Il Giornale 05/15/2013 Page : 14 Copy Reduced to 56% from original to fit letter page 14 ESTERI I MARINES A SIGONELLA Mercoledì 15 maggio 2013 il Giornale La missione L’ANTICIPAZIONE DEL «GIORNALE» Conferme dagli Usa Per l’emergenza Libia 200 marines in Sicilia Ma a Roma è polemica Pd e Sel chiedono chiarimenti sulle forze speciali inviate dagli americani. Tutto regolare per il ministero della Difesa Fausto Biloslavo Duecento marines, secondounafontedel Giornale,sono arrivatiaSigonellaprontiadintervenire in Libia. «Solo una parte»dellataskforcedipronto intervento di 500 uomini dislocata in Spagna è stato trasferito nella base siciliana vista «la situazione in Nordafrica». Lo affermanofontidiplomatichestatunitensi. L'avanguardiaè arrivata lo scorso fine settimana conaereidatrasportoC130provenientedallabasespagnoladi Moròn, più distante dalle coste libiche. A Sigonella ci sono anche i Navy Seal, i corpi speciali della Marina che hanno ucciso OsamaBinLaden.Secondoidiplomatici Usa le truppe sono pronteadintervenirein«operazionidiappoggioallesedidiplomatiche Usa» in Libia e Nordafrica, «assistenza umanitaria e missioni di soccorso». L'attacco dello scorso settembre al consolato Usa di Bengasi, dove è stato ucciso l'ambasciatore americano,staancorasollevando forti polemiche. L'intera operazione «è in linea con impegni e relativi accordi presi con il governo italiano» secondo una fonte dell'Ansa a Sigonella . Verso la metà della settimana scorsa la Cia temeva un colpo di stato «fondamentalista» a Tripoli grazie alle milizie che circondavanoiprincipaliministeri per spingere all'approvazione di una legge purga degli ex di Gheddafi. La norma è statavotatadalParlamentodomenica e provocherà altre tensioni in vista della sua applicazione il 5 giugno. Il dispiegamento di rinforzi a Sigonella ha acceso la miccia delle solite polemiche italiane. «Ilgovernoinformirapidamente il Parlamento sullo spostamentodi500marinesamericanidallaSpagnaallabaseinSicilia», chiede il deputato Pd Michele Anzaldi, in un'interroga- MINACCIA L’estrema instabilità a Tripoli e a Bengasi fa temere una grave crisi zione ai ministri degli Esteri, Emma Bonino, e della Difesa, MarioMauro.Selloseguearuota.Una nota del ministerodella Difesa precisa che «La presenza dei soldati americani nella basediSigonellainSiciliaèconformeagliaccordibilateraliItalia- Usa,sianelnumerosianella missione svolta». I marines utilizzano anche i «convertiplani», Mv22 Osprey, aerei in grado di atterrare e decollarecomeelicotteri.IlportavocedelPentagono,GeorgeLittle,haspiegatoche«cosìsarem- mo pronti a rispondere rapidamente se le condizioni in Libia peggiorassero o se ci fosse richiesto». Dalla base siciliana decollanoanchei Global Hawk ediReaper,i dronichesorvolano non solo l'ex regno di Gheddafi.Iprimi,velivoli senzapiloti strategici, tengono d'occhio pure gli arsenali di armi chimi- che in Siria. Nonsolo:l'intelligencehasegnalato che i miliziani filo Al QaidainfugadalMali,dopol'intervento militare francese, si stanno leccando le ferite in Libia. Nelsud del Paese,fra le dunedelFezzan,avrebberogiàallestito tre basi. Personale diplomatico ame- la storia Intervenire nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia I TA L I A S PA G N A Base di Morón Base ento delle truppe americane di Sigonella ostam Lo sp Le truppe a Sigonella 550 6 velivoli Marines MV-Osprey 1 aereo C-130 (trasporto; rifornimento) 1 bi-turboelica Droni Global Hawk e Reaper LAPRESSE-L’EGO ricano e britannico, non indispensabile, ha lasciato Tripoli lascorsasettimana. Tempofail consolato inglese non è stato sbriciolato da due autobombe fermate appena in tempo. La stessa Farnesina, sul sito Viaggiare sicuri, ricorda la macchi- www.faustobiloslavo.eu «Jedi» costa poco e salverà vite preziose RISCHIO QUOTIDIANO Un blindato «Lince» in uso alle forze italiane in Afghanistan: sono questi i mezzi che più spesso finiscono colpiti da ordigni Ied (cosiddetti artigianali) piazzati dai talebani. L’apparecchio «Jedi», montato su un aereo C-27J come quello nella foto in basso, mette fuori uso gli ordigni L’invenzione dell’ingegnere-capitano che neutralizza gli ordigni dei talebani Fabrizio Ravoni Roma Si chiama Alfonso Masciavè. È un ingegnere e di mestiere fa il capitano dell’Aeronautica militare. Avrà trent’anni o poco più. Eppure, questo ragazzone timido con gli occhi che cambiano di colore come i gatti, ha inventato «Jedi». Non quello di Guerre Stellari. È un acronimo. Sta per Jamming electronic defense instrument. Un apparecchio che mette fuori uso le trasmittenti utilizzate dai talebani per far brillare le bombe a distanza. Finqui,nientedistrano.Senonfosse per il fatto che Jedi è stato realizzato con tecnologia a basso costo, la stessa utilizzata dagli insurgent. «Non dico chesipotrebbe trovareal supermercato, ma quasi...», spiega Masciavè. L’idea gli è venuta durante una missione in Afghanistan. Gli americani e glialtriPaesi diIsafgià adottavano altri modellidi«disturbatori»dellefrequenze radio per impedire la trasmissione dell’impulso dalla trasmittente alla bomba. Alcuni «disturbatori» facevano addirittura esplodere a distanza gli ordigniIed(quellichevengonopiazzati lungo le strade), ma poi la coalizione ha scoperto che quegli ordigni avevano un «gemello» nascosto nei villaggi, Copyright © 15/05/2013 Il Giornale na minata del 23 aprile davanti all'ambasciatafranceseed«evidenzia la perdurante complessiva fragilità del quadro di sicurezza in Libia, all'interno del quale possono trovare spazio azioni di matrice terroristica». Laminacciaintegralistasista espandendo nella capitale, anche se l'epicentro della violenza che colpisce i simboli occidentali rimane Bengasi. L'esplosione davanti ad un ospedale di lunedì forse era soloun incidente,manella«capitale» della Cirenaica, come si legge sul sito Viaggiare sicuri, «la cosiddetta "scuola europea" è stata oggetto di un attacco, non armato, da parte di un gruppo salafita che protestava contro la diffusione di un libretto scientifico contenenteriferimenti all'educazione sessuale». Un ufficiale trentenne dell’Aeronautica militare ha creato un apparecchio che blocca le trasmittenti nellescuole.Così,quandoesplodevail primo, brillava anche il secondo. «Questi modelli di jammer erano ad alta tecnologia. E spesso incontravano problemi tecnici», ricorda il capitano. «Così ho pensato che per confrontarsi con gli insurgent bisognava utilizzare i loro stessi strumenti a bassa tecnolo- gia, molto simili a quelli in voga negli anni Cinquanta; a disposizione delle applicazioni civili. E così è nato “Jedi”». Al momento, esistono due esemplari di Jedi: uno montato su un furgone a Herat e un altro a bordo di un C-27J, a disposizione delle forze Isaf. La grandezzaèquelladiunarmadiodaufficio, conunaconsolleeduepoltroncineper gli operatori. «Per trasportarlo basta un pallet, di quelli utilizzati per le consegne-merci. È estremamente versatile e si può utilizzare negli ambienti più diversi». Quando decolla il C27J, Jedi entra in funzione. L’aereo segue, e/o anticipa, un convoglio. A quel punto il «disturbatore»isoladentrounacampana elettronica (il cui diametro rientra fraleinformazioni«classificate»)tuttii dispositivichetrasmettonosufrequenzediversedaquelleIsaf.Enellasostanzarendemuteletrasmissionitrainsurgents. La sua efficacia è tale che il C27J cheloospitaabordoèrichiestodaogni convoglio che si muove da Herat e non solo.Edècitatosuisitispecializzatirussi, cinesi, argentini. Ovviamente, l’Aeronautica militare italiana l’ha brevettato dopo un lungo periodo di prova. «Le prime sperimentazioni le abbiamo fatte nel Poligono di Salto di Quirra», ricorda il capitano. Per intenderci, si tratta del poligono in Sardegna che qualche magistrato vuole chiudere. «E da quando è entrato in funzione in Afghanistan è riuscito a bloccare tutte le trasmissioni radio che avrebbero attivatoordignicontro letruppedellacoalizione. Insomma, non ci sono stati più attacchi contro i convogli. E quando ci sonostatièperché“Jedi”eraimpegnato a protezione di altri cortei di auto». IN VOLO Uno dei due esemplari realizzati è stato montato su un aereo che segue i convogli Allafinedelracconto,Masciavèquasi si schermisce. «Non ho fatto nulla di straordinario. Ho solo messo in pratica, anzi: abbiamo messo in pratica, quelloperilqualesonostatopreparato in Accademia. Il mio è un gruppo molto affiatato e siamo tutti responsabili del progetto, dal comandante all’ultimodeisottufficiali».Ilsuonomenonlo conosce nessuno. Ma se i militari sui LinceimpegnatiaBalaBalukoggisono meno in apprensione quando escono in convoglio, è merito anche di questo ragazzone barese dagli occhi cangianti. E del suo “Jedi”. May 15, 2013 5:40 pm / Powered by TECNAVIA