pallet e autotrasporto La gestione dei pallet per le società di autotrasporto di Fabrizio Dallari e Gino Marchet Il pallet è l’imballaggio terziario più utilizzato per la movimentazione, lo stoccaggio e il trasporto delle unità di carico e da sempre è oggetto di contenziosi tra le diverse parti interessate. Pallet vuol dire “denaro”, e in quanto tale, richiede una gestione attenta da parte di tutti gli attori coinvolti nella filiera, che consenta di minimizzarne i costi di gestione garantendo al contempo l’integrità dei prodotti e il rispetto dei requisiti di sicurezza • Fabrizio Dallari, Centro di Ricerca sulla Logistica – Clog, Università Carlo Cattaneo LIUC di Castellanza • Gino Marchet, Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano 1. Il background della ricerca sui pallet Il pallet è l’imballaggio terziario più utilizzato per la movimentazione, lo stoccaggio e il trasporto delle unità di carico e da sempre è oggetto di contenziosi tra le diverse parti interessate. L’interscambio di pallet Epal è il sistema di gestione pallet diffuso nel settore del largo consumo. Entrato a regime nel 2003, prevede la restituzione al mittente di un numero di pallet equivalenti in quantità e qualità ai pallet consegnati, le cui caratteristiche vengono definite da uno standard europeo (Epal) e di qualità controllata. Se si pensa che un pallet Epal ha un valore di quasi 9 euro, si comprende come la questione pallet sia nei primi posti dell’agenda dei direttori logistici delle aziende di produzione e distribuzione e dei loro operatori logistici. Logistica Management >gennaio/febbraio 2010< 59 >> La gestione dei pallet per le società di autotrasporto Dunque pallet vuol dire “denaro”, e in quanto tale, richiede una gestione attenta da parte di tutti gli attori coinvolti nella filiera, che consenta di minimizzarne i costi di gestione garantendo al contempo l’integrità dei prodotti e il rispetto dei requisiti di sicurezza. Dunque è proprio con lo scopo di valutare il peso effettivo della gestione del pallet per gli attori del largo consumo di un’impresa che nel 2006 il C-Log (Centro di Ricerca sulla Logistica della LIUC) ha istituito, in collaborazione con il Politecnico di Milano, un Osservatorio sui pallet per gli attori del largo consumo giunto alla terza edizione. Nella prima fase dell’osservatorio sono state analizzati e confrontati i costi Figura 1 La Supply Chain dei beni di largo consumo. In ogni caso, poiché le consegne vengono effettuate prevalentemente verso i Ce.Di. (tipico del trasporto primario), solitamente l’interscambio è immediato, pertanto il recupero dei pallet vuoti può avvenire contestualmente alla consegna delle merci. In questo caso, due delle aziende intervistate ricorrono alla gabbia porta pallet, che in genere vengono caricate dall’autista stesso unitari di gestione dei pallet di sei fra le maggiori insegne della Grande Distribuzione (GDO) operanti in Italia. L’indagine ha evidenziato modalità di gestione dei pallet alquanto differenti, in termini sia di logiche sia di risorse dedicate, che si traducono in significativi scostamenti dei valori unitari dei costi di gestione compresi tra 0,78 euro/pallet e 1,12 euro/pallet (escludendo le imprese che ricorrono al sistema del pallet pooling). Dunque la gestione dei pallet, indipendentemente dal modello utilizzato (interscambio, noleggio, cauzione o fatturazione) rappresenta comunque un costo che le aziende della GDO sostengono, nonostante la loro posizione di forza nella filiera dei beni di largo consumo. La seconda fase dell’osservatorio ha avuto come oggetto di studio gli operatori di logistica integrata, i 3PL (Third Party Logistics provider). Per questi ultimi la gestione dei pallet assume una particolare rilevanza, anche per la posizione intermedia occupata nella 60 filiera distributiva. Seguendo la stessa metodologia d’indagine sviluppata nella prima fase, sono state analizzate e successivamente confrontate 10 primarie società di servizi di logistica integrata operanti nel settore FMCG (Fast Moving Consumer Goods). Analizzando i risultati, sono emerse forti differenze soprattutto per quanto riguarda aspetti contrattuali e risorse dedicate nella gestione fisica e amministrativa, che hanno generato profondi scostamenti nella struttura dei costi unitari di ciascuna delle imprese analizzate. In sintesi i costi sopportati dai 3PL per la gestione dei pallet variano da 0,75 a 1,19 euro/pallet ad indicare contesti operativi e capacità gestionali differenti In entrambe le indagini è emersa la tendenza generale nel trasferire gli oneri e le responsabilità relative alla gestione dei pallet movimentati verso la figura più debole della filiera distributiva: gli autotrasportatori. Questi ultimi, infatti, già minacciati dall’inasprirsi della concorrenza (in particolare gli >gennaio/febbraio 2010< Logistica Management autotrasportatori dall’Est europeo) e dall’aumento dei costi operativi (dal gasolio ai pedaggi, dagli oneri finanziari sul leasing del camion alle sanzioni in caso di superamento dei limiti imposti dalla nuova Legge 286/05), si trovano a sostenere dei costi relativi alla gestione del pallet non direttamente imputabili all’attività di puro trasporto e che attualmente non sono misurati né vengono riconosciuti dai committenti (Dallari e Marchet, 2008). Il mercato italiano dell’autotrasporto merci è storicamente caratterizzato da un’elevata frammentazione (il 60% delle imprese ha un parco mezzi inferiore ai 10 veicoli) che, sin dall’inizio, ha sbilanciato il potere contrattuale a favore della committenza, determinando una forte concorrenza interna. In tal senso, la riforma del comparto avviata nel 2005 con lo scopo di liberalizzare il mercato e tutelare le imprese sul piano contrattuale si è rivelata un parziale fallimento. In un simile contesto, che vede numerosi autotrasportatori a rischio di fallimento, la gestione dei pallet assume un peso tutt’altro che trascurabile, costringendo le imprese, da una parte, ad investire tempo e denaro in sistemi di controllo che limitino le perdite di pallet; dall’altra, verso comportamenti poco corretti alimentando, alla pari degli addetti allo scarico, il mercato parallelo dei pallet usati (Creazza e Dallari, 2007). Non mancano tuttavia esempi positivi di imprese che, puntando sullo sviluppo dei servizi offerti e sull’ampliamento dell’attività verso altre modalità di trasporto, hanno saputo raggiungere una posizione consolidata sul mercato nazionale e internazionale, riuscendo a metabolizzare il problema dei pallet >> La gestione dei pallet per le società di autotrasporto senza ricorrere a soluzioni estreme o subire eccessivi danni economici. Lo studio è stato suddiviso in due sezioni principali: nella prima parte viene delineato un quadro di sintesi del mercato italiano dell’autotrasporto merci; nella seconda parte vengono invece presentati i risultati dell’indagine condotta presso alcune società di autotrasporto italiane in merito alla gestione dei pallet, anche alla luce delle recenti rivendicazioni delle principali associazioni di categoria (Fedespedi, Fedit e Anita, sino ad ora) che hanno annunciato (e in parte attuato) la presa di posizione contro l’obbligo da parte dei propri associati di sottostare alle regole dell’interscambio. quantitativo, risulta che le imprese registrate all’Albo degli autotrasportatori in conto terzi sono circa 190.000, anche se questo valore potrebbe non rispecchiare l’effettiva dimensione del settore, poiché le informazioni fornite dall’Albo sono piuttosto datate. Basti pensare che le nove associazioni di categoria dichiarano fra i loro iscritti un numero appena superiore alle 100.000 unità (tabella 1). Il peso effettivo delle associazioni dipende non solo dal numero di iscritti ma anche da altri fattori, come il parco veicoli delle imprese o il numero di dipendenti. In questo senso una delle principali associazioni del settore è Anita: le 3.000 imprese associate contano infatti 400.000 addetti ed un parco veicolare di La gestione dei pallet assume una certa rilevanza per gli autotrasportatori, che attualmente non si vedono riconosciuti adeguati compensi dai loro committenti (3PL). L’indagine condotta ha evidenziato un’incidenza media superiore al 6% della gestione pallet sul fatturato delle imprese intervistate, a testimonianza del peso eccessivo ricoperto da un’attività che non dovrebbe nemmeno rientrare nelle mansioni dell’autotrasportatore Tabella 1 Associazioni settore autotrasporto, fonte Sole 24 Ore Trasporti oltre 45.000 veicoli, con una media di 15 veicoli per impresa, contro una media nazionale di 2 veicoli, a testimoniare l’enorme frammentazione del settore. Soltanto in Spagna il settore ha una struttura polverizzata simile a quella italiana. In Olanda, invece, il 56% delle aziende ha un parco disponibile compreso da 1 a 5 veicoli, il 20% da 6 a 9 veicoli e il 22% oltre 10 veicoli. Le Regioni con il maggior numero di imprese sono la Lombardia (oltre 30.000 imprese) e l’Emilia Romagna (circa 26.000), seguite da Veneto (17.600), Sicilia (16.100) e Lazio (15.000). Per quanto riguarda il parco veicolare, emerge inoltre che solo il 6% delle imprese possiede un parco mezzi superiore alle 10 unità, mentre oltre il 45% non arriva a 4 veicoli (tabella 2). I dati più aggiornati sulla struttura del settore, forniti da Movimprese, indicano un totale di 113.890 imprese nel 2007, con circa 286.000 addetti, in progressiva riduzione a partire dal 2001; ciò dipende dal lento processo di selezione e di aggregazione in atto nel settore, indispensabile per far fronte agli investimenti (organizzativi e informatici) necessari alle esigenze di servizio della clientela e all’evoluzione del contesto normativo. In un simile contesto le imprese più piccole sono sempre più destinate a svolgere un’attività aleatoria, subordinata alle esigenze delle grandi aziende del settore e prive di garanzie e prospettive Tabella 2 Imprese presenti in Italia per numero di veicoli, fonte Ipsos-Explorer, 2004 2. Il mercato italiano dell’autotrasporto merci Il trasporto merci su strada ricopre un ruolo di primo piano nel contesto italiano, sia per il peso economico assunto nell’economia nazionale, in quanto rappresenta circa il 10% del Prodotto Interno Lordo italiano, sia per la netta prevalenza sulle altre modalità di trasporto. Analizzando il comparto sul piano Logistica Management >gennaio/febbraio 2010< 61 >> La gestione dei pallet per le società di autotrasporto Tabella 3 Evoluzione europea costo euro/km, fonte Ministero future, a meno che non l’Europa e la Russia, ma anche delle Infrastrutture e dei Trasporti intraprendano la strada per gestire parte dei traffici dell’aggregazione in consorzi o internazionali da/per l’Italia. cooperative. Ciò si è tradotto quindi in un Per quanto riguarda i dati di ridimensionamento della fatturato relativi domanda di trasporto per le all’autotrasporto, il mercato piccole e medie imprese italiane dell’autotrasporto merci è che forniscono servizi di trazione stimato in circa 90 miliardi di ai principali competitor euro (Centro Studi Confetra, nazionali e internazionali e 2008). aumentato la pressione sui La congestione della rete prezzi. stradale, caratterizzata da La concorrenza è elevata e si volumi di traffico crescenti, gioca sia sugli aspetti tariffari, in determina il progressivo particolare tra le piccole imprese abbassamento della velocità che raramente trattano in commerciale dei veicoli. Ciò maniera diretta con i caricatori finisce per causare una forte delle merci, bensì si trovano a aleatorietà dei tempi di percorrenza in rete e, conseguentemente, un fattore di costo sempre meno controllabile da parte delle imprese di autotrasporto, nell’ambito di un sistema dove peraltro l’affidabilità del servizio rappresenta una delle variabili chiave della competitività. Inoltre, a parità di velocità commerciali, nei nuovi paesi UE dell’Est Europa il costo del lavoro è inferiore, in ragione di un sistema previdenziale, contributivo e di normativa del lavoro e sociale meno vincolante. Confrontando il costo/km italiano con quello di altri paesi europei (tabella 3) emerge, per tutti, che è il costo del personale (conducente) ad incidere maggiormente sul totale. In Italia, il costo del conducente pesa per il 33,46%, inferiore solo al costo euro/km degli autotrasportatori spagnoli (35%) e francesi (39%), che tra i Paesi monitorati La realizzazione della piena libertà di lavorare per conto di altre società che presentano il costo unitario conducente cabotaggio interno nell'Unione Europea organizzato la rete distributiva (in primis, più elevato. Guardando ad Est, in Slovenia (che permette alle aziende straniere di gli spedizionieri e gli operatori logistici), ed Ungheria ma ancor più Polonia e autotrasporto di operare liberamente sul sia sulla qualità e sull’estensione dei Romania, le imprese del settore possono nostro territorio) ha determinato una servizi resi. operare con costi unitari del lavoro anche progressiva internazionalizzazione del Le imprese italiane, che presidiano con dimezzati rispetto a quelli sopportati mercato, favorita dai processi di successo il mercato nazionale, hanno dalle imprese italiane. espansione delle più importanti società invece un ruolo limitato nei traffici di Sul piano competitivo si conferma il estere. import export tra l’Italia e i Paesi europei e processo di modernizzazione avviato L’estensione dei confini dell’Unione con solo negli ultimi anni hanno avviato nell’ultimo quinquennio che vede: l’ingresso dei Paesi dell’Europa Orientale, strategie di internazionalizzazione volte a la crescita delle imprese di medie e se da un lato ha ampliato il mercato presidiare direttamente la distribuzione grandi dimensioni, che proseguono potenziale annullando barriere doganali nei principali mercati europei. Inoltre, nell’ampliamento della rete distributiva e normative, dall’altro ha determinato un soprattutto per sottrarsi alla competizione in Italia e all’estero e investono nella inasprimento della concorrenza nei tariffaria, le maggiori imprese italiane creazione di filiali e magazzini nei Paesi trasporti internazionali determinata hanno perseguito diverse strategie di dell’Est Europa; dall’ingresso delle flotte di questi Paesi differenziazione: la riduzione del numero delle piccole che godono di condizioni normative e di specializzazione per area geografica imprese (in particolare le imprese costo del lavoro molto più favorevoli (trasporti nazionali e/o internazionali), monoveicolari) penalizzate dalle più rispetto alle imprese italiane. per clientela servita, per settori stringenti normative di sicurezza (ad Le grandi imprese nazionali hanno reagito merceologici e specifiche filiere di esempio i tempi di guida), e dalla con la costituzione di società controllate prodotto; difficoltà ad offrire servizi a valore in questi Paesi per presidiare il traffico integrazione dell’attività di aggiunto. internazionale da essi generato verso autotrasporto con altre modalità Le imprese italiane, che presidiano con successo il mercato nazionale, hanno invece un ruolo limitato nei traffici di import export tra l’Italia e i Paesi europei e solo negli ultimi anni hanno avviato strategie di internazionalizzazione volte a presidiare direttamente la distribuzione nei principali mercati europei. Inoltre, soprattutto per sottrarsi alla competizione tariffaria, le maggiori imprese italiane hanno perseguito diverse strategie di differenziazione... 62 >gennaio/febbraio 2010< Logistica Management >> La gestione dei pallet per le società di autotrasporto (intermodale ferroviario e/o marittimo) e trasformazione in operatori logistici multimodali (MTO). Le imprese di autotrasporto medie e piccole hanno reagito all’inasprimento della concorrenza e alla perdita di redditività subappaltando, a loro volta, buona parte della manodopera diretta a imprese di piccole dimensioni e avviando al contempo importanti processi di disinvestimento nelle immobilizzazioni tecniche (ad esempio ricorrendo al noleggio dei mezzi pesanti). L’impatto ambientale dell’autotrasporto sembra almeno essersi stabilizzato in riferimento alle emissioni, grazie ad un processo molto sostenuto di rinnovo del parco veicoli, ma è destinato ad aggravarsi in termini di congestione, a causa della sostanziale saturazione delle reti stradali e autostradali e di una gestione inefficiente (specie a livello urbano) dei flussi di traffico. La ricerca di economie di scala andrà quindi ricercata più sul lato organizzativo che su quello della riduzione dei meri costi di esercizio, che dovrebbero continuare a crescere a causa dell’incremento di alcune voci (es. carburante, assicurazioni) e dei ritardi con cui si avviano le attività di carico/ scarico nei punti di fermata per ragioni non dovute alla responsabilità dell’autotrasportatore (tabella 4). 3. La gestione dei pallet: obiettivi e metodologia della ricerca L’obiettivo della presente ricerca sulle modalità e sui costi di gestione dei pallet presso le società di autotrasporto è quello di evidenziare le difficoltà incontrate dalle società di autotrasporto italiane in merito alla gestione dei pallet, in termini economici ed organizzativi (es. pianificazione dei giri di consegna). La metodologia d’indagine adottata è simile a quella sviluppata nelle edizioni precedenti dell’Osservatorio (aziende della distribuzione moderna ed operatori logistici): inizialmente si è infatti proceduto adattando il modello di costo riguardante le attività e i processi di gestione dei pallet alla realtà degli autotrasportatori; successivamente, anche grazie alla collaborazione di alcuni esperti del settore ed alcuni incontri pilota, è stato definito il questionario utilizzato per le interviste, ponendo l’attenzione sulle relazioni contrattuali ed operative esistenti fra autotrasportatori ed operatori logistici, in un’ottica di continuità rispetto agli studi precedenti (Brenda et al., 2008). Tabella 4 Principali operatori del settore (dati 2008), fonte Centro Studi Confetra 2009 In un simile contesto, che vede numerosi autotrasportatori a rischio di fallimento, la gestione dei pallet assume un peso tutt’altro che trascurabile, costringendo le imprese, da una parte, ad investire tempo e denaro in sistemi di controllo che limitino le perdite di pallet; dall’altra, verso comportamenti poco corretti alimentando, alla pari degli addetti allo scarico, il mercato parallelo dei pallet usati (Creazza e Dallari, 2007) Quindi, sulla base delle segnalazioni fornite dagli operatori logistici esaminati nella seconda fase dell’osservatorio, sono state individuate 6 società di autotrasporto, operanti prevalentemente nel settore FMCG (Fast Moving Consumer Goods) per conto di 3PL. Le aziende sono di media dimensione (circa 15 veicoli, no padroncini), operano nel Centro e Nord Italia e si dividono equamente fra aziende che effettuano trasporto primario (C.A.B.L., Colombo, Marchioro) e aziende specializzate in distribuzione/trasporto secondario (Ghisoni, La Ponte Sanpietrina, Ximenes). Al termine di ciascuna intervista è stata redatta una scheda di dettaglio, che è stata poi validata nel corso di un ulteriore incontro di allineamento con gli intervistati. I risultati ottenuti sono stati quindi analizzati in funzione dei due segmenti di attività, seguendo lo schema logico suggerito dal questionario. Indipendentemente dall’attività Logistica Management >gennaio/febbraio 2010< 63 >> La gestione dei pallet per le società di autotrasporto prevalente svolta da ciascuna impresa, sono stati individuati i costi legati alla gestione dei pallet (tabella 5). Le voci di costo sono state, in alcuni casi, rilevate o, in altri, stimate su base annua. Come avvenuto nelle indagini precedenti sono state escluse dall’analisi voci di carattere straordinario o finanziario, mentre i flussi analizzati si riferiscono esclusivamente all’attività di puro trasporto (presa in carico della merce, trasporto, consegna e ritorno al punto di partenza). Non vengono pertanto considerati gli oneri relativi alle attività svolte all’interno di magazzini o punti di transito eventualmente gestiti dalle società intervistate. Una volta calcolato il costo complessivo di ciascuna azienda, è stata valutata l’incidenza di quest’ultimo sul fatturato generato dalla sola attività di autotrasporto nel 2007, in modo da avere una stima della rilevanza effettiva della gestione dei pallet sull’attività principale delle aziende intervistate. Questa modalità di valutazione dei costi di gestione dei pallet è pertanto differente rispetto a quella adottata negli osservatori precedenti, in cui era possibile circoscrivere l’analisi dei flussi e dei relativi costi ad un unico Ce.Di. o magazzino in conto terzi, valutando di conseguenza un costo unitario per ciascun pallet in ingresso (euro/pallet). Inoltre la maggior parte delle aziende di autotrasporto intervistate non rilevano il quantitativo annuo di pallet trasportati per conto dei committenti, limitandosi a tenere la sola contabilità del saldo dare/ avere. 4. La gestione dei pallet: analisi dei risultati Complessivamente, l’incidenza degli oneri di gestione dei pallet variano dal 2% all’11% del fatturato dell’attività di autotrasporto, a suggerire contesti operativi ed organizzativi profondamente diversi e quindi difficilmente confrontabili (tabella 5). In tal senso è tuttavia possibile ricavare indicazioni interessanti sviluppando un’analisi di dettaglio, ovvero valutando l’incidenza di ciascuna voce sul fatturato delle imprese. Lo scopo è quello di capire, per le due classi di appartenenza delle imprese intervistate (trasporto primario e distribuzione), quali aspetti ne penalizzino o minaccino maggiormente la gestione operativa. Al fine di garantire l’anonimato delle imprese, in tabella sono stati riportati l’incidenza minima e l’incidenza massima sul fatturato del solo autotrasporto. 64 Le 6 voci di costo così individuate sono state suddivise in costi operativi (4 voci) e costi opportunità (2 voci). I costi operativi rappresentano quelle voci direttamente imputabili alla gestione dei pallet, quali: Trasporto di ritorno. In questa voce rientrano tutti i costi sostenuti dal trasportatore per i viaggi di ritorno dei pallet vuoti dai punti di consegna alla filiale del trasportatore, per quelli effettuati dalla filiale del trasportatore al magazzino del 3PL ed infine nel caso in cui i pallet recuperati al punto di consegna vengano riportati direttamente al committente. Il trasporto di ritorno ha un’incidenza media sul fatturato dello 0,4%, penalizzando soprattutto le aziende che effettuano il trasporto primario, in virtù delle maggiori distanze coperte in occasione dei viaggi di recupero. Generalmente la restituzione differita dei pallet vuoti non viene riconosciuta economicamente dal committente, risultando pertanto a carico del trasportatore. Paradossalmente l’incidenza massima (1,2%) si ha in corrispondenza dell’unico caso (trasporto primario) in cui il trasporto di ritorno viene riconosciuto nelle tariffe concordate con il committente. In questo caso, infatti, il costo effettivo del trasporto di ritorno supera di gran lunga quanto previsto nel contratto (il valore di 1,2 % indica la differenza tra il costo sostenuto e il costo riconosciuto). Al contrario, per le aziende impegnate nella distribuzione il trasporto di ritorno non rappresenta un problema significativo, poiché solitamente queste ultime riescono ad interscambiare i pallet vuoti con destinatari e committenti nell’ambito dei normali giri di consegna (piccole partite ed elevate frequenze di consegna facilitano l’interscambio immediato o tutt’al più differito di uno o due giorni) che vengono organizzati seguendo un “circuito chiuso”. Riparazione e/o smaltimento. Nel caso i pallet subiscano lievi rotture, è il trasportatore stesso ad occuparsi della riparazione con costi del tutto insignificanti. Altrimenti i pallet vengono considerati perdite e restituiti comunque al 3PL in eccesso rispetto ad eventuali debiti accumulati dal trasportatore, rientrando a loro volta nel saldo debiti. Pertanto, nei casi analizzati, la riparazione non rappresenta mai un costo diretto. In tre casi analizzati i pallet non riparabili vengono smaltiti secondo le procedure indicate dalle normative ambientali. Tuttavia il costo sostenuto è assolutamente da trascurare, con un’incidenza media molto bassa (0,2%). In un caso (distribuzione secondaria) lo Tabella 5 Incidenza minima e massima di ciascuna voce di costo sul fatturato delle aziende intervistate, fonte C-Log, 2009 (nota: 1valori non sottolineati identificano quelle voci di costo per le quali l’incidenza minima o massima riscontrata risulta uguale per entrambe le classi di appartenenza) >gennaio/febbraio 2010< Logistica Management >> La gestione dei pallet per le società di autotrasporto smaltimento non viene effettuato a norma, poiché i pallet rovinati vengono riciclati come legna da ardere. Gestione amministrativa. Valorizzata in funzione del costo aziendale degli addetti al controllo dei flussi in ingresso e in uscita dei pallet, alla contabilità di pallet e buoni pallet con committenti e con i punti di consegna. Ha un’incidenza media sul fatturato dell’1,6%, comprensiva della quota parte dei sistemi informativi dedicati al supporto di tali mansioni, che tuttavia risulta trascurabile poiché nella maggior parte dei casi viene utilizzato un semplice foglio elettronico. In uno dei casi analizzati l’incidenza raggiunge il 2,5%, poiché un addetto viene impiegato a tempo pieno. La gestione amministrativa coinvolge tutte le imprese intervistate, a testimonianza di una maggiore consapevolezza del settore sulle problematiche relative ai pallet. I costi opportunità, già segnalati come mancanti nello studio precedente sugli operatori logistici, fanno riferimento alle inefficienze accusate dai vettori sia a causa delle attese per la restituzione dei pallet presso i punti di scarico, sia per la minore capacità di carico, in peso e in volume, disponibile sul mezzo a seguito dell’interscambio. Attese presso i destinatari per il carico dei pallet da interscambiare. Successivamente alla consegna delle merci il destinatario può provvedere all’interscambio immediato restituendo al trasportatore un numero di pallet vuoti pari, in quantità e qualità, ai pallet consegnati. Questa operazione può durare da pochi minuti a oltre un’ora, in funzione del tempo trascorso in coda dal trasportatore nell’attesa di effettuare l’interscambio e del tempo impiegato dall’autista per caricare i pallet interscambiati sul mezzo o nell’apposita Complessivamente, l’incidenza degli oneri di gestione dei pallet variano dal 2% all’11% del fatturato dell’attività di autotrasporto, a suggerire contesti operativi ed organizzativi profondamente diversi e quindi difficilmente confrontabili... Saldo debiti. La voce si riferisce alla situazione contabile del trasportatore relativa ai pallet nei confronti di ciascun committente/punto di consegna/autista. In tutti i casi analizzati la rendicontazione del dare/avere con i committenti viene effettuata con cadenza mensile. L’incidenza media è maggiore per le aziende che effettuano trasporto primario (1,8% contro lo 0,3% della distribuzione). In genere l’ammontare del debito dipende dalle inadempienze di quei punti di consegna che, nel caso in cui si ricorra all’interscambio differito, successivamente non restituiscono i pallet addebitatigli dal trasportatore. In presenza di un debito il trasportatore può scegliere se pagare al committente un corrispettivo o restituire materialmente i pallet mancanti. In genere si ricorre alla prima soluzione, scalando il costo dei pallet dalla fattura per il trasporto, mentre nel secondo caso il trasportatore è costretto a reperire dei pallet spesso usati, al prezzo medio di acquisto di 6,8 euro/pallet. gabbia porta-pallet. Il tempo di attesa in coda è dunque legato al tasso di arrivo di vettori diversi presso un determinato punto di consegna. Il tempo di carico dipende invece da tre fattori: numero di pallet da caricare, modalità di carico (manuale o mediante carrello elevatore) e dalla parte del mezzo su cui vengono caricati (vano di carico o gabbia porta pallet). La somma di questi tempi costituisce un costo opportunità poiché incide negativamente sui tempi di guida a disposizione dell’autista nell’arco della giornata, ovvero impedisce ai vettori di svolgere ulteriori missioni, siano esse consegne o ritiri. Naturalmente l’incidenza aumenta all’aumentare del numero di consegne effettuate al giorno; pertanto, il costo opportunità legato alle attese incide soprattutto sulle imprese specializzate in distribuzione, che generalmente effettuano dalle 6 alle 8 consegne a viaggio. Infatti, dai casi analizzati emerge che per queste aziende i costi legati alle attese incidono mediamente sul 5% del fatturato, mentre per il trasporto primario varia tra un minimo dello 0%, caso limite in cui si effettua un’unica consegna per viaggio, ed un massimo del 4,5%, caso in cui si effettuano mediamente due consegne per viaggio. Mancanza di spazio sul mezzo. Questa voce incide significativamente solo per le aziende che effettuano trasporto primario (incidenza media dell’1,5%). L’elevata quantità di pallet consegnata in occasione di ciascuna consegna (specie se si tratta di unità di carico pallettizzate per strati), determina, nel caso di interscambio immediato, la restituzione da parte del destinatario (solitamente grandi Ce.Di.) di un elevato numero di pallet. Qualora venga effettuata un’unica consegna per viaggio, il trasportatore può ricaricare sia un numero di pallet pari a quelli consegnati, sia effettuare un ritiro a carico completo per conto del committente (interscambio differito). Tuttavia, nei tre casi analizzati, le aziende, per ottimizzare le consegne, organizzano delle triangolazioni in modo tale da effettuare più fermate per viaggio. Ciò significa che il vettore, nel caso più semplice (2 drop), carica la merce presso la filiale di un committente (es. 3PL), poi effettua la prima consegna al destinatario e successivamente si reca presso un secondo destinatario per la consegna successiva. In tal caso, i pallet interscambiati in occasione della prima consegna non possono essere caricati sul vano di carico del mezzo, poiché ostacolano le attività di scarico in corrispondenza della seconda consegna. In entrambi i casi il trasportatore è quindi costretto ad utilizzare la gabbia porta pallet. Qualora i pallet interscambiati eccedano la capacità della gabbia (in genere pari a 30 pallet), la quantità in eccesso non potrà essere trasportata sino al successivo punto di scarico, pertanto il vettore ha solo tre alternative: rinunciare ad interscambiare i pallet in eccesso lasciandoli presso il punto di consegna. In tal caso i pallet vengono considerati perduti, poiché i punti di consegna li considerano come pallet rifiutati e pertanto rappresentano un costo per il trasportatore, generato dalla mancanza di spazio sul mezzo; caricare i pallet in eccesso sul vano per poi lasciarli presso una propria filiale o quella di un corrispondente vicino. In questo caso si genera una percorrenza aggiuntiva che, valorizzata in funzione del costo chilometrico standard (1,31 euro/km), Fonte: Centro Studi Confetra, 2008 1 Logistica Management >gennaio/febbraio 2010< 65 >> La gestione dei pallet per le società di autotrasporto determina nuovamente un costo opportunità causato ancora una volta dalla mancanza di spazio sul mezzo; caricare comunque i pallet vuoti dal primo cliente/punto di consegna e poi fare la doppia movimentazione presso il secondo punto di consegna. 4.1 Trasporto primario Relativamente al campione analizzato, la distanza mediamente coperta è intorno ai 200 km ed in corrispondenza di ciascun viaggio si effettuano al massimo due consegne. Si tratta pertanto di un’attività in cui i tempi di viaggio hanno una rilevanza maggiore rispetto ai tempi di fermo del veicolo in occasione delle fasi di carico/scarico della merce. Questo aspetto è molto importante poiché incide notevolmente sulla flessibilità del trasportatore rispetto alla gestione dell’interscambio, rendendolo particolarmente vulnerabile al comportamento dei punti di consegna, in un contesto operativo che lo vede già scarsamente tutelato dalla committenza. I committenti (in questo caso i 3PL) tendono infatti a responsabilizzare il trasportatore, al quale viene generalmente concesso un polmone operativo. I pallet rifiutati vengono restituiti al vettore, che di conseguenza è costretto ad occuparsi personalmente del recupero di pallet idonei, pena un incremento del debito nei confronti del 3PL nel caso in cui gli ammanchi eccedano il polmone viaggiante. Sono frequenti contenziosi sulla qualità dei pallet interscambiati, che spesso si risolvono in una perdita per il trasportatore. Ciò dipende soprattutto dal potere contrattuale esercitato dai punti di consegna della GDO, che favorisce comportamenti poco virtuosi (es. in alcuni casi i pallet sono resi dopo un anno o vengono restituiti pallet di scarsa qualità). Tutte le aziende intervistate usufruiscono in via continuativa delle prestazioni di un certo numero di padroncini, per ovvie ragioni di costo e flessibilità organizzativa. Tuttavia i padroncini operano in piena autonomia e risultano difficilmente controllabili. A tal proposito, una delle società intervistate affida a ciascun padroncino un modulo in cui deve essere indicato e controfirmato dall’autista il numero di pallet trasportato ed i relativi movimenti, alla partenza e al ritorno da ogni viaggio effettuato. La verifica del saldo dare/avere relativo ai pallet avviene mensilmente per tutte le aziende intervistate. Se a fine mese il trasportatore risulta in debito verso il 66 I risultati ottenuti confermano le impressioni ricavate dallo studio precedente, rafforzando ancora di più la convinzione che le problematiche legate all’interscambio dei pallet siano di natura trasversale e che di conseguenza vadano affrontate come tali, ovvero coinvolgendo tutti gli attori della filiera, inclusi gli autotrasportatori committente, il 3PL richiede la restituzione dei pallet mancanti. I pallet da restituire possono essere recuperati direttamente dal committente oppure restituiti dal trasportatore mediante viaggi dedicati. In questa eventualità i costi sostenuti per la restituzione dei pallet vuoti solitamente sono tutti a carico del trasportatore. Solo in un caso uno dei committenti riconosce economicamente il trasporto di ritorno dei pallet vuoti, quantificandolo in funzione del numero di pallet restituiti e della distanza coperta. In un altro dei casi analizzati, gli oneri sostenuti per la restituzione dei pallet vuoti sono teoricamente compresi nelle tariffe, anche se i costi effettivi superano notevolmente quanto previsto dai contratti. In caso di interscambio differito con il punto di consegna, il trasportatore riceve dei buoni pallet, generalmente intestati ai committenti del trasporto. Tuttavia la responsabilità di recuperare i pallet mancanti viene quasi sempre ribaltata sul trasportatore, anche se alcuni committenti, forti del loro maggiore potere contrattuale, aiutano il vettore a recuperare i pallet mancanti facendo pressione sui punti di consegna. In ogni caso, poiché le consegne vengono effettuate prevalentemente verso i Ce.Di. (tipico del trasporto primario), solitamente l’interscambio è immediato, pertanto il recupero dei pallet vuoti può avvenire contestualmente alla consegna delle merci. In questo caso, due delle aziende intervistate ricorrono alla gabbia porta pallet, che in genere vengono caricate dall’autista stesso. Proprio questo aspetto è considerato un fattore di rischio dalle aziende intervistate, in quanto l’autista potrebbe incorrere in infortuni per un’attività che in teoria non dovrebbe eseguire. Qualora la gabbia non fosse capiente a sufficienza (come nel >gennaio/febbraio 2010< Logistica Management caso di consegne multistrato in cui il numero di pallet da interscambiare supera la capienza della gabbia) ed il trasportatore dovesse effettuare un altro viaggio, i pallet interscambiati vengono in genere lasciati presso un punto di appoggio vicino (ad esempio da un corrispondente) generando quindi un’extra percorrenza media di 30 km, valorizzabile in funzione di un costo di esercizio pari a 1,3 euro/km. 4.2 Distribuzione Il trasporto secondario si sviluppa all’interno di una rete di nodi di consolidamento/smistamento dai quali si originano i “giri” di distribuzione verso i punti di consegna finali. I giri di distribuzione sono così organizzati in modo da raggiungere più punti di consegna, generalmente situati nel raggio di circa 30-50 km; in una giornata lavorativa i mezzi di trasporto sono caricati solitamente una volta sola (al massimo 2 volte) ed effettuano mediamente 4,5 consegne ciascuno. Le frequenze di consegna sono piuttosto elevate, poiché i diversi punti vendita vengono visitati perlomeno una volta alla settimana. Tali aspetti sono particolarmente importanti nella gestione del pallet poiché influiscono direttamente su alcune scelte effettuate dagli autotrasportatori allo scopo di ottimizzarne la gestione. Le imprese intervistate mantengono una puntuale contabilità con i propri committenti, i quali usano indicare il numero di pallet sui documenti di trasporto. In particolare, la rendicontazione del saldo dare/avere relativo ai pallet viene effettuata con cadenza mensile o al limite settimanale. La rendicontazione periodica permette al trasportatore di poter recuperare i pallet dai punti di consegna anche in modalità differita senza per questo pregiudicare la >> La gestione dei pallet per le società di autotrasporto propria posizione contabile nei confronti del committente. I tempi di recupero dei pallet sembrano essere piuttosto ristretti, sia per la vicinanza dei punti di consegna, sia per l’elevata frequenza con cui vengono visitati (più volte nell’arco della settimana). Tuttavia l’interscambio immediato risulta essere la modalità di scambio più diffusa; per 2 autotrasportatori su 3 viene effettuato in oltre l’80% delle consegne. Quando possibile i pallet vengono caricati sui vani di carico, altrimenti si usa la gabbia porta pallet (ne sono dotati i mezzi di 2 società di trasporto su 3). Solitamente non si presentano problemi di spazio sul vano di carico poiché vengono caricati pochi pallet per punto di consegna (al limite una decina) e il carico ritorna al magazzino sempre vuoto. Al contrario, poiché ogni giro di distribuzione (che solitamente corrisponde ad una giornata lavorativa) è caratterizzato da più consegne, il tempo di attesa complessivo giornaliero risulta essere considerevole. Allo scopo di ridurre i tempi di attesa complessivi, una delle società intervistate ha imposto ai propri autisti di effettuare l’interscambio differito, sulla base di piani di recupero stabiliti in azienda, anche nei casi in cui siano disponibili i pallet presso i punti di consegna. In questo caso la gestione amministrativa coinvolge anche la pianificazione delle consegne. Il trasporto di ritorno non comporta particolari problematiche per le imprese che effettuano distribuzione, nonostante sia un servizio che non viene mai pagato al trasportatore, in quanto i pallet possono essere recuperati nell’ambito dei normali giri di consegna senza che il trasportatore organizzi viaggi dedicati (le distanze in gioco sono relativamente ridotte, i punti di consegna sono visitati più volte la settimana e le consegne sono sempre parziali). Per regolamentare l’interscambio differito vengono emessi buoni pallet, intestati al trasportatore qualora le merci consegnate non siano attribuibili ad un unico committente. Nel caso siano intestati al trasportatore il recupero può risultare più difficoltoso, pertanto l’attesa per la restituzione dei pallet può superare il mese. I contenziosi sulla qualità del pallet sono dovuti perlopiù alle divergenze con la grande distribuzione, che, come in altre occasioni, fa leva sul potere contrattuale nei confronti delle società di trasporto; l’unica alternativa percorribile per il trasportatore sembra dunque essere quella di cercare di coinvolgere il committente per risolvere le controversie. 5. Considerazioni conclusive La gestione dei pallet assume una certa rilevanza per gli autotrasportatori, che attualmente non si vedono riconosciuti adeguati compensi dai loro committenti (3PL). L’indagine condotta ha evidenziato un’incidenza media superiore al 6% della gestione pallet sul fatturato delle imprese intervistate, a testimonianza del peso eccessivo ricoperto da un’attività che non dovrebbe nemmeno rientrare nelle mansioni dell’autotrasportatore. Le ragioni alla base di un simile risultato sono molteplici, ma in gran parte collegate all’atteggiamento del committente, che tende a rovesciare sul trasportatore oneri e responsabilità gestionali relative ai pallet. In tal senso non stupisce come l’azienda di autotrasporto con la maggiore incidenza sul fatturato (11%) collabori proprio per conto dell’Operatore Logistico che nella precedente indagine presentava il costo unitario inferiore (0,75 euro/pallet). Un ulteriore riscontro si ottiene confrontando i valori di franchigia: i trasportatori si vedono riconosciuta una franchigia media del 2,5% sui pallet movimentati, notevolmente inferiore al valore mediamente riscontrato presso i 3PL nei confronti del committente (6%), che evidentemente tendono a bilanciare le proprie inefficienze ricorrendo a politiche contrattuali particolarmente aggressive nei confronti dei trasportatori. Si hanno inoltre risultati differenti in funzione dell’attività prevalentemente svolta dall’autotrasportatore. In particolare, le aziende che effettuano trasporto primario accusano una minore capacità di carico, in peso e in volume, disponibile sul mezzo a seguito dell’interscambio, subendo delle inefficienze tali da incidere mediamente dell’1,5% sul fatturato. Al contrario, le imprese specializzate in distribuzione vengono penalizzate soprattutto in occasione delle attese per la restituzione dei pallet presso i punti di scarico. In questo caso è stata riscontrata un’incidenza media del 5% sul fatturato, perlopiù dovuta all’elevato numero di consegne effettuate da questi operatori in corrispondenza di ciascun viaggio. La gestione amministrativa coinvolge tutte le imprese intervistate, a dimostrazione, da una parte, della maggiore attenzione riposta verso il problema pallet e, dall’altra, del peso crescente che la gestione dei pallet sta assumendo nell’economia dell’intero comparto. Altre voci di carattere strettamente operativo, come il saldo debiti ed il trasporto di ritorno, rispecchiano i differenti contesti operativi delle imprese e hanno un’incidenza trascurabile. In definitiva, i risultati ottenuti confermano le impressioni ricavate dallo studio precedente, rafforzando ancora di più la convinzione che le problematiche legate all’interscambio dei pallet siano di natura trasversale e che di conseguenza vadano affrontate come tali, ovvero coinvolgendo tutti gli attori della filiera, inclusi gli autotrasportatori. Ringraziamenti Si desidera ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa ricerca, portando la loro testimonianza aziendale arricchita dalla profonda esperienza sul tema: Antonietta Alberti (Databank), Nicola Brenda, Claudia Colicchia, Alessandro Creazza, Sergio Curi (Centro di Ricerca sulla Logistica, C-log) , Enrico Ghilardi (C.A.B.L.), Gerolamo Colombo (Colombo Autotrasporti), Mauro Marchioro (Autotrasporti Marchioro), Cristiano Ghisoni (Ghisoni Autotrasporti), Luciano Rovelli (La Pontesampietrina), Enzo Ximenes (Trasporti Ximenes). 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