Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2 DCB Milano) Ordine Provinciale Medici Chirurghi e Odontoiatri Milano 2|2012 ANNO LXV APRILE-GIUGNO INCHIESTA Stop ai concorsi? • La tutela degli specializzandi in corsia • Prestazioni all’asta • Quelli fra sogno e realtà • La depressione nell’anziano www.omceomi.it Collegati con l’Ordine Ricordiamo che, ai sensi dell’art. 16 comma 7 D.P.R. 185/2008, sei tenuto a comunicarci il tuo indirizzo di Posta Elettronica Certificata (PEC). Se non lo hai già fatto, segnalalo inviandolo a: [email protected]. Grazie. 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In L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2, DCB Milano Dati generali relativi all’Ordine Consiglio Direttivo Presidente Roberto Carlo Rossi Vice Presidente Giuseppe Bonfiglio Segretario Ugo Giovanni Tamborini Tesoriere Luigi Di Caprio Presidenti Onorari Roberto Anzalone, Ugo Garbarini Consiglieri Nicola Balduzzi, Luciana Maria Bovone, Giacinto Valerio Brucoli, Giovanni Campolongo, Giovanni Canto, Dino Dini, Costanzo Gala, Claudio Gatti, Maria Grazia Manfredi, Pietro Marino, Arnaldo Stanislao Migliorini, Massimo Parise, Giordano Pietro Pochintesta, Alberto Scanni, Maria Teresa Zocchi Commissione Albo Odontoiatri Presidente Giacinto Valerio Brucoli Segretario Ercole Romagnoli Componenti Nicola Balduzzi, Dino Dini, Claudio Gatti Collegio Revisori dei Conti Presidente Martino Trapani Revisori Giuseppe Brundusino, Maria Elena Pallaroni Revisore Supplente Tito Pignedoli Sommario Anno LXV - 2/2012 Aprile -Giugno Editoriale Pensioni: rien ne va plus 2 Roberto Carlo Rossi Intervista Stop ai concorsi 4 Maria Cristina Parravicini Inchiesta Abolire i concorsi? 6 Maria Cristina Parravicini Formazione La tutela degli specializzandi in corsia 12 Federica Barberis Attualità Prestazioni all’asta 15 Valerio Brucoli Intervista Quelli tra sogno e realtà 16 Roberto Carminati Finestra sulla psichiatria La depressione nell’anziano: un problema emergente 20 Costanzo Gala Luoghi simbolo Il “Policlinico”, un museo in divenire 24 di Pierluigi Altea Robotica Chirurgia mini-invasiva 30 Assunta Ascione, Antonio Galfano, Aldo Massimo Bocciardi Finestra sull’odontoiatria Alimentazione e prevenzione di malattie di denti e gengive 32 Giovanni Lodi Concorso letterario Il bianco e il nero 34 Cristiano Ravalli In libreria 38 Notizie 40 [bollettino OMCeOMI] 2/2012 APRILE-GIUGNO 1 EDITORIALE Pensioni: rien ne va plus «S «Sono solo soldi», dice, in “Margin Call” (un bel film da poco uscito nelle sale del nostro Paese), lo spregiudicato presidente di una finanziaria che ha venduto a tutti i suoi clienti miliardi di dollari di titoli tossici, dando origine alla “tempesta perfetta” delle borse e quindi alla crisi economica globale che oggi ci attanaglia. Non voglio demonizzare l’Alta Finanza: non possiedo gli strumenti tecnici per farlo. Sono però stufo di constatare che l’ENPAM, l’Ente Previdenziale di tutti i Medici, ha, ancora oggi, una caterva di titoli strutturati e derivati dai nomi fantasiosi ed esotici ma di pessima qualità, a giudicare dal loro valore di mercato. Già in una rilevazione fatta per la Camera dei Deputati al 31 dicembre 2009, l’ENPAM era esposto in questo senso per il 26% del proprio patrimonio globale e per il 44% del proprio patrimonio mobiliare. Solo l’Ente che gestisce la previdenza dei Veterinari lo superava, in termini di esposizione al rischio. Tuttavia, la situazione sembra variata di poco all’oggi, poiché nel bilancio a consuntivo 2011 appena giunto sul tavolo dei Consiglieri Nazionali le “immobilizzazioni finanziarie” (per lo più composte da titoli obbligazionari diverse dai titoli sovrani) sono pari a circa 2,7 miliardi di euro (all’incirca il 21% del patrimonio totale netto). Ma che cosa sono i titoli strutturati? Come dicevo, non sono un esperto, ma ho più o meno imparato a capire che sono titoli il cui rendimento (e [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 2 Roberto Carlo Rossi quindi, in definitiva, il cui valore di mercato) dipende, di solito, da un complesso paniere di indici azionari internazionali, tra loro combinati in vario modo. Le formule per calcolare il loro rendimento spesso occupano più pagine e i documenti che li illustrano sono composti da decine e decine di pagine scritte fitte fitte e piene di termini tecnici. In una parola il rendimento di questi titoli è una SCOMMESSA. Ora, ognuno di noi può decidere di puntare i propri soldi alla roulette. La probabilità che a questo gioco lo scommettitore realizzi un guadagno cospicuo (pari a 35 volte la puntata) è del 2,7%. Questo ci spiega perché una grande città come Las Vegas (da lost wages = salari buttati) fino al 1940 praticamente non esisteva. EDITORIALE È solo da quando si sono cominciati a costruire i grandi casinò che il deserto del Nevada ha preso vita. Ma chi di noi affiderebbe ad un croupier la tranquillità della propria vecchiaia e i denari necessari per tutelarci quando non saremo più in grado di guadagnare? Sono concetti semplici e invece sembra proprio che, fino ad oggi, non siano stati recepiti da chi ha amministrato il nostro Ente previdenziale. Sì, fino ad oggi, perché, diciamo la verità, convince poco il ragionamento di chi si vuole chiamare fuori ed aveva posti di comando nell’Ente, pur non ricoprendo la carica di presidente. Ma non sono solo le osservazioni di un profano (come chi scrive) a mettere in discussione l’Ente. Di ENPAM, purtroppo, si parla abbastanza spesso in termini negativi sulla stampa economica e sui media. L’ultimo articolo visto è di “Plus24”, il settimanale finanziario del “Sole 24 Ore” che a pagina 7 del numero uscito il 2 giugno 2012 analizza e ricostruisce i “percorsi tortuosi” di un fantomatico Fondo con sede alle Cayman che ENPAM ha in pancia per un valore di 100 milioni di euro. Credo sia quindi giunta l’ora di dire: “ORA BASTA”! Basta giocare con i nostri soldi! Ma possibile che non ci sia un Borbay - Welcome to Las Vegas Sign Deputato o un Senatore che abbia il coraggio di proporre un progetto di Legge semplice semplice: gli enti previdenziali NON possono investire, direttamente o indirettamente su titoli derivati e strutturati. L’Ordine di Milano ha già deliberato di costituirsi Parte Civile nel caso dovesse essere incardinato un procedimento penale con le stesse accuse mosse sugli avvisi di garanzia che [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 3 hanno colpito alcuni componenti dell’Ente (Parodi ed altri). Con altrettanta fermezza cercheremo in ogni modo di far recepire al Legislatore che con i soldi delle pensioni non si punta alla roulette. Avremo contro tutti, come al solito. Perché siamo ben consci che la Finanza è ancora più potente della Politica. Ma, come è oramai noto, le imprese difficili davvero non ci spaventano! L’INTERVISTA Stop ai concorsi Maria Cristina Parravicini nelle parole del presidente rossi, la “procedura concorsuale all’italiana” deve essere superata, magari adottando una virtuosa “catena meritocratica” I l presidente dell’Ordine di Milano lancia un sasso nello stagno della farraginosa macchina statale dei concorsi. Sasso destinato a disegnare molti cerchi in quell’acqua sempre meno cristallina che, dal Nord al Sud, penalizza il merito: «Partiamo innanzi tutto da alcune notizie di cronaca – precisa Roberto Carlo Rossi – in cui si legge di concorsi truccati, di vincitori di cui si conosce il nome ancora prima dell’espletamento del concorso e via di questo passo; vista quindi da quest’ottica, la procedura concorsuale mi sembra totalmente inutile, costosa, farraginosa, lunga e, in una parola, da buttare via. Infatti il sistema dei concorsi deve/dovrebbe servire alla comunità per selezionare gli elementi migliori negli ospedali pubblici. Ma a parte il non trascurabile fatto che la Regione Lombardia con la Legge 31 ha messo sullo stesso piano il pubblico e il privato, in questo specifico contesto io non capisco perché il pubblico debba essere penalizzato dal sistema dei concorsi rispetto al privato. In altri termini, nel privato accreditato, convenzionato con la Regione, in cui i cittadini vanno a farsi curare con il Servizio Sanitario, la procedura è quasi sempre a chiamata diretta sulla base di conoscenza di curriculum, di impegno professionale, di particolari titoli scientifici operativi/pratici ecc., quindi le strutture possono decidere dove e in quali figure investire, per esempio la chirurgia dell’anca; in questo ipotetico caso, viene chiamato il “divo” della chirurgia dell’anca perché si vuole potenziare questa specialità. Mi sfugge quindi perché questa modalità selettiva non possa effettuarsi anche nel pubblico, nel senso che non si capisce perché il dirigente di una struttura pubblica non possa, a sua volta, chiamare la persona che ritiene idonea a potenziare un qualsivoglia reparto. Detto questo, la prima domanda che mi faccio e che rivolgo alla parte pubblica è: perché quello che è possibile nel privato non lo è nel pubblico? La seconda questione, invero molto semplice, è legata al fatto che se spesso (non sempre) mi sento rispondere che in un determinato posto dovrà andare Tizio e in un altro Caio, la mia impressione sarà allora di [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 4 assistere a quei programmi televisivi in cui si sa a priori chi ne uscirà vincitore. Se quindi sappiamo in anticipo che in una determinata posizione dovrà essere occupata dalla tal persona, per quale ragione si debbono spendere soldi, tempo, fatica e risorse umane per una procedura inutile perché scontata in partenza? Aggiungo che io non dico che questa procedura selezioni solo gli “asini”, perché credo che effettivamente la sanità in Italia in generale sia discreta e in Lombardia sia quasi sempre a livelli ottimali ma, chiedo ancora, perché dobbiamo sottostare tutti a questo grandissimo inganno, quando sappiamo perfettamente che il criterio selettivo messo in campo è assurdo e privo di fondamento? Comunque, non bisogna dimenticare che, grazie a questo modus operandi, si possono venire a creare delle situazioni per cui il politico, piuttosto che il potente di turno, potrebbero in qualche modo influenzare queste procedure innescando un ciclo perverso che non si dovrebbe assolutamente verificare». Una via per cambiare «Mi sembra quindi arrivato il momento di cambiare questo stato di cose – prosegue Rossi – sia per quanto riguarda le figure apicali, sia per le figure non apicali; in ogni caso la procedura di scelta dovrebbe essere come quella che viene attuata in tutto il mondo, e cioè una procedura di chiamata per titoli e/o curriculum professionale. Sul L’INTERVISTA tema, mi viene spesso fatta l’obiezione che, se si autorizza la procedura a chiamata diretta, si aumenta anziché diminuire la possibilità che la politica influenzi le scelte circa il medico che deve andare a ricoprire l’incarico. In realtà questa possibilità si elimina con quella che io chiamo la catena meritocratica; questa comporta che innanzi tutto ci debba essere un ente terzo che colleziona i curricula dei medici e che si fa da garante per quello che pubblica. Questi enti terzi, nella mia idea, dovrebbero essere proprio gli l’Ordini dei Medici competenti nelle loro province. Credo che un professionista che voglia restare sul mercato, abbia tutto l’interesse a pubblicare volontariamente il suo curriculum secondo dei criteri che devono essere decisi a livello regionale, o meglio, a livello nazionale per evidenti ragioni di standardizzazione. Fatto questo passaggio, il D.G. che nomina un primario o comunque un suo collaboratore, ha la garanzia di avere il massimo della trasparenza nella sua scelta. È vero che, già da ora, alcune strutture pubblicano i curricula dei propri dipendenti, ma questo non avviene ovunque e, ancora una volta, avviene soprattutto nel privato e questo già la dice lunga. Credo poi che un dirigente possa anche nominare un proprio collaboratore, magari con un curriculum risicato, perché lo ha visto all’opera, ne conosce le capacità, è a conoscenza del fatto che il medico in questione ha lavorato all’estero ma non ha grandi titoli da esibire. Ma il nostro ipotetico dirigente si deve assumere la responsabilità dell’assunzione e quindi quella di essere a sua volta giudicato per le sue scelte. Ciò significa che si verrà valutati non solo per quello che si è fatto (conduzione del servizio, del reparto, dell’azienda), ma anche e soprattutto per le nomine dei collaboratori che si sono scelti. Se si sceglie di nominare per una determinata funzione un collega di certe capacità, anche a fronte di un curriculum breve, e se poi la scelta si rivela priva degli elementi necessari per ricoprire quel determinato incarico, il responsabile della nomina dovrà renderne conto con tutte le conseguenze del caso. Insomma, ognuno dovrebbe assumersi le responsabilità delle proprie azioni e i propri atti dovrebbero essere pubblicati ed evidenti a tutti: ai cittadini, alla stampa, ai medici e soprattutto ai pazienti. Dopo di che, ognuno verrà giudicato per quello che ha fatto». Rossi prosegue sottolineando che: «Questa procedura che in Italia fa scalpore, è in vigore praticamente ovunque e non scandalizza nessuno perché si tratta di un iter ritenuto logico e corretto, mentre solo da noi si vuole tenere in piedi una macchina così poco efficiente». Altro punto dolente è, secondo alcuni, il peso che l’anzianità riveste nei concorsi pubblici. A questo proposito Rossi dichiara che: «Non ha nessun senso perché si può essere, pur essendo giovani, molto preparati: e qui si apre un altro grosso problema. Personalmente conosco dei giovani che sono stati negli Usa piuttosto che in altri paesi, dove hanno fatto esperienze molto qualificanti nel loro settore e che, tornati in Italia, anziché essere accolti a braccia aperte e valorizzati, diventano uno zero. È anche vero che non va fatta di tutt’erba un fascio perché esistono casi di giovani che sono riusciti a emergere, ma in media osservo che quelli che scelgono di andare all’estero, quando decidono di rientrare in Italia incontrano delle grosse difficoltà. D’altra parte, in Italia, il fatto di avere una certa età, spesso viene vissuto come un “diritto” di prelazione a ricoprire un posto rispetto ad altri. Credo che questo sia scorretto, anche se certamente l’esperienza ha la sua importanza ai fini di incarichi direzionali, ma l’anzianità deve essere solo uno degli elementi, non l’unico o comunque non la discriminante. Eppure, anche se me ne sfugge la ragione, spessissimo il giovane viene messo da parte. La gavetta è pure giusta ma, nel momento in cui la persona ha [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 5 le competenze, deve essere messa in grado di fare ciò per cui è stata preparata. Chi è giovane ha freschezza di mente, prontezza di riflessi, manualità, vista, udito, cioè una serie di caratteristiche che, con il passare del tempo, vengono a scemare. È giusto quindi che un giovane con tutte le caratteristiche di cui si è detto, possa sorpassare un collega più in là con gli anni ma dotato di minori competenze». Quanto poi alla figura, nemmeno troppo retorica del “di padre in figlio”, Rossi risponde di averne visti parecchi “e sono sotto gli occhi di tutti”. «Molto probabilmente – prosegue Rossi – sono meno frequenti da noi rispetto ad altre latitudini del nostro Bel Paese, a riprova del fatto che la sanità lombarda funziona abbastanza bene, però è anche vero che questa “tradizione” familiare è molto diffusa: capita che in uno stesso reparto ci sia un primario con un certo cognome e, nell’organigramma del reparto, ci sia un Collega che ha lo stesso cognome. La mia perplessità, in questo caso, non nasce solo da presupposti etici. È vero che ci sono dei figli d’arte bravi, ma come padre cercherei di fare andare mio figlio in una struttura dove possa crescere e apprendere cose nuove, così da fargli avere esperienze variegate». «Non sono un grande fan della sanità degli Usa, se non altro per il sistema assicurativo, – conclude Roberto Carlo Rossi – resta però il fatto che gli Americani sono inattaccabili sotto il profilo della meritocrazia; personalmente credo che se anche in Italia il merito avesse pari importanza, saremmo sulla strada giusta per avere dei bravi professionisti. Se infatti quello che ha studiato più di te, ha imparato più di te e, in una parola, è più bravo di te, ha delle maggiori chance nella sua vita professionale, questo farà scattare in te un positivo meccanismo di emulazione. Ma difficilmente il merito potrà risaltare attraverso la classica procedura concorsuale all’italiana». n INCHIESTA Abolire i concorsi? Maria Cristina Parravicini il presidente roberto Carlo rossi provoca: «i concorsi vanno aboliti! rispondono spesso a logiche clientelari e la professionalità passa in secondo piano». Ma non tutti la pensano allo stesso modo… «M i pare che in quello che prospetta il presidente Rossi – dichiara Pasquale Cannatelli, direttore generale dell’Ospedale Maggiore Niguarda Ca’ Granda di Milano – ci siano degli spunti interessanti ma, aggiungo, la possibilità di scegliere direttamente i collaboratori è già permessa dalla legge ai direttori generali, per quanto riguarda l’individuazione del responsabile di una struttura complessa. Una commissione, di cui fa parte il direttore sanitario più due specialisti della disciplina in posizione apicale, opera una valutazione del curriculum professionale dal quale si evince il percorso formativo, l’attività professionale e lavorativa, di ricerca e gestionale del candidato, effettua un colloquio in cui vengono valutate le capacità professionali e gestionali dello stesso e quindi formula dei profili sulla base dei quali il direttore generale può valutare e scegliere il candidato più idoneo alle esigenze delle aziende. Personalmente ritengo che questo percorso rappresenti un valido aiuto per la scelta. Con il bando di concorso si invitano a candidarsi coloro che sono in possesso di determinati requisiti (anzianità di servizio, la specialità per la disciplina messa a [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 6 concorso, la formazione professionale ecc.) quindi si offre a tutti coloro che sono interessati l’opportunità di candidarsi e all’azienda la possibilità di scegliere su un vasto numero di candidati colui che può rispondere alle esigenze dell’azienda, che poi sono le esigenze dei cittadini che alla struttura si rivolgono». «Il criterio che mi guida nella selezione – prosegue Cannatelli – è quello di cercare i migliori professionisti, possiamo dire coloro dai quali mi farei curare; quindi metto a disposizione dei pazienti che vengono presso l’ospedale il professionista che vorrei per me: il meglio! Anche l’attuale modalità operativa può essere usata bene o male; c’è chi ricorre per operare questo tipo di scelta ad altri (agenzie ecc.); quello che guida me è una valutazione, coinvolgendo i collaboratori. Oggi abbiamo un collegio di direzione, un responsabile e dei primari del dipartimento in cui il candidato andrà a lavorare che sono sicuramente un aiuto al direttore generale nella scelta all’interno della rosa proposta dalla commissione. Per quanto riguarda invece il concorso per gli altri dirigenti medici, sanitari o amministrativi, anche in questo caso il concorso permette di poter avere un numero di partecipanti all’interno del quale si possa scegliere secondo alcuni criteri di valutazione globale: il curriculum, il profilo, l’esperienza e la formazione». INCHIESTA Anzianità e figli d’arte Nell’ambito della valutazione rientra anche il criterio dell’anzianità, che non sempre rappresenta un merito, cosa replica Cannatelli a questa affermazione? «Non è più come una volta in cui venivano calcolati con il bilancino i punti da ascrivere all’anzianità, quelli per le pubblicazioni ecc., ma è presente anche questo criterio di valutazione. Io credo che il voto di laurea possa avere un suo significato, come pure un percorso professionale formativo in Italia o all’estero, in determinate strutture piuttosto che in altre, ha a sua volta un suo significato; rilevante è anche la qualità e quantità della casistica medica trattata o di quella operatoria per i chirurghi. Sicuramente l’anzianità lavorativa intesa come esperienza professionale qualificata ha una sua rilevanza, come pure il contributo dato allo sviluppo della struttura in cui ha lavorato, ma questo non può essere titolo preferenziale, ripeto va valutato globalmente». E per quanto riguarda i figli d’arte? «Bisogna stare molto attenti perché il fatto di essere “figli di…” non significa essere necessariamente i migliori, però non deve accadere neanche il contrario, per cui se il “figlio di…” è bravo, per la familiarità rischia di essere penalizzato. Anche in questi casi il problema è sempre di chi fa la scelta. Io dico ai miei primari che io li ho scelti perché ho la responsabilità di selezionare, possibilmente, il meglio, e loro – e questo è un aspetto importante – devono scegliersi la squadra, senza la mia interferenza, con lo stesso criterio: avere la squadra migliore per garantire al paziente le cure migliori. Oggi, in una situazione in cui le persone scelgono dove farsi curare per la qualità dei servizi che vengono offerti, è importante disporre della squadra giusta. Garantire cure qualificate e appropriate significa essere una struttura d’eccellenza che richiama altri pazienti da varie regioni d’Italia e da altri paesi d’Europa e del Nord, come avviene per il Niguarda. Niguarda in una serie di settori è diventato un ospedale di riferimento perché ha avuto dei maestri che hanno saputo scegliere i collaboratori, formandoli, dimostrando capacità sia nella scelta (usando lo strumento dei concorsi) sia nel fare una scuola. Ci sono poi degli altri sistemi usati all’estero o nel privato in cui il primario si sceglie tutta la sua squadra e, a ogni nuovo il primario, si cambia tutto». Chiamata diretta e meritocrazia Ma perché non procedere alla scelta dei candidati con una chiamata per titoli e/o curriculum professionale? «Prendendo spunto dalla realtà di alcune eccellenze accreditate della sanità lombarda come il S. Raffaele, ricordo che don Verzè aveva scelto dei bravi primari e ciò ha fatto di quell’ospedale un punto di riferimento in campo sanitario; la stessa possibilità ha il direttore generale di una struttura pubblica dal momento che gli viene presentata una lista all’interno della quale può scegliere i migliori. Le strutture private agiscono in base a un altro meccanismo di ricerca e chiamata, che prevede la valutazione delle figure migliori con l’ausilio dei responsabili dei diversi reparti». Ma dal momento che oggi gli ospedali si chiamano “azienda”, per quale ragione la selezione del personale, quella apicale in particolare, non si svolge come nelle aziende private? Nelle aziende private non si arriva per concorso ma per merito, quindi capacità. Perché quindi non abolire i concorsi nel [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 7 Pasquale Cannatelli, direttore generale dell’Ospedale Maggiore Niguarda Ca’ Granda settore pubblico e creare una “catena meritocratica”, con la supervisione di ente terzo (gli Ordini dei Medici per ciascuna provincia), che colleziona i curricula e si fa da garante sulla correttezza di quello che pubblica? «Chi dice che uno meriti più di un altro? E in base a quali criteri si stabiliscono le eccellenze? Va comunque fatta una valutazione perché uno può essere un bravissimo chirurgo, bravo in sala operatoria, ma da un punto di vista gestionale può essere un disastro. Allora bisogna poter valutare a 360°. Detto questo, ribadisco che il concorso ha i suoi limiti e, in certe particolari situazioni io farei un’altra cosa e cioè procederei a chiamata diretta per un periodo di tempo quantificato (non a vita, sia chiaro), in cui si fissano degli obiettivi e dopo cinque anni si fa una valutazione. Se gli obiettivi (qualitativi, quantitativi ecc..) sono stati raggiunti ok, in caso contrario si interrompe il rapporto. Ricordo poi che, indipendentemente dal concorso, nelle strutture pubbliche sono previsti sei mesi di prova, dal primario, al medico, all’infermiere e se, passato questo periodo, la valutazione è negativa sotto il profilo professionale e gestionale, non viene data la riconferma: il problema è sapere usare strumenti che ci sono già!». INCHIESTA Giuseppe Remuzzi, direttore della Divisione di nefrologia e Dialisi degli ospedali riuniti di Bergamo e coordinatore della ricerca del Mario negri (Bg) Quanto alla meritocrazia che vedrebbe l’Italia come fanalino di coda a livello internazionale, cosa pensa? «Un’attenzione c’è, e lo dimostra il fatto che l’ospedale si è trasformato in azienda e questo ha fatto sì che si avviasse un percorso di competizione governata, anche con le strutture private, per cui se la struttura vuole essere un punto di eccellenza per il territorio, deve avere il meglio. Questo significa che o noi come strutture pubbliche siamo in grado di offrire il meglio in termini di qualità (non solo il singolo professionista, ma la squadra al suo completo) e di accoglienza, o i cittadini andranno a farsi curare altrove perché il concetto del monopolio è tramontato. L’importante è scegliere la persona dotata di certe caratteristiche. Certamente lo si potrà fare anche attraverso un’agenzia che opera questo tipo di selezioni. Sono modalità diverse, ma nella nostra realtà attuale abbiamo tutti gli strumenti per garantirci una scelta adeguata alle esigenze dell’ospedale e soprattutto dei pazienti». Più merito e più spazio per i giovani «L’attuale gestione concorsuale – dichiara Giuseppe Remuzzi, direttore della Divisione di Nefrologia e Dialisi degli Ospedali Riuniti di Bergamo e coordinatore della Ricerca del Mario Negri (Bg) – non solo non è perfetta ma, a mio modo di vedere, è un disastro perché non è come ai tempi in cui si facevano i concorsi e, in qualche modo, si doveva tenerne conto, e nemmeno è come quella dei paesi più avanzati dove i medici vengono assunti negli ospedali in base all’interesse dell’ospedale ad avere i migliori in base alle singole specialità. In realtà già oggi i direttori generali possono assumere chi vogliono, ho in mente casi capitati anche in Lombardia, di persone con titoli importanti ammesse a concorsi di primario, a cui sono state preferite persone con molti meno titoli e meno competenze. Nell’ambito degli idonei è il direttore che sceglie comunque chi vuole, va benissimo, ma a cosa serve allora il concorso? Che fra l’altro così com’è è una gran perdita di tempo: si fa finta di fare dei temi, delle prove orali, delle estrazioni anonime ma tante volte si sa già chi deve vincere che può benissimo essere la persona giusta». Fatte queste considerazioni, e venendo nel merito del problema sollevato da Rossi, Remuzzi ritiene che «il presidente dell’Ordine di Milano abbia perfettamente ragione e, per cominciare, bisognerebbe togliere il valore legale della laurea, e già questo semplificherebbe tutto, ma purtroppo gli italiani hanno espresso la loro contrarietà, probabilmente perché nessuno ha spiegato loro chiaramente i termini del problema. I medici poi si dovrebbero assumere senza concorso, dando spazio ai giovani. L’unico punto di qualifica che vedrei è il contrario di quello che si fa adesso, cioè i giovani andrebbero privilegiati e dovremmo riempire gli ospedali di [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 8 giovani, mentre adesso sono pieni di persone che vanno dai cinquanta ai settant’anni, alcuni bravi o bravissimi ma, tra dieci anni, con il blocco del turnover, noi avremo degli ospedali di medici anziani. Come ho scritto nella prefazione al “Sistema di Valutazione degli Ospedali Lombardi”, in Inghilterra a chi opera per il SSN si chiede di mettere a disposizione degli ammalati i loro dati di performance. Di un chirurgo si saprà quanti interventi ha fatto, il loro genere, le complicanze. Vuol dire scegliere non il chirurgo che non sbaglia, ma quello che ha meno probabilità di sbagliare. In Italia è diverso, i tentativi di valutare e certificare in passato sono stati fatti, ma nulla che si avvicinasse davvero a quello che si fa in Europa e negli Stati Uniti. In questo senso la Lombardia è certamente all’avanguardia e il “Sistema INCHIESTA ospedali ma, se è giusto guardare le procedure, tra un chirurgo che scrive bene la job description dei suoi collaboratori e un chirurgo bravo, io preferisco il chirurgo bravo. Il chirurgo bravo è quello che opera pazienti più gravi della media degli altri e che quegli ammalati vanno meglio rispetto a quelli, altrettanto gravi, operati da altri. Si tratta di valutazioni che non sono difficili da fare ma che da noi non si fanno, perché da noi le valutazioni non vanno quasi mai nel senso delle reali capacità di cura degli ospedali. Aggiungo che solo dopo aver usato un congruo metro valutativo, verrà erogato un finanziamento che dovrà privilegiare gli ospedali che lavorano meglio e di più e che curano i casi più complicati. In realtà assistiamo al contrario perché abbiamo finanziamenti importanti, e lo si visto nelle cronache di questi ultimi mesi, dati a strutture private che, quando hanno un ammalato grave, lo mandano negli ospedali pubblici». di Valutazione negli Ospedali Lombardi” che sintetizza quello che è stato fatto nel 2011 per i ricoveri del 2010 è ammirevole e va nella direzione giusta. La premessa sul come valutare l’efficienza e l’efficacia degli interventi che vengono fatti negli ospedali (indicatori di outcomes) con riferimento alla letteratura internazionale, testimonia come sia complesso affrontare questi problemi con il rigore metodologico che serve, così che queste attività possano poi risultare utili per fare meglio per gli ammalati e spendere meno». «Remuzzi osserva che noi dovremmo dare fondi a chi ha dimostrato di curare i pazienti meglio degli altri, mentre i controlli che facciamo adesso sono controlli informali. La nostra regione, come ho accennato, ha fatto un documento sulle valutazioni degli Ordini garanti della catena meritocratica? Quanto alla catena meritocratica auspicata dal presidente Rossi che vedrebbe un ente terzo (gli Ordini dei Medici per le rispettive province di pertinenza) collezionare i curricula dei medici, e che si farebbe da garante della pubblicazione, Remuzzi ritiene che «potrebbe essere una buona idea se gli Ordini dei Medici incominciassero a entrare davvero nel merito dei problemi. Sarebbe molto bello, per esempio, che gli Ordini dei Medici si mobilitassero per qualcosa che ha a che fare con la salute della gente, come la sperimentazione animale. Si è mai sentita una presa di posizione da parte degli Ordini sulla sperimentazione animale? Se abbiamo degli Ordini dei Medici che supportano l’omeopatia, sarà un [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 9 po’ difficile che questo stesso Ordine possa farsi da garante nella selezione dei medici migliori. Non ho mai visto infatti gli Ordini dei Medici esprimersi nel merito della ricerca sugli embrioni, come pure non li ho mai visti esprimersi sulle decisioni di fine vita che sono decisioni sui veri problemi della gente. Se avessimo degli Ordini dei Medici così, certamente andrebbe bene una selezione meritocratica affidata a loro». «Personalmente – sottolinea Remuzzi – ritengo che vada bene dare la responsabilità di scegliere al direttore generale che opera la sua scelta insieme al collegio di direzione, sapendo che se il finanziamento viene dato in base alle performance, non gli conviene assumere persone che non sono valide. Si risolverebbe così anche il problema dei parenti, degli amici e di tutto quello di cui discutiamo in riferimento alle Università; anche questa infatti è una discussione sbagliata, perché il figlio di quel cattedratico può darsi che sia meglio di tutti gli altri che si presentano, e se è così va bene che sia assunto lui». Giuseppe Remuzzi conclude sottolineando che «il fatto di dare la responsabilità di scegliere i medici alla direzione generale, al collegio di direzione e al primario fa anche in modo che si scelgano quelli che hanno “altre” caratteristiche perché, fra dieci persone altrettanto capaci sul piano tecnico c’è chi sa andare d’accordo con gli altri e chi invece crea più problemi di quanti ne risolva. È giusto privilegiare i primi perché negli ospedali moltissimo si gioca sulla sintonia fra i medici e fra i medici e gli infermieri. I reparti forti, in genere, sono reparti in cui da qualunque medico si vada, ci si sente dire più o meno la stessa cosa e, comunque, c’è una forte collaborazione. Se c’è conflittualità, possono essere tutti bravissimi, ma non si riescono ad avere INCHIESTA Joseph Negreanu, chirurgo plastico dell’Ospedale Maggiore Niguarda Ca’ Granda risultati importanti: se uno dice una cosa e uno ne dice un’altra (e negli ospedali è frequente, e la medicina purtroppo si presta perché non c’è una verità sola, attraverso diverse strade si può arrivare a una diagnosi corretta e alla terapia giusta) allora è tutto più complicato». Concorsi sfacciatamente inutili Per Joseph Negreanu, chirurgo plastico dell’Ospedale Maggiore Niguarda Ca’ Granda, «La situazione attuale è colpa esclusiva dei direttori generali, perché la legge consente loro di agire in una certa maniera. Il concorso, oggi, non è più un concorso perché, mentre una volta c’erano ancora i bocciati, oggi sono tutti idonei, visto che la responsabilità di scegliere i candidati che più gli danno fiducia è del direttore generale. A questo punto è chiaro che non è più un concorso per merito, ma è una selezione da un elenco che non obbliga minimamente a prendere in considerazione il fatto che uno sia meritevole o meno. Non vorrei che questo fosse un segnale politico, ma in un paese in cui c’è una legge elettorale che ricalca quella dei concorsi e viceversa, per cui vengono messi in lista solo i candidati “simpatici” ai segretari politici, non si capisce perché non debba diventare primario il candidato che è “simpatico” al direttore generale. Questo significa che dobbiamo cambiare l’Italia? Forse, e questo è il problema. Alla base della situazione attuale ci sono parecchie storture, come l’articolo 15 septies della legge 512 che recita che i direttori di azienda possono anche non fare i concorsi, ma procedere all’incarico diretto nel momento in cui, per la copertura di quel posto, si rende necessario che il candidato abbia delle caratteristiche funzionali all’esigenza specifica dell’azienda, senza necessità di concorso. A parte il fatto che ci sono dei posti che non vengono neanche più messi a concorso, come per esempio la figura del direttore sanitario che non necessita di particolari requisiti… Personalmente ritengo che i concorsi oggi siano una semplice scusa perché, come ho detto, vige il famoso articolo 15 septies delle legge 512 che prevede la nomina diretta senza alcuna procedura concorsuale. Del resto se i concorsi sono quelli che conosciamo, servono veramente a poco; per esempio è chiaro e lampante che il nome del vincitore lo si conosce in anticipo, e come e perché lo si sa è facilmente intuibile dalla rosa dei concorrenti, tanto che alcuni non si presentano neanche al concorso perché hanno la certezza di non avere chance». «Purtroppo – prosegue Negreanu – la mia età anagrafica mi fa ricordare ancora i tempi in cui si andava a chiedere il permesso di presentarsi al concorso, perché allora i concorsi erano sì truccati ma, pur non dissentendo dalle proposte del presidente Rossi, mi chiedo se affidando a un ente terzo come gli Ordini dei Medici la gestione e la garanzia della bontà dei curricula, si arriverebbe a una situazione di limpidezza totale. Oggi infatti è tutto così “limpido”, che non c’è neanche l’imbarazzo di dover fornire il tema prima del concorso perché l’idoneità non la si nega a nessuno, a [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 10 meno che non ci sia scena muta. In più, dal momento che non c’è una vera e propria graduatoria basata su di un punteggio, stiamo parlando ovviamente di posti apicali, si applica il già citato articolo 15 septies che consente la chiamata diretta senza concorso. Vero è che a questo punto dire concorsi significa dire una parola grossa, perché in realtà parla di formalità che vengono espletate affinché al prescelto, in anticipo, venga confermato l’incarico». «A questo punto – rimarca Negreanu – sarebbe una questione di buon gusto non farli più, perché significherebbe risparmiare i quattrini dei concorsi. Infatti, quando si ha sentore che a un concorso si presenta un candidato così titolato che non lo si può non prendere, ci si chiede legittimamente perché INCHIESTA continuare questo percorso». Quanto ai figli d’arte, Negreanu esordisce con un inciso. «Ricordo un’affermazione fatta da una persona che, mentre guardava l’annuario universitario, affermava che “l’annuario di oggi e quello di trent’anni fa sono identici, cambiano soltanto i nomi, ma i cognomi sono sempre gli stessi”. Ci sono infatti esempi lampanti di nomi e cognomi, di cattedre ereditate in barba a qualsiasi normativa che prevedeva che non ci dovesse essere una parentela fino al terzo grado. Ma questo mal costume si è riversato anche negli ospedali, se pur in maniera un po’ diversa, perché l’annuario non ricalca così sfacciatamente quello universitario, pur essendo sfacciato in casi sufficientemente noti». Serve un sistema meritocratico Proseguendo nella disanima chiamata diretta/concorso, Negreanu osserva: «Nel momento in cui si dà la possibilità di scegliere non in base al merito, ma in base a un criterio che non viene neanche stabilito, tipo incaricare chi ispira fiducia, mi chiedo: ma per parlare di fiducia ci si deve inevitabilmente rifare a una conoscenza pregressa (come si fa altrimenti a ispirarsi fiducia, guardandosi negli occhi?). La legge è chiara su questo e quando i fatti contingenti sono tali per cui non si può farne a meno, si ricorre al 15 septies per chiamata diretta in base alla figura cercata. Io quindi auspicherei dei concorsi nazionali, anche se è difficile fare i concorsi perché la serietà sta nel manico, non nel concorso. [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 11 Il mio auspicio quindi è di tornare a un metodo concorsuale basato sul merito, dove ci siano dei paletti tali per cui sia impossibile per coloro che nel campo sono molto meno meritevoli (abbiamo degli esempi lampanti), di passare davanti a quelli che hanno dei meriti. Conosco parecchi casi di colleghi meritevoli che sono arrivati eterni secondi perché c’era sempre il primo, guarda caso. E auspico il cambiamento di questa legge che non prevede più il merito». Ma se è vero che nel privato (accreditato) le scelte avvengono su scala meritocratica, domandiamo a Negreanu, perché non usare lo stesso sistema anche nel pubblico? «La scelta sia nel privato che nel pubblico – risponde – è soggettiva nel senso che chi fa questa scelta, nel privato forse in maniera più palese, sceglie chi gli sembra più meritevole, ma non è sempre detto che sia così. Tutti quegli esempi di malasanità nel privato, ma anche nel pubblico, derivati dal fatto che coloro che li mettevano in pratica erano condiscendenti alle richieste del datore di lavoro che li obbligava a curare in un certo modo, rappresentano a loro volta un problema, nel senso che probabilmente questi medici venivano scelti non in base a criteri meritocratici, ma perché dovevano produrre dei DRG. Dubito quindi che i criteri fossero impostati al merito; diversamente dovremmo partire dal presupposto che nel privato tutte le scelte sono corrette, mentre nel pubblico sono manipolate e politicizzate. Se poi vogliamo vedere cosa vuol dire politicizzato, questo non significa necessariamente avere la tessera di un partito: nel privato potrebbe essere produrre DRG, ma è una scelta politica anche questa». n FORMAZIONE La tutela degli specializzandi in corsia di Federica Barberis Il sistema formativo vigente, se da un lato conferisce un elevato standard nozionistico e di contenuti, dall’altro si dimostra carente nella pratica «I l binomio “sapere e “saper maggiormente professionalizzante (30% fare” – premette Martino di didattica frontale e 70% di didattica Massimiliano Trapani, vice professionalizzante), e non ha quindi presidente del Segretariato Italiano Giovani dato i frutti sperati. Infatti se ancora oggi Medici (S.I.G.M.) www. giovanemedico.it vediamo casi di colleghi che non vengono bene rappresenta la medicina che è una formati adeguatamente sul campo ma che scienza empirica, un’arte che si apprende rimangono solo con nozioni prettamente sul campo e una lezione di vita prima teoriche, significa che la mission della ancora di una professione. La medicina formazione è finita». infatti è una professione che si fonda Ma quali le cause? Secondo Trapani: «Un sulla pratica clinica quotidiana, perciò è suo peso lo ha certamente l’atteggiamento importante un’adeguata formazione del dei docenti che spesso sono “gelosi” delle medico e un adeguato rapporto tra docenti proprie prerogative: ci sono tantissimi e discenti, tra discenti e casistica clinica, un casi e moltissime varianti, indubbiamente Trapani – ritengo che gli Ordini dei Medici rapporto, questo, spesso carente. Purtroppo anche quella che ti vede, una volta uscito dovrebbero entrare nel merito della però il sistema formativo vigente nel nostro dalla scuola di specialità, nelle vesti di un formazione dei giovani colleghi non solo Paese conferisce un elevato standard potenziale concorrente del docente di turno. in termini di vigilanza, ma anche facendosi nozionistico e di contenuti a discapito In realtà il problema è che si viene a perdere parte diligente per un cambio della di una componente professionalizzante; quel know-how acquisito in tanti anni di legislazione. Quindi Ordini da una parte questo significa che noi apprendiamo molta studio e non lo si tramanda alle nuove e, dall’altra, le Università che dovrebbero teoria, elevatissima in termini di contenuti leve che prenderanno il posto di quelli che impegnarsi a dare una formazione pratica a livello mondiale, ma facciamo poca andranno in pensione». adeguata; in più si dovrebbe rivisitare il pratica. Le ragioni di questa discrepanza Una situazione questa che potrebbe essere modello assistenziale “ospedalo-centrico” a tra teoria e pratica sono da ascrivere a un assimilabile a quella dei praticanti negli favore di quello integrato ospedale-territorio sistema portato avanti nelle Università studi legali? «Anche da noi – afferma che consentirebbe un percorso formativo che rappresentano la centralità della rete Trapani – capitano situazioni analoghe nel dei giovani specializzandi sul territorio. In formativa e il motore del coordinamento. senso che alcuni specializzandi vengono quest’ottica gli Ordini potrebbero, come Inoltre, l’introduzione del Decreto legislativo utilizzati impropriamente e, invece di ho detto, unire le loro forze per favorire un n. 368 del 1999, una sorta di contratto essere formati, vengono sottodimensionati cambio della legislazione». degli specializzandi ancora in essere e perché l’Università e i docenti inseguono Quanto alle proteste dei giovani medici che che si proponeva di allineare le scuole di gli obiettivi di budget previsti per l’unità frequentano il corso triennale di Medicina specializzazione mediche agli standard operativa. Da qui l’inutilizzo ai fini della generale, Trapani, concordando sulle europei, non ha reso il percorso formativo formazione». sacrosante ragioni della protesta, ricorda specialistico del medico, almeno sulla carta, «Per ovviare a questa situazione – prosegue che «è giusto che i medici del corso di MG [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 12 Martino Trapani FORMAZIONE vengano detassati dall’Irpef e valorizzati (l’intervistato chiede l’anonimato a causa attraverso l’adozione di un contratto di di un contenzioso giudiziario in atto formazione specifica di medicina generale, con la Scuola di specialità, n.d.r.) che, con maggiore responsabilità assistenziale riferendosi alla realtà di tutte le Scuole di all’interno del percorso formativo- specialità italiane, afferma: «Le riforme professionale, il che si tradurrebbe della Università che si sono succedute nell’avere Medici di Famiglia meglio dagli anni ‘20/’30 del secolo scorso in formati, con beneficio per la popolazione e poi, hanno concesso gradi di autonomia con una migliore allocazione delle risorse da sempre crescenti, fino a un vero e proprio parte delle Regioni». autogoverno dei singoli atenei. Questo «I problemi sono tanti – rileva Trapani – da grande margine di autonomia libera di fatto quello culturale a quello dei docenti che le Università da qualsiasi forma di controllo devono cambiare mentalità, avvicinarsi che arrivi dall’esterno: in pratica rispondono di più al mondo dei giovani soprattutto solo a se stesse, ancorché finanziate con per quanto riguarda la loro formazione. soldi pubblici». Una premessa, secondo Università e mondo del lavoro sono due X.Y., necessaria per comprendere la aspetti diversi: mentre la maggior parte dei situazione in cui versano i medici in colleghi esce dall’Università teoricamente formazione specialistica. preparatissima, sul campo invece si ritrova «Esiste un programma elaborato dal a non avere una casistica adeguata. Ministero della Pubblica Istruzione e della A fronte di una casistica limitata, quindi Università che prevede nel dettaglio quali di un buco formativo, entrare nel mondo tipologie e quante attività lo specializzando del lavoro diventa complesso perché, con i deve svolgere nel corso dei suoi studi fondi ridotti come oggi giorno, il datore di per potere raggiungere il titolo legale di lavoro seleziona solo i migliori che possono specialista. Si tratta di un programma consentirgli di portare avanti un servizio. obbligatorio redatto recependo indicazioni carattere burocratico: compilazione di E qui subentra per i colleghi il blocco, precise dalla Unione europea: il titolo di cartelle cliniche, consensi a procedure cioè quella sorta di selezione che spesso specialista infatti, come quello di medico diagnostico/terapeutiche, lavoro di “data avvantaggia i “soliti noti”. chirurgo, sono equivalenti e spendibili in entry” o, al contrario, di estrapolazione dati Bisogna cambiare approccio culturale, qualsiasi Stato dell’Unione. Alla singola per articoli su ricerche scientifiche condotte bisogna eliminare gli sprechi, i Università il compito di mettere in pratica da altri o anche solo a carattere compilativo finanziamenti a pioggia e convogliare il programma. I libretti-diari consegnati e non sperimentale. Queste mansioni le risorse esistenti sulle realtà formative singolarmente allo specializzando hanno burocratico/amministrative vengono svolte cercando di avere il coraggio di investire lo scopo di annotare e certificare le attività in nome e per conto di professori e medici nella buona formazione, nella ricerca e svolte che, a fine anno, dovranno collimare strutturati dediti nella realtà a tutt’altro». nell’innovazione tecnologica. con le indicazioni di numero e qualità di X.Y. osserva inoltre che « gli specializzandi Solo questo potrà farci ripartire e fare attività previste». in ambito chirurgico quando vengono sì che i colleghi restino a lavorare in «Ma – annota X.Y. – nella realtà tutto questo chiamati in sala operatoria sono relegati Italia fermando quella che viene definita non avviene. La quasi totalità dei medici a ruoli risibili, come tenere divaricato il l’emorragia dei cervelli». italiani in formazione specialistica viene campo operatorio, spesso in assenza della considerata alla stregua del “servetto di visuale di ciò che in realtà avviene sul bottega”, manovalanza non qualificata, tavolo operatorio...Tutto questo perché a basso costo, buona per ogni scopo. non esiste un progetto di formazione. Le Un fiume in piena la disamina di X.Y. La mansioni che più frequentemente lo lezioni di didattica formale frontale spesso specializzando in un ateneo italiano specializzando si vede attribuire sono di non esistono e, quando ci sono, si riducono Sconcerto e rabbia nella parole di uno specializzando [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 13 FORMAZIONE a poche ore di lezione nel corso dell’anno avere più rimborsi e quindi per fare più trattamento che, quando finalmente arriva, accademico affastellate a ridosso dell’esame profitti. Il tempo dedicato alla formazione spesso si dimostra più difficoltoso e costoso finale per il passaggio all’anno successivo». è dunque considerato una grave perdita per le complicanze intervenute durante X.Y. si spinge oltre affermando: economica che non ci si può permettere. l’attesa. Ne consegue che i costi della «Questi nostri colleghi, iscritti al nostro Un ragionamento che più sbagliato non prolungata degenza e dei trattamenti più stesso Ordine professionale, vengono potrebbe essere perché già adesso si complessi lievitano esponenzialmente». doppiamente umiliati e offesi sia perché vedono i disastrosi effetti dovuti alla grande «Ma non è tutto – prosegue X.Y. – perché viene loro negata la formazione prevista quantità di medici specialisti assunti dalle anche i medici invecchiano e vanno in per legge, sia perché vengono privati della amministrazioni ospedaliere che, a causa pensione. Da chi vengono sostituiti dal propria dignità di professionisti e relegati della formazione assolutamente inadeguata, momento che i giovani medici non sono a un ruolo servile, anche nei confronti del non sono in grado di svolgere le più stati formati? La cultura medica e chirurgica personale paramedico». comuni mansioni richieste. Il risultato è che di questo Paese anziché progredire, Ma come è possibile che tutto questo questi medici continuano, da strutturati, regredisce, perché le conoscenze accada nell’indifferenza/connivenza a svolgere una funzione ausiliaria, nel non vengono trasmesse alle nuove generale? A questo proposito X.Y. afferma senso che continuano a essere dei gregari generazioni che non possono innovare che: «La maggior parte degli atenei che smistano tanto dell’immenso lavoro e avanzare rispetto al livello scientifico italiani falsifica, od omette di compilare, burocratico degli ospedali». delle generazioni precedenti: non hanno la documentazione certificante le effettive «I medici (e chirurghi) più anziani, cioè acquisito nemmeno le conoscenze che attività svolte dagli specializzandi. Questa i meglio formati – prosegue X.Y. nel suo appartenevano ai loro predecessori! gigantesca truffa ai danni dello Stato e sfogo – sono gli unici professionalmente Le considerazioni di carattere etico e dei medici specializzati e specializzandi va autonomi e a loro è delegato il compito di deontologico che ne conseguono sono avanti da anni, senza che incredibilmente portare avanti l’effettiva attività assistenziale. ovvie e si riassumono nella constatazione nessuno abbia mai voluto/potuto indagarla Ma il DRG incombe, e bisogna andare di che la popolazione non può essere e dimostrarla, anche se in realtà sarebbe fretta, ed ecco che questi medici esperti adeguatamente tutelata e trattata a causa facile farlo. Basterebbe confrontare quello devono produrre la maggiore quantità dell’involuzione della conoscenza medica. che viene certificato in ciascun libretto- possibile di attività assistenziale, a scapito Né va trascurato l’ormai insostenibile diario del medico in formazione specialistica della qualità del servizio e della trasmissione peso economico conseguente al e la rispettiva casistica assistenziale della conoscenza alle generazioni dei vertiginoso aumento del contenzioso registrata dai nosocomi presso i quali si medici più giovani. Le conseguenze di legale a seguito dei casi di “malpractice”: svolge la loro formazione». questo circolo vizioso sono drammatiche e risulta infatti evidente a tutti che chi non già da tempo evidenti. La prima che balza è adeguatamente formato ha molte più agli occhi è che, in realtà, non vi è alcun possibilità di commettere errori anche con risparmio in termini economici, al contrario conseguenze drammatiche». La ragione alla base del desolante quadro vi è una notevole perdita. Un esempio per X.Y. conclude osservando che «la mancata descritto, secondo X.Y. sarebbero da tutti è l’ospedale di media-piccola grandezza formazione dei medici specializzandi è una implicare al fatto che «gli atenei, ricevuti che deve accogliere un’urgenza chirurgica grave piaga sociale non più sostenibile, né i finanziamenti pubblici e le tasse (di qualsiasi genere, generale piuttosto che dal punto di vista deontologico né tanto universitarie degli specializzandi, forti ortopedica). meno da quello economico. Nell’interesse della loro autonomia decidono di dirottare Il giovane chirurgo che non è stato generale del Paese, le amministrazioni questi fondi verso usi diversi da quelli per adeguatamente formato, non è in grado di regionali e universitarie, che sono insieme cui sono stati erogati, senza dover rendere trattarla. Il paziente viene trasferito in un co-intestatarie dei contratti di formazione conto delle proprie scelte. Lo stesso sistema centro più grosso, dove convergono casi specialistica dei medici, devono dunque di rimborso delle spese sanitarie (DRG) simili. Questo comporta un intasamento attivarsi per fare cessare immediatamente costringe tutti gli ospedali (universitari in quel centro, con i pazienti costretti ad questa situazione di illegalità legata alla e non) ad abbattere i tempi di lavoro per attendere giorni e giorni per un corretto mancata formazione». L’eccessiva autonomia degli atenei [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 14 n ATTUALITÀ Prestazioni all’asta Valerio Brucoli Ma qual è il loro valore? La qualità, sia scientifica che umana, ha una sua valenza e quindi un costo che, ovviamente, deve essere equo. E i pazienti sembrano averlo capito L a commercializzazione della anzi lo si è appena conosciuto: stiamo parlando professione avanza e con essa della pratica sempre più diffusa di farsi fare visita, considerato tale, ma direi che, a grandi linee, “serio”. Sarebbe poi interessante capire chi è emergono nuove problematiche. esami radiologici e quant’altro da chi li promette il dentista tradizionale qui si prende la sua Una di queste è quella che potremmo definire insistentemente gratis, fatto salvo poi proseguire rivincita rispetto a chi assimila la propria visione la “parcellizzazione della terapia”, che consiste le cure presso un altro medico ritenuto più dell’odontoiatria (ma vale anche per le altre nel prendere un piano di cura e trasformarlo affidabile. La ragione che viene opposta alla specialità) a quella da supermarket. È chiaro in una somma di singole prestazioni da far mancata consegna è che il tutto non è stato che la commercializzazione della professione eseguire al miglior offerente. Nel caso, per pagato, come dire che è chiaro che tutto questo i suoi danni, che vanno recuperati, li ha “migliore offerente”, non si intende tanto il più è gratuito solo se successivamente fai il lavoro, fatti: la visita è considerata più un momento bravo, bensì il più economico. Anche se non altrimenti no. Una ragione valida dal punto di funzionale al preventivo che altro (tanto si è sempre vero. È però sicuramente vero per i vista commerciale, basata sul non si fa niente per può rifare), la radiografia si suppone che da siti che mettono all’asta le singole prestazioni e niente, che però è lontana anni luce dalla filosofia tutte le parti abbia il medesimo standard (al vince il collega che fa l’offerta più bassa, o per del Codice Deontologico (art. 23 continuità delle limite la si rifà, era gratis… c’è il discorso dei quelli in cui si acquistano pacchetti di prestazioni cure, art. 25 documentazione clinica, art. 27 libera raggi, ma tant’è…), igiene e sbiancamenti sottocosto, o dove l’offerta medica è associata scelta del medico, art. 28 fiducia del cittadino), poco ci manca che non siano considerati cosa alla piega dal parrucchiere piuttosto che alla dalla filosofia di un dettato costituzionale che da estetista (fraintendimento comprensibile, serata in pizzeria. Uscendo dall’ambito web, vede nella salute un bene non monetizzabile, data la somiglianza tra alcune pubblicità di ma sempre ispirati dalla ricerca del prezzo più dalla filosofia di singole leggi (quando non aperta centri odontoiatrici e centri estetici). Però direi basso, abbiamo i recenti furti a tappeto negli violazione) come quella che vieta l’esposizione che il concetto che la bocca è una, e persa studi odontoiatrici del vicentino a “sostegno” – della popolazione a radiazioni inutili. quella non ce n’è una di riserva, comincia a pare – del low cost dei paesi dell’est. È ispirata passare: sintomatico è come la discussione sulla al risparmio anche la proposta inviata dal La qualità ha il suo costo Ministero della Salute alla Conferenza Stato Qualcuno potrebbe parlare di perfetto togliere peso alla laurea in quanto tale, valutando Regioni che delega all’infermiere visita, diagnosi adattamento della specie, il paziente, che in invece il dove si è presa) sia diventato oggetto e prescrizione; oppure quanto è alla firma in tempo di crisi e di aumento dei ticket sfrutta di confronto pubblico. Questo significa che la regione Toscana, di utilizzare le igieniste per la tutte le situazioni che gli si prospettano, dal qualità, sia scientifica che umana, ha ancora prima visita nelle scuole, in una sorta di triage sottocosto in giù: un adattamento che però una sua valenza e diventa ragionevole che odontoiatrico primario. Esiste però un altro suggerisce diverse riflessioni a cui dovremmo abbia un costo, ovviamente equo. Cioè quello genere di situazioni, la cui punta dell’iceberg porre molta attenzione. Innanzi tutto il fatto che che dice il Codice Deontologico: un qualcosa è rappresentata dai pazienti che telefonano se costa poco vale poco comincia a far breccia che i pazienti pare comincino a padroneggiare all’Ordine perché, deciso di cambiare medico, il anche tra i pazienti: che il dentista sia caro in ogni meglio di alcuni nostri colleghi che si sentono vecchio curante non consegna loro diario clinico caso non è più un luogo comune indiscutibile commercialmente più avanti degli altri, non e/o esami diagnostici. Si tratta di un vecchio e sempre più pazienti capiscono che la cura rendendosi conto di quale trend, deleterio per curante che in molti casi proprio vecchio non è, “seria” è meglio farla da un professionista tutta la categoria, favoriscano. [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 15 cancellazione del valore legale della laurea (cioè n L’INTERVISTA Quelli fra sogno e realtà Roberto Carminati l’attività dell’ordinario di psichiatria milanese Silvio Scarone ha a che fare soprattutto col rapporto fra fenomeni o disturbi del sonno e alterazioni patologiche della mente e ha attraversato quarant’anni di storia medica italiana. e la passione che lo ha animato, assicura, è la stessa delle giovani leve Q uando si dice il destino. Certo, prima persona. «Ho conseguito la laurea a rileggere la sua vicenda nel 1972 e nel 1976 mi sono specializzato personale e professionale, oggi in Psichiatria – ha raccontato – svolgendo il dottor Silvio Scarone ci assicura che contemporaneamente la professione di «se qualcuno me lo avesse pronosticato medicina generale e le attività di ricerca di sicuro non ci avrei creduto». Dal 2003 visto che allora questa duplice mansione Scarone è direttore del Dipartimento di era prevista e consentita. Fra il 1973 e il 1985 Salute Mentale dell’Ospedale milanese San di fatto ho continuato a operare sia come Paolo e dal 2002 professore ordinario di tipico dottore della mutua sia all’interno di Psichiatria all’Università di Milano. una clinica psichiatrica». potevo aspettare quel che sarebbe accaduto Ma in effetti, se avesse dato retta a quanto gli era stato consigliato da una psicologa E nel frattempo i suoi interessi l’hanno in seguito grazie alle relazioni con gli studi quando ancora frequentava le scuole condotta anche all’estero. di Anthony Kales. Il sonno divenne il mio elementari, il suo percorso professionale È così. Fra il 1977 e il 1978 ho avuto modo ambito prediletto di ricerca, sino alla tesi avrebbe potuto prendere una direzione ben di seguire un percorso di post dottorato di specialità redatta sulle analogie e le diversa. «La medicina in realtà è sempre negli Stati Uniti e per l’esattezza a Hershey somiglianze riscontrabili fra il sogno e la stata il mio pallino e nel colloquio con la in Pennsylvania, presso il dipartimento di follia. consulente lo motivai con il fatto che non Psichiatria della locale Università di Stato, avevo paura del sangue», ha detto il dottor dove sono entrato in contatto con gli studi Come è proseguita la liaison? Silvio Scarone al Bollettino dell’ordine dei sui disturbi del sonno del dottor Anthony Il lavoro di dottorato era di tipo concettuale medici di Milano, «ma a seguito di una prova Kales, fra i padri fondatori della ricerca e basato sulle argomentazioni forti utili attitudinale pratica mi fu raccomandata scientifica sulla fisiologia e sulla patologia a sostenere la sussistenza del legame. l’agraria». Il professore che da quattro anni del sonno. Per intenderci, ero a due passi Successivamente il mio obiettivo si è è anche presidente del Consiglio per i corsi dalle terre degli Amish immortalati dal invece concentrato sulle connessioni fra le di laurea e direttore della Scuola di specialità film The witness con Harrison Ford, anche alterazioni del funzionamento della mente fu il primo a sorprendersene, poiché giura se non ho avuto particolari occasioni di e la deprivazione dal sonno oppure sulle di non avere «alcuna predisposizione per incontro con la loro peculiare comunità. indagini circa le fasi cosiddette Rem e le le attività manuali» e per buona pace sua manifestazioni quali per esempio gli stati di e della consulente preferì tirar dritto. In Fu un colpo di fulmine, che direzioni e su quali strade in Italia o professionalmente parlando? all’estero è stato lui stesso a narrarcelo in Diciamo che ancora una volta non mi [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 16 depressione più o meno acuti. Qual è stato il punto di approdo? L’INTERVISTA lontana dai miei territori di interesse al dipartimento di Salute mentale sono specifici. Quel che mi interessava però in carico anche i compiti della assistenza nella fattispecie era la ricerca di tipo neuro psichiatrica. Si tratta di un’esperienza scientifico riguardo le basi biologiche della umana molto forte che mi offre continui schizofrenia che resta ancora un enigma spunti di riflessione circa i fattori di scientifico e clinico. estremo stress che accentuano le già gravi problematiche della permanenza in cella. In che termini parla di “enigmi” Intervenire dal punto di vista sanitario in o “misteri” della schizofrenia? situazioni limite di questo tenore è quanto In senso proprio. Tuttora molti dei suoi mai difficoltoso sia per via dell’elevao aspetti restano inestricabili. Per dirla tutta contenuto di emotività espressa sia neppure la sua effettiva natura è lampante e pure per i problemi gravi di tipo clinico non sono chiari gli eventuali guasti e farmacologico che la condizione di che la influenzano a livello cerebrale. reclusione, sovente molto lunga, comporta. Nel corso dei miei studi mi sono ritrovato In quest’ottica mi sembra importante il a studiare manifestazioni di questo lavoro di collaborazione con i colleghi genere sulla scorta dei processi pavloviani psicologi, per lavorare insieme sulla oppure delle indagini sul sonno e le situazione di stress. funzioni corticali superiori o di quelle che chiamano in causa le asimmetrie Condizioni di stress elevato cerebrali aventi a che fare con il sogno o la caratterizzano in generale l’esistenza fantasia. attuale di molti individui. All’interno di un simile quadro il ricorso alla Comprese le similitudini fra il delirio psichiatria è maggiore che non nel Mi piace ricordare che attualmente è e la fantasia creatrice? passato? attivo presso il nostro dipartimento, e Alcuni degli esperimenti cui ho preso La Psichiatria di per sé rimane la stessa grazie al lavoro entusiasta di un gruppo parte se ne sono occupati scandagliando con la sua forte valenza umanistica e con di giovanissimi ricercatori, un laboratorio la contiguità fra delirio e immaginazione, l’uomo, come entità indivisibile al centro specializzato e focalizzato proprio sulla laddove un fantasioso è in grado di dei suoi interessi. Certo le stime dicono struttura del sogno e sulle sue basi riconoscere l’irrealtà dei suoi pensieri che un 10% della popolazione soffre di biologiche che in taluni casi presentano e il delirante invece no. E ho iniziato a disturbi che ricadrebbero sotto l’egida sorprendenti equivalenze con la struttura chiedermi se si trattasse di un problema della psichiatria. In realtà ritengo vi sia formale della follia. Mentre dal mio di qualità o di quantità, di peso delle un’emergenza di problematiche strutturali canto seguo l’evoluzione della cura per le percezioni facendo tesoro anche delle e cioè relative al rapporto stesso dell’uomo psicopatologie delle psicosi in relazione osservazioni su gioco e realtà concreta. con la società nella quale si trova a vivere e operare, mentre la tendenza, eccessiva a anche alle attività oniriche, dunque ancora Nel contesto di alcuni progetti mio avviso, a psichiatrizzare le situazioni, del San Paolo ha operato nelle carceri. conduce verso una crescita esponenziale Ha fatto parte anche di gruppi di studio Con quali riscontri? e spesso non giustificata del ricorso agli scientifico dedicati a questi temi. Vuole Il principale progetto nel quale sono psicofarmaci. parlarcene? stato coinvolto risale a circa cinque anni Sono stato in contatto con la Scuole fa, ma è stato ripreso recentemente, Vorrebbe addentrarsi più di Psicoterapia che hanno l’immaginazione poiché l’ospedale San Paolo ha assunto la approfonditamente nella tematica? e la reverie alla base dei loro presupposti responsabilità della assistenza sanitaria Si sono moltiplicate le diagnosi di disturbo teorici, anche se la psicoanalisi è piuttosto delle carceri milanesi e, di conseguenza, mentale e con i concetti di spettro di una volta alle tipicità del sogno. [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 17 L’INTERVISTA malattia o di malattia sotto soglia si sono alla terapia e al miglioramento della qualità contemporaneamente allargati i criteri della vita: tutti aspetti che richiedono un di inclusione. Questo contribuisce ad grande dispendio di energie. I programmi aumentare il rischio di psichiatrizzazione di recupero riabilitativo e di rinserimento della società, come ha anche sottolineato lavorativo sono molto costosi e assorbono recentemente Allen Frances, uno dei una quantità rilevante di risorse umane ed padri fondatori della moderna nosografia economiche. Ci hanno però consentito, psichiatrica, in occasione di una sua e in questo l’Italia è sin qui l’unico Paese conferenza presso il nostro Ospedale. In al mondo, di chiudere definitivamente le conseguenza di ciò si assiste a un aumento porte degli ospedali psichiatrici. esponenziale dell’utilizzo di farmaci E quali altre differenze rileva fra la ansiolitici e antidepressivi. professione medica di allora e quella C’è un maggiore o minore bisogno attuale? di psichiatri rispetto all’epoca in cui Una dipendenza, forse eccessiva anche Lei ha esordito? se comprensibile, dell’assistenza medica Credo che il bisogno sia aumentato perché dalle risorse economiche. I costi sono la strutturazione dei servizi e la cura incrementati in modo straordinario, il all’individuo è aumentata e si è passati dalla miglioramento delle cure ha portato a una custodia, che richiedeva pochissime risorse, drastica riduzione della mortalità (pensiamo 250 PUBBLICAZIONI SULLA BIOLOGIA DEI DISTURBI MENTALI il professor Silvio Scarone è nato il 26 luglio del 1947 e dopo essersi laureato in medicina e chirurgia nel 1972 si è specializzato in psichiatria quattro anni dopo. È stato post-doctoral fellow presso il dipartimento di psichiatria della pennsylvania State university dal 1977 al 1978. Qui si è occupato di clinica e terapia dei disturbi del sonno. prima come contrattista quadriennale e poi come ricercatore ha svolto attività didattica, di ricerca e assistenziale all’istituto di Clinica psichiatrica dell’università degli Studi di Milano dal 1972 al 1988; presso l’istituto scientifico San raffaele dal 1988 al 1995 e dal 1996 a oggi presso il polo universitario San paolo di Milano. Scarone ha operato come professore associato di psichiatria della facoltà medica dell’università di Milano dal 1988 al 2001 dove fra il 2002 e il 2005 è stato anche professore straordinario. Da sette anni vi è impegnato nel ruolo di professore ordinario di psichiatria. Fra 1988 e 1996 è stato primario di psichiatria del dipartimento di Scienze neuropsichiatriche dell’ospedale San raffaele e dal 1996 ha svolto la medesima mansione al San paolo, dove dal 2003 è anche direttore del dipartimento di Salute mentale. Direttore della scuola di specializzazione in psichiatria per il triennio 2008-2011, è presidente del Consiglio di coordinamento didattico del corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia alla facoltà di Medicina della Statale di Milano, presso il polo del San paolo, per il periodo 2009-2012. Silvio Scarone ha firmato nel corso della sua carriera circa 250 pubblicazioni sui temi della biologia dei disturbi mentali fra [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 18 articoli, capitoli di libri e trattati; ed è regolarmente invitato a tenere lezioni, conferenze e corsi su argomenti inerenti la biologia e la clinica psichiatrica. Ha curato la stesura di oltre cento tesi di laurea o di specializzazione e la sua attività di ricerca si è esplicata in particolare nei settori della neuropsicologia e nella psicologia cognitiva dei disturbi psicotici, nella neurofisiologia dei disturbi del sonno, nei disturbi dell’umore, nella psiconeuroendocrinologia. Svolge inoltre mansioni di gestione clinica dell’unità operativa clinicizzata di psichiatria dell’azienda ospedaliera San paolo e di gestione del dipartimento di Salute mentale della stessa azienda. L’INTERVISTA un lato l’allungamento dei tempi prima di potere vivere del proprio lavoro; e dall’altro il fatto che prepararsi all’ingresso alla specialità significa anche giocoforza perdere di vista la Medicina come scienza dell’uomo, costretti come sono gli studenti a frequentare fin dal quarto o dal quinto anno di corso, il reparto specialistico dove poi sono destinati a elaborare la loro tesi di laurea. E quali altri problemi sottendono oggi all’esercizio della professione o vocazione medica? Intravedo sull’esempio negativo di quanto è andato consolidandosi negli Stati Uniti un fiorire di cause assicurative o puramente legali per ogni presunto caso di malpractice sanitaria, la cosiddetta malasanità. E questo potrebbe essere a mio avviso uno alle patologie tumorali o alla Sindrome da si presentavano i periodi stagionali scenario penalizzante poiché diffonderebbe immunodeficienza acquisita o Aids) ma a dell’influenza. La visita domiciliare allora una eccessiva cautela nell’intervenire e un carico assistenziale molto costoso che comportava non soltanto la vicinanza al genererebbe una medicina eccessivamente si allunga nel tempo. A ciò si aggiunga la paziente ma anche l’introdursi e il vedere difensiva per il timore delle eventuali crescente longevità della popolazione. Il da vicino il suo ambiente di vita, la sua conseguenze legali. Credo che sia risultato è che ben presto il dilemma su tavola apparecchiata, la famiglia presente necessario fare molta attenzione perché chi curare e chi no potrebbe diventare al completo se si arrivava all’ ora di cena. questi timori rischiano di minare alla base il imperante con problemi etici molto Se fosse possibile ancora, lo consiglierei reclutamento di forze fresche di cui c’è gran importanti. Le patologie più croniche, più vivamente anche agli studenti con cui mi bisogno. complesse e perciò più costose potrebbero rapporto quasi quotidianamente. Una professione-vocazione che si trovare difficoltà a essere accettate negli ospedali, di conseguenza l’ultima Per loro sarà invece più difficile nutre di passioni a prova di sacrificio. parola circa le possibilità e le strategie accedere a un rapporto umano tanto Percepisce una simile passione presso terapeutiche rischiano di spettare più alle stretto? quegli studenti e quei giovani coi quali risorse di budget che ai medici, con una Credo che abbiano di fronte un compito opera come docente a stretto contatto? relativa perdita del senso della missione del di importanza pressoché vitale anche se Pure a fronte di uno scenario professionale Medico, che si dovrebbe sempre avere ben ritengo che il loro oggi sia un percorso così radicalmente mutato rispetto a quello presente difficoltoso e accidentato. Basti pensare dei miei primi passi nel settore non ho al fatto che per me il passaggio dalla esitazioni nel rispondere positivamente a Nella sua esperienza lo è stato? laurea all’apertura di uno studio è stato questa domanda. I giovani sono tuttora Sicuramente sì. Parlo di fasi della mia rapido mentre al momento bisogna animati da una passione forte che è già vita professionale da medico generico avere comunque una specializzazione, riscontrabile nei ragazzi iscritti ai primi anni in cui le visite a domicilio ora desuete compresa quella di medico di famiglia. di corso. E questo ci può rendere molto si susseguivano a ritmi vicini alla Non intendo in alcun modo metterne in ottimisti circa il futuro di questa splendida decina al giorno, specialmente quando discussione l’utilità, ma sottolineare da professione. [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 19 n FINESTRA SULLA PSICHIATRIA La depressione nell’anziano: un problema emergente Dott. Costanzo Gala Direttore UOP 51 – AO San Paolo Milano www.depressioneanziano.it Non solo è aumentato il numero di vecchi ma anche il numero degli anni che si vivono da vecchi residua attesa. All’inizio del Novecento la e percepirsi parte attiva della società sia speranza media di vita alla nascita era di continuando a lavorare sia attraverso circa 50 anni, sia per i maschi che per le attività di volontariato. Purtroppo, sebbene donne. siano sempre più numerosi gli anziani che La nuova sfida è vivere da vecchi confrontandosi con la vecchiaia conservano un buono stato di salute fisica e mentale è anche vero che in questa fascia di età aumentano le patologie croniche e invalidanti, tra cui la depressione. Attualmente la speranza media di vita si è In effetti, si calcola che una depressione allungata e supera abbondantemente gli clinicamente significativa è riscontrabile 80 anni per le donne, mentre è lievemente nel 10% della popolazione anziana e il inferiore per gli uomini, e in futuro questo tasso di prevalenza raggiunge il 40% se si fenomeno subirà un ulteriore incremento. considerano anche le forme di depressione Pertanto gli anni che mediamente lieve. Ne sono affette maggiormente restano da vivere oltre la soglia dei le donne rispetto agli uomini con un 65 anni superano ampiamente i venti. rapporto di circa 2:1. Sia la prevalenza a popolazione anziana è in Questi cambiamenti socio demografici che l’incidenza di depressione maggiore rapida crescita a ragione richiedono parallelamente un’evoluzione raddoppiano dopo i 70-85 anni. Secondo le delle migliorate condizioni di psicologica e culturale capace, come indica stime dell’Organizzazione Mondiale della vita e degli avanzamenti della tecnologia l’Organizzazione Mondiale della Sanità, di Sanità entro il 2020 la depressione sarà la medica; infatti si stima che nel 2030 ci “dare vita agli anni e non solo anni alla vita”. seconda causa principale di disabilità nel saranno 2 miliardi di anziani nel mondo. In Rivalutare l’età anziana significa mondo, dopo le patologie cardiovascolari. particolare, attualmente, nella popolazione promuovere le risorse ancora attive italiana gli ultra sessantacinquenni sono nell’individuo e prevenirne una loro circa il 20% della popolazione totale. eventuale compromissione, evitando Il problema non è “essere vecchi” ma “sentirsi vecchi” Attualmente siamo lontani dall’assolutezza la diffusa equazione tra anzianità e Inoltre, poiché è strettamente legato alla dell’affermazione di Cicerone “Senectus periodo invalidante e di inattività. È depressione non si può non affrontare il ipsa morbus est” poiché l’età della tale l’interesse nei confronti di questo tema del suicidio nell’età anziana. decadenza fisica si è spostata decisamente fenomeno che la Commissione Europea Infatti sindromi depressive sono presenti in avanti ed è più razionale sostituire al ha proposto il 2012 come “Anno europeo nell’80% dei soggetti con età superiore concetto statico di età anziana un concetto per l’invecchiamento attivo” con l’obiettivo ai 74 anni che commettono suicidio e dinamico di invecchiamento, tenendo di creare maggiori opportunità per gli l’ideazione suicidaria è strettamente conto non degli anni già vissuti ma di anziani affinché possano mantenere il più correlata alla gravità della depressione. quelli che restano da vivere, cioè della vita a lungo possibile un buon livello di salute Il sesso più colpito è quello maschile con L [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 20 FINESTRA SULLA PSICHIATRIA Vincent Willem Gogh Sulla soglia dell’eternità, 1890 un rapporto uomini/donne di circa 8 a 1. perdite. Più frequentemente della Il tasso di suicidio negli uomini con età popolazione giovane-adulta, gli anziani superiore ai 65 anni è pari a quella della possono incorrere nella perdita della fascia di età compresa tra i 18 e i 25 e salute, dell’efficienza fisica e sessuale, cresce in modo preoccupante soprattutto dell’autonomia, e dopo il pensionamento negli anziani che superano gli 85 anni. vengono meno il ruolo, il prestigio e È stato anche evidenziato che l’anziano che la sicurezza economica di un tempo. mette in atto un intento suicidario viene Infine dal punto di vista relazionale, vi visitato dal proprio medico di medicina sono ulteriori perdite affettive, come la generale nei giorni che precedono mancanza del coniuge, di parenti o amici l’evento. Pertanto viene consigliato di intimi. indagare sempre l’intenzionalità suicidaria nell’anziano in cui siano presenti i Quali sono i fattori di rischio? fattori di rischio. Le conseguenze della Sesso femminile depressione nella popolazione anziana I dati in letteratura confermano che, così vanno dalla diminuzione della qualità di come si osserva nelle altre fasce di età vita all’aumento della mortalità; è stato anche nella depressione dell’età anziana osservato che la depressione è un fattore il sesso più colpito, con una prevalenza di di rischio indipendente di mortalità in 2:1, è quello femminile. pazienti anziani nei sei mesi successivi al ricovero per infarto miocardico. Quali le cause della depressione nell’anziano? Anamnesi familiare o personale positiva per depressione Una storia pregressa di depressione familiare e/o personale è di estrema Biologiche: il cervello anziano subisce importanza non solo come dato genetico cambiamenti biochimici e strutturali, eredo-familiare ma anche quale indicatore quali una riduzione della disponibilità di strategie di adattamento poco efficaci di dei neurotrasmettitori a livello sinaptico fronte a situazione stressanti. Il rischio di (acetilcolina, dopamina, noradrenalina, depressione in persone con un precedente serotonina), una modificazione della episodio depressivo è 4 volte più elevato sensibilità recettoriale e un incremento rispetto ai soggetti senza precedenti. degli enzimi deputati al metabolismo Le esperienze di perdita specifiche dell’età anziana • del ruolo lavorativo e sociale • degli affetti • della memoria • della salute • dell’autonomia • dell’energia • della stima di sé • del senso per gli altri dei neurotrasmettitori stessi. Anche Il lutto le modificazioni del Sistema Nervoso Il lutto rappresenta l’esperienza più Centrale, sia macro che microscopiche, dolorosa dell’età anziana ed è il più proprie della senescenza e soprattutto la importante fattore di rischio di insorgenza presenza di processi organici degenerativi di depressione. Tale evento è connotato o di lesioni (es: ictus, Malattia di Parkinson, da sentimenti di disperazione e senso di Demenze) costituiscono un importante smarrimento in quanto il soggetto, oltre fattore di rischio per lo sviluppo di un ad aver perso la persona amata, deve quadro depressivo. imparare a vivere e pensare non più Psicosociali: la senescenza rappresenta come facente parte della coppia ma come le percentuali si aggirano intorno al 39% il periodo dell’esistenza in cui più individuo singolo. A due mesi dalla perdita e a due anni il 6% presenta depressione frequentemente il soggetto si trova del coniuge circa la metà dei soggetti maggiore, il 13% depressione minore e a far fronte a continue e spesso simultanee sviluppa una forma depressiva, a un anno l’11% depressione subsindromica. [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 21 FINESTRA SULLA PSICHIATRIA Aspetti generali della sintomatologia depressiva • Umore (affettività) • Triste, cupo, infelice, melanconico, arido, preoccupato, irritabile • Funzioni cognitive-intellettive • Perdita di interesse, difficoltà di concentrazione, scarsa autostima, contenuto di pensiero negativo, indecisione, senso di colpa, allucinazioni, deliri • Comportamento • Rallentamento o agitazione psicomotoria, facilità al pianto, ritiro sociale, dipendenza, suicidio • Aspetti somatici (sfera fisica) • Disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), astenia, riduzione o aumento dell’appetito, calo o incremento ponderale, turbe gastrointestinali, riduzione della libido, sintomi fisici dolorosi Tristezza e malattia depressiva: da non confondere Cause di deficit della memoria nel paziente depresso • riduzione della motivazione • pensieri negativi • incertezza • rallentamento del pensiero • ansia • riduzione dell’attenzione • rimuginazioni continue • ridotta concentrazione sintomi depressivi possono quindi essere TRISTEZZA DEPRESSIONE Durata Breve Cronica Gravità È limitata ai fatti che l’hanno determinata Coinvolge tutto Fattori scatenanti Sempre presenti Possibili Personalità Vari tipi di carattere Carattere depressivo somatici. È stato osservato che negli Caratteristiche Lascia intatta la vita Rompe l’equilibrio psichico precedente anziani che attribuiscono la depressione malinterpretati come naturali conseguenze della vecchiaia. Inoltre la persona anziana tende più frequentemente a esprimere il proprio stato depressivo attraverso sintomi alla loro età gudicano che non sia importante parlare del loro disturbo con La solitudine soggetto anziano, prima di essere attribuita il medico. Anche questo atteggiamento È un altro importante fattore di rischio e a variabili unicamente psichiatriche, contribuisce a un mancato riconoscimento non è solo determinato dall’assenza o dalla deve essere indagata considerando sia la e trattamento della patologia depressiva perdita di supporti affettivi familiari, ma presenza di patologie mediche (es: ipo- negli anziani. È quindi importante un anche dalla riduzione dei contatti e rapporti ipertiroidismo), sia il ruolo che le terapie percorso informativo ed educativo che sociali e di amicizia, determinati a volte da farmacologiche in atto possono avere a spieghi agli anziani che la depressione limitazioni fisiche e spesso dalle modifiche livello cerebrale. Per esempio farmaci di non fa parte del normale processo di culturali e sociali della nostra città. comune uso nel soggetti anziani (per es. invecchiamento. antiipertensivi, chemioterapici, analgesici, Una malattia fisica invalidante corticosteroidi, antiulcera, ipnoinducenti, L’esperienza di malattia non determina antiparkinsoniani) possono indurre di per sé Memoria e depressione, la cosiddetta “pseudodemenza” soltanto una rottura dell’equilibrio una sintomatologia depressiva. Spesso l’anziano si rivolge al medico somatico ma anche di quello psicologico. lamentando una diminuzione della In generale la comparsa di malattie Perché non è riconosciuta? croniche e disabilitanti rende l’anziano La malattia depressiva è spesso confusa di una demenza. Invece è molto frequente vulnerabile all’insorgenza di depressione, con la tristezza. Sebbene il termine che i sintomi di riduzione della memoria in particolare i dati in letteratura indicano “depressione” e “tristezza” siano spesso siano causati da una depressione nascosta. correlazioni statisticamente significative tra utilizzati nel linguaggio comune come Si parla in questi casi di pseudodemenza depressione senile e patologie organiche sinonimi la tristezza non è depressione, è depressiva e la cura delle depressione tra cui: M. di Parkinson, M. di Alzheimer, una comune emozione, al pari di rabbia, comporta un netto miglioramento della sclerosi multipla, ictus, diabete, tumori gioia, disgusto, sorpresa, paura ecc. La memoria. (pancreas, encefalo). difficoltà diagnostica nel riconoscimento memoria. In questi casi la paura è quella della depressione è dovuta al pregiudizio Quali i sintomi? Farmacoterapie che la depressione accompagni un La depressione è una malattia La presenza di sintomi depressivi in un normale processo dell’invecchiamento e i psicosomatica che coinvolge l’affettività, [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 22 FINESTRA SULLA PSICHIATRIA le funzioni cognitive, il comportamento tipologia del farmaco, sia in termini di a livello cerebrale la riduzione di quei e il corpo (vedi box: “Aspetti generali quantità del farmaco, sia in termini di mediatori chimici di cui si è parlato nel della sintomatologia depressiva”). Nella durata del trattamento. Quello della durata paragrafo precedente, ma è anche vero il depressione non sono più presenti le è un aspetto molto importante poiché si contrario: vari tipi di psicoterapia sono in normali oscillazioni dell’umore ma si vive deve consigliare al paziente di proseguire grado di riparare i danni biochimici indotti uno stato di tristezza continuo assimilabile le cure anche dopo la scomparsa dei dallo stress e dalla depressione. Pertanto, a un dolore cronico. sintomi. soprattutto se ci si trova di fronte a una La tristezza perde la sua funzione Infatti, obiettivo del trattamento depressione di grado lieve o moderato, adattativa, è una sofferenza profonda antidepressivo, oltre al controllo la psicoterapia si è dimostrata efficace e mal definibile, persistente e radicata, sintomatologico della fase acuta, è quanto la farmacoterapia. La psicoterapia scollegata da nuovi stimoli, e che non porta quello di mantenere la remissione e può essere di carattere individuale o di a individuare nuove possibilità e soluzioni. prevenire le ricadute. Ciò è possibile gruppo. Gli orientamenti psicoterapici Niente sembra poter cambiare questo anche grazie all’azione, soprattutto possono essere di tipo psicodinamico, stato, capita che nulla sia più capace di far a livello ippocampale, sui livelli di supportivo, cognitivo, comportamentale e provare piacere. fattori neurotrofici (es. Brain Derived interpersonale. Il funzionamento dell’organismo risulta Neurotrophic Factor - BDNF) che alterato in suoi aspetti fondamentali hanno un ruolo fondamentale in quei Farmacoterapia + Psicoterapia (appetito, sonno, desiderio sessuale), fenomeni di plasticità sinaptica che sono Tutte le evidenze in letteratura indicano così come l’espressione del viso, il tono la neurofisiologica modifica cerebrale che nell’anziano, così come nell’adulto, la della voce, la velocità dei movimenti e corrispondente al miglioramento massima efficacia terapeutica non solo in del parlare, la percezione dell’energia sintomatologico. termini di remissione dall’episodio indice, disponibile per impegnarsi in una qualsiasi Quando si instaura una terapia ma anche di prevenzione delle ricadute attività. Tutto richiede uno sforzo enorme. antidepressiva è fondamentale analizzare è data dall’integrazione di entrambi gli I pensieri tendono a essere negativi, tutto attentamente le interazioni tra farmaci approcci terapeutici. è “nero” o irrisolvibile. Il corpo è stanco, assunti e la presenza di patologie dolorante o “consumato” dall’inquietudine, mediche concomitanti. Ad oggi l’utilizzo più fragile. E’difficile concentrarsi, di inibitori selettivi del reuptake di pianificare, la memoria sembra non serotonina (SSRIs) e inibitori del Quando inviare l’anziano depresso allo specialista psichiatra funzionare più come prima. Le relazioni reuptake di serotonina e noradrenalina • È presente una patologia organica i con gli altri, gli impegni di ogni giorno (SNRIs) rappresenta il trattamento di cui sintomi e segni rendono difficile la diventano faticosi, se non impossibili. elezione. Per quanto riguarda la scelta diagnosi differenziale con una patologia Come curare la depressione del farmaco il trattamento deve essere orientato dai differenti tipi di cluster depressiva • I sintomi compaiono in un contesto La depressione, se correttamente sintomatologici: apatia, anedonia, di perdite, declino della salute fisica o riconosciuta, può essere efficacemente rallentamento psicomotorio e anergia disabilità tali che solo uno psichiatra curata nell’85% attraverso vari tipi di sembra rispondano meglio al trattamento può determinare se sia indicata una intervento. con molecole antidepressive duali psicoterapia o vada aggiunta anche una (SNRIs), mentre sintomi quali ansia, Farmacoterapia agitazione psicomotoria e umore disforico Nella persona depressa si osserva sono più responsivi al trattamento con una riduzione a livello cerebrale di serotoninergici. terapia farmacologica antidepressiva • Il paziente ha ideazione suicidaria o ha messo in atto un tentato suicidio • Il paziente ha deliri o allucinazioni • Il medico di medicina generale ha neurotrasmettitori. Quindi uno dei presidi più importanti per superare la depressione Psicoterapia difficoltà nella scelta dell’antidepressivo è quello di assumere farmaci antidepressivi È ormai dimostrato che non solo gli eventi a causa della presenza di comorbilità in modo adeguato sia in termini di stressanti negativi possono determinare organiche e di conseguenti politerapie.n [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 23 LUOGHI SIMBOLO Il “Policlinico”, un museo in divenire di Pierluigi Altea paolo galimberti, responsabile del Servizio Beni Culturali della Fondazione irCCS Ca’ granda ospedale Maggiore policlinico di Milano, l’unica realtà ospedaliera lombarda a essersi dotata di un simile servizio, spiega perché il “policlinico” ha le caratteristiche per essere la sede ideale di un museo di storia della medicina Il cortile dell’ospedale nel Seicento I l Policlinico di Milano, così dell’Università degli Studi di Milano. portò tre grandi novità. La prima, a dire come lo conoscono oggi i La costruzione del fabbricato sforzesco il vero comune agli ospedali del centro- milanesi, è sorto a partire risale alla metà del XV secolo, anche se nord Italia ma anche a quelli europei, fu dal 1891 come ampliamento dell’antico l’opera fu ultimata solo nel 1805. Con di carattere gestionale: la nuova struttura edificio dell’Ospedale Maggiore una capienza di oltre 2 mila posti letto, ebbe autorità amministrativa sugli altri di Milano, più noto con il nome di l’ospedale, in grado di soddisfare le ospedali già presenti nel ducato, da cui Ca’ Granda, divenuta poi la sede esigenze dell’intero Ducato di Milano, il nome Maggiore. La seconda, riguardò [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 24 LUOGHI SIMBOLO modello europeo e in particolare su quello tedesco e francese, i padiglioni furono dedicati ai benefattori che ne permisero la costruzione. «Se ci si reca al padiglione Litta, ad esempio, che è il più antico e forse anche il più bello, perché il meno manomesso nel tempo – spiega Paolo Galimberti – c’è un ritratto di Alfonso Litta a cui è dedicato l’edificio, con un epigrafe che racconta Elioterapia al Policlinico Pronto soccorso l’architettura: sebbene fino ad allora fossero adibiti a luoghi di cura ambienti di risulta, come le foresterie dei monasteri, la nuova struttura fu progettata invece volutamente come ospedale. Ma fu la terza, quella più importante, la vera rivoluzione: l’Ospedale Maggiore, a differenza dell’ospedale medievale che accoglieva chiunque (il pellegrino, il mendicante e il bambino abbandonato), nacque come ospedale espressamente per acuti. A partire dalla fine dell’800, ricorda Paolo Galimberti, Responsabile del Servizio Beni Culturali della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, l’ospedale subì ampliamenti (sotto la sua ala nascono normativi, sotto la denominazione di le vicende che hanno portato alla nascita gli istituti Clinici di Perfezionamento, Ospedale Maggiore resterà unicamente il della costruzione. L’architettura del l’Istituto Ostetrico Ginecologico Policlinico con la qualifica però di IRCCS, fabbricato ricalca quella cittadina, dove Mangiagalli e il Nuovo Ospedale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere lo stile neorinascimentale o neogotico, Maggiore di Niguarda, più recentemente Scientifico. la scelta dei materiali, ma anche delle l’Ospedale di Sesto San Giovanni piante collocate nel giardino, rimandano sino a quando, con l’autonomia che i Un ospedale legato ai suoi benefattori nuovi istituti assunsero in virtù delle Quando iniziò l’ampliamento Policlinico, pur sorgendo nel pieno centro riforme succedutesi e dei nuovi assetti dell’Ospedale col Policlinico, sul di Milano, viene percepito come se fosse e l’Ospedale San Carlo Borromeo) [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 25 ad una progettazione ben precisa». Curiosamente, fa notare Galimberti, il LUOGHI SIMBOLO in un’area isolata della città, filosofia questa che poi venne adottata davvero nel Novecento quando gli ospedali di nuova costruzione furono posti in periferia. «Se sia meglio l’uno o l’altro di modello, questo non so dirlo – ammette Galimberti – di sicuro mi sembra molto interessante lo stretto legame del Policlinico con la città. In fondo, se pensiamo che i degenti sono parte della società urbana e che i medici, il personale, gli amministratori sono parte dell’élite intellettuale e culturale di Milano, si capisce come l’ospedale sia sempre stato all’interno di relazioni molti forti e di legami stretti con la metropoli». Ma sono anche altri i luoghi storici del Policlinico, alcuni dei quali però negli anni hanno subìto qualche trasformazione. «Il padiglione Monteggia, ad esempio – dice Galimberti – è uno di questi: è stato abbattuto, poi riedificato con la stessa dimensione e inaugurato nel 2009. Il padiglione Padiglione coniugi Sacco 1929 Cesarina Riva, in via Commenda, ma anche i padiglioni intitolati ai coniugi Sacco o ai fratelli Zonda sono invece strutture che, pur avendo conservato l’aspetto storico esterno, al loro interno sono stati totalmente ammodernati secondo le esigenze attuali». Un servizio unico nel suo genere La sede del Servizio Beni Culturali della Fondazione che amministra Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano, ufficio istituito in questi ultimi anni, è stata edificata nel 1637. Una sede dunque in perfetta linea con il patrimonio storico che l’ufficio diretto da Paolo Galimberti ha il compito di tutelare, una realtà di assoluto rilievo nel panorama italiano per la straordinaria ricchezza dei propri beni culturali, che si configurano come un Padiglione chirurgico Zonda sistema omogeneo di notevole ampiezza [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 26 LUOGHI SIMBOLO e complessità. «Il nostro servizio – spiega Galimberti – svolge anche una intensa attività di studio, ricerca e pubblicazione. Abbiamo una costante presenza di studiosi (per tesi di laurea o di dottorato, pubblicazioni, tirocini) e rapporti di collaborazione con le università milanesi. Il Servizio Beni Culturali è socio della Associazione Nazionale Archivistica Italiana e della Società Storica Lombarda». L’Archivio storico, fa sapere il responsabile del servizio Beni Culturali del Policlinico, conserva i documenti dell’amministrazione ospedaliera a partire dal secolo XI (talvolta muniti di miniature o sigilli e di rilevante importanza storica); per un totale di circa 15 mila cartelle, 3600 registri, 16 mila pergamene, 700 mappe. La “Sezione amministrativa” conserva gli atti relativi alla vita dell’Ospedale tra XIX e XX secolo (tra cui la fondazione e l’amministrazione degli ospedali di Niguarda, Sesto San Giovanni, San Carlo fino allo scorporo avvenuto nel 1977). Alle Allieve infermiere 1960 serie principali sono uniti altri importanti fondi archivistici con documenti dal sec. XV al XX (Ospedale della Senavra, Santa Caterina alla Ruota, Congregazione di Carità, Agenzie di campagna, OO.PP. Macchi, Del Sesto, Secco Comneno, Ponti, Parravicini), e Collezioni particolari con i materiali più antichi e preziosi (diplomi, codici, autografi, pergamene archivi ereditari); archivi di terzi e donazioni (si segnala quello della famiglia Litta). I depositi dell’archivio si sviluppano per circa 3000 metri lineari di scaffalatura. «La Biblioteca storica di medicina, invece – chiarisce Galimberti – conserva circa 17 mila volumi antichi, 36 mila opuscoli, 600 testate di periodici, 36 manoscritti, dall’anno 1476 al 1950. Della biblioteca fanno parte altri fondi librari minori pervenuti grazie a donazioni (circa 700 voll., dal XVII al XX secolo). Al patrimonio [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 27 LUOGHI SIMBOLO librario si deve aggiungere anche la forniscono informazioni tecniche sul «A testimonianza dell’attività dell’antica Biblioteca medica della Fondazione patrimonio terriero ed edilizio, mentre Spezieria – aggiunge Galimberti – Donati e una biblioteca di consultazione una percentuale significativa riproduce conserviamo i vasi di farmacia in maiolica di cui è dotato l’Archivio storico. Dal le opere d’arte di proprietà dell’ente. (n. 150) dei sec. XVII-XVIII, i mortai in 2005 si sono aggiunti alle collezioni Particolarmente interessanti sono bronzo e altri oggetti. Poi, abbiamo una anche i fondi della clinica Mangiagalli, le fotografie private dei benefattori cospicua raccolta di strumentazione particolarmente rilevanti per antichità e dell’ospedale». medico-chirurgica di interesse storico specializzazione delle opere (circa 20.000 I Beni artistici ammontano a circa 2.500 (dal secolo XVIII al XX). Nel 2005 volumi, comprendenti 580 testate di pezzi, tra dipinti, sculture e oggetti di abbiamo acquisito anche le collezioni periodici)». varia tipologia, dal sec. XVI al XX. Tra della Clinica Mangiagalli: una raccolta di La Fototeca invece comprende gli autori: il Moretto, il Guercino, Ceruti, circa 200 strumenti ostetrico ginecologici stampe, lastre fotografiche, negativi Adler, Hayez, Vela, Segantini, Gola, di enorme interesse storico, e un museo e positivi per un totale di circa 29.000 Carrà, Casorati, Sironi, Tadini. Un ricco teratologico». immagini dalla metà dell’Ottocento patrimonio al quale si sommano altre ad oggi, ora raggruppate in una serie, collezioni di oggetti di interesse storico e Come far rivivere la storia recuperandole dalle diverse pratiche artistico (186 medaglie commemorative Il patrimonio storico e culturale della d’archivio. «Le immagini fotografiche e onorificenze, 33 campane di bronzo Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale – spiega Galimberti – documentano dei sec. XVIII-XIX provenienti dai poderi Maggiore Policlinico di Milano ha tutte le la vita ospedaliera: edifici, attività dell’Ente, nonché casseforti antiche, caratteristiche per diventare un museo. svolte, eventi e cerimonie, inoltre mobili e oggetti d’arredamento). «Sì, perché è un’istituzione, questa, che a [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 28 LUOGHI SIMBOLO infatti avere strumenti del XVII e XVIII di conservazione – dice Galimberti – secolo e non avere nulla della seconda perché l’ospedale è ancora operativo metà del XX secolo, anche se non è così e dunque in qualche modo ancora più facile stabilire oggi cosa sarà di interesse legato al presente. Insomma, un museo domani. In ogni caso, conservare almeno così concepito all’interno della nostra un esemplare dell’ultima tipologia di realtà consentirebbe di far rivivere un certo strumento è già significativo». la storia della medicina, ponendola Ma il punto di forza della Fondazione in relazione alle strumentazioni e alle IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore metodologie odierne». Chissà poi se Policlinico di Milano non è solo negli una maggior conoscenza della storia oggetti. «Poter abbinare un certo consentirebbe ai medici di migliorare strumentario, ad esempio – illustra il anche il rapporto con il paziente, direttore dei Beni Culturali del Policlinico quell’elemento che la moderna medicina Milano non esiste – spiega Galimberti – – a un certo documento d’archivio, ma a volte sembra avere temporaneamente ma neppure in Lombardia, considerando anche ad una pubblicazione presente accantonato? «Personalmente credo che solo l’Università degli Studi di Pavia nella nostra biblioteca, oltre che al ritratto che un arricchimento umano e culturale e poche altre realtà hanno dato spazio del medico che l’ha impiegato, con la abbia sempre una ricaduta positiva sulla alla storia della medicina». A parte i foto d’epoca del padiglione dove quel set professione – asserisce Galimberti – beni architettonici e artistici già di per sé era in uso, consente di avere un sistema conoscere la storia aiuta a lavorare meglio conservati all’interno del Policlinico, il di beni culturali che si illuminano a e a comprendere che i temi principali Servizio Beni Culturali della Fondazione vicenda e permettono di comprendere della medicina sono i medesimi, sebbene in questi ultimi anni ha raccolto diversi davvero un’epoca». Ma il vantaggio del siano cambiati i modi per svilupparli. oggetti, donati o dismessi, che potevano Policlinico sulle altre collezioni presenti Sono del parere che quanto più lunga avere qualche interesse storico. «Siamo in Italia, è anche un altro. «Ritengo che la è la prospettiva con il passato, tanto arrivati al punto che prima di una Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale più possiamo prevedere e organizzarci dismissione veniamo sempre interpellati Maggiore Policlinico di Milano sia il meglio per il futuro e questo di per sé è – dice Galimberti – sarebbe un paradosso luogo più idoneo per questa operazione un grande vantaggio». [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 29 ■ ROBOTICA Chirurgia mini-invasiva Assunta Ascione, Antonio Galfano, Aldo Massimo Bocciardi Struttura Complessa di Urologia, Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano La prostatectomia radicale robotica al Niguarda I l tumore della prostata L’intervento tradizionale di prostatectomia catetere, ma il graduale recupero riguarda è a oggi la neoplasia più radicale retropubica, messo a punto da quasi tutti i pazienti, tanto che a un anno frequente al mondo, seguito Patrick Craig Walsh a Baltimora alla fine di distanza dall’intervento l’85- 95% dei a breve distanza dai tumori polmonari. degli anni ’80, è purtroppo gravato da due pazienti risulta essere continente (3). Ciononostante, non si tratta di un tumore complicanze che incidono notevolmente Negli ultimi 10 anni, l’avvento delle nuove a elevata mortalità, visto che meno di 10 sulla qualità di vita dei pazienti operati: tecnologie ha portato allo sviluppo di su 100 malati di tumore della prostata l’impotenza e l’incontinenza. Nel primo nuove tecniche (in particolar modo la moriranno a causa della neoplasia (1). caso, subito dopo l’intervento tutti i laparoscopia e la robotica) in grado di Nei tumori prostatici clinicamente pazienti riferiscono un’assenza completa ridurre l’invasività dell’intervento e le localizzati, le linee guida urologiche di di erezioni, che viene recuperata all’incirca complicanze postoperatorie. Se con la riferimento (prodotte dalla European dal 50-60% dei pazienti giovani entro 1 laparoscopia, in effetti, la riduzione delle Association of Urology) raccomandano la anno dall’intervento. Per quanto riguarda complicanze riguardava solo il tasso prostatectomia radicale come trattamento l’incontinenza, invece, la maggior parte di trasfusioni e la più rapida ripresa di scelta in pazienti con una buona dei pazienti operati riferisce problemi di dell’attività lavorativa, la prostatectomia aspettativa di vita (2). incontinenza subito dopo la rimozione del robotica (più propriamente Figura 1 [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 30 ROBOTICA “prostatectomia laparoscopica robotassistita” – in sigla RALP) ha permesso un recupero più rapido della continenza urinaria (con all’incirca il 50% di pazienti continenti subito dopo l’intervento) e un maggior recupero della potenza (con circa il 70-80% dei pazienti che recuperano le erezioni a un anno di distanza) (3). Il robot Da Vinci Ma cos’è il robot Da Vinci, con cui viene effettuata la prostatectomia radicale Figura 2 robotica? E in che modo la robotica ha migliorato le cose? Il robot Da Vinci (figura 1) è uno essere utilizzata da un secondo chirurgo. delle erezioni a un mese dall’intervento. strumento costituito da una consolle, su Sfruttando in toto le potenzialità della Il tutto, chiaramente, confortato da cui lavora il chirurgo lontano dal paziente, tecnologia robotica, il Direttore della risultati oncologici simili alla chirurgia e dai bracci operativi che vengono Struttura Complessa di Urologia, Aldo robotica tradizionale in termini di margini montati sul paziente da un assistente Bocciardi, ha sviluppato una nuova chirurgici positivi e sopravvivenza libera al tavolo operatorio. Questo strumento tecnica di prostatectomia robotica (in da malattia a 1 anno dall’intervento (5). permette di effettuare un intervento sigla BARALP – Bocciardi Approach for Ancora una volta, i passi avanti della in laparoscopia, con una visione RALP) passando attraverso uno spazio tecnologia aiutano il progresso della tridimensionale ingrandita di 12 volte, anatomico usualmente non utilizzato Medicina a vantaggio dei nostri pazienti, con degli strumenti con un’estremità dagli urologi, lo spazio di Douglas e Milano è all’avanguardia nel recepire e più snodabile del polso umano, con dei (figura 2), che permette di effettuare sfruttare questo genere di risorse. movimenti molto più raffinati della mano la prostatectomia radicale senza umana (al movimento di 3 cm della mano danneggiare, incidere, attraversare ne corrisponde uno di 1 cm del braccio o addirittura vedere le strutture robotico), azzerando anche i tremori fini anatomiche tradizionalmente imputate della mano del chirurgo. come responsabili dei danni alla A Milano e dintorni sono presenti quasi continenza urinaria e alla potenza sessuale 10 robot Da Vinci, comprati negli anni dai (i bundles vascolo-nervosi, i legamenti migliori ospedali del territorio. Esistono pubo-prostatici, il plesso di Santorini, in commercio robot Da Vinci di diverse le arterie pudende accessorie, il “velo di generazioni, con 3 o 4 braccia, e con Afrodite” ecc.) (4) gradi diversi di tecnologia. L’Ospedale Abbiamo già effettuato quasi 180 Niguarda, nelle sale operatorie del interventi con questa tecnica, ottenendo Blocco Sud, inaugurate alla fine del risultati che hanno sorpreso noi stessi 2010 e caratterizzate da un’elevatissima fin dai primi casi: i dati (ancora in fase integrazione tecnologica, in gennaio di pubblicazione, in parte già presentati 2011 è stato tra i primi ospedali in Italia – e premiati – al congresso della società a possedere l’ultimo modello di robot (il europea di urologia) mostrano finora Da Vinci Si), che ha 4 braccia operative, come il 95% dei pazienti sia continente una visione ancora migliore e permette di immediatamente dopo l’intervento e associare una seconda consolle che può circa il 40% dei pazienti abbia una ripresa [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 31 Bibliografia 1. Siegel R, Naishadham D, Jemal A. Cancer statistics, 2012. CA Cancer J Clin. 2012 JanFeb;62(1):10-29. doi: 10.3322/caac.20138. 2. Heidenreich A, Bellmunt J, Bolla M, Joniau S, Mason M, Matveev V, Mottet N, Schmid HP, van der Kwast T, Wiegel T, Zattoni F; European Association of Urology. EAU guidelines on prostate cancer. Part 1: screening, diagnosis, and treatment of clinically localised disease. Eur Urol. 2011 Jan;59(1):61-71. 3. Ficarra V, Novara G, Artibani W, Cestari A, Galfano A, Graefen M, Guazzoni G, Guillonneau B, Menon M, Montorsi F, Patel V, Rassweiler J, Van Poppel H. Retropubic, laparoscopic, and robot-assisted radical prostatectomy: a systematic review and cumulative analysis of comparative studies. Eur Urol. 2009 May;55(5):1037-63 4. Galfano A, Ascione A, Grimaldi S, Petralia G, Strada E, Bocciardi AM. A new anatomic approach for robot-assisted laparoscopic prostatectomy: a feasibility study for completely intrafascial surgery. Eur Urol. 2010 Sep;58(3):457-61 5. A new Retzius-sparing anatomic approach for RALP. Preliminary results for the first 20 cases of a totally intrafascial technique. n FINESTRA SULL’ODONTOIATRIA Alimentazione e prevenzione di malattie di denti e gengive Giovanni Lodi Gli odontoiatri sono tra gli specialisti che maggiormente hanno studiato gli effetti degli alimenti sulla salute, dimostrandone le conseguenze a carico delle strutture del cavo orale S iamo quello che mangiamo. Questo detto è un raro esempio di sintesi tra saggezza popolare e evidenze scientifiche. Da sempre sappiamo che una buona dieta è importante per la salute: addirittura quello che è considerato il primo esempio di studio controllato è un episodio biblico in cui vengono messi a confronto le abitudini alimentari della corte di Babilonia con quelle del profeta Daniele (Daniele 1. 8-16). Vincerà la dieta vegana del giovane ebreo a base di legumi e acqua (anche se l’aiuto di Dio deve essere considerato un importante bias). E se fino a un secolo fa il più comune problema alimentare era rappresentato dalla scarsezza, oggi è l’obesità a essere considerato uno dei più urgenti problemi di salute pubblica, non solo nei paesi occidentali, in quanto fattore di rischio per alcuni delle principali malattie croniche tra cui diabete, patologia cardiovascolare e cancro. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità gli obesi mondiali sono quasi raddoppiati tra il 1980 e il 2008, in Europa oltre il 50% della popolazione è sovrappeso, circa uno su 5 è obeso e, sempre nel nostro continente, l’obesità è responsabile, a seconda del Paese, del 2-8% della spesa sanitaria e del 10-13% delle morti. Oltre che sullo [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 32 FINESTRA SULL’ODONTOIATRIA stato di salute individuale, quello che mangiamo ha anche un importante effetto su ambiente, economia e società, e la diversa sostenibilità delle diete è un fattore spesso decisivo a favore di regimi alimentari che, come quelle in cui il consumo di proteine animali sono ridotte o eliminate, richiedono un minor dispendio di energia, acqua e un ridotto sfruttamento della terra. Questi elementi, oltre alla sempre maggiore sensibilità nei confronti di tematiche etiche ed animaliste, hanno determinato una continua crescita del numero di individui che eliminano dalla dieta il consumo di carni (vegetariani) o che i vegani abbiano un pH salivare significativamente più acido e soffrano più radicalmente, di qualsiasi alimento più frequentemente di lesioni da di origine animale (vegani). demineralizzazione dello smalto (white Alimenti e salute del cavo orale spot). Anche il numero di otturazioni è superiore tra i vegani, mentre la Gli odontoiatri sono tra gli specialisti quantità di placca e la salute delle che maggiormente hanno studiato gengive sembra invece non essere gli effetti degli alimenti sulla salute, dimostrandone le conseguenze a carico influenzata dalla dieta. Questi dati sono in qualche modo confermati dallo delle strutture del cavo orale, facendo studio polacco, che con un disegno dell’educazione alimentare uno degli sostanzialmente sovrapponibile, mostra interventi chiave nel trattamento e la una maggior frequenza di lesioni a prevenzione delle più comuni malattie di denti e gengive. Non stupisce quindi carico dei tessuti duri tra i vegetariani rispetto ai soggetti che non seguivano la recente pubblicazione da parte di una dieta particolare, benché le riviste odontoiatriche europee di due differenze non raggiungessero studi, uno italiano e uno polacco, che significatività statistica. Questo hanno voluto indagare gli effetti sulla studio ci offre però anche una chiave salute orale rispettivamente delle interpretativa, perché i soggetti che diete vegana e vegetariana. I risultati partecipavano alla ricerca riempivano sono in qualche modo sorprendenti. un questionario sulle abitudini Nello studio italiano gli autori hanno alimentari, i cui risultati sembrano esaminato diversi indicatori di salute suggerire che tra i vegetariani sia orale in un gruppo di soggetti che da più frequente il consumo di alimenti almeno 18 mesi seguivano una dieta acidi quali mele, pomodori, arance, vegana e confrontandoli con quelli mandarini e pompelmi, così come di ottenuti da un gruppo che seguiva succhi di frutta e di aceto. È quindi una dieta comprendente proteine e possibile che un eccesso di cibi di derivati animali. Ebbene, per quanto origine vegetali, acidi e comunque riguarda i tessuti duri sembrerebbe [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 33 ricchi di zuccheri, nonostante i ben documentati effetti benefici, possa rappresentare un fattore di rischio per i denti, di cui l’odontoiatra deve tener conto nel pianificare, insieme al paziente, programmi preventivi, di igiene orale e terapeutici. È necessario sottolineare che questi risultati sono da considerarsi ancora preliminari, e necessitano di essere confermati da altre ricerche, infatti il numero di soggetti arruolati è complessivamente modesto e ad entrambi gli studi non mancano alcuni problemi metodologici. Ciononostante ci dicono però qualcosa di importante: che se è giusto che le abitudini alimentari si modifichino sulla base delle conoscenze mediche, è altrettanto importante che la medicina aggiorni le proprie conoscenze sulla base delle nuove abitudini alimentari.n Referenze Herman K, Czajczyn �ska-Waszkiewicz A, Kowalczyk-Zajac M, Dobrzyn �ski M. Assessment of the influence of vegetarian diet on the occurrence of erosive and abrasive cavities in hard tooth tissues. Postepy Hig Med Dosw (Online). 2011 Nov 25;65:764-9 Laffranchi L, Zotti F, Bonetti S, Dalessandri D, Fontana P. Oral implications of the vegan diet: observational study. Minerva Stomatol. 2010 NovDec;59(11-12):583-91 CONCORSO LETTERARIO Il bianco e il nero Cristiano Ravalli A conclusione del Concorso Letterario indetto dal nostro Ordine, pubblichiamo i migliori racconti. Su questo numero vi proponiamo il secondo classificato di Cristiano Ravalli I Marco era seduto, concentrato sui bottoni disse Marco con un mezzo sorriso, bianchi opalescenti del camice, attaccati da dimenticandosi di salutare. un filo di cotone arrotolato che sembrava La ragazza, a metà tra lo spaventato un cordone ombelicale ma che, forse, dei e l’interdetto, si bloccò nella cabina e cordoni ombelicali aveva solo le sembianze replicò: “buon giorno, è lei il sostituto del nella sua mente che, dopo la laurea e dopo Dott. Giorgi?” il primo anno di specializzazione, trasferiva “Si, ma ho appena chiuso lo studio, sono ogni visione in un assunto medico. le 18 e 30 passate”, disse guardando il suo Era la sua prima sostituzione di un medico orologio che, a dire il vero, segnava le 18 e di famiglia anche se non era la sua prima 30 in punto. “Può tornare lunedì pomeriggio estate di lavoro. Gli altri anni tuttavia i lavori alle 16 e 30 se non è una cosa urgente”. erano ben diversi. Quando quella frase uscì dalla sua bocca già All’improvviso notò, nell’orologio rotondo si pentì di averla pronunziata. Un po’ perché appeso alla parete, che erano le 18 e 25. la perfidia di voler punire quella ritardataria Pochissimi pazienti avevano varcato la non si addiceva ad un medico; un po’ soglia di quello studio in quel venerdì perché realizzò la figura che aveva davanti agostano. Si alzò deciso, appese il camice ed un brivido di sudore e di vergogna all’appendiabiti situato dietro la porta, percorse la sua schiena dal collo ai lombi, l camice aperto, profumato chiuse le malandate tapparelle e si avviò senza che la camicia fosse i grado di di bucato, sebbene non più all’uscita, pensando alla reperibilità assorbirlo. I lunghi capelli neri, lisci e lucenti candido a causa dei frequenti della mattina seguente. Sentì il rumore circondavano un viso scarno e marmoreo lavaggi, cadeva largo sulle spalle di Marco, dell’ascensore che si metteva in moto e che mal di accostava ad una stagione seduto davanti ad una scrivania non sua, disse fra sé: “ecco magari arriva il solito estiva in cui tutti manifestano abbronzature in uno ambulatorio non suo. Era un’estate paziente dell’ultimo minuto”. dorate. Le giugulari correvano nette e torrida, di quelle estati che Milano conosce Infatti l’ascensore si fermò al piano. La vistose ai lati del collo e, alle tempie, alcune bene. Senza sole, senza nuvole visibili ma tentazione di scendere dalle scale fu forte venuzze incoronavano quel volto bello e con un cielo fumoso ed odioso che non ma decise di desistere da quello che poteva sofferente. lascia permeare nulla, imprigionando sembrare una fuga infida e di sfidare il Una bellezza algida e malinconica l’aria e costringendo le persone a rimanere paziente in un faccia a faccia di formalismi. evidenziata dagli occhi neri dal contorno immobili per evitare di sudare. “Non avrà bisogno del medico, spero”, leggermente e perfettamente allungato, [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 34 CONCORSO LETTERARIO Anna raccolse due sassi ben levigati, posti uno accanto all’altro. La forma ovale metteva ancora di più in risalto il loro opposto colore: uno era bianco e l’altro era nero. Ma di un bianco e di un nero intenso e completo, senza sfumature. lasciava trasparire la sua sofferenza. Marco abbassò gli occhi e disse: “scusi se sono stato scortese. Di cosa ha bisogno ?” La paziente rispose sommessamente “avrei tumide nascoste da un sobrio make-up, lasciarsi andare con qualcuno: con un solo bisogno della prescrizione delle mie associate a quei lividi sulle braccia furono estraneo che, per formazione ed etica, medicine; mi sono resa conto che non facili indizi anche per un medico alle prime non avrebbe avuto i pregiudizi e la paura riesco a coprire il fine settimana; ma se è un armi: talassemia major. che, in quegli anni, la gente aveva nei problema torno lunedì”. C’era però qualcosa in più: quello sguardo confronti dei malati di AIDS, malattia “Ho chiuso lo studio, possiamo appoggiarci melanconico e perso, imperscrutabile considerata come una punizione divina al bar qui sotto se si tratta solo di una solo ad un occhio inesperto. Mentre comminata per comportamenti immorali. prescrizione, così le offro anche qualcosa scriveva la prescrizione notò, con la coda Anna invece era in credito con la vita. Già per farmi perdonare la maleducazione. dell’occhio, un sussulto, a stento trattenuto aveva pagato caro il pedaggio di questa Mi scusi ancora ma è stata una settimana in quel corpo così fragile. Alcune lacrime esistenza. La talassemia le aveva portato pesante”, disse sommessamente il medico. inumidirono delicatamente la pelle eburnea via la fanciullezza e l’adolescenza e l’AIDS La ragazza annuì senza proferire parola e per cadere, silenziose, sulla tovaglia colore le aveva portato via la maturità. Dopo si infilarono nel bar sottostante, rinfrescati ocra del tavolino. Marco capì quel qualcosa quella frase banale di Marco si instaurò dalla folata di aria gelida del locale rispetto di più che, in quegli anni, era frequente una conversazione franca e lo sfogo di una alla coltre d’afa della strada. riscontare in quei pazienti che hanno paziente appena conosciuta si trasformò in Si sedettero al tavolino e, ordinati due subito trasfusioni come la talassemia major un profondo confronto che il medico prima succhi di frutta, Marco si decise a rompere richiede. Una doppia condanna che la vita e l’amico poi seppero affrontare. quel silenzio imbarazzato, estraendo il riserva a pochi per preservarne altri o forse Passò un’ora da quelle prime lacrime presto blocco delle prescrizioni: “di che farmaci ha per un diabolico accanimento del destino. asciugate dal conforto di uno sconosciuto. bisogno?”, chiese, concentrato, sul ghiaccio Era la prima volta che si trovava ad Si definiva una ragazza che non ha vissuto flottante sulla superficie spumosa del suo affrontare un paziente, ad un tavolino di un e il cui futuro era tanto incerto quanto bicchiere. Mentre la ragazza pronunciava bar, colto dalla disperazione della malattia. il suo passato e che cercava di trovare il nome dei farmaci, il giovane medico Nella vita professionale ne incontrò molti conforto nelle poche cose che la vita e le notava i lividi posti nell’incavo del gomito. altri ma, in quella prima occasione, non persone le avevano donato: piccoli gesti Cominciò un rapido gioco diagnostico ebbe il coraggio di porre una mano sulla che, dall’infanzia trascorsa nelle stanze a cui gli studi degli ultimi anni, i tirocini spalla come invece seppe fare altre volte. degli ospedali, la accompagnarono alla età ospedalieri e le domande imperanti dei Rimase immobile con lo sguardo sulla adulta, senza gli eccessi dell’adolescenza suoi tutors lo avevano abituato. Una sorta sua bevanda, vergognandosi della sua e senza la sicurezza della maturità. Nel di puzzle mentale in cui, dagli elementi incapacità a gestire quella situazione. corso della conversazione si confidarono di oggettivi occorre porre delle possibilità Disse la cosa più banale e scontata che essere soli nella città estiva e si accordarono diagnostiche in ordine di probabilità. anche l’uomo della strada avrebbe per cenare insieme. Si congedarono con La magrezza, il pallore, la facies detto. “ Coraggio, non deve lasciarsi una lieve stretta di mano sapendo che il caratterizzata da zigomi prominenti, la andare”. Ma forse Anna, questo era il congedo sarebbe stato breve. Infatti si radice del naso infossata, le palpebre suo nome, aveva proprio necessità di sarebbero incontrati dopo due ore. Marco [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 35 CONCORSO LETTERARIO avanti in una piccola ansa del fiume. Tornò camminando lungo la riva, con l’andatura del funambolo, a causa delle grosse pietre poste sul greto. Risero quel giorno più degli altri, storpiando con sagacia i nomi delle cose e delle persone, saltando da un masso all’altro, spingendosi nell’acqua bassa, come due adolescenti dopo la scuola. Seduto con i piedi nell’acqua Marco guardava le libellule che, in equilibrio sulla superficie, si raccoglievano tra un sasso e l’altro e, come lui, si perdevano immobili in un mondo agli altri sconosciuto. non sapeva se stava facendo la cosa giusta. riservatezza e il suo carattere schivo ben si Una delle prime regole di un medico è il addicevano alla sua origine appenninica. distacco emotivo al fine di poter meglio Di questo parlarono, cenando e affrontare il paziente e le sue malattie. In passeggiando sulle sponde del naviglio, fondo però, pensò che quella ragazza non unico luogo ove, nella città snaturata, i era poi una sua paziente e che il conforto superstiti potevano trovare luci e colori. e la speranza facevano parte della terapia. La domenica si recarono sulle sponde di un Inconsciamente sorrise quando si sorprese fiume, comunicando sentimenti e pensieri a fare quei pensieri: a trovare degli alibi ma mai affrontando il tema della malattia. ad un comportamento poco etico per un Marco aveva portato il costume da bagno medico. All’ora dell’appuntamento Marco e, spogliatosi, entrò nelle fredde e mosse Anna raccolse due sassi ben levigati, arrivò con un po’ di ritardo e trovò Anna acque del fiume. Anna vestiva una maglietta posti uno accanto all’altro. La forma ovale che osservava quel grande albero che a mezza maniche che lasciava intravedere metteva ancora di più in risalto il loro adornava la larga piazza vicina alla zona dei l’elastico del costume da bagno e così opposto colore: uno era bianco e l’altro era navigli. “È una quercia”, disse Marco senza la invitò a spogliarsi ed a unirsi a lui. Lei nero. Ma di un bianco e di un nero intenso salutare.” Una quercia rossa, piantata per rifiutò ma si levò la t-shirt. La sua pelle e completo, senza sfumature. Li pose sulla commemorare i caduti della prima guerra risultava ancora più chiara e brillante stessa mano dalle dita affusolate e dalle mondiale ed ha più di 80 anni”. sotto il sole lucente. La magrezza non nocche evidenti e recitò: “siamo noi due, Marco notò le radici che sconquassavano disturbava l’armonia acquisita di quel corpo seduti sulla sponda del fiume, io il bianco e il marciapiede e vendicavano il diritto di proporzionato e longilineo. tu il nero” . esistere e di nutrire quel gigantesco albero Nuotando nei pressi degli asciugamani, “Guarda”, disse Marco, interrompendo frondoso e le paragonò, nel suo gioco allungati ordinatamente vicino alla riva egoisticamente il gioco di Anna, “polvere ossessivo dei confronti, alle vene del collo e conversando ad alta voce, Marco non d’oro”, indicando una fine sabbia di Anna, forti e blu. Anna non conosceva poté fare a meno di notare quelle piccole luminescente in sospensione nell’acqua. Lei quella nota storica perché, a differenza del macchie rossastre alla base del collo che rise, mettendo una mano sulla bocca quasi suo nuovo amico, non era nativa della città l’abbigliamento sinora aveva sapientemente vergognandosi di quegli insperati momenti ma si era recata a Milano solo per farsi mascherato. di felicità. Replicò decisa e didattica “quella seguire in un centro specializzato. L’accento, Erano il marchio della malattia. Non ne fece è polvere degli sciocchi, è pirite e non oro!”. leggermente cadenzato, lasciava trasparire cenno ma il suo sorriso si incupì e si lasciò In effetti Marco con la mano a cucchiaio la sua origine toscana e la sua naturale andare alla corrente per approdare poco più raccolse un po’ d’acqua e quella che [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 36 CONCORSO LETTERARIO sembrava luccicare come roca e cupa chiese di lui. Stordito l’oro sotto i riflessi del sole, ed annebbiato recepì quelle una volta portata a secco, parole: “Sono la nonna di Anna, si dimostrava di colore più ha lasciato scritto di avvisarla scuro e per niente simile al quando sarebbe venuto il prezioso metallo. momento. Volevo informarla che L’esperienza di una ragazza il funerale sarà sabato mattina”. cresciuta sull’Appennino Un grazie stentato chiuse la tosco-emiliano, avvezza ai laconica conversazione e nulla ricordò di quei due giorni torrenti, si confrontava con il ragazzo di città cresciuto in un parco giochi sopra il letto lasciava filtrare la luce della trascorsi prima del funerale. cittadino. luna e i suoi raggi si allungavano sul volto La strada stretta che si arrampicava su Lui la guardò con lo sguardo del bambino e sui capelli di Anna ormai addormentata. per la montagna, contornata dalle foglie che apprende qualcosa di nuovo. Fu il Rimasero così, abbracciati, immobili, uno macilenti e ingiallite, era bagnata da una momento. Gli occhi si fissarono, gli sguardi di fronte all’altro. Quando egli si svegliò, leggera pioggia. La legna accatastata si fecero seri mentre le labbra, incerte e l’incavo sul cuscino accanto al suo gli ordinata fuori dalle case ed i camini fumanti carnose, si univano in un bacio spontaneo, comunicò che era solo nel letto. Guardò annunciavano che lì l’inverno era già casto ma profondamente intenso. attorno e, con il cuore a mille, si precipitò arrivato. Posteggiò l’auto nell’unica piazza La mano di Marco, ancora raccolta a nel soggiorno. Chiamò a voce alta, nella del paese e chiese dove avrebbe trovato la contenere l’acqua, si rilassò sul fianco di speranza che fosse nel bagno e quando casa della Sig.ra Adami. La nonna di Anna Anna, lasciando scivolare sul suo corpo pronunziò il suo nome per la seconda volta, era l’unica parente. Una donna asciutta e il residuo di sabbia dorata. Il silenzio realizzò che sul tavolo c’era un foglio e il suo schiva lo accolse nella piccola e ordinata delle loro parole lasciò spazio al turbinio sguardo si spense. Fermo davanti al tavolo casa di montagna. Non si parlarono molto. rumoroso della corrente del fiume mentre afferrò la lettera con rabbia e, con dolore lo Terminata la cerimonia l’anziana donna, il sole, al tramonto, scaldava i loro corpi e lesse lentamente, soppesando ogni singola senza mostrare il dolore se non con la un airone, incurante o curioso, si posava a parola. “Tu sei il nero ed io sono il bianco. lucentezza degli occhi, congedò i pochi pochi metri da loro. L’estate trascorse lenta Colori diversi e complementari. O forse paesani presenti alla funzione e invitò e sorniona, alternando la caligine della città non colori e per questo identici. Sei stato Marco a seguirlo nuovamente a casa. alle gite. Arrivò la fine di agosto. Il cielo era capace di darmi una felicità che sembrava Gli consegnò una piccola scatola di latta più limpido e le sere più fresche mentre impossibile. Non hai mai chiesto nulla. dicendo che Anna si era raccomandata di i temporali sancivano la fine di un’estate Sei stato il mio ultimo amore e così fargliela avere. La aprì soltanto quando fu che, per entrambi, si era preannunciata dobbiamo ricordarlo. fuori dalla casa e, sotto la pioggia ora più noiosa e solitaria e invece si era rivelata Ti chiedo di non cercarmi. Sai benissimo insistente, guardò il contenuto. sorprendentemente densa di tenerezze. anche tu che il peggio deve venire e vorrei Dentro quella gelida scatola un sasso bianco Nessuno dei due parlò mai di futuro, affrontarlo da sola, senza la pena di dover ed uno nero si appoggiavano delicatamente inconsapevolmente ancorati a quel presente sostenere il tuo sguardo. Non voglio che uno sull’altro. Marco non raccontò mai a dolce e sincero e spaventati dallo scorrere il bambino vago e sincero che c’è in te si nessuno quella storia. Ebbe altri amori, altre del tempo. Una sera decisero di cenare a incupisca nel vedere il mio declino fisico e emozioni ma quell’amore mai consumato casa di Marco, una piccola mansarda in vorrei rimanere con il tuo stupore nel mio riposa nel suo profondo e quando nei una zona semicentrale dal volto multietnico cuore.” momenti del ricordo, apre quella scatola e quindi non così desolata come i vicini Non la cercò più ed il dolore e la rabbia ormai opaca, una lacrima bagna i solchi rioni residenziali. Anna si fermò a dormire di quel momento si trasformarono in delle rughe che il tempo ha costruito sul suo con lui e presto, dopo una bottiglia di vino rassegnazione. Arrivò l’autunno e tornando viso. All’opposto, il bianco ed il nero rosso, si accostarono nel letto matrimoniale a casa dall’ospedale, una sera di fine di quelle semplici pietre appaiono più della piccola camera. Il lucernario posto novembre, squillò il telefono. Una voce intensi e più vivi. [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 37 n IN LIBRERIA Un tesoro nascosto Il nostro comunicare Esperienze col paziente oncologico Samuele Valentino Ed Insieme – Terlizzi (BA), 2011 “Momenti e pensieri di un uomo in cammino che dai sogni di ieri e di oggi elabora la sua idea forte del domani che non muore”, così, dalla copertina, presenta il proprio libro Samuele Valentino, generale medico dell’Esercito Italiano e direttore dell’ospedale Militare di Milano, che, stanco di “scrivere perché devi scrivere, perché devi scrivere di cose noiose e tecnicistiche, perché devi scrivere di altri e per altri”, ha detto “basta” e ha deciso di offrirci questa “chicca letteraria”. “Da oggi – dichiara l’autore nel prologo – scrivo per me tutto quello che è oggetto e scenario delle mie sensazioni-riflessioni”. “E adesso dove vado?” è la domanda con cui si apre e si chiude il libro e che permea tutte le sue pagine, perché, dice l’autore, “una domanda e una risposta hanno il fascino della vita, la luce e il buio, il bianco e il nero. Se a una domanda e a una risposta gli dai il senso della tua vita, la tua riflessione e la tua emozione sull’orizzonte, acquistano il fascino dell’universale, di ciò che resta e non va sprecato”. Per legare tutto ciò che racconta, l’autore ha bisogno di un interlocutore, che trova in sua figlia; ma in realtà siamo tutti noi ad essere presi per mano per compiere un emozionante viaggio a colori (e non soltanto perché il volume è corredato da foto molto belle) nei luoghi e nelle vicende della vita, perché “il vero obiettivo di questo libro, di questo cammino insieme, è scoprire il senso vero, profondo, centrale, forse recondito dei nostri giorni, in cui il bisogno dell’effimero e lo stato di necessità sovente schiacciano e rinviano la nostra riflessione sul quotidiano”. Alberto Scanni, Alessandro Bertolini Sidera Edizioni - Palazzolo sull’Oglio (BS), 2011 “Noi crediamo nel valore della parola nell’esercizio della buona Medicina e il libro che abbiamo scritto lo vuole testimoniare”. Questa la motivazione che ha spinto i due autori alla stesura di un elaborato che lascia trapelare una sensibilità non comune e che “discende dalla volontà di comunicare il nostro vivere col malato e di spiegare l’utilizzo delle parole nel lavoro di tutti i giorni, per fornire spunti utili a migliorare il rapporto con i pazienti”, perché “capita che non si rifletta a sufficienza sul fatto che una frase mal posta possa mettere in crisi un malato”. La responsabilità professionale del medico nel comunicare con i pazienti è enorme: “usare bene le parole e dare il tempo giusto al colloquio deve essere considerato un momento integrante della terapia”. Nella volontà degli autori, il libro è indirizzato anche ai malati, perché sono sì persone in difficoltà, che vivono una condizione psicologica di inferiorità, ma devono pure riflettere su “quanta importanza ha il loro modo di rapportarsi col proprio medico di fiducia, quando si segua un percorso di cure e che travaglio egli viva in ogni comunicazione al paziente”. Il “tocco rinascimentale”, che fa da prefazione al testo, è opera del padre dell’oncologia medica italiana Gianni Bonadonna, primario oncologo emerito dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, mentre l’esperto di comunicazione Ivano Boscardini si è occupato di sottolineare gli eventi e le metafore raccontate nel libro con interessanti commenti tecnici alla fine di ogni capitolo. [bollettino OMCeOMI] 2/2012 APRILE-GIUGNO 38 IN LIBRERIA I Vangeli in versi e in rima Poema cristiano Compassione Giorgio Cosmacini Società editrice il Mulino – Bologna, 2012 “Le opere di misericordia di ieri e di oggi” sottotitola il volume. E di questo infatti si tratta: “questo libro ha l’ambizione – afferma l’autore nella prefazione – di mostrare come la pregiata moneta double-face della misericordia, oltre a essere spesa per sollevare il peso di antiche perduranti miserie, può e deve essere investita in opere di cultura e di cura, attuali e diverse, da valorizzare e far crescere”. È geniale l’idea di Giorgio Cosmacini di esibire in questo scritto il “rovescio della medaglia”. Se compassione è la partecipazione attiva all’altrui sofferenza, nell’odierna società le opere di misericordia (e nel libro si fa riferimento solamente a quella corporale, esulando quella spirituale) possono essere ancora esercitate nei modi tipici della tradizione laddove permangono situazioni di penuria e di vita precaria, ma laddove l’opulenza sfacciata “attualizza e ipertrofizza quelli che il saggio Epicuro diceva essere i bisogni non naturali e non necessari dell’uomo”, che emergono da “carenze non più materiali, ma morali”, i valori di moralità e di giustizia cui si ispiravano le opere di misericordia tradizionali devono essere “trasferiti in comportamenti nuovi e diversi, per così dire rovesciati nei confronti delle opere contemplate dall’etica caritativa della tradizione cristiana”. “Il rovescio della moneta che premia, oggi, le opere di una misericordia mirante, nella società postmoderna, a recuperare valori antichi e perenni, reca effigiate altre istanze. Il dar da mangiare agli affamati si ribalta nell’esigenza di sottoalimentare gli obesi; il dar da bere agli assetati si inverte nella regola di disassuefare i bevitori; il vestire gli ignudi diventa il resistere alle invadenze della moda; alloggiare i pellegrini si discontinua nel non respingere gli immigrati; il visitare gli ammalati si problematizza nel non perdere il dialogo con i pazienti; il visitare i carcerati si trasforma non aggiungere pena a punizione e il seppellire i morti si rende più compiuto nel dovere di rispettare la volontà e la dignità di chi muore”. Francesco Fiorista Ancora Editrice – Milano, 2007 “Impresa doppiamente anacronistica e fuori moda”, definisce l’autore la propria opera, e non soltanto perché “nell’era di Internet, un poema in rima di migliaia di strofe in versi settenari” (corredato di ringraziamenti introduttivi, invocazione augurale al proprio santo, dedica letteraria al cardinale Martini, protasi, proemio… il tutto rigorosamente in rima) risulta quantomeno anomalo, ma anche perché “l’eroe di tale poema in ottave è addirittura Cristo”. Eppure il risultato è una vera reinterpretazione poetica della parola evangelica, estremamente piacevole e godibile sia per chi i testi evangelici già li conosce, rappresentando un gioioso motivo di nuova riscoperta, sia per chi non si è mai avvicinato alla storia di Gesù, alle Sue imprese e alle Sue vicende e che nella lettura di questi versi può apprezzarle in modo insolito e originale. “Libro semplice per i semplici”, lo descrive l’autore nella presentazione, “Un Vangelo da cantastorie o un Vangelo per il popolo, per l’appunto volutamente popolare come del resto i testi canonici cui si ispira e che, come quelli, non richiede necessariamente un continuum di lettura”. Giunto alla terza edizione, arricchita anche di un esteso apparato critico, il volume si configura come un vero “affresco poetico che ricrea, e plasma, personaggi e figure del Vangelo di primo e di second’ordine, portando insieme sulla scena primi attori e comprimari, in una sacra drammatica rappresentazione. Poema cristiano che conserva intatti, e forse qua e là anche li esalta, la splendida semplicità, l’ingenuo candore e la primitiva sorgiva freschezza dei sacri testi canonici”. [bollettino OMCeOMI] 2/2012 APRILE-GIUGNO 39 notizie CREDITI ECM Le novità per il triennio 2011-2013 Dolore e ipnosi A Milano, nelle date 27-28 ottobre, 17-18 novembre, 15-16 dicembre 2012, 12-13 gennaio 2013, si terrà il corso : “L’ipnosi nel controllo del dolore” Direttore: prof. Giuseppe De Benedittis. Alcuni argomenti: psiconeurobiologia del dolore, teorie del dolore, misura del dolore, stress, personalità e dolore. Informazioni: Segreteria Scientifica prof. G. De Benedittis, Centro per lo Studio e la Terapia del Dolore, Università di Milano, Policlinico, Via F. Sforza 35, 20121 Milano. Tel. 02 55035518/02 55033624, fax 02 55035518 sito web: www.cstdol.it, email: [email protected] Segreteria Organizzativa: R.M.Società di Congressi, Via Ciro Menotti 11, 20129 Milano. Tel. 02 70126308, fax 02 7382610 email: [email protected] . L’accordo Stato-Regioni del 19 Aprile scorso, pubblicato successivamente sulla Gazzetta Ufficiale, stabilisce che nel periodo 2011-2013 devono essere conseguiti 150 Crediti con una media di 50 all’anno e con un tetto minimo di 25 e massimo di 75. È data facoltà di “trascinarsi” 45 crediti dagli anni precedenti fino a un massimo di 45 con sgravio dai 150 previsti nel triennio. Il professionista che si trova all’estero è esonerato per la durata del triennio in corso dall’obbligo di acquisizione dei crediti formativi. Qualora voglia acquisire crediti all’estero (paesi UE, USA, Canada) i crediti formativi acquisiti verranno riconosciuti con un valore pari al 50% di quelli assegnati dal provider straniero. Sono esclusi dall’ECM, per il periodo di impegno formativo, il personale sanitario che frequenta corsi di specializzazione, il corso di formazione specifica in medicina generale, il dottorato di ricerca (svolgimento minimo di 150 ore). Sono considerate causa di sospensione dell’obbligo di acquisire crediti formativi, il periodo di gravidanza, il periodo di servizio militare, i periodi di malattia superiori a 5 mesi e le aspettative. I crediti di ciascuno verranno gestiti a livello nazionale da un consorzio (Cogeapps) che li riceverà periodicamente dai provider che a sua volta invierà all’ordine gli aggiornamenti necessari a certificare il soddisfacimento dell’obbligo formativo da parte del professionista al termine del triennio. La mancata partecipazione senza giustificato motivo alle attività di aggiornamento per un periodo superiore ai cinque anni comporta la riduzione del punteggio di anzianità ai soli fini dei concorsi, delle promozioni e dei trasferimenti in una misura stabilita dalla commissione di disciplina in relazione al profilo professionale e alle mansioni del dipendente. Al momento non sono state ancora diramate direttive precise da parte da parte della FNOMCeO relativamente al non raggiungimento dei crediti previsti. Alberto Scanni Per un Ordine sempre più vicino alle esigenze dei giovani colleghi Consapevoli delle difficoltà che i neo-laureati incontrano all’inizio della loro carriera professionale, il Consiglio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano ha deciso l’attivazione di uno “sportello” dedicato ai Giovani Medici. «Per un Ordine sempre più vicino alle esigenze dei giovani colleghi», commenta Martino Trapani, a cui sarà affidata in via principale tale consulenza. I giovani medici sono coloro che risentono più di altri della crisi contingente e che, con grande difficoltà, riescono a entrare nel mondo del lavoro, con tutte le conseguenze del caso: incertezze nella sfera privata, mancanza di progettualità e crescita professionale, problemi nella maturazione della pensione. Saranno offerte consulenze (ovviamente gratuite) su sbocchi professionali, primi passi nella professione, contratti di formazione, assunzioni, tematiche amministrative, diritti e doveri, etc. Ricordiamo che lo “sportello” si affianca agli altri servizi già offerti dall’Ordine dei Medici di Milano agli iscritti, giovani e non: uno “sportello” di consulenza legale, uno di consulenza fiscale, uno dedicato alle pari opportunità e a Colleghe in gravidanza e puerperio, uno dedicato alla Continuità Assistenziale nonché uffici e Consiglieri esperti in tematiche ENPAM e previdenziali in genere, in tematiche proprie della Dirigenza Medica o della Medicina Convenzionata. Lo sportello dei Giovani Medici è attivo il martedì dalle 14:00 alle 16:00. Come per gli altri servizi offerti dall’Ordine di Milano, gli iscritti dovranno chiedere un appuntamento chiamando allo 02.86.47.11 o mandare un e-mail: [email protected]. Ricordiamo che la sede dell’ Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri è a Milano in Via Lanzone n. 31. [bollettino OMCeOMI] 2/2012 aprile-giugno 40 Collegati con il bollettino per lanciare le tue idee, le tue proposte, i tuoi suggerimenti [email protected] Per un bollettino più “grande” e più “vivo” abbiamo bisogno anche di te. Aspettiamo i tuoi contributi per farne uno strumento sempre più utile per la nostra professione. Il Comitato di Redazione www.omceomi.it Collegati con l’Ordine per avere tutte le notizie, le informazioni e i servizi riservati agli iscritti Abbiamo bisogno di conoscere il tuo indirizzo e-mail per completare il nostro archivio informatico e permetterci di contattarti con maggior tempestività. 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