LA CARITÀ IN RETE
BOLLETTINO ON LINE CURATO
DA BARIGOZZI FRANCO
VIA PRIVATA BELVEDERE, 5/B - 28887 OMEGNA (VB)
NOVEMBRE 2013 – NUMERO 28
LUTTO, DOLORE E SOFFERENZA… PERCHÉ O SIGNORE ?!
Don Mario Bandera
In pochi giorni la mia sensibilità sacerdotale e la mia carità pastorale sono state messe a dura prova. Vedo
di esprimermi meglio con una riflessione che non cerca risposte, ma vuole solo ed esclusivamente essere
condivisa con coloro che hanno in Gesù di Nazareth, un punto di riferimento, perché Egli quando trovava
chi era nel dolore e nella sofferenza, nel bisogno e nell’emarginazione, dava loro a piene mani, amore,
tenerezza e misericordia.
Qualche giorno fa, mentre ero
al supermercato a fare la
spesa, suona il cellulare e la
voce di un carissimo amico,
con cui da anni passo le ferie al
mare insieme alla mia
mamma, mi comunica con la
voce rotta dall’emozione che la
moglie è spirata proprio quel
giorno.
A nulla è valsa la corsa
all’ospedale, l’attenzione e la
competenza dei medici; in
poche ore questa donna ha
lasciato per sempre le cose di
questa terra per entrare nella
vita eterna. Era molto legata a
mia madre, con la quale -nei
mesi estivi- passava interi
pomeriggi a chiacchierare, e i loro colloqui sulla Riviera Ligure non avevano nulla da invidiare al teatro dei
“Legnanesi” tanto era la “verve”, colorita in dialetto padano, che univa entrambe.
Date le circostanze (il supermercato non è il luogo migliore per le condoglianze) mi sono limitato ad
accogliere il dolore di una persona che perdeva improvvisamente l’amata sposa con parole poco più che di
circostanza. Quando ho comunicato la notizia a mia madre, ho vissuto emotivamente anche il suo sincero
dispiacere per la perdita di una cara amica, con la quale si erano sentite solo pochi giorni prima per
concordare la data ed essere nuovamente insieme quest’anno a trascorrere le vacanze.
Settimane fa, un amico collaboratore nel servizio missionario mi comunica una notizia di quelle che
fanno accapponare la pelle. La figlia (anni quarantatre) dovrà sottoporsi all’operazione chirurgica di
mastectomia, onde evitare che il nodulo – recentemente scoperto – diventi un problema più grave tra
qualche anno. Ovviamente in quella casa è entrato di prepotenza un intruso, che alimenta momenti di
speranza a forti momenti di scoraggiamento.
Telefonando per un articolo da pubblicare su una rivista missionaria, ho chiesto della persona che si
occupa dei miei articoli, mi è stato risposto che “il padre lotta con un male incurabile, che l’ha colpito alla
mascella e inarrestabile procede in maniera devastante”.
Celebrando Messa nella piccola comunità della Bassa in mezzo alle risaie, dove mi sento
pienamente a mio agio con le persone che incontro settimanalmente, vengo avvicinato da una di esse che
mi dice di pregare per la figlia di un amico (di soli tredici anni) colpita da una grave malattia, le cui speranze
di guarigione sono ridotte all’osso.
Queste persone si avvicinano a me in quanto sacerdote e, consapevoli che io non sono in grado di
risolvere il loro problema, mi dicono, con la fede degli umili e dei semplici, di pregare per loro, esprimendo
così un bisogno radicato nel popolo di Dio, cioè che qualcuno li conforti non con discorsi dotti o brillanti, ma
con la certezza che quelle preghiere saranno inoltrate all’Onnipotente.
Francamente, ho tentato, sia rivolgendomi direttamente al Signore, sia cercando attraverso la Sua Parola,
quei brani che potessero in un certo qual modo essere d’aiuto. Ma il mistero del dolore e della sofferenza
rimane presente con tutta la sua inquietudine tale e quale; ancor di più il mistero della morte, nonostante
la fede nella Risurrezione, rappresenta una ferita lancinante che interpella la mia coscienza, come quella di
altre persone. Che fare? Che fare, o Signore? Perché permetti il male? Il dolore dell’innocente resta un
interrogativo che continuamente interpella la nostra fede così come ha interpellato i Santi e le menti
teologiche più brillanti di tutti i tempi.
Vengo da una realtà in cui la sofferenza e il dolore sono stati fedeli compagni di viaggio del
cammino familiare. Mia sorella all’età di sei anni fu colpita da un aneurisma cirsoide alla testa, operata con
un’operazione chirurgica, per quei tempi (siamo nel 1959) all’avanguardia. Chiara supera il destino avverso,
che si vendica lasciandole una vistosa cicatrice e, con l’andare degli anni, un viso sempre più asimmetrico.
Attorno alla malattia di mia sorella, tutta la famiglia, ognuno nel suo ruolo, si strinse con affetto e
tenerezza per permettere a lei di non sentirsi mai diversa dagli altri. Parlando con il mio papà in età
adolescenziale, chiesi perché questa malattia fosse entrata in casa nostra e perché avesse colpito così
duramente Chiara. Mio padre, uomo di fede ma non bigotto, mi rispose dicendo che, nella famiglia da dove
proveniva lui, il dolore era entrato sin da quando era piccolo. Infatti perse due fratellini e la mamma Maria
(da cui ho preso il nome) durante gli anni in cui in Europa imperversava l’epidemia detta la “spagnola”. Il
nonno Giovanni tornò dalla prima guerra mondiale e trovò solo due bambini dei quattro che aveva lasciato
prima di andare sotto le armi, sposò Aurelia, sorella della nonna, che a sua volta aveva perso il fidanzato in
guerra e ebbero altri tre bambini.
L’ultimo di essi negli anni ’30 rimase imprigionato in un pagliaio che bruciava e si ustionò tutto il
corpo. A stento salvò dalle fiamme il volto coprendolo con le mani. A quei tempi non esistevano trapianti di
pelle o cose del genere, mio zio per diversi anni tutti i giorni veniva condotto dal medico del paese per
rinnovargli le fasciature, dopo aver spalmato di unguento le lacerazioni avvenute sulla sua epidermide. C’è
una foto che lo ritrae dopo un’operazione del genere, sembra una piccola mummia.
Ebbene, nella sua fede semplice e schietta, mio padre mi disse: «Dalla famiglia da cui provengo
c’era il dolore, nella famiglia che io ho formato c’è il dolore. Ciò significa che Dio non si diverte a farci
soffrire, chiede solo a noi di vivere queste sofferenze con fede e dignità, senza imprecare e senza mai
perdere la speranza». Queste parole mi sono tornate in mente più di ogni altra cosa di fronte agli eventi di
lutto, dolore e sofferenza in cui recentemente sono stato coinvolto. Mi rimane come un pungolo affilato la
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riflessione incessante ed inquietante sulla vita come mistero, mistero di sofferenza e di gioia, di Croce e
Risurrezione.
In questa prospettiva la nostra preghiera, per quanto debole, insicura, incerta, stantia, è davvero un
balsamo per i nostri cuori feriti. Non stanchiamoci allora di ricorrere a quella che è l’arma più potente di chi
si abbandona con fiducia e speranza solo a Lui, che non ha spiegato il perché del dolore, ma l’ha assunto su
di sè fino in fondo, fino al sacrificio totale della sua vita, dando senso così a ogni nostro dolore e sofferenza
e con ciò mettendosi accanto a ciascuno di noi sui cammini impervi e meravigliosi dell’esistenza umana.
DALLA RETE
CAMPO ESTIVO NAZIONALE DELL’AIFO A VERBANIA
Una cinquantina di persone provenienti da dieci regioni italiane ha animato il Campo Estivo a
Verbania dal 4 all’11 agosto, presenti i vertici nazionali.
Giornate scandite da relazioni di elevato spessore, da incontri con Associazioni locali e soprattutto
da suggestive escursioni in un territorio incantevole qual è il Lago Maggiore.
La presenza di una buona rappresentanza di giovani ha consentito loro attività specifiche
caratterizzate da un confronto con gruppi di volontariato verbanese (Mani Tese e Camminare
Insieme).
Ogni giornata si è aperta
con
illuminanti
riflessioni
di
don
Roberto
Sogni,
responsabile del Centro
dove
l’Aifo
era
alloggiata.
Il
sacerdote
aveva
preparato per ogni
ospite un libretto “ A
scuola di Vangelo col
prof. Raoul “ nel quale
era riportato il Vangelo
del giorno, un pensiero
di R. Follereau e delle
“pillole finali” come
riflessione
conclusiva;
uno strumento molto
In primo piano la Presidente Nazionale dell’Aifo
dottoressa Anna Maria Pisano
apprezzato, perché vi si condensava l’anima dell’associazione.
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Il ricco coinvolgimento di testimoni provenienti dal territorio è stato il punto di forza che ha
connotato le giornate di intenso lavoro.Non è il caso di relazionare sui temi di ogni singola
giornata, anche perché non ci sarebbe lo spazio sufficiente; sicuramente ci sono argomenti che
vanno posti nella giusta attenzione per le ricadute sulla vita associativa.
Merita di essere citata la relazione della professoressa Gianna Terzani per un tema trattato in
modo brillante: la comunicazione con le varie sfaccettature legate all’arte pubblicitaria.
Essendo la responsabile dell’area comunicativa a sostegno dell’Aifo (rinnovamento sito, grafica e
spot ) , ha insistito molto su quegli aspetti di cui fare tesoro , perché la nostra associazione deve
essere in linea con l’evoluzione delle tecniche di comunicazione e dei sistemi per la raccolta dei
fondi.
Ha esordito dicendo che la comunicazione deve essere fatta con qualità e la pubblicità deve porre
al centro non il prodotto, ma la persona in grado di destare emozioni con le sue capacità
narrative.
Le tecnologie digitali qualificano in modo nuovo il tempo delle persone che , nell’attesa di
raggiungere il posto di lavoro fanno uso di internet, si collegano al mondo.
La dottoressa Gianna Terzani
esperta in comunicazione
Pertanto la rete ha delle
potenzialità infinite; il web
diventa un alleato prezioso
per il terzo settore, perché
donare diventa semplice ed
immediato, consentendo di
sostenere con un clic piccoli e
grandi progetti.
La trasparenza, la scelta di un
progetto, la condivisione ed il
riconoscimento per quanto
offerto, sono aspetti che
trovano piena collocazione nei siti dove sono illustrate le iniziative umanitarie da sostenere.
Il denaro gira in Rete: 17 milioni di persone hanno acquistato su internet negli ultimi tre mesi.
Considerando che in Italia il 75% è connesso, comprendiamo come le spese on line nel 2012 siano
state di 11 miliardi di euro.
Si sono registrati 4 milioni di donatori che hanno inviato offerte connettendosi in maggioranza tra
le 7 e le 10 del mattino , tutti i giorni.
Se si pensa che 1 milione di progetti circolano in internet, questo ci fa capire che anche l’Aifo si
deve attrezzare per entrare in queste nuove dinamiche.
Naturalmente rimangono altre forme di sostegno, più tradizionali, ma non sufficientemente
sfruttate, come i lasciti testamentari di cui ci ha parlato l’avvocato Baldacci.
Questi ha affermato che bisogna far crescere la cultura del lascito ( in Aifo se ne raccolgono una
decina all’anno ).
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Per una campagna a favore di questo strumento ci debbono essere dei soci debitamente formati,
attenti alle persone e capaci di convincerle a fare una scelta testamentaria.
Tra il 2004 ed il 2020 , 340.000 famiglie sono state identificate come possibili soggetti senza eredi
diretti, capaci di poter donare il proprio patrimonio con un atto notarile o in forma privata ad
un’associazione di volontariato , per un valore stimato di 105 miliardi di euro.
Purtroppo il grosso è incamerato dallo Stato per mancanza di lasciti testamentari..
Tutto quanto ci fa capire come l’Aifo non debba trascurare queste forme di raccolta fondi, ma
agire per individuare potenziali donatori e sensibilizzarli alla sua causa.
Ho voluto insistere su tali temi senza alcuna punta di venalità, perché i lettori che non erano
presenti a Verbania possano riflettere sugli aspetti sopra considerati.
Il Campo Estivo ha avuto altri testimoni in sintonia con “ Vite Liberate“, titolo che è stato dato
all’appuntamento di Verbania.
Toccante l’esperienza narrata dal giornalista camerunense Franck Tayodio, rifugiato politico
accolto dal Centro Astalli e vittima di torture per le denunce fatte circa i brogli elettorali compiuti
dal potere dominante.
Altrettanto commovente e seguita la testimonianza di Mario Metti,fondatore di un centro di
accoglienza a Borgomanero “Casa Piccolo Bartolomeo“, dove le donne violentate e maltrattate
trovano con i loro figli ospitalità recuperando la dignità perduta, come pure il riconoscimento della
persona, grazie all’attenzione ed al calore dei volontari.
Ci sono state altre sessioni dedicate al mondo della scuola; i relatori Susanna Bernoldi e Franco
Barigozzi hanno avuto modo di presentare le loro significative esperienze frutto di un rapporto
continuo ed appassionato con gli studenti.
Per lasciare una traccia del lavoro svolto, il relatore di casa ha consegnato ad ogni rappresentante
regionale un cd in cui sono raccolti i progetti sperimentati nelle diverse scuole di ogni ordine e
grado, perché si possano condividere e applicare nelle varie realtà.
Il dottor Francesco Colizzi con la competenza che gli è propria, ha illustrato le nuove strategie
progettuali dell’Aifo all’estero, mentre la presidente nazionale dottoressa Anna Maria Pisano ha
chiarito il significato del convegno internazionale dell’Aifo previsto per il 12 e 13 ottobre prossimo.
Il direttore nazionale dott. Maurizio Maldini ha tracciato il volto dell’Associazione delineando con
dati precisi gli elementi che contraddistinguono le forze dell’Aifo e le tipologie di progetti avviati.
Credo che sia importante indugiare su questi aspetti, perché si traggono dei punti fermi
sull’identità, sui fini e sulle scelte operative dell’associazione.
Attualmente l’Aifo, costituita da una base associativa di 877 soci operanti in 56 gruppi , è
impegnata in 70 progetti che investono 18 Paesi collocati in tre continenti : Africa, Asia e America
Latina.
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Il dottor Maurizio Maldini direttore dell’Aifo Nazionale
Nello specifico, 43 progetti
riguardano la lebbra e la
sanità di base, 21 la
riabilitazione e 6 un’attività
di
supporto
per
un
reinserimento sociale.
In sostanza si occupa
principalmente
della
formazione di personale
sanitario per la individuazione della lebbra, della
prevenzione
e
della
riabilitazione.
Ci sono
combinate a sostegno di altri progetti (tubercolosi, Aids, salute delle donne).
anche
iniziative
Dal momento che la povertà predispone alla malattia, molti progetti orientati all’autosviluppo
economico, si legano alla prevenzione delle malattie.
Gli investimenti nella riabilitazione non comprendono solo le persone con disabilità fisica, ma
anche mentale: quindi la disabilità viene vista in senso lato.
Vi è inoltre una priorità per i gruppi vulnerabili : donne, bambini e persone disabili a causa della
lebbra, con il ricorso alla riabilitazione su base comunitaria.
Nei progetti c’è attenzione ai bambini : su 450.000 persone seguite, 90.000 sono bambini ai quali
si vuole garantire un’educazione inclusiva.
Nel mondo abbiamo 1 miliardo di disabili di cui si è occupato con uno studio attento l’OMS (Ordine
Mondiale della Sanità) che ha elaborato un rapporto con un largo contributo dell’Aifo.
La nostra associazione è l’unica portavoce italiana a stringere rapporti di collaborazione con l’OMS.
Un ufficio di 3 persone a Ginevra segue il destino a livello mondiale di tutti i disabili.
Il dottor Enrico Pupulin, in passato presidente nazionale dell’Aifo, è stato per 12 anni direttore di
questo ufficio.
L’aspetto medico, sociale e del diritto delle persone, porta a una nuova visione dell’impegno
associativo.
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Don Roberto Salsa ,Vicario episcopale di Verbania
Don Roberto Salsa, vicario episcopale di Verbania, ha sottolineato la presenza di numerose
associazioni in città dove c’è un pulviscolo di iniziative senza un coordinamento generale.
Tra i problemi che pesano sui volontari, ha ribadito la fatica che assale chi è impegnato in attività
caritative,lo scarto tra impegni e risultati, la scarsa capacità di coinvolgere i giovani e la mancanza
di fondi ( meno offerte libere, meno fondi dalle Istituzioni ).
Infine don Renato Sacco, vicepresidente nazionale di Pax Christi, ha ricordato la delicata figura di
don Tonino Bello a 20 dalla sua morte, mettendo in luce i suoi forti messaggi ispirati alla pace.
Per concludere è doveroso menzionare la brillante iniziativa portata avanti dal gruppo di Latina in
sintonia con altre associazioni che si sono rese artefici di un bellissimo lavoro di rete: una
cooperativa di giovani (stranieri e disabili) seguiti da personale specializzato in lavori manuali.
La realizzazione di scatole ben confezionate con una varietà di vasetti di miele avente il
contrassegno dell’Aifo, permette di avere rinnovati strumenti con cui presentarci alle GML per la
raccolta di contributi economici .
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DALLA CARITAS INTERPAROCCHIALE DI
SAN MAURIZIO D’OPAGLIO
8 SETTEMBRE 2013: INTERVENTO IN CHIESA DEL COORDINATORE FRANCO BARIGOZZI
Le letture evangeliche di queste ultime due domeniche offrono ampio materiale di riflessione in
tema di carità.
Con l’episodio del banchetto di nozze di domenica scorsa, Gesù ci fa capire che per entrare nel
Regno dei Cieli , ci vuole umiltà, gratuità, solidarietà. Vale a dire il dono disinteressato di noi stessi
per aiutare i bisognosi senza attendere il contraccambio ad ogni nostra azione.
Il Vangelo di oggi contiene riferimenti al concetto di pianificazione o programmazione, ovvero lo
studio di modalità con le quali raggiungere in modo efficace determinati obiettivi, pena
l’insuccesso e la derisione per il fallimento conseguito.
E’ vero che bisogna imparare ad affidarsi alla Divina Provvidenza, non dimenticando le parole di
Cristo che diceva “Senza di me non potete fare niente”.
Ma lungi dal cadere nell’errore dell’autosufficienza, per cui spesso crediamo di riuscire da soli
confidando nelle sole forze umane, non si deve dimenticare quanto affermava papa Paolo VI: “Il
bene va fatto bene“. E per farlo bene occorre sapere che cosa si vuol fare, con quali strumenti e
con quali energie.
E’ in questo contesto che intendo compiere una rapida carrellata delle attività svolte e riferire sulle
importanti iniziative messe in cantiere.
Con un suo piano di lavoro articolato, la Caritas interparrocchiale ha cercato di rispondere ai
bisogni dei poveri di casa nostra, grazie al progetto Famiglie Solidali, attraverso la raccolta di fondi
e alimenti ,frutto di un coinvolgimento generale dei fedeli . Al momento seguiamo 6 casi molto
gravi, il resto delle famiglie che avevamo in carico è stato affidato all’Anpas , associazione di
volontariato locale con la quale è nato un proficuo rapporto di collaborazione.
Ma la Caritas non ha perso di vista i poveri del Terzo Mondo, sostenendo progetti missionari,
fedele a un principio del suo Statuto che prevede anche un’apertura ed un impegno verso la
Mondialità. (questo approccio ha una sua utilità: si evitano ulteriori migrazioni motivate dalla
ricerca di nuove possibilità di vita, creando invece opportunità di lavoro nel proprio ambiente per
mezzo dell‘istruzione professionale)
Senza perdere di vista la sua funzione educativa la Caritas, laddove è stata invitata, è entrata nel
mondo della scuola di ogni ordine e grado (Borgomanero, Omegna, Stresa, Alzo) o nelle parrocchie
a sostegno della catechesi (Pogno e San Maurizio d’Opaglio).
Si è data una grande importanza alla trasparenza, soprattutto nei bilanci, rendicontando in modo
pubblico su quanto è stato raccolto e quanto impiegato per il bene della Comunità. (All’ingresso
della chiesa, nell’apposita bacheca, compare affisso il bilancio della Caritas che si aggira intorno ai
5000 euro )
Altrettanta attenzione è stata riservata alla comunicazione con volantini e la pubblicazione di un
giornalino che esce 5 volte all’anno; noi lo mettiamo gratuitamente a vostra disposizione in chiesa.
Voglio ora presentare una grande iniziativa che prenderà corpo verso la fine del 2013 e bisognerà
arrivare preparati con dei volontari formati da esperti.
Mi riferisco all’istituzione di un Centro d’Ascolto con sede a Pogno che offrirà un servizio a tutte le
parrocchie della nostra Unità Pastorale (vale a dire Madonna del Sasso, Pella, Alzo, San Maurizio
d’Opaglio e Pogno ).
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Avrà il compito di dare innanzitutto una risposta ai bisogni più urgenti delle famiglie in difficoltà .
Non potrà risolvere tutti i problemi, ma cercherà di avviare un percorso di accompagnamento ,
perché le persone gradatamente acquistino una loro autonomia (dovranno imparare a camminare
con le proprie gambe e non ad essere in un rapporto di perpetua dipendenza, come i cosiddetti
poveri cronici).
Cercherà quindi di costruire delle reti di collaborazione , dei ponti tra i poveri e le risorse del
mondo locale (amministrazioni comunali, mondo dell’imprenditoria, servizi sociali, associazioni di
volontariato).
Sarà un modo di condividere le croci degli altri per alleggerirne il peso di chi le porta.
Attraverso l’ascolto del povero si tenterà di studiare un progetto che, ricercando le soluzioni più
adeguate, possa liberare la persona dal bisogno.
Per poter svolgere questo servizio non è sufficiente la buona volontà, ci vuole uno specifico corso
preparatorio .
Quindi per tutto il mese di ottobre s di novembre ci saranno,presso il salone parrocchiale di Alzo,
degli incontri di formazione con gli esperti della Caritas.
Tutti coloro che sono interessati, possono partecipare, anche solo per la curiosità di approfondire
gli argomenti, senza alcun vincolo per un futuro coinvolgimento .
Sarà l’occasione per imparare ad avere uno sguardo più attento ai poveri che ci circondano, poveri
di salute, di relazioni sociali, di mezzi economici.
Naturalmente non si possono fare le nozze con i fichi secchi.
Occorrono delle risorse con cui alimentare un fondo di solidarietà.
La proposta, a sostegno del progetto Famiglie Solidali, è quella di un contributo volontario mensile
di 5 euro in un’apposita busta messa a disposizione dalla parrocchia.
In un momento di diffusa crisi generale la rinuncia a 5 euro acquista un maggior valore se ha come
obiettivo la condivisione ed il sostegno verso chi si trova in maggiori difficoltà.
La comunità con questo piccolo sacrificio è come se adottasse quella parte più sfortunata che non
sempre si vede o di cui non si è a conoscenza, ma che soffre e spesso si dispera nel grigiore delle
giornate senza prospettive d’uscita.
Noi vogliamo alimentare in questa gente una luce di speranza.
Come procedere: nella penultima settimana di ogni mese si lasceranno in chiesa delle buste
bianche ed una volta ritirate, saranno consegnate con l’obolo la domenica successiva al
momento della raccolta delle offerte durante la celebrazione eucaristica.
Grazie per la vostra attenzione e soprattutto per la vostra pazienza.
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PROGRAMMA DELLE ATTIVITA’ PREVISTE
PER IL PERIODO SETTEMBRE ‘13/ LUGLIO ‘14
MISSIONI E PROGETTI DA FINANZIARE

MISSIONE BRASILIANA “AMICI DI DON GIANNI SACCO “

MISSIONE AGOSTINIANA DI PADRE GIOVANNI SALERNO (PERU’)

PROGETTO PER ALFABETIZZAZIONE E ADOZIONE SCOLASTICA A DISTANZA A FAVORE DELL’OPAM

PROGETTO “CENTRO D’ASCOLTO” A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE LOCALI IN GRAVE DIFFICOLTA’

PROGETTO UVISP DI ASSISI (AFRICA )

PROGETTO DI INSIEME SI PUO’ (AFRICA )
INIZIATIVE PER LA RACCOLTA DEI FONDI

RICHIESTE CONTRIBUTI AGLI INDUSTRIALI ED ALLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI DI SAN MAURIZIO
D’OPAGLIO, PELLA E POGNO A SOSTEGNO DEL CENTRO D’ASCOLTO

FESTA DI SAN MAURIZIO D’OPAGLIO SETTEMBRE ’13) PRO MISSIONE DEL PERU’- PADRE GIOVANNI SALERNO

VENDITA LAVORI ARTIGIANALI ( DICEMBRE ’13) PRO MISSIONE BRASILIANA DI DON GIANNI SACCO

VENDITA TORTE ( MAGGIO 2014 ) PRO UVISP – ASSISI

GRIGLIATA CON GLI AMICI DEL BACCHIORE – PRO CENTRO D’ASCOLTO

CONTRIBUTI DELLA COMUNITA’ CON OFFERTA 5 EURO MENSILI

RICHIESTA CONTRIBUTI AL VICARIATO DI BORGOMANERO ( FONDI EROGATI DALLA DIOCESI CON L’8X1000
PER CARITAS PARROCCHIALI )

PRANZO IN AMICIZIA DELL’UNITA’ PASTORALE
INCONTRI DI ANIMAZIONE E SERATE CULTURALI

INCONTRI CON LA RETE ASSOCIATIVA APRILE ’14 A SAN MAURIZIO D’OPAGLIO/ALZO)

SERATE PROMOSSE DALLA RETE ASSOCIATIVA: PRESENTAZIONE DELL’UVISP

INCONTRI CON LE PARROCCHIE DELL’UNITA’ PASTORALE PER FAR CONOSCERE LE ATTIVITA’ SVOLTE DALLA
CARITAS INTERPARROCCHIALE

INCONTRI CON MISSIONARI ( LUCIANO AGAZZONE )

INCONTRI CON I GIOVANI DELL’ORATORIO: PRESENTARE LA COMUNITA’ DI NOMADELFIA CON FILMATI

GITA CON I GIOVANI DELL’UNITA’ PASTORALE A NOMADELFIA ( GROSSETO); OSPITI PER ALCUNI GIORNI

FESTA DEL VOLONTARIATO LOCALE: GIORNATA DELLA SOLIDARIETA’ CON IL COMUNE, LE SCUOLE E LE
ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

LA CARITAS INCONTRA LA SCUOLA ( A CURA DEL COORDINATORE )

LA CARITAS INFORMA LA COMUNITA’ CRISTIANA DELL’UNITA’ PASTORALE DURANTE LE CELEBRAZIONI
EUCARISTICHE

FESTA DEI POPOLI A MASSINO VISCONTI ( GIUGNO ’14 )
STAMPA, SCUOLA E CATECHESI

PUBBLICAZIONE DI 5 NUMERI DEL GIORNALINO CARITAS E DIFFUSIONE SUL TERRITORIO

STESURA DEPLIANT INFORMATIVO CHE I PARROCI CONSEGNANO ALLE FAMIGLIE IN OCCASIONE DELLA
BENEDIZIONE DELLE CASE

INCONTRI CON I DOCENTI DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SAN MAURIZIO D’OPAGLIO, ALZO E POGNO PER
FORMAZIONE E PROGETTAZIONE ( A CURA DEL COORDINATORE )

CONCORSO LETTERARIO BANDITO DALL’UVISP DI ASSISI SUL TEMA “ UN SOLO MONDO “
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
CONCORSO NAZIONALE DELL’AIFO PER LE SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO

ADOZIONE SCOLASTICA A DISTANZA A SOSTEGNO DELL’OPAM CON LA COLLABORAZIONE DELLE CATECHISTE
DI SAN MAURIZIO D’OPAGLIO

INCONTRI COL MONDO DELLA CATECHESI ( ALUNNI, FAMIGLIE E CATECHISTE )
MOMENTI DI FORMAZIONE E CONVEGNI

INCONTRI DI VICARIATO E VALORIZZAZIONE DEL CONSIGLIO DI VICARIATO

CONVEGNO DELLA CARITAS DIOCESANA ( NOVEMBRE ’13 )

CONVEGNO CARITAS DEL PIEMONTE / VALLE D’AOSTA AL COLLE DON BOSCO – ASTI ( 17 MAGGIO ’14 )

GIORNATE DI FORMAZIONE PER ANIMATORI DI VICARIATO ALLA CARITA’ PROMOSSE DALLA CARITAS
DIOCESANA ( GIUGNO ’14 )

GIORNATE DI FORMAZIONE PER OPERATORI DEL CENTRO D’ASCOLTO ( OTTOBRE/ NOVEMBRE ’13
DALL’AFRICA
DI PADRE VITTORIO FARRONATO
L’autore, oltre a descrivere la realtà ed i bisogni della sua missione, rivolge un ringraziamento
per gli aiuti ricevuti ed un appello perché la scuola continui ad essere una luce di speranza
La Comunità Comboniana di Bondo (Repubblica Democratica del Congo) ha accolto per alcuni
giorni don Dante responsabile del CUAMM di Padova, don Davide della Caritas di Treviso, e il dott.
Mario dell'Ospedale di Treviso. Sono venuti a vedere se è viabile un impegno CUAMM per il nuovo
piccolo ospedale diocesano di Bondo.
Don Dante mi diceva: "Siamo presenti in più Paesi dell'Africa, dall'Angola all'Uganda, dalla Sierra
Leone al Sud Sudan. Ma non ho mai visto un luogo così abbandonato dallo Stato, così sprovvisto di
strutture e amministrazione, come questo territorio. Siamo abituati a situazioni difficili, ma non
abbiamo mai visto situazioni così estreme e drammatiche".
Don Dante parlava della Sanità, dove il paziente deve pagare per entrare in ospedale, deve pagare
ogni aspirina e garza, è totalmente solo a pagare un intervento chirurgico: il 90% dei malati non
viene a farsi curare, donne e bambini vivono le loro difficoltà restando nella capanna, e questo
spiega l'alta mortalità di donne e bambini. Gli Organismi come Medici Senza Frontiere spendono
somme enormi per una
epidemia di morbillo che tocca
certo alcune centinaia di
bambini sul Territorio, e
qualche decina è raggiunta da
loro: ma il grosso del dramma
sanitario non è neppure visto,
quasi che la situazione riguardo
al resto fosse normale".
Padre Vittorio Farronato
Ma noi ora parliamo della
Scuola.
Cosa
abbiamo
potuto
realizzare, grazie al consistente
aiuto da voi prestato?
Inizio da una esperienza, quasi
fosse una parabola. Quando
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ero ragazzo, vedevo nella Valsugana coltivazioni di mele. La primavera risveglia le gemme, il sole
convince gli alberi a vestirsi di fiori, la valle è un incanto, i contadini ci sperano. Per precauzione,
hanno preparato mucchi di rami tratti dal bosco o dalla predente potatura: se una notte arriva una
gelata tardiva che brucia le gemme, i gruppi di sorveglianza danno fuoco alle cataste e quel fuoco
alza di poco la temperatura della valle, così le coltivazioni di mele sono salve.
Il vostro aiuto ha permesso alle scuole di Bambilo di vivere e continuare. In questi anni abbiamo
vissuto con fatica il nostro impegno per la Scuola ma il risultato è visibile. Ne parleremo ora
insieme. Ma siamo come il contadino che si domanda: se nella prossima gelata mi manca il
sussidio, ce la farò?
Primo dato positivo: Gli scolari delle elementari (sei anni) di Bambilo sono passati da 320 a 380. In
sesta hanno terminato in 22 dei quali 17 sono stati promossi agli esami di Stato. Di tutte le scuole
del territorio di Bambilo, gli scolari che sono arrivati in sesta elementare sono passati da 82 a 120.
In diverse scuole disperse lontano, il numero dei bambini scolarizzati sta aumentando, segno di
una maggiore fiducia verso la scuola come strada che apre sul futuro.
Secondo dato positivo: sono aumentati gli Insegnanti preparati da noi con le scuole serali di
Recupero, aperte per chi aveva abbandonato gli studi negli anni passati per le troppe difficoltà.
Anche quest'anno sono nove giovani, sei per il 'ciclo corto' (D 4) e tre per il 'ciclo lungo (D 6). Da
aggiungere: quattro sono i 'maestri muratori' usciti dalla nostra Scuola Tecnica di Bambilo.
In questi anni sono aumentati gli Insegnanti diplomati ma pochi di loro hanno ottenuto il salario: le
pressioni fatte e i tanti passi compiuti presso le Autorità dello Stato portano qualche frutto:
almeno sulla carta sono ufficialmente dichiarati abilitati al salario, di fatto sono pochi quelli che lo
ricevono. Le promesse sono tante ma "servono per tener buoni gli Insegnanti".
In un incontro
informale di fine
anno scolastico ci
siamo domandati
quali
sono
le
previsioni
per
l'anno
che
riprenderà
a
Settembre.
a) Prima
constatazione:
Siamo stati
"imbrogliati" dalle
promesse di
salario, e poi il
salario dello Stato
non è arrivato:
umiliazione e
stanchezza hanno
reso triste il volto di tanti Insegnanti.
b) Le Scuole Secondarie di Bambilo (tecnica - muratura, 4 anni) e di Roa (umanista, 6 anni)
registrano un aumento dei giovani che entrano, ma sono estremamente fragili se lo Stato, dopo le
promesse ratificate da documento scolastico, non pagherà i Professori.
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c) Solo Bambilo ha registrato un miglioramento dei risultati scolastici, anche perché abbiamo
costruito 7 aule nuove in tre anni, e riparato le due vecchie aule del tempo coloniale (le uniche
esistenti per molti anni). Ma solo in prima elementare ci sono i banchi, e mancano tre nuove aule
per dare risposta dignitosa al numero dei bambini.
Abbiamo fatto le fondazioni per tre nuove aule scolastiche a Roa, ma la maggioranza delle aule
resta in paglia e fango, le termiti mangiano il tetto per colazione e i temporali fanno il resto; ogni
anno c'è da ricominciare.
d) Agli Esami statali, solo la sesta elem. di Bambilo ha avuto un buon risultato (merito di un nuovo
insegnante giovane venuto da lontano a darci una mano) ma il resto è stato una umiliazione.
Troppe carenze (aule, libri, quaderni, lavagne, banchi, maestri scoraggiati) spiegano come i nodi
vengano al pettine. Piccola curiosità: con l'aiuto dei maestri, i bambini di Bambilo hanno estratto il
caolino presso una sorgente, resta cuocerlo con olio di palma e aggiungere sale, poi imbiancare le
aule di Bambilo, poi disegnare le carte geografiche, l'anatomia, un pò di biologia e zoologia,
insomma quei disegni che il libro del maestro contiene ma i bambini sono senza libri. Disegnatore
sarà Jean Mabù, un povero di Jahvè che vive solo in una capanna a 50 km dalla missione, un pò
povero Lazzaro e un pò bravo artista. Speriamo.
e) Solo il 15 % dei bambini che entrano a scuola arrivano a finire il ciclo elementare. Caso limite:
alla scuola del villaggio di Diaswe c'erano 120 bambini iscritti in prima (una sola aula, un solo
maestro non pagato), e 6 in sesta, dei quali 3 sono stati promossi. Il miglioramento non è vistoso.
f) Avevamo il 60 %
dei giovani del
nostro
territorio
che
hanno
abbandonato
i
nostri villaggi del
"Congo
inutile".
Molti di loro sono
andati lontano in
foresta a cercare
oro. Adesso questo
esodo giovanile è
rallentato, ci sono
più giovani che
accettano la sfida
di "Salvare Bambilo
con
Bambilo".
Soprattutto
stimolati dalla scuola per muratori, perché sono i nostri ragazzi che costruiscono le scuole, fanno i
ponti in pietra ad arco romano, e ora stanno costruendo la "sala parrocchiale" che sarà un centro
polivalente di incontri e formazioni.
Tutto funziona adagio e con fatica, ma Bambilo cresce, vuole crescere. Un esempio: il cemento
arrivato due settimane fa, portato in bicicletta, veniva dal porto di Bumba sul fiume Congo,
trasportato attraverso infami piste di foresta nella stagione delle piogge: un giovane da solo ha
trasportato 4 sacchi da 50 kg sulla bicicletta cinese (spesso spinta a mano) percorrendo oltre 400
km. (di solito portano 3 sacchi, se vi pare poco). Poi l'antico Fiat della missione, rattoppato e
risuscitato tante volte, ha fatto il trasporto da Bondo a Bambilo.
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Davvero, non conosciamo il futuro e sappiamo che voi intendete concludere il ciclo dell'aiuto.
Avete ragione, noi possiamo solo dire GRAZIE per il tanto che avete inviato.
Vi scrivo da Kisangani dove sono venuto a fare dei controlli sanitari (tutto bene, grazie a Dio).
Tornare a Bambilo sarà un'altra avventura che richiederà più giorni.
A Bambilo non esiste internet e telefono, proverò da qui Kisangani mandarvi delle foto. La
tecnologia dei bianchi non è il mio forte, ma ne avete diritto e proverò, corrente elettrica
permettendo.
Attualmente a Bambilo siamo col nuovo confratello P. Voitek, comboniano polacco, giovane e
generoso. Lui quando si dice strada pensa a una strada, quando si dice scuola pensa a una scuola.
Vedendo la situazione (generale e) scolastica sbotta: "Questa non è una scuola, è una merda".
Rispondo: "Vedi, il nostro Maestro dice di non spegnere il focherello che ancora fuma, e non
tagliare la canna incrinata". Ma l'ho detto sottovoce, perché so che ha quasi ragione. Io se penso
alla scuola e ai nostri bambini non dormo di notte. Ho detto al Vescovo di Bondo (mons.
Ung'eyowun): "Se vuoi che un missionario muoia, dagli l'incarico della scuola" (ma queste parole
non sono da riportare agli amici che ci aiutano, è solo uno sfogo che li renderebbe tristi. Da
perdonare e lasciare).
Comboni diceva che siamo pietre di fondazione che entrano in palude e sembrano perse, ma
stiamo mettendo basi su cui domani si alzerà l'edificio di una vita degna.
Agli Insegnanti ho detto: "Avete ragione. Ma anche se la notte è lunga, il sole sorgerà. Forse sono
le quattro del mattino: non è il momento di mollare. Dài che ce la facciamo". A settembre
ripartiremo.
Ho provato a descrivere qualcosa che assomigli a un rapporto, ma soprattutto desidero,
desideriamo dirvi il nostro GRAZIE per questi anni, nei quali... le gemme dei meli della Valsugana
non sono stati bruciati dalle gelate, e molti hanno potuto gustare i frutti della vostra generosità.
Con simpatia e gratitudine, P. Vittorio Farronato
Hanno collaborato a questo numero:
Franco Barigozzi, don Mario Bandera, padre Vittorio Farronato
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Ottobre 2013