15.04.1970. Il Vescovo di Ravenna per pressioni vaticane non cresimerà i ragazzi dell'Isolotto come promesso. BA058 (al giro 137 della prima parte della bobina). (Interventi di: Enzo Mazzi, d. Ulisse Frascali di Ponte Nuovo di Ravenna, Enrico Manuelli, Raffaello Corsi, d. Giuseppe Cappa di Plello, Amedeo Bellosi, Osvaldo Lozzi, Sergio Rusich, Sergio Gomiti, d. Marco Bisceglia di Lavello, Vittorio Tabacchini, Graziella Mori, Mira Furlani, p. Antonio Ceci di Lucca, Gigliola Sbordoni, Mauro Sabordoni, Urbano Cipriani, Sergio Montanari, Altre voci non identificate). Voce maschile: Se c'è qualcuno disposto a star dietro a una bambina che fa la prima elementare, ha perso un po' di tempo perché è stata malata e se c'è qualcuno disponibile viene da me e me lo dice. Enzo M.: Giacché siamo in tema di ripetizioni allora ne dico una anch'io: c'è un ragazzo che da sei mesi è a letto per una operazione alla spina dorsale. Deve fare l'esame di terza media e ci vuole qualcuno che gli dia una mano. Un ragazzo che da sei mesi è a letto per una operazione alla spina dorsale, ha bisogno di qualcuno che gli dia una mano per fare l'esame di terza media perché ha fatto la seconda media. Dunque stasera abbiamo delle cose un po' tristi da discutere, dolorose però abbiamo anche delle cose confortevoli, delle cose che ci tengono su, che ci sostengono. Abbiamo in mezzo a noi don Ulisse di Ravenna, quello che ci ospitava nella sua parrocchia, don Ulisse Frascali, poi ci s'ha don Cappa di Vercelli che ha detto la Messa in mezzo a noi tempo fa, poi don Percelsi che anche lui ha detto la Messa tra noi e poi non mi ricordo come ti chiami tu… Altro sacerdote: E poi ne arrivano altri.. Enzo M.: Va bene che in dieci preti non fanno un Vescovo, però…però alla fine chi lo sa!?. C'è ancora posto a sedere e quindi potete accomodarvi. Se è possibile occupate tutti i posti vicino al muro in modo da lasciar liberi i primi. Allora stasera si parla di questo fatto della cresima. Dunque, come sono andati i fatti prima di tutto. Voi sapete, perché ne avevamo parlato abbastanza diffusamente, che circa un mese e mezzo fa, attraverso don Ulisse che è qui alla mia sinistra, interrogammo l'Arcivescovo di Ravenna se era disposto a cresimare i nostri ragazzi insieme a quelli della parrocchia di don Ulisse, la parrocchia del Ponte Nuovo si chiama, di Ravenna. La cresima era stata fissata in quella parrocchia per il 17 di maggio. L'Arcivescovo di Ravenna, monsignor Baldassarri, quando fu interrogato, aveva già avuto quella famosa questione del controllo eccetera. Quindi non è che don Ulisse abbia interrogato l'Arcivescovo di Ravenna prima che succedesse quel fatto, ma dopo. Questa è una cosa molto importante. Non è che ci siano state delle sorprese dopo. Già era successo che avevano mandato il controllore e l'Arcivescovo di Ravenna aveva dato pubblicità a questo fatto. Prima cosa. L'Arcivescovo a colpo disse subito: "Io non ho nessuna difficoltà. Sono dei ragazzi che vengono nella mia diocesi a cresimarsi. Nel momento che vengono nella mia diocesi a cresimarsi sono miei figlioli e quindi io facciola Cresima". Questo disse l'Arcivescovo di Ravenna. E qui c'è don Ulisse che lo testimonia e poi ne parlerà anche lui. Primo fatto. Secondo fatto. Nella diocesi di Ravenna la cosa viene saputa, nella sua parrocchia viene saputa, la gente è contentissima. Domenica scorsa vengono a dir la Messa insieme.. (un applauso a qualcuno che è arrivato). Ciao! Tra l'altro quello lì è la causa di tutti i nostri guai perché è quel prete di Parma (applausi) in solidarietà col quale noi abbiamo fatto la famosa lettera e lui non è ancora venuto a dire la Messa in piazza, per cui verrà domenica prossima (commenti vivaci). Dunque, sto cercando di raccontare un po' i fatti. Si sente fuori? Si sente lì fuori?. Allora, dunque, nella parrocchia di don Ulisse erano tutti soddisfatti, addirittura vennero a dire la Messa e stettero qui la sera con noi e ci espressero proprio la loro gioia di poterci accogliere il 17 in mezzo a loro. Si trattava quindi non solo di un Vescovo che coi accoglieva, non si trattava solo di un parroco ma si trattava di una comunità parrocchiale, di un popolo che accoglieva un altro popolo, i figlioli di un altro popolo. Questi sono i fatti. Seconda cosa. Terzo fatto: noi facciamo l'assemblea dei ragazzi prima di tutto. Perché l'assemblea dei ragazzi? Molto semplicemente perché la cresima è il sacramento della maturità cristiana, cioè il sacramento in cui, attraverso il quale si esprime il fatto che le persone, i cristiani battezzati incominciano ad essere responsabili di se stessi, a prendere in prima persona la responsabilità dell'essere cristiani, dell'essere credenti. Mentre il battesimo ci viene amministrato quando non si capisce nulla, ce lo impongono il battesimo, il battesimo è una vera imposizione, la cresima dovrebbe essere invece il momento della libera scelta in cui uno dice: io battezzato scelgo liberamente di essere un cristiano. Purtroppo anche la cresima è una imposizione anche quella tante volte, quasi sempre direi, perché è una tradizione e quindi una imposizione in quanto tradizione. Di fatto noi lo abbiamo preso come sacramento della maturità perciò i ragazzi devono loro, per primi, decidere che fare. Si prendono i ragazzi, si radunano in questa baracca - è il luogo dove ci ritroviamo sempre - e si domanda a questi ragazzi, ci si domanda insieme che cosa dobbiamo fare. C'è questa possibilità offerta dal vescovo di Ravenna e tutti ragazzi d'accordo dicono: si deve andare a Ravenna. E si decide di andare a Ravenna. Dopo, insieme ai ragazzi, si decide di convocare anche i genitori perché i genitori convalidino la decisione dei ragazzi. Si fa una assemblea dei genitori e dei ragazzi insieme, il 24 di marzo, esattamente, e i genitori decidono di andare a Ravenna insieme a tutti i ragazzi. E si incomincia a organizzare la cosa. Si dà notizia al quartiere e incominciano a farsi le iscrizioni per andare tutti insieme ad accompagnare i nostri ragazzi a Ravenna. Siamo una comunità, siamo una famiglia e si ha piacere di essere tutti insieme. E tutto va bene. Quarto fatto: La settimana scorsa i Vescovi d'Italia si riuniscono a Roma per una assemblea generale sul problema del sacerdozio. Ci partecipa anche l'Arcivescovo di Ravenna monsignor Baldassarri. C'era, c'era. Sul giornale era scritto che era presente a questo raduno dei Vescovi. L'arcivescovo di Ravenna partecipa a questo raduno. Torna dal raduno e scrive una lettera - ce l'hai la lettera? - scrive una lettera a don Ulisse e gli dice, dopo essere tornato da Roma - la lettera la scrive dopo essere tornato da Roma, no? - appena tornato da Roma, appena messo il piede sul territorio di Ravenna, prese una penna, prese un foglio e (ha) scritto a lui, subito: "Non posso più fare la cresima ai ragazzi dell'Isolotto. Avverti don Mazzi". Questo. Quinto fatto: allora don Ulisse cosa fa? Venite, accomodatevi dentro. C'è ancora qualche posto a sedere probabilmente. Ci sono dei posti vuoti vedo. Se li occupate tutti è meglio. Quinto fatto dunque: questa lettera scritta subito dopo essere tornato da Roma, subito, a colpo proprio. Don Ulisse telefona immediatamente all'Isolotto e dice: "Ragazzi io ho ricevuto questa lettera". Io ricevetti questa telefonata la mattina e allora mi misi in contatto con le persone con cui riuscii a mettermi in contatto. E si decise in alcuni di andare la sera a Ravenna, di andare chi poteva essere libero. Ci trovammo liberi in quattro: Urbano, la Mira, la Luciana ed io. Prendemmo una macchina e andammo subito a Ravenna per non mettere tempo in mezzo perché la cosa si potesse eventualmente risolvere. Si va a Ravenna e si parla con l'Arcivescovo. Si parla con l'Arcivescovo e l'Arcivescovo ci dice…io non posso negare quello che ci ha detto, bisogna che lo dica. Siccome lui ci disse: "queste cose qui che vi dico non avrei piacere che le diceste". Però dopo son successi dei fatti cioè è venuto fuori sul giornale determinate cose e ora di fronte a quei fatti lì noi non si può più tacere. Allora, lui ci disse che aveva avuto delle intimidazioni da certi ambienti romani, certi ambienti, non ci precisò quali, certamente da parte degli altri vescovi in pratica, intimidazioni precise. Ci disse: "Se io vi cresimo, il giorno avanti tolgono la facoltà di cresimare tutti, il giorno dopo mi tolgono la diocesi, se io cresimo lo stesso". Questo è quello che ci disse lui. Il resto io non lo so. È quello che ci disse lui. Testimone lui: s'era in cinque ad ascoltarlo. Poi, se dico qualcosa di impreciso, chi c'era me lo smentisce. Eravamo in cinque, non uno. Erano dieci orecchi che ascoltavano. "Ho avuto intimidazioni: io non posso cresimarvi perché altrimenti mi succede questo: il giorno avanti mi tolgono la facoltà di cresimare e il giorno dopo mi tolgono la diocesi". Allora noi a questo punto dicemmo che questa era una imposizione ingiusta, che insomma non ci si doveva fare impaurire e poi facemmo un certo discorso all'Arcivescovo sulla importanza di accogliere gli uomini, di dare più importanza alle persone che alle istituzioni, eccetera, eccetera. In pratica però, dopo un'ora di colloquio non si approdò a nulla. Lui disse: "Ragazzi io sono in questa situazione e quindi…". Va bene. D'altra parte noi non è che si potesse insistere tanto. Di fronte a uno che ti dice: il giorno dopo mi tolgono la diocesi, che cosa gli vai a raccontare!? Sicché non si poté nemmeno insistere tanto. Perché se avesse detto: sono io che ho deciso così per opportunità, per il bene nostro e vostro, se avesse detto questo, avremmo detto: a che gioco si gioca!? Invece no, ci disse che gli levavano la diocesi, il che è diverso, per cui noi non si poté insistere. Tenete bene a mente queste cose perché poi dopo… Voce maschile: Gliela levano meglio! Enzo M.: Gliela levano meglio. Va bene. Aprirà gli occhi anche lui. Noi venimmo via da Ravenna e venimmo a Firenze con un po' di magone evidentemente e ci preparavamo ad avvertirvi attraverso una lettera per i genitori e l'assemblea di stasera. Se nonché stamani - ecco il sesto fatto - se nonché stamattina sul giornale è apparso, su due giornali precisamente, su l'Avanti e su l'Unità, è apparso che l'Arcivescovo di Ravenna, che da alcune fonti ben informate, l'Arcivescovo di Ravenna avrebbe avuto delle imposizioni per non fare la cresima ai ragazzi dell'Isolotto. Questo discorso del giornale corrispondeva perfettamente al discorso che avevamo sentito noi dall'Arcivescovo di Ravenna. Allora che abbiamo fatto? S'è detto a don Ulisse: guarda se puoi esserci all'assemblea per chiarire alla gente perché sinceramente io, di fronte a voi, a essere solo mi vergognavo un po'. Insomma uno che prima dice di sì e poi dice di no ti mette in una situazione brutta. Io ho detto a don Ulisse: vieni anche te per chiarire come stanno le cose. Primo fatto. Poi secondo: don Ulisse avrebbe intenzione di parlare anche con la Curia di Firenze per sentire qual è, non per chiedere nulla, per sentire qual è la loro posizione, di fronte a questa impossibilità dell'Arcivescovo di Ravenna qual è la loro posizione, cosa vogliono insomma questa gente. Cosa vogliono. Se vogliono ammazzarci noi gli si può dare i soldi anche per comprare il mitra, se vogliono il mitra per ammazzarci. Cosa vogliono questa gente. Semplicemente per domandare cosa vogliono. Questo abbiamo fatto. Poi un'altra cosa. Se aprite un po' le finestre sentono anche quelli che sono di fuori, uno spiraglino appena alle finestre perché sentano quelli che sono fuori. Tanto noi non abbiamo nulla da nascondere. C'è chi ha da nascondere e non usa parlare in assemblea, ha paura a parlare in assemblea in mezzo alla gente, perché hanno da nascondere. Noi non abbiamo nulla da nascondere. Non abbiamo da lamentarci mai di aver parlato sempre apertamente, di aver detto sempre la verità. Dunque ora ascoltatemi un momento. Altri fatti che possono servire ad illuminare un po' la cosa sono mi stati detti da un giornalista, un giornalista il quale ha parlato oggi con l'Arcivescovo di Ravenna per telefono e ha parlato con un rappresentante della Curia fiorentina per telefono. L'Arcivescovo di Ravenna sembra che smentisca di aver avuto imposizioni. Mi sembra che affermi questo: io ho rinunziato ad amministrare la cresima a quelli dell'Isolotto perché la cosa diventava troppo grossa e acquistava un significato contestatario contro il Vescovo di Firenze. Quindi smentirebbe di aver avuto imposizioni. Noi si può anche capire che lui non possa dire di aver avuto imposizioni, però la cosa è chiara di suo, perché, a parte la testimonianza che c'è di don Ulisse, degli altri, di cinque persone, il fatto è che la lettera a don Ulisse l'ha scritta appena sceso dal predellino del treno o della macchina arrivato a Ravenna dopo essere stato a Roma sicché il legame è molto chiaro e non c'è nulla da fare. Lui smentirebbe e direbbe: l'ho fatto per il bene dell'Isolotto anche perché un altr'anno si parlerà nell'assemblea dei Vescovi della Chiesa locale e ci sarà speranza anche di poter risolvere il caso dell'Isolotto. E a noi risolvere il nostro caso senza risolvere il caso della Chiesa non ci sta nemmeno bene a mano tra l'altro, perché rientrare nel giro di tutte queste ipocrisie a noi non ci sta bene. O le ipocrisie smettono o si rimane così come siamo, perché l'ipocrisia a noi non ci sta bene. Rientrare nel giro delle ipocrisia non ci può andare. Comunque il fatto è questo: lui smentirebbe questo fatto qui. Domani può darsi che appaia su qualche giornale che lui ha smentito di aver avuto imposizioni. Seconda notizia per illuminare i fatti è questa: a Firenze oggi non c'era nessuno. Tutti a Roma. Lui non ha potuto parlare altro che con il Vicario, con un certo Vicario che si chiama monsignor Livi perché sia il Vescovo, sia il cardinale tutti a Roma erano oggi. Si vede che l'Isolotto fa ancora paura. No, non erano fuori, erano a Roma. Sempre il discorso del giornalista: primo che l'Arcivescovo di Ravenna avrebbe smentito di aver avuto intimidazioni e ricatti, secondo che oggi tutti a Roma, terzo fatto che questo Vicario che non so come si potrebbe spiegare, forse Vicario per il clero, uno che aiuta il Vescovo praticamente, questo che non era a Roma, l'avevano lasciato qui, al giornalista che aveva domandato qual è il vostro atteggiamento verso questi centodieci ragazzi dell'Isolotto che devono fare la cresima lui ha risposto che basterebbe che questi ragazzi andassero due o tre giorni lì da don Pietro De Marchi (reazione negativa con grida da parte dell'assemblea), due o tre giorni a prepararsi un po' e poi potrebbero fare la cresima in chiesa il 17. Questa è la soluzione loro: tre giorni lì a giocare al ping-pong, al calcetto. Questa è l'unica soluzione che lui avrebbe proposto. Queste sono notizie per completare il quadro. Ora naturalmente noi non è che stasera possiamo prendere una decisione definitiva. Anche perché probabilmente stasera non ci sono tutti i genitori dei ragazzi che fanno la cresima, perché molti di loro hanno da lavorare, non possono venire. Bisogna avvertirli un po' avanti, tant'è vero che abbiamo mandato loro una lettera a tutti o quasi a tutti avvertendoli che c'era questa assemblea stasera e che si sarebbe fatto anche una riunione, una assemblea straordinaria per i genitori martedì prossimo in modo che di qui a martedì c'è anche il tempo di capire meglio come andranno le cose, cosa succederà, per cui la decisione definitiva dovrà essere presa martedì. Stasera non è che noi possiamo prendere una decisione, che cosa fare. La responsabilità più diretta dei ragazzi ce l'hanno i genitori anche se i ragazzi in fondo sono una realtà che in qualche modo appartiene un po' a tutto il quartiere. I ragazzi non sono soltanto dei genitori. Questa è una concezione sbagliata, antica, passata: i genitori sono padroni dei loro figli, loro e basta. I figlioli sono una realtà sociale che ci riguarda un po' tutti in fondo. Comunque, a parte questo, certamente la responsabilità più diretta appartiene ai genitori, perciò noi si tratta qui eventualmente di discutere un po' della cosa, anche di dare delle indicazioni ai genitori, certamente, perché i genitori martedì possano decidere avendo delle indicazioni anche da parte della Comunità. La decisione che prenderanno i genitori sarà una decisione che non obbligherà poi nessuno, come sempre, perché noi siamo sempre stati liberi. Anche a Ravenna si era detto: si va a Ravenna tutti, però se qualcuno non ci vuole andare non ci viene, fa quello che crede meglio, nessuno di noi gli toglie il saluto o lo tratta male perché ciascuno deve essere libero di esprimersi e di fare come crede meglio. Siamo una Comunità di persone che si lotta per la libertà, figuriamoci se al nostro interno non ci deve essere la libertà! Libertà assoluta per tutti senza che nessuno possa dire non mi hanno fatto parlare o mi son vergognato a parlare o avevo paura a parlare, di essere trattato male. Ciascuno bisogna che sia libero, totalmente libero e né qui, né nella bottega, né nella strada, né sull'autobus si deve sentire quello di fare il viso rosso perché magari ha detto: io tengo un atteggiamento diverso da come la Comunità aveva deciso, aveva pensato. Questo non deve avvenire tra noi. Anche se in passato qualche volta, per eccezione, fosse avvenuto, non deve avvenire questo qui. Ciascuno bisogna che si senta libero di esprimersi come crede meglio, sapendo che ciascuno ha dei condizionamenti, delle difficoltà. Non tutti siamo eroi, non tutti siamo martiri, non tutti siamo liberi totalmente perché la società in cui viviamo è una società che ci condiziona in maniera forte. Bisogna cambiarla questa società per essere liberi ma fino a che non si è cambiata siamo condizionati, è evidente. C'è il genitore che ci tiene al foglio, che ci tiene al certificato perché senza il certificato il ragazzo magari trova più difficoltà a sposarsi. A parte il fatto che la cresima non è obbligatoria nemmeno per il matrimonio perché uno può ottenere la dispensa anche dalla cresima per il matrimonio ma insomma queste sono altre considerazioni. Quindi voglio dire che stasera si tratta di discutere per dare delle indicazioni più precise, per dare delle indicazioni anche ai genitori, per avere noi una chiarezza per darla ai genitori sapendo però che ciascuno rimane totalmente libero. Ora io vorrei lasciare la parola a voi perché possiate esprimervi come credete meglio. Penso che sia opportuno fare così. Durante il dibattito possono parlare anche questi: don Ulisse, eccetera. Se vuoi dire qualcosa subito te, non lo so io. d. Ulisse F.: Penso che sia inutile che io faccia la cronologia dei fatti perché Enzo l’ha già fatta e ripetersi sarebbe inutile. La cronologia dei fatti l'ha fatta Enzo e quindi è inutile che io ripeta quello che lui ha detto. Soltanto io vorrei dirvi due cose: prima, che per me personalmente non è cambiato niente, quindi direi che la mia presenza qui stasera vi vuole di nuovo testimoniare la mia solidarietà con voi e direi più che la mia solidarietà. Vedete, in questo momento a Ravenna c'è un'altra assemblea, un'altra assemblea non so se numerosa come la vostra, comunque però un'altra assemblea di popolo, un'altra assemblea di una Comunità come la vostra che sente il vostro stesso problema sia pure non in una misura così tragica perché siete voi che avete subito l'oppressione. Però come dico anche loro sono solidali con voi e partecipano alla vostra stessa sofferenza e quindi io vi porto, oltre al mio saluto e alla mia adesione, anche il saluto e l'adesione di tutti quanti del Ponte Nuovo che domenica erano qui con voi e che stasera sono presenti con voi almeno nello spirito perché partecipano alla vostra stessa lotta. Io vorrei dirvi solo una cosa. Permettimi Enzo di dire questo. Sono stato tante volte qui all'Isolotto e avrei avuto una impressione, specialmente in queste ultime volte che sono venuto, cioè direi quasi un senso di stanchezza. Scusate, scusami Enzo se dico questo. Non vorrei rivelare dei segreti. So che siete abituati a parlare con molta sincerità e con molta schiettezza, quindi permettete che vi dica questo. Ho trovato direi un senso un po' di stanchezza, il che è comprensibile, perché quando un individuo, quando una Comunità per tanto tempo deve subire una oppressione, deve subire delle angherie, a un certo momento si è portati a piegare il collo e ad accettare queste angherie. Comunque, però, direi con gioia e con soddisfazione, questa sera vedo che non è così. Scusate, non vorrei essere presuntuoso in questo, comunque però vorrebbe la mia presenza ridarvi coraggio e forza. Non siete soli. Ricordate che, come dico, non solo a Ravenna ma anche la presenza di tanti altri amici, da Napoli, da Parma, da Torino, da Vicenza, da Vercelli che sono qui questa sera. La presenza mia e la presenza di questi altri amici, che anche loro rappresentano altre Comunità nei loro paesi, nelle loro città, sono qui all'unisono con voi. Direi che ormai l'Isolotto non rappresenta più soltanto un simbolo per la Chiesa di Firenze o direi per la Comunità di Firenze o direi per il popolo di Firenze con più esattezza perché la Chiesa siamo tutti. Non si può creare degli emarginati nella Chiesa. Il Cristo è morto per tutti e quindi tutti quanti siamo Chiesa. Quindi direi: la solidarietà di questi che sono qui presenti sono all'unisono con voi per darvi coraggio perché l'Isolotto è una bandiera, una bandiera che voi purtroppo avete il peso più grosso, il peso più duro che dovete portare in alto e scusate se vi chiedo questo: che non abbia mai ad abbassarsi perché sarebbe l'inizio di un tramonto, di un'alba che è troppo bella, nella quale tutti quanti crediamo e che presenta a ciascuno di noi una speranza (applausi dall'assemblea), una speranza di serenità, di gioia e soprattutto di libertà di coscienza e di libertà civile. Enrico M.: Sono ritornato alla carica un'altra volta. Abbiate pazienza. L'altro giorno dissi, sulla circolare Calamari, state calmi, state tranquilli, però ora dico alla rovescia. Noi qui noi siamo una Comunità - ci ha detto bene il nostro amico di Ravenna - che ci guardano tutti. Quindi è un momento questo qui che è un po' triste. Io non sarei di quelli (che dicono) di abbassare il capo. Siccome l'Arcivescovo di Ravenna mi ha fatto l'impressione di aver fatto come Pietro che ha rinnegato tre volte Gesù, io invece, dal momento che mi sono buttato nella lotta, Gesù, per ora, non l'ho rinnegato nemmeno una volta e non vorrei rinnegarlo proprio ora. Allora vorrei dire questo: io sarei del parere, mio personale, di andare tutti a Ravenna lo stesso. Lui ha detto che non ci cresima. Non importa. Noi bisogna dare la dimostrazione della Comunità dell'Isolotto, cioè della Chiesa del Popolo di Dio che si sposta ad un certo momento anche senza il cardinale (si tratta evidentemente del Vescovo di Ravenna che non è però cardinale), perché come ebbi a dire l'altra volta, quando si parlò laggiù, il cardinale o si mette a leggere il Vangelo veramente o si mette a fare il giornalista, il dottore o se no viene a lavorare con me in officina almeno impara a pregare. E se legge il Vangelo veramente io credo che quando arriva a Ravenna tutta questa gente bisogna che dica: "ma qui che si fa? Bisogna cresimarla questa gente". E se no vuol dire che è anche una dimostrazione, una dimostrazione che tutto il popolo di Dio alla Comunità di Ravenna dice: "guardate che noi siamo qui". Perché a questo punto mi pare che ci vogliano mettere il coperchio sulla pentola per coprire ogni cosa. Perché questo è un linciaggio morale e noi bisogna reagire in tutte le maniere contro questo linciaggio morale. Raffaello C.: Scusate io ho sentito p. Balducci alla radio e mi sembra molto importante (quello che ha detto). In risposta a una signora, che era impaurita per i bambini, dell'inferno e queste cose qui, ebbe a dire queste testuali parole: "Signora non si preoccupi perché Dio non punisce, perché Dio è amore" Siccome questa signora gli disse : "ma la Chiesa, il Vaticano ci ha sempre insegnato così" che Iddio ci manda all'inferno se non si rispetta certe regole, eccetera, eccetera, p. Balducci ebbe a dire queste testuali parole: "Il Vaticano non è la Chiesa". Ora dette da p. Balducci, un teologo di una certa rilevanza, quando dice che il Vaticano non è la Chiesa, a me vuol dire questo: che la Chiesa non è più il Vaticano quando si comporta in modo anticristiano e antievangelico. Perché qui siamo davvero, come fu detto da alcuni preti due o tre sere fa, che il Vaticano gira in un'altra orbita che non è quella della Chiesa di Cristo. E allora non è che stasera si prenda delle decisioni ma io vorrei accennare a una mia idea. Se avessi un ragazzo in età da passare a cresima, io direi, chiederei a tutti questi preti, che rappresentano veramente questa Chiesa nuova, chiederei in ginocchio a tutti questi preti, siccome la Chiesa è rappresentata da tutti i preti, da tutti i religiosi, da tutti i cristiani, direi a questi preti: "Venite tutti in piazza e cresimate il mio ragazzo". Poi quando sono grandi e sembrasse loro che questo non fosse un atto ufficiale, valido, eccetera, allora se la rifanno per conto suo. E io non drammatizzerei tanto la cosa. Enzo M.: Non drammatizzare la cosa mi sembra più che opportuno perché effettivamente non è drammatica. In fondo la cresima - noi si è già detto molte volte - la cresima non è quella croce fatta con l'olio e basta. La cresima è una realtà complessa. Questi ragazzi, in fondo, in parte l'hanno già ricevuta nel momento in cui hanno incominciato a entrare nella vita e a prendere contatto con la realtà in base alla preparazione che abbiamo fatto. d. Giuseppe Cappa: Io volevo dire la stessa cosa che hai detto tu, cioè questo, e mi rifaccio anche a ciò che ha detto Enzo adesso. La cresima vuole esprimere la maturità del cristiano che responsabilmente viene ammesso nella Comunità. Ora a me pare che, in un modo o nell'altro, anche andando a Ravenna, è sempre una Chiesa ufficiale che ammette i vostri ragazzi in quel tipo di Chiesa. Cioè in fondo se noi crediamo che la cresima è questa cosa qui, cioè non è solo, come dice Enzo, quel segno di croce fatto con l'olio, ma esprime la maturità del cristiano che viene ammesso nella Comunità proprio responsabilmente, l'andare in qualsiasi posto e farlo fare questo da qualsiasi vescovo vuol dire ammettere comunque i vostri figli in quella Chiesa responsabilmente. Su questo possiamo anche discutere. Ora a me sembra che, proprio in questo momento, si ponga per l'Isolotto un momento in cui deve probabilmente inventare il modo di ammettere responsabilmente i suoi ragazzi in questa Comunità, perché questa Comunità è una realtà e voi lo avete dimostrato da parecchio tempo. È una realtà che ha imboccato una sua strada, una sua caratteristica strada e direi proprio che in questi momenti la Comunità deve anche saper inventare direi la sua strada. Io sarei d'accordo con la proposta che tu hai fatto. Supponiamo, per dirne una, se voi decidete una domenica o una festa di portate i vostri ragazzi in piazza e qui vengono, siamo qui dieci, quindici preti che sono d'accordo o cinquanta. Enzo dice che dieci preti non fanno un Vescovo. Però in questo caso non lo so. Ad ogni modo si viene qui e si dice: "Noi riconosciamo questi bambini, questi ragazzi responsabili per essere ammessi nella Comunità dell'Isolotto". Questo è il sacramento della cresima, in questo modo. Io non so spiegare altro. d. Ulisse F.: Scusate, io volevo esprimere il mio pensiero. Posso, sotto un certo aspetto, condividere quello che ha detto Giuseppe poco fa. Soltanto che per me c'è una cosa molto importante. Non è tanto il significato, il fatto sacramentale. Cioè il sacramento può essere amministrato anche da un prete. In fondo viene delegato il Vicario che praticamente non è il vescovo ma un prete qualsiasi, cioè il Vicario diocesano. Non so qui a Firenze c'è Monsignor Bianchi che è vescovo. Ma a Ravenna per esempio c'è il Vicario della diocesi che non è affatto vescovo, è un monsignore, un canonico qualsiasi e lui può fare benissimo la cresima. Quindi a un certo momento il sacramento della cresima può essere amministrato, proprio nella sua forma ufficiale e anche giuridica della tradizione della Gerarchia ecclesiastica, può essere amministrata anche da un prete nella sua forma completa. Io sono pienamente d'accordo sul sacramento della cresima inteso come ha spiegato Giuseppe, soltanto che, in questa circostanza particolare, acquista un significato tutto particolare, cioè una rottura con una tradizione. Quindi sono pienamente d'accordo. Però, come dico, a un certo momento, il ricercare una forma anche tradizionale, sia pure con delle forme che non possono esser riconosciute, si finisce per arrivare ad una frattura più profonda. Direi che fa parte di una tematica rivoluzionaria, chiamiamola così, per dire che è una cosa che a un certo momento rischia di arrivare a creare del casino, scusate se lo dico apertamente. Amedeo B.: Io volevo dire una cosa. Quello che ci hanno fatto oggi, che stanno facendo in questo momento a noi all'Isolotto, è veramente vergognoso. Pertanto non ci deve meravigliare. Non ci deve meravigliare perché la Chiesa sta facendo delle cose ancora più vergognose in tutto il mondo. Probabilmente ci si aspettava di già e quindi non ci deve meravigliare. Veramente abbiamo una fortuna: i nostri ragazzi sono tanto giovani e noi si rimanda la cresima per sei mesi, sette mesi, un anno. Ma noi non si va a Ravenna. Noi si sta nella nostra piazza dell'Isolotto a dire la messa e si dice una preghiera anche per il vescovo di Ravenna. Noi si sta a Firenze, non si va a Ravenna. Non s'ha bisogno di andare da nessuna parte. Noi si rimane nella Comunità dell'Isolotto. Chi ci vuol bene venga con noi, chi non ci vuol bene stia per conto suo, perché di quella gente non si sa che farsene. I nostri ragazzi hanno tanto tempo per passare a cresima. Non passeranno ora, passeranno quest'altr'anno, passeranno quando si accorgeranno che la Comunità dell'isolotto è veramente una Comunità di cristiani. Io non la prenderei in maniera tragica. E non ci deve neppure meravigliare se ci fanno questo e ci faranno ancora qualcosa di peggio, ma noi ormai siamo abituati sicché non ci deve far spago niente. Noi si rimane a Firenze. Una ragazzina: Io sono una bambina che fa catechismo e insieme abbiamo deciso che sarebbe meglio che i ragazzi della cresima si rifiutassero di fare la cresima prima di andare a Ravenna e di farla in chiesa o di farla in piazza e invece di avere dieci preti che fanno per un vescovo come avete detto, io non lo so. Sarebbe meglio che questi ragazzi invece di farla quest'anno si facesse un altro anno, di essere in piazza e di aspettare sempre che venga qualcuno in piazza a fare la cresima. Osvaldo L. Intanto volevo dire una cosa a padre Ulisse il quale a un certo momento ha riconosciuto che la Comunità dell'Isolotto era stanca o comunque in crisi. Poi chiedo scusa se ho mal capito perché voglio puntualizzarla questa cosa perché a me preme molto. Poi se ho ben capito la riunione di questa sera le ha dato un parere diverso, cioè non siamo più stanchi. Io rispondo a nome di tutta la Comunità che noi non siamo mai stati stanchi e che siamo stati sempre dello stesso numero moltiplicato e siamo sempre pronti a lottare così. Un fischio e stasera siamo qua perché la cosa ci sta molto a cuore. A padre Cappa rispondo un'altra cosa. Mi scusi padre Cappa. I nostri ragazzi, i ragazzi della Comunità dell'Isolotto sono già ammessi alla Comunità dell'Isolotto senza che essi siano portati a fare forzatamente la cresima perché sono figli di gente della Comunità, vivono con noi, hanno capito quelli che sono i nostri problemi, ci seguono, ci vogliono bene e sono già ammessi. Quindi questa cresima, così in questo senso, - io logicamente parlo così perché sono il babbo di una bambina, Tiziana, che deve fare la cresima - io logicamente lascio decidere alla Comunità però, da parte mia, mia figlia la cresima, così come stanno le cose, non la fa, perché ha quattordici anni e io ancora desidero dire a mia figlia non la fai. Le parlerò perché non la deve fare. Il discorso è tutto qui. Non perché ci sia Enzo qui, ma io, se posso, glieli allievo i dolori non glieli do. Enzo ne soffrirebbe moltissimo di questa situazione. Noi siamo qui, lui non può dire la messa, il Vescovo non ce la dice, ci hanno buttato fuori della chiesa, ci hanno messo in piazza. Rimaniamo in piazza senza fare la cresima. I bambini quando avranno quaranta anni e dovranno sposarsi la faranno la cresima e ci sarà un'altra chiesa molto probabilmente (applausi). Sergio R.: Io vi dico sinceramente: questa sera prendo la parola perché ritengo effettivamente di dire quello che mi pesa sull'animo, ecco, nell'interesse della Comunità dell'Isolotto. Noi ci vediamo quando possiamo ma tutti voi sapete che noi siamo dal primo giorno qui uniti e che abbiamo condotto la battaglia in prima persona senza lesinarci ed esponendoci. Poi ci sono dei periodi, dato che ci sono qui delle persone capaci, questa sera ho sentito anch’io il fischio e sono venuto qui come uno di voi. Però ho sentito delle cose che mi hanno profondamente turbato. Prima di tutto il fatto è questo: se la cresima per questi ragazzi è stata preparata per lungo tempo prima, noi la dobbiamo ritenere una cosa seria. Non possiamo dire tutto ad un tratto: ora della cresima ce ne infischiamo, ce ne freghiamo. Se è una cosa seria la cresima, la cresima la dà il Vescovo. La cresima la dà il Vescovo. Perché la cresima credo che la maggioranza dei genitori abbiano preparato i loro ragazzi per ricevere questo crisma ufficialmente, secondo quello che è il costume, la tradizione, la giurisprudenza, dimmi tu: la legge canonica. Si può dire così? la legge canonica della Chiesa. Io ho sentito dire che si potrebbe fare qui, anche in piazza. Non è vero? Allora qui ci sono due punti (sul fatto) che si potrebbe fare in piazza, due punti che mi turbano perché la Chiesa dell'Isolotto, don Mazzi, mi sembra - poi lui mi potrà correggere - lui don Mazzi, don Sergio e don Paolo non hanno mai fatto una questione di mettere in dubbio il diritto canonico della Chiesa. Loro hanno fatto una questione d'ordine sociale. La Chiesa socialmente si deve orientare in questo sistema. E allora si deve orientare in questo sistema la Chiesa accettando quello che è il diritto canonico. Perché? Perché qui mi pare che noi non dobbiamo metterci fuori della Chiesa. Noi dobbiamo rimanere nella Chiesa perché nella Chiesa, minoranza insignificante che siamo, bisogna lottare per diventare, se possibile, maggioranza in relazione a quel dettato sociale che si vuole portare avanti. Se invece si pensa che il fatto della cresima può essere anche sottovalutato il momento opportuno, allora mi pare che si faccia una eccessiva confusione. Mi sembra che noi siamo guardati perché siamo dentro la Chiesa e che vogliamo portare un discorso sociale che non è recepito dalla maggioranza della Chiesa. È questa che mi sembra debba essere la nostra linea di condotta, perché conducendo questa lotta nell'interno della Chiesa, con una grande sensibilità sociale, noi si cominci ad intaccare quella che è la posizione conservatrice di certi preti. Alludo a quel comunicato della stampa di quei centoventi seminaristi che hanno detto al papa che consideri pubblici peccatori coloro che non danno una dimora ai diseredati che vivono ancora nelle baracche. Allora io penso che il punto fondamentale sia questo. Nella situazione in cui noi ci troviamo cerchiamo di avere chiarezza. La nostra posizione sociale è chiara. E don Enzo l'ha spiegata e per questo è stato buttato fuori. I punti fondamentali della Chiesa lui non li ha mai contestati o meglio si è inserito in quella linea giovannea che accetta questa trasformazione, ma non mettiamoci al di fuori volendo contestare tutto. Perché, se vogliamo contestare tutto, noi lo possiamo anche contestare. Voi sapete chi sono io, la mia estrazione sociale e anche mentale, la mia formazione mentale. Allora mi pare che a questo punto si arriverebbe anche a una situazione un po' assurda. Ma come, questi ragazzi hanno fatto una preparazione per fare la cresima e poi tutt'a un tratto si dice che la cresima non vale più niente?! Allora io concludo. Scusate che vi dica una cosa. io dico questo: il mondo guarda l'Isolotto. Dico il mondo e di fatti abbiamo visto che da tante parti del mondo sono venuti qui all'Isolotto. La cresima il Vescovo di Ravenna non la vuol dare ai nostri ragazzi. Non è la prima volta che noi ci troviamo in questa situazione. Ogni volta che è stata fatta nei nostri riguardi una azione noi abbiamo dato una risposta consona, adeguata. Hanno buttato fuori don Mazzi e noi siamo andati con i bambini in piazza del Duomo; poi siamo ritornati la domenica in piazza del Duomo. Ha scritto il papa e noi siamo andati a Roma. E così questa volta andiamo a Ravenna secondo il mio punto di vista (applausi). Secondo il mio punto di vista andiamo a Ravenna ma mica per mettere alla berlina il Vescovo. No, per fare atto di presenza affinché il mondo sappia la nostra linea, la nostra volontà di lottare, che siamo in quello che è il diritto canonico della Chiesa e che portiamo avanti un discorso sociale per avere sempre più adesione nei nostri riguardi. Certamente noi anticipiamo questa nostra linea, però devono decidere i genitori. I genitori devono decidere e io spero che decidano favorevolmente. Io sono sicuro che questa linea è l'unica linea che ci rimane per dare vigore all'Isolotto, per far parlare e per dare vigore fra di noi. Che questa sia l'impostazione più giusta: è il mio pensiero. Sergio G.: Io volevo dire una cosa sola. Mi sembra che la cosa è seria però non la drammatizzerei, come si diceva prima, né in un senso né in un altro. Quindi, secondo me - esprimo il mio parere - io terrei una linea molto chiara. Cioè a dire noi possiamo fare anche così, se ci piace, farlo in piazza dell'Isolotto, ci si trova con i ragazzi della cresima e così come si usa per il compleanno dei ragazzi o per l'anniversario del matrimonio fare la festa, a un certo momento possiamo trovarci anche coi ragazzi e in quel momento - gli uomini sono fatti anche così - accogliere questa realtà, ufficialmente, dei nostri ragazzi che si sono preparati. È vero che si sono già inseriti però è un fatto così. È come quando a ventun'anni si dice: tu sei maggiorenne. Ma quello lo era anche il giorno avanti, non rinfurbisce mica la notte! Se è grullo è grullo, ma se quello è intelligente è intelligente. Non cambia nulla ma però ci sono questi fatti di una certa ufficialità. Quindi si potrebbe fare anche questo. Una domenica potremmo trovarci con i nostri ragazzi della cresima in piazza e tutti insieme riconosciamo questa loro maturità. Però questo, secondo me, è qualcosa che non vuole escludere l'altro fatto che esiste nella Chiesa e che noi dobbiamo tener conto non soltanto perché noi ne teniamo conto ma anche perché la Chiesa ne tiene conto, cioè a dire il fatto della cresima. Ora secondo me se noi in questa Chiesa la quale dice che i Vescovi sono i successori degli Apostoli, se questa Chiesa che dice che il Vescovo è il capo della sua Chiesa locale, se in questa Chiesa che dice che i vostri ragazzi dovreste far loro fare la cresima perché ricevono lo Spirito Santo, se in questa Chiesa noi non si trova un Vescovo il quale in tutto il mondo - sono tanti i Vescovi successori degli Apostoli - non ha il coraggio di venire a dare la cresima, a me, che sia il papa o che sia Florit, mi deve smettere di dire che, forse può darsi anche che abbiano il bollo sul groppone, che sono successore degli Apostoli. Di Apostoli non c'è più nulla. Secondo me c'è questa contraddizione. Se noi vogliamo portare avanti il nostro discorso, noi dobbiamo svergognare questa gente che adopera delle parole per fregare gli uomini. Quando il mio babbo mi diceva io sono il tuo babbo, il mio babbo, quando mi diceva che era il mio babbo, se un giorno io mi fossi trovato in grane, non mi mandava mica, a titolo di babbo mio, le tratte. No, perché le tratte le manda quello che fa il commerciante non mio padre. Il mio babbo non avrebbe fatto mai questa cosa. Allora io ci credevo che il mio babbo era il mio babbo e non era invece un commerciante nei miei confronti. Ora noi, alla Chiesa, a questa Chiesa alla quale ci teniamo, che parla in questo modo, noi a un certo momento non è che dobbiamo far qualcosa: noi siamo uno specchio: a un certo momento noi si riflette quello che ci viene incontro. Possono dire tutte le parole che vogliono, il papa può parlare quanto gli pare in piazza San Pietro, i Vescovi si possono ritrovare quanto gli pare e possono chiacchierare quanto vogliono, noi li aspettiamo alla verifica dei fatti. E se noi, vi dicevo, non troviamo un Vescovo che di fronte a cento dieci ragazzi, che qualche vescovo non ce li ha nemmeno in diocesi centodieci ragazzi, qualche Vescovo ha appena duemila persone in diocesi, su duemila persone ci saranno trenta ragazzi che hanno da fare la cresima, forse nemmeno. Ecco, se noi non troviamo un Vescovo che dichiara di credere al Vangelo, di credere alla Spirito Santo, di credere agli Apostoli, di credere a Gesù Cristo, che crede nella cresima e questo Tizio, successore degli Apostoli, a un certo momento, non ha il coraggio di cresimare i figlioli quando negli Atti degli Apostoli Filippo… Si legge negli Atti degli Apostoli che un giorno Filippo fu preso dallo Spirito di Dio, fu preso per i capelli e lo portò a giro e trovò nientemeno che un siriano, uno della Siria. Si misero lì a parlare e a un certo momento dice che Filippo, mosso dallo Spirito Santo che lo prese per un capello, lo battezzò e ricevette la cresima, lo Spirito Santo. E negli Atti degli Apostoli si legge questo fatto per dimostrare la libertà dello Spirito di Dio che non teneva conto se quello era ebreo, se quello era persiano, se quello era siro o se quello era romano ma era lo Spirito di Dio (che interveniva). Siccome noi a queste cose che sono della Scrittura noi ci si crede, io voglio vedere se a un certo momento qualche Vescovo non si senta preso dallo Spirito Santo, che abbia i capelli o che non ce li abbia o preso da qualche altra parte e che lo porti ad un certo momento a cresimare. Perché a questo punto io la Chiesa - ecco il problema grosso, è grossa questa - la Chiesa ci mette nella terribile tentazione di non credere allo Spirito di Dio e quindi è la Chiesa – e questa è l’accusa che tante volte facevano quelli che non vanno in Chiesa – è la Chiesa che ci mette nella condizione di non credere nella realtà dello Spirito Santo. Siccome noi ci si crede in Dio e a queste cose possiamo dire che la Chiesa, a un certo momento, con queste dimostrazioni, è una grande associazione però è una grande società e che sia una società assicurativa, o che sia società a delinquere, io non lo so, però non è una Chiesa, non è una famiglia che si fonda sullo Spirito Santo. Voglio che loro stessi si rendano conto che si comportano in questa maniera. Io direi in questo modo: i nostri ragazzi sono a aspettare che, da un punto di vista ufficiale, ci sia un Vescovo che ci crede allo Spirito Santo, che creda veramente alla Chiesa e che venga a cresimare i ragazzi.(Applausi) Voce maschile: Scusate, io non so parlare ma siccome sono sempre in piazza e il discorso principale che qui è sempre stato fatto è che se c'era Baldassarri all'Isolotto non sarebbe successo nulla. Ora Baldassarri non ha risposto alle nostre aspettative. Io dico una cosa sola: se lui fa per avere il posto noi si deve far di tutto per svergognarsi di fronte ai suoi parrocchiani. Se uno dice una parola la deve mantenere perché non è più un minorenne. Se Baldassari si è preso questa posizione, la posizione l'ha presa anche Florit e lui disse: io sono un Vescovo e indietro non posso tornare. O non è un Vescovo anche lui? O perché lui torna indietro? O che c'è: vescovi e vescovi? Io non giudico Baldassarri, io giudico i fatti. d. Marco B. Io ho il piacere di tornare in mezzo a voi per la seconda volta. Ho avuto il piacere di essere già stato qui. (Applausi). Sì, sono il parroco di Lavello, provincia di Potenza. Vorrei dire all'amico che ha parlato poco fa. Andiamo cauti a parlare di Chiesa quando si tratta di diritto canonico, di Gerarchia, di Vaticano. Bisogna andare molto cauti perché non so fino a che punto è vero. Che cos'è la Chiesa? Se la Chiesa non è una comunità di amore, se la Chiesa non è l'evangelizzatrice dei poveri, che Chiesa è? Può essere Chiesa il Vaticano che è l'alleato dei capitalisti, i Vescovi, le Curie vescovili che sono.. È questa la Chiesa? Possiamo riconoscere la Chiesa di Cristo? Gesù Cristo ha presentato la sua carta d'identità: sono venuto ad evangelizzare i poveri, a spezzare le catene, a liberare gli oppressi. La Chiesa è Chiesa quando è una Comunità che lotta, che vive per questa missione. Permettete che io ve lo dica: io non andrei più ad elemosinare da nessun Vescovo. Non dovete chiedere a nessuno. Voi siete Chiesa (Applausi). Non dovete chiedere. Sono loro che si devono convertire al Vangelo, non voi. Restate al vostro posto perché questi ragazzi ce l'hanno lo Spirito Santo, in abbondanza.(Applausi) Vittorio T.: Io penso che questo avvenimento sia per noi veramente un atto di favore che il Cristo ci fa, cioè a dire a farci conoscere realmente che cos'è la Chiesa oggi. Noi purtroppo vediamo che possiamo involontariamente scivolare nelle cose contro la Chiesa. Ecco, il Cristo, in questa testimonianza, ci ha dato proprio quella facilità di capire meglio che cosa è la Chiesa. Il fatto che noi oggi ci troviamo in questa maniera è proprio perché noi camminiamo nella vera Chiesa. E quando noi subiamo delle umiliazioni di questo tipo qui, per noi non sono umiliazioni; per noi sono un rinforzare continuamente nella nostra fede, perché noi ci troviamo veramente dentro la Chiesa, ma nella Chiesa che cerca di fare fermento nella Chiesa ufficiale che non è una Chiesa che si mette nella posizione di far del bene al prossimo, d'aiutare i poveri. Non è una Chiesa che si mette nelle condizioni di rinunziare alla sua ricchezza e noi lo vediamo anche nella persona del Vescovo di Ravenna. Purtroppo lui non riesce a rinunziare alla posizione di prestigio, proprio perché è difficile, si trova nelle stesse condizioni di quel ricco signore che si presenta a Cristo, che gli dice: "Signore che devo fare io per avere il regno dei cieli? Io faccio qui, dico la messa, vado alla messa, faccio tutte…" .Dice: "Vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e seguimi". E questo andò via malinconicamente, non riuscì a rinunziare a questo tipo di ricchezza. Ecco, il Cristo richiama l'attenzione a questa gente di rinunziare a questo tipo di potere che è una contraddizione. Se il Cristo, per mettersi in una posizione di libertà proprio per veramente essere libero, portare avanti il discorso di Dio, si è spogliato completamente, perché la ricchezza è il primo intoppo per portare avanti il ministero sacerdotale. Questa è la diagnosi che noi stiamo facendo che purtroppo noi dell'Isolotto ci troviamo nella condizione di portare avanti quella bandiera, cioè a dire quella bandiera di aiuto alla Chiesa ufficiale. Noi non vogliamo rifiutare la Chiesa ufficiale. Non è che non la vogliamo rifiutare perché vogliamo essere come la Chiesa ufficiale ma perché vogliamo aiutare la Chiesa ufficiale di diventare autentica Chiesa. Proprio per questo spirito di amore che noi abbiamo sopportiamo tutte le umiliazioni che ci fanno, ma è una umiliazione che per noi ci fa onore. A me non fa dispiacere. Ecco, quando si tratta se domani ci dovessero ridare la Chiesa, io non entrerei nella chiesa, perché c'è troppa gente fuori della chiesa. Io voglio rimanere fuori della chiesa, perché fuori della chiesa veramente ci rende liberi di portare avanti il nostro discorso del Cristo. Dentro la chiesa ci metterebbe né più né meno che ingabbiati, dentro le mura della chiesa, intendiamoci, io parlo delle mura della chiesa, perché dentro le mura della chiesa, come diceva Gonzalez Ruiz, è rinchiuso il Cristo, lì incatenato e magari baciato dai baci di Giuda. Disse questo Gonzalez Ruiz. Noi non vogliamo entrare in quella chiesa e rimanere incatenati. Noi vogliamo restare fuori da quella chiesa di mura che ci incatena, che non ci dà la possibilità di essere liberi, perché noi lo vediamo anche attraverso il cardinale che quella chiesa di mura non rende liberi. E noi vogliamo aiutare questa gente a rendersi liberi. Ecco perché ci troviamo nella posizione di essere i maggiori sacrificati. E con soddisfazione lo faccio. Perché come un genitore che nell'ambito della sua missione verso la famiglia più gli rimane di fatica, cioè più lavora e più ha soddisfazione nei confronti della famiglia. Noi più siamo perseguitati e più si ha soddisfazione nel credere in Cristo. Un sacerdote: Sono un amico vostro. Sono già stato qui a celebrare la messa con voi l'anno scorso. Sono un amico di Giuseppe Cappa. Lui è il rappresentante del benessere ed io del Terzo mondo, dei sottosviluppati e per calmare un po' la temperatura vorrei ringraziarvi di una cosa, della adesione che mi avete mandato perché avevo assolto una povera donna concubina cioè una donna abbandonata dal marito dopo tre mesi, lui in Sudafrica e dopo dieci anni mi pare si era innamorata di un altro per cui le ho dato tranquillamente la comunione. Mi ha fatto piacere la vostra lettera. Il cardinale poi mi ha richiamato e mi ha invitato ripetutamente a ritrattare e vi posso anche dire, così a titolo confidenziale, che le suore, le padrone dell'Istituto dove mi trovavo, mi hanno licenziato. Quindi mi trovo molto bene con voi questa sera in questa baracca. Questo a titolo di cronaca per vedere come l'istituzione è sempre quella, sia nell'ambiente delle Curie come anche nell'ambiente delle regole mestruali femminili religiose. Per quanto riguarda poi la cresima io vorrei chiedere ai ragazzi e alla ragazze un sacrificio. Dipenderà da voi accettarlo o meno ma è questo qui: per me è importante che voi andiate a Ravenna, non solo andiate là a Ravenna proprio con la vostra presenza silenziosa, anche se non vi diranno niente, ma per due domeniche dovrete inseguire il cardinale o altri dove andrà e proprio quasi a chiedere la carità e dire: ci dia la cresima, proprio gridarglielo. Quando loro vi avranno detto di no, sia a Ravenna e dopo di averlo inseguito per due o tre volte voi potrete fare forse la cerimonia di cui vi parlava prima il mio amico Giuseppe in piazza. Perché se voi non andate ufficialmente a chiedere, proprio a comprometterli, quindi a svergognare il vescovo Baldassarri, a svergognare il vostro Vescovo che non vi dà la cresima, loro sono immensamente felici perché più voi fate silenzio più loro saranno contenti, perché loro temono l’opinione pubblica. Quindi se voi fate silenzio, loro è tutto quello che si aspettano. Noi a Torino avevamo fatto un libretto verde su le nozze, su le seconde nozze. I Vescovi hanno fatto silenzio un mese e poi sono intervenuti soltanto quando l’opinione pubblica si era accorta di questo libro. Quindi vorrei riassumere così: andare a Ravenna proprio così, dire: “Ci avevi promesso e adesso ti diamo la prova palese che sei un fifone, ti interessa più la tua sedia che non lo Spirito Santo". Poi chiedere qui una domenica o due, inseguire, proprio a titolo di umiltà, fatelo ancora proprio a titolo di umiltà. E poi lo Spirito Santo non è poi così meschino da dover dipendere da un Vescovo. Voi sapete che con la propria fidanzata ci si può parlare e scrivere e ci si può mettere in contatto in tanti modi. Però su questo non vorrei insistere perché io sono ancora celibe e non so molte cose. Quindi sapere che lo Spirito Santo c'è già dentro di voi e non dipende poi assolutamente soltanto da questa unica maniera che è quella di imporre le mani. Grazie. Voce maschile: Io non sono d'accordo con te. Dunque prima cosa non mi sembra il caso di andare a elemosinare la cresima da Baldassarri o da qualsiasi altro Vescovo. La cresima non è soltanto l'atto ufficiale, la cerimonia. Quella per me non è la cresima. La cresima per me è tutta la preparazione che i ragazzi fanno, lo stare insieme con i ragazzi a quell'età lì, nove, dieci, undici anni. Questo attualmente. Personalmente io non do nemmeno importanza alla preparazione a questa età. La cresima eventualmente la si decide, se si decide, all'età della ragione. Comunque, a come stanno le cose, penso che non si posa star qui a condannare Baldassarri. La situazione è questa. Secondo me la prova di maturità della Comunità, cioè dei ragazzi e della Comunità tutta è quella di stare a aspettare. Non si può andare ad elemosinare alla Chiesa ufficiale dopo che noi stiamo combattendo contro la Chiesa ufficiale per farla diventare più autentica, più vera. A questo punto loro dicono: "Allora voi avete bisogno di noi! La vostra azione finora è stata una picca, un motivo d'orgoglio e basta". Allora dato che noi crediamo in una Chiesa vera, in una Chiesa autentica, diversa da quella ufficiale, mi sembra che non sia logico andare (a elemosinare la cresima). Enrico M.: Una parola sola. Io faccio alla svelta! Dunque, rammentatevi questo: all'Isolotto non bisogna creare un ghetto. Noi stiamo facendo discorsi di stare qui all'Isolotto, di stare fermi qui senza andare a Ravenna, muti, silenziosi. Noi si sta creando un ghetto, vale a dire noi ci si chiude in noi stessi senza portare la parola di Dio a nessuno. Graziella M.: Dunque abbiamo parlato di Baldassarri, abbiamo parlato dei Vescovi, della nostra linea, della Comunità, del cammino che dobbiamo fare, però mi pare che un po' si preda di vista il problema centrale che è il problema dei nostri ragazzi. Noi abbiamo dei ragazzi che sono stati preparati seriamente, che hanno aderito al lavoro dei loro catechisti, che si sono impegnati, che hanno maturato una loro coscienza cristiana in profondità se no non arriverebbero al momento della cresima, non li riterremo pronti. Se noi li portiamo alla cresima vuol dire che questi ragazzi sono perfettamente maturi e idonei per incominciare il loro cammino cristiano diciamo anche con un atto così ufficiale che di fronte a tutti li metta in condizione di avere una sorta di investitura ufficiale. Ora io proporrei questo. Si potrebbe noi cercare di sfrondare il sacramento della cresima di quello che è la parte formale per tener presente proprio la sostanza, cioè la dichiarazione di impegno cristiano cosciente e maturo fatto dai nostri ragazzi. Quindi perdendo di vista tutto quello che è l'ufficialità e riconoscimento e il crisma dato dall'autorità ecclesiastica, eccetera, consentire ai nostri ragazzi, che hanno fatto questa preparazione, di manifestare il loro pensiero, di fare proprio una loro dichiarazione pubblica di fronte, in seno alla Comunità nella quale chiariscono io loro impegno e assumono gli obblighi come cristiani di vivere in un certo modo e di proseguire il loro cammino insieme a noi. Mira F. Qui si ragiona per capirci, per chiarirci le idee. A me sembra che molte parole vengano fraintese, uno vuol dire una cosa, poi la parola che dice non esprime il proprio pensiero. C'è un fatto importante per conto mio ed è che noi non abbiamo interesse alcuno a fare le cose per noi stessi all'Isolotto. Quindi è valida una testimonianza dei nostri ragazzi come ha proposto la Graziella ma per noi stessi all'Isolotto queste cose sono chiare, anche superate. All'aspetto legale della cresima non ci crede nessuno. Si deve fare e si fa. Ecco perché abbiamo dato più importanza alla preparazione che non al giorno della cresima. Sempre, è quindici anni, sedici che c'è l'Isolotto e io mi ricordo che si è sempre fatto questo discorso. Ora qui mi sembra che il problema va visto nella sua dimensione. L'Isolotto è quello che è perché non ha mai fatto un cammino, una esperienza solo per se stesso ma l'ha fatto sempre collegato agli altri uomini e ha preso coscienza perché si è legato ai problemi egli altri uomini ed è stato colpito per questo, perché la Chiesa invece dà importanza e mette in primo luogo l'aspetto giuridico e tante altre cose che nulla hanno a che fare con lo Spirito Santo. Ora io dico questo: i nostri ragazzi col rifiuto di Baldassarri sono stati coinvolti nel più ampio rifiuto in cui siamo immersi tutti noi, quindi una loro testimonianza nei nostri confronti non ha nessun senso: siamo nella stessa barca insomma. È importante la nostra testimonianza in questo momento a tutto il mondo, la testimonianza di ciò che succede in questa Chiesa, all'Isolotto in tutto il mondo, farlo sapere a tutti che la Chiesa dà importanza all'aspetto giuridico e noi invece alla formazione dei ragazzi, che la cresima è un atto di maturità. A me è stato molto bene il discorso che ha fatto don Sergio. La Chiesa ufficiale mette gli uomini nella tentazione di non credere più allo Spirito Santo. Noi vogliamo che lo Spirito Santo sia una realtà. Allora dico: qui si tratta dei modi, di studiare i modi come testimoniare queste storture che ci sono nella Chiesa ufficiale, essere specchio di questa realtà contrastante. Si può essere specchio in molti modi. Il modo di don Sergio è stato quello che dice: stiamo all'Isolotto, i Vescovi ci rifiutano la cresima a questi ragazzi, stiamo all'Isolotto e stiamo qui ad aspettare finché venga un Vescovo e ci cresimi. Può essere un modo di essere specchio. A mio avviso non è il nostro un modo adatto. Perché? Perché dobbiamo evitare due pericoli: quello della chiusura che è già stato detto, quello di diventare la Chiesa dell'Isolotto, la Chiesa della piazza dell'Isolotto ed è quello che molti vogliono. Ed è per questo che a Roma, al Vescovo Baldassarri è stato impedito di fare la cresima ai nostri ragazzi. Teniamolo bene a mente perché noi, in quella maniera lì, non eravamo la Chiesa della piazza dell'Isolotto. E fanno di tutto perché diventiamo la Chiesa di piazza dell'Isolotto e non gli diamo noia in quel modo mentre a Ravenna gli davamo molta noia. Questo è un punto fondamentale e noi dobbiamo prestarci molta attenzione. Quindi ripeto che si può essere specchio e pietra di contraddizione, di inciampo in molti modi e dobbiamo cercare il modo giusto. E il modo giusto per me è essere uniti a tutti quegli uomini che sono, in un modo o nell'altro in tentazione di non credere più allo Spirito Santo. Non ci credono più. Non (sono) in tentazione e basta. E non ci credono più perché sono proprio quelle cose lì che fanno a Roma come quella che ci han fatto adesso che non ci fan più credere a niente. E a Ravenna, malgrado questo, esiste una Comunità che è quella che ci aveva già fatto la proposta di andare, la Comunità di don Ulisse, che fa stasera una assemblea. Per me questa è una cosa importante, ragazzi! Fa una assemblea sullo stesso nostro problema, sul fatto, sullo stesso fatto che ci ha colpiti. È la prima volta che questo succede in un anno e mezzo che noi siamo così e per me questo è un atto non solo di solidarietà ma è questa Chiesa che sta nascendo e che, se anche divisa da chilometri e chilometri, si sta abbracciando, che sta crescendo, che sta realizzandosi. E noi non dobbiamo chiuderci qui, per essere specchio e non per andare a chiedere la carità al Vescovo Baldassarri. Intendiamoci bene: andare a Ravenna non vuol dire andare a chiedere la carità, vuol dire andare ad aiutare il Vescovo Baldassarri, perché lui non si è reso conto che noi, andando là, tutti noi, i nostri ragazzi, eccetera, gli portavamo su un piatto d'argento la possibilità di essere veramente padre, perché i Vescovi non hanno la possibilità di essere padre in una Chiesa istituzionale così come è. Ma vi ricordate quando Urbano è andato a Roma che cosa ci ha raccontato? Macché padri! Sono dei timbri: l'ha detto don Sergio. E noi a quella Chiesa lì nessuno crede più. Ma chi crede più ai Vescovi!? Con tutto quello che abbiamo avuto con Florit ma chi crede più alla paternità dei Vescovi oggi!? Siamo andati a Ravenna e con un piatto d'argento gli si porgeva la possibilità di essere padre. È andato a Roma, gli han riempito la testa di minacce e di ricatti e quello, poveretto, ha cominciato a traballare. Noi abbiamo il dovere di aiutarlo. Non si tratta di andare a chiedere la carità a Ravenna. Noi andiamo a Ravenna prima di tutto perché c'è una Comunità che come noi ha sentito di dover aiutare il proprio Vescovo ad esser padre e che in questo modo si ricongiunge a noi perché siamo già stati rifiutati dal nostro padre, da quello che si chiama Florit che padre non è mai stato. Quindi per me andare a Ravenna anche indipendentemente dalla decisione dei genitori dei ragazzi, perché i genitori dei ragazzi possono anche decidere liberamente di dare importanza anche all'aspetto giuridico della cresima e quindi trovare in qualche modo la soluzione di fare la cresima ai loro ragazzi. Non lo so. Ma noi, indipendentemente dalla decisione dei genitori dei ragazzi, perché son di fronte a un problema pratico, come Comunità andarci lo stesso a Ravenna da quest'altra Comunità ed essere specchio veramente di questa non paternità che c'è nella Chiesa, aiutare questo Vescovo ad esserlo padre. Ed io sono sicura che se noi si va là succede certamente qualcosa ma molta gente dirà: "oh! finalmente! - come l'han detto quando siamo andati in piazza San Giovanni - finalmente qualcosa si muove! Non si lasciano sempre intimorire da queste minacce, da questi ricatti. La Chiesa va avanti lo stesso ed hanno il coraggio di smascherare tutte queste ipocrisie. Questa Chiesa va avanti": E noi abbiamo il dovere di farla andare avanti. Ci si va lo stesso e sono sicura che anche il vescovo di Ravenna tanto tranquillo in coscienza proprio (non sarà). Ma allora (sarà) con la coscienza illuminata perché si trova di fronte agli uomini finalmente, perché li vedrà e li toccherà, perché stando lassù in quei palazzi non li toccano. Noi ci siam resi conto di questo quando siamo andati là l'altro ieri: che non si renda conto il Vescovo che cosa sono gli uomini, perché non li conoscono gli uomini. Se fosse qui stasera il Vescovo di Ravenna farebbe la cresima ai nostri ragazzi. Quindi dobbiamo dargli la possibilità. Se non è qui lui, andiamo là noi! Enzo M.: Ora bisogna limitare gli interventi perché comincia ad essere tardi. Tanto non è una cosa che si conclude stasera. Chi c'è che deve parlare? d. Ulisse : Scusate, volevo dire una parola sola. Volevo ringraziare la Mira per quanto ha detto e voglio fare una proposta. Voi siete stati rifiutati e noi rifiutiamo loro. Noi rifiutiamo la cresima. Finché non verranno cresimati i bambini dell'Isolotto neanche quelli di Ponte Nuovo saranno cresimati (applausi). Rettore del Seminario di Torino: Io non sono uno che vive in mezzo a voi ma debbo dire che Ulisse mi ha anticipato. Io avrei suggerito a Ulisse di agire così. Devo dire però che il problema ha diversi aspetti, ha diversi risvolti. Io dovrei dare un po' ragione a tutti quelli che sono passati qui a questo microfono: al giovane, ai più adulti, al papà e agli altri perché ognuno ha affermato un aspetto particolare. Però secondo me bisogna vedere in questo momento non soltanto gli aspetti personali, familiari della Comunità ma gli aspetti di riflesso, di ritorno che può avere un gesto, una situazione, una presa di posizione e allora vagliare molto bene i vari aspetti. Ogni intervento che è successo qui per me è un intervento valido, motivato bene e che ha delle ragioni. È vero che i vostri ragazzi hanno già lo Spirito Santo con loro, è vero che non c'è bisogno di questa ufficialità, è vero che noi non dobbiamo giudicare mai il prossimo, neppure Baldassarri anche se noi sappiamo tutto il retroterra e il retroscena. È anche vero che il lato ufficiale non aggiunge granché ma è altrettanto vero che voi non siete degli isolati, degli sperduti, della gente che vivete per conto vostro. E allora secondo me, modestamente, mi pare che dovreste vedere insieme, con molta calma, i vari risvolti, i vari aspetti e vedere il servizio migliore che voi potete rendere, in questa situazione, a voi, alla Chiesa di Firenze, a Baldassarri, alla Chiesa italiana e alla Chiesa direi universale, mondiale. Perché qualche volta noi rischiamo di vedere delle angolature particolari, dei risvolti speciali, degli aspetti molto, molto personali. Per cui sono molto validi quegli aspetti ma in un insieme diventano meno validi e allora io mi associo volentieri a quello che ha detto il caro amico Ulisse e tutto il resto lo lascio a voi. Però veramente sono molto lieto di vedere questa vivacità cristiana in mezzo a voi e soprattutto vi inviterei a non vedere mai le cose soltanto da un angolo, da un punto di vista ma vedere insieme i vostri aspetti personali, familiari, ambientali insieme a tutto quanto un aspetto di riflesso che è veramente molto importante perché quelli che vivono in Italia come voi sono moltissimi, sono centinaia di migliaia ma in Italia purtroppo c'è molto frazionamento e noi siamo specialisti per camminare ciascheduno un po' per proprio conto. E allora, di fronte a questa tensione di tutto un insieme istituzionale e un insieme direi vivacizzato dallo Spirito, occorre veramente questo collegamento e questi riflessi molto ben visti per poter agire con intelligenza e anche con frutto reciproco in ogni situazione, compresa anche questa in questo caso particolare.(Applausi). p. Antonio C. Io volevo dire soltanto alcune cose. Cioè io sono d'accordo completamente con quello che ha detto il rettore del Seminario di Torino e tra l'altro potrei raccontare un episodio brevissimo. Una volta ero cappellano all'ospedale di Lucca e c'erano due bambini gemelli nell'incubatrice. Un medico e delle suore telefonarono al Vescovo perché venisse a dare la cresima a questi bambini. E il Vescovo disse: "Sono occupato, non posso, eccetera, eccetera. Disse: non c'è il cappellano?". Gli dissero: "Sì, ma la cresima…". I genitori volevano che andasse il Vescovo. Il Vescovo disse: "Non posso, ho da fare". E allora la cresima la detti io. Erano due bimbini gemelli nell'incubatrice, piccoli come topini e io gli detti la cresima. Ora questo è un fatto che ci fa riflettere come tante volte anche questo discorso dei sacramenti sia un po' strumentalizzato perché un Vescovo non trova nessuna difficoltà ad andare a dare la cresima a delle persone anche che non credono, anche che portano in chiesa i figlioli come quelli che sono là nel duomo di Firenze, che portano alla cresima i figlioli soltanto per una pura formalità giuridica, per avere il certificato. E il Vescovo dà la cresima. Quando invece ci sono motivi più seri, più profondi, magari per un principio, una cosa o l'altra, il Vescovo non dà la cresima, come in questo caso. Ora per me il problema qui è abbastanza serio e abbastanza grave in questo senso, nel senso che l'Isolotto deve stare attento bene a fare una mossa perché l'Isolotto non è più un'isola ma è diventato veramente nell'animo di tutti i cattolici, di tutte le persone che credono realmente nel Cristo e nello Spirito, è diventato un po' la parte più avanzata, la parte più importante di tutta questa lotta che noi facciamo per riportare veramente lo Spirito di Cristo fra la gente. Quindi per questo motivo va riflettuto bene sul discorso della cresima. La cresima per voi, per noi tutti costituisce una cosa seria. Si potrebbe discutere sulla formalità esterna. Ora io vorrei fare un brevissimo riferimento al discorso di Sergio. Cioè voialtri praticamente avete avuto una testimonianza di quello che può essere la Chiesa ufficiale, come è stato il comportamento del Vescovo, come è stato il comportamento della Curia a Roma, eccetera. Ebbene, anche in un discorso che si fa nella maggioranza dei preti, oggi si sente in modo veramente impellente questo discorso. Cioè noialtri tutti ci sentiamo traditi da questa Chiesa. Ci sentiamo traditi da questa gerarchia, fino a (tal punto) che noi sentiamo dentro di noi che da questa gerarchia non può venir fuori la voce dello Spirito. Questa gerarchia è soffocata. Non si sa come lo Spirito Santo ha tirato fuori un papa quale è stato Giovanni ma l'azione di questo papa è stata, si potrebbe dire, subito stroncata. Lo stesso discorso del Vescovo Baldassarri per me è significativo e corrisponde ad una determinata realtà storica, ad una realtà di fatto quale è quella della istituzione gerarchica della Chiesa. Un uomo come Baldassarri, in fondo, ha dimostrato di avere un certo coraggio, di avere una certa volontà, una certa decisione. Poi è andato a Roma, ha parlato con la CEI, ha parlato insomma con tutta la cricca revisionista o meglio reazionaria, perché revisionista sarebbe già tanto. Davanti a questa situazione voi avete visto come questo uomo, da una certa dimensione che aveva prima, - gli hanno scritto tremila lettere da tutta Italia, gli hanno mandato adesioni - ha cambiato completamente faccia, ha fatto un voltafaccia. E questo che cosa vuol dire? Vuol dire che la struttura costituita, la struttura gerarchica ad un certo momento, secondo me, difficilmente sarà recuperabile. Noi potremmo fare anche - io non faccio nessuna proposta perché è un discorso abbastanza serio - noi potremmo fare anche il tentativo di andare a Ravenna, per esempio, andar a portare i bimbi, ma questo è soltanto un discorso dell'ordine di tendere la mano alle persone perché si convertano, ma noialtri, ragazzi, dobbiamo rendersi conto sempre di più conto che il cammino lo faremo d'ora in avanti sempre più soli. Voi vedete che stasera ci sono venti preti qui dentro, quindi non soli in questo senso, ma soli nel senso della gerarchia. La gerarchia, è inutile, metterà l'Isolotto e tutti questi preti in una situazione di buttar fuori. Questo non ci deve spaventare e deve venir fuori il discorso nuovo cioè che voialtri stasera rappresentate un popolo, rappresentate persone, centinaia di migliaia di persone che tante volte non possono parlare e queste persone, come tanti preti che hanno parlato qui stasera, realmente sono con voi. Se ad esempio si decidesse di fare questa cerimonia della cresima in piazza - ci può essere la prospettiva di andare a Ravenna come tentativo che però va sempre tenuto presente il discorso di fondo - se invece si decidesse di farla in piazza, state tranquilli che in piazza dell'Isolotto verrebbero decine di sacerdoti in solidarietà a questo problema. Allora direi, concludendo, che l'Isolotto - e questo è l'impegno che dovete continuare ad avere l'Isolotto deve portare avanti sempre questa lotta ormai in connessione con le altre persone che si sentono dell'Isolotto come quei preti che possono essere di Potenza, di Torino, di Milano, di Genova, di Ravenna e di altre parti, che sono di fuori, ma sono dell'Isolotto nel senso di mentalità. E allora portare avanti questo discorso: di sentire sempre che il nostro impegno ha un impegno nella Chiesa, in questa nuova linea che sta per emergere, in questa nuova linea dove realmente agisce lo Spirito e dove lo Spirito rivela appunto le contraddizioni della Chiesa gerarchica ufficiale che sempre di più smaschera se stessa, che sempre di più dimostra di essere dalla parte della legge, come diceva Cordero. E io concluderei proprio con queste parole del professor Cordero che ha scritto sull'Espresso: "La Chiesa come struttura è un sistema ateo". Ed io direi: cerchiamo sempre di puntualizzare questo discorso. Noialtri dovremo sempre di più andare avanti. Io ho visto che c'è stato un cambiamento in meglio nell'Isolotto, cioè una lotta sempre più accanita, un discorso sempre più chiaro. La gente che parla, gente qualunque, operai, eccetera, dimostra di avere capito questa verità. La Chiesa come struttura è un sistema ateo e la Chiesa come struttura non è neppure recuperabile. E allora cosa direi? Cerchiamo di continuare nella nostra linea, una linea di rinnovamento dove è possibile che lo Spirito parli. Gigliola S.: Sono venuta stasera piuttosto sconfortata per un fatto che poi vi dirò e che mi è successo oggi e piano piano mi sono ripresa, soprattutto dopo quello che ha detto don Ulisse. Cioè mi sono ripresa dallo sconforto perché stasera ero quasi decisa a pensare che contro la Chiesa, così, ufficiale, contro la struttura della Chiesa non c'è niente da fare sempre per un fatto che vi dirò. Viceversa ho ripreso animo perché mi sono accorta che, continuando su questa nostra linea, si ottengono dei risultati, perché da una parte la struttura della Chiesa ufficiale, la gerarchia mostra come è davvero, si scopre, deve scoprirsi di fronte a certe nostre richieste, come a suo tempo si è scoperto il Florit e da quell'altra, tra i fedeli, tra i cristiani, invece si ha una maturazione. Per me i fatti di stasera testimoniano questo: da una parte abbiamo il rifiuto di Baldassarri che come Florit ci rifiuta, anche se con responsabilità diverse. Noi non andiamo a vedere (le intenzioni), noi guardiamo il fatto. Abbiamo da Baldassarri un rifiuto e, come ci ha rifiutato il Florit, oggi ci rifiuta Baldassarri perché ambedue sono prigionieri di una struttura. Che l'uno abbia cercato di liberarsene più di un altro per noi resta il fatto che ambedue sono prigionieri di questa struttura che gli impedisce o di venire incontro a un popolo che si offre o addirittura di rifiutarlo prima ancora di vederlo in faccia, come aveva fatto il nostro cardinale. Quindi a noi questo ci va bene perché è un momento di chiarezza in più, perché Baldassarri, anche Baldassarri, inserito in quella struttura non può fare più di quel tanto che gli è permesso di fare. Da quell'altra (parte) abbiamo invece la maturazione del Popolo di Dio, una Comunità che dice: "Noi rifiutiamo la cresima. Così come vi hanno rifiutato, rifiutiamo loro. Noi potremmo avere la cresima ma non la prendiamo". E a me questo fatto sembra una cosa che mi ha dato molto coraggio perché aspettare che la Chiesa mostri tutte le sue debolezze è più difficile. Ci dà invece più coraggio vedere la gente che cresce e che matura. Ora io volevo dire questo: il rifiuto che noi abbiamo avuto è un rifiuto che deriva da una struttura. Più volte abbiamo fatto questo discorso. Di questa struttura della Chiesa fanno parte i sacramenti. Cioè io credo che, nella storia della Chiesa, i sacramenti, e il commercio che se ne è fatto, siano stati uno degli strumenti maggiori del potere della Chiesa sulle coscienze, sui poveri, sulla gente che non aveva nessun potere. Quindi come è che noi abbiamo potuto vedere certe maturazioni da parte del Popolo di Dio e smascherare certi atteggiamenti della Chiesa ufficiale? Portando avanti un discorso di Chiesa aderente al Vangelo. Ora i sacramenti, così come sono, non ci soddisfano, non ci sembrano così aderenti al Vangelo, perché hanno una crosta di culto, di mistero, di atti giuridici che in qualche modo ci stonano. A me personalmente resta difficile tante cose capirle, accettarle. E quindi noi che cosa abbiamo? Secondo me noi abbiamo la possibilità di andare avanti sul nostro cammino che è quello di maturare noi un atteggiamento più autentico di Chiesa e quindi anche di sacramenti. Abbiamo la possibilità. E sono d'accordo con la Graziella, di poter veramente scegliere, dopo che ci è stato rifiutato e quindi dopo aver fatto il nostro compito, in questo senso, di chiarificazione, abbiamo la possibilità, ci è data la possibilità di scegliere una cresima diversa, cioè una cresima che non sia legata a tutto quell'apparato giuridico ufficiale che costituisce il mistero, il tabù, l'impressione che sulla povera gente la Chiesa ha sempre fatto, una specie di esorcismo, gli schiaffettini, l'acqua, questo e quest'altro. Ora io volevo dire questo perché io oggi ho avuto una esperienza personalmente dolorosa, perché ho avuto a casa un partente della mia famiglia che si trova in manicomio e che ora, voi sapete, li mandano fuori, eccetera. Questo ragazzo è vittima proprio, ma una vittima che non può ribellarsi e quindi noi bisogna ribellarsi per lui, di un sistema religioso di questo tipo. Cioè lui ha delle manie religiose che lo portano, non solo ad essere per conto proprio un maniaco religioso, ma addirittura sfruttano queste sue manie religiose per carpirgli denaro. Questo ragazzo, che è giovanissimo, si trova a far parte di cinque associazioni religiose: lega antiblasfema, lega del Sacro Cuore di Gesù, Associazione del Santissimo, Volontari della sofferenza, e un'altra che non mi ricordo e ciascuna di queste associazioni carpisce, è chiaro non a lui, alla sua famiglia, alla mamma perché lui… (interruzione di bobina per passare alla seconda parte della stessa) …perché lui me le ha fatte vedere, perché è entusiasta di questa partecipazione a queste associazioni, lettere firmate e timbrate dalla Curia arcivescovile di Firenze, dove si dice. "Gentilissimo signor Tal dei Tali, siamo felici di accoglierlo nella lega antiblasfema, eccetera, eccetera. La partecipazione a questa lega è volontaria e gratuita, comunque se lei vuole può versare su questo conto corrente postale numero tale. Ora di fronte a questo fatto mi sono ribellata. Cioè non ho più sperato nella possibilità di cambiare queste cose. Ora però vedo che forse tutti insieme stasera si può fare questo, cioè si può, si deve assolutamente rompere quelle croste che sono anche i sacramenti, in quell'apparato di mistero, di esorcismo che annebbiano le coscienze e che poi portano una coscienza malata ad essere vittima di questo stesso procedimento. Noi in questo senso possiamo ribellarci anche per coloro che non possono farlo. Enzo M.: L'ultimo intervento e poi si chiude. Mauro S.: Volevo dire una cosa per chiarimento perché forse la Gigliola non ce la fa a dirlo. Comunque questo ragazzo qui ha proprio tanto di lettera della Curia, firmata da un monsignore, di cui posso dire il nome, monsignor Lorini, poi c'è un'altra lettera che dà l'avallo a questo qui di andare in giro a chiedere i soldi firmata da un certo avvocato Castaldi. E tutte le sere, quando torna a San Salvi, lì c'è un cappuccino che gli preleva tutti i quattrini. Urbano C.: Io penso che tutti ci s'abbia un turbinio in mente e in testa stasera, però sono venute fuori due cose importanti: il gesto di don Ulisse che però per ora è gesto suo e che dovrà diventare l'affermazione dei bambini che devono ricevere la cresima e della Comunità. È chiaro: lui ce lo può anticipare. Dice: "Io farò opera in questo senso, si cercherà". Però avrà valore quando ci sarà davvero là un popolo, o dieci o diecimila, che fa questo discorso: la cresima la si piglia quando la prenderanno quelli dell'Isolotto, perché ci garantisce allora questo fatto che noi non si diventa setta e non si diventa ghetto. E allora diventa secondario il calcolare questa sera se si deve andare a Ravenna, si deve andare fino a Cervia a fare il bagno, si deve rimanere in piazza al sole. Queste sono cose direi tecniche. Il discorso di don Percelsi che dice andate dietro al Vescovo, almeno per due volte, diventa secondario. Lo spirito però si capisce. Il discorso anche della Graziella…. Ci sono vari discorsi che suggerivano diverse cose pratiche, tra loro apparentemente contrastanti però hanno un fondo, l'esigenza comune che mi sembra sia stata riassunta dal discorso di don Sergio, anche dal discorso della Mira che sento per la prima volta dar ragione a don Sergio e poi sono io che per la prima volta do ragione alla Mira anche. Quindi ci vedo nei discorsi fatti, secondo me, che si può trovare una linea, così, comune, che la si deve rassodare non stasera perché c'è i giornali, c'è le dichiarazioni, c'è il Vescovo, c'è quell'altro. Bisogna aspettare anche le maturazioni loro. Non si può decidere noi sul rifiuto di Baldassarri. Noi si deve sempre ammettere che lui si converta e viva. Quindi non si può decidere per Baldassarri e per gli altri definitivamente. Noi siamo in attesa. È importante che ci siano dei preti che vengono da fuori e che ci danno consigli eccetera, eccetera. Certo, e finisco, il discorso dei bambini che aspettano a cresimarsi finché quelli dell'Isolotto non saranno cresimati deve diventare poi più ampio. Cioè perché i bambini non sono cresimati all'Isolotto? Perché anche Baldassarri non li cresima? Perché anche Baldassarri stesso permette che Lino e Domenico vengano sfrattati, che sia stata tolta la luce, perché Baldassarri ci ha detto: aspettiamo l'anno prossimo quando i Vescovi, la CEI dichiareranno ufficialmente la possibilità dell'esistenza delle Chiese locali. Cioè Baldassarri, implicitamente, senza volerlo, diceva: aspettiamo che in bambini siano stati sfrattati, che di Lino e Domenico non se ne parli più, che l'Enel metta i fili della luce in tutt'altro aspetto, che voi siate stati buttati fuori dalle Baracche, eccetera, eccetera. Diceva questo: aspettiamo la morte di voi, senza volere, comunque questa è la realtà, e poi porteremo fiori alla tomba. E pensava ingenuamente anche che i Vescovi, ingenuamente no, perché i Vescovi verrebbero per davvero a portare i fiori alla tomba, tutti insieme. E insieme a queste cose qui io ci unisco questo: anche quei bambini di don Ulisse che speriamo e suggeriamo che facciano questo discorso. Non sarà per noi che loro si astengono dalla cresima. Qui, un trafiletto da niente: sono notizie che nessuno dice, eccetto la televisione italiana. E dice: 13 di aprile. Tredici sacerdoti spagnoli, dodici dei quali baschi - noi li abbiamo trovati, sappiamo chi sono, ne sono venuti tanti da noi - che stanno scontando pene detentive per reati contro il regime di Franco si sono rifiutati di accettare la grazia. I sacerdoti hanno scritto al generale Franco e al Vaticano affermando che non sarebbe stato leale per loro essere rilasciati quando altri prigionieri politici restano in prigione. I sacerdoti hanno criticato i Vescovi e le autorità ecclesiastiche spagnole, virgolette, che ci hanno abbandonato al nostro destino nei momenti più difficili dei nostri arresti, interrogatori, torture, processi e condanne, chiuse le virgolette. Baldassarri stesso come autorità ecclesiastica ci abbandona al nostro destino nella pupilla del nostro occhio, nella parte più preziosa che abbiamo, i centodieci nostri ragazzi, che per lui sono centodieci e che per me, che ho fatto catechismo ad alcuni di loro, sono Virna, Donatella, Mario, Stefano, Ernesto che è tutta un'altra cosa. Capite questo discorso qui? E per la mamma della Virna, Di Stefano, di Ernesto e di Mario ancora di più che per me: è troppo di più! Capite a cosa Baldassarri dice di no? È una cosa pazzesca, paurosa. Quando Cristo dice: "ma lasciateli venire i bambini", perché gli Apostoli, Baldassarri, Florit, li volevano tenere lontano, dice: "oh! lasciateli venire, almeno loro". Ecco, io in questo, nel discorso di Ulisse ci vedo questa profondità ma voi dovete maturare con la Comunità e allora voi da Ravenna lancerete questa parola d'ordine a tutta l'Italia e al resto del mondo. Sarà una cosa grossa questa qui. E noi staremo, allora in questo senso, in attesa anche del crisma ufficiale se un Vescovo ce lo vorrà dare. Tanto non ce lo darà, ma se ce lo desse quel Vescovo lì romperebbe con la struttura, lo butterebbero fuori e, fuori o dentro, costringerebbe la Chiesa a non essere più quella che è. Poi l'altro discorso, e ho chiuso, più grosso ancora, è quello che ci hanno fatto i coniugi Sbordoni. Quello lì veramente ci fa pensare che, dopo tutto quello che abbiamo detto, ci sono ancora cose più grosse, per cui però vale la pena di dire quello che abbiamo detto e di farlo anche.(applausi) Enzo M.: Allora diciamo che ne riparleremo martedì all'assemblea dei genitori che verrà fatta qui e a cui possono partecipare anche altri. Naturalmente i genitori saranno quelli che dovranno pronunciarsi e poi ne riparleremo anche mercoledì prossimo e intanto si attendono gli sviluppi. Ai preti che sono qui diciamo che se non vogliono fare come Baldassarri la domenica devono venire in piazza, tutti, uno per uno. Mettetevi in lista. Sergio M.: Un momento, un momento ora! Fermi tutti! Io ve ne dico una: quando andai a Ravenna all'Arcivescovo gli dissi che aveva paura a lasciare la seggiola e infatti questo si è dimostrato perché ha avuto paura a lasciare il seggiolone. Io glielo dissi quando andai a Ravenna: la si levi tutto quest'oro e la cominci a spogliarsi. Ma lui ha avuto paura e non ha fatto come don Mazzi che si è spogliato. Enzo M.: Veramente io sono vestito! Buonanotte a tutti. Buonanotte. (termina l'assemblea e la registrazione dell'assemblea del 15 aprile 1970).