavori tedeschi. Io gliene acchiudo uno che doveva alla mia riputazione ed al profitto degli scolari. Ò fatto l’Index generum e l’errata corrige. Io sarei di 66 Kurt Polycarp Joachim Sprengel, Historia rei herbariae, Amsteldami, Tabernae Librariae et Artium, 1807. 67 Filippo Re, Elogio di Sebastiano Corradi … in occasione del solenne aprimento degli studi dell'anno 1816 nella Universita di Modena, Milano, Silvestri, 1820. 68 Luigi Raimondo Novarino, marchese di Spigno,fondò un orto botanico a S. Sebastiano Po. - 32 - Qualora le occorresse di aver bisogno di parlar meco me ne avvisi ed io mi recherò di nuovo costì, come ancora se è ferma nel pensiero di andare in Toscana. Intanto mi creda quale con stima me le professo avuta la sua! Ora subito ho preso del sapone ed ho scritto al Generale pregandolo a rappresentare umilmente a S.A.R. che la spesa dell’inghiaratura non era compresa nel quadro delle spese, ed a supplicarlo a volere permettermi che sia differita sino all’anno venturo. Così se otteniamo questo saremo a cavallo. Io voglio vedere se umanizzando la gente burbera potremo avere l’intento. In ogni caso siccome vedo che sarò qui Sabato e Domenica e forse parte del Lunedì mi rimarrà l’adito di parlare a S.A.R. Ma l’esperienza ci insegna che fa d’uopo tentare anche i mezzi indiretti… Oh Bologna! Allora passavo cinque mesi di vacanze senza neppure accorgermi di essere Professore con un orto di circa 18 Bifolche. Sono con piena stima D.mo. […]. S.e ed A.o F. Re [Allegato, in grafia diversa da quella di F. Re] Stufe occorse per fare due Idoli Affricani. Per aver fatto riparare, e battere la creta L. 6 Per una forma di legno per il termine 4.60 Dato per fattura di due vasi ad un uomo della fabbrica della Pignate 3.50 Pagato pel trasporto a due fachini alla fornace 4 Similmente pagato pel trasporto allo studio 4 Mancia ai Fornaciari 1 Ferri di rinforzo aqualche [sic] pezzo nel interno, e gesso 4,50 Per garzonaggio 10 Per cottura 25,33 Totale L. 62,93 Dev.mo Obg.mo S.e Filippo Re [In calce all’allegato] Reggio, 26 Agosto 1816 Certifico io infrascritto di avere commessi al Sig.e Cav.e Boccolari questi due idoli, che trattavasi di collocare nel Giardino Privato di S.A.R. quando si aveva l’idea di montarlo tutto all’Americana. F. Re N. 38 Reggio, 11 settembre 1816 All’Ornt.mo Sig.e Prof.e D.r Giovanni Fabriani Recapito all’Orto botanico Modena–Spilamberto Preme Sig.r Prof.e ed A.o C.mo Nella mia di ieri le ho detto che sarò in Modena sabato e domenica per partire il lunedì. Un impreveduta circostanza mi obbliga a ritornarmene o il Sabato notte dopo la Conversazione od Accademia di Corte. Quindi se senza incomodo suo potesse trovarsi in Modena sabato potremmo abboccarci insieme, tanto più che spero che avremo avuta risposta dal Generale, od io forse potrò favellare con S.A. È il bel mese per cominciare a disporre il Parterre. Ma temo assai che nol potremo fare. Già ella avrà avuta altre che due mie. Sono con piena stima. N. 37 Reggio, 10 settembre 1816 All’Ornt.mo Sig.e Prof.e Giovanni Fabriani Recapito ai veterani di Guardia ai RR. Giardini Modena Sig.r Prof.e Cnd.o Una buona ieri, ed una cattiva oggi. Vidi S.A.R. che mi disse avere ricevuti alcuni libri di botanica dall’A. Massimiliano fra i quali l’Host ed il Kitaibel 69. Gli rilasciai la nota dei desiderati da Schonbrun. Peccato non avessi D.mo O.mo.S.e F. Re 69 Nicolaus Thomas Host, Synopsis plantarum in Austriae provinciisque adiacentibus sponte crescentium, Vindobonae, Wappler, 1816. Paul Kitaibel, Franz Waldstein, Descriptiones et icones plantarum rariorum Hungariæ, Viennae, M. Schmidt, 1802-1812. - 33 - N. 39 Reggio, 27 settembre 1816 All’Ornt.mo Sig.e Prof.e D.r Giovanni Fabriani Modena Sig.r Prof.e ed A.o C.mo Sono stato a Parma ed ho trovato alcune piante che sarebbono ottime perché noi ne manchiamo. Io gliene accludo la nota perché cancelli quelle che abbiamo. Barbieri però vuole, e con ragione qualche cosa da noi. Anche di questo le accludo nota. Potrebbe delle nostre che sono in vasetti consegnare una porzione a Domenico, perché posso spedirle entro la settimana. Un altra porzione poi la prenderò io, venendo costì come dissi ai 7 del venturo, onde non fare una massa troppo voluminosa. Domenica spedirò le note a Firenze 2, a Savi, ed a Bruschi. A Verona la spedirò subito che avrò ricevuta da lei la nota da spedire a Brignoli. A Spigno ne manderemo una quest’inverno, e sarà colpa della Posta in cui giacerà la sua per mesi. Io le accludo poi una nota di quelle piante che vorrei nell’orto perché sono mentovate nel Prodromo e che non vedo notate nella sua nota di Ferrara; pregandola a favorirmi di fare una croce a quelle che mancano o non sono reperibili in autunno. Assolutamente quest’autunno, e questa primavera bisogna formare la cornice al quadro, e lasciar gridare Monsieur Carlo nostro secondo Padrone. Siccome S.A. mi disse di avere ricevuto l’ Host così scrivo a Savi per avere graminacee, ciperoidee, e simili in natura. Stampato l’anno venturo il catalogo credo tornerò non ricevere semi che dall’estero. Quando verrò avrò meco la lettera da spedire a Campana 70. Ma la sua nota è fatta un pochettino diversamente da quella che aspetta il professore; mentre le piante da terra stanno a quelle da vaso come 2 a mille. Ma già non importa. Da Parma vedrò di rubare le cose ancora nostrali. Intanto mi creda quale con vera stima me lo professo. N. 40 Reggio, 27 ottobre 1816. All’Ornt.mo Sig.r Prof.e D.r Fabriani Recapito al R. Orto botanico - Modena [calcoli mss. accanto al nome del destinatario] Preg.mo Sig.r Prof.e ed A.o Mi permetta di prevalermi della sua bontà ed amicizia per pregarla di un favore. Occorrebbe che fossero pagati subito Napoleoni d’Argento cinquanta in mano del Sig.r Don Matteo Gozzi 71 Economo del Collegio a nome della Contessa Re Antini in conto delle spese pel S.r Conte Giuseppe Antini convittore in cotesto Collegio. Qualora voglia favorirmi pregola a spedirmi la ricevuta del Sud.° Botanico Naturalista per passarla a mia nipote. Riscontro l’ultima sua dei 21 corrente cominciando dall’ultimo poscritto. Vedo benissimo ch’ella si affina nella Politica. Ma ne la sua ne la mia credo ci porteranno verun felice risultamente [sic], ed un infelicissimo statu quo, od un provisorio se non aggraverà non menomerà almeno quanto a me il malumore. Le confesso che l’idea di dovere costì ritornarmene per ingojare qualche pillola mi è insopportabile. In ogni modo alla mia venuta quando saremo nella nuova Reggia le dirò cosa penso. In giardino e con M. r mi regolerò come se nulla avessi a fare, sempre dicendo che aspetto gli ordini di S.A. Del rimanente non ho argomento a credere che la S.aC.a Boschetti abbia parlato molto. Bensì sarà bene che ella mi noti con comodo in un pezzettino di carta le piante che o meritavano, o non volevano la stufa messe dentro a traverso dal giardiniere. Credo però che abbia avuto qualche ordine. Mi ha scritta un altra lettera che accludo perché ella deve veder tutto. Troverà pure unite altre alle quali mediteremo risposta. Ho scritto alla Grimaldi 72 qualche verità, protestando di non rispondere della nomenclatura delle cose che altri non io possono esserle spedite, e mi sono preso una specie di congedo provvisorio. Al M.se Spigno ho risposto un poco ministerialmente. Io non credo vi possano essere esami. Già non ho avviso. Alli 5 alle ore 9 sarò a casa, e D.moO.mo S.re F. Re 70 71 Bartolomeo Barbieri dal 1802 al 1817 diresse l’Orto botanico di Parma. Domenico Bruschi nel 1813 avviò l’orto botanico dell’Ateneo di Perugia, dove insegnò Botanica e Agraria. Antonio Francesco Campana nel 1816 dirigeva l’orto botanico di Ferrara. Matteo Gozzi (Modena, m. nel 1835) effettuò osservazioni microscopiche, rimaste inedite, sul “movimento del succhio ne’ vegetabili” (Giornale letterario scientifico dei modenesi, v.1, p. 124). 72 La contessa Clelia Durazzo Grimaldi (Genova 1760-1830) fondò a Pegli un giardino botanico. - 34 - terminata la lezione verrò all’ Orto a recitare la prima scena. Se mai in questo intervallo avvenisse qualche cosa, che fosse bene che io conoscessi, spero ch’ella vorrà notificarmela. Sono co’ soliti sentimenti. Silvestri mi spedisce da Milano questi errata corrige perché li passi a Tamanini, onde con un po di colla li unisca alle copie delle Patate quando le avrà ricevute 74. Prego lei di questo favore. Queste tre lettere la istruiranno sopra le cose nostre. Non faccia alcun motto di quella di Monza alla sua conversazione che la mia lontananza avrà reso giornaliera. I miei complimenti allo spenditore. Sono D.O.S. ed Am.o Filippo Re P.S. Compita e sigillata la lettera ho ricevuto il dispaccio desiderato. Ella mi faccia il piacere di cercare del C.te Munarini il Ministro, e di portargli la copia del mio piano. Nomen sine re. Siamo gli umili servitori del Sig.r Hiller o per dir meglio sono io l’umile servitore. D.O.S. ed A.o F. Re P.S. Dica al Sig.r Professore Barani 75 facendogli i miei complimenti, che penso di pregare il Sig.r Maggiore di una nuova commissione onde non si abbandoni troppo al Carnevale. [mutila nella metà inferiore] N. 41 Reggio, 31 ottobre 1816 All’Orntmo Sig.r D.e e Prof.e Fabriani Modena e Spilamberto N. 43 Reggio, 13 febbraio 1817 Sig.r Prof.e ed Amico C.mo Ricevo la sua dei 29. Ella si trattenga pure in campagna a suo bell’agio. Solamente la prego a far avere a Domenico mio che trovasi a Modena per aspettarmi la chiave della nuova stanza; perché mi occorreranno prima del suo ritorno le figure per le lezioni. Del rimanente quanto meno vicino è il momento di trattenerci sopra cose umilianti sarà sempre meglio. Mi conservi la sua amicizia e mi creda Ornt.mo Sig.eed Amico È verissimo che il solo esteriore indirizzo della sua da me ricevuta jeri al momento in cui mi alzava da pranzo mi scompose un tantino. Ma l’interno mi tranquillizzò. Le accludo una mia pel Generale. Tosto che sarà legata la copia per S.A.R. mi farà il piacere di farne un pacchettino, porvi fuori la lettera al Generale e spedirla per uno dei due ussari al suo destino. Poi metterà in libertà la vendita delle copie ritirandone però altre 5 dal Sigr Tamanini e ciò in forza della lettera che le unisco dello stampatore. Mi favorirà poi di consegnarne otto copie al mio Domenico perché me le spedisca il più presto che può. Una la dia a mio nome alla C.a Boschetti, giacché mi premono quelle note pianticelle. Già s’intende ch’ella avrà ritenuta la sua e passata l’altra al C.te Munarini. Le altre le manderò al loro destino ritornato costì, locché sarà da dimani a otto. Intanto una ne potrà P.S. Mi è arrivato il Mirbel 73 che ha 72 tavole ben incise. La terminologia occupa pag. 252 di minuta stampa e 96 la spiegazione delle figure. D.O.S. ed Amico Filippo Re N. 42 Reggio, 12 febbrajo 1817 74 Ornt.mo Sig. e L’ editore milanese Giovanni Silvestri pubblica nel 1817 il Saggio sulla coltivazione e su gli usi del pomo di terra … con una lettera sulle rape del conte Filippo Re. 75 Bartolomeo Barani (Castelvetro 1760 – 1837) fu preside della Facoltà di Medicina a Modena. 73 Charles François Brisseau de Mirbel, Elemens de physiologie vegetale et de botanique, Paris, Didot, 1815. - 35 - dare a Barani come al mio terzo o quarto superiore. Va bene che siansi ritrovate le piante. Ella è medico e sa che una volta si davano i radicchi onde purificare il sangue. L’aria di Reggio pare mi produca questo effetto, avendo veduto che altri si trovano in condizioni forse più tristi delle mie. Quindi spero di ritornare costì un po’ meno acre. Godo assai che siasi abozzato il Parterre. Come stanno le scalinate? Già sono irremovibile nel dare all’Orto Botanico tutto lo splendore di cui è suscettibile. Io d’ora innanzi sarò sempre in moto perché così vogliono i miei privati affari; ma ciò spero tornerà in profitto dell’Orto botanico. Fortifichi ella pure la Boschetti in disporre il Generale ad ordinare la divisione. Pel resto non anderà male. Mi riverisca l’Eroe gallo-alemanno. I miei ringraziamenti al Sigr. Maggiore. La vernice è fatta? Dica al mio Direttore che mi mena a messa che sono fin ora parco nei divertimenti, perché talora manca l’opera perché l’Impresario ha tanti debiti che non gli vogliono dare più cosa veruna a credenza. Fin ora non sono stato ad alcun festino. Ma penso di solenizzare l’ultimo triduo di Carnevale. Si ricordi di un conoscenza. Non mi diffondo di più perchè egli parte all’istante. Solamente rinovandole i sentimenti della mia distintissima stima mi do l’onore di protestarmi D.O.S. Filippo Re D.O.S. ed Amico Filippo Re N. 44 Modena, 18 del 1817 [sic] Al Chiarissimo Sig. D.r Bertoloni Professore di Botanica nell’Università di Bologna Orn.simo Sig.e Colend.mo Latore della presente sarà il Sig.r Dottor Fabriani Professore Aggiunto alla Cattedra di Botanica ed Agraria in questa Università mio amico, e compagno, che quanto ella qui recossi trovavasi infermo. Pregola fargli vedere le sue belle stufe. Da lui che le recherà il Catalogo dell’Orto di Schonbrun 76 intenderà lo stato della mia raccolta. Conoscendo io le qualità personali del Sig.r D.r Fabriani sono certo ch’ella mi saprà grado d’averle procurata questa 76 Forse J. R. Schmitt, Nachlese zu Schonbrunns botanischem Reichthum, Wien, Geistinger, 1808. - 36 -