5 Quattro passi nel futuro Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? Salvatore Romagnolo - Roberto Saracco 5 Quattro passi nel futuro Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? Qualcuno ha osservato che la moda è una cosa talmente orribile che occorre cambiarla continuamente. I cambiamenti, in effetti, si susseguono e se talvolta riscoprono il passato spesso incorporano le cose più recenti spianando la strada al futuro. La tecnologia è da tempo nascosta nelle cose che indossiamo, ora inizia per alcuni aspetti a diventare evidente. In futuro, forse, tornerà a sparire dalla percezione, ma lascerà il suo segno perché nel frattempo avrà fatto diventare naturale quello che oggi viene considerato “originale”. Telecom Italia Lab è la realtà di ricerca del Gruppo Telecom Italia. I suoi mille ricercatori operano per sviluppare innovazione e renderla rapidamente ed economicamente fruibile ai clienti del Gruppo. Centro di eccellenza da oltre quarant'anni nelle reti e nei servizi, ha contribuito alla definizione e affermazione del GSM, dell'Mp3 e della trasmissione ottica. Oggi continua a creare innovazione nei suoi laboratori progettando l'evoluzione della rete di accesso fissa, mobile e di trasporto. Grande impegno viene dedicato allo sviluppo di servizi e piattaforme sia per il cliente finale sia per le imprese che vedono nella rete di telecomunicazioni del futuro l'elemento abilitante per competere sul mercato a livello mondiale. In stretto collegamento con università, centri di ricerca, e industria, Telecom Italia Lab avvicina il futuro con servizi avanzati in molti settori dal mobile al multimediale, per la casa e per l'impresa, garantendo qualità e sicurezza. “Progetto Italia” è un mondo di eventi pensato dal Gruppo Telecom Italia, un concreto impegno dell'impresa nel progresso sociale e civile del Paese. Per questo Progetto Italia dà supporto alla ricerca scientifica, alla cultura, alla formazione, alle iniziative sociali e a quelle sportive, abbracciando geograficamente tutto il territorio nazionale. Nel settembre 2002 ha dato vita al Telecom Italia Future Centre a Venezia, un luogo che aiuta a immaginare il futuro e a come influenzerà i nostri comportamenti e le relazioni sociali. Situato in pieno centro nell'ex convento di San Salvador, il Future Centre si presenta come un laboratorio interattivo basato su una logica di tipo emozionale: vedere, toccare, sperimentare le nuove tecnologie, ma anche possibilità di seguire mostre e ascoltare cicli di conferenze. Salvatore Romagnolo, giornalista, saggista ed esperto di comunicazione online, è direttore di Apogeonline.com. Collabora con "La Stampa", per la quale cura due rubriche settimanali su Internet e le nuove tecnologie. È autore di diversi saggi sui nuovi media e il giornalismo online ed editore di Nomadvillage.it, il primo magazine online italiano interamente dedicato alla mobilità Hi-Tech. Roberto Saracco è responsabile per la comunicazione scientifica in TILAB. Nei suoi oltre trent'anni nel settore delle telecomunicazioni è stato ricercatore prima nel settore tecnico e poi in quello economico. Per molti anni ha lavorato in un contesto internazionale, guidando tra l'altro un progetto della Banca Mondiale in America Latina per stimolare l'adozione delle nuove tecnologie. È autore di diverse pubblicazioni sulle nuove tecnologie e sul loro impatto sul business. Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? E Entro il 2006 il giro d’affari sviluppato dai wearable computer1 dovrebbe superare, secondo le previsioni di Venture Development Corporation (VDC), i 500 milioni di dollari, un dato che evidenzia come quello dei computer indossabili non sia un mercato di nicchia e nemmeno un settore di ricerca marginale. In effetti, anche se indossare un computer può apparire una stravaganza da tecnofili, già oggi ognuno di noi porta con sé, dissimulati in telefoni cellulari o orologi digitali, un certo numero di computer che hanno la caratteristica di essersi ormai talmente integrati da risultare trasparenti, invisibili agli occhi dell’utente. “TECNOLOGIA” INDOSSATA NELLA PREISTORIA L’idea che indossare la tecnologia sia una caratteristica saliente di quella che variamente abbiamo definito era digitale o elettronica è, in realtà, priva di fondamento. Gli oggetti frutto del progresso tecnologico sono degli strumenti, più o meno evoluti, che hanno sempre aiutato l’uomo ad affrontare la vita quotidiana o il proprio lavoro, anche in epoche non sospette. Prendiamo ad esempio l’uomo di Similaun, la mummia 1 Wearable computer: computer da indossare. Uomo di Similaun 7 Quattro passi nel futuro ritrovata nei ghiacciai dell’Alto Adige dai coniugi Erika ed Helmut Simon il 18 settembre del 1991, e analizziamone l’equipaggiamento. Questo nostro antenato, vissuto circa 5.000 anni fa, nel momento in cui è morto aveva con sé: • Un arco (incompiuto), al quale stava probabilmente lavorando, ricavato da un ramo di tasso • La faretra e il suo contenuto e cioè 2 frecce pronte per il tiro • 12 frecce semilavorate ricavate dai rami del viburno lantana. Le punte sono incollate con pece di betulla • 4 punte di corno di cervo tenute assieme da fibre di rafia • Una punta di corno ricurva (utilizzata probabilmente per scuoiare gli animali) • Un cordino di rafia lungo 2 metri pronto per essere utilizzato per terminare l’arco • Due recipienti in corteccia di betulla. Uno è alto 20 cm ed è composto da un unico pezzo di corteccia piegata e cucita lateralmente. All’interno foglie di acero, staccate quando ancora erano verdi, e particelle di carbone vegetale. Considerato il colore nerastro della parte interna della corteccia, si può ritenere che si trattasse di un recipiente per trasportare le braci e che fosse l’oggetto tenuto in mano dall’uomo prima di morire, vista la vicinanza dell’oggetto alla mummia • Un altro contenitore, di fattura simile, è stato rinvenuto più lontano dal corpo • Un’ascia in legno di tasso. La lama è stata realizzata con una colata di rame quasi puro (99,7% di rame, 0,22 di arsenico e 0,08% di argento), ed è stata fissata con pece di betulla e avvolta da sottili strisce di pelle • Un pugnale lungo 13,2 cm e formato da una lama triangolare in selce con un’impugnatura in legno di tasso • Un ritoccatore, uno degli oggetti più insoliti e l’unico esemplare completo ritrovato sino ad ora. È costituito da un pezzo di ramo di tiglio levigato in cui è stata inserita una scheggia di corno di cervo. Lo strumento serviva molto probabilmente per affilare la selce 8 Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? • Una rete confezionata con fili d’erba intrecciata. L’uso di uno strumento del genere è da collegare molto probabilmente alla pratica venatoria per la cattura di volatili • I resti di una gerla sono costituiti da due pezzi levigati di ramo ricurvo e da due tavolette. Probabilmente altre tavolette erano legate al supporto. Considerati i resti di ciuffi di peli, si può pensare che alla gerla fosse attaccato un contenitore di pelle • Un pendaglio con una perla di marmo bianco di forma circolare che aveva probabilmente una funzione ornamentale. Alcuni ritengono però che si tratti di un talismano. Attraverso il foro centrale passa un laccio di pelle a cui sono attaccate delle sottili striscioline di pelle utili per le piccole riparazioni • Due polipori di betulla utilizzati molto probabilmente a scopi terapeutici, visto il loro potere battericida. In poche parole, l’uomo di Similaun indossava e portava con sé quasi tutta la tecnologia disponibile alla sua epoca, certamente molti più oggetti di quotidiana utilità di quanti ne “indossiamo” noi abitualmente. La tendenza a rendere la tecnologia sempre più trasportabile non risponde, quindi, a esigenze per così dire moderne, ma vecchie quanto l’uomo. Esigenze maggiormente sentite dalle civiltà nomadi, ma sempre più avvertite anche da chi ogni giorno deve muoversi all’interno di uno spazio molto ampio, per esempio una grande città, per motivi di lavoro o di svago. È UN BEL BUSINESS! Secondo lo studio di Venture Development Corporation già citato, il mercato dei computer indossabili crescerà annualmente del 51% da qui al 2006, raggiungendo un giro d'affari di 563 milioni di dollari. In realtà previsioni più che ottimistiche per i wearable computer erano già state fatte in passato. La quasi totalità delle vendite attuali non riguarda il segmento consumer bensì quello industriale. I dispositivi wearable venduti oggi sono, infatti, nella maggior parte dei casi, strumenti che permettono di svolgere lavori manuali con il supporto del computer che fornisce dati e indicazioni in tempo reale senza che l'operatore debba utilizzare le mani (mini monitor montati sugli occhiali, sistemi di riconoscimento vocale, ecc). Lo studio di Venture 9 Quattro passi nel futuro Development Corporation2, attesta anche che nel 2001 questo settore ha registrato un giro di affari di 70 milioni di dollari. Secondo VDC, dal settore industriale (e anche da quello militare che ha sperimentato diverse applicazioni), si passerà presto a quello professionale, formativo, ospedaliero, turistico, sportivo e anche consumer. L'indagine ha sondato diversi mercati d'oltreoceano (USA, Canada, Messico, Brasile), in Asia-Pacifico (Cina, India, Giappone, Corea, Australia), Europa, Medio Oriente e Africa. Dall'analisi del versante consumer sono emerse interessanti indicazioni a favore della commercializzazione di nuovi dispositivi elettronici integrati negli accessori personali (cinture, giacche, occhiali, orologi, ecc.). Anche nell'abbigliamento, con le nuove sperimentazioni sui tessuti, si prospetterebbero innovazioni di successo. In questo settore stanno, infatti, già investendo non solo aziende esclusivamente impegnate in questo mercato, ma anche i maggiori marchi dell'Information and Communication Technology. Non solo Vocollect, Xybernaut, ViA, Voxware, ma anche IBM, Hewlett-Packard, Psion Teklogix, Panasonic, Hitachi, e aziende leader dell'infotainment3: aziende che dovrebbero garantire prezzi accessibili in breve tempo. WEARABLE COMPUTER E DESIGN: IL PERSONAL VIEWER Ovviamente, il settore dei computer indossabili sta interagendo con altri campi della ricerca e in particolare con quello del design. Nel 2002 oltre venti giovani designer, provenienti da dodici paesi diversi, hanno lavorato intorno all'idea di Personal Viewer, un nuovo strumento di computing che cambia il nostro approccio al lavoro, al relax, alle relazioni interpersonali. I cinque prototipi finali sono anche comparsi in una pubblicazione di approfondimento pubblicata da Microsoft con prefazione di Bill Gates. Non è solo un computer portatile più piccolo o un palmare più potente: Personal Viewer è una finestra aperta sul mondo delle reti. I computer immaginati sono miniaturizzati, indossabili oppure nascosti in 2 Intitolato “The Global Market for Wearable Computers: The Quest for Killer Applications”. 3 Il termine “infotainment” nasce dalla congiunzione dei termini “information” e “entertainment” e sta a indicare programmi TV, siti Web o altre applicazioni che combinano informazione con intrattenimento. 10 Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? oggetti comuni e facili da usare. Le Cahier di Fanny Manderscheid, 24 anni, francese, si è aggiudicato il primo premio Smau Industrial Design 2002. Le Cahier gioca con la memoria di oggetti comuni come il quaderno o la penna con gomma che scrive e cancella sia su carta che su schermo. Si preLe Cahier senta come un normale quaderno ad anelli; le copertine e i fogli all'interno contengono l'hardware, lo schermo, una tavoletta di scrittura e una tastiera. Lo strumento si può usare anche come un classico computer da tavolo o un portatile. In questo modo l'informatica più avanzata si adatta alle abitudini e alla cultura dell'utente. Per i francesi Sealine Yam e Romain Vollet la tecnologia è un lusso quotidiano, da indossare e portare con sé in ogni situazione. eMove è pensato per la nuova generazione nomade urbana, una classe intellettuale emergente in costante movimento e in connessione permanente alle reti. eMove veste la tecnologia con il più dinamico "street style". Un abbinamento che risulta particolarmente riuscito anche grazie all'uso di tessuti tecnologici che integrano i comandi principali, con naturalezza. La chiave del progetto di Luca Bresciani e eMove della giapponese Yuriko Kato è la modularità. Jigsaw si compone e scompone come un puzzle. I suoi elementi base e gli accessori possono essere configurati diversamente in funzione delle esigenze degli utenti mancini per esempio. La versatilità di Jigsaw si esprime anche in ambito domestico offrendo varie opzioni di utilizzo: come televisore da parete, come lettore DVD o come desktop computer, montando il tablet sul suo coperchio base trasparente. Le linee morbide dello strumento evidenziano lo 11 Quattro passi nel futuro studio ergonomico e confermano la metafora del puzzle scelta dai due designer. Jigsgaw Per Dante Novelli e Jacinto Segui, spagnolo, la tecnologia aiuta a rendere il mondo più accessibile. Reality Translator, questo il nome del progetto, lavora come un traduttore reale-virtuale. Il suo schermo estraibile cattura con la telecamera le immagini di oggetti o paesaggi circostanti e li rielabora, integrandoli con dati provenienti dalle reti. Il progetto interpreta in maniera letterale il tema del personal viewing. Le sue applicazioni più immediate riguardano l'area della disabilità, la guida assistita e l'ambito professionale. Michal Gherman, Fernanda Valenzuela e Janaina Santos, da Israele, Brasile e Venezuela, propongono un esercizio solo in apparenza visionario intorno all'idea di computer flessibile. Grazie ai chip di plastica che sostituiranno gli attuali in silicio, lo schermo di Flex Viewer è deformabile e può essere arrotolato come un papiro. Flessibilità fisica e funzionale si accompagnano: diversi moduli di FlexViewer possono essere collegati tra loro offrendo una visione immersiva fino a 360°, molto gratificante nei video game per esempio. Ancora, si può immaginare un quotidiano elettronico completamente riciclabile e attento all'ambiente. Background comune ai diversi progetti di Personal Viewer è la visione umanistica della tecnologia. L'informatica rende interattivi tutti gli strumenti a nostra disposizione razionalizzando il nostro impiego di spazio e di tempo. In parallelo, l'integrazione funzionale e la miniaturizzazione dei nuovi terminali riduce il nostro impatto sulle risorse materiali. Flex Viewer 12 Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? VESTITI NON SOLO PER COPRIRSI... Anche in campo militare la ricerca nel settore dei wearable computer è molto attiva e non solo per integrare oggetti tecnologici all'equipaggiamento dei soldati, ma per aumentarne le prestazioni fisiche. Si tratta, in effetti, di un nuovo paradigma per il mondo dei computer indossabili che, in questo caso, dovrebbero assolvere alla funzione di rendere l'essere umano più veloce, più forte, meno vulnerabile. Il Ministero della Difesa americano ha stanziato 50 milioni di dollari per mettere a punto un'armatura robotizzata capace di decuplicare la forza umana. Indossandola, i marines potranno camminare per un'intera giornata alla velocità di 15 km/h, con un carico di 100 kg sulle spalle. I ricercatori si erano impegnati a creare un prototipo di questa armatura entro il 2003 senza riuscirci: le difficoltà tecniche da superare sono molte e in particolare è necessario realizzare una fonte energetica potente, leggera e a basso consumo, capace di alimentarla. Il progetto, studiato per aumentare le performance umane sarà una sorta di scheletro esterno, simile a quello degli insetti. L'idea di una corazza che amplifichi le potenzialità umane è già stata sfruttata dagli autori di fantascienza, come, ad esempio, nel film Alien; ma in Bleex: Berkeley Lower questo caso si tratterà di qualcosa di ancora più Extremity Exoskeleton sofisticato del modello indossato dal tenente Ripley. Come fanno notare i responsabili del programma, il robot di Alien era pesante e dipendeva da una fonte di energia esterna, quello che sta costruendo l'esercito americano sarà poco ingombrante e ad alimentazione autonoma. Per la sua realizzazione si stanno impegnando sette gruppi di ricerca, civili e militari: quattro di questi dovranno affrontare i problemi legati alla robotica, mentre gli altri tre si occuperanno dell'aspetto legato alla forza e al modo per produrla. Il problema maggiore riguarda l'energia. Il peso che il robot deve muovere è considerevole, sommando quello dell'uomo, dell'equipaggiamento e dello scheletro stesso. Ad oggi, i bracci automatici non sono in grado di spostare più di un decimo del loro peso in tempo reale. I siste13 Quattro passi nel futuro mi idraulici spostano l'equivalente del proprio peso perché l'energia è convertita in pressione, ma il rendimento è comunque insufficiente. Quale sarà allora la fonte di energia per alimentare i movimenti e i microprocessori necessari al loro controllo? Il motore a scoppio a due tempi ha un impatto sonoro incompatibile con la necessità di procedere in silenzio in presenza del nemico. La ricerca mira al perfezionamento dei motori termici miniaturizzati che con un carburante a base di idrocarburi possono raggiungere una resa del 35%. In alternativa ai motori si è pensato a delle pile alimentate da idrogeno e ossigeno, ma rimane irrisolto il problema dello stoccaggio dell'idrogeno. Il progetto è un'occasione per testare motori, microturbine, pistoni e cilindri dal design complesso: il movimento effettuato deve tenere conto della resistenza del corpo umano. Comandare movimenti meccanici precisi e compatibili con il corpo è un'operazione estremamente complessa. Il soldato è al centro del dispositivo e lo scheletro si costruisce intorno a lui, perciò è necessario approfondire la ricerca biomeccanica. Tra i ricercatori arruolati sono stati scelti esperti del settore paramedico, specializzati in sistemi di assistenza agli handicappati. Infine, l'armatura sarà dotata di sensori capaci di captare il movimento umano e amplificarlo, restituendo anche una parte degli sforzi; operazione che richiede enormi capacità di calcolo. Oggi, il prototipo di armatura più avanzato è opera del team di Homayoon Kazerooni, del laboratorio di ingegneria robotica e umana di Berkeley. Il Lower Extremity Exoskeleton, raffigurato nella pagina precedente, è costituito da due gambe che si attaccano alle anche e alle caviglie dell'uomo e che accompagnano il suo cammino. Questo scheletro metallico riesce a sopportare il suo peso, senza affaticare l'uomo, per 15 minuti. Sono già previste più versioni, alcune mirate alla difesa, altre allo spostamento e al trasporto di materiale. I ricercatori immaginano campi di battaglia dove i soldati, armati di Lower Extremity Exoskeleton, siano affiancati durante i combattimenti da robot totalmente autonomi. Gli scenari che si possono prefigurare sono diversi e se non si trattasse, comunque, di macchine da guerra, concepite per uccidere altri essere umani e non altri robot, sarebbero anche affascinanti. A meno che le nuove ricerche non ci conducano alla creazione di eserciti costituiti esclusivamente da androidi. Ma questa, probabilmente, per il momento è ancora materia per i film di fantascienza. 14 Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? I computer stanno diventando sempre più piccoli al punto che tendono a scomparire in una varietà di oggetti. Non ci accorgiamo, ad esempio, che la schedina che ci viene data in alcuni alberghi per aprire la porta contiene un piccolo computer così come non facciamo caso al fatto che la macchina fotografica digitale che abbiamo infilato nel taschino contiene uno (o più) computer. Quando si parla di computer lo immaginiamo ancora come un oggetto che sta sopra, o sotto, una scrivania. Eppure, già questo segna un'evoluzione importante rispetto a quello che immaginavamo solo 20 anni fa al sentire la parola computer. Allora veniva in mente una grande stanza piena di armadi con persone in camice bianco che, sacerdoti tecnologici, interagivano misteriosamente con quelle macchine. Nel prossimo futuro, forse, la parola computer sparirà, in quanto non saremo più in grado di associare a essa un oggetto con una forma specifica. Tutti gli oggetti saranno in grado di fare quelle cose che oggi sa fare solo un computer. Certo è che il salto tra il concepire il computer sopra una scrivania e l'idea di indossarlo non è piccolo. E perché mai, in fondo, dovremmo indossare un computer? E pure immaginando che possano esistere dei motivi tali da portarci in alcune situazioni a indossarlo, arriveremo mai a un punto in cui sarà una cosa talmente comune che non solo non gli presteremo più attenzione in termini di funzionalità, ma inizieremo a considerarlo come un elemento soggetto alla moda? In fondo, non sono pochi gli esempi di queste trasformazioni. Secoli fa misurare il tempo richiedeva macchine complesse e ingombranti, orologi che si mettevano sui campanili. L'evoluzione tecnologica li ha rimpiccioliti e resi meno cari, alla portata di molti "taschini". Poi sono diventati, in tempi relativamente recenti (80 anni fa) degli oggetti che si potevano tenere al polso. Ancora più recente è la perdita di percezione del valore dell'orologio. Sono scomparse le pubblicità sulla precisione dell'orologio. Oggi questa è data per scontata e nessuno più ci fa caso. Per contro l'orologio è diventato un vero oggetto da indossare, da coordinare con l'occasione, con il nostro umore, con il vestito. In una parola, è diventato una moda. Oggi quasi tutti abbiamo con noi un telefonino e nessuno si stupisce. Può invece stupire l'immagine qui a fianco di un signore che si porta un telefono (piuttosto ingombrante) al collo. Questa fotografia è relativa ad 15 Quattro passi nel futuro Uomo telefono un operatore della società di telecomunicazioni di Roma negli anni Venti che prestava servizio alla stazione Termini. Quando un passeggero in partenza desiderava fare una telefonata, richiamava la sua attenzione; allora lui inseriva il cordone telefonico che gli vediamo in mano nella più vicina "presa" telefonica (ce n'erano diverse posizionate in vari punti lungo le pensiline) e gli porgeva poi la cornetta per telefonare. Quando arrivava una chiamata, le lampadine posizionate vicino alle prese si mettevano a lampeggiare. L'operatore infilava lo spinotto nella presa più vicina e si faceva dire il nome della persona desiderata. Quindi urlava quel nome e se qualcuno rispondeva gli si avvicinava e gli porgeva la cornetta. Questa foto ci fa capire quanto la possibilità di comunicare fosse ritenuta importante anche un secolo fa e ci fa capire che il successo del telefonino ha radici lontane. Oggi il telefonino è diventato un oggetto comune, e come tutti gli oggetti comuni si presta ad essere re-interpretato da designer, come mostrato nella fotografia a lato ripresa da una pubblicità del 2003. Il telefonino è un modello della Xelibrì4, una società che punta sullo sviluppo di telefonini semplici (fanno una sola cosa: vi permettono di telefonare) ripensati come oggetti da indossare e... da cambiare spesso seguendo la moda. Pubblicità Xelibrì 4 16 http://www.xelibri.com Una sorta di Swatch nel campo dei telefoni- Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? ni, come possiamo anche vedere osservando la pubblicità su Internet in cui non esiste alcun riferimento alla "qualità" nel senso della comunicazione (ricezione, ricezione dati, ecc.), ma solo ad elementi di tipo estetico e al fatto che il possederlo ha un significato di appartenenza ad un gruppo di persone attente alla moda. Il telefonino si trasforma, quindi. Da oggetto che portiamo sempre con noi, nella borsetta o in un taschino, diventa un oggetto da indossare, come un orologio. E in effetti esistono già diversi telefonini che hanno trovato posto in un orologio come quello nella foto. L'orologio-telefonino contiene un microfono, mentre per ascoltare la voce di chi ci parla abbiamo bisogno di un auricolare che può essere collegato all'orologio tramite un filo oppure tramite radio, ad esempio Bluetooth. In uno spazio così piccolo diventa difficile inserire tasti sufficientemente grandi per permettere di selezionare un numero. La selezione pertanto può essere fatta a voce, cifra per cifra, oppure pronunciando il nome della persona che vogliamo chiamare e che è stata precedentemente inserita nell'agenda. Xelibrì nella scollatura Orologio telefono Rimane un problema, e non da poco: l'alimentazione. Infatti, in un oggetto piccolo come un orologio lo spazio disponibile per le "pile" è molto ridotto e quindi con le attuali tecnologie anche la possibilità di immagazzinare energia. Questo è il motivo per cui non vediamo in giro molti orologi telefonino. Dopo mezz'ora di conversazione, anche meno, occorre ricaricare le batterie. L'evoluzione tecnologica nell'arco di 4-5 anni potrebbe fornire una soluzione anche a questo problema, ed allora potremo iniziare a vedere molte più persone che parlano con il proprio orologio. In Giappone sono andati oltre e hanno realizzato un orologio-telefonino che non ha bisogno di un auricolare. Il suono viene trasmesso facendo vibrare le ossa del polso. Se ci si infila un dito nell'orecchio si 17 Quattro passi nel futuro Giapponese con telefono a dito riesce a sentire la voce di chi ci parla. La tecnologia, tutto sommato, non è neppure "nuova": molti di noi hanno costruito da piccoli dei telefonini con coppette di gelato collegate da un filo di lana le cui vibrazioni consentivano di trasmettere il suono da una coppa all'altra. Anche l'aspetto estetico non è tra i migliori.... I telefonini, tuttavia, rappresentano solo un esempio di wearable computer, da cui tutto sommato era opportuno partire, dato che sono diventati parte dell'esperienza di tutti i giorni. Nel caso dei telefonini abbiamo una tecnologia che prende una forma tale da poter essere indossata. Abbiamo però anche il caso opposto, cioè oggetti che indossiamo normalmente e che possono assorbire tecnologia per fornirci altre possibilità di utilizzo. Un esempio è quello dei gioielli, come l'anello nella foto. Anello del Media Lab 18 In un anello è possibile racchiudere un chip in grado di comunicare con l'ambiente, di contenere informazioni e di visualizzarle ad esempio illuminando la pietra (preziosa o meno). Al Media Lab di Boston, dove sono in corso alcu- Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? ni programmi di ricerca dai nomi suggestivi come Things That Think5 e Digital Life6 si studia cosa potrebbe succedere nella vita di tutti i giorni se ogni oggetto avesse incluso in se stesso un computer e fosse in grado di scambiare informazioni con l'ambiente in cui si trova. L'anello realizzato ha un chip che rileva l'umore della persona che lo indossa, conosce le sue preferenze in dipendenza dall'umore e fa illuminare la pietra quando si verificano certe condizioni. Ad esempio potrebbe essere indossato da una persona che lavora in una azienda. Al suo interno contiene sia le informazioni relative alla sfera privata, cosa interessa fare nel tempo libero, sia quelle relative al lavoro. Anzi, per queste si può immaginare che l'anello comunichi con il Pc situato sulla scrivania in ufficio e, ad esempio, memorizzi che nel progetto su cui si sta lavorando servono certe informazioni. Quando la persona incrocia un collega l'anello può dialogare magari con il computer palmare che questo ha nel taschino per chiedergli se è a conoscenza delle informazioni che si stanno cercando e in caso positivo la pietra si illumina segnalando la cosa alla persona. Il ciondolo nella foto è un portachiavi in cui è stato inserito un chip in grado di trasmettere un insieme d'informazioni. Ad esempio, e questo è un uso già attuale, il ciondolo può servire per comunicare all'auto l'identità dell'utente, facendo sì che essa si apra e metta il sedile nella posizione adatta per quella persona. Lo stesso ciondolo può permettere l'apertura del garage e della porta Portachiavi del Media Lab di casa, o di fare rifornimento di benzina effettuando un pagamento elettronico. La sicurezza può essere garantita in vari modi. Ad esempio, il ciondolo comunica le informazioni solo se viene autorizzato a farlo da un altro componente che deve essere sufficientemente vicino per poter stabilire una comunicazione. Il tappo del serbatoio della macchina può contenere uno di questi componenti in modo tale che, se si perdesse il ciondo5 6 Things That Think: cose che pensano. Digital Life: vita digitale. 19 Quattro passi nel futuro lo, questo non potrebbe essere utilizzato per fare il pieno a un'auto diversa dalla propria. Un microchip contenuto nella cintura, invece, potrebbe essere il componente necessario per far dialogare il ciondolo con l'auto e far sì che questa si apra quando ci si avvicina... Monocolo del Media Lab Lo strano monocolo presentato nella figura consente di sovrapporre a quanto ci è attorno, e che vediamo, una varietà d'informazioni. Potrebbe, ad esempio, essere utilizzato durante una visita ad un museo consentendo di sovrapporre al quadro che stiamo osservando delle informazioni relative all'autore, allo stile, attirare la nostra attenzione su alcuni particolari. Le immagini che vengono visualizzate sono raccolte da un computer che può essere in grado di gestirne la presentazione, assicurandosi ad esempio che queste siano visibili senza nascondere il mondo esterno... Queste tecnologie sono in genere molto sofisticate e oggi ancora costose. Avere una buona resa nella visualizzazione di informazioni richiede infatti sia un sistema ottico su cui visualizzarle, sia una telecamera che catturi l'immagine della realtà esterna per consentire al computer di integrare in modo opportuno l'informazione artificiale con essa, sia un sistema di rilevazione di dove la persona sta guardando in quel momento in modo tale che le informazioni presentate siano pertinenti. Il costo di un sistema di questo tipo, applicazioni escluse, è oggi intorno ai 20.000 euro. Entro qualche anno non è irrealistico pensare a costi di almeno un ordine di grandezza inferiore. Il medaglione nella figura di pagina seguente ha fatto la sua comparsa in alcuni convegni sostituendo il cartellino che in questi casi le persone si applicano sulla giacca per far sapere il loro nome. Il vantaggio di questo medaglione rispetto ad un normale cartellino è la sua capacità di contenere informazioni (anche molte...) e di comunicarle, in parte in modo autonomo e in parte su richiesta di chi lo indossa. 20 Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? Nella fase di registrazione al convegno si potrebbe ad esempio memorizzare all'interno del medaglione oltre al nome (che appare poi sullo schermo) le coordinate della persona (indirizzo di email, telefono... e quant'altro la persona abbia interesse a condividere). Inoltre è possibile anche inserire informazioni sulle aree di interesse di quella persona, sia nel senso di ciò che lui sa ed è disposto a condividere, sia rispetto a ciò che desidera sapere. Wearable tag La quantità d'informazioni che possono essere immagazzinate è potenzialmente enorme. Le compact flash apparse sul mercato ad inizio 2004 arrivano a contenere 8 GB di dati, l'equivalente di 8 ore di filmati o di 8 milioni di pagine di testo. Il medaglione comunica con gli altri medaglioni presenti nella sala e può scambiare informazioni e segnalare la presenza di persone con certe caratteristiche facilitando l'aggregazione. Inoltre può essere utilizzato come blocco degli appunti, nel senso che quando si parla con qualcuno si può richiedere al medaglione di memorizzare informazioni presenti nel medaglione dell'altra persona (posto che questa sia disponibile a fornirle). A fine convegno le informazioni raccolte potranno essere "scaricate" sul nostro sito personale per un loro successivo utilizzo. In prospettiva, questi medaglioni diverranno veri e propri strumenti di raccolta d'informazioni collegate al convegno (o al contesto). Non è difficile immaginare medici in ospedale che sostituiscano la loro targhetta d'identificazione con questi medaglioni e che nei loro giri in reparto memorizzino informazioni sullo stato dei pazienti. In alcuni ospedali, ovviamente, applicazioni di questo tipo, basate su PDA, sono già di uso quotidiano. Il medaglione, semplicemente, renderebbe più trasparente il rapporto con l'informazione, più di quanto non faccia un PDA che rimane uno strumento "visibile". Un normale paio di occhiali può essere equipaggiato con un sistema di riconoscimento di oggetti o di facce (una tecnologia ancora in maturazione) consentendo di bisbigliare all'orecchio della persona informazioni relative a ciò che questa sta vedendo. Alcune aziende in USA stanno lavorando proprio per rendere possibile il riconoscimento delle facce 21 Quattro passi nel futuro in modo da poter suggerire i nomi associati a quelle facce. Pare, infatti, che oltre il 50% delle persone con l'avanzare dell'età abbia grosse difficoltà nel ricordarsi i nomi di persone che continua a riconoscere visivamente ma a cui non sa più "associare" il nome. DIVENTEREMO DEI ROBOT? Certo che, vedendo come tutti questi oggetti man mano assumano delle capacità di dialogaOcchiali suggeritori re con noi, e a volte anche al posto nostro, aumentando le nostre capacità, nasce spontanea la domanda se per caso non ci stiamo avviando su una strada in cui saremo meno umani e più robot, come potrebbe sembrare la persona in questa immagine. Questa è la fotografia di un tecnico della società di telecomunicazioni americana Ameritech7. È stato equipaggiato con una telecamera e un visore (sull'elmetto), un computer e un sistema di trasmissione dati alloggiati nelle varie tasche del giaccone, un joystick giroscopico e una tastiera "cucita" sulla manica. Questo equipaggiamento è stato sviluppato per un esperimento, di successo, sulla manutenzione assistita degli impianti. Il tecnico, quando si recava per un guasto in un posto anche remoto, era comunque in contatto audio e visivo con un centro di assistenza. Le cose che lui vedeva sul posto erano contemporaneamente viste anche da tecnici del centro che potevano aiutarlo nell'analisi e guiUomo Ameritech darlo nella riparazione. Viceversa, era possibile far vedere come il tecnico nel centro riparava il guasto e far seguire passo passo le varie fasi. Equipaggiamenti di questo tipo sono diventati comuni in alcune professioni, ad esempio per i tecnici che devono effettuare riparazioni sugli 7 22 Opera nell’area di Chicago. Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? aerei. Un aereo, quando si guasta, deve essere riparato (quasi sempre) sul posto. E siccome, fortunatamente, i guasti sono un fatto raro, non è possibile mantenere in tutti gli scali del personale perfettamente addestrato. In presenza di un guasto, quindi, il tecnico locale si collega con il centro di assistenza della Boeing (la prima ad avere adottato questi sistemi) e viene guidato nella riparazione. Non solo. I tecnici dal centro vedono come quello sul campo sta effettuando la riparazione e sono pronti ad intervenire nel caso faccia qualcosa di anomalo. Certo che, vedendo una persona "imbardata" con tutti questi sistemi, la prima reazione è: "Poveretto! Io, mai." Eppure non siamo diventati tutti, o parecchi, dei piccoli robot, come questa ragazza nella immagine? Questa non è una ragazza che svolge una professione particolare, magari una centralinista, che dovendo comunicare e mantenere libere le mani si è inserita un auricolare radio (Bluetooth) collegato ad un telefonino. È una ragazza qualunque che ha comprato questo tipo di auricolare e lo usa normalmente. Esistono già vari componenti elettronici che possono essere non solo indossati ma addirittura impiantati nel Auricolare Bluetooth nostro corpo. Ad esempio è stato creato un micro altoparlante che può essere impiantato in un dente e che trasmette il suono all'orecchio interno sotto forma di vibrazioni (come faceva il giapponese con quell'orologio che faceva vibrare le ossa). Esistono vari tipi di microchip che possono essere impiantati sotto pelle per le più svariate funzioni, dalla identificazione al monitoraggio di certi parametri vitali alla erogazione di medicinali a tempo o su comando. L'elemento che forse porta ad una maggiore evoluzione nel nostro rapporto con il mondo esterno è fornito dalla capacità di comunicare che tutti questi vari aggeggi, che prima o poi vorremo indossare, hanno. La comunicazione non si svolgerà direttamente tra ciascun aggeggio 23 Quattro passi nel futuro e una rete esterna, quale quella di telecomunicazioni o la rete domestica o aziendale. Piuttosto questi vari elementi parleranno tra di loro nell'ambito di quella che i tecnici chiamano PAN8, Personal Area Network, rete personale di comunicazione. Come mostrato nella fotografia, presa a prestito dalla Motorola che ha creato un laboratorio sui wearable computer, la penna comunicherà quanto stiamo scrivendo, un orologio telefono riceverà segnalazioni da vari sensori medicali e immagini dagli occhiali, il PDA potrebbe fare da direttore d'orchestra istruendo i vari wearable su quali sono le nostre preferenze. La comunicazione tra tutti questi aggeggi oggi è possibile tramite Bluetooth; probabilmente nel giro di qualche anno le comunicazioni avverranno con altre tecnologie. La più promettente, per ora, sembra essere UWB, Ultra Wide Band, in grado di scambiare dati a velocità vicine a 500 Mbps consumando poca energia e senza interferire, date le basse potenze in gioco, con altri sistemi radio. Sistemi PAN della Motorola I VERI WEARABLE Fino a questo punto abbiamo parlato di computer da indossare, sia pure nascosti in una varietà di oggetti. Ma se si parla di indossare, il punto di partenza, e anche di arrivo, dovrebbe essere il vestito, e per fare un vestito ci vuole ovviamente la stoffa. Anche in questo antichissimo settore i progressi in senso tecnologico sono stati moltissimi. Nella figura a lato è stata fotografata una stoffa costruita a partire da fili di cotone che sono stati ricoperti con delle sostanze particolari in grado di cambiare il loro colore al variare di sollecitazioni elettriche (che 8 A volte questa è chiamata WPAN dove la W sta ad indicare il wireless, senza fili, per enfatizzare come queste reti siano assimilabili a delle celle di comunicazione quali quelle usate dai telefonini, in questo caso però con un’estensione misurata in centimetri, non in chilometri. 24 Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? provocano un micro riscaldamento delle fibre). Questo tipo di stoffe, chiamato anche un po' pomposamente etextile, cioè tessuti elettronici, è già in commercio e viene utilizzato per fare tappeti e rivestimenti quando si vuole avere la possibilità di cambiare colori e disegni. Nei prossimi anni lo vedremo sempre più spesso anche nella confezione di vestiti. In ambito militare questo tipo di stoffe, pilotate da computer, sono utilizzate per creare vestiti mimetici che riproducono sulla stoffa quanto si trova dall'altra parte. In pratica rendono la persona quasi trasparente. L'ultimo film di 007 non ha quindi proposto uno scenario impossibile con l'auto trasparente, ha solo anticipato un po' i tempi. e-textile Esiste già la tecnologia che consente di inglobare nella trama e nell'ordito della stoffa dei fili che possono traWiring su stoffa sformarla in un circuito stampato. Nella fotografia a lato si vede un ingrandimento di una stoffa di seta nei cui fili (particolarmente sottili nel caso della seta) sono stati inglobati dei conduttori elettrici. Questi sono talmente sottili che non alterano le caratteristiche di flessibilità tipiche delle stoffe. Su queste stoffe "a circuito stampato" diventa relativamente semplice inserire dei chip, come rappresentato nella figura nella pagina seguente. I piedini del chip non si collegano a piste di rame ma ai sottili fili contenuti nella stoffa. Non solo. La tecnologia stessa dei chip oggi permette di creare componenti elettronici molto sottili, i cosiddetti thin film9, che hanno caratteristiche simili alla plastica per quanto riguarda la flessibilità e si prestano quindi ad essere inseriti nelle stoffe. 9 Thin film technology: tecnologia a film sottile. 25 Quattro passi nel futuro Scrivere su tessuto Dei ricami sulla stoffa possono essere utilizzati per costruire l'interfaccia. Per esempio si possono ricamare sulla stoffa alcuni numeri per emulare una tastiera. Ricami sulla manica di una giacca o di una Chip su stoffa camicia possono essere intuitivamente utilizzati per selezionare un numero di telefono, lasciando il telefonino annegato in qualche parte della stoffa. La possibilità di inserire sensori nella stoffa può essere utilizzata come un ulteriore sistema di interfaccia, ad esempio si può immaginare di predisporre aree su cui scrivere con un piccolo stilo in plastica così come oggi si fa sullo schermo di un palmare. La stoffa, inoltre, potrebbe cambiare colore per qualche attimo in modo da visualizzare quello che si sta scrivendo. In fondo un ritorno al tempo dei bisnonni che avevano l'abitudine di scrivere sui polsini delle camicie (senza però fare arrabbiare la bisnonna che si trovava a dover lavare via le scritte). Ancora, la tecnologia consente di annegare dei piccoli dispositivi per visualizzare informazioni, come i laser nella fotografia. Questi sono piccolissimi (nella foto vengono messi a confronto con la cruna di un ago) e sono in grado 26 Laser grande come la cruna di un ago Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? di proiettare una immagine a qualche decina di centimetri di distanza. Si può immaginare di inserirli, ad esempio, nella manica o anche in un anello, e usarli per proiettare su un foglio delle immagini. Altre tecnologie di visualizzazione sono in studio, alcune già a livello di prototipi. Queste permettono di realizzare schermi flessibili integrati nei tessuti. Armati di queste nuove stoffe, gli e-textile, possiamo passare a costruire i vestiti. Ed in effetti non sono poche le case che a livello prototipale hanno proposto vestiti elettronici. Giacca multimedia della Sony La Sony, ad esempio, ha sviluppato, insieme a una azienda di abbigliamento, un giaccone, presentato nella fotografia a lato, in cui viene inserito il suo sistema musicale miniDisk. I comandi per il miniDisk, che è contenuto in una tasca del giaccone, vengono forniti tramite pulsanti "ricamati" sulla manica. L'interesse per questo innovativo capo di abbigliamento va oltre la sua capacità di pilotare il miniDisk della Sony. Infatti, il giaccone è stato pensato per essere configurabile: a seconda delle necessità possono essere inserite nel giaccone una varietà di apparecchiature elettroniche, realizzando i necessari collegamenti tramite la stoffa e ricamando quanto serve per interfacciarsi. Si possono ad esempio inserire altoparlanti nella parte posteriore del colletto e un microfono sulla parte anteriore, telecamere nei punti desiderati.... Giacca Levi’s A differenza di questa, la giacca della Levi's è già un po' datata. 27 Quattro passi nel futuro È arrivata nei negozi in Germania da qualche stagione ad un prezzo intorno ai 900 euro (non poco...) che comprendevano oltre alla giacca anche un insieme di altoparlanti tra cui un woofer che si appoggia sulla schiena facendo tremare le ossa con i bassi, un lettore di CD e le cuffie. Inoltre aveva le predisposizioni per un walkman e un altro paio di cuffie per rendere partecipe l'amico. Un vero e proprio impianto stereo da indossare. In generale è interessante osservare che, pur non avendo avuto un enorme successo (la cosa non stupisce, dato il prezzo), questa giacca ha trovato molti fan che l'hanno comprata e usata con soddisfazione, o che comunque l'hanno desiderata. Esiste, quindi, un mercato, almeno a livello di un pubblico giovane, che ha interesse ad indossare l'elettronica, ovviamente non in quanto tale ma in quanto erogatrice di servizi o, anche più semplicemente, perché è di moda. Che i giovani siano interessati a vestiti elettronici, in particolare sul versante dell'intrattenimento, non stupisce più di tanto. Ben più stupefacente è invece che questo tipo di tecnologie stia facendo i primi, timidi passi anche nel settore dell'alta moda, come mostrato nelle foto a lato scattate ad una sfilata. Gioiello e vestito erano elettronici, cioè avevano dei chip che a seconda di vari parametri preimpostati e catturati dall'ambiente facevano variare colori e luminescenze. L'effetto era sicuramente nuovo, tale da colpire l'immaginazione, cosa che si propone appunto di fare l'alta moda. L'elettronica in questo settore promette di offrire, quindi, una ulteriore modalità espressiva agli stilisti. Indossatrice con vestito e gioielli elettronici Non è, però, solo l'alta moda. I vestiti elettronici si presentano interessanti per applicazioni pratiche in vari settori. 28 Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? Infatti, sensori inseriti nei vestiti a contatto con la pelle possono fornire importanti "letture" sullo stato del nostro organismo. Informazioni importanti per gli atleti che fanno sport e che possono migliorare i loro allenamenti verificando istante per istante le reazioni dell'organismo. Importanti, forse ancora di più, per persone che soffrono di certe patologie per cui l'essere costantemente sotto controllo offre tranquillità e sicurezza. Sono anche stati sperimentati in Inghilterra dei reggiseni capaci di rilevare lo stato emotivo di una persona. Opportunamente "tarati", in modo da essere in grado di distinguere le varie emozioni e il loro grado, possono essere utilizzati per inviare segnali di soccorso nel caso di aggressioni. Infatti quando rilevano un alto livello di paura possono mandare un SMS via cellulare, collegato in Bluetooth con il reggiseno, insieme alla posizione in cui si trova la persona per sollecitare un pronto intervento. L'inserimento di sensori in abiti che si indossano normalmente li rende trasparenti10 e meno intrusivi. Non solo. Sensori collocati sui vestiti "esterni" potranno essere in grado di rilevare sostanze potenzialmente nocive, ad esempio pollini a cui si è allergici o particolari batteri. Sensori di questo tipo sono già in fase di sperimentazione in alcuni ospedali inglesi per rilevare batteri introdotti da visitatori e intervenire prontamente. Le nanotecnologie promettono di far fare ulteriori progressi. Sono stati annunciati di recente, ad esempio, dei sistemi basati su queste, che in prospettiva potrebbero diffondersi per rilevare virus diventando di uso comune. Una ulteriore evoluzione deriva dai cosiddetti "smart materials", cioè materiali intelligenti, in grado di cambiare le loro caratteristiche a seconda delle esigenze. Nella fotografia a lato si vede un'applicazione di questi tessuti alle spalline di un reggiseno. Un Prototipo di reggiseno intelligente 10 Sono i sensori, ovviamente, a diventare trasparenti, non i vestiti… 29 Quattro passi nel futuro computer tramite dei sensori rileva il movimento della persona e invia comandi al tessuto delle spalline, dei segnali elettrici che deformano la struttura del materiale rendendolo più o meno rigido a seconda delle necessità, aumentando il confort di chi lo indossa. Di questa categoria degli smart materials fanno parte anche nuovi materiali che utilizzano nanotecnologie per dare particolari caratteristiche ai tessuti, ad esempio renderli refrattari alle macchie o in grado di cambiare la permeabilità all'aria (e quindi regolare lo scambio di calore con l'ambiente). Per poter entrare nel campo dei wearable, tuttavia, questi "smart materials" devono in qualche modo interagire con un computer, che ad esempio rileva la temperatura esterna, quella corporea e il tipo di attività che si sta facendo, variando in conseguenza le caratteristiche del tessuto. Ovviamente portarsi addosso questi vestiti elettronici richiede un'appropriata sorgente di alimentazione: le batterie. Questo è il punto più critico in quanto, nonostante i progressi effettuati negli ultimi 20 anni, il problema non è stato ancora risolto. Scarpe con convertitori da energia meccanica a energia elettrica Tra i diversi tentativi di arrivare ad una soluzione è interessante notare quello che sposta la responsabilità di fornire energia ai wearable stessi, ad esempio utilizzando delle scarpe che grazie all'elettronica e all'effetto piezoelettrico11 riescono a trasformare parte dell'energia che dissipiamo camminando in energia elettrica con cui ricaricare le batterie. 11 L’effetto piezoelettrico è un fenomeno fisico per cui alcune sostanze quando sono compresse generano un campo elettrico. Molti lo hanno sperimentato nell’accendino in cucina in cui si premeva un tasto e scoccava la scintilla. In quel caso l'energia di pressione viene convertita in energia elettrica. 30 Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? UN FUTURO... UN PO' PIÙ IN LÀ Le nanotecnologie promettono di cambiare molte cose che oggi diamo per scontate e in diversi settori, compreso quello dei wearable. Immaginiamo di avere una stampante che come inchiostro utilizzi delle nanosostanze, ad esempio delle fibre di cotone ridotte a dimensioni nanometriche. Scarichiamo da Internet il modello di un vestito che ci piace e tramite un'applicazione che abbiamo sul nostro computer facciamo costruire il modello di vestito adatto alle nostre dimensioni che il computer conosce per avere ricevuto i dati da uno scanner tridimensionale con cui abbiamo "fotografato" il nostro corpo. Questo modello può a questo punto essere inviato ad un'altra applicazione che provvederà a mandare tutte le informazioni alla stampante in modo tale da produrre il vestito. Oggi abbiamo già delle macchine "per fare maglioni", che sono pilotate da computer. Quello che aggiungiamo in questa proiezione nel futuro è che esse, anziché servirsi di componenti macro, come i filati di lana, utilizzeranno componenti micro, le nanosostanze. Scanner tridimensionale In tal modo sarà possibile costruire un vestito in parte composto da cotone, lana... e in parte, dove serve, composto di componenti elettronici, anche questi creati a partire dalle nanosostanze e stampati come un tutt'uno con il resto del vestito. Uno dei vantaggi sarà che tale vestito è pensato per una ben specifica circostanza e contiene tutta la tecnologia che serve per quella specifica circostanza, comprese informazioni che potrebbero tornare utili. Se è pensato per andare a vedere una partita di baseball probabilmente la nostra applicazione farà in modo di caricare nel vestito le statisti- 31 Quattro passi nel futuro che dei vari giocatori, fornirà un ingresso per una telecamera per riprendere immagini della gara... Possiamo a questo punto indossare il nostro vestito e, dopo averlo usato, anziché metterlo in lavatrice o portarlo in tintoria potremo inserirlo in una macchina che decomporrà i vari elementi nelle nanosostanze originarie andando quindi a riempire i contenitori di inchiostro della nostra stampante. Un altro scenario, sempre nel futuro... futuro, emerge da quanto alcuni grandi progetti di ricerca stanno facendo e pensano di ottenere nei prossimi anni. LifeLog, ad esempio, è un progetto lanciato dal DARPA, organizzazione che fa parte del Ministero della Difesa americano12, il quale si propone di realizzare le tecnologie di base necessarie per catturare suoni e immagini che attorniano la nostra esistenza in quanto individui. L'idea è che ciascuno di noi potrebbe avere su di sé, incluso nei vestiti di ogni giorno, un sistema in grado di raccogliere quanto vediamo, ed anche quello che ci sfugge perché magari siamo concentrati su qualcos'altro, e tutti i suoni che potremmo sentire se solo ci badassimo, memorizzando il tutto in modo tale da renderne possibile poi la ricerca anche a distanza di anni. Sarebbe un po' come avere un diario digitale di tutta la propria vita! Questo progetto non è il solo ad esplorare tale tema. Microsoft sta lavorando ad obiettivi simili con MyLifeBits, mentre HP ha un progetto simile per la raccolta di immagini. I nostri vestiti, quindi, potrebbero non solo diventare un modo per rendere più confortevole il nostro rapporto con l'ambiente, ricreando condizioni ideali di temperatura, ma un'interfaccia vera e propria in grado di raccogliere e conservare sensazioni. Certo, tutto questo è ancora di là da venire, e anche alcune delle cose di cui si è trattato potrebbero rimanere solo delle potenzialità che non si realizzeranno. Che i computer, comunque, stiano rapidamente pervadendo tutto l'ambiente in cui viviamo, e che la comunicazione tra di loro, e tra loro e noi, apra la strada a evoluzioni interessanti, non può essere messo in 12 Lo stesso che iniziò i lavori che poi sono sfociati nella realizzazione di Internet. 32 Wearable computer: moda del futuro o tecnologia di oggi? discussione. Quello che invece occorre valutare è come percorrere questa strada, interrogandosi anche su dove si voglia arrivare domani. Riguardo al dopodomani, probabilmente, è meglio aspettare ancora un po' per decidere la direzione, senza però smettere di lavorare per renderla possibile. È quanto si sta facendo in molti laboratori di ricerca, tra cui quello di Telecom Italia. Anche il giaccone del vigile impersonato da Albertone, così come molti vestiti nel passato, era pensato per facilitare lo svolgimento di attività specifiche. Grandi tasche per contenere il libretto per i verbali, il codice della strada... Oggi si va nella direzione di una forte integrazione. I vigili hanno il cellulare addosso e alcuni delle penne elettroniche che trasmettono via radio quanto stanno scrivendo. I vestiti sono diventati sempre più una sintesi tra moda e funzionalità. La tecnologia è di casa quando si parla di funzionalità, ora lo sta diventando anche quando si parla di moda. 33