Un' ignorata
storia di Taranto
del Seicento
O la memoria mi tradisce, o io in rassegne bibliografiche soltanto due
volte, e mai a regola d'arte, ho visto citato questo Compendio della De-
scrittione et fidelissima città di Taranto, e della conversione
del suo popolo alla vera Fede Cristiana. Cavata dall' Historie Tarentine
descritte dal P. F.
Serafino Morelli dell' Ordine de' Predicatori con
Per GIO.PAOLO MORELLI Dell'autorità di molti approbati scrittori.
l' istessa Città,
Al Moli' Illustre e Reverendiss. Sig. mio Signore, e Padrone Colendissimo, il Signor ABB. DONAT' ANTONIO NICUESA D' AIELLO
Canonico Tarentino, dell'una e dell' altra Legge Dottore, e Pro(marca tipografica) IN TRANI, Appresso Lorenzo
tonotario Apostolico,
Valerij, MDCXXIII. Con licenza de' Superiori.
Il De Simone, che di solito è accurato, si riferisce certamente a questo
libro nella nuda segnalazione bibliografica che segue :
MORELLI SERAFINO, Compendio dell'antica e fedelissima citta di Taranto, e della
conversione del suo popolo alla vera fede cristiana. 'frani, appresso Lorenzo Valerli. 1632.
Quest'op. fu pubblicata da Gio.Paolo Morelli (1).
Segue al De Simone il non meno solitamente accurato Beltrani che, nel
catalogare le opere stampate in. Puglia dal tipografo romano Lorenzo Valeri,
così cita il libro morelliano :
Compendio storico dell'antica e fedelissima cittc' di Taranto e della conversione del
suo popolo alla fede cristiana di GIOVANNI PAOLO MORELLI. Trani, appresso Lorenzo
Valerli, 1623, 8°.
È evidente, dunque, che tanto De Simone, quanto il Beltrani non
hanno visto il libro ed hanno citato di seconda mano anche se si è disposti
ad attribuire a « refuso » tipografico lo sbaglio della data di stampa (1632,
anzichè 1623) ch'è nella lezione del De Simone. Svela il Beltrani 'stesso le
fonti a cui attinse ed alle quali evidentemente attinse prima di lui il De
Simone : « FRANCESCANTONIO SORTA, Memorie storico 7 critiche degli storici napoletani, Vol. li, p. 438 (Napoli, 1782): G. MELZI, Dizionario delle
opere anonime e pseudonime di scrittori italiani, Tomo II, p. 21.1 (Milano
(1) ERMANNO AAH [L. G. Do Sinionel, (,'li studi storici di Terra d'Otranto. Firenze, Cellínl, 1888, p. 95.
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MDCCCLII ». Ribadisce il Beltrani stesso che la sua segnalazione è precisamente di terza mano, nella giunta che segue : « Il Melzi, sulla fede del Soria,
conferma che l' opera del Morelli è un compendio di quanto lasciò manoscritto il p. Serafino Morelli Domenicano (forse suo congiunto) » (1).
1±1, chiaro che il libro del Morelli fu visto per primo dal Soria dalla cui
segnalazione bibliografica sono derivate senza sua colpa le storpiature del
De Simone e del Beltrani.
Per compiutezza d' indagine aggiungerò che l'opera del padre Serafino
Morelli, allo stato di manoscritto, era nota al Merodio che finì la sua Historia nel 1681 (2) nonchè all'Atenisio-Carducci che ci lasciò le sue preziose
annotazioni erudite alle Deliciae tarentinae del D'Aquino (3), sempre con
profitto adoperate dagli studiosi. Segno evidente che nel '600 e nel '700 la
Descrittione morelliana circolava manoscritta, ma il Compendio a stampa
curato da Gio. Paolo Morelli era sconosciuto agli studiosi locali. Dopo il
Soria, colui che lesse effettivamente il libro a stampa, dandovi uno sguardo
non fuggevole e, come vedremo, esprimendo su di esso un rapido giudizio
critico, fu Lorenzo Giustiniani all'inizio dell' '800 (4), benchè neanche lui lo
citi a regola d'arte.
Stabilito ciò nel modo più chiaro che ho potuto, è d'uopo procedere
alla descrizione bibliografica esterna.
Il libretto, rilegato in pergamena, è costituito da iniziali 16 pagine innumerate, delle quali 8 di indice, e da 159 di testo; dimensioni : cm. 17x10.
Le prime 8 pagine innumerate che precedono l'indice contengono : il
frontespizio (pagina 1), del quale v. figura; l'approvazione ecclesiastica della
Curia arcivescovile di Trani (p. 3); uno stemma vescovile (p. 4). La dedica
all'abbate Nicuesa d'Aiello, in cui il compendiatore-editore Gio. Paolo Morelli
dice che l'operetta è un compendio fatto da lui d'una storia di Taranto scritta da fra' Serafino Morelli gli « anni già passati » (pp. 5-6); seguono, come
era l' uso dell' epoca, ditirambiche composizioni in latino e in italiano di
Cataldo De Profittis, di L. A. Lanchicco, di Mario Canzirro e di Giuseppe
Laciternella (pp. 6-7).
(1) GIOVANNI BELTRANI, Lorenzo Valerii, tipografo romano in Puglia durante il
sec. XVII, in Rassegna pugliese di Trani, a. IX (1892), p. 273; sul Valeri, che lavorò occasionalmente anche nel Salento, v. N. VACCA, Brindisi ignorata, Trani, Vecchi, 1954. p. 275.
(2) AMBROGIO MERODIO, Historia tarentina, Ms., in Biblioteca Provinciale di Lecce,
Mss., vol 206, p. 364 bis.
(3) Delle delizie tarantine. libri IV. Opera postuma di TOMMASO NICCOLÒ D'AQUINO .... prima edizione da CATALDANTON ATENISIO CARDUCCI .... con sua versione in ottava rima, e commento pubblicata . . .. in Napoli, MDCCLXXI, p. 499 e Indice
degli scrittori, p. 525.
(4) LORENZO GIUSTINIANI, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli,
Napoli, 1805, vol. IX, 233.
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C OMP t NDIO DILLA
DESCRITTIONE
DELL'AN-■'/CA, ET FIDELISSIMA
Città di Taranto & della Conuerfione del
fuo Popolo alla vera Fede Chriftiana.
larentine deferíttc dal P. E.
Serafino Morelli dell'Ordine de' Predicatori*
Con l'autorità di molti approbari Scrittori.
PER 010. PAOLO MORELLI
D e I l' tf hp Città .
Al >44olt'llluftre, Iteuerendifs. Sig. mio Signore,
,o
Padrone Collendifeimo , il Signor
ABD. DONAT'ANTONIO NiCVESA D'AtELICI-
Canonico Tarentino, dell evna.& dell'altra
Legge
Dottore, & Protonotario Apoíìolice.
HIV
TR ANI, Apprelso Lorenzo Valerq.MDCXX) T r
CON 1.10ENZA DiffUrPflelellti
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Di quest'operetta il sottoscritto conosce due esemplari : uno, ín stato di
ottima conservazione, posseduto dalla Biblioteca della Società napoletana dí
Storia Patria (1), l'altro dalla Biblioteca Prov. di Lecce (e). Et de hoc satin.
Come vorrebbe l'uso, dovrei dar notizie di questi Morelli e della probabile parentela tra loro. Ma, in verità, non ho fatto ricerche nè ho voglia di
farne. Le faccia chi vuole, ma non mi sento di spronarlo.
Ed ora veniamo al puncturn dolens, al contenuto.
È un'opericciuola di « cose già dette » : oggi la chiameremo divulgativa,
lavorata ex libris, e, considerata come tale, non è del tutto spregevole.
Compilata dal padre Serafino Morelli dopo il 1614, Gio. Paolo Morelli, che
ne fu il compendiatore-editore, adoperò di essa i vari « flosculi », come tra le
frasche di un tortuoso e barocco discorso latino si esprime il revisore ecclesiastico G. B. Placenzia di Trani. Ma, in realtà, spremendo il libro sino
all'ultima goccia, si raccoglie che i «flosculi » erano già tutti fioriti nel giardino del De antiquitate, et varia tarentinorum fortuna di Giovan Giovine
(Napoli, 1589). Altre « fonti » — figurarsi : fonti storiche due verseggiatori ! —
sono le Glorie di guerrieri e d'amanti di Catald' Antonio Mannarino (Napoli, 1596); il Cataldiados (Roma, 1614) e le altre opere di Bonaventura Morone. Autori che peraltro, contrariamente al malcostume dell' epoca (solo di
quell'epoca ), sono scrupolosamente citati in margine, come in nota usano
gli studiosi galantuomini di oggi.
In libri vecchi, se non notizie di secoli a loro anteriori, sono da utilizzare quelle che spesso si trovano dei tempi in cui sono stati scritti. Anche
di queste il libretto è estremamente avaro. A p. 18 sono_ enumerati i monasteri e le chiese esistenti in Taranto agli inizi del seicento (3). E poichè
non voglio obbligare il lettore a credermi sulla parola, come saggio citerò
(1) Segnatura : S. .B. N. XVIII, E, 30.
(2) Segnatura : XXXII, A, 66. L'esemplare è molto malridotto e mancante delle ultime
dieci pagine. Vi è tuttavia aggiunta una curiosa chiosa manoscritta dell'epoca. Sulla terza
pagina di copertina vi sono vari righi abrasi qua e là e non tutti leggibili; nella seconda
pagina di copertina si legge : Serafinus tarentinus scriptor sua inepta loquela civitate
Tarento caliginem dat. Evidente battuta stroncatoria scritta da qualche avveduto lettore.
(3) Essi erano: il monastero e chiesa di San Pietro imperiale (dei Predicatori); il mon.
e chiesa di S. Giovanni Battista delle monache benedettine; la chiesa di S. Francesco dei
frati minori conventuali; il mon. dell'Annunziata dei Celestini; il mon. degli Eremitani
tani di
S. Agostino; il mon. di S Chiara delle monache Francescane; l'ospedale dei Bonfratelli; il
collegio dei giovani detto Seminario, fondato dall'arciv. M. A. Colonna; la chiesa dei frati
zoccolanti riformati di S. Antonio di Padova; S. M. della Misericordia dei Carmelitani; S.
M. delle Grazie dei Minimi; S. M. della Consolazione dei Cappuccini; il mon. degli Olivetani
S. M. della Giustizia.
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testualmente quest'arida notiziola ch'è a pagina 22 : « in mezzo della piazza
.si vede una Fontana mezza di marmo con artificiose statue della quale ne
(sic) parla Gio. Giovine nel libro 3° » e ne riporta il testo; seguono poi i versi
che il Mannarino scrisse su di essa ed infine altri, in latino, di un Tomaso
Chiaradia a me sconosciuto.
Del manoscritto della Descrittione morelliana il Merodio (op. e pg. cit.)
utilizza soltanto un curioso aneddoto ch'è poi un'ingenua favola per ragazzini. Aneddoto che nel Compendio a stampa è sunteggiato incompletamente
.a pag. 32, con in meno la fonte che nell' originale c'era. Scrive il Merodio :
« Il padre Serafino Morelli tarantino dominicano nei suoi manoscritti della
Storia di Taranto scrive che nell' anno 1300 alcuni giovinetti al tempo dell'està andando a spasso per mare uno de' medesimi cadde in mare e quando
gli altri lo credevano morto lo viddero uscire a galla sulla schiena d'un
delfino vicino alla barca e pigliandolo per mano lo salvarono come riferisce
Gualtiero Sifone dallo stesso Morelli citato. Era solito il. detto giovinetto
quando vedeva qualche delfino in mare buttargli qualche pezzo di pane,
onde quel delfino quando lo vedeva in barca lo seguitava, ed in quel caso
gli diè la vita ».
A conforto della validità della mia valutazione critica ricorderò che il
Soria avvertì il nessun valore del Compendio morelliano (1) e che l'AtenisioCarducci, nell'unica più sopra riferita citazione di cui onorò l'operetta, adoperò con prudente riserva una sola trascurabilissima affermazione che il Morelli fa senza richiamare la fonte. Ed il Giustiniani (op. e pg. cit.), che lesse
il Compendio a stampa, trascura tutto il contesto dicendo che la parte migliore del libro è quella riguardante gli uomini illustri di Taranto che, in
-verità, per me è anche una ben povera cosa.
Conclusione : procedendo nello spoglio dei così detti « flosculi » che il
revisore ecclesiastico avrebbe colti in questo libretto, mi sono trovato alla
fine con un mucchietto di foglie secche in mano. Risultato, del resto frequentissimo, al quale è adusato il ricercatore. L' operetta non rappresenta,
dunque, alcun recupero per la storiografia della città di Taranto.
In definitiva la segnalazione di questa « curiosità », sulla quale mi sono
intrattenuto forse un po' troppo per « amore dell'arte », si riduce all'accensione di una languida fiammella che sarà soltanto utile per rischiarare il
cammino all'intraprendente bibliofilo che abbia voglia di possedere una piecola rarità » libraria.
NICOLA VACCA
(1) F. A. SORIA, Memorie slorico-critiche cit.,
i). 1438,
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